Torino Ensemble Antidogma Musica Piccolo Regio Daniel ... · «Lo Haiku è una poesia dai toni...

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Ensemble Antidogma Musica Daniel Kawka direttore Bosco Boggio Pierini Mengozzi Correggia Castagnoli Giachino Torino Piccolo Regio Giacomo Puccini Venerdì 18.IX.2015 ore 17

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Ensemble Antidogma MusicaDaniel Kawka direttore

BoscoBoggioPieriniMengozziCorreggiaCastagnoliGiachino

TorinoPiccolo RegioGiacomo Puccini

Venerdì 18.IX.2015ore 17

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Gilberto Bosco(1946)

Dal deserto per ensemble

Paolo Boggio(1964)

Sulle ali del pavone per soprano, flauto e fisarmonicaPrima esecuzione assoluta

Stefano Pierini(1971)

Parafrasi del nero per ensemblePrima esecuzione assoluta

Fabio Mengozzi(1980)

Larus per quartetto con pianofortePrima esecuzione assoluta

Enrico Correggia(1933)

The bay of the dream (La baia del sogno) per soprano ad libitum ed ensemble

Giulio Castagnoli(1958)

Dai Quattro Poemetti per violoncello solo: Dal Tedesco Dal Greco

Kaddish per violoncello solo

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Luigi Giachino(1962)

Ali sull’acqua per ensemblePrima esecuzione assoluta

Ensemble Antidogma Musica Danilo Putrino, flauto Massimo Mazzone, clarinetto Paola Sales, fagotto Floriano Rosini, trombone Ancuza Aprodu, pianoforte Marinella Tarenghi, pianoforte Massimo Pitzianti, fisarmonica Davide Ficco, chitarra Riccardo Balbinutti, percussioni Leonardo Boero, violino Magdalena Vasilescu, viola Massimo Barrera, violoncello Paolo Borsarelli, contrabbassoDaniel Kawka, direttoreAnna Siccardi, sopranoDario Destefano, violoncello solista

In collaborazione conAntidogma Musica

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(Il monaco onorevolevuol recidereil loto bianco)

(Nel grande vuoto,fiori di magnoliaondeggiano)

(Un soffio di vento:la brezza tra i piniraffredda la lama sguainata)

(Giorno di primavera,sulle ali del pavone,un forte bagliore)

Sulle ali del pavone

HAIKU I

byakuren wokiran to zo omousō no sama

Buson (1715-1783)

HAIKU II

ō zora nimokuren na hana noyuragu kana

Kyōshi (1874-1859)

HAIKU III

mushi boshi yanikimi wo samasumatsu no kaze

Taigi (1709-1771)

HAIKU IV

hi no haru wokujaku no hane nohikari kana

Meisetsu (1847-1926)

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Dal deserto: alcuni frammenti, quasi dei “paesaggi musicali”, si susseguono senza soluzione di continuità. La lontananza temporale dal viaggio qui forse ripercorso, la suggestione di una serie di opere pittoriche e di immagini fotografiche sovrapposte ai ricordi, provocano un’operazione che vuole collegare insieme astrazione e realtà, esperienza vissuta e finzione.

Gilberto Bosco

«Lo Haiku è una poesia dai toni semplici, senza alcun titolo, che elimina fronzoli lessicali e retorica, traendo la sua forza dalle suggestioni della natura nelle diverse stagioni». Così Leonardo Arena definisce questa forma poetica probabilmente «derivata dal genere di poesia classica giapponese chiamato waka». Musicare uno Haiku, che, come tale, ha la sua peculiarità nell’«iscriversi nello spazio senza simbolizzare nulla e senza la pretesa di avere un significato» diventa arduo quanto commentarlo. «Si può solo dire che, in tutta semplicità, qualcosa avviene, e basta». Superando l’impasse che si genera necessariamente di fronte a un “genere” poetico così graniticamente difficile proprio a causa della sua disarmante semplicità, non si può che, umilmente, “fare il proprio gioco” (impensabile tentare approcci “madrigalistici” che anziché aggiungere toglierebbero; ridicolo ricorrere a “giapponeserie” prese a prestito) musicando la nostra reazione emotiva e intellettuale di fronte ad esso, insomma, l’apofatico seducente incontro.Così nascono quattro componimenti ciascuno avente un carattere dettato, più che dal testo, dalla suggestione primaria che ogni testo ha generato: il primo è un unico respiro saettante, forse nato dalla “recisione” di cui parla il testo; il secondo una struggente danza “nel grande vuoto”; il terzo, “energeticamente” affine al secondo, “una lama raffreddata dalla brezza tra i pini”; il quarto un’allegra celebrazione del “forte bagliore” che accende la primavera.

Paolo Boggio

Parafrasi del nero è una composizione ispirata ad alcuni degli ultimi pezzi per pianoforte di Franz Liszt, in particolare Nuages gris, Unstern!, Trauer-Gondel n. 1, En rêve e Bagatelle sans tonalité, in cui la materia musicale si prosciuga e si riduce allo scheletro di se stessa, quasi un’ombra rispetto alla vitale e prosperosa produzione precedente, soprattutto in riferimento a quanto realizzato per il pianoforte. La ripetitività senza varianti, la monodia come massima sintesi melodica soprattutto perché collegata allo strumento polifonico per eccellenza, l’armonia

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che ruota su se stessa simmetricamente ma senza una direzione reale, il ritmo sclerotizzato e ossessivo sono tutti elementi della “nuova” poetica dell’ultimo Liszt che apre prospettive inaudite, misteriose, nessuno si era mai spinto tanto in là! Il nero è il colore predominante, il colore dell’ignoto e dello sconosciuto, del mondo che Liszt, ormai anziano, vedeva materializzarsi davanti a sé e che lo avrebbe disgregato (e che avrebbe disgregato un mondo intero).Parafrasi del nero è l’eco di questo mondo: i brani originali sono decomposti, a pezzi, ne sopravvive solo l’essenza, l’aura scura; sono riformulati attraverso i nove frammenti che compongono l’arco formale della composizione ma esplosi e irriconoscibili.Solo al fondo, come un’epifania, appare un “reperto” originale, quella che sembra una flebile luce che squarcia le nuvole pesanti e grigie, che illumina un mondo “altro” che sta per arrivare e di cui si intravede l’esistenza.

Stefano Pierini

Terminato nel febbraio 2015 e dedicato alla memoria di Giordano Bruno, Larus è un brano dalla struttura fortemente geometrica. Attraverso procedimenti di tipo numerico, il materiale musicale e le varie sezioni vengono plasmate e organizzate in ossequio al Rapporto Aureo. Dopo un’introduzione in cui prevalgono rintocchi dai connotati fortemente simbolici, il discorso musicale procede più sommessamente per poi confluire in un momento tensivo ove si odono nuovamente i tre rintocchi iniziali, ora unitisi in una sola cellula all’unisono fra i vari strumenti, ripetuta diverse volte. La chiusa è all’insegna di sonorità cupe e misteriose che, nel ricollegarsi alla sezione iniziale in una sorta di corrispondenza degli opposti, sanciscono la tripartizione della forma.

Fabio Mengozzi

“Il cigno… contempla gelido la baia del sogno… ”. Questo verso, inquietante nella sua staticità, verso sublime di un poeta di cui ho dimenticato nome e nazionalità, mi ha ispirato il brano The bay of the dream. La composizione mi è stata richiesta da un ensemble di Praga, città dove il mio lavoro ha avuto la sua prima esecuzione assoluta circa quattro anni or sono. L’organico è particolare: chitarra e trombone, con clarinetto, pianoforte, violoncello e violino. Ultimamente, nel finale, ho aggiunto un vocalizzo di soprano. Il titolo stesso dà l’idea dell’atmosfera del brano.

Enrico Correggia

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I Quattro Poemetti, commissionati da Radio France nel 1993 per Alain Meunier, sono forse uno dei miei lavori più significativi, e si ispirano ciascuno a versi di varia provenienza. Il primo, Dal Tedesco, riporta in epigrafe una poesia di Hölderlin: “Weh mir, wo nehm’ich, wenn/ Es Winter ist, die Blumen, und wo/ Den Sonnenschein/ Und Schatten der Erde” (Hälfte des Lebens). Il terzo, Dal Greco, riporta tre versi di Kavafis: “Ideali amate voci/... a volte ci parlano in sogno/ a volte esse vibrano dentro” (da Voci). Come in un’antica suite, la musica suggerisce un viaggio attraverso territori più o meno noti, per approdare a un Oriente che è innanzitutto un luogo dello spirito. Kaddish, del 2011, è il più recente dei miei brani per violoncello solo. L’antichissima preghiera ebraica può fungere da suggello a una giornata di studio: il suo melos, collazionato a partire da numerose fonti, è affidato all’arco che ha per freccia la voce quasi umana del violoncello. La gestualità rituale della recitazione è evocata nella danza immobile del violoncellista, e si sublima in un canto che, provenendo da lontano, tende verso altissime profondità. Kaddish è stato composto per Dario Destefano.

Giulio Castagnoli

Il sogno del volo ha la stessa età dell’uomo: da sempre l’ammira-zione per una capacità che non possediamo ci porta a tentare di emularla. Identifichiamo una libertà con l’essere capaci di muo-verci staccati dal suolo e, usando macchine volanti, ci illudiamo di una conquista soltanto delegata.Ali sull’acqua invece è una storia di libertà vera, perché veramente immaginaria, felice e anche un po’ magica. Racconta il volo naturale, spaziante su una superficie che rispecchia la nostra anima, il sogno di qualcosa che non potremo mai conquistare veramente. Ma, in fondo, solo nell’irraggiungibile possiamo riporre tutte le nostre sensazioni più belle; ciò che non è reale può essere stupendo, perfetto, il riflesso della nostra immaginazione più alta. I tre momenti di Ali sull’acqua – Alba, Riflessi, Volando – non hanno intenti programmatici; sono pura suggestione, finali aperti, contenitori in cui fantasticare… ascoltando…

Luigi Giachino

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Il Festival e l’Ensemble Antidogma Musica rappresentano un importante punto di riferimento nell’ambito della cultura musicale non solo in Italia ma anche all’estero. Costituitosi nel 1977 ad opera di giovani concertisti, compositori e uomini di cultura, Antidogma Musica è ormai internazionalmente riconosciuto come uno dei pochi organismi capaci di produrre ed esportare in tutto il mondo programmi estremamente variegati. L’Ensemble, a geometria variabile, si presenta in diverse formazioni, dal solista alla piccola orchestra da camera, con un repertorio che spazia dall’antico al contemporaneo in un appassionante e problematico confronto fra le tradizioni e la musica d’oggi: un continuo interscambio di artisti e di esperienze anche attraverso composizioni appositamente commissionate a musicisti italiani e stranieri. Costituito da prestigiosi solisti che hanno al loro attivo numerosi successi e riconoscimenti internazionali, ha avuto la possibilità di studiare importanti brani della letteratura contemporanea con gli autori stessi, tra cui Ligeti, Henze, Petrassi, Scelsi, Grisay, che ne hanno curato direttamente l’esecuzione. Antidogma ha effettuato numerose tournée in tutto il mondo, partecipando a importanti rassegne internazionali e suonando in prestigiose sedi: Teatro Colón di Buenos Aires, Biennale di Zagabria, Gaudeamus di Amsterdam, Accademia di Francia a Roma, Musikhalle di Amburgo, Festival di Sofia e di Plovdiv, Rossini Opera Festival, Festival di Rodi, Nuova Consonanza di Roma, Centre Pompidou di Parigi, Università di Santiago de Compostela, Tage für Neue Musik di Zurigo, Kulturtage di Karlsruhe e di Salisburgo, Gewandhaus di Lipsia, Musikhochschule di Monaco, Festival di Tashkent e di Samarcanda, Festival di musica contemporanea di Pechino. Nel 1997 ha realizzato, in collaborazione con altri enti e associazioni, il grande evento “Il Re di pietra: omaggio alla montagna e al grande fiume” al Pian del Re, sotto il Monviso, ripreso dalla Rai e documentato in un libro edito da Gribaudo. Nell’aprile del 2000 ha eseguito in tre concerti per la Biennale Giovani Artisti di Torino venti brani di dieci giovani compositori europei.

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Ospite delle orchestre europee più prestigiose, tra cui Orchestre Philharmonique de Radio France, Orchestre National de Lyon, de Lille, des Pays de la Loire, Orchestre National de France, Orchestra Nazionale Russa, Orchestre Philharmonique Royal de Liège, Orchestra Filarmonica di Varsavia, Orchestre de la Suisse Romande, Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi, Ensemble intercontemporain, London Sinfonietta e dei più importanti festival, Daniel Kawka è oggi uno dei direttori francesi più ricercati sia per il repertorio classico e romantico sia per la musica contemporanea.Direttore musicale dell’Ensemble Orchestral Contemporain, nel 2003 ha fondato il Festival Philharmonique ed è stato recentemente nominato direttore principale dell’Orchestra della Toscana. Ha collaborato anche con importanti gruppi corali, come New London Choir, Maîtrise de Radio France, Neue Vocalisten Stuttgart, Synergy Vocals.In prima esecuzione ha diretto Le Vase de Parfums di Suzanne Giraud all’Opéra National di Lione; nel 2007 Il Castello del Duca Barbablu di Bartók all’Opéra di Nantes; nel 2008 la prima mondiale di Divorzio all’italiana di Giorgio Battistelli all’Opéra di Nancy; nel 2009 Tristan und Isolde di Wagner a Digione prodotto dall’Opéra di Ginevra e Tannhäuser all’Opera di Roma. Hanno fatto seguito Wozzeck di Alban Berg, Turandot di Busoni, Arianna e Barbablu di Dukas, il Mandarino miracoloso di Bartók, Julie di Boesmans, Parsifal e Götterdämmerung di Wagner. Il suo repertorio comprende lavori di Strauss, Bruckner, Beetho-ven, Berlioz, Brahms, Mahler, Šostakovič, Prokof’ev, Stravinskij, Verdi, Dutilleux e Boulez.

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La Compagnia di San Paolo è una delle maggiori fondazioni private in Europa. Istituita nel 1563, la sua missione è favorire lo sviluppo civile, culturale ed economico delle comunità in cui opera, perseguendo finalità di interesse pubblico e utilità sociale. I redditi prodotti dal suo patrimonio, accumulato nei secoli, sono posti al servizio di queste finalità istituzionali.La Compagnia di San Paolo è attiva nei settori della ricerca e istruzio-ne superiore, delle politiche sociali, della sanità, del patrimonio artistico e delle attività culturali. È membro del European Foundation Centre (EFC) e dell’ACRI, l’Associazione italiana delle Fondazioni di origine bancaria e delle Casse di Risparmio.

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