TINTEGGIATURA SU INTONACO CIVILE VECCHIO,...

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approfondimento lezione di 1 Tinteggiature e verniciature n Tinteggiatura su intonaco civile vecchio Generalmente la superficie risulta tinteggiata in uno dei modi già descritti e quindi si tratta di un’opera di manutenzione, che può essere fatta ripetendo il trattamento originario oppu- re sostituendolo con una diversa pitturazione. Se si ripristina la tinteggiatura precedente, bisogna tenere conto del suo stato di invecchiamento e di degrado. Se la pittura si mantiene ancora discretamente, può essere sufficiente una mano di tinta, analoga alla precedente, previa qualche stuccatura e ritocco. Se invece lo strato di pittura è fortemente deteriorato, è opportuno riportare la superficie dell’intonaco al vivo, mediante accurate raschiatura, spazzo- latura, cartavetratura ecc. e infine procedendo a una spolve- ratura. L’esito della nuova tinteggiatura dipende tutto da questa operazione preliminare. Quindi, scelto il tipo di pitturazione, si ripetono i cicli già descritti per l’intonaco nuovo. Quando si deve cambiare tipo di tinta (esempio, da calce a tempera) è sempre bene togliere completamente la vecchia tinteggiatura, poiché la miscelazione di materiali diversi può provocare la sfogliatura, cioè la rottura e il distacco della pellicola sottilissima di tinta (Figura 1). n Tinteggiatura su intonaco esterno La tinteggiatura delle facciate degli edifici rappresenta ancora oggi, purtroppo, un problema risolto solo parzialmente. Il vecchio sistema a calce, a causa dell’inquinamento atmosferico non dà più garanzie di durata. In breve tempo si formano colature di colore scuro o grigiastro sull’intonaco, colature dovute all’acqua piovana che rimuove i depositi polverosi e carboniosi sugli aggetti, cornicioni, davanzali ecc. e li trasci- na in basso, ridepositandoli in lunghe strisciate sull’intonaco stesso (Figura 2). Se la pittura è del tipo idrorepellente, le colature si veri- ficano lo stesso, ma per un breve periodo, perché l’acqua di un’ulteriore pioggia provvede a lavare la superficie, restituen- do pulita la facciata. Purtroppo la tempera lavabile forma una pellicola (film) che è si impermeabile e utile per impedire all’acqua meteorica di passare all’interno, ma è soggetta al fenomeno della sfoglia- tura, che la distrugge in pochi anni. Ne risulta che per mante- Figura 1 Fenomeno della «sfogliatura». Figura 2 Fenomeno delle «colature». A B TINTEGGIATURA SU INTONACO CIVILE VECCHIO, INTONACO ESTERNO ECC.

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approfondimentolezione di

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Tinteggiature e verniciature

n Tinteggiatura su intonaco civile vecchioGeneralmente la superficie risulta tinteggiata in uno dei modi già descritti e quindi si tratta di un’opera di manutenzione, che può essere fatta ripetendo il trattamento originario oppu-re sostituendolo con una diversa pitturazione.

Se si ripristina la tinteggiatura precedente, bisogna tenere conto del suo stato di invecchiamento e di degrado.

Se la pittura si mantiene ancora discretamente, può essere sufficiente una mano di tinta, analoga alla precedente, previa qualche stuccatura e ritocco. Se invece lo strato di pittura è fortemente deteriorato, è opportuno riportare la superficie dell’intonaco al vivo, mediante accurate raschiatura, spazzo-latura, cartavetratura ecc. e infine procedendo a una spolve-ratura.

L’esito della nuova tinteggiatura dipende tutto da questa operazione preliminare. Quindi, scelto il tipo di pitturazione, si ripetono i cicli già descritti per l’intonaco nuovo.

Quando si deve cambiare tipo di tinta (esempio, da calce a tempera) è sempre bene togliere completamente la vecchia tinteggiatura, poiché la miscelazione di materiali diversi può provocare la sfogliatura, cioè la rottura e il distacco della pellicola sottilissima di tinta (Figura 1).

n Tinteggiatura su intonaco esternoLa tinteggiatura delle facciate degli edifici rappresenta ancora oggi, purtroppo, un problema risolto solo parzialmente.

Il vecchio sistema a calce, a causa dell’inquinamento atmosferico non dà più garanzie di durata. In breve tempo si formano colature di colore scuro o grigiastro sull’intonaco,

colature

dovute all’acqua piovana che rimuove i depositi polverosi e carboniosi sugli aggetti, cornicioni, davanzali ecc. e li trasci-na in basso, ridepositandoli in lunghe strisciate sull’intonaco stesso (Figura 2).

Se la pittura è del tipo idrorepellente, le colature si veri-ficano lo stesso, ma per un breve periodo, perché l’acqua di un’ulteriore pioggia provvede a lavare la superficie, restituen-do pulita la facciata.

Purtroppo la tempera lavabile forma una pellicola (film) che è si impermeabile e utile per impedire all’acqua meteorica di passare all’interno, ma è soggetta al fenomeno della sfoglia-tura, che la distrugge in pochi anni. Ne risulta che per mante-

Figura 1 Fenomeno della «sfogliatura».

Figura 2 Fenomeno delle «colature».

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TINTEGGIATURA SU INTONACO CIVILE VECCHIO, INTONACO ESTERNO ECC.

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Tinteggiature e verniciature

nere agli edifici intonacati un decoroso aspetto esterno e per impedire infiltrazioni di umidità nei vani interni, occorrerebbe ridipingere le facciate ogni cinque anni circa, con una notevo-lissima spesa di manutenzione per l’alto costo, non tanto delle tinte, quanto dei ponteggi provvisionali.

Una tale manutenzione non può quasi mai essere affron-tata, per cui interi quartieri, anche di recente costruzione, presentano il caratteristico aspetto dell’invecchiamento pre-coce (a partire da macchie, colature, zone stinte, crepe più o meno vistose, fino a distacchi di porzioni di intonaco), facilitato dal fatto che le tipologie edilizie moderne prevedono un largo impiego di intonaco, senza le necessarie strutture di protezione di un tempo (gronde molto spioventi, cornicioni ecc.). Perciò, nelle nuove costruzioni, ci si orienta già nell’uso di intonaci speciali o di rivestimenti che non abbisognano di tinteggiatura.

Ma, dovendo provvedere al rifacimento di facciate con intonaco (e il restauro, per motivi estetici, nei centri urbani è imposto ai proprietari con ordinanza comunale), occorre decidere per una delle due soluzioni: la vecchia tinteggiatura a calce o le tempere lavabili di vario tipo.

Dove le superfici di intonaco sono ampie ed esposte a forte insolazione, si preferirà la tinta a calce per le pareti interne, avendo cura di verificare l’integrità dell’intonaco e sostituendo le parti deteriorate o che presentino distacchi, riconoscibili per il suono sordo del martello che vi batte.

Nelle facciate dove le parti di intonaco sono limitate con esposizione nord, nord-est, potrà essere adoperata una tem-pera lavabile, con il ciclo di pitturazione seguente:

1) preparazione della superficie, riportando l’intonaco al vivo;

2) applicazione di uno strato di fondo di pittura a base di resi-ne epossidiche, che rendono la superficie assolutamente impermeabile;

3) due mani di tempera lavabile (meglio del tipo a base di resine uretaniche).

La durata di tale trattamento, che è più costoso dei tipi nor-mali, può essere mediamente ipotizzata in circa dieci anni; esso presenta anche il vantaggio di una facile ritoccatura e consente la sovrapitturazione.

n Pitturazione su superfici metallicheIn genere si tratta di verniciature su superfici di ferro, lamiere di ferro e lamiere di ferro-zincato, che debbono avere un’adeguata preparazione prima di essere trattate con vernici.

I manufatti metallici sono ricoperti da uno strato di ossido di ferro, di colore bluastro, chiamato comunemente calamina, aderente al metallo; con l’umidità atmosferica, la calamina si trasforma lentamente prima in ossido ferroso idrato e poi in ossido ferrico idrato, cioè ruggine, che si forma anche per ossi-dazione diretta del metallo. Lo strato di ruggine, o di calamina e ruggine, è poco aderente al metallo e poroso; trattiene i sali, lo sporco, il grasso ecc. Effettuare la verniciatura sopra questo strato, come purtroppo spesso viene fatto, è quindi assurdo, perché il fenomeno di ossidazione continuerebbe anche sotto il film protettivo della vernice.

La prima operazione da fare è quella di togliere dal ferro ogni traccia di calamina, ruggine, grassi ecc. con un’energica azione meccanica, mediante spazzola di acciaio, tela smeriglio o mediante sabbiatura, il sistema più sicuro (Figure 3 e 4).

Figura 3 Macchina sabbiatrice a pressione. Figura 4 Esempio di sabbiatura su una struttura metallica.

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Tinteggiature e verniciature

L’applicazione dei prodotti vernicianti sulla superficie zin-cata presenta delle difficoltà per i motivi che seguono:

– assenza di porosità, per cui la vernice trova scarso ancorag-gio;

– presenza di strati oleosi, che in genere vengono dati alle lamiere per la loro preservazione e che sono difficili da eliminare;

– facilità di distacco della pellicola di vernice, quando se ne applica uno strato di spessore eccessivo, a causa della differenza delle dilatazioni termiche, che creano forti ten-sioni.

Per eliminare gli inconvenienti di cui sopra, occorre, prima di tutto, preparare il fondo accuratamente, scegliere le vernici adatte e applicarle con perizia a film sottilissimi. È opportuno ricordare che l’applicazione di vernici antiruggine sulle lamie-re zincate, spesso praticata, è superflua, in quanto alla prote-zione dell’acciaio provvede lo zinco; sono invece più adatte le vernici molto isolanti e impermeabilizzanti, di ottima elasticità e aderenza (tra le migliori, quelle epossidiche).

Ultima avvertenza: è indispensabile eseguire le pitturazioni nelle ore meridiane della giornata, evitando le prime ore del mattino e le ultime della sera, per il pericolo di formazioni di condensa sulla superficie metallica.

Si precisa il ciclo di pitturazione:

1) pulizia della superficie con liquido detergente, da applicare a pennello; dopo due o tre ore la lamiera deve essere lavata con abbondante acqua dolce;

2) applicazione a pennello di uno strato di fondo, dello spes-sore medio di 20 micron, di vernice epossidica;

3) applicazione a pennello di una o due mani di smalto clo-rosintetico, del colore a scelta, dello spessore medio per strato di 30 micron.

n Verniciatura su superfici di legnoIl legno può essere trattato in genere in due modi:

1) con una vernice che ne copre completamente la fibratura e il colore;

2) con vernici trasparenti che lasciano in vista o esaltano il suo aspetto naturale.

I legni più andanti e difettosi vengono di solito trattati con vernici ricoprenti, mentre quelli pregiati vengono lasciati in vista dalle vernici trasparenti.

Nel primo caso si possono usare due tipi di vernici: quelle a olio e colore, buone come protezione e di lunga durata, ma opache e meno brillanti, e quelle a smalto, più brillanti e fini, ma anche più delicate, specie all’esterno.

Il ciclo di pitturazione si può riassumere nel modo seguen-te, per legno nuovo:

1) una mano di olio di lino sul legno naturale, lasciando assor-bire per molto tempo;

2) stuccatura di nodi e malformazioni con gesso a legno, lasciando essiccare bene;

3) scartavetratura dello stucco;4) una mano di cementite a pennello, o di vernice di fondo

che chiuda bene i pori;

Le superfici, perfettamente pulite, debbono essere ver-niciate prima di otto ore, per impedire il formarsi di nuove ossidazioni. Una buona verniciatura comprende (Figura 5):

1) applicazione a pennello di due mani di vernice antiruggine (minio di piombo e olio di lino cotto, minio sintetico e cro-mati di piombo, cromato di zinco, fondo epossidico, liquido fosfatizzante);

2) applicazione a pennello di due mani di vernice del colore scelto del tipo:

– a olio e biacca; – a smalto sintetico per esterno; – a smalto epossidico.

Per le superfici metalliche già verniciate in precedenza e da rifare, il trattamento è lo stesso sopraindicato.

Per la verniciatura di elementi di radiatori caloriferi, si può procedere secondo il ciclo seguente:

1) applicazione di una mano di vernice protettiva antiruggine, previa accurata pulizia e spolveratura;

2) applicazione di due mani di smalto inodoro e resistente al calore.

Per effettuare una verniciatura tipo carrozzeria a pennello su manufatti di ferro, si procede nel modo seguente:

1) accurata preparazione e pulizia delle superfici;2) una mano di vernice antiruggine;3) stuccatura a quattro mani, con stucco sintetico;4) abrasivatura con tela smeriglio;5) una mano di vernice di fondo;6) due mani di smalto sintetico.

n Verniciatura di lamiere zincateLe lamiere di acciaio zincate sono già rivestite di un discreto strato di zinco metallico, che le rende assolutamente inattac-cabili da ogni tipo di corrosione; la loro verniciatura si rende-rebbe perciò superflua, almeno in teoria, ma in pratica nel giro di pochi anni lo strato di zinco si dissolve a causa dell’inquina-mento atmosferico, e l’acciaio, restando senza protezione, si ossida immediatamente. È quindi necessario proteggere non l’acciaio, ma lo strato di zinco che lo ricopre, con un’idonea pitturazione.

1) 2) 3)

due mani di vernicea colori

antiruggine secondo

antiruggine primo

metallo

Figura 5 Ciclo di pitturazione su superfici metalliche ossidabili.

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Tinteggiature e verniciature

5) scartavetratura accurata di tutta la superficie, in modo da avere una superficie piana e satinata (il risultato finale dipende dall’accuratezza di questa operazione);

6) due mani di vernice a olio e colore o di smalto nel colore desiderato, applicate a pennello a strati sottili (Figura 6).

Per legno già verniciato si procede nel modo che segue.

a) Se la vernice esistente è ancora in gran parte in buono stato:

– lavatura e sgrassatura; – stuccatura con stucco a legno; – scartavetratura delle parti stuccate. Quindi si prosegue

con il ciclo illustrato sopra dal punto 4 in poi.

b) Se la vernice esistente è in gran parte deteriorata:

– raschiatura della vernice esistente o applicazione di un prodotto sverniciante, fino a riportare il legno a nudo; se il legno si presenta troppo secco è bene applicare una mano di olio di lino;

– stuccatura; – scartavetratura delle parti stuccate. Quindi si prosegue

con il ciclo già illustrato sopra dal punto 4 in poi.

Per ottenere una pitturazione trasparente si opera nel seguen-

te modo:

1) una mano di olio di lino cotto;2) stuccatura dove occorre;3) scartavetratura;4) una prima mano di fondo con vernice trasparente diluita

con acqua ragia;5) una seconda mano di vernice trasparente pura a finire.

Per i serramenti in legno esposti alle intemperie, la vernice trasparente deve essere particolarmente resistente.

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Figura 6 Ciclo di pitturazione su legno nuovo, a coprire la fibratura.

Figura 7 Raschiatura della vernice esistente da una parete in legno.