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Sommario: Ammintemuci com’erami 1 Comu si dici 2 Tempio e la Gallura “IN PUISIA” 2 Tempiu in caltulina 2 Lu Muttettu di lu mesi 2 Lu Nummaru 2 Timpiesi illu mundu 3 Agattati bulichendi 3 “Sportivi” di dugna scéra e galitai” 3 Lu trabaddu in Gaddhura 4 Tra passato e presente ... LU BADDHITTU LU BADDHITTU LU BADDHITTU LU BADDHITTU Anno XIV Maggio 2015, Numero 172 In questo numero: timpiesu Mensile di tradizioni popolari, usi e costumi della Gallura — www.folktempio.it Tempio nella seconda metà dell’ottocento -Pag. 1- I colori della primavera in Gallura. -Pag.2- Mostra Storica I Diavoli Rossi - La Brigata “Sassari” nella Grande guerra. -Pag 4- Francia: Il viag- gio del Coro Gabriel. -Pag 4- L’apertura al pubblico dell’ ex carcere cittadino, in occasio- ne della giornata del F.A.I. nello scorso marzo, ha suscitato molto interesse e ha richiamato un grande numero di visi- tatori sia per l’importanza dello storico edificio sia per “il fascino”, che da sempre ha destato nei Tempiesi “la Rutun- da”. Mi sembra interessante riportare un paragrafo di un bel libro, Tempio nella seconda metà dell’ottocento- Note di storia Municipale , scritto da Marilena Bru- schi Brandano, edito dalla Libreria Dessì nel 1982, che tratta delle carceri tempiesi nella seconda metà dell’ottocen- to. Oltre ad una descrizione storica, porta all’attenzione del lettore le annose problematiche legate alla vita carceraria e alle sue regole che, ieri come oggi, sono sempre attuali. 7. Le carceri nuove Delle « nuove carceri», che erano state edificate nel 1845 presso la chiesetta di Sant’Antonio, parla anche l’Angius. Erano di forma ellittica a tre piani, con un cortile in- terno, dove c’era la cappella ed una fonte. Al piano terreno stavano le segrete(« cieche tombe», le chiama l’Angius); nei tre piani erano distribuiti diversi came- roni per i detenuti, una infermeria, una sala per il giudice istruttore ed un camerone per le donne : « ma era raro – è sempre l’Angius che parla – che ve ne fossero rinchiuse se non per falsa testimonianza. Solo in tempi antichi venivano rinchiuse in carcere, dalla curia ecclesiastica, quelle donne che erano credute tenere male pratiche con qualche maritato». ²³ Nel 1876 alla casa di forza fu sottratta una porzione per farne un carcere giudiziario, porzione che era prima destinata ad abitazione per il direttore (il Go- verno aveva ordinato che questi abitasse nello stabili- mento penale per poter controllare meglio i detenuti e sedare con la sua presenza ogni eventuale tumulto). Dopo lo sfratto il direttore fu costretto ad abitare in città, lontano dalle carceri, sicchè se si fosse verificato qualcosa egli avrebbe fatto in tempo – scriveva « La Gallura» - « non a reprimerli, con la sua autorevole presenza, sebbene a collaudarli».²⁴ Così avvenne nel 1883, anno in cui si registrarono alcuni tumulti all’interno delle carceri : i detenuti si lamentavano della scarsa capienza dell’edificio dell’a- limentazione insufficiente e delle carenze delle attrez- zature igieniche. Oltre a non avere neanche 24 metri cubi d’aria dei 48 prescritti dal regolamento, i detenu- ti erano anche tormentati dallo scorbuto, conseguenza di una alimentazione con cibi conservati scarsi o man- canti di vitamine, dalla scrofala, con ingrossamento delle ghiandole linfatiche, da affezioni intestinali e dai “fatali tubercoli”. Sicchè – diceva la « La Gallura» - c’erano poche speranze per coloro che sopravvive- vano alla pena, poiché rimanevano minati nel corpo per tutta la vita. Il legislatore, scriveva l’articolista, sequestrando il delinquente lontano dalla società, si era prefisso prin- cipalmente di « migliorare e correggere gli impeti di selvaggia natura, le viziose abitudini, i pervertimenti ed i guasti tutti che deturpano la mente ed il cuore» in modo da ridare alla società, alla fine della pena, un uomo nuovo, rigenerato a nuovi e sani principi; altro suo scopo, continuava l’articolista, era quello di dare un pubblico esempio alla società contro i violatori dei diritti sociali : « Ma, ohimè! – esclamava -, se Esempi si devono restituire alla società sformati dai morbi e fatti miserando spettacolo del transitante, inutili a se stessi ed all’umano consorzio, farà meglio incatramar- li, come una volta nella vecchia Inghilterra, la quale incatramava i cadaveri degli appiccati, perché il tem- po non li guastasse e l’Esempio durasse e si otteneva, cosi facendo un Esempio Incatramato, come diceva Vittor Hugo».²⁵ Il vecchio carcere, che era situato nell’area dell’attuale mercato pubblico e si supponeva costruito dal feuda- tario conte di Altamura, anche se meno sicuro del nuovo carcere di S. Antonio era stato però meno dan- noso di questo : aveva infatti un cortile per la passeg- giata del detenuto, il quale poteva cosi « sciogliere le membra arrugginite» e vedere il cielo ed il sole. Nel 1886 una commissione visitò le carceri giudizia- rie: vi trovò alloggiati 29 detenuti, 24 uomini e 5 don- ne con un bambino; trovò il locale, con scarsa circola- zione dell’aria e la camera delle donne molto angusta. Era sufficientemente pulito, però mancava un’area« per il passaggio dei detenuti, ciò che – disse la com- missione – porta nocimento alla salute». 26 Nel 1891 col nuovo regolamento generale sulle carceri cessavano le funzioni delle Commissioni visitatrici istituite sin dal 1861; delle nuove Commissioni avreb- bero fatto parte di diritto il sindaco del Comune come presidente, il procuratore del re (o il pretore, dove non c’era il tribunale), il parroco ed altri due menbri, con attribuzioni più estese e delicate.²⁷ Il sindaco, ottenuto l’incarico, provvide ad ingrandire le carceri, ma non riuscì ad ottenere dal Ministro del- l’Interno il permesso di aprire anche una casa penale in cui i forzati si potessero utilizzare per dei lavori, come avveniva ai primi del secolo, quando si vedeva- no detenuti per le strade e le campagne svolgere i lavori più pesanti.²⁸ _______________________________________ ²³ G. Casalis, Dizionario cit., vol. XX, voce Tempio cit., p. 786. ²⁴ «La Gallura», anno I, n. 4, 6 maggio 1883. ²⁵ « La Gallura», anno I, n. 4, 6 maggio 1883. 26 A.T.C., Cart. VII, fasc.3. Anno1886, lettera della Commissione visitatrice delle Carceri Giudiziarie, 29 settembre 1886. ²⁷ A.C.T., Cart. VII, fasc. 3. Anno 1891, lettera n.1695 della sottoprefet- tura di Tempio al sindaco, 4 ottobre 1891. ²⁸ A.C.T., Cart. VII, fasc. 3. Anno 1893, lettera del sindaco al Ministero dell’ Interno, 14 dicembre 1893. Tempio nella seconda metà dell’ ottocento M aggio, è risaputo, è il mese delle grandi manifestazioni folklori- stiche, S.Efisio a Cagliari e Ca- valcata Sarda di Sassari. In que- sta foto, gentilmente concessa da Eva Nur- ra, un Gruppo di belle ragazze tempiesi alla Cavalcata Sarda di Sassari del 1954. Nel 2016 il Gruppo festeggerà i suoi primi cinquant'anni di fondazione e, in quest’- ottica, stiamo preparando una mostra foto- grafica che racconti la storia del Gruppo prima e dopo la sua nascita. Per chi voles- se aiutarci può inviare foto o altro materia- le risalente agli anni settanta e/o prece- denti alla mail del giornalino lubaddhittu- [email protected] o rivolgersi personal- mente a Gianmario Pintus. di Angelo Gana Ammintemuci com’erami I n occasione del cinquante- nario, la nostra associazione presenterà una pubblicazio- ne sugli Abiti Tradizionali Tempiesi. Verrà realizzato e mostrato, nell’ambito degli eventi in pro- gramma , l’antico costume ma- schile “Lu Coaru”. 1966-2016 Cinquant’anni di Gruppo

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Sommario : Ammintemuci com’erami 1

Comu si dici 2

Tempio e la Gallura “IN PUISIA”

2

Tempiu in caltulina 2

Lu Muttettu di lu mesi 2

Lu Nummaru 2

Timpiesi illu mundu 3

Agattati bulichendi 3

“Sportivi” di dugna scéra e galitai”

3

Lu trabaddu in Gaddhura 4

Tra passato e presente ...

LU BADDHITTU LU BADDHITTU LU BADDHITTU LU BADDHITTU A n n o X I V M a g g i o 2 0 1 5 , N u m e r o 1 7 2

In questo numero:

timpiesu Mens i l e d i t r ad i z i o n i popo la r i , u s i e co s t um i de l l a Ga l l u ra — www.folk tempio . i t

• Tempio nella seconda metà

dell’ottocento -Pag. 1- • I colori della primavera in Gallura. -Pag.2- • Mostra Storica I Diavoli Rossi - La Brigata “Sassari” nella Grande guerra. -Pag 4- • Francia: Il viag-

gio del Coro Gabriel.

-Pag 4-

L’apertura al pubblico dell’ ex carcere cittadino, in occasio-ne della giornata del F.A.I. nello scorso marzo, ha suscitato molto interesse e ha richiamato un grande numero di visi-tatori sia per l’importanza dello storico edificio sia per “il fascino”, che da sempre ha destato nei Tempiesi “la Rutun-da”. Mi sembra interessante riportare un paragrafo di un bel libro, Tempio nella seconda metà dell’ottocento- Note di storia Municipale , scritto da Marilena Bru-schi Brandano, edito dalla Libreria Dessì nel 1982, che tratta delle carceri tempiesi nella seconda metà dell’ottocen-to. Oltre ad una descrizione storica, porta all’attenzione del lettore le annose problematiche legate alla vita carceraria e alle sue regole che, ieri come oggi, sono sempre attuali.

7. Le carceri nuove

Delle « nuove carceri», che erano state edificate nel 1845 presso la chiesetta di Sant’Antonio, parla anche l’Angius. Erano di forma ellittica a tre piani, con un cortile in-terno, dove c’era la cappella ed una fonte. Al piano terreno stavano le segrete(« cieche tombe», le chiama l’Angius); nei tre piani erano distribuiti diversi came-roni per i detenuti, una infermeria, una sala per il giudice istruttore ed un camerone per le donne : « ma era raro – è sempre l’Angius che parla – che ve ne fossero rinchiuse se non per falsa testimonianza. Solo in tempi antichi venivano rinchiuse in carcere, dalla curia ecclesiastica, quelle donne che erano credute tenere male pratiche con qualche maritato». ²³ Nel 1876 alla casa di forza fu sottratta una porzione per farne un carcere giudiziario, porzione che era prima destinata ad abitazione per il direttore (il Go-verno aveva ordinato che questi abitasse nello stabili-mento penale per poter controllare meglio i detenuti e sedare con la sua presenza ogni eventuale tumulto). Dopo lo sfratto il direttore fu costretto ad abitare in città, lontano dalle carceri, sicchè se si fosse verificato qualcosa egli avrebbe fatto in tempo – scriveva « La Gallura» - « non a reprimerli, con la sua autorevole presenza, sebbene a collaudarli».²⁴ Così avvenne nel 1883, anno in cui si registrarono alcuni tumulti all’interno delle carceri : i detenuti si lamentavano della scarsa capienza dell’edificio dell’a-limentazione insufficiente e delle carenze delle attrez-zature igieniche. Oltre a non avere neanche 24 metri cubi d’aria dei 48 prescritti dal regolamento, i detenu-ti erano anche tormentati dallo scorbuto, conseguenza di una alimentazione con cibi conservati scarsi o man-canti di vitamine, dalla scrofala, con ingrossamento delle ghiandole linfatiche, da affezioni intestinali e dai “fatali tubercoli”. Sicchè – diceva la « La Gallura» - c’erano poche speranze per coloro che sopravvive-vano alla pena, poiché rimanevano minati nel corpo per tutta la vita. Il legislatore, scriveva l’articolista, sequestrando il

delinquente lontano dalla società, si era prefisso prin-cipalmente di « migliorare e correggere gli impeti di selvaggia natura, le viziose abitudini, i pervertimenti ed i guasti tutti che deturpano la mente ed il cuore» in modo da ridare alla società, alla fine della pena, un uomo nuovo, rigenerato a nuovi e sani principi; altro suo scopo, continuava l’articolista, era quello di dare un pubblico esempio alla società contro i violatori dei diritti sociali : « Ma, ohimè! – esclamava -, se Esempi si devono restituire alla società sformati dai morbi e fatti miserando spettacolo del transitante, inutili a se stessi ed all’umano consorzio, farà meglio incatramar-li, come una volta nella vecchia Inghilterra, la quale incatramava i cadaveri degli appiccati, perché il tem-po non li guastasse e l’Esempio durasse e si otteneva, cosi facendo un Esempio Incatramato, come diceva Vittor Hugo».²⁵ Il vecchio carcere, che era situato nell’area dell’attuale mercato pubblico e si supponeva costruito dal feuda-tario conte di Altamura, anche se meno sicuro del nuovo carcere di S. Antonio era stato però meno dan-noso di questo : aveva infatti un cortile per la passeg-giata del detenuto, il quale poteva cosi « sciogliere le membra arrugginite» e vedere il cielo ed il sole. Nel 1886 una commissione visitò le carceri giudizia-rie: vi trovò alloggiati 29 detenuti, 24 uomini e 5 don-ne con un bambino; trovò il locale, con scarsa circola-zione dell’aria e la camera delle donne molto angusta. Era sufficientemente pulito, però mancava un’area« per il passaggio dei detenuti, ciò che – disse la com-missione – porta nocimento alla salute». 26 Nel 1891 col nuovo regolamento generale sulle carceri cessavano le funzioni delle Commissioni visitatrici istituite sin dal 1861; delle nuove Commissioni avreb-bero fatto parte di diritto il sindaco del Comune come presidente, il procuratore del re (o il pretore, dove non c’era il tribunale), il parroco ed altri due menbri, con attribuzioni più estese e delicate.²⁷ Il sindaco, ottenuto l’incarico, provvide ad ingrandire le carceri, ma non riuscì ad ottenere dal Ministro del-l’Interno il permesso di aprire anche una casa penale in cui i forzati si potessero utilizzare per dei lavori, come avveniva ai primi del secolo, quando si vedeva-no detenuti per le strade e le campagne svolgere i lavori più pesanti.²⁸ _______________________________________ ²³ G. Casalis, Dizionario cit., vol. XX, voce Tempio cit., p. 786. ²⁴ «La Gallura», anno I, n. 4, 6 maggio 1883. ²⁵ « La Gallura», anno I, n. 4, 6 maggio 1883. 26 A.T.C., Cart. VII, fasc.3. Anno1886, lettera della Commissione visitatrice delle Carceri Giudiziarie, 29 settembre 1886. ²⁷ A.C.T., Cart. VII, fasc. 3. Anno 1891, lettera n.1695 della sottoprefet-tura di Tempio al sindaco, 4 ottobre 1891. ²⁸ A.C.T., Cart. VII, fasc. 3. Anno 1893, lettera del sindaco al Ministero dell’ Interno, 14 dicembre 1893.

Tempio nella seconda metà dell’ ottocento

M aggio, è risaputo, è il mese delle grandi manifestazioni folklori-stiche, S.Efisio a Cagliari e Ca-valcata Sarda di Sassari. In que-

sta foto, gentilmente concessa da Eva Nur-ra, un Gruppo di belle ragazze tempiesi alla Cavalcata Sarda di Sassari del 1954. Nel 2016 il Gruppo festeggerà i suoi primi cinquant'anni di fondazione e, in quest’-ottica, stiamo preparando una mostra foto-grafica che racconti la storia del Gruppo prima e dopo la sua nascita. Per chi voles-se aiutarci può inviare foto o altro materia-le risalente agli anni settanta e/o prece-denti alla mail del giornalino [email protected] o rivolgersi personal-mente a Gianmario Pintus.

• di Angelo Gana

Amm i n t e m u c i c o m ’ e r a m i

I n occasione del cinquante-nario, la nostra associazione presenterà una pubblicazio-ne sugli Abiti Tradizionali

Tempiesi. Verrà realizzato e mostrato, nell’ambito degli eventi in pro-gramma , l’antico costume ma-schile “Lu Coaru”.

1 9 6 6 - 2 0 1 6 • Cinquant ’anni di Gruppo

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P a g i n a 2

LU BADDHITTU timpiesu

C a t t r u p a s s i i l l a . . . N a t u r a

Una poesia in cui sono presenti molte affinità con l’ingrato tempo che viviamo e che toccano corde e sentimenti di una attualità disarmante. Tutto è segnato dalla povertà dei paesi di questa nostra terra, negli anni del secondo “900: le case coi muri di fango, coi tetti di paglia e i selciati medioevali, a ciottoli di pietre lisce, stondate. Quella povertà che ha una sola soluzione, l’emigrazione alla ricerca di un pane più saporito. Ma non si possono dimenticare le radici, l’amore per la propria gente, e quel Castello, che aspetta il ritorno dei migranti, per vestirsi a festa. (G.G.) (Il castello in riferimento è certamente quello di “Su casteddu ‘e sa Fae” di Posada, paese natio dei nonni materni dell’autrice)

• La primavera in Gallura: i colori della biodiversità vegetale - di Alessandro Ruggero

Tempio e la Gal lura “ IN PUIS IA”

Binvinutu sii maggju cu la prugna bacarìa

Si primma in còri t’aìa abà in culu ti c’aggju.

Lu Muttettu di lu mesi

Paesi pòaru Cupalturi intricciati di canna e muri impastati di lozzu undi, finz’e l’amori aspetta. Li fèmini, cun passu liceri li poi ‘idé andendi a ghjesgia, candu la dì noa si specchja illi camini ‘nfusi di lintori monti lisgj sureddhi a vecchj’ammenti di ‘rriu. E si dummandi a unu steddhu cosa faciarà cand’è mannu rispondi: - L’emigratu – Gruci antica, d’un paesi pòaru. E tu chi abà credi inn’un sònniu d’un pani più sauritu… … ANDA. Ma, cusgjtillu a filu di spau in fundu a lu to’ cori l’amori pa’ la to’ ghjenti e felma, fiddholu d’una tarra undi lu tempu, illa petra calputa d’un casteddhu anticu s’è filmatu, t’aspetta, pal vistissi di festa. Maria Paola Pilo, Tempio

N onostante le ultime gelate tar-dive la primavera è oramai nel pieno del suo rigoglio; le cam-pagne si sono ornate dei loro

colori più intensi: lungo le siepi sfavilla-no il giallo delle ginestre e il bianco del prugnolo e del biancospino, nei campi si alternano il rosso dei papaveri, il gial-lo delle calendule e della colza, il bian-co del rafano e il viola dell'erba viperi-na e della borragine, e anche i boschi ombrosi si animano dei fiori dei cicla-mini, mentre nelle garighe della parte più elevata del Limbara, tra i pulvini spinosi delle ginestre, compaiono le multicolori viole del Limbara. Gli amanti delle piante non hanno che l'imbarazzo della scelta, infatti, solo sulla "nostra" vicina Limbara, possono osservare oltre 1000 specie vegetali, cioè quasi la metà delle specie presenti in Sardegna e circa 1/6 delle entità ita-liane, ed allontanandosi dalla montagna e andando verso il mare è possibile in-contrare ulteriori nuove entità, adattate

a sopravvivere sulle aride sabbie delle spiagge o sugli scogli assolati o ancora nelle salmastre acque degli stagni retrodunali. La Gallura è quindi caratterizzata da una no-tevole biodiversità vegetale, figlia delle anti-che origini della nostra Terra e di un passato geologico piuttosto irrequieto, che oggi si e-sprime nelle guglie frastagliate del Limbara e dei minori, ma pur interessanti, rilievi granitici circostanti, nelle frastagliate coste a rias, nei

calcari di Tavolara e Capo Testa, nelle metamorfiti di molte zone costiere ed interne, nei sistemi dunali di Rena Majore, Badesi e del Liscia, nella miriade di stagni retrodunali che ornano le nostre spiagge, trop-po spesso bistrattati e trasformati in posteggi e pattu-miere. Una biodiversità che è legata anche alle in-fluenze climatiche e alle vicissitudini storiche di un territorio, abitato fin dagli albori della civiltà. Biodiversità vegetale che si esplica attraverso piante comuni, facilmente visibili in tutta la zona, dal mare fino alle vette del Limbara, ma anche attraverso pian-te rare, se non addirittura uniche, come il Rovo del Limbara (Rubus limbarae), che in tutto il Mondo può essere osservato solo sulla nostra montagna, così come lo Hieracium limbarae e lo Hieracium martel-lianum, o ancora il Phleum sardoum, una minuscola piantina, che cresce unicamente sulle dune di Rena Majore e nel sud della Sardegna (Piscinas) o l'An-chusa crispa, che agli inizi della primavera si ricopre di minuscoli fiori blu elettrico, protetta a livello co-munitario dalla Direttiva "Habitat", per la sua rarità e vulnerabilità, essendo presente solamente in pochis-simi sistemi dunali della Sardegna settentrionale, tra cui il litorale di Isola Rossa. Piante troppo spesso sconosciute ai più, troppo spes-so inutilmente distrutte per inutili progetti di presun-te valorizzazioni turistiche, per incuria o semplice-mente per ignoranza; piante che invece rappresenta-no l'identità del nostro territorio, che sono legate alle nostre tradizioni, che possono essere trasformate in cibo o medicamenti e che, opportunamente studiate, censite, conosciute, possono diventare fonte di attra-zione turistica, dato che nel Mondo sono milioni le persone che viaggiano in cerca di paradisi naturali nei quali poter vedere, fotografare ed ammirare pian-te sconosciute e rare: il nostro territorio è uno di que-sti paradisi, peccato che non lo sappiamo.

C o m u s i d i c i Il lessico medico nel dialetto gallurese non ha riscontro di vocaboli astratti, essi sono costituiti da circonlocuzioni, tipo man-cánza di..; dulol di…dolorante e/o soffe-rente ed il nome dell’organo. Questa elen-cazione è tratta da una ricerca di Maria Teresa Atzori pubblicata nel 1959 e si ringrazia lu Mastru Giuseppe Pintus per avermi fornito il materiale.

Gianmario Pintus

Bòmbitu – Vomito – che può essere “bòmbitu di sciuma” (Anacatarsi) – “bòmbitu di sangu” (Anàfora)

Masciu-Femina – Androginia – carat-teri sessuali femminili in un uomo.

Snuggjatu – Anartrìa – impossibilità di articolare le articolazioni, fuori arti-colazione.

I minuscoli fiori blu elettrico dell’Anchusa crispa

Questo mese una cartolina dei primi anni sessanta di Piazza Gallu-ra, soggetto che il fotografo scelse per far conoscere Tempio nel mondo, un'immagine della piazza che a molti oggi rimane scono-sciuta con gli autobus (lu pustali) parcheggiati in attesa dei passeg-geri, con il parcheggio auto consentito su un lato sopra la piazza, ed al piano terra del Comune l'Ufficio di Poste e Telegrafi.

Archivio G.P.

• d i G ia nma r i o P i n t u s

Tempiu in cal tu l ina

Come le liste che si presentarono alla prima elezione del sindaco del dopoguerra: la Democrazia Cristiana, ”La Lista del popolo”, della quale facevano parte Comu-nisti e Socialisti, ed una lista civi-ca, composta in larga parte da rappresentanti delle frazioni. Per

la cronaca, vinse la DC che porto’ alla carica di sindaco l’avvocato Giovanni Sotgiu.

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Lu Nummaru

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Se non vi dicessimo che quello che state per leggere è un articolo de “La Nuova Sardegna“ di marte-dì 9 agosto 1955, pensereste che si tratta di cronaca dei giorni nostri. L’argomento è così attuale da la-sciare senza parole. Come dire: “Passa lu tempu, ma li problemi fel-mani…”

Agattati bulichendi

P a g i n a 3 Mag g i o 2 0 1 5 , N u m e r o 1 7 2

D iamo il via alla nostra intervista servendoci dei mezzi della tec-nologia, una “semplice” video chiamata ci consente di superare

“migliaia di chilometri” facendoci incon-trare virtualmente Franco, Antonio, E-manuele Ganau e Celeste Dettori, tem-piesi di nascita ed “olandesi” di adozio-ne. Vogliamo capire cosa li abbia spinti ad intraprendere la coraggiosa avventura e come di fatto si siano adattati alla vita in un altro Paese. Dopo i saluti di rito, rigo-rosamente in tempiese, iniziamo divertiti la nostra chiacchierata. Il racconto parte da Franco: classe 1946.

Nei primi anni ’60, poco più che sedicen-ne, parte per una breve esperienza a Milano, presso una fabbrica di granito. Dopo due anni rientra a Tempio, saranno le scarse possibilità lavorative nel settore, unite allo spirito di avventura che ne caratterizza il carattere, a spingerlo ad emigrare in Olanda. “Abbiamo viaggiato come veri emigranti, stipati nei vagoni di un treno che aveva all’esterno la bandiera dell’O-landa in modo da designarne la destinazione”. Appena arrivato, cosa ti ha colpito della nuova realtà? «In primis il freddo! (ride). Al mio arrivo, nell’ ottobre del 1965, ho trovato temperature “polari” che raggiungevano i 25/30 gradi sotto lo zero, mentre oggi il clima è più mite. L’alimentazione poi era carente di tutti quei cibi ai quali ero abituato, ad esempio era diffi-cilissimo reperire anche un semplice pomodo-ro... all’epoca non si coltivava alcun tipo di ortaggio. Paradossalmente oggi in Italia, molti prodotti vengono importati dall’Olanda. Per non parlare della lingua, terribilmente ostica ed incomprensibile. In quel periodo, nel settore del tessile, eravamo impiegati in 1500 dalla Sardegna, questo ha facilitato la nostra integrazione. Inizialmente ho lavorato nel nord dell’Olanda e come pendolare in Ger-mania per circa sette anni. In quel periodo ho conosciuto mia moglie, olandese “al 100%”. Il desiderio di creare una famiglia e raggiungere una stabilità professionale, vista la crisi del-l’industria, mi ha spinto, assieme ad un ami-co, ad investire i nostri risparmi per l’apertu-ra di una piccola pizzeria. Dopo poco tempo abbiamo aperto anche un altro locale in una città vicina, ma a dire il vero, non amando molto la mentalità conservatrice della gente del nord, decisi di vendere tutto al mio socio e mi spostai, per aprire un ristorante, ad Amer-

LU BADDHITTU timpiesu

T i m p i e s i i l l u m u n d u

sfoort, città nella quale vivo oggi. Naturalmente parliamo di un ristorante italiano, ma ti capita di pro-porre anche piatti galluresi? «Certo… cuciniamo prettamente italiano... il locale infatti si chiama “O sole mio”, a volte serviamo anche la zuppa gallurese che è molto apprezzata. Oggi, come dicevo prima, è facilissimo reperire gli ingredienti, ed anche la qualità del cibo è notevolmente migliorata». Ci vuoi raccontare qualche aneddoto divertente della tua esperienza? «Beh la prima cosa che mi viene in mente è legata al ricordo di come trascorre-vamo il tempo libero...frequentavamo le “sale da ballo” dei centri più piccoli ed era molto divertente e strano vedere “parcheggiati” all’esterno dei locali i tradi-zionali zoccoli di legno. Al nostro ingresso erano incuriositi dai nostri mocassi-ni alla moda, ma non si rendevano conto di quanto fossero “ buffi” i loro cal-zettoni di lana alti 30 cm e spessi 1 ». Tornavi spesso a Tempio? «Non spesso…la prima volta sono rientrato dopo quattro anni, preferivo gira-re l’Europa, spinto dalla curiosità di conoscere nuovi Paesi. Attualmente inve-ce essendo più frequenti i collegamenti, rientro spesso in Sardegna e ho piacere anche di girare l’ Italia. Naturalmente, la semplicità degli spostamenti, ha agevolato anche le visite in Olanda da parte di parenti ed amici». Appena rientri qual è la prima cosa che fai? «Saluto i famigliari e organizzo subito un bello” spuntino”, senza dubbio il modo migliore per fare festa e stare assieme». Prosegue il racconto Antonio: classe 1977. Arriva in Olanda nell’otto-

bre del 1999, spinto dal desiderio di conoscere nuove realtà. “Per me tutto è stato più semplice ( “troppo semplice”, ribadisce Franco), le sale da ballo si erano trasformate in discoteche, le temperature erano diventate più sopportabili e l’ostacolo della lingua è stato facilitato dalla presenza dei miei parenti. I miei cugini hanno agevolato la mia integrazione presentandomi alle loro compagnie, dovevo solo premurar-mi di imparare la professione del cuoco

che era l’aspetto che mi spaventava di più…” Ti spaventava, ma in realtà ti sei rivelato un ottimo cuoco! «Mi sono dato da fare perché il mio timore era quello di finire come lavapiatti (ride). Posso comunque affermare di aver avuto ottimi maestri che mi hanno insegnato la professione , il tutto unito alla passione per la cucina mi ha con-sentito di arrivare dove sono arrivato». In Italia sono in voga le trasmissioni culinarie e da voi? «Si, sono diffuse anche qua e da diversi anni… spesso mi capita di andare in alcuni ristoranti che hanno scelto la formula proposta dalle trasmissioni, con cibi serviti in maniera esageratamente elaborata e quantità che lasciano molto a desiderare. Ci troviamo costretti a richiedere diverse portate finché il gestore ci dice:” Beh, ma quando finite di mangiare?”… “se non metti niente nel piatto noi continuiamo ad ordinare” rispondiamo ironicamente…». Cosa ti manca maggiormente della tua vita a Tempio? «Sicuramente la famiglia e le amicizie. Appena arrivo in Sardegna, man mano che mi avvicino a Tempio, inizio a sentire l’aria di casa, saluto le persone più care e poi mi precipito in garage ad accendere la mia moto ». L’ intervista termina con Emanuele: classe 1965. Parte da Tempio nel

novembre 2003 con sua moglie Celeste ed il figlio Fabio, mosso dalla volontà di un cambiamento. “Avendo un lavoro sicuro non sono andato via per necessità, ma solo perché desideravo sperimentare un nuovo tipo di vita. Fino a pochi anni fa non ci sentivamo emigrati, ma ospiti con un biglietto di andata e ritorno sempre pronto…Siamo partiti perché tramite un contatto sardo dovevamo acquistare un ristorante ben avviato che in realtà

al nostro arrivo era già stato venduto. Non ci siamo persi d’animo e ad Har-derwijk, città in cui ci siamo stabiliti, abbiamo pensato di investire in un locale piuttosto malandato, ma che a nostro avviso aveva grosse potenzialità. Il primo periodo è stato veramente duro, tutti i soldi guadagnati venivano rein-vestiti nell’attività. Dopo qualche anno ci siamo fatti un bel nome ed oggi possiamo vantare di avere una bella clientela selezionata che viene abitualmen-te al “Ristorante Gallura” non solo per mangiare una pizza, ma per gustare del buon cibo italiano.” Hai trovato difficoltà ad imparare l’olandese? «Una tragedia…la fonetica è difficilissima, basta un errore di pronuncia a far equivocare il senso di una frase. Non voglio ricordarmi le litigate al telefono con i fornitori “n’ha presu la cornetta di sbattulati a lu muru”… Ho perso tanti di quei chili per il lavoro e lo stress dei primi anni che quando sono rien-trato a Tempio a chi mi chiedeva cosa avessi fatto per perdere tanto peso in così poco tempo, non potevo fare a meno di rispondere “àbbriti un locale in Olanda e vìdi chi cura dimagrante chi t’èsci”. Devo dire che conservo anche un bel ricordo dei primi tempi...appena arrivati gli altri ristoratori ci guardavano con curiosità, “staggjiami simpatichi a tutti… Tutti vinìani a magnjià unde noi”... solo con la recessione hanno cominciato a vederci come “la concorren-za” ,sempre con lealtà, perché va detto che l’olandese è corretto per natura». Hai il desiderio di ritornare a Tempio? «Beh si… per come sono fatto io, sento che il mio modo di vivere qui è già routine, ma ho un figlio che studia ed è perfettamente integrato, quindi finché lui avrà l’esigenza di restare noi resteremo qua. Ho un progetto...mi piacerebbe tra qualche anno alternare alcuni mesi in Olanda ed alcuni mesi a Tempio, in modo da poter passare periodi più lunghi con la famiglia e gli amici».

• Da Tempio all ’ Olanda - Intervista alla Fam. Ganau

• d i T i no P i n t u s

“Sportivi” di dugna scéra e galitai

Trentacinque anni fa, è a tanto che risale la foto di questo nu-mero, il campo da tennis di Via Settembrini, oggi trasformato in parcheggio, era l’unico im-pianto, insieme al cortile delle Scuole Elementari, dove prati-care sport quali tennis, pallavo-lo o pallacanestro e partecipare ai relativi campionati, prima di avere a disposizione i più o meno comodi palazzetti/palestre di oggi. Ricavato nello spazio che era la palestra an-nessa alla Palazzina Ufficiali è stato per tanti anni quello che

per il calcio è stata la “Pischinaccia”. L’immagine, realizzata proprio nel cam-petto sunnominato, riconoscibile dalla tribunetta e dall’ex Liceo Scientifico sullo sfondo, ritrae una squadra del Tennis Club Tempio che nell’anno 1979 partecipava alla Coppa Italia e che era composta, partendo da sinistra, da Elio Brandano, Salvatore Altana, Salvatore Carta e Antonio Masoni.

Page 4: timpiesu · LU BADDHITTU Sommario: Ammintemuci com’erami 1 Comu si dici 2 Tempio e la Gallura “IN PUISIA” 2 Tempiu in caltulina 2 Lu Muttettu di lu mesi 2 Lu Nummaru 2 Timpiesi

Direttore responsabile: TONIO BIOSA Redazione:

Via di Vittorio, 4. Tempio Pausania Proprietà:

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Aut. Tribunale di Tempio n°507 del 01.02.2001

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Il n. 172 è stato realizzato grazie al lavoro e alla collaborazione gratuiti di: Adriana Demuro, Paolo Demuro, Celeste Dettori, Gabriele Farina, Angelo Gana, Antonio Ganau, Emanuele Ganau, Franco Ganau, Gianfran-co Garrucciu, Eva Nurra, Maria Paola Pilo, Gianmario Pintus, Tino Pintus, Alessandro Ruggero, Vittorio Ruggero.

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LU BADDHITTU timpiesu

1950: Al Salone dell’automobile di Ginevra del ‘50, viene presentata la prima auto-mobile italiana del dopoguerra: la FIAT 1400. A Tempio, nello stesso anno, la Sig.ra Lidia Piglioni (nella foto), acquista dalla Sig.ra Ninnedda Gambetta, “Lu stangu” di via Roma n. 6. Alla rivendita di tabacchi, con la concessione n.1, viene unita la vendita di articoli di profumeria e di articoli da regalo. Nasce così la storica “Profumeria Demuro”, una delle prime a portare i pro-dotti delle famose marche estere in città. Nel 1961 dal locale di via Roma, l’attività viene trasferita in corso Mat-teotti 57/A, resterà di pro-prietà della Fam. Demuro sino al 2013 per poi passare ad una nuova gestione.

L u t r a b a d d u i n G a d d h u r a

P a g i n a 4 La scuola di ballo è attiva presso la nostra sede in via di Vittorio, 4. Se sei interessato alle lezioni puoi venire a trovarci, ci trovi tutti i lunedì e tutti i venerdì dalle 18.00 alle 19.00

Per la quinta volta il Coro Gabriel si esibisce in Francia. La tournèe, tenutasi dal 26 al 29 marzo, ha riscosso particola-re successo da parte del folto pubblico francese che ha di-mostrato spiccata sensibilità ed elevato interesse per la nostra storia e le nostre tradizioni. La delegazione tempie-se era composta, per motivi organizzativi, da 6 elementi: Nico Bianco, boci, trippi, falzittu, cètara; Gabriele Farina, contra; Marco Muntoni, boci; Adelino Muzzu, trippi e boci; Gianmario Pedroni, grossu; Franco Sini, grossu. Nel primo concerto svoltosi la sera stessa dell’arrivo, a Greno-ble presso il “Musée dauphinois”, il coro si è esibito nel suggestivo ambiente di una cappella oggi convertita a museo. La mattina successiva non è mancata l’occasione di visitare la città e di salire sulla funivia che, dal centro, porta all’antico forte de la Bastiglia. La sera del 27 si è tenu-to il secondo concerto presso il Couvent des Carmes a Beauvoir-en-Royans. Una cappella, anche questa sconsa-crata, che appartiene ad un complesso molto più grande di cui fanno parte inoltre un castello ed i resti di un’antica cattedrale gotica, incantevole scenario per le prove prima dell’esibizione. Il repertorio esibito in questi due concerti è stato: “Lu contu di la ‘ita”...dalla ninna nanna al Misere-re…passando per le serenate, canti di ballo, canti sacri, canti dell’infanzia, canti di tradimento. E’ stato presenta-to anche Balistreri “Beddha mea”…uno degli ultimi rega-li che Peppino “Mazzittoni” ha donato a Tempio, prima della sua dipartita, chiedendo al coro di armonizzarne la musica e di trasmetterlo al pubblico. La sera del 28, Arles, bellissima città dalla storia millenaria, ha accolto l’ultimo concerto della tournèe. Ancora una cappella sconsacrata, una struttura talmente alta da permettere di essere “sporcata” ad arte con del buon legno, ricavando due grandi spazi, con ottima acustica. Lo spettacolo ha incluso l’ esibizione di due bravi musicisti, un organettista ed un launeddista. Il coro ha fatto il suo ingresso in processione, preceduto dal coinvolgente suono delle launeddas che eseguivano la musica dei “goccius” campidanesi, equiva-lenti dei “gosos” logudoresi e “di li laudi” gaddhuresi. Il repertorio presentato, come richiesto dall’organizzazione, era composto esclusivamente dai brani Sacri della Quare-sima e della Settimana Santa. Canti solenni, posati, com-plessi, spesso “tristi” come Miserere processionale e so-lenne, Stabat, Tibi e molti altri. Lo spettacolo è durato più di un’ora ma ha saputo impressionare e commuovere il pubblico pagante a tal punto da dimostrare che i canti del-la nostra tradizione, espressione di un sentimento che at-traversa i secoli, sono in grado ancora di emozionare e non certo di annoiare. Grazie, dunque, al coro che con la sua irrefrenabile attività di ricerca e divulgazione contribuisce a diffondere la conoscenza delle nostre tradizioni anche al di là dei nostri confini.

Esibizione al “Musèe dauphinois” e prove al castello “de Beauvoir “. Sullo sfondo i resti della “grande chapelle”.

Francia: il viaggio del Coro Gabriel

A Tempio, per tutto il mese di maggio, sarà possibile visitare, nell’ Ex Caserma Fadda, la Mostra storica “I Diavoli Rossi “– La Brigata “Sassari” nella Grande Guerra. L’ evento colloca di diritto la nostra città, luogo dove venne costituito il 152° Reggimento Fan-teria della Brigata Sassari, nell’-ambito delle celebrazioni per il centenario del primo conflitto mondiale. L’esposizione, gestita dall’Associazione Nazionale Bri-gata Sassari, è curata dal Luogote-nente Antonio Pinna con il con-tributo dell’ Istituto Storico del

Risorgimento Italiano. All’ interno del suggestivo padiglione della “Fadda”, sarà possibile ammirare, attraverso un percorso itinerante articolato in due ampie sale, oltre ad un’importante documentazione fotografica, accompagnata da dettagliate didascalie, le uniformi, le dotazioni militari, i cimeli ed i reperti del tempo.

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Orari di apertura del Museo: Mercoledì e Sabato 09,30 - 13,00 15,00 - 18,00

L'ingresso è libero.

Per visite guidate, Gruppi e Scuole info:

Curatore 339. 74 64 941

- mail: [email protected]

Ass.Naz. Brigata “Sassari” 392. 00 572 78

- mail: [email protected] __________________

Mostra Storica: “I Diavoli Rossi”

Inaugurazione della mostra e ricostruzione di una trincea della 1° guerra mondiale (Foto Vittorio Ruggero).