ti scrivo perchè

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Ti scrivo perché… Carissimo, è bene ti dica subito che sono vecchio, faccio parte non solo della categoria dei padri ma anche di quella dei nonni. Un vecchio convinto che non sia accettabile il mutismo tra generazioni, che vuol dire tra padri e figli dentro la stessa casa, mentre ci si trova fianco a fianco. È meglio parlare che stare muti. Nel mutismo prendono il sopravvento rancori e odi, e allora bisogna non stancarci e proprio per questo, per oppormi ad dolore della non comunicazione, ho deciso di scriverti. Ho molte cose da dirti, emozioni e sentimenti da trasmetterti. Mi rivolgo a te senza giovanilismi forzati, semplicemente da vecchio. Assumo nei tuoi confronti l’atteggiamento di un padre e di un nonno. Incarnerò insomma il mio ruolo e lo farò fino in fondo. Di fronte a te, con tutta la forza delle mie convinzioni, con la consapevolezza che non sono “la verità”, ma semplicemente ciò in cui credo, perché tu sappia come la penso e quindi quale sia la mia visione della vita e di quella di un adolescente in particolare. […] Nel parlare della tua adolescenza, mi piace ricordarti che in alcune società l’adolescenza, come fase specifica della crescita esistenziale e sociale, non esiste. Con la pubertà, e quindi con la maturazione sessuale e la comparsa delle caratteristiche corporee che la accompagnano (i famosi caratteri sessuali secondari), il ragazzo viene sottratto dall’ambito familiare e passa a una vita attiva con un ruolo sociale preciso. Nelle civiltà africane e guerriere, con la pubertà un maschio diventa un soldato e ha compiti nuovi e definitivi, come quello di salvaguardare la comunità da eventuali pericoli di predazione. Per la femmina, incomincia il periodo della procreazione. Nelle società cosiddette evolute, l’adolescenza si è fatta all’opposto sempre più lunga, fino a far parlare di adolescenze ritardate e persino interminabili. Dall’adolescente, qui, non si pretende nulla, non deve svolgere una funzione propria e strutturalmente indispensabile alla vita della comunità, si deve soltanto attendere alla formazione necessaria per assumerla una volta che l’apprendistato adolescenziale sarà terminato. L’adolescente vive in vista del futuro e ciò che fa ora non ha un significato in sé, è un investimento per ciò che svolgerà in seguito. Ecco perché, vista alla luce del tempo presente, l’adolescenza è una metamorfosi, un periodo di cambiamento che

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David Copperfield

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Ti scrivo perché…

Carissimo,è bene ti dica subito che sono vecchio, faccio parte non solo della categoria dei padri ma anche di quella dei nonni.Un vecchio convinto che non sia accettabile il mutismo tra generazioni, che vuol dire tra padri e figli dentro la stessa casa, mentre ci si trova fianco a fianco. È meglio parlare che stare muti. Nel mutismo prendono il sopravvento rancori e odi, e allora bisogna non stancarci e proprio per questo, per oppormi ad dolore della non comunicazione, ho deciso di scriverti.Ho molte cose da dirti, emozioni e sentimenti da trasmetterti. Mi rivolgo a te senza giovanilismi forzati, semplicemente da vecchio. Assumo nei tuoi confronti l’atteggiamento di un padre e di un nonno. Incarnerò insomma il mio ruolo e lo farò fino in fondo.Di fronte a te, con tutta la forza delle mie convinzioni, con la consapevolezza che non sono “la verità”, ma semplicemente ciò in cui credo, perché tu sappia come la penso e quindi quale sia la mia visione della vita e di quella di un adolescente in particolare.[…]Nel parlare della tua adolescenza, mi piace ricordarti che in alcune società l’adolescenza, come fase specifica della crescita esistenziale e sociale, non esiste. Con la pubertà, e quindi con la maturazione sessuale e la comparsa delle caratteristiche corporee che la accompagnano (i famosi caratteri sessuali secondari), il ragazzo viene sottratto dall’ambito familiare e passa a una vita attiva con un ruolo sociale preciso.Nelle civiltà africane e guerriere, con la pubertà un maschio diventa un soldato e ha compiti nuovi e definitivi, come quello di salvaguardare la comunità da eventuali pericoli di predazione. Per la femmina, incomincia il periodo della procreazione.Nelle società cosiddette evolute, l’adolescenza si è fatta all’opposto sempre più lunga, fino a far parlare di adolescenze ritardate e persino interminabili. Dall’adolescente, qui, non si pretende nulla, non deve svolgere una funzione propria e strutturalmente indispensabile alla vita della comunità, si deve soltanto attendere alla formazione necessaria per assumerla una volta che l’apprendistato adolescenziale sarà terminato.L’adolescente vive in vista del futuro e ciò che fa ora non ha un significato in sé, è un investimento per ciò che svolgerà in seguito. Ecco perché, vista alla luce del tempo presente, l’adolescenza è una metamorfosi, un periodo di cambiamento che consente di raggiungere una certa stabilità, e rende quindi possibile la presa in carico di responsabilità, e dunque il diventare attore sociale.Il coniugare “adolescenza” e “metamorfosi” trova sostegno anche nel mutamento macroscopico del corpo, della sua anatomia e funzionalità, che avviene in questa fase.È con la pubertà che si apre l’adolescenza, divisibile in “prima adolescenza”, che schematicamente va dagli undici-dodici anni ai quindici-sedici, e “seconda adolescenza”, dai sedici-diciassette ai venti-ventuno.La prima adolescenza corrisponde pressappoco all’età della scuola dell’obbligo.Un individuo nuovo, dunque, nel corpo ma anche nella percezione della propria personalità e, di conseguenza, del proprio significato nel mondo.In poco tempo il corpo muta e sembra veramente essere sotto l’effetto di magie o di incantesimi fiabeschi. Chi vive questa trasformazione si sente minacciato da possibile errori, dall’eventualità che gli arti crescano a dismisura o non si contenga lo sviluppo del seno e magari si blocchi o acceleri eccessivamente l’allungamento del pene.Di fronte a questo cambiamento tanto acuto è facile essere presi dal panico, da un terrore non molto diverso da quello provato nella Metamorfosi di Kafka dal signor Samsa, che un mattina si sveglia e si ritrova mezzo uomo e mezzo insetto mostruoso.La metamorfosi è un’esperienza tremenda. L’adolescente non si piace, anzi prova ribrezzo per quello che vede guardandosi a quel maledetto specchio, che sembra talvolta fare diagnosi drammatiche.

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A quelle del corpo si devono poi aggiungere le variazioni psicologiche individuali, legate al carattere, che spesso vanno ad alimentare la timidezza, quella sensazione di non saper stare in gruppo, anzi di non essere accettati nonostante si sia disposti a fare tutto quello che il gruppo richiede per essere all’altezza.In questa nuova dimensione i riferimenti familiari, papà e mamma, e persiono la casa, appaiono strani, inadatti, e si è presi dalla voglia di cambiarli, se non di distruggerli. Ci si sente profondamente diversi e invece si vorrebbe essere uguali agli altri.Insomma, cambiando il corpo cambia il mondo e veramente ci si sente inadeguati e talora persiono impossibilitati a continuare a vivere.Un periodo in cui l’orrore di sé porta a promuovere ogni cambiamento aggiuntivo e artificioso che appaia in grado di rimediare un po’ al disastro che quell’età sta producendo: e allora ecco l’importanza dell’abbigliamento e del trucco, del piercing e di ogni orpello capace di sviare l’attenzione dai difetti e magari correggere i più vistosi.La seconda adolescenza vede cambiare il teatro di riferimento e di azione: non più il gruppo degli amici, che chiameremo il gruppo dei pari, bensì una relazione a due. L’attaccamento a una ragazza o a un ragazzo per un’esperienza unica, di legame forte e di amore. Lo si vorrebbe esclusivo, questo rapporto, anche se l’insicurezza e la paura della propria inadeguatezza impongono rapidi passaggi, come quelli di una farfalla che cerca nettare su un fiore e poi su quello vicino.Se nel gruppo ci si copre, nella relazione d’attaccamento ci si spoglia, occorre mostrarsi nel profondo, svelarsi, appunto. Non si è più concentrati sul corpo ma sulla personalità, e si avvia un lavoro di introspezione che mette in luce le proprie doti e i propri difetti. Il confronto tra come ci si percepisce e come si è vissuti è un gioco che permette anche di capirsi e di prendere fiducia, soprattutto quando per l’altro il legame con noi diventa indispensabile, nell’amore come nell’amicizia solidale.Questa mi pare in sintesi l’adolescenza che stai vivendo, e l’immagine della metamorfosi, sia pure con fasi specifiche, deve aiutarci a capire i bisogni che genera e anche il modo in cui la si può sostenere. E non mi dilungo perchè, come ho detto, tu la conosci, vivendola, anche nei dettagli.Non credere tuttavia che la necessità del cambiamento sia esclusiva della tua età: ti posso garantire che persino la mia, l’età della vecchiaia, è un divenire continuo. Altrettanto difficile, coinvolge sia la dimensione corporea sia la personalità, e moltissimo il ruolo sociale.Dai ruoli attivi messo a riposo e smetti di svolgere una funzione a cui per molti anni ti sei dedicato. La pensione appare come l’anticipazione di un lutto, ti dichiara ormai incapace di fare ciò che hai sempre fatto: una morte sociale che precede la tomba.Ma non voglio parlarti della mia metamorfosi, anche se potrebbe assomigliare a quella che cominciano a vivere tuo padre o il padre di tuo padre, a seconda delle loro età. Ciò che voglio sottolineare è che la vita intera è una metamorfosi, soprattutto in una società che muta rapidamente e trascina nel suo mutare ognuno di noi, in qualunque fase dell’esistenza.Il cambiamento è una costante, e se lo inquadriamo nel rapporto di un padre con un figlio, ebbene diventa fondamentale che il padre cambi per aiutare il cambiamento del figlio, o anche soltanto per capirlo.Insomma, l’esistenza è un continuo adattamento all’ambiente sociale in cui è calata.Adattarsi non vuol dire accettare passivamente ma, come intendeva Darwin parlando dell’evoluzione delle specie, modificarsi per vivere da protagonisti in un dato ambiente e quindi per non soccombervi.È comunque indubbio che l’adolescenza rappresenti di questa continua metamorfosi la parte più acuta, ed è all’adolescenza, a te, che questa lettera è indirizzata.