Scrivo per imparare qualcosa che non so

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Scrivo per imparare qualcosa che non so punto di vista pratico di un narratore per suggerire la creazione di testi coinvolgenti e non banali

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Il giornalista e scrittore Alberto Grossi presenta agli studenti della SQcuola di Blog il suo punto di vista sulla narrazione.

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Scrivo per imparare qualcosa che non so

punto di vista pratico di un narratore per suggerire la creazione di testi coinvolgenti e non banali

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Dare un nome alle cose

“Molti anni dopo, di fronte al plotone di esecuzione, il colonnello Aureliano Buendía si sarebbe ricordato di quel remoto pomeriggio in cui suo padre lo aveva condotto a conoscere il ghiaccio. Macondo era allora un villaggio di venti case di argilla e di canna selvatica costruito sulla riva di un fiume dalle acque diafane che rovinavano per un letto di pietre levigate, bianche ed enormi come uova preistoriche. Il mondo era così recente, che molte cose erano prive di nome, e per citarle bisognava indicarle col dito”.

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CHI SCRIVE REINVENTA IL MONDO. A PARTIRE DAL PROPRIO SGUARDO.

Scrivere è in fondo uno sguardo sul mondo.

Uno sguardo attento, oppure leggero, ovvero critico, illuso, morale, fantasioso, divertito, profondo, amaro, disincantato…

Il presupposto è: essere aperti al mondo

Sei aperto al mondo?

Sei una persona generosa?

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DIVENTIAMO ARTIGIANI !!

(… ARTIGIANI DELLE PAROLE) Un racconto è un fatto artigianale. La «materia prima» può essere qualsiasi cosa. Qualsiasi cosa di importante per noi, oppure qualcosa di piccolo, di quasi insignificante o di bizzarro: la marmellata dimenticata di Cesare Cremonini, un mazzo di carte, il sorriso di un vecchio, un bambino scalzo che piange, un cane senza una zampa, un paesaggio mai visto, un odore strano, il fischio di una vecchia locomotiva, la fidanzatina delle medie che riappare dopo 20 anni, la dentiera della nonna, una torta di mele da perdere il senno … è dagli «scarti» che nascono le cose più belle … (dai diamanti non nasce niente, cantava De Andrè)

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Appunto…

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Prima del post

Ogni post è un racconto.

Un racconto con tanto di capo e di coda.

Fatto di rimandi, di riflessioni, di allusioni, di storie nascoste tra le pieghe, di inciampi, di incertezze o di certezze, di prese per i fondelli…

Sa prenderti per mano, sa farsi leggere (e magari rileggere).

Spesso rimanda ad altro fuori dal web.

Un bel post «chiama» la conversazione

Un bel post è il tempo che intercorre tra un telefono che squilla e la nostra risposta..

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Le parole sono armi efficacissime «non c’è ferro che possa trafiggere il cuore con più forza di un

punto messo al posto giusto» (Isaac Babel)

Mettere le parole giuste al posto giusto. Ma come?

Iniziamo da una immagine precisa.

Un’immagine che introduca la storia che vogliamo raccontare.

Scegliamo le parole migliori, quelle più adatte (al mercato della frutta, ricordiamocelo, bisogna andarci alla mattina presto) e

ficchiamocele dentro.

Diamo loro una punteggiatura coerente.

Dosiamo la forza delle singole parole, è un fatto di equilibrio.

Non vergogniamoci delle nostre idee né delle cose che scriviamo.

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Ma scrittori si può diventare?

Per diventar scrittore, bisogna anzitutto esserci nati, e allora la cosa riesce facile e spontanea, ma se fa difetto l’inclinazione la faccenda è alquanto complicata, e non si riesce a nulla. È bene, del resto, che non tutti siano scrittori, se no come si farebbe a trovare un pubblico per ogni libro che si stampa? Saggia è quindi stata la natura nel concedere solo a pochi la fantasia dello scrivere. Credi tu d’essere nato a ciò? Scruta i decreti del destino consultando una sonnambula, o una chiromante. Non di rado, infatti, le persone di talento cercano la verità in ciò che la scienza respinge e deride. Interroga, inoltre, le tue naturali attitudini. Se nel porgere da bere a un amico, la tazza ti sfugge e colpisce un cane che s’avventa e ti morde i polpacci; se mentre stai per lanciare un guanto di sfida, t’avvedi di non aver mai posseduto guanti e lanci invece una ciabatta smessa; se al colmo della disperazione vorresti chiudere gli occhi e gettarti dalla finestra, e invece chiudi la finestra e ti getti a dormire sul letto; se, insomma tutto ciò che fai ti torna a rovescio, o viene frainteso, quasi di certo sei nato per essere scrittore. Corri, senza indugio, dal cartolaio, compera una risma di carta, chiuditi in soffitta e affrettati a rivelare al mondo i tuoi divini pensamenti. [Carlo Cetti, Libro per scrittori, in Paolo Albani, I mattoidi italiani, Macerata, quodlibet 2012, pp. 14-15]

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Ripartiamo dall’IO (narrante)

Se lo scrittore è anzitutto un osservatore..

Se l’osservatore osserva quello tutti hanno visto ma riesce a descriverlo in modo più chiaro, più nitido..

Se descrivere in modo più nitido ci distingue da altri che scrivono …

Ecco allora che il punto focale è «trovare la voce»

Ehm … come trovo la mia voce narrativa?

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io scrivo. ma per chi?

Si dice da sempre che un giornalista abbia 3 «capi» cui rispondere: il direttore del giornale, l’editore e i propri lettori.

Adattando questo, anche un blogger aziendale ha 3 «capi»: i vertici aziendali (con cui definisce obiettivi e strategia), i colleghi dell’azienda (pubblico interno), i lettori del blog con cui dialoga (pubblico esterno).

Regola aurea: non esiste un SOLO pubblico. (Piccola postilla alla regola: se per voi esiste un solo pubblico, o uno che prevale pesantemente sugli altri, forse dovete ripensare qualche cosa)

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(qualcosa da rileggere?)

Nel 1985 Italo Calvino aveva previsto che la letteratura del nuovo secolo e del nuovo millennio sarebbe stata caratterizzata da sei requisiti: leggerezza, rapidità, esattezza, visibilità, molteplicità, consistenza.

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pertanto…

La chiarezza dei contenuti è anche legata alla semplicità della forma.

Scrivere in un italiano semplice (e non nell'aziendalese burocratico tipico di moltissimi documenti) è essenziale.

Poi è ovvio che lo specifico tone of voice dipenderà dalla cultura aziendale, che può essere molto o poco formale in relazione alla sua storia, alla sua composizione socio anagrafica, alle sue dimensioni, al settore di business in cui opera, ecc ecc.

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Settimo comandamento: non barare

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Quindi…

Uno scrittore che bara, cioè scrive cose che non gli stanno a cuore, non può attendersi riscontri dai propri lettori.

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Ottavo comandamento

Fare pulizia

Di tutto quanto è inutile

Di tutto quanto non serve

Di tutto quanto è “paraculaggine”

Semplicità e pulizia

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Fare cioè come loro

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Infine: sporcarsi le mani

Leggete di tutto e di più, leggete i classici come i contemporanei

Lasciatevi contaminare da linguaggi e culture diverse

Fate come questo bimbo

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Grazie !!

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