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Staffetta di Scrittura Bimed/Exposcuola 2015/16

I libri per ragazzi scritti dai ragazzi.

Racconti che rendono i bambini e i giovani scrittori protagonisti di un’attività che coinvolge l’Italia in una fantastica avventura che, grazie alla scrittura, determina di volta in volta un filo che accomuna, unisce, coinvolge l’attorno…

Bimed Edizioni

Il racconto viene pubblicato all’interno della Collana annuale della Staffetta di Scrittura Bimed/Exposcuola, un format che guarda al racconto come a un “bene…” di fondamentale rilevanza per la formazione delle nuove generazioni in grado di determinare relazioni, confronto, contaminazioni, interazione, crescita comune e tanto altro ancora…

www.bimed.net

Nel giorno del suo dodicesimo compleanno, gli zii regalano ad Anna un diario. È così che, con mano incerta, lei inizia a scrivere. L’amata Betty, il diario ricevuto in regalo, è a un tempo confidente, amica e testimone di un’intera vita: amori e delusioni, sogni e aspirazioni; tutto scritto, tutto vissuto con passione.

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VERONICA TOMASSINI

Siciliana, di origini umbre. Ha collaborato con il Quotidiano La Sicilia – dal 1996 al marzo 2013. Esordisce con il romanzo “Sangue di cane”, Laurana editore, nel 2010. Nei suoi scritti tornano spesso am-bientazioni suburbane, storie intestine e periferiche. Di recente ha partecipato al Dizionario Affettivo di Matteo B. Bianchi, un suo racconto è presente nell’antologia edita da Transeuropa, “Love out”, mentre per la collana digitale Zoom di Feltrinelli nel luglio 2012 è uscito il mini-ebook dal titolo “Il polacco Maciej”. Collabora con Il Fatto Quotidiano dove cura un blog. Partecipa con un suo testo all’antologia “La formazione della scrittrice”, edito da Laurana, curata da Chicca Gagliardo e Gabriele Dadati, per un’idea di Giulio Mozzi, uscita nel maggio 2015.

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Staffetta di Scrittura Bimed/Exposcuola

I libri per ragazzi scritti dai ragazzi. Racconti che rendono i bambini e i giovani scrittori protagonisti di un’attività che coinvolge l’Italia e tanti altri Paesi europei e extraeuropei in una fantastica avventura che

grazie alla scrittura determina di volta in volta un filo che accomuna, unisce, coinvolge l’attorno …

Bimed Edizioni

Il racconto viene pubblicato all’interno della Collana annuale della Staffetta di Scrittura Bimed/Exposcuola, un format che guarda al racconto come a un “bene …” di fondamentale rilevanza per la formazione delle

nuove generazioni in grado di determinare relazioni, contaminazioni, confronto, interazione, crescita comune e tanto altro ancora …

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Partendo dall’incipit di Veronica Tomassini e con il coordinamento dei propri docenti, hanno scritto il racconto gli studenti delle scuole e delle classi appresso indicate:

Istituto Comprensivo “San Tommaso d’Aquino” Salerno – classe II BIstituto Comprensivo “G.Parente” Aversa (CE) - classe II AIstituto Comprensivo di Tremestieri Messina - Scuola Sec. di I grado “Gaetano Martino” - classe II FIstituto Comprensivo di Giarre (CT) - gruppo misto classi II G - III CEGISecondo Istituto Comprensivo “A. De Gasperi” Aci Sant’Antonio (CT) – gruppo misto – classi IIIE/M/NIstituto Comprensivo “I Zumbini” Cosenza – classe III CIstituto Comprensivo “Gaetano Parente” Aversa (CE) - classe III EIstituto Comprensivo di Carapelle (FG) - classe III BIstituto Comprensivo Pescara 7 – Scuola Sec. di I Grado “Antonelli” Pescara - classe III C

Editing a cura di: Francesco Rossi

Biennale delle Arti e delle Scienze del MediterraneoAssociazione di Enti Locali per l’Educational e la Cultura - Ente Formatore per DocentiIstituzione Promotrice della Staffetta di Scrittura Bimed/Exposcuola in Italia e all’Estero

I libretti della Staffetta non possono essere in alcun modo posti in distribuzione commerciale

Direzione e progetto scientificoAndrea Iovino

Responsabile di redazione e per le procedureAlberto Fienga

Coordinamento organizzativo e didatticoErmelinda Garofano

Responsabile per l’impianto editoriale Francesco Rossi

Revisione editorialeErmelinda Garofano, Sebastiano Afeltra

Gestione esecutiva del FormatAngelo Di Maso, Adele Spagnuolo,Emanuela Memoli, Giovanni Falcone

Grafica di Copertina : Grafica Station Bimed

Grafica e Impaginazione Tullio Rinaldi

Piattaforma ESCRIBA UNISA, Dipartimento di Informatica – Progetto Prof. Vittorio Scarano, realizzazione Dott. Raffaele SpinelliGiovanni Del Sorbo, webmaster BIMED Antonio Pappalardo

Pubbliche RelazioniNicoletta Antoniello

AmministrazioneRosanna Crupi, Annarita Cuozzo

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RINGRAZIAMENTI

I racconti pubblicati nella Collana della Staffetta di Scrittura Bimed/Exposcuola 2015/16 si realizzano anche grazie al contributo erogato in favore dell’azione dai Comuni che finanziano l’azione intesa come esercizio di rilevante qualità per la formazione delle nuove generazioni. Tra gli Enti che contribuiscono alla pubblicazione della Collana Staffetta 2015/16 citiamo: Sant’Egidio del Monte Albino, Siano, Atripalda, Pinerolo, Moncalieri, Saint-Vincent, Capurso, Santena, San Giorgio a Cremano, Montemiletto, Pisciotta, Montoro, Colliano. La Staffetta di Scrittura riceve un rilevante contributo per l’organizzazione degli Eventi di presentazione dei Racconti dai Comuni in cui si svolgono le iniziative nazionali di promozione della lettura e della scrittura collegate all’azione.Si coglie l’occasione per ringraziare i tantissimi uomini e donne che hanno operato per il buon esito della Staffetta 2015/16 e che nella scuola, nelle istituzioni e nel mondo delle associazioni promuovono l’interazione con i format che Bimed annualmente pone in essere in favore delle nuove generazioni. Ringraziamenti e tanta gratitudine per gli scrittori che annualmente redigono il proprio incipit per la Staffetta e lo donano a questa straordinaria azione qualificando lo start up dell’iniziativa. Un ringraziamento particolare alle Direzioni Regionali Scolastiche e agli Uffici Scolastici Provinciali che si sono prodigati in favore dell’iniziativa. La Staffetta di Scrittura Creativa e di Legalità Bimed/Exposcuola riceve il Patrocinio Istituzionale da:Ministero dell’AmbienteMinistero dei Beni e delle Attività CulturaliMinistero della GiustiziaSenato della Repubblica

Si ringraziano per l’impagabile apporto fornitoalla Staffetta 2015/16:

I Partner tecnici: UNISA – Salerno, Dipartimento di Informatica;

Istituto Europeo di Design - Torino;

Cartesar Spa e Sabox Eco Friendly Company;

Il partner Must:

Certipass,Ente Internazionale Erogatoredelle Certificazioni informatiche EIPASS

Partner Must Staffetta 2015/16

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By Bimed Edizioni

Dipartimento tematico della Biennale delle Arti e delle Scienze del Mediterraneo (Associazione di Enti Locali per l’Educational e la Cultura)Via della Quercia, 64 – 84080 Capezzano (SA), ITALY Tel. 089/2964302-3 fax 089/2751719 e-mail: [email protected]

La Collana dei Raccontiadiecimilamani 2015/16 viene stampata in parte su carta riciclata. È questa una scelta importante cui giungiamo grazie al contributo di autorevoli partner (Sabox e Cartesar) che con noi condividono il rispetto della tutela ambientale come vision culturale imprescindibile per chi intende contribuire alla qualificazione e allo sviluppo della società contemporanea anche attraverso la preservazione delle risorse naturali. E gli alberi sono risorse ineludibili per il futuro di ognuno di noi…Parte della carta utilizzata per stampare i racconti proviene da station di recupero e riciclo di materiali di scarto.

La Pubblicazione è inserita nella collana della Staffetta di ScritturaBimed/Exposcuola 2015/2016

Riservati tutti i diritti, anche di traduzione, in Italia e all’estero.Nessuna parte può essere riprodotta (fotocopia, microfilm o altro mezzo) senza l’autorizzazione scritta dell’Editore.La pubblicazione non è immessa nei circuiti di distribuzione e commercializzazione e rientra tra i prodotti formativi di Bimed destinati unicamente alle scuole partecipanti l’annuale Staffetta di Scrittura Bimed/ExpoScuola.

Una parte rilevante dei Racconti della Staffetta 2015/16 è dedicata alla narrazio-ne collegata alle pratiche di educazione ambientale. Da queste storie scaturisce l’annuale Festival Nazionale del Racconto Ambientale che anche nel 2016 si terrà nelle Isole Tremiti con il Patrocinio e il contributo della Riserva Marina delle Tremiti e del Parco Nazionale del Gargano

Parco Nazionale del Gargano Riserva Naturale Marina isole Tremiti

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PRESENTAZIONERisplende il sole … Di un divenire che, finalmente, dopo tanti anni di Staffetta di Scrittura permette a tutti coloro i quali interagiscono con questa straordinaria azione di poter sentire il valore di una comunità estesa e coesa in cui tutti hanno compreso come e quanto la parola può determinare evoluzione, crescita, felicità. La comunità della Staffetta, quell’insieme di bambini, ragazzi, giovani, maestri e maestre, professori e professoresse, dirigenti scolastici, genitori e scrittori cominciano, finalmente, a essere visti, dall’esterno, come l’esempio di una comunità che sta tentando, da anni, di dimostrare come attorno alla scuola possa essere possibile ri/determinare un’idea di Paese inclusivo che trova il suo humus nella condivisione di un cammino. Cosa abbiamo fatto, in fondo, nel corso di questi anni se non comunicare la straordinarietà della narrazione, il valore di un racconto che è, sempre, metafora, del cammino su cui si compie la vita di ognuno di noi. Abbiamo fatto questo… Ci abbiamo messo tanto impegno, forse abbiamo fatto degli errori, certamente ci siamo sforzati tutti insieme di rispettare le aspettative di ognuno e oggi ci troviamo di fronte a un risultato unico, mille classi distanti tra di esse mille miglia dialogano e si sentono accomunate attorno a una identità imperniata sul valore della cittadinanza. I nostri bambini, ragazzi e giovani scrivendo loro un pezzo di storia comprendono che sono, loro, i protagonisti di un futuro connotato di bene. Attorno alla Staffetta troviamo un contesto insicuro e complesso, il 2015 è stato un anno pieno di conflitti determinati dall’ignoranza e dagli squilibri a cui la nostra comunità corrisponde l’impegno nello studio e la volontà di mettersi in gioco sino a comporre con i compagni di ventura la stesura di una storia condivisa in cui tutti hanno pari diritti e tutti sentono il dovere e la responsabilità di contribuire perché… la storia possa proseguire. Mai come in quest’anno scolastico abbiamo avuto la possibilità di entrare in tante scuole interagendo, con la Staffetta, per l’ottimizzazione dell’offerta delineata nel Piano annuale della formazione scolastica e mai come in questo anno scolastico si è compreso che la scrittura e la lettura sono ineludibili per ogni contesto di

apprendimento e per ogni ambiente curriculare. In questa dodicesima edizione della Staffetta abbiamo potuto sperimentare metodologie innovative che rendono la scuola il luogo in cui, finalmente, i saperi, le conoscenze e le competenze tornano a essere avvertite come gli strumenti fondamentali per la rideterminazione di un tempo più adeguato per la vita e il rispetto della vita… Tutto questo è avvenuto perché il nostro corpo docente si è sobbarcato un lavoro immane che all’inizio ci appare sempre complesso, si tratta, verosimilmente, di recuperare il rapporto con il foglio bianco a cui non eravamo più abituati… lo abbiamo fatto, insieme, e oggi pubblichiamo oltre settanta racconti che entreranno in trentamila famiglie italiane… Con il libricino che avete tra le mani è la scuola che entra nelle nostre case facendo in modo che tutti possano sentire come e quanto l’istituzione scolastica compie il dovere quotidiano di far crescere il Paese impegnando le nuove generazioni nei processi che connoteranno il domani a cui, con la Staffetta ci stiamo dedicando.

Andrea Iovino

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Tra scrittura e innovazione

Anche quest’anno, con grande gioia, rinnoviamo la nostra partnership con Bimed per la Staffetta di Scrittura creativa e di legalità, una lodevole attività di cui ne sposiamo la mission e che vede coinvolto il contesto scolastico italiano con grande entusiasmo e partecipazione.Per noi, che da anni promuoviamo la cultura digitale a servizio dell’apprendimento, supportare un’azione di tale entità, determina una coesione non formale fatta di dirigenti scolastici, docenti, studenti e rispettive famiglie, consapevoli delle grandi possibilità che derivano dalla narrazione e dalle nuove tecnologie.Abbiamo stanziato un investimento sulla cultura digitale collegata a questo format nella convinzione che il mondo imprenditoriale e produttivo abbia il dovere di accompagnare tutti quei processi che vengono attivati per favorire l’apprendimento. L'investimento ci offre inoltre l’opportunità di rendere calda una tecnologia, asservendola al concreto bisogno di scrivere insieme il futuro della comunità globale che accoglie e accoglierà i nativi digitali.Per supportare le attività della Staffetta, abbiamo infatti progettato e realizzato la prima piattaforma digitale in grado di mettere in contatto i tantissimi studenti italiani con altrettanti studenti arabi, tedeschi, inglesi, argentini e francesi che per mezzo di questa innovazione cominciano a determinare una nuova comunità globale che trova una comune identità attorno all’immaginazione … Quella stessa immaginazione che determina il sogno e cos’è il sogno se non il racconto di quello che vorremmo fosse? Partire insomma dal concetto di favorire l’apprendimento per poi liberare il futuro e la creatività.Crediamo fortemente in questo sodalizio che consente alla partnership di promuovere la cultura digitale affianco all’arte e alle metodologie tradizionali del nostro mondo della scuola nella certezza che bisognerà, sempre di più, mettere insieme ogni utile risorsa affinchè il presente possa già contenere i tratti ineludibili di una civiltà in grado di esaltare le strategie inclusive necessarie a estendere i

Il PresidenteDomenico PONTRANDOLFO

diritti a tutto il contesto planetario. In questo Bimed è un riferimento certo che da vent’anni ottiene risultati considerevoli e oggettivi sanciti da Premi e Riconoscimenti che rendono questa Istituzione un modello per quanti intendono promuovere la cultura dei giovani.Il significato profondo della mission di Certipass è quello di creare tutti gli strumenti che permettano, prima di tutto nel contesto scolastico, universitario e professionale, di ampliare gli orizzonti della conoscenza, così da rendere la tecnologia e internet il volano dell’uguaglianza sociale. In ottemperanza alle raccomandazioni europee sull’istruzione e l’inclusione, muoviamo ogni possibile sforzo in favore della ricerca e dell’innovazione e continueremo a farlo accanto a istituzioni come Bimed, perché le innumerevoli scuole che godono il privilegio di com/partecipare le strategie pedagogiche del predetto ente possano sentirsi supportate sotto ogni aspetto e possano, inoltre, giovarsi dei progetti che giorno dopo giorno disseminiamo in ambito nazionale e internazionale proprio per creare prima e individuare dopo quelle abilità su cui poggerà il futuro globale a cui auspichiamo di poter continuare a contribuire, con gioia.

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INCIPITVERONICA TOMASSINI

Scrivo scrivo scrivo

Vorrei diventare uno scrittore. Esserlo non è un ruolo, è uno status.Cosa dovrà accadere perché io lo diventi?Lo scrittore: esserlo non è un mestiere, è un modo di stare al mondo, di raggiungere le cose, di guardarle in una prospettiva, riconoscere la luce proprio là, dove per altri cadono le ombre. Scrivere di solito è un’ossessione da estinguere, da guarire, ma non guarisce mai. D’Annunzio morì tra le sue carte, sepolto dai suoi scritti, nel suo studio da cui non usciva più. Leggevo di Sciascia, che volontariamente scelse il medesimo esilio, stufo di ascoltare le amenità, poco interessato al mondo che avanzava fuori forse. La scrittura, ho letto di loro, pretese tutto.

Nel mio piccolo universo, nella mia prospettiva di gran lunga minore, posso confermare che è vero, che la scrittura vuole tutto, proprio così. Sono sepolta anch’io, nel mio piccolo modesto universo-studio, dalle mie carte e febbrilmente china scrivo scrivo scrivo, poco interessata al resto, non per

indolenza, no affatto. Perché non c’è tempo, non c’è modo di sfuggirle, ma non sono posseduta, è un respiro la scrittura. Lo è sempre stata, la compagna, quella fedele, discreta eppure ostinata.Lo fu da quel giorno in cui aprii il diario e non sapevo cosa fosse, mi sembrava solo un regalo di compleanno scelto molto distrattamente da alcuni parenti. Non sapevo quali abissi e quali strani approdi avrei incontrato da allora, da quel giorno in cui con la mano incerta scrissi: Caserta, 7 marzo 1976, caro diario. E lo scrissi di sbieco.

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16 Betty 17Capitolo primo

Betty

Quel giorno iniziai a scrivere sul diario regalatomi dagli zii per il mio dodicesimo compleanno: davanti a quella pagina bianca rimasi a lungo, cercando di trovare la parola che mi avrebbe introdotto in un mondo che finora non sapevo esistesse. In quel mondo avrei scoperto che la fantasia non ha limiti e che anche la realtà assume una veste più affascinante.Di fronte alla pagina bianca io, Anna, non mi persi di coraggio, anzi cominciai a scavare dentro di me fino a quando nella mia testa scoppiò un Big Bang di parole, che mi costrinse a scrivere, scrivere, scrivere: le parole presero forma, diventando frasi, diventando storie.

Ho sempre amato leggere e tra i miei autori preferiti c’erano Salgari, Italo Calvino e Gianni Rodari. Grazie a loro viaggiavo con la fantasia in altri mondi e provavo emozioni uniche, ma alla fine, purtroppo, tornavo con i piedi sulla Terra. Scrisse Calvino che “l’arte di scrivere storie sta nel saper tirare fuori da quel nulla che si è capito della vita tutto il resto; ma finita la pagina, si riprende la vita e ci si accorge che quel che

CAPITOLO PRIMO si sapeva è proprio un nulla”.Scrivere era il modo in cui far passare delle “cose” attraverso di me, delle “cose” che magari venivano a me dalla cultura che mi circondava, dalla vita, dall’esperienza a cui aggiungevo quel tanto di personale che rendeva ciò che scrivevo mio e solo mio.Ogni giorno portavo il mio diario a scuola, perché per me era come un amico fidato e spesso lo mettevo sul banco, anche se sapevo che non avrei dovuto farlo, perché il richiamo di quella copertina rosa per me era troppo forte.Quante sensazioni ed emozioni nell’arco di una giornata: belle o brutte, positive o negative, indimenticabili o da dimenticare. Durante le lezioni io scrivevo, scrivevo, scrivevo e i miei compagni si incuriosivano appena mi vedevano prendere la penna in mano. In particolare Francesca, la mia compagna di banco, cominciava a distrarsi e la professoressa Rinaldi la richiamava più di una volta. Purtroppo, a quel punto, ero costretta a chiudere la porta della mia fantasia e a ritornare alle frazioni, alle espressioni e alle potenze. La sensazione di sempre, quando chiudevo quel diario, era di solitudine. Aspettavo con ansia che suonasse la campanella dell’ultima ora per poter correre a casa e riaprire le porte della mia fantasia.

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18 Betty 19Capitolo primo

Un giorno accadde qualcosa di imprevisto. Ero in gita scolastica e avevo con me il mio diario: Betty era il nome che avevo scelto. Lo tenevo chiuso nel mio zaino, sperando di poterlo usare per scrivere di quella nuova ed entusiasmante avventura. I bellissimi giardini di Ninfa, fioriti e colorati, ricchi di alberi esotici mi trasmettevano un senso di serenità e di benessere che mi portava a rimanere incantata davanti a quello spettacolo della natura, ma era lo scorrere dell’acqua del fiume che attirava particolarmente la mia attenzione.Quell’acqua limpida e gorgogliante mi invogliava a toccarla e a immergermi. La guida continuava a spiegare, ma io mi astraevo nel mio mondo fantastico e immaginavo cosa avrei potuto scrivere e inventare alla fine di quella meravigliosa giornata. Francesca, ogni tanto mi richiamava alla realtà, affinché non perdessi le spiegazioni della guida, ma per me era impossibile smettere di fantasticare e di guarire da quell’ossessione di scrivere, scrivere, scrivere.La guida ci portò a visitare una casetta ricoperta di rampicanti e fiori rosa con un piccolo ponticello che attraversava un breve fiumiciattolo. In quel momento sentii una sensazione

fortissima, che mi portò ad aprire il mio diario e a disegnare quel bellissimo paesaggio. Ero talmente incantata che non mi accorsi che il mio gruppo era già partito, lasciandomi da sola con Betty. Non c’era più traccia dei miei compagni. Non mi preoccupai più di tanto, anzi, mi venne un’idea: avanzando per il viottolo in terra battuta, disegnavo sul mio caro diario tutto ciò che vedevo lungo la strada.Continuavo a guardarmi intorno, quel posto era fantastico, pieno di alberi fioriti e vi era anche un laghetto con cigni e pesciolini rossi. Immaginavo già cosa avrei potuto scrivere, appena tornata a casa, quando, a un certo punto, vidi da lontano Christian, un mio compagno di classe con cui non avevo molta confidenza, che piangeva.Mi avvicinai a lui e gli chiesi il perché del suo piangere e lui mi rispose che aveva litigato con un suo amico, in quanto si era rifiutato di partecipare a un brutto scherzo a una compagna. Gli diedi ragione e, dopo essersi asciugato gli occhi, mi confessò che mi considerava strana perché, invece di avere dei veri amici, mi dedicavo solo ed esclusivamente al mio diario. Mentre cercavamo la classe, parlavamo delle nostre passioni

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20 Betty 21Capitolo primo

e io gli spiegai l’importanza che aveva per me Betty. In particolare gli raccontai della mia ossessione per lo scrivere e del mio sogno di diventare una scrittrice.«Quello dello scrittore non è un mestiere, è un modo di stare al mondo, di raggiungere le “cose”, di guardarle in prospettiva, riconoscere la luce, proprio là dove per gli altri cadono le ombre» gli dissi.Anche Christian mi parlò delle sue passioni e scoprii in lui una grande sensibilità. Il mio nuovo amico era alla ricerca di nuovi mondi da esplorare, studiava l’astronomia perché affascinato dalla grandezza dell’universo e dal suo mistero: da grande voleva fare l’astronauta. Mi sentii improvvisamente molto vicina a lui; entrambi cercavamo nuovi mondi da conoscere e forse tentavamo di evadere da una realtà che era per noi troppo stretta. Camminavamo chiacchierando fino a quando, in lontananza, vedemmo la nostra classe e la professoressa Rinaldi nervosa e agitata. Sicuramente ci aspettava una ramanzina senza precedenti, ma stranamente, non mi importava perché quel giorno avevo trovato un nuovo amico, perché quello era un giorno da ricordare e da raccontare a Betty.

Saliti sul pullman, presi subito posto accanto a Cristian, sotto lo sguardo allibito di Francesca e senza neanche accorgermene mi ritrovai nella nostra città. Corsi a casa e, salutando a stento i miei genitori, entrai nella mia stanza desiderosa di scrivere tutto sul mio diario, sulla scia delle sensazioni ancora vive dentro di me. Aprii lo zaino, lo rivoltai completamente, ma Betty non c’era più.

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Alla ricerca di Betty Capitolo secondo22 23

Alla ricerca di Betty

«Non c’è, non c’è, non c’è! Come può essere?» urlai.Mille pensieri mi affollavano la mente: “La mia Betty! Missing, scomparsa. Mi è stata rubata? L’ho persa? C’entra Christian?” Come un treno a folle velocità, mi passavano davanti agli occhi tutti i luoghi visitati e le cose viste durante la gita fino al ritorno a casa: gli alberi, i pesciolini, i cigni.Mentre le emozioni mi sopraffacevano, scrissi su un foglio di carta tutta la mia disperazione, cercando di dare sfogo ai miei pensieri e di soffocare la mia angoscia. Quel foglio pieno di cancellature e scarabocchi era testimone della mia disperazione.Per un attimo mi balenò per la testa che forse Betty non era altro che frutto della mia immaginazione; non era mai esistita, se non nella mia mente e nel mio desiderio di scrivere, scrivere, scrivere e di affidare ogni mia sensazione, ogni mio sentimento alle righe di una pagina.Iniziai a sospettare di Francesca e subito la informai dell’accaduto, ma la poverina, quasi cadendo dalle nuvole,

CAPITOLO SECONDO disse di non saperne niente e mi sembrò troppo sincera da non poter fare a meno di crederle. All’improvviso, ricordai di quando, mentre io e Christian stavamo camminando, fui sul punto di inciampare sul laccio sciolto della mia scarpa e quindi passai la borsa al mio nuovo compagno per potermi allacciare le scarpe. Di quell’attimo, all’improvviso, ricordai un dettaglio che fino ad allora avevo sottovalutato: nella tasca di Christian c’era qualcosa di rosso!Dopo aver terminato la conversazione con la mia compagna di banco, decisi di telefonare a Christian e, al solo suono della sua voce, capii che era nervoso e che sembrava già sapere dell’accaduto, tanto è vero che in una manciata di secondi mise giù il telefono e dopo pochi minuti me lo ritrovai a lanciare sassolini fuori dalla finestra per richiamare la mia attenzione: voleva potermi parlare senza dover passare sotto l’occhio da falco di mia madre. Con non poca esitazione e tanta paura mi calai giù attraverso la grondaia e insieme a Christian, con gli zainetti in spalla e la paura di essere scoperti dai genitori, salimmo sulle biciclette e imboccammo il vialetto.

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Alla ricerca di Betty Capitolo secondo24 25

Durante il tragitto, il mio nuovo compagno d’avventura aveva lo sguardo perso e i sospetti verso di lui salivano sempre di più, finché, sicuramente spinto dai sensi di colpa, confessò che lo scherzo di cui mi aveva parlato la mattina era rivolto a me e consisteva proprio nel rubarmi Betty.In lacrime scappai a casa. Ero arrabbiata, mi sentivo tradita e presa in giro: avevo creduto per un attimo che Christian potesse essermi davvero amico. Invece, avevo avuto l’ennesima conferma che solo dalla carta non ti devi difendere, che della carta non ti devi preoccupare: “La carta è più paziente degli uomini”, avevo letto un giorno da qualche parte.Tra i mille pensieri che mi frullavano per la testa, ce n’era uno fisso e ricorrente: avrei fatto di tutto per ritrovare la mia Betty. In preda alla disperazione, tornai a casa e, per fortuna, i miei non mi scoprirono.Mi misi a leggere. Avevo un nuovo libro di Italo Calvino, Le città invisibili, e, cullata dalle dolci descrizioni del mio autore preferito, mi addormentai.La mattina seguente, di malavoglia, andai a scuola e durante il tragitto diedi forma ai miei pensieri sotto forma di lettera

rivolta a Betty.“Cara Betty,non vedo l’ora di rivederti, senza te non so stare. Non vedo l’ora di raccontarti ciò che ho vissuto durante la gita.Qualsiasi cosa accada ho deciso che la carta e la penna saranno le mie migliori amiche. Con te posso sfogarmi, confessarti le mie paure e tutto ciò che mi rende felice”.Arrivata a scuola, raggiunsi velocemente la mia classe e la sorpresa fu vedere che Betty era proprio lì sul mio banco! Mi affrettai a sedermi e aprii il diario, dando sfogo a tutte le mie emozioni. Feci sì che la penna scivolasse sul foglio, guadagnandomi occhiatacce da professori e compagni, ma non mi importava, quando scrivevo potevo essere me stessa senza subire i giudizi di nessuno.Mi sfogai, raccontando tutto quanto successo nella giornata precedente. Non riuscivo a fermarmi, come ogni volta quando avevo una penna nella mano e un foglio di carta il flusso dei miei pensieri era inarrestabile, le emozioni prendevano continuamente il sopravvento e scrivevo pagine interrottamente. E man mano, capivo sempre di più che per me lo scrivere era come un lume che all’improvviso si accende illuminando la notte.

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Alla ricerca di Betty Capitolo secondo26 27

“Caserta 31/03/1976Cara Betty,finalmente di nuovo insieme; per un attimo mi ero sentita come un uccello senza cielo, un pesce senza mare.Non ce l’ho con Christian perché confesso che mi piace.Il suo sorriso trasmette gioia e i suoi occhi celesti che brillano mi trasmettono calore, mi ci perderei in quegli occhi blu.I riccioli castani che gli incorniciano il viso ne risaltano la pelle ambrata. Ma ora basta parlare di lui.Sei e rimarrai per sempre la mia migliore amica”.

“Caserta 3/04/1976Cara Betty,Oggi Christian si è scusato con me e questo pomeriggio ero a casa sua a studiare... Diciamo che l’ho perdonato. Christian mi ha baciata, ero emozionatissima e credo di esser diventata rossa come un pomodoro.Ero super imbarazzata. Posso confidare solo a te queste mie emozioni, poiché mi fido solo di te”.

“Caserta 10/04/1976 Cara Betty,oggi è finalmente il mio compleanno!I miei genitori hanno preparato una grande festa con tutti i miei amici. Ovviamente ci saranno anche Francesca e Christian, purtroppo con lui, dopo quel bacio, le cose non sono andate avanti e abbiamo continuato a essere amici.Sei naturalmente invitata anche tu. Ora stanno arrivando tutti, io vado. Ti racconto tutto dopo”.

“Caserta 15/04/1976Cara Betty,la festa è andata in modo spettacolare e ci siamo divertiti tutti.A scuola sono arrivati due ragazzi pakistani che ci hanno raccontato la loro storia. Sono due fratelli, Zayn e Donya, il loro paese è in guerra e sono dovuti scappare via da lì per giungere qui in Italia. Sono davvero simpatici, soprattutto Zayn! Ha gli occhi marroni, lo sguardo da cerbiatto, un enorme sorriso e i capelli tirati in un ciuffo alto e scuro. La pelle olivastra e soprattutto una luce negli occhi che non passa inosservata.Ti confesso, dato che al cuore non si comanda, non so cosa mi

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Alla ricerca di Betty28

stia succedendo, ti posso solo dire che ogni volta che vedo Zayn il cuore mi batte forte forte. L’amore non ha confini e cure e quindi auguro a me stessa di andare dove mi porta il cuore…”

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Il piano

Il cuore mi portava verso di lui, Zayn, verso i suoi occhi da cerbiatto, scuri e profondi, che a volte nascondevano una luce strana, sfuggente. Quel sentimento, a cui ancora non sapevo dare un nome, mi faceva provare un mare di emozioni che mi turbavano.

Una mattina, a scuola, durante l’intervallo, mi avvicinai a Zayn, per conoscerlo un po’ meglio: «Ciao!»«Ciao!» mi rispose lui con un gran sorriso. «La prof ha detto che vieni dal Pakistan... Da quale città precisamente?»Nessuna riposta. Silenzio.«Chiedevo... E qual è la tua città?»Niente! Nessuna risposta. Pensai di stargli antipatica e stavo già battendo in ritirata.«Mia città Islamabad… Sorry… Io capisco italiano, ma io parla meglio inglese» rispose.«Oh!» dissi sollevata «Don’t worry! Ti aiuterò io! A proposito...

CAPITOLO TERZO My name is Anna!» Una calda stretta di mano segnò l’inizio della nostra amicizia.«Why... you… your brother... siete venuti in Italia?»“Accidenti al mio pessimo inglese!” pensai.«Because in Pakistan... the war, la guerra!»Mentre parlavo con lui, rimanevo incantata da quello sguardo un po’ timido ma triste, che faceva capire più di mille parole quanto sia difficile lasciare il proprio Paese e quanto sia terribile la guerra. Il suono della campanella ci ricordò che bisognava ritornare in classe. Quella chiacchierata mi aveva fatto comprendere tante cose, prima fra tutte che dovevo aiutare Zayn a imparare al più presto l’italiano!Mentre il professore spiegava, non riuscivo a concentrarmi: nella mia mente turbinavano tanti pensieri e la mia mano corse veloce a cercare Betty, ben nascosta sotto il libro di scienze, per scrivere e fare ordine tra le mie idee confuse.Certo, io e Zayn riuscivamo lo stesso a capirci, lui con il suo italiano stentato e io con il mio inglese penoso! Però, scrivevo alla mia fedele Betty, non era la stessa cosa! Chissà cosa avremmo potuto dirci, cosa avrei scoperto sul suo Paese e sulla

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sua storia se solo avessimo potuto parlare meglio, raccontarci e scherzare.Cosa avrei potuto fare? Un’occhiataccia del professore mi convinse a chiudere immediatamente il mio diario, ripromettendomi, però, di riaprirlo appena arrivata a casa. Suono della campana: ultima ora, lezione di letteratura italiana.Uscii da scuola ancora pensierosa, accompagnata da Christian e Francesca. Ma tutto quel pensare aveva dato i suoi frutti: avevo un piano! Per aiutare Zayn e Donya, magari divertendoci, dovevo coinvolgerli in una full immersion di lingua italiana, guardando insieme film carini, ascoltando belle canzoni di famosi cantanti italiani, come Claudio Baglioni, Lucio Battisti, i Pooh, i Cugini di Campagna; prestando loro i miei libri più appassionanti, portandoli al cinema, a teatro.Rivelai il mio piano a Christian e Francesca che, con entusiasmo, accettarono di unirsi alla squadra. Non appena vidi con la coda dell’occhio Zayn e suo fratello, misi in atto la fase A: invitarli a casa mia per il pomeriggio successivo.

“Caserta 18/04/1976Cara Betty,finalmente sole! Devo raccontarti un mucchio di cose!Per ora, in letteratura italiana stiamo studiando Dante Alighieri e la sua Divina Commedia e oggi, in classe, abbiamo letto il canto V dell’Inferno, quello dedicato a Paolo e Francesca. Che capolavoro, Betty! Come riuscire a spiegarti in parole la musica di quelle terzine! La magia di quei versi, la grandezza di quell’amore!“Amor, ch’a nullo amato amar perdona, mi prese del costui piacer sì forte, che, come vedi, ancor non m’abbandona”.Parola di Francesca da Rimini! L’amore, quello vero, non lo spezza neanche la morte! Mentre leggevamo, mi sono girata e, quasi senza accorgermene, ho incrociato il suo sguardo. Lui, Zayn, ha ricambiato il mio sguardo e io sono arrossita come un peperone.“Galeotto fu ’l libro e chi lo scrisse...”All’uscita da scuola, d’accordo con Francesca e Christian, ho proposto a Zayn e suo fratello di vederci tutti da me, il giorno dopo al pomeriggio, per approfondire la nostra amicizia e aiutarli un po’ con l’italiano. Mi hanno risposto che

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prima dovevano chiedere il permesso al padre. Ma certo che accetterà! Perché non dovrebbe?Non vedo l’ora che arrivi domattina per avere la sua conferma!”

Mi aspettava invece una grande delusione! Appena entrati in classe, Zayn mi disse che lui e Donya non sarebbero venuti a casa mia, perché il padre non voleva.«Secondo mio padre, non sta bene che ragazzi e ragazze, per di più appena conosciuti, stiano insieme soli nella stessa stanza. La pensa così, sono le nostre tradizioni» mi disse. Discorso chiuso. Ero molto dispiaciuta, non capivo. Forse se avessi saputo di più del suo mondo, della sua cultura, avrei potuto trovare un altro modo.L’occasione si presentò durante l’ora di geografia, quando la professoressa Esposito invitò Zayn e Donya a raccontare qualcosa sul loro Paese, il Pakistan. Con voce rotta dall’emozione e con gli occhi pieni di nostalgia, i due fratelli raccontarono, smozzicando frasi in italiano e in inglese.Ci dissero della guerra con l’India, per il controllo della regione del Kashmir; delle bombe, dei morti, dei prigionieri. Per questo erano fuggiti.

Quel paesaggio bellissimo era stato devastato! Le altissime montagne, il famoso K2, il dolce fiume Indo, gli azzurri cieli solcati da falchi e aquile: tutto portava ormai i segni dolorosi della guerra. Ora capivo: avevo scoperto cos’era quella luce triste negli occhi di Zayn.

“Caserta 19/04/1976Cara Betty,che mattinata! Prima la delusione per il rifiuto del padre di Zayn e poi quel racconto, che mi ha colpita dritta al cuore! Perché nel mondo succedono cose così orribili e crudeli? Non è giusto!”

Il giorno dopo, durante la ricreazione, cercai Zayn. Mi sentivo più vicina a lui dopo quello che avevo saputo del suo passato. Quel ragazzo mi piaceva molto e volevo che il nostro piccolo, grande legame continuasse a crescere. Fu a quel punto che ricordai: “Galeotto fu ’l libro e chi lo scrisse...”Sì! Come avevo fatto a non pensarci? I libri potevano unirci! Gli rivelai la mia passione per la scrittura e la lettura, così gli chiesi se avesse dei libri di autori pakistani, ovviamente tradotti in italiano, da prestarmi, per esplorare di più il suo mondo.

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Rispose di sì e mi invitò a passare a casa sua dopo la scuola. Tanto suo padre a quell’ora non c’era.

“20/04/1976Cara Betty,per me scrivere è come respirare, perciò non ti sorprenderai se, per un po’, riempirò le tue pagine di rime tratte dal meraviglioso libro che mi ha prestato Zayn.Sono versi scritti dal più grande autore pakistano, Muhammad Iqbal; viene considerato il “padre del Pakistan” e chiamato “il Sapientissimo”.

“Silente davvero è la luce lunare”.“La natura tutta inebriatariposa nel grembo della notte”.“Silenti le colline, il fiume e la valle”.“Oh, mio cuore! Anche tu troppo silente,soffoca il dolore nel tuo seno e dormi”.Buonanotte, amica mia”.

La mattina seguente, prima di varcare il cancello della scuola, Christian mi fermò e mi chiese bruscamente: «Che ci sei andata

a fare, ieri, a casa di Zayn?» Restai allibita. Come lo aveva saputo e perché mi parlava così? Che fosse geloso? Ma se fra noi c’era stato solo un piccolo bacio! Gli raccontai dei libri prestati, ma lui, per tutta risposta, si voltò e andò via. Questi maschi, che cosa avranno nella testa?

“21/04/1976Cara Betty,è arrivato il momento che anche Zayn e Donya conoscano qualcosa della nostra bellissima città. Così io e Francesca abbiamo organizzato una gita fuori porta per visitare, pensa un po’, la Reggia di Caserta! Il nostro gioiello! La nostra piccola Versailles! Solo Christian ha dichiarato, imbronciato, di non voler venire con noi. Speriamo almeno che ci regga il gioco. Quale gioco? Betty! Non hai capito? Dovremo andarci di nascosto, se no, come al solito, i nostri due amici pakistani non avranno il permesso.Ci serve un mega-piano per evitare che il papà di Zayn ci scopra!”

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And I love... Zayn Capitolo quarto38 39

And I love... Zayn

“Caserta, 22/04/76Cara Betty,domani sarà il compleanno di Zayn.Sono andata nella cartoleria di Linda, l’amica di mamma, quella con dei lunghi capelli rossi che le incorniciano il viso.Ho scelto attentamente il regalo e, dopo venti minuti di incertezza, ho avuto un’illuminazione. Ho presto adocchiato un diario: la copertina e il retro non presentavano illustrazioni, ciò mi dava la possibilità di decorarlo a mio piacimento. Vi volevo trascrivere poesie di autori pakistani o qualche fiaba tipica che la madre era solita raccontare a Zayn da bambino.Per fare tutto ciò, però, dovevo documentarmi, ma nel mio libro di geografia non c’era il materiale necessario, così mi sono recata alla biblioteca comunale Alfonso Ruggero e ho cercato libri riguardanti il Pakistan. Sulla copertina ho riprodotto immagini di piante, recuperate da un vecchio libro di botanica; ho disegnato il Jasminum multiflorum bianco e il cedro dell’Himalaya. Ho disegnato

CAPITOLO QUARTO inoltre il coccodrillo, l’animale nazionale del Pakistan, il ghe-pardo e il falco, lasciando però visibile il colore verde del foglio, scelto appositamente per richiamare il colore della bandiera del Paese natale del mio amico.Però, nonostante l’impegno profuso, sentivo di dover dare qualcos’altro di mio a quel regalo; io e Zayn eravamo in ottimi rapporti, ovviamente, ma avvertivo l’esigenza di esprimergli ciò che provavo, anche a costo di perdere la sua amicizia. Volevo comunicarglielo attraverso la musica. Nella prima pa-gina ho riportato una citazione del testo di una delle canzoni dei Beatles, ‘And I love her’:

A love like oursCould never die

As long as IHave you near me

(Un amore come il nostro / non potrebbe morire mai / finché / ti ho vicino a me).

Non ero certa di quello che stavo per fare, ma sai, certe volte bisogna correre il rischio e io l’ho fatto”.

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“Caserta, 23/04/1976Cara Betty,oggi è il giorno tanto atteso: dovrò consegnare il mio regalo a Zayn, a scuola. Dobbiamo pure organizzare il nostro piano, ma come fare? Per il momento ti saluto, Betty, ti aggiorno al mio rientro da scuola, ciao!”

Suonata la ricreazione, i miei compagni uscirono dall’aula e così consegnai il mio regalo a Zayn. Lui mi dimostrò la sua gra-titudine, guardandomi con i suoi occhi da cerbiatto, dandomi un bacio sulla guancia e dicendomi: «Thanks a lot! You made me the best gift (Grazie mille! mi hai fatto il regalo più bello!)» In quel momento ci sentivamo racchiusi in una bolla, come se il resto del mondo che ci circondava fosse scomparso. Solo allora capii cosa provassi per Zayn: AMORE.Chiamai Francesca, che parlava con delle ragazze della nostra classe e le feci segno di informare Zayn del piano.«Zayn» disse Francesca «io e Anna volevamo organizzare qualcosa per te. Avevamo pensato a una gita, ma non inten-diamo rivelarti la destinazione perché si tratta di una sorpresa; tu devi solo aiutarci, distraendo i tuoi. Tuo fratello Donya lo sa

già, perciò potrete aiutarvi a vicenda».«Oh my God, ragazze, grazie per questo. Domani mio padre sarà alla fiera in piazza Gramsci, la fiera che si tiene una set-timana dopo la Pasqua. Lui andrà lì per vendere qualcosa, quindi non sarà un problema. Oggi pomeriggio posso chia-marti a casa, Anna, così ne parliamo? Ho qualche soldo per procurarmi dei gettoni, mi serve solo il tuo numero; verso le 18:00 aspettati una mia chiamata!»Francesca sarebbe venuta a casa mia per studiare, quindi avremmo unito le nostre forze: davvero una cosa fantastica!Finita la scuola, mia madre ci venne a prendere con la sua Renault 5. Io e Francesca ci guardammo e ci scambiammo un sorriso complice: eravamo davvero eccitate per quello che sarebbe successo. Alla mamma non potevo rivelare nulla, lei non avrebbe capito e poi non mi avrebbe mai permesso di andare con Francesca e uno sconosciuto alla Reggia di Caserta, la meta da noi scelta. Pranzammo; subito dopo ci alzammo e ci recammo in camera, dovevamo fingere di “stu-diare” in modo da organizzare il piano senza dare nell’occhio.Si erano fatte le 16:30 e Zayn fra un’ora e mezza si sarebbe fatto sentire.

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And I love... Zayn Capitolo quarto42 43

«Francesca, come faremo ad arrivare alla Reggia domani? Se dovessimo prendere l’autobus, ci serviranno dei soldi e io non ho risparmi. Se chiediamo a tua madre un passaggio, lei lo riferirà alla mia e così non avremo concluso niente. Ci serve dunque un piano con i fiocchi per fare tutto al meglio!» Francesca sospirò e alzò gli occhi al cielo.«Cara Anna, questa testolina è ricca di idee, io ho messo da parte 70.000 lire, dato che la nonna è solita regalarmi qualcosa ogni fine settimana. Quindi, non preoccuparti, provvederò io alla spesa».Tutto a un tratto, mia madre spalancò la porta senza bussare e io e Francesca sussultammo.«Mamma, ci hai spaventate, cosa c’è?»«Volevo solo sapere cosa state studiando di matematica in que-sto periodo... mi sembra una curiosità lecita la mia, cara signorina!»Il tono di mia mamma era così severo, da rendersi insopporta-bile certe volte.«Ehm... noi stiamo studiando il teorema di Pitagora, dobbiamo risolvere questo problema» risposi io serenamente e le porsi il mio libro.«In un triangolo rettangolo i cateti misurano 7,5 cm e 18 cm. Determina l’area del triangolo e la misura del perimetro» lesse

la mamma ad alta voce «Dai, ragazze, studiate».Mia madre doveva aver subodorato qualcosa, così, divenuta sempre più sospettosa, dopo poco tornò in camera e ci incal-zò con una raffica di domande.«C’è qualcosa che non va? Cosa mi state nascondendo? Sapete che bisogna dire sempre la verità ai genitori! Dunque, non avete nulla da dirmi?» C’era da aspettarselo: al fiuto poliziesco di mia madre non si poteva di certo sfuggire! Nonostante i suoi quarant’anni pieni, era sempre una bella donna, alta, con capelli biondi, occhi ce-rulei, ma con un carattere severo e talvolta poco comprensivo.Mille pensieri mi frullavano in testa, non sapevo se dire a mia madre della gita, avevo davvero paura che non comprendesse e non mi lasciasse andare. Alla fine, pensai di fare la cosa più giusta: le avrei detto tutto e avrei cercato in ogni modo di convincerla qualora avesse detto di no.Le uniche parole che riuscii a pronunciare con un filo logico, senza che l’ansia prendesse il sopravvento furono: «Mamma, devo parlarti».«Dimmi pure, dal tuo tono di voce sembra che qualcosa non vada, hai preso un brutto voto?»

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«No, in realtà si tratta di Zayn, il nuovo compagno pakistano di cui ti ho parlato giorni fa. Vedi mamma, suo padre non vuole che frequenti nessuno di noi e mi dispiace che rimanga senza amici, tengo molto a lui. Perciò nei prossimi giorni vorrei accompagnarlo insieme a Francesca in giro per la città. Mamma, ti prego, è qualcosa che desidero davvero tanto e ne sarei mortificata, se non avessi la tua approvazione». «Oh! Mi fa davvero tanto piacere che siate amici e che tu non porti diffidenza nei suoi confronti. Non avrei alcun timore a mandarti, mi impensierisce solo il fatto che il padre di Zayn debba esserne tenuto all’oscuro». «Non preoccuparti di questo, mamma, faremo attenzione. Comunque, non riesco a capire perché suo padre ci tratti così, come se fossimo delle persone cattive...» «Beh, non lo biasimerei affatto, sono appena arrivati in un Paese nuovo e non conoscono nessuno; è ovvio che abbia diffidenza nei nostri confronti, ma non preoccuparti, gli basterà pochissimo tempo per ricredersi su tutti noi!» «Grazie mille, mamma, non so come farei senza di te». Per fortuna era riuscita a comprendermi senza fare scenate! Se ne andò e chiuse la porta, restituendoci il libro.

Erano le 18:00, quando il telefono squillò.«Pronto, Zayn, sei tu?»«Sì, sono io, ho il piano».«Racconta» disse Francesca.«Domani dalle 10:00 alle 18:00 mio padre andrà alla fiera per vendere la sua mercanzia, io e mio fratello andremo in biblioteca alle 15:00, voi cercherete di esserci per le 14:45. Vi andrete a sedere ai tavoli vicino al settore dei libri di nar-rativa e lì ci aspetterete» disse Zayn euforico. «Poi prenderemo l’autobus delle 15:30 e andremo, ai soldi provvederemo io e Anna, voi state tranquilli perché tutto filerà liscio!» rispose Francesca.La mia amica rincasò verso le 19:00 e io mi recai in salotto, dove composi il numero di Christian dal telefono grigio scuro. Odiavo il fatto che dovessi girare tutti quei numeri!Dopo due squilli, Christian rispose.«Christian, non sai cos’è appena successo!»Lo informai del piano e gli chiesi nuovamente se ci avesse ripensato e volesse unirsi a noi.«Anna, devo andare, ciao» disse in tono secco, quindi riattaccò.

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And I love... Zayn Capitolo quarto46 47

“24/04/1976Cara Betty, il grande giorno è arrivato. Mi sono svegliata alle 10:00; ieri sera non ho chiuso occhio fino alle 01:00. Fra un po’ arriverà Francesca e pranzeremo; dopo la mamma ci accom-pagnerà in biblioteca per ‘prendere’ dei libri. Le ho detto che, di seguito, andremo un po’ in giro per la fiera. Augurami buona fortuna! A stasera, Betty!”

Francesca era già arrivata a casa mia e avevamo già finito di mangiare petto di pollo e insalata russa. Dalla cucina la mamma, con tono deciso, ci incitò a prendere le nostre cose perché a breve ci avrebbe accompagnate. Tutto sembrava procedere per il meglio.Ero in pensiero per Christian, avrei voluto tanto che lui si unisse a noi.Quando arrivammo, entrammo in biblioteca, ma non c’era anima viva. Pochi minuti dopo, arrivarono Zayn e Donya. Uscimmo dalla biblioteca e ci recammo all’edicola per comprare i biglietti del bus.Mentre secondo noi tutto andava per il giusto verso, Christian fece una cosa che nessuno si sarebbe mai aspettato da lui. Andò alla fiera con la sua bici e, furioso, cercò il padre di

Zayn e Donya: lo trovò. Il padre di Zayn e Donya era un rifu-giato di guerra. Nel 1971 c’era stata la guerra in Pakistan, lui militava dalla parte del Pakistan dell’ovest; dopo un paio di anni, con la sua famiglia si era trasferito qui perché persegui-tato. A causa di quella guerra si era procurato una cicatrice molto evidente sulla guancia; la sua carnagione era di colore mulatto e i capelli erano arruffati e brizzolati. La sua imponente stazza incuteva un certo timore; aveva occhi scuri e soprac-ciglia folte, che sembravano ancora più aggrottate per il suo cupo cipiglio. Indossava dei jeans con delle toppe alle ginoc-chia e l’ormai usurato cappotto nero sulla maglietta dell’Inter. Era solito mostrarsi burbero nei confronti di bambini e ragaz-zi, compresi i figli, mentre affabile e cortese con la clientela. Stando alle parole dei figli, era un padre e un marito intran-sigente, eccessivamente scrupoloso nel rispetto della legge e di vedute abbastanza ristrette. Agli occhi dei figli la madre giustificava tale comportamento, ricordando loro la rigorosa educazione ricevuta e il vissuto particolarmente drammatico che lo aveva segnato in maniera indelebile.La gelosia di Christian era un fattore che non avevamo tenuto in conto. Era sicuramente alterato, ma in fondo lo avremmo

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voluto con noi. Christian con la sua bici si precipitò alla fiera. Si sentiva orgoglioso di ciò che stava per compiere, come se il mio cuore fosse un premio in palio. Si avvicinò al padre di Zayn, lo salutò con educazione e dopo disse: «Sa, Zayn è proprio un ribelle. Il suo cuore batte solo per un’occidentale e proprio in questo momento, i suoi figli si trovano con lei». Le sue parole risuonarono rancorose.L’uomo era basito e nel contempo irato. Rispose a Christian, dicendogli: «Ragazzo, questa sera appena rincaserò, darò loro una bella strigliata!» Christian pensò che non avrebbe mai voluto trovarsi nei panni di quei due. I nostri sorrisi e il nostro stupore stavano per essere spiaz-zati da angoscia e rabbia, ma noi ne eravamo del tutto ignari.

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Così vicini, così lontani Capitolo quinto50 51

Così vicini, così lontani

“Caserta 24 aprile 1976 (15.25)Cara Betty,sto aspettando l’autobus alla fermata da dieci minuti e accan-to a me c’è Zayn, che sta guardando il paesaggio circostante.In momenti come questi ho il bisogno irrefrenabile di scrivere le emozioni che provo”. Aspettavo ansiosa l’autobus insieme agli altri e riposi Betty nel mio zaino.Salimmo sull’autobus eccitati di visitare insieme la Reggia di Caserta, ideata e realizzata tra il 1751 e il 1752 dal famoso architetto Luigi Vanvitelli.La Reggia di Caserta è un palazzo reale con annesso un parco. È la residenza reale più grande al mondo e i proprietari storici sono stati i Borbone di Napoli, oltre a un breve periodo in cui fu abitata dai Murat. Il Palazzo reale di Caserta fu voluto dal Re di Napoli Carlo di Borbone, il quale, colpito dalla bellezza del paesaggio casertano e desideroso di dare una

CAPITOLO QUINTO degna sede di rappresentanza al governo della capitale, che all’epoca era Napoli, e al suo reame, volle che venisse costruita una reggia tale da poter sostenere il confronto con quella di Versailles.Durante il tragitto ascoltammo alla radio S.O.S., il primo suc-cesso del gruppo svedese Abba. Improvvisamente, Zayn mi guardò e sorrise proprio nel momen-to in cui gli Abba cantavano: “The love you gave me, nothing else can save me, S.O.S.”, che significa: “Non può salvarmi nient’altro che l’amore che mi hai dato, S.O.S.”.Incrociando lo sguardo di Zayn, mi persi in quegli occhi scuri che brillavano a ogni singola nota. L’autista, coinvolto dalla canzone degli Abba, prese male una curva, facendo sob-balzare il pullman, così io e Zayn ci trovammo così vicini che le nostre labbra quasi si sfiorarono. Così vicini, eppure così lontani. Avevo le farfalle nello stomaco.Improvvisamente, l’incanto si interruppe e ci accorgemmo di essere arrivati a destinazione. Scendemmo dall’autobus e ci incamminammo verso quell’immensa struttura, coronata da meravigliosi giardini. Varcando il portone di ingresso, restammo senza fiato per la bellezza e la grandezza dello spettacolo

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Così vicini, così lontani Capitolo quinto52 53

che si mostrava davanti ai nostri occhi.Per qualche istante non riuscimmo a proferire parola, osser-vando i meravigliosi prati all’inglese, dove non era difficile immaginare le eleganti dame del passato che passeggiavano, nascondendosi dietro i loro ventagli e facendosi ombra con minuscoli ombrellini di pizzo.Il rumore dell’acqua ci guidò verso le cascate, dove ammi-rammo le bellissime statue presenti. Ci affascinò la Fontana di Cerere, un’opera in marmo di Carrara di Gaetano Salomone, che formava sette cascatelle ed era ornata di delfini e tritoni, Nereidi, le statue dei fiumi Oreto e Simeto, tutte sprizzanti alti getti d’acqua. La scultura rappresentava Cerere che sosteneva la medaglia della Trinacria. Completavano la fontana una statua di Cerere, che mostrava un medaglione con la Trinacria e tutt’intorno ninfe e draghi. Le conchiglie, i tritoni e le anfore delle due divinità a lato della Dea rappresentavano i fiumi siciliani dai quali sgorgavano forti zampilli d’acqua.Dopo decidemmo di immergerci nella bellezza della natura che circondava la Reggia. Ci fermammo a bere in una delle tante fontanelle e Zayn, felice per l’inaspettata libertà, mi schizzò l’acqua fresca, che, cogliendomi all’improvviso, mi fece indie-

treggiare e ridere felice di quell’attimo indimenticabile che non vedevo l’ora di raccontare alla mia Betty. Fremevo, avrei voluto prendere il mio diario immediatamente, scrivere per ricordare per sempre quei momenti dolcissimi, ma Zayn era vicino a me. Che fare?Presi di nascosto il diario e cominciai a scrivere.

“Cara Betty,Oggi…” Zayn mi vide, si avvicinò e incuriosito mi chiese: «Posso vedere ciò che stai scrivendo?»Mi aveva presa alla sprovvista. Cosa avrei dovuto rispondergli? Se gli avessi risposto di no, si sarebbe offeso, ma se gli avessi detto di sì, avrebbe scoperto il mio segreto, ma non potevo permettere che venisse a conoscenza di tutto in quel modo. “Voglio dirglielo io, perdendomi nei suoi meravigliosi occhi” pensai.Fui salvata dall’arrivo di Francesca e Donya, che ci stavano chiamando. Dopo aver visitato il parco ci avviammo verso la Reggia, visitammo saloni immensi ricchi di marmi e arredi preziosi. Ci incuriosirono alcuni quadri che ritraevano i nobili

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personaggi che avevano dimorato nella prestigiosa Reggia. Avevamo visto tante cose belle, eravamo stanchi e affamati e decidemmo di fare merenda in un angolo tranquillo di uno dei tanti prati della Reggia. Ci sedemmo in circolo e Donya prese il suo zainetto. Zayn invitò il fratello a offrirci le prelibatezze preparate dalla madre.«Noi abbiamo portato un dolce tipico del nostro paese, il ghulab jabun, che in pachistano vuol dire “bacche di rose” e viene consumato in momenti importanti». Mentre Zayn parlava, io non capivo più nulla, perché offren-domi il dolce, mi aveva sfiorato la mano. Avrei voluto tanto raccontare a Betty le mille emozioni che mi facevano tremare le gambe, in quel momento mi sembrava di essere Olivia quan-do guarda Braccio di Ferro. Donya poi ci offrì un bicchiere di kehwa, un tè al gelsomino squisito!Finita la merenda, ci accorgemmo dell’orario, era tardissimo, rischiavamo di perdere l’autobus!Riposti in fretta nello zaino i bicchieri e il thermos, cominciammo a correre verso la stazione degli autobus. Con nostro rammarico ci accorgemmo che l’autobus era già partito.

“Cara Betty, cosa dovevamo fare? Eravamo confusi, dovevamo contattare i nostri genitori perché, non vedendoci arrivare, si sarebbero preoccupati. Una bella gita rischiava di essere rovinata per un banale ritardo. Decisi di chiamare mia madre da una cabina telefonica, cercai un gettone ma non ne avevo. Ero in preda al panico, avevo voglia di piangere, ma un’anziana signora mi vide, si accorse della mia disperazione e mi offrì un gettone. Betty carissima, non dimenticherò mai quella dolce vecchietta! Mia madre rispose dopo qualche minuto e disse di non pre-occuparci, perché sarebbe venuta lei a prenderci lei con sua Fiat 126 amaranto”.

Quando uscii dalla cabina, Zayn era seduto su una panchina. Mi sedetti vicino a lui, mentre gli altri parlavano fra di loro. Eravamo vicinissimi e Zayn mi sembrava bellissimo. «Zayn» lo chiamai con la voce tremante e le mani che suda-vano «devo dirti una cosa… vedi… io… mi sono innamorata di te».Lui mi guardò dolcemente, si avvicinò e quasi mi sfiorò le lab-bra, quando si allontanò di scatto.

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Un uomo brutalmente lo afferrò per un braccio. Zayn non ebbe la forza di allontanarsi, abbassò il capo e si lasciò portare via da quell’uomo che urlava in una lingua sconosciuta. Io comin-ciai a tremare, il padre di Zayn mi aveva terrorizzata. Scoppiai in lacrime e attesi insieme a Francesca che mia madre venisse a prenderci.Un dubbio mi tormentava: “Come aveva fatto il padre di Zayn a sapere che eravamo lì? Chi lo aveva avvisato?”Quando rividi Zayn a scuola, non si avvicinò, non mi guardò. ”Perché si comporta così? Cosa gli ha detto suo padre?” Decisi di scrivergli un biglietto. “Caro Zayn, perché mi ignori? Sei arrabbiato con me? Io ti vo-glio bene e vorrei essere la tua ragazza. Se tu sei d’accordo scrivi SÌ, altrimenti metti NO”.Il biglietto, a mia insaputa, venne intercettato da Christian, che segnò “NO” per farci un dispetto.

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Che brutta bestia è la gelosia… Capitolo sesto58 59

Che brutta bestia è la gelosia…

Il suono della campanella segnò la fine della ricreazione e ci fece rientrare in classe, ognuno al proprio posto. Era l’ultima ora, c’era Storia col professor Luciani e l’inizio del nuovo capi-tolo sulla Rivoluzione Francese.Il riferimento a quel periodo storico, ai sovrani di Parigi e ai fatti di corte, mi riportò a quel pomeriggio alla Reggia di Caserta…Contavo i minuti che ci separavano dal nuovo suono della campanella e dalla fine di quella mattinata da dimenticare. Nel frattempo, stringevo tra le mani quel biglietto… Lo avevo quasi distrutto a furia di accartocciarlo nervosamente. Era diventato un brandello; eppure riuscivo ancora a leggerne il contenuto. E non mi capacitavo di quel “NO”, né – soprat-tutto – del comportamento di Zayn dopo la nostra gita alla Reggia. Avevo gli occhi pieni di lacrime per quella delusione così inaspettata e, a stento, riuscii a evitare che mi rigassero il volto. Che cosa avrebbe detto il professore, se mi avesse visto piangere? Cosa avrebbero pensato i miei compagni? Ma, soprattutto, cosa avrei potuto dire per giustificarmi?

CAPITOLO SESTO Dovevo resistere! Francesca, che era seduta accanto a me, mi lanciava degli sguardi interrogativi. Aveva capito che qualco-sa mi turbava, ma non sapeva ancora di quel biglietto. Anche Christian, dal suo primo banco sulla sinistra, non faceva altro che girarsi e guardare verso di me, con uno strano sorrisetto sul volto. Perché mai? Sapeva forse qualcosa del rifiuto di Zayn?Il suono della campanella arrestò, improvvisamente, quel vor-ticoso susseguirsi di pensieri nella mia testa. In un battibaleno raccolsi libri e quaderni nello zaino e mi lanciai in una corsa sfrenata verso casa. Era la prima volta che non tornavo con Christian e Francesca. Li avevo lasciati a parlare nel cortile della scuola. Rientrai a casa, ma stavo troppo male per toccare cibo e per sottopormi al consueto interrogatorio di mia madre su quanto fatto a scuola. Così mi rintanai nella mia camera. Avevo solo bisogno di scrivere, scrivere, scrivere…

“Caserta, 26 aprile 1976Cara Betty,oggi ho avuto la mia prima delusione d’amore. Zayn non vuole essere il mio fidanzato. Mi ha liquidato con una semplice X

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sulla casellina del NO, contenuta nel biglietto con cui gli ho chiesto se voleva che fossi la sua ragazza. E a quanto pare, non vuol essere neppure mio amico. Stamattina, a scuola, non mi ha nemmeno salutata. Che cosa è cambiato da ieri? Che ne è stato dei baci che ci siamo scambiati? E di quel pomeriggio alla Reggia che sembrava averci uniti così tanto? Io non fac-cio altro che pensarci ed emozionarmi… Ripenso a quando si è aperta, davanti a noi, la Sala del Trono e a quel valzer che abbiamo improvvisato, fingendoci principe e principessa al ballo di corte. Ripenso alla passeggiata, mano nella mano, tra i viali alberati dei giardini reali; alla merenda pakistana sul prato; alle risate e agli sguardi di complicità mentre gio-cavamo con l’acqua delle fontane e imitavamo le pose e le espressioni delle divinità greche che circondavano quelle vasche. Ripenso a quell’attimo in cui gli ho sussurrato di essermi innamorata di lui e al suo sguardo… I suoi occhi da cerbiatto mi sembravano dire che anche lui provava un sentimento per me… E non posso credere che da un giorno all’altro per Zayn sia tutto cambiato. O che quanto abbiamo vissuto non abbia significato nulla per lui. Forse non vuol essere il mio ragazzo per via di suo padre e della sua ostilità a creare rapporti con noi occidentali… Ma perché ignorarmi del tutto?”

Non riuscivo a dare risposta ad alcuna di quelle innumerevoli domande e una pioggia di lacrime bagnò, ancora una volta, quella pagina di diario. Due colpetti alla porta della mia stanza, mi riportarono d’un tratto alla realtà. Era mia madre che con voce squillante mi annunciava l’inaspettata visita di Christian: «Anna, ha citofonato Christian… il tuo compagno di classe… ti chiede di scendere!»“Ci mancava solo lui…” pensai tra me e me. Non ero in vena di chiacchiere, né di stare in compagnia, ma, per non essere scortese e per non fare impensierire mia madre, che già si era stranita per la mia assenza durante il pranzo, riposi Betty sotto il cuscino e, asciugando le lacrime che ancora mi inumidivano il viso, raggiunsi Christian. La sua visita mi faceva piacere e al contempo mi insospettiva. Dall’arrivo di Zayn e Donya, Christian si era allontanato da me, aveva smesso di telefonarmi per uscire e fare i compiti insieme e aveva persino rifiutato di venire alla Reggia. Era chiaro che il mio interesse e la mia amicizia coi due fratelli del Pakistan e, in particolare, con Zayn, lo avevano infastidito. E, allora, perché quella visita? Perché proprio nel giorno della mia rottura con Zayn?

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La risposta era più vicina e più ovvia di quanto pensassi.«Perdonami» disse a testa bassa «è tutta colpa mia!» Stavo scendendo l’ultimo gradino del portone di casa e rimasi interdetta.«Di che parli?» «Di Zayn, di suo padre, del biglietto» disse Christian tutto d’un fiato. Era arrossito terribilmente e non riusciva neppure a guar-darmi, né a dire altro.Lo afferrai per un braccio e, in pochi passi, arrivammo al “nostro” parco… quello in cui ci rifugiavamo dopo la scuola. Non era il caso di parlare sotto casa mia. Ci sedemmo all’ombra del “nostro” albero - un salice piangente, coi rami e le cascate di foglie rivolte verso l’erbetta – e ci accovacciammo tra le sue radici sporgenti. In giro non c’era anima viva. Aspettavo che Christian vuotasse il sacco e nel frattempo giocavo nervosa-mente con un ramoscello d’erba. «L’ho fatto solo per gelosia… da quando è arrivato Zayn, hai occhi e attenzioni solo per lui... Ma so di essere stato uno scioc-co… di aver sbagliato, di averti fatto soffrire e di aver combinato un terribile guaio» esplose a un tratto, interrompendo il silenzio di

quei luoghi. Ancora una volta, aveva detto tutto e niente.«Vuoi dirmi esattamente cos’hai fatto?» ribattei spazientita. Messo alle strette, Christian mi confessò di essere stato lui l’artefice del “NO” su quel bigliettino, dopo averlo sottratto di nascosto dal quaderno di Zayn in cui lo avevo lasciato; e, soprattutto, di aver fatto la spia col padre dei due ragazzi pakistani, informandolo della nostra gita alla reggia di Caser-ta. Ecco, come aveva fatto il padre di Zayn a trovarci alla fermata del bus!Le rivelazioni di Christian mi avevano scioccato e sensazioni contrastanti vibravano dentro me. Ero sollevata perché il rifiuto di Zayn a fidanzarsi con me non era dipeso direttamente da lui; sapevo dunque che aveva cambiato atteggiamento nei miei confronti a causa di suo pa-dre, giacché Christian gli aveva spifferato la nostra amicizia. Non mi capacitavo di quel gesto da parte di Christian! La gelosia è davvero una brutta bestia!Non ebbi reazioni nei confronti di Christian. Terminato il suo racconto, mi alzai di scatto, dicendogli soltanto: «Devo parla-re subito con Zayn» e me ne andai.

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“Cara Betty,ho appena saputo che è stato Christian l’artefice di tutto… e ho deciso di affrontare Zayn, per sapere che cosa è cambiato da un giorno all’altro, se tutto dipende da suo padre e se c’è qualche possibilità di risolvere il problema causatoci da Christian… Sto andando a casa sua. Spero di trovarlo”.

Mi incamminai verso casa di Zayn. Erano ancora le 16:30 e non correvo il rischio di incontrare suo padre. Sapevo, infatti, che ogni pomeriggio lavorava al mercato fino alle 18:00. Arrivai a destinazione e, dopo aver chiesto indicazioni all’edicolante del quartiere, individuai casa di Zayn. Corsi al citofono e, sta-vo ancora scorrendo con l’indice della mano destra i cognomi scritti sulle targhette, quando mi accorsi di una presenza alle mie spalle. Era il padre di Zayn.

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Va tutto male Betty Capitolo settimo 6766

Va tutto male Betty

A un tratto sentii una mano sulla spalla. Mi girai di scatto e davanti a me c’era il padre di Zayn, Waquar, che era tornato prima a casa perché Donya stava male. Un brivido mi attraver-sò la schiena, temevo la sua reazione. Mi guardò dritto negli occhi e furiosamente mi parlò in una lingua per me incomprensibile, ma che risultava chiara dall’e-spressione del volto trasfigurata dall’ira.Fortunatamente, prevedendo ciò, avevo chiesto al mio amico Mimì, membro dell’associazione CIDIS ONLUS, di cui anch’io facevo parte di aiutarmi. Non ascoltai le sue parole, dovevo chiarire. Mimì mi aiutò a parlare con Waquar. «Faccio parte di quest’associazione» gli dissi «che funziona ormai da più di vent’anni e opera a livello nazionale per garantire diritti e pari opportunità alle popolazioni emigrate, nonché per informare e sensibilizzare l’opinione pubblica ita-liana alla cultura dell’accoglienza.«Da sempre l’associazione considera l’obiettivo dell’integra-zione della popolazione immigrata come condizione sostan-

CAPITOLO SETTIMO ziale per la coesione sociale e la convivenza in un’Italia da tempo ormai multietnica e multiculturale». Il padre di Zayn, colpito da quel comportamento e a proposito della disponibilità da parte dei ragazzi dell’associazione di aiutarli a integrarsi, iniziò a vedere la realtà in modo diverso: forse gli italiani non gli apparivano poi così male come credeva. Temevo di aver dimenticato qualcosa, ma la sua espressione fu più che convincente, così riuscii a tranquillizzarmi. Infatti il padre di Zayn disse che avremmo potuto essere amici, era d’accordo sull’amicizia tra me e il figlio, ma nulla di più.L’incontro si era risolto meglio del previsto. Stanca ma soddi-sfatta, tornai a casa e mi addormentai di sasso. Il giorno seguente, a scuola mi avvicinai a Zayn con il sorriso timido e impacciato di sempre. Nemmeno il tempo di aprire bocca e lo sguardo di Zayn si voltò dalla parte opposta. Finita l’ora di arte, l’istinto mi portò ad avvicinarmi e a chieder-gli, forse un po’ bruscamente: «Perché non mi vuoi parlare?» All’inizio non voleva fidarsi, poi, ricordandogli la fiducia tra amici, mi portò in disparte per parlare. «My brother…» Solo allora mi accorsi che Donya non era venuto a scuola! «Donya is malato, quando noi nascere mamma died and… it’s

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Va tutto male Betty Capitolo settimo 6968

difficile but my brother soffrire di infiammazione alle arterie».Una lacrima bagnò il suo bellissimo volto. Con un cenno di compassione provai a calmarlo. Volevo piangere, ma dovevo essere forte, anche per Zayn. Quando andai a casa, subito scrissi a Betty.

“Caserta 02/05/1976Cara Betty, tieniti forte, ho una brutta notizia da darti. Zayn mi ha detto che Donya è malato. Ha una malattia che porta con sé dalla nascita. Visto che sono sua amica, con il permesso di mia ma-dre lo andrò a trovare in ospedale, anche se so che Waquar si arrabbierà”. Si aprirono le porte dell’ospedale e mi ritrovai nella sala d’at-tesa, chiesi alla reception il numero della stanza di Donya e l’infermiera mi indicò la stanza 53 del reparto di cardiologia. Chiesi all’infermiera di poter entrare e mi venne dato il permesso. Entrai e vidi Donya sdraiato sul letto con una flebo nel braccio, sentii il beep dell’elettrocardiogramma. Impacciata mi avvicinai e gli chiesi: «Come stai?»

Non ebbi risposta. A un tratto entrò Zayn, con gli occhi gonfi di pianto che quasi non mi vide. Lo salutai balbettando. Ri-cambiai con un cenno. Gli chiesi come stava. Mi rispose che non aveva voglia di parlare. Mi disse: «Vai via, è inutile, I like Francesca». Una fitta al cuore mi colpì e sentii gli occhi bruciare. Scappai, correndo più forte che potevo, e saltai in macchina di mamma che mi aspettava nel parcheggio dell’ospedale. «Che succede?» mi chiese preoccupata. Le risposi di non fare domande e di portarmi a casa. Non vedevo l’ora di sfogarmi con Betty.

“Cara Betty, mi sento soffocare, ho un nodo alla gola che non passa. I bat-titi del mio cuore sono sempre più deboli. Mi sento una morsa allo stomaco. Vorrei vomitare tutte le mie emozioni. Da quando ho conosciuto quegli occhi da cerbiatto che mi hanno portato tante gioie, a quando gli stessi occhi mi hanno ingannato. Va tutto male, Betty!” Il giorno dopo aprii gli occhi prima del previsto, ma avevo un

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dolore alla testa atroce, faceva male piangere tutta la notte. Non avevo voglia di andare a scuola, ma dovevo chiarire con Francesca. Mi riguardai allo specchio: avevo un cespuglio al posto dei capelli mossi, gli occhi azzurri erano di un rosso fuoco e il naso screpolato dal continuo sfregare contro il fazzoletto. Indossai la prima cosa che trovai nell’armadio. Iniziai a pensa-re al perché io non piacessi a Zayn. Arrivata in classe, trascorsi lì tutta la giornata come un automa, senza parlare; poi durante la ricreazione si avvicinò Zayn. Mi disse che era stato costretto da Waquar a dire che gli piaceva Francesca. Ci interruppe la prof di matematica, che disse a Zayn di avvicinarsi. Lo informò che, purtroppo, Donya era peggiorato e che il padre era venuto a prenderlo.

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Una speranza per Donya

Sebbene parlasse a voce bassa, riuscii a comprendere tutto quello che la professoressa Rinaldi stava dicendo a Zayn. Un brivido mi percorse la schiena, sarei voluta andare con lui, ma non potevo. Come un automa presi di sotto il banco la mia cara Betty e iniziai a scrivere.

“Caserta 3 maggio 1976Cara Bettynon riesco proprio a concentrarmi...Il professore parla, parla, parla, ma io non lo sento. Voglio andarmene, voglio raggiungere Zayn! Aspetto, impaziente, il suono della campanella... Il tempo sembra non passare mai. Donya potrebbe non farcela, capisci?! Betty... perché la vita si prende gioco di noi?! Non aveva forse ragione Leopardi quando diceva:O natura, o natura,perché non rendi poiquel che prometti allor?

CAPITOLO OTTAVO Perché di tanto inganni i figli tuoi?”

Il suono della campanella finalmente arrivò e, senza salutare alcuno e nemmeno Francesca, con la quale ero solita percorre un tratto di strada insieme, corsi verso casa con una corsa degna del migliore Pietro Mennea.Il portone era chiuso e mi attaccai al citofono e dopo un tempo che a me parve interminabile mamma rispose; io con voce irritata le dissi di sbrigarsi ad aprire. Aveva percepito che qualcosa non andava e la trovai sulla porta ad aspettarmi.«Anna... tutto bene? C’è qualche cosa che vuoi dirmi?»I miei occhi lasciavano trapelare la mia angoscia e senza nemmeno che le rispondessi, mi strinse a se. Quel gesto di te-nerezza mi sconvolse e le lacrime copiose iniziarono a solcare il mio volto. Mai avevo sentito mamma così vicina a me, di lei potevo fidarmi e, singhiozzando, cominciai a parlare. Per la prima volta, da quando gli zii mi avevano regalato Betty, invece di scrivere, parlai, parlai, parlai. Le parole fluivano dalla mia bocca come l’acqua di un fiume alla sorgente. Singhiozzando dissi a mamma che Donya era

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peggiorato, che non riuscivo a capire perché la vita riservasse sorprese così amare a chi già ha tanto sofferto. Desiderosa di sfogarmi, le dissi dei miei sentimenti per Zayn, della rivelazione che mi aveva fatto il giorno prima e della confessione di quella mattina.Come a proteggermi, mamma, mi strinse ancor più a sé e con voce dolce mi disse che capiva il mio stato d’animo, i miei sentimenti, e che avrebbe fatto qualsiasi cosa per alleviare i miei dispiaceri.

“Caserta 3 maggio 1976Cara Betty,eccomi qui davanti alla porta chiusa della camera di Donya, sento chiaramente il battito del mio cuore. Ero così ansiosa di venire, ma ora avverto quel doloroso nodo alla gola che non passa. Non posso farmi vedere da Donya, e ancor meno da Zayn, in queste condizioni”.

Rimasi, dinanzi quella porta, con la mia cara Betty fra le mani. Dentro di me un turbinio di emozioni: ansia, rabbia, tristezza, rancore, amore, comprensione. Avrei voluto scrivere, scrivere, scrivere. Avrei potuto riempire intere pagine del mio diario, ma

la mia mano si rifiutava di farlo. A un tratto, spinta non so neanch’io da cosa, aprii quella porta e vidi Donya con gli occhi chiusi, mi avvicinai, posai la mia mano sul suo braccio e cominciai a parlare, certa che avrebbe percepito la mia presenza e compreso quello che stavo dicendo.«Come stai? So che quella che stai attraversando è una prova difficile, ma sono sicura che riuscirai a superare anche questa battaglia. Ce la devi fare, lo devi ai tuoi genitori e anche a Zayn. Sai, è proprio di lui che voglio parlarti: I realized that what I feel for him is not just friendship, I feel in love . Ma, anche se Zayn dovesse ricambiare il mio amore, sarebbe un amore impossibile. Tuo padre non accetterebbe mai la nostra rela-zione e io non vorrei rovinare il rapporto che c’è fra di loro, che c’è fra voi».Sentivo le lacrime bagnare il mio volto, uscii dalla stanza, mi sedetti su una poltroncina in disparte e mi addormentai. A un tratto sentii qualcuno scuotermi delicatamente e una dolce voce sussurrare il mio nome. Aprii gli occhi, era Zayn che mi guardava amabilmente con i suoi occhi da cerbiatto.«Anna... what are you doing here?»

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Non volevo dire che ero lì per lui, così dissi: «Sono qui per Donya» e in fondo era quello il motivo principale che mi aveva portata là.Vidi la sua espressione rattristarsi e allora continuai, dicendo: «Anche per te». Mi sorrise, un sorriso che non vedevo da tempo, e rimasi incan-tata a guardarlo.Cercai di riprendermi e tirai fuori dalla borsa l’album sul quale avevo attaccato le foto che avevamo scattato alla Reggia di Caserta. Un po’ imbarazzata dissi: «È un piccolo pensiero da parte mia, per dimostrare a te e a Donya che vi sono vicina. Sono le foto che abbiamo scattato alla Reggia, quando tutto questo…»«Oh! Anna, noi non potere accettare, sorry, è troppo...»«This is a present per voi... vi prego di accettarlo».«Anna! Thank you very much for your present! This is fantastic! È bellissimo! Noi non avere mai ricevuto regali. Tu… essere già seconda volta. Così bello! Grazie» disse Zayn, riempiendomi di dolci sguardi.Poi, il suo sguardo diventò triste e mi disse che Donya sarebbe stato dimesso, la cura avrebbe potuto farla anche a casa. «È una bellissima notizia!»

«No, Anna! Per cura volere molti soldi e noi… non avere».Il mondo sembrò cadermi addosso, dovevo resistere. Ci dove-va pur essere un modo per aiutare Donya.Le nostre mani si sfiorarono e i nostri sguardi si incrociarono, rimanemmo così per un po’, sembrava che tutto attorno a noi si fosse fermato.Dopo aver salutato Zayn, ritornai a casa e iniziai a sfogliare tutti i libri di medicina che avevamo, cercando di capire da quale malattia potesse essere affetto Donya. Non potevo sta-re a guardare, dovevo fare qualcosa per quel mio amico che aveva già subito tante angherie dalla vita.Trovai in una pagina la “malattia di Takayasu”.Lessi “vasculite… senza polso… tratto aortico… immunosoppressori”.Non capivo e corsi dal medico di famiglia a chiedere spie-gazioni. Così come mi aveva detto Zayn, disse che era una malattia curabile, ma che necessitava di farmaci costosi.Tornai a casa più sconcertata che mai, mi stesi sul letto. Pen-sando a Donya, mi addormentai. Il mio non fu un sonno tranquillo. Sognai di Mimì, di volontari, di associazioni. Mi svegliai di scatto: “perché non ci ho pensato prima?”L’aiuto poteva venire proprio da Mimì, lo raggiunsi alla sede

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dell’associazione, entrai e senza nemmeno salutare cominciai a parlare : «Mimì, Donya è molto malato, ha bisogno del nostro aiuto. Può guarire solo se si sottopone a una cura con immuno-soppressori. Ha bisogno di soldi, tanti soldi». «Cosa pensi di fare?» mi rispose Mimì. L’idea mi balenò al momento e dissi: «Potremmo organizzare una raccolta fondi!»Mimì sembrò apprezzare l’idea. In fondo lo scopo dell’Onlus è anche questo. Per far partire questo progetto serviva però anche il permesso di Waquar. A quell’ora si trovava sicuramente al mercato e non sarebbe stato facile trovarlo fra le tante bancarelle. Trovatolo, Mimì gli disse che stavamo pensando a una raccolta fondi per aiutare Donya. Ci guardò incredulo, ma subito dopo, l’uomo brusco che avevo conosciuto, si commosse e con voce rotta dal pianto disse: « هللا كمحري»

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Dreams come true Capitolo nono80 81

Dreams come true

“7 marzo 2016Cara Betty,è passato molto tempo dall’ultima volta che ti ho scritto.Preparando le valigie per la mia nuova avventura, ti ho ritro-vata in fondo a uno scatolone.Ti porterò con me in questo viaggio che mi vede diretta in Pakistan, come a chiusura di un percorso iniziato anni fa…Il mio sogno di scrivere, scrivere, scrivere si è avverato: sono diventata una giornalista. Mentre inizialmente ero chiusa nel mio studio con la mia fedele compagna, la scrittura, col tempo ho capito di poter usare questo dono per regalare immagini di mondi lontani e complicati a chi non può visitarli.Lavoro per l’associazione CIDI Onlus e giro il mondo per rac-contare la vita di chi vive nei paesi più disagiati. Vorrei che il mondo venisse a conoscenza delle realtà di questi paesi e fare in modo che i paesi più sviluppati si interessino a loro.Adesso sto per andare in Pakistan per raccontare le difficili condizioni di vita dei bambini che vivono lì.

CAPITOLO NONO Con i miei vecchi amici non ho perso i contatti.Dopo la guarigione, grazie alla raccolta fondi, Donya è tor-nato in Pakistan per dare supporto ai suoi parenti, che hanno perso molti cari.Zayn è entrato a far parte della Onlus per aiutare i profu-ghi che continuano ad arrivare in Italia dai paesi in guerra. Racconta la sua esperienza e mette a disposizione le sue conoscenze per dare coraggio alle altre persone e spronarle a non arrendersi.Francesca si è stabilita a Ginevra e lavora per l’Alto Com-missariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, mentre Christian è diventato medico di Emergency.Quando possibile, ci incontriamo e condividiamo le nostre esperienze.La scrittura, fedele compagna di questi anni, mi ha portato a girare il mondo per far conoscere le realtà dei più deboli e con i miei amici di un tempo condividiamo la necessità di denunciare ingiustizie e disuguaglianze”.

“21 marzo 2016Cara Betty, ho scoperto che il Pakistan ha chiuso tutti gli uffici delle orga-

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Dreams come true Capitolo nono82 83

nizzazioni non governative e per me sarà difficile entrare.Il Pakistan è il decimo paese nel mondo che viola i diritti umani: pensa che il 3% delle bambine si sposa prima dei 15 anni per motivi economici e che i bambini vengono ritirati da scuola dopo pochi anni di studi!All’aeroporto, fortunatamente, ho trovato ad aspettarmi Donya e Zayn, ma anche Francesca e Christian. Insieme ci dediche-remo a uno dei miei progetti più importanti: scrivere un articolo per documentare la vita dei bambini in questo Paese”.

“11 maggio 2016Cara Betty,ho appena finito di scrivere il mio articolo e in questi giorni vissuti qui sono riuscita a capire come la vita in Pakistan possa essere difficile e dolorosa.Domani ripartirò per l’Italia, portando con me ricordi dolcissimi di queste persone.Durante questi giorni trascorsi in Pakistan sono stata con la Onlus nella città di Karachi e ho scoperto che qui si trova un orfanotrofio pieno di bambini con un passato difficile alle spalle. È incredibile cosa questi bambini abbiano vissuto. Al-cuni mi hanno raccontato la loro storia, ma in particolare mi ha

colpito Zakia, una bellissima bambina di appena dieci anni. La sua mamma è morta e l’ha lasciata col papà e due fratelli più grandi. Ha dovuto abbandonare la scuola in seconda elementare e il padre, a causa di problemi economici, aveva deciso di darla in sposa a un uomo benestante del villaggio. Per fortuna il matrimonio è stato annullato grazie all’intervento dei fratelli e ora sono tutti al sicuro in questo orfanotrofio. Presto potrà tornare a scuola e cercherà di realizzare il suo sogno: diventare dottoressa e aiutare i bambini che hanno avuto una vita difficile come la sua.Ho scritto la sua storia nel mio articolo...”

“13 maggio 2016Cara Betty, sono rientrata a casa e con i miei amici abbiamo pensato di organizzare una raccolta fondi per sostenere l’orfanotrofio di Zakia. Cercheremo di aiutare i bambini dell’orfanotrofio e Zakia a realizzare il suo sogno”.

“Cara Betty, ritrovarti è stato un tuffo nel passato.

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La scrittura, fedele compagna di questi anni mi ha portato a girare il mondo e a far conoscere le realtà dei più deboli.Non smetterò mai di ringraziare i miei zii, perché da quando ti ho scartata, ho scoperto cosa volesse dire la scrittura per me. Ora so che voglio continuare per sempre a scrivere, scrivere, scrivere perché scrivere è viaggiare senza bagagli, è parlare senza interruzioni, è aprire porte chiuse senza chiavi, è rac-contare, rappresentare, illustrare senza bisogno di immagini. È libertà, viaggio e sogno.Scrivere fa aprire gli occhi a chi li ha chiusi, perché si può sco-prire che non tutti vivono bene e che molti paesi sono afflitti da guerre. Spero che un giorno riusciremo a vivere tutti in pace. Come cantava John Lennon: Imagine all the people living life in peace”.

Betty

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Alla ricerca di Betty Il piano

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And I love... Zayn Così vicini, così lontani

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Che brutta bestia è la gelosia… Va tutto male Betty

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APPENDICE1. Betty

Istituto Comprensivo “San Tommaso d’Aquino” Salerno – classe II B

Dirigente Scolastico Annalisa Frigenti

Docente referente della Staffetta Stefania Tammaro

Docente responsabile dell’Azione Formativa Melania Izzo

Gli studenti/scrittori della classe II BFrancesca Abate, Clara Adinolfi, Ismaele Avallone, Giulio Pio Beatrice, Alessio Capriglione, Marianna Ceruso, Maria Grazia D’Amore, Giovanni De Martino, Lucia Guerrazzi, Filomena Longo, Alessandro Melfi, Alessio Milone, Matteo Santoro, Noemi Santoro, Barbara Savo, Pablo Scafuto, Rita Stanzione, Gabriella Taurisano, Gennaro Taurisano, Antonella Vallerini, Annalisa Villacaro

Il disegno è stato realizzato da Ismaele Avallone

Hanno scritto dell’esperienza: “…Ci siamo divertiti ed impegnati, ci siamo scoperti scrittori. Abbiamo lavorato tutti insieme e le idee venivano facilmente alla mente e quasi in una gara ognuno tentava con orgoglio di far prevalere la propria, ma, alla fine, siamo stati contenti di vedere il risultato frutto dello sforzo di tutti”.

Una speranza per Donya

Dreams come true

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APPENDICE APPENDICE2. Alla ricerca di Betty

Istituto Comprensivo Statale “G.Parente” Aversa (CE)

Dirigente ScolasticoEnrichetta Ferrara

Docente referente della StaffettaVincenzo Maiorca

Docente responsabile dell’Azione FormativaMaria Natale

Gli studenti/scrittori della classe II AMatteo Anatrella, Nicola Cangiano, Carolina Careddu, Chiara Confortini, Domenico Del Prete, Enza Laura Di Chiara, Francesca Di Costanzo, Angelica Di Cristofaro, Nicola Di Ronza, Antonio Fabozzo, Annabella Ferrante, Andrea Filpi, Emanuela Gargiulo, Davide Giordano, Ivonne Landolfo, Ciro Liotto, Ciro Mangini, Sara Mauriello, Tiziano Merlino, Angelo Miele, Antonella Morra, Maddalena Ornato, Vincenzo Pellone, Manuel Picone, Sara Pipola

Il disegno è stato realizzato da tutta la classe

Hanno scritto dell’esperienza:“…È stata un’esperienza molto interessante, ha dato modo di esprimerci e lavorare con fantasia, senza essere legati a schemi prestabiliti. È stato bello, ma soprattutto istruttivo il cimentarsi e spaziare tra racconto e diario.”

3. Il piano

Istituto Comprensivo di Tremestieri Messina - Scuola Sec. di I grado “Gaetano Martino” - classe II F

Dirigente Scolastico Giuseppina Broccio

Docente referente della Staffetta Marina Leoncini

Docente responsabile dell’Azione Formativa Rosaria De Salvo

Gli studenti/scrittori della classe II FGiulia Anselmo, Mariano Benedetto, Emanuele Bitto, Aurora Burrascano, Veronica Cannavò, Tania Di Blasi, Aurora Fallica, Giulia Fedele, Giovanna Gemellaro, Angelica Grioli, Eleonora La Rosa, Rosaly Maiorana, Francesco Melita, Gabriele Melita, Alessandro Messina, Francesca Musicò, Giuliana Romano, Crisitina Saffioti, Manuela Silipigni, Sebastiano Sisalli, Carmelo Tareno, Laura Tornese, Valerio Zinnanti

Il disegno è stato realizzato da Eleonora La Rosa, Mariano Benedetto, Giuliana Romano, Aurora Burrascano

Hanno scritto dell’esperienza: Questo progetto è risultato divertente, interessante,piacevole, ma anche leggermente impegnativo. A noi è piaciuto perché abbiamo lavorato insieme e ci siamo conosciuti meglio (SisalliS.,Burrascano A., Grioli A., Anselmo G.). Ci è piaciuta l’idea di realizzare il capitolo di un libro e di aver collaborato tra noi compagni, come non avremmo mai pensato di poter fare ( La Rosa E., Tornese L., Maiorana R., Gemellaro G.). A noi sembrava che scrivere un libro fosse difficile, ma appena abbiamo iniziato, la nostra mente si è aperta e alla fine è stato abbastanza facile, appassionante e divertente (Benedetto M., Bitto E.,Melita G.). Questa esperienza ci è piaciuta molto perché abbiamo collaborato tutti insieme! ( Romano G., Silipigni M., saffioti C., Melita F.). Per noi è stata una bellissima esperienza nella quale ci siamo divertiti molto. Abbiamo espresso i nostri pensieri e la nostra fantasia (Di Blasi T., Fedele G., Zinnanti V., Fallica A.). Questa esperienza ci è piaciuta molto perché abbiamo avuto modo di partecipare a un progetto nazionale e creativo (Musicò F., Cannavò V., Messina A., Tareno C.)

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APPENDICE APPENDICE4. And I love... Zayn

Istituto Comprensivo Giarre (CT) - gruppo misto classi II G - III CEGI

Dirigente ScolasticoRossana Maletta

Docente referente della StaffettaAnna Castorina

Docenti responsabili dell’Azione FormativaFrancesca Bruno, Anna Castorina, Elisa Mannucci, Grazia Pavone

Gli studenti/scrittori del gruppo misto classi II G - III CEGIJustin Anonuevo, Valentina Belfiore, Veronica Bindi, Aurora Calabretta, Chiara Carcione, Marika Cardillo, Alberto Casabona, Maria Greta Cerniglia, Giorgia Colicchia, Marina Cozzubbo, Francesco Fichera, Gabriele Finocchiaro, Gloria Fresta, Lorena Galvagno, Delia Giurato, Valerio Lizzio, Giulia Marcinnò, Giulia Marino, Giordana Montesilvano, Salvatore Musumeci, Veronika Panebianco, Valeria Patanè, Giorgia Pistorio, Maria Rita Puccio, Francesca Triolo, Flavio Zangrilli

Il disegno è stato realizzato da tutto il gruppo misto

Hanno scritto dell’esperienza:“…Giunti alle ultime battute di questa nostra “fatica”, corre l’obbligo di farne un bilancio. E’ stato stimolante sguinzagliare la fantasia ed immedesimarsi in alcuni dei personaggi che popolano la storia, a tal punto da provarne le emozioni. Guidati dalle nostre insegnanti, abbiamo “confezionato” un capitolo che promuovesse valori quali: l’amicizia, la lealtà, l’accettazione dell’altro, tutti valori questi che ci ritroviamo a vivere nella nostra realtà sociale, destinata a diventare ogni giorno più multiculturale. Facendo tesoro del tema suggeritoci, abbiamo volutamente messo da “parte” i sussidi tecnologici, per abbandonarci ad una visione più genuina dei rapporti interpersonali, di cui scoprire altre sfaccettature.Tale esperienza ci ha permesso, altresì, di vivere in armonia momenti socializzanti e di occupare i nostri pomeriggi in modo alternativo a quello usuale, dedicandoci ad un lavoro che, seppur faticoso, si è rivelato gratificante e costruttivo.Sperando di aver compiuto al meglio la nostra missione, ci dichiariamo pronti a vivere una nuova avventura!”.

5. Così vicini, così lontani

Secondo Istituto Comprensivo “A. De Gasperi” Aci Sant’Antonio (CT) – gruppo misto – classi III E/M/N

Dirigente Scolastico Silvana Di Bella

Docente referente della Staffetta Patrizia Salvatrice Furnari

Docenti responsabili dell’Azione Formativa Patrizia Salvatrice Furnari, Nicolina Maria Finocchiaro

Gli studenti/scrittori del gruppo misto classi III E-Gabriele Amico, Grazia Borzì, Riccardo Lanzafame, Sergio Licciardello, Desirée Spina, Francesco Pappalardo, Luana Tomarchio, Paola PreviteraIII M - Giada Coco, Alessandro Consoli, Daniele Cunoci, Caterina D’Agata, Giuseppe Faro, Veronica Presti, Simone Prestianni, Anna Russo, Simona TomarchioIII N - Germano Castorina, Thomas Corvaia, Anna Grasso, Giada Massimino, Emanuele Nastasi, Fabrizio Platania, Cristina Quattrocchi, Marianna Rapisarda, Giada Scuto

Il disegno è stato realizzato da Caterina D’Agata, Anna Russo( III M), Emanuele Nastasi (III N)

Hanno scritto dell’esperienza: “…I ragazzi delle tre classi partecipanti hanno aderito con gioia al progetto che è riuscito a coinvolgere e motivare alunni di classi e plessi diversi. Tutti hanno portato il proprio contributo che ha consentito la realizzazione del V capitolo. È da dolare la sinergia e la collaborazione che è sorta fra tutti i partecipanti. Il progetto è stato portato avanti nonostante le continue defezioni dovute all’influenza che ha colpito alcuni membri del gruppo (alunni ed insegnanti). Alcuni hanno partecipato solo alla fase iniziale altri solo a quella finale, i fortunati sono stati presenti per tutta la durata dell’attività”.

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APPENDICE APPENDICE6. Che brutta bestia è la gelosia…

Istituto Comprensivo “I Zumbini” Cosenza – classe III C

Dirigente Scolastico Maria Gabriella Greco

Docente referente della StaffettaFrancesca Stumpo

Docenti referenti dell’Azione FormativaRosa Magnelli

Gli studenti/scrittori della classe III CStefan Jenica Bors, Francesca Brescia, Mattia Brogno, Alessandro Bruni, Francesco Carbone, Giuseppe Carbone, Emanuele Caridà, Mirko Catavero, Valeria Chiappetta, Carmen Crisci, Matteo De Paola, Flavia Adele Gagliardi, Giuseppina Serena Gardi, Giuseppe Maria Maiuri, Denys Melkov, Diego Sardone, Lavinia Georgiana Tatu, Paola Tocci, Gloriya Dilova Todorova, Antonio Torchia

Il disegno è stato realizzato da Flavia Adele Gagliardi, Diego Sardone

Hanno scritto dell’esperienza:“…Partecipare alla staffetta di scrittura creativa, per noi alunni, è stata un’esperienza entusiasmante e divertente perché ci ha aiutati ad esprimere la nostra fantasia. Ci siamo cimentati nello scrivere il VI capitolo che abbiamo intitolato “Che brutta bestia è la gelosia”. La storia ci è sembrata subito intrigante, avvincente, a partire dall’ incipit, che si prestava ad una narrazione molto fantasiosa e con colpi di scena.Come insegnate ho notato che tutto il gruppo classe ha collaborato attivamente nella stesura del capitolo riuscendo a carpire gli stimoli predisposti da coloro che hanno operato in precedenza”.

7. Va tutto male Betty

Istituto Comprensivo “Gaetano Parente” Aversa (CE) - classe III E

Dirigente Scolastico Enrichetta Ferrara

Docente referente della Staffetta Maria Lucia Cangiano

Docente responsabile dell’Azione Formativa Stefania Cecala

Gli studenti/scrittori della classe III E Fiorentino Cardillo, Giandonato Francesco Caserta, Antonio Cervo, Sirio Cipullo, Mariapia Di Antonio, Rossella Di Ronza, Claudia Farinaro, Giuseppe Ferrara, Ales-sia Franzese, Giovanna Gravino, Sara Greco, Raffaele Lettera, Ciro Limone, Sara Malek, Mariarita Motti, Eduard Paul Muraru, Valerio Nappa, Mario Pagliuca, Mario Rafaniello, Aurelio Romano, Francesca Stabile, Davide Terracciano, Nicol Russo

Il disegno è stato realizzato da Claudia Farinaro, Sara Greco, Raffaele Lettera, Valerio Nappa

Hanno scritto dell’esperienza: “…Questa esperienza è stata travolgente. Ci ha riuniti tutti insieme e abbiamo im-parato a collaborare. Ci siamo confrontatai sia tra di noi e sia con la prof.Il capito-lo è risultato pieno di emozioni, pieno di noi stessi. E’ stata un’esperienza bellissima perchè per la prima volta ci siamo sentiti scrittori”.

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APPENDICE APPENDICE8. Una speranza per Donya

Istituto Comprensivo Statale Carapelle (FG) - classe III B

Dirigente Scolastico Anonella Lo Surdo

Docente referente della Staffetta Susanna Placentino

Docenti responsabili dell’Azione Formativa Susanna Placentino, Sonia Sarcone

Gli studenti/scrittori della classe III BImen Ayari, Stella Brattoli, Rocco Capocchiano, Pierluigi Cirillo, Francesco Pio Cucchiaro, Simona Cucchiaro, Gabriele Di Carlo, Nicola Di Leo, Rosa Festo, Martina Gambino, Giovanni Fiore, Rossella Giorgi, Giulia Giornetti, Dafne La Mamma, Denise La Manna, Pasqua Londino, Alessandro Lorenzetti, Giorgia Mariani, Gabriele Nigro, Matteo Piemontese, Antonio Ricci, Raffaele Sangiovanni, Elena Spadavecchia, Ilenia Spa-gnuolo, Stefano Squitieri

Il disegno è stato realizzato da Martino Gambino

Hanno scritto dell’esperienza: “…Scrivere un tassello di questo libro, è stato come una piccola avventura. Le no-stre capacità creative sono cresciute, tutti ci siamo impegnati per riuscire a mettere nero su bianco i nostri pensieri. Cosa di non minor importanza è che il lavorare in gruppi ci ha costretti a collaborare, a condividere idee per la realizzazione di un unico scopo”.

9. Dreams come true

Istituto Comprensivo Pescara 7 – Scuola Secondaria di I grado “Antonelli” Pescara - classe III C

Dirigente Scolastico Assunta D’Emilio

Docente referente della Staffetta Claudia Rabottini

Docente responsabile dell’Azione Formativa Barbara Meccia

Gli studenti/scrittori della classe III CRebecca Antonelli, Simone Baldassarre, Laura Barbagallo, Paola Binetti, Alessia D’onofrio, Aurelio Delfini, Federico Delli Gatti, Kimberly Di Campli, Elena Di Domizio, Sofia Eugeni, Lorenza Febbo, Benedetta Felizzi, Davide Fringuelli, Andrea Mabrucco, Lorenzo Morelli, Arianna Moretta, Benedetta Paccamiccio, Gaia Pangiarella, Martina Piccininno, Giorgia Pignoli, Danilo Salle, Antonio Scopino, Sara Scurti, Ilaria Siracusano, Beatrice Terrenzio

Il disegno è stato realizzato da Arianna Moretta

Hanno scritto dell’esperienza: “…La nostra esperienza è stata molto positiva. Ci è piaciuto il tema dello scrivere, scrivere, scrivere che ci ha spinti a pensare e a fare ricerche per sapere di più sulla scrittura, ma anche sul Pakistan, sui grandi autori e sugli anni ’70. Ci siamo divertiti e abbiamo imparato cose nuove.Abbiamo capito che da regali che possono sembrare banali, come un diario, si posso-no raggiungere grandi obiettivi, infatti Anna è diventata giornalista! I sogni con l’impe-gno possono diventare realtà.Abbiamo imparato molto sul Pakistan: lì molte persone vivono in povertà e in condizioni disagiate.Abbiamo imparato ad usare le ricerche non solo per le interrogazioni, ma anche per creare qualcosa di originale e divertente.Lavorando in gruppo ci siamo confrontati, ognuno esponeva le proprie idee e lavorando insieme e unendo tutte le nostre considerazioni siamo riusciti a creare un capitolo molto bello. Siamo contenti e orgogliosi di aver concluso la Staffetta”.

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NOTE INDICEIncipit di VERONICA TOMASSINI ...................................... pag 13Cap. 1 Betty ............................................................................. pag 15Cap. 2 Alla ricerca di Betty ............................................... pag 21Cap. 3 Il piano ........................................................................ pag 29Cap. 4 And I love... Zayn .................................................... pag 37Cap. 5 Così vicini, così lontani… ................................... pag 49Cap. 6 Che brutta bestia è la gelosia… ..................... pag 57Cap. 7 Va tutto male Betty ................................................. pag 65Cap. 8 Una speranza per Donya ..................................... pag 71Cap. 9 Dreams come true .................................................... pag 79Appendici .................................................................................. pag 85

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Finito di stampare nel mese di aprile 2016dalla Tipografia Gutenberg di Fisciano (SA), Italy

ISBN 978-88-6908-165-1

Staffetta di Scrittura Bimed/Exposcuola 2015/16

I libri per ragazzi scritti dai ragazzi.

Racconti che rendono i bambini e i giovani scrittori protagonisti di un’attività che coinvolge l’Italia in una fantastica avventura che, grazie alla scrittura, determina di volta in volta un filo che accomuna, unisce, coinvolge l’attorno…

Bimed Edizioni

Il racconto viene pubblicato all’interno della Collana annuale della Staffetta di Scrittura Bimed/Exposcuola, un format che guarda al racconto come a un “bene…” di fondamentale rilevanza per la formazione delle nuove generazioni in grado di determinare relazioni, confronto, contaminazioni, interazione, crescita comune e tanto altro ancora…

www.bimed.net

Nel giorno del suo dodicesimo compleanno, gli zii regalano ad Anna un diario. È così che, con mano incerta, lei inizia a scrivere. L’amata Betty, il diario ricevuto in regalo, è a un tempo confidente, amica e testimone di un’intera vita: amori e delusioni, sogni e aspirazioni; tutto scritto, tutto vissuto con passione.

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VERONICA TOMASSINI

Siciliana, di origini umbre. Ha collaborato con il Quotidiano La Sicilia – dal 1996 al marzo 2013. Esordisce con il romanzo “Sangue di cane”, Laurana editore, nel 2010. Nei suoi scritti tornano spesso am-bientazioni suburbane, storie intestine e periferiche. Di recente ha partecipato al Dizionario Affettivo di Matteo B. Bianchi, un suo racconto è presente nell’antologia edita da Transeuropa, “Love out”, mentre per la collana digitale Zoom di Feltrinelli nel luglio 2012 è uscito il mini-ebook dal titolo “Il polacco Maciej”. Collabora con Il Fatto Quotidiano dove cura un blog. Partecipa con un suo testo all’antologia “La formazione della scrittrice”, edito da Laurana, curata da Chicca Gagliardo e Gabriele Dadati, per un’idea di Giulio Mozzi, uscita nel maggio 2015.