Thomas Schael: Liste d’attesa e nuovo piano nazionale 2010-2012 della Conferenza Stato-Regioni

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a cura di primo piano 26 e-HealthCare - n o 13 Luglio/Agosto 2011 Thomas Schael Dirigente Fondazione Opera San Camillo Direttore Dipartimento Sanità Eurispes Lombardia I l signor Rossi ha bisogno di un esame cardiologico, diciamo non vitale, ma neanche procrastinabile in eterno. Il medico di medicina generale lo indirizza verso uno specialista ambulatoriale che visita sia nell’ospedale pubblico dell’ASL, che privatamente in intramoenia. Presso il CUP aziendale, ci sono 60 giorni di attesa. Privatamente, e a pagamento, c’è posto con lo stesso specialista la settimana successiva – con l’accesso al reparto in caso di necessità facilitata. Questa, purtroppo, è la realtà con cui molti cittadini italiani si confrontano quotidianamente. Tutto questo induce a genera- re un servizio al cittadino ogni tanto tardivo, e talvolta anche scadente (con notevole differenze anche da ASL ad ASL e da Regione a Regione del nostro Paese). La disparità tra liste d’at- tesa pubbliche, attesa per visita in struttura convenzionata e la visita privata apre, nostro malgrado, spazio anche a episodi di corruzione (“mi paghi e ti faccio passare”) o di corsie preferen- ziali all’italiana (“per fortuna ho un amico/parente in ospedale che mi fa entrare”). Per quanto riguarda la possibilità degli italiani di far fronte alle prestazioni private pagando di tasca loro, la cosiddetta spesa out-of-pocket, già lo scorso anno le famiglie hanno ridotto la spesa privata facendo registrare un ritorno alla sponda pubbli- ca. Secondo il Censis nel 44° rapporto annuale sulla situazione sociale del Paese, il 35,1% di famiglie ha dichiarato di essersi rassegnata alla lunghezza delle liste d’attesa senza poter optare per la sanità privata; quota che raggiunge il 51,9% per i Liste d’attesa: Nuovo piano nazionale 2010 – 2012 della Conferenza Stato - Regioni

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Le liste d’attesa sono un tema spinoso, sul quale la sensibilità dell’opinione pubblica è spiccata, e la demagogia è stata esercitata. Sia le associazioni dei cittadini che politici e sindacalisti criticano chi gestisce la sanità pubblica pensando che non si stia intervenendo sul tema. Sappiamo bene quanto la questione sia complessa, come vi si confrontino tutti i Paesi europei e quanto sia stata oggetto di ripetuti interventi, basati sulla logica del proclama più che su azioni concrete. Una prima considerazione riguarda la necessità di sottrarsi alle due posizioni estreme che caratterizzano, spesso, il dibattito su questo tema. Ad un estremo c’è chi, con un po’ di demagogia e tanta propaganda, sostiene di poter tirar fuori la bacchetta magica e risolvere la questione, come se si trattasse di un aspetto che può essere completamente scorporato dal resto del complesso sistema sanitario pubblico. All’altro estremo quanti, con un fare un po’ rassegnato e fatalistico, sostengono che non c’è soluzione, che le liste d’attesa sono ineliminabili e qualunque sforzo è destinato all’insuccesso. È evidente che non possiamo consentirci né l’una né l’altra posizione. Ma le lunghe attese che la maggior parte dei cittadini italiani devono affrontare ogni giorno per visite ed esami potrebbero terminare a breve. È questo l’auspicio che arriva dal Governo, che recentemente ha varato il Nuovo Piano Nazionale di Governo delle Liste d’Attesa (PNGLA). Un Piano ambizioso, che suddivide le prestazioni in 4 classi di priorità (urgente, a breve, differibile e programmata), fissa un tetto di 30 giorni per le visite, individua 58 prestazioni da monitorare e crea percorsi diagnostico-terapeutici per le patologie cardiovascolari e oncologiche. Per migliorare l’efficienza delle gestione delle liste d’attesa esiste anche il Cup-Recall. Una telefonata per ricordare l’appuntamento con il medico – il processo di Cup Recall per comunicare appunto agli assistiti la scadenza di una prestazione sanitaria specialistica permette di incidere sull’ottimizzazione delle liste di attesa producendo parecchi benefici di ordine economico e qualitativo. Oltre a migliorare la percezione del livello del servizio offerto al cittadino, aumenta il numero delle prestazioni erogate dai vari ambulatori. Si tratta di fornire un servizio automatico nell’ambito della conferma o disdetta di prestazioni sanitarie da parte del cittadino sia da telefono fisso che mobile per complementare l’attuale servizio a sportello o con operatore su numero verde, aggiungendo funzioni di promemoria per visite specialistiche. Con i bilanci tesi le aziende fanno fatica a destinare degli operatori umani del Cup a tale servizio, ma oggi esistono soluzioni tecnologiche che rendono il Cup Recall fattibile a costi marginali relativi al valore perso di una visita ambulatoriale.

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a cura di

primo piano

26 e-HealthCare - no 13 Luglio/Agosto 2011

Thomas Schael Dirigente Fondazione Opera San Camillo Direttore Dipartimento Sanità Eurispes Lombardia

Il signor Rossi ha bisogno di un esame cardiologico, diciamo non vitale, ma neanche procrastinabile in eterno. Il medico di medicina generale lo indirizza verso uno specialista ambulatoriale che visita sia nell’ospedale pubblico dell’ASL, che privatamente in

intramoenia. Presso il CUP aziendale, ci sono 60 giorni di attesa. Privatamente, e a pagamento, c’è posto con lo stesso specialista la settimana successiva – con l’accesso al reparto in caso di necessità facilitata.Questa, purtroppo, è la realtà con cui molti cittadini italiani si confrontano quotidianamente. Tutto questo induce a genera-re un servizio al cittadino ogni tanto tardivo, e talvolta anche scadente (con notevole differenze anche da ASL ad ASL e da Regione a Regione del nostro Paese). La disparità tra liste d’at-tesa pubbliche, attesa per visita in struttura convenzionata e la visita privata apre, nostro malgrado, spazio anche a episodi di corruzione (“mi paghi e ti faccio passare”) o di corsie preferen-ziali all’italiana (“per fortuna ho un amico/parente in ospedale che mi fa entrare”).Per quanto riguarda la possibilità degli italiani di far fronte alle prestazioni private pagando di tasca loro, la cosiddetta spesa out-of-pocket, già lo scorso anno le famiglie hanno ridotto la spesa privata facendo registrare un ritorno alla sponda pubbli-ca. Secondo il Censis nel 44° rapporto annuale sulla situazione sociale del Paese, il 35,1% di famiglie ha dichiarato di essersi rassegnata alla lunghezza delle liste d’attesa senza poter optare per la sanità privata; quota che raggiunge il 51,9% per i

Liste d’attesa: Nuovo piano nazionale 2010 – 2012 della Conferenza Stato - Regioni

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Governo delle Liste d’Attesa (PNGLA). Un Piano ambizioso, che suddivide le prestazioni in 4 classi di priorità (urgen-te, a breve, differibile e programmata), fissa un tetto di 30 giorni per le visite, individua 58 prestazioni da monitorare e crea percorsi diagnostico-terapeu-tici per le patologie cardiovascolari e oncologiche.E che potrebbe portare ad una sorta di rivoluzione positiva, considerato che in base all’ultimo rapporto del Tribunale per i Diritti del Malato nel nostro Paese per un’ecografia all’addome si deve aspettare fino a 340 giorni, per una Tac circa 220 giorni, 1 anno per un interven-to di chirurgia generale e 18 mesi per l’ortopedia.Il tempo massimo, entro il quale le strut-ture pubbliche e quelle private accredi-tate di ogni singola Asl dovrebbero ga-rantire le prestazione di primo accesso, considerate di garanzia per alcuni tipi di patologie, sono per la visita oncologica 15 giorni; mamografia, Tac all’addome,

livelli economici bassi e il 42,8% per i ceti medio-bassi. In tempi di crisi la gente torna all’ASL – e le risorse economiche del SSN già scarse devono essere usate per una crescente domanda.

Una qUestione di responsabilità non risolta

Le liste d’attesa sono un tema spinoso, sul quale la sensibilità dell’opinione pubblica è spiccata, e la demagogia è stata esercitata. Sia le associazioni dei cittadini che politici e sinda-calisti criticano chi gestisce la sanità pubblica pensando che non si stia intervenendo sul tema. Sappiamo bene quanto la questione sia complessa, come vi si confrontino tutti i Paesi europei e quanto sia stata oggetto di ripetuti interventi, basati sulla logica del proclama più che su azioni concrete. Una prima considerazione riguarda la necessità di sottrarsi alle due posizioni estreme che caratterizzano, spesso, il dibattito su questo tema. Ad un estremo c’è chi, con un po’ di demago-gia e tanta propaganda, sostiene di poter tirar fuori la bac-chetta magica e risolvere la questione, come se si trattasse di un aspetto che può essere completamente scorporato dal re-sto del complesso sistema sanitario pubblico. All’altro estremo quanti, con un fare un po’ rassegnato e fatalistico, sostengono che non c’è soluzione, che le liste d’attesa sono ineliminabili e qualunque sforzo è destinato all’insuccesso. È evidente che non possiamo consentirci né l’una né l’altra posizione. I citta-dini si aspettano soluzioni concrete in tempi ragionevoli per un problema che mette in discussione, se non affrontato, il loro stato di salute. È altrettanto evidente che il tema è strettamen-te intrecciato con una serie di altre questioni, prima fra tutte quella dell’appropriatezza delle prescrizioni, che chiama in causa l’esercizio di una responsabilità precisa da parte di tutti gli attori e, in particolare, da parte di medici prescrittori e dei cittadini.La comunità scientifica e professionale è chiamata ad eser-citare fino in fondo la propria responsabilità, dicendo chiara-mente cosa è appropriato e cosa non lo è in termini di presta-zioni diagnostiche, e a tenerne conto, nei limiti del possibile. Se avremo il coraggio di fare spazio ad una robusta cultura della valutazione e della misurazione dei risultati, questo compito ri-sulterà, via via, relativamente più agevole, perché riusciremo a guardare al sistema, come è giusto che sia, in termini di risultati di salute conseguiti, piuttosto che di mero erogatore di una sommatoria di prestazioni.

stop alle liste d’attesa dal Governo

Ma le lunghe attese che la maggior parte dei cittadini italiani devono affrontare ogni giorno per visite ed esami potrebbero terminare a breve. È questo l’auspicio che arriva dal Gover-no, che recentemente ha varato il Nuovo Piano Nazionale di

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diverse procedure di gestione dell’erogazione, degli accessi e delle relative informazioni, supportando modalità di program-mazione dell’offerta e comunicazione ai cittadini. Tale sistema consente di facilitare l’accesso alle prestazioni sanitarie e di monitorare la domanda e l’offerta complessiva, attraverso idonei strumenti di analisi, che forniscano informazioni rilevanti ai fini del governo delle liste di attesa.Il Cup dell’ASL dovrebbe gestire una sola agenda di preno-tazione che tenga conto delle disponibilità esistenti presso le strutture pubbliche e presso quelle convenzionate private. L’obiettivo è anche quello di garantire che le strutture private accreditate, che non hanno superato il tetto di spesa con-cordato con la Regione di riferimento, possano continuare a erogare prestazioni.

empowerment e responsabilità del cittadino

D’altro canto è necessaria un’azione di empowerment nei confronti dei cittadini, per consentire loro di non aderire, consapevolmente, a forme di consumismo sanitario, ed essere attenti ad adottare comportamenti che non concorrano a produrre sprechi (pensiamo alle visite prenotate e non di-sdette, che tolgono spazio ad altri, o agli esami eseguiti dei quali non vengono ritirati i referti). Sicuramente la presenza di tempi di attesa consistenti è una forte spinta a prenotare in più posti, per tentare la “sorte” di una prestazione più vicina nel tempo, ma è altrettanto certo che si dovrebbe responsabiliz-zare il cittadino a disdire quelle prenotazioni che non verranno utilizzate. Il fenomeno del “no-show” è largamente diffuso – per esempio il drop-ot sulle prime visite nel privato accreditato dell’Ausl di Bologna mostra che in media un cittadino su sei non si presenta.Il sistema sanitario dovrebbe prevedere forme facilitate ed ac-

risonanza magnetica al cervello, tronco encefalico, pelvi, prostata e vescica 60 giorni; ecografia ad addome e mam-mella 60 giorni; endoscopia, colonsco-pia, esofagogastroduodenoscopia 60 giorni. Anche le prestazioni relative ad area cardiovascolare, materno infantile e geriatrica dovrebbero essere garantite tra i 30 e i 60 giorni.I tempi massimi di attesa, purtroppo, saranno rispettati soltanto per le prime visite ed i primi esami diagnostici indi-cati nel Piano di Governo. Sono inoltre escluse dal Piano le prestazioni di con-trollo e quelle di prevenzione (screening). Le prestazioni che rientrano nel piano di contenimento dovranno essere garanti-te, secondo i tempi stabiliti, al 90 % degli utenti che ne fanno richiesta.Altra novità interessante per i cittadini: quando la lista d’attesa è molto lunga e non è possibile effettuare una prestazio-ne entro i tempi massimi stabiliti, previo consenso della propria ASL di riferimento, il cittadino potrà usufruire della presta-zione in regime intramurario versando soltanto la quota del ticket (se dovuta).L’erogazione di prestazioni adeguate alle necessità di cura degli assistiti entro tempi appropriati e definiti per gravità di patologia e condizione clinica, rap-presenta l’obiettivo del PNGLA ed è una delle componenti strutturali dei LEA. Pertanto, la tematica dei tempi e delle liste di attesa richiede un approccio sistemico anche al fine della razionalizza-zione dell’offerta delle prestazioni e della qualificazione della domanda.Il sistema di prenotazione dovrebbe essere gestito attraverso un Centro Unificato di Prenotazione (Cup) in ogni singola Asl. Il Cup è un sistema centraliz-zato informatizzato di prenotazione delle prestazioni sanitarie, deputato a gestire l’intera offerta (SSN, regime convenzio-nato, intramoenia, ecc.) con efficienza, strutturando in modo organizzato l’at-tività delle unità eroganti per ciò che attiene l’erogazione delle prestazioni, interfacciandosi a questo scopo con le

Drop-Out Prime Visite Privato Accreditato

> 25%

(Fonte: AUSL Bologna 2011)

Drop-Out Prime Visite Privato Accreditato Ausl Bologna 2011

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che comunque, con tutti i suoi difetti, il sistema pubblico rappresenta una fonte di sicurezza.A fronte di queste considerazioni lusin-ghiere, esiste la necessità di assicurare un equilibrio finanziario non solo e non tanto per i problemi di compatibilità che ogni Regione è chiamata a garantire nella logica del federalismo sanitario, pena l’introduzione di misure “pesanti” come i piani di rientro e la sovra tassazio-ne per la struttura economica regionale, ma proprio per la stessa sopravvivenza del modello universalistico del nostro sistema sanitario pubblico.La razionalizzazione delle liste di attesa rappresenta un obiettivo prioritario per un sistema sanitario nazionale mirato all’efficienza e all’equità, al fine di otte-nere che l’inquadramento diagnostico e le successive terapie non siano ingiu-stificatamente procrastinati compromet-tendo la prognosi e la qualità della vita. A tal fine, l’attuazione da parte di tutti i livelli istituzionali delle norme esistenti in materia non può ridursi ad un mero adempimento formale, ma deve con-cretizzarsi nella formulazione di idonei programmi e di efficaci misure, effetti-vamente capaci di garantire il rispetto della tempestività delle prestazioni. Il concetto di appropriatezza rappre-senta la sfida professionale che deve ancora trovare il suo pieno sviluppo. Si tratta in sostanza di rendere operativi alcuni principi di carattere squisitamente sanitario: garantire il giusto trattamento nel tempo adeguato.La prima parte dell’assunto, il giusto trattamento, coinvolge specificamente

cessibili per i cittadini a sportelli, call center, ma anche contatti via e-mail, servizi web, sms, ecc… per effettuare le disdette di prenotazione. Ogni singola rinuncia verrà subito rimpiazzata con l’inserimento nell’agenda della prenotazione di un altro utente.Gli utenti che non effettueranno la disdetta entro le 48 ore precedenti la prestazione diagnostica concordata, dovrebbe-ro pagare una penale equivalente al ticket previsto per quella prestazione, o in alcune Regioni, il valore della prestazione stessa. Il ticket in questo caso dovrà essere pagato anche da parte di chi è esentato per morivi di reddito e per l’appar-tenenza a categorie protette. Possibile azione sul cittadino sono il recall telefonico a pochi giorni dalla prestazione per la certezza della aderenza del paziente. Pochissime ASL appli-cano ad oggi di far pagare la prestazione in caso di mancata disdetta della prestazione da parte del cittadino. Il danno c’è, non solo economico per il SSN, ma anche per chi rimane in lista avendo bisogno della prestazione.

il sistema pUbblico di fronte alla sfida dei tempi d’attesa

La percezione del bene salute sta sempre più assumendo una funzione suppletiva rispetto alla pressione che i modelli com-portamentali delle società sviluppate generano sugli indivi-dui. Quindi un atteggiamento da parte dei singoli di estremo affidamento alla potenzialità (direi nel dovere), del sistema di ripristinare la propria condizione di salute e di conseguenza un uso fortemente reiterato dei servizi.Gli indubbi successi del sistema in termini di aumento della sopravvivenza per determinate patologie che solo pochi anni fa erano considerate stadi finali dell’esistenza (le patologie cardiologiche o quelle tumorali, solo per citare quelle di più diretta percezione) generano un numero crescente di soggetti che hanno bisogno di un maggior ricorso ai servizi sanitari.Lo stesso fenomeno dell’invecchiamento della popolazione concorre a determinare un incremento costante delle pre-stazioni. Un’affermazione ovvia, ma quello che impressiona è la sua entità: le prestazioni pro-capite delle fasce più anziane sono quasi tre volte quelle della popolazione di età media.In sostanza, gli innegabili successi del sistema pubblico italiano, sia in termini di capacità generale di aumentare la vita media delle persone, sia in termini di maggiore accessibilità ai servizi stessi, ha generato e genera un incremento costante nell’utiliz-zazione dei servizi offerti. Non possiamo certo dolerci di questa condizione che peraltro arreca una fonte notevole di ricchez-za: economica certamente (la possibilità di una vita lavora-tiva più lunga, di una diminuzione delle ore di lavoro perse in conseguenza di malattie evitate o di complicazioni sempre più prevenute) ma anche una ricchezza che deriva dal pensiero

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il ruolo dei medici prescrittori nel non fer-marsi ad una mera funzione di soddisfa-zione della richiesta del paziente di rice-vere una prestazione sanitaria; lo scopo del sistema non è tanto quello di dare prestazioni, ma di garantire la stabilità delle condizioni di salute, cosa che non necessariamente richiede l’erogazione di una prestazione o la somministrazione di un farmaco.In sostanza l’erogazione di un servizio è lo strumento attraverso il quale si ga-rantisce la salute delle persone sembra un’affermazione banale, ma le analisi sui dati evidenziano comportamenti che inducono a pensare al rischio di una sorta di “resa” delle direzioni generali e del mondo professionale rispetto alle richieste pressanti degli utenti.Si pensi ad esempio allo slittamento con-sistente a cui stiamo assistendo nell’utiliz-zazione di alcune tecnologie moderne come la diagnostica per immagini: sta diminuendo il numero di TAC e crescono quelle di risonanza magnetica, tecnolo-gia più recente e quindi ritenuta migliore in assoluto. In realtà il concetto è che anche queste due tecnologie hanno ambiti di utilizzazione specifici, in sostan-za ci sono patologie che possono tran-quillamente essere diagnosticate con la TAC invece di ricorrere alla RMN.Questa mera funzione di soddisfazione di una richiesta di prestazione deve essere decisamente rifiutata dal mondo dei professionisti sanitari, che devono richie-dere tutto quello che è effettivamente necessario a garantire la salute dei cittadini.La seconda parte dell’assunto,“nel tem-po adeguato”, incide direttamente sul cuore stesso del problema dei tempi di attesa. In sostanza si tratta per il mondo professionale di non delegare più la determinazione del tempo entro il quale una prestazione deve essere erogata a fattori del tutto occasionali. La deter-minazione del quando una prestazione deve essere erogata è una variabile sanitaria e non organizzativa.

cUp recall - l’asl ti ricorda le prenotazioni con Una telefonata

Una telefonata per ricordare l’appuntamento con il medico – il processo di Cup recall per comunicare appunto agli assistiti la scadenza di una prestazione sanitaria specialistica permette di incidere sull’ottimizzazione delle liste di attesa producendo parecchi benefici di ordine economico e qualitativo. Oltre a migliorare la percezione del livello del servizio offerto al cittadi-no, aumenta il numero delle prestazioni erogate dai vari am-bulatori. Si tratta di fornire un servizio automatico nell’ambito della conferma o disdetta di prestazioni sanitarie da parte del cittadino sia da telefono fisso che mobile per complementare l’attuale servizio a sportello o con operatore su numero verde, aggiungendo funzioni di promemoria per visite specialistiche. Con i bilanci tesi le aziende fanno fatica a destinare degli ope-ratori umani del Cup a tale servizio, ma oggi esistono soluzioni tecnologiche che rendono il Cup Recall fattibile a costi margi-nali relativi al valore perso di una visita ambulatoriale.Tra le varie aziende pubbliche che hanno attivato una solu-zione di Cup Recall c’è l’ASL CN2 Alba-Bra. AMOS, società consortile di servizi delle aziende sanitarie di Cuneo ed Asti, ha sviluppato nel 2009 il Cup per le aziende delle Provincie di Asti e Cuneo. Utilizzando la soluzione fornita da bMooble di Torino, ha inserito poi in ottobre 2010 al Cup un servizio di chiamata tramite operatore digitale che consenta di limitare i casi in cui gli assistiti non si presentino ad effettuare una prestazione ambulatoriale prenotata.

“I pazienti che prenotano una visita a più di 30 giorni saranno ricontattati telefonicamente da un servizio automatico con voce digitale che ricorderà loro l’appuntamento e che per specifiche specialità potrà richiedere anche la disdetta in linea, liberando così il posto istantaneamente ed ottimizzando i tempi di attesa” spiega Fabrizio Viglino, responsabile dei Siste-mi Informativi dell’ASL CN2 Alba – Bra.

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• un sistema di integrazione e selezio-ne delle prenotazioni presenti nel CUP e per le quali si voglia attivare la chiamate di promemoria;

• un processo di aggiornamento on-line del CUP a fronte di conferma o disdetta della prenotazione da parte del cittadino durante la telefonata di promemoria e relativa liberazione del posto per successive prenotazio-ni;

• un meccanismo di intercettazione chiamata da parte del cittadino che vuole disdire di sua iniziativa tramite l’interazione vocale con operatore digitale;

• interfaccia su cellulare per utenti evoluti che possono dal proprio ap-parecchio mobile vedere le proprie prenotazioni ed effettuare eventuali cancellazioni.

L’avvio ufficiale del sistema è sta-to preceduto da una fase di test di quattro mesi durante i quali il servizio è stato erogato agli assistiti prenotati nel periodo con lo scopo di verificarne l’utilità dal punto di vista del cittadino e raffinare il modello di interazione con il pubblico analizzando giornalmente le statistiche di risposta. L’esperienza ha mostrato che una serie di gruppi di pazienti in piani terapeutici non han-no bisogno di un sistema di conferma (pazienti cronici ed oncologici), men-tre sulle prime visite il sistema dà gran-de soddisfazione nel poter recuperare

una percentuale tra il 2 e 5 per cento di disdette in tempo utile per la nuova assegnazione ad altri utenti.“E’ stata eseguita anche una campagna di customer satisfac-tion per avere direttamente un’opinione dalla viva voce dei cittadini”, aggiunge Viglino, “tale attività ci ha permesso, tra l’altro, di capire e risolvere richieste specifiche di assistiti non-ché la gestione di alcune problematiche legate alla privacy.La completa tracciabilità di una prenotazione specialistica dal momento in cui nasce nel CUP al momento in cui viene con-fermata o disdetta dal cittadino ci permette inoltre di dare agli operatori allo sportello uno strumento di maggiore controllo e migliore capacità di risposta verso gli assistiti”.Inserire figura: L’architettura del sistema di Cup Recall Il processo di CUP Recall può essere automatizzato a vari livelli a seconda dell’organizzazione in atto presso una ASL:• un meccanismo di chiamata telefonica automatica

(outbound) tramite il centralino in essere presso il CUP;• un’interfaccia vocale per l’operatore digitale personalizza-

bile per l’interazione con il cittadino senza passare dall’o-peratore umano;

Sistema CUP esistente

Numero verde con operatore

Sportello Laboratori Farmacie

WEB

•Recall automatico outbound

•Disdette dirette inbound

Chiamata

Conferma Disdetta

Disdetta

Nuova Disdetta Modifica

Nuova Disdetta Modifica

Piattaforma di integrazione e

controllo multiutenza

Statistiche integrate

Integrazione over IP

IVR

benvenuto

CENTRALINO

(Fonte: bMooble 2011)

Figura 1 L’architettura del sistema di CUP Recall

Fabrizio Viglino, responsabile dei Sistemi Informativi dell’ASL CN2 Alba – Bra

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• sui siti delle Regioni e delle ASL e delle aziende ospedaliere• presso gli Uffici di Relazione con il Pubblico (URP)• nelle carte dei servizi delle aziende sanitarie

Circa la metà delle Regioni e delle Asl riporta sui propri siti web i dati sui tempi d’attesa, con un trend in crescita negli ultimi cinque anni. Viene inoltre complessivamente confermato il gradiente decrescente, rispetto alla presenza di informazioni sui tempi d’attesa, delle strutture sanitarie del Nord rispetto a quelle del Centro-Sud/Isole.È quanto emerge dall’indagine del Ministero della Salute del 2010. La disponibilità delle nuove tecnologie di comunicazio-ne, in particolare internet, hanno modificato attitudini e prassi dell’informazione, trasformando l’accesso alle informazioni e facendolo divenire un diritto primario per tutti i cittadini. In que-sto contesto di cambiamento, il controllo e la gestione delle informazioni inerenti alle liste d’attesa rappresenta uno degli aspetti critici di tutti i sistemi sanitari. Nello specifico, il 48% delle Regioni (10 su 21) riporta, nei propri siti web, dati su tempi reali e/o massimi d’attesa, il 57% dei siti web delle ASL (95 su 166), il 47% dei siti web delle Aziende Ospedaliere (40 su 85) e il 21% dei siti web degli IRCCS (21 su 100). Per quanto riguarda i siti web dei Policlinici Universitari, l’in-dagine evidenzia che il solo 14% (1 su 7) riporta dati su tempi reali e/o massimi d’attesa, situazione praticamente invariata rispetto all’indagine 2009.

(Fonte: Ministero Salute - 4° Rapporto Nazionale sull’utilizzo di Internet, febbraio 2011)

l’informazione sUi tempi d’attesa corre sempre più sUl web Tra gli elementi che sono oggetto di riflessione nell’ambito delle liste d’attesa, vi è quello della disponibilità trasparente dei relativi dati a favore dei cittadini e stakeholder e, negli ultimi anni, come emerge dalla letteratura internazionale, numerosi sistemi sanitari utilizzano Inter-net e la rete, tramite i siti web dedicati per offrire informazioni e dati su tempi e liste d’attesa. Cresce, infatti, il popolo degli italiani che prova a fugare dubbi o cerca notizie sanitarie a colpi di mouse (34%), anche se la tv resta regina indi-scussa: è lei la prima fonte di informa-zione sanitaria, punto di riferimento per quasi un italiano su due (42,9%). A rive-larlo è il 44esimo Rapporto annuale del Censis sulla situazione sociale del Paese. L’abitudine di prenotare visite speciali-stiche e analisi mediche via Internet è il 5,3% degli italiani, dato che sale al 9,5% dei laureati secondo l’indagine Censis.Anche la recente, seppur parziale, in-dagine condotta dall’Agenas dimostra come sia necessario porre attenzione specifica alla tematica del monitorag-gio dei siti web, anche per evidenziare criticità ed ambiti di miglioramento. Inoltre la comunicazione dei tempi di attesa attraverso i siti web è indice, da un lato, della sensibilità dell’azienda verso strategie di comunicazione efficaci e trasparenti e, dall’altro, della garanzia per il cittadino di conoscere, in anticipo, quanto tempo dovrà attendere prima di ricevere la prestazione richiesta.Per garantire una capillare e trasparente informazione ai cittadini sulle liste d’atte-sa, il Piano Nazionale di Governo stabili-sce che le Regioni e le aziende sanitarie devono utilizzare i mezzi più idonei per comunicare il più possibile le modalità di accesso alle prestazioni sanitarie ed i relativi tempi di attesa. Gli elenchi con le 58 prestazioni e le modalità di acces-so alle prenotazioni dovranno essere disponibili:

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