THE TASTE OF VIRTUOSI - caem.udl.cat · XIV, ai circoli romani dell’Arcadia, fino al pittore...

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Incontri di Storia dell’Arte Workshop Bari, Centro Polifunzionale Studenti, sala 1 giovedì 1 dicembre 2016 09.45-18.45 THE TASTE OF VIRTUOSI Collezionismo e mecenatismo in Italia 1400-1900

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Incontri di Storia dell’Arte Workshop

Bari, Centro Polifunzionale Studenti, sala 1

giovedì 1 dicembre 2016 09.45-18.45

THE TASTE OF VIRTUOSI Collezionismo e mecenatismo in Italia 1400-1900

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. Giovedì 1 dicembre - mattino9.45SalutiAntonio Felice URICCHIOMagnifico Rettore dell’Università degli Studi di Bari ‘Aldo MoroFrancesco FIORENTINO Direttore Dipartimento Lettere, Lingue, Arti. Italianistica e Culture ComparateGioia BERTELLIUniversità degli Studi di Bari ‘Aldo Moro’Fabrizio VONADirettore Polo Museale della Puglia

10.15Andrea LEONARDI - Università degli Studi di Bari ‘Aldo Moro’Il gusto dei ‘virtuosi’ da Boston a Bari a Chicago. Un’introduzione metodologica e di ricerca

Presiede Loredana OLIVATO - Università degli Studi di Verona

10.30Massimiliano CALDERA - Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le provincie di Biella, Novara, Verbano-Cusio-Ossola e VercelliI Del Carretto di Finale Ligure: committenza e collezionismo nel primo Rinascimento con una nota su alcuni arazzi di Giulio RomanoLo studio  affronta il mecenatismo artistico  della famiglia Del Carretto, marchesi di Finale (Liguria di Ponente) fra Quattro e Cinquecento, sia attraverso l'analisi delle opere commissionate ad artisti lombardi e toscani  per le chiese (abbazia olivetana di Santa Maria, convento domenicano di Santa Caterina), sia attraverso gli inventari cinquecenteschi della più importante residenza dinastica, il Castel Gavone: l'edificio, prima dell'abbandono e della distruzione nel XVIII secolo, conservava un'importante collezione di arazzi che comprendeva una fra le prime edizioni dei Trionfi di Scipione tessuta su cartoni di Giulio Romano.

11.00Cecilia CAVALCA - Centre d’Art d’Epoca Moderna Studies&Research - University of Lleida Ilaria NEGRETTI Dentro e fuori il palazzo: magnificenza privata e mecenatismo pubblico a Bologna fra Quattro e CinquecentoIl fasto della Bologna rinascimentale, siglato dalla fama del perduto palazzo Bentivoglio in via San Donato e della cappella gentilizia in San Giacomo maggiore, prende forma entro un sistema assai complesso di promozione artistica. Sappiamo che fra Quattro e Cinquecento, una cospicua serie di famiglie fortemente radicate nel contesto cittadino e a diverso titolo legate alla sorte del suo governo allestiscono dentro le mura domestiche e nelle cappelle private ricchi apparati decorativi. Tuttavia le strategie di questa affermazione e il rapporto da essa innescato con le pratiche attuate da chi allora deteneva il potere attendono di essere chiarite. Un più preciso profilo del mecenatismo artistico bolognese fra XV e XVI secolo viene qui tratteggiato attraverso l’analisi comparata di alcuni casi esemplari (dal punto di vista della qualità dei beni posseduti, così come sul fronte del ceto dei possessori), tramandati da fonti storiche, letterarie e, soprattutto, da carte d’archivio come l’inventario della dimora bolognese di Andrea Battaglia (1455). Quest’ultimo, un raro esempio di tipologia documentaria quattrocentesca, dove, oltre ai numerosi immobili sparsi sul territorio, vengono elencati in chiave topografica i beni mobili della casa cittadina: tra di essi la ricca collezione di libri, gli oggetti tipici di un corredo familiare, i dipinti e il mobilio, a fornire così un prezioso spaccato dell’aspetto delle dimore della classe magnatizia bolognese del primo Rinascimento.

11.40Antonella CHIODO Il marchesato dei Paleologi del Monferrato: strategie dinastiche e artistiche di una corte padana (1468-1559)Governato da un ramo della dinastia imperiale d’Oriente, i Paleologo, e incastonato fra Milano e Genova, il marchesato del Monferrato in Piemonte nel 1533 perde il suo ultimo erede. Il problema della successione porta il piccolo Stato al centro delle tensioni politiche Impero-Francia e a perdere la propria autonomia passando sotto il dominio del ducato di Mantova tramite la marchesa Margherita, moglie di Federico II Gonzaga (1559). Gli ultimi marchesi Paleologo rafforzano il loro prestigio attraverso accorte alleanze matrimoniali (Valois-Alençon, Branković, Aragona, Sforza, Gonzaga), diventando una corte rinascimentale. L’intervento mette in luce, attraverso casi emblematici di mecenatismo e di collezionismo, come le strategie dinastiche influenzino gli orientamenti artistici della corte in chiave autocelebrativa e impongano, al tramonto del Marchesato, un aggiornamento sulle altre corti del Nord Italia (Milano, Mantova).

12.10Laura FACCHIN - Università degli Studi dell’InsubriaFilippo Archinto e Tiziano. Il gusto dei lombardi per la pittura veneta del Cinquecento. L’enigmatica e nota vicenda del doppio ritratto dell’arcivescovo Archinto, esemplari oggi al Metropolitan Museum of Art di New York e al Philadelphia Museum of Art, costituisce forse il più eclatante esempio di committenza al Vecellio da parte del patriziato milanese. Si apre con questo episodio una indagine, attraverso le raccolte delle principali famiglie lombarde, sul collezionismo nel territorio dello Stato di Milano di opere di artisti originari della Serenissima nel suo “Secolo d’Oro”, in evidente dialettica con la fortuna incontrata da questi Maestri presso la corte asburgica di Madrid, ma anche fenomeno dalla durata plurisecolare.

12.40Gianpaolo ANGELINI - Università degli Studi di Pavia Alessandra CASATI - Università degli Studi di PaviaStrategia familiare, committenza e spazi del collezionismo nella Lombardia spagnola: il caso dei Litta, marchesi di GambolòLa famiglia Litta acquistò il feudo di Gambolò dalla corona di Spagna nel 1573 come ultimo atto di un processo di nobilitazione avviato a metà del secolo. Il nuovo stato sociale e il desiderio di aderire al patriziato milanese condussero Pompeo I Litta ad avviare ambiziosi programmi celebrativi del casato come, ad esempio, la costruzione della grande galleria del castello di Gambolò e la raccolta della serie di ritratti di uomini illustri secondo il modello del Museo di Paolo Giovio, che precedette la replica in chiave religiosa realizzata da Federico Borromeo per la Biblioteca Ambrosiana. Il ruolo della famiglia crebbe con il matrimonio di Pompeo con Lucia Cusani e con la nomina ad arcivescovo di Milano di Alfonso Litta, il quale fu in stretta relazione con gli ambienti artistici romani, favorendo tra le altre cose i contatti tra la Fabbrica del Duomo di Milano e Gian Lorenzo Bernini. Al passaggio tra XVII e XVIII secolo due matrimoni con esponenti di casa Visconti Borromeo Arese unirono i patrimoni delle due famiglie avviando un'altra fase della strategia familiare dei Litta. Il contributo mira a definire gusto e committenza dei Litta nel corso del Seicento, attraverso le testimonianze monumentali, artistiche e letterarie, ricollegandole alle coeve esperienze di altri illustri casati milanesi, come i Cusani, gli Arese, i Visconti (di Brignano e di Breccia), infine i Borromeo.

13.20-13.40Dibattito

. Giovedì 1 dicembre - pomeriggioPresiede Massimiliano CALDERA - Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le provincie di Biella, Novara, Verbano-Cusio-Ossola e Vercelli

15.15Andrea LEONARDI - Università degli Studi di Bari ‘Aldo Moro’Per la presenza genovese nel Viceregno tra XVI e XVIII secoloLa questione dei genovesi nel Viceregno è una dinamica che si è prestata a letture multiple, così come evidenziato dagli storici soprattutto per il XVI e il XVII secolo. “Hombres de negocios” impegnati a tessere soprattutto strategie finanziarie, essi si dimostrarono animati anche da un’ambizione sociale soddisfatta attraverso l’acquisizione di feudi in Puglia, Basilicata, Campania e Calabria. Finalizzata all’ottenimento di titoli nobiliari, tale pratica fu peraltro enfatizzata da Rubens quando - nel suo atlante dedicato ai Palazzi di Genova - descrisse ad esempio la sontuosa dimora del "signor principe di Gerace". Circa le ricadute storico-artistiche del fenomeno in esame, al netto di pionieristiche indagini centrate su Napoli o aperte all’ulteriore versante siciliano, è però mancata una sistematica lettura di quelle che a buon ragione possono considerarsi forme complesse di mecenatismo e di collezionismo proiettate sul teatro vicereale. L’obiettivo è dunque quello di tracciare, per casi esemplari,  il perimetro della ricchezza di relazioni - non solo economiche - tra gli aristocratici genovesi e i loro possedimenti meridionali.

15.45Beatrice BOLANDRINI - Università degli Studi dell’InsubriaLa collezione Moroni di Bergamo: dal palazzo di Via Porta Dipinta al "Cavaliere in rosa"Dall’edificazione di palazzo Moroni (1636-1666), una delle residenze più significative del barocco a Bergamo, ad oggi, la collezione della omonima dinastia si è accresciuta di dipinti di inestimabile valore, quali i ritratti del Cavaliere in rosa, di  Isotta Brembati, e della Dama in nero, capolavori di Giambattista Moroni (1522-1579), acquisiti nel 1817 e  tutt’ora conservati nella sala di rappresentanza della dimora bergamasca. La proposta mira all'analisi delle vicende collezionistiche che hanno interessato l’edificio, muovendo dall’inventario tuttora inedito del 1680 e sino ai nostri giorni.

16.15Giuseppe DE SANDI - Scuola di Archivistica, Diplomatica e Paoleografia dell’Archivio di Stato di Bari (specializzando)Il ‘salone delle feste’ e la quadreria De Paù a Terlizzi: un modello di connoisseurship nella Puglia del Settecento.La proposta pone l’attenzione su un caso esemplare di collezione e di spazi del collezionismo maturati all’interno del clima intellettuale settecentesco meridionale ricco di scambi culturali con i principali centri degli antichi Stati italiani. Il profilo di Felice de Paù è segnalato da una fitta rete di relazioni certo favorevoli alla costituzione della sua rinomata quadreria: dal cardinale Prospero Lambertini, futuro papa Benedetto XIV, ai circoli romani dell’Arcadia, fino al pittore Corrado Giaquinto. Già ricordata dalle cronache come una delle più imponenti collezioni del Meridione, la raccolta De Paù riscuote i consensi di altri importanti estimatori d’arte e collezionisti, come Lorenzo Giustiniani, l’abate padovano Alberto Fortis e l’ambasciatore sir Richard Hamilton, attenti lettori del gusto antiquario e intermediari di antichità verso la penisola italiana e le collezioni reali germaniche e inglesi. Dispersa la collezione, restano oggi gli spazi e gli apparati decorativi a rievocare il felice dialogo tra gli ambienti e la raccolta, nonché con gli interessi poetici e musicali del padrone di casa, modello per i contenitori museali del XIX secolo.

16.45Alessandra MITA FERRARO - Università Ecampus“Gli aviti esempi”. Giambattista Giovio mecenate e collezionista (1748- 1814)Il conte Giambattista Giovio (1748-1814) fu l’anima del ‘nido di colti patrizi’ che caratterizzò la vita culturale di Como nel secondo Settecento. Fin da bambino egli si sentì investito di una missione privata e pubblica volendo restituire antico lustro e ricchezza alla periferica, ma non provinciale, città lombarda. I modelli d’altra parte non mancavano. Fu con lo sguardo rivolto alle virtù - letterarie ed etiche - degli antichi che Giovio seppe orientare la sua vita. Generoso mecenate, lettore e scrittore instancabile, collezionista e bibliofilo (cercò, infatti, di ricomporre non solo la quadreria avita, dispersa alla morte di Paolo, ma la biblioteca, la collezione di lapidi, di medaglie e quella di cammei) fu autore di una serie di opere dedicate alla sua amata regione, con le quali contribuì a definire il mito del Lario nato proprio sul finire del Settecento.

17.15Loredana OLIVATO - Università degli Studi di VeronaTra catalogazione scientifica e divulgazione commerciale: il caso degli Albarelli di Verona nel secolo XIXLa proposta espone uno dei più interessanti casi di collezionismo ottocentesco veronese, quello della famiglia Albarelli, che, proprietaria di un'imponente raccolta tra cui sembra figurassero opere dei maggiori pittori veneti del Rinascimento (Giovanni Bellini, Carpaccio, Tiziano, Giovanni Caroto, Girolamo dei Libri e tanti altri), decise, per volontà dell'ultimo proprietario, Giovanni, non solo di farla pubblicare con apposito commento descrittivo, ma anche di farla riprodurre con singoli disegni di mano di Paolino Caliari. Disegni che, pur non essendo mai stati editati, costituiscono la base per discutere della collezione, del mercato dell'arte, degli abili maneggi condotti da intenditori di pochi scrupoli.

17.45Mauro Vincenzo FONTANA - Università degli Studi della BasilicataLa gloria perduta e l’onore da riscattare. La collezione Pomarici Santomasi a GravinaDalle aperture di Michele D’Elia, la collezione custodita da Ettore Pomarici Santomasi (1854-1917) nella residenza avita di Gravina in Puglia è andata lentamente configurandosi come un irresistibile banco di prova per alcuni dei migliori conoscitori dei fatti artistici pugliesi. Eppure, ancora ai nostri giorni, la raccolta continua a offrire agli studi ampi margini di discussione, tanto per specifici affondi mirati, quanto per ragionamenti dal respiro largo che intersecano l’intera vicenda del collezionismo meridionale post-unitario. Potendo contare su nuove proposte attributive che, finalmente, consentono di superare le etichette di comodo con cui sino a oggi hanno viaggiato diversi pezzi esposti nella quadreria (tra cui il bel San Girolamo risarcito a Nicola Gliri e gli ovati riconosciuti a Domenico Polino), il contributo prova ad affacciare una lettura più organica e coerente della pinacoteca, nell’intento di delineare meglio gli orizzonti culturali del suo proprietario in fatto di gusto.

18.15-18.45Dibattito e conclusioni

. Venerdì 2 dicembre - visite (riservate ai relatori)Palazzo Jatta - Museo Nazionale, Ruvo di PugliaPalazzo Pomarici-Santomasi - Museo Fondazione Santomasi, Gravina

Workshop a cura di Andrea [email protected]

La partecipazione degli studenti ai lavori di giovedì 1 dicembre consente l’ottenimento di un CFU

Poster scientifici tratti dalle tesi di laurea in ‘Storia delle Arti in Età Moderna’ (2013-’14), ’Storia dell’Arte Moderna’ (a.a. 2014-’15, 2015-’16) e ‘Storia del Collezionismo’ (2015-’16), relatore Andrea Leonardi, correlatori Luisa Derosa, Christine Sperken, Maristella Trombetta: Roberta FAVALE, Nobiltà e devozione: la tela di San Francesco da Paola nella chiesa madre di Adelfia Montrone; Francesco DRAGONI, Arte e architettura nel castello di Melfi: spazi del potere tra funzione militare e residenzialità signorile; Rocco FORTUNATO, Il gusto per l’antico tra Casa Farnese e Fondazione Prada. Continuità e discontinuità di modelli collezionistici ed espositivi; Caterina Alma IUDICE, Il Buonarroti “lo amò e distinse assai, dandogli a colorire di molti suoi disegni”. Marcello Venusti (1512-1579) copista e inventor; Nicola MONTENEGRO, Patrizi genovesi, nobili napoletani, principi di Acquaviva: storia e cultura artistica della famiglia De Mari; Francesca Romana POSCA, Committenza genovese in Puglia: il Veronese della Pinacoteca Provinciale di Bari; Antonella VENTURA, Finoglio contemporaneo. Le tele del ciclo della ‘Gerusalemme liberata’ rivisitate in una performance teatrale.

“Incontri di Storia dell’Arte Workshop” è parte delle iniziative sviluppate nell’ambito del Progetto di Ricerca di Ateneo (2014) Collezionismo e processi di musealizzazione tra Puglia e Basilicata in Età Moderna e Contemporanea

(Responsabile scientifico: Andrea Leonardi, Università degli Studi di Bari ‘Aldo Moro’)