The sinkholes in the Padana Plain€¦ · parte della pianura padana, interessata da defor-mazioni...

9
1. - INTRODUZIONE In Pianura Padana sono stati segnalati, nell’ulti- mo ventennio, alcuni fenomeni di sprofondamento che hanno interessato le alluvioni della valle del Po e le coperture più superficiali. Tali fenomeni appaiono sostanzialmente diversi da quelli presenti in altre regioni italiane per dimensioni e profondità (diametri di qualche metro profondità comprese tra i due e i tre metri). Nella letteratura sull’argo- mento la presenza di tali voragini, definiti scaverna- menti, viene ricondotta a cause quali la neotettonica (PELLEGRINI & VEZZANI, 1978; VETTORE et alii, 2004), il degassamento naturale (BONORI et alii, 2000), la suffosione superficiale nonché il piping operato dall’incisione fluviale (VETTORE et alii, 2004). Il fenomeno sembra molto diffuso e fre- quente nell’intera pianura con particolare diffusio- ne nelle provincie di Modena e Bologna (Sala Bolognese, VETTORE et alii, 2004); ne viene pertan- to riportata di seguito una breve trattazione. 2. - LE PROVINCE DI MODENA E BOLOGNA Nell’area che comprende la bassa pianura tra le province di Modena e Bologna sono conosciuti e segnalati da tempo fenomeni di “scavernamento”, dovuti a sprofondamenti di piccole dimensioni che, recentemente, sono stati messi in relazione con fenomeni di compattazione differenziale degli strati di torba presente ad alcune decine di metri di profondità (CASTELLARIN et alii, 2006). 2.1. - INQUADRAMENTO GEOLOGICO-STRUTTURALE E GEOMORFOLOGICO La bassa pianura delle province di Modena e Bologna ricade nel settore centrale della regione Emilia Romagna, il cui territorio comprende il set- tore esterno della catena appenninica settentriona- le, costruitosi nel Miocene superiore-Pliocene, e parte della pianura padana, interessata da defor- mazioni sepolte, relative principalmente all’inter- vallo Pliocene superiore-Quaternario (fig. 1). Fino alla fine degli anni ’70 si riteneva che il fronte della catena appenninica corrispondesse al limite morfologico delineato dal margine tra cate- na attuale e la pianura. Le ricerche dell’AGIP fina- lizzate alla ricerca degli idrocarburi, hanno rivo- luzionato le conoscenze relative all’assetto strut- turale dell’intera pianura e dei suoi rapporti con l’Appennino retrostante. Attraverso l’acquisizione di sezioni sismiche calibrate da pozzi profondi (estese a tutto il territorio padano-adriatico) è stata documentata e individuata con precisione l’esistenza di un sistema di embricazione sepolto che si estende fino ad oltre 40 km a nord del mar- gine pede-appenninico (PIERI & GROPPI, 1981, BIGI et alii, 1992). Nel settore emiliano, il fronte della catena appenninica (fig. 1) è individuabile negli archi più esterni delle Pieghe sepolte Emiliane e Ferraresi. Ingenti spessori di sedimen- ti pleistocenici e olocenici ad assetto tabulare sigil- lano il sistema strutturale sottostante. Dal Miocene superiore in poi, per effetto degli elevati tassi di subsidenza (con forte gradiente verso BIANCHI E. (*), CASTELLARIN A. (**), RODORIGO S. (*), VICO G. (*) Mem. Descr. Carta Geol. d’It. LXXXV (2008), pp. 409 - 418, figg. 9 I sinkholes in Pianura Padana The sinkholes in the Padana Plain (*) Independent Resources plc. (**) Dipartimento di Scienze della Terra e Geologico-Ambientali, Università di Bologna, Italia.

Transcript of The sinkholes in the Padana Plain€¦ · parte della pianura padana, interessata da defor-mazioni...

Page 1: The sinkholes in the Padana Plain€¦ · parte della pianura padana, interessata da defor-mazioni sepolte, relative principalmente all’inter-vallo Pliocene superiore-Quaternario

1. - INTRODUZIONE

In Pianura Padana sono stati segnalati, nell’ulti-mo ventennio, alcuni fenomeni di sprofondamentoche hanno interessato le alluvioni della valle del Poe le coperture più superficiali. Tali fenomeniappaiono sostanzialmente diversi da quelli presentiin altre regioni italiane per dimensioni e profondità(diametri di qualche metro profondità compresetra i due e i tre metri). Nella letteratura sull’argo-mento la presenza di tali voragini, definiti scaverna-menti, viene ricondotta a cause quali la neotettonica(PELLEGRINI & VEZZANI, 1978; VETTORE et alii,2004), il degassamento naturale (BONORI et alii,2000), la suffosione superficiale nonché il pipingoperato dall’incisione fluviale (VETTORE et alii,2004). Il fenomeno sembra molto diffuso e fre-quente nell’intera pianura con particolare diffusio-ne nelle provincie di Modena e Bologna (SalaBolognese, VETTORE et alii, 2004); ne viene pertan-to riportata di seguito una breve trattazione.

2. - LE PROVINCE DI MODENA E BOLOGNA

Nell’area che comprende la bassa pianura tra leprovince di Modena e Bologna sono conosciuti esegnalati da tempo fenomeni di “scavernamento”,dovuti a sprofondamenti di piccole dimensioniche, recentemente, sono stati messi in relazionecon fenomeni di compattazione differenzialedegli strati di torba presente ad alcune decine dimetri di profondità (CASTELLARIN et alii, 2006).

2.1. - INQUADRAMENTO GEOLOGICO-STRUTTURALEE GEOMORFOLOGICO

La bassa pianura delle province di Modena eBologna ricade nel settore centrale della regioneEmilia Romagna, il cui territorio comprende il set-tore esterno della catena appenninica settentriona-le, costruitosi nel Miocene superiore-Pliocene, eparte della pianura padana, interessata da defor-mazioni sepolte, relative principalmente all’inter-vallo Pliocene superiore-Quaternario (fig. 1).

Fino alla fine degli anni ’70 si riteneva che ilfronte della catena appenninica corrispondesse allimite morfologico delineato dal margine tra cate-na attuale e la pianura. Le ricerche dell’AGIP fina-lizzate alla ricerca degli idrocarburi, hanno rivo-luzionato le conoscenze relative all’assetto strut-turale dell’intera pianura e dei suoi rapporti conl’Appennino retrostante. Attraverso l’acquisizionedi sezioni sismiche calibrate da pozzi profondi(estese a tutto il territorio padano-adriatico) èstata documentata e individuata con precisionel’esistenza di un sistema di embricazione sepoltoche si estende fino ad oltre 40 km a nord del mar-gine pede-appenninico (PIERI & GROPPI, 1981,BIGI et alii, 1992). Nel settore emiliano, il frontedella catena appenninica (fig. 1) è individuabilenegli archi più esterni delle Pieghe sepolteEmiliane e Ferraresi. Ingenti spessori di sedimen-ti pleistocenici e olocenici ad assetto tabulare sigil-lano il sistema strutturale sottostante.

Dal Miocene superiore in poi, per effetto deglielevati tassi di subsidenza (con forte gradiente verso

BIANCHI E. (*), CASTELLARIN A. (**), RODORIGO S. (*), VICO G. (*)

Mem. Descr. Carta Geol. d’It.LXXXV (2008), pp. 409 - 418,

figg. 9

I sinkholes in Pianura PadanaThe sinkholes in the Padana Plain

(*) Independent Resources plc.(**) Dipartimento di Scienze della Terra e Geologico-Ambientali, Università di Bologna, Italia.

Page 2: The sinkholes in the Padana Plain€¦ · parte della pianura padana, interessata da defor-mazioni sepolte, relative principalmente all’inter-vallo Pliocene superiore-Quaternario

sud), il Bacino Padano viene interpretato come avan-fossa dell’Appennino settentrionale. Tale avanfossatrarrebbe origine più che dal carico degli accumulitettonici sul retro, dal sottoscorrimento per subdu-zione della litosfera padano-adriatica sotto l’orogeneappenninico come proposto, anche in base ai dati ditomografia sismica, ad es. da CASTELLARIN et alii,1994. L’ indietreggiamento verso nord della plac-ca in subduzione nel Pliocene (hinge roll back) è ingrado di spiegare: 1) la propagazione dell’avanfos-sa verso nord fino al bordo sudalpino attuale (adesempio Pliocene marino del Colle di S. Barto-lomeo di Salò, del bordo meridionale della bassaVal Seriana); 2) la presenza ed avanzamento versonord-est della tettonica estensionale tirrenica(Graben della Toscana fino alla zona del Mugelloa ridosso del crinale appenninico); 3) la presenzadella base del Pliocene a 8 km di profondità almargine meridionale della pianura Padana (allaconfluenza degli “archi delle pieghe” sepolte). Taliassetti risultano molto ben evidenziati nelloStructural Model of Italy (BIGI et alii, 1992).

L’arco delle Pieghe Ferraresi-Romagnole puòessere suddiviso in tre settori: le Pieghe Ferraresi,le pieghe Romagnole (si estendono alla zonaemersa della catena) ed, infine, le PiegheAdriatiche, situate tra le Pieghe Romagnole e la“monoclinale Adriatica” (DONDI et alii, 1982). Le

Pieghe Ferraresi sono costituite dalle strutture piùcomplesse presenti in quest’area, e sono separateda un sistema di faglie inverse e sovrascorrimentidalla monoclinale pedealpina.

Le aree frontali appenniniche dal settore delversante adriatico della catena fino alla zonasepolta padano-adriatica sono caratterizzate dauna vivace attività sismica di bassa e media inten-sità (GUIDOBONI & COMASTRI, 2005; PONDRELLIet alii 2002, BOCCALETTI et alii, 2004, BURRATO etalii, 2003; VALENSISE & PANTOSTI, 2001;SELVAGGI et alii, 2001; MONTONE et alii, 2004;MONTONE & MARIUCCI, 1999). In base ai datidelle sezioni sismiche calibrate e alle ricostruzionistrutturali del sottosuolo padano si può ritenereche gli accrescimenti strutturali al fronte deisovrascorrimenti e, in fuori sequenza, al margineaffiorante della catena attuale, siano cessati con il Pleistocene (CASTELLARIN et alii, 1985;CASTELLARIN 2001; BERTOTTI et alii, 1997). Infatti,le sezioni sismiche riprocessate (PIERI, 1983) e adalta risoluzione (inedite) indicano che il sistemastrutturale è in pausa di accrescimento almeno dalPleistocene superiore. Ciò non esclude una possi-bile ripresa futura di questa attività e, inoltre, siprende atto della attività residua attuale. Ci si rife-risce agli eventi di rilascio degli stress accumulatiche possono spiegare l’attività sismica recente e

BIANCHI E. - CASTELLARIN A. - RODORIGO S. - VICO G.410

Fig. 1 - Assetto strutturale della regione Emilia Romagna.- Emilia Romagna structural sketch map.

Page 3: The sinkholes in the Padana Plain€¦ · parte della pianura padana, interessata da defor-mazioni sepolte, relative principalmente all’inter-vallo Pliocene superiore-Quaternario

attuale, caratterizzata da profondità ipocentricarelativamente elevata (20-25 km).

Per quanto riguarda le evidenze superficialiriferibili a fenomeni di neotettonica, sono staterilevate faglie o zone di disgiunzione o fratturanelle coperture sovrastanti le anticlinali sepolte diMirandola e della Dorsale Ferrarese. Possibilifaglie, nella zona di Mirandola, Canalazzo diFinale e Concordia sono state individuate tramitel’analisi e la correlazione stratigrafica di pozzi peracqua (GASPERI & PELLEGRINI, 1968; PELLEGRINI& VEZZANI, 1978; CASTALDINI et alii, 1979). Queste dislocazioni vanno ad interessare la coper-tura olocenica, come documentano i rigetti bassi oaddirittura nulli di queste strutture che presentanoestensione e profondità limitate. BONORI et alii,(2000) hanno interpretato alcune di queste struttu-re, al di sopra della dorsale Ferrarese sepolta, comel’evidenza di migrazione di fluidi verso l’alto, dazone molto superficiali. La faglia di Canalazzo,infatti, può essere interpretata come un allinea-mento di “scavernamenti” superficiali, dovuti allacompattazione e al costipamento della torba, pre-sente a profondità comprese fra 30 e 90 metri.

Il sottosuolo dell’area di pianura è costituito daalluvioni del Pleistocene sup. e Olocene. Depositidi transizione (sabbie e ghiaie di ambiente litorale,peliti sabbiose e ghiaie deltizie) caratterizzano ilpassaggio tra la sedimentazione marina e quellacontinentale. Nella parte superiore della succes-sione è stata osservata una alternanza di depositimarini e di accumuli continentali che possonoessersi sviluppati durante le fasi di ritiro delleacque dell’antico golfo padano realizzatosi sotto ilcontrollo degli eventi cataglaciali-anaglaciali edella tettonica verticale (sollevamento della catenae subsidenza nella pianura).

La piana alluvionale emiliana è delimitata anord dal Fiume Po, ed è caratterizzata da depositia granulometria fine, limi e argille, e cordoni sab-biosi disposti parallelamente ai corsi d’acqua(dossi fluviali); in prossimità del Fiume Po le allu-vioni si presentano a granulometria grossolana,essendo dovute agli apporti prevalenti del fiumestesso. La pianura viene distinta in tre fasce dalpunto di vista altimetrico: l’alta pianura compresatra i 100 ed i 30 m s.l.m., la media pianura com-presa tra i 30 ed i 20 m s.l.m. e la bassa pianura.

2.2. - INQUADRAMENTO IDROGEOLOGICO

Nel sottosuolo della pianura e sul margineappenninico padano sono state riconosciute treunità idrogeologiche, separate da barriere di per-meabilità di estensione regionale, denominateGruppo Acquifero A, B e C a partire dal piano

campagna (DI DIO, 1998).L’unità idrogeologica A è costituita da ghiaie e

conglomerati, sabbie e peliti di terrazzo e conoidealluvionale, organizzati in strati lenticolari di spes-sore molto variabile, da alcune decine di centime-tri a svariati metri, in genere costituiti da un lettodi conglomerati eterometrici ed eterogenei, conmatrice sabbiosa, talora disorganizzati, taloraembriciati, generalmente poco cementati, e da untetto sabbioso-limoso. La base degli strati è di tipoerosivo. Sono presenti paleosuoli. La potenza del-l’unità in affioramento è variabile da qualchemetro fino ad alcune decine di metri. Il contattocon le unità idrogeologiche sottostanti B e C e leunità affioranti lungo il margine appenninicopadano è frequentemente discordante. L’età delGruppo Acquifero A, attualmente sfruttato inmodo intensivo, è Pleistocene medio-Olocene.

L’unità idrogeologica B, è costituita da prevalen-ti argille limose di pianura alluvionale con intercala-ti livelli discontinui di ghiaie e conglomerati etero-metrici ed eterogenei e sabbie; sono presenti alcu-ni paleosuoli. La potenza dell’unità in affioramentoè variabile da qualche metro fino ad alcune decinedi metri. Il contatto sulle unità affioranti lungo ilmargine appenninico padano è frequentementediscordante. I depositi appartenenti a questa unitàrisalgono al Pleistocene medio; il Gruppo Acqui-fero B è sfruttato solo localmente.

L’unità idrogeologica C è formata da depositidi delta-conoide e marino-marginali costituiti dasabbie e areniti, generalmente poco cementate ocon cementazione disomogenea, ben selezionatecon granulometria media e fine, talora grossolana,in genere ben stratificate e con evidente lamina-zione incrociata. Spesso sono massive e ricche inbioclasti, con frequenti intercalazioni, da sottili amolto spesse, di conglomerati eterogenei ed etero-metrici e di peliti. Lo spessore dell’unità in affiora-mento raramente è maggiore di cento metri. Ilcontatto con le unità affioranti lungo il margineappenninico padano è generalmente netto, di tipoerosivo ed in discordanza angolare. I depositiappartenenti a questa unità risalgono al PlioceneInferiore - Pleistocene Medio. Il Gruppo acquife-ro C, isolato rispetto alla superficie per gran partedella sua estensione, è raramente sfruttato.

A fare da aquitardo basale alle sovrastanti unitàidrogeologiche è un insieme di unità complessiva-mente impermeabili che, estendendosi nel sotto-suolo della pianura ed affiorando sul margineappenninico padano, costituiscono il limite dellacircolazione idrica-sotterranea.

Si segnala la presenza nella zona esaminata,dell’acquifero A2, sedimentato circa 125.000-200.000 anni fa, ricco di materiale morboso, carat-

I SINKHOLES IN PIANURA PADANA 411

Page 4: The sinkholes in the Padana Plain€¦ · parte della pianura padana, interessata da defor-mazioni sepolte, relative principalmente all’inter-vallo Pliocene superiore-Quaternario

terizzato da ambiente riducente e presenza dimetano disciolto, che si trova a profondità com-prese tra 30 e 80 metri dal piano campagna.

2.3. - GLI “SCAVERNAMENTI” SUPERFICIALI E IFENOMENI AD ESSI CORRELATI

Le morfologia degli “scavernamenti” è essen-zialmente di due tipi (MARTELLI, 2002):

1) cavità dell’ordine di qualche metro e pro-fondità generalmente inferiore a 2 m, a geometriavariabile. Talvolta il collasso del materiale di mar-gine all’interno dello sprofondamento modifica laforma iniziale.

2) cavità strette (15-50 cm) a forma di conca asezione da sub-circolare ad ellittica. In quest’ulti-mo caso, generalmente l’asse maggiore può supe-rare 2 m di lunghezza con un tratto iniziale rap-presentato da una tipica fessura a cunicolo.

Gli “scavernamenti” superficiali sono stati rile-vati prevalentemente nei terreni agricoli incolti oadibiti a frutteto, mentre risultano rari nei terrenisoggetti a coltivazioni stagionali, in quanto questiultimi subiscono una aratura periodica e quindi laporzione superficiale del suolo, rimaneggiata, nemaschera la presenza.

Tali fenomeni in alcuni casi possono manife-starsi al passaggio di un mezzo agricolo o di unanimale o ancora di una persona (fig. 2). La dis-posizione in pianta degli “scavernamenti” è per lopiù irregolare: le buche, dove numerose, si pre-sentano in gruppi sparsi su una superficie di alcu-ni ettari, con rari allineamenti di qualche decina dimetri, ma più spesso in ordine casuale.

In molti casi, le cavità superficiali che si for-mano si presentano a imbuto rovesciato o comereticolati di fessure.

In passato sono stati eseguiti tentativi di riempi-mento delle cavità con terra e sassi da parte dei pro-prietari o conduttori dei terreni agricoli, ma il feno-

meno si è ripetuto in tempi generalmente brevi.La formazione delle voragini è stata accompagna-

ta in alcuni casi dalla fuoriuscita di odore maleodo-rante, probabilmente per effetto di risalita in superfi-cie di gas e di acque a volte salmastre dal colore ten-dente al rosso e/o al giallo. Inoltre, secondo testimo-nianze orali degli agricoltori locali, la formazione degli“scavernamenti” è occasionalmente preceduta oaccompagnata da sordi rumori non dovuti ad attivitàantropica, ma interpretabili come l’espressione acusti-ca superficiale di crolli e assestamento di materiale nelsottosuolo. Infine, analogamente a quanto recenta-mente descritto per queste aree ed altre adiacenti(CASTELLARIN et alii, 2006), la caratteristica costantedegli “scavernamenti” in questione, è rappresentatadall’assenza totale di trasporto solido “emesso” dallecavità (tipico invece dei vulcani di fango). Questoesclude categoricamente ogni similitudine con il feno-meno delle “salse” della fascia appenninica a ridossodel margine, caratterizzate dall’emissione, in alcunicasi esplosiva, di notevoli quantità di fango.

2.3.1. - Le possibili cause

In base agli studi recenti si ritiene che gli sca-vernamenti siano la conseguenza del processo dicompattazione di sedimenti ricchi di sostanzaorganica, soprattutto vegetale e di torba(CASTELLARIN et alii, 2006).

La torba è un materiale di colore scuro, nera-stro, proveniente dalla parziale decomposizione divegetali cresciuti in aree paludose o ai margini dibacini lacustri, costituita da accumuli di resti vege-tali (tronchi, foglie, muschio e sfagno) più o menodecomposti in ambiente acido e anossico ma construttura spesso ancora riconoscibile, poco costi-pati e contenenti percentuali d’acqua elevate, finoal 95%. In caso di perdita d’acqua per compatta-zione o per pompaggio ad opera di pozzi, la torbapuò subire una forte riduzione di volume, rispet-to al volume iniziale.

Livelli di torba sono presenti nel sottosuolodell’area in esame. Tali livelli sono stati infatti regi-strati a profondità superiori ad alcune decine dimetri nelle stratigrafie dei pozzi San Felice sulPanaro 1, Dogaro 2, Rivara 1, Rivara 2 e Camurana 2,perforati per ricerche di idrocarburi diversi decen-ni or sono. Uno strato pressocchè continuo ditorba è stato anche segnalato a profondità di circa20 metri lungo il tratto parmense del tracciatodella linea ferroviaria “Alta Velocità”.

La torba, durante la sua evoluzione geologica,sviluppa per processi biologici notevoli quantitàdi gas metano, che spiegherebbe anche le risalitedi gas verso la superficie segnalate in relazione agli“scavernamenti”.

BIANCHI E. - CASTELLARIN A. - RODORIGO S. - VICO G.412

Fig. 2 - Apertura improvvisa di uno scavernamento.- Sudden opening of a little sinkhole.

Page 5: The sinkholes in the Padana Plain€¦ · parte della pianura padana, interessata da defor-mazioni sepolte, relative principalmente all’inter-vallo Pliocene superiore-Quaternario

Recenti analisi inedite da parte di società inte-ressate allo studio del fenomeno indicano che ilgas presente nell’acquifero torboso è caratterizza-to isotopicamente da valori di Delta 13C di -72 permille rispetto allo standard PDB, confermando lanatura biogenica del metano stesso (MATTAVELLIet alii, 1983, MATTAVELLI & NOVELLI, 1988).

Il consolidamento dei livelli di torba, soventemolto eterogenei in orizzontale, discontinui e dis-omogenei, avviene per effetto anche di carichipiuttosto limitati. La compattazione della torba edei sedimenti ricchi di materia organica determinala formazione di vuoti e di camere vuote che ten-dono ad aumentare le proprie dimensioni mano amano che si intesifica la riduzione di volume del-l’intervallo organico sottostante. La perdita divolume realizzata per consololidamento di sedi-menti organici e di torbe non si trasmette insuperficie nel caso che il livello superficiale delterreno si scolli rispetto la zona sottostante sotto-posta a riduzione di volume. Il terreno superficia-le scollato costituisce una sorta di “ponte” checollega le zone adiacenti la cavità, che si indeboli-sce gradualmente mano a mano che la camera siallarga anche ad opera dei crolli dai bordi e daltetto della stessa fino al collasso del terreno super-ficiale cioè alla comparsa degli “scavernamenti”.

La causa dei fenomeni di consolidamento è daricercare nelle variazioni dello stato tensionale nelsottosuolo, legate alle oscillazioni del livello dellafalda sotterranea. La Provincia di Bologna (2004)afferma che il tasso di subsidenza in molte dellearee censite arriva a toccare i 6/7 cm/anno, benoltre i valori medi dovuti alla sola compattazionedi sedimenti (1 mm/anno). Ciò potrebbe essereconnesso, sempre secondo la Provincia diBologna, ad una generale errata gestione dellerisorse idriche sotterranee per l’approvvigiona-mento idrico ad uso civile, agricolo ed industriale.Si possono segnalare a questo proposito i pozziabusivi destinati all’approvvigionamento di gasnaturale a bassa pressione in casolari isolati nellacampagna, molto diffusi nell’immediato dopo-guerra fino agli anni sessanta del secolo scorso. Laraccolta del gas metano avveniva facendo passarel’acqua estratta in un apparato a forma di campa-na, dove il metano in soluzione formava dellebolle che venivano captate e concentrate. La pra-tica dell’estrazione dell’acqua metanata avvenivasia nell’area del Polesine da falde sabbiose senzatorba, causando una subsidenza generalizzata, sianel modenese e nel bolognese da falde torbose,causando gli “scavernamenti”.

La verifica della presenza dei pozzi di acquametanata nella zona degli “scavernamenti” è tut-t’oggi ostacolata dalla difficoltà di reperire notizie

precise, anche a decenni di distanza dalla fine dellacaptazione illegale del metano, anche se per esem-pio è localmente nota la presenza nella zona a suddi Finale Emilia fino agli anni ’60 del secolo scor-so di un pozzaiolo che era specializzato nella per-forazione di pozzi per metano da acqua metanatadi falde a qualche decina di metri di profondità.

Con tutta probabilità, l’ipotesi sull’origine degli“scavernamenti” per compattazione della torba nonha avuto finora occasione di essere provata poichénei luoghi dove si sono verificati tali fenomeni sonostati eseguiti sondaggi geognostici che non hannomai superato i 50 m di profondità, quindi nella for-mulazione delle possibili cause non si è tenutoconto dei dati stratigrafici dei pozzi profondi citatiin questo lavoro, i quali sono stati resi pubblici solodi recente (http://www.neogeo.unisi.it/assomin/).

In figura 3 viene riportato uno schema dell’as-setto stratigrafico e idrogeologico del sottosuolopredisponente il verificarsi dei fenomeni di sca-vernamento.

Per quanto riguarda possibili relazioni con ilverificarsi di eventi sismici, in occasione di alcuniterremoti è stata osservata la formazione di sca-vernamenti, in accordo con il fatto che le ondesismiche favoriscono la compattazione dei livellidi torba o altri sedimenti facilmente compattabilicausando l’espulsione dei fluidi. Ciò è statoriscontrato ad esempio, in occasione del terremo-to del maggio 1987, che provocò la formazionedi scavernamenti in località Cantarane a norddella frazione di Rivara, comune di San Felice sulPanaro, Modena. In tale zona, oggi è accertata lapresenza di torba a debole profondità.

2.3.2. - A proposito dei gas idrati

Un processo che può determinare significativeperdite di volume è quello della scomposizionedei clatrati in metano e acqua dolce. Condizioni diquesto tipo non possono essere invocate per lecondizioni climatiche attuali come indica il dia-gramma di stato solido–fluido per i gas idrati(CASTELLARIN et alii, 2006). Per poter individuarecondizioni favorevoli allo stato solido dei gas idra-ti (clatrati) occorre risalire alle condizioni climati-che anaglaciali del Pleistocene (tra 1.000.000.e650.000 anni fa) che controllarono l’origine dellasuccessione di sabbie marine del LitosomaClionoforme padano (CASTELLARIN et alii, 2006).

I clatrati di metano si sarebbero sciolti allafine della condizioni climatiche favorevoli allaloro formazione, prima della deposizione deglistrati più superficiali della pianura, escludendoquindi che l’origine degli “scavernamenti” quipresi in considerazione sia da ricondurre diretta-

I SINKHOLES IN PIANURA PADANA 413

Page 6: The sinkholes in the Padana Plain€¦ · parte della pianura padana, interessata da defor-mazioni sepolte, relative principalmente all’inter-vallo Pliocene superiore-Quaternario

mente al recente scioglimento di idrati di metanoipoteticamente preservati a profondità di svaria-te centinaia di metri.

2.4. - AREE INTERESSATE DA FENOMENI DI SCAVER-NAMENTO NELLE PROVINCE DI MODENA E BOLOGNA

Nelle province di Bologna e Modena , vengo-no segnalati fenomeni di scavernamento nei terri-tori di numerosi comuni (figg. 4, 5).

2.4.1. - Provincia di Bologna.

A Crespellano, è noto uno sprofondamentosul letto del fossato che corre sul fianco est di viaCassoletta. Presente fin dagli anni 70, si compor-ta, come una sorta di “inghiottitoio” per l’acquatransitante all’interno della “scolina” stessa(MARTELLI, 2002).

A Crevalcore, in località Palata Pepoli, i feno-meni sono molto diffusi.

Presso via Casoni, su un’area condotta a frut-teto, sono presenti cavità dell’ordine di qualchemetro (fig. 6), oltre a numerose occorrenze diminore entità (le geometrie delle sezioni sonovariabili, da sub-circolari ad allungate a informi).Numerosi cedimenti sono presenti sui margini

delle scoline e dal fondo delle stesse originanocunicoli che si spingono a profondità di 1.5- 2metri circa; a nulla sono valsi, i tentativi di riempi-mento. Da segnalare lo sprofondamento di alcunialberi da frutto posti sullo stesso filare e tra loroconsecutivi. Dalle informazioni raccolte siapprende che il problema, anche se in formamolto lieve, è sempre stato presente, ma a partiredal Settembre 1999, in seguito a violente precipi-tazioni, si è notevolmente accentuato ed è tuttorain evoluzione (MARTELLI, 2002).

Ancora in località Palata Pepoli, via Casoni,sono presenti altri due cedimenti del piano di cam-pagna, il primo a geometria sub-circolare, di 1.5 mdi diametro circa, e l’altro come una sorta di ampiacrepacciatura di 3,5 m di lunghezza. I contorni sonoassai poco delineati e la profondità si aggira, perentrambi, attorno a 1,5-2 m circa (MARTELLI, 2002).

FEBO (1999) segnala che a qualche centinaia dimetri a Est del sito (area C di FEBO) da uno deibuchi si è avuta testimonianza della fuoriuscita diuna nube di gas azzurrognolo per l’ampiezza dicirca 2 filari di albero da frutto in data 19Febbraio 1997. Dato il periodo invernale, il gaspotrebbe aver contenuto umidità che si sarebbecondensata al contatto con l’aria fredda. Questazona è stata interessata da sprofondamenti di inte-

BIANCHI E. - CASTELLARIN A. - RODORIGO S. - VICO G.414

Fig. 3 - Ipotesi di modello di formazione degli scavernamenti nell’area in esame.- Hypothesis about the formation of the sinkholes in the area of this study.

Page 7: The sinkholes in the Padana Plain€¦ · parte della pianura padana, interessata da defor-mazioni sepolte, relative principalmente all’inter-vallo Pliocene superiore-Quaternario

re porzioni di filari di albero da frutto (fig. 7).In via Melloni, sono segnalati moti subsidenti

che, dalle informazioni raccolte, risultano manife-starsi in maniera eclatante a partire dal 1986, annoin cui si è verificato il cedimento strutturale di unaporzione di un capannone sito in luogo (cedi-mento di 8.5 cm della colonna di nord-ovest),nonché di una porzione dell’adiacente piano stra-dale di via Melloni (MARTELLI, 2002).

FEBO (1999) segnala che nelle vicinanze diquesto sito (area E di FEBO) una fascia di defor-mazione della carreggiata stradale di circa 20 mverificatasi negli anni ’95-’96.

In via Provanone, sono presenti manifestazio-ni di entità e distribuzione variabili, su tutta latenuta condotta interamente a frutteto: le piùeclatanti e numerose (1-1.5 m di diametro di lar-ghezza e 1 m di profondità circa) sono localizzatein un’area spostata verso il Panaro. Le cavità for-matesi in seguito agli sprofondamenti del pianocampagna, vengono colmate con terra ma, perio-dicamente, tornano a formarsi e la pioggia, comein altri casi, tende a velocizzare il corso degli even-ti (MARTELLI, 2002).

Nel comune di Galliera, sono segnalati spro-

fondamenti all’interno di un frutteto a ridossodell’argine destro del Reno, di forma subcircolare,diametro variabile dai 15 ai 40 cm, e profonditàcomprese tra 0,5 e 2 m circa (MARTELLI, 2002).

Nel comune di Sala Bolognese, sono segnalatiin località Padulle numerosi scavernamenti didimensioni ridotte, generalmente del diametro-lunghezza di 0,5 m e profondità massima di 1,5 m(MARTELLI, 2002).

Nel comune di Camposanto, Modena, vienesegnalata la comparsa nel settembre 1999 di unacavità, di larghezza-diametro di 1,5 m e profonda1-1,2 m circa, e in un appezzamento adiacentecondotto a frutteto, alcuni sprofondamenti, deldiametro di 40 cm circa che, nonostante i periodi-ci riempimenti con terra, continuano a riaprirsi,soprattutto in occasione di forti piogge(MARTELLI, 2002). Altro sprofondamento localiz-zato sul fondo di una scolina viene segnalato inlocalità Ghironda (MARTELLI, 2002).

Nel comune di Finale Emilia, a sud ovest delpolo industriale dei piastrellifici, vengono segnala-ti cedimenti in aree poste in sinistra del F. Panaro(zona F) da FEBO (1999). All’epoca dell’ultimoconflitto mondiale erano qui conosciuti degli sca-

I SINKHOLES IN PIANURA PADANA 415

Fig. 4 - Localizzazione di diversi sinkholes in alcune aree della provincia di Modena e Bologna.- Location of several sinkholes in some areas in Bologna and Modena provinces.

Page 8: The sinkholes in the Padana Plain€¦ · parte della pianura padana, interessata da defor-mazioni sepolte, relative principalmente all’inter-vallo Pliocene superiore-Quaternario

vernamenti in grado di assorbire la portata dellescoline di irrigazione e di ripascere un vicinomacero (lunga vasca in terra per la macerazionedella canapa). Si tratta della zona del sinkholedescritto alla scheda n. 407 dell’inventario allapagina web: www.sinkholes.it .

In via Selvabella, sono presenti sprofondamen-ti di cospicue dimensioni (da 1 a 3,5 m di diame-

BIANCHI E. - CASTELLARIN A. - RODORIGO S. - VICO G.416

Fig. 6 - Piccolo scavernamento presso via Casoni, in località Palata Pepoli a Crevalcore (BO).

- Little sinkhole near via Casoni, Palata Pepoli, Crevalcore (BO).

Fig. 7 - Sprofondamenti di intere porzioni di filari di albero da frutto presso Palata Pepoli ( Crevalcore-BO).

- Sinkholes along rows of fruit tree near Palata Pepoli ( Crevalcore-BO).

Fig. 5 - Localizzazione di diversi sinkholes in alcune aree nei comuni di S. Felice Sul Panaro, Camposanto, Finale Emilia.- Location of several sinkholes in some areas within the S. Felice Sul Panaro, Camposanto, Finale Emilia comunes.

Page 9: The sinkholes in the Padana Plain€¦ · parte della pianura padana, interessata da defor-mazioni sepolte, relative principalmente all’inter-vallo Pliocene superiore-Quaternario

tro-larghezza e profondità scarsamente definibili)distribuiti all’interno di un frutteto, colmati perio-dicamente, che tendono nel tempo a riaprirsi,soprattutto dopo forti piogge (MARTELLI, 2002).

Un altro appezzamento ubicato nelle vicinan-ze, a sua volta interessato da sprofondamenti (fig.8), è stato investigato con sondaggi geognosticiche non raggiungono lo strato ricco di torba e conrilievi penetrometrici, rilievi geoelettrici, sismica ariflessione e rilievi radar (BONORI et alii, 2000;FEBO, 1999), la cui penetrazione sembra tropposcarsa per poter discriminare o riconoscere lostrato di torba. Sono stati anche monitorati in det-taglio i pozzi per acqua della zona, in relazione siaa chimismo che a livello freatico.

In località Cà Bianca, è presente una serie dicavità, del diametro di 1 m circa e profonde dai 2ai 2,5 m, disposte, approssimativamente, su unallineamento traverso alla direzione dei filari. Lecavità che vengono colmate continuano ad aprirsie, in più, si è avuta la comparsa recente di altre 2-3 unità. In corrispondenza di una vicina rampa diaccesso all’argine destro del Panaro, sono dasegnalare alcune cavità di modesta sezione, pro-fonde circa 1 metro (MARTELLI, 2002).

Si segnalano, infine le località Reno Finalese,Massa Finalese, “Pereto del Prete”, conosciuta per

tali fenomeni sin dall’800, e, nel comune di SanFelice sul Panaro, località Rivara, dove è stata se-gnalata l’apertura in campo aperto di alcuni “sca-vernamenti” a carattere lineare in occasione del ter-remoto del 8-9 Maggio 1987 (fig. 9a, b, c).

2.5. - ANALISI E CONSIDERAZIONI

In base ai dati raccolti e alle descrizioni deifenomeni, l’origine degli “scavernamenti” varicercata in sottrazioni di massa in zone poco pro-fonde della successione stratigrafica. Il fenomenoè strettamente legato alla distribuzione della torbao/e sedimenti facilmente compattabili, presentinelle prime decine di metri sotto il piano campa-gna. In molti casi il fenomeno è amplificato dal-l’eccessivo pompaggio dell’acqua metanifera pre-sente nella torba stessa.

Questo indica nella compattazione dellatorba a debole profondità (alcune decine dimetri) la causa principale degli “scavernamenti”osservati.

I SINKHOLES IN PIANURA PADANA 417

Fig. 8 - Scavernamenti investigati attraverso sondaggi geognostici nelle vicinanze di via Selvabella, Finale Emilia (MO).

- Sinkholes studied by geognostic surveys near via Selvabella, Finale Emilia (MO).

Fig. 9 - a), b), c): scavernamenti a carattere lineare in occasione del terre-moto del 8-9 Maggio 1987, San Felice sul Panaro (MO).

- a),b),c):Linear sinkholes during the8-9May1987earthquake,San Felicesul Panaro(MO).

a

b c