TESIS. Memoria e Innocenza. Sulla Poetica Di Ungaretti

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    UNIVERSIT CATTOLICA DEL SACRO CUOREMilano

    Dottorato di ricerca in Storia e letteratura dellItalia moderna econtemporanea

    Ciclo XXIIS.S.D: L-FIL-LET/11

    Memoria e innocenza.

    Sulla poetica critica di Giuseppe Ungaretti

    Coordinatore: Ch.mo Prof. Danilo ZARDIN

    Testi di dottorato di MassimoMigliorati

    Matricola 3580184

    Anno Accademico 2009/2010

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    Sommario

    INTRODUZIONE ....................................................................................................... 3

    CAP. 1. MEMORIA E INNOCENZA: UNA CRONOLOGIA .................................. 12

    1.1 GLI ANNI20 E 30 ...................................................................................................................................................... 13 1.2 IL PERIODO BRASILIANO ........................................................................................................................................... 29 1.3 GLI ULTIMI SCRITTI(1943-1970) .............................................................................................................................. 71 1.4 ALCUNE CONSIDERAZIONI E PROPOSTE................................................................................................................ 90

    CAP. 2. AGOSTINO E PLATONE (E BERGSON) ................................................. 101

    2.1 BERGSON .................................................................................................................................................................. 12

    CAP. 3. LA MEMORIA UNGARETTIANA E LA LEZIONE DI VICO ................ 134

    3.1 L A MEMORIA DI V ICO. ............................................................................................................................................ 143

    CAP. 4. IL TEMA DELLE ORIGINI IN VICO E IN UNGARETTI ..................... 168

    CAP. 5. LINNOCENZA UNGARETTIANA E LA LEZIONE DI VICO .............. 185

    CONCLUSIONE ....................................................................................................... 216

    BIBLIOGRAFIA PER UNGARETTI CRITICO: .................................................... 219

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    Introduzione

    Giuseppe Ungaretti non fu solo il grande poeta che si conosce, fu anchecritico darte e letterario, traduttore e uomo di cultura, inoltre svolse unimportante ruolo di collegamento fra le lettere italiane e le francesi, per circaun cinquantennio. Se la sua poesia ha stimolato numerosissimi studi e saggi,

    non cos la sua attivit di critico letterario, che stata oggetto di paginespecialistiche ma, crediamo, non ha ancora avuto l'attenzione sistematica chemerita. Le carte critiche saranno l'oggetto della presente indagine. Il compitoche ci prefiggiamo, per, non indagare i motivi di quel minore interesse,alcuni facilmente intuibili, e dei quali si pu far cenno: innanzitutto la pilimitata circolazione degli scritti che, fino al 1974, erano sparsi su molteriviste spesso introvabili; inoltre il volume diSaggi e interventi , pubblicato

    quattro anni dopo la morte, non pu vantare, comprensibilmente, la grandediffusione delle poesie; inoltre laltra cospicua parte di scritti, che integra ecompleta la prima pubblicazione, stata disponibile a tutti i lettori solo dal2000 (anche se parti di questo materiale erano gi state pubblicate in variesedi), anno in cui stato pubblicato il secondo autorevole volume pressoMondadori, che contribuisce ad illuminare ulteriormente lattivit letteraria diun autore che si svela sempre pi complesso man mano si riesce a tracciarne

    un profilo non limitato alla innovativa produzione poetica. Tutto questo nonsignifica che molti interessanti studi riguardanti lattivit critica non siano statiprodotti, anzi; avremo modo di farvi pi volte riferimento, ma lelemento cheora ci preme mettere in rilievo alcune peculiarit degli scritti critici delpoeta.Uno degli elementi distintivi che rendono questa attivit singolare lutilizzodi termini che ritornano nel corso dei decenni; gli stessi termini impiegati per

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    giustificare la propria poetica tornano in sede critica e servonoallinterpretazione delle opere altrui, assurgendo quindi a rango di categoriedi un sistema critico che Ungaretti costruisce nel tempo. Ci riferiamo, perfare qualche esempio, a memoria, innocenza, durata, oblio, sogno,assenza, impiegati dal poetaad hoc per lindagine critica militante o nellelezioni della docenza universitaria. In un saggio di qualche anno fa, FrancoDi Carlo descrive lucidamente il vocabolario critico di Ungaretti: certamente da evidenziare, nella sua flagrante originalit, la novit della parola criticaungarettiana, la sua disposizione naturale, autentica, immediata, alloralit, alladizione fonico-gestuale, quasi alla teatralit ed alla vocalit recitante, piche a una resa scrittoria in s totalmente succuba di una sua funzionemediatrice e riflessa, pensata, geometrizzante, non spontanea. Il disegnocritico di Ungaretti si sviluppa, perci, in base alla sua imponderabileincompiutezza e non-finitezza, alla sua attonita polivalenza segnico- verbale, alla sua continua tensione non-realizzata, non-risolta, se non perimprovvisi barlumi e bagliori critico-inventivi. Di qui il valore trasfigurativo,evocativo pi che esattamente definito, circoscritto e determinato, dellinguaggio critico ungarettiano1.La citazione ci sembra unefficace premessa al discorso che faremo nelleprossime pagine, poich identifica alcune ragioni dellopacit dei testi criticiungarettiani, che non dipende solo dal vocabolario ma in esso se ne purinvenire qualche causa. Una simile terminologia identifica alcuni concetti,declinati in modo personale, che fungono da vere e proprie categorie;similmente accade per luso di etichette storiografiche la cui portatatradizionalmente intesa viene modificata, come accade per Umanesimo oRomanticismo o Barocco. Tali vocaboli e classificazioni ritornano lungotutto larco della cinquantennale attivit di critico e quindi, gradualmente, simodificano, si precisano, vengono applicati a contesti e autori differenti,

    1 FRANCODI C ARLO, Ungaretti critico, Otto/Novecento, V (1981), 2, pp. 109-128 : 114.

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    subendo cos modificazioni talvolta minime, talvolta importanti. Linsistenzadellautore su concetti eccentrici rispetto a quelli in uso nella pratica criticapi tradizionale, militante o accademica che sia, unita alla loro resistenza neltempo (si rinvengono anche nella lezione su Leopardi tenuta alla ColumbiaUniversity, nel 1964), d origine, nel corso degli anni, ad un vero e propriosistema critico personale2, basato proprio su questi concetti e alcuneconvinzioni (per esempio la tripartizione della storia della letteratura italianain Origini, Umanesimo e Romanticismo) che fungono da pilastri e termini diparagone, sulla base dei quali formulare i propri giudizi. Un sistema nel qualegli autori e le opere vengono analizzati, che costituisce una sorta di personalesetaccio grazie al quale scovare le eventuali pepite e distinguerle dai comuniciotoli. A ci si aggiunga che le indagini e lo studio dellopera altrui hanno sempreuna funzione autocritica. Ungaretti cio, leggendo o interpretandocriticamente la poesia di un altro autore, mette alla prova la propria poetica ela propria poesia, ne trae suggestioni, vaglia la tenuta delle proprieconvinzioni, in un rapporto di scambio in cui spesso difficile stabilire ildiscrimine di questa partita doppia, perch sempre in atto un commercioche implica inevitabilmente sia il dare sia lavere3. Il sistema critico personale chiaramente stato formulato anche, se non soprattutto, per la propriapoetica, rimuginando le proprie ragioni di poesia. Tale caratteristica, a nostroavviso, non senza prezzo, infatti ne limita le possibilit dimpiego ad unristretto novero di autori. In particolare, la sua possibilit di mettere in risalto

    2 Di Carlo parla della necessit di Ungaretti di stabilire e realizzare un sistema critico, siapure aperto, ivi, pp. 115-116.3 I classici della tradizione lirica italiana divengono vere e proprie cavie per una letturadiretta a scavare dentro di s i motivi informatori della propria natura di poeta e di uomo, dellapropria biografia espressiva e ideologico-letteraria. La critica ungarettiana si trasforma, perci, inautocritica, in empatia mimetica e solidale nei confronti del testo letterario da decifrare [...] ildiscorso critico ungarettiano si fa chiarificazione intima, scoperta di s nella dimensione orfico-religiosa, bipolare e convergente, di autore-lettore, di poeta-interprete. Lindagine critica di Ungarettisvolge, dunque, la storia, tormentata e inquieta, della propria anima, accompagnando,drammaticamente, il movimento coscienziale e sentimentale con quello del suo poiein lirico creativo(scritti di poetica ) da una parte, ed elaborando direttamente sui testi e gli autori analizzati, il propriometodo dapproccio critico, dallaltra (scritti di critica), ivi, pp. 110-111 (corsivo originale).

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    le peculiarit della poesia altrui sono minime se il sistema applicato adautori le cui opzioni di poetica risultano distanti; esso, infatti, funziona beneper quegli autori i cui presupposti di poetica sono in sintonia con quelli delsuo creatore. Latteggiamento critico di fondo di Ungaretti quello di chi siavvicina allopera altrui per capire quali siano gli elementi in comune con lapropria e per, eventualmente, rilevare i tratti che le separano e che stridono;latteggiamento quello di chi, dotato di una propria poetica forte, per certi versi irrinunciabile, verifica quanto lopera in esame si avvicini ad essa. Perciquando quelle scelte di poetica sono compatibili con lopera e lautore, vediPetrarca o Leopardi o Mallarm (le cui opere hanno contribuito in modofondamentale alla formazione dello stesso Ungaretti, per cui si potrebbeanche parlare di una circolarit viziosa nellesercizio critico ungarettiano: ingrado di leggere fruttuosamente solo gli autori che hanno contribuito adelinearne la poetica), i risultati sono di sicuro valore; viceversa, quando leopere o gli autori sono distanti o semplicemente diverso il modo diintendere larte il caso di Manzoni spesso i risultati sono poco rilevanti.Nei primi articoli, negli anni 20, alcuni passaggi chiave di quel sistema sonospesso solo accennati, abbozzati, e si comprende: tale sistema era ancora infase di costruzione e di verifica. Questo introduce una difficolt in pirispetto alla terminologia impiegata, originale rispetto al vocabolario critico inuso in quegli anni e anche dopo. Tali opacit vengono chiarite, ancheall'autore, solo con linsistenza della riflessione, tramite una chiarezzaacquisita negli anni, dopo che vengono ripresi in contesti o articoli differenti.Nella successione delle rimodulazioni, nellampliamento della riflessione,alcune connotazioni di quei concetti vanno perse (la valutazione negativadellinnocenza, assimilata alla ferocia delluomo-bestia che ha perso laconsapevolezza di ci che bene e di ci che male), altre vengonoaccantonate per essere riprese pi avanti negli anni (ad esempio leimplicazioni non strettamente artistiche bens civili e religiose della stessa

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    innocenza). Se alcuni tratti vanno persi, altri si chiariscono e si rafforzano,dando al sistema una mobilit che ha la fisionomia di una evoluzione, di unamaturazione4.Questa instabilit del significato dei termini uno dei motivi che rendononon sempre immediato il contenuto degli scritti critici ungarettiani, ma anche uno dei motivi del loro fascino5. Ci che rende ulteriormentecomplessa linterpretazione dei concetti capisaldi della critica ungarettiana la loro malleabilit, la loro applicazione spesso originale, la loro notevoleestensione, si pensi al concetto di memoria, per fare un esempio. Limpiegomolteplice e vario che ne fa Ungaretti rende difficile, per ognuno di essi,stabilire fino a che punto linterpretazione e luso dellautore siano di naturaestetica o storiografica o filosofica. Dice bene Machiedo: La critica di U. una sfida anche per la delicatissimatraduzione terminologica imposta a chiunquenon si lasci sopraffare e ne tenti un pi preciso inquadramento teorico o/estorico-letterario6. Secondo questa indicazione, abbiamo deciso di nonlasciarci sopraffare e di tentarne un pi preciso inquadramento, almenoteorico. Per farlo abbiamo scelto di concentrare lattenzione su due dei vocaboli che abbiamo elencato: memoria e innocenza, perch ci sembrano ipi significativi e perch sono i due che ricorrono lungo tutta lattivit dicritico, militante prima, accademico poi, a differenza di altri (durata e assenza,

    4 Tale evoluzione , probabilmente, frutto di un atteggiamento che Machiedo definisce cos:Senza possedere denotazioni e connotazioni, U. ha studiato per anni, in maniera perseverante, ildilatamento semantico della parola, MLADENM ACHIEDO, Riflessioni sullUngaretti critico, in Atti delConvegno Internazionale su Giuseppe Ungaretti. Urbino 3-6 ottobre 1979 , Urbino, 4Venti, 1981, I, pp. 355-365 : 363.5 Di Carlo parla di carattere frammentario, dilatante, ma anche a volte approssimativo pereccesso di suggestione, della parola critica ungarettiana [...] la sua indeterminatezza, la sua vagaindefinitezza; inoltre dice che la parola critica (e poetica) deve suggerire pi che schematizzare(assolvere e condannare), attraverso la rilevanza religiosa della sua polivalente essenza, non-oggettivata, smaterializzata, fatta non solo di elementi fonico-sonori, ma soprattutto semantici esignificativi (sul piano etico oltre che espressivo), che sappiano conciliare le realt col mistero,lideologia, la storia con la forma, il verbo, la sua metaforizzazione, per mezzo di una parolamiracolosa, magica, sacra e tecnicamente inoppugnabile, e ordinatrice, geometrizzante, risolutiva,naturale, primitiva e insieme composita, simbolica, allusiva, dotata di un potere superiore che diordine metafisico, infernale e divino nello stesso tempo (FRANCODI C ARLO, Ungaretti critico, cit., p.114 e 117-118).6 MLADENM ACHIEDO, Riflessioni sullUngaretti critico, cit., p. 358 (corsivo originale).

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    per fare qualche esempio), di cui riscontriamo un impiego limitato nel tempo.

    La prima parte dello studio dedicata alla ricognizione delle occorrenze deitermini lungo larco descritto dagli scritti critici, dalla met degli anni 20 allamet degli anni 60; inoltre se ne tenta una precisazione del contenuto, infunzione della loro effettiva applicazione, man mano che il significato evolvenel sistema critico ungarettiano. La loro ricorrenza ne determina unacontinua evoluzione, un affinamento progressivo che comportalaccoglimento di nuove sfumature di senso e laccantonamento di altre,ritenute non pi funzionali. Per rilevare queste modificazioni, in cui il tempo dimensione non estranea, ci parso utile leggere gli scritti critici secondoun ordine cronologico. Si tratter perci di rintracciare tutti i luoghi in cuiUngaretti usa tali termini per poterne desumere, tenendo conto del contesto,il valore e le variazioni. In questo modo si tenter di attraversare laproduzione critica del poeta (che comprende non solo i saggi o gli articoligiornalistici ma anche le lezioni universitarie, le quali sono concreteoperazioni critiche), tentando la ricognizione pi ampia possibile e, a quantoci risulta, non ancora tentata. Il risultato sar una esposizione sistematicadelle ricorrenze dei suddetti termini, che registri la variazione del lorosignificato e ci suggerisca qualche osservazione dal quadro complessivo cosottenuto. In particolare, anticipiamo, Ungaretti insiste su alcune implicazioni,costanti, di questi concetti fino ai primi anni Trenta: in seguito si evidenziauna progressiva dilatazione e maggiore articolazione dei concetti stessi, incorrispondenza del periodo brasiliano, fino a giungere ad una definitivastabilit negli interventi degli anni compresi tra i Quaranta e i Sessanta.

    La seconda parte sar dedicata, invece, a mettere in evidenza linflussoesercitato da due autori, Agostino e Bergson, sulla concezione della memoriadi Ungaretti e, nel pi ampio recinto della poetica, di Giambattista Vico. Se

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    del rapporto che lega Ungaretti al secondo gi stato detto molto, linfluenzadel primo non stata ancora messa nella dovuta luce. Laccostamento diUngaretti a Bergson, infatti, non rappresenta una novit, anzi: alcuni autorine hanno fatto oggetto privilegiato di studio7. Filosofi prediletti dal poeta, veri e proprimatres penser , furono anche Platone e Vico ma, tra i coevi,nessuno ebbe limportanza di Bergson. risaputo, del resto, che Ungaretti nesegu personalmente le lezioni al Collge de France e che nutriva una solidastima verso la sua opera. Anche una conoscenza imperfetta di quelle teoriepermette, leggendo gli scritti critici del poeta, di cogliere che luso di vocabolicome memoria o durata sono influenzati dalle speculazioni bergsoniane.Ungaretti stesso cita molte volte il filosofo e, nel 1924, dedica due articoli8 apparsi su Lo Spettatore Italiano, ad una breve esposizione dellestetica eallo stile del francese. Un altro filosofo che ebbe su Ungaretti uninfluenzanotevole, ma molto meno studiata, Agostino di Ippona; il quale ha dedicatopagine molto importanti alla memoria, sia nelleConfessioni sia nelDe civitateDei e che appare, soprattutto nelle pagine delle lezioni brasiliane, un autorefondamentale nellispirare la critica e le lezioni stesse, cos da diventare unpunto fermo della poetica, come confermano alcune frasi tratte dalle letteredi Ungaretti a Bigongiari. Agostino, inoltre, un autore che risente delleteorie neoplatoniche e che, a sua volta, influenza Bergson; egli si pone ciocome punto medio di collegamento fra filosofo francese, appunto, e Platone,entrambi autori fondamentali per la formazione ungarettiana; la sua

    7 Tra i contributi pi recenti si vedano: P AOLAMONTEFOSCHI, Bergson e la poetica di Ungaretti , inE ADEM, Ungaretti. Le eclissi della memoria , Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 1989; F AUSTOCURI,Durata reale e poesia. Sul rapporto fra il primo Ungaretti e Bergson , Studi di Estetica, 1995, 11, pp. 189-222; R OSITA TORDI C ASTRIA, Ungaretti e i suoi matres penser , Roma, Bulzoni, 1997; R OSARIOGENNARO, Le patrie della poesia. Ungaretti, Bergson e altri saggi , Fiesole, Cadmo, 2004; ERNESTOLIVORNI, In s da simulacro a fiamma vera / errando. La poesia di Ungaretti da Platone a Bergson , in Giuseppe Ungaretti. Identit e metamorfosi. Colloquio Internazionale, Lucca, 4-6 aprile 2002 , a cura di Lia FavaGazzetta, Rosario Gennaro, Maria Lusi e Franco Musarra, Lucca, maria pacini fazzi editore, 2005,pp. 211-246.8 GIUSEPPEUNGARETTI, Lestetica di Bergson e IDEM, Lo stile di Bergson , ora si possono leggerein GIUSEPPEUNGARETTI, Vita dun uomo. Saggi e interventi , a cura di Mario Diacono e Luciano Rebay,Milano, Mondadori, 1974, pp. 79-86 e 87-89.

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    importanza , dunque, decisiva9. Anche linfluenza della filosofia vichiana non , a nostro parere, ancora statamessa in risalto come meriterebbe. La terza, la quarta e la quinta parte diquesto studio sono dedicate appunto a far emergere quanto importante sia laconoscenza delle tesi del filosofo napoletano per lattivit critica di Ungarettimaturo. Il quale non solo ha dedicato due conferenze brasiliane,Influenza diVico sulle teorie estetiche doggi e Posizione storica e grandezza di Giambattista Vico ma, ogni volta che ne ha fatto cenno, ne ha sempre parlato in termini digrande approvazione. La conoscenza e linfluenza delle tesi di Vico sipalesano proprio nella elaborazione dei concetti di memoria, sia nella suarelazione con la fantasia quando viene intesa come facolt intellettiva, sia perlimportanza di un possibile ritorno alla condizione originaria delluomo e alrecupero di un primitiva innocenza. Questo tema, ripreso dalloZibaldone leopardiano, dopo lo studio delle teorie vichiane, assume una primazia chenon aveva e diventa motivo centrale degli ultimi scritti. Linfluenza di Vico,inoltre, ben pi profonda di quanto si possa dire in poche righe, seUngaretti giunge a considerarlo un maestro morale10 e a trarre, anche dallalettura delle sue opere, la suggestione che lo condurr alla ricerca di unalingua originaria e sacra. Inoltre le teorie del napoletano lasciano qualchetraccia anche nella formulazione del concetto di innocenza che, a prima vista,potrebbe sembrare assai distante dagli argomenti che hanno occupato ilfilosofo.

    Da ultimo ci pare utile sottolineare quella che crediamo la novitmetodologica del presente lavoro, a partire da una osservazione elementare:la critica si ampiamente esercitata sia sulla memoria sia sullinnocenza,

    9 Ha detto bene Livorni: la riflessione ontologica della linea filosofica che da Platoneconduce a Bergson [] per il poeta italiano richiede la mediazione necessaria del pensiero diSantAgostino, ERNESTOLIVORNI, Avanguardia e tradizione. Ezra Pound e Giuseppe Ungaretti , Firenze,Le Lettere, 1998, pp. 308.10 quel che si evince dalle affermazioni che si possono leggere in GIUSEPPEUNGARETTI,Influenza di Vico sulle teorie estetiche doggi , in IDEM, Vita dun uomo. Saggi e interventi , cit., p. 359.

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    analizzando il loro ruolo nella produzione poetica pi che nellattivit dicritico, cogliendo le diverse implicazioni, le modalit con le qualiinteragiscono nei vari ambiti della produzione ungarettiana, poesia, prosadarte o scritti critici che siano,dando per scontato ci che il concetto di memoria e diinnocenza significhino. Loriginalit di metodo che qui si rivendica poggia sulladistinzione in base alla quale un conto illustrare le implicazioni del concettonelle opere o nei testi critici del poeta, un conto tentarne una definizione ilpi possibile precisa, rimanendo allinterno del sistema di valori e opzioniartistiche e filosofiche che Ungaretti ha costruito in quanto uomo di cultura.Gli studi condotti finora, infatti, hanno fatto ricorso ai concetti di memoria edi innocenza accogliendone il valore vulgato, tralasciando le peculiarit che vengono loro attribuite dal poeta. Diverso il tipo di indagine da svolgere, eche qui ci proponiamo di condurre, se lobiettivo determinare, di volta in volta, il significato preciso del concetto. Il nostro tentativo sar perciscandito in due fasi: nella prima tenteremo di dare una definizione di queitermini che, anticipiamo, sar non univoca, passando in rassegna iloci in cuiUngaretti li impiega; nella seconda cercheremo di far emergere leimplicazioni di tali concezioni identificando quali siano le opere o gli autoriche hanno influenzato Ungaretti talvolta, come vedremo, in mododeterminante.

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    Cap. 1. Memoria e innocenza: una cronologia

    Conoscere bene uno scrittore sempre,in primo luogo, sapere stabilire ilcontenuto preciso che hanno per lui leparole.Ogni scrittore dun certo valore, d unsenso nuovo alle parole che usa. Quindiin primo luogo, dovrete sempre proporvi,avvicinandovi ad uno scrittore, unproblema di vocabolario da risolvere.

    Capisaldi della poetica ungarettiana come il concetto di memoria e diinnocenza, che tornano nei pensieri del poeta lungo tutta la carriera letteraria,non potevano non subire modifiche e aggiustamenti. La lettura degli articoli

    di critica letteraria o delle lezioni universitarie fa emergere che il significatoattribuibile a concetti come questi varia, anche molto, da contesto a contesto,anche se poi le accezioni pi importanti non possono essere che alcune. Perritrovarle necessaria per una rilettura complessiva degli scritti criticiungarettiani, quanto pi sistematica possibile che, a partire dailoci in cui ilpoeta ha usato quel termine o ad esso ha fatto riferimento, ne metta in rilievoil significato o la sfumatura. La rassegna che segue ha solo lobiettivo di

    riunire preliminarmente questi riferimenti e ricavare qualche suggerimentoprovvisorio. Un approfondimento dellanalisi e alcune conclusioni piargomentate saranno gli obiettivi delle pagine successive. Ci sembrato piagevole, anche ai fini della consultazione, suddividere lesposizione dei rilieviin tre momenti cronologicamente distinti: 1) dalla met degli anni 20 allamet degli anni 30, ossia fino al trasferimento in Brasile (1937); 2)lesperienza universitaria a S. Paolo, comprese entrambe le conferenze su

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    Vico e alcune lezioni tenute a Roma, vale a dire fino ai primi anni Cinquanta,che corrisponde a quei testi riportati nella seconda parte del volumeVita dunuomo. Viaggi e lezioni ; 3) gli ultimi scritti, compresi nella sezioneSaggi e scrittivari del volume che raccoglieSaggi e interventi , dagli anni Quaranta agli anniSettanta. La lettura seguir quindi un ordine cronologico e progressivo, anchese non terr rigidamente conto della datazione dei testi, che attributorilevante ma non discriminante, dal momento che Ungaretti stesso era solitoriprendere parzialmente idee e osservazioni per rielaborarne nuovi esiti; ilrispetto scrupoloso della cronologia non quindi un elementoimprescindibile ai fini del recupero del pensiero ungarettiano. Via via che siesporranno i luoghi in cui Ungaretti ha impiegato i termini di memoria einnocenza avremo anche lagio di commentare brevemente le implicazioni.

    1.1 Gli anni 20 e 30

    La prima menzione di un certo rilievo critico dei concetti di memoria e diinnocenza, questultima non ancora definita con questo termine, si trovanellarticoloBarbe finte (1926). Con la vena polemica che caratterizza i primiscritti, Ungaretti commenta alcune prese di posizione di Conscientia, unarivista darte che, dice il poeta, avrebbe la presunzione di mettere ordine nellecose della letteratura italiana. In particolare prende di mira i firmatari di duearticoli, che lo spingono ad esporre la propria convinzione sulla lingua e la

    poesia italiana.

    Quando dalla profondit delluomo, dalla memoria vengono in luce le apparizioni,la parola, necessariamente, simpregna di canto e si muove entro limiti dunasemplice perfezione11.

    11 GIUSEPPEUNGARETTI, Barbe finte (1926), in IDEM, Vita dun uomo. Saggi e interventi , cit., pp.117-122 : 120.

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    una dichiarazione di poetica a tutti gli effetti, che si pu commentarelamentandone la genericit: si fa riferimento alla profondit dellanimoumano e alla perfezione dellopera darte, concetti ad uno stadio elementaredi elaborazione. Ungaretti per qui richiama e mette in stretta relazione, quasidi causa-effetto, la memoria e la semplice perfezione, una formula che non distante dallinnocenza che apparir negli scritti di poco posteriori.Il primo testo in cui Ungaretti parla esplicitamente di innocenza e dimemoria un articolo, spesso citato, del maggio 1926, apparso su IlMattino; larticolo intitolato, appunto,Innocenza e memoria 12. Il testo complesso per una serie di motivi: vi compaiono alcuni concetti eccentrici,nel senso a cui abbiamo gi accennato; idee che, a tutta prima, sembranotermini ideali cui riferirsi piuttosto che concetti gi padroneggiati e sistemati;termini di riferimento che, considerando la cronologia degli scritti,troveranno la loro formulazione pi compiuta anni dopo: quei vocaboli chenon sono attinti da un lessico specialistico ma sono recuperati direttamentedagli studi filosofici che avevano formato il giovane Ungaretti. Data ladestinazione dellarticolo, lampiezza non pu essere quella del trattato e cinon giova alla chiarezza complessiva ma sono presenti alcuni elementi chefonderanno lattivit critica del poeta.Il contenuto , brevemente, questo: prendendo le mosse dallidea dellartecome elusione, Ungaretti sostiene che dopo Petrarca essa si sia data al vizio;nellOttocento poi, a causa dellantinomia individuo/societ che ha raggiuntolivelli insopportabili, nata addirittura una sete delusione, che ha iconnotati di uno spasimo quasi religioso. Da ci ha origine, per contrasto,una parola allucinante di memoria e colma di presentimento, frutto dellasperanza inappagabile dinnocenza di quel secolo e dei due suoi maggiori

    12 GIUSEPPEUNGARETTI, Innocenza e memoria(1926), in IDEM, Vita dun uomo. Saggi e interventi ,cit., pp. 129-131 e 132-134 (il volume ne riporta due versioni in italiano ed una in francese, apparsasu La Nouvelle Revue Franaise, nel novembre del 1926, che si pu leggere alle pp. 135-138).

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    poeti: Leopardi e Mallarm. Una speranza dinnocenza che figliadellillusione daver abbracciato il tempo infinito. Del resto le questioni chemuovono la poesia degli artisti del primo Novecento13 sono propriolinnocenza e la memoria. Linnocenza qualcosa di conosciuto, continua ilpoeta, di esperito negli anni di guerra e di rivolgimenti, mentre la memoriapare svanita, incapace degli effetti benefici che le vengono solitamenteattribuiti, essendo luomo costretto a fidarsi unicamente dellistinto, la vitaridotta a semplice oggetto. In queste condizioni luomo cerca la meraviglianel sogno; e se, complici alcune teorie in voga, come la neonata psicanalisi diFreud, alcuni pensano di fondare larte sopra immagini venute in mentesenza volere (stoccata polemica al Surrealismo) altri impieganopositivamente queste teorie per allargare allintelligenza il campodesplorazione e in conseguenza arricchire la memoria. Grazie allopera dialcuni, quindi, la memoria viene svalutata, intesa come bagaglio di esperienzeo stimoli o motivi a cui attingere; sennonch il rifiorire attuale delcattolicismo non indica che la memoria sta ormai rivendicando ogni suodiritto?. Anche per questo il futuro dellarte, nelle previsioni di Ungaretti, roseo e non si potr affidare la parte del burattino alla memoria, eallinnocenza quella delloracolo. Una volta ricondotta linnocenzanelloscuro della memoria, conclude, le lusinghe saranno vane.Di questo testo, che per comodit sigliamo A, esistono altre due versioni:una ancora in italiano, che chiamiamo B, pubblicata qualche mese dopo,nellottobre del 26 su LItaliano di Bologna, e una in francese (sigla C)pubblicata su La Nouvelle Revue Franaise, il primo novembre dello stessoanno. Secondo le ipotesi di Rebay e Diacono14, il testo sarebbe statomodificato prima per la destinazione francese e solo in un secondo momento

    13 Perifrasi per riferirsi alla propria opera: emerge qui per la prima volta il vezzo di indirizzare aipotetiche terze persone osservazioni che, in realt, sono affermazioni di valore autoesegetico:GIUSEPPEUNGARETTI, Innocenza e memoria , in IDEM, Vita dun uomo. Saggi e interventi , cit., p. 130.14 LUCIANO R EBAY e M ARIO DIACONO, Note. Scritti letterari 1918-1936 , in GIUSEPPEUNGARETTI, Vita dun uomo. Saggi e interventi , cit., pp. 904-907.

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    ulteriormente rimaneggiato per la rivista bolognese. Le due redazionirisultanti, quella in italiano e quella in francese, non sono tra lorosignificativamente differenti, se si esclude una pagina della versione infrancese (non rilevante ai fini del nostro discorso) in cui Ungaretti mette aconfronto Leopardi e Mallarm. Pi importa notare che in B sono aggiuntealcune osservazioni, in apertura e in conclusione, in cui Ungaretti esplicitaalcuni passi che in A erano rimasti solo accennati; inoltre il tono complessivodellarticolo pare pi ponderato, meno legato alloccasione, essendo cadutialcuni riferimenti a fatti contingenti (ad un articolo precedentementepubblicato; alla polemica sullimpiego artistico delle teorie freudiane; e ilriferimento al cattolicesimo che, nel contesto, non trovava adeguatagiustificazione). La versione B cio pi meditata e focalizzata sulle questioniinerenti larte; dal nostro punto di vista perci pi utile, in riferimento aicontenuti che vogliamo appurare.Rileggere le aggiunte pu quindi aiutarci a chiarire alcuni passi; per esempio:la questione dellarte come elusione, dellarte che non sa pi annodarerelazioni col divino, in B ben altrimenti spiegata: esisteva un tempo in cui ipoeti potevano facilmente rappresentare il soprannaturale e la poesia erainno dabbandono in Dio, col Petrarca nasce il sospetto che la natura nonsia limmagine stessa di Dio, di conseguenza la sua rappresentazione non fupi cos semplice: La poesia cess dessere verbo del Signore15. La divinitfu allora allontanata fino a divenire inconoscibile e solo dalla memoriapotevano giungere apparizioni della natura che un tempo si era contemplata;questo gioco di riflessi sarebbe la gabbia, la profondit entro cui luomo rinchiuso, la sua memoria. I poeti, cercando di manifestare la loro religiositsenza speranza, dovettero perci rivolgersi allOlimpo pagano, dove i simbolidella creazione erano gi belle pronti, trasformando cos la poesia instrumento di distrazione.

    15 GIUSEPPEUNGARETTI, Innocenza e memoria , in IDEM, Vita dun uomo. Saggi e interventi , cit., p.132.

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    mistero, tentando di svelare ogni implicazione del non conosciuto,sostituendo il divino con la memoria stessa.In Dallestetica allApocalisse , un articolo pubblicato pochi giorni prima, ilriferimento alla memoria anche un altro: nel Novecento, ci dice Ungaretti,la guerra dimostr come il progresso massimo, lartifizio sovranoriconducano alla natura vergine, alla conoscenza mistica della realt, ciscavino sotto i piedi linferno. Tanti sforzi per abbracciare la memoriaconcorrevano ad abolirla20: in questo caso la memoria intesa come radicedella civilt, come insieme di fatti ed eventi comuni da cui si originano i valoricondivisi. Ungaretti vi fa riferimento per sottolineare il ruolo di collantecivile, nel senso che la memoria esercita anche una indubbia funzione dicoesivo sociale. A conferma di questa lettura si deve tener conto che in B,quando Ungaretti tenta di chiarire cosa sia linnocenza, essa viene messa inrelazione con la memoria, che negli anni della guerra pareva abolita. Lideadi memoria21 a cui Ungaretti si sta rifacendo , in questultimo passaggio, bendiversa da quella cui ci si rapportava nellOttocento, poich non avrebbesenso lamentarne lassenza (insieme alla consapevolezza della memoria, ossiail trarre insegnamento dagli eventi accaduti) se considerata negativa; siccomedal contesto chiaro che questassenza influisce negativamente sullecircostanze, ci significa che la memoria a cui pensa Ungaretti una memoriaconnotata positivamente, quella memoria sede delle ragioni civili cheregolano la pacifica convivenza tra gli uomini.Sulla base di queste osservazioni si pu temporaneamente affermare cheintorno alla met degli anni Venti la concezione della memoria di Ungarettinon ancora univoca e, anzi, oscilla tra una considerazione negativa, quando viene posta sullaltare dalla scienza ottocentesca, considerata quasi un idolo22,

    20 GIUSEPPEUNGARETTI, Dallestetica allApocalisse o i denti di Zimbo, cit., pp. 125-126.21 Qui Ungaretti, con un procedimento accumulativo, riunisce nel termine memoria ilsignificato proprio del termine e linfluenza che la memoria esercita sulla societ.22 La poesia dellOttocento si teneva stretta nei limiti temporali, che tuttal pideificava la memoria ; GIUSEPPEUNGARETTI, La poesia contemporanea viva o morta? Intervista con G. B. Angioletti

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    ed esaltata al punto da farne pretesto di scandaglio dei misteri dellambitoumano; ed una considerazione positiva, quando le viene riconosciuta unafunzione civile, di salvaguardia di quei valori umani che dovrebbero impedireagli uomini di farsi la guerra. Daltro canto non andr dimenticato che nellaparte di A poi caduta, la memoria viene considerata come un deposito a cuile coeve teorie sul sogno contendono il ruolo di bacino di esperienze, stimoli,motivi, bacino da cui larte pu attingere; mentre quelle teorie affidanoallinconscio tale ruolo di deposito. Questo ruolo positivo assegnato allamemoria, intesa, ripetiamo, come custode di esperienze, destinato aritornare cospicuamente nella teoria critica ungarettiana.Per quanto riguarda linnocenza, dopo averla nominata come uno deicontributi pi significativi della letteratura ottocentesca, che ha avvertito unasperanza inappagabile dinnocenza, Ungaretti afferma di sapere com fatta:nellassenza della memoria, della sua funzione ordinatrice e regolatrice degliistinti umani, spiega, luomo regredisce ad uno stato pre-civilizzato (noncontava pi che listinto), brutale, in cui il rifiuto delle possibilit attivatedalla cultura contemporanea fa comprendere al poeta come un uomo possaaggrapparsi ad unimmagine divina costruita con occhi di vetro, regredire aduna condizione semi-primitiva. A questo stadio dellevoluzione del pensieroungarettiano linnocenza , fondamentalmente, una forma diinconsapevolezza considerata solo nei suoi risvolti positivi: di purezza,dingenuit, di semplicit. Linnocenza non unaspirazione filosofica mauna esperienza diretta, quasi unesperienza mistica della realt. Le frasi finalidellarticolo rimangono le pi difficili da decifrare: nelle previsioni del poeta verranno tempi migliori, saranno vanificati i tentativi di affidare la parte delburattino alla memoria, e allinnocenza quella delloracolo23. La memoriaridotta ad un simulacro agito da fili ne lascia intuire un uso pilotato, piegato

    (1929), in IDEM, Vita dun uomo. Saggi e interventi , cit., pp. 188-197 : 196 (corsivo nostro).23 GIUSEPPEUNGARETTI, Innocenza e memoria , in IDEM, Vita dun uomo. Saggi e interventi , cit., p.134.

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    ad interessi particolari, non immune da scopi prestabiliti (che, probabilmente, una nota polemica riferita ancora alluso della psicanalisi in arte); cosaintenda Ungaretti quando parla di affidare il ruolo delloracolo allinnocenza difficile dire. In ogni caso, in quel domani le lusinghe della paurosa, ematerna innocenza saranno vane, perch rimessa al suo posto oscuro,nella memoria. Torna qui laccezione positiva della memoria, la sua funzioneordinatrice e regolatrice (quasi di contenimento, come fosse un argine allasmodatezza che pu caratterizzare i comportamenti umani), ma si rendeanche pi chiaro lattributo quasi belluino dellinnocenza che, come ognistadio originario, non solo sinonimo di purezza e di verginit morale.Laggiunta finale al testo B chiarisce che le lusinghe di questo stato semi-edenico saranno vane poich saremo tornati a quel rapporto fulmineo che sistabilisce tra ispirazione e visione, [e] non sar pi invocata nemmenolintercessione di emblemi; in questo stato caratterizzato dalla lucidit pifolle non sar necessaria la mediazione di simboli, quali gli dei dellOlimpoche aveva precedentemente citati. In quel domani carico di memoria sarristabilito il rapporto primigenio tra luomo e il divino e larte non sar chelespressione pi genuina del binomio ispirazione/visione24.Limportanza di questo testo risiede in alcune caratteristiche: abbiamo girichiamato che lesordio della coppia di termini innocenza e memoria.Esordio non assoluto, visto che in alcuni scritti precedenti si trovano gi deifugaci riferimenti, ma il fatto che il testo stesso abbia per titolo la diade e cheessa venga posta al centro delle questioni dibattute, per non dire dellesplicitaaffermazione di poetica in esso contenuta, giustifica la sua collocazione tra itesti importanti dellautoesegesi ungarettiana. Unaltra prova, per quantoindiretta, da vedersi nella triplice versione in cui riportato nel volume: tratutti i testi contenuti lunico che pu vantare questo privilegio25; inoltre il

    24 e Ges e lAddolorata, non saranno pi che soste della nostalgia; ivi, p. 134. La nostalgia qui riferita a Dio, al rapporto diretto che luomo, in particolare il poeta, vuole ristabilire con Dio.25 U. scrisse tre versioni di questo testo. Si ritenuto opportuno riportarle tutte e tre, dato il

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    primo in ordine cronologico in cui Ungaretti si riferisce esplicitamente allapropria poetica. Lesordio non solo dei due termini, dunque, ma anche delpoeta interprete di se stesso. Un altro elemento che lo rende prezioso cheesso contiene,in nuce , una serie di motivi e argomenti che ritorneranno pi volte nella poetica e nella critica ungarettiana; ci riferiamo a: limportanzadelle origini culturali dellumanit (C stato un tempo...26 recita lincipit diB); la questione dellarte come elusione, quasi pretesto per non affrontare itemi pi alti che afferiscono alluomo, utile a distrarlo dal proprio stato27, ascansare gli interrogativi dellanimo umano, piuttosto che larte intesa comemodalit di avvicinamento al divino; limportanza della svolta petrarchesca;lOttocento come secolo-chiave per intendere larte in un modo che ancora ciriguarderebbe; linstabilit della nozione di tempo; limportanza attribuita allapoesia per risalire fino ad unepoca edenica. Su questo testo sar dunquegiocoforza tornare per capire se e come questi temi vengano ripresi esviluppati28. Lultima osservazione riguarda il tema del rapporto che ildiciannovesimo secolo aveva con la poesia; nellintervista rilasciata daUngaretti ad Angioletti29, il poeta afferma: di fronte alla poesiadellOttocento, che si teneva stretta nei limiti temporali, che tuttal pideificava la memoria, ecco nascere una poesia che brama di ristabilire unrapporto tra la creatura e Dio30. Specificata la natura della relazione tra quelsecolo e la memoria, anche il rapporto tra la poesia e il divino apparefinalmente chiarito: se la memoria feticcio di cose terrene la poesia non pi in grado di collegare lumano col divino.Cinque anni dopo, nel 1931, rispondendo allInchiesta mondiale sulla poesia

    valore centrale che il tema ha in tutta laVita dun uomo ungarettiana; M ARIO DIACONO, Note , inGIUSEPPEUNGARETTI, Vita dun uomo. Saggi e interventi , cit., p. 904-905.26 GIUSEPPEUNGARETTI, Innocenza e memoria , in IDEM, Vita dun uomo. Saggi e interventi , cit., p.132.27 Ibidem .28 Alcuni di questi temi erano stati accennati, ma non pi che accennati, anche nellarticoloBarbe finte gi citato.29 GIUSEPPEUNGARETTI, La poesia italiana viva o morta? (intervista con G. B. Angioletti , in IDEM, Vita dun uomo. Saggi e interventi , cit., pp. 188-197.30 Ivi, p. 196.

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    promossa dalla Gazzetta del Popolo di Torino31, Ungaretti torna suiconcetti di innocenza e memoria ribadendo, in linea generale, quanto gidetto ma con alcune aggiunte. Intanto

    per il Seicento limmaginazione nasce dalla memoria. Forse perch cera iltelescopio? Mai come in quel tempo la memoria non s identificata nel mestiere;forse il mestiere non sar mai come allora fonte dispirazione32.

    La memoria legata allimmaginazione ma lispirazione non necessariamente

    attinge al deposito mnemonico, potendo far tesoro del mestiere, ossiadellesperienza e della tecnica. Immaginazione e memoria secondo Ungarettisono collegate da un nesso di filiazione, quasi che luna derivi dallaltra. Lamemoria, aggiunge poi, ha la sua maggiore impresa nellaver reso possibile lacivilt meccanica ma anche nellaver esasperato lantinomia tra individuo esociet, antinomia che ha prodotto la guerra. Ungaretti recupera qui alcunipassi gi contenuti in Dallestetica allApocalisse o i denti di Zimbo, dove parla

    delle cause della guerra, e specifica che la macchina, figlia prediletta dellamemoria, pu bendare gli occhi alla memoria33; cos chiarendo il passo unpo oscuro in cui diceva che nel Novecento tanti sforzi per abbracciare lamemoria concorrevano ad abolirla34: la macchina, condensato di memoria35 dal momento che riunisce una serie di soluzioni tecniche natedallapplicazione dellingegno umano , pu indurre luomo in un deliriodonnipotenza che gli faccia credere di essere autosufficiente rispetto al

    31 Con larticolo poi intitolato Naufragio senza fine(1931), ora si legge in GIUSEPPEUNGARETTI, Vita dun uomo. Saggi e interventi , cit., p. 262-266.32 Ivi, p. 263.33 Ivi, p. 264.34 GIUSEPPEUNGARETTI, Dallestetica allApocalisse o i denti di Zimbo, cit., p. 126.35 Nel senso della memoria [...] la macchina richiama la nostra attenzione perch racchiude ins il ritmo, cio lo sviluppo di una misura che luomo ha tratto dal mistero della natura. La macchina una materia formata, severamente logica nellubbidienza dogni minima fibra a un ordinecomplessivo; la macchina il risultato duna catena millenaria di sforzi coordinati. Non materiacaotica. La sua bellezza sensibile cela un passo dellintelletto; GIUSEPPEUNGARETTI, Naufragio senza fine , cit., p. 265.

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    secondo laccezione sociologica indicher quello stato primitivo a cui luomopu ritornare quando smarrisca il proprio bagaglio di norme civili (comeUngaretti sperimenta al fronte); innocenza secondo laccezione estetica quella caratteristica dellarte che possiamo ritenere molto vicina alla grazia,alla purezza, alla semplicit. Per rendere pi chiara larticolazione dei dueconcetti pu tornar utile una schematizzazione come la seguente:

    Memoria Innocenza

    Accezione civile (valoresociale)

    Norme civili Bestialit

    Accezione letteraria(valore estetico)

    Tradizione di forme esoluzioni artistiche

    Purezza, grazia diforme

    Abbiamo deciso di fermare alcuni punti del nostro discorso poco prima delleconferenze su Vico, che sono del 1937, perch fu lanno del trasferimento inBrasile, in cui assunse la docenza di letteratura italiana alluniversit di San

    Paolo. Col senno di poi si pu facilmente affermare che quel soggiornorestituir un poeta e letterato molto diverso da quello che era partito;lesperienza brasiliana caratterizzata da eventi che lasceranno un segno, sulpiano umano la morte del fratello e del figlio, sul piano artistico la scopertadel Barocco53. Ci che importa pi strettamente per il nostro discorso peril fatto che in questi anni Ungaretti non riesca a fare altro che lavorare perluniversit, a concentrarsi sulle lezioni, a mettere a punto il proprio

    approccio critico. dunque un momento che segna una svolta nellattivitletteraria del poeta; come egli stesso ammette inPropos improviss , nonostante iripetuti tentativi, la poesia non riesce54. Si appaga invece degli studi critici,

    53 Voglio insomma confessare che devo al Brasile se ho capito il Barocco che tanto tormentod, da lunghi anni, alla mia ispirazione e alla mia tecnica espressiva. Ho capito in Brasile chiaramenteil valore di urto che era nel Barocco, e perch tra innocenza e memoria e tra natura e ragionelincontro dovesse sempre manifestarsi violento; GIUSEPPEUNGARETTI, Brasile , in IDEM, Vita dunuomo. Viaggi e lezioni , cit., p. 455.54 GIUSEPPEUNGARETTI, JEAN AMROUCHE, Propos improviss , Parigi, Gallimard, 1972, pp. 119-

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    tanto nellintuizione quanto nellespressione in modo primordiale63; ma quiUngaretti si riferisce ad una facolt della memoria intellettiva che le permettedi agire sulla percezione dellindividuo, come espliciter meglio in alcunelezioni; ma su questa facolt della memoria avremo modo di ritornare. Unaltro passo di questo riassunto che potrebbe essere stato male interpretato il seguente:

    Ai lavori teoretici in materia destetica del Croce che rappresentano ancora oggi, intale materia, lultima parola, verrebbe intera luce se al termine di fantasia venisse

    aggiunto il termine di memoria come funzioni dellidentit intuizione-espressione64.

    Come abbiamo detto sopra, a proposito della funzione dimedium della tecnicatra intuizione ed espressione, allo stesso modo, in questo passo, Ungarettiintende il ruolo della memoria: anche la memoria medium tra intuizione edespressione; ma ci non equivale a sostenere lidentit, e nemmeno lasemplice equivalenza, di tecnica e memoria. chiaro che lazione delluna si

    esercita sui reperti dellaltra, ed altrettanto evidente che questo agire si situaa met strada, per dir cos, tra intuizione ed espressione ma tecnica ememoria rimangono termini il cui valore ben distinto.Lagire poetico implica la memoria65 poich necessario riferirsi allatradizione per trarne nuove soluzioni, senza trasgredire allo spirito dellalingua, come vuole Ungaretti, anzi esaltandolo. Usando le parole di Diacono, il tormentato risalire della memoria [...] verso linnocenza [...] del

    63 Cos il poeta in un appunto riportato da Mario Diacono nelle Note. Conferenze 1924-1937 , inGIUSEPPEUNGARETTI, Vita dun uomo. Saggi e interventi, cit., p. 938.64 Ibidem . Nel testo della conferenza questo punto espresso ancora pi chiaramente: La verit, la verit che chi ha praticato larte dovrebbe conoscere bene, che non c fatto artistico, chenon c identit fra intuizione e espressione se la fantasia, e la memoria, funzioni necessariedellintuizione, non divengono funzioni dellespressione; GIUSEPPEUNGARETTI, Influenza di Vicosulle teorie estetiche doggi , in IDEM, Vita dun uomo. Saggi e interventi , cit., p. 344.65 Si vedano le belle parole che Ungaretti scrive in una lettera indirizzata a Luciano Anceschi epubblicata in ENZO COLOMBO, Lettere di Giuseppe Ungaretti a Luciano Anceschi , in Verri, 2000, 13-14,pp. 103-130 e ora in D ANIELAB ARONCINI, Ungaretti Barocco, prefazione di Andrea Battistini, Roma,Carocci, 2008, p. 188.

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    estetica; egli, dice,

    venendo fuori direttamente dalle estetiche romantiche, ha creduto che Vico nonavesse parlato se non di fantasia e nel suo spirito, intuizione ed espressione nonentrano in funzione se non per virt di sola fantasia70.

    Croce, secondo Ungaretti, avrebbe dimenticato il ruolo che la memoria,intesa come catalogo di soluzioni tecniche, svolge nella creazione delloperadarte, perci lo rimprovera di trascurare il mezzo espressivo che il poeta

    decide di usare per esprimere la propria intuizione, e aggiunge la notaosservazione per cui tutto, tutto, tutto memoria, specificando: non dicoche occorra partire dalla memoria che conservata dai libri, sufficiente valutare la memoria dei fatti che muovono direttamente il nostrosentimento71. la nostra memoria personale che entra in gioco, aggiunge,ma non pu agire in solitudine, indispensabile che essa trovi una formalinguistica adeguata e che non sia completamente estranea alcorpus dei testi e

    degli esempi forniti dalla tradizione. Poco oltre ancora pi esplicito,sostenendo che, quando Croce nella sua estetica non bada alla memoria,toglie alla poesia la sua potenza storica: anche in questo caso il riferimento alla tradizione e alle origini, non alla tecnica. La memoria a cui si riferisce ilpoeta ha indubitabili ricadute sul piano tecnico; il tormentarsi ungarettiano il lavoro sul linguaggio inteso come strumento, ma la memoria quellidealeelenco a cui costantemente riferirsi, e che si pu anche superare, quanto a

    livello di perfezione raggiunta, con soluzioni nuove che ridiano nuova voce, omusica come preferisce chiamarla Ungaretti, alla letteratura italiana;identificarla con la tecnicatout court ci pare una semplificazione eccessiva.In questa conferenza per Ungaretti usa altre volte il termine memoria: come

    70 GIUSEPPEUNGARETTI, Influenza di Vico sulle teorie estetiche doggi , in IDEM, Vita dun uomo. Saggie interventi , cit., p. 344.71 Ibidem .

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    sinonimo di tradizione letteraria e lascito di forme labbiamo documentato,ma ritorna anche sul modo di intendere la memoria diffusosi nellOttocento.Per capire il rapporto che il XIX secolo ha con la memoria bisogna tornare aquando, ancora inInnocenza e memoria , nel passo gi citato, Ungaretti imputavaallOttocento di essere esausto dal suo sforzo temerario di memoria, e dalladannata superbia che gliene veniva72. A distanza di tempo il poeta chiarisceche il Romanticismo esausto perch avvertiva la vecchiaia e lesaurimentodelle risorse delle lingue neolatine; lo sforzo di recupero della memoria,iniziatosi non tanto sulla scorta di Winckelmann, quanto sui ritrovamenti diErcolano, nella seconda met del Settecento e proseguitosi per buona partedellOttocento, gli faceva credere di avere svelato ogni cosa sui misteri delmondo, ci che invece non era vero, e lo dimostrava larte, che era arte didecadenza73. Lidea di memoria-feticcio, dunque, viene qui ripresa eulteriormente articolata.Lo sforzo di recupero della memoria si esprimeva nel bisogno dirinnovamento del linguaggio dellarte. Per fare un paio di esempi di letteratiromantici, chi non riesce rispetto a chi riesce nellintento di rinnovare,Ungaretti chiama in causa prima Manzoni e ilCinque maggio, poi Leopardi e ilTramonto della luna . Il primo, ci dice, ha commesso lo stesso errore di Croce,perch usando versi composti prevalentemente di parole sdrucciole etronche, quando nella lingua italiana abbiamo una prevalenza delle piane, hascelto parole che non portavano in s la memoria del ritmo italiano74; ilrimprovero mosso a Manzoni di non aver attinto alla musicalit dellatradizione. Laltro errore il romanziere lo commette neiPromessi sposi : aversovrapposto due parlate regionali, milanese e toscano, cercando una linguanazionale che non pu ottenere. Infatti c una memoria della lingua e una

    72 GIUSEPPEUNGARETTI, Innocenza e memoria , cit., p. 133.73 GIUSEPPEUNGARETTI, Influenza di Vico sulle teorie estetiche doggi , cit., p. 347.74 Ivi, p. 348.

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    tradizione letteraria della lingua nella quale si scrive75 a cui ci si dovrebbeattenere. I risultati esemplari ottenuti da Leopardi sono invece stati conseguitirifacendosi alla tradizione pi alta, del Trecento, del Cinquecento, inclusa laprosa scientifica di Galileo e soprattutto non dimenticando che anchelespressione ha la sua memoria, lha nelle sue cause, lha in s e lha nei suoieffetti76.La seconda parte del testo dedicata alla riflessione vichiana sul mito eUngaretti la introduce accennando ad un libro sul mito di Roger Caillois,pubblicato da poco in Francia77; quindi il discorso si sposta sullimportanzadel mito nellarte e nella letteratura moderne. Nellambito di questo discorso,a proposito del Cubismo, Ungaretti afferma che il suo difetto fu di fare

    appello alla memoria: loggetto ricostruito in tutto il suo tempo storico; e glitoglieva fantasia, rendeva cio quelloggetto astratto e arido; faceva appello allafantasia per intuire come in tutto quel suo tempo storico avesse vissuto, e glitoglieva la memoria, togliendogli qualsiasi segno del suo perire e dimenticando cos

    che un oggetto avvinto a noi e cispira per quel dato particolare che ci ha toccatoimprovvisamente una volta per sempre, che rimasto nella nostra memoria, sollecitala nostra fantasia a ricostruirlo miticamente78.

    Ungaretti sembra intendere qui che il ricorso alla memoria deve essere legatoalla fantasia come se un termine implicasse laltro. Un rapporto diimplicazione simile coinvolgeva memoria e innocenza. Riparleremo delle

    possibili relazioni tra i termini fantasia e innocenza affrontando il tema delleinfluenze vichiane, per ora basti segnalare una possibile, per quanto parziale,sovrapponibilit. Tornando al ragionamento del poeta-critico, si evince cheUngaretti vuol mettere in rilievo la possibilit di confrontarsi in modo

    75 Ivi, p. 350.76 Ivi, p. 351.77 R OGERC AILLOIS, Le mythe et lhomme , Parigi, Gallimard, 1938, (trad. it.Il mito e luomo, Torino,Bollati Boringhieri, 1998).78 GIUSEPPEUNGARETTI, Influenza di Vico sulle teorie estetiche doggi , cit., p. 356.

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    passaggio, che ha valore di autocommento, Ungaretti accenna al proprio mitodella memoria, rivelando che nato in trincea e va

    considerato anche nel suo senso cieco, nel suo senso dopera umana prodottadallintelligenza umana, ma non ancora resa puramente umana dallattivit moraledelluomo82.

    Esso, per, pu assumere valore in poesia solo se considerato inopposizione ad un altro mito della memoria nel quale dovr convertirsi e

    purificarsi83: purificazione che, ungarettianamente, non pu essere che ilraggiungimento dellinnocenza.Lo sviluppo degli argomenti porta poi Ungaretti a istituire un paragone conPirandello, in cui specifica ulteriormente che il concetto drammatico dellamemoria nella mia poesia ha questa differenza: oppone a se stesso la fedeferma nella volont delluomo84. Al pessimismo nichilistico pirandellianooppone la propria fede nella memoria umana, intesa come deposito di

    risultati artisticamente rilevanti, il cui splendore funga da eventuale stimolo alrisollevamento delle sorti umane. Alcune pagine dopo, commentando la poesia di Mallarm e Valry, i cui esiti,dice, sono frutto di una ricerca petrarchesca85 sostiene che il difetto delleloro opere, pur di altissimo grado

    sarebbe al lume di Vico dovuto, non alla loro angoscia di purezza nellespressione,

    quanto al loro trascurare interamente il processo morale al quale tale purezza devecollegarsi per essere veramente tale86.

    I due poeti francesi, molto amati da Ungaretti tanto da considerarli, con

    82 Ibidem .83 Ibidem .84 Ibidem .85 Ivi, p. 359.86 Ibidem .

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    Apollinaire, i maestri doltralpe alla stregua di Petrarca e Leopardi per lapoesia italiana, sono qui riletti alla luce delle sue personali categorie; quindifacile intravedere in quellangoscia di purezza nellespressione una formulaalternativa al tormento del poeta nello sforzo di giungere allinnocenza pi volte nominata, qui collegata ad un processo morale. Ci che altrove erastato definito con il termine innocenza qui nominato purezzanellespressione, nello scritto il sintagma sostituito con fantasia; ilrisultato molto differente, e lo si capisce bene, ma ci siamo ripromessi diparlarne nelle pagine dedicate allinfluenza vichiana.In questa conferenza lultimo riferimento alla memoria compare quandoUngaretti esamina il modo di concepire il processo di creazione artistica daparte dei surrealisti, i quali commetterebbero lerrore di non considerareaffatto la memoria, di non considerarla importante per latto creativo,preoccupandosi unicamente di cercare un linguaggio che [sia] in direttocontatto collinconscio87. Essi sbagliano, sostiene Ungaretti, e i migliori,accortisi dellerrore, tornano a scrivere quasi con preziosit e leziosit88. Aparte lennesimo ribadire il nesso fra memoria e opera darte, il passo mettein evidenza che il poeta pensa alla tradizione come ad una messe di soluzioniesteticamente riuscite, e chi vi fa riferimento rischia di ottenere risultati fintroppo raffinati, ai limiti dellaffettazione. Ci che pi evidente, ci pare, ilcontinuo riferirsi alla memoria intesa come tradizione normativa, comecatalogo di modelli; Ungaretti, alle soglie dellesperienza brasiliana, riparte daquesta interpretazione.Dunque, per riassumere i numerosi riferimenti che Ungaretti fa al concetto dimemoria in questa conferenza su Vico, possiamo dire che: contro lopinionedi Croce, Ungaretti rivaluta lidea della memoria intesa come tradizione,luogo ipotetico di confronto tra autori contemporanei e passati. Il rapportoche certa cultura ottocentesca instaura con la memoria , secondo Ungaretti,

    87 Ivi, p. 361.88 Ibidem .

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    seguenti affermazioni:

    Abbiamo visto poi come a Jacopone, quando la memoria pu intromettersi fra lasua mente e la natura, e, allontanandolo dallossessione duna natura spietata,placargli lanimo furente che il diversivo dellazione non aveva accecato meno dellapazzia nellorrendo e stupendo delirio del primo momento, abbiamo visto come Jacopone, quando la memoria pu, alla fine, placargli lanimo furente, e mostrargliloggetto caro della sua giovent, reso incorporeo, reso idea pura, reso lideaimmortale, di quel corpo dilettissimo dun essere mortale, morto, che fu ogni bene

    per lui abbiamo visto come a Jacopone, quelloggetto terreno, per la meraviglia dipoterne alla fine avere ricordo, e poterlo, nel ricordo, ansiosamente e dolcementecontemplare, si confonder addirittura con limmagine di Dio92.

    Non difficile, crediamo, scorgere in questo riferimento alla memoria alcunenovit rispetto allidea che Ungaretti aveva fino a questo momento espresso,incluse le conferenze su Vico. La memoria non qui intesa come retroterraartistico e culturale; inoltre, qui, la memoria non quel deposito che giace neitesti e nelle opere e che attende lintervento dellindividuo per essereriattivato. una memoria che interviene, che si intromette fra la mente e lanatura del poeta ed ha la facolt di modificarne la percezione e i sentimenti.Il cambiamento di prospettiva notevole; la nostra ipotesi, facile da avanzare, che una simile idea della memoria, che non ha molto in comune con quantoUngaretti ha espresso finora, sia stata arricchita da nuove letture. Unipotesi

    che trova sostegno nel passo successivo:

    Vedremo, in altre lezioni del nostro corso [], luomo non metter molto tempoper arrivare a cercare, risolutamente, tutto il suo bene, tutto il suo concettodelluniverso nella memoria, senza neanche pi fingersi chessa possa essere Dio93.

    92 Ivi, p. 513.93 Ibidem .

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    Il brano mette bene in evidenza la novit dellidea di memoria: essa accostata ad altre nozioni come [tutto il] bene, universo e Dio cionozioni assolute e, proprio per questa vicinanza, lidea di memoria subisce unprocesso di assolutizzazione, tende anchessa a divenire un concetto assoluto,che si connota anche per una certa intangibilit, intesa come difficolt adessere definito con precisione oggettiva, un concetto sempre pi sfuggentealla presa delle facolt sensoriali umane; una trasformazione favoritadallaccostamento con i tre termini, che fungono da riferimento. Non solo: sela memoria pu abbracciare [tutto il] bene, capire (etimologicamente) ilconcetto delluniverso ed assumere i tratti di Dio, significa che non pupi contenersi nei limiti ormai troppo angusti dellequivalenza memoria =tradizione culturale; significa cio che in atto una trasformazione delconcetto che tende a dilatarne i confini. Operazione che viene confermata, aparer nostro, dal brano che segue di poco e che recita:

    Abbiamo anche visto come dallidea dellimmortalit dello spirito e quindidallimmortalit della memoria, il Petrarca sia giunto a considerarsi ilcontemporaneo di quanti nel passato avevano lasciato opera capace dessereesemplarmente memorabile, e tale quindi da rivivere senza fine nello spiritodelluomo94.

    La memoria dichiarata immortale e affine allo spirito e n luna n laltracaratterizzazione, sono passibili, per definizione, di essere ridotte entro

    confini che non siano... infiniti. La memoria, dunque, nella concezione diUngaretti sta subendo una trasformazione vlta a dilatarne gli mbiti e lapertinenza. Tra gli ispiratori di questa nuova idea della memoria non potr non esserci,per il cristiano Ungaretti, la teoria delle idee e della reminescenza di Platone,il quale, perch gli studenti non abbiano dubbi sulla considerazione che gode,

    94 Ivi, pp. 513-514.

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    viene inserito nellelenco dei poeti: Platone un poeta, un uomo che d [...]una forma immortale alle idee della sua memoria nelle quali luniverso sordinato95. Laffermazione successiva, che la scoperta di Petrarca consistenellaver compreso che la lingua italiana lingua platonica96, aiuta poilautore a sostenere limportanza specifica della memoria per la lingua italiana,ed coerente con le prime osservazioni fatte da Ungaretti, in apertura dilezione97. Lassociazione Petrarca-Platone-memoria uno degli assi portantidel ragionamento poetico di Ungaretti, su cui sar giocoforza tornare perchla teoria platonica delle idee stata una delle suggestioni pi feconde amettere in relazione memoria e afflato del divino. Limportanza dellamemoria per la lingua italiana ribadita, poche righe dopo, conunaffermazione perentoria:

    Ogni lingua immedesima la memoria: qui sta anzi lorigine stessa del linguaggio [...]La letteratura italiana nel suo sviluppo rimarr tutta dominata da questa suaresponsabilit delle origini98.

    Memoria come fondamento della lingua stessa e responsabilit delle originiletterarie, ci suggeriscono che lelaborazione del concetto di memoriaconoscer ulteriori sviluppi.In [Idea del tempo e valore della memoria in Petrarca] Ungaretti riprendebrevemente il discorso fatto su Jacopone sostenendo che quando, perintervento della memoria egli potr contemplare il suo amore, la conoscenza

    di tale amore potr confonderla con la conoscenza dellamore divino e

    95 Ivi, p. 515.96 Ibidem .97 Nellmbito della dilatazione dei confini del concetto di memoria, si potrebbero aggiungereanche questi due brevi passaggi, il primo riferito alla scoperta di Petrarca che: la lingua italiana [...]poteva dare corpo, bellezza immortale al mondo diventato memoria e che, per il poeta di Arezzo, leopere darte hanno da dare corpo alla memoria e cos immortalarla, ivi, pp. 515 e 516.98 Ivi, p. 516.

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    gli parr che lamore mistico, la conoscenza umana del divino e la fusione umananel divino siano quella rivelazione dei gradi della sua esperienza sentimentale e fisica

    dellamore verso il conseguimento secondo natura della felicit, che la memoria,fattaglisi finalmente cordiale, gli offrir. Crede e chiama rivelazione del divino ciche il Petrarca sapr non essere se non memoria e chiamer malinconicamentememoria99.

    Anche in questo passo risulta evidente che la memoria intesa come tradizioneletteraria non basta a comprendere le affermazioni che vengono fatte: la

    memoria offre al mistico la conoscenza umana del divino e la fusione umananel divino, la memoria una facolt che giunge a confondere la mente delmistico fino a fargli credere rivelazione del divino ci che Petrarca sa beneessere semplicemente memoria. Come gi avevamo segnalato, la memoriapu dunque intervenire nei processi percettivi della mente del poeta ma, circaquesta capacit di intervento della memoria, intervento in grado di alterare lapercezione, in un passo successivo Ungaretti ancora pi esplicito ancora a

    proposito di Jacopone :

    nellallucinazione o, se preferite, nella trasfigurazione mistica, i fatti che la memoriafa apparire allo spirito, non vi appariscono come fatti compiuti e del passato, macome fatti del presente, in via di svolgimento. un sognare a occhi aperti, e conpartecipazione attiva di tutto lessere, e dando al tempo non pi la nozione comunedi passato, presente e avvenire; ma solo quella dun presente che si svolge, ma cheresta presente in tutte le fasi del suo svolgimento. In altri termini la memoria delmistico, quella delle ultime e pi belle poesie di Jacopone, difatti memoria cheinterviene, ma il poeta non sa affatto che sia memoria: crede che sia Dio: memoriainconscia, una memoria senza prospettiva, che occupa tutto lo spazio,esclusivamente con un solo punto: una memoria che, prima di tutto, non prende ilpassato nel suo fluire, nel suo divenire, nel suo muoversi, ma sceglie un solo fatto,

    99 GIUSEPPEUNGARETTI, [Idea del tempo e valore della memoria in Petrarca](1937) , in IDEM, Vitadun uomo. Viaggi e lezioni , cit., pp. 549-555 : 549-550.

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    il passato. Dunque noi possiamo concepire anche il futuro, come memoria e comepassato, e abbattere il limite del nostro tempo individuale anche dalla parte del

    futuro, sostituirlo con una linea infinita. Non c pi, per conseguenza, leterno, maal di l dei limiti temporali di ciascun individuo, c linfinito umano, c luomo insenso assoluto che pu solo conoscersi per intervento della memoria, cio delsapere umano. Luomo dunque, da quel giorno imparer che, se vorr conoscersi, larivelazione divina non potr pi servirgli a nulla ma dovr ricorrere alla memoria102.

    In questa lezione Ungaretti sostiene che la svolta petrarchesca, linnovazione

    di sensibilit introdotta da Petrarca e che ha poi motivato la nascitadellUmanesimo, consisterebbe nella svalutazione del rapporto tra umano edivino a tutto vantaggio del legame tra individuo e individuo, pur seappartenenti a epoche diverse, in cui la memoria sarebbe tramite, come unponte fra le epoche, per di pi eletta quale sostituto di Dio ma,proponendo questa interpretazione, Ungaretti sembra cadere nello stessoerrore imputato, inInnocenza e memoria , al generico secolo diciannovesimo .

    Questa interpretazione, in netto contrasto con gli intendimenti di un poetache Ungaretti rileggeva attraverso la lente del cristianesimo, destinata adessere modificata. Infatti, probabilmente accortosi che la tesi poteva dareadito ad uninterpretazione in chiave ateista di Petrarca, Ungaretti, in unalezione successiva, a proposito del sonettoTennemi Amor anni ventuno ardendo,commenta che Petrarca

    nel presentimento forse delle conseguenze dellUmanesimo, [...] cede e in quelsonetto grida: credevo leterno fosse nel tempo, che lattivit spirituale delluomofosse ispirata dalle creature e risiedesse nella memoria, che lamore ci venisse dallabellezza fuggitiva [...]: errore: leterno Dio, lattivit spirituale non pu essere senon religiosa, se non in rapporto deffimero colleterno che Dio103.

    102 Ivi, p. 551-552.103 GIUSEPPEUNGARETTI, [Sui sonetti del Petrarca:Quandio son tutto volto in quella parte; Orche l ciel e la terra e l vento tace; Tutta la mia fiorita e verde etade ] (1937), in IDEM, Vita dun uomo.

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    per il fatto che i suoi atti divengono memoria, noi vedremo il Petrarca concepirelumanit come memoria e tutto come memoria105.

    Lumanit viene identificata con la memoria: Ungaretti insiste dunque neldilatare lambito di pertinenza del concetto; non solo la memoria unadimensione che abbraccia tutto il tempo, anche quello futuro, diversamentedallopinione comune che la vuole rivolta solo al passato, come abbiamo visto nella lezione precedente; ma qui lidea stessa viene dilatata nel sensodello spazio, se possiamo dire cos, a tal punto da farlo coincidere con

    lumanit stessa; la memoria si avvia dunque ad assumere i connotati di unadimensione onnicomprensiva dellagire umano. Nella lettura ungarettiana

    la novit della poesia del Petrarca pi precisamente questa: [che] le cose fuggenti[...], quando non sono gi pi, saccumulano incessantemente in noi, affinchluomo possa incessantemente rivelarsi a se stesso [...] come una perdita della felicitincessantemente rinnovata e incessantemente rinnovata in modo sempre pi

    gravoso106.

    Unidea della memoria che strettamente legata alla concezione del tempo,inteso come accumulo di fatti, eventi, attimi che vengono accatastati nellanostra coscienza, un tempo che per non ha solo la funzione passiva diaffastellare, ma ha la possibilit positiva di attivare: il tempo ha inizio emuove la memoria che lha mosso107 e che, a sua volta, pu essere attivato

    dalla memoria. In Petrarca la vita potrebbe essere felice se lo stesso viverenon avesse umanamente valore di vita se non quando coscienza108, se nonfosse necessario che il vivere si trasformi in passato, solo se ne potessimoavere coscienza prima che si converta in passato, che si trasformi in memoria.

    105 Ivi, p. 557; si noter che il passo riecheggia tratti della concezione bergsoniana dellamemoria, per quanto semplificati.106 Ibidem.107 Ibidem.108 Ivi, pp. 557-558.

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    Petrarca, in esilio dal cielo, ma in esilio dal passato113: se la memoria hasostituito la dimensione spirituale, il luogo da cui sentirsi esiliati non pi ilcielo, collocazione tradizionale del divino, ma il passato, dominio dellamemoria. Il discorso ungarettiano sembra ricollegarsi ad alcune affermazionifatte gi al tempo diInnocenza e memoria :

    A poco a poco nasce il sospetto che quel soprannaturale [che caratterizza la poesia]non sia che immagine della natura. Mettiamo che il sospetto sia nato col Petrarca.Da quel momento [...] la poesia cess dessere verbo del Signore. Ogni oggetto

    torn a prendere, insieme alluomo, il suo carattere di creatura, e la divinit,allontanatasi, torn a essere linconoscibile [...] luomo sera chiuso nella suaprofondit, la memoria114.

    Dal momento in cui Petrarca ha fatto comprendere allumanit il ruolofondamentale della memoria per la collocazione storica delluomo e per lacomprensione del mondo115, la dimensione memoriale ha sostituito quella

    spirituale; a tutto scapito, per, di questultima, intesa come ingrediente della vita comune e della poesia. La degenerazione degli esiti della svolta umanistainiziata da Petrarca porteranno, secondo Ungaretti questo sembrerebberosuffragare, allaltezza diInnocenza e memoria , alcuni passaggi a questoatteggiamento imperdonabile e deleterio.Lattenzione di Ungaretti per gli aspetti tecnici legati allattivit poetica sempre vigile e non manca di manifestarsi. Nella lezione intitolataSul sonetto

    del Petrarca: Quandio son tutto vlto in quella parte116, nota che al poetatrecentesco basta modificare un tempo verbale, passare dal presente di

    usasse proprio la lezione del vescovo di Ippona per interpretare il poeta di Laura.113 Ibidem .114 GIUSEPPEUNGARETTI, Innocenza e memoria , in IDEM, Vita dun uomo. Saggi e interventi , cit., p.132.115 Per il Petrarca non si tratter pi di un rapporto fra luomo e leterno, ma fra luomo e lapropria umanit; con il Petrarca tutto riportato a limiti temporali; GIUSEPPEUNGARETTI, [Suisonetti del Petrarca] , in IDEM, Vita dun uomo. Viaggi e lezioni , cit., p. 568.116 GIUSEPPEUNGARETTI, Sul sonetto del Petrarca: Quandio son tutto vlto in quella parte(1937), in IDEM, Vita dun uomo. Viaggi e lezioni , cit., p. 573-583.

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    Quandio son tutto vlto... al passato di E m rimasa...117 perch la lucesi trasformi in ricordo e quindi in memoria. sufficiente questo piccoloaccorgimento per attribuire alla parola petrarchesca quel minimo dipassato118 che, caricandola di memoria, la rende parola poetica. Il differentetempo verbale conferisce a quel verso anche uno statuto proprio perchmanifesta quella felicit che consuma il poeta. La felicit per, nella filosofiapetrarchesca, pu essere intuita ma non posseduta:

    dunque luomo la filosofia del Petrarca pu avere intuizione della felicit manon mai averne il possesso troppo superiore alle forze umane , e pu avere lamemoria quindi duna visione, dunintuizione della felicit; ma non dun possesso.Questo pensiero reso pi cocente al Petrarca, dalla convinzione che un uomo deisuoi tempi non potesse avere nemmeno intuizione della felicit, se non comememoria. Voi sapete che per il Petrarca, per lUmanesimo che nasceva,questintuizione lavevano avuta gli Antichi; ma ora non poteva essere pi offertadalle cose presenti, ma solo dalle passate, dalle assenti. Non mai possesso della

    felicit; ma solo intuizione; ed ora neppure intuizione; ma solo memoriadellintuizione119.

    In questo passaggio particolarmente pessimista, Ungaretti contrariamente aquanto sosterr in altre occasioni la memoria non pu farci risalire allafelicit originaria e luomo condannato a non averne nemmeno il ricordoma si deve accontentare del ricordo dellintuizione. La teoria platonica della

    reminiscenza qui fa capolino, ma laccenno agli Antichi rimanda ancora aLeopardi e, forse, ai residui di teorie vichiane che si possono rinvenire nelloZibaldone ; di sicura marca recanatese invece la conclusione: se la poesiaconsiste in una scoperta del mondo, Petrarca lha scoperto come memoria, econ essa il destino delluomo: che di portare irrimediabilmente, nella

    117 Ivi, p. 574.118 Ivi, p. 575.119 Ivi, p. 579.

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    solitudine della propria memoria, il rimpianto della felicit120.In queste lezioni sui sonetti petrarcheschi lo sforzo maggiore del discorsoungarettiano diretto allinterpretazione dei testi. Non di meno il concetto dimemoria rimane un fondamento delle sue letture, e la memoria definitacome quella facolt che ci permette di avere coscienza di s, che attivitspirituale che filtra e modifica la percezione dei ricordi, che ci permette diconservare lintuizione di una felicit remota. Insistiamo sul fatto che lamemoria, nelle lezioni universitarie, non pu essere considerata, in manierariduttiva, lequivalente della tradizione letteraria: lelaborazione del docente laarricchisce di nuove accezioni e di nuove prerogative che ne dilatano mbitidazione e competenze, come abbiamo visto, in particolare quando Ungarettiinterpreta i testi di Jacopone. La memoria intesa come serie di soluzioniletterarie per non viene abbandonata e torna utile per interpretare alcuniautori: Manzoni uno di questi.

    Se nelle letture interpretative della poesia di Petrarca o Jacopone il concettodi memoria poteva assumere la funzione di chiave, poteva assumereconnotazioni e sfumature utili a definire alcune particolarit dei testidue/trecenteschi, nellinterpretazione dei passi manzoniani questo nonaccade. Nellanalisi fatta sul Cinque maggio121 Ungaretti, dopo aver espressoalcune non lievi riserve sui versi di Manzoni122, si concentra sul distico Talsu quellalma il cumulo / Delle memorie scese! che giudica unimmagine

    veramente solenne, [che] spazza dun colpo dale daquila la musichetta, occupa ilsilenzio e il vuoto, riempie di s il mondo, confonde luomo. Dunque il divino [...]non che unorma, non se non questumanit incorporea rimasta nella mente: la

    120 Ivi, p. 581.121 GIUSEPPEUNGARETTI, Il cinque maggio(1937), in IDEM, Vita dun uomo. Viaggi e lezioni , cit., p.607-617.122 Ma rimproveri veri e propri si possono leggere anche nei precedenti due articoli:Scrittura,linguaggio e lingua in Manzoni (1937) eLingua, linguaggio e mito in Manzoni(1937), entrambi in GIUSEPPEUNGARETTI, Vita dun uomo. Viaggi e lezioni , cit., rispettivamente alle pp. 584-593 e 594-606.

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    memoria123.

    Laffermazione esplicita: la memoria orma del divino, traccia di untempo che non si ricorda ma di cui abbiamo conservato qualche brandello.Nel tentativo di chiarire ulteriormente cosa sia la memoria, Ungaretti insistenel trovare connotazioni che precisino i contorni di quel concetto, di quelsegno del divino, si chiede se la memoria

    non se non questo spazio che non si misura, non se non questa distanza

    prodotta dalla morte, non se non il passato via via che passa, non se non questadistanza immediata in noi, eppure irraggiungibile per sempre: non se nonmemoria124.

    la conclusione tautologica forse era inevitabile ma permette a noi di notareancora come le dottrine platoniche e agostiniane agiscano da importantisuggestioni. Poi Ungaretti si chiede se davvero Manzoni volesse suggerire

    questo. La risposta netta: non precisamente. Dovr passare un secoloperch un altro poeta, poeta italiano, senta con precisa coscienza il valoredella memoria125. Il poeta italiano a cui si riferisce , ovviamente, Ungarettistesso: quindi le attribuzioni, fatte in forma ipotetica al concetto manzonianodi memoria, in realt, valgono per il proprio.Secondo Ungaretti, dunque, solamente questo rimando alla memoriasalverebbe lintero poema dallincompiutezza, poich Manzoni non ha

    collegato, a detta di Ungaretti, il riferimento alle memorie con la concezionedel divino inteso come orma. Nella serie di valutazioni negative cheUngaretti non risparmia allautore milanese delle opzioni letterarie parenon condividere quasi nulla: non limpianto126, non le scelte metriche127,

    123 GIUSEPPEUNGARETTI, Il cinque maggio, in IDEM, Vita dun uomo. Viaggi e lezioni , cit., p. 613.124 Ibidem .125 Ibidem .126 Ci che vogliamo dire che nelCinque Maggio c veramente un errore di composizione: il

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    nonostante ammetta che riesce ad ottenere risultati di rilievo128 si registraagevolmente la distanza che separa i due autori e che ha un fondamentoanche nel diverso modo di intendere il concetto di memoria. Se per Ungarettila memoria va intesa, anche, come la tradizione letteraria e la poesia punascere solo dal confronto con essa, vero che, rispetto a tale tradizione, ipossibili criteri di selezione e cernita degli esiti a cui rifarsi sono pochissimi, edettati dalla specifica sensibilit artistica di Ungaretti; per il quale estremamente difficoltoso assumere la disposizione allascolto verso unautore che invece ha compiuto scelte basate su criteri difformi. La distanzatra i due autori, dicevamo, si pu cogliere da quanto afferma Ungaretti aproposito del diverso modo di intendere il concetto di memoria delromanziere. Vediamone la casistica.In Estetica ed etica in Manzoni: il primo capitolo dei Promessi Sposi 129 lautoremilanese definito un grande paesaggista; per, richiamando quanto gidetto nella lezione sulCinque maggio, Ungaretti sostiene che la memoria, nelManzoni, si mette in moto pigramente130 quindi riferisce come, lentamente,si abbandoni al riemergere dei ricordi dinfanzia quando descrive i paesaggilecchesi. Lidea di memoria qui intesa come mera funzione intellettiva,come capacit della mente umana di recuperare il passato. Nella lezioneSudon Abbondio131, compilata secondo lo schema del dialogo, il poeta riserva laprima domanda a cosa si debba intendere per estetica; la risposta chiama incausa direttamente, e ci non scontato, lidea di memoria. Nella risposta

    poeta intende partire da un tono maggiore, epico e religioso [...] il poeta parte invece, senza volerlo,dalla meditazione in sordina sulla tristezza;Ibidem .127 Manzoni commette un primo errore nelladottare una prosodia insolita, ivi, p. 615.128 Lo stupefacente, che finisca sempre collottenere cose straordinarie, risultati di sicurabellezza. dunque un vero e grande poeta; ivi, p. 614.129 GIUSEPPEUNGARETTI, Estetica ed etica in Manzoni: il primo capitolo dei Promessi Sposi(1937), inIDEM, Vita dun uomo. Viaggi e lezioni , cit., p. 618-635.130 Ivi, p. 624. Poco prima aveva gi affermato che Per arrivare al nucleo lirico [...] il poeta[Manzoni] ha bisogno di mostrarci, al giungere della notizia che Napoleone era morto, come tutta la vita di Napoleone nelle sue principali vicende, sera riepilogata nella sua memoria. Era ripassata velocemente nella sua memoria come una serie dimmagini dun albo sfogliato, distrattamente, Ivi,p. 622.131 GIUSEPPEUNGARETTI, Su don Abbondio (1937), in IDEM, Vita dun uomo. Viaggi e lezioni , cit.,pp. 646-654.

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    Ungaretti dichiara lestetica la scienza del bello, sui cui indirizzi ci sarebberoinfiniti pareri:

    abbiamo indirizzi classici e sono quelli che premettono una forma modello e laricercano nel soprannaturale attraverso la reminiscenza innata dun mondo perfetto,e sono anche quelli che ricercano la forma modello nella natura attraverso lamemoria, nel senso individuale oppure anche nel senso storico, oppure anche nelsenso individuale e storico che susa dare alla parola memoria132.

    richiamata ancora una volta la dottrina platonica delle idee ma, rispetto adogni altro precedente pronunciamento, qui vengono menzionate insieme le valenze individuale e collettiva della memoria: essa viene rammentata siacome capacit intellettiva, sia come tradizione letteraria. Ci che ci pareimportante notare che la memoria che viene posta a fondamentodellestetica di indirizzo classico non pu essere che la memoria intesa cometradizione di forme; pur nel periodo in cui va elaborando unidea di memoria

    cos ampia ed articolata, Ungaretti non esita a far ricorso alla concezionetradizionale di memoria intesa come tradizione di forme.In questa lezione, che nella struttura ricorda un po i dialoghi platonici e unpo leOperette morali , Ungaretti riserva una domanda circa leventualit cheManzoni tenesse in considerazione la memoria. La risposta ovviamenteaffermativa e articolata in due parti, che conviene trascrivere:

    D. Il Manzoni teneva conto della memoria?R. Senza dubbio: prima in un senso religioso e filosofico, nel senso che d allanostra reminescenza di forme perfette Platone: nel senso che la coscienza del bene,del bello e del buono innata e non acquisita nelluomo [...] In secondo luogo ilManzoni tiene anche conto della memoria, come storia. Ma ne tiene conto nelsensonon di modelli forniti dalla storia , ma nel senso che si d comunemente alla parola

    132 Ivi, p. 647.

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    storia, nel senso di avvenimenti che caratterizzano un dato periodo133.

    Da questo passo risulta evidente quale sia, secondo Ungaretti, lidea dimemoria con cui un artista debba confrontarsi e quale sia invece lidea dimemoria a cui si rif Manzoni: un ideale religioso, filosofico e storico cheinfluenza in vario modo le implicazioni etico morali della sua estetica ma nonquelle formali, nel senso inteso da Ungaretti. La sua opinione che Manzoninon intende la memoria-storia come una serie di esiti artistici, ma lintende insenso strettamente evenemenziale e temporale, non altro. Tale affermazione viene poi mitigata quando aggiunge:

    terr anche conto della tradizione, il Manzoni, dei modelli forniti dalla memoria, maquesto involontariamente, e fino allultimo sar dalla sua vanit persuaso di nonaverne mai tenuto conto134.

    che suona come una parziale marcia indietro; del resto la prima affermazione

    era difficilmente sostenibile. In ogni caso, ci pare, risulta palese la differenzache Ungaretti vede tra la propria concezione della memoria e quella diManzoni: se intesa come sinonimo di storia letteraria entrambi vi fannoriferimento