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TESINA MULTIDISCIPLINARE D. F. LICEO SCIENTIFICO “A. ANTONELLI”- NOVARA - CLASSE V D

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LICEO SCIENTIFICO “A. ANTONELLI”- NOVARA - CLASSE V D

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INDICE

1. Prefazione pag. 2 2. Il Big bang: i primi attimi dell’Universo pag. 3 3. Al principio del problema del tempo: l’antica Roma pag. 6 4. La filosofia della temporalità tra ‘800 e ‘900 pag. 9 5. L’influsso dei filosofi della temporalità sulla letteratura pag. 12 6. Rappresentazione del tempo nella

pittura novecentesca pag. 15

7. Die Küchenuhr von Wolfgang Borchert pag. 18 8. Bibliografia pag. 20

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PREFAZIONE

Nell’esposizione della mia tesina tratterò la concezione del tempo, tema ricorrente durante il quinto anno, spesso incontrato sia nelle materie scientifiche sia in quelle umanistiche.

Ho scelto questo argomento perché sono sempre stato affascinato dal mistero che avvolge lo scorrere della nostra vita: noi non possiamo prescindere da esso e, nel contempo, esso è per noi mai completamente conoscibile o concepibile.

In funzione della mia scelta, ho incluso nella trattazione materie e argomenti che credo possano chiarire la questione durante il percorso che storicamente è stato intrapreso.

Ho cercato di seguire inoltre un ordine cronologico, sono, quindi, partito dall’ambito scientifico, dal Big Bang, da cui si originò il tempo e, di conseguenza, l’universo, poi ho trattato la concezione di tempo in autori latini quali Seneca e Orazio, quindi mi sono concentrato su periodi contemporanei, trattando filosofi otto-novecenteschi come Nietzsche e Heidegger e gli influssi della loro idea sulla letteratura.

Infine ho scelto di parlare della pittura sul tempo in una società moderna e relativista come la società di massa degli anni post-rivoluzione industriale, considerando le posizioni e i dipinti di artisti come Salvador Dalì e Giacomo Balla; mentre, per quanto concerne la lingua tedesca, ho commentato e analizzato la breve storia Die Küchenuhr di Wolfgang Borchert.

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IL BIG BANG: I PRIMI ATTIMI DELL’UNIVERSO

Dal punto di vista scientifico, ciò che ha portato all’origine del concetto di tempo, è

la nascita del nostro universo, per la quale sono state formulate diverse teorie. Tra esse, la più accreditata è certamente quella del Big Bang.

LA TEORIA DEL BIG BANG

Gli esperti non sanno definire, neppure con conoscenze della meccanica quantistica, ciò che fu l’universo dal suo istante iniziale fino a 10-43 s, periodo che è detto Era di Planck. Essi si riferiscono all’“atomo” primordiale da cui tutto si generò con il termine singolarità, che rappresenta un punto matematico con densità e temperature infinite.

Il Big Bang, l’evento iniziale della formazione dell’universo, coincide con l’inizio dello scorrere del tempo.

Dopo i 10 – 43 secondi dell’Era di Planck, le conoscenze a disposizione degli scienziati ci permettono di spiegare in modo coerente l’evoluzione che avvenne in seguito.

- da 10-43 a 10-35 secondi l’universo si raffredda (da 10-34 a 10-30k,e si raffredda anche in seguito fino a raggiungere i 3k) e la forza gravitazionale si separa dalle altre forze fondamentali, mentre le due rimanenti (interazione forte ed elettrodebole ) ne formano ancora una unica.

- da 10-35 a 10-32 secondi si chiama Era inflazionaria per la velocità dell’espansione; l’universo infatti raddoppia di dimensioni ogni 10-35 s.

La materia è formata da quark, piccole particelle non più scomponibili ulteriormente, che secondo il processo di annichilazione, interagiscono con la radiazione, formando altre particelle che tornano ad annichilirsi, generando a loro volta radiazione.

- da 10-32 a 10-9 secondi si formano,in seguito all’inflazione dell’era precedente, coppie quark-antiquark della radiazione, alla fine di essa l’interazione elettrodebole si separa in debole ed elettromagnetica.

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- da 10-9 a 10-6 secondi, era degli adroni: l’energia termica si abbassa notevolmente, così da permettere interazioni tra quark, antiquark e la interazione forte, che danno vita a particelle chiamate adroni.

- 100 secondi dopo il Big Bang, era della nucleosintesi: i neutroni diventano protoni e si formano, a seguito dell’abbassamento dell’energia, i primi nuclei di elio-4 e di deuterio.

- 200 secondi dopo il Big Bang, era dell’opacità: inizia, a seguito dell’ulteriore abbassamento dell’energia, l’interazione elettromagnetica tra particelle cariche e fotoni rimasti, che permette la formazione dei primi atomi (idrogeno, elio, litio e isotopi dell’idrogeno).

- 300.000 anni dopo il Big Bang, era della materia: è l’era dell’universo come lo vediamo oggi.

I fotoni rimasti si diffondono in tutto l’universo, formando la radiazione di fondo presente in esso, che è una delle prove della validità della teoria.

Schema della formazione dell’universo.

IL FUTURO DELL’UNIVERSO

Pur universalmente riconosciuta, la teoria del Big Bang implicherebbe l’inesistenza di tempo prima di essa, e ciò contrasta con la convinzione che, senza tempo, non c’è mutazione. Gli scienziati risolvono il paradosso sostenendo l’impossibilità di parlare di tempo riguardo alla singolarità da cui il Big Bang ebbe inizio. Nonostante ciò, sono state formulate anche altre teorie, secondo le quali vi fu tempo anche prima del Big Bang.

A questo proposito, per comprendere meglio la nascita dell’universo, sono stati compiuti dagli scienziati accurati studi sulla sua ipotetica fine, poiché essa potrebbe idealmente costituire un ritorno alla situazione che si creò prima del Big Bang.

Secondo alcuni studiosi, il destino dell’universo dipenderebbe dal parametro Ώ dell’universo e cioè dal rapporto tra densità media dell’universo e la sua densità

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critica ossia il valore medio della densità della materia, necessario a fermare la sua espansione.

Le soluzioni possibili sarebbero quindi 3:

- Ώ>1: la geometria dello spazio è chiusa e a forma ellittica. In questo tipo di universo la gravità fermerebbe l’espansione, si produrrebbe,

quindi, il cosiddetto Big Crunch, cioè il collasso dell’intero universo in un’unica singolarità analoga a quella da cui avvenne il Big Bang.

- Ώ<1: la geometria dello spazio è aperta e a forma iperbolica. L’universo si espanderebbe indefinitamente, originando il Big Freeze, cioè la fine della vita, dovuta alla mancanza di calore causata dalla continua espansione, o il Big Rip, ovvero la riduzione a particelle elementari di tutte le forme viventi, poiché l’accelerazione impressa all’espansione sarebbe così elevata da superare gli effetti delle forza gravitazionale, elettromagnetica e nucleare debole.

- Ώ=1 la geometria in questo caso è piatta. L’universo si espanderebbe per sempre ad un ritmo decrescente,

raggiungendo asintoticamente lo zero. Gli effetti di tale situazione sarebbero paragonabili a quelli causati dall’universo aperto, ossia Big Freeze o il Big Rip.

Raffigurazione dei tre diversi esiti possibili dell’universo.

Le conoscenze degli astronomi si fermano qui: non è infatti possibile ipotizzare che

cosa accadrebbe successivamente, poiché il tempo si fermerebbe nuovamente, insorgendo un’altra singolarità.

L’Universo ha avuto un inizio? In tal caso cosa c’era prima? Da dove è venuto l’universo e dove sta andando?

(Stephen Hawking)

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AL PRINCIPIO DEL PROBLEMA DEL TEMPO:L’ANTICA ROMA

Il tema della fragilità della vita umana era già caro al modo di pensare degli antichi greci, ma si sviluppa soprattutto a Roma.

Orazio (Quintus Horatius Flaccus) fu uno dei poeti latini che più ebbe nelle sue poesie il tempo come oggetto di indagine.

IL “CARPE DIEM”: LE ODI DI ORAZIO

Statua di Orazio

Nato a Venosa nel 65 a.C., era figlio di un liberto, che lo portò giovanissimo a

Roma, permettendogli di ricevere una buona formazione: frequentò la scuola di Lucio Orbilio Pupillo e anche alcuni circoli epicurei.

Dopo essere stato sconfitto nella guerra civile (essendosi schierato con i repubblicani) e dopo essere tornato a Roma grazie a un provvedimento di clemenza, nel 38 a.C. venne accolto nel Circolo di Mecenate, con il quale intrattenne un rapporto di solida amicizia.

Morì a Roma nell’8 a.C.

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Nel suo capolavoro, le Odi, il poeta pronuncia il suo famoso “carpe diem”:

“Dum loquimur, fugerit invida aetas: carpe diem, quam minimum credula postero.”

Il poeta pensa, infatti, che la vita dell’uomo sia molto breve, e che, di fronte al

veloce trascorrere del tempo e all’inquietudine che da esso deriva, egli può solo godersi l’oggi, vivendo intensamente il momento presente, dimenticando così l’ansia per il suo passare.

In questo modo di pensare si coglie tutta la malinconia di un poeta per cui al fondo dell’animo umano c’è sempre un senso di precarietà, derivato dalla consapevolezza che il piacere non può che essere caduco: non a caso si parla di Orazio come un “poeta autunnale”.

IL GIUSTO UTILIZZO DEL TEMPO,LA FILOSOFIA: SENECA E IL DE BREVITATE VITAE

A diverse conclusioni giunge invece un altro autore latino, Seneca (Lucius Anneus Seneca).

Nato nel 5 a.C. in Spagna, si recò a Roma molto presto, dove ricevette una buona educazione retorica.

Dopo essere stato, a partire dal 19d.C., ospite di una zia in Egitto, nel 31 tornò nella capitale e intraprese il cursus honorum. Condannato nel 41 all’esilio in Corsica da Claudio, poté tornare a Roma solo nel 49, per volontà della moglie dell’imperatore, Agrippina Minore, che lo volle come precettore di suo figlio,il principe Nerone. Tra il 54 e il 58, dopo la morte di Claudio, fu di fatto lui a governare, essendo Nerone troppo giovane per assumere il controllo dell’impero. I rapporti col princeps, inizialmente buoni, si deteriorarono in seguito alla serie di uccisioni da lui volute, su tutte quella del prefetto del pretorio Afranio Burro, la cui morte lo indusse a staccarsi dalla corte e a dedicarsi alla filosofia. Nel 65, coinvolto nella congiura dei Pisoni, ricevette da Nerone l’ordine di uccidersi.

Seneca scrive nel 49 il suo capolavoro, il De brevitate vitae. Dedicatario è il

funzionario imperiale e suo amico Pompeo Paolino, uomo che, a giudizio del filosofo, non si riserva alcun momento per la riflessione interiore; a lui rivolge la sua analisi sul tempo.

La vita non è affatto breve, sono gli uomini che la sprecano, occupandosi di attività inutili, che ci distolgono da noi stessi:

“la vita, se solo tu sappia impiegarla, è lunga.”

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Seneca distingue così la schiera dei saggi dalla schiera degli “occupati”, cioè coloro che usano in modo improprio l’esistenza, sprecandola tra negozia (cariche pubbliche), officia (obblighi sociali) e oblectamenta (divertimenti).

Anche le cariche pubbliche sono quindi viste negativamente: ad esse lo scrittore si era dedicato, ma, deluso dal governo di Nerone, si era rifugiato nella filosofia, cercando di svolgere il suo ruolo di guida non più nell’ambito della comunità, ma in quello dell’animo dei singoli cittadini.

La via da seguire, affinché la vita sia ben “occupata”, è quella della filosofia, in particolare dello stoicismo (di cui Seneca era fermo seguace), che, attraverso l’esercizio della ratio, può condurre alla serenità interiore che ogni uomo dovrebbe ricercare. I saggi, che intraprendono questa strada, comprendono che non spetta loro decidere la durata della vita; essi, però, sanno dominarla facendone buon uso, mentre gli “occupati”, sprecando il tempo a loro disposizione, sono di esso vittime: è, quindi, l’utilizzo del tempo a dividere chi sa vivere da chi non sa vivere.

“Non dovremmo preoccuparci di aver vissuto a lungo, ma di aver vissuto abbastanza.”

Busto di Seneca

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LA FILOSOFIA DELLA TEMPORALITA’ TRA ‘800 E ‘900

A cavallo del XX secolo, il contesto in cui operano gli intellettuali è profondamente mutato: si assiste infatti alla piena realizzazione della Seconda Rivoluzione Industriale, dalla quale nasce una società di massa.

I filosofi, di fronte a questo trionfo ormai completo della modernità, optano per approcci differenti, talora addirittura opposti.

Anche la tematica del tempo è quindi soggetto di diverse interpretazioni.

FRIEDRICH NIETZSCHE:L’ETERNO RITORNO

Attivo verso la seconda metà dell’Ottocento, Friedrich Nietzsche (1844-1900) si occupa della problematica del tempo nelle sue opere Così parlò Zarathustra e Gaia Scienza, uscite nel 1885.

La domanda per qualsiasi cosa: “Vuoi tu questo ancora una volta e ancora innumerevoli volte? Graverebbe sul tuo agire come il peso più grande! Oppure, quanto dovresti

usare te stesso e la vita, per non desiderare più alcun altra cosa che quest’ultima eterna sanzione, questo suggello?

(aforisma 341 della Gaia Scienza)

In questi scritti, Nietzsche elabora la sua teoria dell’eterno ritorno: egli ritiene,

infatti, che il superuomo, cioè l’uomo che riesce a dir di sì alla vita e a inventare se stessa al di là del bene e del male, secondo la sua stessa definizione, debba accettare la concezione ciclica del divenire.

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Egli non deve desiderare altro se non il presente, poiché esso ritorna sempre; non esistono passato e futuro, tipici della concezione lineare del tempo che Nietzsche nega, criticando così in modo implicito il cristianesimo, da cui deriva tale idea, che è poi diventata la base della società moderna.

Raffigurazione del “Superuomo” nietzschiano”

L’uomo si può trasformare in superuomo solo a patto di riuscire a vincere il senso

di pesantezza provocato dalla prospettiva dell’eterno ritorno. Secondo Nietzsche, si deve, quindi, trovare il senso dell’essere nell’essere stesso e,

pertanto, nella sua esistenza, e non al di fuori di esso, in un oltre irraggiungibile e frustrante.

In ultima analisi, il pensiero dell’eterno ritorno e della ciclicità del tempo assume in Nietzsche la funzione di spartiacque tra uomo e superuomo, che, accettandola, vive gioiosamente la vita.

LA TEMPORALITA’ IN MARTIN HEIDEGGER (ESSERE E TEMPO)

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Martin Heidegger (1889-1976) fu attivo in un periodo successivo rispetto a Nietzsche. Egli è il principale interprete dell’Esistenzialismo, una corrente di pensiero il cui scopo e l’analisi dell’esistenza umana.

Nella sua opera principale ,Essere e tempo (scritta tra ’23 e ’28), il filosofo distingue due tipi di esistenza:

- inautentica - autentica

La prima è quella dell’esistenza nel mondo come fare produttivo, essa è un’esistenza anonima, in cui si ha la decadenza dell’essere. La seconda è quella suggerita da Heidegger, in cui si manifesta il concetto di cura: prendersi cura dell’entità del mondo è l’elemento costitutivo dell’essere.

L’autore, riprendendo la concezione di Kierkegaard, giunge poi a considerare la paura e l’angoscia, definendo la superiorità della seconda sulla prima, poiché essa è ciò che ci permette di scoprire la nostra libertà, perché consente all’uomo di essere in rapporto al nulla, cioè allo sconosciuto, e quindi alla morte, realtà che l’uomo che vive una vita autentica accetta, vivendo di fronte a tale possibilità dell’impossibilità dell’esistenza.

Punto finale del suo pensiero è la riflessione sulla temporalità dell’esistenza. Poiché la cura è l’elemento costitutivo dell’essere ed è inoltre un’apertura al futuro, si può dedurre che la temporalità è il senso ontologico dell’essere (dasein, come lo chiama Heidegger).

La temporalità può essere intesa in due modi diversi: - improprio, quando l’uomo ha un rapporto di oblio con il passato, di

decadimento o deiezione col presente e di attesa con il futuro e cioè è un essere anonimo.

- proprio, quello prediletto da Heidegger, che è dell’uomo il quale, vivendo secondo angoscia, vive il passato come ricordo o ripresa, il presente come momento di decisione per il proprio destino e il futuro come possibilità propria dell’essere, sia essa perpetuazione della vita o sopraggiungimento della morte.

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L’INFLUSSO DEI FILOSOFI DELLA TEMPORALITA’ SULLA LETTERATURA

I filosofi del periodo tra ‘800 e ‘900 hanno influito sulla letteratura di quegli anni. Spesso infatti compare il tema temporale, concepito come contrasto tra il tempo circolare della tradizione e il tempo lineare della modernità.

Nei primi anni del XX secolo, invece, al tempo oggettivo viene sostituito il tempo soggettivo, della coscienza, che diventa soggetto di indagine, per influsso della psicanalisi freudiana.

MONDO ANTICO CONTRO MONDO MODERNO: GIOVANNI VERGA E I MALAVOGLIA

In merito al primo aspetto (rapporto modernità /tradizione) prende posizione Giovanni Verga (1840-1922).

Egli, siciliano, e quindi grande conoscitore della realtà locale, assume una posizione simile in un certo senso a quella nietzschiana.

Nella sua opera più famosa ,I Malavoglia, uscita nel 1881, la struttura della famiglia, una famiglia contadina del paese di Aci Trezza, i Malavoglia appunto, è patriarcale: il capofamiglia è padron ‘Ntoni, suo figlio è Bastianazzo, i suoi nipoti ‘Ntoni, Mena, Lia e Alessi.

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Padron ‘Ntoni è l’incarnazione dell’eroe del passato; egli rappresenta tutti i valori della morale patriarcale: onestà, lavoro, devozione e attaccamento alla tradizione. La sua verità è espressa dai proverbi e dalla saggezza degli antichi, il suo è quindi un linguaggio monologico.

Suo nipote ‘Ntoni, invece, rappresenta quei valori della modernità che, seppur in ritardo, stanno giungendo anche nel Sud-Italia: l’utile, la furbizia e la ricchezza ad ogni costo.

Questi due personaggi non possono che entrare in conflitto: il primo è sostenitore del ripetersi uguale e però rassicurante della vita, il secondo, in fede ai nuovi ideali, crede nel moderno e nei suoi principi morali.

‘Ntoni sperimenterà effettivamente nel Nord Italia il contatto con la nuova realtà, e, pur essendone rimasto deluso, è consapevole che non potrà mai tornare indietro, perché ha violato le leggi morali che caratterizzano la famiglia.

Immagine del porto di Acitrezza Io devo andarmene. Là c’era il letto della mamma, che lei inzuppava tutto di lagrime quando

volevo andarmene. Ti rammenti le belle chiacchierate che si facevano la sera, mentre si salavano le acciughe? e la Nunziata che spiegava gli indovinelli? e la mamma, e la Lia, tutti lì, al chiaro di luna, che si sentiva chiacchierare per tutto il paese, come fossimo tutti una famiglia? Anch’io allora non sapevo nulla, e qui non volevo starci, ma ora che so ogni cosa devo andarmene. In quel momento parlava cogli occhi fissi a terra, e il capo rannicchiato nelle spalle. Allora Alessi gli buttò le braccia al collo.

In questo passo il pensiero di Verga si identifica in ‘Ntoni. Lo scrittore, infatti,

crede che il tempo moderno sia si necessario, però vede in esso numerose contraddizioni, ha perciò profonda nostalgia di un passato che, per quanto così rassicurante e sereno, deve essere obbligatoriamente lasciato alle spalle,per fare posto alla nuova società moderna fondata sul progresso.

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IL TEMPO DELLA COSCIENZA: ITALO SVEVO E LA COSCIENZA DI ZENO

Italo Svevo (1861-1928), pur appartenendo alla cosiddetta “generazione degli anni ‘60” dell’Ottocento, cioè precedente rispetto ai veri riformatori del romanzo, è il primo che rappresenta il tempo in modo “non oggettivo”. Per lui assume valore quello soggettivo, il mondo interiore dell’uomo, sull’onda delle idee freudiane e dello stream of consciousness dell’inglese Joyce, cioè della libera espressione dei pensieri del soggetto, svincolati da ogni regola formale e compositiva, poiché nella nostra mente i pensieri possono scorrere liberamente, senza alcuna regola formale e senza nessuna logica spazio-temporale.

Nel 1923 Svevo pubblica il romanzo La coscienza di Zeno, il cui protagonista, Zeno Cosini, malato di nevrosi, narra a scopo terapeutico, su consiglio di uno psicanalista, il dott. S., la propria vita. Il romanzo non presenta una vera trama e la narrazione si articola attorno alle esperienze fondamentali di vita di Zeno, come ad esempio il fumo, la morte del padre e il matrimonio.

Tutti questi eventi, avvenuti in epoche diverse, vengono narrati al di fuori della successione cronologica, in un tempo che lo stesso Svevo definisce “misto”, che è la proiezione sulla realtà della coscienza del protagonista.

Allo scopo di scoprire le ragioni della sua nevrosi, Zeno attua una compenetrazione dei diversi livelli temporali: passato e presente si susseguono senza un filo cronologico e in questo modo rompe la propria memoria in una miriade di ricordi, lasciando emergere solo le esperienze principali.

Il tempo non è più quindi realtà oggettiva, ma una continua creazione della coscienza.

Vedo, intravedo delle immagini bizzarre che non possono avere nessuna relazione col mio passato

: una locandina che sbuffa su una salita trascinando delle innumerevoli vetture: chissà donde venga e dove vada e perché sia ora capitato qui.

(Italo Svevo, La coscienza di Zeno, Preambolo)

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RAPPRESENTAZIONE DEL TEMPO NELLA PITTURA NOVECENTESCA

Fino all’Ottocento la pittura non si era mai preoccupata della rappresentazione del tempo e del movimento, come suo unico scopo si proponeva di rappresentare nel modo più fedele possibile la realtà.

A partire dalla fine del secolo questa tendenza cambia notevolmente: il tentativo di riproduzione della realtà viene, infatti, sentito come un limite per la creatività degli artisti; essi inventano, perciò, nuovi modi per rappresentare il mondo esteriore e interiore e cercano di rappresentare lo scorrere del tempo e il movimento incessante di una vita diventata ormai sempre più moderna e frenetica.

IL FUTURISMO DI GIACOMO BALLA

Il Futurismo è forse l’Avanguardia che opera una rottura più profonda con la tradizione ottocentesca, e, più in generale, con tutte le tendenze artistiche del passato.

Sviluppatosi attorno al 1910,nel relativo manifesto si dichiara che:

Tutto corre, tutto volge rapido (…). Le cose in movimento si moltiplicano, si deformano susseguendosi, come vibrazioni,nello spazio che percorrono.

L’arte futurista assume connotati quindi del tutto nuovi, perché intende

rappresentare la società moderna, caratterizzata da dinamismo e velocità. Si osservi a questo proposito il quadro Dinamismo di un cane al guinzaglio del

futurista Giacomo Balla (Torino, 1874-Roma, 1958), dipinto nel 1912.

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L’opera rappresenta uno stretto spazio urbano, in cui una figura femminile, di cui si

riconoscono solo i piedi e la veste, porta a spasso un cagnolino legato al guinzaglio. Balla cerca di descrivere le singole fasi del movimento, impercettibili ad occhio

umano; il risultato ottenuto è un insieme di fotogrammi in sequenza. Il cane, il guinzaglio e i piedi della donna, che compiono movimenti, appaiono così deformati, moltiplicati fino a diventare vibrazioni, con effetto di movimento rapido e regolare.

Balla in quest’opera affronta il tema centrale del Futurismo: la velocità, tema che, attraverso lo studio successivo sulle automobili, verrà ripreso dallo stesso pittore e che caratterizza la dimensione del tempo nella società moderna.

IL RELATIVISMO DI SALVADOR DALI’

In seguito alle scoperte scientifiche e fisiche enunciate da Einstein nella Teoria della Relatività, si diffonde l’idea del tempo come di una realtà di non più universale, ma relativa e convenzionale rispetto al sistema di riferimento utilizzato.

Il quadro La persistenza della memoria del 1931 di Salvador Dalì (1904-1989) è emblematico sotto questo aspetto.

Inizialmente intitolato Gli orologi molli, esso raffigura tre orologi che si stanno liquefacendo: uno sospeso a un albero, per ricordare che la durata di un evento può essere dilatata nella memoria; un altro, sormontato da una mosca, suggerisce che l’oggetto della memoria è una specie di carogna che imputridisce nella stessa maniera in cui si liquefa; il terzo è avvolto a spirale a un oggetto di strana forma, simbolo del modo in cui la vita distorce la forma geometrica e la forma matematica del tempo.

L’unico orologio non deformato è, comunque, coperto di formiche, che sembrano divorarlo, mentre esso divora il tempo delle nostre vite.

Gli orologi rappresentano, quindi, la mollezza del tempo e denotano anche la necessità di una sua ridefinizione, che segua i concetti delle nuove teorie scientifiche novecentesche.

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Essi nel dipinto sembrano, infatti, adattarsi alle forme delle superfici su cui sono posti.

Dalì sembra esortare l’osservatore a riconsiderare il sogno, la memoria, in cui il prima e il dopo si confondono e lo scorrere del tempo sembra variare a seconda della percezione soggettiva del singolo uomo.

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DIE KÜCHENUHR VON WOLFGANG BORCHERT

INHALTSANGABE

“Die Küchenuhr” ist eine Kurzgeschichte,die von einem zwanzig Jahre alten Jung handelt,der sich neben einem Mann und einer Frau auf eine Bank setzt.

Er zeigt ihnen eine defekte Küchenuhr und berichtet, dass sie übrig geblieben sei. Die Uhr steht immer um halb drei, die die Zeitpunkt gewesen sei, wenn er nach

Hause gekommen sei. Seine Mutter habe ihm dann immer etwas zu essen gemacht. Er hat seine Familie im krieg verloren. Seine Familie hat der junge Mann im Krieg verloren. Das einzige, was ihm

geblieben ist, ist die Uhr. Der Alltag vorher erscheint ihm heute als das Paradies. Er verstummt. Der Mann neben ihm starrt auf seine Schuhe und muss immer an das Wort “Paradies” denken.

EINHEIT VON ORT UND ZEIT

Die Kurzgeschichte erzählt von einem äußerst begrenzten Zeitraum an einem eng umgrenzten Ort, nämlich einer Bank an einem unbestimmten Ort. Lediglich in der

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wörtlichen Rede der Hauptperson verlassen wir die Bank, wir erfahren etwas von seiner Vergangenheit und seinem Zusammenleben mit der Mutter. Die ganze Kurzgeschichte ließe sich ohne Probleme auf einer Theaterbühne aufführen, ganz ohne Bühnenwechsel.

DIE KÜCHENUHR ALS SYMBOL

In dieser Kurzgeschichte aber stehen nicht Personen im Zentrum der Geschichte, sondern ein Gegenstand. Die Überschrift macht es schon deutlich, es handelt sich um die “Küchenuhr”. Aber nicht in dieser Funktion ist sie wichtig, im Laufe der Kurzgeschichte steht sie symbolisch für verschiedene Sachverhalte. Einmal lässt sie Rückschlüsse zu auf den Zustand der Menschen, dann muss sie als Kommunikationspartner dienen und schließlich, was wohl die wichtigste Funktion ist, steht sie sinnbildlich für die verlorene Normalität des Alltäglichen, für das verlorene Paradies.

Eingeführt wird die Küchenuhr dadurch, dass der junge Mann sie den anderen Leuten auf der Bank zeigt, Nach einer kurzen Beschreibung sagt er: “Innerlich ist sie kaputt, das steht fest. Aber sie sieht noch aus wie immer.” Diese Beschreibung trifft auch auf viele Menschen zu, die nach den Verheerungen des Zweiten Weltkrieges das völlig zerstörte Deutschland wieder aufbauen. Es bleibt keine Zeit für eine “Reparatur”, d.h. eine Aufarbeitung der Geschehnisse.

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BIBLIOGRAFIA

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Nelle stesura della tesina mi sono servito anche di siti internet

• www.windoweb.it • www.dooyoo.it • www.antiquitas.it • www.nasa.org • www.wikipedia.org • www.woxnova.altervista.org • www.leixoletti.de