TESINA DI SANTORIELLO FABRIZIO 5A TDM

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1 Il cassetto della Memoria Tesina Esami di Maturità Fabrizio Santoriello Anno Scolastico 2009/2010

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Esame di Stato a.s. 2009/2010

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Il cassetto della Memoria Tesina Esami di Maturità Fabrizio Santoriello Anno Scolastico 2009/2010

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ITALIANO

Marcel Proust

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Marcel Proust

Valentin Louis Georges Eugène Marcel Proust (Parigi, 10 luglio 1871 – Parigi, 18 novembre 1922) è stato uno scrittore francese, la cui opera principale s'intitola Alla ricerca del tempo perduto.

È lo scrittore francese più tradotto e diffuso al mondo ed uno dei più importanti della letteratura europea del Novecento.

La sua vita si snoda nel periodo compreso tra la repressione della Comune di Parigi e gli anni immediatamente successivi alla prima guerra mondiale; la trasformazione della società francese in quel periodo, con la crisi dell'aristocrazia e l'ascesa della borghesiadurante la Terza Repubblica francese, trova nell'opera maggiore di Proust una approfondita rappresentazione del mondo di allora. L'importanza di questo scrittore è tuttavia legata alla potenza espressiva della sua originale scrittura e alle minuziose descrizioni dei processi interiori legati al ricordo e al sentimento umano; la Recherch einfatti è un viaggio nel tempo e nella memoria che si snoda tra vizi e virtù.

Dopo aver frequentato con ottimi risultati il Liceo Condorcet ed aver conseguito il premio d'onore nella dissertazione di francese agli esami di baccalaureato nel 1889, Proust si arruolò come volontario nel 76mo Reggimento di fanteria di stanza ad Orléans.

L'esperienza militare, anche se terminata in modo deludente, perché non venne considerato idoneo alla prosecuzione del servizio essendosi classificato penultimo del suo corso, corrisponde a un periodo di un certo benessere fisico: sia nel corpo sia nella sfera

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più profonda degli affetti, un tentativo di diventare come tutti gli altri: vi è in Proust una percezione dell'alterità, cioè di un turbamento dovuto alla scoperta della sua omosessualità. Il tentativo però fallisce, i suoi disturbi si aggravano e Marcel sa ormai che è un malato di asma cronica e inguaribile: sarà nel personaggio del suo primo romanzo, Jean Santeuil, che egli rifletterà questa coscienza della salute perduta. Egli cercherà di tenere nascosto il suo orientamento sessuale fino alla morte della madre, ma già in Jean Santeuil vi sono dei passaggi di cui si riconoscono in personaggi femminili le figure reali di giovani amici di Proust, come Lucien Daudet. Certamente questo sforzo continuo di mascherare la sua natura lo tiene in costante tensione e farà dire più tardi ad André Gide che nei colloqui con Proust questi si rimproverava per «Questa indecisione, che, per nutrire la parte eterosessuale del suo libro, gli aveva fatto trasporre à l'ombre des jeunes filles tutto ciò che i suoi ricordi di omosessuale gli proponevano di grazioso, di tenero e di affascinante, di modo che non gli era restato più per Sodoma che del grottesco e dell'abbietto».

Concluso il servizio militare, seguì alla Ecole libre de sciences politiques le lezioni dello storico Albert Sorel; alla Sorbona frequentò i corsi di Henri Bergson, suo zio acquisito. Proust più tardi negò che la sua opera fosse influenzata dal pensiero del filosofo . Alla laurea in legge, nel 1893, seguì un breve periodo di pratica presso uno studio legale, che valse a Proust la convinzione che quella non fosse affatto la sua strada.

Dopo la morte del padre (1903) e soprattutto della madre (1905), Proust ricercò una solitudine sempre più rigorosa, interrotta da brevi riapparizioni in società, e dagli incontri con pochi amici e letterati. Per dedicarsi alla grande opera che doveva intitolarsi À la recherche du temps perdu (Alla ricerca del tempo perduto), trascorse la maggior parte del tempo, a parte i soggiorni estivi a Cabourg (Normandia), segregato in una camera con le pareti rivestite di sughero, particolarmente attrezzata per proteggersi dagli odori e dai rumori che avrebbero potuto turbare il suo sempre più precario equilibrio fisico e psicologico, e lì visse sempre più isolato, intento a scrivere fin dal 1909 il suo capolavoro a cui lavorò fino alla morte, avvenuta nel 1922.

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IL CASSETTO DELLA MEMORIA Il cassetto della memoria è situato al centro del cervello,dodici cellule nervose intrecciate tra di loro che lo compongono,lì rimangono in nostri ricordi che poi determinano scelte e comportamenti. Gli scienziati per essere sicuri di questa scoperta ci hanno “scritto” un ricordo falso, la traccia di un’esperienza mai vissuta nella realtà. Stimolando poi artificialmente i dodici neuroni hanno ottenuto lo stesso risultato o comportamento di chi realmente aveva in memoria una sensazione realmente provata. Questa scoperta è stata resa pubblica ed è stata pubblicata su numerosi giornali scientifici per scoprire le possibili applicazioni pratiche. I farmaci intelligenti oggi esistono grazie agli esperimenti fatti sui piselli gialli e verdi con cui l’abate Mendel nel 1865 scoprì che forme e funzioni passano di generazione in generazioni attraverso qualche sostanza,che noi oggi chiamiamo DNA (deossosiribo-nucleic-acyd) e che modifichiamo a nostro piacimento.

Questa scoperta è frutto del lavoro di numerosi scienziati sparsi tra Oxford,New York e San Francisco coordinati da Gero Miesenboek. La cavie sulle quali hanno effettuato le ricerche sono un gruppi di drosofile “moscerini della frutta” l’insetto pilastro delle ricerche sui geni e sul sistema nervoso. In alcuni moscerini è stato indotto un ricordo spiacevole, dando una lieve scossa appena cercavano di avvicinarsi alla frutta, attratti dall’odore della frutta matura, i quali poi a distanza di più giorni ponendoli sotto la stessa situazione appena percepivano l’odore scappavano via, mentre i neuroni di altri moscerini invece sono stati attivabili grazie ad un laser e poi accesi uno alla volta. Si è visto che una volta attivati poi i dodici neuroni, sempre gli stessi, all’arrivo dell’odore anche questi fuggivano, pur non avendo mai subito la scossa, così gli scienziati hanno scritto un falso ricordo nel cervello dei moscerini tramite il laser.

Gli scienziati neurologici si chiedono sé riusciranno mai a trovare il cassetto della memoria umana, perché comunque a differenza del moscerino l’uomo ha all’incirca quarantamila neuroni in confronto ai trecento del moscerino. Riscontro una situazione simile con il protagonista del romanzo La Madeleine tratto dal romanzo “À la recherche du temps perdu”, il cui autore è Marcel Proust (1871-1922) narra che il protagonista della sua opera, nel momento in cui beve qual sorso misto tra briciole di focaccia e tè in sé risorge tutta la sua fresca vitalità. Attraverso il sapore della madeleine riaffiorano ricordi lontani,risalenti all’infanzia, quale sapore ha quasi la potenza magica di riportare in vita immagini, sensazioni ed emozioni perdute. In questo modo si nota la memoria volontaria da quella involontaria, la quale a volte esce in maniera imprevista, sollecitata da fattori esterni. Nei moscerini la scossa provoca un ricordo il quale si ripete ogni qual volta poi lo risentono quell’odore della frutta matura,quindi gli scienziati in loro creano un falso ricordo, mentre il protagonista della Madeleine involontariamente ricorda fatti del passato assaporando un misto di briciole di focaccia con del tè, abbiamo due esempi di memoria volontaria e quella involontaria queste due già studiate nel novecento da Sigmund Freud

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che con le sue teorie dimostrava inequivocabilmente che una gran parte dei ricordi rimangono, per così poi uscirne a volte in maniera imprevista sollecitati da un qualcosa…

Struttura 3D della rodopsina

La rodopsina è una proteina di membrana con 7 domini transmembrana a α-elica , si trova principalmente nelle cellule a bastoncello della retina umana che permettono la vista in bianco e nero. Queste cellule hanno una forma allungata e nella loro parte apicale hanno numerosi dischi di membrana con molte rodopsine, legate tramite una base di Schiff ad un pigmento l'11-cis-Retinale sensibile alla luce.

Esperimento sui moscerini

moscerino della frutta

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Manipolando direttamente l'attività di singoli neuroni, un gruppo di ricercatori è riuscito a indurre nel moscerino della frutta il ricordo di un'esperienza negativa mai avvenuta. L'esperimento, condotto presso l'Università di Oxford è descritto in un articolo pubblicato sulla rivista “Cell ”

"I moscerini hanno la capacità di apprendere, ma i circuiti che sovrintendono alla formazione della memoria erano sconosciuti", ha detto Gero Miesenböck, che ha diretto lo studio. "Noi siamo stati in grado di 'incastrare' il componente essenziale di 12 cellule. Si tratta di una risoluzione notevole."

Queste cellule, osservano i ricercatori, sono sufficienti a gestire un problema cognitivo tutt'altro che semplice: apprendere ad associare un particolare odore a qualcosa di negativo, come una scossa elettrica. In pratica queste cellule creano tracce mnemoniche che il moscerino sfrutta per evitare le fonti di quegli odori.

Per identificare gli esatti neuroni responsabili di questi ricordi fra le migliaia che costituiscono il cervello del moscerino della frutta, i ricercatori hanno utilizzato una particolare tecnica, chiamata optogenetica, grazie alla quale un semplice lampo di luce è sufficiente per innescare la liberazione all'interno dei neuroni di particolari molecole, precedentemente segregate entro vescicole e in grado di stimolare l'attività dei neuroni stessi. Attraverso la stimolazione di quelle 12 cellule, Miesenböck e colleghi sono dunque riusciti a instillare il ricordo di un evento spiacevole mai avvenuto nella memoria del moscerino. "Abbiamo cercato di prendere fenomeni psicologici apparentemente eterei per ridurli a meccanismi e vedere, per esempio, come l'intelligenza necessaria ad adattarsi a un ambiente in cambiamento possa essere ricondotta a interazioni fisiche fra cellule e molecole", ha dichiarato Miesenböck . "Il problema è: come si ottiene l'intelligenza da parti non intelligenti?"

Grazie a questo approccio di "scrittura diretta della memoria", sottolinea Miesenböck, è quindi possibile raggiungere un nuovo livello di analisi delle funzioni cerebrali prima inarrivabile: finora le neuroscienze sono dipese in maniera essenziale dalla registrazione dei livelli di attività neuronale e dal tentativi di correlarli a percezioni, azioni, cognizioni: "Prendere il controllo di circuiti cerebrali di rilievo e produrre direttamente questi stati è uno strumento molto più potente".

"Come regola generale, la biologia tende a essere conservativa. E' raro che l'evoluzione 'inventi' uno stesso processo più volte, specie se fondamentale", ha concluso Miesenböck, e per questo anche un organismo così semplice può rivelare di avere "una vita mentale sorprendentemente ricca".

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Beppe Fenoglio 1922-1963

Beppe (Giuseppe) Fenoglio nasce nella capitale economica delle Langhe, ad Alba (Cuneo), il 1 marzo 1922 da Amilcare e Margherita Faccenda. Nonostante l’estrazione modesta della sua famiglia — i genitori gestiscono una macelleria nella zona delle vecchie case intorno al Duomo — arriva a frequentare il liceo. Qui incontra due insegnanti di gran valore: il professore di filosofia, Pietro Chiodi, e quello d’italiano, Leonardo Cocito — entrambi antifascisti e partigiani combattenti. Agli anni del tanto amato liceo risale la sua fortissima passione per la lingua e la letteratura inglese e americana: per James, Lawrence, Conrad, Yeats, Coleridge, Shakespeare.In seguito s’iscrive alla Facoltà di Lettere di Torino, ma per la chiamata alle armi interrompe gli studi universitari, senza mai più riuscire poi a conseguire la laurea. Nel 1943 frequenta un corso per allievi ufficiali; quindi viene trasferito a Roma, da dove, dopo l’armistizio dell’8 settembre, riesce a tornare ad Alba. Qui si arruola tra i partigiani, prima in un gruppo comunista, poi, nell’estate del ’44, in formazioni monarchiche, nei cosiddetti «azzurri» o «badogliani», e precisamente nel reparto di Enrico Martini Mauri e di Piero Balbo. Negli ultimi mesi di guerra è ufficiale di collegamento con la missione inglese di stanza nel Monferrato. Nel corso della lotta armata sulle colline i suoi genitori vengono arrestati per rappresaglia dai fascisti, ma poi rilasciati. Dopo la liberazione, ritorna e per sempre nella sua amatissima Alba. Solamente nelle Langhe, Fenoglio, il gentleman-writer dal carattere duro e ostinato, ritroso e selvatico, ritrova e riconosce intero se stesso e il mondo. S’impiega pertanto come procuratore presso un’azienda vinicola, la ditta Marenco: lavoro che fino alla fine non vorrà mai abbandonare. «Se andassi da un’altra parte — confessa a sua madre — non troverei più il tempo per scrivere». Infatti, è proprio all’indomani della guerra che Fenoglio inizia a dedicarsi alla narrativa. Molti dei suoi manoscritti sono vergati sul retro delle carte commerciali della ditta. La sua vita si svolge così, tra gli affetti familiari nel 1960 sposa Luciana Bombardi e nel 1961 nasce la figlia Margherita e il lavoro d’ufficio, la passione per lo sport e la dedizione alla scrittura. Il suo esordio letterario, tuttavia, non è affatto facile. Nel 1949 l’editore Einaudi rifiuta la sua prima raccolta Racconti della guerra civile; e l’anno successivo Elio Vittorini, sempre per Einaudi, gli consiglia di sacrificare il romanzo La paga del sabato per ricavarne due racconti. Solamente nel 1952 Vittorini gli pubblica, nella collana di narrativa I gettoni, di Einaudi, la raccolta di racconti I ventitre giorni della città di Alba. Poi, nel 1954, sempre nella stessa collana, esce il romanzo breve, centrato sul mondo delle Langhe, La malora. L’anno successivo viene pubblicata, sulla rivista «Itinerari» con il titolo La ballata del vecchio marinaio, la traduzione di The Rime of the Ancient Mariner, di S.T. Coleridge, ristampata nel 1964 (e poi nel 1966) da Einaudi. Deluso dalla sfavorevole accoglienza della critica e dalle riserve espresse da Vittorini su La malora, rompe con Einaudi e nel 1959 pubblica presso Garzanti il romanzo Primavera di bellezza, per il quale nel ’60 gli viene assegnato il Premio Prato. Nel 1962, inoltre, vince il

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Premio Alpi Apuane per il racconto Ma il mio amore è Paco, apparso sul n.150 di «Paragone». E proprio in Versilia dove è andato a ritirare il premio, per la prima volta, in modo acuto e allarmante si fa sentire il male che presto lo condurrà alla morte. Nella notte tra il 17 e il 18 febbraio 1963 Fenoglio muore a Torino per un cancro ai polmoni. Nello stesso 1963 viene edita, insieme con Una questione privata, la raccolta di racconti Un giorno di fuoco, che ottiene il Premio Puccini-Senigallia. Lo stesso volume viene riedito nel 1965, ma con il titolo Una questione privata. Postumi appaiono, inoltre, Frammenti di romanzo su «Cratilo» (luglio 1963), Aloysius Butor su «45° Parallelo» (1964) e L’affare dell’anima su «Fenoglio inedito» (1968). Dai manoscritti, raccolti ad Alba in un apposito Fondo Fenoglio — che tanti problemi filologici e critici hanno sollevato — sono stati ricavati anche altri volumi: Il partigiano Johnny, vincitore del Premio Prato (1968), e La paga del sabato (1969). E ancora sono usciti Un Fenoglio alla prima guerra mondiale (1973), La voce nella tempesta (1974), riduzione teatrale del romanzo di Emily Brontë, Wuthering Heights (Cime tempestose) e Il vento nei salici (1982), traduzione di The Wind in the Willows, di Kenneth Grahame. Nel 1978 è stata pubblicata, infine, presso l’editore Einaudi l’edizione critica delle sue Opere,diretta da Maria Corti.

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Il partigiano Johnny film

Dopo l'8 settembre Johnny, uno studente di letteratura inglese tornato ad Alba, deve nascondersi in una villetta nelle vicinanze, in quanto disertore. Certo di dover combattere contro il nazifascismo deve ancora scegliere, però, i suoi compagni di lotta. Troppo anglofilo per seguire nelle bande comuniste i suoi due professori, Chiodi e Cocito, si avvia solitario nelle Langhe dove si unisce alla prima banda che incontra che è, comunque, guidata da un comunista. I partigiani sono male armati e Johnny scopre presto che la loro vita non è quell'avventura poetica che aveva immaginato. Dopo che, attaccato dai tedeschi, il suo gruppo si sbanda, va a cercare le formazioni azzurre, composte da ex-militari dell'esercito regio. Johnny non riesce ad entrare in sintonia neanche con loro, troppo presi da strategie formali. Dopo aver perso Alba, in seguito ad un infelice tentativo di occupazione, da lui non condiviso, Johnny, dopo giorni di fuga insieme a Ettore e Pierre, riesce a salvarsi rifugiandosi nella cascina di Rina, una contadina amica dei partigiani mentre Pierre viene ferito. Quando Ettore è fatto prigioniero insieme a Rina, Johnny tenta invano di scambiarlo con un soldato fascista catturato, poi passa l'inverno del’ 44 da solo, dove tra fame freddo e spie trova le vere ragioni per cui si trova lì, si sente più maturo. In questa condizione estrema trova finalmente la sua ragione di essere partigiano e il senso di tanta violenza. Alla fine dell'inverno è uno dei pochi partigiani sopravvissuti, solo che al momento di reinserirsi nella vita civile, si sente lontano anche da Pierre che è guarito. Ma quando Pierre organizza un attacco a una formazione fascista è il primo a farsi avanti, ma si tratta di un'imboscata, deve assistere impotente alla morte di due suoi compagni reduci dall’inverno Set e Tartan. Sordo all'invito a ritirarsi si alza per sparare, si accorge di esser rimasto senza munizioni corre e prende il fucile di Tartan, e spara ancora. Due mesi dopo la guerra era finita.

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IL PIEDE DI DIO Italia,2009,97’

Elia gioca a calcio sulla spiaggia e sui campi terrosi di uno sperduto paesino della Sicilia dove un giorno capita Michele, talent scout per la serie A. Il suo obiettivo dovrebbero essere alcuni ragazzi della scuola calcio locale che gli vengono mostrati e raccomandati in modi più o meno leciti, l'attenzione però è subito rapita dall'abilità innata del 18enne dal cervello di un 12enne Elia. È l'estate del 2006 quando i due si incontrano, il calcio italiano da una parte è scosso dallo scandalo Moggi mentre dall'altra è esaltato dalla vittoria ai mondiali di Germania. La vita del ragazzo potrebbe essere pronta ad un cambio ma anche quella di Michele che nonostante l'aria da grande professionista non se la passa benissimo. Talent scout e giovane promessa o maestro e pupillo la dialettica tra i due ruoli (quello di pseudo padre e di pseudo figlio, il primo in cerca di un riscatto e il secondo di un modello) è sempre la medesima: quella tra istinto e ragione, tra mente e braccio. Se Elia, pieno di talento calcistico e abituato ad una vita semplice nel meridione d'Italia è l'emblema dell'autenticità, Michele è invece il simbolo della sofisticatezza senza basi, e il film stesso nel raccontare il rapporto tra i due cerca più in generale di operare una riflessione sullo stato di queste istanze nella società italiana (calcistica e non).

Lo scontro però non produce scintille ma solo banali attriti. L'attaccamento di Elia all'essenza delle cose si manifesta senza nessuna fantasia nel rifiuto del traffico, quando intrappolato nelle macchine sogna di volare come un uccello (!!), nel disinteresse verso il cibo confezionato ma anche verso quello eccessivamente elaborato a favore dei semplici sapori della sua terra e poi più di tutti nel rifiuto istintivo di rinunciare al piacere del gioco per ottenere quei privilegi di cui Michele vive. Macchine, donne, soldi, orologi, telefoni e

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via dicendo, la simbologia che dovrebbe fare di Michele la controparte inutilmente sofisticata è tutta qua.

Piede di Dio opera una riflessione abusata, cioè che i veri valori del calcio stanno nei campetti polverosi dove i ragazzi giocano con passione, e lo fa senza nessuna idea estetica o filmica (Sardiello del resto ammette di non essere mai stato un regista nonostante diriga importanti riviste di settore e abbia un curriculum da sceneggiatore) e a questo affianca una visione del calcio come liberazione da qualsiasi gabbia (mentale, spirituale o fisica) senza però supporto di scene, idee o anche solo parole efficaci. Non c'è nessuna espressività e alla fine il compito di mostrare la poesia è lasciato alle immagini di repertorio di Garrincha, Maradona, Roberto Baggio e vi dicendo.

Cavalcando le opinioni più popolari Sardiello conferma e porta su schermo tutto ciò che già si pensa e si dice nei mercati rionali, nei baretti e nelle discussioni da salotto buono. La modernità è male mentre un ritorno all'origine e alla semplicità potrebbe essere la vera soluzione contro il moderno mondo malato e corrotto. Come al solito però il perchè non è dato saperlo.

Le sole sorprese sono la mimica facciale e corporale sempre più completa e complessa di Filippo Pucillo e Elena Bouryka, decisamente migliore del ruolo che interpreta .

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Fortapàsc Italia, 2009, 113’

Fortapàsc è un film del 2009, diretto da Marco Risi, sulla breve esistenza e la tragica fine del giornalista Giancarlo Siani, interpretato da Libero De Rienzo. Tra gli altri interpreti, Valentina Lodovini, Michele Riondino, Ennio Fantastichini, Ernesto Mahieux, Daniele Pecci, Gianfranco Gallo, Massimiliano Gallo.

Il film narra della storia di Giancarlo Siani, un giovane giornalista napoletano che lavora presso la succursale del Il Mattino a Torre Annunziata.

Siani scrive di "cronaca nera". Occupandosi di "cronaca nera" e di omicidi di camorra, il giornalista incomincia ad indagare sulle alleanze dei camorristi torresi con i reggenti di altri clan della Campania e scopre vaste aree di corruzione e connivenze tra politici e criminalità organizzata. Nonostante le minacce più o meno velate della classe politica locale, Siani continua nella sua inchiesta, in special modo dopo la "strage del circolo dei pescatori". I suoi articoli però hanno particolarmente infastidito i boss camorristi della zona, mettendone in crisi le alleanze. Così, dopo esser stato trasferito a Napoli, in un summit di camorra viene decisa la sua condanna a morte.

Viene ucciso sotto casa della sua fidanzata, il 23 settembre del 1985. L'omicidio avviene nel quartiere residenziale del Vomero, quando Siani ha solo 26 anni. Il motivo dell'esecuzione è l'aver trattato delle manovre della criminalità organizzata sulla politica e l'edilizia nei dintorni del Vesuvio.

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«Quella pioggia poteva fare pulizia, ma anche la pioggia a Torre Annunziata diventava subito fango».

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MILK USA,2009,128 min

Milk è un film biografico, diretto da Gus Van Sant, sulla vita di Harvey Milk, primo gay dichiarato ad essere eletto ad una carica politica negli Stati Uniti, assassinato nel 1978, assieme al sindaco George Moscone, da un ex consigliere omofobo ed instabile. Milk, famoso per le sue lotte per i diritti dei gay, è interpretato da Sean Penn.

Negli Stati Uniti, il film ha avuto una distribuzione limitata il 26 novembre 2008, giorno dell'anniversario dell'assassinio di Milk e Moscone e il vasto rilascio nelle sale è avvenuto il 5 dicembre 2008. In Italia è stato distribuito il 23 gennaio 2009 dalla BiM Distribuzione.

Ha ottenuto 8 candidature ai Premi Oscar 2009, vincendone 2 per il miglior attore protagonista a Sean Penn e la migliore sceneggiatura originale a Dustin Lance Black.

Il film si apre con varie immagini di repertorio, che testimoniano la persecuzione della polizia nei confronti degli omosessuali, con irruzioni nei gay bar e arresti tra il 1950 e il 1960, seguito dall'annuncio di Dianne Feinstein che informa la stampa dell'assassinio del consigliere Harvey Milk e del sindaco George Moscone. Il 18 novembre 1978, nove giorni prima degli

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omicidi, Milk è intento a registrare su audiocassetta le tappe della sua vita e della sua vicenda politica, diventando la voce narrante del film.

Il film torna indietro nel 1970, quando Harvey Milk lavorava come assicuratore a New York e alla soglia dei quarant'anni incontra il giovane Scott Smith che per molti anni sarà il suo compagno. Desiderosi di cambiare vita, Milk e il suo amante si trasferiscono a San Francisco, nella speranza di trovare una maggiore accettazione alla loro relazione. I due aprono un negozio di fotografia, il Castro Camera, nel quartiere popolare della città abitato prevalentemente da lavoratori irlandesi-cattolici, che non vedono di buon occhio l'evoluzione del quartiere, divenuto punto di riferimento per la comunità gay. Il piccolo negozio di fotografia diventa il ritrovo di un folto gruppo di amici che sostiene il nascente attivismo di Milk, che chiede pari diritti e opportunità per tutti, diventando un paladino dell'intera comunità di Castro, che gli affibbia il soprannome di "Sindaco di Castro Street".

Oltre ad essere amato dalla comunità gay, Harvey Milk riesce a farsi apprezzare dall'intera città trovando sostegno da giovani e anziani, omosessuali e eterosessuali, e questo lo stimola ad entrare in politica, candidandosi per la carica di consigliere comunale. Harvey trova l'appoggio nell'amato Scott e nei suoi fidati amici, tra cui Cleve Jones, portando una ventata di ottimismo nella città e facendosi promotore del cambiamento. Nonostante le sue buone iniziative, Milk non viene eletto ma non si perde d'animo e con estrema determinazione concorre altre volte per ottenere una carica nel governo cittadino.

Al suo quarto tentativo, Scott lascia Harvey, non potendo più tollerare una nuova rincorsa alla carica di consigliere, che già da tempo li aveva allontanati. Ma l'ultima campagna elettorale si dimostra un successo e Harvey viene eletto consigliere per il 5° Distretto, diventando il primo gay dichiarato ad assumere una carica istituzionale negli Stati Uniti. Nel frattempo Milk inizia una relazione con Jack Lira, un ragazzo latino fragile e un po' sbandato. In municipio, Harvey ha modo di conoscere il conservatore Dan White, veterano del Vietnam ed ex pompiere, nonostante le differenze tra i due si instaura un rapporto lavorativo che porta White ad invitare Harvey al battesimo del suo primogenito Charles. Il rapporto tra i due inizia ad essere teso dopo che Milk non appoggia un progetto di White, facendo sì che questi si senta tradito, al punto che il suo sarà l'unico voto contrario all'ordinanza di Milk a favore dei diritti gay.

Non riuscendo a fronteggiare la vita politica e l'assenza del suo amante, Jack Lira si toglie la vita impiccandosi, ma Milk non avrà il tempo di piangerlo, concentrato esclusivamente alla lotta della Proposition 6, legge che avrebbe permesso di licenziare gli insegnanti sulla base dei loro orientamenti sessuali, sponsorizzata dal senatore John Briggs. La campagna, iniziata dalla cantante Anita Bryant, portò all'approvazione della legge nella Contea di Miami-Dade, in Florida nel giugno del 1977. Il 7 novembre del 1978, dopo una lunga ed estenuante lotta alla Proposition 6, il movimento e Milk possono gioire per la sconfitta della legge.

White, nel frattempo dimessosi dalla carica di consigliere, si dimostra instabile e insofferente ai successi di Milk. Tornato sui suoi passi, White tenta di riottenere il suo posto in municipio scontrandosi con l'opposizione del sindaco Moscone. La mattina del 27 novembre 1978, il crescente livore di Dan White, porta l'uomo ad entrare nel Municipio di San Francisco attraverso una finestra del seminterrato, al fine di nascondere una pistola ai metal detector. Dopo aver ottenuto un colloquio, White spara al sindaco Moscone, successivamente si dirige

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verso l'ufficio di Milk. Ignaro, Harvey segue White nel suo ufficio, dove l'uomo lo fredda brutalmente con diversi colpi d'arma da fuoco.

Il film si conclude con una ripresa aerea di una imponente fiaccolata che attraversa le strade di San Francisco, in omaggio a Harvey Milk e al sindaco George Moscone. I titoli di coda mostrano i reali protagonisti della vicenda affiancati agli attori da cui vengono interpretati, e viene raccontata la loro vita, dopo la tragica morte di Milk.

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Dorian Gray Italia,2009,112’

Siamo attorno al 1890. Dorian Gray (Ben Barnes), un bellissimo ragazzo dall'aria ingenua e un po' svampita, giunge nella Londra vittoriana perché ha ereditato una fortuna dal nonno. Egli è un orfanello, nato quando suo padre era già morto. La madre invece morì mettendolo al mondo. Viene subito preso sotto l'ala protettrice di lord Henry Wotton(Colin Firth) che lo instrada alla dissolutezza. Nel frattempo il pittore omosessuale Basil Hallward (Ben Chaplin) completa il ritratto del giovane. Alla presentazione del dipinto gli astanti non possono fare a meno di notarne la bellezza e la perfezione. Wotton dice a Gray che l'opera di Basil è anche meglio del vero Dorian, perché esso non invecchierà, al contrario del giovane che, col tempo, esteriormente si rovinerà. Wotton stuzzica semplicemente Gray chiedendogli se sarebbe disposto a vendere l'anima al diavolo pur di rimanere per sempre giovane. Dorian Gray prende la questione sul serio e, esprimendo un desiderio, riesce a rimanere giovane concentrando l'effetto degli anni sul suo dipinto.

Dorian intanto s'innamora dell' attricetta Sybil Vane e decide di sposarla, ma è convinto da Wotton a non farlo. Viene portato da quest'ultimo in un bordello dove si abbandona ai piaceri della carne. Saputa la notizia del tradimento Sybil si uccide affogandosi in un lago. Jim, Il fratello della giovane attrice, accusa Dorian di averla indotta al suicidio, ma viene catturato quando sta per soffocarlo. D'ora in poi Dorian si lascerà trasportare in una vita dedicata unicamente al piacere. L'autore del ritratto Basil Hallward chiede a Gray il

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quadro per esibirlo in una sua personale mostra di opere, quadro che nel frattempo Gray ha riposto in soffitta. Pur di sviare Basil dai suoi propositi (nel frattempo il quadro sta invecchiando sottoposto ad ogni piacere e sconceria da parte di Gray), si concede ad egli sessualmente, ma questo non basta e, a causa delle continue richieste di Basil, Gray gli mostra il quadro, facendogli capire perché non può prestarglielo. Basil intuisce di essere di fronte a qualcosa di demoniaco e cerca di far rinsavire Gray, che però perde il senno e uccide il pittore.

Gray ormai sta perdendo completamente il controllo. Dopo aver tenuto un discorso di addio al funerale di Basil decide di partire in giro per il mondo, chiedendo all'amico Wotton di accompagnarlo. Quest'ultimo sta però per diventare padre e rifiuta. Gray torna dopo 25 anni, è scoppiata la prima guerra mondiale, Gray dovrebbe avere 50 anni ma ne dimostra sempre 20, mentre Henry ne ha ormai 70, ha divorziato dalla moglie ma ha una figlia 25enne, Emily, che s'innamora proprio di Dorian. Dorian inizia a comprendere la gravità degli atti che ha compiuto e si reca al cimitero dove è sepolta Sybyl Vane. Qui incontra Jim Vane, che è impazzito in ospedale e cerca di sparare a Dorian per vendicare la morte della sorella. Gray si salva asserendo che ciò che dice Vane "ti ho aspettato per tutti questi anni" non ha senso, in quanto ha appena 20 anni. Questo convince Jim che lascia andare Gray, poco dopo però scopre il portasigarette di Dorian con inciso il suo nome, che gli era caduto nella breve collutazione. Jim e Dorian s'incontreranno nuovamente dopo qualche giorno: durante una sparatoria ed un inseguimento nella metropolitana, Jim rimarrà ucciso schiacciato da un treno.

Nel frattempo l'amore di Emily per Dorian è ostacolato dal padre che, come tutti, è convinto che Dorian sia vittima di uno strano maleficio che lo rende giovane in eterno. Dorian s'innamora siceramente di Emily e decide di cambiare radicalmente, ma per farlo dovrà fuggire lontano con lei, e decide di scappare a New York. Henry non ci sta e inizia ad indagare: osservando foto d'epoca si rende conto del fatto che Dorian è effettivamente identico a 25 anni prima. Ricordando il giorno in cui Dorian vendette involontariamente l'anima al diavolo intuisce che il quadro è la chiave di tutto e incontra l'ex maggiordomo di Dorian (che era stato cacciato di casa dallo stesso Dorian in un impeto d'ira), si fa fabbricare le chiavi di casa e della soffitta e inscena una festa per la figlia e Gray. Nel bel mezzo dei festeggiamenti lancia frecciatine a Dorian e irrompe nella sua dimora, arrivando fino in soffitta prima che Dorian capisca tuto e si precipiti a casa sua per evitare il peggio. Ne segue un breve scontro, Gray sta per soffocare Henry, ma questi riesce a liberarsi e a scoprire il quadro, rimanendone scioccato: il ritratto di Dorian è scolvolto, segnato da anni di lussi e spregiudicatezze, fino a risultare del tutto irriconoscibile.

Henry dà fuoco al dipinto, imprigionando poi Dorian nella soffitta in mezzo alle fiamme. In quel momento arriva sua figlia, e Henry cerca di allontarla da un Dorian ricondotto

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oramai alla sua dimensione umana grazie alla quale arriva a confessare addirittura il suo amore per lei, unico e sommo valore attribuito ad una vita fino a quel momento vana e lussuriosa, ma profondamente infelice. Dorian decide quindi di compiere l'ultimo gesto, togliendo le mani di lei che stringevano le sbarre (e di fatto aiutando Henry a trascinarla via) e infilzando il suo dipinto con una spada, morendo mentre si trasforma nel vecchio che dovrebbe essere. Il film si conclude con l'ormai vecchio Henry che, avendo ottenuto la dimora di Dorian dopo la sua morte, si reca in cantina e osserva il dipinto, ritornato alla sua forma originale e con un soggetto non più segnato per la vita sregolata, ma giovane e perfetto esteriormente come è stato Dorian fino alla sua morte.

« Now, wherever you go, you charm the world. Will it always be so?... »

« Ora, ovunque andiate, voi incantate il mondo. Sarà sempre come oggi?... »

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Avatar Italia 2009,162’

Nel 2154 una compagnia interplanetaria terrestre, la RDA, intende sfruttare i giacimenti minerari di Pandora, luna del gigante gassoso Polifemo, appartenente al sistema stellareAlfa Centauri.

Pandora è un mondo primordiale, ricoperto da foreste pluviali e alberi alti fino a trecento metri, ed è abitato da creature di tutti i tipi, tra cui degli umanoidi senzienti chiamatiNa’vi, alti tre metri e ricoperti da una pelle blu striata. L’aria del satellite non è respirabile dagli umani se non impiegando maschere filtranti, pertanto gli scienziati hanno sviluppato degli avatar, ibridi genetici tra umano e Na’vi: attraverso un’interfaccia mentaleun uomo può collegare i propri sensi nervosi alla creatura, immedesimandosi e controllandola esattamente come se fosse il proprio corpo. Tale collegamento è possibile solo quando l’essere umano cade in una sorta di coma all’interno di una speciale capsula tecnologica.

La RDA vuole sfruttare il satellite principalmente per l’unobtanium, un cristallo ferroso che ha la capacità unica nella galassia di fungere da superconduttore a temperatura ambiente, con un forte campo magnetico; il suo sfruttamento potrebbe risolvere i gravi problemi

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energetici che assillano la Terra da decenni, ed il maggiore giacimento si trova nel sottosuolo dell’insediamento principale dei Na’vi. Mentre la via diplomatica battuta dalla dottoressa Grace Augustine sembra non portare frutti, il colonnello Quaritch ed il dirigente Parker Selfridge preparano un attacco militare.

Nel frattempo, l’ex marine invalido Jake Sully viene chiamato a sostituire il fratello, ucciso durante una rapina. L’uomo era uno scienziato e l’avatar che avrebbe dovuto guidare era stato realizzato appositamente con il suo codice genetico, e quindi solo Sully, essendo il suo gemello, avrebbe potuto guidarlo. Sully ignora ogni cosa su Pandora e i Na’vi, ma lo entusiasma la possibilità di poter tornare a camminare, e accetta il patto offertogli dal colonnello: un’operazione per riavere le sue gambe, in cambio di informazioni per l’attacco.

Durante una spedizione nella foresta, Sully entra in contatto con Neytiri, guerriera Na’vi che vede in lui segni di Eywa, la divinità sacra. Sully si dichiara intenzionato a conoscere i loro usi e costumi e nonostante la diffidenza del guerriero Tsu’Tey, Sully viene accompagnato da Neytiri nell’apprendere il suo popolo e il loro rapporto empatico verso le creature di Pandora, un fenomeno che secondo Grace nasce da un legame biochimico tra le radici di ogni albero, che unisce come fossero sinapsi.

Sully viene infine accolto dalla tribù, e finisce con l’innamorarsi di Neytiri, ricambiato. Non riesce però ad impedire l’attacco al loro villaggio: l’albero-casa viene abbattuto e i Na’vi fuggono disperati, vedendo Sully come un traditore. Mentre Neytiri lo abbandona, lui viene accusato di opporsi all’attacco anche da parte dei militari, che lo rinchiudono in cella.

Riuscito a fuggire con Grace, il collega Norm e l’elicotterista Trudy, Sully raggiunge il suo avatar e i Na’vi, ora raccolti attorno all’albero delle anime, un luogo sacro per loro. Sully riesce a domare il mastodontico Toruk, la più grande creatura volante di tutti i cieli, un’impresa considerata leggendaria. Grazie a questa azione, altamente simbolica per il popolo di Pandora, riesce a radunare molti clan Na’vi, così da prepararsi al successivo attacco della RDA. La battaglia che segue vede i militari che, tra bombardieri e fanteria, dominano gli scontri, finché le preghiere ad Eywa non vengono accolte: sono gli stessi animali di Pandora a guidare la carica, arrivando a sconfiggere gli umani; lo stesso colonnello muore dopo essere stato colpito da due frecce di Neytiri.

I Na’vi raggiungono infine la base terrestre, obbligando i soldati a lasciare il satellite, mentre Sully partecipa ad una sacra cerimonia, nella quale lascia il suo corpo umano, trasferendosi definitivamente nel suo avatar.

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STORIA La seconda guerra mondiale

L’Enigma

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La Seconda guerra Mondiale Seconda guerra mondiale Guerra iniziata nel 1939 con l'invasione della Polonia da parte della Germania nazista. In risposta all'aggressione Francia e Inghilterra dichiararono guerra ai tedeschi e il conflitto si estese fino a interessare molti paesi e aree geografiche del pianeta. Più che in qualsiasi altra guerra precedente, il coinvolgimento delle nazioni partecipanti fu totale e l'evento bellico interessò in modo drammaticamente massiccio anche le popolazioni civili. La sua conclusione nel 1945 segnò l'avvento di un nuovo ordine mondiale incentrato sulle due superpotenze vincitrici, gli Stati Uniti d'America (USA) e l'Unione delle repubbliche socialiste sovietiche (URSS).

Origini L'esito della prima guerra mondiale aveva scontentato, per motivi diversi, tre potenze: la Germania, principale nazione sconfitta, per le perdite territoriali e per le altre pesanti condizioni imposte dal trattato di Versailles; l'Italia e il Giappone, che ritenevano insufficiente quanto ottenuto a seguito della vittoria conseguita.

Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna avevano raggiunto i loro principali obiettivi: Washington la riduzione del potere militare della Germania; Parigi e Londra un ordine mondiale funzionale ai propri interessi coloniali ed europei. Ma proprio il mantenimento del nuovo quadro risultò subito problematico, dopo che gli Stati Uniti, per volere del presidente Wilson, avevano rifiutato di entrare nella Società delle Nazioni per ritirarsi in un nuovo isolazionismo.

Nel corso degli anni Venti si fecero alcuni tentativi per giungere a una pace stabile.

Tuttavia, se uno degli scopi dichiarati dai vincitori era stato di "assicurare al mondo la democrazia", l'inadeguatezza dei risultati ottenuti emerse chiaramente dal fatto che negli anni Venti si assistette all'avvento e al progressivo affermarsi di forme di totalitarismo nazionalista-militaristico, giudicate più efficaci della democrazia nell'operare il contenimento del comunismo, da più parti visto come l'obiettivo politico prioritario.

Nel 1922 Benito Mussolini costituiva in Italia il primo regime fascista; Adolf Hitler, Führer (guida) del Partito nazionalsocialista tedesco, dieci anni dopo in Germania fondò il suo progetto di Grande Reich oltre che sul richiamo a teorie basate sull'antisemitismo e sul razzismo – esaltatrici della presunta superiorità della razza ariana – sulla prospettiva politica di abolire l'"ordine di Versailles" e assicurare lo spazio vitale al regime totalitario che avrebbe dovuto raccogliere tutti i tedeschi. La Grande Depressione, inoltre, affliggeva in maniera particolarmente grave la Germania, quando Hitler, dopo aver vinto le elezioni ed essere stato nominato cancelliere, in breve assunse pieni poteri. Quanto al Giappone, pur non esistendovi formalmente un regime fascista, il ruolo svolto dalle forze armate nel governo civile del paese era preponderante e si ispirava alla volontà di rimettere in discussione gli equilibri internazionali sin lì definiti.

Nel marzo del 1936, dopo aver annunciato il riarmo nazionale in violazione del trattato di pace di Versailles, Hitler occupò militarmente la Renania sollevando solo una flebile protesta da parte di Londra e Parigi. Seguì un altro passaggio preparatorio all'applicazione del programma espansionistico, segnato dall'intervento nella guerra civile spagnola (1936-1939) al fianco dei ribelli franchisti e in collaborazione con il futuro alleato Mussolini, fondatore in quegli anni dell'impero coloniale italiano in Etiopia. Tra il 1936 e il 1937 una serie di accordi tra Germania, Italia e Giappone formalizzò lo stabilirsi di un Asse Roma-Berlino-Tokyo che univa in alleanza i tre regimi "forti" della scena internazionale.

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L'espansionismo nazista in Europa L'annessione dell'Austria nella primavera del 1938 fu il primo passo verso la realizzazione del progetto hitleriano di ricostituzione della Grande Germania. Mussolini appoggiò l'alleato, mentre britannici e francesi ancora una volta mancarono di intervenire con decisione, liquidando la vicenda come una questione interna tedesca.

Nel settembre successivo fu la volta delle rivendicazioni naziste sulla regione dei Sudeti, al confine occidentale della Cecoslovacchia, abitata da una popolazione a maggioranza tedesca. Il primo ministro inglese sostenuto anche dal governo francese, nel corso della conferenza di Monaco convinse le autorità ceche a cedere, in cambio dell'impegno da parte di Hitler a non avanzare ulteriori rivendicazioni territoriali. In realtà, nel marzo del 1939, Hitler occupò tutta la Cecoslovacchia, spingendo Londra a siglare un accordo di garanzia con la Polonia, obiettivo dichiarato dell'espansionismo nazista.

Uno sviluppo inatteso si ebbe il 23 agosto 1939 con la firma a Mosca di un trattato di non aggressione tra Germania e URSS, che peraltro in un protocollo segreto concordavano di spartirsi l'Europa centrorientale.

Il 1° settembre 1939 i tedeschi invasero la Polonia. Due giorni dopo Francia e Inghilterra dichiararono guerra alla Germania; trincerati dietro la linea Maginot, i francesi non erano in realtà nella condizione di attaccare l'opposta linea Sigfrido tedesca, che pure non era protetta a sufficienza dalle truppe, impegnate sul fronte polacco.

Le operazioni militari

Prima fase: predominio delle potenze dell'Asse

La guerra lampo in Polonia

Il 1° settembre cominciarono i bombardamenti delle reti ferroviarie polacche. La macchina bellica tedesca aveva sferrato la guerra lampo, impiegando mezzi corazzati, aerei e fanteria autotrasportata, i tedeschi avanzarono verso Varsavia. Il 17 l'Armata Rossa varcò il confine occupando la Polonia orientale. Il 20 settembre tutta la Polonia era nelle mani dei tedeschi e dei sovietici.

La guerra finnico-sovietica e il fronte norvegese

Il 30 novembre 1939 l'Unione Sovietica dichiarò guerra alla Finlandia. I finlandesi opposero una strenua resistenza, che durò sino all'anno seguente. L'aggressione alla Finlandia fu condannata dall'opinione pubblica mondiale, ma nello stesso tempo offrì a Francia e Gran Bretagna il pretesto per impossessarsi di una delle principali fonti di rifornimento di metalli ferrosi della Germania occupando il porto norvegese di Narvik. La Germania decise allora di invadere la Norvegia sbarcando simultaneamente in otto città portuali. Le truppe avrebbero dovuto essere trasportate con navi da guerra. La Danimarca, che non rappresentava un problema militare, era utile per la vicinanza dei suoi aeroporti alla Norvegia. Temendo l'intervento di altre potenze a fianco della Finlandia, Stalin concluse la pace il 12 marzo 1940, assicurando all'URSS concessioni territoriali; la Finlandia rimaneva indipendente. Il 2 aprile Hitler ordinò di attaccare la Norvegia e la Danimarca. La Danimarca si arrese immediatamente.

I norvegesi, appoggiati da soldati britannici e francesi, resistettero fino al 3 maggio. A Narvik contrattaccarono, sostenuti dalla flotta britannica. Nella prima settimana di giugno i tedeschi

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furono obbligati a ritirarsi fino al confine svedese, ma le sconfitte militari in Francia obbligarono francesi e britannici a ritirare le loro truppe da Narvik.

I Paesi Bassi

Nella primavera del 1940 Hitler decise di sferrare l'attacco nelle Ardenne, cogliendo di sorpresa il comando anglofrancese.

Il 10 maggio forze aeree tedesche atterrarono in Belgio e in Olanda occupando aeroporti e nodi stradali. L'esercito olandese si arrese il 14 maggio, poche ore dopo il bombardamento di Rotterdam. Lo stesso giorno, l'esercito tedesco attraversò le Ardenne cogliendo alle spalle le armate britanniche e francesi.

La sconfitta della Francia

Il 26 maggio, inglesi e francesi furono respinti a Dunkerque e riuscirono a trovare scampo solo grazie a una gigantesca operazione di evacuazione della regione costiera, da cui ripiegarono drammaticamente per scampare alla cattura. Intanto Leopoldo III, re del Belgio, firmava la resa due giorni dopo.

La linea Maginot era intatta, ma la manovra tedesca aveva spiazzato il comandante francese che non riuscì a difendere Parigi. Il 10 giugno il governo abbandonò la capitale; lo stesso giorno anche l'Italia dichiarò guerra alla Francia. Il 17 giugno i tedeschi presero il controllo del Nord della Francia e della costa atlantica.

La battaglia d'Inghilterra

La Gran Bretagna, ora sotto la guida del primo ministro Winston Churchill, era rimasta sola ad affrontare la Germania. Nell'estate del 1940 l'aviazione tedesca avviò l'offensiva aerea, scatenando la battaglia d'Inghilterra. Nell'agosto iniziarono i bombardamenti dei porti e degli aeroporti inglesi e, nel mese di settembre, quello di Londra. L'aviazione e la popolazione civile inglesi non cedettero e Hitler dovette rinunciare all'invasione. Fu la prima sconfitta tedesca.

L'Italia in guerra

Fin dal 1939 Mussolini aveva assistito con preoccupazione alla crescente spinta espansionistica dell'alleato tedesco, che rischiava sia di mettere l'Italia in una posizione del tutto marginale nel futuro ordine europeo e mondiale, sia di far naufragare un insieme di obiettivi strategici.

Era maturata nel Duce la convinzione che l'Italia dovesse prepararsi a combattere una guerra parallela a quella dei tedeschi, in aree geograficamente circoscritte, al fine di trarre il massimo vantaggio al tavolo della pace. Il momento di dichiarare guerra si avvicinava man mano che la Germania travolgeva le linee avversarie e si espandeva in Europa, a est come ad ovest. Era tuttavia palese l'inadeguatezza dell'esercito italiano ad assumere un ruolo militare pari a quello tedesco. Perciò era giocoforza puntare a operazioni di guerra di breve durata, in punti marginali del conflitto, confidando nella resa dell'Inghilterra, fatto questo che nell'estate del 1940 poteva apparire probabile.

Il 10 giugno 1940 Mussolini annunciò con enfasi l'entrata in guerra dell'Italia contro la Francia e l'Inghilterra. Quindi fece muovere le truppe sul versante alpino, tra il Moncenisio e il mar Ligure, per invadere da sud la Francia, già messa in ginocchio dalla ben più possente invasione tedesca.

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Poco addestrati e male equipaggiati i soldati italiani avanzarono con estrema lentezza attraverso le Alpi. Anche sulla costa le operazioni procedettero a rilento.

L'Africa settentrionale e i Balcani

Nel settembre del 1940 Mussolini ordinò di attaccare l'Egitto, importante base britannica, ma fu respinto dagli inglesi che occuparono parte della Libia, colonia italiana. In ottobre il Duce decise di attaccare la Grecia, senza preventiva comunicazione all'alleato tedesco che ne venne informato quando le operazioni erano già in corso. Anche in questo caso l'Italia si metteva sulla scia della Germania, che aveva deciso di proteggere militarmente i pozzi petroliferi della Romania, per sfruttarne la forza d'urto e ristabilire un più equilibrato rapporto militare.

L'attacco partì dall'Albania e anche in questa circostanza l'impreparazione risultò lampante. Dopo due settimane i greci erano in grado di controbattere, mentre gli inglesi impedivano l'utilizzo della flotta silurando tre corazzate nel porto di Taranto. All'inizio del 1941 il fronte era di fatto bloccato in un conflitto di posizione che non lasciava presagire sviluppi favorevoli all'Italia. Fu a quel punto che Hitler cominciò a prefiggersi la conquista tedesca della Grecia.

Anche sul fronte dell'Africa settentrionale le controffensive inglesi avevano costretto le truppe italiane a ritirarsi. Nel mese di febbraio del 1941 Hitler assegnò al feldmaresciallo Erwin Rommel il comando delle truppe tedesche nell'Africa settentrionale, con lo scopo di aiutare gli alleati italiani. Tra i mesi di marzo e aprile Rommel riuscì a respingere gli inglesi, varcando il confine egiziano.

Hitler preparò quindi l'attacco alla Grecia: sottoscrisse trattati di alleanza con Romania e Ungheria nel novembre 1940 e con la Bulgaria nel marzo 1941. La Iugoslavia, che non aveva accettato di allearsi con la Germania, fu invasa. Subito iniziò la resistenza, a opera dei partigiani cetnici e dei partigiani comunisti guidati da Tito, che continuò per tutta la durata della guerra. Le forze italiane intervennero a fianco dei tedeschi, penetrando in territorio iugoslavo da Trieste, fino a ricongiungersi con i contingenti provenienti dall'Albania. La Croazia, costituita in stato autonomo, divenne paese satellite dell'Italia.

Il 27 aprile le truppe tedesche occuparono Atene: il re e il governo fuggirono a Creta, che tuttavia fu conquistata il mese dopo.

Seconda fase: estensione della guerra

L'anno dopo la caduta della Francia il conflitto dilagò, assumendo dimensioni mondiali. Hitler, pur conducendo nuove campagne nei Balcani, in Africa settentrionale e nei cieli dell'Inghilterra, schierava adesso il grosso dell'esercito a est, contro l'Unione Sovietica.

L'intervento degli Stati Uniti

Finora rimasti neutrali, gli Stati Uniti si prepararono allo scontro con il Giappone in Asia e nell'oceano Pacifico, stringendo nel frattempo accordi con la Gran Bretagna per determinare le strategie da seguire nell'eventualità di una loro entrata in guerra.

Gli Stati Uniti speravano in una sconfitta dell'Asse senza un loro coinvolgimento diretto, ma alla fine dell'estate del 1941 si trovarono in una posizione di guerra non dichiarata con la Germania.

Nel frattempo, le relazioni tra Stati Uniti e Giappone si erano ulteriormente deteriorate. Gli Stati Uniti proibirono l'esportazione in Giappone di acciaio, ferro e combustibile per l'aviazione. Nell'aprile del 1941 i giapponesi firmarono un accordo di neutralità con l'Unione Sovietica, per

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limitare i possibili fronti di guerra in vista dello scontro con la Gran Bretagna o con gli Stati Uniti. Quando però la Germania invase l'Unione Sovietica, in giugno, decisero di rompere l'accordo, pensando a un attacco contro l'Unione Sovietica da est; in seguito cambiarono idea, e presero la fatale decisione di portare l'offensiva nel Sud-Est asiatico. Il 23 luglio il Giappone occupò il Sud dell'Indocina. Due giorni dopo Stati Uniti e Gran Bretagna risposero con l'embargo commerciale. Il 7 dicembre 1941, un'ora prima della dichiarazione ufficiale di guerra, forze aeree e navali giapponesi distruggevano la flotta americana a Pearl Harbor. Tre giorni dopo le due maggiori unità navali britanniche nel Pacifico venivano affondate. Si apriva così un nuovo fronte di guerra in Estremo Oriente.

L'invasione dell'Unione Sovietica

Lo scontro più imponente iniziò la mattina del 22 giugno 1941, quando più di 3 milioni di soldati dell'Asse invasero l'Unione Sovietica. Nonostante l'attacco fosse stato apertamente preparato da mesi, i sovietici furono colti di sorpresa. I capi militari sovietici erano convinti che una guerra lampo come quella che aveva piegato la Polonia e la Francia non sarebbe stata possibile contro l'Unione Sovietica. L'esercito sovietico era numericamente superiore a quello tedesco, forte di 4,5 milioni di soldati schierati sul confine occidentale, del doppio di carri armati e del triplo di aerei, pur tecnologicamente superati; alcuni tipi di mezzi blindati, soprattutto i famosi T-34, erano tuttavia superiori a quelli tedeschi. Il primo giorno molti aerei sovietici furono distrutti; lo schieramento dei carri armati, dispersi tra la fanteria, era perdente nei confronti della concentrazione dei mezzi corazzati tedeschi. Gli ordini dati alla fanteria furono di contrattaccare senza ritirarsi, ma la maggior parte dei soldati sovietici cadde combattendo o fu catturata.

Prime vittorie tedesche

Per l'invasione, l'esercito tedesco era stato organizzato in tre gruppi armati che puntarono rispettivamente verso Leningrado (attuale San Pietroburgo), Mosca e Kiev. Hitler e i suoi generali concordavano sul fatto che il problema principale era bloccare l'Armata Rossa e sconfiggerla prima che potesse ripiegare verso l'interno del paese.

Mussolini decise di collaborare all'operazione Barbarossa con l'invio di un Corpo di spedizione italiano in Russia. Alla fine della prima settimana di luglio i tedeschi erano ormai prossimi a Mosca.

I russi avevano sacrificato moltissimi soldati e armamenti per difendere la capitale. Hitler, comunque, non era soddisfatto e, nonostante le proteste dei suoi generali, ordinò al Gruppo Centro di spostare il grosso degli armamenti a nord e a sud per aiutare gli altri due gruppi d'invasione, fermando in questo modo l'avanzata verso Mosca. L'8 settembre il Gruppo Nord, insieme a forze finlandesi, diede il via all'assedio di Leningrado. Il 16 settembre il Gruppo Sud accerchiò Kiev da est, facendo 665.000 prigionieri. A questo punto Hitler decise di riprendere l'avanzata verso Mosca e ordinò ai mezzi corazzati di ricongiungersi al Gruppo Centro.

L'avanzata verso Mosca

Il Gruppo Centro riprese le azioni il 2 ottobre, catturando in due settimane 663.000 militari nemici. Le piogge autunnali trasformarono tutto il terreno in fango e bloccarono l'avanzata per quasi un mese. A metà novembre arrivò il freddo e il terreno gelò. Hitler e il comandante del Gruppo Centro, decisero, nonostante l'inverno, di concludere la campagna del 1941 con la conquista di Mosca.

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Verso la seconda metà di novembre i tedeschi mossero verso Mosca, arrivando a 32 km dalla città. La temperatura era bassissima, la neve copriva le strade, macchine e uomini non erano attrezzati ad affrontare un freddo così intenso. Il 5 dicembre i generali tedeschi ammisero il blocco totale dell'avanzata. Carri armati e camion erano congelati, le truppe demoralizzate.

La controffensiva sovietica

Il 6 dicembre i sovietici contrattaccarono e, dopo pochi giorni, le avanguardie corazzate tedesche si ritirarono, lasciando sul terreno una quantità di veicoli e armamenti resi inutilizzabili dal gelo.

Su ordine di Stalin, il contrattacco di Mosca dette il via a una controffensiva sull'intero fronte. I tedeschi non avevano costruito linee di difesa sulla retroguardia e Hitler ordinò alle truppe di non retrocedere. I russi annientarono molte divisioni, ma i tedeschi resistettero abbastanza per superare l'inverno e mantenere l'assedio di Leningrado, minacciando Mosca e occupando l'Ucraina.

Per la prima volta dal 1939 falliva un piano tedesco di annientamento del nemico. L'obiettivo di assicurarsi grandi quantitativi di viveri e materie prime dalla Russia sconfitta non si realizzò, perché le ferrovie erano state distrutte dai sovietici in ritirata, e altrettanto era stato fatto con le colture, il bestiame e ogni altra risorsa. L'aiuto in materie prime concesse dagli americani, trasportate da convogli britannici che subirono perdite pesanti nei porti settentrionali della Russia, assicurò ai sovietici radar, radio e altri equipaggiamenti sofisticati.

Terza fase: ribaltamento degli equilibri

Il 1° gennaio 1942 Stati Uniti, Gran Bretagna, Unione Sovietica e altri 23 paesi firmarono la Dichiarazione delle Nazioni Unite, impegnandosi a non perseguire paci separate. Nazioni Unite divenne il nome ufficiale della coalizione anti Asse, ma il termine più usato per indicare queste potenze rimase quello utilizzato già nella prima guerra mondiale: Alleati.

Europa

A questo punto il grande interrogativo era se l'Unione Sovietica sarebbe stata in grado di sopportare una seconda offensiva tedesca; i russi premevano sugli Stati Uniti e sulla Gran Bretagna affinché si adoperassero per alleggerire la pressione sul territorio sovietico, aprendo il cosiddetto "secondo fronte" in Occidente. Il capo di stato maggiore dell'esercito americano, era convinto che il modo migliore per aiutare i russi e porre termine alla guerra sarebbe stato quello di allestire una concentrazione di forze in Inghilterra, e sferrare l'attacco attraverso la Manica. Le operazioni avrebbero dovuto iniziare nella primavera del 1943, o prima ancora, se l'Unione Sovietica fosse stata sull'orlo del collasso. Gli inglesi però non volevano aprire altri fronti prima di aver vinto in Africa settentrionale, e non credevano alla possibilità di raccogliere in Inghilterra un esercito abbastanza forte per attraversare la Manica entro il 1943.

Fu Rommel a risolvere la controversia: nel mese di giugno entrò a Tobruk, sfondò in Egitto e raggiunse El-Alamein. A questo punto gli americani convennero che era necessario rimandare l'attacco attraverso la Manica e si prepararono per l'invasione dell'Africa settentrionale francese.

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Il Pacifico

Nel frattempo, pur nel quadro della strategia che vedeva la sconfitta della Germania come primo obiettivo, gli americani si stavano orientando verso l'azione diretta contro il Giappone. Il 2 luglio 1942 gli americani scatenarono la controffensiva nel Pacifico sudoccidentale.

L'offensiva angloamericana in Nord Africa

Tra la primavera e l'estate del 1942 la situazione nell'Africa settentrionale volgeva a favore dell'Asse. La controffensiva alleata, guidata dal generale britannico Montgomery, fu lanciata il 23 ottobre; l'8 novembre, dopo durissimi scontri, Rommel diede l'ordine di ritirata alle truppe. Dopo alcuni mesi di resistenza, respinte dalle forze inglesi e francesi fino in Tunisia, le divisioni italo-tedesche si arresero il 13 maggio 1943.

Il fronte russo: estate 1942

Alle vittorie invernali sovietiche era succeduta una serie di sconfitte nella primavera del 1942, costate all'URSS più di mezzo milione di prigionieri. Anche i tedeschi avevano commesso un grande errore fermando la produzione della maggior parte degli armamenti e delle munizioni destinati all'esercito per potenziare la produzione industriale per l'aeronautica e la marina militare, nello sforzo di sconfiggere finalmente la Gran Bretagna

La campagna tedesca verso il Caucaso

Le offensive cominciarono a est di Kharkiv il 28 giugno 1942 e in meno di quattro settimane i tedeschi furono a est del fiume Don. Le distanze percorse erano grandissime, ma Stalin e i suoi generali, convinti che i tedeschi avrebbero puntato per la seconda volta su Mosca, avevano trattenuto le riserve e ordinato all'esercito del sud di ritirarsi.

Hitler, incoraggiato dalla facilità dell'avanzata ordinò a parte dell'armata di continuare l'avanzata verso Stalingrado, e ad altri effettivi, un terzo dell'intera forza, di raggiungere il basso Don e prendere i giacimenti petroliferi di Majkop, Grozny e Baku.

L'assedio di Stalingrado

L'Unione Sovietica toccò il suo momento peggiore alla fine del luglio 1942. Il 28 luglio Stalin pronunciò il suo famoso "Neanche un passo indietro!" e chiese alle truppe di combattere una guerra "patriottica" per la Russia. I russi cercarono di indebolire il nemico obbligandolo a un sanguinoso combattimento in città, mentre loro raccoglievano le forze per sferrare il contrattacco. La battaglia di Stalingrado era cominciata.

Il 19 novembre, in una mattina di nebbia e neve, l'avanguardia corazzata sovietica entrò in contatto con i rumeni a ovest e a sud di Stalingrado. Hitler ordinò al comandante della VI Armata di resistere, promettendogli imminente appoggio aereo. Il tentativo di far giungere rifornimenti fallì e la VI Armata, che, condannata alla distruzione, voleva tentare di rompere l'accerchiamento, ne fu impedita da un ordine di Hitler. La battaglia di Stalingrado costò 200.000 uomini ai tedeschi, costretti a ritirarsi dal Caucaso e a retrocedere fino quasi al punto da dove era partita l'offensiva dell'estate 1942.

Nella tragica ritirata sotto l'attacco sovietico venne coinvolta anche l'Armata italiana in Russia, fu annientata.

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Guadalcanal

Gli americani sbarcarono a Guadalcanal il 7 agosto 1942. La reazione del Giappone fu pronta e violenta: le perdite in navi e aerei furono pesanti per entrambe le parti, ma i giapponesi ne uscirono sconfitti, dopo più di quattro mesi di scontri.

La conferenza di Casablanca

Dal 14 al 24 gennaio 1943, Roosevelt, Churchill e i loro consiglieri si incontrarono a Casablanca per preparare la strategia da adottare dopo la campagna in Nord Africa: gli americani desideravano procedere con l'attacco ai tedeschi attraverso la Manica; gli inglesi sostenevano i vantaggi di raccogliere, come disse Churchill, i "grandi premi" che si sarebbero riscossi nel Mediterraneo, in Italia.

Offensive aeree in Germania

Come preludio del rinviato attacco attraverso la Manica, gli angloamericani decisero di scatenare un'offensiva aerea contro la Germania

La battaglia di Kursk

Hitler, pur sapendo di non essere in grado di affrontare un'altra offensiva, il 5 luglio dette il via alla battaglia di Kursk, attaccando da nord e da sud il fronte, in prossimità di Kursk. Nel più grande scontro tra forze corazzate della guerra, i sovietici opposero una strenua resistenza. Hitler sospese le operazioni perché gli angloamericani erano appena sbarcati in Sicilia. Dopo Kursk, l'iniziativa strategica nell'Europa orientale passò definitivamente all'armata sovietica.

La campagna d'Italia

Dopo avere occupato nel giugno del 1943 Pantelleria e Lampedusa, il 10 luglio tre divisioni americane, una canadese e tre inglesi sbarcarono in Sicilia, battendo quattro divisioni italiane e due tedesche e superando, il 17 agosto, l'ultima resistenza dell'Asse. Mussolini era stato rovesciato il 25 luglio: il nuovo governo italiano, presieduto da Pietro Badoglio, aveva avviato i negoziati firmando il 3 settembre un armistizio segreto, reso pubblico l'8 settembre. I tedeschi occuparono militarmente l'Italia centrosettentrionale, mentre il governo italiano fuggiva nel Meridione, riparando presso gli Alleati e abbandonando a se stesso l'esercito, privo di ordini chiari. Mussolini fu liberato dai tedeschi e trasferito al nord, dove diede vita alla Repubblica di Salò.

Il 3 settembre truppe dell'VIII Armata attraversavano lo stretto di Messina. Il 9 settembre gli americani sbarcavano nei pressi di Salerno; il 12 ottobre gli angloamericani avevano già stabilito una solida linea attraverso la penisola. Per la fine dell'anno la resistenza tedesca aveva fermato gli Alleati a circa 100 km a sud di Roma. Lo sbarco ad Anzio, il 22 gennaio del 1944, non permise all'esercito alleato di fare molti progressi, perché i tedeschi si erano attestati lungo il fiume Liri e a Cassino, lungo la cosiddetta linea Gustav, che attraversava l'Appennino fra Termoli e Gaeta.

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Strategia alleata contro il Giappone e progressi nel Pacifico

La strategia della guerra contro il Giappone fu sviluppata per stadi nel corso del 1943. All'inizio l'obiettivo era di stabilire basi sulla costa cinese (da dove il Giappone avrebbe potuto essere bombardato e successivamente invaso), con azioni inglesi e cinesi dalla Birmania e dalla Cina orientale, e incursioni americane sulle isole del Pacifico centrale e sudoccidentale, fino a Formosa (oggi Taiwan) e alla Cina. A metà anno fu chiaro che né gli obiettivi britannici né quelli cinesi sarebbero stati raggiunti, e quindi ci si concentrò sugli obiettivi americani.

Le principali operazioni ebbero come teatro il Pacifico sudoccidentale, dove le truppe americane e quelle del corpo di spedizione australiano e neozelandese avanzarono lungo le isole Salomone, costringendo i giapponesi a ritirarsi lungo la costa orientale della Nuova Guinea. L'obiettivo era la conquista di Rabaul, centro principale della Nuova Guinea. Gli americani chiusero in una morsa Rabaul. La guarnigione giapponese di 100.000 uomini non poteva più essere evacuata.

Il primo sbarco nel Pacifico centrale avvenne nel novembre del 1943.

Quarta fase: la vittoria alleata

Nella prima settimana dell'agosto 1943, le linee tedesche furono investite dalla controffensiva sovietica. Il 15 settembre Hitler permise al Gruppo Sud di ritirarsi per evitare la sconfitta. Le armate sovietiche allargarono le teste di ponte, isolando l'armata tedesca in Crimea nel mese di ottobre, conquistando Kiev il 6 novembre e rimanendo all'offensiva per tutto l'inverno.

La conferenza di Teheran

Alla fine di novembre del 1943 si incontrarono per la prima volta Roosevelt, Churchill e Stalin. Il presidente americano e il primo ministro inglese avevano già approvato il piano d'attacco attraverso la Manica. Nella conferenza di Teheran, al contrario, Churchill si disse favorevole a dare la precedenza allo sviluppo delle offensive in Italia, nei Balcani e nel Sud della Francia. Stalin si dichiarò d'accordo con Roosevelt e quindi Overlord fu programmato per il maggio del 1944La conferenza di Teheran segnò il punto culminante dell'alleanza interalleata. Contemporaneamente, però, si sviluppavano tensioni nella compagine alleata, via via che le armate sovietiche cominciavano ad avvicinarsi ai confini dei piccoli stati dell'Europa orientale. Stalin aveva troncato ogni relazione con il governo polacco in esilio a Londra, e a Teheran sostenne fermamente che la frontiera sovietico-polacca del dopoguerra dovesse essere quella stabilita dopo la sconfitta polacca del 1939. Inoltre reagì con malcelata ostilità alla proposta di Churchill di un attacco angloamericano nei Balcani.

I preparativi per Overlord e lo sbarco in Normandia

Hitler si attendeva l'invasione dell'Europa nordoccidentale per la primavera del 1944 ed era convinto che, se fosse riuscito a respingere americani e britannici, avrebbe avuto in pugno le sorti della guerra; successivamente avrebbe concentrato tutte le sue truppe contro i sovietici. Pertanto destinò rinforzi al solo fronte occidentale.

Nel gennaio 1944 un'offensiva sovietica spezzò l'assedio a Leningrado e ricacciarono i tedeschi fuori dal territorio sovietico.

Il 6 giugno 1944 gli alleati riuscirono a stabilire teste di ponte in Normandia: cominciò così la campagna che si sarebbe conclusa con lo sbarco in Normandia.

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La riconquista sovietica della Bielorussia

Sul fronte orientale tedesco non vi furono operazioni durante le prime tre settimane del giugno 1944; Hitler si aspettava un'offensiva sul lato meridionale del fronte, dove i sovietici, dopo la battaglia di Stalingrado, avevano concentrato le forze. La Bielorussia era controllata dal Gruppo Centro, che non prevedeva certo un attacco da quel lato. Tuttavia, il 22 e il 23 giugno 1944 quattro contingenti sovietici sferrarono l'attacco e l’armata tedesca dovette abbandonare i combattimenti, consentendo all'Armata Rossa di dirigersi verso la Prussia orientale e la Polonia.

Il complotto contro Hitler

Nel mese di luglio un gruppo di ufficiali organizzò un attentato per uccidere Hitler ma ne uscì indenne. Gli ufficiali sospettati di aver preso parte al complotto furono giustiziati.

La liberazione della Francia

Intanto le truppe corazzate sbarcate in Normandia avevano occupato la Bretagna e si erano spinte all'interno della Francia. Il 25 agosto le forze americane, insieme a quelle della Resistenza francese, entrarono trionfali a Parigi: entro settembre quasi tutto il territorio francese era stato liberato.

Pausa nell'offensiva occidentale

Sul fronte occidentale l'offensiva subì a questo punto una fase d'arresto: Montgomery aveva raggiunto le barriere fluviali della Mosa e del Basso Reno, mentre gli americani erano bloccati sulla linea.

La sconfitta delle potenze dell'Asse

Un'offensiva sovietica effettuata tra i Carpazi e il Mar Nero a fine agosto 1944 ebbe come risultato l'armistizio chiesto tre giorni dopo dalla Romania. La Bulgaria, che non aveva mai dichiarato guerra all'Unione Sovietica, si arrese il 9 settembre. Il 19 e il 20 ottobre le truppe sovietiche occuparono Belgrado e vi insediarono un governo comunista sotto la guida di Tito. In Ungheria, i sovietici arrivarono alle porte di Budapest alla fine di novembre.

L'avanzata degli Alleati in Italia

In Italia, tra la primavera e l'estate del 1944, le truppe americane, britanniche, francesi e polacche, presero Cassino il 18 maggio. Gli Alleati entrarono a Roma, dichiarata città aperta dal 4 giugno. L'avanzata continuò verso Nord senza problemi, ma rischiò di perdere impeto, perché le divisioni americane e francesi avrebbero dovuto essere presto impegnate nell'invasione della Francia meridionale. Dopo aver conquistato Ancona e Firenze, la seconda settimana di agosto, gli Alleati si arrestarono sulla linea gotica, che bloccò sino a tutto l'inverno l'accesso alla valle del Po, mentre nel nord del paese, occupato dai nazisti, si sviluppava la Resistenza partigiana.

La battaglia del Mare delle Filippine

Le operazioni nel Pacifico contro il Giappone, nel 1944 subirono un'accelerazione: in primavera gli Alleati avevano pianificato un'avanzata attraverso la Nuova Guinea, sino alle Filippine. Una seconda operazione sarebbe stata condotta attraverso il Pacifico centrale.

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Il 19 e il 20 giugno la prima flotta mobile nipponica incrociò l'Unità operativa statunitense 58. Nella battaglia, che passò alla storia come "battaglia del Mare delle Filippine", i caccia americani abbatterono gran parte degli aerei giapponesi, mentre i sottomarini americani affondarono tre portaerei.

Nuova strategia nel Pacifico

Il 15 giugno 1944 le forze americane sbarcarono nell'isola di Saipan, nelle Marianne; il 10 agosto avevano conquistato Guam, obiettivo chiave della strategia ideata per porre fine al conflitto. L'isola poteva ospitare le basi per i nuovi bombardieri americani a lungo raggio, i B-29 Superfortress, in grado di raggiungere Tokyo e le città giapponesi. La superiorità navale americana nel Pacifico consentiva di pensare all'invasione del Giappone: i bombardamenti cominciarono nel novembre 1944.

La battaglia aerea in Europa e l'offensiva delle Ardenne

La più importante azione aerea contro la Germania ebbe luogo nell'autunno del 1944: i bombardamenti inglesi e americani colpirono sia obiettivi militari sia le città tedesche. Hitler reagì lanciando contro Londra i missili V1 e V2, ma nel mese di ottobre le più importanti basi missilistiche di lancio tedesche, situate nel nord-ovest della Francia e in Belgio, furono conquistate dagli Alleati.

L'accorciamento dei fronti a est e a ovest e la tregua nei combattimenti di terra avevano permesso a Hitler di costituire una riserva di circa venticinque divisioni da impegnare contro gli angloamericani, partendo dalle Ardenne, attraverso il Belgio, fino ad Anversa.

Il 16 dicembre aveva inizio l'offensiva delle Ardenne: gli Alleati, colti di sorpresa, riuscirono tuttavia a mantenere centri strategici fino all'intervento dell'aviazione. L'ultimo tentativo tedesco di riconquistare Anversa venne respinto solo alla fine di gennaio del 1945. Alla fine di febbraio l'avanzata alleata verso la Germania riprese.

La conferenza di Jalta

Dal 4 all'11 febbraio 1945 ebbe luogo la conferenza di Jalta, in Crimea, tra i capi di stato di Stati Uniti (Roosevelt), Gran Bretagna (Churchill) e Unione Sovietica (Stalin). In questa occasione Stalin si impegnò a entrare in guerra contro il Giappone entro tre mesi dalla capitolazione tedesca, in cambio di concessioni territoriali in Estremo Oriente.

Nel corso della conferenza si stabilì inoltre la strategia da seguire contro la Germania e l'organizzazione del paese alla fine del conflitto e vennero inoltre definite le rispettive sfere di influenza da assegnare alle tre potenze che erano sul punto di chiudere vittoriosamente la guerra. Si discusse anche sulla proposta americana di dare vita all'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), strumento per un nuovo ordine mondiale, che si decise di fondare in una conferenza internazionale da tenersi a San Francisco per la fine di aprile. I tre capi di stato concordarono nella costituzione di un Consiglio di Sicurezza, al quale avrebbero partecipato le cinque potenze alleate (USA, URSS, Gran Bretagna, Francia e Cina) con diritto di veto sulle principali questioni internazionali. Fu anche deciso di non ammettere l'Italia alla conferenza di San Francisco.

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L'avanzata sul Reno

All'inizio di marzo del 1945 le armate alleate raggiunsero il Reno e occuparono teste di ponte tra Bonn e Coblenza e a sud di Magonza: alla fine del mese, l'intero schieramento tedesco sul fiume crollò.

Il 1° aprile gli americani accerchiarono il bacino della Ruhr. L'11 aprile gli Alleati raggiunsero l'Elba vicino a Magdeburgo, e il giorno dopo si formò una testa di ponte sulla riva orientale, a 120 km da Berlino. Il 13 aprile moriva a 63 anni il presidente americano Roosevelt, a cui succedette il vicepresidente Harry Truman.

Le ultime battaglie in Europa e la resa della Germania

In Italia, il 14 e il 16 aprile 1945, gli alleati lanciarono l'offensiva verso la Pianura Padana. Contemporaneamente i partigiani, volontari nella Resistenza, ebbero l'ordine dell'insurrezione generale Intanto un'ondata di scioperi paralizzava le grandi fabbriche del Nord. Nelle principali città, Bologna, Torino, Genova, Milano, le formazioni partigiane entarono in azione il 25 aprile e in pochi giorni costrinsero alla fuga i tedeschi, ancora prima che sopraggiungessero le truppe alleate. Mussolini, catturato nei pressi di Como mentre tentava la fuga in Svizzera con un'autocolonna tedesca, fu giustiziato il 28 aprile.

Rappresentanti dei comandi tedeschi in Italia si accordarono con gli Alleati per la resa, entrata in vigore il 2 maggio; negli stessi giorni la Germania di Hitler soccombeva. Il 16 aprile cominciò l'avanzata sovietica verso Berlino. Il 20 aprile la VII Armata americana conquistò Norimberga e, quattro giorni dopo, le armate sovietiche circondarono la capitale. Il 25 aprile la V Armata sovietica e la I Armata americana si congiunsero a Torgau, sull'Elba, a nord-est di Lipsia. L'ultima settimana di aprile, la resistenza contro gli angloamericani cessò, ma sul fronte orientale le truppe tedesche continuarono a battersi disperatamente contro i sovietici.

Hitler decise di restare a Berlino, mentre la maggior parte dei suoi collaboratori politici e militari si davano alla fuga. Il 30 aprile, chiuso nel suo bunker, Hitler si suicidò insieme con Eva Braun, la sua amante, e, come ultimo atto ufficiale, nominò suo successore l'ammiraglio Karl Dönitz, che chiese la resa. Il suo rappresentante, generale Alfred Jodl, firmò la capitolazione delle forze armate tedesche nel quartier generale di Eisenhower il 7 maggio a Reims; un secondo documento fu firmato a Berlino, nel quartier generale sovietico, il giorno seguente.

La sconfitta del Giappone

All'inizio del 1945, nel Pacifico, la fine della guerra non sembrava vicina: la Marina nipponica non era in grado di sferrare attacchi massicci, ma i kamikaze effettuarono azioni suicide durante i combattimenti di Luzon, nelle Filippine, distruggendo 17 navi statunitensi e danneggiandone 50.

Hiroshima e Nagasaki

Kyushu costituiva l'obiettivo principale; l'attacco fu fissato per il novembre 1945, anche se una facile vittoria sembrava improbabile. Lo sbarco a Kyushu non avvenne mai: il governo americano adottò una nuova strategia che si basava sull'uso delle armi nucleari. La prima esplosione atomica, per così dire "di prova", fu eseguita ad Alamogordo, nel New Mexico, il 16 luglio 1945.

Altre due bombe erano state costruite e si decise di usarle per costringere il Giappone alla resa. Il presidente americano ordinò i bombardamenti atomici su Hiroshima e Nagasaki, effettuati il 6 e

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il 9 agosto. Intanto, l'8 agosto, l'Unione Sovietica aveva dichiarato guerra al Giappone; il giorno dopo invase la Manciuria.

La resa del Giappone

Il 14 agosto l'imperatore Hirohito fece trasmettere via radio un comunicato che annunciava la resa incondizionata del Giappone. Il 2 settembre i rappresentanti del governo nipponico firmarono il documento di capitolazione.

Effetti della guerra

Secondo le statistiche, la seconda guerra mondiale fu la guerra più devastante quanto a perdite umane e distruzione materiale. Il conflitto, che coinvolse 61 nazioni, provocò la morte di circa 55 milioni di persone, tra militari e civili. Gli sviluppi tecnologici e scientifici fecero della guerra un conflitto di una ferocia senza pari: la popolazione civile fu coinvolta direttamente nei combattimenti e nelle rappresaglie e fu colpita soprattutto a causa dei bombardamenti aerei. L'evento più terribile fu tuttavia la deportazione e lo sterminio di oltre sei milioni di ebrei nei campi di concentramento nazisti, la cosiddetta "soluzione finale" del "problema" ebraico

Distruzione e ricostruzione

In Europa le distruzioni operate dalla guerra apparivano in tutta la loro drammatica dimensione. L'Europa orientale e balcanica, nella quale l'invasione tedesca aveva lasciato i segni di inaudite crudeltà, era devastata nelle sue strutture demografiche e materiali. In tutti i paesi in guerra il sistema industriale e le infrastrutture avevano subito danni incalcolabili, più macroscopici nelle grandi città e nei principali porti, sui quali si erano concentrati i bombardamenti aerei. La produzione complessiva del carbone risultava dimezzata rispetto ai livelli prebellici. Finiti i combattimenti, in Germania e nell'Europa orientale si registrarono tremende carestie, ma anche nelle realtà meno colpite dalla guerra si faceva sentire la penuria alimentare.

Uomini senza dimora

Milioni di uomini si trovarono allo sbando, senza casa, lontani dal loro paese, sospinti da una parte all'altra del continente dagli ultimi eventi della guerra e dalla generale confusione del dopoguerra

Conseguenze politiche per l'Europa

Alla fine della guerra la situazione mondiale era mutata radicalmente: l'Europa usciva dal conflitto in posizione di dipendenza rispetto alle due potenze vincitrici, Stati Uniti e Unione Sovietica, attorno alle quali si configurò un nuovo equilibrio politico mondiale. L'alleanza tra USA e URSS, che era stata determinante ai fini della vittoria contro Hitler, si trasformò, negli anni successivi al conflitto, in un'aspra rivalità che si manifestò nella cosiddetta Guerra Fredda. La rivalità scaturì da una forte competizione sul piano ideologico, economico, politico, tecnologico, scientifico per il controllo totale del mondo. Due opposti sistemi si confrontarono tra fasi alterne, ora di distensione ora di tensione, anche acuta.

Nel dopoguerra, la divisione dell'Europa in due blocchi, l'uno orientale filosovietico, l'altro occidentale filoamericano, fu il risultato della conduzione politica e diplomatica della guerra. Sulla Germania la spartizione si esercitò compiutamente, con la sua divisione nel 1945 in quattro

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zone d'occupazione militare affidate a Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Unione Sovietica, e con la creazione nel 1949 di due stati: la Germania occidentale, o Repubblica federale tedesca, appartenente al blocco capitalistico, e la Germania orientale, o Repubblica democratica tedesca, che divenne parte del blocco sovietico. La spartizione fu completata con la divisione dell'ex capitale Berlino in due settori, orientale e occidentale.

La guerra lasciò fissata nella storia europea quella che Churchill con una felice definizione chiamò la "cortina di ferro", ossia una frattura profonda all'interno dello stesso fronte dei vincitori. Tale frattura rendeva evidente ciò che per tutta la durata del conflitto era rimasto implicito, ossia la convinzione che sulle rovine del nazismo stesse rinascendo la grande rivalità mondiale tra capitalismo e comunismo.

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Enigma

Una macchina Enigma a 3 rotori, il pannello (in basso) degli Steckerbrett era presente soltanto nella versione militare

Enigma fu una macchina per cifrare (e decifrare) elettro-meccanica, al servizio delle forze armate tedesche. La sua facilità d'uso e la sua presunta indecifrabilità furono le maggiori ragioni per il suo ampio utilizzo. Nonostante fosse stata modificata e potenziata nell'arco del suo periodo di utilizzo, persone come Marian Rejewski prima e Alan Turing poi riuscirono a violare la cifratura tedesca fornendo importantissime informazioni alle forze alleate.

Storia

Una macchina Enigma esposta a Varsavia

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Immagine del 1943 di un congegno Enigma

La macchina Enigma fu sviluppata da Arthur Scherbius in varie versioni a partire dal 1918 quando ottenne il brevetto, ispirandosi al disco cifrante di Leon Battista Alberti. La prima versione misurava appena 34 x 28 x 15 cm ma aveva un peso vicino ai 12 kg.

Egli creò una società a Berlino, la Scherbious & Ritter, per produrre tale macchina e mise in vendita la prima versione commerciale nel 1923. Sebbene i crittogrammi prodotti fossero effettivamente indecifrabili per l'epoca, molti commercianti e uomini d'affari pensarono che l'alto costo della macchina non giustificasse la possibilità di avere messaggi sicuri.

Dopo la scoperta da parte dei tedeschi del fatto che le comunicazioni navali della prima guerra mondiale erano state decriptate dalla Gran Bretagna anche tramite codici scoperti dopo l'affondamento di un incrociatore tedesco, il governo tedesco pensò che fosse arrivata l'ora di affidarsi ad un sistema sicuro per criptare i propri messaggi importanti.

Scherbius realizzò quindi una versione diversa dalla precedente, con i circuiti degli scambiatori modificati per impedire una decodifica dei messaggi nel caso che qualcuna delle macchine già in circolazione fosse caduta in mani nemiche. Diversi esemplari furono acquistati dalla Marina Militare tedesca nel 1926, poi nel 1929 il dispositivo venne acquisito dall'Esercito e da allora in poi praticamente da ogni organizzazione militare tedesca e dalla maggior parte della gerarchia nazista.

Versioni di Enigma furono usate per quasi tutte le comunicazioni radio tedesche, spesso anche per quelle telegrafiche, durante la guerra (perfino i bollettini meteorologici vennero cifrati con Enigma).

Gli Italiani, durante la Seconda Guerra Mondiale, utilizzarono diverse macchine cifranti, tra cui anche una versione commerciale della macchina Enigma: rispetto a quella in uso all'Esercito Tedesco, questa non aveva il pannello di commutazione per cui i cifrari prodotti erano più semplici da violare con il metodo scoperto precedentemente da Marian Rejewski. Tale macchina fu usata sia durante la Guerra Civile Spagnola sia durante gli scontri nel Mar Mediterraneo fra la flotta inglese e quella italiana.

Nel novembre del 1931 Hans-Thilo Schmidt, impiegato tedesco che poteva accedere alla macchina Enigma militare, aveva fornito ai francesi due documenti, chiamati Gebrauchsanweisung für die Chiffriermaschine Enigma e Schlüsselanleitung für die

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Chiffriermaschine Enigma, che erano una specie di manuali d'istruzioni della macchina tramite i quali e grazie ad altre informazioni recuperate dall'intelligence francese, si poteva cercare di ricostruire Enigma.

La Francia, visti gli schemi e che cosa avrebbero dovuto decifrare, decise che il meccanismo era troppo complesso per essere decifrato dai propri crittoanalisti e non si preoccupò neanche di finire la realizzazione di un prototipo della macchina. La Polonia invece sapeva che se la Germania avesse iniziato una guerra, essa sarebbe stata la prima ad essere attaccata, e chiese alla Francia i progetti e tutto ciò che era stato recuperato per la realizzazione di un prototipo per provare a violare il codice. Vista la natura tecnologica di Enigma, il Biuro Szyfrów (Ufficio Cifra) polacco decise di interpellare gli accademici della vicina Università Poznań, sottoponendoli ad un test per trovare le persone più adatte a decrittare Enigma.

Il crittografo polacco Marian Rejewski (1932)

I servizi segreti polacchi riuscirono così a decifrare Enigma, grazie sia ad una debolezza del sistema cifrante, sia ad una regola imposta per l'uso della macchina da parte dell'Ufficio tedesco preposto. L'intelligence polacco, guidato dal matematico Marian Rejewski, progettò una macchina apposita chiamata Bomba, per simulare il funzionamento di una macchina Enigma ed ottenere da un messaggio cifrato, con tentativi sistematicamente reiterati, le chiavi di regolazione della macchina che aveva eseguito la cifratura e quindi poterlo decifrare a sua volta. I tedeschi però cambiarono il funzionamento di Enigma introducendo un insieme di cinque rotori, dei quali ne venivano usati sempre solo tre ma diversi ogni giorno: questo moltiplicava per sessanta le combinazioni possibili e la bomba polacca non poteva affrontare un tale incremento di complessità.Alla vigilia dell'invasione della Polonia, nel 1939, il progetto venne trasferito agli inglesi, i quali organizzarono un'attività di intercettazione e decifrazione su vasta scala delle comunicazioni radio tedesche a Bletchley Park e con l'aiuto di grandi matematici come Alan Turing, riprogettarono la Bomba e idearono diversi metodi per forzare le chiavi di codifica tedesche, che davano come prodotto il testo in chiaro, noto con il nome in codice Ultra. Nel 1944, un'ulteriore evoluzione della bomba portò all'introduzione dell'elaboratore Colossus.Per la Marina tedesca venne messa a punto una versione particolare di Enigma, che impiegava quattro rotori cifranti presi da un set di otto (quelli delle enigma terrestri più tre nuovi rotori esclusivi per la marina) e poteva usare due diversi riflettori a scelta, per aumentare ancora il numero di combinazioni disponibili.Nel maggio del 1941 la marina inglese riuscì a mettere le mani su un apparato

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Enigma intatto e sui documenti di cifratura, catturando un sommergibile tedesco durante un attacco da parte di quest'ultimo ad un convoglio alleato. Questa operazione è conosciuta col nome di PRIMROSE.

Cifratura e decifrazione del messaggio

L'operatore riceveva il messaggio scritto. Via via che premeva sulla tastiera effettiva una lettera del medesimo, sulla "tastiera luminosa" compariva la corrispondente lettera cifrata e l'operatore (o chi per esso vicino a lui) la registrava su un foglio. Al termine della cifratura il foglio sul quale era stato scritto il messaggio cifrato veniva consegnato al marconista che lo trasmetteva (via radio o via filo, a seconda del mezzo trasmissivo da usare al momento). Analogamente si procedeva in decrittazione: l'operatore di Enigma riceveva dal marconista o da chi per lui il messaggio cifrato, lo "batteva" sulla tastiera effettiva e le lettere in chiaro comparivano via via sulla "tastiera luminosa".

L'Enigma è una macchina simmetrica, nel senso che se la lettera A è cifrata con la G in una certa posizione del testo allora nella stessa posizione la G sarà cifrata con la A. La stessa macchina serve quindi per cifrare e decifrare; una grossa comodità operativa che è però anche una debolezza crittografica.

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NAVIGAZIONE GLOBAL POSITION SYSTEM

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GLOBAL POSITION SYSTEM

Il Global Positioning System (abbreviato in GPS, a sua volta abbreviazione di NAVSTAR GPS, acronimo di NAVigation Satellite Time And Ranging Global Positioning System), è un sistema di posizionamento su base satellitare, a copertura globale e continua, gestito dal dipartimento della difesa statunitense.

Storia del GPS

Il GPS è stato creato in sostituzione del precedente sistema, il Transit

Nel 1991 gli USA aprirono al mondo il servizio con il nome SPS (Standard Positioning System), con specifiche differenziate da quello militare denominato PPS (Precision Positioning System). In pratica veniva introdotta la cosiddetta Selective Availability (SA) che introduceva errori intenzionali nei segnali satellitari allo scopo di ridurre l'accuratezza della rilevazione, consentendo precisioni solo nell'ordine di 100-150 m. Tale degradazione del segnale è stata disabilitata dal mese di maggio 2000, grazie a un decreto del Presidente degli Stati Uniti Bill Clinton, mettendo così a disposizione degli usi civili la precisione attuale di circa 10-20 m. Nei modelli per uso civile devono essere presenti delle limitazioni: massimo 18 km per l'altitudine e 515 m/s per velocità, per impedirne il montaggio su missili. I limiti possono essere superati non contemporaneamente.

L'UE ha in progetto il completamento di una propria rete di satelliti, il Sistema di posizionamento Galileo, per scopi civili. Il sistema "Galileo" è un sistema "duale" cioè nato per compiti civili e militari. Questo progetto ha un'evidente valenza strategica in quanto la rete americana è proprietà dei soli Stati Uniti d'America ed è gestita da autorità militari, che, in particolari condizioni, potrebbero decidere discrezionalmente e unilateralmente di ridurre la precisione o bloccare selettivamente l'accesso al sistema; la condivisione

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dell'investimento e della proprietà da parte degli stati utilizzatori garantisce continuità, accessibilità e interoperabilità del servizio.

Funzionamento del sistema

Le spiegazioni successive sono parzialmente obsolete, ma rispecchiano la configurazione originale del sistema; attualmente (Marzo 2008) ci sono 31 satelliti attivi nella costellazione GPS. I satelliti supplementari migliorano la precisione del sistema permettendo misurazioni ridondanti. Al crescere del numero di satelliti, la costellazione è stata modificata secondo uno schema non uniforme che si è dimostrato maggiormente affidabile in caso di guasti contemporanei a più satelliti.

Il sistema di navigazione si articola nelle seguenti componenti:

un complesso di minimo 24 satelliti, divisi in gruppi di quattro su ognuno dei sei piani orbitali (distanti 60° fra loro e inclinati di 55° sul piano equatoriale)

2 cicli al giorno

una rete di stazioni di tracciamento (tracking station)

un centro di calcolo (computing station)

due stazioni di soccorrimento (injection stations)

un ricevitore GPS

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Satelliti

Sono disposti su 6 piani orbitali inclinati di 55° rispetto al piano equatoriale (quindi non coprono le zone polari) a forma di ellissi a bassa eccentricità. Ogni piano orbitale ha 3 o 4 satelliti, e i piani sono disposti in modo tale che ogni utilizzatore sulla terra possa ricevere i segnali di almeno 5 satelliti. La loro quota è di 20 200 km e compiono due orbite complete in un giorno siderale. Ciascun satellite emette sulle frequenze di 1,5 e 1,2 GHz derivate da un unico oscillatore ad alta stabilità di clock pari a 10,23 MHz che viene moltiplicato per 154 e 120 per ottenere la frequenza delle due portanti. Lo scopo della doppia frequenza è quello di eliminare l'errore dovuto alla rifrazione atmosferica. Su queste frequenze portanti, modulate in fase, viene modulato il messaggio di navigazione che ha un bit-rate pari a 50 bps, contenente effemeride, almanacco e stato della costellazione, tempo GPS e parametri di correzione ionosferica. Ogni satellite trasmette l'almanacco (parametri orbitali approssimati) dell'intera costellazione, ma esclusivamente le effemeridi relative a se stesso. La parte relativa alle effemeridi dura 18 secondi e viene ripetuta ogni 30 secondi. Per scaricare completamente l'almanacco dell'intera costellazione sono necessari invece 12,5 minuti.

In tal modo il ricevitore GPS, mentre effettua il conteggio doppler, riceve i parametri dell'orbita da cui deriva la posizione del satellite: viene così a disporre di tutti gli elementi necessari a definire nello spazio la superficie di posizione.

In orbita vi sono un minimo di 24 satelliti per la trasmissione di dati GPS, più 3 di scorta. Da questo si evince che da un punto del globo terrestre il ricevitore riesce a vedere solo la metà di essi, quindi 12. Ma non li vedrà mai tutti e 12 per via della loro inclinazione rispetto all'equatore. In più il ricevitore GPS stesso fa una discriminazione dei satelliti in base alla loro geometria e alla stima degli errori su ciascuno privilegiando quelli che forniscono maggior precisione. Ogni satellite è dotato di 4 oscillatori ad altissima precisione (4 perché così garantiscono il funzionamento di almeno uno), di cui 2 al cesio e 2 al rubidio; ha dei razzi per effettuare le correzioni di orbita. Ha due pannelli solari di area pari a 7,25 m² per la produzione di energia. Ha infine batterie di emergenza per garantire l'apporto energetico nei periodi in cui il sole è eclissato. Pesa circa 845 kg ed ha una vita di progetto di 7,5 anni.

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Stazioni di tracciamento e centro di calcolo

Il tracciamento dei satelliti comprende tutte quelle operazioni atte a determinare i parametri dell'orbita. A ciò provvedono 4 stazioni principali, site nei pressi dell'equatore, dette appunto di tracciamento (main tracking stations) e un centro di calcolo (computing center), tutti situati in territorio USA, ed in particolare a Wahiova (Hawaii), Point Mugu (California), Prospect Harbur (Maine) e Rosemount (Minnesota). Point Mogu è anche sede del centro di calcolo. Ogni volta che ciascun satellite nel suo moto orbitale sorvola il territorio americano le stazioni di tracciamento ne registrano i dati doppler che vengono avviati al centro di calcolo e qui valorizzati per la determinazione dei parametri orbitali. Per risolvere questo problema è stato necessario venire in possesso di un fedele modello matematico del campo gravitazionale terrestre. La costruzione di questo modello è stato uno dei problemi di più ardua soluzione nello sviluppo del progetto Transit da cui è derivato l'attuale Navstar. I risultati di questa indagine sul campo gravitazionale terrestre, che sono di vasta portata dal punto di vista geodetico, possono riassumersi in un'immagine del globo nella quale vengono riportate le linee di eguale scostamento del geoide (LMM) dall'ellissoide di riferimento APL.

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Stazioni di soccorrimento

I parametri orbitali di ciascun satellite, appena determinati presso il centro di calcolo, sono riuniti in un messaggio che viene inoltrato al satellite interessato mediante una delle stazioni di soccorrimento. Il satellite registra i parametri ricevuti nella sua memoria e li reirradia agli utenti.

Ricevitore GPS

Intersecando tre circonferenze il cui raggio è la distanza dal satellite (che conosciamo) con la superficie terrestre si può individuare un punto su di essa

Il principio di funzionamento si basa su un metodo di posizionamento sferico, che consiste nel misurare il tempo impiegato da un segnale radio a percorrere la distanza satellite-ricevitore. Poiché il ricevitore non sa quando è partito il segnale dal satellite per il calcolo della differenza dei tempi il segnale inviato dal satellite è di tipo orario grazie all'orologio presente sul satellite e il ricevitore calcola l'esatta distanza di propagazione dal satellite a partire dalla differenza (dell'ordine dei microsecondi) dell'orario pervenuto con quello del proprio orologio perfettamente sincronizzato. Conoscendo il tempo impiegato dal segnale per giungere al ricevitore e l'esatta posizione di almeno 3 satelliti per avere una posizione 2D (bidimensionale), e 4 per avere una posizione 3D (tridimensionale), è possibile determinare la posizione nello spazio del ricevitore stesso. Tale procedimento, chiamato trilaterazione, utilizza solo informazioni di distanza ed è simile alla triangolazione, dal quale tuttavia si differenzia per il fatto di fare a meno di informazioni riguardanti gli angoli.

La precisione può essere ulteriormente incrementata grazie all'uso di sistemi come il WAAS (statunitense) o l'EGNOS (europeo), perfettamente compatibili tra di loro. Consistono in uno o due satelliti geostazionari che inviano dei segnali di correzione. La modalità Differential-GPS (DGPS) utilizza un collegamento radio per ricevere dati DGPS da una stazione di terra e ottenere un errore sulla posizione di un paio di metri. La modalità DGPS-IP sfrutta, anziché onde radio, la rete Internet per l'invio di informazioni di correzione.

Esistono in commercio ricevitori GPS ("esterni"), interfacciabili mediante porta USB o connessioni senza fili come il Bluetooth, che consentono di realizzare navigatori GPS su vari dispositivi: palmari, PC, computer portatili, e, se dotati di sufficiente memoria, anche telefoni cellulari. Per la navigazione esistono software appositi, proprietari o open source che utilizzano una cartografia, anch'essa pubblica o proprietaria.

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GPS e Teoria della Relatività

Gli orologi satellitari sono affetti dalle conseguenze della teoria della relatività. Infatti, a causa degli effetti combinati della velocità relativa, che rallenta il tempo sul satellite di circa 7 microsecondi al giorno, e della minore curvatura dello spaziotempo a livello dell'orbita del satellite, che lo accelera di 45 microsecondi, il tempo sul satellite scorre ad un ritmo leggermente più veloce che a terra, causando un anticipo di circa 38 microsecondi al giorno, e rendendo necessaria una correzione automatica da parte dell'elettronica di bordo. Questa osservazione fornisce un'ulteriore prova dell'esattezza della teoria einsteniana in un'applicazione del mondo reale. L'effetto relativistico rilevato è infatti esattamente corrispondente a quello calcolabile teoricamente, almeno nei limiti di accuratezza forniti dagli strumenti di misura attualmente disponibili. Possono inoltre esistere altri tipi di errori del GPS che sono appunto di tipo atmosferico e di tipo elettronico

Il GPS nell'utilizzo quotidiano

Scheda GPS per palmare.

I moderni ricevitori GPS hanno raggiunto dei costi molto contenuti. Dopo il telefono cellulare stiamo assistendo alla diffusione di un nuovo cult: quello del navigatore satellitare personale. Il mercato offre ormai soluzioni a basso costo per tutti gli impieghi e per tutte le tasche che si rivelano efficaci non soltanto per la navigazione satellitare in sé e per sé, ma anche per usi civili, per il monitoraggio dei servizi mobili e per il controllo del territorio. Esistono varie soluzioni:

Integrate: sono dispositivi portatili All-in-One che incorporano un ricevitore GPS, un display LCD, un altoparlante, il processore che esegue le istruzioni, date solitamente da un sistema operativo proprietario, uno slot per schede di memoria ove memorizzare la cartografia.

Ibride: sono dispositivi portatili (PC, Palmari, SmartPhone) che, nati per scopi diversi, sono resi adatti alla navigazione satellitare attraverso il collegamento di un ricevitore GPS esterno (Bluetooth o via cavo) e l'adozione di un software dedicato, in grado di gestire la cartografia.

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Con la diffusione capillare dei sistemi GPS, e il conseguente abbattimento dei costi dei ricevitori, molti produttori di telefoni cellulari hanno cercato di inserire un modulo GPS all'interno dei loro prodotti, aprendosi quindi al nuovo mercato dei servizi LBS (Location Based Service, servizi basati sul posizionamento). Tali servizi vengono sempre più sfruttati per offrire anche sul web dei servizi molto utili. Tuttavia, la relativa lentezza con cui un terminale GPS acquisisce la propria posizione al momento dell'accensione (in media, tra i 45 e i 90 secondi), dovuta alla necessità di cercare i satelliti in vista, ed il conseguente notevole impegno di risorse hardware ed energetiche, ha frenato in un primo momento questo tipo di abbinamento. Negli ultimi anni, però, è stato introdotto in questo tipo di telefoni il sistema Assisted GPS, detto anche "A-GPS", con cui è possibile ovviare a tali problemi: si fanno pervenire al terminale GPS, attraverso la rete di telefonia mobile, le informazioni sui satelliti visibili dalla cella a cui l'utente è agganciato. In questo modo un telefono A-GPS può in pochi secondi ricavare la propria posizione iniziale, in quanto si assume che i satelliti in vista dalla cella siano gli stessi visibili dai terminali sotto la sua copertura radio. Tale sistema è molto utile anche come servizio d'emergenza, ad esempio per localizzare mezzi o persone ferite in seguito ad un incidente.

Stazioni permanenti GPS

Con il termine di stazioni permanenti GPS si intendono dei ricevitori GPS fissi, sempre attivi, che registrano in continuo il segnale GPS e possono garantire correzioni differenziali ai singoli utenti. L'unione di più stazioni permanenti (solitamente almeno 4) crea l'entità solitamente definita RETE GPS. Una rete GPS (o GNSS se consideriamo anche le costellazioni GLONASS, GALILEO e COMPASS) è un insieme di stazioni di riferimento, omogeneo per caratteristiche di precisione e qualità dei sensori utilizzati, costantemente connesse tramite linee ad alta velocità ed affidabilità, ad una infrastruttura informatica costituita da hardware e software dedicati. L'infrastruttura dovrà essere in grado di gestire il flusso dati proveniente dalle stazioni di riferimento e di erogare servizi all’utenza sotto forma di correzioni real time in formato RTCM e dati in formato RINEX.

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MECCANICA Impianti antincendio

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L’incendio a bordo

L’incendio è uno dei sinistri marittimi, che maggiormente accade a bordo delle navi, in quanto è in relazione alle maggiori attività che si svolgono su di essa: trasporto, stoccaggio, maneggio e stivaggio merce.

Allo scopo di poterlo fronteggiare, bisogna conoscere le sue principali caratteristiche.

Triangolo del fuoco

La presente figura ci mostra, in modo schematico, i tre elementi chiave che servono affinchè l’incendio avvenga:

1) un combustibile 2) ossigeno 3) la presenza di una certa temperatura o di una sorgente di calore.

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C’e da considerare anche un quarto elemento costituito dai radicali liberi; recenti studi hanno scoperto che la combustione non avviene sempre in via diretta ma segue più stati tra l’ossigeno e i radicali liberi emessi dal combustibile scaldato al suo punto d’ignizione. È la loro presenza a determinare le fiamme e lo sviluppo di calore. La presenza di questo quarto elemento porta all’introduzione delle teorie antincendio del tetraedro del fuoco.

La reazione di combustione avviene normalmente i due modi:

- combustione con fiamma - combustione senza fiamma (in questo tipo di combustine sono compresi anche i

materiali incandescenti, braci, ecc…. ). Da mettere in evidenza, è che i due modi possono coesistere; i liquidi ed i gas bruciano solo con fiamma, ma altre sostanze (carbone, zucchero, materiali vegetali, legno, plastiche) hanno la caratteristica che la combustione può avvenire sia con, che senza fiamma.

Gl’incendi sono suddivisi in cinque classi in base al tipo di combustibile che li determina.

Incendi di CLASSE A: sono gli incendi che avvengono quando il combustibile è formato da materiali solidi (legna, carta, stracci, ecc.), e sono estinti per effetto raffreddante usando acqua.

Incendi di CLASSE B: sono incendi che si verificano quando il combustibile è formato da materiali liquidi. L’estinzione è effettuata per soffocamento o diluizione di ossigeno ad esempio utilizzando CO2, polvere chimica o schiuma.

Incendi di CLASSE C: in questo caso il combustibile è composto da materiali gassosi e quindi per estinguerli si deve sottrarre all’aria ossigeno oppure diluirlo.

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Incendi di CLASSE D: sono incendi che interessano metalli combustibili come Litio, Magnesio, Titanio, Zinco, sodio e Potassio. Per la loro estensione si utilizzano tecniche particolari in quanto presenta problemi. I materiali principalmente utilizzati sono poveri polivalenti che reagiscono con i materiali.

Incendi di CLASSE E: sono gli incendi che interessano le apparecchiature elettriche sotto tensione. Per la loro estensione si devono utilizzare estinguenti isolanti.

In Italia gli incendi di classe B sono ulteriormente suddivisi, in base al punto d’infiammabilità, in:

Categoria A: liquidi che hanno punto di infiammabilità inferiore ai 21°C.

Categoria B: liquidi che hanno punto d’infiammabilità trai 21°C e i 65°C.

Categoria C: liquidi con punto d’infiammabilità che va da 65°C e 125°C.

Fatta la classificazione, possiamo introdurre gli agenti estinguenti usati a bordo delle navi.

Le azioni specifiche ad essi correlati sono:

- raffreddamento: riduzione della temperatura sotto il punto d’infiammabilità - soffocamento: separazione del combustibile dall’ossigeno - diluizione riduzione del tenore di ossigeno al di sotto delle percentuali necessarie a

sostenere l’incendio - rottura della catena di reazione: rottura dei processi chimici che sostengono la fiamma. i mezzi estinguenti usati a bordo delle navi sono: acqua, polveri, anidride carbonica, schiuma.

ACQUA :

L’acqua a confronto con altre sostanze presenta molti vantaggi - è economica e quasi sempre disponibile - non è tossica e non dà luogo a prodotti tossici - ha un’elevata capacità di assorbimento di calore dovuta alle sue caratteristiche fisiche.

La sua capacità di estinzione basata su tale potere la rende particolarmente utile, dove l’incendio non coinvolge solamente sostanze infiammabili, ma anche e soprattutto solidi riscaldati come tubazioni, strutture metalliche di impianti etc. che possono essere causa di cedimenti o di innesco di incendio.

- La sua capacità di creare atmosfere inerti in quanto, evaporando, assume 1700 volte il suo volume allo stato liquido.

- la possibilità di diluizione delle sostanze infiammabili solubili in H2O in modo da renderle inadatte alla combustione.

- La disgregazione, per l’azione di rottura del contatto tra combustibile e comburente.

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Dopo un periodo di normale combustione si verifica un’improvvisa violenta eruzione con traboccamento del prodotto incendiato. La causa va ricercata nell’ebollizione dell’acqua che forma schiuma emulsionata che sviluppa in espansione improvvisa e violenta.

Si tratta della risultante di tre condizioni coesistenti: la mancanza di una sola di essa impedisce il manifestarsi del fenomeno.

1. Sul fondo del serbatoio/tanke deve esservi presenza di acqua o comunque di emulsione olio-acqua. Questa situazione si verifica soprattutto nei serbatoi di grezzo.

2. I componenti del grezzo debbono possedere un ampio range di ebollizione, talchè, quando i componenti più leggeri sono distillati e bruciati alla superficie, il residuo è più denso dell’olio sottostante. Il residuo affonda sotto la superficie e forma uno strato che aumenta gradualmente e discende verso il basso con una rate più veloce di quello di regressione della superficie in fiamme. Si tratta della cosiddetta onda di calore che è il risultato della precipitazione localizzata di una parte dell’olio caldo di superficie fino a raggiungere l’olio freddo sottostante.

3. Contenuto di code pesanti presenti nel grezzo per produrre un residuo che può formare un’emulsione persistente di olio-vapore. Il boil over può verificarsi solo in serbatoio/tanke a cielo aperto o parzialmente aperto.

L’impiego dell’acqua deve essere evitato in presenza di: a) conduttori di energia elettrica sotto tensione; b) sostanze reagenti in modo pericoloso con l’acqua tipo CaC2 che produce acetilene;

sodio e potassio che liberano idrogeno, anche a basse temperature; carbonio, magnesio, zinco, ed alluminio che, ad alte temperature, sviluppano con l’acqua gas infiammabili;

c) sostanze tipo cloro, fluoro, che con l’acqua reagiscono dando luogo a sostanze corrosive;

d) sostanze come l’acido solforico , l’anidride acetica, che a contatto con l’acqua sviluppano calore emettendo spruzzi corrosivi.

L’acqua, in relazione al suo utilizzo, può essere classificata come acqua a getto pieno, nebulizzata o frazionata e atomizzata.

La differenza principale consiste esclusivamente nelle pressioni di impiego. Il getto pieno è realizzato con pressioni fino a 15 mt. L’acqua nebulizzata è compressa fra 15 e 60 mt. L’acqua è atomizzata se erogata a pressioni superiori a 60 mt.

L’uso di acqua atomizzata trova applicazione soprattutto nella protezione di trasformatori ed apparecchiature elettriche all’aperto.

Le tecniche di intervento con l’acqua devono essere studiate in funzione alle caratteristiche chimico-fisiche del materiale da estinguere.

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IMPIANTI ANTINCENDIO AD ACQUA :

Impianto ad acqua pressurizzata

Quest’impianto a bordo delle navi è costituito da pompe, di idonea portata, che alimentano delle tubature. Le suddette tubature trasportano l’acqua fino agli idranti antincendio disposti per la nave. Ogni locale o zona dei ponti della nave deve essere raggiunto da almeno due getti d’acqua non provenienti dalle stesse manichette. Sulle navi passeggeri oltre alla pompa deve essere presente un’elettropompa che ha lo scopo di mantenere la pressione di queste costante; quando queste pompe si esauriscono vengono utilizzate le pompe principali. Tutti gli idranti sono forniti di manichetta che capace di emettere un getto d’acqua ad elevata pressione. Se l’idrante alla sua estremità possiede delle cannule, il getto d’acqua può essere anche nebulizzato. I circuiti possono essere a collettore unico, che va prua a poppa o ad anello orizzontale che vanno da prua a poppa ma collegati fra loro da tratti orizzontali. La pressione deve essere elevata in relazione alla dimensione della nave e anche le tubature devono essere di diametro proporzionato in modo che le lance possano gettare acqua ad una certa distanza.

Il circuito principale deve fornire acqua anche all’impianto di estinzione automatico di tipo sprinklers in caso di avaria della pompa ad esso destinato.

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Impianto ad acqua spruzzata

Trova il principale impiego nei locali macchine.

Esso è costituito da un circuito ad acqua pressurizzata che termina con una serie di ugelli dai quali viene spruzzata acqua sotto forma di nebbia. La pompa deve attivarsi automaticamente e la pompa deve trovarsi in un locale diverso da quello da proteggere. Se la pompa è alimentata da pompe elettriche, si deve fare in modo che in mancanza di elettricità l’impianto possa essere azionato o manualmente o mediante un motore diesel.

Impianto ad acqua nebulizzata (impianto sprinklers)

Lo spegnimento dell’incendio viene effettuato dalla erogazione di acqua da appositi spruzzatori detti sprinklers. Questi sono impianti in cui la funzione di rivelazione e associata a quella di estinzione. L’impianto si compone nelle seguenti parti: - sistema di alimentazione idrica - stazione di comando e di controllo - reti di tubazioni disposte nelle zone da proteggere - teste automatiche a bulbo - complesso di segnalazione di allarme.

IMPIANTI SPRINKLER ANTINCENDIO:

I sistemi sprinkler sono costituiti da una serie di tubi pieni d’acqua in pressione, alimentati da una fonte di sicura affidabilità (rete idrica, vasche). Le cosiddette “testine” sprinkler sono tra loro indipendenti e vengono attivate dal calore solo nella zona interessata. La maggior parte dei sistemi sprinkler è corredata di un allarme che avverte le persone presenti dell’intervento del sistema antincendio.

Principio L’acqua rappresenta l’agente estinguente ideale per la maggior parte degli incendi. Il sistema sprinkler utilizza l’acqua direttamente scaricata sulle fiamme e sulle zone ad alta temperatura. Questa azione sottrae calore al processo di combustione e previene l’accensione di altro combustibile eventualmente adiacente.

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Realizzazione L’attivazione delle testine avviene per apertura dell’elemento che trattiene l’acqua. Fatta eccezione per gli impianti “a diluvio”, le testine sono occluse da una ampollina di vetro contenente liquido che si espande col calore oppure un elemento metallico che si deforma. L’ampollina esplode ad un temperatura predefinita, detta “nominale”. Le ampolline situate all’interno degli sprinkler possono essere di tre colori: ROSSO 68° C. e vengono usate nei bar, GIALLO 78° e vengono usate nei magazzini, VERDE 93° sono usate nelle cucine perché sopportano alte temperature. Queste sono temperature alle quali le ampolline scoppiano e lasciano defluire il fluido verso l’esterno. I sistemi possono essere di tipologia varia a seconda dell’applicazione e della configurazione dell’incendio. Le scelte realizzate possono portare a costruire impianti cosiddetti: “ad umido”, “a secco “a diluvio”.

Ambienti di applicazione

• depositi o reparti di lavorazione industriali in genere • ambienti civili o residenziali

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Impianti sprinkler a diluvio :

Descrizione generale

Un sistema a diluvio si ha quando le testine sprinkler sono sempre aperte ed i tubi non vengono pressurizzati con aria. Questi sistemi sono connessi alla alimentazione d'acqua attraverso una valvola "a diluvio" che viene aperta in seguito all'intervento di un sistema di rivelazione fumi o di temperatura. Il sistema di rivelazione è posto nella stessa area delle testine e, quando viene attivato, scarica l'acqua da tutte le testine presenti nel sistema. Gli impianti a diluvio richiesti quando è necessaria una rapida azione che impedisca l'espansione dell'incendio. Il sistema a diluvio a schiuma è molto simile ad un sistema a diluvio convenzionale, ad eccezione del fatto che la schiuma AR-AFFF (Alcool Resistant Aqueous Film Forming Foam) viene aggiunta all'acqua di alimentazione da un serbatoio a membrana

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Principio L'acqua rappresenta l'agente estinguente ideale per la maggior parte degli incendi. Il sistema sprinkler utilizza l'acqua direttamente scaricata sulle fiamme e sulle zone ad alta temperatura. Questa azione sottrae calore al processo di combustione e previene l'accensione di altro combustibile eventualmente adiacente.

Descrizione della realizzazione L'attivazione dell'impianto avviene grazie all'intervento dei sensori di rivelazione fumi o temperatura, che determinano l'azionamento del gruppo di pompaggio. Le testine sono sempre tutte aperte e l'area da proteggere è definita a progetto e non gode della selezione che si ha con le testine chiuse delle altre tipologie di impianti sprinkler.

Ambienti di applicazione • ambienti considerati ad alto rischio in generale • centrali elettriche • hangar per aeromobili • depositi chimici depositi • reparti di lavorazione industriali in genere

Impianti Sprinkler a secco :

Un sistema sprinkler a secco è caratterizzato dalla presenza di aria od azoto in pressione nelle tubazioni, al posto dell’acqua. Questa aria mantiene chiusa una valvola, detta “valvola a secco”, collocata in un ambiente riscaldato ed atta a trattenere l’acqua fino a quando un incendio non richieda l’intervento di una o più testine sprinkler. Solo in quel momento l’aria fluisce dalle testine che si aprono per effetto del calore, permettendo l’apertura della valvola e la conseguente fuoriuscita dell’acqua sull’incendio. Il principale vantaggio di un sistema a secco è quello di garantire una protezione automatica per ambienti soggetti a basse temperature e conseguentemente al congelamento di eventuale acqua nei tubi. Gli svantaggi sono invece molteplici: una maggiore complessità data dalla apparecchiatura di controllo aggiuntiva che mantenga la pressione dell’aria nei tubi; maggiori costi di realizzazione e di manutenzione; minore flessibilità del progetto, che deve osservare una limitazione (tipicamente 750 GALLONI – 3.400 litri ca. ) per un singolo sistema a secco, impedendo di prevedere eventuali estensioni dell’impianto; tempi di intervento leggermente ritardati – fino a 60 secondi dall’apertura della testina alla scarica – che potrebbero aumentare i danni agli oggetti protetti; un maggiore rischio di corrosione dopo una scarica, che richiede una perfetta asciugatura per evitare che durante il periodo di rimessa in pressione con aria nei tubi, si generi corrosione dovuta a residui della scarica. In definitiva, ad eccezione di ambienti effettivamente soggetti a congelamento, un sistema a secco non offre alcun vantaggio rispetto a quello ad umido.

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Ambienti di applicazione • magazzini non riscaldati • sottotetti • banchine di carico • celle frigorifere • collezioni

Impianti Sprinkler ad umido :

Descrizione generale: Il sistema sprinkler ad umido è il più diffuso e comune. Caratterizzato dalla presenza costante di acqua in pressione nelle tubazioni, garantisce la scarica immediata all’apertura della testina. I vantaggi del sistema ad umido sono molteplici: estrema semplicità ed affidabilità, grazie alla minore presenza possibile di componenti, quindi minor rischio di malfunzionamenti, anche in ambienti dove non è possibile eseguire la manutenzione programmata secondo le scadenze desiderate; costi di installazione e manutenzione più contenuti rispetto agli altri sistemi sprinkler; facilità di modifiche, la cui attuazione richiede inoltre di svuotare le tubazioni per collegare nuove ramificazioni, con la conseguente rimessa in esercizio e prova di tutto l’impianto, il cui costo viene compreso nell’espansione dell’impianto; minimi tempi di rimessa in funzione dopo una scarica, con la semplice sostituzione delle testine che hanno perso il bulbo e la rimessa in pressione della fornitura d’acqua. L’unico svantaggio del sistema ad umido è quello che ha portato alla necessità di sviluppare quello a secco, ovvero l’impossibilità di essere installato in luoghi soggetti a basse temperature e rischio di congelamento dell’acqua nei tubi. Questo può essere ovviato aggiungendo una soluzione che abbassi il punto di congelamento dell’acqua, ma solo dove il rischio di congelamento è molto basso. Un altro lieve svantaggio è che un danneggiamento nelle tubazioni può causare perdite d’acqua nell’area da proteggere.

LE POLVERI :

Le polveri estinguenti sono miscele di particelle solide finemente suddivise, costituite da sali: bicarbonato di sodio o di potassio, ed altre sostanze naturali o sintetiche adatte ad essere scaricate direttamente sugli incendi mediante l’impiego di gas propellenti in pressione attraverso appositi erogatori. Alle polveri sono aggiunti additivi che ne migliorano la fluidità, la compatibilità con le schiume. Le caratteristiche fondamentali che devono possedere le polveri sono. L’assenza di tossicità corrosività ed abrasione. Le polveri sono stabili a temperatura ambiante e fino a 60°C. Per valori più elevati possono fondere ed agglomerarsi perdendo la loro fluidità e le loro caratteristiche di impiego. Grazie al loro potere riflettente proteggono gli operatori dall’irraggiamento termico delle fiamme, ma possono presentare alcuni inconvenienti nel loro impiego per la loro opacità e per le difficoltà di respirazione che insorgono nelle zone in cui sono scaricate. Presentano il pregio di non danneggiare in alcun modo i materiali e le apparecchiature su cui sono

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indirizzate ma richiedono l’asportazione dei loro residui quando si è in presenza da apparecchiature delicate non stagne alla polvere. Le polveri più utilizzate sono quelle di bicarbonato di sodio e di potassio, utilizzabili per incendi di classe A, di solidi che bruciano senza formazione di braci, negli incendi di classe B, C, E. IMPIANTI D’ESTINZIONE A POLVERI : Le parti principali di un impianto a polvere sono tre: 1) un recipiente metallico contenente la polvere chimica 2) uno o più bombole di azoto ad elevata pressione comunicanti con il recipiente

metallico 3) un rullo metallico porta manichette in gomma rigida alla cui estremità è fissato un

ugello erogatore. Una volta aperta la valvola della bombola di azoto, la polvere chimica fuoriesce dal recipiente metallico ed attraversa la manichetta e l’ugello per raggiungere l’incendio Allora l’impianto di rivelazione segnala l’incendio si devono aprire le valvole manualmente. L’apertura di queste valvole provoca l’apertura delle valvole d’intercettazione in modo tale che la polvere possa essere scaricata dalle manichette.

ANIDRIDE CARBONICA :

L’anidride carbonica è un gas inodore e incolore, elettricamente non conduttore ed è liquefabile.

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Non è velenoso, è però soffocante, in quanto sostituendosi all’ossigeno presente nell’aria, impedisce la respirazione.

Come tutti i gas compressi e liquefatti, l’anidride carbonica evapora assorbendo calore; se l’evaporazione è violenta si verifica un raffreddamento talmente intenso da provocare la solidificazione dell’anidride carbonica stessa. Il getto di neve carbonica investendo i corpi che bruciano si trasforma rapidamente in gas che, miscelandosi con l’aria , la rende inadatta a mantenere la combustione.

L’azione di estinzione dell’anidride carbonica è dunque dovuta sia al soffocamento della combustione per diminuzione dell’ossigeno dell’aria sino a percentuali inferiori ai limiti di combusibilità, sia al raffreddamento provocato dall’assorbimento di calore necessario per la sublimazione della neve carbonica.

La CO2è un buon mezzo di soffocamento nell’estinzione degli incendi di classe B e di classe E nei casi in cui l’incendio non sia esteso eccessivamente e sia in ambiente chiuso.

Essa infatti è soprattutto efficace quando sia impegnata in zone in cui possa permanere, come una cortina.

Poiché è una volta e mezzo più pesante dell’aria, e perciò fluisce verso il basso a coprire il fuoco, è una buona norma applicarla a partire dalla parte alta dello stesso.

La CO2 non può essere usata come agente estinguente su alcune sostanze con la quale reagisce chimicamente, liberando vapori nocivi.

Tali sostanze sono:

a) sostanze chimiche contenenti ossigeno b) metalli reattivi c) idruri metallici.

IMPIANTI DI ESTINZIONE CO2:

L’anidride carbonica è mantenuta in bombole di acciaio alla pressione di 60 Kg/cm2 e alla temperatura di 21°C.

A questa temperatura circa due terzi dell’anidride carbonica sono allo stato liquido e ciò perché la sua temperatura critica è di 31°C. se lasciata espandere assume un volume di 450 volte maggiore di quello iniziale. A causa di questa rapida espansione la sua temperatura si riduce immediatamente a –79°C ed il liquido evapora sotto forma di gas invisibile. Una parte di esso ha però l’aspetto di neve prima di ritornare allo stato gassoso.

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Le bombole fisse di anidride carbonica non vengono normalmente ricaricate a bordo. In occasione delle visite periodiche le bombole vengono pesate e sostituite se non corrispondenti ai requisiti standard.

Attraverso le stesse tubazioni possono essere aspirate in continuazione fere dai locali da proteggere ed inviate ad un rivelatore di fumo che in automatico segnalerà la presenza di incendio.

Con l’aumento di temperatura la pressione interna delle bombole aumenta e pertanto esse sono provviste di un disco di sicurezza che cede quando la pressione della CO2 supera il limite di sicurezza che è fissato alla temperatura di 55°C. allora si verificano tali circostanze occorre bagnare con acqua fredda le bombole per raffreddarle.

SCHIUMA:

La schiuma antincendio è un aggregato stabile di bolle di gas incombustibile, in genere aria, racchiuse in una pellicola acquosa, capace di opporre resistenza al calore e alla fiamma. Un agente schiumogeno è una soluzione capace di ridurre la tensione superficiale dell'acqua e permettere così la formazione della schiuma, ha inoltre una capacità battericida per evitare il degrado della soluzione stessa.

La schiuma antincendio ha una densità minore dell'acqua, degli idrocarburi e degli oli in genere, pertanto, essa galleggia sui liquidi infiammabili e combustibili.

La schiuma antincendio oggi utilizzata è del tipo meccanica e si ottiene mescolando una percentuale di liquido schiumogeno concentrato che varia dallo 0,1 al 10/12% in volume, a seconda del concentrato utilizzato e del combustibile da spegnere. Al variare dei rapporti aria - schiumogeno - acqua, cambiano le caratteristiche della schiuma prodotta. L'immissione di aria può avvenire per aspirazione, per immissione o per trascinamento e rimescolamento da parte di getti di acqua frazionata.

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Sistema antincendio a schiuma

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ECOLOGIA Gli omega 3

L’anaerobiosi

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Gli omega 3

Esistono, al momento circa diecimila pubblicazioni scientifiche su queste molecole organiche, vista la vastità della bibliografia di riferimento e tenendo conto che l’obbiettivo del presente articolo è quello di stimolare una riflessione attenta sull’alimentazione sana soprattutto nei giovani, ritengo che una trattazione razionale dell’argomento possa essere fatta attraverso dei flash che tentano di dare risposta ai quesiti fondamentali.

Che cosa sono gli omega 3?

Gli omega 3 sono costituiti fondamentalmente da tre acidi grassi polinsaturi :

- l’acido linolenico - L’acido eicosa pentaenoico EPA - L’acido docosa esaenocio DHA

Dove si trovano gli omega 3?

Gli alimenti che contengono omega 3 sono pesci e crostacei, semi e olio di lino, mandorle noci e nocciole, vegetali a foglia verde, alcuni legumi ed alcune alghe.

A cosa servono gli omega 3?

Iniziarono negli anni 70 gli studi su di una popolazione la cui alimentazione era caratterizzata da elevato consumo di pesce (gli inuit) ed un bassa incidenza di malattie cardiovascolari. Gli acidi grassi essenziali sono saliti alla ribalta quando nel 1999 una rivista scientifica specializzata ha pubblicato i risultati di una sperimentazione condotta su circa 11 mila pazienti colpiti da infarto del miocardio. Questi opportunamente trattati con omega 3 insieme ad un regime dietetico equilibrato hanno fatto registrare una forte diminuzione della mortalità.

La cultura alimentare italiana da alcuni decenni è stata sempre e più influenzata dai modelli di consumo americani con l’uso di cibi raffinati privi di fibre e sempre più poveri di nutritivi essenziali e strategici come gli omega 3.

Questi sono fondamentali per l’alimentazione dell’uomo a partire dallo sviluppo del feto nel grembo materno quando buoni livelli di acidi grassi omega 3 (assicurato un tempo dall’allattamento al seno materno fino ad un’anno di vita del bambino)determinano un migliore sviluppo neuronale ed in genere un miglioramento nel quoziente intellettivo dei giovani individui.

Gli omega 3 sono talmente importanti nello sviluppo del feto che madre natura ha predisposto dei meccanismi tali che sé questi acidi grassi mancano o scarseggiano nella dieta della mamma vengono “rubati” dal feto e talvolta, questo porta le donne alla

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depressione post partum. Questa patologia che colpisce il 10-15% delle donne è molto rara nelle aree in cui si è soliti consumare pesce.

Negli animali è scientificamente dimostrato che carenze di omega 3 comportano una diminuzione nelle capacità cognitive, di apprendimento e della memoria.

Nell’uomo sembra che dislessia, demenza senile e schizzofrenia siano associabili a bassi livelli di omega 3 nella dieta. Sembra invece che buoni livelli di omega 3 nell’organismo possano migliorare lo stato dell’umore riducendo nel contempo la percezione di sensazioni negative.

Per quanto riguarda le malattie cardiovascolari numerose esperienze mediche hanno dimostrato che l’assunzione regolare di omega 3 e vitamina E hanno ridotto significativamente la mortalità da infarto nei soggetti a rischio perché hanno azione antiaggregante piastrinica quindi si riduce la possibilità di formazione di coaguli nel sangue.

D’altra parte è notorio che i giapponesi ed alcune popolazioni nordiche, come gli esquimesi sono tra i popoli più longevi e meno colpiti da malattie cardiovascolari per effetto dell’elevato consumo di pesce nella loro dieta.

Gli omega 3 controllano i trigliceridi a livello plasmatico e migliorano la pressione arteriosa mantenendo fluide ed elastiche le membrane cellulari. Essi sono molecole che entrano nella costituzione delle membrane cellulari e sono determinanti per la sintesi di molecole importantissime come le prostaglandine e l’emoglobina del sangue.Importanti studi hanno dimostrato che il cervello può rimanere giovane (o invecchiare più lentamente) sé oltre ad allenarlo si assumono acidi grassi omega 3 e si fa attività fisica aerobica, (camminare, pedalare, nuotare ecc).Gli acidi grassi essenziali omega 3 costituiscono un quinto del nostro cervello ed il 30% dei grassi del plasmalemma dei neuroni (cellule nervose) è costituita da DHA uno dei due omega 3 a catena lunga. Proprio questa molecola ha la capacità di rendere le membrane dei neuroni più fluide e di favorire gli scambi di informazione fra un neurone e l’altro, un processo fondamentale per l’efficienza del nostro sistema nervoso, in particolare delle abilità cognitive.

Negli anziani gli omega 3 aiutano a conservare la memoria ed a prevenire l’alzhaimer, inoltre promuovono la produzione di Bdnf (Brain derived neurotrophic factor) che favorisce il formarsi di nuovi neuroni e le sinapsi.

Negli atleti si è notato che assunzioni regolari di omega 3 portano a riduzione dei tempi di reazione muscolare, cosa importante negli sport individuali come tennis, nuoto, judo ecc.

Inoltre questi composti organici diminuiscono lo stato infiammatorio dell’organismo ed i tempi di ripresa dopo uno strappo o un’incidente sportivo. Altro effetto è l’aumento delle masse muscolari importante nelle discipline dove sono fondamentali la forza e la potenza fisica. Sperimentazioni scientifiche hanno evidenziato l’effetto produttivo che hanno gli

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acidi grassi polinsaturi omega 3 ed omega 6 sui tumori maligni del seno e del colon. EPA e DHA inibiscono la crescita in vitro delle cellule del tumore della mammella.

Il tumore del colon è associato all’aumento di escrezione degli acidi biliari secondari e degli steroli nel lume del colon. Alcuni ricercatori hanno evidenziato su di un gruppo di volontari che si sono sottoposti ad una dieta ricca di omega 3 che l’escrezione degli acidi biliari e del 4-colesten 3one risultavano significativamente ridotte.

Infine numerosi studi hanno sottolineato gli effetti preventivi e terapeutici dell’EPA e del DHA in diverse patologie come l’asma, l’artrite remautoide, l’osteo artrite, l’insufficenze renale cronica, la malattia di Crohn, scherosi multipla, schizofrenia e diverse forme neoplastiche.

L’assunzione di acidi grassi essenziali raccomandata dalla commissione salute della UE e dalle principali associazioni mondiali di alimentazione corrispondono ad un dosaggio quotidiano di almeno 200mg di DHA, quantità assicurata da circa 2 assunzioni settimanali di pesce azzurro. Chi non consuma pesce, ai fini di una corretta alimentazione deve assumere integratori che contengono EPA e DHA.

È indubbio che gli acidi grassi essenziali omega 3 e omega 6 non sono l’elisir di lunga vita ma sicuramente insieme ad uno stile di vita sano aiutano la sofisticatissima macchina umana a rispondere in modo corretto e rapido ai numerosi insulti esterni ai quali è sottoposta bloccando o ritardando significativamente l’innesco di patologie che possono alla fine del loro ciclo risultare altamente invalidanti o addirittura mortali per l’individuo.

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Anaerobiosi Si definisce anaerobiosi la condizione di vita di diversi organismi, il cui metabolismo non richiede la presenza di ossigeno. Tale molecola, strettamente necessaria per gli organismi che invece vivono in aerobiosi, può addirittura risultare estremamente tossica per tali organismi, definiti per questo motivo anaerobici (o anaerobi).

Anaerobiosi nei sistemi viventi

I batteri aerobi e anaerobi possono essere identificati attraverso una coltura in sospensione: 1: I batteri aerobi obbligati si raccolgono in testa alla provetta, in modo da assorbire la maggior quantità possibile di ossigeno.

2: I batteri anaerobi obbligati si raccolgono sul fondo, per evitare l'ossigeno.

3: I batteri aerobi facoltativi si raccolgono principalmente in testa, poiché la respirazione aerobia è la più efficiente; in ogni caso, la carenza di ossigeno non li disturba e, per tale motivo, è possibile individuarli lungo tutta la provetta.

4: I microaerofili si raccolgono nella parte superiore della provetta, ma non in testa; essi richiedono infatti ossigeno a bassa concentrazione.

5: Il metabolismo dei batteri aerotolleranti non è influenzato dalla presenza di ossigeno e, per tale motivo, sono diffusi lungo tutta la provetta.

Esistono diversi tipi di organismi anaerobici.

Gli anaerobi obbligati sono un gruppo di organismi che non sono in grado di sopravvivere in presenza delle abituali concentrazioni atmosferiche di ossigeno. Tali anaerobi non sono in grado di sopravvivere perché non dotati di enzimi come la superossido dismutasi, la catalasi e la perossidasi, in grado di proteggerli dallo stress ossidativo generato dall'ossigeno.

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Gli anaerobi facoltativi, invece, sono in grado di utilizzare ossigeno, se presente. Il loro metabolismo, in ogni caso, è essenzialmente anaerobico: questo li differenzia dagli aerobi facoltativi, il cui metabolismo principale è quello aerobico.

Gli organismi microaerofili sono in grado di utilizzare ossigeno, ma solo a concentrazioni ridotte (nell'ordine di micromoli). La loro crescita è inibita da concentrazioni normali di ossigeno (pari a circa 200 micromolare). I nanoaerobi sono organismi affini, che richiedono concentrazioni dell'ordine di nanomoli d'ossigeno per poter crescere.

Gli organismi aerotolleranti non richiedono ossigeno, non presentano alcun tipo di metabolismo in grado di utilizzarlo, ma sono in grado di sopravvivere se esposti all'aria, poiché dotati degli enzimi necessari a resistere agli stress ossidativi.

Gli anaerobi obbligati possono servirsi di reazioni di fermentazione (che in sostanza rappresentano la cosiddetta respirazione anaerobica). Gli anaerobi facoltativi, invece, utilizzano la respirazione aerobica in presenza di ossigeno: in sua assenza, invece, sono in grado di fermentare. Gli organismi aerotolleranti sono strettamente fermentanti. I microaerofili possono svolgere alternativamente respirazione aerobica e anaerobica.

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ED. FISICA La pallavolo

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La pallavolo

Pallavolo Sport di squadra che si gioca con la palla su un campo, dalla superficie in parquet o in materiale sintetico, di forma rettangolare, suddivisa in settori da linee bianche parallele ai lati più corti del campo. Il campo è diviso a metà, sul lato lungo del rettangolo, da una rete (alta 2,43 m per gli uomini, e 2,24 per le donne) sostenuta da due montanti laterali. Ogni metà campo è divisa, a sua volta, in due parti: la prima, più vicina alla rete, è lunga 3 m (area d'attacco); la seconda è lunga 6 m (area di difesa).

L'obiettivo del gioco è quello di far cadere a terra il pallone nell'area di gioco avversaria, facendolo passare sempre al di sopra della rete, oppure di mettere gli avversari in condizione di commettere errori, ovvero di non riuscire a rimandare regolarmente il pallone nella metà campo avversaria.

La squadra e il punteggio

La pallavolo è giocata da due squadre di 6 giocatori titolari, il sestetto-base, più altrettanti rincalzi, che possono subentrare nel corso della partita. I ruoli della squadra prevedono difensori, schiacciatori e alzatori. Ciascuna squadra dispone di massimo tre tocchi prima di rispedire la palla oltre la rete. Di solito, la disposizione in campo dei giocatori è di tre nell'area di attacco e tre in quella difensiva. Una partita si svolge al meglio dei cinque set, e una squadra per vincere un set deve conquistare 25 punti, con uno scarto di due punti). Da qualche anno ogni azione vincente, eseguita in attacco come in difesa, vale direttamente un punto.

La tecnica

Gli elementi tecnici fondamentali della pallavolo sono la battuta, il bagher o ricezione, il muro, la schiacciata, il pallonetto, l'alzata e il palleggio.

La battuta è il colpo che dà inizio all'azione. Viene effettuata con piedi oltre la linea di fondo campo. È un arma di attacco che può essere molto efficace e costringere la difesa avversaria all'errore: come nel tennis, può essere infatti giocata colpendo la palla con forza e angolazione

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(battuta in salto), oppure può essere piazzata, con colpo a effetto. Una battuta è sbagliata se la palla colpita cade fuori dalle linee che delimitano la metà campo avversaria, o se la palla finisce in rete. Il giocatore in battuta mantiene il servizio sino a quando la propria squadra non commette un errore. In questo caso la battuta passa agli avversari che, prima di riprendere il gioco, devono effettuare una rotazione in senso orario della loro posizione sul campo.

Il bagher è uno dei colpi fondamentali dell'azione difensiva. Serve per ribattere i palloni giocati con forza dagli avversari; il difensore oppone alla parabola discendente della palla le braccia unite e colpisce la palla con la parte intermedia tra polso e avambraccio. È il colpo che consente di neutralizzare le schiacciate avversarie, quando queste superano il muro difensivo a rete.

Il muro è la contromossa difensiva alla schiacciata, colpo d'attacco per eccellenza. Viene eseguito da uno, ma preferibilmente da due e a volte da tre giocatori che saltano a braccia tese e alzate nei pressi della rete per fermare la palla colpita dall'avversario e per impedirle di oltrepassare la rete, facendola quindi ricadere nella metà campo dalla quale proviene, ottenendo così il punto. In questo caso il muro si dice "offensivo"; quando invece serve ad attenuare la schiacciata degli avversari, consentendo quindi alla difesa di rispondere impostando un'azione di contrattacco, viene definito "difensivo".

La schiacciata è il colpo d'attacco che generalmente chiude l'azione e porta alla conquista del punto. Nei pressi della rete la palla viene alzata dal giocatore che viene appunto definito "alzatore" affinché un compagno, lo schiacciatore, con un balzo e usando il braccio e la mano come se fosse un martello colpisce con forza dall'alto in basso la palla per "schiacciarla" nel campo avversario. Lo schiacciatore può scegliere la soluzione di potenza e cerca di colpire violentemente la palla per forzare il muro difensivo avversario; oppure può cercare di angolare la traiettoria del pallone per trovare un varco sguarnito nella difesa avversaria, o ancora eludere l'opposizione del muro scavalcandolo con un pallonetto. La schiacciata e il muro, oltre a rocamboleschi recuperi di palla fuori dalle linee di campo, sono le azioni più spettacolari della pallavolo.

Il palleggio è il gesto tecnico fondamentale della pallavolo. Si effettua a due mani, colpendo la palla, generalmente a un'altezza sopra la testa e leggermente spostata anteriormente. La palla viene colpita con la punta interna delle dita. In tutti i colpi della pallavolo è fondamentale colpire in modo "pulito" la palla, senza cioè doppi tocchi o rimbalzi, che vengono penalizzati dall'arbitro che assegna il punto a favore degli avversari.

Cenni storici

La pallavolo fu inventata nel 1895 dall'americano William G. Morgan, coordinatore di educazione fisica della Young Men's Christian Association di Holyoke nel Massachusetts. L'insegnante probabilmente trasse alcune regole da un precedente gioco tedesco, la faustball (pallapugno), e diede al nuovo sport il nome di minonette, che rievocava un antico gioco di carte francese. Cinque anni dopo, A.T. Halstead, che fu l'artefice della diffusione del gioco negli Stati Uniti, gli diede il nome di volleyball. Divenuta rapidamente molto popolare in tutto il mondo, la pallavolo fu portata in Europa dai soldati americani negli anni della prima guerra mondiale. In Italia i primi incontri si disputarono verso il 1928, e nel 1933 ebbe luogo un primo campionato nazionale che fu vinto dal Genova. La Federazione italiana palla a volo (FIPAV) sorse però a Bologna soltanto nel 1946 e da quell'anno si cominciarono a organizzare campionati nazionali ufficiali, sia maschili sia femminili.