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SSDI FACOLTA' DI ARCHITETTURA - UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI NAPOLI "FEDERICO II " SCUOLA DI SPECIALIZZAZIONE IN DISEGNO INDUSTRIALE a.a. 1999-2000 Tesi di Specializzazione Tecniche di rappresentazione, simulazione e verifica computerizzata nel progetto illuminotecnico specializzando: arch. Massimiliano De Cesaris relatore: prof. arch. Ermanno Guida

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SSDI

FACOLTA' DI ARCHITETTURA - UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI NAPOLI "FEDERICO II "

SCUOLA DI SPECIALIZZAZIONE IN DISEGNO INDUSTRIALE

a.a. 1999-2000

Tesi di Specializzazione Tecniche di rappresentazione, simulazione e verifica

computerizzata nel progetto illuminotecnico

specializzando: arch. Massimiliano De Cesaris

relatore: prof. arch. Ermanno Guida

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"La struttura è una composizione nella luce. La volta, la cupola, l'arco, la colonna sono strutture che si riferiscono al carattere della luce. La luce naturale modula lo spazio mediante variazioni di luminosità, entrando a modificare lo spazio, secondo le ore del giorno e le stagioni dell'anno". "E proprio la scelta dell'elemento strutturale dovrebbe essere anche la scelta del tipo di luce che si desidera... e che io credo sia veramente una esigenza architettonica" 1 (Louis Kahn).

Louis Kahn Unitarian Church a Rochester (1954-74) - prospetti

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La rappresentazione e la simulazione costituiscono uno strumento per

poter “spiegare” il progetto illuminotecnico.

Ma non solo:

il tipo di rappresentazione, e quindi la scelta delle tecniche adottate

per essa, possono anche condizionare in modo significativo la

percezione e l’idea che ci facciamo, oltre che del progetto, del

manufatto stesso in sé; ovvero un certo tipo di rappresentazione del

progetto illuminotecnico, e quindi il tipo di restituzione visiva che si da

del manufatto illuminato, potrebbe indurre istintivamente

l’osservatore a pensare che quel manufatto sia “fatto proprio così”,

che sia “effettivamente quello”, non considerando, invece, che possa

essere la rappresentazione adottata per simulare l’illuminazione a

restituire quella particolare idea del manufatto.

Etienne Louis Boullèe (Parigi 1728-99) Cenotafio di Newton

"Boullèe, architetto francese del periodo della rivoluzione, riferisce in un suo commento teorico di aver colto per la prima volta ciò che egli perseguiva con la distribuzione di luce ed ombra attraverso masse architettoniche osservando delle costruzioni al chiarore lunare - un quid che fa apparire le costruzioni più monumentali, più misteriose e più inafferrabili se definite da contorni perfettamente stagliati -" (E. Kaufmann)2.

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Indice

Introduzione

Premessa

L’influenza della rappresentazione nella visone del progetto

La rappresentazione “dell’ordine” del progetto

Organigramma

Capitolo I La Rappresentazione dell’idea progettuale

Capitolo II La Simulazione

II a) la simulazione dell’effetto luminoso;

II b) la simulazione dell’impatto ambientale dei corpi illuminanti.

Capitolo III La Rappresentazione “descrittiva” del progetto

Capitolo IV La Verifica

IV a) La verifica “empirica”

IV b) La verifica “virtuale”

Demo dei software utilizzati

Note e riferimenti

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Introduzione

Uno studio di approfondimento sulle tecniche di rappresentazione e

simulazione del progetto illuminotecnico, nasce da varie esigenze.

Una, tra le più significative, è certamente quella di offrire alle

soprintendenze (organo preposto al rilascio dei nulla osta per progetti

che riguardino l’illuminazione di esterni e/o interni di beni

architettonici, storici, artistici, monumentali) uno strumento di

comprensione diretta dell’intervento da realizzare.

Infatti l’approvazione di un progetto illuminotecnico, da parte degli

organi preposti, non può e non deve limitarsi - come purtroppo

spesso accade - solo ad aspetti inerenti al posizionamento degli

apparecchi illuminanti o al percorso dei cavi (elementi questi con cui

poter valutare esclusivamente l’impatto visivo che l’impianto, inteso

come “oggetto”, ha sul manufatto da illuminare). Bisogna valutare,

invece, anche l’effetto luminoso che consegue dall’installazione,

ovvero le caratteristiche “funzionali” che l’impianto può o meno

offrire, dato che da queste dipende, in questo caso in modo davvero

rilevante, un eventuale impatto negativo nella fruizione notturna di un

bene.

Insomma il problema è che, mentre si assiste ad una sempre più

ampia produzione di progetti e di installazioni illuminotecniche, non

sempre i tecnici preposti al rilascio dei pareri, hanno la formazione e

gli strumenti per leggere progetti rappresentati in termini “tecnici”:

immaginare e desumere l’effetto che può causare un certo tipo di

illuminazione da dati numerici (valori di lux, Kelvin, Watt, etc.) non

sempre è facile, neanche per gli addetti ai lavori.

Tutto ciò diviene tanto più importante in un periodo, come questo, in

cui l’illuminazione artificiale cosiddetta “d’effetto” (termine

largamente diffuso, ma non sempre appropriato) e specialmente

quella architettonica, vive una fase di forte espansione.

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Un’altra esigenza può anche essere quella di superare l’annosa, forse

a volte anche pretestuosa, questione riguardante gli ambiti di

competenza dell’ingegnere e dell’architetto:

lì dove l’illuminazione non è solo un problema di rispetto degli

standard, della normativa vigente, dei valori di illuminamento minimi

richiesti, ovvero lì dove la soluzione al problema non è oggettivata

unicamente da presupposti tecnico-scientifici, allora il contributo

dell’architetto, dello storico, o comunque del progettista qualunque

sia la sua formazione, e quello dell’ingegnere devono poter

convergere e quindi poter dialogare usando un linguaggio

comprensibile ad entrambi; questo senza che il linguaggio da adottare

perda quell’esattezza e quel rigore necessari al dimensionamento

dell’impianto.

A tali esigenze può venire incontro la sempre più avanzata ricerca nel

campo dei software, con le sue potenzialità rappresentative, di cui in

questo lavoro si propone una rassegna.

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Premessa

Oggetto di questo studio, come si evince dal titolo, è quello di

analizzare ed illustrare gli strumenti a disposizione del progettista per

la rappresentazione del progetto illuminotecnico e la simulazione

virtuale degli effetti che l’illuminazione di progetto potrà provocare

sulla visione e la percezione del manufatto.

Prima di passare ad una rassegna delle tecniche, dei software e dei

relativi esempi applicativi, però, sono opportune alcune riflessioni

riguardanti il concetto di “rappresentazione” e gli effetti che le

potenzialità della rappresentazione possono implicare.

In particolare il tema della rappresentazione fornisce lo spunto per

alcune osservazioni, che verranno in seguito approfondite:

- la prima riguarda il problema di come si possa influire sull’idea che

ci si fa di un progetto illuminotecnico (anche se ciò vale per ogni

tipo di progetto), se si utilizza quel tipo di rappresentazione

piuttosto che un altro;

[cfr. L’influenza della rappresentazione nella visione del progetto]

- dalla prima osservazione ne scaturisce una seconda riguardante la

teoria secondo cui la rappresentazione non debba essere

necessariamente “fedele”, o solo fedele, in modo quanto più esatto

possibile al progetto da realizzare, bensì dovrebbe anch’essa

evidenziare soprattutto ciò che è alla base, il filo conduttore,

“l’ordine”, insomma, del progetto.

[cfr. La rappresentazione “dell’ordine” del progetto]

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L’influenza della rappresentazione

nella visione del progetto

Esiste la rappresentazione “esatta” per antonomasia?…

Questo tema è stato anticipato nelle poche righe iniziali, righe che

prendono spunto da una citazione di Emil Kaufmann a proposito del

modo in cui Boullèe era solito osservare le architetture, e

conseguentemente del tipo di rappresentazione che quest’ultimo era

solito adottare per i suoi progetti.

Louis Etienne Boullèe (1728-99) Cenotafio di Newton - Disegno originale

Cenotafio di Newton – Rivisitazione computerizzata della rappresentazione del progetto

(fonte: www.archinform.de/arch)

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Louis Etienne Boullèe (1728-99) Progetto di Museo

Louis Etienne Boullèe (1728-99) Cenotafio Conico «(…) Poiché concepiscono l’architettura come definizione di “oggetti” edilizi (e non più come rappresentazione prospettica e scenografica dello spazio), Boullèe e Ledoux non progettano più per piante e sezioni (sempre relative ad una rappresentazione dello spazio), ma per entità volumetriche, nei solidi geometrici individuando la sintesi di idea e cosa, cioè la forma tipica per

eccellenza»3.

E ancora:

«L’artista affermò di essere “l’inventore dell’architettura delle ombre e delle tenebre”, cioè di una disposizione delle masse tale che il loro contrasto di forma producesse affascinanti effetti di chiaro-scuro»4.

Dunque il tipo di rappresentazione adottato consegue da ciò che l’idea

progettuale vuole esprimere; essa si struttura, si forma

contemporaneamente all’idea del progetto che si vuole realizzare,

adottando per essa le tecniche più idonee a far comprendere il senso

del progetto (“non progettano più per piante e sezioni, ma…”).

I due tipi di rappresentazione del Cenotafio di Newton sopra riportati,

sono un esempio di come si possa comunicare una diversa idea di uno

stesso progetto. Questo esempio può valere come breve cenno

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all’ampia problematica delle tecniche di rappresentazione (già

largamente approfondita in specifici studi e qui non ulteriormente

trattata, se non per quanto attiene all’illuminotecnica) nei vari ambiti

dell’architettura, del design, dell’urbanistica, dell’ingegneria e di tutte

quelle discipline in cui la rappresentazione è passaggio fondamentale

tra “l’idea” e la “realizzazione”.

Per il progetto illuminotecnico, il tema della rappresentazione si

amplia ulteriormente per un semplice, ma fondamentale motivo: non

si può disegnare la luce (entità eterea, non misurabile secondo

parametri dimensionali canonici quali volume, superficie, altezza etc.)

ma si possono solo rappresentare gli effetti che l’illuminazione può

causare nella percezione di un manufatto. E ciò può essere espresso:

- in termini tecnici matematici (rappresentazione delle curve isolux,

indicazioni tecniche in ordine a flusso luminoso, temperatura colore,

caratteristiche delle sorgenti impiegate e tutti gli altri valori atti ad

esprimere la qualità della luce impiegata);

- in termini visivi di impatto (simulazioni su modelli tridimensionali

virtuali o su plastici in scala, ritocchi fotografici, rendering al computer

e altre tecniche più avanti illustrate);

- con un rilievo fotografico di prove reali eseguite sul manufatto;

In tutti questi casi, comunque, il tipo di rappresentazione adottata

sarà “responsabile” dell’idea che ci si farà di un progetto

illuminotecnico.

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La rappresentazione

“dell’ordine” del progetto

Quanto sopra costituisce il presupposto per una seconda riflessione:

la rappresentazione non dovrebbe limitarsi ad una “spiegazione”

tecnica e a una verifica finale del progetto, bensì dovrebbe anche

comunicarne ciò che è alla base, ciò che ne costituisce il filo

conduttore: “l’ordine”, insomma, del progetto.

Se intendiamo la rappresentazione del progetto illuminotecnico come

la capacità di fissare un’idea progettuale mediante schizzi, segni,

descrizioni, come l’espressione non mediata dell’idea, così come

l’architetto fissa su un foglio un segno, una sensazione, un cardine

guida attorno al quale far prendere forma al progetto,

cioè se intendiamo la rappresentazione come il primo stadio di

formulazione di un’idea progettuale, potremmo arrivare a dimostrare

che la rappresentazione non è solo un momento conclusivo, a

posteriori del progetto, che serve solo a “spiegare” il progetto, in

ordine a caratteristiche tecniche, posizionamento dei corpi illuminanti,

modalità di realizzazione etc., bensì può essere una rappresentazione

che esprima anche ciò che “è” il progetto illuminotecnico, ovvero ciò

che si è “intuito” circa l’ordine delle cose.

Tutto ciò potrebbe essere scontato, ma non lo è.

Si provi a immaginare gli strumenti a disposizione del progettista

illuminotecnico (proiettori, sorgenti luminose con caratteristiche

specifiche, tecnologie e software vari) come la tavolozza dei colori per

un pittore: entrambi operano dei “segni”, che modificano la

percezione di ciò che infine si va a osservare.

Un parallelo del genere potrebbe suscitare perplessità; eppure può

fornire, invece, lo spunto per chiarire cosa si intende per

“rappresentazione dell’ordine del progetto”:

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Illuminare un manufatto vuol dire "rendere luce” ad un manufatto e

quindi rendere visibile un manufatto. Si può illuminare in vari modi,

ma, fra tanti, il progettista ne sceglie uno e ciò vorrà dire illuminare in

un certo modo e rendere il manufatto visibile in un certo modo: in

quel modo. Ma quale?

La ricerca di un'illuminazione "imparziale", "oggettiva", unicamente

valida è una ricerca vana, un proposito inattuabile. Eppure dei principi

guida, un ordine a tal proposito esistono.

E allora l'oggetto è, prima del come, cosa è ciò che si vuole

illuminare?

«In architettura esiste un Ordine che precede il disegno». Ovvero «La progettazione non prende il via da quel che si vuole fare, ma da quel che si intuisce circa l'ordine delle cose»5.

Su questo assunto Kahn fonda la sua teoria dell'architettura. E

affermando l'esistenza di un Ordine subordina l'Existentia delle cose

alla loro Essentia, con evidente riferimento alla filosofia platonica delle

idee. Lo stimolo all'operare artistico è rappresentato dunque da una

volontà di Espressione dell'essentia; di scoperta e rivelazione

dell'essentia.

Definendo l'Essenza in termini di "ispirazione" ed "istituzioni umane

dotate di ordine", attribuisce (sempre Kahn) all'Essenza il valore di

struttura basilare di tutto ciò che E', che esiste.

Se dunque c'è una essenza che viene "prima" dell'esistenza, in

quanto ne costituisce la struttura basilare, ciò che l'opera “E'”, vuole

essere, consegue da tale essenza. Credo allora che anche l'azione di

illuminare quel manufatto divenga, o debba divenire, "conseguenza"

di ciò che quel manufatto è e vuole essere. Posso cioè considerare il

manufatto architettonico, a sua volta, come Essentia, come struttura

basilare che fornisca le regole per l'azione dell'illuminare.

Ancora, la rappresentazione sarà conseguenza di ciò che il progetto

vuole comunicare.

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Ma soffermiamoci un attimo su “...quel che si intuisce circa l'ordine

delle cose…” ovvero sul problema dell’interpretazione che regola

l’azione del progettare e conseguentemente la rappresentazione da

adottare:

«Esplicare il potenziale dell'opera attraverso l'interpretazione non è compito di colui che intende spiegare l'opera d'arte, ma di colui che intende permettere all'opera di "realizzarsi" nell'epoca e attraverso l'epoca. Il critico e lo storico dell'arte assolvono a questo compito di mediazione tra opera e mondo, opera e orizzonte epocale e non tra opera e pubblico. (...) Per ottenere ciò l'interprete deve costantemente "porre in gioco la propria soggettività" avendo come obiettivo la "giusta interpretazione" esistendo per Sedlmayr una e una sola interpretazione giusta». Scrive Sedlmayr: «è necessario rendere a noi contemporanee le opere d'arte (...) Questa restituzione al tempo presente avviene nel processo della interpretazione, e questa interpretazione delle opere non è assolutamente e solo una spiegazione intellettiva, ma una trasformazione del punto di vista; in primo luogo dell'interprete, in secondo luogo dello spettatore».6

Ora, mettendo da parte una sicura discussione sul concetto di una

"unica giusta interpretazione", e il fatto che per Sedlmayr la

mediazione non è tra opera e pubblico, bensì tra opera ed epoca, ciò

che assume rilevanza è l'assunzione di un ruolo di interprete che non

spieghi, ma che possa agevolare il "realizzarsi" dell'opera.

[Anche se implicitamente, in queste riflessioni continua ad essere

presente anche il ruolo fondamentale della rappresentazione].

E se il critico e lo storico adottano lo strumento della parola, il

disegnatore di luce ha, in un'ottica quantomeno simile, un'influenza

diretta sulla percezione dell'opera: mediante la sua illuminazione.

Sulla scia della precedente analogia si può anche dire che:

- lo storiografo, scrivendo di un episodio accaduto, ne evidenzia

taluni aspetti, determinati collegamenti, relazioni e non altre;

conseguentemente la visione che il lettore si farà di quell'episodio,

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sarà inevitabilmente influenzata dall'interpretazione "prima", per così

dire, fatta dallo storiografo;

- similmente l'illuminazione di un manufatto (anch'essa conseguenza

di "quella" interpretazione che il disegnatore di luce fa del manufatto)

va ad incidere sulla percezione, interpretazione e comprensione

dell’opera da parte dell'osservatore.

La rappresentazione dovrà riuscire a trasmettere il senso dell’idea

progettuale, “l’interpretazione” che il progettista ha fatto dell’opera.

Per rafforzare ulteriormente l'idea dell'illuminazione come strumento

capace di mediare (ma anche, se mal utilizzata, di negare)

interpretazione e comprensione di un'opera è utile un cenno al

concetto di disvelazione.

«… ed è Sedlmayr stesso che ci conduce ad un approfondimento, rivalutando, fin da uno scritto del 1931 (...) una "concezione del comprendere" che non si limiti al "settore intellettivo", ma che includa anche la "zona della percezione". Percezione che è intimamente connessa alla comprensione. La comprensione aperta alla "visione" dell'opera ne arricchisce la conoscenza, intesa così come un "portare a fiorire" le "caratteristiche che in sé erano germoglio", come aiuto a "formare meglio" ricomponendo un ordine relazionale delle parti del "prodotto"».7

Ma, ancora a proposito della disvelazione:

«Parafrasando Heidegger possiamo intendere l'opera d'arte come "ciò che va considerato", come ciò a cui rivolgiamo la parola che rammemora. E così facendo si riconduce l'arte dalle lontananze in cui era relegata ad un nuovo incontro, che la disvela. Questa dis-velatezza apre il problema della verità dell'opera, verità che, ricollegandoci a Sedlmayr, potremmo intendere come "giusta interpretazione" cioè quell'interpretazione che, evocando l'opera, la conduce alla presenza. "Fra tutte le interpretazioni esistenti (e pensabili) ce n'è manifestamente una e una sola che si distingue, vale a dire quella che nel fatto riproduttivo corrisponde il più perfettamente possibile a ciò da cui l'opera d'arte è scaturita ed ha assunto la presente forma materiale". Diciamo prudentemente "corrisponde", e non è "identica".

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Ci pare rilevante notare che la "giusta interpretazione" sta in un corrispondere e non in un'identità con l'opera. La giusta interpretazione è quella che è consapevole della funzione evocativa della parola, da cui muove la descrizione dell'opera d'arte».8

Quanto detto si può infine riassumere nelle seguenti parole:

Non è perseguibile una illuminazione "imparziale",

oggettivata unicamente da presupposti tecnico-scientifici e

applicabile indifferentemente a diverse opere, bensì,

parafrasando Kahn, l'illuminazione prende il via da ciò che si

intuisce (interpreta) circa l'ordine delle cose (l'essenza).

Ciò vale, allo stesso identico modo, per quanto attiene alla

rappresentazione, che dovrà sì esplicare il progetto nel dettaglio delle

sue caratteristiche tecniche, ma dovrà, anche, “corrispondere” e

comunicare il senso del progetto, adottando le tecniche più adatte al

caso.

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Organigramma Di seguito verranno mostrate varie tecniche e metodi di rappresentazione, secondo il seguente ordine(

*), che costituisce anche un organigramma delle fasi di rappresentazione: (*) Le immagini a seguire sono raccolte nel CD–Rom allegato alla tesi.

1) RAPPRESENTAZIONE DELL’IDEA PROGETTUALE

Intesa come “comunicazione” dell’idea progettuale, nella fase iniziale di approccio al progetto

2) SIMULAZIONE

Simulazione per la valutazione (e verifica) dell’effetto luminoso

conseguito dal progetto

Simulazione per la valutazione dell’impatto ambientale degli

apparecchi utilizzati

Il manufatto viene rappresentato così come dovrebbe essere percepito, una volta

messo in funzione l’impianto progettato.

Vengono virtualmente riportati gli apparecchi (proiettori, lampioni, cavi di alimentazione e

quant’altro) nel contesto in cui si va a operare, per valutarne l’integrazione o la dissonanza con

l’ambiente che li accoglie.

3) RAPPRESENTAZIONE “TECNICA”

Intesa come “descrizione tecnica” del progetto ai fini della sua esecutività

4) VERIFICA

Intesa come corrispondenza del progetto ai requisiti richiesti, in termini di “percezione” del manufatto e secondo parametri tecnici.

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Note bibliografiche e riferimenti 1 C. Norberg-Schulz: “LOUIS I. KAHN Idea e immagine” Officina Edizioni, Roma, 1980,

p. 10. 2 Emil Kaufmann “Tre architetti rivoluzionari – Boullèe, Ledoux, Lequeu” Franco Angeli

editrice, Milano 1993. 3 G.C. Argan “L’arte moderna 1770/1970” Sansoni Editore, 1984 Firenze, pg. 30.

4 Emil Kaufmann, op. cit., pg. 178. 5 C. Norberg-Schulz, op. cit., p. 10. 6 Hans Sedlmayr: “La luce nelle sue manifestazioni artistiche”, presentazione di R.

Masiero e R. Caldura, Aesthetica Edizioni, Palermo, 1994, p. 22 7 Hans Sedlmayr, op. cit., p. 24 8 Hans Sedlmayr, op. cit., p. 26

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Capitolo I

La Rappresentazione dell’idea progettuale

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La Rappresentazione dell’idea progettuale

Può essere intesa come la fase di approccio al progetto

illuminotecnico in cui, per la comunicazione dell’idea di progetto, e

per l’eventuale simulazione conseguente, si adottano tecniche varie:

dalle riflessioni e osservazioni scritte, agli schizzi, alle prime ipotesi di

distribuzione dei corpi illuminanti, fino alle restituzioni tridimensionali

per le simulazioni di prova.

Poiché si tratta di comunicare un’idea, non è importante, in questa

fase, la fedeltà totale della rappresentazione, quanto piuttosto

un’esposizione del percorso che ha portato alle scelte adottate.

Fondamentale è la distinzione, in questa fase, tra due casi:

a) il progetto architettonico e quello illuminotecnico si sviluppano contemporaneamente: in tal caso questi “cresceranno” influenzandosi e relazionandosi vicendevolmente;

b) il progetto illuminotecnico riguarda un manufatto già realizzato e definito nella sua completezza ed essenza: in tal caso sarà il progetto illuminotecnico a doversi relazionare, unilateralmente, al manufatto e al contesto preesistenti;

Esempi:

- Progetto di illuminazione della Piazza Flavio Gioia in Positano;

Software e tecniche utilizzate negli esempi:

- Riflessioni e osservazioni teoriche; - Schizzi a mano; - Grafici bidimensionali ed in assonometria del progetto (software: cad)

e successiva elaborazione grafica, con il posizionamento degli apparecchi e i loro puntamenti (software: photoshop);

- Restituzione tridimensionale dell’ipotesi di progetto (software: microstation);

- Rendering del modello tridimensionale (software: microstation, photoshop);

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ea p

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uale

Progetto di illuminazione della

Piazza Flavio Gioia in Positano

____________________

Osservazioni preliminari per lo studio dell’illuminazione

«Nei vicoli il sole genera zone di luce e

d'ombra:

nei vicoli la luce diurna è tagliata da spigoli,

sporgenze, rientranze, svolte; è tagliata in

fette definite, immediate, nette. E'

l'architettura a doversi relazionare a ciò che è

dato in modo non modificabile, a priori: il

sole. E ben sanno ciò quei visi consunti nelle

terre arse dal sole della stagione, quando

cercano l'ombra di un albero o di un casolare

per osservare e riposare. Quasi l'ombra fosse

una stanza, "luogo della mente", da cui

osservare il fuori attraverso una finestra

virtuale costituita dal limite stesso del fascio

d'ombra.

Forse i turisti del mare non hanno brama

d'ombra, ma certo il gioco dei tagli di luce fra

le strette stradine ha potere, seppur non

consciamente avvertito, sul loro camminare.

Senza orologio, istintivamente, le ombre

fanno sentire l'ora (mattino presto, mezzodì,

pomeriggio).

- Nella piazza il gioco è più sottile, meno

immediato: passato il "varco" dato dall'ombra

tagliata dal campanile sull'oratorio, sceso

l'ultimo gradino della scala urbana, si apre

una piazza di luce. E le ombre sembra siano

più timide, meno invadenti: giusto una fettina

data dal muro sul fronte scala, alcuni filetti

tra le paraste e i pilastri della facciata della

chiesa e la proiezione delle due colonne ai lati

della scala che porta al mare... poca ombra in

piazza, ma che comunque evidenzia,

01 -Vista della Piazza allo stato attuale

02 - Assonometria del progetto di risistemazione della Piazza

(colorazione a pastello su grafico elaborato con Cad)

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silenziosamente, sagome e spessori e

materiali. (Solo la mattina presto la chiesa

versa sulla piazza un'ampia ombra).

Di notte il sole non c'è... E la luce?

La luce c'è, ma manca il suo negativo;

attualmente c'è una luce che nega profili,

sagome, che da un lato omogeneizza tutto e

dall'altro abbaglia la chiesa, la cupola,

stordendo lo sguardo. Perché quest'usanza

ora di abbagliare violentemente, ora di

omogeneizzare ed eliminare le ombre?

Spettacoli senza ombra!…

Non so bene dove portare questo discorso:

distinzione tra naturale e artificiale?

Illuminare un luogo di notte è artificio. Ma è

artificio anche il gioco architettonico dei

volumi, delle ombre che rivelano i raggi del

sole... e certamente omogeneizzare, negare

sagome, spessori, matericità è offensivo.

Dunque?

Proviamo a portare avanti il rapporto positivo

negativo:

- SOLE \ luce naturale \ costruito che si

relaziona al già dato (il sole) \ ombre in

movimento \ densità e colore di luce in

continua variazione \ GIORNO.

- FONTI LUMINOSE \ luce artificiale \

illuminazione che si relaziona al già dato (il

costruito) \ ombre fisse (ombre però!) \

densità di luce costante \ NOTTE.

Positivo e negativo, ma con franchezza!

E allora, forse, fonti luminose puntuali e

nascoste, fasci di luce non violenti, ma

definiti; un piano (la superficie della piazza in

battuto con i suoi mosaici) soffusamente

illuminato a raso dal basso, quasi

orizzontalmente; elementi verticali (chiesa e

campanile) non abbagliati, ma presenti con le

loro moli silenziose, quasi in penombra e poi

sagome, spessori, profondità da sentire.

03 - Schizzi di studio (Disegni di M. Paladino)

04 – Bozza del progetto di illuminazione

(elaborazione grafica con Photoshop su grafico DWG)

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E anche la finestra virtuale, quella che di

giorno è "fatta d'ombra attraverso cui

guardare paesaggi bagnati di luce" trova il

suo negativo in una finestra ora fatta di luce

(corpo illuminante di bronzo a sinistra e le 5

colonne di luce a destra) oltre la quale, unica

luce quella della luna, il mare, presente anche

di notte».

Riflessioni teoriche, schizzi, appunti, e poi

le prime restituzioni virtuali dell’ipotesi di

progetto… Tecniche diverse, che tendono

ad una definizione sempre maggiore man

mano che il progetto si consolida sui suoi

principi guida.

Per tale ultima rappresentazione

(simulazione virtuale su un modello

tridimensionale) ci si è avvalsi del

software “Microstation” per la

modellazione solida, partendo da grafici di

progetto bidimensionali, realizzati con

Auto (i due software possono importare

ed esportare file vicendevolmente).

Successivamente alla costruzione del

modello tridimensionale, vengono

assegnati i materiali dalla libreria

materiali del programma, modificati

opportunamente.

Poi vengono posizionati gli spot assegnando

valori di intensità del fascio luminoso e di

colore della luce, tali da simulare l’effetto

che il progetto si propone (va comunque

ricordato che tale rappresentazione non è

del tutto fedele all’effetto reale).

Infine vengono salvati i rendering per la

stampa, ritoccati con l’ausilio di Photoshop.

05 – Vista attuale della piazza – Vista notturna -

06 – Ricostruzione virtuale della Piazza - Vista diurna -

(software utilizzato: Microstation)

06 – Ricostruzione virtuale della Piazza - Vista notturna -

(software utilizzati: Microstation, Photoshop)

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Quindi si procede all’elaborazione dei rendering delle simulazioni nelle

viste diurne e notturne da più punti di vista:

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Capitolo II La Simulazione

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La Simulazione

E’ uno strumento utile per valutare l’effetto luminoso, ottenuto sul

manufatto, in conseguenza dell’intervento illuminotecnico di progetto.

In questa fase si tratta, a differenza delle rappresentazioni

precedenti, di restituzioni che cercano di fornire un’immagine quanto

più vicina possibile all’immagine reale.

La simulazione può riguardare due aspetti diversi del problema, che

verranno di seguito separatamente trattati:

II a) la simulazione per la valutazione dell’ effetto luminoso

conseguibile con il progetto.

II b) la simulazione per la valutazione dell’ impatto ambientale dei corpi illuminanti.

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II a) simulazione per la valutazione dell’effetto luminoso

conseguibile con il progetto.

A seconda delle tecniche e dei software utilizzati la simulazione può:

• mostrare in modo molto approssimato “l’effetto” ottenibile con il progetto

illuminotecnico: è questo il caso del “ritocco fotografico”, in cui la

simulazione può non essere fedele alla realtà, ma essere sufficiente per

comunicare l’effetto a cui si tende con il progetto.

(cfr. progetto per il Tempio di Giove a Terracina, simulazione realizzata

con Photoshop);

• restituire un’immagine virtuale con un’approssimazione di “fedeltà” alla

realtà, tale da fornire indicazioni precise per la definizione delle

caratteristiche tecniche che l’impianto dovrà avere. E’ questo il caso dei

rendering su modelli tridimensionali ottenuti mediante software, non di

tipo illuminotecnico, bensì architettonico (cfr. progetto per Piazza San

Gaetano a Napoli, simulazione realizzata con Cad e Microstation);

• infine, in alcuni casi (ma questi saranno affrontati nel cap. IV), fornire

risultati attendibili o “corrispondenti alla realtà” con un’approssimazione

che può arrivare al 90-95%.

In quest’ultimo caso, la simulazione è sufficientemente veritiera da poter

essere assunta anche come strumento di verifica: questo è possibile

perché in tali simulazioni si può associare, in un unico elaborato, sia la

rappresentazione “dell’effetto” visivo, sia dati e valori espressi secondo

parametri tecnici.

(cfr. progetto per il Duomo di Santagata dei Goti, simulazione e verifica

realizzate con il software “Let there be Light”).

Esempi:

1) Progetto di illuminazione per il Tempio di Giove a Terracina

[Software utilizzato: Photoshop]

2) Progetto di illuminazione per Piazza San Gaetano a Napoli

[Software utilizzati: Cad, Microstation, Photoshop]

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Progetto di illuminazione del Tempio di Giove a Terracina

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In questo caso la tecnica utilizzata è quella

del ritocco fotografico:

1) le immagini del sito vengono riprese

con una macchina fotografica digitale e

direttamente “scaricate” nella memoria

del computer; questo metodo consente

di conservare un’alta risoluzione delle

immagini, essendo eliminati tutti i

passaggi altrimenti necessari con l’uso

di una macchina fotografica tradizionale

(scatto sviluppo stampa

scansione acquisizione);

2) utilizzando un software di ritocco

fotografico (in questo caso Photoshop)

le varie parti che compongono

l’immagne vengono salvate su livelli

diversi;

3) si procede alle varie “regolazioni”

(contrasto, luminosità, saturazione,

etc.);

4) con il comando “effetti di luce”, si

posizionano le sorgenti luminose

(assolutamente d’effetto e non

veritiere) di cui è possibile regolare

intensità, direzione e colore del fascio

luminoso.

07 – Simulazione mediante ritocco fotografico

(software utilizzato: Photoshop)

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Utilizzo dello strumento “Effetti di Luce”

del software “Photoshop”per la

simulazione dell’effetto luminoso

08 – Simulazione mediante ritocco fotografico (software utilizzato: Photoshop)

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Progetto di illuminazione per la Piazza San Gaetano a Napoli

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In questo caso la tecnica adottata è più

complessa del semplice ritocco

fotografico, trattandosi di una

ricostruzione virtuale dell’intero ambito

interessato dall’intervento

illuminotecnico, con cui simulare

l’illuminazione di progetto.

Il modello tridimensionale, oltre ad

offrire una restituzione se non del tutto

fedele certamente più completa,

permette anche di ottenere immagini

prospettiche da molteplici punti di vista.

Questa tecnica, inoltre, si rivela flessibile

e duttile in virtù del fatto che, una volta

costruito il modello solido, si possono

“provare” diverse illuminazioni,

semplicemente spostando le sorgenti

luminose o modificandone le

caratteristiche.

Di seguito sono illustrate le varie fasi per

la realizzazione di questo tipo di

simulazione.

09 – San Paolo Maggiore - vista diurna -

10 – San Lorenzo Maggiore - vista diurna -

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1) Il primo passaggio consiste nel

riportare in forma grafica vettoriale

(file *.DWG o *.DXF) il rilievo

bidimensionale del manufatto da

illuminare;

2) in seguito viene realizzato il modello

tridimensionale dello stesso; per

questa operazione si è proceduto

all’importazione del file in formato

DWG (Cad), nel software

Microstation, che utilizza file in

formato DGN;

3) lo studio dei colori, necessario per

l’assegnazione dei materiali nel

modello tridimensionale, viene

realizzato dapprima sul grafico di

rilievo bidimensionale; per questa

operazione si è proceduto salvando il

file DWG come Metafile di Windows

(WMF) e importandolo in Photoshop.

Con quest’ultimo software si è poi

realizzata la colorazione del

prospetto;

11 – Rilievo bidimensionale (Software utilizzato: Cad)

12 – Modello tridimensionale (Software utilizzato: Microstation)

13 – Studio dei colori e materiali (Software utilizzati: Cad e Photoshop)

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4) si passa poi ad assegnare i materiali

al modello tridimensionale

realizzato, e ad effettuare i primi

rendering dell’immagine virtuale

costruita, nella visione diurna. Per

l’impostazione della luce solare, con

il software utilizzato, è possibile

impostare la città, il giorno, il mese,

l’anno e l’ora: inquadrando il

modello secondo il Nord reale, si

ottiene un’illuminazione solare

sufficientemente veritiera;

5) l’ultima fase di preparazione, prima

di lanciare i rendering, consiste nel

posizionare i proiettori (secondo le

indicazioni di progetto, cfr.

immagine 15). Il software consente

di disporre tre tipi di sorgenti

luminose: spot, luce puntiforme e

luce parallela. Per gli spot è

possibile regolare l’intensità del

fascio luminoso (da 0 a 1), il colore

della luce, la risoluzione delle ombre

proiettate (da 0 a 4096), l’angolo di

apertura del fascio (da 0 a 90°),

l’angolo delta (angolo di

ammorbidimento del fascio, da 0 a

90°), l’attenuazione del fascio. Il

numero dei proiettori utilizzabili, per

una stessa scena, è però limitato a

circa 30 elementi, oltre i quali il

software non è più in grado di

gestire i calcoli per la proiezione

delle ombre.

14 – Rendering, vista diurna

(Software utilizzato: Microstation)

15 – Indicazioni di progetto sulla disposizione dei proiettori (Software utilizzato: Cad)

16 – Posizionamento sorgenti luminose nel modello 3D

(Software utilizzato: Microstation)

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6) Infine si realizzano i rendering

dell’immagine diurna e di quella

notturna.

Il tipo di rendering adottato

condizionerà la qualità e la

definizione dei colori, delle ombre,

degli effetti di riflessione delle

superfici lucide e di trasparenza delle

superfici non opache.

In questo caso il rendering utilizzato

è un Ray-Tracing, con fattore 4 di

antialiasing e con una risoluzione

orizzontale di 2.000 punti. Un

aspetto molto importante, nella

restituzione degli elaborati così

ottenuti, è costituito anche dalle

modalità di stampa: non sempre si

riesce ad ottenere sul supporto

cartaceo la stessa qualità di colori,

contrasto, definizione visibili a

monitor. La risoluzione permessa

dalla stampante e le caratteristiche

della carta adottata influiscono

notevolmente nella restituzione.

7) A questo punto sarà possibile

effettuare un confronto tra la

situazione di illuminazione attuale e

quella di progetto. (cfr. immagini 18

e 19).

17 – Rendering, vista diurna (Software utilizzati: Microstation e Photoshop)

18 – Immagine fotografica reale notturna

19 – Rendering, vista notturna (Software utilizzati: Microstation e

Photoshop)

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Simulazioni dell’illuminazione per i porticati su Via dei Tribunali, da

diversi punti di vista

Viste diurne Viste notturne

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Simulazioni dell’illuminazione per lo scalone centrale di San Paolo e

per la facciata di San Lorenzo Maggiore, da diversi punti di vista

Viste diurne Viste notturne

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Schermata dello strumento “Posiziona sorgenti luminose” del software

“Microstation”per la simulazione dell’effetto luminoso:

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Confronto finale tra la situazione reale e la simulazione di progetto

Vista Notturna - reale Vista Notturna - simulata

San Paolo Maggiore

San Lorenzo Maggiore

Porticati su Via dei Tribunali

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II b) simulazione per la valutazione dell’impatto ambientale

dei corpi illuminanti.

E’ un tipo di simulazione che si può adottare nei casi di una

sostituzione dell’illuminazione pubblica urbana o nel caso in cui un

singolo corpo illuminante debba essere posizionato in un contesto con

specifiche valenze di tipo architettonico, artistico o ambientale.

In questi casi è possibile offrire un’”immagine” del contesto in cui si

va a operare, quando questo accoglierà l’impianto di illuminazione,

per evidenziare le variazioni nell’immagine complessiva del luogo.

Con questa tecnica si metteranno a confronto e si evidenzieranno:

- l’immagine del contesto attuale (reale o virtuale), con l’eventuale preesistente impianto di illuminazione;

- l’immagine del medesimo contesto (reale o virtuale) con l’impianto di illuminazione di progetto;

Esempio:

- Progetto di sostituzione dell’intero impianto di illuminazione urbana

nel centro storico di Ravello.

Software e tecniche utilizzate negli esempi:

- Ripresa fotografica dei luoghi con macchina digitale. - Ritocco fotografico, “clonazione” dei corpi illuminanti di progetto e

simulazione dell’effetto notturno, mediante uso di Photoshop.

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Progetto di illuminazione

urbana per Ravello

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Nell’esempio di Ravello – zona

turistica e di notevole pregio

paesistico e ambientale – un

fattore rilevante è, oltre quello

dell’efficacia del sistema di

illuminazione, quello dell’

integrazione dei numerosi corpi

illuminanti di progetto con il

contesto ambientale.

Dunque la simulazione cercherà di

evidenziare soprattutto questo

aspetto, e specialmente nella

visione diurna; la simulazione

notturna, invece, non sarà altro

che “d’effetto”, senza ricercare

una reale fedeltà dell’effetto

luminoso con le caratteristiche

tecniche degli apparecchi.

20 – Armature esistenti, vista diurna

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tale

La tecnica utilizzata è quella del

ritocco fotografico con Photoshop: Si

lavora su immagini fotografiche

acquisite mediante macchina

digitale:

1) vengono “cancellati” gli

eventuali corpi illuminanti

preesistenti e ricostruita la

parte di immagine coperta

dall’impianto;

2) successivamente vengono

“clonati” e posizionati i corpi

illuminanti di progetto

(proiettori, lampioni, mensole) e

riportati nuovamente gli

elementi (insegne, pali, alberi)

che sono nel piano anteriore a

quello dei corpi illuminanti;

3) si passa alla simulazione

notturna dello stesso contesto,

sempre però a livello qualitativo

di massima, non fedele al reale.

21 – Lampione di progetto(*), vista diurna (Software utilizzato: Photoshop)

(*) prof. arch. F. Alison

22 – Lampione di progetto(*) vista

notturna (Software utilizzato: Photoshop)

(*) prof. arch. F. Alison

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Visione comparata dello stesso sito prima e dopo l’intervento di sostituzione

dell’impianto di illuminazione urbana:

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Visione comparata dello stesso sito prima e dopo l’intervento di sostituzione

dell’impianto di illuminazione urbana:

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Capitolo III

La Rappresentazione “descrittiva” del progetto

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La Rappresentazione “descrittiva” del progetto

(o Rappresentazione tecnica del progetto esecutivo)

Costituisce lo strumento necessario per rendere esecutivo il progetto

illuminotecnico. Questa prevede i seguenti elaborati:

a) Documentazione fotografica e grafica del manufatto da illuminare.

b) Relazione tecnica progettuale. c) Posizione dei corpi illuminanti: posizione nel piano ed altezza del

gruppo ottico dal piano di riferimento, in grafici di pianta, prospetto, sezioni, assonometrie.

d) Puntamenti degli apparecchi. e) Percorsi dei cavi (cavi sotterranei, cavi in canalizzazioni, cavi

aerei, cavi a parete, …). f) Legenda integrata degli apparecchi riportati nei grafici, con

descrizione delle relative caratteristiche tecniche. g) Particolari costruttivi (sostegni, ancoraggi, …). h) Specifiche tecniche degli apparecchi. i) Calcoli elettrici (dimensionamento cavi, …). j) Quadro elettrico. k) Capitolato speciale d’appalto. l) Quadro economico di spesa.

Esempi:

- Progetto di illuminazione Duomo di Santagata dei Goti.

Software e tecniche utilizzate negli esempi:

- Grafici bidimensionali (cad).

- Legenda integrata (word, photoshop).

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Progetto di illuminazione del Duomo di Santagata dei Goti

____________________

Segue una carrellata degli

elaborati, minimi sufficienti, per

l’esecutività del progetto

illuminotecnico:

23 – Il Duomo, facciata (Software utilizzati:cCad e photoshop)

1) La documentazione fotografica

costituisce uno degli strumenti

per il rilievo del manufatto,

insieme ai grafici. Le immagini

vanno realizzate riprese

preferibilmente con l’ausilio di una

macchina fotografica digitale.

24 – La fontana barocca

25 – Il pronao e il campanile

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2) Il rilievo quotato dell’ambito di

intervento, in file grafici vettoriali.

26 – Planimetria della piazza (Software utilizzato: cad)

3) Planimetria con il posizionamento

degli apparecchi e i percorsi dei

cavi di alimentazione.

27 – Prospetto Duomo (Software utilizzato: cad)

28 – Planimetria impianto (Software utilizzato: cad)

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42

III L

a D

escriz

ion

e t

ecn

ica

4) Particolari

5) Indicazioni per il posizionamento e

il puntamento dei proiettori.

30 – Proiettori cupola campanile (Software utilizzato: cad)

29 – Particolare interno pronao (Software utilizzato: cad)

31 – Puntamento proiettori cupola

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43

III L

a D

escriz

ion

e t

ecn

ica

La legenda integrata, che accompagna i grafici di progetto, riporta le

caratteristiche degli apparecchi impiegati, delle sorgenti luminose e dei

percorsi dei cavi di alimentazione.

LEGENDA TIPO

L (L8)

Illuminazione facciata secondo livello: n. 2 proiettori tipo “L”: (Sill) cod. 490 6 007 35; ottica asimmetrica; lampada: Ioduri metallici HQI-TS 70W, 4.200K Gli Gli apparecchi sono posizionati sul terrazzo di copertura dell’atrio. Il flusso luminoso è diretto alla facciata superiore del Duomo. dim. Max: 250 x 313 x 115 mm.

M (L13)

Illuminazione sommità facciata secondo livello n. 1 proiettore tipo “M”: (Sill) cod. 490 3 015 35; ottica a fascio largo; lampada: Ioduri metallici CDM-TD 150 W, 4.200K L’apparecchio è posizionato sul sottogronda dell’edificio antistante il Duomo ad un’altezza di 12 metri. Il flusso luminoso è diretto verso la parte terminale superiore della facciata al secondo livello. L’apparecchio è dotato di lamelle antiabbagliamento regolabili. Applicazione a parete mediante staffe. dim. Max: 250 x 313 x 115 mm.

POTENZA TOTALE PL + PM = 290W

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44

III L

a D

escriz

ion

e t

ecn

ica

6) Nelle specifiche tecniche, si riportano le caratteristiche specifiche degli apparecchi da utilizzare:

- Dimensioni, grado di protezione IP, accessori, alimentazione, classe di isolamento, …;

- Tipo di sorgente luminosa (potenza, flusso, resa cromatica, temperatura colore, durata di vita, attacco, …);

- Fotometrie; In questo caso si è proceduto con la scansione, da cataloghi, delle varie immagini e descrizioni tecniche più rilevanti, montandole poi in schede singole, una per ogni tipologia di apparecchio.

32 – “Linea luce” della iGuzzini

33 – Proiettore compatto della Sill

(Software utilizzato per il montaggio delle schede: photoshop)

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III L

a D

escriz

ion

e t

ecn

ica

7) Quadro elettrico:

Studio di Ingegneria Associato

Progetto :

Tensione di Esercizio :

Quadro :

Back Up

Potere di interruzione (Pi)

Illuminazione Duomo di Sant'Agata

400 / 230 [V]

1 - QILL

No

Icn/Icu

Data : 25/05/00

Descrizione linea

Fasi della linea

Codice articolo

Modulo differenziale

Corrente nominale In [A]

Corrente regolata Ir [A]

Idiff [A] / Tdiff [s]

Potere d'interruzione [KA]

Potenza totale

Ku / Kc

Corrente di impiego Ib [A]

Sezione fase [mm²]

Sezione neutro linea [mm²]

Sezione PE [mm²]

Portata fase [A]

C.d.T. linea / C.d.T. totale

Lunghezza linea [m]

Sigla cavo

K2 K6 K10

Id 1

2

Id3 4 5

6

H

7 8 9

10

11 12

Generale

L1 L2 L3 N

F84/32

G44/32AS(SEL.)

32

1 x In = 32

0.30 / 0.00

6.0

6.64 kW

1.00 / 1.00

23.19

6

6

6

43

0.0 % / 0.0 %

0.0

CONT 1

L1 N

FC2AC2/230

20

1 x In = 20

0.94 kW

1.00 / 1.00

4.54

0.0 % / 0.0 %

E - Colonne

prospetto laterale

(App.classe I)

L1 N

F81NA/10

G23/32AC

10

1 x In = 10

0.03 / 0.00

4.5

0.20 kW

1.00 / 1.00

0.97

2.5

2.5

2.5

20

0.6 % / 0.7 %

85.0

FG70R-K

A+B+C+D- Atrio

Interni

L1 N

F810N/10

10

1 x In = 10

4.5

0.64 kW

1.00 / 1.00

3.09

2.5

2.5

20

2.1 % / 2.2 %

90.0

FG70R-K

Q- Interna

Fontana

L1 N

F810N/10

10

1 x In = 10

4.5

0.10 kW

1.00 / 1.00

0.48

2.5

2.5

30

0.1 % / 0.1 %

15.0

FG70R-K

CONT 1

L2 N

FC2AC2/230

20

1 x In = 20

0.52 kW

1.00 / 1.00

2.51

0.0 % / 0.0 %

Orologio Digitale

H1

L2 N

F67W/21

16

1 x In = 16

L- Facciata II

Livello

L2 N

F810N/10

10

1 x In = 10

4.5

0.14 kW

1.00 / 1.00

0.68

2.5

2.5

14

0.4 % / 0.4 %

70.0

FG70R-K

G+H:Prospetti

Atrio

L2 N

F810N/10

10

1 x In = 10

4.5

0.37kW

1.00 / 1.00

1.79

2.5

2.5

25

0.3 % / 0.3 %

20.0

FG70R-K

CONT 4

L1 N

FC2AC2/230

20

1 x In = 20

0.65 kW

1.00 / 1.00

3.14

0.0 % / 0.0 %

R1+R3- Cupola

Campanile

L1 N

F810N/10

10

1 x In = 10

4.5

0.30 kW

1.00 / 1.00

1.45

2.5

2.5

25

0.9 % / 0.9 %

80.0

FG70R-K

R4+P

L1 N

F810N/10

10

1 x In = 10

4.5

0.30 kW

1.00 / 1.00

1.45

2.5

2.5

25

0.6 % / 0.6 %

50.0

FG70R-K

CrepuscolareK17K14

13

14

15 16

17

H

18 19 20

21

22Id

23

Data : 25/05/00

400 / 230 [V]

Potere di interruzione (Pi)

Icn/Icu

Back Up

No

Quadro :

1 - QILL

Illuminazione Duomo di Sant'Agata

Tensione di Esercizio :

Progetto :

Studio di Ingegneria Associato

FG70R-K

0.1 % / 0.1 %

1.00 / 1.00

0.15 kW

1 x In = 10

F810N/10

Livello

M- Prospetto II

2.88 kW0.15 kW0.3 kW0.25 kW

FG70R-K

0.6 % / 0.6 %

1.00 / 1.00

0.0 % / 0.0 %

1.21

1.00 / 1.00

20.0

25

2.5

2.5

0.72

50.0

25

2.5

2.5

1.45

FG70R-K

0.3 % / 0.3 %

50.0

25

2.5

2.5

0.72

1.00 / 1.00

0.0 % / 0.0 %

1.00 / 1.00

13.91

1 x In = 10

F810N/10

F1+T+N

1 x In = 20

20

FC2AC2/230

L3 N

10

4.5

L1 N

10

4.5

L3 N

CONT 4

10

4.5

1 x In = 10

F810N/10

L3 N

20

1 x In = 20

FC2AC2/230

L2 N

F2 CONT 4

FG70R-K

1.2 % / 1.2 %

1.00 / 1.00

0.40 kW

1 x In = 10

F810N/10

Campanile+S-Esterno

Campanile

R2- Cupola

1.40 kW1.44 kW1.44 kW

FG70R-K

90.0

3.0 % / 3.0 %

18

6.96

1.00 / 1.00

4

4

FG70R-K

0.0 % / 0.0 %3.0 % / 3.0 %

90.0

34

1.00 / 1.00

4

4

6.96 6.76

1.00 / 1.00

Campanile Linea

16

1 x In = 16

F67W/21

L2 N

16

4.5

1 x In = 16

F810N/16

L2 N

Orologio Digitale

H2

1

Campanile Linea

V-Linea Luce-

FC2AC2/230

16

1 x In = 16

4.5

F810N/16

L2 N

20

1 x In = 20

L2 N

V-Linea Luce-

2

CONT 5

1.00 kW

FG70R-K

90.0

2.1 % / 2.1 %

18

4.83

1.00 / 1.00

80.0

14

2.5

2.5

1.93

4

4

4

4.5

0.03 / 0.00

1 x In = 16

16

G23/32AC

F81NA/16

L2 N

10

4.5

L2 N

(classe I)

Campanile

Z-Radius

Potenza totale

Lunghezza linea [m]

C.d.T. linea / C.d.T. totale

Portata fase [A]

Sezione PE [mm²]

Sezione neutro linea [mm²]

Sezione fase [mm²]

Corrente di impiego Ib [A]

Sigla cavo

Ku / Kc

Descrizione linea

Potere d'interruzione [KA]

Idiff [A] / Tdiff [s]

Corrente regolata Ir [A]

Corrente nominale In [A]

Modulo differenziale

Codice articolo

Fasi della linea

Quadro

ele

ttrico 1

/2 4

1Q

uadro

ele

ttrico 2

/2 4

2

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III L

a D

escriz

ion

e t

ecn

ica

8) Calcoli elettrici per il dimensionamento dei cavi:

TABELLA DI ESEMPIO:

Dimensionamento cavi CEI UNEL 35024/1 - IEC 448 CEI 64-8. Cadute di tensione sul cavo in Cu secondo UNEL 35023-70 Protezione del cavo contro il corto circuito; Correnti di corto circuito secondo IEC 909 e CEI 11-25 DENOMINAZIONE QUADRO: QUADRO ILLUMINAZIONE (QILL) LINEA : E- Colonne Prospetto Laterale (Apparecchi di Classe I) SIGLA : L3 Sistema di collegamento a terra :TT Tipo di circuito : F+N+T Lunghezza linea : 85m Tipo di conduttore : rame Tipo di cavo : Multipolare Tipo isolante : EPR (Gomma etilenpropilenica) Sigla del cavo : FG70R-K Temperatura ambiente : 30°C Tipo di posa : tubazioni incassate in pareti isolanti Numero di cavi o circuiti raggr. : 2 Fattore di potenza (cosϕ) : 0.9 Corrente di impiego IB : 1 A Corrente nominale interruttore IN : 10 A *** Dimensionamento cavi *** Fattore K2 per Temp. Ambiente : 1 Fattore K3 posa : 0.80 Formazione linea : 2x2.5+2.5 Sezione conduttori di fase : 2.5mm2 Sezione conduttore neutro/protez : 2.5mm2 Corrente ammissibile Jz : 20 A Integrale di Joule (K2S2) : 1.94 E+05 A2S Energia passante a Icc max : 7E+3 A2S ***Calcolo caduta di tensione*** Resistenza a T=800C : 8.91Ω/km Reattanza a 50 Hz : 0.155 Ω/km Caduta di tensione (cosϕ) a IB : 0.6% ***Correnti di corto circuito*** Icc inizio linea : 2270 A Icc a fondo linea : 132 A Icc a fondo linea F+N : 132°

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Capitolo IV

La Verifica

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IV

L

a V

erif

ica

La Verifica

E’ lo strumento utile a valutare la corrispondenza dei risultati ottenuti

dal progetto, con i requisiti richiesti inizialmente, costituendo una

sorta di “consuntivo” finale del progetto.

La verifica può essere affrontata in due modi diversi, che verranno di

seguito separatamente trattati:

IV a) la verifica “empirica”.

IV b) la verifica “virtuale”.

IV a) La verifica “empirica”.

Esempio:

Prove reali su opere artistiche

Metodo che consiste in una serie di prove effettuate realmente sul

manufatto, al fine di operare una valutazione degli effetti sulla percezione e

la lettura dell’opera, al variare delle caratteristiche proprie delle sorgenti

luminose utilizzate;

Tecnica utilizzata nell’ esempio:

viene eseguita una prova reale sul manufatto, con sorgenti dalla diversa

temperatura colore e, successivamente, viene effettuata una ripresa

fotografica delle varie prove;

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IV

L

a V

erif

ica

6.100 K 4.400 K 2.700 K

“Cristo che porta la croce” M. Palmezzano, 1535

Il problema ora è: l'artista come voleva vedere l'opera? La risposta

certa non può essere data, ma bisogna fare una scelta: illuminare vorrà

dire poter evidenziare alcune tonalità cromatiche piuttosto che altre,

accentuare o deprimere determinati contrasti, brillantezza e così via.

In alcuni casi la scelta può essere più immediata.

Per esempio nell'illuminazione del “Cristo che porta la croce” (Marco

Palmezzano, 1535) si sono provate 3 possibili temperature colore (a:

tonalità fredda 6100k; b: tonalità intermedia 4400k; c: tonalità calda

2700k).

I pigmenti utilizzati nell'opera sono prevalentemente a tonalità calda:

tali colori sono esaltati in modo particolare da sorgenti luminose a

tonalità calda e questa è la tonalità che si è adottata per l’illuminazione.

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50

IV

L

a V

erif

ica

6.100 K 4.400 K 2.700 K

Ne “L’angelo che suona il liuto” (Melozzo da Forlì, 1480), invece, sono

presenti pigmenti dalle tonalità diverse sicché:

un tono di luce freddo esalta i colori del cielo, ma vela i colori del viso

dell'angelo; una luce calda fa contrastare molto l'angelo sullo sfondo,

dando brillantezza al viso, ma ingrigisce il cielo; la luce a tonalità

intermedia rappresenta un compromesso tra i primi due casi. E ora si

scelga...: esaltare la presenza del cielo azzurro, la sua intensità e quindi

la simbologia legata ad un fondo infinito, intenso, sublime o indirizzare

l'attenzione sull'angelo, ponendo in second'ordine l'infinità dello sfondo?

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IV

L

a V

erif

ica

6.100 K 4.400 K 2.700 K

Ancora, la “Trasfigurazione” (Raffaello, 1518):

una luce fredda intensifica l'azzurro del cielo, ma gli incarnati vengono

depressi; la luce a tonalità intermedia e ancor più quella a tonalità calda

danno plasticità alle figure, ingiallendo il cielo.

Un metodo per la scelta della sorgente da utilizzare potrebbe anche

essere quello di analizzare in modo particolareggiato tutta la

composizione del dipinto, al fine di conoscere con buona precisione il

grado di tonalità complessivo dei pigmenti e stabilire la prevalenza della

tonalità calda o di quella fredda. Ma certamente calcoli e metodologie

scientifiche non possono valere di per sé. Così come anche il diagramma

di Kruithoff che relaziona la temperatura di colore della sorgente di luce

ai valori di illuminamento non è applicabile per le opere pittoriche, in

quanto con i bassi valori di illuminamento consigliati per tali opere, si

dovrebbero scegliere necessariamente solo sorgenti di luce a tonalità

calda, cosa che si è visto non è sempre preferibile.

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IV

L

a V

erif

ica

IV a) La verifica “virtuale”.

In alcuni casi la simulazione può fornire risultati attendibili o “corrispondenti

alla realtà” con un’approssimazione che può arrivare al 90-95%.

In tal caso la simulazione è sufficientemente veritiera da poter essere

assunta anche come strumento di verifica: questo è possibile perché in tali

simulazioni si può associare, in un unico elaborato, sia la rappresentazione

“dell’effetto” visivo, sia dati e valori espressi secondo parametri tecnici.

Il software impiegato per questo tipo di verifica (Let There Be-Light)

utilizza un modello tridimensionale all’interno del quale vengono

posizionati i corpi illuminanti di progetto, con le loro fotometrie e

caratteristiche tecniche: ovvero non si tratta più di una simulazione

d’effetto, bensì di una simulazione “reale”, in cui gli elaborati

renderizzati sono ottenuti sulla base delle caratteristiche tecniche

effettive degli apparecchi.

Le fasi di verifica consistono in:

1) Posizionamento degli apparecchi nel reticolo spaziale;

2) Puntamento degli apparecchi;

3) Restituzione in forma grafica, numerica e visiva delle curve isolux;

4) Elaborazione di più prove, in cui vengono cambiate le ottiche e le

sorgenti luminose, fino ad ottenere una soluzione soddisfacente.

Esempio:

progetto di illuminazione del Duomo di Santagata dei Goti

Software e tecnica utilizzata nell’ esempio:

software “Let there be Light”).

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IV

L

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PROVA 1

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IV

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ica

Soluzione finale, con relativa scheda degli apparecchi adottati.

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Demo dei Software utilizzati

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