TESI DI LAUREA - Nurse TimesTESI DI LAUREA L’Expanded Chronic Care Model in Toscana: Un approccio...

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UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI GENOVA SCUOLA DI SCIENZE MEDICHE E FARMACEUTICHE CORSO DI LAUREA IN INFERMIERISTICA DIPARTIMENTO DI SCIENZE DELLA SALUTE (DiSSaL ) COORDINATORE Prof.ssa Loredana SASSO TESI DI LAUREA L’Expanded Chronic Care Model in Toscana: Un approccio più ampio al servizio del cittadino Studente Relatore Mazzoni Andrea Dott.ssa Stefania Sannazzaro Correlatori Dott.re Michele Calabrese Dott.ssa Antonella Nobili Anno Accademico 2015-2016

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UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI GENOVA

SCUOLA DI SCIENZE MEDICHE E FARMACEUTICHE

CORSO DI LAUREA IN INFERMIERISTICA

DIPARTIMENTO DI SCIENZE DELLA SALUTE (DiSSaL )

COORDINATORE

Prof.ssa Loredana SASSO

TESI DI LAUREA

L’Expanded Chronic Care Model in Toscana:

Un approccio più ampio al servizio del cittadino

Studente Relatore

Mazzoni Andrea Dott.ssa Stefania Sannazzaro

Correlatori

Dott.re Michele Calabrese

Dott.ssa Antonella Nobili

Anno Accademico 2015-2016

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RINGRAZIAMENTI

Alla mia famiglia, il mio porto sicuro.

Ai miei genitori: il vostro esempio e la vostra passione mi hanno fatto

intraprendere questa strada.

Tutto ciò che sono e che sarò lo devo a voi.

A Jessica: sei entrata nella mia vita come un uragano di sentimenti ed

emozioni e li sei rimasta, rendendo il mio mondo un posto felice in

cui vivere.

A Emanuela, instancabile lettrice.

Un ringraziamento particolare alla mia relatrice la Professoressa Stefania

Sannazzaro, perché quando si fondono insieme professionalità ed umanità

si lascia un segno indelebile.

Ringrazio i miei correlatori Professoressa Antonella Nobili e il Professore

Michele Calabrese per la disponibilità e il sostegno fornito durante la

stesura dell’elaborato.

Ringrazio USL Toscana Nord-Ovest (ambito territoriale), tutto il personale

Medico e Infermieristico, in particolare la Dott.ssa Loredana Tavernelli,

l’infermiere Luca Cimoli e l’infermiera Laura Micheli per essere stati

sempre disponibili per qualsiasi chiarimento o problematica insorta.

Un ringraziamento particolare alle guide di tirocinio per avermi sempre

seguito durante tutta la mia carriera Universitaria, e al mio tutor clinico

che mi ha sempre sostenuto in questi anni, La Dott.ssa Rizzo Giovanna

Loredana.

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I

Sommario

INTRODUZIONE ....................................................................................... 1

CAPITOLO I ............................................................................................... 4

LE MALATTIE CRONICHE .................................................................... 4 1.1 Cenni di Epidemiologia ................................................................................ 5 1.2 Il Concetto di Malattia Cronica .................................................................. 7 1.3 I bisogni della Persona affetta da malattia cronica ................................. 10 1.4 I sanitari e il Self Care nelle Malattie Croniche ..................................... 13

CAPITOLO II ............................................................................................ 17

LA GESTIONE DELLE PATOLOGIE CRONICHE SUL

TERRITORIO TOSCANO ...................................................................... 17 2.1 Struttura Socio-Sanitaria Toscana ........................................................... 18 2.2 Piano Sanitario Regionale 2008-2010 ....................................................... 21 2.3 Piano sanitario e Sociale Integrato 2012-2015 ......................................... 25 2.4 La Sanità di Iniziativa in Toscana ............................................................ 28 2.5 Il Chronic Care Model ............................................................................... 31 2.6 L’Expanded Chronic Care Model in Toscana ......................................... 33

CAPITOLO III .......................................................................................... 38

LA GESTIONE DEL CHRONIC CARE MODEL NELLA REALTA’

LUNIGIANESE ......................................................................................... 38 3.1 L’Arruolamento dei Pazienti nel Modulo Alta Lunigiana ...................... 39 3.2 Il concetto di Empowerment ..................................................................... 42 3.3 I PDTA ........................................................................................................ 45 3.4 Gli Indicatori di Salute............................................................................... 47

CAPITOLO IV .......................................................................................... 52

L’EFFICACIA DELL’INFERMIERE NEL CHRONIC CARE

MODEL ...................................................................................................... 52 4.1 L’infermiere all’interno del Chronic Care Model ................................... 53 4.2 Gli Outcome Infermieristici nel Chronic Care Model ............................ 55

CAPITOLO V ............................................................................................ 60

LO STUDIO ............................................................................................... 60 5.1 INTRODUZIONE ...................................................................................... 61 5.2 OBIETTIVI DELLO STUDIO ................................................................. 62 5.3 QUESTIONARIO ...................................................................................... 63 5.4 MATERIALI E METODI ......................................................................... 64

Disegno .......................................................................................................... 64 Ambiente ....................................................................................................... 64 Il Campione .................................................................................................. 64

5.5 ANALISI STATISTICA ............................................................................ 65 METODOLOGIA BOX PLOT................................................................... 66 Survey MMG ................................................................................................. 66 METODOLOGIA BOX PLOT................................................................... 68

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II

Survey Infermieri ......................................................................................... 68 5.6 RISULTATI OTTENUTI BOX PLOT .................................................... 70

CAPITOLO VI .......................................................................................... 71

RISULTATI ............................................................................................... 71

CAPITOLO VII ......................................................................................... 94

DISCUSSIONE .......................................................................................... 94

CAPITOLO VIII ....................................................................................... 96

CONCLUSIONI ......................................................................................... 96

BIBLIOGRAFIA ....................................................................................... 98

SITOGRAFIA .......................................................................................... 100

ALLEGATI .............................................................................................. 103

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INTRODUZIONE

L’elaborato nasce dall’interesse verso i professionisti della salute in

Toscana, in particolare, nei confronti di quelli Lunigianesi che hanno saputo

adeguarsi al processo di trasformazione sociale ed economica che ha

interessato e sta interessando tutti gli aspetti della vita della popolazione,

partendo proprio da quelli di salute che influenzano la qualità della vita

nelle società moderne.

La struttura demografica della popolazione è caratterizzata dal progressivo

aumento della speranza di vita e dalla graduale, ma costante, crescita delle

patologie croniche in un contesto di crisi economico/finanziaria dove,

inevitabilmente, al diminuire delle disponibilità delle risorse aumenta la

richiesta di salute a lungo termine.

In questo contesto diventano, quindi, importanti più che mai nuovi

programmi, percorsi e organizzazioni, anche locali, che meglio valutano e

affrontano le problematiche della popolazione.

Al fine di realizzare questo obiettivo, la regione Toscana ha deciso di

ripensare l'accesso ai servizi sanitari da parte dei cittadini in un'ottica di

equità, propria di un sistema universalistico, tenendo conto delle dinamiche

demografiche, epidemiologiche, sociali ed economiche attraverso la Sanità

di Iniziativa.

Lo sviluppo della Sanità d'Iniziativa si basa su un nuovo modello

assistenziale per la presa in carico proattiva dei cittadini e un suo approccio

organizzativo che assume il bisogno di salute prima dell'insorgenza della

malattia o prima che essa si manifesti o si aggravi, prevenendo ed

organizzando le risposte assistenziali adeguate e favorendo lo sviluppo di

condizioni che permettano di mantenere il livello di salute il più alto

possibile.

In Toscana, con il Piano Sanitario 2008-2010, si da’ inizio alla presa in

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carico dei pazienti cronici mediante l’adozione del Chronic Care Model,

sviluppatosi in California grazie al prof. Wagner; un'evoluzione del CCM è

L'Expanded CCM dove gli elementi clinici che connotano il CCM sono

integrati da aspetti di sanità pubblica, con l'attenzione alla prevenzione

primaria collettiva e ai determinanti di salute.

La Tesi nasce inoltre dall’intento di dar voce alle percezioni che gli

infermieri e i Medici di Medicina Generale, inseriti nel CCM Lunigianese

hanno in questo nuovo modello organizzativo.

L’elaborato della tesi si divide in sette capitoli:

Nel primo capitolo viene analizzata l’epidemiologia e la definizione di

patologia cronica, vengono espletati i bisogni e le fasi della persona che ne è

affetta.

Il secondo capitolo si concentra sulla realtà Toscana, in merito alla gestione

delle patologie croniche nel contesto territoriale e del quadro normativo che

ha portato la Toscana dalla Medicina di Attesa alla Sanità di Iniziativa con

l’adozione del Chronic Care Model e successivamente di quello Expanded.

Nel terzo capitolo è stata data particolare rilevanza al territorio Lunigianese,

sull’utilizzo del CCM e nello specifico degli strumenti come i Percorsi

Diagnostico Terapeutici Assistenziali, l’Empowerment e di indicatore di

salute messi a disposizione sul postale MaCro.

Nel quarto capitolo viene la analizzata mediante ricerca nella letteratura

l’efficacia infermieristica all’interno del Chronic Care Model e gli outcome

infermieristici prodotti in questo contesto.

Dal quinto all’ottavo capitolo viene descritto lo studio (due Survey

somministrate a Medici di Medicina Generale e agli Infermieri) effettuato

presso i moduli inseriti nel contesto della Sanità di Iniziativa nella zona

della Lunigiana; in questi capitoli vengono presentati l’obiettivo, le strutture

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e i soggetti coinvolti, insieme alla metodologia utilizzata, all’analisi dei dati

raccolti e alla discussione dei risultati ottenuti.

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CAPITOLO I

LE MALATTIE CRONICHE

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1.1 Cenni di Epidemiologia

Secondo l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) le malattie

croniche rappresentano la principale causa di morte nel mondo, essendo

responsabili del 63% dei decessi. Nel 2008 in totale si sono verificate 17

milioni di morti a causa di patologie croniche. Nello specifico:

-7,6 milioni per tumori;

-4,2 milioni per conseguenze di disturbi respiratori;

-1,3 milioni per il diabete;

Al 1° gennaio 2016 1la popolazione Italiana è di 60 milioni 656 mila

residenti, gli stranieri rappresentano l’8,3% della popolazione totale; il tasso

di mortalità è pari al 10,7 per mille concentrato, per lo più, nella

popolazione anziana: proprio all’invecchiamento e all’aumento

dell’aspettativa di vita di tale popolazione si devono l’aumento delle

patologie croniche. L’aumento delle patologie croniche è legato proprio

all’invecchiamento della popolazione e alla sua sopravvivenza.

L’OMS ha messo a punto un piano per sostenere un’azione globale sulla

prevenzione delle malattie croniche, a partire dal 2001 si realizzano infatti

indagini periodiche che hanno come obiettivo investire di più nella

prevenzione delle malattie croniche: a partire dal 2001 si realizzano, infatti,

indagini periodiche che hanno come obiettivo investire di più nella

prevenzione delle malattie croniche, “Preventing chronic diseases” al fine di

evitare 36 milioni di morti premature negli anni a venire. Il recente

aggiornamento dell’ OMS del piano 2013-2020 per il controllo delle

malattie non trasmissibili fornisce a tutti i suoi Stati e agli stakeholder una

“roadmap” e una serie di opzioni di policy, allo scopo di intraprendere

azioni coordinate e coerenti a ogni livello, da quello locale a quello

mondiale, per il raggiungimento dei nove obiettivi globali volontari, incluso

quello della riduzione relativa del 25% della mortalità precoce dovuta a

malattie cardiovascolari, tumori, diabete o malattie respiratorie croniche

entro il 2025. In Italia il Sistema Sanitario Nazionale è maggiormente

1http://www.istat.it/it/istituto-nazionale-di-statistica.

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concentrato sulla cura delle malattie acute e quelle che in generale

richiedono un intervento rapido e puntuale.

Il Ministero della salute ha annunciato che per le patologie croniche serve

un modello assistenziale diverso, che impieghi più risorse sul territorio

tramite programmi di prevenzione non solo per evitare che le persone si

ammalino, ma anche per evitare comorbilità e ricadute, responsabili di

aggravamento di patologie già in atto o disabilità aggiuntive. Le Istituzioni

devono concentrarsi ed impegnarsi mediante strategie e politiche mirate,

con obiettivo di ridurre l’impatto delle malattie croniche, portandolo ad un

livello superiore. Anche in Italia è partito il programma “Guadagnare

Salute”2 che, sulla base della comune strategia europea, si è prefissato di

promuovere un approccio intersettoriale per coordinare iniziative e

individuare figure che sul territorio possono avere un ruolo decisivo nella

promozione di stili di vita salutari, che non comprendono solo azioni dirette

a rinforzare le competenze dei singoli individui, ma anche azioni orientate a

cambiare le condizioni sociali, ambientali ed economiche in modo da

ridurne l’impatto sulla salute.

2 http://www.epicentro.iss.it/temi/croniche/guadagnare_salute.asp.

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1.2 Il Concetto di Malattia Cronica

L’allungamento della vita è stato possibile grazie a vari fattori, quali la

diminuzione della mortalità per molte malattie infettive, lo sviluppo di

sempre nuove e sofisticate tecnologie in ambito medico assieme alla

farmacologia e procedure diagnostiche di screening e alla gestione

immediata e mirata di alcune patologie acute come l’infarto del miocardio e

infezione correlate alla sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS).

D’altro canto l’allungamento della vita assieme alla globalizzazione e

all’urbanizzazione hanno portato allo sviluppo delle malattie croniche fra

cui quelle respiratorie, l’ipertensione, le malattie cardiovascolari e obesità

ed in generale stili di vita poco salutari. La definizione di malattia cronica è

intesa come condizione medica o problema di salute associata a sintomi o

disabilità che richiedono una gestione a lungo termine ossia di 3 o più mesi;

queste possono anche essere definite malattie o disabilità con decorso

prolungato che non si risolvono spontaneamente ma richiedono cure

complete e costose. Le condizioni croniche possono essere la conseguenza

di fattori di rischio non modificabili come ad esempio l’età, il sesso, la

familiarità, l’ereditarietà e la genetica, oppure modificabili come il peso

corporeo, gli stili di vita, il fumo, il diabete, l’assunzione di alcol, farmaci

ecc. Le patologie croniche possono portare a disabilità. L’OMS ha definito

il concetto di disabilità come limitazione delle abilità personali, ossia

un’alterazione che influisce su di un sistema corporeo o su di una sua

funzionalità. Il rapporto Istat riassume nel modulo Salute ed Occupazione

del 2013 il concetto di malattie croniche come “patologie che generano

problemi permanenti o di lunga durata che richiedono lunghi periodi di

controllo”. In Italia il costo per le patologie croniche assorbe ben il 60% dei

costi dell’assistenza sanitaria. Il costo viene valutato con tre metodologie: Il

metodo Coi (Cost-of-illness)3, o costo per patologie che valuta l’impatto

delle malattie croniche sul reddito nazionale tramite variabili quali la

fornitura di manodopera e i risparmi; il metodo del pieno reddito, che

3 http://www.sardegnasalute.it/index.php?xsl=313&s=36538&v=2&c=2954.

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calcola le perdite di benessere associate alle malattie in termini economici

ed, infine, il metodo COI che identifica misura e valorizza tutte le risorse

assorbite da una patologia in modo da determinarne non solo il costo totale

ma anche tutte le voci che concorrono a determinarlo. La gestione dei malati

cronici da parte dei sanitari richiede non poco coinvolgimento e dedizione:

le persone affette da patologie croniche devono fare i conti con tutta una

serie di problematiche associate alla disabilità che possono minacciare

l’identità personale. I sanitari devono continuamente tenere sotto controllo

la corretta adesione al regime terapeutico. Fallimenti nell’adesione al piano

terapeutico possono accelerare o sviluppare nuove complicanze. Le persone

affette da patologie croniche rimangono comunque i maggiori responsabili,

con le loro famiglie, della gestione quotidiana della loro cronicità. La

gestione della malattia cronica deve essere multidisciplinare: più figure

professionali ruotano attorno al malato cronico con lo scopo di offrire una

gamma completa di servizi necessari per la gestione a domicilio -Le

principali malattie croniche sono riportate nella tabella Eurostat 2011-

L’arma migliore che abbiamo contro le malattie croniche resta la

prevenzione e la promozione della salute, in quanto tutti possono ridurre in

modo significativo il rischio di sviluppare queste patologie semplicemente

adottando abitudini e stili di vita salutari.

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Tabella – Principali malattie croniche secondo Eurostat

CODICE DESCRIZIONE

1 Problemi alle braccia o alle mani

(incluse artriti e reumatismi)

2 Problemi alle gambe o ai piedi (si

includono anche artriti e reumatismi)

3 Problemi alla schiena o al collo (tra cui

artriti e reumatismi)

4 Cancro

5 Problemi alla pelle, tra cui reazioni

allergiche e gravi deturpazioni

6 Problemi al cuore , alla pressione

sanguigna o di circolazione

7 Problemi respiratori, inclusi asma e

bronchite

8 Problemi digestivi , allo stomaco , al

fegato o ai reni

9 Diabete

10 Epilessia

11 Gravi mal di testa , come l’emicrania

12 Difficoltà d’apprendimento

13 Ansia cronica

14 Depressione

15 Altri disturbi mentali, nervosi o

emotivi

16 Altre patologie progressive (HIV. SLA

, Morbo di Parkinson , Halzheimer)

17 Condizioni di salute o malattie che non

sono di lunga durata

Fonte: Eurostat, EU Labour Fource Survey ad hoc module on employment

of disabled people, 2011.

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1.3 I bisogni della Persona affetta da malattia cronica

Bisogno è una parola che ha molti significati: primo fra tutti quello

derivante dal franco bisunnia, che significa appunto «cura». Questo può

essere generalmente definito come uno stato di necessità che spinge

l’individuo a rapportarsi con l’ambiente al fine di colmarlo. Abraham

Maslow fu uno dei primi a sviluppare il concetto di “gerarchia dei bisogni”

divulgata nel suo libro Motivation and Personality4. Questa gerarchia a

forma piramidale è stata suddivisa in 5 livelli: Partendo dalla base si hanno i

bisogni fisiologici dell’individuo o primari come la fame, la sete, coprirsi, il

sonno, respirare e sopravvivere. Nel gradino superiore sono presenti i

bisogni di sicurezza, protezione e tranquillità. Fanno seguito, in gerarchia, i

bisogni sociali, come quello di appartenenza e accettazione, i bisogni di

stima, di prestigio e rispetto al vertice della piramide, il bisogno di

autorealizzazione. Nella definizione di salute dell’OMS si evince che i

bisogni indispensabili non sono legati alla mera, sopravvivenza, ma anche al

poter esprimere l’intelligenza e la libertà in una vita guidata da coscienza

responsabile. La definizione data nel 1986 rilevava il concetto di “salute”

come stato di potenziale benessere corrispondente alle caratteristiche fisiche

e biologiche, queste riserva che può definirsi buona, modesta o scarsa e

variabile a seconda dello stile di condotto. La salute viene quindi

considerata un mezzo per raggiungere un fine, una risorsa, che permette alla

persona di condurre una vita produttiva dal punto di vista individuale,

sociale ed economico, permettendole di condividere attivamente una

condizione cronica come descritto nel patto solidarietà cittadino.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità, per quanto concerne le patologie

croniche ha voluto mettere in risalto le conseguenze che esse portano

mediante la classificazione Internazionale delle menomazioni e delle

disabilità e handicap nel 1980; questa classificazione è stata utile per

programmare la prevenzione primaria, secondaria e terziaria e per

4 Abram H. Maslow ,Motivation and Personality, Brandeis University, LOGMAN 1970 (1. Ed., 1954)

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identificare i bisogni e la messa a punto di interventi concernenti l’ambiente,

fisico psicologico e sociale per valutare programmi riabilitativi.

Le condizioni croniche possono essere visualizzate attraverso il passaggio di

differenti fasi; queste comprendono problematiche psico-sociali.

È di sostanziale rilevanza tenere presente i diversi bisogni che ogni singola

persona esprime e il suo differente vissuto esperienziale: infatti non tutte le

condizioni croniche minacciano la vita e non tutti gli assistiti passano

attraverso tutte le fasi della malattia cronica5 nello stesso modo o nello

stesso ordine:

La prima fase detta di pretraiettoria è una fase che mira alla

prevenzione dei fattori di rischio e dei comportamenti modificabili;

In seguito con la fase della traiettoria si vede la comparsa dei sintomi

associati alla condizione cronica, inclusi periodi di lavoro

diagnostico; i bisogni principali in questa fase sono quelli di stabilità

ossia tenere sotto controllo il decorso della malattia e dei sintomi.

Nella seconda fase la gestione della malattia è incentrata sul

monitoraggio e l’incoraggiamento alla partecipazione di programmi

di screening sanitari a domicilio.

La fase successiva è caratterizzata dall’esacerbazione dei sintomi e

dallo sviluppo delle complicanze della patologia; i bisogni principali

sono quelli di sostegno e rinforzo all’educazione terapeutica.

La quinta fase è chiamata anche fase acuta: questa richiede

ospedalizzazione per la ricomparsa di sintomatologia grave; i

principali bisogni sono il sostegno emozionale della persona che ne è

affetta e dei familiari che le ruotano attorno.

La fase di crisi, ovvero la sesta, prevede situazioni che mettono in

pericolo la vita e che perciò richiedono trattamenti urgenti con

sospensione delle attività quotidiane fino al superamento della crisi

stessa; I bisogni in questa fase sono l’assistenza sanitaria diretta con

scopo di stabilizzare la persona.

5 Corbin, J.M. (1998). The Corbin and Strauss Chronic Ilness Trajectory Model: An update.Scholariy inquiry for

nursing pratice, 12(1), 33-41.

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La settima fase è quella di ritorno al recupero graduale ed imparando

a convivere con la disabilità per condurre una vita accettabile con

tutte le limitazioni che la malattia cronica può generare; i bisogni

principali riguardano la sfera riabilitativa.

La penultima fase, chiamata di declino, avviene un rapido e graduale

deterioramento delle condizioni che porta all’accentuazione delle

disabilità e delle difficoltà nella gestione e controllo dei sintomi;

questo richiede un maggior adattamento biologico alle alterazioni

delle attività di vita quotidiane: Essa richiede molta assistenza

domiciliare e di comunità. L’ultima fase è quella della morte: i

giorni che la precedono sono caratterizzati da graduale declino dei

processi corporei con disadattamento biologico e abbandono delle

attività di vita quotidiane. Capisaldi dell’ultima fase sono il sostegno

e l’assistenza diretta alla persona morente e ai suoi familiari.

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1.4 I sanitari e il Self Care nelle Malattie Croniche

La salute è un bene fondamentale per la persona e per la collettività; un

sistema equo ed efficace è essenziale, anche se non esclusivo, per garantire

la partecipazione alla vita sociale di tutti i cittadini e l’espressione delle loro

capacità individuali, nel rispetto del principio di eguaglianza delle

opportunità all’interno dell’intera collettività. La garanzia delle pari

opportunità di accesso al Servizio Sanitario Nazionale è l’elemento

fondamentale che ne determina la forma di finanziamento e i criteri di

organizzazione. Il finanziamento attraverso la fiscalità, la distribuzione dei

servizi e la gratuità al momento del consumo sono tre fattori fondamentali

(ancorché non sufficienti) per impedire che ogni sorta di barriera, sociale e

geografica, ostacoli l’efficacia al diritto della salute6. Molte condizioni di

morbosità, disabilità e mortalità prematura possono essere prevenute

attraverso l’adozione di stili di vita sani e positivi. L’assistenza sanitaria ed

in particolare quella infermieristica alla persona affetta da patologia cronica

è varia e si effettua in molti contesti: può essere di supporto oppure diretta.

L’erogazione dell’assistenza sanitaria può essere effettuata in cliniche, studi

medici, ospedali oppure, a seconda della gravità della patologia,

direttamente a domicilio.

L’infermiere come figura sanitaria si prende cura della persona affetta da

patologie croniche in modo plurivalente e in più contesti; questo tipo di

assistenza permette alle persone che ne necessitano di poter rimanere a casa

propria e condurre una vita pressoché normale, dopo l’episodio acuto di

malattia. Il Servizio Sanitario Nazionale garantisce percorsi assistenziali

nella propria abitazione alle persone non autosufficienti e in condizioni di

fragilità, affette da patologie in atto o esiti delle stesse: Tali cure consistono

in un insieme di trattamenti medici, infermieristici e riabilitativi necessari

per stabilizzare il quadro clinico, limitare il declino al fine di migliorare la

qualità della vita sono, generalmente, erogate dal comune di residenza della

6 La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce

cure gratuite agli indigenti (Cos. art. 32).

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persona e si integrano con prestazioni di assistenza a supporto della

famiglia.

Il bisogno della famiglia e della persona viene valutato e accertato con

strumenti idonei in ambito multi professionale e multidimensionale che

consentono la presa in carico dell’assistito, con la definizione poi di un

“Progetto di Assistenza individuale” detto PAI sociosanitario integrato. Il

PAI deve essere stilato raccogliendo tutte le informazioni possibili

sull’assistito, avvalendosi di strumenti quali le scale di valutazione

multidimensionali come, ad esempio, l’ADL7 (Activites of Daily Living,

scala di valutazione per l’indice di Autonomia nelle Attività di Vita

Quotidiana basata sulla valutazione dell’autonomia o dipendenza funzionale

dei pazienti nel fare il bagno, vestirsi, andare ai servizi, spostarsi, controllare

gli sfinteri e alimentarsi), Barthel e Braden8

(scala per la valutazione dei

fattori di rischio di compromissione dell'integrità cutanea ossia lesioni da

compressione, dette anche lesioni da decubito o LdD), osservando il

soggetto e la famiglia, condividendo le informazioni raccolte con l’equipe

multidisciplinare durante il briefing programmato e aggiornando il PAI

stesso costantemente, indicando, i bisogni, gli obiettivi, gli interventi, gli

indicatori e i tempi: tutto ciò avendo sempre presente il vissuto e la storia

passata dell’assistito. L’assistenza domiciliare è un servizio che rientra

pienamente nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) in grado di garantire

un continum di risposta sul territorio ai bisogni di salute, anche complessi,

delle persone non autosufficienti quali anziani, disabili ai fini della gestione

della cronicità e prevenzione delle disabilità. In base all’organizzazione

della ASL di appartenenza ogni soggetto che ne necessita riceverà le cure

domiciliari; tuttavia queste sono gestite e coordinate dal Distretto Socio

Sanitario (DSS) delle Aziende Sanitarie Locali (ASL). Una buona relazione

con il proprio medico di famiglia garantisce un’assistenza migliore, anche

se oggi proporre una cura non è quasi mai una semplice prescrizione di un

farmaco o un esame.

7.Katz TF. A.D.L. Activities of Daily Living. JAMA 1963;185:914

8 Braden e Bergstrom nel 1987 (Nursing Research 1987, jul-ago; 36 (4) : 205-10.

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Il termine cura non deve essere inteso solamente come un mezzo terapeutico

o delle prescrizioni mediche che hanno il fine di guarire una malattia, ma

anche come un indirizzo a sostenere il malato nel suo percorso tra i servizi

che operano nell’organizzazione sanitaria, tenendo conto della sua

individualità.

In ambito delle patologie croniche è di fondamentale importanza il rapporto

tra cittadino-malato-professionista-servizi, questo al fine di ottenere il pieno

soddisfacimento dei bisogni. Il 50% dei malati cronici che non partecipano

alla propria cura, o se la cura non è integrata in risposta ai loro bisogni,

smettono di aderire al piano terapeutico e ai programmi di controllo: ne

deriva che promuovere ed incoraggiare misure di prevenzione e sicurezza

oltre all’educazione all’auto cura cioè al Self Care è uno dei principali

obiettivi dei sanitari e, in modo particolare, dell’assistenza infermieristica.

Con l’espressione del Self-Care si fa riferimento ai concetti messi appunto

dalla teorica statunitense Dorothea Orem 9secondo la quale l’assistenza

infermieristica è rivolta principalmente a soddisfare i bisogni umani che

sono in relazione con la cura di sé.

In particolare la Orem indicava le norme igieniche che andavano seguite per

mantenere e migliorare la propria salute, e gli interventi sanitari primari che

la persona stessa e i suoi familiari potessero attuare; il ruolo infermieristico

è in rapporto alle capacità dell’uomo di autogestire la propria salute, quindi

limitare l’intervento infermieristico a particolari situazioni di bisogno. La

prevenzione dovrebbe iniziare e continuare per tutto l’arco della vita;

l’educazione degli assistiti e delle loro famiglie è importante ruolo

infermieristico: questo può fare la differenza nella capacità della persona e

della sua famiglia nell’adattarsi e nel fronteggiare le condizioni croniche.

Aumentare la consapevolezza dell’utente, favorendo il cambiamento delle

abitudini è l’obiettivo dell’educazione alla salute. L’autogestione è

considerata essenziale per un coping efficace nella malattia cronica: questo

9 Dorothea Orem (1914-2007) nasce a Baltimora. Diventata infermiera perfeziona la propria formazione a livello

universitario e nel 1945 assume le cariche di Direttrice della Scuola per Infermieri dell'Ospedale Providence e Direttrice del servizio infermieristico dell'Ospedale di Detroit.

Negli anni seguenti assume il ruolo di consulente per vari enti governativi. Dimessasi dall'Università continua la

propria attività come consulente privata di nursing e di formazione infermieristica.

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è un processo multidimensionale complesso che prevede quattro temi

essenziali:

Riconoscere i limiti creati dalla patologia e le alterazioni quotidiane

che questa crea.

Identificare le risorse individuali psicologiche, fisiche e mentali

disponibili per aiutare le persone a vivere bene: imparare a vivere

con una malattia cronica.

Bilanciare e pianificare le attività quotidiane in modo che la persona

possa tollerare il dolore o non aggravarne lo stato.

Durante l’intero processo l’infermiere identifica la capacità e le

potenzialità della persona: assistita e cerca di stimolare lo sviluppo

usando tutti i mezzi in proprio possesso -Dalla tecnologia, alle

competenze acquisite fino ad arrivare all’empatia - allo scopo di

creare autonomia e non dipendenza promuovendo la qualità della

vita rendendo l’utente, allo stesso tempo, fruitore e fautore della

cura: questo, in sostanza, il fine ultimo dell’autogestione.

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CAPITOLO II

LA GESTIONE DELLE PATOLOGIE

CRONICHE SUL TERRITORIO TOSCANO

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2.1 Struttura Socio-Sanitaria Toscana

Con la legge n. 84 del 28 dicembre 2015 Il servizio sanitario in Toscana ha

subito profonde riorganizzazioni. Dal 1° gennaio 2016 si sono formate tre

grandi Aziende Usl, una per ciascuna Area Vasta:

L’Azienda Usl Toscana centro, che racchiude Pistoia, Prato, Firenze

ed Empoli.

L’Azienda Usl Toscana nord-ovest, che racchiude l’ex Asl 1 di

Massa e Carrara, quella di Lucca, Pisa, Livorno e Viareggio.

L’Azienda Usl Toscana sud est, che comprende ex Asl di Siena,

Arezzo e quella di Grosseto.

La legge Regionale n. 22 dell’8 marzo 2000 ha definito il concetto di Area

Vasta: essa nasce con l’intento di ottimizzare funzioni di tipo

amministrativo e tecnico al fine di ridurre la spesa e impiegare le risorse

recuperate per progetti a maggior impatto sociale. Scopo dell’Area Vasta è

proprio quello di ottimizzare il ricovero ospedaliero, le prestazioni mediche,

fornire supporto di alta specialità ed emergenza, gestire più efficacemente

dati con particolare riguardo al diritto alla riservatezza del cittadino. L’Area

Vasta della Toscana nord occidentale comprende, oltre all’azienda Usl 1 di

Massa e Carrara, quella di Lucca, Pisa, Livorno, Viareggio e l’Azienda

Ospedaliera di Pisa. Le aziende sanitarie sono impegnate, con il concetto di

Area Vasta, nella collaborazione funzionale e organizzativa per assicurare ai

loro clienti prestazioni ospedaliere e specialistiche su criteri di efficacia

diagnostica e terapeutica comprovata. Con il Piano Regionale 2002-2004 si

dà vita alla sperimentazione della cosiddetta Società della Salute (SdS), una

società senza fini di lucro di cui sono titolari i Comuni e le Asl. La SdS ha

come obiettivo quello di promuovere l’innovazione organizzativa, tecnica e

gestionale nei servizi territoriali di Zona-Distretto e di coinvolgere le

comunità locali delle parti sociali e del terzo settore nell’individuazione dei

bisogni di salute della popolazione e la programmazione, organizzazione di

funzioni direzionali della Zona-Distretto. La Società della Salute ha

rappresentato e sta rappresentando una vera e propria innovazione per

l’organizzazione dell’assistenza a livello territoriale coinvolgendo le

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comunità locali allo scopo di soddisfare appieno i bisogni della salute della

persona tenendo conto delle risorse e dei consumi. Sul territorio toscano

sono presenti in questo momento 21 Società della Salute e 13 Zone-

Distretto senza SdS che devono ancora sottoscrivere la Convenzione socio

sanitaria.

L’atto fondamentale con cui le Società della Salute programmano i loro

obiettivi di salute e percorsi assistenziali sono i Piani Integrati di Salute, i

quali definiscono azioni attive e programmano soluzioni operative attivando

strumenti di controllo, monitoraggio e valutazione. Il distretto socio

sanitario ha subito col passare del tempo molte modificazioni del suo ruolo:

con il Piano Sanitario Regionale (PSR) 2002-2004 in Toscana è stata attuata

la Zona- Distretto, per ridurre il numero dei distretti ed evitare così

sovrapposizione di funzioni e confusione di ruoli; essi infatti sono passati da

56 a 34.

Le Zone-Distretto garantiscono, l’assistenza primaria, offrendo una sempre

una più alta risposta al bisogno di salute, in quanto questo ha subito una

radicale trasformazione, spostando il proprio baricentro sull’ambito

territoriale. Il Distretto ha funzioni anche di coordinamento tra attività

ospedaliere, territoriali e di prevenzione. La Toscana ha affidato le funzioni

della Zona-Distretto alla Società della Salute.

I dati ISTAT 10

nel 2012-13, messi a confronto con i dati della precedente

indagine condotta 7 anni prima confermano un aumento delle malattie

croniche in Italia. La percentuale di residenti con almeno una malattia

cronica grave è aumentata di circa un punto e mezzo percentuale: da 13,3

residenti su 100 nel 2005 a 14,8 su 100 nel 2012. Questo è da imputarsi

all’effetto combinato dell’aumento della prevalenza di malattie croniche

gravi negli uomini ultra-70enni e nelle donne ultra-75enni, ed al contestuale

invecchiamento della popolazione. L’aumento della prevalenza

standardizzata per età è più contenuto, passando da 14,6 residenti con

almeno una malattia grave su 100 nel 2005 a 14,9 nell’anno 2012.

10 https://www.ars.toscana.it/it/aree-dintervento/problemi-di-salute/malattie-croniche/news/2353-salute-in-tempo-di-crisi-i-dati-sulla-cronicita-in-italia-e-in-toscana.html

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In Toscana si osserva però un andamento in controtendenza, infatti la

percentuale di residenti con almeno una malattia cronica grave è

sostanzialmente stabile: da 14,1 residenti su 100 nel 2005 siamo passati a

14,0 su 100 nel 2012. La diminuzione è leggermente superiore se

consideriamo la prevalenza standardizzata: da 13,0 residenti su 100 nel

2005 a 12,8 su 100 nel 2012.

Si tratta di un dato molto positivo per la nostra regione, dove evidentemente

l’accresciuta longevità – tra le più alte in Italia, con un’aspettativa di vita di

80,1 anni per gli uomini e 85 anni per le donne (2010) non ha portato al

temuto aumento della prevalenza di malattie croniche gravi. Questo perché,

verosimilmente, la popolazione Toscana ha in generale stili di vita corretti

ed un sistema sanitario regionale efficiente.

Ciò nonostante, l’epidemia di malattie croniche continua a essere una

priorità di sanità pubblica infatti, a causa della particolare dinamica

demografica e del progressivo invecchiamento generale il numero assoluto

di cittadini affetti da almeno una malattia grave residenti in Toscana è

comunque aumentato, visto che all’aumentare dell’età aumentano anche le

malattie croniche gravi. Infine considerando le proiezioni demografiche al

2019 il numero di malati cronici è destinato ad aumentare ulteriormente.

Per quanto riguarda gli anziani, i dati preliminari dell’indagine multiscopo

Istat indicano inoltre un aumento delle disuguaglianze sociali nella salute:

sono il 30,2% (28,6% nel 2005) le persone ultra-65enni con risorse

economiche scarse o insufficienti che dichiarano di stare male o molto male,

percentuale che scende al 14,8% fra gli anziani con risorse economiche

ottime o adeguate (16,5% nel 2005). In particolare sono gli anziani del Sud

Italia il gruppo di popolazione più vulnerabile.

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21

11

12

11 https://www.ars.toscana.it 12 http://www.arpat.toscana.it/agenzia/strutture/aree-vaste

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2.2 Piano Sanitario Regionale 2008-2010

Il 16 luglio 2008 è stato deliberato il Piano Sanitario Regionale 2008-2010,

un piano “per la salute e una sanità di iniziativa”. Secondo il D.Lgs.

502/1992 (art. 1, comma 13), il Piano Sanitario Regionale rappresenta “il

piano strategico degli interventi per gli obiettivi di salute e il funzionamento

dei servizi per soddisfare le esigenze specifiche della popolazione regionale,

anche in riferimento agli obiettivi del Piano Sanitario Nazionale”. Questo

piano sanitario vuole essere un aggiornamento del precedente PSR 2005-

2007, nel quale si faceva riferimento al binomio efficacia-efficienza e

all’aumento della spesa sanitaria globale causato principalmente dall’

invecchiamento della popolazione, in quanto quella anziana tenderebbe a

essere una “grande consumatrice” di prestazioni sanitarie. Il Piano Sanitario

Regionale 2008-2010 ha come obiettivi:

L’introduzione di un unico documento di programmazione delle

attività di integrazione socio sanitaria e di forme alternative per la

gestione integrata dei servizi tra i Comuni e le Aziende sanitarie

locali tramite la Società della Salute;

La riduzione dei rischi nell’ambiente di vita e di lavoro con

particolare riferimento alle malattie connesse al clima e

all’inquinamento;

Migliorare la sostenibilità e la qualità del sistema sanitario pubblico

con politiche che rispondono meglio a quelli che sono i bisogni del

territorio e degli abitanti per ottenere un miglioramento della salute,

promuovendo stili di vita sani e prevenendo disabilità e non

autosufficienza, riqualificando anche il volontariato ed il terzo

settore per la promozione di politiche di salute sempre più efficaci e

diffuse nella comunità.

Altro obiettivo, e, forse quello più emblematico, quello che potremmo

chiamare “dalla medicina di attesa alla sanità di iniziativa”, che ha come

scopo il “ripensare” l’accesso ai servizi sanitari da parte dei cittadini in

un’ottica di equità, propria di un sistema universalistico. Per fare questo

occorre tener conto delle dinamiche demografiche, epidemiologiche, sociali

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ed economiche della Regione Toscana.

Lo sviluppo della sanità di iniziativa si basa su un nuovo modello

assistenziale per la presa in carico “proattiva” dei cittadini e su un nuovo

approccio organizzativo, che assume il bisogno, di salute prima

dell’insorgere della malattia o prima che essa si manifesti o si aggravi. Tale

processo riguarda in maniera integrata i percorsi ospedalieri, la presa in

carico del cittadino da parte del territorio, l’integrazione multidisciplinare

dei professionisti del SSR e la valutazione multidimensionale del bisogno;

con l’obiettivo di mantenere il livello di salute il più alto possibile.

Nella filosofia di adozione del modello, la prevenzione secondaria e

gli screening in particolare dovranno avere un ruolo primario nella

diagnosi precoce di molte patologie croniche. Il modello operativo prescelto

è il Chronic Care Model, basato sulla interazione tra il paziente, reso esperto

da opportuni interventi di formazione e di addestramento, ed il team

multiprofessionale composto da operatori socio sanitari, infermieri e MMG

che diventano quindi determinanti.

Le evidenze scientifiche dimostrano che i malati cronici, quando ricevono

un trattamento integrato e un supporto al self-management e al follow up,

migliorano e ricorrono meno alle cure ospedaliere.

Sulla base di esperienze realizzate in aziende sanitarie Toscane, il sistema

utilizza il lavoro integrato di diversi professionisti in modo da assicurare

la presa in carico e la continuità assistenziale (disease management).

Questo si basa su l’adozione di corretti stili di vita quali attività fisica,

corrette abitudini alimentari, viste non solo come strumento di prevenzione

ma anche come sussidio nella gestione della patologia e dell’ implemento

delle competenze nel team multiprofessionale. Altro scopo prefissato dall’

approccio integrato è far acquisire alle persone assistite quella capacità che

le mettano in grado di attuare un'adeguata autogestione (self care) della

propria patologia.

L'attuazione degli interventi assistenziali può avvenire presso il domicilio

del paziente o nell' ambulatorio del medico di famiglia, tramite un sistema

informativo centrato sul paziente, basato sulla gestione di liste dei pazienti

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stratificate per patologia o rischio da parte del medico di famiglia.

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2.3 Piano sanitario e Sociale Integrato 2012-2015

Il Consiglio Regionale della Toscana ha approvato, con deliberazione 5

novembre 2014 n. 91, il Piano Sanitario e Sociale Integrato Regionale 2012-

2015; Esso si prefigge, come piano strategico, interventi per gli obiettivi di

salute e il funzionamento dei servizi per soddisfare le esigenze specifiche

della popolazione regionale. Il piano sanitario e Sociale Integrato

rappresenta una sfida per la Toscana in quanto il periodo storico attuale è

molto complesso e in continua evoluzione. Le motivazioni che fanno così

significativo il Piano Sanitario e Sociale integrato Regionale, partono dal

concetto di salute dell’OMS come “stato di completo benessere fisico,

mentale e sociale e non meramente l’assenza di malattia o infermità”. Le

variabili che incidono sul concetto di salute espresso dall’Organizzazione

Mondiale della Sanità sono molte tra cui le dinamiche personali e

relazionali, sanitarie e sociali, economiche e culturali, genetiche ed

ambientali.

La popolazione Toscana ha caratteristiche di longevità e di aumento della

patologia croniche. Diverse sono le necessità che riguardano il nucleo

familiare ed una multiculturalità sempre più ricca; i sistemi familiari si sono

evoluti di pari passo alle loro esigenze: essi possono generare solitudine e

richiedono supporto per la gestione dei bimbi, degli anziani e, in generale,

delle persone in difficoltà. Nel Piano Sanitario e Sociale Integrato

Regionale si fa riferimento ad una “tempesta perfetta” che i sistemi sanitari

stanno affrontando in quanto questi devono fare i conti con diversi aspetti

Socio-Sanitari:

Il fenomeno dello “tsunami delle malattie croniche” che aumentano

a ritmo esponenziale da non essere spiegabile solo con il fattore

dell’invecchiamento fisiologico.

La “crescente domanda di salute” espressione di un fenomeno

generalizzato non sempre risolvibile con interventi sociali o sanitari,

che determina incapacità di adattamento ai cambiamenti da parte

della popolazione.

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Equità di accesso ai servizi con gap di salute tra i differenti gruppi

socio economici; le persone con bassa posizione sociale hanno

maggior esposizione a fattori nocivi, minor possibilità di

informazione, meno reazioni utili per farsi aiutare nella burocrazia

dell’organizzazione sanitaria.

La “variabilità nell’offerta dei servizi” dei percorsi attivati di

professionisti coinvolti in tre macro livelli di assistenza:

prevenzione, territorio e ospedale.

Il fattore “crisi economica finanziaria” e le ripercussioni che ha

avuto e che sta avendo sul nostro paese con drammatica riduzione

delle risorse destinate alle Regioni per il finanziamento del Sistema

Sanitario e Sociale.

il Piano Sanitario e Sociale Integrato Regionale 2012-2015 sottolinea

l’importanza della sanità di iniziativa “dall’attesa alla ricerca attiva,

mediante un sistema sanitario proattivo” che cerca le persone

attivamente e in modo differente per individuare ed arginare o eliminare

precocemente i problemi di salute della popolazione, al fine di ridurre il

rischio di malattia. Una delle leve da utilizzare nei prossimi anni è

proprio quella della riduzione, all’interno della popolazione, del divario

interno per rendere più efficaci gli interventi precoci sia in ambito

sociale che sanitario, valorizzando la necessità del lavoro in equipe nei

cosiddetti “moduli” ed assegnando al cittadino (consapevole e

informato), un ruolo attivo nell'alleanza terapeutica e preventiva.

L'attivazione di moduli in tutti i territori della regione ha aggiunto un

livello di copertura della popolazione assistita dai medici di famiglia

pari a circa 1\3 dei residenti ( 93 moduli, circa 950 medici di famiglia

per 1.100.000 cittadini ). Questi hanno avviato la presa in carico del

paziente con diabete e scompenso cardiaco e da aprile 2011, dei

pazienti con pregresso ICTUS\TIA e affetti da BPCO. Presso tutti i

moduli è stata posta particolare attenzione al counseling individuale e di

gruppo, finalizzato all'aumento della consapevolezza e all'auto-cura del

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paziente.

Dai primi risultati emersi si evince che : l'ospedalizzazione evitabile per

scompenso e BPCO si è ridotta rispettivamente del 2,28% e 14,27%, e

si è registrato un miglioramento netto negli indicatori di processo, tra i

quali un aumento di oltre 10% di pazienti diabetici con almeno una

misurazione di emoglobina glicata. Questo è da ritenersi un risultato,

seppur modesto, importante il quale confermerebbe il giusto percorso

scelto in ambito Sociale , Sanitario e Preventivo della Toscana.

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2.4 La Sanità di Iniziativa in Toscana

Uno degli obiettivi prioritari che il Servizio Sanitario Nazionale vuole

raggiungere è rappresentato dall’abbattimento dei tempi e delle liste di

attesa13

, fenomeno considerato come forte criticità dei moderni sistemi

sanitari . La domanda di salute da parte dei cittadini è fortemente cambiata

e di pari passo dovrebbe modificarsi anche l’offerta di prestazioni sanitarie

evitando così l’inapropiatezza sia delle domande che delle risposte poiché

esse sono da considerarsi limitate e non di immediata fruizione per tutti i

soggetti. L’importanza dell’integrazione tra Ospedale e Territorio è

necessaria al fine di ottenere un vero e proprio salto di qualità per un buon

funzionamento dei servizi. La gestione delle liste di attesa può trovare più

facile soluzione se si individuano degli strumenti e dei modi di

collaborazione di tutti gli attori: del sistema è ciò che si legge dal Piano

Nazionale per il Contenimento dei Tempi di Attesa 2006-2008. Agenas ,

l’agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali afferma che il problema

delle liste di attesa sia da imputare all’impatto organizzativo sul sistema

sanitario nazionale che richiede un impegno comune di Governo e Regioni

per garantire i Livelli Essenziali di Assistenza nel pieno diritto dei cittadini.

Per abbattere i tempi delle liste di attesa occorre trovare soluzioni più

efficaci per il loro governo, con la consapevolezza che non esistono

soluzioni semplici e univoche ma occorre mettere in atto azioni complesse

ed articolate. Il fenomeno dell’invecchiamento contribuisce all’incremento

costante delle prestazioni sanitarie. Le prestazioni pro capite delle fasce più

anziane sono quasi tre volte quelle della popolazione media. Dalle

dinamiche demografiche ed epidemiologiche della regione Toscana si

evince la tendenza all’invecchiamento della popolazione con il conseguente

aumento della rilevanza delle patologie croniche. Dall’analisi del profilo di

salute della regione rispetto ad alcune patologie croniche di grande rilevanza

emerge infatti, che:

150000 pazienti sono in trattamento con farmaci antidiabetici;

13 http://www.agenas.it/aree-tematiche/qualita/tempi-e-liste-di-attesa

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770000 pazienti sono in cura con farmaci antipertensivi;

55000 ultrasessantacinquenni sono affetti da scompenso cardiaco;

Circa 100000 ultrasessantacinquenni sono affetti da BPCO;

Ogni anno si verificano circa 11000 ictus cerebrali;

Circa il 9% degli ultrasessantacinquenni sono affetti da almeno 3

patologie croniche.

A fronte di questo scenario, diffuso a livello internazionale, altri sistemi

hanno adottato strategie di risposta basate sulla proattività della presa in

carico del cittadino, attraverso azioni di prevenzione, cura e assistenza a

livello di rischio del singolo e, sulla valorizzazione del ruolo del cittadino

stesso nel processo assistenziale. Il piano Sanitario Regionale (PSR) 2008-

2010, in linea con l’evoluzione organizzativa dei sistemi sanitari

internazionali, ha posto tra gli obiettivi strategici del triennio lo sviluppi

della “sanità di iniziativa”, ovvero di un modello assistenziale che –

integrando quello classico della “medicina di attesa”, disegnato sulle

malattie acuta- sia in grado di assumere il bisogno di salute prima

dell’insorgere della malattia o prima che essa si manifesti o si aggravi e di

gestire la malattia stessa in modo che non si aggravi rallentandone il

decorso, garantendo al paziente interventi adeguati e differenziati in

rapporto al livello di rischio.

Attraverso la delibera del 03-11-2008 N.894 la Regione Toscana ha

approvato l’attuazione della sanità di iniziativa a livello territoriale e per la

gestione dei percorsi “territorio-ospedale-territorio”, la scheda descrittiva

dei ruoli professionali, con particolare riferimento ai medici di famiglia , a

quelli di comunità e agli infermieri. La delibera inoltre raccomanda di

adottare il modello assistenziale indicato sul Piano Sanitario Regionale

2008-2010 del Chronic Care Model, e dell’ancora più evoluto, Expanded

Chronic Care Model: Elaborato dal Mac-Coll Istitute for Healthcare

Innovation di Washington (USA); questo modello sintetizza gli elementi

fondamentali per la transizione della medicina d’attesa ad un sistema nel

quale il trattamento di casi acuti è integrato nella gestione proattiva della

cronicità, anche attraverso interventi di supporto all’auto cura e alla

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valorizzazione delle risorse della comunità. In Toscana alla fine 2014 più

del 50% dei Medici di Medicina Generale hanno aderito alla Sanità di

Iniziativa questi sono raggruppati in moduli; un modulo è l’unità elementare

del progetto, essi rappresentano le aggregazioni funzionali dei Medici di

Medicina Generale (MMG) su una popolazione di circa 10000 assistiti.

Ogni medico ha il compito di coordinare il proprio modulo dove, all’interno

opera un team multiprofessionale costituito dal MMG, infermieri e OSS.

L’ infermiere e l’OSS sono dipendenti ospedalieri opportunamente formati .

La sede del modulo è rappresentata dall’ambulatorio del MMG. Le attività

svolte ed i percorsi sono registrati nell’opportuna cartella clinica

informatizzata del MMG. I primi moduli della Sanità di Iniziativa in

Toscana sono stati avviati nel 2010 ed avevano come obiettivo il controllo

di 4 patologie croniche (ALLEGATO 1):

Lo scompenso cardiaco;

La Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO);

L’Ictus;

Diabete di tipo II.

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2.5 Il Chronic Care Model

Con Piano Sanitario Regionale 2008-2010 in Toscana si è voluto

sperimentare il Chronic Care Model (CCM): questo rappresenta un modello

di assistenza medica dei pazienti che hanno sviluppato malattie croniche. Il

modello CCM è stato sviluppato dal professor Wanger e i suoi colleghi del

McColl Istitute for Healthcare Innovation, in California. Il Sistema mira al

miglioramento della condizione dei/delle malati/malattie croniche e

suggerisce un approccio di tipo “proattivo” tra il personale sanitario e i

pazienti stessi, nel quale quest’ultimi diventano parte integrante del

processo assistenziale. Le prove iniziali su cui si basa il CCM sono da

imputarsi ad una revisione fatta per migliorare gli interventi delle varie

popolazioni di malati cronici, essi hanno dimostrato un netto miglioramento

della salute grazie all’educazione del paziente ed erogandoli mediante un

team-based pianificato con l’uso di registri per migliorarne il contenuto

informativo. Oggi il CCM è un approccio ampliamente adottato per

migliorare quelle che sono le cure ambulatoriali, negli ultimi decenni in

tutto il mondo la valutazione e le prove di efficacia organizzativa hanno

mostrato come il CCM sia in grado di migliorare la cura del paziente

portandolo ad un migliore stato di salute. Gli interventi utilizzati con il

Chronic Care Model hanno prodotto delle evidenze sui costi totali, nelle

risorse impiegate e nel controllo della malattia specialmente nei pazienti

diabetici. Tuttavia occorre tempo per verificare l’effettivo risparmio

derivante da questo modello Sanitario.

Il fine del CCM è:

Migliorare l’assistenza sanitaria ai pazienti cronici, tenendo conto

delle risorse che una comunità possiede come ad esempio gruppi di

volontariato, gruppi di aiuto, centri per anziani autogestiti;

La nuova gestione delle malattie croniche entrata a far parte della

priorità degli erogatori e dei finanziatori dell’assistenza sanitaria così

da garantire e premiare la qualità dell’assistenza.

Rendere il cittadino protagonista indiscusso ed attivo dell’autocura e

dei processi assistenziali;

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L’adozione delle linee guida basate sull’evidenza, allo scopo di

fornire gli standard per un’assistenza ottimale ai malati cronici

La struttura del team assistenziale (MMG, Infermiere ed OSS) deve

modificarsi , in base al tipo di paziente e alle acuzie. Il MMG tratta i pazienti

acuti ed interviene nei pazienti cronici più complessi. La figura

dell’infermiere formata in modo da organizzare e supportare l’autocura dei

pazienti ed assicurare la programmazione e svolgimento del follow-up dei

pazienti. Le visite programmate sono uno degli aspetti più significativi della

nuova organizzazione secondo il CCM.

I sistemi informativi computerizzato offrono funzioni di supporto alle linee

guida e feedback per i medici, mostrando i loro livelli di performance nei

confronti degli indicatori delle malattie croniche ed i registri di patologia

per pianificare la cura individuale dei malati.

In Toscana, ad un anno dall’inizio della sperimentazione del Chronic Care

Model si sono già potuti vedere i primi risultati. Il Forum Risk Management

di Arezzo ha sottolineato come un campione 1500 persone affette da diabete

cronico, selezionati casualmente tra quelli assistiti da medici di famiglia

CCM, confrontandoli con 1500 residenti nella ASL di Arezzo che utilizzano

terapia antidiabetica orale, assistiti da medici di famiglia non CCM. I

risultati di questo studio dimostrano come pazienti con condizioni socio-

economiche peggiori adottino stili di vita più adeguati e percorsi terapeutici

migliori se i medici di famiglia seguono le indicazioni CCM.

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33

2.6 L’Expanded Chronic Care Model in Toscana

La personalizzazione delle cure è e sta diventando sempre più una priorità in

medicina.

La complessità bio-psico-socio-ambientale dell’individuo non è

controllabile con un approccio riduzionistico; occorre pertanto un

cambiamento epistemologico di tipo sistemico. Questo è quanto affermato

dal Professor Christian Pristipino, Cardiologo Unità Cure personalizzate

(Cu.Per.) Ospedale S. Filippo Neri di Roma.

Pazienti che convivono ogni giorno con patologie croniche richiedono

sempre più una cura personalizzata, per la persona, che sia appropriata e che

tenga conto degli aspetti unici dell’individuo stesso. Il Chronic Care Model,

per rispondere al crescente bisogno di personalizzazione delle cure, è stato

aggiornato dall’organizzazione sanitaria no profit Kaiser Permanente

U.S.A con l’implementazione della cosiddetta stratificazione del rischio14

che porta, di conseguenza, ad una personalizzazione dell’intervento a

seconda dei differenti livelli di rischio.

Il CCM Expanded tiene conto del ruolo intrinseco che i determinanti sociali

della salute hanno nell’influenzare l’individuo, la comunità e in generale la

salute della popolazione. L’Expanded Chronic Care Model ha lo scopo di

facilitare la comprensione di come la cura del singolo individuo si inserisca

all’interno del concetto di salute di un’intera popolazione. Mentre il

Chronic Care Model rappresenta un sistema di tipo individuale, il CCM

Expanded include il concetto che la comunità e il singolo individuo siano

interconnessi ed in continuo scambio di risorse ed idee. Il CCM espanso ha

quattro aree di intervento:

14 Filippo Ottani, Stratificazione del rischio delle sindromi coronariche acute, CEPI,2006,pp1

La stratificazione del rischio è un concetto fondamentale che, nonostante sia stato studiato approfonditamente,

presenta ancora numerosi aspetti da chiarire e necessita di un’applicazione più diffusa e più consapevole nella pratica clinica. Gli scopi della stratificazione del rischio, se applicata correttamente, sono molteplici. In primo

luogo, essa consente un triage efficace del paziente. In secondo luogo, una stratificazione adeguata permette di

stabilire quali pazienti devono essere trasferiti in un centro di terzo livello, presso il quale possono essere sottoposti a procedure più complesse che richiedono maggiori risorse. In terzo luogo, vi è il problema

dell’allocazione delle risorse stesse, cioè della loro idonea distribuzione in base alle reali necessità del territo- rio e

delle strutture interessate. Infine, non meno rilevanti sono gli aspetti connessi con una corretta informa- zione del paziente e dei suoi familiari.

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34

Self-Management Support: Il supporto al cliente e alla sua famiglia

all’auto cura, per acquisire conoscenze, abilità e motivazioni nella

gestione della propria cronicità, fornendo gli strumenti necessari;

Delivery System Design: Le attività cliniche ed assistenziali devono

essere integrate e rafforzate da interventi programmati di follow-up,

sulla base della specifica patologia cronica in funzione del profilo di

rischio dei pazienti.

Decision Support: Consiste nell’utilizzo di linee guida basate sulle

evidenze scientifiche, mirate a fornire al cliente cronico l’ottimale

assistenza; esse devono essere in costante aggiornamento e devono

tener conto della realtà locale e di audit del team multidisciplinare;

Clinical Information Systems: Questi devono essere in grado di

fornire alcune fondamentali funzioni quali: un’Alert Sistem cioè un

sistema che aiuti il team a rispettare le linee guida; un sistema di

feedback per i medici di medicina generale riguardo ai loro livelli di

performance rispetto agli indicatori delle malattie croniche; un

sistema di raggruppamento dei pazienti per patologie (“registri di

patologia”)e di stratificazione per il profilo di rischio all’interno di

un determinato gruppo; un sistema di monitoraggio e valutazione

degli interventi individuali realizzati.

Con il parere 37/2008 del 9 settembre, la Regione Toscana implementa

l’Expanded Chronic Care Model, la versione più evoluta nella quale il

paziente è calato in una più ampia dimensione della comunità e dove gli

aspetti clinici considerati dal medico di famiglia siano integrati da quelli di

sanità pubblica, quali la prevenzione primaria collettiva e l’attenzione ai

determinanti di salute. Il team multiprofessionale è alla base dell’Expanded

Chronic Care Model ed in particolare i medici di medicina generale

(MMG), quelli di comunità e gli infermieri.

Con la delibera n°1231 di riorganizzazione del sistema sanitario toscano del

28 dicembre 2012 vi è una chiara indicazione sul ruolo fondamentale che ha

l’assistenza sul territorio nel modello del ECCM; i medici di medicina

generale e le guardie mediche devono essere “vicini alla salute” dei cittadini

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ed evitare il riscorso improprio all’ospedale: questi rappresentano un

tassello fondamentale per la razionalizzazione del Servizio sanitario

Regionale collaborando per una corretta appropriatezza nell’area farmaco-

diagnostica a fronte della ricetta elettronica.

Con l’accordo collettivo nazionale con la Medicina Generale e della legge

n189/2012 vengono istituite nella regione toscana le AFT e le UCCP;

AFT: rappresentano raggruppamenti di medici di medicina generale

che garantiscono l’erogazione delle prestazioni a livello territoriale

coordinando le spese e budget di spesa. In ogni AFT è presente un

medico coordinatore che si interfaccia con l’azienda sanitaria per il

governo delle cure primarie sul territorio ed i rapporti con

l’ospedale. Nella Toscana sono presenti circa 100 AFT; ogni AFT ha

un bacino di circa 30000 abitanti ed è costituita da circa 20-25

medici di medicina generale (MMG) e 5-6 di continuità

assistenziale.

UCCP: Rappresentano aggregazioni multiprofessionali di cui fanno

parte i medici di medicina generale insieme agli infermieri,

assistenti sociali ed altri specialisti. L'UCCP si sviluppa in strutture

quali: Presidio distrettuale integrato, Casa della Salute (SDS),

Strutture di volontariato, strutture provenienti dal privato,

cooperative mediche, strutture comunali o comunque pubbliche.

Oltre ai medici di famiglia devono essere presenti: personale infermieristico,

personale amministrativo, medici specialisti e assistenti sociali.

Il medico di famiglia all'interno della UCCP, eroga le prestazioni previste

dai LEA ed eroga assistenza sanitaria e diagnostica di 1°livello anche al fine

di ridurre accessi impropri al pronto soccorso: Inoltre mette in atto i principi

del chronic care model (CCM) tipo expanded, con la presa in carico globale

del paziente cronico ed effettua tutte le attività tipiche della prevenzione

primaria e secondaria.

Le Case della salute in Toscana si sono sviluppate con la delibera

n.1235/2012: esse sono state progettate con l’intento di essere ben

identificabili per il cittadino mediante il logo ad esse dedicato,

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36

rappresentante una semplice sagoma di una casa blu, con all’interno la

scritta: “Casa della salute” ed i simboli della Regione Toscana e del Servizio

Sanitario Regionale. Le Case della Salute funzionano come un grande

ambulatorio in cui è possibile ricevere i seguenti servizi sociosanitari:

Medicina e pediatria di famiglia;

Guardia medica (continuità assistenziale);

Attività infermieristica;

Prelievi ematici, vaccinazioni;

CUP;

Attività amministrativa;

Segretariato sociale;

Volontariato.

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15

15 Barr VJ, Robinson S, Marin-Link B, Underhill L, Dotts A, Ravensdale D, Salivaras S. The expanded chronic

care model: An integration of concepts and strategies from Population Health Promotion and the Chronic Care

Model. Healthcare Quarterly 2003; 7(1), 73–82.

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CAPITOLO III

LA GESTIONE DEL CHRONIC CARE

MODEL NELLA REALTA’ LUNIGIANESE

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3.1 L’Arruolamento dei Pazienti nel Modulo Alta Lunigiana

Con la Delibera n650 del 05 luglio 2016 la regione Toscana ha approvato il

progetto sulla nuova sanità di iniziativa, con l’implementazione di tre nuovi

target di pazienti da sviluppare all’interno delle Aggregazioni funzionali

territoriali (AFT) dei Medici di medicina generali.

I target prevedono la presa in carico degli assistiti complessi, ovvero a più

alto rischio di ricoveri ripetuti per condizioni croniche effettivamente ancora

suscettibili di cure territoriali che vedono coinvolto l’intero team

multiprofessionale.

Questa delibera sottolinea come l’ARS svolgerà un ruolo ancora più

centrale nell’identificare e arruolare attraverso dati del Sistema Informativo

sanitario regionale l’elenco degli utenti complessi, che verrà

successivamente revisionato dal MMG che ne definirà l’eleggibilità degli

stessi.

Le modalità di arruolamento degli utenti cronici avviene all’interno dei

percorsi per la specifica patologia. La modalità di arruolamento Lunigianese

16rispecchia quella Toscana. I “metodi” per l’arruolamento sono

essenzialmente quattro:

Il Medico di medicina generale (MMG) individua tra i propri

assistiti quelli con le caratteristiche per la gestione del team nei

livelli erogabili, proponendo il percorso diagnostico terapeutico al

cliente previo consenso. Il MMG indirizza quindi il paziente allo

Medico specialista per la definizione del quadro clinico-funzionale.

Una volta chiesto il consulto il MMG individua il livello di gestione

e intervento più opportuno.

16 La Lunigiana è una regione storica divisa tra due province e due regioni amministrative. All’estremo nord della

Toscana si trovano l’alta e la media Lunigiana, nella provincia di Massa Carrara, mentre la bassa Lunigiana è situata in provincia della Spezia, lungo l’ultimo tratto del fiume Magra.

la Lunigiana può essere individuata in Toscana nei paesi dell’alto e medio corso del Magra: Aulla, Bagnone,

Casola in Lunigiana, Comano, Filattiera, Fivizzano, Fosdinovo, Licciana, Mulazzo, Podenzana, Pontremoli, Tresana, Villafranca in Lunigiana, Zeri, e in Liguria nei comuni nella bassa val di Magra: Castelnuovo Magra,

Ortonovo, Santo Stefano Magra, Sarzana sulla sponda sinistra e Arcola, Vezzano Ligure e Ameglia sulla sponda

destra. A livello amministrativo. La Lunigiana è composta solamente dai comuni toscani.

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Il medico specialista individua, tra i clienti che accedono allo

specifico reparto i pazienti stabilizzati che vengono avviati al MMG

(gestione del team CCM) e, in occasione dell’accesso del paziente,

propone il percorso e lo invita a recarsi dal MMG (modulo CCM)

per la presa in carico.

Ogni specialista che rilevi la presenza di sintomatologia tipica della

malattia cronica ed in base alle caratteristiche della persona arruolata

segnala direttamente il paziente al MMG (modulo CCM) e/o al

medico specialista. A sua volta il MMG la indirizza allo specialista

per la definizione del quadro clinico funzionale finalizzata alla

successiva individuazione da parte del MMG del livello di gestione

ed intervento;

Lo specialista medico di comunità del Servizio per la comunità

ospedale territorio (medico del servizio territoriale per le dimissioni

programmate) attivato dalle Unità Operative ospedaliere alla

dimissione dei soggetti le cui caratteristiche rientrano in determinate

condizioni sono segnalati direttamente al MMG e/o Infermiere

(modulo CCM).

Prima della fase di arruolamento, occorre, identificare i pazienti, mediante

l’individuazione a seconda della patologia cronica a partire dagli archivi del

MMG. Una volta individuati si procede ad arruolarli, l’arruolamento

avviene attraverso “l’invito”, tramite contatto diretto o telefonico, ad un

incontro informativo presso l’ambulatorio del MMG o nel modulo nel quale

saranno esposti obiettivi e tempi del progetto e sarà acquisita l’adesione al

progetto e/o al percorso assistenziale mediante sottoscrizione del consenso

informato da parte del paziente. I professionisti coinvolti nell’ambito

dell’arruolamento sono il MMG e L’infermiere.

Una parte fondamentale dell’arruolamento dei pazienti è rappresentata dal

Consenso con il quale l’assistito entra nel Progetto regionale: “Dalla

medicina d’attesa alla sanità d’iniziativa”. Nel documento è espressamente

chiarito il contesto in cui la Toscana come regione adottante il CCM lavora

per limitare l’insorgenza o l’aggravamento delle malattie croniche

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migliorando la qualità assistenziale. Il consenso esplica chiaramente che

l’assistenza erogata è fornita da un team di multiprofessionale qualificato

come ad esempio Medici di famiglia, e infermieri. Tutto questo nel pieno

rispetto della riservatezza e dei diritti 17

dell’utente.

17 Decreto legislativo 196/2003(Codice sulla protezione dei dati personali), legge regionale 40/2005(Disciplina del

Servizio sanitario regionale) per le finalità istituzionali nel rispetto della normativa vigente in materia di

protezione dei dati personali.

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3.2 Il concetto di Empowerment

In Toscana, con l’avvento della sanità di Iniziativa e con l’adozione del

modello assistenziale del Chronic Care Model, si pone l’accento sul

processo di gestione e di controllo della salute del cittadino. Esso mediante

l’aderenza, e l’empowerment e al coinvolgimento attivo (reso più informato

con opportuni interventi di formazione e addestramento) mira alla

stabilizzazione di legami e all’utilizzo di risorse per la prevenzione,

l’educazione e il controllo della sua salute ed in particolare delle malattie

croniche.

In senso generale il concetto di empowerment indica secondo Israel B. e al.

La capacità delle persone di meglio comprendere e controllare le forze

personali, scoiali, economiche e politiche che determinano la loro qualità

della vita con lo scopo di migliorarla. Esistono essenzialmente tre modelli di

empowerment:

- L’empowerment individuale: cioè la piena coscienza dell’individuo

sul controllo della sua vita, e sulle sue decisioni personali, in questo

caso si pone l’accento sulla rappresentazione positiva di sé stessi o

delle proprie competenze personali. L’empoeerment individuale

include lo sviluppo individuale delle risorse e delle competenze

collettive necessarie all’azione sociale.

- L’empowerment come organizzazione, cioè costituita da membri che

condividono l’informazione e il potere cooperando per il

raggiungimento di obiettivi definiti in comune.

- L’empowerment come comunità, nella quale gli individui e le

organizzazioni utilizzano assieme le loro competenze e le loro

risorse per soddisfare i rispettivi bisogni aiutandosi reciprocamente.

L’empowerment al paziente è di tipo individuale e si cerca di svilupparlo

attraverso l’educazione dello stesso affinché partecipi alle cure ed abbia una

migliore qualità della vita. Molti sono gli articoli in letteratura che

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analizzano il concetto di empowerment; ad esempio Kar S.B.et al. 18

lo

definisce come un processo attraverso il quale gli individui, le comunità e le

organizzazioni rafforzano il loro potere sui soggetti e sui problemi che li

riguardano.

In ambito ospedaliero gli elementi che definiscono un processo di

empowerment secondo Via P.S. et Salyer J19

. sono:

Processo di aiuto;

Partnership che prenda in considerazione gli altri e se stessi;

Presa di decisione condivisa che utilizzi le risorse, le opportunità e

l’autorità;

Libertà di effettuare delle scelte e di accettare delle responsabilità.

Mackintosh N. 20

ridefinisce il concetto di empowerment, come self-

empowerment: ossia, come approccio di educazione alla salute in cui fa

capo la centralità dell’individuo il cui scopo è il facilitare la presa di

decisione, sviluppando una miglior stima ed immagine di sé. Questa nova

definizione parte, secondo Mackintosh, dallo sviluppo delle motivazioni

individuali e delle proprie capacità in modo da essere in grado di

identificare i propri bisogni di salute e di agire per soddisfarli. Mackintosh

analizza l’empowerment del paziente come risultato di un’educazione alla

salute ed il modo in cui gli infermieri praticano questa, indipendentemente

dal luogo in cui la esercitino e dalla tipologia di paziente.

18 Kar S.B. et al., (1999), Empowerment of women for health promotion: a meta analysis, Social Science &

Medicine, 1999, 49, pp 1431 – 1460. 19 Via P.S. et Salyer J., (1999), Psychosocial self-efficacy and personalcharacteristics of veterans attending a diabetes education program, The Diabetes Educato, September/October 1999, Vol.25.n. 5, pp 727 – 737. 20 Mackintosh N., (1995), Self-empowerment in health promotion: a realistic target? British Journal of Nursing,

1995, Vol. 4, n.21, pp 1273 –1278

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Self- Empowerment secondo Mackintosh N.

Valutazione del Self-empowerment Scopo del Self-empowerment

Acquisizione delle competenze di

vita.

Promuovere convinzioni e

attitudini che permettano di

rinunciare a una ricompensa

immediata per un beneficio più

importante

Sviluppo delle attitudini a prendere

decisioni (aiuto a smettere di fumare).

Sviluppo della fiducia in sé.

Sviluppo delle competenze necessarie

per fare scelte e mettere in atto un

progetto di salute.

Accrescere il controllo interno e

la stima di se e sviluppare

competenze sociali come

capacità di auto-affermarsi.

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45

3.3 I PDTA

Il SSN negli ultimi anni ha visto una graduale e costante crescita del peso

dei servizi territoriali, sia dal punto di vista delle risorse investite che dal

punto di vista dell’offerta di servizi. In Toscana l’assistenza territoriale

fonda i suoi principi sulla presa in carico stabile del paziente per la cura

della cronicità; a questo proposito l’ASL garantisce l’organizzazione dei

servizi per la presa in carico nei percorsi diagnostico terapeutici assistenziali

(PDTA) e la verifica dell’andamento del progetto attraverso il Modulo,

mediante i medici di comunità. I percorsi assistenziali sono comparsi in un

periodo relativamente recente, insieme all’affermarsi della manager care. I

primi percorsi assistenziali si ispirarono alla tecnica dei critical pathways

21(percorsi critici) usata nel mondo industriale per ottimizzare i tempi di

lavoro.

I dati ricavati dai PDTA sono inviati a unità specializzate per la patologia

cronica specifica e all’azienda sanitaria che, a sua volta, li riferisce alla

regione.

In Toscana i moduli hanno avviato la presa in carico dei pazienti con diabete

di tipo II, scompenso cardiaco e da aprile 2011, dei pazienti con pregresso

ictus/TIA e affetti da BPCO; I PDTA nascono per migliorare la presa in

carico del bisogno di salute del malato, nel rispetto dei vincoli di

conoscenza, risorse e organizzazione. Essi hanno lo scopo di:

Avere un’oggetto unitario conducente con la condizione di salute del

cittadino o un problema di salute del malato;

Essere la somma di processi eterogenei sanitari ed assistenziali di

prevenzione, diagnosi, trattamento e follow-up.

Proporre una specifica sequenza di attività e comportamenti,

condivisa con la comunità dei portatori di interesse, che i

professionisti sono chiamati a svolgere.

Valutare nella loro interezza o in specifici sotto processi i risultati di

efficacia ed efficienza delle interfacce operative della presa in carico

21 Morosini e Perraro, 2001, alla voce Diagramma di Gantt e PERT.

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del paziente o dei pazienti interessati dal medesimo bisogno di tutela

di salute.

In Alta Toscana i PDTA contengono protocolli periodici, differenziati in

base al rischio individuale, in occasione dei quali viene eseguito il

counseling e il supporto al self management. Le prestazioni specialistiche

programmate dovrebbero essere prenotate es erogate al di fuori dei normali

canali CUP e con modalità innovative. I PDTA possono essere estesi sia a

livello ospedaliero che a livello territoriale; essi possono essere considerati

“strumenti” che mirano ad un percorso in progressione che propongono di

garantire:

La riproducibilità delle azioni;

L’uniformità delle prestazioni

La riduzione dell’evento straordinario;

Lo scambio di informazioni e la comprensione dei ruoli, consentendo

un costante adattamento alla realtà specifica e una verifica costante

degli aggiornamenti e dei miglioramenti.

I PDTA vogliono rappresentare la contestualizzazione delle linee guida

intese come "raccomandazioni di comportamento clinico, elaborate

mediante un processo sistematico, con lo scopo di assistere medici e

pazienti nel decidere quali siano le modalità assistenziali più appropriate in

specifiche situazioni cliniche”22

; relative ad una patologia o una

problematica clinica, nella specifica realtà organizzativa di un’azienda

sanitaria. Questi sono da considerarsi modelli locali che, sulla base delle

linee guida e in relazione alle risorse disponibili consentono un’analisi degli

scostamenti tra situazione attesa e quella osservata. Nella realtà Lunigianese

non sono ancora presenti dei percorsi diagnostico terapeutici assistenziali;

questa è una grande criticità per l’Expanded Chronic Care Model. In attesa

di una stesura ufficiale dei PDTA Aziendali, più figure professionali

collaboranti tra cui l’infermiere hanno redatto un vademecum e protocolli

per la gestione delle patologie trattate.

22 Institute of Medicine. Guidelines for Clinical Practice. From Development to Use. Washington DC: National

Academy Press, 1992

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47

3.4 Gli Indicatori di Salute

Il Diritto alla salute ha visto negli ultimi anni la modifica delle strategie

sanitarie e le conoscenze della pratica medica. Il “rinnovamento

riformatore”, così definito dall’ARS Toscana (L'Agenzia regionale di sanità

della Toscana (ARS) è un ente di consulenza e supporto scientifico in

ambito socio-sanitario sia per la Giunta che per il Consiglio regionale),

richiede non solo il coinvolgimento di professionisti e manager sanitari, ma

anche attori politici, economici, oltre che cittadini e istituzioni.

Con la Global Reference List of 100 core Health Indicators,

l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) propone un nuovo strumento

standardizzato e condiviso per fotografare in modo obiettivo e sintetico lo

stato di salute a livello nazionale e globale e seguirne nel tempo i

cambiamenti: la lista degli indicatori è stata messa a punto da un gruppo di

lavoro che ha iniziato la sua attività nel settembre del 2013.

In Toscana la banca dati MaCro ha il compito di riassumere tutti i dati

presenti nel database dell’ARS riguardo alle patologie croniche, utilizzando

degli algoritmi documentati in letteratura allo scopo di trasformare dati

apparentemente disordinati in informazioni meglio utilizzabili. Sul portale

informatico mARSupio troviamo le informazioni sotto forma di indicatori

delle principali malattie croniche:

- Diabete;

- Insufficienza cardiaca;

- Pregresso Ictus;

- Cardiopatia Ischemica;

- BPCO;

- Demenza;

- Parkinsonismo.

Sul portale sono anche -terapeutiche presenti gli indicatori di adesione alle

Linee Guida Diagnostico (Diabete mellito, cardiopatia ischemica, pregresso

ictus, BPCO, insufficienza cardiaca e ipertensione).

Gli indicatori presenti nella banca dati MaCro possono essere utilizzati per:

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- Stimare la prevalenza di alcune patologie croniche;

- Stimare i livelli di adesione alle linee guida diagnostico terapeutiche

per la gestione delle patologie croniche.

Dai dati aggregati che si ricavano si hanno informazioni utili per la

descrizione del profilo di salute, per la programmazione dei servizi, il

monitoraggio dei progetti di innovazione e miglioramento e valutazione

dell’efficacia dei suddetti.

Prevalenti MaCro per diabete mellito su residenti in Toscana d´età 16+ -

numero prevalenti, popolazione residente, prevalenza grezza e

standardizzata per età, IC95% (x 1.000) - 2015

RESIDENZA Anno 2015 Anno 2010

Prevalenti Popolazione

Residente

Prevalenti Popolazione

Residente

AUSL 1 -

Massa e

Carrara

14757 176678 13396 180621

Lunigiana 3979 45663 3528 46859

Apuane 10778 131015 9868 133762

Asl Nord

Ovest 90714 1123799 80806 1130321

Regione

Toscana 251047 3260420 219222 3261548

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49

Prevalenti MaCro per BPCO su residenti in Toscana d´età 16+ - numero

prevalenti, popolazione residente, prevalenza grezza e standardizzata per

età, IC95% (x 1.000) – 2010/2015

RESIDENZA Anno 2015 Anno 2010

Prevalenti Popolazione

Residente

Prevalenti Popolazione

Residente

AUSL 1

Massa e

Carrara

15054 176678 13430 180621

Lunigiana 4576 45663 4382 46859

Apuane 10478 131015 9048 133762

Asl Nord

Ovest 74525 1123799 61769 1130321

Regione

Toscana 204538 3260420 167158 3261548

Prevalenti MaCro per pregresso ictus su residenti in Toscana d´età 16+ -

numero prevalenti, popolazione residente, prevalenza grezza e

standardizzata per età, IC95% (x 1.000) – 2010/2015.

RESIDENZA Anno 2015 Anno 2010

Prevalenti Popolazione

Residente

Prevalenti Popolazione

Residente

AUSL 1

Massa e

Carrara

2727 176678 2037 180621

Lunigiana 718 45663 525 46859

Apuane 2009 131015 1512 133762

Asl Nord

Ovest 14598 1123799 10454 1130321

Reg Toscana 45406 3260420 33562 3261548

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50

Prevalenti MaCro per cardiopatia ischemica su residenti in Toscana d´età

16+ - numero prevalenti, popolazione residente, prevalenza grezza e

standardizzata per età, IC95% (x 1.000) – 2010/2015

RESIDENZA Anno 2015 Anno 2010

Prevalenti Popolazione

Residente

Prevalenti Popolazione

Residente

AUSL 1

Massa e

Carrara

10991 176678 11278 180621

Lunigiana 3571 45663 3747 46859

Apuane 7420 131015 7531 133762

Asl Nord

Ovest 61372 1123799 62219 1130321

Regione

Toscana 171061 3260420 171223 3261548

Indicatore casa della salute-struttura , comune, numero medici con

ambulatorio all’interno - 201523

ZONA COMUNE CASA DELLA

SALUTE

MMG

Lunigiana Aulla Aulla 4

Lunigiana Villafranca in

Lunigiana

Villafranca 3

Apuane Massa Massa Centro 5

Apuane Montignoso Montignoso 8

Apuane Carrara Carrara Centro 8

23 https://www.ars.toscana.it/it/portale-dati-marsupio-dettaglio.html?codice_asl=9000

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51

Indicatori casa della salute- struttura, comune, numero medici con

ambulatorio all’interno- 2014

ZONA COMUNE CASA DELLA

SALUTE

MMG

Apuane Aulla Aulla 4

Apuane Villafranca in

Lunigiana

Villafranca 3

Lunigiana Montignoso Montignoso 8

Lunigiana Carrara Carrara Centro 7

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52

CAPITOLO IV

L’EFFICACIA DELL’INFERMIERE NEL

CHRONIC CARE MODEL

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53

4.1 L’infermiere all’interno del Chronic Care Model

Dell’indagine

24svolta nel 2013 all’interno della Sanità di Iniziativa Usl 9

della Regione Toscana emergono importanti risultati sul ruolo

Infermieristico all’interno del Chronic Care Model. Lo Studio si prefiggeva

di raccogliere informazioni su un campione di 640 utenti affetti da patologie

croniche (70% diabete e 15% altre patologie trattate) equamente distribuito

tra maschi e femmine, suddivisi in classi di età, mediante un questionario.

Dall’indagine è emerso come la figura dell’infermiere sia di sostanziale

importanza e come ricopra un ruolo fondamentale. Dallo studio condotto

emerge che:

Il 95% della popolazione in studio sa che può rivolgersi alla figura

dell’infermiere per avere informazioni in merito alla propria

patologia cronica;

Il ruolo dell’infermiere emerge anche come colui che contatta

telefonicamente l’assistito, ricorda visite periodiche e controlli da

effettuare.

La metà del campione sostiene di conoscere le complicanze legate

alle proprie patologie grazie alle spiegazioni fornite dal personale

infermieristico;

Per l’80% dei soggetti in studio l’infermiere è un punto di

riferimento per le problematiche di salute; più dell’83% dei soggetti

si sente rassicurato e sostenuto anche quando incontra l’infermiere

senza il medico;

In generale l’85% dei pazienti affetti da scompenso cardiaco

riferisce che grazie all’incontro con l’infermiere ha acquisito una

maggior consapevolezza sulla gestione della propria malattia.

Questo studio identifica come la figura dell’infermiere sia un punto di

riferimento per gli utenti affetti da patologie croniche. L’infermiere nella

24IPASVI / ECM / Rivista L'Infermiere / Rivista L'Infermiere N°6 - 2015 / Expanded Chronic care model come

supporto all'autocura. L'esperienza dell'Azienda Usl 9 di Grosseto nell'ambito della sperimentazione toscana - Rivista l'Infermiere N°6

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54

modalità di approccio prevista dall’Expanded Chronic Care Model (ECCM)

si inserisce nel contesto territoriale, sia a livello ambulatoriale che

domiciliare, prevedendo meglio obiettivi condivisi tra i professionisti e la

persona presa in carico.

Il crescente fenomeno del self-care del paziente, suggerisce una maggior

valorizzazione multidisciplinare che sappia rispondere maggiormente alla

multidimensionalità delle patologie croniche, che si rivolgono sempre più al

concetto di responsabilizzazione25

del paziente, all’autocura e

l’empowerment26

.

La recente organizzazione territoriale della Regione Toscana 27

offre

l’opportunità di contestualizzare al meglio il contributo dei diversi attori,

valorizzando il ruolo degli infermieri che realizzano interventi adeguati al

contesto:

- Operando prevalentemente a domicilio;

- Aiutando le persone nel processo di adattamento ed autogestione

delle malattie croniche e della conseguente disabilità;

- Contribuendo all’accesso al sistema in rete dei servizi territoriali di

cure primarie, al collegamento con i vari soggetti e le varie risorse di

comunità;

- Contribuendo a garantire la continuità assistenziale nell’ambito del

domicilio o delle strutture residenziali o semiresidenziali,

collaborando strettamente con i diversi professionisti coinvolti ed in

particolare modo con i Medici di Famiglia.

La continua evoluzione del progetto sanità di iniziativa insieme ai modelli

organizzativi nell’ambito delle cure primarie implicano, specialmente in

ambito domiciliare, una logica di proattività dell’assistenza infermieristica,

considerando il luogo di vita delle persone come l’ambito preferenziale in

cui interagire per perseguire gli obiettivi di salute dei singoli e delle

famiglie.

25 http://www.provinz.bz.it/news/it/news.asp?news_action=4&news_article_id=522927 26 http://www.osdi.it/Uploads/EasyCms/OSDI%20volume%208%20-%20DEFINITIVO_78198.pdf 27 Delibera n 650 del05/07/2016. Sanità d'iniziativa - Approvazione indirizzi per l'implementazione del nuovo

modello.

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55

4.2 Gli Outcome Infermieristici nel Chronic Care Model

Definire quali sono i risultati di un modello assistenziale non è poco

complesso quando, nell’erogazione dei servizi, sono coinvolti molti

professionisti. Una tra le più grandi sfide infermieristiche è rappresentata

dal misurare gli esiti e l’efficacia di quanto svolgono. Definire un set di esiti

infermieristici è importante, e permette di:

Documentare i cambiamenti dello stato dei pazienti che dipendono

dagli infermieri;

Attivare strategie per migliorare gli esiti nelle realtà;

Progettare strumenti di documentazione dell’assistenza focalizzati

sugli esiti da perseguire;

Sviluppare comportamenti di caring per rendere concrete la

personalizzazione delle cure e la presa in carico del paziente;

Sostenere i direttori dei servizi nella definizione delle risorse, per

superare l’intangibilità del caring.

Per nursing Outcomes (esiti infermieristici) si intende una condizione, un

comportamento o una percezione misurabile del paziente o della sua

famiglia concettualizzata come variabile e largamente influenzata “da” o

“sensibile “alle cure infermieristiche28

. Gli esiti sensibili all’infermieristica

possono anche essere definiti come i cambiamenti misurabili nella

condizione del paziente, attribuiti alla cura infermieristica ricevuta.29

L’assistenza infermieristica non deve essere intesa come l’esito degli

infermieri (nurses outcomes), ma un trattamento da cui dipendono alcuni

effetti. Questo comprende tutti gli esiti, dai comportamenti professionali,

alle azioni tecniche, relazionali ed educative.

28 IOWA Outcomes Project Nursing Outcomes classification. Background and use. In: Nursing Outcomes

classification (NOC) 2nd Edition. St. Louis: Mosby, 2000.

29 Donabedian A. The definition of quality and approaches to its management. Vol. 1. Explorations in quality

assessment and monitoring. Ann Arbor, Michigan: Health Administration Press.

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56

Needleman et al30

. definisce in maniera differente gli esiti infermieristici:

Impatto degli infermieri sui pazienti;

Esiti sensibili all’infermieristica: -risultati e complicanze associate

alla capacità degli infermieri di realizzare il proprio lavoro-

Abilità tecniche (sistema di performance).

Le Teoriche dell’infermieristica avevano già contribuito a individuare alcuni

esiti dell’assistenza alla persona:

TEORICHE ESITI

Florence

Nightingale

esiti sulla mortalità e morbilità

Dorothy

Johnson

esiti sulla tensione e disconfort al fine del

raggiungimento di un equilibrio interiore;

Virginia

Henderson

Esiti sull’indipendenza

Dorothy Orem Azione autonoma e responsabile del paziente

Hildegard

Peplau

esiti sullo sviluppo della personalità e massima

produttività

Madeleine

Leininger

esiti sul benessere individuale o di gruppo e la qualità

congruente dell’autocura;

Imogene King esiti sulla qualità della vita e risultati raggiungibili,

salute del singolo, del gruppo e della società.

American

Nurses

Association

Benessere del paziente

Callista Roy Essere integrati e sviluppare processi di vita positivi e

30 Needleman J, Kutzman E, Kizer K. Performance measurement of nursing care. State of the care and current

consensus. Med Care Res Rev 2007; 64: 10-43S.

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57

schemi di funzionamento

Jean Watson Armonia tra mente corpo e spirito. Autocoscienza,

auto rispetto, auto cura e auto guarigione.

Janice Morse Esperienza soggettiva e risposta fisiologica

Betty Newman Stabilità del sistema e benessere ottimale.

Fonte: modificato da Neale NJ. Patient Outcomes: a matter of

perspective. Nursing Outlook 2001; 49: 93-9.

Attualmente gli esiti legati al ruolo degli infermieri 31

riprendono la

prospettiva delle teoriche dell’infermieristica. Gli infermieri promuovono

l’autocura, sviluppano e potenziano le abilità residue dei pazienti

contribuendo al loro benessere.

Gli outcome dovrebbero essere espressi in termini positivi e riguardare le

dimensioni coerenti al ruolo degli infermieri. Il personale infermieristico è

in grado di influenzare il processo di adattamento e di autogestione alla

malattia. Bolton et 32

al, hanno dimostrato come, ad esempio, si abbia una

miglior percezione della qualità delle cure e del benessere, quando i

pazienti sono gestiti da un adeguato numero di infermieri. Per un utente

cronico, ad esempio, la dimissione con una Barthel di 50(punteggio da 0 a

100 dove 100 esprime la massima autonomia) può essere un risultato

eccellente se quel paziente è stato ricoverato con una Barthel di 50 ed è

rimasto a letto per alcuni giorni per un’importante riacutizzazione, in quanto

l’indice è rimasto invariato nonostante il periodo di allettamento.

Gli interventi infermieristici all’interno del ECCM (Expanded Chronic Care

Model) sono specifici per ogni malattia cronica.

31 Irvine DD, Sidani S, Keatings M et al. An empiri- call test of the Nursing Role Effectiveness Model. J Adv Nurs

2002; 38: 29-39.

32 Bolton LB, Aydin CE, Donaldson N, Brown DS, Nelson MS, Harms D. Nurse staffing and patient perceptions

of nursing care. J Nurs Adm 2003; 33: 607-14.

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58

In generale questi vedono:

La proattività del richiamo dei pazienti;

Predisposizione della cartella integrata, somministrando il consenso

e raccogliendolo;

Eseguire l’anamnesi infermieristica individuando il caro giver;

Gestione dei dati raccolti con verifica della compliance dell’utente al

percorso e la aderenza alla terapia;

Eseguire follow up dei parametri vitali

Favorire il “patient empowerment” per l’autogestione della malattia;

Effettuare educazione alla salute sugli stili di vita corretti;

Effettuare monitoraggio dei comportamenti corretti dal punto di

vista alimentare.

Eseguire accertamenti di follow up di competenza (rilevazione stato

psicologico, ansia, depressione etc.).

La rilevazione condotta in Regione Toscana conferma i risultati in

letteratura sull’efficacia del Chronic Care Model.

Dal documento33

sulla Sanità di iniziativa in Toscana si evince che : il 72%

dei pazienti con un’età maggiore di 65 anni che soffre di diabete o di

scompenso cardiaco da circa 11 anni dichiara prevalentemente di avere una

percezione del proprio stato di salute soddisfacente, molto buona o

eccellente. L’88% dei pazienti dichiara di avere fiducia nella figura

dell’infermiere. Durante la visita di controllo l’infermiere del modulo lavora

per aumentare l’empowerment del paziente. Questa indagine ha inoltre

permesso di monitorare i principali outcome prodotti dal nuovo approccio

assistenziale.

33 Il documento riporta in sintesi i risultati del progetto per l'attuazione della sanità d'iniziativa a livello territoriale di cui alla DGR 716/2009 evidenziati attraverso studi di impatto effettuati dall'Agenzia Regionale di Sanità ed

indagini di soddisfazione svolte dal Laboratorio Management e Sanità della Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa

nei confronti degli utenti e dei medici di medicina generale.

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59

In particolare si osserva che:

Il 63% dei pazienti è in grado di gestire meglio la propria malattia;

Il 67% è più informato è ha osservato dei benefici sulla propria

salute;

L’86% ha osservato un miglioramento dell’assistenza.

Alcune analisi di approfondimento mostrano un’associazione positiva tra

attività di informazione e monitoraggio dello stato di salute e gli outcome

dell’assistenza. In particolare, i pazienti che riportano di essere più informati

e saper gestire al meglio la malattia a casa sono anche i pazienti che

riportano una più alta percentuale di informazioni ricevute e attività di

monitoraggio svolte durante i colloqui con l’infermiere.

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60

CAPITOLO V

LO STUDIO

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61

5.1 INTRODUZIONE

Con il progetto della Sanità di Iniziativa in Lunigiana è stato avviato un

processo di evoluzione organizzativa sanitaria mediante l’implementazione

di modelli assistenziali come il Chronic Care Model ( Piano Sanitario

regionale 2008-2010) a supporto delle persone affette da patologie croniche

all’interno di strutture sanitarie denominate Moduli che rappresentano le

aggregazioni funzionali nelle quali operano e cooperano team

multiprofessionali costituiti da Medici di Medicina Generale, infermieri e

OSS.

Sulla base di tali evoluzioni che hanno determinato notevoli cambiamenti

sia a livello sociale, territoriale e sanitario, sono state formulate due

Survey, elaborate con l’aiuto del Dott.re Michele Calabrese (IPASVI BAT)

e del Coordinatore delle attività tecnico-pratiche del corso, Dott.ssa Stefania

Sannazzaro con l’idea di quantificare l’aspetto percettivo ed emozionale

avvertito dagli infermieri e i medici di Medicina Generale, il loro

coinvolgimento e la soddisfazione rispetto all’implementazione del modello

organizzativo a distanza di tre anni.

.

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62

5.2 OBIETTIVI DELLO STUDIO

L’obiettivo dello studio è quello di misurare il grado di percezione degli

infermieri, e dei Medici di Medicina Generale inseriti all’interno del

Chronic Care Model, per la presa in carico del paziente cronico.

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5.3 QUESTIONARIO

La metodologia utilizzata nello studio è il questionario, validato e già

utilizzato in altre regioni d’Italia pioniere del progetto in oggetto (ad

esempio la Puglia),

Livello di trattamento dati: distribuzione di due questionari compilati sulla

base di quanto previsto dall'art. 106 del decreto legislativo 30 giugno 2003,

n. 196, recante il Codice in materia di protezione dei dati personali ai sensi

del rispetto del Codice in materia di protezione dei dati personali (Art.4

Codice di deontologia e di buona condotta per i trattamenti di dati personali

per scopi statistici e scientifici).

Sono stati somministrati 2 questionari, previa autorizzazione da parte del

Direttore U.O Assistenza Infermieristica di Comunità e Sanità Pubblica

dell’Azienda USL 1 Massa Carrara Dr. Paolo Galoppini.

1. La Survey somministrata ai Medici di Medicina Generale è costituita

da 5 item e prevede una sezione in cui si analizza l’importanza che

il MMG dovrebbe avere nel fare comprendere all’utente /paziente la

multidisciplinarietà e l’importanza dei rapporti con altre figure

professionali: integrazione Multiassiale.

2. La Survey somministrata agli Infermieri è costituita da 14 item e

prevede:

Una sezione in cui si analizza l’educazione del paziente alla pratica

Self-Terapy

Una sezione dedicata al CCM

Una sezione sulle competente e centralità del paziente

Una sezione sul Self Control del paziente

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64

5.4 MATERIALI E METODI

Disegno

Il disegno utilizzato nello studio è il survey cross-sectional, nel periodo che

va dal 3 ottobre al 17 ottobre 2016

Ambiente

Moduli della Sanità di Iniziativa USL Toscana Nord-Ovest (Zona Alta-

Media Lunigiana)

Il Campione

Il campione in studio è rappresentato:

n° 13 Infermieri inseriti nel Modulo della Società della Salute

Toscana Nord Ovest (Zona Lunigiana)

n°30 Medici di Medicina Generale Modulo della Società della Salute

Toscana Nord Ovest (Zona Alta-Media Lunigiana)

Il campionamento è rappresentato da:

n°12 Infermieri inseriti nel Modulo della Società della Salute

Toscana Nord Ovest (Zona Lunigiana)

n°11 Medici di Medicina Generale Modulo della Società della Salute

Toscana Nord Ovest (Zona Alta-Media Lunigiana)

Il campionamento è di tipo non probabilistico e di convenienza.

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65

5.5 ANALISI STATISTICA

L’elaborazione dei dati è stata effettuata dapprima in modalità descrittiva e

successivamente inferenziale per ricavare i dati affini all’obiettivo.

Per l’elaborazione dei dati e la posa in essere su grafici è stato utilizzato il

code-book con Excel. Su medesimo supporto di lavoro dapprima è stato

strutturato il dataset ove sono stati messi i dati che successivamente sono

stati elaborati e interpretati. Per il calcolo matematico è stata utilizzata la

funzione dedicata del data-base Excel, soprattutto per la verifica di alcuni

valori calcolati in un primo momento con metodo tradizionale e calcolatore.

I caratteri statistici presi in esame hanno preveduto il carattere qualitativo

ordinato, con l’ausilio della scala Likert.

1 2 3 4 5

Per nulla Poco Abbastanza Molto Moltissimo

Risposte possibili a seconda del grado di coinvolgimento del Professionista

I dati raccolti, che sono stati divisi in due ampie linee, possiamo riassumerli:

a) in una analisi squisitamente qualitativa (colonna “quanto ritiene che

sia importante?”), enfatizzando un modello di customer

satisfaction;

b) in una analisi squisitamente quantitativa (colonna “qual è il suo

grado di coinvolgimento?”).

È stato significativo intraprendere uno studio secondo la metodologia di

analisi univariata, ove si sono accostate come coppie di variabili gli

infermieri, indicati con il simbolo “A” e i medici indicati con il simbolo

“B”. La domanda che è stata scelta e per la quale è stata fatta la verifica

indaginosa è stata quella che, a seguito delle ricerche bibliografiche e a

seguito dei modelli organizzativi del sistema di domiciliarizzazione delle

cure sanitarie, è la punta dell’ iceberg e apre a riflessioni manageriali,

pratiche e di integrazione multidisciplinare.

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METODOLOGIA BOX PLOT

Survey MMG

La domanda: “far comprendere all’ utente l’importanza di mantenere

rapporti con gli operatori sanitari.” dell’Area dell’integrazione

Multidisciplinare-Multiprofessionale-Centralità del Paziente

Il data set organizzato è stato il seguente:

UNITA’ SODDISFAZIONE GENERE (medico)

1 3 B

2 4 B

3 4 B

4 4 B

5 4 B

6 4 B

7 4 B

8 5 B

9 5 B

10 5 B

11 5 B

L’informazione contenuta nella tabella precedente è stata sintetizzata con

una tabella strutturata per fornire le distribuzioni di frequenza

Punteggio di

soddisfazione

Frequenza

assoluta

Frequenza

relativa

Frequenza

percentuale

1 0 0:11=0 0%

2 0 0:11=0 0%

3 1 1:11=0.09 9%

4 6 6:11=0.54 54%

5 4 4:11=0.37 37%

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Costruzione del Box-Plot

q1 4

min. 3

mediana 4

max. 5

q3 5

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68

METODOLOGIA BOX PLOT

Survey Infermieri

La domanda: “partecipare, e/o monitorare e analizzare gli aspetti etici

correlati all’assistenza e a problemi a carattere multiprofessionale

e multiculturale.” dell’ AREA CHRONIC CARE MODEL

Il data set organizzato è stato il seguente:

L’informazione contenuta nella tabella precedente è stata sintetizzata con

una tabella strutturata per fornire le distribuzioni di frequenza

UNITA' SODDISFAZIONE GENERE (infermiere)

1 3 A

2 3 A

3 3 A

4 3 A

5 3 A

6 4 A

7 4 A

8 4 A

9 4 A

10 4 A

11 5 A

12 5 A

Punteggio di

soddisfazione

Frequenza

assoluta

Frequenza

relativa

Frequenza

percentuale

1 0 0:12=0 0%

2 0 0:12=0 0%

3 5 5:12=0.42 42%

4 5 5:12=0.42 42%

5 2 2:12=0.16 16%

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69

Costruzione del Box-Plot

Q1 3

MIN 3

MEDIANA 4

MAX 5

Q3 4

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70

5.6 RISULTATI OTTENUTI BOX PLOT

Dall’analisi degli elaborati distribuiti è emerso che bisognerebbe potenziare

l’informazione la sensibilizzazione dei professionisti della salute al

cambiamento sanitario in quanto le cure e l’assistenza si sta spostando

dall’ospedale al territorio.

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CAPITOLO VI

RISULTATI

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72

RISULTATI

Dall’analisi dei dati raccolti sulla percezione degli Infermieri e dei MMG,

concernente la presa in carico del paziente cronico nell’ambito

dell’Expanded Chronic care Model, emerge che:

il 53% dei Medici di Medicina Generale, rispetto alle attività che svolgono

ordinariamente nel loro ambito lavorativo, dimostrano un elevato

coinvolgimento nell’integrazione multidisciplinare-multiprofessionale e

nella centralità del paziente, il 33% è molto coinvolto, il 13% abbastanza

coinvolto mentre solo il 1% si sente poco coinvolto. Inoltre la maggioranza

dei MMG (53%) crede che sia rilevante far comprendere all’utenza

l’importanza dei rapporti con altre figure professionali, il 27% lo ritiene

molto importante, il 16% abbastanza, mentre solo il 2% lo considera poco

importante.

Il 58% del personale infermieristico si considera coinvolto al massimo nel

processo di educazione terapeutica al paziente, il 36% si considera molto

coinvolto, mentre solo il 6% si considera abbastanza coinvolto.

L’86% degli infermieri ritiene sia importantissima la self-terapy dell’utente,

l’11%la considera molto importante, mentre solo il 3% abbastanza.

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Per quanto riguarda le attività che gli infermieri svolgono ordinariamente

nell’ambito del Chronic Care Model è emerso che: il 46% si sente molto

coinvolto in questo modello organizzativo, il 32% si sente coinvolto al

massimo, il 15% si sente abbastanza coinvolto, il 3% poco coinvolto,

mentre solo il 4% non si sente coinvolto.

Il 73% degli infermieri ritiene che sia importantissimo il CCM nell’ambito

lavorativo, il 17% ritiene sia molto importante, l’8% abbastanza ed il 2% si

divide tra il “poco” e il “per nulla” importante.

Per quanto riguarda le competenze e lo snellimento della pratica medica, il

64% del personale infermieristico si sente coinvolto al massimo, il 28% si

sente molto coinvolto, il 5% abbastanza coinvolto, mentre solo il 3% non si

sente coinvolto. Il 78% degli infermieri ritiene importantissimo lo

snellimento della pratica medica, il 22% ritiene sia molto importante.

Gli infermieri rispetto al loro ambito lavorativo ritengono molto importante

il Self Control del paziente ed il loro grado di coinvolgimento nella sua

attuazione. Infatti l’88% si sente coinvolto al massimo, l’8% molto e il 4%

abbastanza; il 92% degli infermieri lo ritiene importantissimo e l’8% molto

importante.

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75

Survey MMG

Macro Area dell’integrazione Multidisciplinare-

Multiprofessionale-Centralità del Paziente

DOMANDA 1

Dall’analisi dei dati relativi al far comprendere da parte dei MMG all’utente

l’importanza di mantenere rapporti con gli operatori sanitari è emerso che:

Il 54% dei MMG si sente molto convolto nel far comprendere

all’utente l’importanza di mantenere rapporti con gli operatori

sanitari, il 37% è particolarmente coinvolto, mentre solo il 9% si

sente poco coinvolto.

Il 64% dei MMG considera come massima importanza far

comprendere all’utente i rapporti con gli operatori sanitari , il 27%

afferma che sia molto importante mentre solo il 9% abbastanza

importante.

0 0 9%

54%

37%

0 0 9%

27%

64%

0%10%20%30%40%50%60%70%80%90%

100%

PER

NU

LLA

PO

CO

AB

BA

STA

NZA

MO

LTO

MO

LTIS

SIM

O

PER

NU

LLA

PO

CO

AB

BA

STA

NZA

MO

LTO

MO

LTIS

SIM

O

Qual è il suo grado dicoinvolgimento?

Quanto ritiene siaimportante?

Far comprendere all’ utente l’importanza di mantenere rapporti con gli operatori sanitari.

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76

DOMANDA 2

Alla domanda di quale sia il grado di coinvolgimento e quanto ritenga che

sia importante richiedere e offrire consulenze ad altri professionisti (sanitari-

tecnici- amministrativi) e ad altre figure professionali, il campione dei

MMG si è così suddiviso:

Riguardo al grado di coinvolgimento il 46% dei MMG afferma di

avere il massimo grado di coinvolgimento, il 36% afferma di essere

molto coinvolto; ed il restante 18% si divide tra l’abbastanza ed il

poco.

Riguardo al grado di Importanza, il 46% ritiene che abbia la

massima importanza, Il 27% che sia molto importante, Il 18% ritiene

che sia abbastanza importante e Il 9% ritiene che sia poco

importante.

0 9% 9%

36% 46%

0 9%

18% 27%

46%

0%10%20%30%40%50%60%70%80%90%

100%

PER

NU

LLA

PO

CO

AB

BA

STA

NZA

MO

LTO

MO

LTIS

SIM

O

PER

NU

LLA

PO

CO

AB

BA

STA

NZA

MO

LTO

MO

LTIS

SIM

O

Qual è il suo grado dicoinvolgimento?

Quanto ritiene siaimportante?

Richiedere e offrire consulenza ad altri

professionisti (sanitari- tecnici- amministrativi) e

ad altre figure professionali.

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77

DOMANDA 3

Dall’analisi dei dati relativi al fondare solide relazioni e comunicazioni tra

l’infermiere e l’utente per i MMG è emerso che:

Il 55% dei MMG si sente coinvolto al massimo nel fondare

solide relazioni e comunicazioni tra utente e infermiere, il 18% è

molto coinvolto, mentre solo il 27% si sente abbastanza

coinvolto.

Il 72% dei MMG si divide tra l’abbastanza ed il moltissimo

(16% abbastanza e 16% moltissimo) nel considerare importante

il fondare solide relazioni e comunicazioni tra utente e

infermiere, mentre il 28% ritiene sia molto importante.

0 0

27% 18%

55%

0 0

36% 28%

36%

0%10%20%30%40%50%60%70%80%90%

100%

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MO

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SIM

O

Qual è il suo grado dicoinvolgimento?

Quanto ritiene siaimportante?

Fondare una solida relazione e comunicazione tra infermiere e utente.

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78

DOMANDA 4

Dall’analisi dei dati relativi al ricevere informazioni sugli utenti

dall’infermiere, per i MMG è emerso che:

Il 64% dei MMG si sente coinvolto al massimo nel ricevere

informazioni sugli utenti dall’infermiere, il 27% è molto

coinvolto, mentre solo il 9% si sente abbastanza coinvolto.

Il 55% dei MMG da al ricevere informazioni sugli utenti

dall’infermiere il massimo grado di importanza, mentre il 36%

ritiene sia molto importante e solo il 9% pensa sia abbastanza

importante.

0 0

9%

27%

64%

0 0

9%

36%

55%

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

90%

100%

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O

Qual è il suo grado dicoinvolgimento?

Quanto ritiene siaimportante?

Ricevere informazioni sugli utenti dall’infermiere.

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79

DOMANDA 5

Dall’analisi dei dati relativi alla partecipazione/ monitoraggio, degli aspetti

etici correlati all’assistenza e a problemi a carattere multiprofessionale e

multiculturale per i MMG è emerso che:

Il 64% dei MMG si sente coinvolto al massimo, il 27% è molto

coinvolto, mentre solo il 9% si sente abbastanza coinvolto.

Il 64% dei MMG ritiene importantissimo la partecipazione e/o il

monitoraggio e l’analisi degli aspetti etici correlati all’assistenza e a

problemi a carattere multiprofessionale multiculturale, il 27% ritiene

che sia molto importante, mentre solo il 9% solo abbastanza.

0 0 9%

27%

64%

0 0 9%

27%

64%

0%10%20%30%40%50%60%70%80%90%

100%

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O

Qual è il suo grado dicoinvolgimento?

Quanto ritiene siaimportante?

Partecipare, e/o monitorare e analizzare gli aspetti etici correlati all’assistenza e a problemi a

carattere multiprofessionale e multiculturale.

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Survey INFERMIERI

Macro Area Educazione- Addestramento alla Self-Terapy

(Educazione Terapeutica)

DOMANDA 1

Dall’analisi dei dati relativi alle attività infermieristiche per la messa in atto,

in caso di politerapia, e strategie necessarie per aiutare l’utente ad assumere

i farmaci è emerso che:

Il 50% degli infermieri si sente coinvolto al massimo e l’altro 50% è

molto coinvolto.

Il 92% degli infermieri ritiene importantissima la messa in atto, in

caso di politerapia, e strategie necessarie per aiutare l’utente ad

assumere i farmaci e l’8% lo ritiene molto importante.

0% 0% 0%

50% 50%

0% 0% 0% 8%

92%

0%10%20%30%40%50%60%70%80%90%

100%

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Qual è il suo grado dicoinvolgimento?

Quanto ritiene siaimportante?

Mettere in atto, in caso di politerapia, le strategie necessarie per aiutare l’utente ad assumere i

farmaci.

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81

DOMANDA 2

Dall’analisi dei dati relativi alle attività infermieristiche sull’educazione

dell’utente riguardo gli effetti collaterali che potrebbero manifestarsi a

seguito della terapia è emerso che:

Il 58% degli infermieri si sente coinvolto al massimo, il 34% si

sente molto coinvolto, mentre solo l’8% è coinvolto abbastanza.

Il 75% degli infermieri ritiene importantissima l’educazione

dell’utente riguardo gli effetti collaterali che potrebbero

manifestarsi a seguito della terapia, il 17% ritiene sia molto

importante mentre solo l’8% lo considera abbastanza importante.

0% 0% 8%

34%

58%

0% 0% 8%

17%

75%

0%10%20%30%40%50%60%70%80%90%

100%

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Qual è il suo grado dicoinvolgimento?

Quanto ritiene siaimportante?

Educare l’utente riguardo degli effetti collaterali che potrebbero manifestarsi a seguito della

terapia.

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82

DOMANDA 3

Dall’analisi dei dati relativi all’aiutare l’utente ad interpretare i cambiamenti

nei sintomi e ad usarli per modificare farmaci e azioni è emerso che:

Il 67% degli infermieri si sente coinvolto al massimo, il 25% si sente

molto coinvolto, mentre solo l’8% è coinvolto abbastanza.

Il 92% degli infermieri ritiene importantissima l’aiutare l’utente ad

intraprendere i cambiamenti nei sintomi e ad usarli per modificare

farmaci e azioni, l’8% lo considera molto importante.

0% 0% 8%

25%

67%

0% 0% 0% 8%

92%

0%10%20%30%40%50%60%70%80%90%

100%

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Qual è il suo grado dicoinvolgimento?

Quanto ritiene siaimportante?

Aiutare l’utente ad interpretare i cambiamenti nei sintomi e ad usarli per modificare farmaci e azioni.

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Macro Area Chronic Care Model

DOMANDA 1

Dall’analisi dei dati relativi alla conoscenza da parte del personale

infermieristico degli obiettivi del Chronic Care Model è emerso che:

Il 75% degli infermieri si sente coinvolto al massimo negli

obiettivi previsti dal CCM, il 25% si sente molto coinvolto.

Il 92% degli infermieri ritiene importantissima la conoscenza

degli obiettivi del Chronic Care Model, l’8% lo considera molto

importante.

0% 0% 0%

25%

75%

0% 0% 0% 8%

92%

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

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O

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LTIS

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O

Qual è il suo grado dicoinvolgimento?

Quanto ritiene siaimportante?

Conoscere gli obiettivi del Chronic Care Model.

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84

DOMANDA 2

Dall’analisi dei dati relativi alla conoscenza da parte del personale

infermieristico sui processi di arruolamento degli utenti è emerso che:

Il 59% degli infermieri si sente coinvolto al massimo, il 25% si

sente molto coinvolto, l’8% abbastanza mentre il restante 8%

afferma di sentirsi poco coinvolto sui processi di arruolamento

degli utenti.

L’84% degli infermieri ritiene importantissimo il coinvolgimento

nei processi di arruolamento degli utenti, il 16% si divide

sull’abbastanza ed il molto (8% abbastanza e 8% molto).

0% 8% 8%

25%

59%

0% 0% 8% 8%

84%

0%10%20%30%40%50%60%70%80%90%

100%

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MO

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SIM

O

Qual è il suo grado dicoinvolgimento?

Quanto ritiene siaimportante?

Conoscere i processi di individuazione e di arruolamento degli utenti.

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85

DOMANDA 3

Dall’analisi dei dati relativi al partecipare, e/o monitorare e analizzare gli

aspetti etici correlati all’assistenza e a problemi a carattere

multiprofessionale e multiculturale è emerso che:

L’84% degli infermieri si divide in due, considerandosi molto

coinvolti per il 42% e abbastanza per l’altro 42%, mentre solo

16% si sente coinvolto moltissimo.

Il 50% degli infermieri ritiene importantissimo partecipare, e/o

monitorare e analizzare gli aspetti etici correlati all’assistenza e a

problemi a carattere multiprofessionale e multiculturale, il 33%

lo considera molto importante, il 17% abbastanza importante.

0% 0%

42% 42%

16% 0% 0%

17%

33%

50%

0%10%20%30%40%50%60%70%80%90%

100%

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MO

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SIM

O

Qual è il suo grado dicoinvolgimento?

Quanto ritiene siaimportante?

Partecipare, e/o monitorare e analizzare gli aspetti etici correlati all’assistenza e a problemi a

carattere multiprofessionale e multiculturale.

Page 90: TESI DI LAUREA - Nurse TimesTESI DI LAUREA L’Expanded Chronic Care Model in Toscana: Un approccio più ampio al servizio del cittadino Studente Relatore Mazzoni Andrea Dott.ssa Stefania

86

DOMANDA 4

Dall’analisi dei dati relativi all’aderenza e implementazione del Chronic

Care Model è emerso che:

Il 50% degli infermieri è coinvolto moltissimo nell’aderenza e

implementazione del CCM, il 33% è molto coinvolto mentre

solo 17% si sente coinvolto abbastanza.

L’84% degli infermieri ritiene importantissima l’aderenza e

l’implementazione del Chronic Care Model, l’8% lo considera

molto importante, e il restante 8% abbastanza

0% 0%

17%

33%

50%

0% 0% 8% 8%

84%

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

90%

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MO

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SIM

O

Qual è il suo grado dicoinvolgimento?

Quanto ritiene siaimportante?

Aderire ed implementare il Chronic Care Model.

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87

DOMANDA 5

Dall’analisi dei dati relativi all’avere un un Care Manager che collabora con

l’infermiere e gli utenti nell’agevolare e garantire l’assistenza è emerso che:

Il 33% degli infermieri è coinvolto moltissimo all’avere un un

Care Manager che collabora con loro nell’agevolare e garantire

l’assistenza, il 25% è molto coinvolto, il 17% si sente coinvolto

abbastanza, l’8% riferisce di esserlo poco mentre l’altro 17% non

è coinvolto per nulla.

Il 67% degli infermieri ritiene importantissimo avere un un Care

Manager che collabora con loro nell’agevolare e garantire

l’assistenza, il 17% lo considera molto importante, il restante

16% si divide in due (8% lo ritiene per nulla importante, l’altro

8% lo considera poco importante).

17% 8%

17% 25%

33%

8% 8% 0%

17%

67%

0%10%20%30%40%50%60%70%80%90%

100%

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O

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SIM

O

Qual è il suo grado dicoinvolgimento?

Quanto ritiene siaimportante?

Avere un Care Manager che collabora con lei e i suoi pazienti nell’agevolare e garantire l’assistenza.

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88

DOMANDA 6

Dall’analisi dei dati relativi al costruire e/o partecipare -sulla base

dell’analisi dei problemi di salute, di assistenza e delle risorse- un sistema

di standard e di indicatori assistenziali è emerso che:

Il 42% degli infermieri è coinvolto moltissimo, l’altro 42% è

molto coinvolto, l’8% si sente coinvolto abbastanza, mentre il

restante 8% riferisce di non esserlo per nulla.

Il 58% degli infermieri ritiene importantissimo costruire e/o

partecipare -sulla base dell’analisi dei problemi di salute, di

assistenza e delle risorse – a un sistema di standard e di

indicatori assistenziali, il 25% lo considera molto importante, il

restante 17% lo ritiene abbastanza importante.

8% 0%

8%

42% 42%

0% 0%

17% 25%

58%

0%10%20%30%40%50%60%70%80%90%

100%

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O

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LLA

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MO

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O

Qual è il suo grado dicoinvolgimento?

Quanto ritiene siaimportante?

Costruire e/o partecipare -sulla base dell’analisi dei problemi di salute, di assistenza e delle risorse- un sistema di standard e di indicatori assistenziali.

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Macro Area delle Competenze e Centralità

DOMANDA 1

Dall’analisi dei dati relativi allo sviluppo e al sostegno delle relazioni

mediante il counseling, l’advocacy e le abilità interpersonali è emerso che:

Il 75% degli infermieri è coinvolto moltissimo, il 17% è molto

coinvolto, mentre l’8% si sente coinvolto abbastanza.

Il 92% degli infermieri ritiene importantissimo lo sviluppo e il

sostegno delle relazioni mediante il counseling, l’advocacy e le

abilità interpersonali, l’8% lo ritiene molto importante

0% 0% 8%

17%

75%

0% 0% 0% 8%

92%

0%10%20%30%40%50%60%70%80%90%

100%

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MO

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SIM

O

Qual è il suo grado dicoinvolgimento?

Quanto ritiene siaimportante?

Il counselling, l’advocacy e le abilità interpersonali per iniziare, sviluppare e sostenere relazioni.

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90

DOMANDA 2

Dall’analisi dei dati relativi alla considerazione delle preferenze del paziente

durante l’elaborazione del piano di cura è emerso che:

Il 67% degli infermieri è coinvolto moltissimo, il 33% è molto

coinvolto.

Il 67% degli infermieri ritiene importantissimo la considerazione

delle preferenze del paziente durante l’elaborazione del piano di

cura, il 33% lo ritiene molto importante.

0% 0% 0%

33%

67%

0% 0% 0%

33%

67%

0%10%20%30%40%50%60%70%80%90%

100%

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MO

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SIM

O

Qual è il suo grado dicoinvolgimento?

Quanto ritiene siaimportante?

Tenere conto delle preferenze del paziente durante l’elaborazione del piano di cura.

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91

DOMANDA 3

Dall’analisi dei dati relativi alla progettazione e partecipazione ai percorsi

formativi di base, specializzanti e di formazione continua pertinenti ai

bisogni dei destinatari e correlati ai problemi prioritari di salute e di qualità

dei servizi è emerso che:

Il 50% degli infermieri è coinvolto moltissimo, il 34% è molto

coinvolto, l’8% abbastanza coinvolto, mentre il restante 8% si reputa

per nulla coinvolto.

Il 75% degli infermieri ritiene importantissima la progettazione e

partecipazione ai percorsi formativi di base, specializzanti e di

formazione continua pertinenti ai bisogni dei destinatari e correlati ai

problemi prioritari di salute e di qualità dei servizi, mentre il 25%

ritiene che sia molto importante.

8% 0%

8%

34% 50%

0% 0% 0%

25%

75%

0%10%20%30%40%50%60%70%80%90%

100%

PER

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O

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MO

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SIM

O

Qual è il suo grado dicoinvolgimento?

Quanto ritiene siaimportante?

Progettare/partecipare ai percorsi formativi di base, specializzanti e di formazione continua

pertinenti ai bisogni dei destinatari e correlati ai problemi prioritari di salute e di qualità dei servizi.

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92

Macro Area delle Self Control del Paziente

DOMANDA 1

Dall’analisi dei dati relativa all’educazione del paziente al riconoscimento

dei segnali della sua malattia è emerso che:

Il 92% degli infermieri è coinvolto moltissimo, l’8% è molto

coinvolto.

Il 92% degli infermieri ritiene importantissima l’educazione del

paziente al riconoscimento dei segnali della sua malattia, l’8% la

considera molto importante.

0% 0% 0% 8%

92%

0% 0% 0% 8%

92%

0%10%20%30%40%50%60%70%80%90%

100%

PER

NU

LLA

PO

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MO

LTO

MO

LTIS

SIM

O

PER

NU

LLA

PO

CO

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NZA

MO

LTO

MO

LTIS

SIM

O

Qual è il suo grado dicoinvolgimento?

Quanto ritiene siaimportante?

Educare il Paziente a riconoscere i segnali di aggravamento della sua malattia

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93

DOMANDA 2

Dall’analisi dei dati relativa all’assistenza del paziente ad apportare

necessarie modifiche allo stile di vita in termini di attività fisica, dieta

alimentare, ecc. è emerso che:

Il 83% degli infermieri è coinvolto moltissimo, l’8% è molto

coinvolto mentre l’altro 8% lo è abbastanza.

Il 92% degli infermieri ritiene importantissima l’assistenza al

paziente ad apportare necessarie modifiche allo stile di vita in

termini di attività fisica, dieta alimentare, ecc., l’8% la considera

molto importante.

0% 0% 8% 8%

84%

0% 0% 0% 8%

92%

0%10%20%30%40%50%60%70%80%90%

100%

PER

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MO

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O

PER

NU

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CO

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NZA

MO

LTO

MO

LTIS

SIM

O

Qual è il suo grado dicoinvolgimento?

Quanto ritiene siaimportante?

Assistere il paziente ad apportare necessarie modifiche allo stile di vita in termini di attività

fisica, dieta alimentare, ecc.

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CAPITOLO VII

DISCUSSIONE

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Discussione

I risultati ottenuti da questa indagine non possono essere estesi a tutta la

popolazione di Infermieri e Medici di Medicina Generale, in quanto il

campione non è rappresentativo della popolazione generale delle due figure

professionali: perciò le valutazioni che verranno fatte saranno ipotesi

personali.

Nella prima Survey, dove viene trattato l’aspetto percettivo che hanno i

Medici di Medicina Generale nel far comprendere all’utenza la

multidisciplinarietà e l’importanza dei rapporti con altre figure professionali

(integrazione Multiassiale), sono emerse in generale risposte positive

soprattutto per quanto riguarda il loro grado di coinvolgimento.

La seconda Survey, somministrata al personale Infermieristico, evidenzia

una positività generale nel coinvolgimento che questi hanno nell’ambito

dell’educazione-addestramento alla self-terapy del paziente ritenendola

estremamente importante. La maggioranza del personale Infermieristico

afferma di essere positivamente coinvolta negli obiettivi generali del

modello assistenziale CCM.

Nella sezione della Survey Infermieristica, riguardante l’aspetto percettivo

che questi hanno nelle competenze e nella centralità dell’utente, è emerso

che pochi professionisti non si sentono pienamente coinvolti, mentre la

maggioranza percepisce un alto grado di coinvolgimento.

Nell’ultima sezione riguardante, la percezione infermieristica

nell’educazione e assistenza (Self Control) dell’utente, tutti i professionisti

dimostrano il massimo grado di interesse e un alto grado di coinvolgimento.

Mediante la metodologia customer satisfaction è stato possibile analizzare

alcuni aspetti relativi alle Survey, ed è emerso che bisognerebbe potenziare

l’informazione e la sensibilizzazione dei professionisti della salute al

cambiamento sanitario, in quanto le cure e l’assistenza si stanno spostando

dall’ospedale al territorio.

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CAPITOLO VIII

CONCLUSIONI

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Conclusioni

Essere entrato in contatto con questa realtà, mi ha permesso di comprendere

meglio l’evoluzione della sanità di iniziativa e l’importanza dell’infermiere

all’interno del contesto territoriale Lunigianese.

La Sanità di Iniziativa in Lunigiana, con l’adozione dell’Expanded Chronic

Care Model, ha rappresentato e sta rappresentato un grande cambiamento

nell’organizzazione del sistema sanitario locale, in quanto l’assistenza e le

cure stanno sempre più spostandosi dall’ospedale al territorio.

Con questo modello assistenziale la figura dell’infermiere assume

particolare rilevanza nella relazione terapeutica ed educativa verso la

persona affetta da patologia cronica.

Nell’ambito Lunigianese, a completamento dello studio svolto, sono emersi

alcuni aspetti rilevanti quali:

- Quasi la totalità dei professionisti operanti nel CCM risulta essere

positivamente coinvolta nell’ambito multidisciplinare e

multiprofessionale.

- La maggioranza del personale infermieristico risulta pienamente

integrata negli obiettivi del modello organizzativo CCM.

- La figura del Care Manager, seppur presente in alcune realtà, è

ancora poco diffusa.

- I PDTA condivisi all’interno del CCM; oggi presenti ma limitati ad

alcune categorie di patologie croniche, in un’ottica di ottimizzazione

e di qualità di assistenza meritano una maggior diffusone ed ulteriori

verifiche.

La speranza è che il lavoro realizzato con questa tesi possa rappresentare un

punto di partenza, seppur piccolo, al fine di esaminare il tema più a fondo,

verificarne le criticità e costruire un nuovo modello sanitario di eccellenza.

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BIBLIOGRAFIA

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SITOGRAFIA

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ALLEGATI

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