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1 TERRA , un laboratorio per l’assetto del territorio

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TERRA ,

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l’assetto del territorio

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PREFAZIONE

Il programma TERRA è stato avviato nel 1997 nel quadro delle azioni innovatrici finanziate ai sensi dell’articolo 10 del regolamento FESR. In particolare, sono stati selezionati quindici progetti che coinvolgono 63 partner locali in 11 Stati membri, principalmente in regioni dell’obiettivo 1. Per il programma TERRA, la Commissione europea e i partner locali hanno stanziato in tutto 40 milioni di euro.

Il programma TERRA è stato concepito come laboratorio per sperimentare nuove strategie e metodologie di assetto del territorio. Esso inoltre, insieme ai programmi INTERREG IIC, intendeva valutare la pertinenza delle soluzioni strategiche proposte dallo Schema di sviluppo dello spazio europeo (S.S.S.E.).

La presente relazione – elaborata dai 4 uffici di assistenza tecnica TERRA – descrive sinteticamente tre anni di lavoro: in particolare, chiarisce il contesto strategico in cui il programma TERRA ha operato, spiega il rapporto tra quest’ultimo e l’S.S.S.E., illustra quanto realizzato e le modalità dei vari interventi e, infine, presenta i 15 progetti attuati.

Va ricordato al lettore che questo studio non rispecchia necessariamente la posizione ufficiale della Commissione, ma esprime innanzitutto l’opinione di chi lo ha elaborato.

Autori: I 4 uffici di assistenza tecnica TERRA (per gli indirizzi, cfr. allegato III)

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1. INTRODUZIONE ...................................................................................................5

2. VERSO UN NUOVO MODELLO DI ASSETTO DEL TERRITORIO...................7

2.1. La “crisi” della pianificazione “statutaria”: da un sistema impositivo e di controllo ad una strategia proattiva................................................................................7

2.2. Politiche regionali: dall’assistenza all’iniziativa................................................8

2.3. Il ruolo determinante delle comunità regionali e locali.....................................9

2.4. Solidarietà e cooperazione tra territori............................................................9

2.5. Le considerazioni ambientali e il principio di sostenibilità .............................. 10

2.6. Il carattere strategico del moderno assetto del territorio................................ 11

3. VISIONE GLOBALE – AZIONE LOCALE.......................................................... 12

3.1. Gli obiettivi strategici dell’S.S.S.E e il programma TERRA .......................... 12

3.2. L’arricchimento dell’esperienza europea mediante l’attuazione del programma TERRA........................................................................................................ 17

4. TERRA : UNA STRATEGIA OPERATIVA......................................................... 20

4.1. Cooperazione e creazione di partenariati....................................................... 21

4.1.1. Cooperazione interregionale: la creazione di reti.............................. 21

4.1.2. Partenariati locali ............................................................................ 23

4.1.3. Metodi per la creazione di un partenariato....................................... 26

4.2. Sviluppo di strumenti appropriati di supporto al moderno assetto del territorio28

4.2.1. Sistema di informazione geografica (SIG) ....................................... 28

4.2.2. Indicatori ........................................................................................ 30

4.2.3. Osservatori ..................................................................................... 31

4.3. Realizzazioni e risultati ................................................................................. 32

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5. CONCLUSIONI.................................................................................................... 36

ALLEGATO I DESCRIZIONE SINTENTICA DELLE MISURE FINANZIATE NEL QUADRO DI CIASCUNO DEI 15 PROGETTI .................................................................................. .39

ALLEGATO II DESCRIZIONE DEI PROGETTI 44

ALLEGATO III INDIRIZZI DEGLI UFFICI DI ASSISTENZA TECNICA TERRA 92

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1. INTRODUZIONE

TERRA è stato uno dei vari programmi avviati conformemente al disposto dell’articolo 10 del Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), che – tra il 1994 e il 1999 – ha contribuito a finanziare azioni innovatrici nel settore dello sviluppo regionale.

Ha riguardato essenzialmente aree dell’Unione europea con caratteristiche territoriali che ne aumentano la fragilità, rendendo più impegnativo il compito di sviluppare una strategia territoriale integrata. Il programma è stato messo a punto espressamente per fungere da laboratorio e da strumento mirante ad assistere la ricerca sperimentale sull’assetto del territorio a livello locale e a valutare la pertinenza di alcune priorità strategiche specifiche dello Schema di sviluppo dello spazio europeo (S.S.S.E.).

L’S.S.S.E.

Per “Schema di sviluppo dello spazio europeo” (S.S.S.E.) si intende una nuova strategia di pianificazione economica e territoriale che, sviluppatasi quasi parallelamente al programma TERRA, lo ha anche notevolmente influenzato.

La genesi dell’iniziativa S.S.S.E. risale alla prima riunione dei ministri dell’UE responsabili dell’assetto del territorio svoltasi nel 1989 a Nantes, in cui si è affermata la necessità di intraprendere una riflessione sugli sviluppi territoriali nell’Unione. La riunione ha portato all’avvìo di una serie di studi da parte della Commissione europea sui principali aspetti dell’uso dei suoli e dell’assetto del territorio, sfociati nella pubblicazione della relazione “Europa 2000” nel 1991 e, tre anni dopo, del suo seguito “Europa 2000 +”. Tali documenti hanno sintetizzato le diverse problematiche, insistendo sulla necessità di attuare una cooperazione più ravvicinata e sistematica, volta a garantire una pianificazione coerente.

La discussione, inoltre, è coincisa con il rafforzamento dell’Unione economica e monetaria europea, che ha posto anch’essa l’accento sull’esigenza di una coesione economica e sociale.

Nel novembre del 1993, a Liegi, i ministri dell’UE hanno deciso di elaborare una strategia comune nota come S.S.S.E. La struttura dell’S.S.S.E. è stata approvata a Corfù nel giugno del 1994, mentre i suoi principi strategici sono stati adottati a Lipsia nel settembre dello stesso anno. Successivamente, sono state organizzate altre riunioni che hanno portato i ministri ad adottare il primo progetto, a Noordwjik nel 1997, e il documento finale, a Potsdam nel 1999. L’individuazione di uno strumento in grado di tradurre in pratica, a livello locale, i principi guida dell’S.S.S.E. è stata ritenuta auspicabile. Per dimostrare l’importanza di una strategia multisettoriale integrata nel settore dell’assetto del territorio è stato scelto il programma TERRA.

Il programma TERRA è stato concepito come rete in grado di rappresentare una varietà di situazioni geografiche, di tematiche, di contesti amministrativi e di strutture di pianificazione. I progetti sono stati selezionati per risolvere problemi specifici in diversi settori dell’assetto territoriale, in particolare in regioni dell’obiettivo 1, quali:

• le zone costiere, • i bacini fluviali, • le zone rurali di difficile accesso, • le zone a rischio di erosione, • le zone con un patrimonio naturale e culturale a rischio.

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Tra le 142 proposte presentate a seguito di un apposito invito formulato dalla Commissione europea nel 1996, sono stati selezionati 15 progetti che coinvolgevano 63 partner in 11 Stati membri. Per il loro finanziamento sono stati stanziati in tutto 20 milioni di ECU sotto forma di contributi UE; i progetti sono iniziati ufficialmente nel 1997 e nel 1998 e si sono protratti fino al 2000. Ognuno di essi ha creato una rete composta da un piccolo numero di autorità locali e ha istituito partenariati in diversi paesi dell’UE che presentavano caratteristiche o problemi analoghi.

Il programma TERRA è stato messo a punto nell’intento di innescare un effetto moltiplicatore che andasse ben oltre le sue risorse finanziarie limitate, portando alla definizione di progetti e tecniche valide per la comunità responsabile dell’assetto del territorio non solo dell’intera Unione europea, ma anche dei paesi terzi, in vista dell’imminente allargamento. Tali strategie, applicate tra l’altro a regioni degradate dal fenomeno dell’emigrazione rurale, a valli fluviali situate in aree remote o a zone costiere dal delicato equilibrio, sono state divulgate ad altri operatori e autorità nell’intero territorio europeo.

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2. VERSO UN NUOVO MODELLO DI ASSETTO DEL TERRITORIO

Nell’ultimo decennio, i concetti di assetto regionale e territoriale hanno subìto modifiche sostanziali.

Il mondo accademico, sociale e politico concorda generalmente sul fatto che, nonostante la gran varietà di strategie tradizionalmente adottate in Europa in questo settore, l’elaborazione di piani di assetto territoriale di tipo normativo (o “statutario”) sia attualmente in una fase di revisione teorico-pratica e di transizione.

2.1. La “crisi” della pianificazione “statutaria”: da un sistema impositivo e di controllo ad una strategia proattiva.

Il concetto convenzionale di assetto del territorio tendeva ad associarlo ad un meccanismo di regolamentazione e ad una strategia settoriale. Più spesso, i piani regolatori urbani o regionali miravano a prevedere i flussi di crescita, a proteggere le risorse naturali e il paesaggio e a coordinare le infrastrutture di base. Per pianificare l’uso dei suoli e realizzare un equilibrio tra le varie componenti regionali, le prime leggi urbanistiche europee hanno messo a punto tecniche di suddivisione e di mappatura del territorio piuttosto statiche.

Queste si sono però rivelate dei meccanismi di regolamentazione incapaci, a lungo termine, di guidare lo sviluppo delle città e delle campagne. Esse riuscivano a fornire, più o meno, un quadro regolamentare in grado di garantire l’equilibrio tra componenti regionali a volte in competizione tra loro, per un lasso di tempo limitato. Erano peraltro efficaci nel definire regole di base per la costruzione e la trasformazione del territorio.

La crescente complessità dei fenomeni sociali e la rapida accelerazione del cambiamento, tuttavia, hanno messo in luce l’inadeguatezza di queste strategie convenzionali nel prevedere le nuove esigenze e priorità nei tempi giusti.

In questi ultimi anni si sono delineate nuove posizioni in materia di assetto del territorio, che hanno evidenziato la volontà di impostare una strategia più positiva e di stampo più progettuale. Oltre ad affrontare problemi di base quali la regolamentazione dell’uso dei suoli, riunendo politiche settoriali come l’edilizia abitativa, i trasporti, le attività commerciali o altre infrastrutture, il piano di assetto del territorio è visto come un processo mirante a prevedere la natura e l’ubicazione delle componenti chiave di una regione e a mettere a punto gli strumenti più efficaci per la loro attuazione e realizzazione. Il piano è ormai inteso come “progetto urbano o regionale”, espressione democratica di quello che il territorio dovrebbe essere e quadro di riferimento per un’azione collettiva.

Gli enti territoriali, quali le città e le regioni, sono considerati “prodotti” storici, dotati di caratteristiche diverse e di un loro specifico schema evolutivo, piuttosto che istituzioni ancorate ad un processo di sviluppo lineare predeterminato. La nuova strategia di pianificazione tende ad andare oltre una visione regolamentare di “imposizione e controllo”, in cui si stabiliscono le regole del gioco. Essa, inoltre, ha assunto un carattere di tipo “contrattuale”, che vincola e orienta le componenti sociali di un determinato ente territoriale verso una visione comune per l’area interessata.

Grazie all’esperienza acquisita con questi nuovi piani, un certo numero di criteri e di soluzioni strategiche hanno cominciato a prender forma, offrendo in tal modo i primi segnali di rinnovamento delle politiche tradizionali di assetto territoriale:

– il piano è concepito come strumento connesso all’intervento in un dato territorio e, pertanto, va visto non solo quale dispositivo giuridico o piano di investimento pubblico, ma

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anche quale strumento operativo e programmatico per la definizione di politiche pubbliche, di strategie di investimento privato e di iniziative locali;

– dalle amministrazioni locali ci si attende un ruolo proattivo sia nell’elaborazione che nell’esecuzione del piano;

– la cooperazione orizzontale tra le città e le regioni assume un ruolo preminente nel moderno assetto del territorio, a mano a mano che, nel contesto della globalizzazione, la dipendenza verticale e gerarchica tra i territori si fa meno rigida;

– la sostenibilità è un concetto centrale nell’assetto del territorio, poiché include obiettivi a lungo termine per l’area considerata ed integra le considerazioni sociali e ambientali con quelle economiche;

– l’assetto del territorio è strettamente connesso al concetto di pianificazione strategica sia nei suoi obiettivi a medio e a lungo termine, sia nell’ampio partenariato tra le componenti locali e nel conseguente coordinamento delle iniziative previste.

2.2. Politiche regionali: dall’assistenza all’iniziativa

Quale teoria alla base delle strategie di pianificazione convenzionali, la spiegazione dei fenomeni territoriali e di sviluppo come processi lineari dovuti all’associazione di alcuni fattori produttivi essenziali si è rivelata inadeguata ai fini della comprensione delle trasformazioni territoriali in Europa e nel mondo. Il modello prevalente non era in grado di analizzare né lo sviluppo dei nuovi centri, periferici rispetto ad un nucleo centrale, né l’impeto evolutivo di certe città di medie dimensioni e di talune reti urbane. Parallelamente, le stesse politiche convenzionali di assetto del territorio e di sviluppo, nonostante il gran numero di risorse trasferite alle aree in ritardo e a dispetto dei numerosi successi ottenuti, si sono rivelate incapaci di fornire un quadro regolamentare adeguato che riducesse le disparità regionali o le differenze tra il centro e la periferia, secondo principi di sostenibilità.

L’affermarsi delle città e delle regioni è diventato sempre più indipendente dai fattori della produzione tradizionali, a mano a mano che esse ricercavano vantaggi specifici legati al territorio che ne migliorassero la competitività nella nuova dinamica della globalizzazione.

Le nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione, la liberalizzazione delle economie, la maggior mobilità e l’eliminazione delle barriere hanno dato origine a nuovi sistemi di produzione, più flessibili, meno gerarchici e meno legati ai fattori della produzione tradizionali per la loro ubicazione. Di fatto, gli ostacoli geografici in termini di prossimità a tali fattori hanno continuato ad essere importanti, ma non così decisivi. Un clima imprenditoriale positivo, la qualità del contesto creato dall’uomo, nonché dell’ambiente naturale e culturale, infrastrutture e servizi finanziari e tecnologici adeguati e la qualità del capitale umano sono diventati i fattori determinanti nella corsa agli investimenti e all’occupazione.

La forte competitività di questo contesto ha modificato anche le strategie territoriali. Negli anni ’90, le politiche di pianificazione tradizionali sono state integrate da iniziative strategiche locali volte a promuovere la crescita economica e la competitività. I principali obiettivi dell’assetto del territorio sono diventati la promozione della crescita economica, la riduzione della vulnerabilità dell’economia regionale alle minacce esterne, il sostegno ai vantaggi concorrenziali delle regioni e la gestione strategica del territorio sulla base di una partecipazione concertata delle componenti socioeconomiche, sia pubbliche che private.

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I piani strategici devono ormai associare volontà e intendimenti, coordinando le iniziative provenienti dalle parti economiche, sociali e politiche della regione. Devono inoltre prevedere una diversificazione delle attività produttive, utilizzando le risorse endogene e cercando di richiamarne dall’esterno. La partecipazione sociale e il consenso sono necessari ai fini del successo di simile strategia.

2.3. Il ruolo determinante delle comunità regionali e locali

Nel più ampio contesto europeo e mondiale, il ruolo sempre più importante che le autorità e le componenti locali e regionali sono chiamate a svolgere è diventato evidente, oltre che necessario.

Nel parere sull’S.S.S.E. espresso nel 1999, il Comitato delle Regioni ha sottolineato la convinzione “che le componenti regionali e locali sono attori fondamentali nel riconciliare le aspirazioni dei concittadini con l’esigenza di solidarietà all’interno dell’UE, coinvolgendo tra l’altro le parti socioeconomiche che concorrono allo sviluppo locale.”

È ora necessario instaurare rapporti più stretti a tutti i livelli, tra città e regioni e tra autorità nazionali ed europee, poiché tali città e regioni dipendono sempre di più sia dalle forze mondiali che dalle decisioni e dagli sviluppi comunitari.

Questa importanza sempre maggiore a livello locale e regionale si manifesta essenzialmente in due modi:

– In una prospettiva territoriale europea integrata, la coesione può essere promossa solo se si tiene conto delle opportunità di sviluppo delle singole regioni. La riduzione graduale delle disparità regionali, la diffusione della crescita in tutta Europa, il mantenimento sostenibile della diversità e delle caratteristiche regionali, la valorizzazione di questa ricchezza e varietà del patrimonio territoriale sono tutti obiettivi che, oltre a promuovere la coesione economica e sociale, migliorano anche la posizione concorrenziale dell’Europa nel suo insieme. Gli operatori regionali e locali sono in gran parte responsabili della salvaguardia e della promozione di tale diversità, che è uno dei maggiori elementi di forza e di richiamo dell’Europa.

– La capacità di richiamo e di promozione delle attività imprenditoriali dipende ancora da alcune caratteristiche proprie del sito interessato, quali le infrastrutture economiche, sociali e tecnologiche, la disponibilità di risorse umane qualificate, la flessibilità e l’efficienza delle istituzioni e la qualità della vita. Queste non possono essere promosse mediante una strategia imposta dall’alto, ma richiedono una vigilanza e una mobilitazione da parte delle comunità locali. Le regioni e, soprattutto, le città devono mettere in comunicazione tra loro i vari gruppi sociali per far valere e promuovere la loro identità. Le comunità locali, del resto, riescono a gestire in modo più appropriato il flusso globale di informazioni e ad adeguare le nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione alle loro esigenze, tenendo conto del vasto insieme di interessi e delle varie comunità culturali.

2.4. Solidarietà e cooperazione tra territori

La maggior competizione tra i territori può offrire delle opportunità anche a zone precedentemente emarginate o che presentino nuovi rischi di esclusione. Lo sviluppo di nuovi meccanismi di solidarietà e di cooperazione a livello europeo è necessario non solo per una crescita ed un benessere più equilibrati all’interno dell’UE, ma anche per una maggior competitività dell’Europa nel suo insieme.

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La politica regionale europea considera la cooperazione interregionale uno strumento adeguato per evitare la dispersione delle risorse e delle iniziative. Un obiettivo importante consiste nel creare equilibrio tra la competizione e la cooperazione tramite reti che promuovano vantaggi reciproci.

La cooperazione tra le regioni, ad esempio, può aiutare a superare una situazione di competitività negativa mediante la divulgazione delle prassi più efficaci di comune interesse per le regioni. Essa, inoltre, contribuisce alla definizione di un contesto decisionale adeguato per il miglioramento dell’organizzazione territoriale delle regioni dell’UE, tra loro così diverse.

2.5. Le considerazioni ambientali e il principio di sostenibilità

L’elaborazione dell’S.S.S.E. è coincisa con una crescente consapevolezza della necessità di tutelare le risorse ambientali e naturali e con l’adozione del principio di sviluppo sostenibile. L’integrazione delle considerazioni economiche e ambientali nella pianificazione territoriale è ormai diventata un criterio accettato.

Come affermato nel rapporto Brundtland, lo sviluppo sostenibile è un processo di trasformazione in cui lo sfruttamento delle risorse, l’orientamento dello sviluppo tecnico e i cambiamenti istituzionali sono in piena armonia ed accrescono le possibilità, sia presenti che future, di soddisfare le esigenze e le aspirazioni dell’uomo.

In tale contesto, le considerazioni ambientali ed economiche non sono necessariamente in conflitto tra loro. Tramite l’assetto del territorio è essenziale individuare modelli di sviluppo che garantiscano la compatibilità tra le considerazioni ambientali e gli obiettivi economici e, nel contempo, rafforzino entrambi.

DEFINIZIONE DI UNA STRATEGIA DI GESTIONE SOSTENIBILE DEL PATRIMONIO COSTIERO

I tre partner del progetto TERRA CZM hanno studiato e definito il concetto di “capacità di carico ambientale” quale aspetto centrale nella gestione delle rispettive zone costiere. La loro principale preoccupazione di sviluppo era la promozione di un “turismo verde” basato sulla bellezza naturale di aree sensibili costituite da dune e lagune, preservando nel contempo l’ambiente.

La definizione di una “capacità massima di carico ambientale” è stata fondamentale nel tentare di regolare il flusso di visitatori in aree sensibili costituite da terreni paludosi e dune e nel controllare il rapido aumento delle case di villeggiatura private. Parallelamente all’avvìo di studi di valutazione sulle pressioni esercitate in tali zone, i tre partner hanno attuato progetti specifici miranti a dare una dimostrazione pratica dell’applicazione del concetto di sviluppo sostenibile: a Faro, il partner interessato ha ristrutturato un molo allo scopo di regolare il flusso di turisti nella “laguna” limitando la navigazione; nelle Fiandre, un’area specifica costituita da dune è stata bonificata per ospitare attività di svago e di protezione ambientale; infine, a Kavala, è stato creato un osservatorio presso la Prefettura per la gestione dello sviluppo integrato della zona.

In questo senso e riconoscendo la qualità ambientale quale considerazione chiave ai fini della localizzazione delle principali attività economiche, l’ambiente diventa una preoccupazione economica fondamentale per una data zona, capace peraltro di aumentarne la competitività globale.

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2.6. Il carattere strategico del moderno assetto del territorio

L’affermarsi di questo nuovo modello di pianificazione strategica negli ultimi anni ha ampliato il concetto di assetto del territorio e la discussione su tale argomento. Esso ha fatto uscire le amministrazioni locali dagli schemi tradizionali che le relegavano in ruoli di semplici fornitrici di servizi per la popolazione locale, ponendo questioni di più vasta portata, con obiettivi più ambiziosi riguardanti lo sviluppo economico e sociale.

In secondo luogo, il nuovo modello ha messo in risalto il valore di una concertazione sociale a lungo termine per una data regione, rispetto all’illusione di singoli progetti spettacolari a breve termine, di portata limitata. La capacità di una regione di perseguire priorità fondamentali nel campo dell’assetto del territorio è frutto, in gran parte, dell’impegno delle parti sociali e del loro identificarsi con gli obiettivi proposti, nonché della loro abilità economica e organizzativa nel gestire efficacemente tali progetti prioritari.

Entrambi i fattori – visione d’insieme e mobilitazione sociale – si richiamano all’esigenza di promuovere un assetto del territorio basato su una nuova dinamica sociale, capace di superare la visione strettamente normativa dei piani “statutari”.

In questo approccio strategico alle problematiche di assetto del territorio è possibile ravvisare un certo numero di condizioni fondamentali:

(a) L’adozione di una visione “strategica” migliora l’identificazione e la regolamentazione dei processi più pertinenti e innovativi per una politica di riordino regionale. Ciò significa rendere prioritarie (da un punto di vista sia territoriale che temporale) le azioni dotate del maggior potenziale di trasformazione, in grado di elaborare un piano di assetto territoriale non solo all’interno di un quadro di riferimento che razionalizzi il processo decisionale a livello regionale, ma anche come strumento di incoraggiamento alle politiche regionali.

Un’impostazione strategica, inoltre, richiede una definizione chiara degli obiettivi del piano di assetto del territorio e delle componenti che dovrebbero essere affidate ad altri strumenti di amministrazione regionale. Il piano, pertanto, deve distinguere tra gli aspetti essenziali e negoziabili e tra quelli vincolanti o puramente indicativi.

(b) Una strategia articolata su due livelli, da un lato, incoraggia la comprensione della diversità di una data regione valutandone i vari modelli, urbano e rurale, dall’altro supera il concetto tradizionale di assetto del territorio come semplice sovrapposizione di programmi settoriali. Essa, pertanto, deve proporre una riflessione generale su aree geografiche coerenti, sulla base di criteri forti e attendibili.

(c) La pianificazione va intesa come “concertazione” sia tra livelli diversi dell’amministrazione regionale, sia tra le autorità pubbliche e la società. Un quadro regolamentare specifico a livello regionale consente alle parti interessate di valutare l’impatto degli investimenti o il controllo amministrativo esercitato da enti pubblici. Non vanno inoltre dimenticati i benefici derivanti dalla legittimazione e dalla trasparenza, dalla partecipazione pubblica e dall’appoggio politico delle agenzie rappresentative.

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3. VISIONE GLOBALE – AZIONE LOCALE

La globalizzazione e gli obiettivi connessi all’integrazione e alla coesione europea hanno influenzato l’assetto del territorio in Europa. L’esigenza di definire una risposta strategica basandosi sugli strumenti politici europei e sui punti di forza locali e regionali è emersa chiaramente.

Il programma TERRA, tuttavia, è partito dal presupposto fondamentale che la strategia europea di assetto del territorio non possa ridursi ad una somma di impostazioni nazionali e/o regionali e locali diverse, ma debba essere il risultato di una loro integrazione all’interno di una visione comune dello sviluppo del territorio europeo, basata sia su punti d’intesa importanti, sia sulle diversità e sulle caratteristiche specifiche di tale territorio (cfr. Commissione europea, Il programma TERRA, 1996).

In che misura questa visione globale si accorda con la sperimentazione locale nel settore dello sviluppo territoriale? Il programma TERRA è stato messo a punto quando l’iniziativa S.S.S.E. non era stata ancora completata. I progetti TERRA sono scaturiti da una serie di iniziative locali su base volontaria, in assenza di un orientamento globale maturo per il territorio europeo. Le uniche “linee guida” erano i principi definiti nel corso di una riunione dei ministri UE responsabili dell’assetto del territorio a Noordwjik, nei Paesi Bassi, poco noti ai partner locali.

A tale riguardo, è utile affrontare due questioni complementari riguardanti l’esperienza TERRA.

3.1. Gli obiettivi strategici dell’S.S.S.E. e il programma TERRA

Il processo di elaborazione e di completamento dell’S.S.S.E. e la realizzazione dei progetti TERRA hanno avuto un’evoluzione parallela. Di per sé, TERRA era concepito come una rete in cui tutti i progetti e i partner individuali erano influenzati dall’S.S.S.E. e dal suo sviluppo ed erano interessati all’attuazione di una strategia di assetto territoriale moderna a livello locale. Qual è stato l’impatto di questa interfaccia e che risultati ha avuto questa esperienza di integrazione di più iniziative locali in una prospettiva globale?

Il fatto di gestire il programma non come semplice insieme di singoli progetti, ma come rete inserita nel quadro dell’S.S.S.E. è stato un passo avanti decisivo nell’attuazione di un programma di cooperazione interregionale. L’inclusione delle considerazioni dell’S.S.S.E. ha fornito al programma un elemento di integrazione.

Inizialmente, alcuni segnali indicavano che i progetti rientranti nel programma procedevano in maniera disorganica e isolata. L’S.S.S.E. ha comunque fornito orientamenti utili per avviare una riflessione e una discussione ed ha aumentato la comprensione dei meccanismi di pianificazione territoriale nel contesto europeo. Ciò è stato particolarmente evidente nel corso dei seminari riguardanti il programma che, di fatto, erano organizzati consapevolmente con il supporto dell’esperienza S.S.S.E. I seminari e i gruppi di lavoro TERRA sono stati un punto di partenza per divulgare una cultura dell’assetto territoriale moderno e per discutere delle difficoltà e delle opportunità di una sua promozione in contesti culturali e istituzionali molto diversi.

Le riunioni annuali del programma TERRA svoltesi a Napoli (Italia, novembre 1998) e a Pori (Finlandia, giugno 1999) hanno portato a conclusioni sullo stato di avanzamento dei progetti rispetto all’S.S.S.E., a tre livelli complementari diversi:

– la maturità dei progetti e il confronto con i loro obiettivi iniziali, nonché con quelli prospettati dal programma;

– la conoscenza degli obiettivi strategici dell’S.S.S.E. e la loro inclusione nei metodi operativi;

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– il contributo degli obiettivi strategici dell’S.S.S.E. in termini di esperienze dimostrative, nella misura in cui esse erano applicabili ad altri contesti geografici ovvero erano in grado di migliorare versioni successive dell’S.S.S.E.

Durante la riunione del 1998 a Napoli, l’accento e gli interventi principali si sono incentrati su quanto appreso e sul trasferimento diretto dei metodi operativi alle varie reti di progetti. La riunione ha permesso agli enti locali e regionali interessati di scoprire in quali iniziative erano inclusi i loro progetti. Per la prima volta, essi sono stati in grado di concepire ogni area operativa come parte di una rete e ogni singola strategia come inserita in una strategia operativa più ampia.

I contributi principali emersi dalla riunione di Napoli hanno rafforzato gli obiettivi del programma TERRA, promuovendo: a) il trasferimento dei metodi e delle soluzioni operative per il superamento di difficoltà comuni; b) l’ampliamento verso l’esterno della prospettiva della rete progettuale; c) il confronto tra lo stato di avanzamento dei diversi progetti, che ha dato un contributo positivo al successivo sviluppo dei progetti meno evoluti.

A tale riguardo va sottolineato, tra gli aspetti importanti, che l’incontro di Napoli ha offerto la possibilità di organizzare riunioni orizzontali tra i vari progetti mediante gruppi di lavoro istituiti tenendo conto dell’analogia tra le attività intraprese o delle possibilità di trasferimento dei metodi operativi tra le varie reti.

Alla seconda riunione del programma TERRA, svoltasi a Pori nel 1999, i progetti avevano già raggiunto uno stadio di sviluppo e di avanzamento tale da poter spostare l’accento dal trasferimento diretto dei risultati all’analisi delle esperienze. A Pori sono stati esposti i risultati intermedi dei progetti, secondo i criteri e gli obiettivi strategici definiti dall’S.S.S.E.:

– cooperazione tra le città e la zone rurali; – pari opportunità di accesso alle infrastrutture e al know-how; – gestione prudente del patrimonio naturale e culturale.

Il programma TERRA si è ispirato all’S.S.S.E. ed è coerente con il documento di Noordwjik nei suoi intenti principali. Sebbene gli assi fondamentali delle sue priorità strategiche fossero già evidenti, TERRA si è posto come obiettivo specifico l’applicazione di criteri di sviluppo sostenibile in zone sensibili o minacciate. L’assimilazione degli elementi strategici regionali dell’S.S.S.E. da parte dei progetti TERRA è stata parallela ai progressi compiuti nell’elaborazione degli interventi. I progetti TERRA hanno messo a punto un’ampia varietà di azioni in tutte e tre le aree d’intervento prioritario dell’S.S.S.E.

Molti progetti hanno perseguito, con modalità diverse, l’obiettivo di uno sviluppo equilibrato e policentrico, nonché della creazione di un nuovo rapporto tra città e campagna:

– Per quanto concerne i problemi interni al contesto urbano, le città-porta della rete POSIDONIA hanno cercato di risolvere i conflitti tra le loro funzioni portuali e le priorità urbane.

– All’interno della suddetta rete, le grandi città partner affacciate sul Mediterraneo hanno cercato di creare equilibrio tra la domanda di crescita, rafforzata dalle loro funzioni di città-porta, e la necessità di preservare e valorizzare le loro ricchezze naturali e il loro patrimonio culturale.

RETE PER LA VALORIZZAZIONE DELLE ZONE COSTIERE URBANE NEL MEDITERRANEO

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Il rapido aumento del traffico marittimo internazionale di merci e dei flussi turistici nel Mediterraneo crea nuove opportunità economiche per lo sviluppo delle città portuali di quest’area. Mette altresì in risalto l’esigenza, per queste città, di riconsiderare i loro vantaggi geografici e il loro ruolo in termini di competitività e complementarità dei servizi offerti.

In questo contesto globale, i cinque partner della rete POSIDONIA (Atene, Taranto, Palermo, Napoli e Barcellona) hanno cooperato per la definizione di nuove modalità e strutture amministrative e per la soluzione di problemi altamente complessi legati alla rivalorizzazione delle aree costiere/urbane. Ciò includeva la conversione dei siti abbandonati, il risanamento delle zone costiere urbane, il miglioramento dell’intermodalità delle reti di trasporto che promuovono attività marittime e terrestri, la costruzione di nuovi porti turistici e la tutela dell’ambiente costiero.

La cooperazione si è rivelata efficace e complementare a livello sia transnazionale che locale: i partner transnazionali avevano molta esperienza nell’assetto delle aree costiere/urbane e i successi già ottenuti da Barcellona in questo settore sono stati uno stimolo per la valutazione dei sistemi e delle procedure attuate. A livello regionale, dei partenariati forti comprendenti agenzie di alto profilo, quali le ferrovie, le autorità portuali e i centri nazionali di ricerca, hanno sfidato il sistema di pianificazione tradizionalmente intricato ed hanno collaborato all’elaborazione di piani operativi realizzabili.

– All’interno dei partenariati CONCERCOST e LORE sono state avviate iniziative volte a contenere la crescita in aree soggette a pressioni, canalizzandola in modo più sostenibile verso l’entroterra meno sviluppato.

FOTO 42 - EUROGISE

– Diversi progetti si sono occupati dello sviluppo di un sistema sostenibile per gli insediamenti rurali, con servizi complementari e opportunità di occupazione sostenute da un’infrastruttura adeguata, allo scopo di rompere l’isolamento e superare le carenze strutturali individuate (CONCERCOST).

– Analogamente, in un contesto transnazionale, il bacino imbrifero considerato dal progetto DUERO-DOURO è servito da base per la preparazione di una strategia di sviluppo integrata.

– L’integrazione urbana-rurale, in particolare in zone in cui gli insediamenti e l’economia rurale sono un capitale importante per la competitività della regione, è stata l’obiettivo di molti progetti, ad esempio GEOPLANTOUR.

– In un’ampia zona metropolitana situata nel cuore dell’Europa, il progetto GROOTSTAD ha avuto come obiettivo principale la pianificazione integrata oltre i confini nazionali. Si è così dimostrato che, per la loro posizione privilegiata, le zone transfrontaliere possono fungere da laboratori per la definizione di meccanismi volontari atti a gestire cambiamenti rapidi, facendo fronte all’assenza o al lento sviluppo di strutture statutarie.

– Una rete di città e comuni che avevano attraversato una fase di declino economico e demografico ha cooperato per aumentare la propria competitività tramite una strategia di pianificazione congiunta basata su principi di sviluppo sostenibile (SDTP).

FOTO 32 SRUNA

– Una vasta zona di concentrazione urbana in espansione ha cercato di apprendere metodi di pianificazione miranti alla sostenibilità a livello locale, mediante l’avvìo di una serie di progetti pilota in cui è stata esaminata la possibilità di destinare ad attività ricreative

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sostenibili zone naturali situate nelle vicinanze, applicando un processo di partecipazione sociale di tipo ascendente (“bottom up”) (SRUNA).

Il secondo obiettivo strategico dell’S.S.S.E. - la “pari opportunità di accesso alle infrastrutture e al know-how” - è stato meno evidente per due ragioni:

(1) in questo settore, il ruolo delle autorità regionali e locali è più limitato; nella maggior parte dei casi, la creazione e il finanziamento di infrastrutture rientrano infatti nella giurisdizione dei governi nazionali;

(2) tale aspetto non era pertinente con le particolari considerazioni del programma TERRA.

Le azioni a livello locale e la cooperazione interregionale possono comunque svolgere un ruolo importante nella promozione di soluzioni strategiche volte a migliorare la parità di accesso alle infrastrutture e al know-how. Per quanto concerne quest’ultimo, la rete EUROGISE si è occupata di tecnologia dell’informazione e ha cercato di migliorare l’uso del “sistema di informazione geografica” (SIG) a fini di assetto del territorio, nonché l’integrazione dei vari sistemi e basi di dati.

Il progetto POSIDONIA ha affrontato il problema della creazione di un sistema specializzato e intermodale di porti complementari nel Mediterraneo, che tuttavia esulava dalla competenza delle autorità locali.

Tra le altre azioni, alcuni progetti hanno riguardato il miglioramento dell’accesso alle infrastrutture, soprattutto in zone remote e transfrontaliere, tramite una pianificazione adeguata e l’inclusione dei progetti elaborati a livello locale nelle priorità regionali e nazionali. Si tratta, in particolare, delle reti CONCERCOST e ALBA-TER/AVE. Due progetti transfrontalieri, GROOTSTAD e DUERO-DOURO, hanno inoltre tentato di migliorare le comunicazioni transfrontaliere, il primo in un’area metropolitana funzionale del centro Europa, il secondo in una zona remota situata tra la Spagna e il Portogallo.

Quanto alla terza priorità strategica, i progetti TERRA hanno dimostrato che una gestione sostenibile del patrimonio naturale e culturale può migliorare la competitività delle regioni e superare le carenze strutturali di zone remote e rurali. La valorizzazione delle risorse culturali e naturali come strumento per migliorare la competitività è stato un tema ricorrente nel programma TERRA, a mano a mano che le zone rurali e remote prendevano atto della loro possibilità di catturare un segmento di mercato per attività turistiche o per investimenti.

– Nelle zone rurali remote, nel quadro di progetti quali GEOPLANTOUR o DIAS, la diversificazione delle attività, la promozione di prodotti agricoli specializzati di alta qualità, ottenuti con metodi biologici e tipici della regione, e lo sviluppo dell’agriturismo sono stati perseguiti da numerosi partner.

MIGLIORAMENTO DELLA COMPETITIVITÀ TERRITORIALE

Il progetto GEOPLANTOUR, una rete di due comuni greci e tedeschi, voleva proporsi come modello di crescita per territori analoghi, allo scopo di correggere le disparità di sviluppo applicando principi ispirati alla sostenibilità e adottando un’impostazione strategica integrata. Per migliorare la competitività dei territori interessati, il progetto ha affrontato tre aspetti cruciali: il turismo, l’agricoltura biologica e l’assetto del territorio/utilizzo dei suoli tramite le tecnologie SIG.

In ogni territorio, il progetto ha sviluppato diverse attività nei tre settori d’intervento individuati, attuando “azioni pilota” sul turismo, la produzione di colture biologiche e la commercializzazione di prodotti agroalimentari ottenuti con tali metodi, l’applicazione del sistema SIG e i suoi usi per l’adozione di decisioni strategiche future nel settore dell’assetto del territorio.

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Dal canto loro, i partner hanno incentrato l’attenzione sullo scambio di esperienze tra i due territori, con il sostegno delle autorità regionali. L’organizzazione di una serie di riunioni, seminari e gruppi di lavoro, con la partecipazione di gruppi di interesse e controparti di ciascun comune, ha assunto particolare importanza. Essa ha contribuito a garantire un numero elevato di scambi di esperienze e di attività comuni tra i partner.

– Alcuni progetti hanno funzionato da reti per la gestione e la promozione congiunta di risorse territoriali comuni: il progetto VEV ha riunito le risorse disponibili ai fini di una miglior gestione e di uno sfruttamento e promozione concertati di alcuni canali di valore storico, mentre TERRA INCOGNITA ha creato una rete mirante ad integrare la gestione del patrimonio culturale nelle strategie di sviluppo territoriale.

FOTO 31 TERRA INCOGNITA

UN NUOVO CONCETTO DI GESTIONE DEL PATRIMONIO CULTURALE E NATURALE

Il progetto TERRA INCOGNITA, una rete di partner spagnoli e italiani, ha messo a punto una metodologia innovativa per la gestione sostenibile del patrimonio culturale basata sul concetto di “territorio-museo”. Il modello di assetto del territorio previsto include la gestione del patrimonio architettonico e ne permette la conservazione tramite una strategia di sviluppo sostenibile.

I partner hanno elaborato una strategia di analisi e progettazione di interventi sull’uso sostenibile del patrimonio culturale e sulla gestione e promozione economica del territorio, avviando azioni di informazione sul concetto di “territorio-museo”, sull’interpretazione del patrimonio culturale, sullo sviluppo delle infrastrutture di base per le zone interessate e sulle misure di conservazione delle risorse culturali.

Il progetto ha rappresentato un quadro di riferimento per la definizione di politiche pubbliche a livello locale e regionale nel settore della conservazione, del miglioramento e della gestione del patrimonio culturale. I risultati ottenuti sono stati una dimostrazione del contributo rilevante di questo intervento nello sviluppo delle economie locali nei territori coinvolti, tramite il miglioramento delle potenzialità economiche delle risorse locali, naturali e culturali.

– Un obiettivo ricorrente di molti progetti è stata la diversificazione delle attrattive turistiche regionali tramite la promozione di risorse fino ad allora trascurate, quali le zone di interesse culturale, i percorsi di montagna, i paesaggi naturali e altro.

– Il progetto SRUNA si è occupato della gestione sostenibile del patrimonio naturale in prossimità dei centri metropolitani e del suo uso a scopi ricreativi.

– Le risorse costiere sono state un settore di particolare interesse per il programma TERRA. Dai vari progetti è emersa una tipologia di aspetti e problemi che possono essere ritenuti di rilevanza europea e che richiedono strategie diverse:

• Ampie zone soggette a forti pressioni di sviluppo e urbanizzazione a scopi turistici o di villeggiatura. È possibile fare un’ulteriore distinzione tra le regioni settentrionali, che richiamavano principalmente un turismo locale (ad esempio, le Fiandre in TERRA-CZM, i partner danesi e britannici in COASTLINK) e il sud, che ha risentito delle pressioni derivanti dalla creazione di un mercato globale. Tali pressioni sono state preponderanti soprattutto nelle regioni mediterranee (Creta nel progetto DIAS, Kavala e Faro in TERRA-CZM e l’Epiro in COASTLINK).

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In questi casi, sono state necessarie misure intensive volte a preservare le risorse costiere e il valore e l’identità del paesaggio. Nella maggior parte dei progetti TERRA si è cercato un modello alternativo allo sfruttamento di tali risorse, basato sull’incanalamento delle spinte di sviluppo verso l’interno, tramite un turismo di tipo culturale.

FOTO 40 CONCERCOST

• Aree più circoscritte costituite da terreni paludosi ed ecosistemi costieri che richiedono misure di protezione specifiche e una gestione integrata dei bacini imbriferi più estesi.

FOTO 41 COASTLINK

• Zone costiere urbane in cui si è tentato di instaurare un equilibrio tra gli interessi dell’intera area metropolitana, il ruolo di porta d’accesso e le funzioni internazionali, le esigenze locali e la tutela dell’ambiente.

FOTO 33 POSIDONIA

Nel complesso e nonostante la varietà dei progetti, che vanno dall’assetto generale del territorio alla definizione più operativa di obiettivi specifici rientranti in strategie territoriali di più ampia portata, è stato possibile enucleare dai progetti TERRA tre osservazioni di carattere generale:

(1) Le soluzioni strategiche dell’S.S.S.E. si sono rivelate valide anche a livello locale. Lo sviluppo territoriale è un processo che lega i cittadini e le parti sociali al loro territorio, in misura e a livelli diversi e successivi che essi sono in grado di identificare e su cui possono agire.

(2) L’adozione di una prospettiva globale maggiormente orientata verso l’esterno nella stesura finale del documento S.S.S.E. è stata una necessità scaturita dall’esperienza locale. Le regioni riescono ad individuare meglio i vantaggi comparati derivanti dalle loro risorse territoriali se queste generano una maggior competitività all’interno di un’economia mondiale.

(3) I progetti TERRA hanno dimostrato la validità della realizzazione di obiettivi ambientali e della tutela delle ricchezze naturali e culturali tramite un loro sviluppo sostenibile.

3.2. L’arricchimento dell’esperienza europea mediante l’attuazione del programma TERRA

Poiché i progetti TERRA sono stati concepiti prima della messa a punto definitiva degli obiettivi strategici dell’S.S.S.E., fino a che punto questi ultimi sono coerenti con quelli perseguiti a livello locale? In che misura le considerazioni e gli orientamenti globali sono pertinenti con gli interessi locali e in che modo influenzano le controparti locali nell’elaborazione di strategie di pianificazione riguardanti i rispettivi territori? Quale delle tre principali soluzioni strategiche dell’S.S.S.E. trae maggior giovamento da un’impostazione ascendente su base volontaria?

Anche se i progetti hanno una loro vita e una loro “storia”, un’analisi consente di trarre conclusioni la cui validità e portata va oltre gli obiettivi specifici che essi si prefiggono.

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Sebbene alcune proposte presentate per il programma TERRA mirassero direttamente all’attuazione di criteri di assetto del territorio in una prospettiva interregionale, la maggior parte di esse prevedeva un’impostazione più locale, in cui la cooperazione e la creazione di reti contribuivano in modo particolare al confronto, alla discussione e, in ultima analisi, al trasferimento delle applicazioni.

Per la realizzazione di obiettivi di sviluppo territoriale a livello locale non è necessariamente più utile incentrarsi sulla definizione di strategie territoriali per le regioni. Tuttavia, essi possono essere perseguiti anche affrontando questioni specifiche in modo operativo ed efficace all’interno di orientamenti più ampi.

Uno degli obiettivi fondamentali del programma TERRA era fungere da laboratorio per la promozione dell’assetto del territorio a livello locale e regionale mediante una cooperazione interregionale. In tale ottica, molti progetti hanno promosso obiettivi e azioni specifiche iscritte nell’ambito di strategie territoriali di più ampio respiro, mentre altri si sono incentrati sulla metodologia, sulle strutture organizzative e sui processi sociali riguardanti lo sviluppo del territorio e l’integrazione strategica.

Il programma TERRA ha dimostrato la validità di entrambe le impostazioni. Di fatto, alcune soluzioni strategiche specifiche dell’S.S.S.E. si prestavano meglio alla realizzazione di obiettivi operativi specifici, mentre altre si riferivano più direttamente allo sviluppo di strategie territoriali più generali.

Il programma TERRA nel suo insieme potrebbe essere valutato su entrambi i livelli, sebbene i progetti riguardanti l’assetto del territorio e lo sviluppo di una visione territoriale prevedessero ovviamente considerazioni e azioni diverse da quelli miranti ad obiettivi specifici. Altrettanto diverso è stato il loro impatto sull’S.S.S.E:

– I progetti riguardanti lo sviluppo di una visione territoriale e di una strategia territoriale integrata a livello locale si sono in gran parte incentrati su un’integrazione orizzontale, basata sulla dinamica sociale del territorio e sullo sviluppo di partenariati locali. Per l’integrazione strategica sia orizzontale che verticale, essi hanno dovuto prendere in esame l’assetto istituzionale all’interno del territorio interessato e la definizione di meccanismi efficaci per l’attuazione delle strategie territoriali. In ultima analisi, il loro successo è dipeso dalla capacità di elaborare una visione chiara per il territorio, ma anche da competenze altamente sviluppate nel settore della pianificazione all’interno delle regioni interessate, che hanno reso possibile individuare accuratamente e focalizzare l’attenzione sulle questioni importanti e i settori in cui era possibile ottenere dei risultati.

– I progetti miranti all’attuazione di obiettivi più operativi a sostegno di strategie di assetto del territorio e di orientamenti globali hanno riguardato maggiormente l’integrazione verticale, con ripercussioni sui piani e sulle strategie di livello più elevato. In questo caso, i problemi principali sono stati la definizione di obiettivi appropriati, la loro pertinenza sia con il contesto locale che con la promozione di strategie territoriali di più ampia portata, l’efficacia degli strumenti a disposizione della zona interessata, le competenze e la responsabilità della comunità locale.

Non sono stati solo i progetti TERRA ad essere influenzati dall’S.S.S.E. nella concettualizzazione dei loro risultati e nel riorientamento dei loro obiettivi sulla base delle soluzioni previste da quest’ultimo. Anche l’S.S.S.E. ha tratto beneficio dal programma TERRA, poiché l’esperienza concreta dei progetti ha fatto emergere constatazioni e difficoltà che hanno influenzato le sue conclusioni, in particolare:

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– la difficoltà nel creare reti, dovuta alla diversità delle culture di pianificazione e delle competenze amministrative;

– la difficoltà nel promuovere un approccio multisettoriale ai problemi da parte degli organismi sociali e amministrativi, soggetti in ugual misura al principio della “divisione del lavoro”, nonché ad una specializzazione settoriale e funzionale;

– la necessità di un flusso di comunicazioni regolare e di un coordinamento delle azioni per poter trasferire i risultati in sincronia con lo sviluppo dei progetti.

Nella sua concezione originaria, il programma TERRA mirava alla ricerca applicata nel campo dell’assetto del territorio (o “pianificazione regionale”, secondo la terminologia in uso quando il programma è stato annunciato per la prima volta), nell’intento principale di valutare l’utilità e la pertinenza di determinate azioni nel quadro della sua prospettiva strategica regionale. Le dimensioni più ridotte delle aree considerate dai progetti TERRA hanno rafforzato il loro carattere sperimentale, rendendo possibile incentrare l’attuazione degli interventi sulla sperimentazione di nuovi metodi e strumenti di assetto del territorio da applicare a contesti geografici simili o in presenza di difficoltà analoghe.

Di fatto, quando il programma è stato annunciato, si è insistito apertamente sul fatto che esso non era destinato a diventare una nuova fonte di finanziamento per le amministrazioni locali. Il suo obiettivo era piuttosto quello di valutare le conseguenze delle strategie adottate per risolvere le difficoltà di assetto del territorio su scala locale nel quadro di un contesto europeo più ampio, con la messa a punto degli strumenti applicabili, grazie al bagaglio di esperienze acquisito con la cooperazione interregionale.

Nel tentare di definire la relazione tra TERRA e l’S.S.S.E., si è esaminato in quale misura i principi generali di quest’ultimo sono stati convalidati dall’esperienza dei progetti. I contributi più interessanti dell’esperienza TERRA all’S.S.S.E., tuttavia, non appartengono tanto alla sfera dei principi generali (salvo in alcuni casi eccezionali), quanto piuttosto al campo della gestione specifica dei progetti.

L’esperienza TERRA ha mostrato all’S.S.S.E. il forte contrasto tra la realtà empirica e gli insegnamenti tratti dai benefici e dalle difficoltà riscontrate nell’operare sulla base di reti di cooperazione interregionali. Ha inoltre trasmesso quanto appreso da ogni singolo partner nella ricerca di modelli moderni di assetto del territorio nella rispettiva regione. Tali aspetti sono esaminati nel capitolo seguente della presente relazione.

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4. TERRA : UNA STRATEGIA OPERATIVA

Gli obiettivi finali del programma TERRA sono la creazione e il consolidamento di condizioni adeguate per uno sviluppo economico sostenibile nelle regioni meno favorite. L’individuazione pratica delle risorse locali e la capacità di esaminare tali risorse in un contesto più ampio, in particolare europeo, oltre che in una dimensione sempre più globale, sono elementi chiave per una pianificazione efficace a livello regionale e locale. Solo su questa base è possibile adottare decisioni razionali per un futuro sviluppo sostenibile di tali risorse.

MODELLI DI INTEGRAZIONE DELLA SOSTENIBILITÀ NELL’ASSETTO DEL TERRITORIO

Il progetto SDTP si incentra principalmente sull’esigenza di collegare la pianificazione economica con l’assetto del territorio quale primo passo verso uno sviluppo sostenibile. La valle del fiume TEES nel Regno Unito, Murcia in Spagna, Satakunta in Finlandia, Gävleborg in Svezia e l’agglomerato di Bergen in Norvegia hanno intrapreso parallelamente la preparazione di una serie di studi per uno scambio di esperienze e una definizione di metodologie volte ad includere le considerazioni riguardanti la sostenibilità nel processo di sviluppo.

Essi hanno unito i loro sforzi per elaborare metodologie di sviluppo sostenibile integrate nel quadro dell’assetto del territorio. Ogni partecipante ha organizzato forum consultivi tra gli operatori locali e ha predisposto analisi dettagliate delle strutture di pianificazione e istituzionali nell’area di competenza. Uno dei principali risultati di questo lavoro è stata la definizione di modelli e di linee guida per l’integrazione dei principi riguardanti la sostenibilità negli interventi di assetto del territorio. Sono stati messi a punto una serie di indicatori per il controllo dell’impatto dei processi di pianificazione sulla sostenibilità, in modo da giungere alla definizione di un insieme di modelli efficaci applicabili anche ad altre attività di pianificazione analoghe. Un obiettivo importante era la creazione di modelli abbastanza flessibili da poter essere trasferiti ad altri progetti.

Tramite questa cooperazione tra partner fondamentalmente molto diversi tra loro, sono state messe a punto metodologie sempre più efficaci, potenzialmente trasferibili ad altri partner in ambito europeo.

In questo processo, le autorità e le controparti regionali e locali avevano un ruolo determinante da svolgere. Per migliorare l’efficienza di una regione è necessaria una conoscenza approfondita delle sue risorse e caratteristiche, nonché della sua capacità istituzionale. In tal senso, le istituzioni locali e regionali sono nella posizione più privilegiata, poiché conoscono le condizioni locali e sono vicine ai cittadini, ai gruppi di interesse e alla rete imprenditoriale locale.

Il programma TERRA era un’esperienza basata sulla consultazione e sulla creazione di partenariati a livelli diversi. Il suo obiettivo principale consisteva nell’incoraggiare le autorità locali e regionali a sperimentare il partenariato e la pianificazione multisettoriale, allo scopo di elaborare una strategia d’insieme per il loro territorio.

I progetti TERRA hanno promosso questa cooperazione amministrativa e questo partenariato pubblico-privato per raggiungere gli obiettivi di sviluppo locali e regionali. Un’attività importante avviata nel quadro del programma si è incentrata sullo sviluppo delle competenze necessarie per la gestione dei partenariati e dei processi sociali. Contrariamente alle strategie convenzionali di assetto del territorio, ciò richiede una conoscenza continua e aggiornata quasi in tempo reale degli sviluppi territoriali in una data zona, non circoscritta entro limiti statutari, ma eventualmente variabile nella sua configurazione ed inserita in sistemi di informazione di più vasta portata. La natura delle informazioni cambia non solo in termini di complessità, ma anche in quanto i dati di tipo socioeconomico e fattuale devono essere correlati tra loro in modo operativo. Una parte di questa

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attività ha riguardato il miglioramento delle capacità, incluse le competenze, l’affidabilità e l’uso di strumenti di pianificazione moderni.

I progetti TERRA si sono incentrati anche sulla messa a punto di una serie di strumenti di pianificazione per la comprensione e il monitoraggio del territorio, tra cui il sistema SIG, gli indicatori e gli osservatori.

Il presente capitolo analizza più dettagliatamente due aspetti fondamentali emersi dall’esperienza TERRA, vale a dire (a) le questioni relative alla creazione di partenariati e la gestione dell’assetto del territorio come processo sociale e (b) la preparazione e l’integrazione adeguata degli strumenti di pianificazione nelle attività di assetto territoriale. Infine, le realizzazioni e i risultati del programma TERRA sono presentati sinteticamente in funzione della loro natura e delle loro caratteristiche.

4.1. Cooperazione e creazione di partenariati

La creazione di partenariati è stata un’attività essenziale e un settore di sperimentazione principale per il programma TERRA.

A livello transnazionale, le reti TERRA si sono occupate essenzialmente di zone con caratteristiche comuni, non necessariamente contigue. L’approccio, pertanto, è stato diverso da quello delle azioni INTERREG IIC, riguardanti aree geografiche di vaste dimensioni. La maggior responsabilità delle regioni nel garantire lo sviluppo economico e la competitività globale richiede la creazione di partenariati che favoriscano l’adozione di una strategia rivolta verso altre regioni, così da poter sviluppare i punti di forza comuni.

A livello regionale o locale, i progetti e i partner individuali hanno adottato strategie diverse per la creazione di partenariati appropriati. I gruppi di cooperazione TERRA, pertanto, non avevano un carattere omogeneo, ma erano istituiti per obiettivi specifici. Alcuni erano guidati dagli interessi pubblici o dei gruppi promotori secondo un modello di tipo ascendente (“bottom-up”), altri invece da autorità o da altre forze in un processo dinamico di tipo discendente (“top-down”). Infine, alcuni si occupavano della raccolta di informazioni, mentre altri insistevano su un’azione comune o su un processo decisionale congiunto.

Salvo rare eccezioni, i progetti TERRA hanno dimostrato che la creazione di partenariati è realizzabile in modo efficace e significativo a livello locale e regionale, superando i problemi dovuti ad antagonismi storici e alla diversità dei sistemi giuridici, delle culture di pianificazione e di lingua.

4.1.1. Cooperazione interregionale: la creazione di reti

Per sua stessa natura, la creazione di reti ha proiettato maggiormente le autorità locali e regionali verso l’esterno, poiché i partner dovevano quantomeno confrontarsi con diverse strategie. Tali sistemi, inoltre, hanno creato un contesto molto funzionale per la divulgazione delle “prassi migliori” attuate nel quadro del progetto, essendo possibile valutare l’efficienza dei vari partner mediante il confronto diretto con quella di altri, misurata con metodi più accurati. La trasparenza è aumentata e a ciò si è associato il vantaggio potenziale derivante dalle pressioni esercitate dal gruppo sui progetti meno efficienti. I progetti più carenti hanno operato comunque in contesti che ne hanno ampliato la prospettiva e la capacità e, ad ogni buon conto, sono riusciti ad ottenere risultati che non avrebbero potuto raggiungere altrimenti. I benefici della creazione di reti sono diventati evidenti nei seguenti settori:

• Scambio di esperienze

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Partendo da interessi o problemi comuni, alcuni gruppi si sono costituiti per scambiare esperienze, informazioni e metodi per il raggiungimento di obiettivi condivisi. Spesso sono stati coinvolti partner diversi non solo per cultura e tradizioni, ma anche per conoscenze e capacità. In tal caso, ovviamente, alcuni hanno beneficiato delle competenze e dell’esperienza di partner più progrediti. Di fatto, però, è emerso con una certa evidenza che il flusso di informazioni non era a senso unico e che il feedback dei vari membri era ormai un valido aiuto per adeguare alcune strategie e metodi ai fini di un’applicazione in tempo reale.

Le reti interregionali hanno riunito partner di zone non contigue disseminate nel territorio europeo, da nord a sud, o situate in regioni remote e isolate del Mediterraneo centrale. Esse hanno creato un pool di esperienze su metodologie tecniche quali l’applicazione dei sistemi SIG a diversi contesti geografici, hanno condotto esperimenti sui metodi miranti a migliorare le attività economiche nelle aree rurali o hanno studiato collegialmente nuovi strumenti di pianificazione, quali gli osservatori.

• Sviluppo di sinergie nel territorio europeo

Sebbene non contigue, alcune unità si sono formate all’interno dell’UE sulla base di alcuni fattori comuni, quali i siti storici, le caratteristiche naturali, o anche determinate specializzazioni.

I progetti riguardanti il patrimonio culturale hanno partecipato, ad esempio, allo sviluppo di una strategia turistica comune per la rete europea dei sistemi di canali, o di un’idea innovativa di “territorio-museo”, in cui siti storici con caratteristiche culturali paragonabili sono tra loro collegati.

I bacini fluviali e le zone costiere sono stati anch’essi un punto di partenza per enucleare una visione più chiara dei processi di assetto del territorio. I progetti riguardanti le zone costiere sono rientrati anche nel programma dimostrativo della Commissione europea sulla gestione integrata di tali aree. A riprova della diversità all’interno di questo gruppo, il programma TERRA ha tenuto conto almeno di tre grandi categorie: le “città-porta”, le aree soggette a forti pressioni di sviluppo da parte dei mercati internazionali e gli ecosistemi altamente sensibili.

• Partenariato transfrontaliero

I progetti sono stati uno strumento utile anche per ottenere il sostegno necessario alla definizione di una strategia comune riguardante le cosiddette “regioni funzionali”, divise da frontiere politiche. Una conoscenza comune della zona interessata, solitamente favorita dall’uso di strumenti di pianificazione moderni quali il SIG, ha portato all’adozione di una strategia più coerente da parte delle diverse autorità coinvolte. Tutte hanno seguito con successo un’impostazione multisettoriale per l’assetto del territorio, di cui l’integrazione è stata il principio guida.

CREAZIONE DI UNA “REGIONE FUNZIONALE” TRANSFRONTALIERA IN PROSSIMITÀ DEL CANALE DELLA MANICA

Il progetto GROOTSTAD ha riunito cinque giurisdizioni situate sul confine franco-belga allo scopo di organizzare una struttura decisionale comune per la creazione di una metropoli binazionale.

L’équipe era composta da cinque unità francesi, fiamminghe e vallone, inclusa la città di Lilla. Per poter creare strutture proprie, tale collaborazione ha dovuto superare differenze, oltre che linguistiche, anche dei contesti giuridici e tradizionali.

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Il territorio interessato ha le potenzialità necessarie per trasformarsi in una regione economica funzionale, a vantaggio di tutti i partner. Ciò è stato reso ancor più importante da un certo numero di cambiamenti avvenuti nella zona. Le potenzialità regionali erano infatti aumentate dopo l’apertura del tunnel sotto la Manica tra la Francia e la Gran Bretagna, situato in prossimità dell’area interessata, e con l’arrivo dei treni TGV a grande velocità, che hanno parzialmente compensato il declino delle fabbriche tradizionali e di altre industrie.

I partecipanti hanno capito che un territorio frammentato non sarebbe stato in grado di sfruttare al meglio le opportunità che queste nuove situazioni potevano offrire. L’area interessata è considerata un corridoio naturale di collegamento tra il Regno Unito e l’Europa continentale.

Gruppi di lavoro e comitati strategici e direttivi sono stati istituiti per esaminare vari temi e questioni settoriali. Tra i risultati ottenuti vi è stata l’elaborazione di un importante documento strategico per la regione, che ha comportato l’identificazione di un certo numero di progetti congiunti e di raccomandazioni.

Il partenariato ha permesso alle autorità locali di raggiungere una massa critica in alcuni settori specializzati e di scoprire sinergie, evitare doppioni e ridurre la competizione tra le regioni. Le barriere fisiche e, a volte, psicologiche e storiche sono state superate per sviluppare un’unità di intenti, ottenere maggior credibilità e visibilità e scoprire nuovi talenti, risorse o modelli per la soluzione dei problemi.

UNIONE DI TERRITORI TRAMITE LA VALLE DI UN FIUME CHE NE DELIMITA IL CONFINE

Il progetto Duero-Douro ha riunito un vasto numero di comuni senza alcuna precedente esperienza di collaborazione al fine di elaborare un piano congiunto per il corso d’acqua comune che attraversa gran parte della penisola iberica.

Poiché nelle generazioni precedenti il fiume era stato un fattore di crescita economica importante per le rispettive regioni, si è ritenuto che una strategia di collaborazione per l’avvìo di una nuova fase di sviluppo potesse creare numerosi vantaggi e sinergie.

Il fiume è stato visto come elemento di unione piuttosto che di separazione e il nuovo territorio è stato concepito come “regione funzionale”. Per circa 100 chilometri, il fiume segna il confine tra i due paesi, in una zona ricca di risorse di alto valore paesaggistico e turistico.

Il progetto ha portato all’attuazione importante di una strategia comune per una valle che si estende dalla costa atlantica alla Spagna centrale, nonché a nuovi livelli di cooperazione su questioni riguardanti i trasporti, le risorse urbane, naturali e culturali, il commercio, il turismo e le istituzioni.

4.1.2. Partenariati locali

Obiettivo primario della creazione di un partenariato locale efficiente per la promozione di una strategia di assetto locale era unire gli interessi e le componenti capaci di influenzare lo sviluppo territoriale. La creazione di partenariati ha comportato la definizione di quadri di cooperazione pubblico/privato e l’inclusione di partner istituzionali, con l’avvìo di partenariati nazionali, regionali e locali con le parti sociali e altri organismi competenti interessati, quali le ONG, rappresentanti del mondo universitario e specialisti nel settore della pianificazione tecnica. Questi partenariati, inoltre, coinvolgono solitamente operatori e interessi che influenzano l’assetto del territorio su base settoriale, ma anche operatori che non si sono mai occupati prima di pianificazione integrata, inclusi gli stessi cittadini.

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• Sviluppo di una strategia comune per un territorio funzionale

Numerosi comuni hanno collaborato ai piani e alle strategie economiche nelle rispettive regioni in un contesto in cui, da soli, non avrebbero potuto avere l’influenza esercitata sotto forma di consorzi.

PREPARAZIONE DI PIANI DURATURI DA PARTE DI GRUPPI RESPONSABILI DELLA GESTIONE DELLE RISORSE IDRICHE

I tre partecipanti al progetto CONCERCOST hanno sviluppato con successo i loro partenariati locali, lasciando un’impronta visibile nelle rispettive regioni.

L’associazione portoghese della Vale do Lima, già esistente, aveva incarichi limitati alla gestione delle risorse idriche: tramite TERRA, essa ha ampliato le sue competenze per includervi aspetti territoriali di più vasta portata e ha elaborato un piano di sviluppo strategico per i quattro comuni del bacino fluviale e della zona costiera.

In Spagna, TERRA ha contribuito alla creazione del consorzio “Commarques Centrals Valencianes”, trenta comuni raggruppati all’interno di un organismo di valenza geografica e storica, che hanno assunto l’iniziativa di mettere a punto un piano strategico per la loro regione, dandogli impulso anche a livello regionale. Essi sono riusciti ad ottenere un forte sostegno politico e a coinvolgere partner settoriali. L’appoggio sistematico della stampa ha garantito la visibilità del progetto anche dopo la sua fase di attuazione.

I piani elaborati dai partner spagnoli e portoghesi erano chiaramente finalizzati ad aumentare e a migliorare la loro competitività. In entrambi i casi, si trattava di zone rurali in cui le piccole città erano situate in prossimità di importanti assi di collegamento nord-sud tra i centri più importanti. I suddetti piani hanno cercato di migliorare l’infrastruttura di comunicazione e di assegnare un nuovo ruolo alle città di piccole e medie dimensioni, riorientando nel contempo le pressioni dalla costa verso l’entroterra.

Il terzo partner, il “Conseil Général de La Gironde”, comprendente dieci comuni del Bassin d’Arcachon, con attività sviluppate nei settori del turismo, dell’agricoltura e dell’acquacoltura, ha riunito partner statutari e non statutari per raggiungere un’intesa su questioni prioritarie, allo scopo di risolvere i forti conflitti di interesse esistenti e di predisporre un piano d’azione comune per lo sviluppo delle suddette attività.

FOTO 37 CONCERCOST

CREAZIONE DI RAPPORTI OPERATIVI NELLA ZONA DEL BACINO FLUVIALE IBERICO

Il progetto ALBA-TER Ave ha riguardato essenzialmente autorità comunali appoggiate da amministrazioni regionali per l’istituzione di rapporti operativi nella zona situata lungo i fiumi Ter, in Spagna, e Ave, in Portogallo.

In ciascun caso è stato creato un organismo formale di coordinamento: un consorzio, in Spagna, e un’autorità di sviluppo regionale, in Portogallo. L’obiettivo finale di tali organismi consisteva nel garantire la partecipazione degli operatori locali (a) allo sviluppo delle risorse naturali e culturali e (b) allo sviluppo economico generale dei rispettivi territori.

Come risultato principale, l’iniziativa ha offerto ad autorità comunali minori l’opportunità e la massa critica necessaria per poter realizzare un processo di pianificazione che, altrimenti, sarebbe andato oltre le loro capacità individuali. Prima dell’attuazione del progetto, infatti, tali attività di assetto del territorio sarebbero state realizzate a livello regionale.

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Il progetto, tuttavia, ha messo in luce lo zelo e la competenza che i partecipanti locali riescono a mettere in campo per affrontare problemi riguardanti il contesto in cui si trovano ad operare direttamente. Collettivamente, inoltre, essi sono stati in grado di creare le capacità necessarie, di utilizzare tecniche e strumenti moderni quali il SIG e di predisporre inventari utili e permanenti delle risorse e delle caratteristiche della regione.

• Cooperazione interna: la gestione dei processi consultivi e sociali.

In alcuni casi, i partenariati erano già preesistenti e il programma TERRA è servito a svilupparli ad un livello più elevato, oltre il semplice scambio di informazioni o l’attuazione di programmi di cooperazione circoscritti. Alcuni progetti hanno dimostrato grandissimo impegno nel promuovere l’ulteriore trasformazione di un quadro normativo già esistente in una struttura adeguata per un processo decisionale congiunto.

Coinvolgendo i cittadini nell’adozione delle decisioni relative all’ambiente in cui vivono, il partenariato ha fornito uno strumento di democratizzazione dell’assetto del territorio. Il sostegno e l’impegno attivo della popolazione sono diventati degli ingredienti essenziali del processo di pianificazione moderno, tanto che alcuni paesi membri dell’UE hanno adottato norme formali per la consultazione e la partecipazione dei cittadini. I progetti TERRA hanno arricchito tale esperienza, mettendo a punto e sperimentando strumenti appropriati per la consultazione locale in una varietà di contesti.

LA PARTECIPAZIONE DEI CITTADINI COME IMPULSO PER PROMUOVERE LA SOSTENIBILITÀ

Il progetto SRUNA, una rete di autorità locali e regionali, irlandesi e svedesi, ha messo a punto una metodologia che garantisce un utilizzo sostenibile, per scopi ricreativi, di risorse naturali situate nei dintorni di un’area urbana in rapida espansione, applicando i principi dell’Agenda locale 21, della sostenibilità ambientale e dell’integrazione sociale. Il progetto è stato attuato tramite un processo di apprendimento basato sulla consultazione e sulla partecipazione sociale, che ha coinvolto una grandissima varietà di soggetti e istituzioni.

SRUNA ha incluso un processo di partecipazione in senso ascendente (“bottom-up”), basato sul capitolo 23 dell’Agenda 21, e ha adottato i principi riguardanti la sostenibilità stabiliti nel rapporto Brundtland e nel Quinto programma d’azione ambientale dell’UE. Tali relazioni sottolineano come un’ampia partecipazione dei cittadini sia un prerequisito essenziale per la realizzazione di uno sviluppo sostenibile. I risultati ottenuti dal progetto indicano che la partecipazione dal basso, per quanto necessaria, non solo richiede molto tempo, ma incontra anche diverse difficoltà.

Il processo di coinvolgimento dei cittadini ha permesso di individuare gli ostacoli sociali, economici e materiali che impediscono la partecipazione degli emarginati sociali alla promozione di un uso sostenibile delle risorse naturali a scopi ricreativi. Quanto appreso insegna tra l’altro che:

• per una partecipazione “ascendente” e una gestione degli aspetti economici e sociali della sostenibilità il personale delle autorità locali e regionali deve acquisire ampie conoscenze e potenziare le proprie capacità;

• i dipendenti pubblici, i principali membri delle comunità e le altre componenti coinvolte necessitano di una formazione intensiva riguardante le capacità di promozione e di mediazione.

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4.1.3. Metodi per la creazione di un partenariato

I partenariati sono stati creati sulla base di interessi e problemi comuni generalmente riconosciuti. Spesso sono derivati da precedenti contatti o da cooperazioni congiunte. Gli ingredienti necessari per il successo di tali gruppi sono stati la forte motivazione dei partner, una leadership impegnata e obiettivi chiari per superare le difficoltà linguistiche, la lontananza geografica e la diversità dei fattori politici o economici.

I partenariati interregionali istituiti nel quadro di TERRA ruotavano attorno ad un capo responsabile del coordinamento finanziario, della programmazione progettuale e delle competenze tecniche. La persona incaricata spesso presiedeva anche i comitati direttivi dei progetti. Per la maggior parte, i progetti e i partenariati sono stati realizzati e gestiti da tecnici, con diversi gradi di sostegno politico. I politici che hanno presieduto anche il comitato direttivo sono stati una minoranza. Tale comitato, che riuniva tecnici e politici, è stato uno strumento di gestione, ma anche di consolidamento del gruppo e ha inoltre rappresentato la sede appropriata per uno scambio di informazioni. Nei progetti in cui è stata definita una strategia comune per il territorio, il comitato direttivo è stato utilizzato come occasione di incontro tra i partner per l’adozione di decisioni congiunte, pur in presenza di gruppi di lavoro operanti ad un altro livello.

Per lo sviluppo dei partenariati locali, i membri contavano su capacità di comunicazione interne. Numerosi progetti, tuttavia, hanno fatto ricorso a servizi di professionisti per aspetti quali le comunicazioni o le consulenze. Molti dei politici e degli operatori esperti nel campo della pianificazione territoriale coinvolti negli interventi avevano comunque esperienza nel settore ed erano specializzati in scienze della comunicazione e nell’analisi dei processi strategici.

Alcuni progetti avevano come obiettivo specifico la comprensione dei meccanismi di sviluppo dei partenariati nel territorio interessato. Durante l’attuazione degli interventi, si è riflettuto sulle metodologie di partecipazione e sono state pubblicate relazioni specifiche sull’argomento. Sono stati presi in esame vari aspetti, ad esempio le modalità di coinvolgimento degli emarginati sociali nel processo decisionale, i diversi stadi della partecipazione dei cittadini all’assetto del territorio o il ruolo dei forum riguardanti argomenti specifici nel processo di consultazione.

Le prassi più efficaci concernenti i partenariati sono state un tema costante affrontato dal programma TERRA. La gestione dei partenariati e dei processi sociali è stata un argomento ricorrente anche delle riunioni annuali TERRA organizzate nel 1998, a Napoli, e nel 1999, a Pori. Un Vademecum per una corretta gestione dei progetti presentato da TERRASSISTANCE alla riunione di Napoli ha fornito indicazioni per la creazione dei partenariati e per i processi di consultazione.

Parallelamente, il programma dimostrativo dell’UE sulla gestione integrata delle zone costiere – che ha incluso i progetti TERRA riguardanti tali aree – ha tratto anch’esso conclusioni specifiche sulle prassi migliori per lo sviluppo della partecipazione all’interno del processo di pianificazione.

FOTO 34 POSIDONIA

In gran parte, i progetti hanno comunicato con i partner locali e con i cittadini tramite bollettini di informazione, opuscoli, video, siti web, ecc. Per diffondere le informazioni

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hanno coinvolto attivamente gli organi di stampa. Alcuni hanno allestito mostre itineranti e unità di contatto mobili, su autobus, per informare i cittadini e instaurare un dialogo diretto con la gente del posto.

Altri progetti hanno cercato di sondare in modo più approfondito le opinioni e le aspirazioni dei partner locali nel quadro di un processo di apprendimento o di collaborazione operativa. Ciò è avvenuto in forme diverse, incluse la preparazione di un elenco dei punti da trattare e l’identificazione congiunta dei problemi principali. La raccolta interattiva delle informazioni è stata effettuata tramite questionari, indagini, interviste, forum e seminari.

UNA VASTA RETE DI PARTNER UE ANCH’ESSA PROMOTRICE DI UNA PARTECIPAZIONE SU LARGA SCALA

Il progetto COASTLINK ha riguardato una rete di sei autorità responsabili dell’assetto del territorio, oltre ad un’associazione di comuni. Contemporaneamente alla definizione di strategie di gestione specifiche per le zone costiere interessate, i partner del progetto non solo hanno rivolto grande attenzione alla creazione di partenariati transnazionali e locali, ma hanno anche avviato una riflessione sul processo stesso, per poi poter formulare raccomandazioni generiche.

Queste hanno riguardato tra l’altro il ruolo chiave delle autorità capofila nel coordinare il vasto numero di partecipanti statutari o meno, la necessità di stabilire un elenco chiaro dei punti da esaminare e l’identificazione dei diversi livelli di partecipazione dei cittadini, dalla semplice informazione ad un processo decisionale congiunto.

A seconda del contesto regionale di riferimento, le attività di partecipazione specifiche promosse dalle autorità regionali hanno rappresentato chiaramente un passo avanti ai fini dell’allargamento della cerchia di partecipanti al processo di pianificazione. Nelle città di Down (Irlanda del Nord) e di Storestrom (Danimarca) l’impegno dei cittadini nell’applicazione dell’Agenda locale 21 è stato enorme. I partner britannici e danesi hanno previsto un’ampia rappresentanza transettoriale e di ONG, garantendo in tal modo l’inclusione di considerazioni economiche, sociali e ambientali realistiche nel processo di pianificazione di tipo normativo. Per la prima volta, forte dell’esperienza dei partner britannici e danesi, l’iniziativa è stata attuata nell’Epiro (Grecia), allo scopo di promuovere una strategia integrata per le zone costiere con una serie di appositi forum che hanno riunito operatori statutari e non statutari. Lo stesso obiettivo è stato perseguito nell’Algarve-Huelva tramite la creazione di reti tra i diversi comuni. La cooperazione con i paesi confinanti affacciati su mari interni ha avuto esito particolarmente positivo tra la contea di Storestrom (Danimarca) e la Pomerania Anteriore (Vorpommern, Germania).

Il processo decisionale congiunto con i partner locali è stato importante in numerosi progetti. I partenariati hanno predisposto i piani strategici, territoriali e operativi e hanno messo a punto accordi più formali, protocolli e contratti. Alcuni partner hanno utilizzato contesti formali e associazioni o agenzie di sviluppo preesistenti o appositamente create per istituire gruppi locali e avviare un processo di consultazione permanente. Ciò è stato possibile solo laddove esisteva una legislazione nazionale di supporto. Altri partner hanno utilizzato il sistema dei forum, ovvero hanno fatto ricorso a gruppi di lavoro locali per tematiche specifiche.

I GRUPPI EUROPEI DI INTERESSE ECONOMICO E L’ASSETTO DEL TERRITORIO

I partner del progetto DIAS hanno riconosciuto quale risorsa comune il loro patrimonio culturale e si sono proposti di sviluppare il turismo ambientale dando un ruolo attivo all’ospitalità non convenzionale presso strutture private.

Dietro l’esperienza di uno di loro, tutti i partner del progetto hanno tentato di promuovere, nelle zone di competenza, la creazione di un’offerta di alloggi da destinare ai servizi turistici. Gestiti nel quadro di un accordo sulla qualità, la professionalità e le norme comuni, i tre partner attueranno uno scambio reciproco

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delle procedure più efficaci, utilizzeranno canali di approvvigionamento comuni, promuoveranno le attività imprenditoriali e così via, tramite la creazione di un Gruppo europeo di interesse economico (GEIE).

L’iniziativa è aperta ad altre zone con risorse naturali e culturali comuni in tutta Europa.

4.2. Sviluppo di strumenti appropriati di supporto al moderno assetto del territorio

L’integrazione di strumenti moderni di assetto del territorio nel processo di pianificazione locale e regionale ha rappresentato un obiettivo e un contributo significativo del programma TERRA.

Per questa importante iniziativa di creazione di capacità si è fatto ricorso al sistema di informazione geografica (SIG), agli osservatori e agli indicatori. Un’altra innovazione è stata l’applicazione di obiettivi di sostenibilità in modo pragmatico all’interno del processo di assetto del territorio a livello locale.

Molti partecipanti ai progetti sono intervenuti ai seminari organizzati in occasione delle riunioni annuali TERRA a Napoli e a Pori e ad altre sessioni speciali sull’applicazione di tali strumenti, dimostrando grande interesse ed entusiasmo nell’apprendere le nuove tecniche.

Tutti questi sviluppi hanno preparato potenzialmente le autorità locali e regionali ad affrontare meglio le attività future di pianificazione e sviluppo, ma soprattutto le hanno rese maggiormente capaci di instaurare un dialogo con gli organismi nazionali ed europei, influenzando in tal modo l’elaborazione strategica. L’applicazione di questa nuova capacità ha accompagnato l’introduzione dello schema S.S.S.E. su scala europea.

4.2.1. Sistema di informazione geografica (SIG)

Quasi tutti i progetti attuati nel quadro del programma TERRA hanno adottato e utilizzato il sistema SIG quale strumento importante per la creazione o il potenziamento delle loro capacità.

Il SIG, che può essere un potente strumento di gestione dei dati per l’assetto del territorio, la definizione di strategie e il processo decisionale, è stato ampiamente accettato, negli ultimi vent’anni, a tutti i livelli di governo e di pianificazione. Comprensibilmente, le sue applicazioni sono già piuttosto diverse tra un’amministrazione e l’altra, dal livello locale a quello regionale. Esso è stato largamente utilizzato nella gestione delle risorse, nelle valutazioni ambientali e anche nell’assetto del territorio e nella gestione dei servizi a livello locale. Un certo numero di applicazioni si sono spinte oltre la semplice mappatura geografica, fino a riguardare gli indicatori economici e sociali, ed hanno associato la tecnologia SIG alla creazione di modelli dinamici.

FOTO 38 EUROGISE

L’adozione del sistema SIG quale strumento di pianificazione territoriale, sebbene diffusa, non è stata uniforme. Nel quadro del programma TERRA, numerosi partner non avevano alcuna esperienza precedente quanto all’uso di questo sistema, mentre altri lo avevano già utilizzato ad un livello ragionevolmente avanzato. La rete più ampia creata dal programma è stata l’occasione ideale per un trasferimento di know-how. Gli insegnamenti tratti da TERRA hanno inoltre offerto l’opportunità di esaminare i punti di forza e le carenze del sistema SIG.

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Alcune applicazioni si sono incentrate sull’uso dei suoli, l’urbanistica o attività territoriali di tipo multifunzionale. Le esperienze di questo gruppo di progetti hanno messo in luce le difficoltà insite nell’adozione del sistema SIG, molte delle quali vanno oltre la formazione strettamente tecnica per riguardare l’impegno politico, la disponibilità di dati e la gestione. L’incompatibilità tecnica dei sistemi è risultata evidente, senza contare che molti dati non erano confrontabili. Si tratta di un problema con ripercussioni a livello europeo, che si accentuerà parallelamente allo sviluppo di rapporti operativi tra le autorità locali e le regioni e alla loro partecipazione all’assetto del territorio in nuove regioni funzionali, oltre che in concomitanza con il progressivo aumento della domanda di informazioni comparate.

Alcuni progetti hanno effettuato studi riguardanti le applicazioni dei progetti SIG ed hanno offerto un sostegno alla rete sui seguenti aspetti:

– trasferimento di know-how e attività di consulenza reciproche, – analisi dei metadati e proposte per il superamento delle difficoltà esistenti, – raccomandazioni sulla gestione dei dati da parte di équipe più esperte, – sviluppo di applicazioni, – orientamenti per l’applicazione del sistema SIG all’interno di determinate

organizzazioni.

Un secondo gruppo di partner si è occupato essenzialmente dell’applicazione del sistema stesso, dopo aver ricevuto risorse per l’acquisto di hardware e software e/o per l’avvìo della raccolta di dati. Il gruppo ha incluso i progetti DIAS, GEOPLANTOUR, VEV, COASTLINK e TERRA CZM.

Il progetto EUROGISE si è incentrato sullo sviluppo tecnico del SIG e sulla diffusione di questa tecnologia tra i vari partner. Ha divulgato informazioni tramite un sito web e una serie di seminari.

Il progetto SRUNA ha associato l’uso del SIG alla definizione di indicatori per la gestione sostenibile di siti destinati ad attività di svago. Si è trattato di un’applicazione relativamente diretta del SIG che è andata oltre la semplice rappresentazione geografica e che si è dimostrata potenzialmente trasferibile.

Nel quadro di TERRA sono state affrontate alcune tematiche di dimensione europea, tra cui gli ostacoli all’armonizzazione dei dati tra una regione e l’altra. Il progetto DUERO-DOURO ha messo a punto un sistema di informazione geografica per il bacino fluviale interessato, situato a cavallo tra la Spagna e il Portogallo. Tale azione ha messo in luce alcuni degli ostacoli alla definizione di un quadro comune dovuti principalmente a problemi di armonizzazione, ma è anche riuscita a dimostrare la validità di un’impostazione pragmatica e a sviluppare uno strumento potenzialmente utile per l’assetto del territorio.

Il programma ha peraltro evidenziato la crescente consapevolezza della necessità di un’armonizzazione. Sebbene la stessa UE abbia avviato discussioni in tal senso, fino ad oggi le amministrazioni nazionali o sottonazionali si sono dimostrate riluttanti ad intraprenderla. L’esperienza transnazionale sulle norme di armonizzazione è stata analizzata e discussa dal progetto EUROGISE e sono stati elaborati alcuni orientamenti per la definizione concertata di regole future.

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Un’altra questione importante relativa all’uso del SIG è stata la gestione dei dati, incluso il loro aggiornamento. L’esperienza passata ha dimostrato che, anche se le risorse esterne o il sostegno sporadico facilitavano l’installazione di un sistema, il mantenimento dei dati e le attrezzature richiedevano un afflusso di finanziamenti sistematico, il che spesso non viene inizialmente preso in considerazione. Le difficoltà emerse dal programma riguardavano la diffusione dei dati, la facilità di accesso al sistema e il feedback destinato ai tecnici, agli utenti potenziali e ai responsabili politici; un’ulteriore formazione a tutti i livelli era vista come un possibile rimedio.

SPERIMENTAZIONE DEL SISTEMA SIG NEL QUADRO DI EUROGISE

Il progetto EUROGISE ha posto l’accento sul SIG quale strumento di assistenza al processo di assetto del territorio. Le precedenti esperienze della maggior parte dei partner coinvolti li ha resi consapevoli di tutti gli aspetti della questione e ha contribuito a migliorare la qualità dei risultati. Le sei tematiche comuni individuate hanno toccato tutti i fattori capaci di garantire l’affidabilità e l’applicabilità del SIG per scopi di pianificazione territoriale, dai principi di gestione dei dati ai metodi per introdurre gradualmente tale tecnologia all’interno di un’organizzazione. Il progetto, inoltre, ha sviluppato applicazioni “desktop” del sistema per renderlo utilizzabile nei diversi servizi interni a tale organizzazione, nonché applicazioni specifiche per la pianificazione integrata e per il controllo e la valutazione dei finanziamenti.

Il coinvolgimento di tecnici qualificati in istituzioni pubbliche reali ha reso i risultati ampiamente trasferibili ad altri progetti.

4.2.2. Indicatori

Molti progetti TERRA hanno riguardato (o hanno programmato) la definizione di una serie di indicatori per misurare i progressi compiuti nel raggiungere determinati obiettivi (ad esempio, la sostenibilità, lo sviluppo sociale, la crescita economica) in vari settori.

L’uso di indicatori è una procedura consueta nei programmi europei, ma anche una condizione obbligatoria per molte attività nazionali. Di fatto, una gestione efficace dei progetti richiede l’adozione di apposite norme di controllo.

In passato, molti degli interventi riguardanti gli indicatori si sono incentrati sul livello nazionale, dando relativamente poca importanza agli aspetti locali e regionali. Progetti di assetto del territorio quali quelli inclusi nel programma TERRA introducono invece una prospettiva territoriale che precedentemente non era inclusa tra le priorità da considerare (si pensi, ad esempio, alle zone rurali, all’uso dei suoli e alle aree destinate a finalità ricreative). I progetti TERRA, peraltro, si sono spinti oltre l’aspetto teorico fino all’applicazione in contesti reali ed hanno rappresentato un laboratorio di sperimentazione sul campo, utile per valutare i progressi in questo settore a livello europeo.

Se indicatori quali il prodotto interno lordo (PIL) hanno fornito per decenni dei riferimenti per la crescita economica, mentre più di recente ne sono stati definiti altri in grado di misurare lo sviluppo sociale o la sostenibilità ambientale, nessuno di essi è stato esente da critiche, tanto che è emersa la necessità di adeguarli per renderli più rappresentativi delle condizioni che erano tenuti a valutare.

Analogamente, se applicati a condizioni o ad aree geografiche specifiche, tali criteri vanno pianificati, concepiti ed elaborati con precisione. I progetti hanno rivelato regolarmente difficoltà intrinseche nel garantire la comparabilità, l’attendibilità o l’aggiornamento dei dati.

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Nel quadro del programma TERRA, questa attività ha incluso sia la definizione di indicatori specifici per i singoli progetti, sia l’applicazione di modelli o linee guida più generali. Il progetto COASTLINK ha sperimentato una serie di indicatori generici per le zone costiere, mentre il progetto TERRA CZM ha studiato degli indicatori di “capacità di carico” per determinare le potenzialità di sviluppo sostenibile del turismo.

Il progetto SDTP ha messo a punto una serie di indicatori per il controllo della sostenibilità in zone diverse. In altri progetti il campo d’azione si è limitato ad un’attività specifica, ad esempio le finalità ricreative nel progetto SRUNA. Tali proposte sono state spesso incluse nel SIG, associando in tal modo entrambi gli strumenti. Ciò è avvenuto, tra l’altro, per gli interventi previsti da EUROGISE.

Oltre al ruolo svolto all’interno di ciascun progetto, la ricerca relativa agli indicatori è stata al centro dell’attenzione anche nel programma TERRA. Un seminario specifico si è svolto nell’ambito della riunione TERRA del 1999, a Pori, e, visto l’interesse dei partecipanti, un altro seminario sull’argomento è stato organizzato a Bruxelles nel novembre del 1999.

Tutte queste attività hanno prodotto risultati concreti che sono stati divulgati tramite pubblicazioni, seminari e siti web, o che sono stati messi personalmente a disposizione degli esperti interessati. Tali risultati hanno incluso la formulazione di proposte di indicatori la cui trasferibilità e applicabilità era già stata dimostrata, la ricerca di meccanismi adatti a valutarli e a permettere ad indicatori sintetici di seguire i progressi compiuti nel perseguire gli obiettivi, ovvero il coinvolgimento delle parti sociali nella definizione degli indicatori. La dinamica intorno a questo argomento ha inoltre ampliato il dialogo e ha sensibilizzato maggiormente i partner all’utilizzo degli indicatori e dei modelli fondamentali.

4.2.3. Osservatori

Oltre al dibattito avviato recentemente nel quadro dell’S.S.S.E. e tuttora in corso a livello europeo sulla creazione di osservatori di assistenza all’assetto del territorio, il programma TERRA è servito anche a condurre ricerche e a sperimentare eventuali applicazioni di tale progetto.

Il dialogo intrapreso ha messo in luce la necessità di adottare sistemi di informazione uniformi e aggiornati riguardanti gli aspetti territoriali dell’Unione europea.

Per quanto concerne questa riflessione, le attività previste dal programma TERRA hanno fornito sull’argomento informazioni ed esperienze effettuate da prospettive diverse. Sebbene il dialogo con le istituzioni UE si sia orientato in gran parte verso l’eventuale creazione di osservatori europei incaricati di valutare le situazioni di assetto territoriale a tale livello, il coinvolgimento di TERRA sul piano sia locale che regionale e, allo stesso tempo, nell’intero territorio europeo darà un valido contributo alla pianificazione su più larga scala attuata da tali agenzie. Si riteneva infatti che lo sviluppo di laboratori locali fosse mosso da esigenze locali concrete ed implicasse un impegno da parte dei responsabili delle decisioni politiche e dei cittadini che ne sarebbero stati i principali beneficiari. Queste condizioni, a volte, sono cambiate o sono state modificate a seguito di un processo di consultazione.

Il coordinamento necessario tra zone situate in paesi diversi e talvolta distanti tra loro ha fornito informazioni approfondite sugli aspetti prioritari da affrontare per la creazione di una rete europea.

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Nell’ambito dei progetti TERRA, gli osservatori sono diventati uno strumento utile per l’assetto del territorio e la cooperazione interregionale. Pur avendo prevalentemente un campo d’azione locale o tutt’al più regionale, essi erano collegati alla rete interregionale impegnata in compiti di coordinamento, assegnavano responsabilità ai vari livelli di governo o concordavano norme comuni.

Numerosi progetti hanno creato i loro osservatori (CONCERCOST, COASTLINK, DUERO-DOURO, LORE e TERRA CZM), ovvero avevano già precedenti esperienze in questo settore. Erano comunque tutti diversi dal punto di vista territoriale, in particolare per quanto concerne l’area geografica, il contesto e la rete.

Il progetto COASTLINK ha studiato specificamente il ruolo degli osservatori costieri come strumenti per l’integrazione e la gestione dei dati.

Il progetto DUERO-DOURO è stato un primo tentativo di creazione di una base di dati per l’intero bacino fluviale interessato, situato a cavallo tra due paesi.

Il progetto LORE ha insistito sull’idea di osservatorio come sistema organico e come base per promuovere le conoscenze, ampliando in tal modo il concetto più tradizionale di osservatorio come centro di informazione. In quest’ottica, esso diventa un meccanismo di partecipazione mosso da esigenze locali specifiche e orientato verso il processo decisionale. In tale contesto, l’osservatorio assolve funzioni molteplici e varie, quali: la raccolta di dati, l’animazione locale e lo sviluppo della rete divulgativa, ovvero un’attività di previsione a livello locale.

L’INCLUSIONE DI OBIETTIVI LOCALI NEGLI OSSERVATORI LORE

Il risultato più importante del progetto LORE è stato lo sviluppo del concetto di “rete di osservatori”, ormai giunto ad una fase in cui tali strutture sono concepite come un’architettura di rete di tipo “organico” e non “gerarchico”.

I diversi tipi di osservatori sperimentati da LORE svolgevano alcune attività di base comuni. Per prima cosa, ogni osservatorio traduceva gli obiettivi locali in forma operativa, tenendo conto anche dell’esigenza di animazione e del sostegno tecnico. In secondo luogo, si provvedeva alla creazione e al funzionamento dell’osservatorio locale (con la nomina del responsabile e/o animatore, l’individuazione degli spazi, l’arredamento interno e l’installazione delle attrezzature). Si procedeva quindi alla creazione di una base informativa e alla raccolta di dati. La quarta fase consisteva nell’avvìo di un processo di animazione locale e nell’attività di divulgazione. Infine, in quinta e ultima istanza, vi era lo sviluppo delle funzioni della rete.

Nel progetto LORE, le principali componenti di un osservatorio comprendevano: esperti, responsabili delle decisioni, operatori locali e attività di animazione.

4.3. Realizzazioni e risultati

Diversamente da altri programmi e iniziative intrapresi nel quadro del FESR, i risultati del programma TERRA non sono riconducibili ad opere edili, né possono essere misurati in chilometri di nuove strade o in altre infrastrutture. Al contrario, il programma è stato concepito come un banco di prova dell’innovazione e i suoi risultati si sono concretizzati piuttosto nell’introduzione di nuovi atteggiamenti o strumenti. Poiché l’impulso dato alle attività intraprese si è orientato più verso lo sviluppo delle risorse umane, naturali ed economiche, i risultati sono stati sia materiali che immateriali.

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Alcuni progetti, in realtà, hanno portato all’elaborazione di nuovi piani e alla creazione di agenzie in alcuni comuni o regioni partecipanti. Ciononostante, le conseguenze più benefiche e durature sono forse scaturite dall’esperienza e dal grado di familiarità raggiunto dai comuni e dai funzionari pubblici nell’uso di nuovi metodi, trasferibili in un secondo tempo a controparti europee, inclusi i paesi candidati all’adesione nell’UE.

Tra i risultati principali, ma non misurabili, di questi sforzi collettivi figura la definizione di nuove strategie di gestione, che hanno contribuito a diffondere in nuovi territori la nozione di partecipazione pubblica tramite un’ampia consultazione della popolazione su questioni relative all’assetto territoriale strettamente connesse alla vita di tutti i giorni.

In molti casi, il programma è servito a superare idee preconcette e ostacoli connessi alla presenza di frontiere naturali e artificiali, dai confini geografici ai principali corsi d’acqua. Talvolta, queste delimitazioni tradizionali sono state trasformate in vie di comunicazione unificanti o in legami di reciproco interesse.

Tali attività del programma TERRA sono state la prima sperimentazione locale e regionale dei concetti contenuti nell’S.S.S.E. ed hanno portato a risultati e a conclusioni valide riguardanti l’attuazione pratica delle soluzioni strategiche proposte da quest’ultimo.

Tuttavia, al di là di questi benefici immateriali (comportamenti, competenze e altri elementi che possono essere classificati come “creazione di capacità”), il programma ha portato anche all’elaborazione di piani concreti, alla creazione di istituzioni e di reti funzionali, alla raccolta di dati e alla definizione di altri strumenti, modelli e metodologie. Tra tali risultati figurano la creazione di reti, la pubblicazione di studi e l’attivazione di basi di dati e, infine, lo sviluppo di modelli e metodologie che serviranno da base per le future attività.

Molte delle impostazioni e degli esempi seguiti potrebbero inoltre rivelarsi utili a responsabili della pianificazione diversi da quelli che hanno partecipato direttamente al programma.

Il programma ha dimostrato chiaramente fino a che punto le autorità locali e le parti interessate erano in grado di unirsi in una dinamica di cambiamento costruttivo e di innovazione nelle rispettive comunità, indipendentemente dal fatto che essa rappresentasse una collettività politica, geografica o basata sul comune interesse.

• Opere materiali e attrezzature

Il programma TERRA doveva fungere da laboratorio e strumento di assistenza alla ricerca sperimentale sull’assetto del territorio a livello locale e regionale. L’esecuzione di opere materiali intendeva collaudare il meccanismo della pianificazione mediante l’azione, mostrando nel contempo al pubblico le applicazioni concrete dei criteri di sostenibilità. Tra i prodotti visibili del programma vi sono stati importanti elementi della società dell’informazione, quali il SIG, gli osservatori e gli indicatori. TERRA, inoltre, ha comportato l’installazione di attrezzature di tecnologia informatica presso molte autorità locali, allo scopo di promuovere l’aspetto integrato dell’assetto del territorio. A causa delle dimensioni di questi progetti pilota, tuttavia, non ci si aspettava un impatto in termini di cambiamenti macroscopici: è parso chiaro che per qualsiasi cambiamento di questo tipo sarebbe occorso del tempo. Per la maggior parte dei progetti, il principale beneficio deriverà dal processo stesso.

FOTO 35 GEOPLANTOUR

• Metodologie

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Sono state messe a punto varie metodologie applicabili e trasferibili. Nell’ambito di numerosi progetti, ad esempio, sono stati predisposti metodi di valutazione della capacità di carico ambientale, ovvero sono stati istituiti sistemi e indicatori di controllo. Sono state inoltre pubblicate conclusioni e raccomandazioni sul funzionamento degli strumenti di pianificazione, quali la partecipazione pubblica, gli osservatori o il SIG. In molti casi, si è tentato di elaborare modelli generici per la promozione economica di risorse culturali o naturali specifiche, quali i siti storici, i canali, i paesaggi, i bacini fluviali e le zone rurali. Il programma ha dimostrato la fattibilità del trasferimento di tali esperienze da una zona all’altra, nonché della creazione di società a capitale misto e del collegamento tra le attività imprenditoriali delle varie regioni.

• Piani

I progetti TERRA hanno portato all’elaborazione di diverse tipologie di piani: piani strategici per l’intero territorio di regioni nuove, piani operativi con obiettivi di sviluppo concreti o piani di gestione per risorse specifiche. A causa della complessità o della natura innovativa dei partenariati, l’assetto del territorio ha assunto un’impostazione più indicativa, in cui le azioni non erano prescritte all’interno di un quadro normativo, ma erano piuttosto oggetto di accordi e di soluzioni concordate. Il pragmatismo nella scelta degli aspetti da trattare era evidente. Le azioni si sono incentrate su temi sui quali era possibile raggiungere un’intesa, piuttosto che su aspetti che rischiavano di essere ostacolati da impedimenti giuridici. La natura innovativa del processo ha indotto i partner a valutare in modo critico il vecchio sistema di regolamentazione e ad offrire alternative più razionali ed efficaci.

FOTO 39 EUROGISE

• Strumenti e prodotti di informazione, pubblicazioni

Le attività di comunicazione sono state parte integrante dei progetti quale strumento nel processo di coinvolgimento dei cittadini. Con la divulgazione dei risultati tramite mezzi di comunicazione diversi si è cercato di raggiungere nuovi gruppi di beneficiari e aree esterne al programma. Un’attività di informazione considerevole è stata dedicata alla pubblicazione dei risultati riguardanti numerosi aspetti tecnici e istituzionali.

La tecnologia informatica è stata utilizzata con il massimo beneficio anche per la creazione di reti e per la centralizzazione delle informazioni. Ciò ha portato ad una raccolta di dati sotto forma di inventari e basi, alcune integrate in un sistema SIG e facilmente accessibili. Tali basi sono utilizzabili come fonti di risorse per avviare ulteriori attività di pianificazione o di studio, per mettere a punto materiale orientativo o per ottenere informazioni industriali. In un gran numero di progetti sono stati attivati siti Internet quale valido supporto informatico.

FOTO 36 COASTLINK

• Studi e ricerche

Informazioni dettagliate supplementari sono state preparate per contribuire al processo di pianificazione integrata, studiare le condizioni, le strutture e gli strumenti esistenti e orientare le azioni strategiche. Studi accurati sono stati intrapresi per avviare un dialogo con le comunità di esperti e di scienziati.

• Formazione

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Numerosi progetti hanno pubblicato manuali appositi, ovvero hanno attivato corsi di formazione miranti ad informare meglio il personale coinvolto nelle attività di pianificazione.

FOTO 43 SRUNA

• Strumenti di gestione

Riconoscendo l’importanza dell’adozione di prassi amministrative efficaci, il programma ha cercato di introdurre nuove strategie che incoraggiassero il miglioramento delle comunicazioni e dei contatti tra le autorità e il pubblico. Il partenariato è stato considerato uno strumento per la democratizzazione dell’assetto territoriale, poiché favorisce il coinvolgimento dei cittadini nell’adozione di decisioni riguardanti l’ambiente in cui vivono. Grazie al partenariato e alla consultazione dei cittadini, il processo di pianificazione si è avvicinato maggiormente a coloro che ne sono più direttamente interessati. La partecipazione attiva è dipesa in larga misura dal contesto politico e culturale. Alcuni paesi avevano una certa familiarità con la partecipazione dei cittadini, principalmente su questioni ambientali, mentre altri progetti si sono scontrati con tradizioni amministrative diverse, in cui la partecipazione e la consultazione pubblica erano viste con una qualche perplessità. Nei partenariati TERRA le autorità capofila, statutarie o meno, hanno ritenuto che il loro ruolo fosse di coordinamento.

I risultati tangibili includono le strutture permanenti create per la cooperazione e la consultazione costante. Tra queste figurano i consorzi, le associazioni, i forum, gli osservatori o gli uffici di coordinamento.

* * *

Una descrizione sintetica delle misure finanziate in ciascuno dei 15 progetti secondo la tipologia di cui sopra figura nell’allegato I.

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5. CONCLUSIONI

Il programma TERRA è stato concepito come laboratorio di sperimentazione di nuove strategie e metodologie di assetto del territorio. In quest’ottica, esso intendeva promuovere l’innovazione istituzionale (nuovi metodi per la formulazione di soluzioni strategiche e l’adozione di decisioni) e la cooperazione interregionale (definizione di parametri di riferimento, identificazione e divulgazione delle prassi più efficaci). TERRA aveva inoltre lo scopo di valutare la validità e la pertinenza delle soluzioni strategiche dell’S.S.S.E. in un contesto locale.

Come descritto nei capitoli precedenti, il programma TERRA ha prodotto una vasta serie di risultati tangibili, sia nel settore della pianificazione territoriale strategica, sia nei processi di creazione dei partenariati o di adozione delle decisioni. Esso ha aiutato i partner coinvolti ad elaborare nuove idee, ad individuare nuovi strumenti di sostegno all’elaborazione strategica e a creare reti con altri territori accomunati da problemi analoghi. In tal senso, TERRA ha avuto un impatto evidente e duraturo sui metodi di assetto del territorio nelle regioni e nelle località considerate dal programma.

Da quest’ultimo, tuttavia, è possibile trarre insegnamenti più generali, che possono servire da guida per altre iniziative a livello locale, regionale, nazionale e comunitario. Quanto segue è un tentativo di presentare alcuni di questi insegnamenti estrapolati dall’esperienza ricca ed eterogenea dei 15 progetti TERRA.

(1) Nell’ultimo decennio, in Europa, si è fatta strada una nuova filosofia di assetto del territorio, basata sul riconoscimento della maggior complessità del sistema economico e sociale, della crescente difficoltà nel conciliare interessi spesso divergenti e dell’esigenza di adottare un’impostazione multidisciplinare per la soluzione dei problemi.

Il programma TERRA conferma come una pianificazione rigida e di tipo normativo (o “statutario”) non sia più in grado di rispondere a realtà in rapido cambiamento e come sia pertanto necessario definire nuove strategie di assetto del territorio basate su obiettivi di sviluppo comuni a lungo termine, sull’integrazione strategica e sul consenso.

(2) TERRA ha posto lo sviluppo sostenibile al vertice degli aspetti da trattare nello sviluppo locale. Ha contribuito a cambiare lentamente le mentalità e a rendere i cittadini consapevoli dell’importanza dello sviluppo sostenibile per le generazioni future. In tal senso, il fatto di operare nel quadro del programma ha offerto alle attori locali e regionali una prospettiva strategica che ha integrato e allargato la visione a breve termine spesso predominante nei processi decisionali a livello locale.

Tutti i progetti previsti da TERRA hanno riguardato in qualche misura la sostenibilità. Alcuni hanno applicato specificamente i principi ad essa relativi enunciati dall’Agenda locale 21 per la protezione e la gestione delle loro risorse naturali e culturali, mentre altri hanno incluso tali principi quale punto di riferimento nella loro strategia progettuale d’insieme.

(3) La nozione di partenariato è stata determinante ai fini del successo del programma TERRA. Realizzare un consenso e garantire la partecipazione e il coinvolgimento della comunità pubblica e locale al processo di pianificazione sono stati aspetti importanti di tutti i progetti.

A tale riguardo, TERRA ha offerto l’opportunità di sperimentare modelli per la soluzione di controversie relative all’assetto del territorio, così da allentare le pressioni esercitate su di esso e da integrare vari interessi nella strategia di pianificazione. Il fatto di apprendere insieme e di sviluppare strutture e strategie congiunte ha avuto certamente come impatto il rafforzamento delle comunità locali.

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(4) Il programma TERRA dimostra che la cooperazione interregionale può creare sinergie e sviluppare complementarità territoriale. Di fatto, la cooperazione interregionale facilita il processo di assetto del territorio tramite lo scambio di esperienze, il trasferimento di know-how e la divulgazione delle prassi più efficaci.

Ma la cooperazione interregionale avviata nel quadro di TERRA ha fatto di più.

Cooperando all’interno di progetti interregionali, le autorità locali e i partner hanno intrapreso un processo di apprendimento che li ha infine dotati delle diverse competenze necessarie per rispondere alle nuove sfide e per cogliere nuove opportunità. Le iniziative congiunte sono riuscite a creare una capacità locale nel gestire i progetti, cercare finanziamenti e trovare partner. Inoltre, operando in base ad un programma di lavoro comune insieme ad altri partner internazionali, era necessario che le controparti locali fossero aperte, responsabili e competitive, così da garantire un impegno politico e il rispetto delle scadenze.

L’attuazione di una strategia comune non è stata ostacolata neanche dalle dimensioni talvolta estremamente diverse degli enti locali coinvolti nello stesso progetto, purché le tematiche fossero ben definite e discusse.

I concetti gerarchici nella pianificazione e nell’amministrazione hanno ceduto di fronte a collegamenti orizzontali di tipo collaborativo, tramite i quali è stata ottenuta una massa critica sui mercati delle merci, dei servizi e dei fattori specializzati, permettendo in tal modo lo sviluppo di funzioni di ordine più elevato e di economie di scala.

(5) Il programma TERRA ha aiutato le autorità locali ad adottare, adeguare e utilizzare nuovi strumenti quali il SIG, gli indicatori e gli osservatori, per poter sostenere politiche di sviluppo integrato. Tali strumenti contribuiscono ad aumentare la trasparenza del processo di consultazione, facilitano la definizione di scenari alternativi e, infine, sostengono il processo decisionale.

L’esperienza del programma in questo settore può servire allo sviluppo di osservatori per l’assetto del territorio e alla creazione di centri specializzati locali e regionali. Tali centri potrebbero consolidare un’impostazione metodologica e potenziare i programmi di formazione destinati agli amministratori e ai responsabili della pianificazione a livello locale e regionale, sulla base di questi nuovi strumenti.

(6) Per concludere, la dimensione europea del programma e, in particolare, il quadro strategico dell’S.S.S.E. hanno fornito orientamento e sostegno ai progetti TERRA. L’S.S.S.E. ha fatto sì che gli operatori locali guardassero oltre i limiti loro imposti da responsabilità amministrative e geografiche, facendosi carico di problemi e sfide di più ampia portata.

A sua volta, TERRA ha fornito all’S.S.S.E. idee e risultati concreti che hanno colmato il divario tra teoria e pratica. Esso ha confermato che le soluzioni strategiche dell’S.S.S.E. sono applicabili ad azioni locali e che l’assetto del territorio a tale livello deve necessariamente rientrare in un quadro strategico coerente e più ampio, così da poter evitare eventuali frammentazioni e controversie.

I contributi più interessanti dell’esperienza TERRA all’S.S.S.E., tuttavia, non appartengono alla sfera dei principi generali, ma a quella della gestione di progetti specifici. Il programma mette in luce la difficoltà di collegare in rete culture di pianificazione e competenze amministrative diverse. Dimostra inoltre quanto sia complesso promuovere un approccio multisettoriale ai problemi tra enti sociali e amministrativi, ugualmente soggetti ad una strategia di “divisione del lavoro” e di specializzazione funzionale.

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L’esperienza TERRA ha contribuito a creare le condizioni e la mentalità necessarie per favorire il cambiamento, allo scopo di rompere l’isolamento territoriale ed economico. Il programma ha sostenuto meccanismi e iniziative idonee a migliorare la coesione a livello locale. In generale, esso ha mostrato come promuovere la coesione nelle regioni europee meno favorite o remote. Ha inoltre favorito la diffusione di una cultura della responsabilità e della solidarietà tra gli operatori locali.

Il seguito naturale del lavoro avviato da TERRA è rappresentato dalla prossima generazione di Iniziative comunitarie (INTERREG III e URBAN) e di azioni innovatrici, nonché dalle azioni principali rientranti negli obiettivi 1 e 2 del nuovo periodo di programmazione del FESR (2000-2006).

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ALLEGATO I DESCRIZIONE SINTETICA DELLE MISURE FINANZIATE NEL QUADRO DI CIASCUNO DEI 15 PROGETTI

SECONDO LA TIPOLOGIA DI CUI AL PUNTO 4.3. REALIZZAZIONI E RISULTATI

(1) Opere materiali e attrezzature

Il progetto DIAS ha finanziato uffici regionali e hardware e software per la tecnologia SIG. Alcuni partner hanno intrapreso varie azioni pilota per la tutela dell’ambiente, quali il rimboschimento, lo sgombero di discariche abusive, lo sgombero e la recinzione di siti geologici o la realizzazione di sentieri. Tutti i partner, inoltre, si sono occupati del restauro di monumenti e di vecchi edifici tradizionali, destinandovi la quota principale del loro bilancio.

GEOPLANTOUR ha realizzato una serie di opere urbane, quali il rifacimento di facciate di vecchie case, il miglioramento dell’accesso stradale ad un padiglione sportivo, la costruzione di un teatro all’aperto e il ripristino di sentieri e percorsi rurali per scopi turistici. Si è inoltre occupato del settore agricolo avviando una serie di colture ecologiche pilota e provvedendo al reimpianto di alberi.

TERRA INCOGNITA ha intrapreso importanti misure infrastrutturali restaurando e attrezzando edifici storici per utilizzarli come Centri di interpretazione del patrimonio culturale. Ha inoltre predisposto cartelli informativi per la segnalazione di percorsi rurali e culturali.

VEV ha istituito un Centro di informazione internazionale per i canali di interesse storico. Questo intervento ha contemplato, oltre ad una serie di studi per esaminare il materiale disponibile, anche la formulazione di raccomandazioni sulle modalità di raccolta e di conservazione di tale materiale, la scelta di un edificio ove collocarlo e il funzionamento di un nuovo osservatorio.

TERRA CZM si è occupato della ristrutturazione di un piccolo molo per regolare la navigazione e il traffico di turisti in zone sensibili, mediando tra gli interessi legati alla conservazione di un’area protetta e lo sviluppo del turismo. Ha inoltre riguardato il risanamento di una zona costituita da dune da destinare a scopi ricreativi e atta ad ospitare strutture di osservazione della fauna selvatica, nonché l’installazione di un sistema SIG per il sostegno ad un nuovo osservatorio.

COASTLINK ha installato cartelli informativi nei porti turistici per la promozione dell’entroterra e per la protezione di aree sensibili, ha ripristinato sentieri e ha recintato aree sensibili. Ha inoltre provveduto all’installazione del sistema SIG, alla creazione di sportelli di informazione elettronica per i cittadini, allo sgombero di aree destinate a scopi ricreativi e all’attuazione di un certo numero di altre azioni previste dall’Agenda 21.

Il progetto LORE si è occupato dello sviluppo di infrastrutture, della costruzione e dell’arredo interno di alcuni edifici (ad esempio, di un centro di comunicazioni), della creazione di percorsi turistici, di una foresteria, di un’area pilota da destinare a pascolo, del risanamento di insediamenti tradizionali e dei centri di piccoli paesi e, infine, dell’installazione di impianti di trattamento biologico delle acque.

(2) Metodologie

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Nel quadro del progetto DIAS, le ricerche riguardanti la creazione di un Gruppo europeo di interesse economico (GEIE) hanno portato alla definizione delle procedure da adottare per l’istituzione di questo utile organismo giuridico.

Il progetto EUROGISE si è occupato dell’elaborazione di orientamenti tecnici per molti settori applicativi, da cui sono derivati insegnamenti per un vasto numero di utenti finali. Le sei tematiche comuni affrontate si sono tutte concluse con una relazione sintetica dei risultati e delle procedure più efficaci per le applicazioni future. Questi risultati tecnici hanno incluso, ad esempio, l’elaborazione di “Manuali di buona prassi” per il controllo dei Fondi strutturali, della strategia di gestione dei dati o della pianificazione multisettoriale.

TERRA INCOGNITA ha messo a punto una metodologia di gestione delle risorse culturali e un modello particolare di assetto del territorio mirante ad integrare la gestione del patrimonio culturale e la sua conservazione mediante una strategia di sviluppo sostenibile.

SRUNA ha applicato una metodologia innovativa per l’uso sostenibile delle risorse naturali destinate ad attività ricreative, insistendo su una partecipazione dei cittadini che coinvolgesse tutte le parti interessate nelle aree pilota, in particolare quelle socialmente escluse.

GEOPLANTOUR ha elaborato un modello metodologico mirante a correggere le disparità di sviluppo migliorando la competitività e coinvolgendo nei vari seminari i gruppi interessati, con risultati soddisfacenti.

VEV ha messo a punto un metodo trasferibile per lo sviluppo dei canali di interesse storico e un programma di formazione per gli operatori desiderosi di abbandonare il settore del trasporto marittimo per dedicarsi ad attività turistiche.

SDTP ha progettato un modello di pianificazione mirante ad integrare l’assetto del territorio e le considerazioni sulla sostenibilità.

COASTLINK ha prodotto esempi e ha formulato riflessioni su quattro aspetti specifici: la partecipazione, gli indicatori di sostenibilità, le politiche dell’UE e l’informazione. Ha inoltre preparato un manuale pratico per i responsabili dell’assetto del territorio.

TERRA CZM ha sperimentato il metodo della “capacità di carico” e si è occupato della gestione sostenibile delle aree sensibili costituite da dune.

LORE ha previsto la creazione di osservatori locali per contrastare la frammentazione e la mancanza di coesione nella pianificazione e nei programmi/progetti intrapresi all’interno delle regioni. Gli osservatori forniranno le conoscenze di base e gli strumenti di controllo/valutazione delle condizioni regionali, del loro impatto e delle possibili strategie correttive volte a garantire la sostenibilità.

(3) Piani

Le attività di pianificazione hanno caratterizzato la maggior parte del progetto DIAS, che ha fornito un sostegno finanziario per gli studi e le ricerche necessarie ai fini dell’elaborazione di piani di competenza regionale o locale.

Una delle sei tematiche comuni affrontate da EUROGISE riguardava la ricerca di metodi di assetto multisettoriale del territorio con l’uso di tecnologia SIG. Il contributo offerto dai diversi partner sulla base della loro esperienza ha portato ad un’intesa sulle procedure più efficaci.

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Il progetto DUERO-DOURO ha elaborato un piano d’azione quale base per uno sviluppo costante del bacino fluviale interessato, incentrato sulla cooperazione, e per la preparazione di un programma riguardante le infrastrutture di trasporto.

ALBA-TER/AVE ha messo a punto un piano strategico come base d’intesa tra i partner sullo sviluppo delle valli fluviali interessate.

GROOTSTAD ha predisposto un piano strategico sotto forma di contratto per un’azione futura mirante allo sviluppo di un’area metropolitana transfrontaliera.

COASTLINK si è occupato dei piani redatti singolarmente dalle regioni interessate, valutando quelli elaborati su base volontaria per includerli nel sistema di regolamentazione, approntando piani di distretto o locali tramite un’ampia partecipazione pubblica o, semplicemente, ratificando accordi su strategie di sviluppo tra partner transfrontalieri.

Tutti i partner del progetto POSIDONIA hanno opposto alle metodologie di pianificazione esistenti piani operativi per aree problematiche precedentemente identificate.

Nel progetto CONCERCOST, due partner hanno messo a punto piani strategici per organismi di nuova creazione, mentre un terzo ha elaborato accordi di partenariato locali miranti a risolvere le controversie.

(4) Strumenti e prodotti di informazione, pubblicazioni

Nel quadro del progetto DIAS, l’opera di sensibilizzazione ambientale riguardante le risorse regionali è stata affrontata con diversi meccanismi mediatici, tra cui visite di gruppo, opuscoli, video o pubblicazioni.

EUROGISE è servito ad accrescere la consapevolezza dell’importanza dell’applicazione della tecnologia SIG nella pianificazione strategica e nella gestione dei servizi, quale strumento conveniente in termini di costi per gruppi di utenti distinti. Le soluzioni desktop del SIG hanno inoltre contribuito a valutarne l’efficacia.

Il progetto GEOPLANTOUR ha prodotto bollettini, un sito web, poster, adesivi e T-shirt e ha utilizzato anche seminari pubblici e gruppi di lavoro.

TERRA INCOGNITA ha fatto uso di una gran varietà di strumenti e prodotti di informazione, incluso un sito web, uno stand itinerante di alto livello qualitativo per manifestazioni fieristiche spagnole e internazionali riguardanti il turismo, seminari, gruppi di lavoro e un programma televisivo.

SRUNA ha attivato un sito web e ha prodotto una serie di relazioni pubbliche sulla sostenibilità, la partecipazione dei cittadini e altri argomenti. Ha inoltre organizzato seminari pubblici sull’Agenda locale 21 e su questioni riguardanti la sostenibilità, ai quali sono intervenuti numerosi partecipanti.

Tutti i progetti riguardanti i bacini fluviali hanno organizzato conferenze stampa nelle regioni partner che hanno portato ad una loro ampia diffusione sui giornali locali e regionali. DUERO-DOURO, ALBA-TER e VEV hanno tutti prodotto pubblicazioni, inclusi bollettini e dépliant per il pubblico. DUERO-DOURO, ad esempio, ha distribuito una guida economica della regione e guide riguardanti il suo patrimonio ecologico e culturale.

I partner dei progetti VEV hanno organizzato due conferenze internazionali sui canali di interesse storico, hanno realizzato programmi miranti a sensibilizzare maggiormente

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l’opinione pubblica e hanno progettato e installato materiale apposito in piccoli Centri per visite turistiche situati lungo il Caledonian Canal in Scozia.

COASTLINK ha puntato su attività di partecipazione dei partner locali, dei politici e dei cittadini organizzando seminari locali, forum, riunioni informative e coinvolgendoli in una conferenza internazionale. Il metodo elaborato è stato presentato più volte in occasione di vari altri eventi UE; nel quadro del progetto sono stati pubblicati bollettini, è stato attivato un sito web con numerosi collegamenti ad informazioni sulle zone costiere ed è stato messo a punto un sistema di supporto multimediale per i responsabili dell’assetto territoriale di dette zone.

CONCERCOST ha garantito una sua ampia diffusione sugli organi di stampa, ha predisposto la pubblicazione regolare di un apposito inserto su un giornale spagnolo, ha realizzato numerosi sondaggi sotto forma di questionari e ha organizzato incontri di lavoro con le controparti locali.

POSIDONIA ha effettuato ripetute presentazioni in occasione di manifestazioni regionali e nazionali, ha progettato un’unità di informazione itinerante che ha sollecitato la reazione del pubblico e ha contattato la comunità responsabile della pianificazione mediante riunioni.

LORE ha messo a punto software PC per il SIG, gli osservatori, le basi di dati e un tele-centro.

(5) Studi e ricerche

DIAS ha intrapreso numerosi studi sulle risorse naturali e il patrimonio culturale quale base per un assetto integrato delle aree sensibili dal punto di vista ambientale da parte dei partner, per il risanamento urbano, per la gestione dell’ambiente naturale e per la creazione di osservatori.

EUROGISE ha condotto ricerche approfondite anche sulla disponibilità di dati tra i partner, sulle norme esistenti a livello europeo relativamente ai metadati e sulle applicazioni SIG. Lo studio ha riguardato sia temi comuni affrontati da tutti, sia attività di ricerca e sviluppo specifiche realizzate dai partner nel quadro del finanziamento del progetto. Tutti i risultati hanno ricevuto ampia divulgazione.

GEOPLANTOUR ha prodotto diversi studi sul turismo, le misure infrastrutturali e la ricerca SIG sulle aree interessate.

TERRA INCOGNITA ha effettuato studi sui Centri di interpretazione del territorio, studi progettuali sui loro allestimenti interni e un’analisi comparata della gestione dei beni culturali in altre zone dell’UE.

SRUNA ha completato una serie di studi sui risultati della partecipazione pubblica relativamente alle questioni ambientali, alla sostenibilità e al coinvolgimento sociale e pubblico e, infine, su un inventario delle risorse naturali nella zona di Dublino.

DUERO-DOURO ha raccolto dati sulla navigabilità, sulla rete degli insediamenti, sulle reti commerciali regionali, sul patrimonio naturale e culturale e sulla qualità dell’acqua per il fiume e le regioni circostanti.

GROOTSTAD ha preso in esame lo sfruttamento dell’approvvigionamento idrico e ha studiato il paesaggio, la mobilità e l’accessibilità, la cooperazione universitaria

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transfrontaliera, le percezioni e le aspettative riguardanti l’area metropolitana proposta e la rete istituzionale e di comunicazione della regione.

VEV ha intrapreso uno studio sull’impatto economico dei progetti di sviluppo dei canali, una raccolta delle tradizioni orali di musiche e racconti sul Caledonian Canal, sondaggi presso i turisti in visita lungo questo canale scozzese e lungo il Göta Canal, in Svezia, ed infine uno studio sul sistema di canali dell’Adda, in Italia.

ALBA-TER/AVE ha realizzato inventari e studi sulle ricchezze naturali e culturali, con particolare attenzione per il patrimonio culturale di tipo industriale.

LORE ha intrapreso un numero considerevole di studi e ricerche su argomenti molti diversi: prodotti agricoli, energia, turismo, edilizia abitativa, telematica, sviluppo locale e altro. Tutti i risultati sono stati ampiamente divulgati tramite relazioni, nonché sull’apposito sito web.

CONCERCOST ha condotto studi strutturali, economici e sociali quale base per l’elaborazione del piano strategico delle associazioni di comuni in Spagna e in Portogallo, mentre per la Francia ha realizzato un inventario degli strumenti di pianificazione, nonché studi scientifici sui problemi controversi dell’area interessata.

POSIDONIA ha dedicato molto tempo alla rilevazione dello stato di avanzamento degli interventi strutturali e dei progetti nelle aree interessate, dei vari piani esistenti e dei fattori sociali. La rete si basava su un’analisi comparata dei sistemi di assetto del territorio, degli strumenti e degli obiettivi nelle cinque maggiori città portuali metropolitane del Mediterraneo.

COASTLINK, infine, ha effettuato studi per l’attuazione di analisi FDOM e studi tecnici sull’erosione o il riempimento delle spiagge.

(6) Formazione

Nel quadro del progetto DIAS, le attività di formazione hanno cercato di fornire al personale delle prefetture e dei comuni le competenze necessarie per attuare una gestione adeguata del patrimonio naturale e culturale e per acquisire dimestichezza con la tecnologia SIG.

SRUNA ha provveduto alla formazione dei coordinatori dei suoi progetti pilota relativamente all’uso del SIG, alle tecniche di coinvolgimento pubblico e ad altre competenze.

GEOPLANTOUR ha formato gli agricoltori locali su diversi argomenti, quali le tecniche di produzione biologica e la commercializzazione dei prodotti agricoli.

I partner del progetto POSIDONIA hanno formato il personale dei comuni interessati circa le possibilità di investimento dei Fondi strutturali dell’UE.

(7) Strumenti di gestione

TERRA INCOGNITA ha concluso accordi tra i vari livelli istituzionali delle regioni interessate su questioni che, in precedenza, erano state affrontate raramente.

SRUNA ha contribuito alla definizione di una nuova strategia istituzionale per la democratizzazione del processo decisionale, applicando una strategia innovativa di partecipazione dei cittadini nell’uso sostenibile delle risorse destinate a scopi ricreativi e promuovendo l’inclusione sociale.

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GEOPLANTOUR ha applicato una nuova strategia integrata di sviluppo locale che concorre al rafforzamento della competitività territoriale. Il progetto ha contribuito a cambiare la mentalità delle autorità locali interessate.

DUERO-DOURO ha esaminato nei dettagli la struttura e le competenze istituzionali locali, allo scopo di sviluppare un sistema transfrontaliero di adozione delle decisioni. Ha predisposto un quadro normativo per le competenze istituzionali e per il coordinamento degli strumenti di intervento nella regione fluviale e ha promosso un forum permanente per questioni relative alla valle.

Il progetto GROOTSTAD si è incentrato sullo sviluppo di un’area metropolitana a cavallo della frontiera franco-belga e sulla messa a punto di strumenti di gestione miranti a facilitare la comunicazione e l’adozione di decisioni tra le varie autorità locali.

COASTLINK ha individuato le sinergie tra le comunità scientifiche e tecniche e i responsabili delle decisioni. Il principale cambiamento socioculturale è consistito nel fatto che i partner, che erano le autorità incaricate della pianificazione all’interno delle regioni, hanno assunto tra le loro responsabilità compiti di integrazione e di animazione. Essi non hanno proposto cambiamenti istituzionali, ma hanno incoraggiato azioni locali non statutarie.

L’aspetto innovativo del progetto CONCERCOST, in Spagna e in Portogallo, non è stata la creazione di un’associazione di comuni, bensì lo scopo di tale associazione, che intendeva occuparsi della gestione integrata della zona e non di un solo settore di interesse specifico. In Francia, il progetto ha avuto un impatto sul contesto socioculturale, poiché il coordinatore degli interventi ha cercato di raggiungere un consenso locale su azioni che da sempre erano fonte di enormi controversie.

Il progetto POSIDONIA ha messo a punto un modello di gestione coordinata per l’armonizzazione degli interventi settoriali e territoriali. Napoli, Taranto e Palermo hanno istituito una task force comprendente personale amministrativo delle autorità regionali, consulenti e tecnici incaricati di provvedere all’assetto delle zone costiere delle tre città. Il progetto ha creato un gruppo d’intervento interistituzionale, con il compito di modificare le modalità operative tradizionali della pubblica amministrazione. Piani di lavoro rigorosi e accordi di investimento sono stati sottoscritti con le amministrazioni e le agenzie settoriali principali.

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ALLEGATO II DESCRIZIONE DEI PROGETTI

TERRA CZM inserire il n° di pagina

CONCERCOST

COASTLINK

POSIDONIA

SDTP

ALBA-TER

DUERO-DOURO

GROOTSTAD

V.E.V.

LORE

EUROGISE

DIAS

SRUNA

TERRA INCOGNITA

GEOPLANTOUR

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Acronimo del progetto:

TERRA CZM

Gestione delle zone costiere

Sintesi

Obiettivo del progetto era la definizione di una strategia comune per la creazione di una rete specifica che si occupasse della gestione sostenibile e dei metodi di assetto del territorio nelle zone costiere in Europa. In tutti e tre i partner interessati, tali zone erano caratterizzate da dune e lagune sensibili, soggette a forti pressioni esercitate dalle attività turistiche. La rete ha sperimentato l’applicazione del concetto di “capacità di carico” nelle zone costiere in cui si registrava uno sviluppo intensivo del turismo. Ha inoltre avviato azioni dimostrative concrete a livello locale ed ha elaborato, per ogni regione, una strategia di gestione integrata delle zone costiere (Integrated Coastal Zone Management - ICZM) che prevede un coordinamento delle competenze tra i vari livelli dell’amministrazione.

Dati tecnici Dotazione totale 2.313.685 euro Contributo FESR 1.160.062 euro Durata 36 mesi

Partenariato internazionale Coordinatore del progetto era la Prefettura di Kavala, nella Macedonia orientale, rientrante nell’obiettivo 1 del FESR, in Grecia. I partner erano il ministero della Comunità fiamminga, Dipartimento per le questioni fluviali e marittime, le Fiandre occidentali, rientranti nell’obiettivo 2 del FESR, in Belgio, e il Comune di Faro, nell’Algarve, rientrante nell’obiettivo 1 del FESR, in Portogallo. Sono stati nominati due membri osservatori: la Provincia dell’Olanda meridionale e il Consiglio amministrativo di contea (County Council) di Dun Laoghaire-Rathdown (Irlanda). Il partenariato è risultato da una precedente cooperazione nel quadro del programma CEDRA (1993) e si è basato principalmente su uno scambio di esperienze organizzato mediante una serie di seminari locali ai quali sono intervenuti anche i partner internazionali.

Caratteristiche fisiche delle regioni interessate o Contesto geografico

Kavala fa parte della regione della Macedonia orientale-Tracia. Le preoccupazioni relative alla gestione della zona costiera riguardavano: il rapido intensificarsi dell’attività edilizia per la costruzione di residenze estive private, lo sviluppo dell’acquacoltura, un’intensa attività industriale e il rapido incremento

delle attività turistiche, in contrasto con le esigenze di tutela di aree ecologicamente sensibili. Erano già in corso opere infrastrutturali importanti quali: la costruzione di un nuovo porto commerciale, di numerosi porti pescherecci di piccole dimensioni e di frangiflutti, opere di protezione per zone sensibili e la costruzione del corridoio ovest-est, la cosiddetta “via Egnatia”.

La costa belga fa parte della regione fiamminga. Il litorale si estende per circa 65 km ed è caratterizzato da dune sabbiose. L’area è oggetto di forti pressioni da parte delle intense attività turistiche e portuali.

Il Dipartimento per le questioni fluviali e marittime ha tentato per qualche tempo di integrare pienamente una strategia di gestione delle zone costiere con altre attività concernenti tali zone e altri metodi di utilizzo dei suoli.

Il comune di Faro appartiene alla regione dell’Algarve, che conta 341.404 abitanti. Le attività della regione sono l’agricoltura, la pesca e, soprattutto, il turismo. Faro è il comune con la base economica maggiormente diversificata, in cui tuttavia predominano le attività terziarie. Confina con un’area costiera di grande bellezza e parzialmente protetta, caratterizzata da dune, lagune e fauna selvatica. Cartina 1/4 di pagina

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Obiettivi principali e attività Il progetto si prefiggeva tre tipi di obiettivi principali: (a) l’elaborazione di un piano di gestione della zona costiera che servisse da modello per ogni regione partner; (b) l’avvìo di un’applicazione dimostrativa concreta; (c) la promozione di uno sviluppo sostenibile e di un saggio utilizzo delle risorse costiere e una maggior consapevolezza dell’importanza di una strategia di gestione integrata di tali zone (ICZM), in ciascuna regione. Nell’ambito della rete da essi costituita, i partner hanno esaminato il concetto di “capacità di carico” delle zone costiere in relazione allo sviluppo del turismo, collegandolo a piani e a progetti locali. Ogni partner, inoltre, ha riflettuto sull’introduzione di indicatori riguardanti lo sviluppo sostenibile nella rispettiva regione. Per l’elaborazione definitiva delle strategie relative alle zone costiere, ogni partner locale ha intrapreso una serie di studi e inventari sullo stato dei problemi riguardanti le zone costiere di competenza, tra cui: • a Kavala, l’individuazione delle controparti interessate, la creazione di una base di dati contenente studi e documenti e uno studio diretto della costa grazie al sistema della fotografia aerea; • nelle Fiandre, un inventario degli studi e dei piani strategici esistenti, delle leggi che influiscono sulla gestione delle coste e delle costruzioni realizzate sulle spiagge e sui terrapieni e un’analisi dei conflitti tra i vari settori; • a Faro, studi sulla dinamica delle dune sabbiose, sul dragaggio dei canali, sulla costruzione di un porto turistico, sulla ristrutturazione di banchine per la pesca artigianale e sul turismo da diporto privato a Ria Formosa (la laguna). I suddetti documenti hanno stimolato il dibattito pubblico in vista della definizione delle priorità del piano ICZM. Le azioni dimostrative specifiche in ciascuna regione sono state: - a Kavala, la creazione di un osservatorio costiero; - nelle Fiandre occidentali, la progettazione e la realizzazione di un’area specifica costituita da dune di pregevole valore (conservazione della natura, difesa del litorale, bonifica di terreni per scopi ricreativi); - a Faro, la progettazione e la realizzazione di un piano d’intervento dettagliato per le attività turistiche e ricreative nell’area di “interfaccia” tra il porto e la città. L’obiettivo era quello di regolamentare l’utilizzo

della zona umida sensibile – principalmente mediante la gestione del flusso di visitatori. La ristrutturazione di un molo per il collegamento delle imbarcazioni alle isole era considerata come uno strumento appropriato per il controllo del trasporto passeggeri, che esercitava pressioni pericolose sulla zona umida interessata. Era inoltre ritenuta un buon esempio pratico di promozione di una strategia più concertata tra i numerosi organismi locali coinvolti, mirante alla realizzazione di una gestione maggiormente integrata della zona.

Un processo innovativo: la creazione di un partenariato locale e il coinvolgimento dei cittadini I partenariati intraregionali non erano estesi ed erano sorti principalmente per coordinare le diverse competenze delle amministrazioni sulle questioni relative alle zone costiere. Nelle Fiandre e a Kavala, i partenariati erano organizzati verticalmente, con gli amministratori che fungevano da principali componenti della rete. A Kavala, la struttura era organizzata secondo un’impostazione ascendente (“bottom-up”): la Prefettura attuava il progetto tramite la propria agenzia di sviluppo, garantendo la partecipazione della Regione Macedonia orientale-Tracia. Il coinvolgimento di quest’ultima era essenziale in quanto organismo ufficialmente responsabile dell’ICZM, mentre la Prefettura aveva competenze limitate all’utilizzo dei suoli. La partecipazione al progetto dei quattro comuni costieri si è limitato a due serie di consultazioni, organizzate in ambiti amministrativi ristretti allo scopo di elaborare il piano strategico costiero destinato alla Prefettura. Nelle Fiandre, invece, il processo di partecipazione era impostato in senso discendente (“top-down”): il ministero della Comunità fiamminga, Dipartimento per le questioni fluviali e marittime, responsabile della difesa del litorale, della gestione delle spiagge e delle dighe marittime, ha garantito la partecipazione attiva della Provincia delle Fiandre occidentali. Quest’ultima era responsabile della definizione di un piano di massima per l’assetto dell’intera zona costiera, nonché della valutazione dei diversi piani relativi ai dieci comuni del litorale. Il ministero e altre amministrazioni hanno mostrato un interesse crescente, il che ha influito sulla composizione del comitato direttivo, in cui sono

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stati inclusi rappresentanti di diversi settori, quali i corsi d’acqua, le strade, il turismo, le risorse naturali, l’agricoltura e la pesca. Il lavoro di collaborazione svolto all’interno del comitato ha portato alla generale accettazione del concetto di sviluppo sostenibile e dell’esigenza di attuare una strategia d’insieme per la gestione integrata delle zone costiere (ICZM). Con l’aiuto specifico di esperti è stata messa a punto una strategia di comunicazione mirante ad aprire il processo di consultazione ad un pubblico più vasto. Nell’Algarve, il partenariato è stato sia orizzontale che verticale: i partner erano il Comune di Faro, tramite la sua agenzia di sviluppo Ambifaro, la Commissione per il coordinamento regionale, l’Autorità portuale e l’Associazione dei giovani imprenditori. Il partenariato è stato esteso al Parco nazionale (Ria Formosa), all’Azienda del turismo regionale e alla Direzione regionale ambiente dell’Algarve, in modo da poter soddisfare le condizioni essenziali dei programmi dimostrativi che includevano un’area protetta. Infine, è stato avviato un dibattito pubblico sulle attività economiche e la tutela dell’ambiente. Realizzazioni e risultati I partner si proponevano di realizzare risultati concreti che aumentassero la visibilità del progetto in ogni regione: a Kavala – creazione di un osservatorio costiero presso la Prefettura, destinato a collegarsi con altre autorità e agenzie. Avvìo di procedure di consultazione e uso di strumenti messi a punto nell’ambito del progetto (basi di dati, sistema SIG, mappe digitali); nelle Fiandre – progettazione e trasformazione di una zona specifica costituita da dune, allo scopo di promuovere una strategia di turismo ambientale e di creare aree naturali protette; nel porto di Faro – riassetto di un vecchio molo per una gestione sostenibile del flusso di visitatori, tenendo conto delle considerazioni riguardanti la “capacità di carico”. Tale azione è stata favorita dall’uso di procedure specifiche di comunicazione e di sensibilizzazione; per tutti i partner: completamento dei piani ICZM per le rispettive regioni, con la soluzione di molti problemi cronici relativi alle aree costiere; maggior partecipazione locale; maggior consapevolezza da parte dei responsabili della gestione del litorale nella zona. Figura 2

I piani futuri ovvero Il futuro dopo il programma TERRA A Kavala, l’attuazione del piano è possibile grazie alle opportunità offerte dai nuovi Fondi strutturali. L’osservatorio creato presso la Prefettura è frutto di un’azione innovativa intrapresa all’interno dell’amministrazione; da esso si prevede un riesame del ruolo della Prefettura nell’adozione delle decisioni riguardanti l’assetto del territorio. Nelle Fiandre, la crescente consapevolezza della necessità di una strategia integrata per le zone costiere e l’inclusione di criteri di sostenibilità potrebbero portare alla creazione di una struttura di coordinamento permanente. Valutazione Sostanzialmente, il progetto è stato ideato e messo a punto da tecnici che hanno svolto un ruolo importante. Esso è stato ostacolato da numerosi ritardi e difficoltà; in Grecia, ad esempio, i cambiamenti politici successivi alle elezioni e il riordino delle amministrazioni comunali dopo il gennaio del 1999 hanno ritardato l’attuazione del progetto locale. In Portogallo, i ritardi sono stati causati da un cambiamento amministrativo. Il partner capofila - l’Autorità portuale - si è dovuto ritirare. Per ripristinare un sistema di cooperazione funzionante sono stati necessari moltissimo tempo ed energia da parte del coordinatore. Nelle Fiandre, prima che il partenariato potesse essere esteso a livello dell’autorità provinciale, le azioni erano alquanto limitate. In seguito, tuttavia, la provincia delle Fiandre occidentali ha offerto un suo forte sostegno amministrativo. L’aspetto principale della parte portoghese del progetto è stato il sostanziale conflitto tra ambientalisti e autorità portuali sulle competenze e i limiti dell’azione. Esso ha portato alla luce un certo numero di problemi che è stato possibile valutare e risolvere nel corso del progetto. Persona da contattare Coordinatore del progetto: Nome Grigoris Papadopoulos Organizzazione Kavala Prefecture Indirizzo Ethnikis Antistasis 20 GR-640 07-Kavala GRECIA Tel. + 30 51 291332 Fax + 30 51 291379 E-mail [email protected] Sito web http://www.terraczm.gr/

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Acronimo del progetto: CONCERCOST -

Concertazione, gestione integrata e sviluppo sostenibile nelle zone costiere dell’Unione europea

Sintesi Il progetto mirava all’introduzione di modelli di gestione integrata e sostenibile in territori sovracomunali e costieri nell’est della Spagna e nel nord del Portogallo, nonché in una zona umida di alto valore ambientale nel sud-ovest della Francia. Esso ha instaurato un rapporto di complementarità e di collaborazione tra le piccole città della regione, quale alternativa territoriale ai grossi centri metropolitani di tali aree (Valencia, Alicante, Oporto, Bordeaux). Ha altresì definito piani strategici e operativi miranti ad allentare le pressioni esercitate sulla costa e a sviluppare le aree rurali dell’entroterra, in cui attualmente si registra un calo demografico costante. Nell’area della Gironda, infine, più in particolare nella Baia di Arcachon, il progetto ha preso in esame il conflitto esistente tra uno sfruttamento intensivo delle risorse naturali e la protezione della natura. Dati tecnici Dotazione totale 2.091.541 euro Contributo FESR 1.063.690 euro Durata 41 mesi

Partenariato internazionale Coordinatore del progetto era il Consorci de les Comarques Centrals Valencianes (CCV), Valencia, rientrante nell’obiettivo 1 del FESR, in Spagna. Il progetto ha avuto come partner il Conseil Général de la Gironde, Aquitania, rientrante nell’obiettivo 5b del FESR, in Francia, e la Associaçao de Municipios do Vale do Lima (VALIMA), Norte, rientrante nell’obiettivo 1 del FESR, in Portogallo. Caratteristiche fisiche delle regioni interessate o Contesto geografico

Il progetto è stato incluso nella categoria delle aree costiere. VALIMA e La Costera, tuttavia, sono legate solo indirettamente alle caratteristiche specifiche di tali aree. In entrambi i casi, la preoccupazione principale consiste in uno spostamento dei flussi di sviluppo dalle zone costiere ormai sature, che subiscono le pressioni maggiori, all’entroterra, rafforzando le città dell’interno e la loro economia. I comuni CCV sono situati lungo la costa mediterranea, tra Valencia e Alicante. Si tratta di un’area centrale che raggruppa 154 comuni situati in sette distretti naturali e che comprende altre tre associazioni di comuni, riunendo una massa critica di circa 600.000 abitanti. L’agricoltura e un turismo stagionale estivo hanno esercitato una pressione eccessiva sulle riserve idriche, a causa della mancanza di una qualsiasi pianificazione e gestione di tali risorse. Se associato ad

incendi, a forti piogge e a cambiamenti delle specie naturali, ciò può causare a lungo termine problemi di desertificazione. Nelle aree interne fortemente industrializzate, i beni di consumo sono prodotti con una manodopera scarsamente qualificata. Sulla costa, il turismo è di tipo stagionale intensivo, dovuto principalmente alla presenza di seconde case. Il settore dei servizi è sviluppato non solo nelle attività tradizionali, ma anche in quelle basate sulle tecnologie avanzate. Il contesto imprenditoriale è caratterizzato da imprese di piccole dimensioni. L’associazione di comuni VALIMA è situata nel nord del Portogallo, lungo il fiume Lima. Si estende su una superficie di 1.276 km2 e comprende 26 km di litorale. Raggruppa 4 comuni, per un totale di circa 170.000 abitanti. L’agricoltura è in declino e la produzione industriale genera un basso valore aggiunto. Le attività turistiche sulla costa non hanno il potenziale per poter creare un numero sufficiente dei posti di lavoro necessari, né tantomeno per generare ricchezza e sviluppo economico. Il Bassin d’Arcachon (Gironda) è un vasto specchio d’acqua salata di 156 km2 situato lungo la costa atlantica, che raggruppa 10 comuni. Vi si pratica l’allevamento intensivo di ostriche. A causa di un turismo stagionale, la popolazione varia da 100.000 abitanti, in inverno, a 300.000 abitanti, nel periodo estivo. La zona è molto fragile dal punto di vista ambientale e molte attività umane rivendicano l’uso di spazi sia sulla terraferma che in mare, creando costanti conflitti. Cartina ( ¼ di pagina)

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Obiettivi principali e attività Sebbene i tre partner abbiano agito secondo la filosofia tracciata dall’S.S.S.E., ponendosi come obiettivo la realizzazione di uno sviluppo sostenibile, le loro applicazioni regionali sono state molto diverse. Per i comuni CCV l’obiettivo era la definizione di una strategia di gestione integrata che includesse le infrastrutture, lo sviluppo economico e l’utilizzo dei suoli, in modo da competere con i grossi centri di Alicante e Valencia e da allentare le pressioni esercitate sull’area costiera. Il piano è stato messo a punto effettuando studi sociali, economici e strutturali di base e consultando i rappresentanti dei settori economici. Una volta terminato, esso sarebbe stato presentato alle autorità regionali per approvazione. La Gironda desiderava sviluppare attività turistiche ecocompatibili. Uno degli obiettivi iniziali, vale a dire la creazione di un parco naturale, ha avuto il sostegno di varie autorità e gruppi di interesse, ma ha anche incontrato forti resistenze da parte di altri. Giunto ad un punto morto, il Conseil Général ha dato un nuovo orientamento al progetto, nell’intento di trovare motivi di cooperazione comuni su argomenti alquanto delicati. Oltre ai numerosi sforzi compiuti nel riavviare il processo di partecipazione, esso ha effettuato un ampio lavoro preparatorio che ha incluso l’elaborazione di un inventario degli strumenti statutari disponibili e la realizzazione di studi scientifici volti a fare il punto sullo stato dell’ambiente nel Bassin d’Arcachon. Per VALIMA il principale obiettivo della regione era attrarre gli investimenti industriali, promuovere le risorse turistiche dell’entroterra e sviluppare le infrastrutture e i servizi di comunicazione per poter competere con i grossi centri urbani quali Oporto. In tal senso, è stato elaborato un piano strategico basato su studi strutturali, economici e sociali, approvato dai comuni e presentato al governo centrale quale documento di riferimento per il finanziamento degli investimenti successivi, in base al terzo Quadro comunitario di sostegno.

Figura 1

Un processo innovativo: la creazione di un partenariato locale e il coinvolgimento dei cittadini Per tutti e tre i partner, le autorità politiche hanno avuto il sopravvento nella gestione del progetto. In ognuno dei tre contesti si è tentato di sviluppare, tramite associazioni locali e consultazioni, un modello integrato di assetto e gestione del territorio, in termini sia geografici che strategici. VALIMA era un’associazione di comuni già esistente, il cui obiettivo iniziale - la gestione delle acque lungo la valle - si è successivamente esteso alla gestione di questioni territoriali di più ampia portata. La creazione del CCV è stato un obiettivo dello stesso progetto. Per entrambi i partner l’iniziativa è stata impostata in senso ascendente (“bottom-up”). Le associazioni di comuni VALIMA e CCV hanno previsto un dialogo attivo con tutte le componenti orizzontali della regione. Per quanto concerne il CCV, in particolare, dopo un lento avvìo successivo all’istituzione ufficiale dell’associazione, il processo di partecipazione si è esteso a un consorzio più ampio comprendente imprese locali, sindacati, università e organizzazioni con interessi in campo ambientale. Dopo la creazione del CCV sono stati pubblicati numerosi articoli di stampa e, dalla fine del 1999, il giornale Levante dedica una rubrica permanente alle attività dell’associazione. Il Conseil Général de la Gironde, dal canto suo, ha agito in veste di coordinatore e mediatore su questioni controverse (alcune delle quali rientranti nella sua sfera di competenza) tra le autorità locali, la comunità scientifica e i gruppi di interesse economico nella zona di Arcachon. Dopo esser giunto ad un punto di stallo sulla questione specifica del parco naturale, esso ha ripristinato il dialogo mediante questionari, interviste, discussioni e un’ampia divulgazione di articoli di stampa e di pubblicazioni speciali. Il suo obiettivo era realizzare un’intesa comune sulle soluzioni necessarie per affrontare i problemi urgenti e conflittuali riguardanti l’ambiente e lo sviluppo del bacino. Realizzazioni e risultati In Spagna, l’impatto del progetto a livello istituzionale è stato reale e ha portato alla creazione di una nuova regione intermedia di circa 600.000 abitanti, posta tra due grandi città. Di per sé, la creazione di un’associazione di comuni non era un’idea innovativa; lo era invece nello scopo che si prefiggeva, vale a dire occuparsi della gestione integrata dell’intera area e non di un campo di interesse specifico. L’obiettivo finale consisteva nella

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definizione di un piano che portasse ad uno sviluppo decentrato e nella sua approvazione da parte del livello più alto delle autorità regionali. In Francia, il progetto ha avuto un impatto sul contesto socioculturale, poiché ha tentato di realizzare un consenso locale su azioni da sempre fonte di forti conflitti. L’elaborazione di numerosi piani di gestione settoriale sarebbe stata la base per l’introduzione di un modello di gestione integrata per l’ambiente naturale. Nella regione VALIMA, la definizione del piano strategico per la gestione integrata del territorio e la sua approvazione da parte del governo hanno gettato le basi per gli sviluppi futuri. Figura 2 I piani futuri ovvero Il futuro dopo il programma TERRA La vitalità della rete transnazionale è molto precaria. I singoli progetti, tuttavia, possono avere un impatto duraturo nelle rispettive aree e possono servire da modelli per situazioni analoghe. In Spagna, l’associazione CCV, che può contare su una forte coesione regionale, storica e politica, sopravviverà, poiché l’iniziativa si basa su un processo ascendente (“bottom-up”) ed è inoltre formalizzata dal punto di vista istituzionale. Per VALIMA il piano di sviluppo strategico rafforzerà la cooperazione tra i comuni, in linea con gli obiettivi previsti e con il ruolo

dell’associazione quale promotrice dello sviluppo economico. Valutazione In ciascun caso l’assetto integrato del territorio è stato al centro delle preoccupazioni locali. Ogni contesto locale specifico può essere un valido esempio per altre situazioni, per quanto concerne sia il processo di elaborazione di un piano integrato per l’area interessata, sia il metodo innovativo adottato per la creazione di partenariati territoriali. La creazione dell’associazione di comuni CCV ha richiesto tempi molto più lunghi del previsto, per poter garantire un impegno politico forte da parte di entrambi i principali partiti spagnoli. Ciò sembra aver giovato alla stabilità odierna dell’associazione, meno vulnerabile di fronte ai cambiamenti politici. L’attuazione del piano di sviluppo strategico nella Valle del fiume Lima contribuirà ad una miglior gestione dei Fondi strutturali europei che saranno assegnati alla regione entro i prossimi 7 anni.

Persona da contattare Coordinatore del progetto: Nome Alfonso Rus Terol Organizzazione Consorci de les Comarques

Centrals Valencianes Indirizzo 8, Sant Francesc E -46 870 ONTINYENT Spagna Tel. + 34 96 2875109 / 2916144 Fax + 34 96 2965922/ 2388545 E-mail [email protected]

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Acronimo del progetto: COASTLINK -

Rete europea per lo sfruttamento sostenibile delle zone costiere e marittime

Sintesi Coastlink era una rete transnazionale di autorità regionali sviluppata lungo gli assi nord/sud ed est/ovest dell’Europa. Era caratterizzata dalla diversità dei sistemi nazionali delle autorità locali coinvolte e dalla varietà delle azioni dimostrative locali intraprese dai partner. Il partenariato ha tratto insegnamenti dall’esperienza acquisita tramite questa diversità e ha formulato raccomandazioni su aspetti specifici connessi alla gestione integrata delle zone costiere e sull’utilizzo sostenibile del litorale europeo. Dati tecnici Dotazione totale 3.330.729

euro Contributo FESR 1.630.827

euro Durata 34 mesi Partenariato internazionale Coordinatore del progetto era l’Asociacion de Municipios Hispano-Lusa ANAS, Algarve-Huelva, in Spagna e in Portogallo - obiettivo 1 del FESR. Il progetto ha avuto come partner: in Danimarca, il Consiglio di contea di Storstrom, obiettivo 2 del FESR; in Grecia, la Regione dell’Epiro, obiettivo 1 del FESR; infine, nel Regno Unito, i Consigli delle contee della Cornovaglia e del Devon, South West, obiettivo 5b del FESR, il Consiglio distrettuale di Down, Irlanda del Nord, obiettivo 1 del FESR, e il Consiglio della contea del Kent, South East, obiettivo 2 del FESR. Il partenariato, esteso geograficamente in tutta Europa, aveva il suo nucleo centrale presso i partner britannici che, avendo maturato precedenti esperienze nell’elaborazione di strategie di gestione delle zone costiere insieme ai rappresentanti danesi, hanno immesso nella rete competenze considerevoli. Lo scambio di esperienze è stato molto attivo su aspetti quali il SIG, gli indicatori e l’informazione, le tecniche di partecipazione e i processi di pianificazione. La varietà dei contesti amministrativi locali e regionali e le caratteristiche geografiche hanno garantito che gli insegnamenti tratti dall’iniziativa fossero pertinenti anche per gran parte della realtà europea. Accanto al partenariato centrale, la contea di Storstrom ha messo a punto azioni comuni con la Pomerania Anteriore (Vorpommern), in Germania; lo stesso hanno fatto il Kent, la Cornovaglia e il Devon con la Francia, mentre l’Epiro ha avviato contatti con l’Albania, allargando in tal

modo l’esperienza di cooperazione con le zone affacciate sui mari regionali. Caratteristiche fisiche delle regioni interessate o Contesto geografico Tutte le aree interessate hanno caratteristiche costiere diverse. Se il turismo è importante per tutti i partner, altrettanto fondamentali sono la pesca, le attività portuali e la protezione della natura. L’Epiro, che è ancora una regione piuttosto isolata, possiede un ricco patrimonio naturale lungo le coste, rappresentato da estuari e zone umide, con alcune attività portuali. Le sue risorse principali provengono dall’agricoltura e dal turismo. La regione cerca di garantire che la realizzazione di importanti opere infrastrutturali (Reti TEN), che andrà ad aumentare le pressioni di sviluppo esercitate sull’area costiera, avvenga in modo sostenibile. Storstrom è un grande arcipelago situato in un mare interno su cui si affaccia anche la regione tedesca del Meclemburgo-Pomerania Anteriore (Mecklenburg–Vorpommern). Le sue caratteristiche principali sono le bellezze naturali, una modesta densità abitativa, una ricca fauna selvatica e un’industria turistica in rapida espansione basata sulla protezione della natura, sulla vela sportiva e su attività all’aria aperta. La zona intende rimanere una “contea verde”. In generale, il Devon e la Cornovaglia sono scarsamente popolate lungo la costa atlantica. Il litorale è una meta importante per i turisti e i vacanzieri, caratterizzata dalla presenza di molti estuari, alte scogliere, vecchi castelli, porti e zone militari in via di riconversione. La zona di Down è costituita da dune costiere, montagne e fiumi. Queste bellezze naturali, associate alla presenza di un campo da golf di livello internazionale e alla vicinanza a Belfast, generano un grande potenziale turistico, finora non adeguatamente sfruttato. La contea intende promuovere le proprie attrattive senza però sacrificare la qualità dell’ambiente.

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I comuni dell’associazione ANAS, Algarve–Huelva, appartengono ad un’unica area fisico-geografica recentemente unificata grazie alla costruzione di un ponte sul confine naturale. L’Algarve ha sulla costa un’industria turistica molto sviluppata, che ha reso improduttive le attività dell’interno, mentre Huelva ha un sistema più equilibrato, basato sull’agricoltura e su alcune industrie. Il Kent ha un litorale esteso e vario, con terreni paludosi in abbandono, siti di interesse nazionale e internazionale per la flora e la fauna selvatiche, città di villeggiatura, porti e centri industriali importanti, piccoli porti pescherecci, senza dimenticare le “bianche scogliere” di Dover. Obiettivi principali e attività Il progetto era fortemente orientato verso la realizzazione dei due obiettivi paralleli del risanamento economico e della protezione dell’ambiente. La rete si proponeva di avviare attività di partecipazione, condurre ricerche e formulare raccomandazioni generali per la gestione integrata e l’utilizzo sostenibile del litorale europeo. Si è occupata di quattro aspetti specifici: la partecipazione, gli indicatori riguardanti lo sviluppo sostenibile, le politiche UE e l’informazione. Nel frattempo, ciascun partner ha attuato, controllato e valutato un certo numero di progetti per zone costiere e marittime, allo scopo di sperimentare e dimostrare la validità di alcuni modelli di “prassi migliori” nell’utilizzo sostenibile della costa. L’Epiro si è occupato più in particolare dell’integrazione verticale delle strategie relative alle zone costiere, la zona Algarve-Huelva si è interessata della creazione di reti tra i vari comuni, i partner britannici hanno cercato di includere diversi piani esistenti in un quadro normativo di assetto del territorio ed infine la contea di Storstroms ha tentato di potenziare l’applicazione del piano ICZM nazionale/regionale. Algarve–Huelva: è stata effettuata l’analisi strategica dell’area interessata ed è stata creata una rete informatica tra i comuni locali, accessibile al pubblico. Kent: i diversi piani d’assetto non statutari sono stati inclusi nel documento di pianificazione strategica della contea, di cui si prevedeva il rinnovo. Sono stati inoltre avviati progetti dimostrativi specifici, quali il

coordinamento delle strategie di gestione di determinate aree, l’organizzazione di incontri informativi riguardanti l’ambiente, la protezione della biodiversità marina e la valutazione delle tecniche di riempimento delle spiagge per contrastare l’innalzamento del livello del mare. Epiro: era in corso un inventario delle informazioni e degli operatori coinvolti nella zona costiera. Quale attività dimostrativa, è stata creata una rete di sentieri pedonali di collegamento tra la costa e i siti culturali e naturali dell’interno. Down: è stato attuato un piano di sostegno per l’intero distretto, in cui si è sperimentato un meccanismo di ampia partecipazione sociale, statutaria e non statutaria, incentrandosi su proposte di valorizzazione della città. È stata applicata una strategia in linea con l’Agenda locale 21 e, nel contempo, è stato intrapreso uno studio sull’erosione delle spiagge. Storstroms: gli obiettivi del piano di sviluppo dell’arcipelago sono stati integrati con i quadri di assetto del territorio locali e regionali. In talune aree è stata applicata l’Agenda locale 21. I progetti dimostrativi hanno incluso la bonifica di terreni paludosi destinati al pascolo e l’installazione di cartelli informativi nei porti e nei porticcioli turistici. È stata inoltre avviata una cooperazione attiva con la Germania. Devon e Cornovaglia: è stata elaborata una strategia integrata per le zone costiere delle due regioni, che valutava ed integrava diversi piani statutari e volontari. Il progetto ha inoltre coordinato gruppi di studio sulla tematica della rete. Figura 1 Un processo innovativo: la creazione di un partenariato locale e il coinvolgimento dei cittadini La creazione di un partenariato è stata una delle attività principali della rete: i responsabili del progetto presso i vari partner hanno svolto un ruolo di coordinamento con i numerosi organismi statutari e non statutari coinvolti nei diversi progetti strategici e di assetto del territorio. Il Regno Unito aveva già una tradizione nel campo della partecipazione sociale e il gran numero di piani di tutela ambientale su base volontaria attuati nel Kent, nel Devon e in Cornovaglia erano la dimostrazione di questo patrimonio culturale. ONG e agenzie importanti interessate all’ambiente e operatori settoriali quali i pescatori, la comunità degli armatori, gli agricoltori e i proprietari terrieri facevano parte dei diversi gruppi direttivi

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responsabili dell’elaborazione delle strategie di gestione nella zona. Nel quadro di progetti specifici quali quelli delle comunità della Chalk Coast, più di un migliaio di cittadini hanno avuto l’opportunità di esprimere le loro opinioni in riunioni locali e tramite questionari. Questo progetto di consultazione e partecipazione su larga scala aveva come scopo l’inclusione di considerazioni sociali, economiche e ambientali nel processo di pianificazione territoriale di tipo normativo. La partecipazione dei cittadini è stato l’obiettivo primario del progetto di Down (Irlanda del Nord), che è riuscito a coinvolgere la comunità locale nell’elaborazione del piano di sostegno relativo al distretto, ora presentato al governo centrale. Il Consiglio di contea ha inoltre promosso un processo molto attivo previsto dall’Agenda locale 21, con la creazione di un’équipe composta da cittadini - la cosiddetta “Newcastle 2000” - operante a stretto contatto con l’amministrazione regionale per progetti su piccola e larga scala. L’azione è stata accompagnata dalla pubblicazione di un bollettino ad intervalli regolari, distribuito a tutte le famiglie e alle imprese, garantendo in tal modo una gran trasparenza. Forte dell’esperienza dei partner britannici, l’Epiro aveva cominciato ad organizzare una serie di forum delle aree costiere in sei zone litoranee, in cui tutte le componenti statutarie e non statutarie si sono incontrate per la prima volta. L’obiettivo era quello di concordare e promuovere una strategia integrata per la zona costiera. La contea di Storstroms si è adoperata per creare un partenariato transnazionale con la regione della Pomerania Anteriore (Vorpommern). I due partner hanno messo a punto metodi comuni per la gestione di questioni ambientali nello specchio di mare interno su cui entrambi si affacciano. Nell’elaborazione di una strategia per le zone costiere della Contea e del piano di sviluppo dell’arcipelago vi è stata un’ampia partecipazione verticale e orizzontale. Nell’isola di Bogo è stata applicata un’Agenda locale 21 con i cittadini della zona, in cui l’impegno locale è stato enorme. Il progetto CoastLink ed EUCC-UK, insieme ad un certo numero di altre organizzazioni, hanno indetto il Simposio “InfoCoast 1999” sulla gestione delle conoscenze e delle informazioni relative alla zona costiera. La conferenza ha riunito oltre 140 partecipanti dell’UE, dell’Australia e degli USA. Sito web: il progetto ha creato un sito web in cui sono stati inclusi molti collegamenti interessanti con organizzazioni europee e internazionali che si occupano di aspetti riguardanti le zone costiere. Realizzazioni e risultati

Ogni partner ha attuato piccoli progetti dimostrativi per collegare il processo generale di assetto del territorio con azioni concrete visibili al cittadino. L’Epiro ha realizzato una rete di sentieri di collegamento tra la costa e l’interno. Inizialmente, il progetto era guardato con grande indifferenza dai comuni; ma proprio questi ultimi, dopo la prima tornata di forum delle aree costiere, hanno presentato proposte per un’ulteriore espansione della rete. Nella contea di Storstroms sono stati collocati cartelli informativi in tutti i porti dell’arcipelago danese meridionale, per promuovere passeggiate a piedi e in bicicletta nell’entroterra e, nel contempo, per proteggere aree naturali sensibili. L’associazione ANAS ha istituito in tutti i comuni uno sportello di informazione elettronica per i cittadini e ha inserito in un sito web e in un sistema di commercio elettronico collegamenti per i comuni e il mondo imprenditoriale, allo scopo di promuovere la zona interessata. Il Kent ha organizzato le cosiddette “Giornate annuali della bassa marea”, in cui ha informato il pubblico sulle questioni ambientali e ha contribuito all’individuazione di un’area da destinare a riserva naturale nazionale, a Dungeness. È stato intrapreso uno studio sulle tecniche di riempimento delle spiagge miranti a contrastare l’innalzamento del livello del mare. A Down, tramite l’équipe “Newcastle 2000”, sono state attuate molte azioni di modesta portata previste dall’Agenda locale 21, ad esempio concorsi di allestimento di giardini e di addobbo di finestre, pulizia delle spiagge e sgombero di aree forestali, e sono state condotte importanti ricerche sul fenomeno dell’erosione delle spiagge, che costituisce una minaccia per il campo da golf. Il contributo del progetto per quanto concerne i metodi di partecipazione è stato ampiamente divulgato tramite presentazioni effettuate dai partner in occasione di vari seminari nazionali e UE. Il lavoro riguardante gli indicatori ha portato a conclusioni interessanti sull’attuazione a livello locale. Nel Regno Unito, i piani di gestione elaborati tenendo conto non solo della sostenibilità basata sulla partecipazione, ma anche della fattibilità sono stati presentati ai politici locali con esito positivo. Figura 2

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I piani futuri ovvero Il futuro dopo il programma TERRA Cinque partner hanno studiato le modalità di mantenimento e ampliamento della rete dopo la conclusione del progetto. Alcuni, inoltre, hanno lavorato armonicamente ed hanno collaborato nell’ambito di altri progetti UE. La competenza dei partner in termini di pianificazione regionale ha garantito l’assimilazione dei principi di integrazione e di sviluppo sostenibile sperimentati nel quadro del progetto e la loro trasposizione nei piani e negli interventi futuri elaborati dalle autorità regionali. Il successo riportato dalla Conferenza InfoCoast ha indotto il comitato direttivo a programmare un secondo Simposio per il 2001, in cui si valuterà in che misura il divario tra la comunità tecnico-scientifica e gli utenti è stato colmato. Valutazione La rete era caratterizzata, da un lato, dall’alto livello di competenza tecnica di cinque dei partner coinvolti, che occupavano posizioni analoghe all’interno delle rispettive amministrazioni regionali, dall’altro dalla maggior debolezza in tal senso di un altro partner - un’associazione di comuni - che per sua stessa natura aveva principalmente un orientamento politico. Questa mancanza di

omogeneità è stata ovviamente fonte di tensioni interne. Quanto alle parti in causa e ai meccanismi del processo di assetto del territorio, i sistemi dei partner avevano raggiunto livelli molto diversi di integrazione territoriale. Ciascun partner ha tentato di fare un passo avanti verso la realizzazione di questo obiettivo: • i partner del sud (Epiro e ANAS) erano in una fase di raccolta delle informazioni sui sistemi costieri e marittimi, sui piani, ecc., e hanno tentato di avviare un processo di partecipazione e di promuovere l’integrazione verticale sulle questioni riguardanti le zone costiere. Le attività di partecipazione, ovviamente, non facevano parte del bagaglio culturale dei due paesi; • i partner del Regno Unito stavano includendo i piani esistenti in una revisione del sistema di assetto del territorio; la partecipazione su larga scala era già parte del bagaglio culturale della zona interessata; • il partner danese, infine, il più progredito in termini di strumenti statutari per l’ICZM, ha attuato il progetto non solo a livello della contea stessa, ma anche con la regione tedesca della Pomerania Anteriore (Vorpommern), sulla sponda opposta.

Persona da contattare Coordinatore del progetto: Nome Raphael Gonzalez Gonzalez Organisation Asociacion de Municipios Hispano-Lusa

ANAS Indirizzo Rua Jornal do Algarve 24 C

P- 8900 VILA REAL DE SANTO ANTONIO Portogallo

Tel. + 351 281 513748 Fax + 351 281 511663 E-mail [email protected] Sito web www.telecotrans.es/coastlink

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Acronimo del progetto: POSIDONIA -

Progetto di coordinamento territoriale tra i sistemi portuali e le zone costiere urbane nelle città portuali del Mediterraneo

Sintesi La rete ha affrontato i problemi complessi delle zone costiere urbane comprendenti importanti città portuali, situate nel bacino del Mediterraneo. A livello transnazionale il progetto ha avuto come obiettivo l’introduzione di una metodologia basata sull’analisi comparata di ogni situazione specifica locale, da cui trarre insegnamenti per tutti i partner interessati. A livello regionale, ogni partner, con la partecipazione delle componenti locali e l’applicazione di criteri di sostenibilità, ha incentrato principalmente la propria attenzione sull’elaborazione di piani territoriali e operativi coordinati per aree costiere urbane specifiche, occupandosi di nuovi progetti di sviluppo, della conversione di siti abbandonati e dell’uso funzionale dell’area costiera della città interessata. Un altro degli aspetti affrontati ha riguardato l’organizzazione di nodi intermodali per le infrastrutture di trasporto, nel rispetto delle caratteristiche geografiche e delle ricchezze culturali e naturali della zona. Lo sviluppo di attività alternative volte a migliorare il livello di vita, salvaguardando nel contempo il patrimonio culturale e naturale, è stato un argomento di riflessione altrettanto importante. Dati tecnici Dotazione totale 5.197.000 euro Contributo FESR 2.834.000 euro Durata 34 mesi Partenariato internazionale Coordinatore del progetto era l’Amministrazione provinciale di Napoli, Campania, associata al Comune e all’Autorità portuale della città. Gli altri partner italiani erano il Comune di Taranto, Puglia, e il Comune di Palermo, Sicilia. I partner europei comprendevano l’Organizzazione responsabile dell’assetto del territorio di Atene, Attica, Grecia, e il Comune di Barcellona, Catalogna, Spagna. Tutti i partner erano regioni dell’obiettivo 1 del FESR, ad eccezione di Barcellona, inclusa nell’obiettivo 2. Il progetto ha riguardato principalmente l’Italia meridionale (93% della dotazione complessiva). Anche se la città di Napoli era di gran lunga il partner di maggiori dimensioni, tutte le città interessate erano comunque importanti porti del Mediterraneo; i tecnici coinvolti erano responsabili delle questioni territoriali. A detta dei partner, in Italia, a livello interregionale, il valore aggiunto della rete è stato elevato: i partner infatti provenivano da esperienze ugualmente complesse in campo politico, sociale e della pianificazione. L’introduzione di una nuova strategia di pianificazione collegiale ha permesso loro di scambiare esperienze con partner omologhi, influendo sulle crescenti opportunità offerte dalla recentissima revisione degli strumenti di pianificazione a livello nazionale (P.R.U.S.S.T.). Con la partecipazione dei partner greci e spagnoli, che erano dotati di risorse limitate, la rete è stata in grado di confrontare procedure e sistemi utilizzati per la gestione delle zone costiere urbane. Barcellona, il partner spagnolo, ha svolto prevalentemente un ruolo di “modello positivo”; i partner, infatti, hanno tratto insegnamento dall’esperienza quindicennale della città

nella conversione della zona costiera urbana, rivelatasi un successo. Atene, da parte sua, aveva un’esperienza piuttosto lunga nel settore dell’assetto delle zone costiere, ma di carattere principalmente normativo (pianificazione geografica). Caratteristiche fisiche delle regioni interessate o Contesto geografico In ambito internazionale, le città portuali del Mediterraneo prevedono un aumento rilevante del trasporto marittimo di merci e passeggeri. Tale attività ha creato nuove opportunità di sviluppo, ma ha anche aggravato le pressioni esercitate su un ambiente già notevolmente sollecitato. Le città devono ridefinire il loro ruolo e basarsi su una specializzazione dei servizi offerti, prevedendo nuove funzioni per le zone costiere e un collegamento con le attività terrestri. Le cinque città interessate, pertanto, si trovano di fronte alla sfida della riconversione di vecchi siti industriali e di un ulteriore sviluppo associato ad attività di salvaguardia del litorale. A Napoli la zona costiera si estende per 16 km e comprende 16 comuni e 3 isole, in un sistema metropolitano estremamente complesso e congestionato in cui si concentrano contemporaneamente molti problemi e opportunità di sviluppo (costruzioni navali, attività portuali, attività industriali in declino, turismo intensivo - archeologia, crociere - inquinamento, presenza di un vulcano e mancanza di infrastrutture di trasporto). Problemi analoghi si ritrovano a Taranto attorno al mare interno denominato “Mar Piccolo”, associati alle opportunità offerte dalla smilitarizzazione di gran parte della zona costiera. I problemi sono simili anche a Palermo, in cui le risorse costiere sono state gravemente deturpate da uno sviluppo indiscriminato. Ad Atene, in vista delle Olimpiadi del 2004, è in corso un imponente processo di riassetto urbano che riguarda principalmente la costa orientale della città, mentre nelle aree costiere occidentali è necessario

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provvedere all’ammodernamento e alla rilocalizzazione di importanti impianti industriali. Barcellona, che si è già imposta come esempio di successo, sta riprogettando la zona del lungomare ad est e ad ovest della città. Cartina ( ¼ di pagina)

Obiettivi principali e attività Caratteristica delle regioni interessate è uno sviluppo indiscriminato, associato ad un sistema di interventi altamente disorganico, al coinvolgimento di una moltitudine di operatori e a conflitti d’interesse pressanti. I piani esistenti sono spesso lontani dalla realtà quanto a proporzioni e a possibilità di finanziamento. Pertanto, l’obiettivo principale in termini di pianificazione consiste nel realizzare un modello coordinato di gestione delle aree interessate mediante il partenariato, allo scopo di uniformare gli interventi settoriali e territoriali attuati dalle autorità responsabili, dalle amministrazioni locali e dal settore privato. Per ogni partner, ciò si è tradotto nei seguenti obiettivi operativi. Napoli ha mirato all’elaborazione di un “progetto di sviluppo coerente della zona costiera” nel quadro del “piano di coordinamento provinciale”, il documento di pianificazione più importante a tale livello. Ha coordinato il piano di assetto territoriale per la progettazione di un sistema di porti turistici nel Golfo di Napoli, cercando di realizzare una complementarità tra le diverse aree mediante reti di trasporto combinato per il collegamento tra le attività costiere e terrestri, quali il turismo. Ha inoltre coordinato studi e attività congiunte in zone situate ad ovest della città, convertendo una vecchia area industriale in una zona destinata ad attività ricreative e gestendo lo sviluppo dell’area vulcanica protetta dei Campi Flegrei. Ad est della città, coordina i piani di sviluppo dell’area costiera vesuviana, incluse le infrastrutture e la riconversione delle linee ferroviarie. A Taranto, le azioni intraprese hanno portato all’elaborazione del piano operativo per la zona del Mar Piccolo, in cui si è cercato di integrare in modo compatibile la qualità della vita urbana e le attività terrestri/costiere e marittime. A Palermo, tramite la creazione di un ufficio di coordinamento, il progetto è riuscito non solo a modificare il vecchio piano regolatore, ma anche ad attuare una serie di interventi strategici collegati alle opportunità di sviluppo urbano/costiero (reti stradali e ferroviarie, zone verdi, attività portuali nei settori del commercio, della pesca e del turismo, risanamento urbano).

Mediante uno studio di fattibilità e azioni congiunte, Atene si è occupata del risanamento di una vecchia area industriale adiacente al porto del Pireo, valutando le varie alternative di sviluppo in funzione del valore aggiunto generato in termini economici. Pur avendo piuttosto un ruolo di osservatore, Barcellona si è molto adoperata, con impegni assunti a livello comunale, per introdurre priorità concernenti la salvaguardia dell’ambiente e delle coste nell’elaborazione di due progetti fluviali, ad est e ad ovest della città. Figura 1 Un processo innovativo: la creazione di un partenariato locale e il coinvolgimento dei cittadini

Un forte impegno politico è stato dimostrato da tutti i partner. Le azioni congiunte si proponevano di colmare le carenze del precedente sistema: il ruolo limitato dei comuni, la complessità delle procedure di pianificazione, la competizione tra le autorità pubbliche e il settore privato, l’errata comprensione delle realtà locali e delle strategie delle imprese private, la mancanza di priorità. Fin dall’inizio, il progetto è stato caratterizzato da partenariati intraregionali forti e coerenti tra tutti i partecipanti italiani. Vi erano coinvolti diversi livelli di governo (Comune, Provincia e Regione), ma anche agenzie settoriali di alto profilo (autorità portuali e ferroviarie) e altre amministrazioni (archeologiche), università, istituti nazionali di urbanistica e geografici e partner industriali. Questa cooperazione si è tradotta in protocolli d’intenti o, soprattutto, in progetti specifici e accordi di investimento stipulati con le componenti principali, oltre che con il settore privato. In aggiunta al precedente progetto di cooperazione, il Comune di Taranto ha basato il suo piano regionale per il Mar Piccolo su un programma di informazione e di consultazione dei cittadini su larga scala. Per quanto riguarda Atene, durante l’attuazione del progetto è stato previsto un ulteriore ampliamento dei partenariati locali alle componenti sociali e al settore privato sotto forma di “équipe operative locali”. Si è trattato di un’innovazione amministrativa, poiché di solito processi di questo genere hanno luogo per gradi e non includono soggetti privati.

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Realizzazioni e risultati I comuni interessati hanno modificato notevolmente il loro atteggiamento, orientandosi verso un coinvolgimento attivo nelle attività di pianificazione riguardanti il futuro delle aree di competenza, con il sostegno delle agenzie statutarie. A Taranto, la partecipazione dei cittadini alle discussioni concernenti l’elaborazione di un nuovo piano è stata promossa in modo attivo e diretto. A Taranto e a Palermo, la definizione di piani di lavoro concreti e la loro adozione, favorita da accordi e da protocolli operativi speciali, sono state un cambiamento significativo nel sistema di pianificazione statutaria fino ad allora prevalente. A Palermo, la creazione di un ufficio costiero permanente è stato un ulteriore risultato ottenuto nella modifica delle strutture esistenti. A sostegno del processo di integrazione è stata creata un’importante base di dati accessibile ai comuni. Con una serie di studi si è tentato di configurare una mappa dello stato dell’ambiente, del paesaggio e delle infrastrutture, nonché dei problemi e delle opportunità connesse alla gestione delle zone costiere in un’area urbana pesantemente congestionata e fino ad allora oggetto di una pianificazione inadeguata. Ciò ha incluso basi di dati, attività cartografiche, uso di indicatori, analisi dei rischi ambientali e indagini sociologiche. Figura 2 I piani futuri ovvero Il futuro dopo il programma TERRA • Il progetto Posidonia doveva servire da modello per tutti i livelli di governo. Esso era ritenuto cruciale per le amministrazioni locali, ai fini dello sviluppo di una nuova cultura dell’internazionalizzazione e di un

loro coinvolgimento attivo nella definizione di una prospettiva europea. • I piani operativi dovevano risultare attuabili grazie agli accordi di collaborazione siglati tra i vari partner, ovvero tramite la creazione di organismi di coordinamento permanenti. Lo strumento di sviluppo italiano P.R.U.S.S.T. contribuirà a concretizzare le azioni proposte. • Quanto all’aspetto transnazionale del partenariato, la rete potrebbe contribuire allo sviluppo di idee sul ruolo che ogni città partecipante può svolgere nel contesto più ampio del bacino mediterraneo. Valutazione • La strategia di integrazione ha messo in luce la mancanza di informazioni di base. Il primo compito del progetto, pertanto, è consistito nell’effettuare una serie di studi e raccolte di dati per poter capire la realtà delle aree interessate. • Oltre agli accordi territoriali stipulati, i processi e le metodologie elaborate saranno forse la principale “eredità” del progetto. Questo ha dimostrato che per un’attuazione efficace dei piani di assetto territoriale occorreva adeguare la portata degli interventi e creare un giusto equilibrio tra i mezzi finanziari disponibili e le azioni proposte. Ha peraltro rafforzato il ruolo dei comuni locali. • A Napoli, la creazione di nuovi partenariati ha richiesto molto tempo a causa della complessità dell’area interessata e dei problemi esistenti; a Palermo e a Taranto, invece, è stata vista come un’opportunità per superare precedenti progetti di gestione notoriamente poco trasparenti. • I politici hanno svolto un ruolo importante nel sostenere le azioni da cui sono scaturiti i piani che, in ultima analisi, essi stessi avrebbero dovuto approvare. Qualunque cambiamento nel contesto politico potrebbe causare notevoli ritardi, se non addirittura un riorientamento delle azioni.

Persona da contattare Coordinatore del progetto: Nome Guido Riano / Giuseppe Biasco Organizzazione Amministrazione Provinciale di Napoli Indirizzo Piazza Matteotti, 1 I-80133 NAPOLI - Italia Tel. + 39 81 5511487 / 7949298 Fax + 39 81 5510722 E-mail [email protected]

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Acronimo del progetto: SDTP -

Sviluppo sostenibile mediante l’assetto del territorio - L’uso di indicatori

Sintesi Il progetto SDTP (Sustainable Development Through Planning - Sviluppo sostenibile mediante l’assetto del territorio) ha riunito partner UE, quali il Regno Unito, la Svezia, la Finlandia e la Spagna, e un partner esterno, la Norvegia, allo scopo di definire metodi di pianificazione efficaci per uno sviluppo territoriale integrato e sostenibile. Con il coordinamento della Valle del Tees nel Regno Unito, Murcia in Spagna, Satakunta in Finlandia, Gävleborg in Svezia e l’agglomerato di Bergen in Norvegia hanno intrapreso parallelamente la preparazione di una serie di studi, nell’intento di scambiare esperienze e mettere a punto metodi miranti ad inserire nel processo di sviluppo considerazioni riguardanti la sostenibilità. Secondo le previsioni, grazie alla cooperazione tra partner sostanzialmente molto diversi tra loro, le metodologie elaborate risulteranno più efficaci e, pertanto, saranno potenzialmente trasferibili ad altri partner europei. Dati tecnici Dotazione totale 1 796 800 euro Contributo FESR 763 555 euro Durata 27 mesi

Partenariato internazionale Coordinatore (UK): l’unità strategica congiunta della Valle del fiume Tees (Tees Valley Joint Strategy Unit - JSU), creata dai cinque Consigli di zona interessati (Borough Council), aveva per statuto la responsabilità della preparazione di piani di assetto territoriale statutari e di piani e strategie economiche non statutari. Partner (S): l’Amministrazione di contea di Gävleborg rappresentava 10 comuni della regione. L’assetto territoriale a livello regionale non aveva tradizioni nella zona e le competenze nel campo della pianificazione spettavano ai comuni. Nel progetto SDTP, l’Amministrazione di contea di Gävleborg ha svolto un ruolo di coordinamento nel riunire i vari operatori della regione. Essa si è assunta il compito di preparare un accordo non statutario per la crescita economica. Partner (N): con una situazione molto simile alla Svezia, l’Associazione regionale dell’agglomerato di Bergen non aveva tradizioni nel campo dell’assetto del territorio a livello regionale, poiché la responsabilità della pianificazione geografica ed economica ricadeva sui comuni. L’Associazione ha svolto un ruolo di coordinamento nel riunire i vari operatori della regione nel quadro del progetto. Essa stava mettendo a punto un piano di sviluppo regionale non statutario per l’agglomerato di Bergen. Partner (E): la Città di Murcia era un’autorità urbana unitaria, con competenze di pianificazione istituzionali per la città e le sottoregioni circostanti. Partner (FIN): il Consiglio regionale di Satakunta era un’autorità regionale responsabile dell’elaborazione di piani di assetto territoriale statutari e di programmi di sviluppo non statutari.

Tutti i partner hanno organizzato dei forum per riunire in un processo di consultazione, quali “partner locali” del progetto, le componenti interessate del mondo dell’industria, dei gruppi ambientalisti e dei gruppi sociali, dai settori pubblico, privato e volontario. Satakunta ha organizzato una serie di incontri su varie tematiche allo scopo, non politico, di formulare suggerimenti secondo una strategia ascendente (“bottom-up”). Il partenariato, impostato interamente su base volontaria, ha incluso tre partner settentrionali e un partner meridionale. Si è ritenuto necessario garantire la diversità dei partecipanti per poter sperimentare su più larga scala l’efficacia dei modelli proposti. Il gruppo, pertanto, rappresentava territori molto diversi tra loro per dimensioni, densità di popolazione e tradizioni nel campo della pianificazione. Nelle fasi iniziali, il partenariato ha predisposto una tabella di marcia per il comitato direttivo e un piano di lavoro molto semplice per garantire che tutti i membri operassero parallelamente su tutti gli interventi. Ogni intervento è stato programmato nei dettagli nel corso di una riunione del comitato direttivo e ogni fase operativa ha portato alla realizzazione di un prodotto completo, presentato da tutti i membri alla riunione successiva del comitato. Il partenariato ha fatto molto affidamento sulla comunicazione elettronica, usandola molto efficacemente per trasferire le informazioni tra le unità. Questo sistema ha reso possibili il rispetto delle scadenze da parte dei partner e un’assistenza efficace in caso di difficoltà. Il progetto, infine, si è concluso nei tempi previsti. Il funzionamento della rete è stato affidato a tecnici, che hanno potuto contare su un forte sostegno amministrativo e strategico. Caratteristiche fisiche delle regioni interessate o Contesto geografico Nelle regioni interessate tutto ruotava intorno ai fiumi. Questi hanno influito sulla loro evoluzione storica e sono stati importanti come fonti di risorse idriche in agricoltura, nei trasporti, nell’industria o per la generazione di energia elettrica. In alcuni casi, inoltre, i fiumi facevano da divisorio all’interno di uno stesso

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territorio. Ciò è oggi particolarmente evidente a Bergen: per garantire l’integrazione del territorio, infatti, sono necessari grossi investimenti di capitale nel settore delle infrastrutture di trasporto per la costruzione di ponti. In tutte le regioni è in corso, in forme diverse, un processo di ristrutturazione, a seguito della chiusura di una o più industrie manifatturiere. Il terziario è ovunque in espansione. La popolazione è stabile o in declino in tutte le regioni, ma la domanda di alloggi è in aumento. Gli insegnamenti tratti da un passato di fallimenti industriali, di declino regionale, di disoccupazione crescente e di problemi ambientali hanno reso ogni regione più consapevole dell’importanza di un’integrazione a livello di pianificazione economica e territoriale e della promozione di uno sviluppo sostenibile. Obiettivi principali e attività Il progetto si prefiggeva principalmente di “collegare l’assetto del territorio allo sviluppo economico, mediante il ricorso a criteri di sostenibilità”. Per realizzare tale obiettivo, ogni partner ha intrapreso una serie di brevi interventi. Cartina ( ¼ di pagina) In primo luogo si è trattato di effettuare studi di base su aspetti di sviluppo, economici, sociali e ambientali, nelle rispettive regioni. In un secondo tempo, i partner hanno definito criteri di sostenibilità per lo sviluppo economico locale. Ognuno di essi ha organizzato un forum consultivo su larga scala nella regione di competenza, per formulare suggerimenti sui criteri e sulle relazioni tra ambiente ed economia. Successivamente, le équipe di progetto hanno preparato analisi dettagliate sulle strutture di pianificazione e istituzionali, per individuare le possibili

forme di sostegno istituzionale adeguate ai fini di un collegamento tra la pianificazione economica e l’assetto del territorio. In una quarta fase, le équipe si sono occupate di questi due tipi di pianificazione per coordinare ed integrarvi i criteri di sostenibilità. Il quinto intervento, infine, ha riguardato il consolidamento dei forum quali organi consultivi permanenti nei processi di pianificazione territoriale ed economica. Figura 1 Un processo innovativo: la creazione di un partenariato locale e il coinvolgimento dei cittadini In Svezia e in Norvegia, il progetto è stato innovativo per le autorità locali non coinvolte nella pianificazione integrata. Al livello successivo del processo di consultazione su larga scala, sono stati organizzati forum di interesse economico e ambientale. Tutte le regioni avevano attraversato periodi di grave disoccupazione. Il progetto, inoltre, ha preso attivamente in considerazione l’inclusione del “terzo settore volontario” nel processo consultivo e, nella relazione finale, i problemi che tale settore incontrava nel partecipare a questo processo, a causa di restrizioni finanziarie. Realizzazioni e risultati I principali risultati del progetto hanno incluso cinque relazioni individuali per ciascun partner e una relazione finale congiunta contenente delle conclusioni, nonché una serie di raccomandazioni sull’integrazione della pianificazione territoriale ed economica in un quadro di sostenibilità. Il progetto, inoltre, ha messo a punto un modello di pianificazione mirante ad integrare la sostenibilità in un moderno processo di sviluppo territoriale. Sono stati altresì definiti criteri concernenti lo sviluppo economico sostenibile e sono stati compiuti notevoli progressi nella definizione di insiemi di indicatori atti a misurare il livello di realizzazione dello sviluppo sostenibile. Il progetto, infine, ha fatto da catalizzatore e da capofila per l’organizzazione di un seminario TERRA su larga scala concernente la definizione di indicatori, tenutosi a Bruxelles nel novembre del 1999. Figura 2

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I piani futuri ovvero Il futuro dopo il programma TERRA Tutti i partner hanno espresso l’auspicio di continuare ad operare in questo settore, prestando particolare attenzione all’ulteriore sviluppo e convalida degli indicatori. È lecito attendersi che l’iniziativa avviata per promuovere una pianificazione regionale non statutaria con il sostegno delle autorità locali diventi permanente. I forum dovrebbero continuare a svolgere la loro funzione. Altri progetti TERRA e altre autorità hanno mostrato un certo interesse, rispettivamente, per un esame della metodologia adottata dall’SDTP e per i risultati ottenuti. Le Linee guida sulla pianificazione nelle regioni nord-orientali e il Piano strategico per tali regioni si sono ispirati a quanto intrapreso nel quadro del progetto SDTP. Presumibilmente, se l’iniziativa avrà una risonanza abbastanza ampia, altre regioni che si occupano di aspetti connessi alla sostenibilità dovrebbero quantomeno prendere seriamente in esame le esperienze dell’SDTP. Queste, peraltro, hanno dimostrato di poter contribuire addirittura al processo decisionale a livello nazionale, visto il crescente interesse dei governi per la definizione di indicatori di sostenibilità. Valutazione

L’elaborazione e l’attuazione del progetto sono state un successo. La definizione di un piano di lavoro semplice e di un programma di incontri ha di fatto facilitato il rispetto delle scadenze. La realizzazione parallela degli interventi ha offerto al partenariato una valida base per lo scambio di informazioni tra i partner. Si tratta potenzialmente di un modello semplice ed efficace da tenere in considerazione anche per altri progetti analoghi. Il rispetto delle scadenze è stato possibile anche grazie alla gestione efficiente del progetto da parte dell’agenzia capofila, che ha fornito non solo una guida tecnica, ma anche un forte sostegno amministrativo. I modelli messi a punto nell’ambito del progetto hanno funzionato per i partner e, pertanto, potrebbero essere trasferiti ad altre esperienze di pianificazione regionale ed essere ulteriormente sviluppati. La loro validità verrà realmente testata solo quando essi saranno utilizzati in altre circostanze. Persona da contattare – Coordinatore del progetto Nome Magne Haugseng Organizzazione Tees Valley JSU Indirizzo Melrose House Melrose Street PO Box 199 Middlesborough UK,TS1 2XF Regno Unito Tel. +44(0) 1642 264 800 Fax +44 (0) 1642 230 870 E-mail Magne@teesvalley- jsu.gov.uk Sito web http://www.teesvalley-jsu.gov.uk/

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Acronimo del progetto: ALBA-TER/ AVE

Integrazione regionale nelle valli dei fiumi Ter (Spagna) e Ave (Portogallo)

Sintesi Il partenariato è stato creato per promuovere l’integrazione territoriale della valle del fiume Ter, in Spagna, e della Vale do Ave, in Portogallo, allo scopo non solo di migliorare la gestione del patrimonio naturale e culturale di tali vallate, ma anche di sviluppare una conoscenza del loro capitale economico e del loro potenziale di crescita. Una parte importante dei progetti ha riguardato la definizione di quadri di sostegno per la cooperazione tra i numerosi comuni situati all’interno di entrambe le regioni fluviali. Dati tecnici Dotazione totale 1.622.677 euro Contributo FESR 709.451 euro Durata 42 mesi

Partenariato internazionale Coordinatore: Ayuntamiento de Manlleu (E): consiglio comunale responsabile dell’assetto del territorio, nella regione della Catalogna. Partner: Associacao de Municipios do Vale do Ave (P): associazione di comuni della valle del fiume Ave (Vale do Ave). Ajuntamento de Becanó, Celra, Girona, Ripoll, Salt e Torroella de Mon: comuni situati nella regione della Catalogna. Le due regioni, di dimensioni analoghe, hanno incontrato problemi molto simili. Entrambe comprendono zone il cui livello di industrializzazione è da sempre piuttosto elevato, ma le cui industrie hanno attraversato un periodo di declino, aree agricole che necessitano di ristrutturazione e aree di grande valore naturale e culturale. Il partner Vale do Ave aveva completato un piano strategico per la zona interessata e, potenzialmente, avrebbe potuto fornire un sostegno all’elaborazione del progetto Alba/Ter. L’obiettivo di entrambi i progetti consisteva nel creare un consorzio o un’associazione di coordinamento per una cooperazione locale permanente. Inizialmente, il partenariato ha avuto una genesi lenta e ha cominciato a funzionare in parte come conseguenza delle elezioni locali nei rispettivi territori, in parte in seguito ad un avvicendamento del personale della Vale do Ave. È stato gestito esclusivamente dalle autorità locali. Per quanto concerne il partner spagnolo, il progetto ha incoraggiato una relazione operativa con l’amministrazione della Regione catalana e le università locali.

Caratteristiche fisiche delle regioni interessate o Contesto geografico La valle del fiume Ter, in Spagna, è una zona tradizionalmente agricola (cereali, olive e qualche attività di irrigazione) situata lungo una via commerciale storica tra la Francia e Andorra. Le industrie agricole hanno in parte mantenuto la loro importanza grazie alla vicinanza di grossi mercati, incluse Barcellona e l’area costiera, con la sua alta densità turistica. I terreni ad uso agricolo hanno tuttora un valore paesaggistico elevato. Il fiume stesso è stato importante per lo sviluppo industriale della zona, poiché inizialmente ha fornito elettricità ai mulini, quindi vapore e in un secondo tempo energia idroelettrica; con le sue acque, ha inoltre alimentato diversi processi industriali. L’industria tessile è una delle più importanti della zona dal 18° secolo, ma sta recentemente attraversando un periodo di crisi. Ultimamente, l’industria regionale nel suo insieme ha registrato discreti successi grazie al processo di riorganizzazione avviato. La regione comprende vaste aree accidentate, con paesaggi naturali di grande bellezza ed ecosistemi diversi. La zona costiera è un corridoio molto frequentato che funge da principale collegamento tra nord e sud. In questo corridoio si prevede anche il transito del TGV Madrid-Barcellona-Perpignan. I problemi riscontrati lungo il corridoio fluviale interessato includevano: - il declino dell’industria tessile; - la crisi dell’agricoltura; - la carenza di risorse idriche; - alcuni fenomeni di esondazione; - una pressione generale riguardante l’uso dei suoli nell’area costiera e nell’immediato entroterra; - la riduzione della biodiversità; - la perdita di terreni fertili a vantaggio dell’espansione urbana; - l’inquinamento delle falde acquifere e, direttamente, anche del fiume; - la perdita del patrimonio culturale. La Vale do Ave, in Portogallo, è anch’essa per tradizione una regione agricola, con un’industria sviluppatasi nel 19° secolo. La valle si divide in un’area industriale situata lungo il corso inferiore del fiume, cui si associano problemi ambientali rilevanti, e una regione agricola, a monte. Quest’ultima, in particolare, ha un valore paesaggistico elevato, ma è lontana e

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attualmente risente di una situazione di declino rurale e del calo demografico che ne consegue. Nella Vale do Ave, l’industria tessile, dell’abbigliamento e delle calzature rappresenta l’80% dell’occupazione industriale. La flessione del tessile è stata in qualche modo compensata da un aumento delle industrie dell’abbigliamento e delle calzature. Tali attività creano problemi ambientali, tra cui un forte inquinamento atmosferico e delle acque. La CE ha già partecipato al finanziamento di un impianto di trattamento delle acque ad Etar do Agra. Le difficoltà di trasporto nella regione sono evidenti e numerose vie d’accesso di vitale importanza non sono adeguatamente sviluppate. Il fiume e i laghi poco profondi della zona si trovano inoltre in una situazione di generale degrado e le aree destinate a parco naturale sono poche. Cartina ( ¼ di pagina) Obiettivi principali e attività L’obiettivo principale del progetto consisteva nel “raggiungere un certo livello di integrazione regionale” e nel “promuovere mezzi e modi in grado di favorire un processo di consultazione permanente”. Entrambi i territori sono costituiti da un gran numero di piccoli comuni; l’integrazione era pertanto possibile solo tramite una loro cooperazione. A tal fine, entrambi i partner hanno creato organismi entro cui inquadrare la cooperazione formale e la consultazione permanente di un vasto numero di operatori e parti interessate, nelle due valli. Tale azione ha prevalso nella prima fase di entrambi i progetti. Gli obiettivi perseguiti includevano anche la protezione e lo sviluppo del patrimonio naturale e storico della regione. I partner hanno iniziato a compilare inventari delle caratteristiche naturali e culturali del territorio. Queste, infatti, erano considerate un patrimonio di considerevole importanza per il territorio e per il suo richiamo non solo come meta turistica, ma anche, e soprattutto, come area di sviluppo commerciale.

Come terzo grande obiettivo il progetto si proponeva di favorire lo sviluppo economico delle due valli. Esso è stato perseguito tramite un’ampia consultazione nel territorio, la promozione delle valli sia all’interno che all’esterno e l’elaborazione di un piano strategico e di sviluppo per la futura trasformazione di entrambe le aree in territori competitivi. Figura 1 Un processo innovativo: la creazione di un partenariato locale e il coinvolgimento dei cittadini Il partenariato è stato innovativo: di solito, infatti, un progetto di assetto del territorio di tali proporzioni viene intrapreso a livello regionale, mentre in questo caso esso è stato gestito a livello municipale, con il sostegno delle autorità regionali. Ciò ha offerto la possibilità di instaurare un contatto diretto con i cittadini e ha favorito un coinvolgimento proattivo, in particolare, da parte dei comuni più piccoli. Nel quadro del progetto, entrambi i partner hanno creato organismi di coordinamento ufficiali per un’ampia consultazione delle parti interessate nel territorio, inclusi i comuni, le organizzazioni delle industrie locali, le Camere di commercio, i gruppi di cittadini e gli istituti di istruzione. Questi due organismi - un’agenzia di sviluppo regionale in Portogallo e un consorzio in Spagna - hanno posto l’accento sullo sviluppo di una massa critica sufficiente che permettesse a comuni di dimensioni troppo ridotte per poter avviare negoziati significativi sulla definizione strategica e che sollecitavano finanziamenti da parte del progetto, ovvero erano impegnati nell’assetto territoriale, di prendere parte allo sviluppo della regione. I progetti si sono dimostrati proattivi nel creare interesse per la realizzazione delle diverse azioni. Alba-Ter ha messo a punto una strategia e un programma di visite che avrebbero permesso a tutti i comuni di essere contattati in definitiva almeno una volta per discutere del progetto e, nel contempo, li avrebbero incoraggiati a partecipare. La Vale do Ave aveva una tradizione più antica di cooperazione a livello municipale ed ha pertanto ampliato tale partecipazione all’interno dell’agenzia di sviluppo regionale ADRAVE. I cittadini sono stati informati tramite una mostra itinerante destinata a promuovere la conoscenza del patrimonio e dei problemi della regione e a pubblicizzare il progetto TERRA. Si è insistito in modo particolare sulla dimensione europea della regione. Per promuovere il progetto e i suoi obiettivi si è fatto ricorso sistematico alla stampa ed è stata data grande

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risonanza alla creazione del consorzio Alba-Ter, in Spagna, e dell’agenzia ADRAVE, in Portogallo. Realizzazioni e risultati Il primo risultato dei progetti è stata la creazione dell’agenzia di sviluppo regionale ADRAVE, in Portogallo, e del consorzio Alba-Ter, in Spagna, due strutture che continueranno ad operare anche dopo la conclusione degli interventi. Tra gli altri risultati figura l’elaborazione di inventari ampi e dettagliati del patrimonio culturale e naturale della regione, che ha richiesto, da un lato, l’aggiornamento di dati già disponibili, dall’altro, la raccolta di nuove informazioni e l’inserimento dei dati in un apposito sistema di informazione geografica (SIG). Queste basi di dati, che si sono rivelate utili per l’attuazione del progetto, forniranno informazioni fondamentali anche per le future attività di pianificazione e di controllo e fungeranno altresì da fonti di materiale per la preparazione di manuali, opuscoli e sussidi didattici. Il progetto si è occupato dell’elaborazione di: - piani di gestione del patrimonio naturale e culturale; - un piano di sviluppo riguardante entrambe le valli fluviali, che prevedesse, per la loro crescita futura, una strategia integrata alla quale potessero partecipare anche le autorità comunali. Figura 2 I piani futuri ovvero Il futuro dopo il programma TERRA

Secondo le previsioni, i piani di sviluppo avrebbero dovuto individuare anche un gran numero di azioni future. Come seguito naturale del progetto, pertanto, i comuni, unitamente alle loro autorità di sviluppo e ai

loro consorzi, dovranno mettere a punto altre strategie per richiamare finanziamenti che consentano di realizzare un certo numero di queste azioni. Forte del successo della propria esperienza nel realizzare l’integrazione, Alba-Ter ha esaminato la possibilità di estendere il progetto a livello transfrontaliero, come progresso logico all’interno del contesto europeo. Valutazione Il progetto si è ispirato ad una strategia di assetto del territorio impostata in senso ascendente (“bottom-up”). Esso ha dimostrato come dei confini mai valicati prima da una cooperazione nel campo della pianificazione territoriale possano essere oltrepassati grazie alla creazione di un’entità geografica che rappresenti il fulcro di tale cooperazione. Ha dimostrato anche come gli interessi strategici e il personale tecnico possano interagire per raggiungere determinati obiettivi. Il progetto ha creato fiducia e capacità all’interno del gruppo e, pertanto, le attività successive verranno presumibilmente gestite con crescente sicurezza. Gli svantaggi evidenziati sono stati l’assenza di un programma di lavoro dettagliato e la mancata ottimizzazione dei benefici ricavati dallo scambio di informazioni tra il Portogallo e la Spagna.

Persona da contattare – Coordinatore del progetto Nome Josep Capellá Organizzazione Consorci Alba-Ter Indirizzo C/Enric Delaris 7 08560 Manlleu Spagna Tel. + 34 93 8515022 Fax + 34 93 8515025 E-mail [email protected]

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Acronimo del progetto: DUERO-DOURO

Cooperazione transfrontaliera lungo la valle di un fiume

Sintesi Il progetto ha elaborato una strategia integrata per la creazione di una regione funzionale internazionale lungo la valle del fiume Duero-Douro, estesa dalla costa atlantica del nord del Portogallo alla regione della Castiglia-León, nella Spagna centrale, rivitalizzando in tal modo un vasto comprensorio della Spagna e del Portogallo ed instaurando un processo di cooperazione. Questo progetto transfrontaliero ha istituito tra i due paesi un nuovo tipo di cooperazione diretta, mirante ad un suo ulteriore potenziamento. Esso intendeva promuovere una strategia comune per la regione e per il suo assetto e sviluppo futuri. In particolare, si è occupato dello sviluppo dei trasporti, della gerarchia degli insediamenti urbani, della gestione delle risorse naturali e culturali, dello sviluppo commerciale e del turismo e ha preso in esame le strutture istituzionali della regione. Dati tecnici Dotazione totale 1.813.019 euro Contributo FESR 984.669 euro Durata 36 mesi

Partenariato internazionale:

Municipios riberenos del Duero (E/P): associazione di comuni adiacenti ai fiumi Duero in Spagna e Douro in Portogallo, che ha agito da quadro istituzionale per la cooperazione interregionale tra i due paesi. Castiglia-León (E): autorità regionale spagnola con responsabilità statutarie di assetto del territorio. Tra i partner figuravano rappresentanti dei gruppi d’azione locale LEADER e la Camera di commercio. Regione del Norte (P): autorità regionale portoghese con responsabilità delegate nel settore dell’assetto del territorio. Tra i partner locali figuravano istituzioni e associazioni coinvolte nella gestione del fiume, tra cui l’Istituto per la navigabilità del Douro, l’Istituto nazionale delle risorse idriche, la Direzione regionale ambiente e l’Associazione dei porti industriali. I partner hanno incluso anche rappresentati dei gruppi d’azione locale LEADER. Fundacion Rei Henriques (E/P): fondazione portoghese/spagnola che si occupa di cooperazione culturale e della promozione dello sviluppo tra i due paesi. Sociedad Estatal de Promocion y Equipamiento de Suelo (E): ente statale spagnolo responsabile della promozione e della gestione di terreni ad uso agricolo e residenziale. MAPFRE (E): fondazione spagnola che si occupa della promozione delle considerazioni ambientali. Il partenariato è stato frutto di un’iniziativa comune tra la regione spagnola della Castiglia-León e la regione portoghese del Norte, in collaborazione con l’associazione congiunta di comuni - Municipios riberenos del Duero - che ha agito da agenzia capofila, in rappresentanza delle due

regioni, che avevano competenze nel settore dell’assetto regionale. Altri partner - fondazioni e autorità governative - si sono uniti al gruppo per promuovere interessi diversi, quali lo sviluppo delle risorse culturali e naturali e il commercio. Alcuni partecipanti hanno aderito come partner secondari. Tra questi figurano associazioni e istituzioni direttamente responsabili della gestione della navigabilità del fiume, dell’ambiente e delle aree portuali. All’interno del territorio interessato, inoltre, il progetto ha creato un’unità di coordinamento centrale dei gruppi d’azione locale LEADER che hanno preso parte alla cooperazione formale. Il progetto ha beneficiato del sostegno politico delle rispettive regioni ed è stato gestito direttamente da tecnici. Ogni autorità coinvolta ha avuto il compito di predisporre e attuare determinate azioni. In alcuni casi, anche i partner locali sono stati responsabili di azioni specifiche, mentre altri hanno agito semplicemente su base consultiva e nell’ambito della cooperazione. Caratteristiche fisiche delle regioni interessate o Contesto geografico La zona interessata è un importante bacino fluviale transfrontaliero che si estende dalla città di Porto, sulla costa atlantica, alla Spagna centrale, e in cui per un tratto - circa 100 km di alto valore paesaggistico - il corso del fiume segna il confine tra la Spagna e il Portogallo. La regione, in gran parte agricola, è considerata periferica e remota. È inoltre scarsamente popolata, ad eccezione della costa atlantica e di Porto, in cui le pressioni urbanistiche hanno creato problemi ambientali. Lontano dalla costa, le infrastrutture sono poco sviluppate e l’accesso ai centri principali è spesso difficile. Il fiume, navigabile da Porto fino al confine spagnolo, ha sempre avuto un’enorme influenza sullo sviluppo della valle. Gli insediamenti e lo sviluppo culturale ricalcano lo schema di concentrazione demografica lungo il fiume.

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I servizi generali sono generalmente carenti, in particolare nelle aree lontane dalla costa. Nel suo insieme, la valle del fiume è stata descritta dai partner come depressa, ignorata da secoli, priva di strutture materiali, fragile dal punto di vista ambientale, ma dotata di un certo potenziale di sviluppo nei settori dell’agricoltura specializzata, dell’industria, del turismo - in particolare, dell’agriturismo - e infine dell’ambiente naturale e culturale. Di particolare interesse per il progetto è stata la zona di confine, nota come “Arribes”, dove il fiume, per 100 km, funge da linea di demarcazione tra la Spagna e il Portogallo. Si tratta prevalentemente di una zona parco di alto valore paesaggistico, ma diversamente gestita dalle rispettive autorità responsabili. Nella zona di confine sono state costruite cinque dighe per la produzione di energia idroelettrica. Cartina ( ¼ di pagina) (Cartina della zona Duero/Douro) Obiettivi principali e attività I principali obiettivi trainanti del progetto erano due: “predisporre una strategia integrata per uno sviluppo armonico di una regione funzionale spagnola/portoghese lungo la valle del fiume Duero-Douro”; “creare un quadro di assetto e di sviluppo permanente della valle”. Tutte le azioni del progetto hanno riguardato direttamente questi obiettivi. Le azioni intraprese hanno analizzato la struttura istituzionale all’interno della regione e hanno studiato le modalità per sostenere lo sviluppo di un territorio che, come quello in esame, era situato a cavallo di due paesi. Le istituzioni coinvolte nel progetto hanno identificato sette settori di intervento: i trasporti, i modelli di insediamento, le risorse culturali, le risorse naturali, la rete commerciale, la preparazione di raccomandazioni per la futura cooperazione

istituzionale e un programma di azione territoriale. Ogni settore è stato studiato da un partner, direttamente o tramite un consulente operante sotto la supervisione del partner responsabile. Si è proceduto alla realizzazione di studi e all’elaborazione di programmi per il futuro sviluppo delle infrastrutture di trasporto, incluso quello fluviale. Sono stati preparati dei manuali per promuovere le risorse culturali e naturali, nonché lo sviluppo commerciale. Infine, è stato condotto uno studio riguardante i modelli di insediamento. Oltre a quanto sopra, si è provveduto al perfezionamento e all’integrazione dei due sistemi di informazione geografica esistenti. Il progetto aveva l’importante obiettivo regionale di “rafforzare i rapporti di cooperazione transnazionale” e, consapevole della necessità di instaurare una cooperazione su larga scala, ha creato a tal fine gruppi di lavoro congiunti. Un altro importante obiettivo consisteva nell’”armonizzare la gestione della zona Duero/internazionale/Arribes”. Un apposito studio è stato intrapreso per esaminare l’attuale gestione dell’area interessata e per preparare raccomandazioni riguardanti il ravvicinamento delle norme da parte sia portoghese che spagnola. Figura 1

Un processo innovativo: la creazione di un partenariato locale e il coinvolgimento dei cittadini

L’area interessata dal progetto era molto estesa e con una scarsa densità di popolazione, ad eccezione dei principali insediamenti, inclusa la città di Porto. Le dimensioni della zona e la carenza di infrastrutture hanno reso difficile instaurare una stretta cooperazione e una consultazione con le comunità residenti. Si è riconosciuto che una strategia e un programma d’azione efficaci avrebbero richiesto un sostegno su larga scala e una consultazione con gli organismi regionali e comunali responsabili, nonché con le istituzioni e le associazioni coinvolte nella gestione e nello sviluppo. I partner iniziali figuranti nella domanda di finanziamento rappresentavano le autorità comunali e regionali. Non tutti i comuni, tuttavia, appartenevano all’associazione comunale di cui sopra e le attività di

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consultazione e di reclutamento sono proseguite durante l’attuazione del progetto. Mentre i partner iniziali rappresentavano interessi riguardanti anche il contesto culturale e ambientale, altri con competenze specifiche sono stati ammessi nel partenariato nel corso dell’attuazione del progetto. Gli stessi gruppi d’azione LEADER sono stati formalmente coinvolti nel gruppo di lavoro sul turismo. Per ottenere un ampio sostegno, il progetto si è inoltre impegnato nella pubblicazione di bollettini ad intervalli regolari. Sette forum hanno affrontato argomenti quali i Fondi strutturali, l’Agenda 2000, il turismo, l’ambiente, le risorse della regione, lo sviluppo locale e la navigabilità del fiume. Gli organi di stampa hanno partecipato ai seminari e alle riunioni e hanno provveduto all’informazione sugli sviluppi registrati. Ai seminari e alle riunioni sono intervenuti anche rappresentanti politici. Realizzazioni e risultati

Il risultato principale è stato un programma d’azione territoriale elaborato dai partner. Il documento in questione elenca le azioni e le autorità responsabili della loro attuazione al fine di realizzare l’obiettivo di coesione e sviluppo della regione. L’équipe responsabile del progetto ha messo a punto un modello pragmatico per l’assetto del territorio che potrebbe servire da guida per altri progetti del medesimo tipo. Il progetto ha inoltre messo a punto un sistema SIG sincronizzato, da utilizzare e rendere operativo su tutto il territorio. La promozione della navigabilità del fiume Duero-Douro è stato un altro risultato del progetto. Infine, tra le altre realizzazioni figura anche la pubblicazione di manuali per la promozione delle risorse naturali, culturali e commerciali. Altri organismi della zona hanno utilizzato i documenti e i relativi studi per promuovere il territorio di loro competenza. Figura 2

I piani futuri ovvero Il futuro dopo il programma TERRA L’associazione di comuni continuerà ad operare come centro di coordinamento. Potenzialmente, la partecipazione dei comuni all’associazione aumenterà a mano a mano che le azioni diventeranno visibili. Molti dei comuni situati lungo il fiume sono molto piccoli e virtualmente incapaci di raggiungere da soli gli obiettivi di sviluppo. I piani, gli studi e, in particolare, il piano d’azione saranno una buona base per le decisioni di finanziamento, nonché per le decisioni riguardanti i progetti della prossima fase. Valutazione Il progetto ha avuto valore dimostrativo. Esso era di ampia portata, oltre che ambizioso e con alte probabilità di insuccesso, viste le dimensioni e la complessità del territorio interessato. È stato tuttavia gestito in maniera pragmatica e professionale, per raggiungere risultati che formeranno una base molto solida per un processo di assetto e sviluppo permanente della regione. Il progetto ha cercato di avviare un processo di consultazione su larga scala e di aumentare la fiducia tra i partner coinvolti nella cooperazione, con risultati molto efficaci per quanto concerne il rafforzamento delle capacità e della sicurezza. I problemi incontrati sono stati causati dalla dispersione geografica dei partner e dalla scarsità di infrastrutture, che hanno ostacolato il processo di consultazione. Persona da contattare – Coordinatore del progetto Nome David Uzquiza, Jefe Servicio Ordenación del Territorio Organizzazione Junta de Castilla y León Indirizzo Rigoberto 14 E 47071 Valladolid, Spagna Tel. + 34 983 419988 Fax + 34 983 419944 E-mail David [email protected]

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Acronimo del progetto GROOTSTAD -

Piano di sviluppo e di assetto transfrontaliero della regione franco-belga settentrionale

Sintesi GROOTSTAD era un progetto transfrontaliero franco-belga, mirante ad elaborare un piano e una strategia globali per lo sviluppo di una metropoli transfrontaliera. Nel 1991, cinque strutture interurbane francesi, fiamminghe e vallone si sono unite per formare la COPIT (Conferenza interurbana permanente transfrontaliera), allo scopo di promuovere la creazione di una metropoli franco-belga. Il progetto GROOTSTAD, rientrante nel programma TERRA, rappresentava una fase successiva, mirante ad istituire un processo decisionale per un piano di sviluppo e di assetto transfrontaliero. Esso, inoltre, si inseriva nel contesto di piani strategici urbani o regionali esistenti in entrambe le regioni. Le strutture interurbane e l’"Agence de développement et d’urbanisme de Lille métropole" (l’ente designato dalle strutture interurbane per controllare il progetto) dovevano svolgere un ruolo decisivo nella preparazione della maggior parte di questi piani. I partner hanno scelto una serie di temi su cui incentrare l’attenzione, incluse le risorse idriche, la concorrenza e la complementarità economica, la “metropolizzazione”, la mobilità e l’accessibilità, la coerenza dei piani regolatori locali, il paesaggio metropolitano, la cultura, le università, l’informazione e la tecnologia di comunicazione ed infine le lingue. Dati tecnici Dotazione totale 2 500 000 euro Contributo FESR 1 042 375 euro Durata 42 mesi

Partenariato internazionale Coordinatore: Lille Métropole, Communauté urbaine (F) Partner: IDETA (B) Intercommunale de Développement Economique et d’Aménagement du Territoire; IEG: Intercommunale d’Etude et de Gestion; LEIEDAL: Intercommunale foor streekontwikkeling van het arrondissement Kortrijk, Regione fiamminga; WEIR: Westvlaamse intercommunale voor economische expansie en reconversie, Regione fiamminga. I cinque partner hanno cooperato regolarmente nel quadro della COPIT o GPCI (Conferenza interurbana permanente transfrontaliera), per promuovere la creazione di una metropoli comune. Nel quadro di questa organizzazione sono stati realizzati progetti transfrontalieri nei settori dei trasporti pubblici, dello sviluppo economico, della gestione delle risorse idriche e della pianificazione. Dopo i successi iniziali a livello di cooperazione, i partner si sono mossi congiuntamente per approfondirla, passando da un partenariato basato sul coordinamento e sullo scambio di informazioni ad un processo decisionale comune. Sia in Francia che in Belgio, ciò è stato favorito dal generale deferimento di un certo numero di poteri importanti alle autorità locali e regionali. Caratteristiche fisiche delle regioni interessate o Contesto geografico La regione è composta da un sistema urbano complesso, che forma un triangolo tra la città francese di Lilla, la città fiamminga di Kortrijk e la città vallona di Tournai.

La frontiera tra la Francia e il Belgio e le barriere linguistiche nella regione hanno influenzato, da ambo i lati, la forma e la natura degli insediamenti urbani. La presenza di un confine, inoltre, ha comportato lo sviluppo di infrastrutture e servizi doppi, in Francia e in Belgio, nonostante la vicinanza geografica. Gli importanti cambiamenti avvenuti negli anni ’90, tra cui la costruzione del tunnel sotto la Manica, l’entrata in funzione del TGV e l’apertura delle frontiere interne in Europa, hanno prodotto una serie di trasformazioni nella regione, generando un dibattito sull’idea di metropoli. Nel frattempo, la crisi che stava investendo le industrie tradizionali, inclusa quella tessile, ha dato ulteriore impulso all’elaborazione di una nuova strategia per la regione. Per l’Europa questa è importante, poiché rappresenta un corridoio di collegamento tra il Regno Unito e l’Europa continentale, il che potenzialmente le procura vantaggi economici consistenti. Cartina ( ¼ di pagina)

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Obiettivi principali e attività Il principale obiettivo del progetto consisteva nel promuovere l’evoluzione di una struttura decisionale per la creazione e la gestione di una metropoli europea transfrontaliera. Sono stati organizzati seminari transfrontalieri su temi concordati. È stato inoltre istituito un comitato direttivo, politico e tecnico, comprendente una rappresentanza di ogni partner. Le strutture esistenti della COPIT e le procedure tradizionalmente seguite dai cinque partner per l’adozione delle decisioni sono state inglobate nella pianificazione congiunta, allo scopo di formare una rete consultiva e decisionale strutturata su più livelli. L’obiettivo finale consisteva nel promuovere e realizzare l’integrazione in un certo numero di settori critici, risolvendo in tal modo il problema dei doppioni e di un’inutile competizione e instaurando piuttosto un rapporto di cooperazione. Ogni tema identificato è stato oggetto di consultazione, studio e discussione prima di essere inserito in una visione e in una strategia globali, ivi incluse le azioni oggetto di accordi contrattuali tra i partner. Figura 1 Un processo innovativo: la creazione di un partenariato locale e il coinvolgimento dei cittadini Il progetto ha trasposto su un nuovo livello un sistema di consultazione già esistente, creato agli inizi degli anni ’90. Ha elevato la consultazione e lo scambio di informazioni ad un livello in cui era possibile avviare un processo congiunto di adozione delle decisioni ed in cui le diverse funzioni erano intercambiabili. Una sfida importante consisteva nel creare una struttura capace di occuparsi a fondo dei numerosi aspetti identificati dal progetto e di sviluppare, nel contempo, una strategia regionale in un contesto nel quale fosse possibile ottenere un supporto politico da ciascuna delle regioni coinvolte. Il progetto ha implicato un esame delle strutture in grado di favorire una cooperazione permanente e formale. La legislazione nazionale, in particolar modo in Francia, non era capace di appoggiare tali obiettivi. Il progetto, inoltre, ha cercato un sostegno tecnico di alto livello invitando specialisti, in veste di consulenti, ai seminari e alle riunioni del comitato. All’interno di un comitato consultivo, durante i seminari tecnici o in occasione di conferenze e dibattiti, sono

state consultate anche organizzazioni pubbliche e private, Camere di commercio e industria e università. Realizzazioni e risultati Il progetto ha incentrato l’attenzione sull’elaborazione di un documento di orientamento generale o strategico, sotto forma di statuto sottoscritto dai partner. Scopo di tale documento era delineare una strategia futura per il territorio, illustrando come essa potesse essere attuata ed incentrandosi sui principali aspetti identificati. Il documento mirava ad individuare i progetti da assegnare, su contratto, ai vari partner. Gli studi e le raccomandazioni formulate dagli specialisti a contratto o dai vari gruppi di lavoro specializzati hanno fornito una base per tale processo. Figura 2 I piani futuri ovvero Il futuro dopo il programma TERRA Si propone di proseguire la cooperazione dopo la conclusione del programma TERRA, che è considerato una tappa verso la realizzazione di una cooperazione più ravvicinata. Uno studio del sistema istituzionale della zona ha suggerito una serie di soluzioni per l’avvìo di una cooperazione permanente. L’integrazione costante di tecnici e politici di tutte le regioni ha dato vita ad un processo altamente dinamico per la creazione di una regione metropolitana comune funzionante. Sono stati intrapresi i primi studi su una futura identificazione comune della popolazione e sono state avviate serie discussioni sul nome di questa futura metropoli, con un impegno attivo da parte dei politici. La cooperazione dovrebbe proseguire con azioni congiunte nel quadro del programma INTERREG. Sull’esempio delle esperienze SaarLorLux o Rijn-Schelde-Delta, è prevista la creazione di una struttura urbana transfrontaliera giuridicamente riconosciuta. Questa idea verrà ulteriormente sviluppata nel quadro del programma INTERREG 2C. Valutazione Il progetto è stato organizzato e gestito in modo professionale. I compiti più impegnativi hanno riguardato la complessità della consultazione e del processo decisionale e la ricerca di un sostegno politico. È stato compiuto un importante passo avanti verso l‘elaborazione di una strategia comune per il territorio. Una cooperazione più stretta in termini giuridici dipende dall’accettazione generale di queste strutture anche da parte della Francia e dei sette paesi con essa confinanti. Un ulteriore problema potrebbe sorgere a causa della discrepanza tra l’autonomia regionale delle regioni belghe e la difficoltà per il

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governo francese di trovare una sua controparte per la firma dei futuri trattati di cooperazione transfrontaliera. Persona da contattare – Coordinatore del progetto Nome Jef Van Staeyen Organizzazione Agence de développment et d’urbanisme de Lille Métropole Indirizzo 2 Place du Concert

F 59043 Lille cedex Francia

Tel. + 33 320633365 Fax + 33 32063399 E-mail [email protected]

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Acronimo del progetto: VEV -

Rivalorizzazione delle vie d’acqua e dei canali di interesse storico

Sintesi Il progetto, incentrato sull’innovazione, intendeva dare continuità ad un sistema transnazionale europeo di canali storici privo di collegamenti geografici. I suoi obiettivi primari consistevano nel promuovere i canali europei come sistema turistico sostenibile, preservare il patrimonio storico rappresentato da queste particolari strutture idrauliche, di fatto catalogate come monumenti storici, ed evitare inutili doppioni negli interventi di ricerca e sviluppo dei canali situati in tali aree.

Il progetto ha riunito un gruppo internazionale di partner che hanno collaborato alla realizzazione di studi, alla raccolta e all’archiviazione delle informazioni e ad uno scambio di esperienze nel settore della pianificazione dello sviluppo delle vie d’acqua interne di interesse storico, tra cui: il “Canal des Deux Mers” (Francia), il “Canale di Caledonia” e il “Lowland Canal” (Scozia), il “Canal du Centre” (Hainaut-Belgio), i canali “Adda, Paderno e Martesana” (Lombardia-Italia) e il “Göta Canal” (Östergötland e Västra Götaland, Svezia). Un altro aspetto importante del progetto è stata la creazione di una rete permanente di controllo e di promozione dei canali storici, nonché l’elaborazione di una metodologia di sviluppo dei canali, potenzialmente trasferibile ad altri sistemi, inclusi quelli dell’Europa dell’est.

Dati tecnici Dotazione totale 3 546 035 euro Contributo FESR 1 500 000 euro Durata 37 mesi

Partenariato internazionale Coordinatore: Regione dei Midi Pyrénées, Tolosa (F): autorità regionale responsabile della pianificazione regionale. Regione dell’Aquitania (F): autorità regionale responsabile delle questioni inerenti alla pianificazione regionale. Regione del Languedoc-Roussillon (F): autorità regionale responsabile della pianificazione regionale. Regione vallona (B): autorità regionale responsabile dell’assetto del territorio e della gestione delle infrastrutture di trasporto regionali, incluse le vie d’acqua. Highland Council (UK): autorità responsabile della pianificazione. Province Östergötlands Läns e Skaraborgs Län (S): autorità locali. Regione Lombardia (I): autorità regionale responsabile dell’assetto del territorio, in particolare per questioni riguardanti l’ambiente e il paesaggio. Per tre dei sistemi di canali rientranti nel partenariato, i partner istituzionali regionali o locali operano congiuntamente all’organismo tecnico direttamente responsabile dei canali corrispondenti: “Voies Navigables de France” per i partner francesi, “British Waterways” per i partner scozzesi e la compagnia del “Göta Canal” per i partner svedesi. In Belgio e in Italia, l’autorità regionale è, di fatto, anche l’ente che si occupa della gestione delle vie d’acqua. In questi due

casi, il progetto è stato avviato sulla base del sostegno fornito dagli organismi locali coinvolti nella valorizzazione di tale patrimonio: rispettivamente, la “Compagnie du Canal du Centre” e il “Comitato per il restauro delle chiuse dell'Adda”. In Belgio, questo ruolo di accompagnamento è stato deferito, nel corso dell’attuazione del programma, al “Centre d'Animation en Langues”, una scelta in linea con la nuova strategia di sviluppo elaborata dai partner valloni con il pieno sostegno degli altri partner, che si basava sull’apporto di una struttura specializzata in azioni e progetti transnazionali. Il progetto è stato visto dai partner come un’opportunità per formalizzare una cooperazione informale già esistente su varie questioni e all’interno di diversi comitati e associazioni, tra cui, in alcuni casi, la “Inland Waterways International”. I partner francesi avevano collaborato alla redazione di una domanda in cui si chiedeva la registrazione del “Canal du Midi”, parte del “Canal des deux Mers”, nell’elenco del patrimonio mondiale dell’UNESCO; il progetto in questione ha pertanto rappresentato un seguito appropriato all’accettazione di tale domanda. L’avvìo di questa cooperazione è stato interamente frutto dell’iniziativa dei partner e ha incluso alcuni dei canali europei più importanti dal punto di vista storico. Attorno ai primi partner, durante la preparazione della domanda relativa al progetto TERRA, si è sviluppato un partenariato meno formale. In tal caso, i partner hanno incluso le autorità direttamente coinvolte nella gestione dei canali e università con varie specializzazioni connesse al progetto. Quest’ultimo è stato gestito in gran parte da amministratori e tecnici con diversi livelli di sostegno politico a seconda del partner. Gli stessi politici, tuttavia, sono stati coinvolti attivamente non solo nell’elaborazione dei progetti, ma anche nel controllo e

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nel proseguimento delle azioni intraprese, nonché nelle riflessioni riguardanti gli strumenti di assetto del territorio. I partner hanno considerato la loro unione come la creazione di un legame attraverso l’Europa, in cui le sinergie del sistema dei canali potevano essere ottimizzate. Essi, inoltre, ritenevano che ogni singola componente apportasse un suo contributo al rafforzamento del partenariato, da cui tutti gli altri partner potevano trarre vantaggio. La “British Waterways”, ad esempio, era particolarmente competente nel gestire il sistema dei canali in maniera efficiente in termini di costi e nel promuovere il coinvolgimento della comunità locale. Secondo le previsioni, il progetto doveva rappresentare la prima fase di un processo di cooperazione formale permanente. Il contesto territoriale In tutte le aree interessate, i canali sono stati importanti per lo sviluppo storico regionale nel settore dei trasporti locali, nazionali o transnazionali. Con l’avvento del trasporto dapprima su rotaia e poi su strada, l’importanza dei canali è diminuita e, se alcuni sono ancor oggi utilizzati, sono però cambiate le loro norme d’uso, analogamente alle dimensioni standard delle chiatte. Ognuno dei canali considerati dal progetto, anche se tuttora utilizzato in misura limitata a fini di trasporto, è in fase di graduale cambiamento di funzione e d’uso. I canali sono interessanti opere di ingegneria, ritenute importanti come esempi di archeologia industriale e che, inoltre, rappresentano un patrimonio di rilevanza ambientale e culturale e di considerevole valore per il turismo, le attività ricreative e l’istruzione. La manutenzione o il restauro di queste strutture sono spesso molto costosi. In Italia, ad esempio, uno dei canali lombardi include parti progettate da Leonardo da Vinci, ma in alcuni tratti esso non è più visibile a causa delle opere di interramento avvenute nel corso degli anni. I canali sono tutti collegati ad ecosistemi evoluti e, pertanto, rappresentano un patrimonio naturale oltre che culturale. Alcuni svolgono già un’importante funzione nel settore del turismo, incluso il “Canal des Deux Mers”, in cui la gestione dell’utilizzo per scopi turistici e l’impatto del traffico sugli argini sono un grave problema. I canali restano un importante elemento paesaggistico all’interno delle rispettive regioni. In certi tratti, gli storici filari di alberi lungo il “Canal des Deux Mers” sono ben preservati. Il consolidamento degli argini con l’uso di tecniche tradizionali è un importante oggetto di studio e di scambio di informazioni nel quadro del progetto. I canali sono considerati da tutte le regioni come elementi potenzialmente importanti ai fini dello sviluppo economico e sono visti da alcuni partner come potenziali fonti di attività economica. Nel caso di “British Waterways”, alcuni progetti di sviluppo commerciale si sono già incentrati per un certo periodo di tempo sui canali.

Resta da appurare se i canali storici saranno importanti nelle decisioni di localizzazione delle industrie a mano a mano che essi evolveranno verso un nuovo orientamento economico, un settore di ricerca particolarmente importante per la Compagnia del “Göta Canal”. I partner svedesi, inoltre, stanno vagliando la possibilità di assumere la proprietà di alcuni canali storici e di coinvolgere eventualmente il settore privato accanto al governo centrale o anche in sostituzione di quest’ultimo. Cartina ( _ di pagina) Obiettivi principali e attività Scopo principale del progetto era “trarre vantaggio dallo scambio di know-how”. A tal fine, ogni partner ha indicato un certo numero di azioni che sarebbero state intraprese anche dagli altri, o che sarebbero state di potenziale interesse per gli interventi futuri. Tali azioni includevano la realizzazione di studi sugli argini dei canali e la formulazione di raccomandazioni riguardanti il consolidamento e la gestione di tali argini, la progettazione e l’attuazione di strumenti per il controllo dell’uso dei canali, l’elaborazione di programmi di formazione del personale e la realizzazione di studi sull’impatto economico dei canali. Le riunioni del comitato direttivo sono state programmate in modo da permettere visite in ogni regione; ognuna di queste, dal canto suo, era responsabile della definizione di un programma di visite sul posto. Sono state programmate tre importanti conferenze, aperte ad un vasto pubblico internazionale. Un secondo obiettivo consisteva nel creare sistemi di informazione e di archiviazione specifici per le vie d’acqua di interesse storico. Il partner francese ha fatto da capofila per questa parte del progetto, iniziando un lavoro di archiviazione e identificando un edificio atto ad ospitare un Centro di risorse. Altri partner hanno scambiato informazioni sulla gestione delle loro risorse.

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Un terzo obiettivo riguardava la creazione e il mantenimento di una rete permanente di controllo e valutazione dei canali storici. La partecipazione al progetto era considerata come una tappa importante per l’avvìo di un processo di cooperazione permanente. Lo sviluppo e lo scambio di informazioni sulle procedure di controllo sono stati intrapresi nell’ambito del progetto. Insieme ai servizi di gestione dei canali, da sempre responsabili della sorveglianza, ci si è impegnati attivamente nella creazione di collegamenti con le università. Gli scambi assumono particolare importanza nel quadro del progetto belga per la formazione transnazionale del personale specializzato operante sul posto, vale a dire a contatto con la popolazione che utilizza la struttura. Il progetto ha incluso anche la creazione di un Centro internazionale dei canali di interesse storico a Tolosa, in Francia, che fa appello al contributo e alla collaborazione di tutti i partner TERRA/VEV. Figura 1 Un processo innovativo: la creazione di un partenariato locale e il coinvolgimento dei cittadini L’aspetto innovativo principale del progetto consisteva nel riunire partner realmente responsabili dei sistemi europei di assetto del territorio geograficamente non collegati, ma con caratteristiche simili in ogni regione. Questo aspetto è stato esteso anche al coinvolgimento di partner locali in una pianificazione e gestione efficiente dei rispettivi canali. La cooperazione tra partner di diverse regioni europee ha dimostrato che il sistema dei canali di interesse storico poteva essere sviluppato con una certa uniformità e che, a tal fine, i collegamenti “virtuali” erano importanti quanto quelli materiali, garantiti, in senso lato, dall’infrastruttura in quanto tale. È stato inoltre dimostrato che i canali potevano essere potenzialmente promossi come struttura destinata a scopi turistici, adatta anche ad altre regioni, sia in Europa che altrove. La “British Waterways” (UK) si è impegnata nel coinvolgere attivamente la comunità residente lungo il canale e nel raccogliere testimonianze orali sulla storia di questa struttura, nell’intento di metterle successivamente a disposizione della popolazione locale non solo per promuovere il turismo, ma anche, insieme ad altre azioni della comunità, per incentrare l’attenzione delle comunità locali sul canale stesso. Essa, inoltre, ha dato grande importanza ad una prudente integrazione dell’architettura moderna e alla possibilità di accedere al patrimonio storico del canale mediante strutture moderne. “Ostergötland”, “Västra Götaland” (S) e “British Waterways”, inoltre, hanno effettuato sondaggi presso i visitatori per stabilire quali fossero i motivi e le aspettative connesse alla loro visita. Tali sondaggi saranno una base preziosa per le future decisioni riguardanti la pianificazione, ivi inclusa la questione di come attrarre i turisti nel rispetto dei principi di sostenibilità. Oltre alle diverse azioni previste dal progetto, i partner francesi hanno cercato con crescente sollecitudine di

mobilitare i piccoli comuni situati lungo il canale, insistendo costantemente sul concetto del suo riconoscimento come patrimonio importante. Realizzazioni e risultati I risultati del progetto hanno incluso la creazione di un Centro internazionale dei canali di interesse storico, a Tolosa, in Francia. Connesse a tale intervento, si prevedevano la raccolta di materiale d’archivio e l’istituzione di una rete di archivi europei. L’Università di Linköping creerà un sistema permanente di osservazione e valutazione dei canali storici, in collaborazione con le autorità responsabili dei rispettivi sistemi. Durante l’attuazione del progetto sono state organizzate tre conferenze internazionali. Il progetto fornisce una serie di strumenti per il miglioramento dell’aspetto estetico dei canali, l’integrazione del turismo, l’informazione e la navigabilità, nonché per il restauro di strutture di interesse storico. È stato predisposto del materiale illustrativo per i visitatori. La Regione vallona ha messo a punto una presentazione video tridimensionale per spiegare l’uso delle chiuse di carattere storico. La Regione dei Midi Pyrénées ha avviato campagne di sensibilizzazione per un “Canale pulito”. Il progetto ha inoltre portato all’elaborazione di programmi di formazione e alla pubblicazione di un manuale destinato a preparare il personale alle funzioni sempre diverse connesse al sistema dei canali. In generale, per i responsabili delle azioni specifiche è stato spesso possibile trovare risposte alle loro domande all’interno della rete stessa. Verranno messi a disposizione studi e relazioni sul controllo dell’utilizzo dei canali da parte dei visitatori e analisi riguardanti le opportunità e l’impatto economico dei canali, nonché la gestione degli argini. Il progetto, infine, proporrà una metodologia potenzialmente trasferibile riguardante lo sviluppo delle vie d’acqua storiche. Secondo le previsioni, i paesi dell’Europa dell’est saranno potenziali clienti per tale prodotto. Figura 2 Il futuro dopo il programma TERRA

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Il Centro internazionale dei canali di interesse storico e l’Archivio europeo sono stati progettati per fungere da punti di riferimento per la cooperazione permanente e lo scambio di informazioni. Il progetto ha aiutato alcuni partner a prendere in considerazione la possibilità di intraprendere ulteriori interventi di sviluppo dei rispettivi canali, visti come una vera e propria risorsa economica regionale. I partner hanno discusso di un loro futuro coinvolgimento nel quadro del nuovo programma INTERREG II. Valutazione Il progetto prevede essenzialmente un certo numero di azioni individuali che i partner sono tenuti a realizzare nelle rispettive regioni, provvedendo nel contempo a scambiare le loro esperienze e a trasferire le informazioni disponibili. Solo per una minoranza di progetti l’attuazione è specificamente transnazionale. La prima fase del progetto non si è svolta in condizioni ottimali, a causa dei tempi lunghi necessari per lo sviluppo di comunicazioni elettroniche efficienti e di problemi linguistici evidenti. Tuttavia, grazie alla crescente consapevolezza dei partner relativamente agli obiettivi comuni e all’alto valore aggiunto rappresentato per tutti da un processo di apprendimento basato sullo scambio di esperienze, il progetto ha trovato il ritmo giusto e ha prodotto risultati sostenibili. Seminari internazionali ben organizzati e con un alto numero di partecipanti e riunioni dei comitati direttivi e operativi di alto livello qualitativo e ben strutturate, programmate ad intervalli regolari con la partecipazione di politici, sono diventati la forza unificante del progetto. Tutto ciò è stato favorito anche da un’assistenza tecnica e amministrativa esterna ben organizzata e dalla nomina di uno specialista esterno fortemente impegnato nell’attuazione efficace del progetto e dotato delle competenze linguistiche necessarie. Persona da contattare – Coordinatore del progetto Nome Philippe Benabarre Organizzazione Conseil Région Midi Pyrénées Indirizzo 22, Bd du Maréchal Juin F – 31406 Toulouse Cedex 4 Francia

Tel. + 33 561335216 Fax + 33 561335179 E-mail [email protected]

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Acronimo del progetto LORE -

Rete di osservatori per l’assetto del territorio a livello locale e regionale

Sintesi Scopo del progetto LORE era creare una struttura per l’assetto del territorio a livello locale sotto forma di osservatorio. Tale struttura avrebbe dovuto aiutare le varie autorità a tener conto di quanto stava avvenendo nei rispettivi territori, fornendo innanzitutto le “conoscenze di base” necessarie per dare coerenza all’intero processo di pianificazione locale. Il progetto considerava la pianificazione come un processo sociale di cooperazione, impostato in senso ascendente (“bottom-up”). Nell’assetto del territorio, soprattutto in aree sensibili come quelle coinvolte, era necessaria una strategia integrata. In particolare, si riteneva che per garantire una pianificazione efficace si dovesse adottare un meccanismo (sotto forma di struttura-osservatorio permanente) in grado non solo di favorire e avviare un processo di apprendimento locale, migliorando in tal modo la coerenza della pianificazione, ma anche di rendere il processo di pianificazione più partecipativo e maggiormente orientato verso le esigenze locali. Dati tecnici Dotazione totale 2.074.389 euro Contributo FESR 1.140.914 euro Durata 31 mesi Partenariato internazionale Coordinatore: Autorità provinciale di Ikaria, Prefettura di Samo, Grecia. Partner: Consiglio distrettuale della 4a circoscrizione della Prefettura di Heráklion (Messara), Grecia; Consiglio distrettuale della 1a circoscrizione della Prefettura di Magnesia (Peloponneso orientale), Grecia; Comune di Alcamo, Sicilia, Italia; Comune di Ragusa, Sicilia, Italia. Inizialmente, la struttura del partenariato comprendeva autorità locali di tutte le regioni. Nel corso del progetto, si sono verificati importanti cambiamenti all’interno di alcuni partner, in particolare nelle regioni greche. Alcuni erano stati previsti per rendere più flessibile ed efficiente l’attuazione mediante l’istituzione di enti di sviluppo appositamente incaricati di gestire il progetto. Altri, invece, sono derivati dall’introduzione di nuove norme e dalle elezioni locali svoltesi in Grecia nell’ottobre del 1998. Principale responsabile delle decisioni era il comitato direttivo, formato da rappresentanti di ciascun partner, nonché da un’unità di coordinamento centrale ad Atene e da un’unità di coordinamento regionale a Palermo. Le decisioni, anche se adottate dai rappresentanti politici dei partner in seno al comitato direttivo, si basavano su informazioni fornite da tecnici appartenenti ad un apposito comitato tecnico di gestione. A livello locale, ogni partner ha nominato un direttore tecnico e un direttore finanziario. A livello centrale, l’unità di coordinamento centrale (UCC) di Atene era l’organismo esecutivo del comitato direttivo per la gestione generale. L’unità di coordinamento regionale (UCR) di Palermo ha fornito un sostegno tecnico, operativo e scientifico ai due partner italiani e ha collaborato con l’UCC di Atene.

Caratteristiche fisiche delle regioni interessate o Contesto geografico Il progetto è stato inserito nella categoria delle “aree soggette ad erosione”. I cinque partner avevano in comune una particolare conformazione geografica: il cosiddetto “declivio mediterraneo”, vale a dire una pendenza graduale del terreno, dalla linea costiera alle montagne. Il “declivio mediterraneo” è considerato come un’entità unica, un tipo di territorio che non può essere né segmentato né sviluppato settorialmente, ma che richiede una strategia e metodi di sviluppo integrati. Dal punto di vista territoriale, le regioni partecipanti erano in posizione subordinata rispetto ad un’entità dominante, che molto spesso faceva loro ombra. La Provincia di Ikaria, ad esempio, era la punta debole della Prefettura di Samo. Il Peloponneso era vissuto all’ombra della capitale della Prefettura (Volo). Messara rappresentava la parte meridionale remota e arretrata della Prefettura di Heráklion, sul lato opposto rispetto alla parte settentrionale, sviluppatasi attorno alla capitale (Heráklion). Alcamo ha subìto le ripercussioni negative dello sviluppo di Palermo e di Trapani. Ragusa, infine, ha sofferto le conseguenze della sua ubicazione remota, lontana dai principali flussi di sviluppo. Cartina ( ¼ di pagina)

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Obiettivi principali e attività Il progetto intendeva promuovere una strategia di assetto integrato mediante azioni pilota da realizzare nelle aree “vulnerabili” dei cinque partner. I partner andavano considerati come un’entità geografica unica che richiedeva l’applicazione di una strategia di sviluppo integrato nell’intero bacino del Mediterraneo. In particolare, tutti i partner erano critici di fronte a qualunque strategia costiera “orizzontale” che non tenesse conto delle zone semimontuose e montuose. Obiettivo del progetto era la creazione di osservatori per l’assetto del territorio a livello locale in tutte e cinque le regioni interessate, quale strumento mirante a migliorare la coerenza del processo di pianificazione. Nelle aree interessate gli esempi di iniziative di assetto del territorio scarsamente coordinate, se non addirittura in contrasto tra loro, erano numerosi. LORE ha proposto la creazione di osservatori locali per ovviare a questa frammentazione ed incoerenza. Scopo di tali strutture era fornire le conoscenze di base e gli strumenti di controllo e di valutazione necessari per garantire la sostenibilità nei rispettivi territori. Il progetto si prefiggeva di istituire anche una rete di osservatori per ovviare ad una situazione di isolamento ed innescare un meccanismo di apprendimento. Le caratteristiche comuni e le differenze tra le varie regioni sono state considerate una base per approfondire la conoscenza dei meccanismi operanti in ambienti così altamente “vulnerabili”. Lo scambio di esperienze e il trasferimento di know-how sono stati essenziali ai fini di un allargamento degli orizzonti di ciascun partner, dell’integrazione della dimensione europea e della creazione di valore aggiunto. Un altro obiettivo consisteva nel trarre conclusioni dalle osservazioni a livello locale che contribuissero alla formulazione di orientamenti per le autorità locali/regionali/nazionali e l’UE. Il confronto tra le esperienze dei cinque partner nell’attuazione del progetto ha fornito preziose informazioni sulla varietà dei problemi di sostenibilità incontrati in diverse parti delle regioni marittime mediterranee e sulle condizioni necessarie per il funzionamento di un osservatorio locale. Figura 1

Un processo innovativo: la creazione di un partenariato locale e il coinvolgimento dei cittadini Le caratteristiche comuni dei partner e il loro modo comune di concepire lo sviluppo sostenibile nel contesto mediterraneo sono stati considerati come una solida base per la creazione di una rete che osservasse i cambiamenti degli scenari e delle percezioni locali, a beneficio di tutti. Vi era inoltre la convinzione comune che la partecipazione al progetto avrebbe implicato l’avvìo di un processo di apprendimento continuo: proprio questo era l’obiettivo principale e l’aspetto innovativo del progetto. Tutti e cinque i partner si sono trovati di fronte ad una particolare difficoltà, poiché da un lato, come enti di nuova creazione, dovevano acquisire nuove competenze e tentare di applicarle al settore della pianificazione, dall’altro, a causa di una generale inefficienza, erano obbligati a prendere essi stessi delle iniziative. Essi hanno ammesso di non disporre del know-how necessario per potersi occupare di regioni così altamente vulnerabili come le loro. Erano pertanto desiderosi di studiare, sia per comprendere la loro stessa situazione, sia per trovare il modo in cui far partecipare le comunità locali al processo di pianificazione. Hanno sentito la necessità di adottare un metodo non tecnocratico per coinvolgere gli interessi locali e la dinamica sociale in tale processo. La stessa pianificazione è stata concepita come un programma a lungo termine e come il risultato di un consenso raggiunto sulla base di un’intesa territoriale locale. Studi innovativi e applicazioni pilota erano un’esigenza comune per risanare le situazioni di vulnerabilità e per dimostrare che una politica di sviluppo locale sostenibile era di fatto possibile. In tutte e cinque le regioni, gli studi e le applicazioni pilota hanno avuto due obiettivi: mettere a punto strumenti originali per far fronte alle difficoltà e sviluppare metodi innovativi per la soluzione dei problemi locali. Realizzazioni e risultati Coordinamento e sostegno alla principale azione comune: la creazione e il funzionamento degli osservatori. Sviluppo interattivo del concetto di “osservatorio LORE” e della sperimentazione reale degli osservatori locali. Sviluppo di un’infrastruttura tecnica di comunicazione. Coordinamento delle azioni di divulgazione a livello locale, nonché dei principali strumenti ed eventi divulgativi nell’ambito del progetto. La principale realizzazione comune dei partner LORE è stata la creazione degli osservatori locali, che a lungo termine avrebbero dovuto promuovere l’introduzione graduale di una nuova procedura di pianificazione a livello locale. In un secondo tempo, gli osservatori si sarebbero dovuti trasformare in un meccanismo di coordinamento e controllo dello sviluppo territoriale, da affidare alle autorità e ad altre componenti locali.

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Le azioni locali, che rappresentavano il fulcro della strategia ascendente del progetto LORE e la base logica della rete di osservatori, hanno incluso studi, esperimenti pilota o iniziative di sviluppo e, infine, piani di sviluppo coerenti basati sull’integrazione degli esperimenti pilota. Figura 2 I piani futuri ovvero Il futuro dopo il programma TERRA La struttura di gestione venutasi a creare e la comunicazione tra i partner sono state la chiara dimostrazione della sostenibilità futura del progetto. Tutti i partner hanno espresso la volontà di appoggiare ed ampliare la rete. Ciò dipenderà da due fattori principali: da un lato, il successo del progetto LORE, dall’altro la disponibilità di ulteriori finanziamenti da parte delle agenzie locali e dei gruppi di utenti, ovvero dell’Unione europea. Se gli osservatori locali si dimostreranno particolarmente utili nei rispettivi contesti, l’esigenza di creare una rete verrà ribadita con forza. Valutazione L’esperienza LORE è stata un’ottima scuola per tutti i partner, oltre che per i tecnici coinvolti. La mancanza di infrastrutture tecnologiche e l’esperienza molto limitata hanno reso la fase di avvìo alquanto

complicata. I partner erano per la maggior parte piuttosto cauti sui termini e sulle condizioni della loro cooperazione. Un’altra questione importante è stata la nomina di personale tecnico e dirigente adeguato, a livello sia locale che centrale. Il progetto ha subìto forti ritardi, causati principalmente da una confusione sui ruoli e sulle responsabilità specifiche degli esperti coinvolti nel coordinamento, nonché sul loro rapporto con i partner. La presentazione di piani operativi da parte di tutti i partner e l’elaborazione di un piano di lavoro strategico modificato per l’intero progetto LORE hanno contribuito ad instaurare un nuovo clima di fiducia e a creare le condizioni necessarie per proseguire. L’immediata attuazione delle decisioni del comitato direttivo da parte del coordinatore del progetto è stato un altro aspetto positivo. In conclusione, il progetto LORE ha acquisito un vigore tale da far apparire molto promettenti le sue prospettive.

Persona da contattare – Coordinatore del progetto

Nome: Elias Yanniris Th. Mavrogeorgis Organizzazione: Central Co-ordination Unit Indirizzo 108 Zoodochou Pigis Str Neapoli GR 11473 Atene Grecia Tel. + 30 1 3306740 Fax + 30 1 8219855 Indirizzi e-mail [email protected] [email protected]

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Acronimo del progetto EUROGISE -

Uso dei sistemi SIG nelle procedure di assetto del territorio

Sintesi Il progetto EUROGISE si proponeva di individuare ed elaborare metodi per poter utilizzare la tecnologia SIG come strumento di assistenza all’assetto del territorio nella prospettiva europea. Si basava sul ruolo riconosciuto che il sistema SIG già svolge nelle pubbliche amministrazioni per immagazzinare, reperire, analizzare e produrre informazioni. Lo scambio di informazioni, tuttavia, non può avvenire in modo efficiente tra i vari sistemi SIG, poiché essi sono elaborati per scopi specifici. Il progetto ha quindi proposto di integrare questi sistemi e basi di dati e di potenziare il ruolo di tale strumento per scopi di assetto del territorio. Approvato nel quadro del programma TERRA, esso doveva svilupparsi nell’arco di tre anni, fino alla fine del 2000.

Dati tecnici Dotazione totale 3.912.600 euro Contributo FESR 1.853.800 euro Durata 42 mesi

Partenariato internazionale Coordinatore: équipe SIG di Fort-Valley (UK): organismo congiunto responsabile della fornitura di servizi SIG a tre autorità confinanti: i Consigli di Stirling, Falkirk e Clackmannanshire; Partner: Consiglio di Tampere (FIN): autorità comunale congiunta finanziata da 35 comuni, che ne sono membri per statuto; Comune di Stavroupolis (EL): uno dei 13 comuni della provincia di Salonicco; Consiglio municipale di Liverpool (UK): autorità unitaria responsabile dell’intera gamma dei servizi locali, dall’istruzione all’assetto del territorio; Regione del Limburgo (NL): amministrazione regionale; West Ireland European Liason-NASC (IRL): consorzio di autorità locali ed enti pubblici (Consigli di contea di Cork, Donegal Galway, Kerry e Mayo, Galway Corporation); Údarás na Gaeltachta (autorità di sviluppo regionale per la comunità di lingua irlandese) e University College di Galway. L’esperienza nell’applicazione del sistema SIG variava molto da un partner all’altro. Il coordinatore - l’équipe SIG di Fort-Valley - aveva già una notevole competenza, poiché aveva messo a punto un sistema collettivo di informazione geografica; la regione del Limburgo è stata una delle prime autorità locali dei Paesi Bassi ad utilizzare la tecnologia SIG, a partire dal 1987; anche Liverpool aveva raggiunto un buon livello di sviluppo nell’uso del SIG per la ricerca, i servizi di informazione, il supporto decisionale e le attività di pianificazione e valutazione; il Consiglio di Tampere aveva già un’esperienza considerevole nell’uso del SIG nei settori dell’assetto del territorio e dell’analisi strutturale ed aveva la responsabilità statutaria per la pianificazione territoriale a livello regionale; infine, i partner NASC hanno messo a

disposizione la loro vasta esperienza in questo settore e, insieme al comune di Stavroupolis, sono stati uno dei due partner che hanno cercato di applicare il sistema SIG nel quadro del progetto. I partner si sono uniti grazie ai diversi contatti avuti in precedenza. Consapevoli delle difficoltà che una rete di tale ampiezza avrebbe comportato, essi hanno concordato una serie di protocolli ben definiti per garantire una gestione efficiente a partire dalla proposta di progetto. Caratteristiche fisiche delle regioni interessate o Contesto geografico Il progetto è stato presentato come azione riguardante le zone rurali ed è stato quindi definitivamente incluso in tale categoria. Di fatto, quattro dei sei partner coinvolti erano situati in zone rurali o in regioni con difficoltà di accesso e comunicazione. Il partenariato, tuttavia, ha incluso fin dall’inizio due città con un’alta densità di popolazione - Liverpool e Stavroupolis. Entrambe erano considerate dei punti di forza del partenariato, poiché cercavano di affrontare il problema dei rapporti tra le aree urbane e quelle rurali. Molti partner, inoltre, avevano in comune caratteristiche ambientali specifiche: si trattava, ad esempio, di zone costiere, o con risorse naturali e culturali in pericolo, ovvero esposte a rischi di erosione e di incendio. In breve, la diversità tra i partner - da piccole autorità locali con una popolazione di 40.000 abitanti ad autorità regionali responsabili dell’assetto del territorio, al servizio di 1,1 milioni di abitanti - era un aspetto prezioso. Cartina ( ¼ di pagina)

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Obiettivi principali e attività Adottare una strategia integrata di assetto del territorio coinvolgendo tutti i dipartimenti nel processo di pianificazione. I sistemi di informazione geografica dovevano essere utilizzati per creare “sportelli unici di accesso all’informazione” alla portata di tutti, che agevolassero il processo decisionale. Sviluppare l’uso della tecnologia SIG quale strumento di assistenza alla gestione strategica e collegiale. La strategia multisettoriale integrata doveva contribuire al rafforzamento della coesione economica e sociale, incoraggiando nel contempo lo sviluppo sostenibile. Dimostrare gli aspetti positivi e i vantaggi misurabili per tutti i partner per l’intera durata del progetto, in termini sia di miglioramento dei servizi offerti, sia di gestione delle informazioni. Ideare nuovi collegamenti tra i partner del progetto e migliorare quelli esistenti, portando in tal modo all’adozione di strategie di pianificazione analoghe. Tenendo conto dei suddetti obiettivi, il progetto è stato suddiviso in sei azioni tematiche comuni principali, ciascuna coordinata da un partner in funzione delle sue competenze e del suo interesse, anche se con la partecipazione di tutti. Figura 1 Includere il grafico “azioni” Un processo innovativo: la creazione di un partenariato locale e il coinvolgimento dei cittadini La struttura e il coordinamento del programma di lavoro sono stati un aspetto innovativo. Se inizialmente

erano previsti risultati e azioni specifiche per ogni partner, in un secondo tempo l’équipe del progetto ha definito sei ambiti di ricerca comuni, specificando anche i risultati da raggiungere per ognuno. La relazione strategica presentata nel 1998 ha attestato in maniera inconfutabile tale progresso ed è stata un punto di riferimento per i progetti futuri. La nuova strategia ha sviluppato un partenariato reale, in cui la maggior parte dei partner aveva contatti stretti e frequenti e perseguiva risultati comuni. Tra i benefici dell’intero progetto e del processo avviato, la relazione strategica EUROGISE ha elencato: • l’inserimento dei dati provenienti da più settori in

un modello/strumento integrato di assetto del territorio;

• vantaggi in termini di efficienza ed efficacia nell’offerta dei servizi;

• un miglioramento dell’attività di informazione dal punto di vista sia qualitativo che quantitativo;

• un miglioramento del processo decisionale, peraltro basato su un maggior numero di informazioni;

• un rafforzamento dei collegamenti transnazionali all’interno del partenariato e con la CE;

• l’acquisizione di know-how SIG e di competenze nel campo dell’assetto del territorio e l’ottimizzazione dell’uso della tecnologia SIG;

• l’uso di tale tecnologia quale strumento di pianificazione a sostegno dell’assetto del territorio a livello locale e regionale, in associazione con altre agenzie e organizzazioni locali.

EUROGISE si è occupato principalmente degli aspetti tecnici del SIG, dalla gestione dei dati alla sua applicazione all’interno di qualsiasi organizzazione. Esso ha dato un valido contributo al programma TERRA realizzando un’intesa comune su tali aspetti. Risultati Il gruppo coinvolto nel progetto è stato riconosciuto da altri come esperto del sistema SIG; sono stati inoltre avviati molti contatti informali con altri gruppi TERRA, contribuendo in tal modo al raggiungimento dell’obiettivo di trasferibilità del programma. I partner NASC e Limburgo hanno ospitato due seminari internazionali e il progetto ha partecipato a tutti gli incontri TERRA. Più specificamente, a seguito di precise richieste da parte di ciascun partner, il progetto si è adoperato per la pubblicazione di una serie di relazioni che, basandosi sugli scambi di esperienze e sulle ricerche intraprese, potessero valere anche per altri progetti. Sinteticamente, le relazioni principali previste per ogni ambito comune hanno riguardato: 1. la gestione dei dati SIG: relazione sulla strategia

di divulgazione, ivi incluso un “Manuale di buona prassi”;

2. i metadati: “Manuale di buona prassi” sull’introduzione e sull’uso dei metadati;

3. le applicazioni desktop del sistema SIG: programma generale di applicazione desktop SIG per l’assetto del territorio;

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4. il controllo dei Fondi strutturali: “Manuale di buona prassi” sui metodi di controllo dei Fondi basati sul sistema SIG;

5. le iniziative multisettoriali di assetto del territorio: relazione sulla strategia di divulgazione ai fini della distribuzione di un “Manuale di buona prassi”;

6. l’introduzione del SIG in un’organizzazione: “Manuale di buona prassi” sull’argomento.

Figura 2 I piani futuri ovvero Il futuro dopo il programma TERRA Tutte le azioni previste hanno avuto così facile presa in ogni area da far ritenere che esse sarebbero state appoggiate anche in un secondo tempo. Di fatto, tutti i partner EUROGISE hanno attuato i loro interventi in linea con il loro mandato politico. Inoltre, le azioni tematiche comuni hanno prodotto aspettative e benefici superiori al previsto. La rete EUROGISE sembra aver raggiunto uno status consolidato e i partner, globalmente o singolarmente, intendono continuare ad operare insieme nel quadro di futuri progetti europei.

Valutazione Le competenze tecniche dei partner e una gestione forte ed efficace hanno fatto di EUROGISE un punto di riferimento essenziale per la definizione degli orientamenti futuri. Ciò ha avuto particolare rilevanza poiché, durante l’attuazione del programma, il sistema SIG è stato riconosciuto come uno strumento sempre più determinante ai fini dell’assetto del territorio. Tutti i partner hanno operato in rete e hanno raggiunto risultati comuni, sebbene inizialmente la loro diversità fosse un problema non pienamente superato, tanto da far emergere un certo divario, all’interno della rete, in termini di velocità e progressi compiuti. Tuttavia, poiché le attività di EUROGISE riguardanti il sistema SIG si sono limitate essenzialmente all’aspetto tecnico, il coinvolgimento locale e politico ha svolto un ruolo minore rispetto ad altri progetti maggiormente orientati verso lo sviluppo.

Persona da contattare – Coordinatore del progetto

Nome Gavin Keith Organizzazione Fort Valley GIS Indirizzo Viewforth, Stirling FK8 2ET Scozia, Regno Unito Tel. + 44 1786 442785 Fax + 44 1786 443023 e-mail : [email protected] Sito web: http://www.eurogise.org/

Acronimo del progetto: DIAS -

Azioni di assetto del territorio per la gestione e lo sviluppo del patrimonio naturale e culturale delle zone montuose situate nella parte centro-meridionale di Creta

Sintesi Il progetto DIAS si è occupato di azioni di assetto del territorio incentrate sulla protezione, la gestione e la promozione dell’ambiente naturale e del patrimonio culturale di zone con caratteristiche e problemi comuni. In tal senso, esso ha proposto strategie di sviluppo per determinate aree montuose e costiere del Mediterraneo, con risorse ambientali e culturali di grande valore, ad alto rischio a causa delle pressioni esercitate dall’uomo. Dati tecnici Dotazione totale 3.600.000 euro Contributo FESR 1.980.000 euro Durata 36 mesi

Partenariato internazionale Coordinatore: Autorità regionale di Creta, ARC, (EL): amministrazione regionale di Creta;

Partner: Consiglio comunale di Callosa d’en Sarrià (S): autorità comunale unitaria; Comune di Siracusa (I): autorità comunale unitaria; le altre autorità e amministrazioni locali di Creta hanno incluso 16 comuni, l’Università di Creta (UC), l’Istituto di biologia marina di Creta (IMBC), l’Organizzazione per lo sviluppo di Creta est (OANAK), il Centro di sviluppo della zona montuosa di Mylopotamos (AKOMM) e l’Ente di sviluppo di Sitia (OAS).

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La rete DIAS ha avuto un’evoluzione complessa prima della sua istituzione. All’inizio era costituita dalla Regione di Creta e dal Comune di Siracusa, che fungeva da osservatore. La configurazione attuale si è delineata solo dopo che la Commissione ha suggerito alla rete iniziale di includere il Comune di Callosa d’en Sarrià e di accettare l’integrazione di Siracusa come membro a tutti gli effetti. Alcune analogie tra i tre partner li hanno aiutati a prendere dimestichezza con il progetto, facilitando l’individuazione di ambiti comuni entro cui operare. All’inizio, tuttavia, la rete ha posto alcuni problemi ai partner e l’intesa necessaria per operare è venuta a mancare a causa di alcuni periodi turbolenti e di una ripartizione delle risorse non equilibrata tra i tre partner. Caratteristiche fisiche delle regioni interessate o Contesto geografico Il progetto è stato presentato come azione rientrante nella categoria delle zone montuose con un patrimonio naturale e culturale a rischio, per poi essere inserito, al momento della sua approvazione, nella categoria delle aree rurali. A parte le differenze a livello amministrativo, le tre aree, situate nel bacino del Mediterraneo, presentano molte analogie, anche geografiche e naturali, oltre a molti aspetti sociali, storici e culturali comuni, retaggio dei loro stretti legami passati. Sono stati individuati, peraltro, molti fattori di debolezza comuni, quali lo spopolamento (soprattutto in Grecia), un impatto incontrollato delle attività umane, che incide negativamente sull’utilizzo dei suoli, la mancanza di tutela ambientale e la scarsa qualità dei servizi turistici. Malgrado queste analogie, le tre aree sono molto diverse per quanto concerne le dimensioni e le competenze strategiche. L’area di Creta include la parte centro-meridionale dell’isola, con una superficie di 1.800 km2, e 16 autorità locali, per un totale di 64.319 abitanti. Gli altri due partner corrispondono a singoli comuni: Callosa d’en Sarria, esteso su una superficie di 36 km2 e con 6.327 abitanti, e il territorio comunale di Siracusa, di 750 km2, con 125.500 abitanti. Cartina ( ¼ di pagina)

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Obiettivi principali e attività Il progetto intendeva: - invitare le parti interessate a sostenere lo sviluppo di un nuovo concetto di gestione dell’assetto del territorio, nel quadro delle politiche della Comunità europea; - ridurre il degrado, garantire la conservazione e prevenire i disastri futuri in aree naturali e siti storici in pericolo; - acquisire esperienza nell’utilizzo del sistema SIG per la gestione dell’assetto del territorio e la tutela delle risorse ambientali e culturali; - elaborare nuove strategie di gestione per la promozione di un turismo ambientale e culturale; - contribuire al processo di riequilibrio delle disparità tra le aree dell’Unione europea e al potenziamento della coesione europea; - sensibilizzare il pubblico, informare e coinvolgere i responsabili delle decisioni, divulgare i risultati e dimostrare, mediante documenti, la trasferibilità dei risultati del progetto TERRA-DIAS. In linea con i suddetti obiettivi, il progetto ha inserito le diverse azioni all’interno di cinque piani strategici: Piano strategico I: osservatorio territoriale e

ambientale DIAS (coordinato da Creta); Piano strategico II: protezione e contemporanea

promozione del patrimonio naturale del Mediterraneo nei paesi dell’Unione europea (coordinato da Callosa);

Piano strategico III: restauro dei monumenti e risanamento degli insediamenti tradizionali (coordinato da Creta);

Piano strategico IV: turismo eco-culturale (coordinato da Siracusa);

Piano strategico V: promozione, sensibilizzazione del pubblico e divulgazione di TERRA-DIAS (coordinato da Creta).

Figura 1 Un processo innovativo: la creazione di un partenariato locale e il coinvolgimento dei cittadini Il programma ha dato un importante sostegno alle politiche dei partner coinvolti. Essi, infatti, avevano a volte un’esperienza limitata nella cooperazione internazionale e nell’accesso diretto ai programmi europei, altre volte disponevano di risorse limitate per affrontare in modo adeguato questioni relative all’assetto del territorio, tenendo conto delle esigenze e della vulnerabilità dello spazio considerato. Da questo punto di vista, organizzare queste tre diverse aree e amministrazioni pubbliche è stato di per sé un risultato già positivo.

L’obiettivo di un piano generale per la creazione di un Gruppo europeo di interesse economico DIAS (GEIE) era un esempio di questo impegno a cooperare a livello internazionale. Ovunque, peraltro, era iniziata una certa evoluzione verso processi più collaborativi. Un unico piano strategico, di conseguenza, ha riguardato la divulgazione e la sensibilizzazione. Queste azioni hanno assunto talvolta la forma di campagne ecologiche di carattere generale miranti a suscitare interesse per le questioni ambientali. Altre volte, si sono spinte oltre, allo scopo di mettere a disposizione delle informazioni e di rendere più trasparente il processo di assetto del territorio. I paesi meridionali avevano poche esperienze precedenti e, pertanto, anche i piccoli progressi verso tale obiettivo non possono essere disdegnati. Realizzazioni e risultati I risultati del progetto DIAS erano connessi a ciascun piano strategico. Nel quadro di ogni piano, i partner hanno definito le loro azioni, che hanno incluso: l’elaborazione di una cartografia di base, l’attrezzatura tecnologico-informatica necessaria per far fronte ai compiti da svolgere (assetto del territorio, osservatori), la realizzazione di molti studi di vario genere o di attività infrastrutturali specifiche, quali la ristrutturazione di edifici, e la conservazione degli spazi naturali. Proponendosi di raggiungere risultati concreti, i partner hanno incentrato i loro interventi su un numero limitato di siti. Ciò si è rivelato particolarmente opportuno per Creta, a causa della vastità del territorio interessato. Le azioni individuali intraprese dovevano concludersi, in generale, con la produzione di risultati comparati e di raccomandazioni per gli sviluppi futuri. Il piano strategico IV ha perseguito sin dall’inizio un unico risultato per tutte e tre le regioni: l’istituzione di un consorzio internazionale per lo sviluppo del turismo. I diversi gradi di questa organizzazione a livello locale, tuttavia, hanno portato alla conclusione che, nell’arco di tempo previsto per l’attuazione del progetto, il pieno sviluppo di questo organismo internazionale non sarebbe stato garantito.

Figura 2 I piani futuri ovvero Il futuro dopo il programma TERRA Il progetto ha incontrato difficoltà di vario genere che hanno rallentato il ritmo necessario per la sua realizzazione. Durante il periodo di attuazione degli interventi, si sono svolte elezioni politiche presso tutti e tre i partner, il che ha causato alcuni ritardi. A Creta, inoltre, vi è stato un totale riordinamento dell’amministrazione locale.

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A causa di queste difficoltà e delle risorse limitate di piccoli comuni come Callosa, vi è stata qualche incertezza in merito ai finanziamenti futuri, sebbene vi fosse la volontà di continuare le azioni in corso. A livello internazionale, i tre partner hanno espresso la loro intenzione di proseguire la collaborazione futura nell’ambito di nuovi programmi europei, anche ampliando il partenariato per trasformarlo in una vera e propria rete mediterranea. Valutazione Il progetto DIAS condivideva molte delle preoccupazioni sollevate da altri progetti elaborati per territori europei analoghi. Le aree interessate mancavano di infrastrutture tecnologiche, avevano esperienze limitate e scarse risorse per poter gestire la domanda sociale. Con questi ostacoli di fondo, è stato necessario destinare buona parte della dotazione del progetto alla creazione del contesto di base già esistente in altre zone. Tali difficoltà sono state spesso legate ad alcuni altri ostacoli riguardanti la gestione, che il progetto ha di fatto incontrato. Il controllo politico sul progetto è stato in tal caso più forte che per altre iniziative molto più tecniche. Sebbene ciò abbia implicato un impegno politico, in

realtà ogni decisione ha richiesto molto tempo e ha ritardato il raggiungimento di un consenso. Tutto ciò ha causato ritardi successivi, nonché il mancato rispetto dei tempi previsti. Infine, i risultati principali di questo tipo di progetti sono, oltre alle azioni concrete, l’intesa comune che è possibile raggiungere grazie a questa prima iniziativa e gli insegnamenti generali che ne derivano circa la complessità della realizzazione di un’intesa strategica. Persona da contattare – Coordinatore del progetto Nome: Dr. Kostas Strataridakis Organizzazione: Regional Authority of Crete – TERRA Office Indirizzo: Roussou Hourdou & Zografou, 1, 5th floor P.O. BOX 1348 GR – 71201 Heraklion Grecia Tel. + 30 81 344 299 Fax + 30 81 341 066 e-mail: [email protected]

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Acronimo del progetto: SRUNA -

Risorse naturali e pianificazione sostenibile

Sintesi Il progetto ha riguardato essenzialmente lo studio e lo sviluppo di risorse naturali di interesse ricreativo in pericolo, situate nell’entroterra e all’interno dell’area metropolitana di Dublino, in Irlanda, e nella regione della Scania, nella Svezia meridionale. L’area interessata dal progetto ha incluso le regioni di Dublino e del Mid-East, sulla costa orientale dell’Irlanda, e la regione Scania e la città di Malmö, in Svezia. Ogni autorità locale irlandese ha proceduto all’applicazione dimostrativa di un nuovo metodo di pianificazione mirante alla sostenibilità e all’attuazione dell’Agenda locale 21. I partner irlandesi, inoltre, hanno predisposto un inventario delle risorse naturali utilizzando il sistema SIG e gli indicatori di sostenibilità. Il partner transnazionale del progetto è la Scania, in Svezia, che ha adottato lo stesso metodo di gestione ambientale per un’area di dune sabbiose naturali e ha istituito gruppi di studio svedesi per poter coinvolgere i cittadini. Lo scambio di esperienze si è incentrato sull’applicazione dell’Agenda locale 21 nelle regioni della Scania e di Dublino e su scambi di esperti specializzati nel settore della gestione delle risorse naturali tra entrambe le regioni.

Dati tecnici Dotazione totale 2.164.480 euro Contributo FESR 1.190.464 euro Durata 40 mesi Partenariato internazionale La Dublin Regional Authority (IRL) è l’autorità capofila che coordina e gestisce il progetto. Ha poteri di revisione sui piani di sviluppo delle autorità responsabili dell’assetto del territorio riguardanti la regione, incluse la gestione ambientale, la pianificazione e l’offerta di risorse per finalità ricreative. La Dublin Regional Authority deve tener conto dell’esigenza di coordinamento nell’intera area metropolitana di Dublino e nel suo entroterra e della necessità di attuare misure miranti a promuovere tale coordinamento. Il progetto SRUNA ha offerto l’opportunità di realizzare un coordinamento su un aspetto di importanza strategica regionale. Il partner transnazionale del progetto è Kommonforbundet Skäne, (S). Si tratta di un’associazione volontaria di tutte e trentatré le autorità locali della regione della Scania, nel sud della Svezia. In Svezia, le autorità locali sono responsabili dell’assetto del territorio nell’area di loro competenza. La rete ha avuto origine dai contatti della Dublin Regional Authority, che ha elaborato la proposta iniziale in cui si invitavano altre due istituzioni europee a partecipare al progetto in qualità di osservatori: il Consiglio comunale di Porto (P) e l’Associazione delle autorità locali della Scania (S). Il primo, dopo una prima risposta positiva, non si è mai impegnato nel progetto, lasciando pertanto il partenariato con due soli membri.

Per rafforzare il carattere transnazionale del progetto, la Scania ha adottato un ruolo più attivo e ha partecipato all’azione attuando progetti pilota e creando una rete comune Agenda 21 insieme all’Irlanda. L’organizzazione del progetto è stata affidata al direttore tecnico e a tre diversi comitati (direttivo, di controllo e gruppi tecnici) che rappresentano non solo le autorità locali e regionali coinvolte nel progetto, ma anche altre istituzioni incaricate di effettuare gli accertamenti previsti per la valutazione interna del progetto. Il comitato di controllo, in rappresentanza di un’ampia gamma di interessi oltre che di ciascun comitato SRUNA, ha vigilato sull’attuazione del progetto. Nella struttura funzionale erano previste undici mansioni. La Dublin Regional Authority, in qualità di capofila, ha intrapreso compiti di gestione e di divulgazione. Il Consiglio di contea di Dublino sud si è occupato delle risorse naturali di interesse ricreativo. La Dublin Corporation ha gestito il coordinamento dei progetti pilota, con l’aiuto del Consiglio di contea di Dun Laoghaire Rathdown. Questo tipo di organizzazione è stata una dimostrazione pratica dell’attuazione di un nuovo metodo di pianificazione locale, in cui i problemi di sostenibilità economica, ambientale e sociale sono affrontati nel quadro di un processo di partecipazione con gli operatori locali impostato in senso ascendente (“bottom-up”). Il progetto era un ottimo contesto in cui integrare le questioni riguardanti l’ambiente e la sostenibilità quale elemento determinante nello sviluppo delle regioni. La sua attuazione e l’utilizzo adeguato dei risultati capaci di migliorare l’uso sostenibile delle risorse naturali

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nelle aree interessate hanno prodotto vantaggi concorrenziali, sia sociali che economici. Caratteristiche fisiche delle regioni interessate o Contesto geografico La regione di Dublino e del Mid-East (DMER) è una zona ad alta concentrazione urbana, con un ricco patrimonio naturale e culturale - una carta vincente per la popolazione e una vera e propria risorsa per l’industria turistica. La DMER è la principale area di sviluppo dell’Irlanda. La crescita demografica in questa regione ha creato difficoltà mai incontrate prima, soprattutto in termini di pressioni esercitate sulle risorse naturali di interesse ricreativo, essenzialmente nelle vicine zone costiere. L’intera regione è ricca di risorse di questo genere e molte di esse hanno anche un importante valore ecologico ed economico. Nel progetto in questione, le principali risorse naturali di interesse ricreativo sono classificate secondo tre tipologie: zone costiere, paesaggi pittoreschi e corsi d’acqua. In Svezia, l’area interessata dal progetto è la più densamente popolata del paese, con quasi 3 milioni di abitanti. Attualmente, la regione Scania sta applicando l’Agenda locale 21, strettamente connessa alle enormi pressioni che la costruzione del nuovo ponte sullo Stretto di Oresund tra Copenaghen e Malmö eserciterà sul patrimonio naturale della zona (principalmente costiero). Il ponte aumenterà notevolmente il flusso di visitatori e turisti nella regione ma, pur diventando un elemento determinante per lo sviluppo economico della zona, esporrà le risorse ambientali della Scania ad una seria minaccia. Cartina ( ¼ di pagina) Obiettivi principali e attività Principale obiettivo del progetto era apprendere metodi di pianificazione locale basati sulla sostenibilità tramite l’attuazione di una serie di progetti pilota che esaminassero la possibilità di destinare a scopi

ricreativi aree naturali situate in prossimità di zone ad alta concentrazione urbana, di grandi dimensioni e in ulteriore espansione, nel rispetto dei principi di sostenibilità. Il progetto SRUNA voleva dimostrare la validità dei metodi di integrazione dell’assetto del territorio e della sostenibilità ai livelli locale e regionale. Vi è riuscito affrontando specificamente aspetti riguardanti la sostenibilità in campo ambientale, economico e dell’equità sociale, in un processo di partecipazione con gli operatori locali impostato in senso ascendente (“bottom-up”). In Irlanda, otto progetti pilota intrapresi dai Consigli di contea e dall’Irish Forestry Board (Ente forestale irlandese) hanno messo a punto strategie riguardanti l’uso sostenibile a scopi ricreativi di otto tipi diversi di risorse naturali, nell’entroterra della città di Dublino. Anche in Svezia sono stati attuati due progetti pilota. Il primo ha esaminato la partecipazione dei cittadini allo sviluppo di un sistema di gestione ambientale per un’industria turistica locale. Il secondo ha analizzato il ricorso ai gruppi di studio come metodo di partecipazione pubblica nell’elaborazione di un piano di gestione per un nuovo parco nazionale. Il progetto voleva dimostrare i benefici di una pianificazione attuata tenendo conto dell’ambiente quale strumento decisivo per lo sviluppo economico sostenibile della regione (sviluppo di risorse naturali di interesse ricreativo). Esso ha messo in luce alcune procedure efficaci di cooperazione locale; i risultati ottenuti potrebbero essere trasferiti ad altre regioni irlandesi. Figura 1 Un processo innovativo: la creazione di un partenariato locale e il coinvolgimento dei cittadini Il progetto SRUNA ha affrontato un certo numero di problemi diversi connessi alla sostenibilità, tra cui: la partecipazione ad un processo di pianificazione locale in senso ascendente (“bottom-up”), l’inclusione dei principi di sostenibilità sociale ed economica in tale processo e l’uso di indicatori di sostenibilità significativi per la comunità. Il metodo adottato si basava sul capitolo 23 dell’Agenda 21 del Vertice UNCED del 1992 sullo stato del pianeta, nonché sui principi di sostenibilità definiti dal Rapporto Bruntland e dal Quinto programma d’azione ambientale. L’applicazione di tale metodo ha coinvolto direttamente la maggior parte degli operatori interessati nelle aree oggetto dei progetti pilota e ha rappresentato una nuova esperienza per le autorità pubbliche e per la popolazione interessata, che in precedenza non avevano mai interagito in questo modo. L’interesse suscitato da tale esperienza ha permesso di

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presentare i risultati ottenuti in occasione di vari seminari e gruppi di lavoro organizzati a Dublino e nella regione Scania, con un’ampia partecipazione e presenza di tutti i livelli sociali (da istituzioni di livello nazionale a organizzazioni di tutti i tipi, fino alla stessa popolazione). Un valore aggiunto importante è stato l’ampio coinvolgimento del pubblico nell’applicazione dell’Agenda 21 (comunità locali, operatori interessati, organizzazioni, ONG, autorità locali e regionali, “utenti” delle risorse naturali, ecc.). Le comunità sono state invitate a condividere con le autorità comunali e regionali le responsabilità di una gestione sostenibile. Ciò ha portato a promuovere l’integrazione di strategie verticali e orizzontali di assetto del territorio. Realizzazioni e risultati I risultati hanno incluso un inventario delle risorse naturali di interesse ricreativo, alcuni studi e una revisione del nuovo metodo di pianificazione locale basato sulla sostenibilità adottato nei progetti pilota in Irlanda e in Svezia. Sono state inoltre pubblicate delle linee guida sulle prassi più efficaci riguardanti i metodi di pianificazione locale basati sulla sostenibilità. Tra le regioni interessate vi è stato un importante e valido scambio di esperienze. È stata pubblicata anche una relazione sull’utilità degli indicatori di sostenibilità per l’assetto del territorio a livello regionale e locale ed è stata esaminata la pertinenza di tali indicatori per applicazioni su più larga scala. Infine, è stata pubblicata una relazione sulle esigenze di svago dei gruppi socialmente emarginati nelle principali aree metropolitane. Figura 2 I piani futuri ovvero Il futuro dopo il programma TERRA I risultati del progetto SRUNA - a livello di realizzazioni e di metodologia - sono trasferibili ad altre regioni irlandesi. In tal senso, il progetto sta cercando di ampliare il suo ambito di applicazione geografica e sta programmando il trasferimento della sua metodologia ed esperienza ad altre regioni irlandesi. SRUNA ha prodotto una serie di relazioni illustrative contenenti orientamenti di buona prassi per un assetto del territorio basato sulla sostenibilità e per l’uso di indicatori riguardanti le risorse naturali in Europa. Per il progetto, l’esperienza svedese dell’Agenda 21 è stata estremamente preziosa. Presso le autorità locali e regionali irlandesi e svedesi è stata creata una rete di funzionari responsabili dell’Agenda 21 per proseguire lo scambio di esperienze sulle questioni di sostenibilità ambientale e sui metodi di partecipazione.

L’esperienza acquisita tramite questa attività biennale è stata realmente positiva e, pertanto, è probabile che il partenariato con la Scania prosegua e che la rete si allarghi per includere nuovi membri desiderosi di applicare la sua metodologia innovativa. Valutazione L’impatto del progetto sulle comunità interessate è stato molto positivo per quanto concerne l’aspetto dell’inclusione sociale e i processi di partecipazione del pubblico intrapresi sin dall’estate del 1998. Le comunità sono state preparate a partecipare e a condividere le responsabilità di una gestione sostenibile del patrimonio naturale e culturale. L’esperienza effettuata ha permesso di constatare soprattutto che l’attuazione di questo tipo di progetto innovativo basato sulla partecipazione richiede tempi lunghi. Anche se il personale delle autorità locali si è subito dimostrato molto entusiasta, è pur sempre necessario che i funzionari responsabili e le comunità interessate comprendano i processi che il progetto comporta e vengano istruiti in merito alle strategie di partecipazione ascendente (“bottom-up”). È stato molto difficile fissare delle scadenze per lo stato di avanzamento dei processi di partecipazione pubblica. Ogni progetto pilota, infatti, implica un processo diverso, in cui i problemi, le comunità coinvolte, le storie, il personale e le autorità locali sono diversi. Molto è stato appreso sulla natura e sulle tecniche di partecipazione ascendente. I progetti pilota hanno sensibilizzato le comunità locali e altri gruppi interessati alle problematiche connesse alla sostenibilità. La partecipazione dei gruppi socialmente emarginati è stata un’esperienza particolarmente istruttiva. Ovviamente, occorre che tali gruppi vengano identificati, progettando i processi di partecipazione in modo da adeguarli alle loro caratteristiche. Concorsi di disegno e progetti nelle scuole sono riusciti ad interessare i bambini delle elementari e i loro genitori. I gruppi di partenariato sociale sono stati desiderosi di partecipare a tali processi. Verso il mese di gennaio 2000, il progetto SRUNA ha cominciato ad estrapolare dagli interventi attuati gli insegnamenti e le prassi migliori; i progetti pilota continueranno ad elaborare strategie sostenibili in campo ricreativo. L’esperienza effettuata ha insegnato soprattutto che, se è pur vero che agli operatori locali vanno delegati poteri reali, non è possibile imporre dall’esterno scadenze a tale processo. Persona da contattare Coordinatore del progetto Nome Organizzazione Indirizzo

Frank O´Gallachoir Dublin Regional Authority 7 North Great George´s Street Dublin 2, Irlanda

Tel. Fax E-mail Sito web

+353 1 8788900 +351 1 8788971 [email protected] http://www.dra.ie/sruna

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Acronimo del progetto:

TERRA INCOGNITA -

L’integrazione del patrimonio culturale nelle strategie di assetto del territorio

Sintesi L’obiettivo generale del progetto consisteva nell’elaborare una metodologia globale di carattere dimostrativo, allo scopo di mettere a punto un modello di assetto del territorio in grado di integrare la gestione del patrimonio architettonico e di garantirne la conservazione tramite una strategia di sviluppo sostenibile. Il progetto ha sviluppato una nuova metodologia di conservazione e gestione del patrimonio culturale fondata sul concetto di “territorio-museo”. Si è basato su una strategia di analisi e pianificazione di interventi riguardanti l’uso sostenibile del patrimonio culturale, la gestione e la promozione del territorio dal punto di vista economico, le attività di informazione concernenti il territorio inteso come “museo”, l’interpretazione del patrimonio culturale, lo sviluppo di infrastrutture di base per le aree interessate e le misure di conservazione delle risorse culturali.

Dati tecnici Dotazione totale 2.705.823 euro Contributo FESR 1.162.615 euro Durata 36 mesi Partenariato internazionale Il Consiglio comunale di Alghero (Italia) è stato il partner capofila del progetto, con competenze giuridiche per l’assetto del territorio e la gestione dei siti archeologici. Gli altri partner del progetto erano quattro amministrazioni pubbliche spagnole: due nella regione catalana (Consell comarcal del Garraf e Consiglio comunale di Peralada) e due nella regione dell’Aragona (Mancomunidad de las Altas Cinco Villas e Mancomunidad de Somontano de Barbastro). Queste ultime due sono istituzioni intermunicipali, assistite anche da altri enti locali (Centro de Desarrollo del Somontano e Cider Prepirineo, creati nel quadro dell’Iniziativa LEADER). Per “comarca” si intende un ente territoriale e amministrativo autonomo spagnolo che, in Catalogna, ha competenze almeno nei seguenti settori: assetto del territorio e pianificazione urbana, servizi sociali, cultura, sport, istruzione, ambiente e sanità pubblica. Le origini della rete risalgono a molto tempo fa, poiché storicamente la città di Alghero è stata sotto la dominazione dell’Aragona e della Catalogna per quattro secoli. I territori interessati, pertanto, hanno un passato e, in alcuni casi, anche una lingua comune (ad Alghero, la lingua locale è una derivazione del catalano). Il Consiglio comunale di Peralada, che per primo ha elaborato il progetto, ha

approfittato dei legami storici con Alghero come canale naturale per sviluppare il partenariato. I partner della rete hanno lavorato sotto la direzione di Alghero, con la preziosa assistenza del coordinatore tecnico. L’organizzazione interna del partenariato si è basata su due gruppi di lavoro: il comitato di controllo tecnico e il comitato di coordinamento della rete. I partner hanno operato senza difficoltà e, tra loro, hanno instaurato stretti legami che assicurano il proseguimento della rete anche dopo la conclusione del progetto. Caratteristiche fisiche delle regioni interessate o Contesto geografico Il territorio di Alghero è situato nella parte nord-orientale dell’isola di Sardegna. Malgrado la presenza di alcune risorse turistiche e naturali molto interessanti, il livello di disoccupazione è elevato (26,5%). Tra i giovani, il tasso cresce fino a raggiungere il 50%. Se si tiene conto della popolazione femminile, la percentuale è del 35%. Dopo il drastico cambiamento avvenuto nel settore dell’industria petrolifera, la parte settentrionale dell’isola sta attraversando una forte crisi economica. Attualmente, le principali attività sono il turismo e l’agricoltura. L’aumento demografico è strettamente connesso allo sviluppo del turismo e alla costruzione di case di villeggiatura nella zona. Nei territori dell’Aragona il problema principale è il crescente spopolamento dei piccoli paesi situati nelle aree montuose interessate. Lo sviluppo dell’agriturismo e le entrate provenienti dalla gestione delle risorse naturali e culturali sono

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oggigiorno un elemento determinante per lo sviluppo economico della zona. In Catalogna, i problemi principali delle aree interessate dal progetto riguardano l’entroterra di una zona costiera molto turistica e le pressioni esercitate sulle risorse culturali e naturali del territorio. Cartina ( ¼ di pagina) Obiettivi principali e attività Il progetto aveva un’importante valenza dimostrativa, dovuta al suo carattere innovativo. Il concetto di “territorio-museo” rappresentava un nuovo modo di affrontare l’assetto del territorio, basato sull’interpretazione del patrimonio culturale e mirante a: - razionalizzare gli investimenti e migliorare l’uso delle risorse pubbliche; - sviluppare una strategia multisettoriale globale per gli investimenti nel territorio; - migliorare i nuovi metodi di commercializzazione del territorio inteso come “prodotto”; - migliorare il livello di conservazione delle risorse; - ottimizzare gli standard di qualità degli strumenti utilizzati nella presentazione e nell’interpretazione del patrimonio culturale; - coinvolgere nel processo tutti gli operatori pubblici e privati interessati. Il concetto di “territorio-museo” è risultato particolarmente convincente nel quadro di una proposta mirante a: diffondere la nozione di “marchio territoriale” in diversi mercati (tempo libero, turismo, cultura, settore alimentare, ecc.); ottimizzare l’insieme dei prodotti offerti e permettere agli operatori economici della zona di acquisire un maggior grado di competenza; rendere prioritario il tipo di investimenti da effettuare.

Come azioni principali avviate nella regione per raggiungere i suddetti obiettivi, il progetto ha intrapreso la commercializzazione del patrimonio culturale, l’approvazione di itinerari culturali e naturalistici e, infine, il restauro e l’allestimento di edifici storici per adibirli a Centri di interpretazione del territorio. Figura 1 Un processo innovativo: la creazione di un partenariato locale e il coinvolgimento dei cittadini Il progetto ha operato mediante l’organizzazione di incontri su aspetti tematici connessi agli obiettivi da perseguire. Grazie ai forum organizzati è stato possibile spiegare il progetto ai cittadini e coinvolgere gli operatori interessati. Le autorità regionali dei territori oggetto dell’intervento hanno dato più volte il loro sostegno al progetto nel corso dei seminari e dei gruppi di lavoro. Accanto alla strategia tematica adottata, è importante considerare anche gli aspetti istituzionali del progetto. La creazione di strutture adeguate e la definizione di procedure appropriate sono state condizioni essenziali e vitali per il successo delle strategie di pianificazione nel quadro di TERRA INCOGNITA. Poiché tutti i partner sono rappresentati da enti locali le cui competenze riguardano per la maggior parte i settori di pertinenza del progetto, l’interdipendenza delle politiche settoriali è stata presa in considerazione per integrare le metodologie di gestione sostenibile delle risorse culturali nel quadro strategico generale. In tal senso, il progetto ha permesso la conclusione di accordi tra istituzioni di livelli diversi nelle regioni interessate (nell’Aragona, ad esempio, il Centro di sviluppo CIDER Prepirineo ha ottenuto dalla Chiesa cattolica il permesso di gestire il patrimonio religioso di valore storico della zona). Si tratta di un aspetto molto importante, poiché in tal modo i partecipanti al progetto garantiscono il ruolo essenziale svolto dal programma TERRA nella conclusione di questi nuovi accordi di collaborazione tra istituzioni che, in precedenza, hanno operato raramente insieme. Il progetto, inoltre, è riuscito ad ottenere il sostegno istituzionale e finanziario delle amministrazioni regionali e di altri enti pubblici e privati, il che ne attesta la qualità. Un elemento importante sono state le tecniche di divulgazione, che si sono rivelate estremamente efficaci e hanno dato la più ampia diffusione possibile agli interventi (è stato addirittura trasmesso un programma speciale riguardante

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TERRA INCOGNITA su un canale televisivo internazionale). Realizzazioni e risultati Il progetto ha prodotto i suoi primi risultati già agli inizi del 1999. Le realizzazioni principali sono state il restauro e l’allestimento di edifici storici da adibire a Centri di interpretazione del territorio. I primi, inaugurati nell’Aragona agli inizi del 1999, e quelli successivi, di Alghero e Peralada, hanno riscosso uno strabiliante successo quanto al numero di visitatori. L’impatto dei Centri di interpretazione del territorio sullo sviluppo economico delle zone interessate è andato addirittura oltre le aspettative iniziali e, secondo le previsioni, i loro effetti a lungo termine sulla creazione di posti di lavoro in alcuni territori dei partner (in particolare, le aree spopolate dei partner aragonesi) dovrebbero essere estremamente importanti. Gli aspetti dimostrativi e innovativi del progetto hanno avuto un impatto anche sulle politiche locali e regionali. Le buone prassi e i risultati derivanti dal progetto potrebbero essere utilizzati come quadro di riferimento per interventi pubblici in diversi settori strategici. Figura 2 I piani futuri ovvero Il futuro dopo il programma TERRA I partner della rete valutano molto positivamente l’esperienza accumulata con il lavoro svolto in comune e lo scambio di esperienze e, pertanto, continueranno la loro collaborazione in un prossimo futuro. Le pratiche divulgative del progetto sono di fatto esemplari e hanno creato un crescente interesse per il progetto da parte di ogni genere di istituzione pubblica e privata, nonché dei mass media pubblici

(carta stampata e televisione) in Spagna e in Italia. Il carattere emblematico del progetto e la sua ampia divulgazione hanno suscitato in tutta Europa l’interesse di molte altre autorità pubbliche nel partecipare alla creazione di una futura rete europea per la gestione sostenibile del patrimonio culturale, applicando la metodologia di TERRA INCOGNITA. Attualmente, il progetto mira ad estendere il suo campo geografico di applicazione e lavora alla creazione di una rete più estesa per la gestione del patrimonio culturale in Europa per il prossimo futuro. Valutazione I principali aspetti innovativi del progetto nei territori interessati sono stati la ricerca di strategie comuni tra amministrazioni territoriali con problemi analoghi (conservazione del patrimonio culturale, sviluppo di nuovi settori di occupazione, nuove strategie di assetto del territorio) e l’elaborazione di una nuova metodologia di pianificazione per le risorse culturali, imperniata sul concetto di “territorio-museo”. Il progetto ha riscosso successo nelle aree interessate: ha infatti permesso l’attuazione di una nuova strategia di gestione del patrimonio culturale e ha introdotto procedure di cooperazione nuove ed importanti tra i vari livelli istituzionali e con ogni tipo di operatori e di organizzazioni. Il grado d’intesa e di integrazione tra i partner è stato molto buono e ha rappresentato di fatto un elemento importante per il successo della rete e per il suo futuro sviluppo.

Persona da contattare Coordinatore del progetto

Nome Organizzazione Indirizzo

Manel Miró/ Salvatore Masia STOA/ Comune di Alghero Passeig de la Bonanova, 92 E-08017 Barcellona

Tel. Fax E-mail Sito web

+34 93 363 14 18 +34 93 419 91 12 [email protected] [email protected] http://www.terra-incognita.es/

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Acronimo del progetto:

GEOPLANTOUR -

Correzione delle disparità di sviluppo mediante la pianificazione

Sintesi Il progetto intendeva offrire a territori simili un modello di sviluppo mirante a correggere gli squilibri tramite una crescita sostenibile. Prevedeva la creazione di una rete, suddivisa in tre sottoreti coordinate dai partner in funzione delle loro competenze. L’obiettivo della rete consisteva nell’impostare l’uso dei suoli e l’assetto del territorio su regole ispirate ad uno sviluppo sostenibile, nonché su tecnologie SIG e su applicazioni multimediali. I settori d’intervento per le sottoreti interne al sistema erano: l’agriturismo, l’agricoltura biologica e, infine, l’uso dei suoli e l’assetto del territorio. Dati tecnici Dotazione totale 1.946.525 euro Contributo FESR 1.070.589 euro Durata 37 mesi Partenariato internazionale Il progetto ha previsto la creazione di un partenariato tra il Comune di Ducherow/Bugewitz (Pomerania Anteriore, Germania) e il Comune di Kolindros (ex Consiglio territoriale del Comune di Kolindros, Grecia). Entrambi i partner hanno tratto notevoli vantaggi dal partenariato, poiché, pur con problemi analoghi, essi avevano esperienze diverse nei vari settori d’intervento. Per Ducherow è stato utile conoscere le strategie di gestione dei progetti infrastrutturali adottate da Kolindros e alcuni metodi agricoli da esso applicati. Kolindros, da parte sua, ha tratto insegnamento dalle applicazioni SIG di Ducherow, che erano ad uno stadio più avanzato. Nel settore del turismo, lo scambio di know-how ha dimostrato come non sempre problemi simili richiedono le stesse soluzioni. Il grado di integrazione tra i partner è stato eccellente. Nell’aprile del 1998, i due sindaci hanno stipulato un contratto di partenariato. Entrambi i partner hanno istituito comitati scientifici per garantire un sostegno e un controllo continui dell’evoluzione del progetto. La valutazione dei risultati ottenuti è stata assicurata dal lavoro del comitato scientifico e dall’applicazione pratica degli interventi nelle attività quotidiane. Il consolidamento del know-how è stato favorito dalla pubblicazione dei risultati per tutte le componenti locali e le altre parti interessate, tramite manuali, bollettini di informazione, mappe e presentazioni. Caratteristiche fisiche delle regioni interessate o Contesto geografico

Il Comune di Ducherow/Bugewitz comprende 11 comunità/paesi, con 5.612 abitanti, contro i 115.458 dell’area amministrativa costituita dalla parte orientale della Pomerania Anteriore. Il fattore economico principale è l’agricoltura, mentre l’agriturismo svolge un ruolo minore, ma di crescente importanza. A tale proposito, un aspetto comune ai due partner è il contrasto con la zona costiera. Il Comune di Kolindros, situato nella parte montuosa della Contea di Pieria, registra un tasso molto modesto di sfruttamento del turismo, contrariamente alla zona costiera della Prefettura di Pieria. La produzione agricola presenta una serie di problemi, tra cui il continuo aumento dei costi di manodopera, le dimensioni mediamente ridotte delle aziende agricole, le difficoltà connesse alla conformazione del paesaggio e il fatto che il 60% dei raccolti si concentra in soli due mesi. Tutto ciò rende molto costosa la produzione. Kolindros ha una popolazione di 7.214 abitanti, contro i 116.653 di Pieria. Cartina ( ¼ di pagina)

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Obiettivi principali e attività Obiettivo principale del progetto GEOPLANTOUR era la creazione di portafogli di investimenti in tre settori - turismo, agricoltura biologica e uso dei suoli/assetto del territorio - per le zone partecipanti, nel quadro di uno sviluppo sostenibile e mediante i seguenti strumenti: - studio delle variazioni economiche e sociali basato sulla considerazione delle risorse naturali dei due territori come

elementi potenzialmente determinanti ai fini di un loro sviluppo economico; - definizione di un modello di sviluppo che tenga conto delle esigenze del momento, senza pregiudicare le capacità

delle future generazioni nei vari settori di intervento (principio di sostenibilità). - definizione di un modello di sviluppo che adotti il sistema SIG e le tecnologie multimediali per la maggior parte dei

gruppi di utenti nelle comunità locali, in particolare per i gruppi di cittadini che chiedono di partecipare al processo di sviluppo.

Fulcro dell’azione innovativa del progetto GEOPLANTOUR è stata la strategia integrata di assetto del territorio, che costituisce un esempio di strumento di pianificazione dettagliata cui possono far ricorso i responsabili della pianificazione locale e regionale, i dirigenti del settore turistico, i turisti, gli agricoltori e la stessa popolazione. Tale strategia è di fatto trasferibile ad altri territori con caratteristiche analoghe. Figura 1 Un processo innovativo: la creazione di un partenariato locale e il coinvolgimento dei cittadini La natura di GEOPLANTOUR quale progetto pilota è stata illustrata in varie occasioni, tramite bollettini di informazione, su CD-ROM e su Internet. Istituzioni, università, istituti di ricerca privati e autorità locali e regionali responsabili dell’assetto del territorio ne sono stati informati ed hanno in qualche modo cooperato. Nel corso del programma TERRA è apparso chiaro ad entrambi i partner di GEOPLANTOUR che era necessario impegnarsi a fondo nelle attività di scambio di esperienze. Queste attività sono state promosse non solo tra i partner dei singoli progetti, ma anche tra un progetto e l’altro. Il vantaggio che se ne ricava aumenta col progredire dell’attuazione e con l’emergere di risultati positivi. La partecipazione ad EUROPARTENARIAT a Budapest e a Vienna e, in particolare, alle conferenze TERRA di Napoli e Pori ha offerto ad entrambi i partner l’opportunità di confrontarsi con altri progetti, regioni e strategie. Analogamente, la partecipazione dei partner ad altri forum (Agrotica, die Grüne Woche) ha permesso al progetto di farsi conoscere e di trarre beneficio da altre esperienze.

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Il metodo adottato dal progetto relativo all’organizzazione di gruppi di lavoro e seminari con la maggior parte dei gruppi di interesse settoriali nelle aree coinvolte e tra entrambi i territori si è rivelato anch’esso un’esperienza molto positiva e ha ottenuto un’ampia partecipazione sia a Kolindros che a Ducherow. Realizzazioni e risultati Partendo dalla generale analogia riscontrata, gli studi intrapresi, gli scambi di esperienze e i gruppi di lavoro sono giunti alla conclusione che in entrambi i territori le condizioni erano comunque notevolmente diverse. I partner hanno appreso l’uno dall’altro, grazie ad un confronto tra contesti lievemente diversi. I risultati finali dell’analisi e le azioni avviate nei vari settori saranno inoltre utili ad altre regioni con situazioni simili nell’entroterra di aree turistiche costiere. Il progetto ha prodotto un discreto numero di risultati materiali sotto forma di misure infrastrutturali nei comuni interessati. Nel Comune di Kolindros, un altro importante risultato ha riguardato l’istituzione di tre uffici interregionali - per il turismo, l’agricoltura e l’assetto del territorio - in spazi pubblici aperti. A Ducherow, due uffici di informazione sul progetto e sulla regione hanno aiutato i cittadini e gli operatori locali ad effettuare indagini di base nei tre settori d’intervento individuati. Tali uffici continueranno probabilmente ad operare anche dopo il completamento del progetto. Figura 2 I piani futuri ovvero Il futuro dopo il programma TERRA

L’esperienza di questo partenariato nel quadro del programma TERRA è stata di grande interesse e utilità per i partner che, pertanto, si sono adoperati per ampliare la rete, creandone una nuova con altri due comuni con problemi analoghi, in Polonia e a Cipro (entrambi candidati all’adesione nell’Unione europea). Questo sviluppo della rete GEOPLANTOUR per il prossimo futuro implica un forte impegno a proseguire il lavoro intrapreso in questi ultimi due anni e un’importante collaborazione con i futuri membri dell’Unione europea dal 2000 in poi. Valutazione Fin dall’inizio è apparso evidente che i due partner avevano caratteristiche e problemi simili, poiché entrambi erano situati principalmente nell’entroterra di una zona turistica costiera altamente sviluppata. Il progetto GEOPLANTOUR dimostra che un partenariato operativo tra regioni geograficamente diverse ma strutturalmente paragonabili può essere un successo. La strategia basata sull’associazione di interventi riguardanti i settori dell’agricoltura e del turismo nel quadro dell’assetto del territorio ha prodotto risultati positivi e, soprattutto, ha messo in luce la possibilità di realizzare un assetto del territorio quale sistema di pianificazione integrata a livello locale. Il partenariato interregionale tra due entità geograficamente e culturalmente diverse ha spinto entrambe le regioni ad intraprendere esperienze nuove e degne di nota che non sarebbero state possibili in un progetto individuale senza partner o in un progetto transfrontaliero. È inoltre servito a trovare idee e soluzioni nuove ai problemi locali, grazie ad un confronto tra strutture simili inserite in contesti culturali ed economici diversi. GEOPLANTOUR ha aperto concrete possibilità di sviluppo futuro per entrambe le regioni, che si sono già impegnate a cooperare nel quadro di una seconda serie di progetti, dopo il completamento del programma TERRA.

Persona da contattare Coordinatore del progetto Nome Organizzazione Indirizzo

Marko Dorka Tourist Board Vorpommern Fischstrasse 11 D- 17489 Hansestadt Greifswald

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Tel. Fax Indirizzi e-mail Siti web

+ 49 38 34 89 10 + 49 38 34 89 15 55 [email protected] [email protected] http://www.kolindros.gr/geoplantour http://www.vorpommern.de/geoplantour

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ALLEGATO III INDIRIZZI DEI 4 UFFICI DI ASSISTENZA TECNICA TERRA

COORDINAMENTO GENERALE E ZONE COSTIERE LYST, s.a. Consultants in Development and Technology

Chantal Stassinopoulou, Managing Director 75, Patission GR- 104 34 Athens Tel +30 (1) 68 55 679 Fax +30 (1) 68 55 697 E-mail [email protected]

Yannis Pyrgiotis, Urban Planner University of the Aegean 30, Voulgaroktonou st GR – 11472 Athens Tel + 301 64 55 550 Fax + 301 644 84 28 E-mail [email protected]

BACINI FLUVIALI Kuhbier + Fouquet, Rechtsanwälte

David Fouquet - Dr. Dörte Fouquet - Ann Allworth – Helge Reuter Avenue de la Fauconnerie 73 B-1170 Brussels Tel + 32.2.672 43 67 Fax + 32.2.672 70 16 E-mail: [email protected]

EROSIONE/DESERTIFICAZIONE E ZONE RURALI DI DIFFICILE ACCESSO

Fundacio Bosch I Gimpera - Grup Avaluacio politiques - GAP Universitat Autónoma de Barcelona

Antoni Soy GAP. EUEE. University of Barcelona Diagonal, 696 E - 08034 BARCELONA Tel + 34 929 7222 91 Fax + 34 93756 07 54 E-mail [email protected]

Mar Isla Departament d'Economía Aplicada Edifici B Universitat Autónoma de Barcelona E - 08193 BELLATERRA (BARCELONA) Tel + 34 929 30 84 13 E-mail [email protected]

PATRIMONIO CULTURALE Consultores de Administraciones Pùblicas Grupo Analistas

José Maria Ezquiaga Amado Nervo,3, E - 28007 MADRID Tel +34 91 551 5112 Fax + 34 91 433 83 59 E-mail [email protected]

Irène Ruiz Rolle – Pedro Prada Vega Espanoleto, 19 E – 28010 MADRID Tel + 34 91 520 01 86 Fax + 34 91 520 01 20 E-mail [email protected]