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strano; tutto ciò che è altro da noi, anche se con noi viene comunque in

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Xenos e filosofiaIl termine greco xenos indica chi riceve e chi dà ospitalità.In Grecia vi sono delle leggi ben precise che regolano l’ ospitalità: le Xenia

Le Xenia riassumono il concetto dell'ospitalità e dei rapporti tra ospite ed ospitante nel mondo greco antico, della cui civiltà costituiva un aspetto di grande rilievo.

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I termini delle leggi dell’ospitalità si chiariscono nell’episodio dell’approdo di Ulisse nell’isola dei Feaci nell’Odissea. L’ospite viene innanzitutto accolto, sfamato e ristorato, senza indagare in alcun modo sulla sua identità

L’ospitalità, dunque, nella sua prima fase, è accordata senza nessuna condizione. Qualora fosse necessario ci si difenderà dallo straniero solo dopo averlo accolto. L’origine di questo uso può risalire alla convinzione, che gli Dei, sotto mentite spoglie, visitassero gli uomini per testare la loro bontà ed ospitalità.

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Anche il filosofo Platone si interrogava sul ruolo dello Xenos nel Simposio. Tra i simposiasti rappresentanti della migliore cultura attica nessuno riuscì a definire il concetto di amore. Per pronunciare un logos su amore sarà necessario l’entrata in scena di una Xene: Diotima, l’incarnazione dello straniero nella sua accezione più ampia e comprensiva.

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Diotima è straniera in quanto: È di Mantinea e non atenieseNon partecipa al SimposioÈ una donnaÈ una sacerdotessaDiotima, proprio in quanto straniera, è

fondamentale per la risoluzione del discorso. Infatti non è possibile raggiungere la verità, se non attraverso il confronto con un discorso di chi sia estraneo alla comunità, e con essa entri in comunicazione.

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Platone, inoltre, sostiene che il nostro essere

attuale coincide con un frammento (Symbolon) il quale esige di essere completato.

Il Symbolon, antichissima tradizione greca è la parte di una tavoletta spezzata in due da conservare come segno di un diritto di ospitalità concluso. Rifacendoci al mito tramandatoci da Aristofane (in cui si parla dell’antica unità

dell’uomo oggi perduta), gli uomini sono Symbolon, sempre alla ricerca del proprio Symbolon.

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Lo straniero in Freud Il padre della psicoanalisi Sigmund Freud analizza il tema del “diverso” nel saggio “Das Unheimliche” letteralmente il “non domestico”.

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Freud esamina varie figure della letteratura.

Nei racconti di Hoffman “Der Sandmann” è la storia di un bambino che ha paura dell’uomo della sabbia. Una volta adulto la psicosi si sviluppa nel protagonista nel momento in cui scopre che il “Sandmann” altri non era che un avvocato che frequentava stabilmente la sua casa. Massimamente perturbante è la scoperta che ciò che sembrava non domestico proviene proprio dalla casa stessa.

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Il termine UnheimlicheFreud denuncia la difficoltà della traduzione di

questo termine, che trova un corrispondente solo nel termine greco Xenos e nella sua ambivalenza.

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Italia tra emigrazione ed immigrazione

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L’italiano come stranieroDal Medioevo fino alle soglie dell’Ottocento gli

spostamenti in e dall’Italia erano molto rari. Soltanto a partire dagli anni ‘40 e ‘50 dell’Ottocento nacque in mito dell’America che spinse una categoria di girovaghi che approdarono nelle Americhe generando i primi stereotipi anti-italiani.

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Le causeCrisi del settore agricolo meridionale dovuto

alla concorrenza AmericanaPerdita dei diritti comuni dovuta alla confisca

dei beni ecclesiasticiDiffusione del socialismo, quindi voglia di

riscattoAbolizione del maggiorascato e suddivisione

delle terre in poderi insufficienti alle singole famiglie

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Le fasi

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La politica italiana del primo ‘900 sull’immigrazionePer Saverio Nitti l’emigrazione avrebbe

favorito il progresso del Mezzogiorno grazie alle rimesse degli immigrati. I socialisti vedevano nell’immigrazione una possibilità di riscatto. Tali aspettative vennero deluse. In seguito al provvedimento statunitense sull’introduzione di un “esame letterario” per coloro che volevano entrare nel Paese, il governo italiano si impegnò per aumentare l’alfabetizzazione nei centro con maggior flusso emigratorio.

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L’età giolittianaDurante l’età giolittiana l’emigrazione viene

vista come una perdita di forza lavoro; l’Italia allevava forza lavoro destinata all’estero. Ciò andava soprattutto a svantaggio del meridione. Infatti nel nord si

registrava un positivo sviluppo dell’industrializzazione.

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Il mito della Nazione proletariaAffinché l’emigrazione avesse un risvolto

positivo, secondo i nazionalisti bisognava intraprendere una politica imperialista che contenesse l’emigrazione all’interno del fenomeno coloniale.

Da qui nacque il fascismo.

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L’emigrazione cilentanaIl primo flusso emigratorio si verificò tra il

1867 ed il 1900 ed interessò circa il 60% della popolazione cilentana. Ma l’unico vantaggio furono le rimesse provenienti dall’estero. Le esperienze maturate dai cilentani all’estero, non vennero mai valorizzate nella madre patria.

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Realizzato dalla classe IV A del Liceo Scientifico “A. Gatto” al termine del progetto d’istituto “Xenos” A.S. 2009/2010

Coordinatrice del progetto: prof.ssa Celeste Annunziata