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Telve Valsugana “Biglietto da visita” ®

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TelveValsugana

“Biglietto da visita” ®

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La Giunta Comunale

Sindaco: dott. Fabrizio TrentinRiceve il martedì dalle 19.00 alle 20.00 su appuntamento

Venerdì dalle 08.30 alle 12.00Sabato dalle 08.30 alle 12.30 su appuntamento

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Vicesindaco: sig. Paolo StroppaIncarichi: Lavori pubblici e attività economiche

Riceve tutti i giorni su [email protected]

Assessore: dott. Walter BailoniIncarichi: ambiente e politiche sociali

Riceve il martedì dalle 11.00alle 12.00 su [email protected]

Assessore: dott.ssa Lorenza Trentinaglia

Incarichi: Cultura e istruzioneRiceve il lunedì dalle 17.00 alle 18.00 su appuntamento

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“La Collana di guide dei Paesi del Trentino”. “Biglietto da visita ®” è edita e stampata da

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Telve Valsugana

Assessore: ing. Patrizio FerraiIncarichi: foreste, edilizia privata e sport

Riceve il martedì dalle 18.30 alle 19.30 su [email protected]

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Telve ValsuganaNumeri ed indirizzi utili

Uffici comunali: 0461 766054Biblioteca comunale: 0461 766714Ufficio postale: 0461 766002Farmacia: 0461 766084Ambulatorio pediatrico: 0461 766304Ambulatorio comunale: 0461 766025Ambulatorio infermieristico: dal lunedì al sabato 9.00-9.30 giovedì 8.30-9.00 tel. 0461 777319Guardia Medica: 0461 753125 0461 753016Canonoica: 0461 766065 beginCassa Rurale Centro Valsugana: 0461 782577Scuola materna: 0461 766315Scuola elementare: 0461 766062Scuola media “don L. Milani”: 0461 766072

Polizia Municipale: 0461 758770Referenti per il Comune di Telve: 335 5964227Pattuglia Reperibile: 329 2107691 - 329 2107692Comprensorio C3Centralino: 0461 755555Servizio tariffa RSU: 0461 755541N. verde per problemi inerenti lo smaltimento rifiuti: 800 703328Ufficio tecnico: 0461 754196Distretto sanitario n. 2: 0461 762572Consultorio familiare: 0461 754638Assistente sociale (giovedì ore 9.00-11.00): 0461 766736Trasporto pubblico Trentino Trasporti: 800 498504Soccorso alpino: 0461 233166VVF di Telve: 0461 766965

La scheda

Abitanti: 2020

Superficie: 64,85 km2

Altitudine: 550 m s.l.m.

Cap: 38050

Festa del Patrono: S. Maria Assunta (15 agosto)

Frazioni: Caverna, Dami, Martinelli, Parise

Distanza da Trento: 49 km.

Mercato settimanale: venerdì mattina

Altitudine: 550 m s.l.m.

Sito Web: www.comune.telve.tn.it

E-mail: [email protected]

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Telve ValsuganaPosizione geograficaIl comune di Telve si trova a 538 m. di quota in Valsugana, sulla riva sinistra del fiume Brenta che, attraversando da ovest ad est il Trentino sud-orienta-le, collega il capoluogo Trento (distan-te 38 Km dal paese) con il Veneto.Il territorio di Telve si estende su 6.485 ettari, dislocati sulla sinistra idrografi-ca del fiume lungo le pendici meridio-nali del monte Salubio, nella catena del Lagorai ed è indicativamente com-preso tra il corso dei torrenti Ceggio, ad ovest e il torrente Maso, ad est. Gli abitanti sono circa 2000 concentrati principalmente nel Paese ma l’abitato si estende in piccoli masi quali Parise, Pozza, Martinelli e Dami tra i 393 metri del fondovalle ai 2574 m. slm di Cima delle Buse, al confine con i comuni di Castello di Fiemme e Pieve Tesino.Confina ad est con i comuni di Pieve Tesino, Scurelle e Carzano, a sud con

Castelnuovo e Borgo Valsugana, ad ovest con Telve di Sopra e Palù del Fer-sina, a nord-ovest con Pinè, a nord con Valfloriana e Castello di Fiemme e le isole amministrative Cauriol (comune di Pieve Tesino) e Fregasoga-Spruggio (comune di Baselga di Pinè). È a 3 km dalla statale n. 47 della Valsugana, che a ovest si dirige verso Trento e in dire-zione opposta scende attraversando il Veneto fino a Padova. Il casello auto-stradale di Trento Centro, a 39 km, dà accesso alla A22 Brennero-Modena. La più vicina stazione ferroviaria dista 3 km e appartiene alla linea Trento-Venezia. Gli aeroporti internazionali di riferimento sono Venezia e Verona, entrambi a 140 km circa, mentre quel-lo di Milano/Linate e quello di Milano/Malpensa per i voli di linea intercon-tinentali distano rispettivamente 261 km e 300 km.Fa riferimento al sistema portuale del capoluogo regionale Veneto.

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Telve ValsuganaIl territorioLa superficie del territorio comunale è prevalentemente occupata da boschi, pascoli e zone agricole.Il pascolo, in parte abbandonato, è localizzato al di sopra dei 1000 m e con gli alpeggi di alta quota ricopre il 25% del territorio. I boschi (62% del territorio) costituiti prevalentemente da conifere sono dislocati al di sopra degli 800 m. e costituiscono la prin-cipale risorsa per il Paese mentre la superficie agricola si estende preva-lentemente sul conoide del torrente Ceggio, a valle dell’abitato.

Le originiIl rinvenimento sulle alture di Borgo e Castel Pietro di reperti archeolo-gici risalenti all’epoca preistorica dimostrerebbe la presenza di stan-ziamenti umani anche nel territorio di Telve sin dall’età del bronzo.I vari popoli che percorsero la valle nella successiva età del ferro, indi-cati come Reti, furono caratterizzati da un’unità etnico culturale estesa al Trentino, alle Prealpi venete, al Tirolo e alla Bassa Engadina. Tale origine comune si evidenzia nelle numerose concordanze tra nomi di località valsuganotte e altre, regio-nali ed extraregionali. Per quanto riguarda il nome Telve, troviamo corrispondenti in Alto Adige con “Telves”, in provincia di Como con la “Val d’Intelvi”. In Tirolo con “Tetfs” e nel feltrino con “Telva”.

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Telve ValsuganaL’abitatoSul conoide alluvionale del torrente Ceggio, in posizione solatìa, è adagiato l’abitato di Telve (548 msm).Oltre al centro principale, il comune di Telve è costituito da altre località abita-te chiamate “masi”: si tratta di piccoli ed isolati nuclei abitati, che “sono la de-rivazione storica della schematizzazio-ne del territorio montano operata nella zona di Telve dai due castelli feudali di Castel Alto e di Arnana (Gorfer)”. A parte Parise, situato a nord-ovest del paese,

la toponomastica evidenzia come questi nuclei siano individuati dal soprannome del nucleo familiare più numeroso che in passato vi ha abitato o che tutt’ora lì vive: Dori, Dami, Batistori, Micheloni, Martinei, sono alcuni esempi.Il centro storico dell’abitato di Telve pre-senta una particolare struttura urbanisti-ca, essendo organizzato prevalentemen-te in rioni chiamati “cormèi”. Essi sono costituiti da edifici addossati che contor-nano uno spazio aperto, generalmente un cortile alternato (almeno nel passato) da orti e fienili (Verone, Crestani) o più raramente una piazzetta o un vicolo (So-tocesa, Steneghi). Gorfer (1990) riporta che “in passato ogni cormèlo componeva un’entità chiusa anche fisicamente. Delle chiusure con porte esterne rimangono i resti nel cormèlo de le Veròne.” Tranne che per i cormèi più antichi, anche in que-sto caso, come per i Masi, i toponimi cor-rispondono al cognome o al soprannome della famiglia più numerosa o più antica

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Telve Valsuganache lì risiede (Ghèbri, Crestani, Mosèri, ecc.). L’origine di questi toponimi risale prevalentemente al primo dopoguerra, quando, in seguito alla ricostruzione del paese interamente distrutto dal conflitto mondiale, i diversi gruppi familiari vi si sono insediati stabilmente.L’abitato si articola in viuzze sulle quali si affacciano portici e mura che nascondono preziosi cortili. Di tanto in tanto il dedalo di stradine si apre in una piazzetta per poi proseguire e confluire nelle due piazze principali: piazza Maggiore e piazza Vecchia.Per quel che riguarda la conformazio-ne edilizia e strutturale, Telve è andato formandosi progressivamente senza scosse e sobbalzi, attraverso vicende secolari e secolari progressioni che si riflettono nello stato generale del pae-se. Ogni variazione, ogni avanzamento è legato allo stato economico della fami-glia costruttrice ed ancora il prestigio, interno ed esterno del casato, è visto

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attraverso la lente concreta del pos-sesso e della solidità della casa. Ancor oggi i vari palazzi di Telve, e ce ne sono diversi, sono lì a ricordarci un cogno-me autorevole, un titolo nobiliare, un periodo di fortuna e di attività.

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Telve ValsuganaLe piazze

PIAZZA VECCHIAGià “Piazza Napoleone” è situata nel cuo-re del paese ed è sempre stata il punto più vissuto dalla comunità, ospitando numerosi servizi e attività commerciali.È delimitata su tre lati da edifici tra i quali “casa Avancini” a nord, casa Fedele-Spa-golla a est e palazzo De Bellat a sud, che da più di trent’anni ospita il municipio.Ad ovest è costeggiata dall’alto muro di cinta interrotto dall’antica portale che per-mette l’accesso al parco di palazzo Buffa.Nella parte alta la piazza è caratterizzata da una fontana ottagonale in granito.

PIAZZA MAGGIOREPercorrendo piazza Maggiore vediamo sulla destra il complesso di edifici sette-centeschi che fu della famiglia Paterno, ora Micheletti. Casa Micheletti, nonostan-te i vari rimaneggiamenti e adattamenti, conserva sulla facciata che guarda la piazza un pregevole portale lapideo, sti-listicamente già neoclassico, con conci a bugne alternate e capitelli tuscanici. La chiave di volta a specchio trapezioidale del portale reca in alto il monogramma di Cristo e sotto la data 1796 seguita dalle iniziali “G. B. P.” Giovanni Battista Paterno e dai tre chiodi dell’ordine francescano. Esso immette in un ampio androne a volta ribassata dal quale si sale ai piani superiori attraverso una scala in pietra coperta da una volta a botte che diventa a crociera con unghie cordonate nei piane-rottoli. L’orto di Casa Micheletti, al quale si accede attraverso un cancello affiancato da monumentali pilastri bugnati, è recin-tato da un alto muro coronato da qualche merlo ornamentale settecentesco.

Nell’angolo nord-ovest della piazza si trova un complesso di costruzioni risa-lenti al XVII secolo che, senza soluzione di continuità, si sviluppa lungo tutto il vicolo Verone. Si tratta di alcune case padronali, affiancate da antiche struttu-re produttive, oggi trasformate in case di abitazione, un tempo adibite a filanda. Tutto il complesso di edifici, fino a via Lavandaie, nel 1859 apparteneva al pos-sidente Carlo Stenico. È uno degli angoli più suggestivi e caratteristici di Telve con sottoportici e androni e una serie di arcate oggi tamponate, posto al limitare occidentale del paese con ampia vista sul torrente Ceggio, come starebbe a indicare il toponimo “il Verone”, trasfor-mato dai residenti in “le Verone”.Chiude la piazza il Palazzo Sartorelli, casa natale di vari esponenti di questa famiglia tra i quali Giuseppe Antonio, notaio e can-celliere a Castel Telvana fra gli anni 1754-1756, morto a Telve nel 1797; il pittore Carlo Sartorelli (1751-1832); il botanico e farma-cista Casimiro (1774-1852); lo studioso e

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Telve Valsuganafarmacista Lino (1894-1971?), ecc. L’edificio, ampliato e rimaneggiato nel Settecento, conserva parte della originaria struttura cinquecentesca come l’interessante mono-fora con conci a specchio e il portalino in marmo con sopralume lunettato, entrambi aperti sul lato che dà su via Fontane.Sul lato opposto della piazza, quello vicino alla chiesa, si affaccia l’elegante palazzo della Fondazione Sartorelli, una costruzio-ne settecentesca di impianto cinquecen-tesco, elevata per tre piani su una pianta ad “L” che, nonostante la recente ristrut-turazione. Ha mantenuto l’originario as-setto architettonico e buona parte delle membrature e rifiniture in pietra come gli stipiti modanati di porte e finestre, le coperture a volta dei locali al pianterreno

e il portale ad arco con s e m p l i c e smusso del muro di cin-ta, riferibile al XVI sec.

I palazzidel centro storico

PALAZZO DE BELLATL’attuale sede del municipio, biblioteca e ambulatori era nel secolo scorso la casa padronale della famiglia De Bellat. I fabbricanti formavano un unico com-plesso ad “U” e l’attuale piazzale Depero costituiva l’orto. Il fronte nord dell’edi-ficio comprendeva numerosi avvolti nei seminterrati e gli appartamenti ai piani

superiori. Sul lato est stavano un por-ticato adibito a deposito agricolo e un fienile, oltre ad una fontana in pietra; al piano superiore un grande salone con una stufa ad “olle” di pregiata fattura. Queste due parti dell’edificio ospitano oggi gli uffici comunali.Il fabbricato a sera, unito al corpo cen-trale tramite una piccola stanza sopra l’attuale portico, comprendeva le stalle al piano terra, i fienili e l’abitazione dei di-pendenti al primo piano, il granaio all’ul-timo. Oggi qui troviamo la biblioteca, gli ambulatori comunali e il “Museo degli usi e costumi e delle tradizioni telvane”.

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Telve ValsuganaIL PALAZZO BUFFA

L’attuale Palazzo dei baroni Buffa di Castellalto che sorge nel cuore del centro abitato di Telve, circondato da un vasto parco recintato da un alto muro, è il risultato di numerosi in-terventi succedutisi nel corso di oltre cinque secoli. Il nucleo originale del palazzo, risalente alla fine del XV seco-lo, ricavato probabilmente da una più antica abitazione fortificata, costruita in paese dai signori da Thelvo, è for-mata dal basamento sud del palazzo, quello che dà in via Grazie.Chiamato in passato anche Misericor-dienburg (primo ospedale del paese), il palazzo è di proprietà della famiglia Buffa alla quale nel 1674 l’imperatore Leopoldo conferì il titolo di nobili e ba-roni di Montegiglio, Castellalto e Haiden.Di pianta quadrangolare il palazzo ha su via Grazie un bel portale bugnato con un caratteristico portico interno in acciot-tolato. Qui sono murate alcune lastre

che richiamano la storia della famiglia. Il portico è separato dall’ampio parco, delimitato da alte mura, da un arco settecentesco a lato del quale svettano due maestosi tassi di oltre trecento anni di età. Nel giardino ci sono verso nord le antiche stalle e a est, verso la piazza Vecchia, la “palazzina” con avvolti del Cin-quecento un tempo casa della servitù. Il palazzo verso sud è ornato da bifora e da monofore con inferriate seicentesche.Dal 2004 portico e parco sono aperti al pubblico in occasione della sagra di San Michele.

IL PALAZZO TRENTINAGLIASalendo per via Grazie, s’incontra sulla destra un complesso di edifici contras-segnati da un vivace intonaco rosso sul quale risaltano i bianchi stipiti marmo-rei di porte e finestre. Si tratta dell’antico Palazzo Trentinaglia, dal 1985 trasforma-to in alloggi ITEA. Quello che fu il Palazzo Trentinaglia, era un complesso di edifici costituiti dalla casa padronale, posta a sud, dalle stalle, i rustici e i locali per la servitù, posti a est e a nord e tutti dispo-sti ad U attorno a un cortile chiuso sul lato a sera da un alto muro. A mezzo-giorno del magnifico palazzo padronale, innalzato per quattro piani su una pianta ad “L”, si apre un ampio giardino terraz-zato, chiuso anch’esso da un alto muro di cinta. Al centro della facciata prospi-ciente il giardino, caratterizzata da re-golarità e simmetria, si apre al piano da una bifora rettangolare. Esso immette in un profondo androne voltato a botte con arco ribassato, appartenente al XVII se-colo. L’accesso al palazzo lungo l’attuale

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Telve Valsugana

via Grazie avviene attraverso dei portali lapidei arcuati con voluta in chiave di vol-ta e arco poggiante su piedritti imprezio-siti da un’elegante cordonatura. Il nucleo del palazzo potrebbe risalire tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo. Nella sua veste attuale rivela un ampliamento e un rimaneggiamento ascrivibili stilistica-mente alla prima metà del XVIII secolo.

VILLA D’ANNA

Si trova ad est dell’abitato ed è anch’essa circondata da una vasta zona verde dove spiccano due pioppi piramidali, un cedro del Libano ed un maestoso cipresso. È di

proprietà degli eredi della famiglia d’An-na che, oriundi di Aosta, pare siano stati a servizio dei signore de Telvo fin dal XIII secolo. Dalla nobile famiglia furono scel-ti, dal 1727 al 1831, i capitani di Castel Telvana. Il palazzo ha una forma molto movimentata, con il tetto disposto su vari livelli ed un grande terrazzo che si affaccia a sud. In paese sono ancora da ricordare nella parte alta dell’abitato la casa cinquecentesca “del Capitano”, con monofore, bifora, trifora e un portale che immette in un vasto atrio.

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Telve ValsuganaLa chiesa di“Santa Maria Assunta”L’edificio, lungo 35 metri e largo 18, presenta un’altezza della navata di 19 metri. In stile tardobarocco, è ca-ratterizzato da un particolare gioco di volumi e di movimento del tetto, disposto su più livelli. Il campanile cinquecentesco ospita sei campane risalenti all’inizio del secolo scorso.

Sulla facciata a sud si trovano tre pie-tre tombali, una delle quali appartiene a Margherita di Fuchsberg, prima mo-glie di Franceso il Castellano.Costruita probabilmente nel XII secolo la chiesa, più piccola dell’attuale, era inizialmente dedicata a San Michele Arcangelo. Due secoli dopo le ven-ne affiancata un’altra piccola chiesa (cappella di Santa Maria), utilizzata da una cospicua colonia di tedeschi. Nel 1474 ottenne un proprio battistero e fu intitolata a Santa Maria Assunta. Venne riedificata nel 1733 e nel 1741 - come attesta la scritta sull’arco del presbiterio - assumendo la struttura attuale. Nel 1840 un fulmine provocò l’incendio di una parte della copertura e nel corso della Grande Guerra, il 17 maggio 1917, una granata squarciò la base del cupolone, rovinando l’altare maggiore. Fino al 1862 era circonda-ta dal cimitero, dove però già da oltre trent’anni non si seppelliva più nessu-no, essendo stato creato il nuovo cam-

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di Rattin Cassiano

posanto sul colle di Santa Giustina.L’architettura interna è frutto del progetto dei fratelli maestri murato-ri comaschi Antonio e Pietro Bianchi. Presenta un’unica navata con quattro cappelle laterali con gli altari del Sa-cro Cuore, del Crocefisso, della Ma-donna del Rosario e di Santa Teresa

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Telve Valsuganadel Bambin Gesù; sul lato sinistro del-la pala di quest’ultimo è rappresenta-to il paese di Telve. I due altari ai lati dell’arco santo sono dedicati a San Giuseppe e alla Madonna Addolorata. Gli altari e le altre opere marmoreee sono di Antonio Giuseppe Sartori.L’altare maggiore, in stile barocco, è dedicato a Santa Maria Assunta, con una pala del 1923 opera di Umberto Martina. Davanti a questa spicca il tabernacolo, circondato da sei mae-stose colonne marmoree con capitelli corinzi.Sull’arco un affresco del 1946 di Fran-cesco Chiletto rappresenta la libera-zione di San Pietro dal carcere e la conversione di San Paolo.Accanto all’altare di sinistra troviamo una pietra tombale a parete, in mar-mo rosso, fatta costruire per sè da Francesco IV, ultimo erede di Castel-lalto, che morì a Trento nel 1554; la sua salma venne trasportata a Telve e sepolta in chiesa, dietro al monumen-

to che si era appunto fatto costruire. Nessuno però si preoccupò di com-pletare con la data della sua morte l’iscrizione in tedesco.Il pulpito, sul lato sinistro della chie-sa, è in legno dipinto in finta marmo - come pure la balaustra che ospita l’organo - ha struttura esagonale e sulle pareti sono rappresentate le ta-vole della legge.

La chiesa di“Santa Giustina”La scoperta nel 1982 degli affreschi - successivamente restaurati - risa-lenti all’inizio del Trecento ha con-sentito di datare al XIII secolo l’epo-ca di edificazione della chiesa, sorta forse sul sito di un tempio dedicato a qualche dio pagano. Inizialmente aveva la porta a mezzodì e una pic-cola finestra a sera. La riedificazione del 1664 portò ad un primo amplia-mento, allo spostamento della por-ta sul lato a sera e al collocamento della pala di Santa Giu-stina, opera del pittore f i e m m e s e Antonio Zeni (1665) e co-pia di quel-

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la, che si trova nella chiesa di Santa Giustina a Padova, dipinta da Paolo Veronese. Dal 1780 lo spazio circo-stante ospita il cimitero, ampliato la prima volta nel 1796, come ricorda la scritta sullo zoccolo di pietra che sorregge la colonna con la croce di

ferro, posta nel piazza-le sul lato sud della chiesa. Nel 1982, in oc-casione dei lavori di ristruttura-zione della c a p p e l l a , v e n n e r o

scoperti sulle pareti a nord e a sud affreschi tardo-gotici e post-giotte-schi e iscrizioni in italiano, tedesco e latino. Gli affreschi risultano rovina-ti dalle martellature eseguite forse nel XVII secolo per farvi aderire un nuovo intonaco.Sulla parete a nord sono raffigurati sedici santi e sante, con ampi man-telli; in mano hanno le corone dorate, libri, bastoncini e palme.

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Telve ValsuganaLa chiesa di SanGiovanni NepomucenoLa piccola chiesa fu eretta nella secon-da metà del Settecento; le cronache attestano infatti che “il giorno 1 giugno 1767 il vescovo di Feltre, Andrea Minuc-ci, compì la visita pastorale alle diverse chiese della Pieve e in più a quella nuo-va cappella intitolata a San Giovanni Ne-pomuceno, di proprietà di casa D’Anna de Celò, costruita qualche anno prima”.Sorge sulla suggestiva piazzetta di San Gio-vanni nella parte alta del paese, a ridosso delle abitazioni, anche se un basso muro di cinta le riserva uno spazio tutto suo.L’ingresso principale, rivolto a sud, è sor-montato dalla statua del santo e da un piccolo rosone a forma di quadrifoglio.La pala dell’altare rappresenta San Gio-vanni Nepomuceno, un sacerdote vissu-to a Praga nel Trecento presso la corte di Venceslao IV e ucciso per ordine del re in modo crudele: gli fu tagliata la lin-

gua, venne rinchiuso in un sacco e getta-to nel fiume Moldava dal ponte San Car-lo. Secondo la tradizione quando il sacco toccò l’acqua apparvero cinque stelle o fiammelle che, insieme alla palma e al crocefisso, sono il simbolo del santo.Fino agli anni Settanta sulla piazzetta, a sinistra dell’entrata della chiesa, esisteva una bella fontana in pietra. Ancora oggi è ben visibile il basamento della vasca.L’ultimo restauro della cappella è del 2000.

BASSA VALSUGANASocietà Cooperativa

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Telve ValsuganaL’economiaDa sempre comune ad elevata vocazio-ne agricola, Telve riserva ancor oggi una notevole parte del proprio territorio al settore primario.Il conoide - formato dal torrente Ceggio a valle dell’abitato - ma anche numerosi al-tri appezzamenti a nord e ad est del paese sono occupati da coltivazioni pregiate che producono mele, uve per spumante o vino da tavola e i piccoli frutti (fragole, lamponi e mirtilli), diventati negli ultimi anni tra i più apprezzati prodotti della zona.La fascia a monte di Telve, fino alla quo-

ta di circa 1000 metri, è occupata dal castagno, pianta che caratterizza tutto il versante sinistro della Valsugana, da Roncegno fino a Spera. I marroni, di ottima qualità, sono molto ricercati e vengono consumati dai proprietari o venduti direttamente in zona. Alle quote più alte della val Calamento sono ancora attive numerose malghe, elementi tipici dell’economia agricola della zona, per lo più di proprietà del comune di Telve: a Valtrighetta, Casa-bolenga, Cagnon di Sotto e di Sopra, Val Solero di Sotto e di Sopra, Ziolera e Valpiana vengono ogni anno monticate decine di capi bovini ed il formaggio, il burro e la ricotta qui prodotti sono da tutti considerati di grande bontà.Ricordiamo inoltre altri prodotti, sicu-ramente più di nicchia ma sempre di grande qualità, come il miele che molti producono per autoconsumo ma che è possibile anche trovare in vendita assie-me ad altri preziosi derivati dell’apicoltu-

ra (pappa reale, propoli, polline, cera).Saporitissimi e molto rinomati sono anche i salumi della locale cooperativa agricola.Non possiamo dimenticare infine il bo-sco, un elemento naturale di notevole importanza sia per l’economia del comu-ne di Telve che per la salvaguardia e la bellezza del suo territorio.

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L’agricolturaL’Agricoltura nell’intera Valsugana orien-tale ha rivestito sempre un ruolo impor-tante; le pendici esposte a sud hanno fa-vorito la coltivazione della vite, del melo, del frumento, del tabacco e del gelso per i bachi da seta. Il castagno ha rappresen-tato un’importante fonte di reddito per le famiglie e ancora oggi questa coltura risulta essere interessante sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo.L’allevamento dei bovini e la pastorizia sono sempre state fondamentali per i prodotti lattiero-caseari: per questo erano destinati a prato-pascolo mol-ti terreni fino alle quote più alte con campivoli (piccoli pascoli) e malghe per l’alpeggio estivo del bestiame.Ancor oggi le attività legate all’alleva-mento e all’agricoltura, anche se note-volmente trasformate e meno praticate, rappresentano un importante presidio di salvaguardia del nostro territorio.In viticoltura si è passati dalle vecchie

varietà come la Pavana e il Grinto alla coltivazione razionale di vitigni di uva bianca come il Müller Thurgau o lo Chardonnay: in particolare quest’ul-timo viene utilizzato quasi esclusiva-mente per la produzione di “uve base spumante”, cioè destinate alla produ-zione di vino dalle mille bollicine.La frutticoltura si è sviluppata recente-mente con varietà meno vigorose ma più produttive che hanno sostituito le gran-di piante di melo, denominate “franchi”.Le notevoli escursioni termiche tra not-te e giorno favoriscono la colorazione delle mele ed i terreni fertili permetto-no di ottenere produzioni saporite.Recentemente si è diffusa la coltiva-zione dei “piccoli frutti” come fragole, mirtilli, ribes, lamponi e more: specie che crescono bene su terreni acidi e possono essere coltivati anche su limi-tate superfici.Nei terreni di fondovalle trova posto il granoturco destinato all’alimentazione animale; inoltre è stata reintrodotta da

poco, grazie ad uno specifico program-ma europeo, una vecchia varietà di mais, detta Spin, nome derivante dalla parti-colare conformazione del chicco, che permette la produzione di una farina da polenta particolarmente saporita.

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Telve Valsugana

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La storiaI romani, comprendendo l’importanza della Valsugana che metteva in comuni-cazione Aquileia con la Rezia, intraprese-ro la costruzione di una importante via ricalcata sul tracciato di una precedente pista preistorica, che da Altinio risaliva a Feltre per poi penetrare in Valsugana attraverso il Tesino e congiungersi a Trento con la Claudia Augusta padana. Questa via, denominata Claudia Augusta Altinate, nel suo tratto valsuganotto pro-babilmente saliva da castel Nerva di Scu-relle verso Telve per ridiscendere verso l’antico castrum Ausugum (castel Telva-na) dopo aver superato Castel S. Pietro.In seguito alla caduta dell’Impero la valle fu sicuramente attraversata da orde di barbari finchè nel VI secolo vi giunsero i Longobardi che aggregarono la Valsuga-na al Ducato di Trento. Successivamente vi si stanziarono i Franchi.La prima fonte certa che attesta la pre-senza di un insediamento stabile a Telve

risale ad un documento redatto 12 maggio del 1160 ove viene menzionato tal Wala domi-nus de Telvo, capostipite della famiglia.Sul finire del

XIII secolo Telve era un centro vitale dotati di chiesa e di castello e nel 1296 possedeva una Carta di Regola. È anche di questo periodo o poco oltre, l’inizio detta costruzione della chiesetta di San-ta Giustina, eretta sull’omonimo colle ad est del paese.Dopo un periodo di relativa pace la valle venne stravolta dalla guerra tra la Casa d’Austria e la Repubblica di Venezia. Ne subirono penosamente le conseguenze gli abitanti di Telve che nel 1487 assi-stettero impotenti all’arrivo delle trup-pe veneziane che, dopo aver tentato

inutilmente di espugnare il castello di Castellalto, si riversarono nel villaggio depredando e incendiando le abitazioni.Il susseguirsi di scontri, devastazioni, stragi e soprattutto la tirannia dei ca-stellani nei confronti della popolazione locale, avevano portato quest’ultima ai limiti e il dissenso si trasformò in rivol-ta. La Guerra Rustica fece molte vittime anche in Valsugana.Dal XVI al XVIII secolo la comunità di Tel-ve è caratterizzata da una vivace attività economico-sociale con la presenza di numerosi artigiani e mercanti, di fuci-ne e mulini, e molteplici manifestazioni collettive sia religiose che profane con lo sviluppo urbanistico-architettonico ed il moltiplicarsi accanto a dimore ti-picamente rurali, di residenze signorili dislocate soprattutto attorno alla piazza principale: Casa Sartorelli, con elementi del primo Cinquecento l’edificio cinque-seicentesco alle Veronè e il palazzo Buffa.Distintiva delle residenze signorili era la costruzione di cappelle private come la

Telve Valsugana

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Chiesetta barocca di S. Giovanni Nepo-muceno. In cima al portale campeggia la statua del santo, opera dello scultore Antonio Giuseppe Sartori. L’importanza storica del paese in questo periodo è in-dicata dalla presenza dell’Ospedale o “Cà di Dio”, attivo sicuramente già dal 1530.Il periodo di prosperità e di pace fu interrotto dalla penetrazione irruenta dell’esercito francese in Valsugana del 1796, guidato dal generale Bonaparte che occupò la valle nel tentativo di con-quistare Trento.Nel 1810, dopo cinque anni sotto la do-minazione bavarese, la Valsugana venne annessa al Regno d’Italia e incorporata al dipartimento dell’Alto Adige. La giuri-sdizione di Castellalto fu quindi comple-tamente abolita e sottoposta alla giudi-catura di pace di Borgo. Con il ritorno della Casa d’Austria il giudizio patrimo-niale di Castellalto venne ripristinato, finchè i baroni Buffa, nel 1825, rinuncia-rono alla giurisdizione e nel 1830 venne istituito il giudizio distrettuale di Borgo.

Durante la guerra d’indipendenza, Telve fu di nuovo teatro di duri combattimenti.Nel 1866 ebbero luogo sul colle di San Pietro gli scontri tra le truppe austriache e quelle italiane guidate dal generale Me-dici, che da Bassano era salito lungo la Valsugana per tentare di ricongiungersi a Trento con Garibaldi.Pochi anni prima un’altra grave sciagura si era abbattuta sul villaggio: un furioso incendio aveva infatti devastato la parte sud orientale dell’abitato investendo 13 case abitate da 20 famiglie di contadini per un totale di circa 130 persone.Ma l’evento epocale, che portò prima alla totale evacuazione e poi alla distru-zione del paese, fu il primo conflitto mondiale. I numerosi resti di trincee e di baraccamenti militari ancora visibili sul-le montagne di Telve e le toponomastica locale testimoniano gli avvenimenti che interessarono la zona nei tragici mesi tra il 1915 e il 1917. Telve e la Valsugana rimasero infatti a lungo sulla linea del fronte. Già nel 1914 il paese era stato

privato di buona parte della popolazione maschile con il graduale richiamo di nu-merose classi di leva sempre più giovani, mandate a morire sui campi di battaglia del fronte austro-russo.Dopo la dichiarazione di guerra all’im-pero austroungarico il 23 maggio 1915, le truppe italiane (alcuni battaglioni alpini e di guardie di finanza e due bri-gate di fanteria) avanzarono molto len-tamente lungo il corso del Brenta nono-stante la totale assenza di opposizione da parte avversaria.Le scarse forze austriache avevano in-fatti scelto la tattica di temporeggiare mentre si ritiravano su una linea arre-trata che dalla conca dei laghi di Levico e Caldonazzo correva lungo il crinale principale della catena del Lagorai, dalla Panarotta fino a passo Rolle. Nel territo-rio di Telve le postazioni austriache pas-savano lungo le creste dal monte Croce l passo del Manghen e da qui verso Zio-lera e cima Valpiana ed oltre, verso il gruppo del Montalon. Le pattuglie mobili

Telve Valsugana

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Venerdì 8.00 - 19.00 orario continuato

Sabato 8.00 - 18.00 orario continuato

di Standschùtzen e gendarmeria aveva-no il compito di sorvegliare i movimenti del nemico, simulando se possibile la presenza di forze consistenti nell’area.Le pattuglie italiane erano già entrate a Telve nel giugno 1915, ma solo il 24 ago-sto il paese venne stabilmente occupato: fino ad allora austroungarici ed italiani si avvicendavano notte e giorno per le vie dell’abitato ponendo non pochi problemi all’imbarazzata popolazione, costretta ad inneggiare alternativamente all’im-peratore ed a Vittorio Emanuele III. I ci-vili, come in molti altri centri della bassa Valsugana, non erano infatti stati forza-tamente evacuati dalle autorità e la mag-

gior parte di loro aveva scelto di rima-nere, nella convinzione di poter meglio tutelare i propri poveri averi in un con-flitto che si riteneva di breve durata. La presenza di forze italiane espose tuttavia il paese ad occasionali bombardamenti da parte delle artiglierie sulla Panarotta e non mancarono le vittime innocenti.Il patrimonio bovino, suino ed ovino, già depauperato dalle truppe au-stroungariche scese in più riprese a requisire dai monti retrostanti, di-sparve gradualmente con le successi-ve requisizioni e le consegne forzate ai reparti della sussistenza italiana impegnati nel difficile compito di ga-rantire il sostentamento alle truppe operanti. In quei mesi il genio militare italiano realizzò un’importante opera stradale: la carrozzabile che, parten-do dalla rotabile di Calamento, arri-vava sotto forma di ampia mulattiera nei pressi della vetta del monte Salu-bio ove erano appostate artiglierie di medio e piccolo calibro.

L’ultimo sussulto della guerra fu nella notte del 18 settembre 1917 quando, con l’appoggio di alcuni ufficiali e sot-toufficiali traditori, le regie truppe ten-tarono di aprire un varco nella prima linea austriaca presso Carzano.Una colonna di arditi della brigata Trapani raggiunse effettivamente le

Telve Valsugana

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Telve Valsugana

38050 Telve Valsugana (TN)via Salubio, 1

0461 766090

prime case di Telve, ma l’auspicato sfondamento fallì nella confusione, causa l’inadeguatezza e la sfiducia di chi aveva responsabilità di comando. Le modeste forze austriache riusciro-no a circoscrivere ed eliminare l’infil-trazione, infliggendo al nemico gravis-sime perdite. La disfatta di Caporetto, nell’autunno 1917, costrinse gli italia-ni ad abbandonare anche la Valsuga-na nel novembre dello stesso anno.Il fronte si spostò nel Canale di Brenta e sul monte Grappa, mentre Telve di-venne piena retrovia, luogo di riposo

e ristoro per gli esausti reparti asbur-gici. Torme di militari dispersi vaga-vano tra le case sventrate in cerca di qualunque cosa potesse loro tornare utile completando cosi la distruzione e il saccheggio.Il 3 novembre 1918, dopo il crollo del-lo schieramento austriaco sul monte Grappa, gli italiani occuparono di nuo-vo il paese, ma i profughi rientrarono in paese solo in dicembre e poi duran-te l’anno successivo.Chi rientrò trovò un mare di rovine: delle 255 case che costituivano il paese nel 1914 solo 5 potevano considerarsi abitabili all’inizio del 1919. Il lavoro di ricostruzione dell’abitato fu impegna-tivo e venne completato in pochi anni mentre la popolazione si adattava prov-visoriamente a sopravvivere in malsa-ne baracche prefabbricate, erette in tutta fretta dal genio militare italiano.Dopo l’annessione all’Italia, nel 1928, con il Regio decreto n. 839 del 29 marzo, Telve (come pure Carzano, Castelnuo-

vo, Ronchi, Telve di Sopra e Torcegno) venne aggregato al comune di Borgo finchè nel 1946, con il decreto Legi-slativo n. 535 del 11 novembre, furono ripristinate le vecchie amministrazioni comunali già soppresse dal fascismo e Telve riacquistò la sua autonomia.

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Telve ValsuganaCastellaltoI de Telvo sono un’illustre famiglia i cui componenti, benchè ministeriali del vescovo-conte di Feltre, intrattengono rapporti diplomatici con la sfera politica trentina. Il prestigio e l’autorità dei signo-ri de Telvo sono dimostrati anche dai nu-merosi possedimenti che essi vantano in Tesino, a Civezzano, a Fornace, a Pinè e a Vigolo Vattaro. Col passare degli anni la famiglia de Telvo si moltiplica e si divide in tre rami feudali, ognuno dei quali occu-pa un proprio castello: Arnana, S. Pietro e Castellalto. Ciascun castello possiede il diritto di giurisdizione civile sulla villa di Telve alternativamente per un anno. La linea di castel Arnana si estingue verso il 1310, mentre quella di castel S. Pietro

una ventina d’anni dopo. La dinastia dei de telvo facente capo a Castellalto continua; i suoi compo-nenti si stabiliscono nel castello di Castellalto e

cambiano il loro nome originario con quello dei domini de Castro Alto.Diventato nel 1671 di proprietà dei Baroni Buffa il castello fu abitato di certo, almeno parzialmente, fino alla metà del 1700 per essere poi abbandonato a causa della po-sizione isolata e difficilmente raggiungibi-le. Fino al 1793, come dimostra una tela opera di Carlo Sartorelli, era ancora com-pletamente integro, ma poi subì l’asporta-zione del tetto e ripetuti “saccheggi” che ne hanno decretato la progressiva ridu-zione allo stato attuale, aggravata da dan-ni subiti nel corso della Grande Guerra.Rimangono comunque ancora visibili dei resti imponenti con una pianta a forma di grande quadrilatero su una superficie tota-le di circa 1.700 mq e alte mura perimetrali in granito rinforzate da barbacani angolari. I ruderi del castello si ergono a nord dell’abitato, sulle pendici del monte Salubio, in una radura circondata da abeti e castagni sul dosso delimitato da due profonde vallette laterali, la val-le di Nana e la Val San Nicolò.

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Telve ValsuganaTelve e la sua montagnaL’area montana del comune di Telve comprende l’altopiano di Musiera e la val Calamento. Musiera è adagiata tra i 1300 e i 1500 metri sulle pendici sud-orientali del monte Salubio (1886 m). La sua posizione prossima alla Valsugana e la sua favorevole espo-sizione conferiscono alla zona un cli-ma relativamente mite e meno conti-nentale. I suoi estesi e ondulati prati sono stati utilizzati per secoli per il pascolo e per produrre foraggio. Nei prati di Musiera sorgono mol-te caratteristiche baite costruite in

pietra e legno e alcune vecchie ville padronali. Sono inoltre presenti due strutture turistico ricettive (albergo La Ruscoletta e ristorante al Laghet-to). Calamento è una lunga valle di origine glaciale che si sviluppa, di-segnando un ampio arco, da sud-est a ovest. È percorsa dallo splendido torrente Maso di Calamento, sempre ricco d’acqua in ogni stagione I fian-chi della valle sono ammantati da fo-reste di conifere (abete rosso, abete bianco, larice e pino cembro) mentre il fondovalle è caratterizzato dalla presenza di prati e di vecchie costru-zioni tradizionali. Attraverso la Val Calamento si sviluppa la strada del passo Manghen che collega la Valsu-gana con la val di Fiemme. Lungo il suo percorso sono presenti alcune strutture turistico-ricettive (ristoran-te Baessa, rifugio Malga Valtrighetta e rifugio passo Manghen).

MusieraImboccata a nord del paese la strada che conduce al passo Manghen, dopo aver superato i masi, il bar Casina e le locali-tà Acqua Calda e Castrozza, a circa 6 km da Telve - in corrispondenza della località Molèti - si lascia la provinciale per pren-

Albergo - Ristorante tipico

Loc. MusieraTelve Valsugana (TN)

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Telve Valsuganadere a sinistra la strada comunale che, dopo cinque km e dodici tornanti immer-si nel bosco di abeti, conduce a Musiera.A 1.300 m di quota si arriva ai Prai de soto di Musiera; qui il bosco si apre, la-sciando il posto a prati, pascoli e baite un tempo utilizzate quasi esclusivamen-te per monticare il bestiame e a servi-zio delle attività agro-forestali, oggi per lo più recuperate alla funzione di allog-gio estivo di residenti e non. L’albergo ristorante “Ruscoletta” offre la possibi-lità di una sosta. Proseguendo lungo la strada principale, immersi nuovamente nel bosco, dopo circa un chilometro si arriva ai Prai de sòra: anche qui boschi e spazi aperti si alternano.Da Musiera svariate sono le possibilità di escursioni: dalla breve passeggiata alle più impegnative traversate, toccando magari località che nel corso della Pri-ma Guerra Mondiale sono state teatro di significativi eventi bellici, come forcella Lavoschio, monte Salubio o monte Ciste.

CalamentoSe anzichè deviare per Musiera prose-guiamo lungo la strada provinciale del passo Manghen costeggiando il corso del torrente Maso, a 10 km da Telve dopo aver lasciato sulla destra la località di Pontarso arriviamo in Calamento, a 1.200 metri di quota. Anche qui le casère di un tempo hanno lasciato il posto a case uti-lizzate per le vacanze. La località è ada-giata sulla sinistra del torrente Maso, uno dei corsi d’acqua montani più belli e naturali del Trentino, ed è circondata da boschi di conifere ricchi di funghi. Subito dopo una strada forestale conduce alle malghe Cere e Valpiana, in una zona di estrema bellezza e fascino. Da qui, come pure dall’abitato, da Pupille e da numero-si altri punti della valle, partono svariati sentieri per escursioni all’interno di un ambiente pressochè incontaminato e ric-co anche in questo caso di testimonian-ze del passato. La particolare rilevanza

ambientale della zona è testimoniata dalla presenza di Valtrigona, l’unica oasi WWF che si trovi in zona alpina, la più alta d’Europa. Da Valtrighetta la strada provinciale prosegue toccando malga Valsolero, per giungere - 7 km più avanti e 600 m più in alto - al passo Manghen e alla “Manghen Hütte”. Da qui la strada scende in Val di Fiemme e tanti sentieri portano su tutte le cime di questa magni-fica zona del Lagorai.21 km e 1.500 m di dislivello da Telve al passo Manghen, una bella soddisfazione anche per i ciclisti che arrivano in vetta!

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Telve ValsuganaLe antichestrade montane

Si parte dalla frazione Parise, situata tra Telve e Torcegno, salendo dolce-mente verso ovest lungo una vecchia strada selciata delimitata da muretti a secco, in un paesaggio rurale dal sapore antico. Nei prati circostanti vegetano castagni secolari, fra cui l’esemplare più grande della provin-cia di Trento. Giunti ai margini della frazione Campestrini si inverte la dire-zione prendendo la strada coincidente con il sentiero CAI-SAT n. 381 (Sentie-ro della Pace) che porta in direzione nord-est a Musiera.L’antico percorso, in parte ancora sel-ciato, sale per lunghi tratti infossato nel terreno attraversando gli ultimi prati coltivati per poi entrare e tagliare in un ripido bosco di conifere e latifoglie.Poco prima di giungere sull’Altopia-

no di Musiera, lungo la mulattiera, s’incontrano prima una lapide data-ta 1836 e poco dopo, sulla destra, un grosso masso di granito che porta incisi una croce (delimitante un con-fine) e una data: 1788.Abbiamo ormai raggiunto quasi i 1400 metri di quota: qui confluisce sulla destra l’antica strada di Resténa, che percorreremo in discesa. Ancora pochi passi e salendo lungo la strada foresta-le di sinistra (CAI-SAT n. 381) si giunge finalmente a Musiera di sopra presso il ristorante “Al Laghetto”, dove possiamo ammirare i dolci rilievi prativi, le baite e le vecchie ville padronali di Musiera.La discesa avviene come detto per la strada di Resténa, l’antica e più impor-tante via per raggiungere Musiera di-rettamente da Telve. Da questa strada in tempi passati veniva fatto scendere il fieno raccolto sui prati dell’altopiano fino alle stalle del paese. La strada, pro-fondamente infossata, conserva ancora,

soprattutto nella parte alta, tratti dell’an-tico e rustico selciato in granito. Il bosco a queste quote è ancora ricco di faggi: un tempo tutto il versante era coperto di latifoglie mentre ora prevalgono le coni-fere messe a dimora dall’uomo in tempi più recenti. Il percorso è arricchito da diversi capitelli, uno dei quali sorge nei pressi di un masso granitico inclinato che presenta una rientranza utilizzata dai passanti per sedersi comodamente: il luogo viene chiamato popolarmente Pria dei Magiòi.La vecchia strada di Resténa è inter-rotta da una strada forestale che si segue per scendere fino a quota 780 metri circa, dove sulla destra si pren-de il sentiero storico di Castellalto, le cui rovine s’intravedono nel bosco. Il sentiero aggira l’antica costruzione e scende verso la frazione Parise da dove siamo partiti. Ovviamente il cir-cuito si può percorrere anche in sen-so inverso.

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Telve ValsuganaLe malgheIl gruppo montuoso del Lagorai è una del-le zone del Trentino in cui l’ambiente na-turale è ancora in gran parte integro; la presenza dell’uomo ha dato forma a una sorta di “simbiosi” tra le attività umane e la natura che trova espressione nelle nu-merose malghe che punteggiano in modo particolare il versante valsuganotto del Lagorai, a monte dei paesi dell’Ecomuseo.Situate generalmente oltre i 1400 me-tri di quota, le malghe sono costituite da un pascolo più o meno ampio e da alcuni edifici, perfettamente funzionali alle pratiche dell’alpeggio estivo.Il loro pregio è legato alla quantità e

alla qualità dell’erba prodotta dall’alpe, accompagnate ad un adeguato carico di bestiame, il quale da tradizione ri-mane in montagna da giugno a settem-bre, per un totale di circa 100 giorni. La malga è da sempre montagna, pa-scolo, cultura, prodotti di qualità, tra-mandati molto spesso di padre in figlio.Alcune fonti comprovano che già in epo-ca medievale (XIV secolo) sulle montagne del Lagorai esistevano delle casàre per la lavorazione dei prodotti; gli animali trova-vano riparo sotto sporgenze rocciose o sotto le fronde di qualche grande albero chiamato maresana. Furono le leggi igie-niste del XIX secolo ad introdurre i grandi stalloni, detti barchi, sia per proteggere il bestiame dalle intemperie, sia per favori-re una corrette concimazione del pasco-lo. Solo negli ultimi cinquant’anni anche il malghese ha una residenza “dignitosa“, mentre prima doveva arrangiarsi alla me-glio, nella casàra o nel barco (stallone).Il formaggio e soprattutto il burro sono

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prodotti d’eccellenza delle malghe del Lagorai: entrambi hanno un colore gial-lognolo dovuto all’elevato contenuto di caroteni, presenti in quantità particolar-mente elevata nei pascoli di alta quota.I caratteristici profumi e sapori sono de-terminati dalla composizione botanica dei pascoli e della flora microbica locale.

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Telve ValsuganaCose da vederenei dintorni di TelveLe campagne attorno a Telve con-servano ancora in parte il fascino del tempo in cui agricoltura e alleva-mento erano alla base dell’economia di queste zone. Vecchi masi, terrazze sostenute da muri a secco in granito, castagni secolari e stradine selciate

e infossate nella campagna segnano ancora qua e là il paesaggio, a ricordo delle fatiche di chi ha modellato e la-vorato queste terre del passato.

I CAPITELLII capitelli, simbolo della tradizione re-ligiosa della gente locale, esprimono la devozione e la venerazione a santi quali modelli di carità, speranza e vir-tù, come la Vergine Maria, San Giusep-

pe, Sant’Antonio. Sono realizzati in muratura o legno per opera spontanea di perso-ne e rappresentano l’immagine del culto e l’onore alla memo-ria “per raccontare la fede” nel segno della preghiera dei fedeli e per invocare la prote-zione sull’esperienza umana del quotidiano.

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Telve ValsuganaMuseo degli usi e delletradizioni Telvate

Preziosa raccolta di oggetti facenti par-te della realtà contadina e rurale del paese che racconta attraverso i suoi spazi espositivi come e di cosa viveva la gente telvata fino a non molto tempo fa.Il museo, situato presso l’edificio che ospita la Biblioteca Comunale, si divide in due sezioni: a pianterreno troviamo la ricostruzione di una cantina e di una stalla; si tratta dei medesimi ambienti di un tempo, nei quali sono stati riporta-

ti oggetti e materiali che vi si trovavano fino a quando l’edi-ficio ospitava una tipica casa contadi-na. A fianco dei due locali troviamo inol-tre la ricostruzione di un’officina per la

lavorazione dei metalli e del le-gno , a ricordo di come le lavo-razioni di questi materiali siano

state attività caratteristiche del paese, che restano importanti anche oggi.La seconda sezione del Museo è situa-ta al terzo piano: qui si trova una zona centrale con una ricca esposizione di utensili di vita quotidiana, una piccola sezione dedicata alle scuole elemen-tari del paese. Troviamo inoltre delle ricostruzioni di ambiente: la cucina e la camera da letto che illustrano al visitatore la semplicità e la quotidiani-

tà della vita domestica. È stato ricostruito infine l’in-terno di un tipico ambiente di malga, in cui avveniva la lavorazione del latte per ricavarne prodotti caseari. Una caratteristica che contraddistingue questo piccolo museo sta nel fat-to che tutti gli oggetti presenti, dai più preziosi ai più umili, siano stati donati dalla gente telvata all’associazione che lo cura, a testimonianza dell’impor-tanza di esso come memoria visiva di una realtà contadina non più corrente e della volontà di tenere vivo il ricordo di costumi di vita passati fortemente identitari e non ancora dimenticati.

APERTURA: ogni primo sabato del mese 9.00 - 12.00 Per visite guidate a gruppi o scolare-sche contattare il num. 0461766326

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Telve ValsuganaLa Sagra di S. MicheleNella domenica più vicina al giorno dedica-to al santo si tiene a Telve da alcuni anni la sagra dedicata a San Michele, antico pa-trono della chiesa arcipretale, raffigurato anche negli affreschi tardo gotici della chie-setta di santa Giustina, con la lancia (sim-bolo della difesa contro il male) e la bilan-cia (per “pesare” le anime dopo la morte).La sagra ricorda anche il tempo in cui (dal 1200 al 1800) nel giorno di San Michele i sudditi dovevano salire al castello per portare le decime - parte del raccolto e animali da cortile - ai si-gnori della Giurisdizione di Castellalto.Coordinate dall’Oratorio don Bosco, fin dal 2004, tutte le associazioni di volonta-riato di Telve animano il centro storico - portici e angoli caratteristici - con alle-stimenti culturali legati alla storia del pa-ese, con musica e degustazione di piatti e prodotti tipici. La sagra è anche l’occasio-ne per l’apertura al pubblico dello storico parco del portico di palazzo Buffa.

‘NcontramarzoÈ la rappresentazione storico-folcloristica che le associazioni di Telve, sotto la regia della Pro Loco, portano in scena ogni due anni, a partire dal 1987, nella prima dome-nica di marzo. La sfilata parte in cima al paese con personaggi in costume che van-no dai signori di Castellalto, alle lavandaie con il “bigòlo” in spalla, dai bambini con i campanacci (che tra l’altro ogni anno gli ultimi giorni di febbraio girano per il paese a “risvegliare” la primavera) al bèo addob-bato e inghirlandato, ai gruppi folcloristici e alla banda, per concludersi con la rap-presentazione nella piazza maggiore. Qui viene data voce alla “singolar tenzone” tra il moroso e la morosa, tra gli amici di lui e le amiche di lei, tra i canti delle lavandare e i passi ritmati della paris, danza locale da ballare rigorosamente con vesti lunghe e le zocolète ai piedi per lei e pantaloni alla zuava e zòcoli per lui, fino alla dichiarazio-ne finale tra i due innamorati.

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Telve ValsuganaL’Ecomuseodel LagoraiCHI SIAMOL’“Ecomuseo del Lagorai - nell’antica giuri-sdizione di Castellalto” copre i territori dei comuni di Carzano, Telve, Telve di Sopra e Torcegno situati nella Bassa Valsugana sul-la sinistra idrografica del fiume Brenta, tra il conoide del torrente Ceggio e la sponda destra del torrente Maso per poi estender-si sino a duemila metri di quota delle mon-tagne meridionali della catena del Lagorai.L’idea di riunire i territori dei quattro co-muni per dare vita all’Ecomuseo deriva dalla volontà di aiutare lo sviluppo soste-nibile del territorio superando i confini amministrativi e valorizzando gli aspetti ambientali, storici, culturali e antropici dell’area. Gli stessi quattro paesi hanno infatti un passato in comune, essendosi trovati riuniti già in epoca medioevale sotto la giurisdizione dei signori di Ca-stellalto, da cui il sottotitolo dato all’Eco-

museo. Le tradizioni comuni scaturisco-no dal rapporto molto stretto che le quat-tro comunità hanno sempre avuto con le montagne del Lagorai, i suoi pascoli e i suoi boschi hanno da sempre costituito la base per l’economia e la vita delle per-sone che abitano questo territorio.

I TEMILa storia della giurisdizione di CastellaltoCastelli e LeggendeLa Grande Guerra – Il fatto di CarzanoI segni del sacroL’acquaLe malghe del LagoraiI castagnetiIl bosco e le aree naturalistiche protette

COSA FACCIAMORicercaAttività di recupero e divulgazione su te-matiche storiche, ambientali, economiche, antropologiche legate all’ambiente e alla gente della giurisdizione di Castellalto.

DidatticaRivolta alle scuole primarie, si propongo-

no laboratori tematici: il bosco e il legno, la magia del formaggio, Castellalto e la sua giurisdizione, le antiche culture di una volta. Ci si rivolge alle scuole anche in maniera indiretta attraverso la sponso-rizzazione di attività che pongono l’atten-zione alla valorizzazione e alla conoscenza del territorio (laboratori teatrali, giornate ecologiche, visite guidate a mostre).

FormazioneSi promuovono corsi rivolti alla popo-lazione del posto su tematiche svilup-pate dall’Ecomuseo.

Accompagnamenti guidatiLegati alle tematiche ecomuseali gli accompagnamenti che promuoviamo hanno carattere escursionistico, didat-tico, sportivo e coprono l’intero territo-rio dell’antica giurisdizione di Castellal-to, i sentieri e le strutture recuperate e gestite dall’ecomuseo.

Eventi o manifestazioniSi organizzano eventi e manifestazioni con lo scopo di valorizzare il territorio, la gente

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che lo abita e di promuovere la collabora-zione tra le varie associazioni dei quattro comuni. L’Ecomuseo organizza anche cor-si di antichi mestieri per salvaguardare le arti che ci hanno caratterizzato in passato.

EditoriaSi curano pubblicazioni con lo scopo di valorizzare e accentuare la conoscenza della storia e della specificità locale.

Valorizzazione ambientaleL’Ecomuseo promuove e gestisce le at-tività sui sentieri, sulle strutture e sul territorio dell’ecomuseo in collabora-zione con le realtà comunali e la co-munità di valle, gli accompagnatori di territorio e l’Apt. Nella realizzazione di attività si preferisce il coinvolgimento attivo della popolazione del territorio.

COSA C’È

Colle di San Pietro a TorcegnoInteresse naturalistico legato alla presenza di caducifoglie mesofite e d’importanti relitti glaciali, interesse storico per la presenza d’insediamenti

ancora in epoca preistorica, i resti di un castello duecentesco e delle antiche trincee della Grande Guerra.

Catena del LagoraiInteresse naturalistico per la presenza di foreste di abete bianco, di abete rosso e di pino cembro, habitat in regressione su tutta la catena alpina. Presenza dell’oasi del WWF di Valtrigona, nell’alta val Cala-mento, nel territorio di Telve, unica oasi naturalistica del WWF italiano in territorio alpino. Interesse storico etnografico per la presenza di numerose malghe ancora attive che producono lavorati in cui rivive il sapore genuino del passato. Le cime più alte del Lagorai ospitano ancora i segni del primo conflitto mondiale.

I castagnetiFascia di vegetazione di castagno che interessa tutto il territorio dell’Ecomu-seo, molto caratteristica con piante se-colari di notevole valore paesaggistico.

Maniero di Castellalto Collocato sulle pendici del monte Mu-

siera, edificato nel XIII secolo, è stato il luogo del potere politico dell’omonima giurisdizione sino al 1802. Caduto in ro-vina a seguito dello spostamento della famiglia Buffa nel signorile palazzo fat-to costruire nel corso del Settecento in centro all’abitato di Telve.

Centro di documentazione BaessaSi tratta di un ex Malga situata in Val Calamento, nel Comune di Telve, di re-cente ristrutturazione che è adibita a centro espositivo e documentativo.

Centro Lagorai Natura Collocato nel centro dell’abitato di Tor-cegno, è la sede espositiva dell’Ecomu-seo del Lagorai.

Museo dedicato a Tarcisio TrentinAllestito a Telve di Sopra ospita una raccolta di materiale legati alla vita del passato nel nostro territorio realizzata dal nostro concittadino Tarcisio Trentin.

Centrale idroelettrica dell’ENEL Collocata a Carzano, rappresenta

Telve Valsugana

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struttura ormai storica, legata alle at-tività economiche del territorio.

LavatoiInteresse storico ambientale sono testimo-nianza delle attività femminili del passato.

I segni del SacroD’interesse artistico, storico ed etno-grafico sono i numerosi capitelli, edi-cole, cappelle e chiese che testimonia-no la forte religiosità e devozione che caratterizzava la nostre realtà.

Percorsi / Itinerari escursionistici

Sentiero dei castagniI campi di battaglia di Musiera, Salu-bio e CisteSulle tracce di Robert MusilIl percorso del fatto di Carzano La Via Claudia Augusta AltinateIl Percorso del Sacro Sentiero natura dell’Oasi di Valtrigona Il sentiero dei castelliSentiero naturalistico dedicato a Franco FurlanSentiero ciclo-pedonabile 3TBIKE

L’oasi di Valtrigona L’Oasi di Valtrigona, compresa tra la Val Calamento a nord e la Val di Fregio a sud, è posta sul versante nord della cresta spartiacque.Valtrigona è la prima Oasi WWF con ca-ratteristiche alpine ed è di notevole im-

portanza nel sistema di aree protette gestite dall’Associazione in Italia. L’oasi, inaugurata il 13 luglio 1997, intende promuovere la tutela dell’ambiente, la ricerca scientifica e l’attività didattica.Il sentiero natura dell’oasi WWF di Val-trigona attraversa il piano montano, subalpino ed alpino di una vallata del Lagorai, una delle aree di maggiore na-turalità delle Alpi italiane ed è un picco-lo viaggio di percezione ed interpreta-zione delle biodiversità. L’itinerario per-mette di entrare in contatto con i vari habitat e con la geomorfologia dell’Oasi.Il sentiero natura è un percorso clas-sificabile come escursionistico (E), che permette di raggiungere l’oasi WWF di Valtrigona, il centro visitatori e le Mal-ghe e di entrare in contatto con i diver-si habitat e paesaggi dell’oasi, salendo fino a Forcella Valtrigona. Da qui si può proseguire fino alla splendida cornice pastorale di Malga d’Ezze. il percorso è l’unico autorizzato all’interno dell’oasi, per limitare il disturbo a flora e fauna.

Telve Valsugana

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La fauna dell’oasi Nell’oasi del WWF vive la tipica fauna alpina. Fra gli ungulati sono presenti il cervo, in continua espansione, il ca-moscio e il capriolo. Comuni sono poi la volpe, la lepre bianca, lo scoiattolo e l’ermellino e non mancano la martora e la marmotta recentemente insediatasi nell’oasi. Fra gli uccelli, nei cieli di Valtri-gona, non è difficile osservare l’aquila, il gheppio e il corvo imperiale, mentre nei boschi s’incontrano la nocciolaia, il rampichino, varie specie di cince, il picchio nero, il picchio rosso maggio-re e il più raro picchio tridattilo. Ma la caratteristica più importante dell’oasi è la presenza contemporanea dei quat-tro tetraonidi alpini: il gallo cedrone, il francolino del monte, il gallo forcello e la pernice bianca, quest’ultima in grave pericolo di estinzione su tutte le Alpi.

LA VITA NEL TORRENTE ALPINO

Il torrente Maso è un tipico corso d’ac-qua permanente, che scorre su un letto di rocce porfiriche, con una suc-cessione di zone a scorrimento veloce e piccole cascate, acque spumeggianti ricche di ossigeno, profonde pozze e piccole forre, alternate a zone dove le acque rallentano la loro corsa su un letto di maggiore larghezza. Sono que-ste le zone alluvionali ove il corso del torrente può divagare nel caso di piena depositando parte dei materiali tra-sportati e perdendo energia. È quindi assai importante il loro mantenimento, evitando di imbrigliare il corso d’acqua.Il torrente rappresenta l’habitat ideale per i Salmonidi quali la trota fario, che vive in acque fresche, pulite ed ossigena-

te, e per i numerosi macroinvertebrati ac-quatici che si nascondono tra i sassi o si raccolgono in piccole anse riparate dalla corrente. Queste forme di vita hanno un importante ruolo nei meccanismi di auto-depurazione dell’acqua e costituiscono la fonte nutritiva principale per le trote.

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