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FRUTTICOLTURA - n. 3 - 2018 14 Tecnica SPECIALE CILIEGIO STEFANO LUGLI Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroalimentari - Università di Bologna Forme a monoasse e assi multipli nell’alta densità d’impianto A i principi base che hanno guida- to la realizzazione degli impian- ti di ciliegio verso l’alta densità – precoce produttività, facile governo dell’albero da terra e gestione del ce- raseto meno onerosa – vanno oggi ad aggiungersi non meno importanti pri- orità, poco o niente considerate finora e mirate ad ottenere un efficiente bi- nomio tra scelte tecnicamente corrette e risultati economicamente sostenibili. In sostanza, i nuovi ceraseti devono sapere rispondere al continuo rinno- vamento varietale, adattarsi ai cam- biamenti climatici, rendere possibile una riduzione degli interventi chimici, minimizzare i rischi ambientali, sapere sopperire alla minore disponibilità di manodopera qualificata e, non da ul- timo, in grado di produzioni di qualità a costi accettabili per i diversi mercati. L’approccio verso questo moltepli- ce obiettivo è inevitabilmente artico- lato e complesso e apparentemente di non facile soluzione, poiché ogni scel- ta tecnica effettuata si ripercuote inevi- tabilmente sulle altre e, più in genera- Abbinare l’effetto nanizzante del portinnesto a quello derivante dalla ripartizione dell’albero su più assi, in terreni fertili, potrebbe favorire la costituzione di ceraseti di dimensioni relativamente contenute in altezza, semplici da gestire, precoci, produttive ed efficienti, adattabili ai sistemi di protezione con teli e reti. Diverse prove a confronto. 5Fig. 1 - Le forme ad asse nel ciliegio. In volume: A) piante a vaso multiasse di Sweet Saretta® su CAB 6P; azienda agricola Ripa di Sotto, Vignola (Mo). B) alberi su Gisela® 3 sotto serra allevati a KGB; Michigan State University, US (Lang, 2017). In parete: C) allevamento a monoasse: assi colonnari su Gisela® 5; azienda agricola Beltrami Massimo, Contrapò (Fe). D) piante a biasse su Gisela® 5, sistema Bibaum®; Mazzoni Vivai. E) alberi su Gisela® 3 sotto serra allevati a UFO; Michigan State University, US (Lang, 2017). F) pareti doppie a monoasse cv. Moretta di Vignola su Gisela® 6 (in primo piano) e Gisela® 5; azienda agricola Reggianini Dante, Vignola (Mo). A C E B D F

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FRUTTICOLTURA - n. 3 - 201814

Tecnica SPECIALE CILIEGIO

Stefano LugLiDipartimento di Scienze e Tecnologie Agroalimentari - Università di Bologna

Forme a monoasse e assi multipli nell’alta densità d’impianto

Ai principi base che hanno guida-to la realizzazione degli impian-ti di ciliegio verso l’alta densità

– precoce produttività, facile governo dell’albero da terra e gestione del ce-raseto meno onerosa – vanno oggi ad aggiungersi non meno importanti pri-orità, poco o niente considerate finora e mirate ad ottenere un efficiente bi-nomio tra scelte tecnicamente corrette e risultati economicamente sostenibili. In sostanza, i nuovi ceraseti devono sapere rispondere al continuo rinno-vamento varietale, adattarsi ai cam-biamenti climatici, rendere possibile una riduzione degli interventi chimici, minimizzare i rischi ambientali, sapere sopperire alla minore disponibilità di manodopera qualificata e, non da ul-timo, in grado di produzioni di qualità a costi accettabili per i diversi mercati.

L’approccio verso questo moltepli-ce obiettivo è inevitabilmente artico-lato e complesso e apparentemente di non facile soluzione, poiché ogni scel-ta tecnica effettuata si ripercuote inevi-tabilmente sulle altre e, più in genera-

Abbinare l’effetto nanizzante del portinnesto a quello derivante dalla ripartizione dell’albero su più assi, in terreni fertili, potrebbe favorire la costituzione di ceraseti di dimensioni relativamente contenute in altezza, semplici da gestire, precoci, produttive ed efficienti, adattabili ai sistemi di protezione con teli e reti. Diverse prove a confronto.

5Fig. 1 - Le forme ad asse nel ciliegio. In volume: A) piante a vaso multiasse di Sweet Saretta® su CAB 6P; azienda agricola Ripa di Sotto, Vignola (Mo). B) alberi su Gisela® 3 sotto serra allevati a KGB; Michigan State University, US (Lang, 2017). In parete: C) allevamento a monoasse: assi colonnari su Gisela® 5; azienda agricola Beltrami Massimo, Contrapò (Fe). D) piante a biasse su Gisela® 5, sistema Bibaum®; Mazzoni Vivai. E) alberi su Gisela® 3 sotto serra allevati a UFO; Michigan State University, US (Lang, 2017). F) pareti doppie a monoasse cv. Moretta di Vignola su Gisela® 6 (in primo piano) e Gisela® 5; azienda agricola Reggianini Dante, Vignola (Mo).

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forme, come la bandiera e la palmetta, per la costituzione di meleti e pereti a contro-spalliera. Più recentemente, sempre su pomacee, gli impianti ad asse hanno confermato di poter esse-re una valida alternativa al classico fusetto, apportando notevoli benefici in termini di qualità delle produzioni, perché meglio esposti alla luce, faci-litando e rendendo meno onerose le operazioni di potatura e di raccolta, perché di taglia più bassa e struttura più semplice da ottenere e da gestire (Dorigoni et al. 2012).

Nel ciliegio forme bidimensionali ad asse sono state introdotte solo re-centemente e, a parte alcune importan-ti realizzazioni di impianti monocaule (Lugli e Musacchi, 2015), le forme a più assi sono state finora poco o niente utilizzate, almeno nel nostro Paese. Le

Anche l’architettura dell’albero viene modificata, passando da strutture com-plesse a forme semplificate, monoasse o multiasse. Da un albero formato da una struttura primaria (tronco), una se-condaria (branche) e una terziaria (ra-mi che portano le formazioni a frutto) si passa ad un albero senza la struttura secondaria portante (Dorigoni et al., 2012). In questo contesto, la forma di allevamento si è evoluta da semplice forma geometrica a forma funzionale agli obiettivi da raggiungere.

Monoasse o multiasse?Gli impianti ad asse, singolo o mul-

tiplo, non sono certo una novità nel panorama frutticolo europeo. Vennero descritti all’inizio del ‘900 da Luis Lo-rette e proposti in alternativa ad altre

le, su tutto il sistema frutteto. In questo contesto l’architettura della chioma e la gestione della potatura giocano un ruolo determinante per arrivare a que-sti traguardi (Neri, 2016).

Nel ciliegio, così come in altre spe-cie, la formazione dell’albero è tradi-zionalmente legata a forme geometri-camente ben definite, strutturate a pal-chi di diverso ordine ed età, secondo la forma. Inoltre, in impianti con forme in volume o ibride (es. fusetto) ogni albe-ro è considerato elemento indipenden-te e questo crea soluzioni di continuità lungo il filare. Negli impianti intensi-vi o super intensivi, l’albero è invece pensato come porzione costitutiva di un filare continuo. S’intende cioè cre-are una parete fruttifera, stretta e rela-tivamente bassa, nella quale non sono più presenti soluzioni di continuità.

TAB. 1 - PRINCIPALI CARATTERISTICHE DEGLI IMPIANTI DI CILIEGIO ALLEVATI AD ASSE, IN PARETE E IN VOLUME (ADATTATO E RIELABORATO DA CHARLOT, 2015)

Forma di allevamento Densità Varietà consigliate Portinnesti

consigliatiCosto di impianto

Entrata in produzione

Adattabilità coperture

antipioggia

Adattabilità reti antinsetto

Facilità raccolta

Interventi meccanizzabili

Form

e a

pare

te

Asse

Asse colonnare VHDP

Produttive, portamento aperto, ottima

ramificazione laterale, angolo inserzione

molto aperto. Predisposizione a

produrre sulle gemme basali dei rami

Nanizzanti Molto alto Molto precoce Elevata Elevata (monofila

e multifunzione) Elevata Sì

Forma a V VHDP Nanizzanti Molto alto Molto precoce Elevata Elevata (monofila

e multifunzione) Elevata Sì

Biasse HDP Nanizzanti Alto Molto precoce (piante preformate) Elevata Elevata (monofila

e multifunzione) Elevata Sì

Triasse HDP Semi-nanizzanti Alto Precoce Elevata Elevata (monofila

e multifunzione) Elevata Sì

UFO HDP

Produttive, habitus assurgenti,

ramificazione laterale debole

Nanizzanti e Semi-

nanizzantiAlto Precoce Elevata Elevata (monofila

e multifunzione) Elevata Sì

Palc

hi

Fusetto HDPBuona ramificazione

e angolo di inserzione aperto

Nanizzanti e Semi-

nanizzantiAlto Precoce/Media

(varietà/portinnesto) Elevata Elevata Elevata No

Palmetta MDP HDP

Tutte. Preferenza a quelle produttive,

autofertili, con buona ramificazione laterale

Vigorosi Medio Tardiva Elevata Buona (perimetrale) Buona

Sì (parete stretta)

Bandiera MDP HDP Vigorosi Medio Tardiva Elevata Buona

(perimetrale) BuonaSi

(parete stretta)

Form

e in

vol

ume

Asse

KGB HDP

Produttive, habitus assurgente,

ramificazione laterale debole

Semi-nanizzanti Basso Intermedia Media Buona

(perimetrale) Buona No

Vaso multiasse MDP HDP Vigorosi Basso Intermedia Media Buona

(perimetrale) Buona No

Palc

hi Vasetto catalano MDP HDP

Tutte, meglio se produttive, autofertili Vigorosi Basso Intermedia Buona Buona

(perimetrale) Buona Sì (solo topping)

Vaso tradizionale MDP Vigorosi Molto basso Tardiva Bassa Bassa Media No

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forme ad asse possono essere realiz-zate sia in parete che in volume con numeri di assi e densità di impianto va-riabili (Tab. 1). In generale, vale la re-gola che quanto più il terreno è fertile e maggiore è il vigore della combina-zione varietà/portinnesto quanto più ri-sulta conveniente aumentare il numero degli assi. In sostanza, variando il nu-mero di assi da 1 (asse centrale; Lugli e Musacchi, 2009) a 2-3 (biasse e trias-se; Charlot, 2015) o anche più (“UFO system” e KGB; Long et al., 2015) in

relazione alla fertilità del terreno e al vigore del portinnesto, si riescono ad ottenere impianti molto simili tra loro anche in ambienti molto diversi e con varietà ad habitus vegeto produttivo differente.

Adattando al ciliegio quanto affer-mato da Dorigoni e Micheli (2017) su melo, con queste forme si potrebbe addirittura ipotizzare di fare produr-re frutti solo su un tipo di formazione fruttifera: ad esempio, sui dardi inseri-ti direttamente sugli assi colonnari del vasetto multiasse (KGB) e del cordone permanente (UFO) oppure sulle gem-me a fiore singole poste alla base dei rametti laterali portati dagli assi nelle forme ad asse colonnare singolo o nel bi-tri asse.

Tutto ciò premesso, negli attuali in-dirizzi nella cerasicoltura specializzata si propongono queste scelte: 1. con portinnesti nanizzanti (Gisela® 5) su terreni fertili e irrigui l’indirizzo è su modelli ad altissima densità di piantagione (5.000-6.000 alberi/ha) con forme in parete ad asse singolo co-me l’asse colonnare (o “Super Slender Axe”, SSA) o la forma a V in doppia parete. Con questi sistemi vengono raccomandate varietà fertili di buon vigore con habitus orientato verso la basitonia fruttigena e ottima predispo-sizione a ramificare lateralmente. Le forme a monoasse così congegnate sono adatte a realizzare pareti frutti-fere strette e limitate in altezza entro i 2-2,5m (ceraseti pedonali) rapide nella messa a frutto e in grado di garantire

5Fig. 2 - Sopra: indispensabile per le forme a parete ad asse, la predisposizione a differenziare gemme a fiore alla base dei rami/cordoni spero-nati (cv Kordia/Gisela® 5). Sotto: nelle forme ad asse in volume (vaso multiasse) i punti di fruttifi-cazione ideali sono rappresentati dai mazzetti di maggio (dardi) inseriti sui giovani assi (branchet-ta di due anni di Sweet Saretta®/CAB6P).

5Fig. 3 - Filari allevati a candelabro alla terza foglia (aprile 2017) su Gisela® 6. Nel riquadro, emis-sione di germogli anticipati post-interventi localizzati effettuati a gemma gonfia. Campo sperimen-tale realizzato presso il Centro didattico di Cadriano (Bo).

0

2

4

6

8

10

12

14

87 99 92 67 92

% frutti di calibro > 28 mm di diametro

96 100 98 97

16

Ferro

via

Kordia

Regina

Sweet A

ryana

Sweet G

abrie

l

Sweet L

orenz

Sweet V

alina

Grace S

tar*

Sweet S

aretta

*

2015 2016 2017

5Grafico 1 - Rese produttive (t/ha) in impianti VHDP su Gisela® 5 allevati ad asse colonnare (rie-laborato da Lugli et al, 2017) messi a dimora nel febbraio 2014.

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(es. CAB6P, MaxMa® 14) la scelta va rivolta verso modelli a media densità di impianto (600-880 alberi /ha) con forme di allevamento in volume, co-me il vaso multiasse (Simard, 2012) o il “Kym Green Bush” KGB (Long et al., 2014). Vengono preferite varietà ad elevata fertilità con habitus vegetativo assurgente meglio se accompagnato da scarsa attitudine sillettica (= ridotte o nulle ramificazioni laterali). Su terreni molto fertili e irrigui è possibile utiliz-zare soggetti seminanizzanti (es. Gisela 6) ottenendo così ceraseti semi pedo-nali caratterizzati da costi di impianto piuttosto contenuti, gestione degli assi relativamente semplice, buona quali-tà del prodotto (Grafico 2) e facilità di

scelta varietale in funzione dell’habitus vegetativo, che dovrà essere tenden-zialmente basitono e sillettico per le prime (bi-triasse) ed acrotono e prolet-tico per il secondo sistema. Le forme ad asse multiplo sono molto precoci e produttive (Tab. 2) e consentono la re-alizzazione di ceraseti semi pedonali, con pareti molto strette e alte entro i 3-4 m, architetture delle chiome molto adatte ai sistemi di copertura “multita-sking” e ben predisposte per le opera-zioni colturali meccanizzabili (diserbo meccanico, potatura al verde, dirada-mento fiorale). I costi di impianto sono piuttosto alti.3. Con portinnesti vigorosi (es. Fran-co, Colt, MaxMa® 60) o semi-vigorosi

produzioni elevate e costanti con frutti di ottima qualità. Gli assi sono forme di allevamento semplificate, semplici da realizzare e gestire, sempre ben illumi-nate e molto efficienti dal punto di vista produttivo ed energetico. Grazie alla taglia ridotta e al sottile spessore delle pareti il sistema si adatta perfettamente all’utilizzo delle reti di protezione mul-tifunzione (pioggia, grandine, insetti e uccelli) e può agevolare il ricorso ad interventi meccanici di diradamento fiorale e di potatura al verde. Le rese al-la raccolta molto alte contribuiscono a ridurre ulteriormente i costi di gestione del ceraseto. L’elevato costo iniziale di investimento può essere ammortizzato in alcuni anni a patto che si riescano ad ottenere produzioni costanti (10-15 t/ha) e frutti di elevata qualità (calibri > 28mm) (Grafico 1). La durata di questi impianti, se ben gestiti, può arrivare a 12-15 anni (Ghelfi et al, 2016).2. Con portinnesti seminanizzanti (Gi-sela® 6, Piku® 1, Ceravium®) su terreni fertili e irrigui l’indirizzo è su model-li ad alta densità di impianto (1.000-1.400 alberi/ha) con forme in parete ad assi multipli, come il biasse (Bibaum®), il triasse (“trilling” e candelabro) e l’“Upright Fruiting Offshoots” UFO (Charlot, 2015; Della Betta et al, 2018; Long et al, 2013). Nei terreni più ferti-li ed in altura, almeno per il biasse, è possibile utilizzare soggetti nanizzan-ti (es. Gisela® 5). Inoltre, in prove in corso in Michigan (US) su impianti a UFO e KGB sotto serra è stato impiega-to il Gisela® 3, clone super-nanizzante (Lang, 2017), Per queste forme sono raccomandate varietà molto produtti-ve. La diversa gestione degli assi delle forme a due o tre assi rispetto al siste-ma UFO porta a dovere differenziare la

5Fig. 4 - Alberi a candelabro allevati su Gisela® 6 prima (sx) e dopo (dx) la potatura invernale (febbraio 2018). Campo sperimentale realizzato presso il Centro didattico di Cadriano (Bo).

TAB. 2 - RESE PRODUTTIVE E QUALITÀ DEI FRUTTI DELLE VARIETÀ SAMBA E SWEETHEART (A) E SAMBA E KORVIK (B) CON DIVERSE FORME DI ALLEVAMENTO E DENSITÀ DI IMPIANTO IN GERMANIA (RIELABORATO DA BALMER, 2016 E 2017; BALMER E HILSENDEGEN, 2017)

Prova A Densità (alb./ha)

Samba Sweetheart

Rese Calibro Rese Calibro

t/ha % >28mm t/ha % >28mm

Fusetto 800 5,6 30 11,9 5

UFO 750 6,8 32 12,4 13

Vasetto spagnolo 600 7,9 18 19,3 0

Parete stretta 600 6,0 33 12,3 11

Prova B Densità (alb./ha)

Samba Korvik

Rese Calibro Rese Calibro

t/ha % >28mm t/ha % >28mm

Fusetto - G5 1176 12,5 99 14,5 77

KGB - G13 941 9,0 100 8,2 88

UFO - G13 784 4,2 98 2,2 93

Parete stretta - G5 2352 14,0 84 13,0 57

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scelta ha optato per l’asse centrale più due rami laterali contrapposti scelti tra quelli più vigorosi, disposti più o meno alla stessa altezza e posizionati in mo-do parallelo alla direzione del filare. Tutti gli altri rami presenti sulla pianta sono stati eliminati con un taglio a raso in corrispondenza del punto di inser-zione dell’asse. L’asse centrale è stato poi legato al secondo filo in posizio-ne verticale, mentre i due rami laterali sono stati legati al primo filo in posi-zione orizzontale per un tratto di 40 cm poi ripiegati verticalmente ad una distanza di 50 cm dall’asse centrale e legati direttamente o indirettamente al secondo filo. Nello stesso periodo, tutti gli altri rami anticipati eventualmente presenti sui tre assi sono stati eliminati. Durante la stagione primaverile estiva, da marzo a ottobre, i tre assi sono sta-ti lasciati crescere verticalmente senza nessun intervento di potatura al verde. In autunno sono stati eliminati tutti i germogli laterali presenti sui tre assi. Alla fine del secondo anno dall’inne-sto l’asse centrale misurava in media 300-350 cm di altezza, mentre i due assi laterali erano lunghi in media 250-300, secondo il vigore del portinnesto e della varietà. L’impianto si presen-tava così formato: un asse verticale già impostato ogni 50 cm, tre assi per pianta, 5000 assi per ettaro, ottenuti da “sole” 1660 piante. Nelle varietà più fertili, nella porzione distale dell’asse centrale, in alcuni casi anche nei due laterali, erano presenti alcuni dardi fio-riferi che avrebbero poi generato una prima piccola produzione di ciliegie già al secondo anno.

Rivestimento degli assiSecondo anno (2017)

Gli interventi effettuati a fine in-verno avevano lo scopo di stimolare l’apertura delle gemme, favorire l’e-missione di nuovi germogli anticipati e ampliare l’angolatura degli stessi. Al-fine di ottenere una ramificazione la-terale distribuita uniformemente lungo ogni asse verticale, allo stadio di gem-ma gonfia (stage 3). Per ogni asse sono stati scelti tre settori equidistanti su cui si è poi intervenuto con incisioni so-pra gemma e applicazione localizzata di un fitoregolatore specifico a base di gibberelline A4 e A7 e benziladenina. Tutti i germogli laterali fuoriusciti sono stati lasciati crescere liberamente fino a fine agosto. A inizio settembre si è provveduto alla scelta dei laterali de-finitivi eliminando quelli mal posizio-nati o concorrenti e quelli che presen-

di alcune operazioni colturali. A que-sto fine è stata impostata una prova, sperimentale e dimostrativa, presso il Centro didattico di Cadriano metten-do a confronto su due portinnesti (Gi-sela® 6 e Piku® 1) le sei varietà della serie Sweet® (Aryana, Lorenz, Gabriel, Valina, Saretta e Stephany) e Marysa insieme ad alcune varietà scelte come testimoni.

Piantine in vasetto dell’età di sei mesi dei portinnesti nanizzanti Gisela® 6 e Piku® 1 sono state messe a dimora nel febbraio 2013 con un sesto di 4,0 m tra le file e 1,5 m sulla fila corrispon-dente ad una densità di 1.660 piante per ettaro e successivamente innestate a “chip budding” nell’agosto dell’an-no successivo (2014). A marzo 2015 il soggetto è stato tagliato sopra il pun-to di innesto. Sul germoglio in fase di sviluppo è stata effettuata una prima cimatura al verde in giugno ripetuta, quando necessario, due mesi dopo. Al termine del primo anno dall’innesto l’albero, che per età era paragonabile ad un astone da vivaio preformato, era rappresentato da: un asse centrale alto 150-180 cm provvisto in media di 5-6 rami laterali lunghi ognuno circa 100-130 cm.

Formazione della struttura a tre assiPrimo anno (2016)

A fine inverno 2016 si è provvedu-to alla scelta dei tre assi per costituire la struttura primaria del candelabro. La

raccolta, almeno nei primi anni. Tutta-via, rispetto alle forme ad asse in pare-te il vaso multiasse ha costi di gestione più alti, entra in produzione con 1-2 anni di ritardo, non è meccanizzabile nelle operazioni di potatura e di dira-damento e, soprattutto nelle condizio-ni di maggiore vigoria, non facilmente adattabile e pienamente idoneo alla installazione di sistemi di copertura con teli antipioggia e reti antinsetto, se non con teli piani e reti a monoblocco perimetrali. I costi di impianto e di ge-stione, senza coperture, sono relativa-mente bassi.

Forme a parete multiasse: il candelabro

Il passaggio da un albero singolo monoasse ad uno a più assi comporta una progressiva riduzione del vigore negli anni con un effetto nella crescita e nella predisposizione a frutto degli assi paragonabile a quello indotto da un portinnesto poco vigoroso. Dun-que, abbinando l’effetto nanizzante del portinnesto a quello derivante dal-la ripartizione dell’albero su più assi, su terreni fertili si potrebbe ottenere una parete di dimensioni relativamen-te contenute in altezza e spessore, semplice da realizzare, precoce/pro-duttiva/efficiente, ottimamente illumi-nata, facilmente adattabile ai sistemi di copertura monofila/multifunzionali e ben predisposta alla meccanizzazione

5Fig. 5 - Le pareti strette, a biasse (a sinistra; foto Vivai Mazzoni)) o a triasse (a destra) si prestano alla meccanizzazione di alcune operazioni colturali come il diradamento fiorale, la pre-potatura invernale o quella estiva.

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tavano un angolo d’inserzione chiuso. Contemporaneamente sono stati ese-guiti interventi di potatura verde sui germogli laterali con raccorciamento di un terzo della loro lunghezza. Sco-po di questo intervento era di favori-re la maturazione delle gemme basali dei germogli dell’anno, già indirizzate a fiore. Da settembre fino a caduta fo-glie sono stati interrotti gli apporti idri-ci e nutrizionali. Alla fine del secondo anno la struttura era completa, con gli assi cresciuti alla altezza definitiva (± 350-400 cm da terra) e rivestiti lateral-mente ognuno con 15-20 rami a frutto di media. Inoltre, nelle porzioni apicali e mediane degli assi era iniziata la for-mazione di dardi fioriferi.

Potatura di produzioneTerzo anno (2018)

A febbraio è iniziata la prima po-tatura di produzione, eseguita spero-nando tutti i rami laterali a 20-30 cm e con lunghezze via via decrescenti dal-la parte basale dell’asse verso la cima. Sui laterali che non raggiungevano una lunghezza sufficiente è stata asportata la sola gemma apicale. La conforma-zione della chioma può ritenersi defi-nitiva. Gli interventi di potatura verde di fine estate verranno meccanizzati così come quelli di diradamento fiora-le a partire dal quarto anno (2019) su alberi già in piena produzione.

Stima del potenziale produttivoIpotizzando una allegagione svi-

luppo di 6-8 frutti per ramo speronato, aventi calibro medio finale di 28-30 mm (peso di 14-15 g), le produzioni at-tese al terzo anno dovrebbero attestar-si dai 4 ai 7 kg per albero secondo la varietà e il portinnesto. Aggiungendo a queste la quota frutti portati dai giovani mazzetti posti nelle porzioni mediane e terminali degli assi (da 2 a 4 kg/alb) le rese al terzo anno di un impianto a triasse potrebbero ragionevolmen-te oscillare, in media, da 80 a 120 q/ha. Negli anni successivi, a partire dal quarto anno, le produzioni dovrebbero stabilizzarsi intorno ai 150-180 q/ha. Questi valori sono in linea con quanto ottenuto a parità di età e densità di assi/ha, in impianti monoasse con le mede-sime varietà (Lugli, 2017).

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Balmer M., 2017. Baumschnitt und Formierung

TAB. 3A - TRIASSE (CANDELABRO: DIAMETRI TRASVERSALI DEGLI ASSI COLONNARI E DEL TRONCO. MISURE EFFETTUATE A 30 CM DAL PUNTO DI DIVARICAZIONE ASSE/TRONCO E DAL PUNTO DI INNESTO. MARZO 2018

Diametro assi (mm) Tronco

Asse Nord Centro Sud Media Φ (mm)

Marysa 37,2 44,2 36,5 39,3 67,9

S.Aryana 36,7 41,4 35,8 38,0 61,1

S.Gabriel 36,2 38,5 32,2 35,6 60,5

S.Lorenz 38,3 39,0 38,4 38,6 65,6

S.Saretta 42,0 47,4 38,3 42,6 71,8

S.Stephany 38,6 43,8 35,8 39,4 64,7

S.Valina 39,5 45,1 36,9 40,5 67,8

Gisela 6 43,2 46,2 40,5 43,3 71,9Piku 1 33,5 39,3 32,0 34,9 59,3Media 38,4 42,8 36,3 39,1 65,6Prova sperimentale in corso presso Azienda Agraria - Università di Bologna

TAB. 3C - TRIASSE (CANDELABRO): NUMERO DI DARDI A FIORE PRESENTI SUGLI ASSI COLONNARI. MARZO 2018

Dardi florigeni (n.)

Asse Nord Centro Sud Media Totale

Marysa 23,5 26,3 24,3 24,7 74,1

S.Aryana 23,4 34,0 25,2 27,5 82,6

S.Gabriel 24,2 35,7 30,5 30,1 90,4

S.Lorenz 12,6 11,1 15,2 13,0 38,9

S.Saretta 47,1 37,3 46,4 43,6 130,8

S.Stephany 24,6 28,6 29,0 27,4 82,2

S.Valina 25,6 26,3 27,1 26,3 79,0

Gisela 6 24,5 27,4 29,1 27,0 81,0Piku 1 27,2 29,5 27,4 28,1 84,2Media 25,9 28,5 28,2 27,5 82,6Prova sperimentale in corso presso Azienda Agraria - Università di Bologna

TAB. 3B - TRIASSE (CANDELABRO): NUMERO DI RAMI LATERALI PRESENTI SUGLI ASSI COLONNARI PRIMA DELLA POTATURA INVERNALE. MARZO 2018

Rami laterali (n./asse)

Asse Nord Centro Sud Media Totale

Marysa 13,8 11,1 14,4 13,1 39,3

S.Aryana 29,3 21,5 29,9 26,9 80,7

S.Gabriel 22,5 16,5 19,0 19,3 58,0

S.Lorenz 30,4 30,3 29,8 30,2 90,5

S.Saretta 13,3 13,5 14,4 13,7 41,2

S.Stephany 12,8 15,5 17,9 15,4 46,2

S.Valina 25,9 24,5 26,9 25,8 77,3

Gisela 6 21,7 17,7 22,1 20,5 61,5Piku 1 20,6 20,2 21,5 20,8 62,3Media 21,1 19,0 21,8 20,6 61,9Prova sperimentale in corso presso Azienda Agraria - Università di Bologna

5Fig. 6 - Sopra, parete stretta di Sweet Gabriel/Gisela 6 allevata a triasse prima della potatura invernale, marzo 2018. A destra, particolare dei dardi a fiore differenziatisi su un asse di 2 anni, marzo 2018. Campo sperimentale realizzato presso il Centro didattico di Cadriano (Bo).