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Andrej Arsen'evič Tarkovskij 

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Un'immagine di Andrej TarkovskijAndrej Arsen'evič Tarkovskij, in russo: Андрей

Арсеньевич Тарковский? (Zavraž'e, 4 aprile 1932 – Parigi, 29 dicembre 1986), fu un regista, sceneggiatore eattore sovietico.

Indice [nascondi]

1 Biografia

1.1 Anni cinquanta

1.2 Anni sessanta

1.3 Anni settanta

1.4 Anni ottanta

1.5 L'eredità

2 Filmografia

2.1 Regista

2.2 Attore

2.3 Documentari su Andrej Tarkovskij

3 Note

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4 Bibliografia

4.1 Scritti di Tarkovskij

4.2 Scritti su Tarkovskij

5 Altri progetti6 Collegamenti esterni

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Tarkovskij nasce il 4 aprile del 1932 a Zavraž'e, nella

oblast' di Ivanovo, un piccolo villaggio sulle rive del Volga,

figlio di Arsenij Aleksandrovič Tarkovskij e di MarijaIvanovna Višnjakova Tarkovskaja (1907-1979), una donnadal carattere forte e dalla profonda religiosità, a lungoimpiegata presso una tipografia.

Enorme per Tarkovskij fu l'importanza del rapporto con igenitori, fatto di amore viscerale per la madre, e dilontananze e incomprensioni col padre, il quale abbandonòla famiglia nel 1935, quando Andrej aveva tre anni, perritornarvi nel 1945 dopo la guerra. In questa occasione ilpadre tentò di portare Andrej via con sé, ma la resistenza

della madre glielo impedì.

Anni cinquanta[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1952 Andrej si iscrive all'Istituto di Studi Orientalidell'Accademia delle Scienze di Mosca (Moskovskij Institut

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Vostokovedenija) e inizia a studiare arabo. Influenzatodalla religiosità della madre, si trova molto a disagionell'ambiente accademico ateista dei più duri anni dellostalinismo. Nel 1954 abbandona gli studi e, seguendo il

consiglio della madre, va a lavorare come geologo nellataiga siberiana. Il contatto con la natura durante le lungheescursioni lo aiuterà a ritrovare stimoli e a riconquistareuna spiritualità che gli studi precedenti avevano minato. Ilperiodo della taiga siberiana sarà oggetto di unainteressante sceneggiatura scritta nel 1958 che però non

sarà mai trasformata in pellicola: Concentrato(koncentrat). Il titolo, abbastanza curioso, di questasceneggiatura si riferisce al capo di una spedizionegeologica, che aspetta la barca che riporta i "concentrati"dei minerali raccolti dalla spedizione.

Nel 1956 Andrej Tarkovskij ritorna a Mosca e si iscrive alVGIK (Scuola Superiore di Cinematografia), la piùprestigiosa scuola di cinema dell'Unione Sovietica.Tarkovskij segue i corsi di Michail Romm, un quotatoregista del periodo, esponente di quel realismo socialistache andava per la maggiore in quegli anni. Tuttavia Romm,al di là delle sue personali scelte estetiche, si dimostra unuomo di larghe vedute e, sotto la sua ala, Tarkovskij potràsviluppare appieno le sue idee, cosa per cui saràriconoscente al maestro, verso il quale avrà sempre paroledi grande stima.

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Al VGIK Tarkovskij inizierà la sua produzione. Primo titoloè, nel 1958, Gli uccisori (Ubijcy), un cortometraggio cheriprende uno dei più celebri racconti di Ernest Hemingway,

e in cui Tarkovskij compare anche come attore nel ruolo dicliente del bar, a cui seguirà l'anno dopo ilmediometraggio: Non cadranno foglie stasera (Segodnjauvolnenija ne budet). Questa opera è di respiro piùcomplesso rispetto all'esordio e racconta di un manipolo dimilitari che si occupa dello sminamento di una strada dove

vengono rinvenute bombe della seconda guerra mondiale.Il film, pur inserendosi idealmente in una certacinematografia storiografica sovietica postbellica rivela, peril gusto della inquadratura e per la sceneggiatura tesa, iltalento originale del regista.

Anni sessanta[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1960 Tarkovskij si diploma presentando Katok iskripka, un mediometraggio che racconta l'amicizia tra unbambino che studia violino e un operaio asfaltatore. Il filmè permeato da un blando lirismo un po' artificioso, dovuto

anche alla sua natura di opera scolastica, ma mette già inluce, nell'inusuale tema trattato e in alcune soluzioniregistiche, un'originalità e un'indipendenza all'epoca noncomuni. In questa pellicola già si cominciano a coglierealcune idee visive che troveranno ampio spazio neisuccessivi lungometraggi: un certo gusto per le visioni

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oniriche (come la sequenza caleidoscopica) e il temadell'acqua, sempre presente nei film successivi (presentead esempio nelle immagini degli alberi che si specchianonelle pozzanghere dopo l'acquazzone).

Nel 1961 Tarkovskij sposa Irma Rauš, un'attrice conosciuta

ai corsi del VGIK. Dal matrimonio nascerà nel 1962 ArsenijAndreevič, primo figlio del regista, a cui verrà dato il nomedel nonno.

Sempre nel 1962 esce L'infanzia di Ivan (IvanovoDetstvo), il primo lungometraggio di Tarkovskij. Il filmviene presentato al festival di Venezia, dove vince il Leoned'oro ex aequo con Cronaca familiare di Valerio Zurlini. Ilfilm racconta la storia di un bambino che partecipa alla

seconda guerra mondiale. Tutta la vicenda è aliena daqualsiasi forma epica o realista; i lunghi carrelli cheattraversano le paludi, le continue digressioni oniriche eun'atmosfera fortemente simbolica, rendono il film poeticoe lontano dal realismo socialista dell'epoca. Esplodeimprovviso il caso Tarkovskij. In Italia il film scatena una

esagerata polemica che vide, in difesa del film, persinol'intervento di Jean Paul Sartre dalle colonne de l'Unità.

Con questo film, molto lirico e personale, iniziano le primeincomprensioni con il regime che, quando nel 1966

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Tarkovskij gira Andrej Rublëv, diventano un'aperta ostilitàche influenzerà tutta la futura carriera del regista. AndrejRublëv rilegge la storia della Russia del Quattrocentoattraverso le gesta del pittore di icone Andrej Rublëv,

risultando uno dei migliori film degli anni sessanta in tuttala cinematografia mondiale; la sua forza e la sua intensitàlo rendono un film di notevole importanza. Ci sono sceneparticolarmente celebri, come quella della fusione dellacampana, che inneggia all'unione del popolo per lacreazione e contro il tiranno, e poi c'è il misticismo, la

fede, l'esaltazione della madre Russia. È l'inizio di un lungobraccio di ferro che si trascinerà per anni. Dopo lunghepressioni, che vedranno intervenire in prima persona ilministro francese per la cultura, il film nel 1969 arriverà alfestival di Cannes, non senza aver prima subito alcuni taglie alcune "correzioni" al montaggio. Il successo è lo stesso

enorme, il film vince il premio della critica internazionale eviene proiettato in tutta Europa, suscitando ovunqueentusiasmo unanime tra critica e pubblico. In patria peròAndrej Rublëv viene proiettato solo nel 1971, riscuotendoun buon successo di pubblico nonostante la cappa disilenzio piombata sul film: nessun articolo, nessuna

recensione e perfino nessuna informativa sulle sale in cuiveniva proiettato.

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Sul set di Andrej Rublëv Tarkovskij conosce LarisaPavlovna Egorkina, che sposa in seconde nozze nel 1969, eda cui nel 1970 ha Andrej Andreevič, il suo secondo figlio. 

Anni settanta[modifica | modifica wikitesto]

A partire dall'aprile del 1970 Tarkovskij inizia a scrivere undiario che terrà con continuità sino agli ultimi giorni di vita.Questi diari contengono il resoconto delle traversieburocratiche e delle complesse vicissitudini umane di

Tarkovskij e costituiscono senza dubbio, assieme aScolpire il tempo, dove Tarkovskij definisce la sua ideaestetica non solo di cinema, il più importante documentosulla sua vita e le sue opere. In un primo momento deidiari vennero pubblicati alcuni estratti, in traduzioneinglese e tedesca, ma sarà solo nel 2002 che uscirà la

prima edizione integrale, curata dal figlio, per una piccolacasa editrice fiorentina, le Edizioni della Meridiana.

Nel 1972 Tarkovskij realizza Solaris, tratto dall'omonimoromanzo di Stanislaw Lem. Il film racconta di unaspedizione scientifica sul pianeta Solaris, un pianeta in cuiavvengono strani fenomeni. Kris Kelvin, lo scienziatoinviato a risolvere il mistero, scopre che l'oceano delpianeta è una vera e propria entità senziente chematerializza, fisicamente, il passato e i ricordi. Lacomplessa atmosfera metafisica di quest'opera viene

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sottovalutata e si preferisce invece puntare tuttosull'aspetto fantascientifico. Il film viene infelicementepresentato in occidente come “la risposta sovietica a 2001:

Odissea nello spazio” e gode di alterne fortune. In Italia

Solaris viene affidato a Dacia Maraini, che vi operaprofondi cambiamenti: quaranta minuti di film vengonotagliati e altre scene vengono arbitrariamente rimontate, iltutto, ovviamente, senza il consenso di Tarkovskij, chenemmeno era stato informato della cosa e che, in seguito,intenterà, con scarso successo, una causa legale contro la

Maraini. Questa versione del film circolerà in Italia perquasi un trentennio, fino alla riedizione nel 2001 dellaversione integrale.

Terminato Solaris Tarkovskij inizia a lavorare a Un biancogiorno, un film a carattere autobiografico, che esce nel1974 con il titolo definitivo Lo specchio (Zerkalo). Si trattasenza dubbio del film più personale ed ermetico delregista. Vadim Ivanovič Jusov che era sempre stato

l'operatore di fiducia di Tarkovskij, rifiuta di girare il filmperché considera troppo presuntuoso il progetto. Una voltauscito nelle sale però, Jusov ammetterà di aver avuto tortoe si complimenterà con Tarkovskij. In effetti Lo specchio èun'opera di grande fascino che esibisce un virtuosismotecnico sconfinato, nell'uso della macchina da presa e nellavoro sul colore. Ma il virtuosismo è finalizzato allacreazione di un'atmosfera eterea in cui il presente, il

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passato e i sogni sono fusi in unico blocco atemporale, sucui si innestano, ulteriormente, immagini d'archivio disoldati dell'Armata Rossa impegnati nella seconda guerramondiale, in una lirica ricostruzione della storia della

Russia.

L'ostilità del regime nei confronti di Tarkovskij diventa,dopo questo film, ancora più aspra. Il film viene ostacolatoin ogni modo, se ne impedisce la partecipazione a qualsiasifestival, nazionale e internazionale, mentre in patria vieneconsiderato un film di terza categoria, la meno importante,per cui va in programmazione per solo tre settimane e soloin piccole sale di periferia. A Tarkovskij viene inoltreimpedito di girare altri film. Tra le altre idee sviluppate chenon saranno mai tradotte sul grande schermo figurano lariduzione de L'idiota di Dostoevskij, che, nelle idee diTarkovskij, doveva essere il suo film più importante e alquale lavorerà a partire dal 1971 e fino al 1983 quando,ormai esule, capirà di non poter mai girare un film sulVangelo di Luca.

Tra il 1976 e il 1977 allora Tarkovskij si dedica al teatro emette in scena a Mosca l'Amleto di Shakespeare, conAnatolij Solonicyn nel ruolo del principe di Danimarca. Apartire dal 1978, grazie a un permesso speciale delPresidium del Soviet Supremo, Tarkovskij ritorna a dirigereun film. Inizia la lavorazione di Stalker, tratto da Picnic sul

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ciglio della strada, un romanzo dei fratelli Strugackij, cheuscirà nel 1979.

Stalker racconta un viaggio all'interno di una misteriosaZona, in cui si dice che esista una stanza in cui siesaudiscono i desideri. Protagonisti del viaggio sono lostalker, cioè la guida che sa come muoversi dentro laZona, uno scienziato e uno scrittore. Lo sviluppo narrativoè assolutamente essenziale, quasi inesistente, ma il film èuno dei più suggestivi girati da Tarkovskij. Lentissimecarrellate su pavimenti d'acqua, dialoghi filosofici eun'atmosfera da apocalisse post-atomica, che impregnaogni immagine, rendono il film enigmatico e sfuggente,probabilmente il vertice figurativo del cinema di Tarkovskij.

L'ostracismo del regime cala sulla pellicola: per voleredell'autorità sovietica il film viene presentato al festivalnon competitivo di Rotterdam, precludendogli così lapossibilità di concorrere per la Palma d'oro a Cannes, doveviene comunque presentato a sorpresa riscuotendo ungrande successo. Nel luglio del 1979 Tarkovskij ottiene il

permesso di espatrio per recarsi in Italia per prenderecontatti con la RAI per una produzione. La moglie diTarkovskij e il figlio vengono trattenuti in URSS comeforma di garanzia per il suo ritorno. In Italia Tarkovskijinizia a girare assieme a Tonino Guerra Tempo di viaggio,un documentario per la RAI e, sempre con Guerra, inizia il

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progetto di Nostalghia. Due mesi dopo fa ritorno in UnioneSovietica.

Anni ottanta[modifica | modifica wikitesto]

Targa in memoria di Andrej Tarkovskij, Firenze.

Nell'aprile 1980 riparte per l'Italia per ricevere il David diDonatello per Lo specchio e per terminare il lavoro iniziato

l'anno prima. Nel 1982, durante un nuovo soggiorno inItalia, prende la decisione definitiva: non farà mai piùritorno in patria.

È l'inizio di una vita da esule (terzo illustre dopo AleksandrSolženicyn o Rostropovič), che lo vedrà girare per tutta

Europa e per gli Stati Uniti. È comunque in Italia cheTarkovskij trova il maggiore sostegno: il comune di Firenzegli dona un appartamento a Palazzo Gianni-Vegni e gliconcede la cittadinanza onoraria; Tonino Guerra sarà unamico sincero che lo appoggerà e aiuterà in ogni momento.

Nel 1983 esce Nostalghia, girato in Italia nella campagnasenese, il suo primo film fuori dalla Russia. La personalevicenda di Tarkovskij è tutta proiettata nel film, a partiredal titolo. È la storia di un intellettuale russo che si trova inItalia per scrivere la biografia di un musicista del XVIII

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secolo. Qua fa amicizia con Domenico, il matto del paese, ilquale gli affida un voto da compiere in sua vece, quello diattraversare, con una candela accesa, la piscina di BagnoVignoni. Il matto si ucciderà dandosi fuoco a Roma e

Gorčakov, il protagonista, morirà portando a termine ilvoto della candela.

Il film è accolto da opinioni discordanti. Una certa presuntafragilità filosofica e un sottile indugio manierista fannosorgere dubbi sul valore del film che, tutt'oggi, èconsiderato un'opera minore, poco riuscita, nellafilmografia tarkovskiana. Rimane comunque la notevolefotografia di Giuseppe Lanci e la suggestione di alcuneimmagini, come quelle della nebbia che avvolge la Vald'Orcia o la scena della candela nella piscina svuotata diSanta Caterina. Un altro elemento che rende il film degnodi nota nella totalità dell'opera tarkovskijana è ilriferimento alle opere d'arte, soprattutto pittoriche,esattamente come accade in quasi tutti i film. In questocaso c'è un richiamo evidente a un dipinto di Piero dellaFrancesca, la Madonna del parto (1460, Cappella di SantaMaria di Momentana a Monterchi), nella memorabilesequenza che ripropone il rito di fertilità che le donne dellacampagna di Monterchi eseguono per propiziare la nascitadi un figlio.

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Lo stesso anno, il 1983, Rai 2 trasmette Tempo di viaggio,il documentario girato in Italia durante la ricerca dei luoghiin cui ambientare Nostalghia.

Sempre nel 1983 va in scena al Covent Garden di LondraBoris Godunov, con la regia di Tarkovskij e la direzionemusicale di Claudio Abbado. Lo spettacolo, fortementevoluto da Abbado, è il frutto di tre anni di contatti, rinvii,imprevisti vari e infine prove e ancora nuovi ripensamenti.Sarà un trionfo e farà man bassa dei premi destinati allalirica.

Intanto Nostalghia aveva vinto a Cannes il gran premiodella giuria ex aequo con L'Argent di Robert Bresson.

Nel 1984 Tarkovskij, pur vivendo in Italia, chiede e ottieneasilo politico negli Stati Uniti, paese che, a onor del vero,conosceva ben poco. L'annuncio viene dato a luglio dalregista in una conferenza stampa a Milano. È il piùclamoroso caso di dissenso in URSS dai tempi di Aleksandr

Solženicyn. L'importanza e il prestigio di cui gode il registafanno sì che la notizia faccia il giro del mondo.

Nel 1985, grazie all'interessamento di Ingmar Bergman,Tarkovskij si reca in Svezia per girare Sacrificio (Offret),

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che sarà il suo ultimo film. Sacrificio esce nel 1986 e vienepresentato a Cannes suscitando entusiasmo unanime. LaPalma d'oro però va a Mission di Roland Joffé, scatenandofortissime proteste perfino da parte del presidente francese

François Mitterrand, che parlerà addirittura di "scandalo".E proprio Mitterrand fu molto vicino a Tarkovskij inun'importante circostanza: all'inizio del 1986 una sualettera inviata a Michail Gorbačëv aveva permesso ad

Andrej, il figlio di Tarkovskij, di uscire dall'Unione Sovieticaper ricongiungersi, dopo molti anni, con i suoi genitori

(Larisa era col marito già dal 1982).

Tomba di Tarkovskij nel cimitero russo diSainte-Geneviève-de-Bois (Essonne), circa 20 km sud di

Parigi.

Sacrificio a Cannes riesce comunque a conseguire benquattro premi, fatto senza precedenti, oltre a grandi elogi.Il film racconta la storia di Alexander, un uomo che vedecrollare tutto ciò in cui crede in seguito all'improvvisoscoppio di una guerra nucleare. Disperato prega Dio disalvare il mondo, facendo voto di rinunciare a tutto ciò chepossiede, se questa sua preghiera si dovesse realizzare.Seguendo il consiglio di un amico, Alexander fa l'amorecon Maria, una cameriera che si dice sia una strega. Lamattina dopo scopre che il mondo è tornato indietro di un

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giorno e nessuna guerra incombe. Mantenendo fede allasua promessa, Alexander dà fuoco alla sua casa e si chiudein un impenetrabile mutismo prima di essere portato via daun'ambulanza. Con Sacrificio Tarkovskij firma un film

raffinato e sontuoso, denso di omaggi a Bergman, a partiredalla lividissima fotografia di Sven Nykvist, finoall'ambientazione in una piccola isola che ricorda molto laFarø in cui Bergman si è ritirato. Ma oltre a questo, il filmsviluppa tutte le tematiche tarkovskiane e le porta, in uncerto senso, a compimento.

La malattia uccide Tarkovskij nella notte tra il 28 e il 29dicembre del 1986 in una clinica di Parigi. I funerali sisvolgono il 3 gennaio seguente nella cattedrale ortodossadi Sant'Aleksandr Nevskij e Mstislav Rostropovič, col quale

il regista aveva stretto amicizia negli ultimi anni, suona sulsagrato della chiesa la suite per violoncello n°2 di J.S.Bach.

La moglie Larisa rifiuta l'offerta delle autorità sovietiche dirimpatriare la salma per seppellirla sul suolo natio. Andrej

Tarkovskij verrà invece sepolto, e tuttora giace, nel piccolocimitero ortodosso russo di Sainte-Geneviève-de-Bois.

L'eredità[modifica | modifica wikitesto]

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Nonostante l'esigua filmografia, l'opera di Tarkovskij restatuttora una delle più apprezzate del cinema moderno. A luisi sono ispirati molti autori, in modo manifesto, daAleksandr Sokurov a Wim Wenders fino a Lars Von Trier,

Gus Van Sant e Béla Tarr. Nel 2002 è stato dato allestampe Martirologio (Edizioni della Meridiana, Firenze),diario autobiografico del regista, definito l'ultimo "grandeartista della tradizione russa".

Nel 2010 openculture ha reso disponibili[1] le opere diTarkovskij attraverso youtube. I film sono in linguaoriginale con sottotitoli in inglese.

Filmografia[modifica | modifica wikitesto]

Regista[modifica | modifica wikitesto]Gli uccisori (Ubijtsy) cortometraggio scolastico, co-regiaAlexander Gordon e Marika Beiku (1958)

Non cadranno foglie stasera (Segodnja uvolnenija nebudet) (co-regia Alexander Gordon) (1959)

Il rullo compressore e il violino (Katok i Skripka) (1960)L'infanzia di Ivan (Ivanovo detstvo) (1962)

Andrej Rublëv (1966)

Solaris (Soljaris) (1972)

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Lo specchio (Zerkalo) (1975)

Stalker (1979)

Tempo di viaggio (1983)

Nostalghia (1983)Sacrificio (Offret) (1986)

Attore[modifica | modifica wikitesto]

Gli uccisori (Ubijtsy) (1958)

Sergej Lazò, regia di Alexsander Gordon (1968)

Documentari su Andrej Tarkovskij[modifica | modificawikitesto]

Il cinema è un mosaico fatto di tempo (Cinema is a mosaicmade of time) 60min (1982) di Donatella Baglivo

Un poeta nel cinema (Poet in the cinema) 65 min (1983) diDonatella Baglivo

Tempo di viaggio di Andrej Tarkovskij e Tonino Guerra(1983)

Andrej Tarkovskij in Nostalghia 90min (1984) di DonatellaBaglivo

Elegia moscovita (Moskovskaja Eleghija) 86min (1987) diAleksandr Sokurov

Diretto da Andrej Tarkovskij (Regi Andrej Tarkovskij)101min (1988) di Michael Leszczylowskij

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Una giornata di Andrej Arsenevic (Une journée d'AndrejArsenevic) 54min (1999 ma girato nel 1985-1986) di ChrisMarker

Incontrare Andrej Tarkovskij (Meeting Andrei Tarkovsky)

90min (2008) di Dmitry Trakovsky

Auf der Suche nach der verlorenen Zeit. AndrejTarkowskijs Exil und Tod.130min. 1988 di Ebbo Demant

Note[modifica | modifica wikitesto]

^ openculture, openculture.com, 2010.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Scritti di Tarkovskij[modifica | modifica wikitesto]

Sulla figura cinematografica, in cinemasessanta, n° 1/173,gennaio-febbraio 1987, in seguito ripubblicato in "circuitocinema", quaderno n° 30, giugno 1987

Scolpire il tempo, Milano, Ubulibri, 1988

Andrej Rublëv, Milano, Garzanti, 1992

Racconti cinematografici, Milano, Garzanti, 1994

Martirologio, Firenze, Edizioni della Meridiana, 2002

Luce istantanea, Firenze, Edizioni della Meridiana, 2002

L'Apocalisse, Firenze, Edizioni della Meridiana, 2005

La forma dell'anima. Il cinema e la ricerca dell'assoluto,Milano, BUR, Rizzoli, 2012

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Scritti su Tarkovskij[modifica | modifica wikitesto]

Achille Frezzato, Andrej Tarkovskij, Firenze, La NuovaItalia, 1977

AAVV, Andrej Tarkovskij (a cura di Fabrizio Borin), "circuitocinema", quaderno n° 30, giugno 1987

Antonio Socci, Obiettivo Tarkovskij. L'opera, la spiritualità,il pensiero di un grande del cinema del '900, Milano,Editoriale italiana, 1987.

Fabrizio Borin, L'arte allo specchio. Il cinema di Andrej

Tarkovskij, Roma, Jouvence, 1989

AAVV, Sul cinema di Andrej Tarkovskij, (a cura di ClaudioSiniscalchi), Roma, Ente dello Spettacolo, 1996

Tullio Masoni, Paolo Vecchi, Andrej Tarkovskij, Milano, IlCastoro, 1997

Simonetta Salvestroni, Il cinema di Tarkovskij e latradizione russa, Biella, Qiqajon, 2006.

Layla Alexander-Garrett, Andrei Tarkovsky: A PhotographicChronicle of the Making of The Sacrifice, Cygnnet, 2011

Paolo Zermani (a cura di), Le case di Andrej Tarkovskij

(brossura), 1ª ed., Parma, Diabasis, gennaio 2013, p. 36,ISBN 978-88-8103-789-6.