Talete dice che il principio è l’acqua, perciò anche ... · abbastanza datate, sono...

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INTERVENTO DI MASSIMO SALLEOLINI, Professore Associato di Idrogeologia e di Idrogeologia Applicata presso la Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali dell’Università degli Studi di Siena Io vi parlerò delle risorse idriche in Maremma, dato che mi occupo, a livello scientifico e didattico, di idrogeologia, cioè di acque sotterranee, presso il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Siena. Con un gruppo di colleghi e collaboratori, abbiamo fatto il punto sullo stato dell’arte della ricerca sulle risorse idriche della Toscana Meridionale e abbiamo pubblicato i risultati nel primo numero della rivista Etrurianatura; la Toscana Meridionale è infatti il nostro territorio di riferimento per quanto riguarda la valutazione delle risorse idriche che andrò ad esporre. È noto che le risorse idriche si prendono dove sono e poi si trasportano dove servono; quindi, non sempre l’acqua che utilizziamo proviene dal territorio in cui abitiamo e, perciò, il territorio di cui parlerò nelle mie considerazioni è più ampio di quello appartenente in senso stretto alla Maremma. Nell’articolo pubblicato su Etrurianatura c’è tutto il dettaglio metodologico, scientifico, con figure, grafici e anche riferimenti bibliografici che possono servire per eventuali approfondimenti. Quindi, in realtà, qui non parlerò molto di quello che si trova nella rivista. Vorrei piuttosto fare un discorso più adatto alla situazione, e dunque partirei da qualche semplice concetto per arrivare, dopo la rapida presentazione di qualche dato sintetico sulla situazione della Toscana Meridionale, agli ultimi dati che stiamo raccogliendo proprio sulla piana di Follonica. Alla fine cercherò di trarre una morale dalle cose presentate, perché anche in questa storia, come in tutte, c’è una morale. Innanzitutto, è abbastanza ovvio dire che l’acqua è la risorsa rinnovabile più importante di qualunque territorio, questo lo sanno tutti. Meno conosciuto è però il fatto che quando si parla di acqua, di importanza dell’acqua, si deve parlare soprattutto di acque sotterranee. Sono le acque sotterranee il nostro vero “tesoro”. La maggior parte dell’acqua che utilizziamo nelle nostre abitazioni, che comprende quella per il consumo umano, proviene per l’80-90% dagli acquiferi, cioè è acqua sotterranea. E anche la maggior parte dell’acqua utilizzata per l’industria, l’agricoltura, il turismo e molte altre attività è, purtroppo, acqua sotterranea. Dico purtroppo perché attualmente noi utilizziamo indiscriminatamente acqua sotterranea, anche di ottima qualità, anche per usi per i quali basterebbe acqua di qualità medio- bassa, se non addirittura infima, reperibile in superficie. Eppure tutti gli studi e le previsioni scientificamente corretti, cioè basati sull’utilizzo di validi indicatori economici, ambientali e sociali, ci dicono che le acque sotterranee sono una risorsa strategica di fondamentale importanza, e lo diventeranno sempre di più nei prossimi anni. Già oggi, in tutto il mondo, le acque sotterranee sono soggette a fenomeni di depauperamento: alcuni prettamente naturali, come ad esempio la siccità che colpisce alcuni stati del mondo in maniera ricorrente ed altri in maniera ciclica; altri tipicamente umani, quali il sovrasfruttamento e l’inquinamento. Questi fenomeni, combinati fra loro ed aggravati dall’emergente conflittualità fra i diversi tipi d’uso, fanno sì che talvolta si incontrino gravi difficoltà, a livello generale, a soddisfare il bisogno di acqua. Questi problemi possono essere affrontati e, auguriamoci, risolti solo trovando il giusto equilibrio tra interessi legati allo sviluppo economico e la difesa dell’ambiente, realizzando cioè quello che, con un termine molto efficace e attuale, si chiama sviluppo sostenibile. Ma la sostenibilità dello sviluppo va fondata su solide basi scientifiche: non ci si può avventurare in questo tipo di valutazioni senza avere una conoscenza adeguata dei fenomeni. Che l’acqua sia argomento di grande attualità è ampiamente dimostrato dai fatti. Per esempio, il 2003 è stato l’Anno Internazionale dell’Acqua dolce, promosso dalle Nazioni Unite; poche settimane fa, a marzo di quest’anno, nell’ambito della XV Settimana della Cultura Scientifica uno dei temi selezionati dal Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca era proprio l’acqua, anzi, la “Centralità dell’acqua”. Che tutto ruoti intorno all’acqua è d’altronde una convinzione molto antica: basta rileggere la “Metafisica” di Aristotele, opera del IV secolo a.C., nella quale il grande filosofo, citando addirittura Talete, che aveva vissuto e pensato circa due secoli prima di lui, afferma che l’acqua è ciò da cui tutto si genera e quindi è il principio di tutto. Con un ragionamento deduttivo, tipico della filosofia greca, avevano già capito l’impor-tanza e la centralità dell’acqua! 4 Aristotele (384-322 a.C.), citando Talete di Mileto (626- 548 a.C.), scriveva nella “Metafisica”: Talete dice che il principio è l’acqua, perciò anche Talete dice che il principio è l’acqua, perciò anche sosteneva che la terra sta sopra l’acqua; prendeva sosteneva che la terra sta sopra l’acqua; prendeva forse argomento dal vedere che il nutrimento d’ogni forse argomento dal vedere che il nutrimento d’ogni cosa è umido e persino il caldo si genera e vive cosa è umido e persino il caldo si genera e vive nell’umido; ora ciò da cui tutto si genera è il principio nell’umido; ora ciò da cui tutto si genera è il principio di tutto.......di tutto.......Nel 1968 il Consiglio d’Europa ha emanato la “Carta Europea dell’Acqua” che contiene dodici raccomandazioni da seguire per trattare in maniera adeguata questo bene essenziale. Anche se

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INTERVENTO DI MASSIMO SALLEOLINI, Professore Associato di Idrogeologia e di Idrogeologia Applicata presso la Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali dell’Università degli Studi di Siena Io vi parlerò delle risorse idriche in Maremma, dato che mi occupo, a livello scientifico e didattico, di idrogeologia, cioè di acque sotterranee, presso il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Siena. Con un gruppo di colleghi e collaboratori, abbiamo fatto il punto sullo stato dell’arte della ricerca sulle risorse idriche della Toscana Meridionale e abbiamo pubblicato i risultati nel primo numero della rivista Etrurianatura; la Toscana Meridionale è infatti il nostro territorio di riferimento per quanto riguarda la valutazione delle risorse idriche che andrò ad esporre. È noto che le risorse idriche si prendono dove sono e poi si trasportano dove servono; quindi, non sempre l’acqua che utilizziamo proviene dal territorio in cui abitiamo e, perciò, il territorio di cui parlerò nelle mie considerazioni è più ampio di quello appartenente in senso stretto alla Maremma. Nell’articolo pubblicato su Etrurianatura c’è tutto il dettaglio metodologico, scientifico, con figure, grafici e anche riferimenti bibliografici che possono servire per eventuali approfondimenti. Quindi, in realtà, qui non parlerò molto di quello che si trova nella rivista. Vorrei piuttosto fare un discorso più adatto alla situazione, e dunque partirei da qualche semplice concetto per arrivare, dopo la rapida presentazione di qualche dato sintetico sulla situazione della Toscana Meridionale, agli ultimi dati che stiamo raccogliendo proprio sulla piana di Follonica. Alla fine cercherò di trarre una morale dalle cose presentate, perché anche in questa storia, come in tutte, c’è una morale. Innanzitutto, è abbastanza ovvio dire che l’acqua è la risorsa rinnovabile più importante di qualunque territorio, questo lo sanno tutti. Meno conosciuto è però il fatto che quando si parla di acqua, di importanza dell’acqua, si deve parlare soprattutto di acque sotterranee. Sono le acque sotterranee il nostro vero “tesoro”. La maggior parte dell’acqua che utilizziamo nelle nostre abitazioni, che comprende quella per il consumo umano, proviene per l’80-90% dagli acquiferi, cioè è acqua sotterranea. E anche la maggior parte dell’acqua utilizzata per l’industria, l’agricoltura, il turismo e molte altre attività è, purtroppo, acqua sotterranea. Dico purtroppo perché attualmente noi utilizziamo indiscriminatamente acqua sotterranea, anche di ottima qualità, anche per usi per i quali basterebbe acqua di qualità medio-bassa, se non addirittura infima, reperibile in superficie. Eppure tutti gli studi e le previsioni scientificamente corretti, cioè basati sull’utilizzo di validi indicatori economici, ambientali e sociali, ci dicono che le acque sotterranee sono una risorsa strategica di fondamentale importanza, e lo diventeranno sempre di più nei prossimi anni. Già oggi, in tutto il mondo, le acque sotterranee sono soggette a fenomeni di depauperamento: alcuni prettamente naturali, come ad esempio la siccità che colpisce alcuni stati del mondo in maniera ricorrente ed altri in maniera ciclica; altri tipicamente umani, quali il sovrasfruttamento e l’inquinamento. Questi fenomeni, combinati fra loro ed aggravati dall’emergente conflittualità fra i diversi tipi d’uso, fanno sì che talvolta si incontrino gravi difficoltà, a livello generale, a soddisfare il bisogno di acqua. Questi problemi possono essere affrontati e, auguriamoci, risolti solo trovando il giusto equilibrio tra interessi legati allo sviluppo economico e la difesa dell’ambiente, realizzando cioè quello che, con un termine molto efficace e attuale, si chiama sviluppo sostenibile. Ma la sostenibilità dello sviluppo va fondata su solide basi scientifiche: non ci si può avventurare in questo tipo di valutazioni senza avere una conoscenza adeguata dei fenomeni. Che l’acqua sia argomento di grande attualità è ampiamente dimostrato dai fatti. Per esempio, il 2003 è stato l’Anno Internazionale dell’Acqua dolce, promosso dalle Nazioni Unite; poche settimane fa, a marzo di quest’anno, nell’ambito della XV Settimana della Cultura Scientifica uno dei temi selezionati dal Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca era proprio l’acqua, anzi, la “Centralità dell’acqua”. Che tutto ruoti intorno all’acqua è d’altronde una convinzione molto antica: basta rileggere la “Metafisica” di Aristotele, opera del IV secolo a.C., nella quale il grande filosofo, citando addirittura Talete, che aveva vissuto e pensato circa due secoli prima di lui, afferma che l’acqua è ciò da cui tutto si genera e quindi è il principio di tutto. Con un ragionamento deduttivo, tipico della filosofia greca, avevano già capito l’impor-tanza e la centralità dell’acqua!

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Aristotele (384-322 a.C.), citando Talete di Mileto (626-548 a.C.), scriveva nella “Metafisica”:

“Talete dice che il principio è l’acqua, perciò anche Talete dice che il principio è l’acqua, perciò anche sosteneva che la terra sta sopra l’acqua; prendeva sosteneva che la terra sta sopra l’acqua; prendeva forse argomento dal vedere che il nutrimento d’ogni forse argomento dal vedere che il nutrimento d’ogni cosa è umido e persino il caldo si genera e vive cosa è umido e persino il caldo si genera e vive nell’umido; ora ciò da cui tutto si genera è il principio nell’umido; ora ciò da cui tutto si genera è il principio di tutto.......”di tutto.......”

Nel 1968 il Consiglio d’Europa ha emanato la “Carta Europea dell’Acqua” che contiene dodici raccomandazioni da seguire per trattare in maniera adeguata questo bene essenziale. Anche se

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abbastanza datate, sono raccomandazioni tranquillamente applicabili al giorno d’oggi, anche perché su alcuni punti abbiamo ancora molti passi da fare. Io mi soffermerò essenzialmente sui punti VIII e IX. Il punto VIII recita: “La buona gestione dell’acqua deve formare oggetto di un piano stabilito dall’autorità competente”. Ebbene, oggi in Italia alcune norme a disposizione effettivamente ci sono: abbiamo la 183/89 che si occupa dei Piani di Bacino – nella figura sono indicati i principali bacini idrografici della Toscana -; abbiamo la 236/88 e la 152/99 che si occupano di molte cose, ma soprattutto della salvaguardia delle risorse idriche; abbiamo la 36/94 che ha istituito le AATO, cioè le Autorità di Ambito Territoriale Ottimale, e che ha diviso il territorio toscano nei sei ATO che vedete nella figura. Come si può osservare, l’ATO 6 - Ombrone è il più esteso, ed è anche il meno densamente popolato. Ci sono poi norme emanate da Regione, Province e Comuni che si occupano di varie competenze, tra cui quelle del reperimento, della gestione, della salvaguardia e del monitoraggio dell’acqua. Quindi le norme ci sono; in alcuni casi sono contraddittorie, in altri insufficienti, ma non si può certo dire che siamo all’anno zero. Ma io vorrei parlare soprattutto del punto IX del dodecalogo, quello che recita: “La salvaguardia dell’acqua implica uno sforzo importante di ricerca scientifica, di formazione di specialisti e di informazione pubblica”. E noi oggi siamo appunto qui a parlare di risorse idriche in questo territorio, dunque a fare informazione. Quando si parla di ricerca, di formazione specialistica e di informazione pubblica, si parla di compiti che devono essere svolti soprattutto dalla comunità scientifica, in particolar modo dall’Università. L’Università ha proprio questi compiti primari: sperimentare e proporre corrette metodologie d’analisi (ricerca scientifica); trasferire queste conoscenze al fine di formare tecnici di preparazione adeguata (attività didattica). Quando si parla, così, per la strada, capita comunemente di usare il termine “risorsa idrica”. Ma cos’è una risorsa idrica? Sono convinto che se chiedessi a ognuno di voi di darne la definizione otterrei un buon numero di risposte diverse. Da un punto di vista puramente teorico, la risorsa idrica corrisponde al quantitativo di acqua superficiale e sotterranea mediamente rinnovato dal ciclo dell’acqua, che è un ciclo planetario e perpetuo. Da un punto di vista più pratico, la

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Che cos’è la Che cos’è la risorsa idricarisorsa idrica??

In generale, essa corrisponde al quantitativo idrico superficiale e sotterranea, mediamente rinnovato dal ciclo naturale dell’acqua

Tale quantitativo non è però totalmente utilizzabile; esistono infatti volumi idrici disponibili, ma non sfruttabili in quanto necessari al mantenimento di un corretto equilibrio ambientale (deflusso minimo vitale negli ecosistemi fluviali, l'equilibrio lungo le coste tra acqua dolce e acqua salata, ecc.) o che comporterebbero captazioni eccessivamente costose dal punto di vista costruttivo e/o gestionale

Ma ancora non basta, visto che può effettivamente definirsi “risorsa” solo quel quantitativo d’acqua dotato di caratteristiche fisiche, chimiche e microbiologiche adatte all’uso previsto.

risorsa idrica è invece il quantitativo d’acqua effettivamente utilizzabile, cioè quello che può essere usato senza compromettere l’equilibrio naturale, senza creare danni alla salute e alla vita sul pianeta.La risorsa idrica disponibile, si intuisce facilmente, è dunque inferiore alla risorsa idrica teorica. Non si può infatti attingere indiscriminatamente l’acqua che la natura ci mette a disposizione, perché una parte di quest’acqua deve comunque rimanere inutilizzata per vari motivi, ma soprattutto per mantenere un corretto equilibrio ambientale. Ad esempio: non si possono lasciare a secco i corsi d’acqua, vi si deve mantenere almeno il cosiddetto Deflusso Minimo Vitale, pena la scomparsa di ogni forma di vita; si deve mantenere un certo equilibrio lungo le coste tra acqua dolce e acqua salata, per non incorrere in problemi di intrusione salina, come vedremo più avanti. Ci sono poi acque che non sono accessibili per loro collocazione naturale e acque che non sono adeguate all’uso: affinché un’acqua sia effettivamente definibile come risorsa deve infatti avere caratteristiche fisiche, chimiche e microbiologiche adatte all’uso. Insomma, solo una parte dell’acqua che la natura ci mette a disposizione in modo rinnovabile può essere utilizzata; ma è comunque tanta, come vi farò vedere fra poco. Una volta individuata la risorsa idrica disponibile, il problema diventa ottimizzarne l’utilizzo, praticarne cioè una gestione corretta. E qui introduciamo un altro importante concetto, che è quello della “gestione delle risorse idriche”. Se ne sente parlare spesso, ma il più delle volte quella che viene così definita non è

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altro che un correre dietro ai problemi quando si presentano, un correre dietro alle emergenze: questo non è gestire. È un fatto che noi oggi si osservi continuamente, pur con differenze di comportamento anche significative, l’uomo inseguire gli eventi invece di cercare di prevederli e di controllarli, come se non ci fosse niente da fare: invece si può fare molto. Da che cosa si deve partire? Si deve partire dalla conoscenza dei fenomeni. Io cercherò quindi di dimostrarvi oggi che i problemi legati all’acqua, problemi di sfruttamento, di inquinamento, ecc., sono essenzialmente problemi di cattiva gestione che hanno il loro fondamento in una

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Esiste invece la possibilità di prevedere le emergenze e di Esiste invece la possibilità di prevedere le emergenze e di operare per la migliore gestione delle risorse idriche. Questa operare per la migliore gestione delle risorse idriche. Questa possibilità si chiama:possibilità si chiama:

CONOSCENZA DEI FENOMENICONOSCENZA DEI FENOMENILa corretta gestione passa infatti attraverso la conoscenza La corretta gestione passa infatti attraverso la conoscenza dell’entità delle risorse idriche e dei meccanismi che ne dell’entità delle risorse idriche e dei meccanismi che ne governano rinnovabilità e protezione.governano rinnovabilità e protezione.

A ciò si arriva solamente attraverso:l’individuazione dei parametri necessari alle analisi

idrologiche ed idrogeologichela loro misura sistematica nel tempo e nello spaziol’elaborazione dei dati raccolti con idonei modelli

interpretativi.

scarsa conoscenza dei fenomeni Le conoscenze scientifiche di cui oggi disponiamo ci consentono di fare delle corrette valutazioni a livello di bacino idrografico, ci consentono cioè di redigere quello che viene chiamato, anche dalla legge, bilancio idrico. Soprattutto ci consentono valutazioni a livello di bacino idrogeologico o, più precisamente, di acquifero, cioè il cosiddetto bilancio idrogeologico.Quella presentata nella figura è una sintesi di come si fa scientificamente un bilancio idrico in condizioni naturali. Il bilancio idrico consente di pervenire a due risultati importanti: quantificare la risorsa media e definirne la tendenza per il futuro, cioè valutare quale quantitativo di risorsa idrica possiamo aspettarci nei prossimi anni. Tutte queste valutazioni possono però essere eseguite in maniera corretta solo basandosi su un arco di tempo sufficientemente lungo, diciamo 20-30 anni, che ci consenta di definire in modo serio il valore medio di queste risorse. A livello di acquifero noi possiamo dunque redigere il bilancio idrogeologico che, in condizioni naturali, equivale a questa semplice corrispondenza: la quantità media di acqua che si infiltra nel sottosuolo è pari alla quantità media dell’acqua che ne esce. Un corretto studio idrogeologico sugli acquiferi ci consente di fare progetti di razionale sfruttamento e di monitoraggio. Questo è molto sinteticamente lo stato dell’arte delle valutazioni e delle iniziative a livello di bacino idrografico. Io mi occupo di queste cose da sempre: ho cominciato più di venti anni fa con una tesi in Val di Farma e da allora non ho fatto altro che occuparmi di valutazione di risorse idriche, a livello scientifico e didattico e di consulenza per gli enti locali.

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Risorse Risorse idriche nei idriche nei bacini bacini idrograficiidrograficiRipartizione percentuale Ripartizione percentuale delle precipitazioni delle precipitazioni efficaci medie annueefficaci medie annue(A.I. 1967(A.I. 1967--1996)1996)

Questa è la ripartizione fra acque superficiali e acque sotterranee nei principali bacini idrografici della Toscana Meridionale; le acque sotterranee sono ulteriormente ripartite in acque interne, che rimangono cioè nel bacino, e acque che ne escono.

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Valutazioni alla Valutazioni alla scala di acquiferoscala di acquifero

COMPLESSO

Grado di permeabilità c.i.p. W s Area Infiltrazione totale

interna (Iti) IDROGEOLOGICO relativa (-) (mm/anno) (km2) (mm/anno) (106 m3/anno)

ROCCE A PERM EABILITA’ ELEVATA Elevata 0,90 333,9 796,0 300,5 239,2 ROCCE A PERM EABILITA’ BUONA Buona 0,75 208,7 2175,5 156,5 340,5

ROCCE A PERM EABILITA’ M EDIOCRE M ediocre 0,25 233,9 1567,1 58,5 91,7 ROCCE A PERM EABILITA’

M OLTO SCARSA M olto scarsa 0,00 298,1 2469,4 0,0 0,0

VULCANITI M . AM IATA Elevata 0,90 640,1 83,3 576,1 48,0 VULCANITI PITIGLIANO Elevata 0,90 393,6 182,0 354,2 64,5

ROCCE CARBONATICHE DELLA DORSALE RAPOLANO-M . CETONA Elevata 0,90 265,2 44,3 238,7 10,6

ROCCE CARBONATICHE DELLA ZONA M . M AGGIO-M ONTAGNOLA SENESE Elevata 0,90 276,7 100,2 249,0 24,9

ROCCE CARBONATICHE DEL SETTORE ORBETELLO-CAPALPIO Elevata 0,90 142,9 85,8 128,6 11,0

Tab. 11 - Quadro riassuntivo dei complessi idrogeologici considerati e dei parametri necessari alla valutazione dell’infiltrazione con l’ausilio dei c.i.p.; risultati validi per l’A.I. 1967-1996.

Abbiamo fatto valutazioni anche a livello di acquifero. Qui sono evidenziati due acquiferi di particolare interesse: la freccia azzurra indica la zona delle rocce carbonatiche della Montagnola Senese, che è un punto chiave del futuro delle risorse idriche della Toscana Meridionale; la freccia rossa indica invece il Monte Amiata. Le indagini da noi compiute ci dicono che nel trentennio appena trascorso la risorsa idrica media nel Monte Amiata è stata pari a 48 milioni di metri cubi d’acqua. Quando parliamo di risorse, però, non parliamo solo di valori medi, perché il ciclo dell’acqua ha una sua variabilità naturale. A titolo esemplificativo sulla metodologia di trattamento dei dati, potete vedere i dati riferiti alla situazione pluviometrica di Grosseto rilevati nell’arco di un secolo, dal 1874 al 1989. La linea nera rappresenta il valore medio delle precipitazioni di tutto questo periodo; le righe verticali, sopra e sotto, indicano gli anni in cui le precipitazioni sono state più alte o più basse della media; come vedete si passa dai 1161 millimetri del 1928 ai 317 millimetri, circa un quarto, del 1945. Cosa si intende per millimetro di precipitazioni? Un millimetro di precipitazioni rilevato dal pluviometro corrisponde a un litro d’acqua per metro quadro di territorio; provate ad applicare questo dato a migliaia di chilometri quadrati ed avrete un’idea della enorme quantità di precipitazioni annue. La linea azzurra è il risultato di una elaborazione fatta con dei polinomi per cercare di estrarre da tutta questa complessità un fenomeno ciclico, se esiste. Come si vede, ci sono periodi caratterizzati da valori più alti della media e periodi caratterizzati da valori più bassi della media. La retta rossa rappresenta l’estrapolazione della tendenza di questo periodo, e ci dice che nel secolo considerato la tendenza è stata verso la diminuzione dei totali annui di pioggia; tendenza che, se mantenuta, negli anni a venire porterà ad avere un’ulteriore riduzione della risorsa rinnovabile. La naturale variabilità è ovviamente osservabile anche sulle portate delle sorgenti, soprattutto in quelle non soggette a interventi di prelievo a monte nella propria falda come è il caso della sorgente dell’Ermicciolo nel Monte Amiata, analizzata sostanzialmente con le stesse tecniche. I dati sono riferiti ad un periodo che va dalla metà degli anni ’60 alla metà degli anni ’90: come si vede la tendenza è nettamente alla riduzione delle portate. A monte dell’Ermicciolo non sono presenti interventi che possano aver inciso sulla quantità delle risorse, quindi la diminuzione della portata è dovuta unicamente all’effetto anzidetto: negli ultimi 30 anni le precipitazioni sono state al di sotto della media e, in più, si sono distribuite nel corso dei mesi in maniera da sfavorire l’infiltrazione.

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Naturale variabilità delle portate sorgiveNaturale variabilità delle portate sorgive

S or ge nt e Er mi c c i ol o5 0

7 0

9 0

1 1 0

1 3 0

1 5 0

1 7 0

1 9 0

1 9 6 5 1 9 7 0 1 9 7 5 1 9 8 0 1 9 8 5 1 9 9 0 1 9 9 5 2 0 0 0

l / s

CiclicitàCiclicità

TendenzaTendenza

Sorgente Ermicciolo

(Monte Amiata)

Tutte le nostre valutazioni delle risorse sono state poi messe a confronto con la domanda idrica, della quale abbiamo ora a disposizione alcune stime per i prossimi decenni. Le stime sono state fatte nel 1991, nell’ambito degli studi preliminari del Piano di Bacino del Fiume Ombrone, e ci consentono di prevedere che nel 2010 i bacini del fiume Ombrone e Bruna, che non coincidono esattamente con tutta la Toscana Meridionale ma poco ci manca, dovranno fornire 90-95 milioni di metri cubi di acqua per uso idropotabile e servizi, nonché 50-55 milioni di metri cubi per uso agricolo, per un totale di 140-150 milioni di metri cubi all’anno. Più recentemente, l’AATO 6 ha fatto una previsione al 2020, limitatamente all’uso idropotabile su cui è competente: considerando una dotazione media di 400 litri/giorno per abitante, serviranno in quell’anno 55 milioni di metri cubi d’acqua. A questo punto incrociamo la domanda d’acqua con le risorse disponibili e vediamo cosa viene fuori. Quelle che vedete sotto sono le risorse idriche della Toscana Meridionale: la riga sopra riporta i valori medi di risorsa rinnovabile, superficiale, sotterranea e totale, valutati nel trentennio ’67-’96; la riga sotto la previsione, con la tendenza attuale, per il trentennio successivo. Confrontando i numeri della domanda d’acqua con quelli delle risorse rinnovabili medie, cioè quelle che la natura ci mette a disposizione, si osserva come le risorse teoriche eccedano di gran lunga il fabbisogno.

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Domanda d’acqua al 2010 nei bacini dei fiumi Ombrone e BrunaDomanda d’acqua al 2010 nei bacini dei fiumi Ombrone e Bruna(Fonte: (Fonte: Studi preliminari al Piano di Bacino del Fiume Ombrone, 1991Studi preliminari al Piano di Bacino del Fiume Ombrone, 1991))

• Uso idropotabile industriale e servizi: 90- 95•106 m3/anno• Uso agricolo (sup. irrigata): 50- 55•106 m3/anno• Fabbisogno Totale: 140-150•106 m3/anno

Risorse Risorse idriche nella idriche nella

Toscana Toscana meridionalemeridionale 1497149745045010471047Valori mediValori medi

19961996--20252025

1596159648048011161116Valori mediValori medi

19671967--19961996

Risorsa TotaleRisorsa TotaleRisorsa Risorsa

SotterraneaSotterraneaRisorsa Risorsa

SuperficialeSuperficialeValori in 106 m3/anno

Fabbisogno IDROPOTABILE al 2020 (Fabbisogno IDROPOTABILE al 2020 (Fonte: Piano AATO 6, 1999)Fonte: Piano AATO 6, 1999)

•Per una dotazione media di 400 l/giorno per abitante: 55•106 m3/anno

Quindi, anche se non tutta l’acqua rinnovata dalla natura può essere utilizzata, la disponibilità è comunque talmente ampia che non si può proprio dire, e io lo sto dicendo da vent’anni, che manca la

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risorsa. Non manca ora e non mancherà neanche nei prossimi decenni, ma solo a condizione che si operi con interventi corretti dal punto di vista scientifico. Quest’ultima considerazione porta a concludere che i problemi di mancanza d’acqua, di inquinamento, ecc., insomma tutti i problemi legati in qualche modo alla risorsa idrica, non si possono certo imputare alla natura, ma sono unicamente la conseguenza diretta della gestione scorretta delle risorse che ha il suo fondamento in una scarsa conoscenza idrogeologica. Il nostro territorio è infatti conosciuto ad oggi in modo frammentario, con una conoscenza molto dettagliata in alcune zone ma pressoché nulla in molte altre; e questo nonostante il lavoro assiduo che io e altri miei colleghi portiamo avanti da 20 anni. C’è poi da aggiungere che l’approccio alle risorse idriche è troppo spesso assimilabile ad uno sfruttamento di tipo minerario: c’è un minerale, si prende, quando è finito - arrivederci! - si chiude la miniera e si va a casa. Ma qui si sta parlando di risorse rinnovabili che non devono essere trattate come un qualunque minerale.

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Un esempio di studio sull’intrusione salina:Un esempio di studio sull’intrusione salina:la pianura costiera del Fiume Cornia.la pianura costiera del Fiume Cornia. PIEZOMETRIA ESTIVAPIEZOMETRIA ESTIVA

Situazione negli anni ‘90

Situazione negli anni ‘60

Velocemente vi farò vedere alcune informazioni sulle conoscenze che abbiamo acquisito in Toscana Meridionale. Sulle coste, quindi sto parlando proprio di Maremma, esiste il problema dell’interfaccia acqua dolce/acqua salata cioè del contatto tra l’acqua continentale e l’acqua marina. Questo contatto c’è sempre stato, anche ai tempi dei dinosauri; ma oggi, per colpa dell’uomo, sta diventando un problema. Prendiamo ad esempio una delle zone che è stata meglio studiata, la pianura di Piombino, la pianura costiera del fiume Cornia, che negli anni sessanta fu al centro di un contenzioso fra le acciaierie e gli enti locali. Le acciaierie usavano moltissima acqua di falda per il raffreddamento degli impianti – pensate che uso intelligente dell’acqua era quello! Si prelevava acqua di ottima qualità, ci si raffreddavano gli impianti e si buttava in mare – mentre sarebbe stata ovviamente adeguata allo scopo anche acqua di qualità molto minore. Ciò provocò il contenzioso con gli enti locali che ha dato origine, a partire dagli anni sessanta, a tutta una serie di studi che ci consentono, oggi, di avere una conoscenza dettagliata di quel territorio. Questa che vedete è la situazione estiva a metà degli anni ’60; le piccole zone rosse sono quelle dove la piezometria, cioè il livello dell’acqua di falda rispetto al livello del mare, ha valore negativo. Attenzione, però, siamo in estate. E infatti se andiamo a vedere la situazione in inverno, anche quelle piccole zone sotto il livello del mare sono completamente sparite: la ricarica dovuta alle piogge invernali ha riportato la situazione in condizioni naturali. Questa invece è la situazione a metà degli anni ’90: in inverno, la zona in rosso è regredita, ma è sempre di estensione inaccettabile. In altre parole, la ricarica naturale non riesce più a recuperare il quantitativo d’acqua estratto!

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Un esempio di studio sull’intrusione salina:Un esempio di studio sull’intrusione salina:la pianura costiera del Fiume Cornia.la pianura costiera del Fiume Cornia. QUALITA’ DELL’ACQUA DI FALDAQUALITA’ DELL’ACQUA DI FALDA

Questa è la situazione della qualità dell’acqua di falda, sempre a metà degli anni ‘90: l’unica zona nella pianura di Piombino dove l’acqua è idonea per tutti gli usi è quella in giallo; quella in rosso è invece la zona dove l’acqua non può essere utilizzata per nessun uso. Nel restante territorio è presente acqua poco adatta per uso potabile e che comporta qualche problema anche nell’uso agricolo poiché non tutte le colture la sopportano bene. Infine, qualche cosa di Follonica lo volevo dire. In questa pianura è in corso da qualche anno uno studio di adeguato livello scientifico, fatto da noi, direttamente o attraverso le tesi di laurea. Volevo quindi farvi vedere rapidamente come si fa uno studio di questo tipo, dato che non è immediatamente comprensibile.

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LO STUDIO IDROGEOLOGICO

DELLA PIANURA DI FOLLONICA

• definizione della struttura del sistema acquifero

• determinazione della riserva idrica

• descrizione dell’effetto del sovrasfruttamento sulla superficie piezometrica

• analisi dei rapporti tra acqua di falda ed acqua marina

• valutazione delle caratteristiche idrodinamiche dell’acquifero e della risposta alle sollecitazioni indotte dall’emungimento.

Obbiettivo generale: valutare lo stato del sistema idrogeologico follonichese e fornire le conoscenze necessarie per pianificare un’utilizzazione razionale della risorsa idrica. In quest’ottica tale studio costituisce il punto di partenza per proget-tare un eventuale intervento di salvaguardia della risorsa stessa.

Obbiettivi specifici:

Page 8: Talete dice che il principio è l’acqua, perciò anche ... · abbastanza datate, sono raccomandazioni tranquillamente applicabili al giorno d’oggi, anche perché su alcuni punti

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PLEISTOCENE MEDIO

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COMPLESSO NEOAUTOCTONO

Alluvioni recenti edattuali (a)

Terrenidi bonificae depositi palustri (bp)

Sabbiee dunecostiere (s)

Detriti da disfacimento del Macigno (dMc)

Conoidi di deiezione (c)

OLOCENE

Unità litostratigrafiche

Traccedelle sezioni idrogeologiche1 1'

S stratigrafia utilizzata nelle sezioni

U stratigrafia nonutilizzatanelle sezioni

T stratigrafia nonreperita

Y [ Z perforazioni in cui sono state effettuate misuredi conducibilità elettrica

#S %U $T perforazioni in cui sono state eseguitemisure piezometriche

%U $T#S perforazioni in cui non sono state effettuatemisure piezometriche

pozzi e piezometri conprove di pompaggioC3*

Pozzi e sondaggi(misurepiezometriche e diconducibilitàelettricaeseguitenelsettembre2000e nelgennaio 2001)

Questa è una carta geologica, e le linee che vedete attraversare il territorio rappresentato sono sezioni geologiche. Follonica si trova qui, e nella parte centrale c’è la zona industriale della Solmine-Tioxide.

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Gelli (-)NW0 m s.l.m.SE

ippodromoI(0) T(0) F1'(+) F6(+) Sol10(-) Sol2(-)Sol3(-)/GM3(-) ES5(-) GM13(-) GF1(+) GF3(-) GM12(+) C3(0) C2(-)

ZONA DI SALCIAINA FIUME PECORAFosso la Pompina Canale Allacciante

AREA INDUSTRIALE SOLMINE-TIOXIDE

Sezione idrogeologica 8-8'

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Sol-EGAM1(+)

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BelligoliA1

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Puntone

Scarli no ScaloS.S. N.1 Aurelia

F.S. Pisa-Roma

S.P. N.60 del Puntone

Abbiamo “affettato” il territorio, come vedete, con delle sezioni idrogeologiche, perché qui combiniamo le informazioni prettamente stratigrafiche (tutte quelle colonne che vedete sono stratigrafie) con le informazioni idrogeologiche che ci vengono dai pozzi.

E arriviamo a delle conclusioni, anche se preliminari – sono i primi dati: appena avremo qualcosa di più verificato non mancheremo di venire qui a darne puntualmente notizia –.

Page 9: Talete dice che il principio è l’acqua, perciò anche ... · abbastanza datate, sono raccomandazioni tranquillamente applicabili al giorno d’oggi, anche perché su alcuni punti

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Legenda

Isopieze (gennaio 2001)Isopieza di 0 m s.l.m. (gen 2001)

Strade e ferrovieCorsi d'acqua

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Punti di riferimentoVertici dell'area rilevata

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Zona di studio

1000 0 1000 2000 Meters

Scala 1:45000

Figura 4.3- Carta della superficie piezometrica di gennaio 2001. I valori delle quote piezometriche sono riportati in m s.l.m..L'equidistanza delle isopieze è di 1 m.

Golfo di Follonica

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Bivio RondelliPod. Fonte al Bugni

Pod. Carpiano

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Follonica

1000 0 1000 2000 Meters

Scala 1:45000

Legenda

Isopieze (settembre 2000)Isopieza di 0 m s.l.m. (set 2000)

Strade e ferrovieCorsi d'acqua

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Punti di riferimentoVertici dell'area rilevata

#S Pozzi di misura

Zona di studio

Figura 4.1- Carta della superficie piezometrica di settembre 2000. I valori delle quote piezometriche sono riportati in m s.l.m..L'equidistanza delle isopieze è di 1 m.

Golfo di Follonica

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Queste sono le piezometrie rilevate, una nel settembre del 2000 e l’altra nel gennaio 2001; la linea rossa, che forse riuscite a intravedere, rappresenta la quota zero s.l.m. Cosa vuol dire? Vuol dire che l’acqua che sta al di là di quella linea, cioè nella zona nord-est, è acqua di falda a quota superiore al livello del mare; tutta quella che sta a sud-ovest è acqua di falda a quota inferiore al livello medio del mare; non solo d’estate ma, come vedete, anche a gennaio.

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• Per dare modo al sistema idrogeologico di ripristinare i naturali equilibri piezo-metrici e chimici dell’acqua di falda si dovrebbe diminuire l’estrazione, limi-tandola a volumi inferiori a quelli rinnovabili, almeno per un periodo sufficien-temente lungo affinché la ricarica possa compensare gli effetti del sovra-sfruttamento.

• Una soluzione meno radicale, ma sicuramente più praticabile, è quella di redistribuire le opere di captazione, allontanando gli emungimenti dalla costa ed evitandone la concentrazione.

• In una situazione di sovrasfruttamento, la riduzione dei quantitativi idrici estratti potrebbe essere in parte effettuata con un sistema di riciclaggio delle acque utilizzate in alcuni processi industriali mediante impianti di depurazione che restituiscano acque riutilizzabili per alcuni usi (industria e/o agricoltura).

POSSIBILI SOLUZIONI

Vediamo ora di individuare possibili soluzioni ai problemi sollevati. Noi assistiamo, nella pianura di Follonica come in tante altre pianure della Toscana Meridionale e del mondo, ad un sovrasfruttamento dell’acquifero: si toglie cioè dalla falda molta più acqua di quella che naturalmente viene rinnovata. Il nostro bilancio di acquifero è conseguentemente in deficit, con tutti i problemi indotti di subsidenza1 del terreno, inquinamento dell’acqua, ecc. Cosa possiamo fare? La strada da percorrere è in teoria molto semplice: se ho estratto e continuo a estrarre più acqua di quella che la natura è in grado di reintegrare, per ristabilire un equilibrio corretto basta diminuire l’estrazione adeguandola al ciclo naturale. Facile a dirsi, ma molto più difficile a farsi quando il fabbisogno è cospicuo e consolidato. Qualche soluzione è comunque possibile e praticabile in tempi ragionevolmente brevi. Per esempio: se ho concentrato tutti i pozzi in una zona, come spesso succede quando si trova una zona favorevole, e ora mi tocca fare i conti con l’intrusione salina, una diversa distribuzione dei pozzi sul

1 Subsidenza = il fenomeno di abbassamento del suolo, ovvero ogni movimento di abbassamento verticale della superficie terrestre, che può essere legato a cause naturali, quali i processi tettonici, i movimenti isostatici e le trasformazioni chimico-fisiche dei sedimenti per effetto del carico litostatico o dell'oscillazione del livello di falda, o a cause legate all'attività dell’uomo, le più diffuse delle quali sono essenzialmente lo sfruttamento eccessivo delle falde acquifere, l'estrazione di idrocarburi, le bonifiche idrauliche.

Page 10: Talete dice che il principio è l’acqua, perciò anche ... · abbastanza datate, sono raccomandazioni tranquillamente applicabili al giorno d’oggi, anche perché su alcuni punti

territorio con l’estrazione della stessa quantità d’acqua consente di ritardare nel tempo (attenzione, non risolvere. Solo ritardare!), e localmente ridurre, gli effetti più dannosi. Altra cosa da farsi è quella di riutilizzare le acque riciclate, almeno per alcuni usi: i reflui depurati non saranno acqua potabile, ma sicuramente sono idonei a qualche altro uso, e il loro impiego allenterebbe la pressione sulle falde.

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Follonica

Figura 6.1- Settore in cui, in base ai dati a disposizione e ai risultati ottenuti nella definizione geometrico-strutturale edidrodinamica del sistema acquifero, potrebbero essere collocate, secondo criteri di produttività e sfruttamentorazionale, nuove opere di captazione.

Legenda

Strade e ferrovieCorsi d'acqua

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Punti di riferimentoVertici dell'area rilevata

Zona di studio

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Golfo di Follonica

Il settore nord-orientale potrebbe costituire, per le sue caratteristiche logistiche e di pro-duttività, una valida alternativa all’estrazio-ne costiera.

I pochi dati stratigrafici e l’assenza di prove di pompaggio all’interno del settore impon-gono una verifica delle potenzialità acquife-re che finora sono state in gran parte estra-polate; tale verifica andrebbe effettuata con indagini di dettaglio, basate sull’esecuzione di prospezioni geofisiche, sondaggi geogno-stici e prove di emunigimento in stazioni attrezzate.

I primi dati ci hanno consentito anche di evidenziare una zona della pianura di Follonica dove potrebbe essere conveniente ubicare dei nuovi pozzi. Io ve la butto lì, tanto per far vedere la zona, ma naturalmente per rendere l’operazione fattibile saranno necessari degli studi aggiuntivi, perché questi dati vanno ulteriormente verificati. Ancora due parole per concludere. Il tempo a disposizione purtroppo era poco, ma spero di avervi fatto almeno venire il dubbio che tutto quello che ci sta succedendo, fortunatamente in queste zone molto meno che in altre parti d’Italia e del mondo, è unicamente frutto di una gestione scorretta delle risorse. Questa scorretta gestione è dovuta al fatto che si inseguono i problemi, anziché prevenirli, si danno delle soluzioni tecniche immediate ma senza possedere un adeguato bagaglio di conoscenza idrogeologica. Il problema dei problemi è dunque soprattutto un problema di conoscenza, è un problema scientifico.

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La maggiore emergenza è però la la carenza di conoscenza!!carenza di conoscenza!!

L’ampliamento delle conoscenze costituirà infatti la “chiave di volta” per avviare a soluzione e risolvere i vari problemi.

E’ però doveroso sottolineare che tale ampliamento non può essere raggiunto rapidamente e con pochi finanziamenti; ed è quindi illusorio (e perciò dannoso) convincersi di poter colmare velocemente e con scarso onere le lacune derivanti da decenni di solo sfruttamento del patrimonio idrico.

Pertanto, dovrà essere realizzata un’adeguata opera di programma-zione, associata a tempi e finanziamenti congrui all’importanza dei problemi, che consenta di pervenire alle conoscenze necessarie per una corretta gestione delle risorse idriche.

Se il problema è di conoscenza scientifica, va da sé che i fenomeni devono essere studiati meglio. Abbiamo anche visto che la risorsa idrica è variabile, muta col tempo; ne consegue che non è possibile fare un’indagine idrogeologica seria solo andando ad analizzare cosa succede in un determinato momento: le analisi vanno ripetute nel tempo, devono avere cioè largo respiro, e necessitano perciò di tempi e finanziamenti certi e congrui. In quest’ottica, è chiaro che la strada che porta alla soluzione dei nostri problemi passa necessariamente attraverso adeguati finanziamenti che gestori e utilizzatori dell’acqua, pubblici e privati, devono stanziare. Siamo alle conclusioni e siamo anche tornati al punto di partenza: piani efficaci ed efficienti di utilizzo e protezione delle risorse necessitano di conoscenze adeguate, la cui acquisizione è un preciso dovere di chi è preposto alla gestione dell’acqua. Purtroppo quello che si vede intorno è un panorama diverso: le pianificazioni territoriali vengono fatte inserendo vincoli che magari disturbano, a volte addirittura danneggiano, ma che spesso sono basate sul poco o niente, non hanno cioè a monte una seria valutazione scientifica dei problemi. Quali sono le conseguenze di questo approccio?

Page 11: Talete dice che il principio è l’acqua, perciò anche ... · abbastanza datate, sono raccomandazioni tranquillamente applicabili al giorno d’oggi, anche perché su alcuni punti

Le conseguenze sono che si continua ad inseguire le emergenze come se fossero punizioni divine, contro cui nulla si può, e non invece il frutto della variabilità naturale dei fenomeni e, soprattutto, dell’imbecillità umana.