suruq’ s.m. · Sono un pensionato ostaggio, il rapitore lavoro mi ha tenuto segregato per anni ed...

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MARZO 2007 Scirocco [(forse dall’arabo suruq’ levata del sole’)] s.m. Vento caldo da Sud-est, proveniente dall’Africa, che si arricchisce di umidità attraversando il Mediterraneo. Così lo Zingarelli spiega il signi- ficato del sostantivo scelto dalla nostra redazione, composta da iscritti e delegati della Filcem- Cgil, come titolo del Giornalino trimestrale del petrolchimico (il diminutivo è d’obbligo … ma anche la “G” maiuscola). Per noi, invece, è solo uno dei significati. E’ il vento che, scono- sciuto, già soffiava sull’isola che non c’era, “Isola 30”, e che, ali- mentato dagli eventi che si sono susseguiti e fedele alle sue origi- ni, non reputa esaurito il suo com- pito e vuole provocare, coi suoi aliti, mutamenti di umore, cam- biamenti di punti di vista, affin- ché, al ragionevole dubbio, non si sostituisca mai l’insindacabile certezza. “Scirocco” avrà cadenza trimestrale, verrà distribuito gratuitamente a chiunque lo desideri e, novità assoluta, troverà alloggio e asilo politico anche su Internet, come link del sito ufficiale della Cgil di Ravenna (www.cgilra.it ). L’obiettivo, si è capito, è quello di rendere nota la nostra opinione a tutti coloro che abbiano la voglia e l’interesse di conoscerla, offrendo una chiave di lettura anche ironica e autoironica, su ciò che acca- de all’interno e all’esterno dei nostri luoghi di lavoro. La speranza, invece, è una rinnovata partecipazione. Quella declinazione atavica di libertà, che attra- versa le generazioni e accompagna chi vuole affrontare i problemi e non solo osservarli e criticare, chi vuole ridiscutere le regole e non subirle allargando le braccia, chi, attraverso le proprie opinioni, impa- ra il rispetto di quelle altrui. soffiasse davvero quel vento di scirocco e arrivasse ogni giorno per spingerci a guardare: dietro la faccia abusata delle cose, nei labirinti oscuri delle case, dietro lo specchio segreto di ogni viso, den- tro di noi. F.Guccini R.V.

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MARZO 2007

Scirocco [(forse dall’arabo suruq’ levata del sole’)] s.m. Vento caldo da Sud-est, proveniente

dall’Africa, che si arricchisce di umidità attraversando il Mediterraneo. Così lo Zingarelli spiega il signi-ficato del sostantivo scelto dalla nostra redazione, composta da iscritti e delegati della Filcem-Cgil, come titolo del Giornalino trimestrale del petrolchimico (il diminutivo è d’obbligo … ma anche la “G” maiuscola). Per noi, invece, è solo uno dei significati. E’ il vento che, scono-sciuto, già soffiava sull’isola che non c’era, “Isola 30”, e che, ali-mentato dagli eventi che si sono susseguiti e fedele alle sue origi-ni, non reputa esaurito il suo com-pito e vuole provocare, coi suoi aliti, mutamenti di umore, cam-biamenti di punti di vista, affin-ché, al ragionevole dubbio, non si sostituisca mai l’insindacabile certezza.

“Scirocco” avrà cadenza trimestrale, verrà distribuito gratuitamente a chiunque lo desideri e, novità assoluta, troverà alloggio e asilo politico anche su Internet, come link del sito ufficiale della Cgil di Ravenna (www.cgilra.it). L’obiettivo, si è capito, è quello di rendere nota la nostra opinione a tutti coloro che abbiano la voglia e l’interesse di conoscerla, offrendo una chiave di lettura anche ironica e autoironica, su ciò che acca-de all’interno e all’esterno dei nostri luoghi di lavoro. La speranza, invece, è una rinnovata partecipazione. Quella declinazione atavica di libertà, che attra-versa le generazioni e accompagna chi vuole affrontare i problemi e non solo osservarli e criticare, chi vuole ridiscutere le regole e non subirle allargando le braccia, chi, attraverso le proprie opinioni, impa-ra il rispetto di quelle altrui. …soffiasse davvero quel vento di scirocco e arrivasse ogni giorno per spingerci a guardare: dietro la faccia abusata delle cose, nei labirinti oscuri delle case, dietro lo specchio segreto di ogni viso, den-tro di noi.

F.Guccini

R.V.

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Potrà sembrare paradossale, in un periodo in cui parlare di pensioni è rischioso quanto camminare in un campo minato, porre accanto al diritto alla pensione il dovere ad andarci, potrebbe suonare come una incom-prensibile stonatura. Indubbiamente in un mondo perfetto questo abbina-mento non troverebbe ragione, ma non essendo assolutamente un mondo perfetto qualche ragione c’è. All’interno del nostro sito industriale, non è cosa difficile trovare ancora attivi tanti ex colleghi andati oramai da lustri in pensione, o per raggiunti limiti o per accompagnamenti vari tanto cari alle nostre beneamate aziende. Ritengo probabile che sia capitato a molti di noi di soffermarsi con i colleghi o anche unicamente origliando casual-mente di sentire espresse sempre o quasi a bassa voce, lamentele riguar-do al fatto di ritrovarsi in incarichi vari, spesso meglio pagati (anche per-ché le forme contrattuali sono totalmente secretate)rispetto alle loro pre-cedenti e limpide remunerazioni, colleghi usciti per ragionevoli limiti di età. Si parla tanto di dare possibilità di lavoro alle nuove generazioni, si con-tinua a spedire diplomati e laureati a fare corsi di specializzazione, si elogiano le innovative elasticità delle nuove (e demenziali) forme di con-trattazione, eppure all’interno del nostro sito la fiducia nell’esperienza pluriennale e dell’affidabilità che il tempo dona regna sovrana. E’ una assoluta vergogna, ed è ora che invece di dirlo a bassa voce lo urliamo con tutta la foga e la dignità (noi !!!)che abbiamo in corpo. Qualcuno potrebbe obiettare che una simile critica è ingiusta, nulla da eccepire, pongo solo un ultimo spunto di riflessione: ritenete ancora un problema il peso delle pensioni sul bilancio dilaniato del nostro bel pae-se, quando andando avanti di questo passo è certo che in pensione non ci andrà nessuno nel prossimo futuro, anzi per essere più sicuri non li si fa neppure iniziare a lavorare. A presto.

Josefus

All'amore/odio non si comanda. Si ritorna sempre sul luogo del delitto. Il luogo del delitto è dove sei stato tenuto in ostaggio da anni, dentro le 4 mura dello stabilimento ex monolite ora integrato. La chiamano la sindrome di Stoccolma: rapporto malato tra rapitori e ostaggi. Sono un pensionato ostaggio, il rapitore lavoro mi ha tenuto segregato per anni ed oggi che sono libe-ro, non ho fantasia e non so cosa fare, mi alzo la mattina e guardo annoiato fuori dalla finestra. La mia ex-azienda mi ha cercato, è bello sentirsi ancora “indispensabili”. Non mi entra in testa: la vita è una sola, ho una buona pensione, potrei accontentarmi, ma voglio di più, che diamine…..non sono tempi da parsimonia e da rinuncia questi! È il colmo anche Io non arrivo alla quarta settima-na: le rate della mia macchina, le rate della macchi-na della figlia, le rate della moto del figlio, le rate della crociera Costa. Ebbene sì, sono andato in pensione presto, un po’ di amianto, un po’ di mobilità, un po’ ho iniziato pre-sto a lavorare, un po’ la vita si è allungata, un po’ sono paraculo del sistema integrato dell'industria chimica, sfinito da dipendente e risorto da pensio-nato. Mi ricordo quando ero un bel quadro in auge, ed avevo diverse persone sotto di me, mi sentivo bene, mi sentivo un componente fondamentale del giro dei “ras” della produzione. In fondo la mia generazione è stata fortunata. Le società attualmente, per avere meno bege, ci pren-dono, a noi pensionati, ci fanno un bel contrattino: una consulenzina, una verifichina impiantistica, un disegnetto da aggiornare, così arrotondo la pensio-ne. Le società ci usano, siamo efficienti e servizie-voli, non facciamo casini, facciamo anche la “formazione on the job” ai più giovani, tanto loro dovranno lavorare fino a 65 anni. Comunque sono solidale con loro del resto anche Io lavorerò fino ai 65 anni con la differenza che Io sono già in pensione da 10 e co.co.pro volontario, mentre loro avranno la pensione al cinquanta per cento dell’ultimo stipendio. Le generazioni più giovani sono sempre più avvan-taggiate delle generazioni precedenti…..o no?

Lindo

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Come suggerisce il titolo, questa rubrica vorrebbe dare voce ai Quadri (come se non ne avessero già abbastan-za N.d.R.) nell’esprimere il loro particolare punto di vista sulle vicissitudini dello Stabilimento. Come pezzo “inaugurale” riprendiamo alcune conside-razioni emerse durante un incontro che i Quadri Fil-cem hanno avuto verso la fine del 2006. Nello sforzo di avere una visione complessiva della situazione attuale i quadri Filcem esprimono, come già fatto in passato, dubbi e timori sulla effettiva capacità delle strutture dello Stabilimento di far fronte in modo efficace a tutti gli impegni legati alla concretizzazione degli investimenti, al mantenimento degli standard di sicurezza ed agli adempimenti di Legge sempre cre-scenti. Non ci stancheremo mai di ripetere che se non vengo-no forniti gli strumenti adeguati, in termini di risorse umane, di mezzi, di un ambiente normativo (procedure) interno adeguato la sicurezza tenderà a divenire, da un lato, un fatto “formale” mentre dall’altro, purtroppo le esigenze della produzione, della gestione quotidiana delle funzioni di Stabilimen-to e l’attenzione sui costi portano fatalmente ad innal-

zare il livello delle criticità esistenti. In questo contesto i Quadri, purtroppo, tendono a trovarsi isolati, e questo è un fatto che qualunque Azienda assennata deve evitare. Le politiche di ridimensionamento degli addetti nella manutenzione e nei servizi tecnici che si sono ripetute nel corso di questi ultimi anni ci appaiono quindi poco comprensibili, specialmente se viste alla luce delle ripetute affermazioni ed assunzioni di responsabilità dei Vertici Aziendali per quanto riguarda gli Investimenti sul sito ravennate. Un esempio tra i tanti è quello rap-presentato dalla figura dell’addetto di manutenzione sugli impianti, che rappresentava l’interfaccia naturale tra la produzione e la manutenzione e che non esiste più dal 2004. Si trattava di un ruolo cruciale nella continuità del know how della gestione degli Impianti. Sappiamo tutti che l’Azienda è stata irremovibile nella decisione di cancellare questa figura. Qualche mese or sono l’Amministratore delegato di PE, l’Ing. Piero Raffaelli, ha dichiarato che non si può pensare di ricorrere all’aiuto di Società Esterne di Ingegneria per la realizzazione degli investimenti in seno al Gruppo poiché il fermento nei mer-cati del Far East (India e Cina) è tale da avere risucchiato la maggior parte delle potenzialità presenti sul mercato. In questo scenario, conta poco anche il fatto di presentarsi come Polimeri Europa. Traducendo in pratica, Ravenna dovrà trovare in sé stessa le risorse per la realizzazione degli Investimenti in questione. Occorre ricordare che un progetto, di qualunque tipo sia, ha poco significato se non lo si sostanzia attraverso un orizzonte tem-porale ben definito e, inutile a dirsi, ragionevolmente vicino entro il quale raggiungerne gli obiettivi. Purtroppo dobbiamo rilevare che ci sono aspetti di fondamentale importanza che non riescono ad emergere con sufficiente chiarezza nel corso delle interazioni con l’Azienda: la sicurezza, al pari della produttività fatta dalla qualità delle risorse che si decide di impiegare, sia le risorse materiali che le risorse umane e l’impressione è che il verticismo che sembra guidare da tem-po tutte le politiche aziendali nell’ambito della gestione delle funzioni di Stabilimento stia generando più problemi di quanti in effetti non ne abbia risolti. E’ pleonastico a questo punto sottolineare l’importanza del coinvolgimento delle RLS in tutte le questioni, formali (Procedure, flussi informativi, etc) e sostanziali (interventi tecnici, assetti relativi alla gestione delle Risorse) come, d’altro canto, lo stesso Direttore ha avuto modo di affermare pubblicamente. Se è vero che i miglioramenti sostanziali si fanno con il contributo di tutti occorre che ci sia un cambiamento di rotta e che in tutte le attività strettamente connesse alla sicurezza ci sia il coinvolgi-mento attivo di tutti i tecnici: si tratta di energie messe a disposizione, sia sul piano tecnico vero e proprio che su quello orga-nizzativo / procedurale. Il flusso informativo deve essere reso più efficiente ed i Quadri dovrebbero condividere le competenze per affrontare questi problemi.

E’ inoltre strategicamente valido da parte di un gruppo multinazionale interessa-to all’energia come l’ENI prendere progressivamente in considerazione settori energetici “contigui” o alternativi agli idrocarburi. Tanto per citare un esempio “in voga”, le tecnologie basate sull’uso dell’idrogeno si collocano in questi am-biti poiché un eventuale prossima transizione all’idrogeno come combustibile potrebbe inizialmente passare attraverso l’utilizzo degli idrocarburi come “materia prima”. Non c’è bisogno di dire che in questo processo l’ENI trarrebbe vantaggio anche dalla rete capillare di distribuzione di cui dispone (AGIP).

Un po’ di moto Vi fa bene, a voi quadri scassa...

Anf..ciclo attivo, anf.. ciclo passivo, de-commissioning, commissioning, direttiva 96/82/CE, DM 16/02/82, 334/99, anf….

Il documento, da cui è tratto uno stralcio, “Proposte su possibili sviluppi futuri

dell’attività industriale nel settore chimico” lo potete trovare all’interno del sito www.cgilra.it

Noi l’avevamo detto………….. Verba volant scripta manent ...

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L’isola del muflone I nostri amici quadrupedi che stazionano silenziosi nell’area re-trostante al “palazzo” di vetro di Polimeri Europa, che li ammi-riamo per la loro semplicità, per l’essenzialità con la quale con-ducono la loro vita, si sono ribellati. Hanno capito che stavano per essere messi in pensione dopo tanti anni di onorato servizio rappresentativo. La chimica industriale al servizio della natura, oppure viceversa: la natura depredata e racchiusa in un recinto per fare posto alla necessità produttiva della chimica industriale, ora decadente, probabilmente prossima a ridare spazio a loro. In una calda mattinata di febbraio, nel bel mezzo di un set foto-grafico a loro dedicato hanno realizzato che la loro RSU mufloni-ca non sarebbe stata in grado di rappresentarli fino in fondo. MufloCgil, MufloCisl e MufloUil avevano rotto con rabbia la trattativa. Scocciati, delusi e amareggiati da quella presa in giro perpetuata nel tempo e con sapienza dalla controparte, hanno deciso, previa consultazione di Ovis Musimon, il capo,di caricare a scopo di protesta i rappresentanti umani dell’azienda giunti lì a fare l’appello, mentre il fotografo ufficiale era nascosto furbescamente dietro ad un cespuglio, un assaggio di dissenso pacifico, nella massima espressione della dialettica vivace e costruttiva. Il branco si è allineato, ha scalciato sincrono nel terreno ed è partito in quarta contro l’umano dell’organizzazione, forse anche un po’ stufo, con Ovis in testa, dello stesso vitto e alloggio. L’umano organizzativo, colto di sorpresa è stato salvato in extre-mis. A nulla sono serviti i richiami al buon senso e al ritorno del-la trattativa. Il picchettaggio attorno all’abbeveratoio è durato qualche ora, tempo di bersi un po’ d’acqua e ragionare sulle con-seguenze di quel gesto apolitico, apartitico, asindacale, ma essen-ziale,di diritto alla vita quotidiana in santa pace.

Damma

Redazione

Via Matteucci, 15 Ravenna

Tel. 0544 244231 — fax 0544 36345

www.cgilra.it

Con il codice a barre ho la bici sicura! Con il codice a barre

ho la bici fregata !!

A cosa serve ‘sta simulazione di emergenza?

….modelli di rassicurazione intrinseca di massa allo scopo di sottoporre le dinamiche evolutive dei comportamenti sul modello antropologico del metodo…………