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IL SUTRA DEL LOTO COME RADICALE AFFERMAZIONE DEL MONDO REALE Gene Reeves INTRODUZIONE Nel suo “Simbolo e Yugen: l'utilizzo che Shunzei fa del Buddismo Tendai”, William La Fleur esamina lo stile poetico diffuso nel Giappone del XII secolo considerandolo ispirato alla filosofia Tendai ed in particolar modo al Sutra del Loto. La sua tesi è che i poeti del Giappone medioevale, influenzati dalla visione della "corrispondenza ontologica” caratteristica della scuola Tendai nella quale si afferma che “ciò che è spirituale non è né più né meno vero di ciò che è reale”, avessero rifiutato qualsiasi distinzione tra il sacro ed il profano a favore di una “forte riaffermazione dei fenomeni del mondo concreto”. La elaborazione da parte del Maestro Tendai, Chi-i, di concetti- vissuti quali l’abbandonare anche il vuoto buddhista (shunyata) tornando nel provvisorio divenne, per i poeti, un motivo per rifiutare l’allegoria e rivolgersi all’immediatezza delle cose concrete quali gli alberi e le piante 1 . A mio avviso la responsabilità sociale è riposta in un’insita comprensione del valore di questo mondo. Essa può essere persino contraddetta sia da un rivolgersi esclusivo verso l’interiorità, sia nell'ideare altri mondi, alla fine del tempo o oltre il tempo. Tali altri mondi, interni ed esterni, sono mondi tipicamente ideali, mondi di identità pure, di terre pure, o di reami celesti, creati per essere di maggior valore e più reali che il mondo ordinario dell’esistenza quotidiana. Potrebbe sembrare un’ironia che un sutra il quale riveli una varietà d’eventi soprannaturali ed affermi un Buddha Shakyamuni cosmico e universale, ossia che si trova in ogni mondo e in ogni tempo, faccia ciò, non per rifiutare lo Shakyamuni storico o il mondo temporale, ma proprio per affermare la loro suprema e unica importanza. E la loro importanza sta nel fatto che è proprio in questo mondo che noi siamo chiamati ad impersonare la vita del Buddha con le nostre azioni e la nostra vita, così come ci è stato insegnato dal Buddha storico. Questo è il motivo per cui una parte 1 Capitolo 4 del Karma delle Parole.

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IL SUTRA DEL LOTO COME RADICALE AFFERMAZIONE DEL MONDO REALE

Gene Reeves

INTRODUZIONE

Nel suo “Simbolo e Yugen: l'utilizzo che Shunzei fa del Buddismo Tendai”, William La Fleur esamina lo stile poetico diffuso nel Giappone del XII secolo considerandolo ispirato alla filosofia Tendai ed in particolar modo al Sutra del Loto. La sua tesi è che i poeti del Giappone medioevale, influenzati dalla visione della "corrispondenza ontologica” caratteristica della scuola Tendai nella quale si afferma che “ciò che è spirituale non è né più né meno vero di ciò che è reale”, avessero rifiutato qualsiasi distinzione tra il sacro ed il profano a favore di una “forte riaffermazione dei fenomeni del mondo concreto”. La elaborazione da parte del Maestro Tendai, Chi-i, di concetti-vissuti quali l’abbandonare anche il vuoto buddhista (shunyata) tornando nel provvisorio divenne, per i poeti, un motivo per rifiutare l’allegoria e rivolgersi all’immediatezza delle cose concrete quali gli alberi e le piante1.

A mio avviso la responsabilità sociale è riposta in un’insita comprensione del valore di questo mondo. Essa può essere persino contraddetta sia da un rivolgersi esclusivo verso l’interiorità, sia nell'ideare altri mondi, alla fine del tempo o oltre il tempo. Tali altri mondi, interni ed esterni, sono mondi tipicamente ideali, mondi di identità pure, di terre pure, o di reami celesti, creati per essere di maggior valore e più reali che il mondo ordinario dell’esistenza quotidiana.

Potrebbe sembrare un’ironia che un sutra il quale riveli una varietà d’eventi soprannaturali ed affermi un Buddha Shakyamuni cosmico e universale, ossia che si trova in ogni mondo e in ogni tempo, faccia ciò, non per rifiutare lo Shakyamuni storico o il mondo temporale, ma proprio per affermare la loro suprema e unica importanza. E la loro importanza sta nel fatto che è proprio in questo mondo che noi siamo chiamati ad impersonare la vita del Buddha con le nostre azioni e la nostra vita, così come ci è stato insegnato dal Buddha storico. Questo è il motivo per cui una parte della liturgia giornaliera della Rissho Kosei Kai è il così detto dojo-kan: “Sappi che questo è il posto in cui il Buddha ha ottenuto la perfetta illuminazione. In questo e in tutti i posti i buddha ottengono la perfetta illuminazione…”.

Ci sono, ovviamente, molti modi per leggere un sutra e ciò vale in particolar modo per questo. Penso sia prima di tutto un testo religioso, cioè un testo il cui obiettivo principale sia soteriologico ovvero motivato dalla necessità di "salvare" (trasformare) coloro che lo leggono o che lo ascoltano. Qualunque uso polemico se ne può aver fatto in una qualche regione dell’India ora sconosciuta o presso una comunità Buddhista oggi dimenticata, il testo si rivolge ai lettori e alla loro salvezza, in qualsiasi tempo o luogo. La lettura di questo testo può non portare necessariamente alle stesse conclusioni interpretative, ma tutti noi possiamo concordare sul fatto che esso sia un'opera etica; opera etica da non intendersi come una teoria della morale, o come se offrisse una serie di comandamenti, bensì etica in quanto raccomanda un certo modo di vita, guidato da una singola motivazione totalizzante.

Quello scopo unificante è niente meno che la salvezza, la felicità, del mondo intero, un fine che si trova radicato simbolicamente nella promessa fatta dal Buddha e dai bodhisattva di salvare tutti gli esseri viventi.

1 Capitolo 4 del Karma delle Parole.

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Con questa finalità, il Sutra utilizza diversi temi interconnessi tra loro. In particolar modo upaya o mezzi abili, il veicolo unico, la natura buddhica, l’eterno Buddha Shakyamuni e la pratica del bodhisattva, i quali nell’insieme affermano l’importanza di questo mondo ed in esso la stessa vita del lettore.

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IL DHARMA NELLE STORIE

Il Sutra del Loto è soprattutto un libro di storie. Contiene circa ventisei storie utilizzate come strumenti d’insegnamento. Se vogliamo capire che cosa insegna il Sutra del Loto dobbiamo dunque fare attenzione alle sue storie nel loro complesso senza soffermarsi ai singoli versi.

Non è casuale che la prima stesura del Sutra del Loto probabilmente iniziasse con il capitolo sull’upaya e poi in quello successivo narrasse una storia, la parabola della casa in fiamme, per illustrare e spiegarne il significato.

Le storie, in confronto con la dottrina astratta, sono concrete. Esse danno corpo agli insegnamenti e per così dire li animano in un modo in cui i principi astratti non riescono pienamente. Potremmo renderci conto che l’esteso uso di storie nel Sutra è un modo per riaffermare il concreto. Dal punto di vista del Sutra del Loto, il valore di una storia nel veicolare il dharma buddhista è identico alla sua esposizione logica e astratta. Il contenuto delle storie riguarda quindi azioni che incarnano il dharma. È in una tale azione, che è intesa in questo Sutra come la pratica del Bodhisattva, che il dharma prende corpo in modo più concreto e quindi con maggiore valore e realtà.

STORIE DI EVENTI Diversi anni fa, quando dissi a Charles Hartshorne, il mio insegnante di filosofia, che stavo

lavorando sul Sutra del Loto, mi rispose che non lo aveva guardato da diversi anni ma ciò che ricordava era che conteneva molte “storie miracolose”, cosa che non gli piaceva molto.

L’intera composizione del Sutra del Loto è soprannaturale; dal primo all’ultimo capitolo non vi è nulla in esso che rivendichi una storicità. Ma se è vero che in altri contesti le storie di miracoli possono essere state usate per asserire in questo mondo un qualche potere extra-mondano, la loro funzione nel Sutra del Loto è molto diversa. Questo, io penso, sia dovuto al fatto che l’intera composizione del Sutra sia storia soprannaturale. Nella Bibbia, per esempio, i miracoli accadono nella storia, il loro racconto avviene all’interno di una narrazione storica. Ma nel Sutra del Loto, mentre ci sono brevi riferimenti ad eventi storici, il lettore capisce fin dall’inizio che gli eventi miracolosi accadono all’interno di una storia. E tali storie sono espedienti, mezzi abili, per l’insegnamento. Esse non aspirano ad essere resoconti storici.

Non essendo resoconti storici è importante capire quale sia la loro funzione, quale scopo essi soddisfano. Penso possa essere dimostrato che la loro funzione principale sia quella di confermare l’importanza, quindi il valore e la realtà ultima, di questo mondo, e questo avviene per poter confermare il valore e l’importanza del lettore nella sua vita e nella sua pratica di bodhisattva. Per mostrare ciò voglio prima prendere in considerazione un paio di storie miracolose.

LO STUPA INGIOIELLATO E GLI INNUMEREVOLI BUDDHA

Sicuramente una delle storie soprannaturali più interessanti del Sutra del Loto è quella dello stupa del Buddha dai Molti Tesori nel Capitolo 11. Proprio all’inizio del capitolo un enorme stupa, magnificamente ingemmato ed estremamente decorato, si erge dal suolo e resta sospeso in aria al cospetto del Buddha Shakyamuni. La sua fragranza si spande fino ai lontani angoli del mondo. Trentatré dei fecero piovere fiori su di esso mentre migliaia di altri dei e di creature celesti di tutti i generi fecero offerte di fiori, incenso, collane, nastri, musica etc. a lode di questo stupa.

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Dall’interno dello stupa giunse una voce melodiosa che lodava Shakyamuni per la predicazione del Sutra del Loto. L’assemblea di monaci, monache e laici furono assieme incantati e stupiti. Alla vista di ciò il Bodhisattva Grande Eloquenza2 chiese al Buddha come mai lo stupa fosse emerso dalla terra ed una voce provenisse da esso. Il Buddha spiegò che molto tempo fa in un mondo molto distante verso l’Est viveva un buddha di nome Molti Tesori3 il quale mentre era ancora un bodhisattva promise che dopo il suo trapasso, semmai qualcuno avesse predicato il Sutra del Loto, lui avrebbe fatto sorgere il suo grande stupa al cospetto di tale predicatore come testimonianza della veridicità del Sutra, ed avrebbe potuto sentirlo predicare di persona ed onorare colui che lo predicava.

Grande Eloquenza disse che la congregazione avrebbe voluto vedere il Buddha che si trovava all’interno, ed il Buddha spiegò che il Buddha dai Molti Tesori aveva anche promesso che se una tale assemblea lo voleva vedere, il Buddha che stava predicando il Sutra avrebbe dovuto chiamare in quel posto tutti i buddha dei buddha delle dieci direzioni i quali sono duplicati o rappresentanti del Buddha Shakyamuni. Il Bodhisattva Grande Eloquenza disse che l'intera assemblea avrebbe voluto vedere e dare la propria attenzione anche a quei buddha. Poi il Buddha Shakyamuni emise dal punto tra le sue sopracciglia un raggio di luce che illuminò tutti quei bilioni e bilioni di mondi, prima nell’Est e quindi nelle altre nove direzioni. La congregazione poteva vedere la magnificenza di quei mondi, ognuno con bilioni di bodhisattva ed un buddha che predicava il Dharma.

Ognuno di quei buddha annunciò la propria intenzione di andare a visitare il Buddha Shakyamuni e di fare offerte allo stupa ingemmato. All’istante il mondo saha (il nostro mondo) fu purificato ed opportunamente ornato per una tale visita. Quindi tutti quei buddha, ognuno accompagnato da un gran numero di bodhisattva, vennero a prendere posto dinanzi al Buddha. Ma dal momento che non c’erano posti sufficienti nel mondo saha, nemmeno per i buddha e i bodhisattva da una sola delle dieci direzioni, il Buddha Shakyamuni dovette purificare bilioni e bilioni di mondi nelle otto direzioni contigue a questo mondo saha e preparare anche questi con sedili di leone sotto grandi alberi ingemmati, e quando ciò non fu sufficiente dovette fare la stessa cosa con bilioni e bilioni di mondi contigui al mondo saha già grandemente espanso, così da riunirli temporaneamente in un singolo mondo-Buddha.

Dopo che furono seduti, ognuno dei buddha mandò un assistente a portare fiori al Buddha Shakyamuni, a domandare della sua condizione ed esprimere il loro desiderio che il grande stupa sospeso in aria fosse aperto. Poi Shakyamuni salì in aria fino allo stupa, ne aprì la porta con le dita della sua mano destra e rivelò alla congregazione il Buddha dai Molti Tesori che sedeva con un corpo ancora perfetto sulla sedia leonina dello stupa. Il Buddha dai Molti Tesori rese onore a Shakyamuni per aver predicato il Sutra del Loto che lui era venuto ad ascoltare e la congregazione celebrò spargendo grandi quantità di fiori dinanzi ai due buddha. Poi, invitato dal Buddha dai Molti Tesori, Shakyamuni lo raggiunse, sicché i due sedevano l’uno di fianco all’altro sul sedile nello stupa. Ma siccome gli altri esseri non potevano vedere molto bene vollero essere sollevati anch’essi nell’aria. Facendo ciò il Buddha Shakyamuni espresse il suo desiderio che altri promettessero di proteggere ed insegnare il Sutra del Loto dopo la sua estinzione, pur essendo la predicazione, la scrittura, la lettura e l’ascolto del Sutra del Loto estremamente difficili, più difficili per esempio che camminare in giro con tutto il cielo nella mano o portare la terra su fino ai cieli di Brahma sull’unghia di un piede!

2 Maha-Pratibhana.

3 Prabhutaratna.

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Questa è una storia meravigliosa piena di immagini speciali, di portata cosmologica. Ma ovviamente tali immagini non hanno tanto lo scopo di spiegare la natura del cosmo quanto di magnificare, primo il Sutra del Loto, secondo il Buddha Shakyamuni, e terzo questo mondo saha.

Il magnificare il Sutra del Loto è sia esplicito nel Capitolo, sia implicito nella storia. Molti Tesori ed i buddha delle dieci direzioni vengono nel mondo saha almeno in parte per ascoltare la predicazione del Sutra del Loto. In questo modo lo stupa è subordinato alla predicazione del Dharma. Credo questo significhi che la costruzione e la venerazione degli stupa e delle reliquie del Buddha non vengano respinte, ma assumono una posizione relativa, subordinate al Dharma ed in particolare al Dharma espresso nel Sutra del Loto.

Shakyamuni il Buddha è lodato per la predicazione del Sutra del Loto4.Non solo le creature di questo mondo e gli dei nel cielo di questo mondo, ma anche tutti i buddha di tutti gli innumerevoli altri mondi in ogni direzione lodano e si subordinano al Buddha Shakyamuni. A lui viene data un’importanza centrale nel cosmo intero specialmente per aver designato i buddha delle dieci direzioni quali suoi duplicati o rappresentanti.

Il termine Cinese qui reso come “duplicati o rappresentanti”, ma che letteralmente potrebbe essere “parti del corpo”, è stato interpretato e tradotto in vari modi. Potrebbe riflettere la credenza che uno dei poteri soprannaturali di un buddha sia quello di replicarsi. Non è esattamente chiaro ciò che si intende con il termine nel Sutra del Loto. Ma una cosa è molto chiara, tutti questi vari buddha da un capo all’altro di questi tanti e tanti mondi sono subordinati al Buddha Shakyamuni. Non viene ben spiegato come essi siano subordinati, in quanto questo non è ritenuto importante. Quello che è importante, date le priorità del Sutra, è il significato cosmico e la superiorità di Shakyamuni il Buddha. Cionondimeno, allo stesso tempo, la realtà e l’importanza di quegli altri buddha non viene in alcun modo smentita5.

Il Buddha Shakyamuni è, senza dubbio, il buddha del mondo saha. Così nell’elevare la posizione del Buddha Shakyamuni ad una superiorità cosmica oltre tutte le altre, viene anche marcata l’importanza di questo mondo. Qui possiamo vedere uno dei temi principali del Sutra del Loto, evidente in tutti i suoi insegnamenti, l’importanza di questo mondo e della vita in questo mondo. In questa storia lo stupa del Buddha dai Molti Tesori viene nel mondo saha ed è il mondo saha ad essere purificato per ricevere tutti i buddha dalle altre terre. I mondi degli altri buddha sono descritti come stupendi in ogni modo, ma i buddha lasciano quei mondi meravigliosi per poter venire nel mondo saha e poterne lodare il suo Buddha.

4 Sebbene sia corretto l’argomento di Walen Lai, che il Sutra del Loto, in contrasto con i Sutra delle Prajnaparamita, mostri il Buddha come fulcro della fede, la sua opinione (pag.86) che questo avvenga a detrimento del Dharma quale fulcro della fede non è fondata. È vero che il Sutra del Loto enfatizza l’importanza del Buddha, ma mai come distinto dal Dharma, che lui pratica ed insegna. Non è accidentale che il Sutra del Loto si chiami “saddharma”, o che quello che in origine era il primo capitolo del Sutra riguardi i mezzi abili, che sono sia insegnamento sia pratica. Quello che fa il Sutra del Loto in una varietà di modi è di tenere insieme il Buddha e il Dharma come inseparabili. Il Dharma non esiste se non nella pratica e nell’insegnamento. Ma in modo simile il Buddha è tale in quanto pratica e predica il Dharma. Perciò la tradizione Tendai vedeva il Sutra come se avesse due metà, essendo la chiave della prima nel capitolo sui mezzi abili, la chiave della seconda nel capitolo sulla vita eterna del Buddha.

5 È importante che il Buddha Shakyamuni riunisca i molti buddha. Lui non “richiama [essi] dentro di sé” come sostiene Lai (pag. 94). Il fatto che li richiami dentro di sé farebbe pensare che il Sutra del Loto si congiunga alla tradizione della Prajnaparamita nell’affermare la realtà superiore dell’uno sui molti, cosa che il Sutra del Loto evita assiduamente per poter sostenere la realtà reciproca dell’uno e dei molti.Il Sutra del Loto non dice nemmeno, come sostiene Kloetzli, che “il Buddha crea miriadi di Tathagata…attraverso le dieci regioni per mezzo del suo potere di adhisthana o di moltiplicazione del sé.” Ne questi bodhisattva sono, come dice lui, “intesi come illusori.” (65) Il Sutra non dice o suggerisce ciò in alcun punto.

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Da un punto di vista potremmo pensare che dal momento che la rivelazione del significato cosmico del Buddha Shakyamuni è insita in se stessa, la glorificazione del Sutra sia sempre anche glorificazione del Buddha Shakyamuni. Allo stesso modo, poiché questo è il suo mondo, glorificare il Buddha Shakyamuni è sempre anche glorificare questo mondo.

Lo stupa ingemmato nel quale siedono i due buddha è una specie di torre ed il carattere in Cinese ha quel significato. L’immagine di una tale torre circondata dai buddha e dai bodhisattva provenienti dall’intero universo è chiaramente un’immagine di axis mundi. Credo tali immagini diano sempre importanza e potere al posto in cui l’asse è collocato, in questo caso a questo mondo ed al suo Buddha.

L’arrivo del Buddha Molti Tesori nel suo stupa e la sua immagine vicina a quella Buddha Shakyamuni i quali siedono l’uno accanto all’altro, è molto significativa anche per un'altra ragione. Il sutra enfatizza il fatto che sia presente nello stupa l’intero corpo del Buddha Molti Tesori, non solo le sue reliquie, e che da esso emerga la sua voce. Ma ci viene detto che il Buddha Molti Tesori era andato da lungo tempo nell’ultimo nirvana. In questo modo l’intero significato del nirvana viene messo in discussione. Ed il fatto che i due buddha siedano l’uno accanto all’altro vìola l’assunto che in questo singolo mondo ci può essere un solo Buddha6. Questo è uno dei modi in cui il Sutra del Loto insegna che le storie sull’entrare nel nirvana sono espedienti d’insegnamento (upaya) per portare le persone ad essere più responsabili delle proprie vite, un tema che viene sviluppato nel modo più esplicito nella storia del Capitolo 7 che narra di una guida che fa apparire una città come luogo di riposo temporaneo per alcuni viandanti che vogliono interrompere il viaggio.

Questo modo di vedere il nirvana si trova anche nella parabola di un saggio e buon medico con molti figli. Un giorno, dopo che il medico uscì di casa per recarsi al suo lavoro, i figli bevvero inavvertitamente del veleno e stavano contorcendosi a terra quando il padre tornò a casa. A quel punto alcuni di loro erano completamente fuori di sé, mentre altri non erano ancora così gravemente avvelenati. Vedendo tornare il padre, i figli furono molto sollevati e lo pregarono di intervenire. Dopo aver consultato i suoi libri, il padre preparò un farmaco adatto ed esortò i figli a prenderlo. Quelli che erano stati meno intaccati dal veleno si resero subito conto che la medicina era buona per loro, la presero e guarirono immediatamente. Diversa invece la situazione di coloro che avevano già perso la testa e non potevano rendersi conto che la medicina li avrebbe aiutati. Il padre consapevole della loro condizione decise di escogitare un modo per salvarli. Disse loro che stava invecchiando e che presto sarebbe morto, ma che stava lasciando per loro una buona medicina con la raccomandazione che la prendessero. Poi se ne andò di nuovo e mandò indietro un messaggero con la notizia che era morto. I figli impazziti, sentendo che il padre era morto, si sentirono ancora più soli, abbandonati e senza aiuto e la loro profonda disperazione fu la causa che li fece tornare in sé facendogli considerare la bontà della medicina che assunsero e quindi guarirono. Alla notizia che si erano riavuti, il padre ritornò di nuovo a casa.

6 È stato affermato (cfr. Lai, pag. 95) che la presenza dei due Budddha insieme sia un’indicazione di un collasso della distinzione tra passato, presente e futuro in una singola atemporalità. Ma ciò è lontano dalla prospettiva del Sutra del Loto stesso, che nell’insieme si appoggia pienamente sull’assunto che il tempo è importante e reale. Persino l’apparizione del Buddha Molti Tesori in questa storia perderebbe gran parte del suo significato se non ci fosse nessuna differenza importante tra passato e presente. Kloetzli propone in modo dichiaratamente speculativo che tutta la cosmologia Buddhista cade in una delle due categorie, “quelli che accettano il tempo come realtà cosmologica fondamentale” e quelli “che accettano lo spazio come realtà cosmologica fondamentale.” Quest’ultima appartiene al Mahayana ed ha la sua base filosofica nella vuotezza dei dharma…e così parimenti nella vuotezza del sé.” (135-36) Ma chiaramente la cosmologia del Sutra del Loto non cade in nessuno di questi due filoni. Per esso entrambe lo spazio ed il tempo sono reali ed importanti dal punto di vista cosmologico, metafisico e religioso.

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Chiaramente in questa parabola il padre-medico rappresenta il Buddha e la sua presunta morte è come l’entrare del Buddha nel nirvana. In realtà, dal punto di vista del Sutra del Loto, il Buddha universale, il padre che ama il mondo e che sta lavorando per salvare tutti dalla sofferenza, non è morto e non morirà mai. Lui "finge" di morire solo per far sì che le persone diventino più responsabili delle proprie vite. Questo è un buon esempio di come il Sutra prenda una nozione fondamentalmente negativa, il nirvana, e la trasformi in una che afferma il mondo e la sua vita.

L’immagine dei due Buddha seduti uno vicino all’altro nello stupa è anche stata vista come un simbolo dell’importanza reciproca del Dharma (Buddha Molti Tesori) e dell’insegnante del Dharma (Buddha Shakyamuni), ossia della concezione che senza un suo maestro la verità è morta 7. Da tener presente quindi che mentre potrebbe non esserci molto nello stesso testo a sostenere quest’idea di interpretare il Buddha Molti Tesori come simbolo del Dharma, nemmeno vi è qualcosa di contradittorio con tale interpretazione.

Nella storia dello stupa ingemmato ha un significato perticolare anche l’immagine che il Buddha Shakyamuni crei un mondo unificato a partire da molti mondi. Il Sutra del Loto è un sutra integrativo. Dal principio alla fine enfatizza l’unità, l’unicità, l’integrazione, una sorta di congiunzione incessante. Essendo infine la verità una sola, cioè priva di contraddizioni interne, così anche l’insegnamento del Buddha che scoprì la verità, deve essere uno. Esiste una sola Via del Buddha. Ma nel Sutra del Loto l’uno non nega, né denigra i molti. Benché integrati, e sebbene i molti diventino come uno, restano molti. Il cosmo esiste solo in virtù del fatto che ha dei mondi. In modo simile nel Sutra del Loto l’insegnamento, il dharma del Buddha, esiste solo in virtù dei molti insegnamenti. Né la giusta visione né il retto modo di vivere possono essere argomenti sufficienti per sostituire i molti con l’uno8.

Il fatto che sia il Buddha Shakyamuni a creare un mondo singolo dai molti mondi è in relazione proprio al suo essere, entrambi uno e distribuito attraverso il cosmo. In altre parole il Buddha Shakyamuni può unificare il Buddhismo e il cosmo, e quindi la vita del vero ascoltatore proprio perché lui stesso è allo stesso tempo uno e molti.

I BODHISATTVA CHE EMERGONO DALLA TERRA

E' nel Cap.15 che si evidenzia maggiormente rispetto agli altri l'importanza del mondo dei bodhisattva che sprigionano dalla terra. Il capitolo narra di milioni e milioni di bodhisattva venuti da altri mondi per chiedere al Buddha Shakyamuni il permesso di predicare il Sutra. Il Buddha prontamente declinò la loro offerta in quanto ci sono già molti bodhisattva in questo mondo che possono proteggere, leggere, recitare ed insegnare il Sutra del Loto dopo la sua estinzione. Appena il Buddha così rispose il suolo tremò su tutta la terra ed un numero enorme di bodhisattva lucenti e dorati con i loro accompagnatori emerse da sottosuolo. Essi andarono dai due buddha nello stupa in cielo, Buddha Molti Tesori e Buddha Shakyamuni, resero loro omaggio, poi a tutti gli altri buddha sui loro troni di leone. Quindi dopo cinquanta piccoli kalpa che apparino solo come il trascorrere di dodici ore, ritornarono dai Buddha nello stupa in cielo, attraversando i cieli di innumerevoli paesi. Questi bodhisattva erano guidati da quattro grandi bodhisattva: Pratica Superiore, Pratica Illimitata,

7 Niwano (1976) pag. 148.8 Questo aspetto del Sutra del Loto non è stato ben colto, specialmente nella letteratura in lingua Inglese. Ma un punto in cui viene chiaramente descritto è in LeFleur. Lui scrive, per esempio, “nel sutra c’è un indubbio aspetto filosofico opposto a quello della Repubblica di Platone, un aspetto che afferma la completa realtà del mondo dei fenomeni concreti nonostante siano impermanenti.” Pag. 87

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Pratica Pura e Pratica Salda9, che domandarono riguardo la salute del Buddha Shakyamuni e ricevettero da lui una risposta favorevole.

Poi Maitreya chiese al Buddha chi fossero questi enormi, magnifici bodhisattva che non aveva mai visto prima, da dove fossero venuti e chi avesse insegnato loro il Dharma. I bodhisattva, che avevano accompagnato i buddha da tutti gli altri mondi, fecero ai loro buddha la stessa domanda e fu detto loro di ascoltare la risposta che il Buddha Shakyamuni diede a Maitreya. Quindi Shakyamuni spiegò che quegli innumerevoli bodhisattva vivono nello spazio vuoto nella parte sottostante del mondo saha e che lui stesso ha insegnato loro e li ha guidati dal passato più remoto. Maitreya protestò che erano passati solo quarant’anni da quando Shakyamuni era illuminato. Come era possibile che avesse insegnato a questi innumerevoli bodhisattva in un periodo di tempo così breve? "È tanto impossibile da credere", agiungendo, "quanto un uomo di venticinque anni che afferma di avere un figlio che ne ha cento!"

Non è esattamente chiaro cosa si intenda nel Sutra del Loto per "spazio vuoto nella parte sottostante del mondo saha". Probabilmente è il modo più conveniente di celare un numero enorme di bodhisattva. In altre parole, sia nell’interesse della storia che del messaggio centrale del Sutra del Loto, è importante che questi bodhisattva siano nascosti e al contempo appartengano a questo mondo.

Ci viene chiesto di immaginare che questi numeri siano sbalorditivi, sia il numero dei bodhisattva sia il numero dei kalpa attraverso i quali il Buddha Shakyamuni ha insegnato loro. Chiaramente uno degli scopi della storia, forse quello principale, è di preparare la “rivelazione” della vita eterna del Buddha nel Capitolo 16. Come possono così tanti bodhisattva essere stati istruiti dal Buddha Shakyamuni in un periodo di tempo così lungo? Nonostante tutti pensino che lui sia diventato illuminato non molto tempo fa a Gaya (India), in realtà lo era da molto tempo. Ma da quanto? Supponete che qualcuno avesse preso molti bilioni di universi ognuno consistente di molti bilioni di mondi, li abbia triturati in polvere sottile e sia andato verso Est passando per bilioni e bilioni di mondi abbia deposto un singolo granello di polvere ripetendo ciò finché tutta la polvere fosse esaurita. Poi supponete che avesse raccolto insieme tutti i mondi, sia quelli in cui un granello di polvere fosse stato depositato, sia quelli dove non fosse stato depositato niente, e avesse triturato tutti quei mondi in polvere sottile. Il numero di kalpa che sono passati, da quando il Buddha Shakyamuni è diventato illuminato, è milioni di bilioni di volte più grande del numero risultante dalle particelle di polvere.

Qui c’è un’apparente contraddizione, il Sutra insiste chiaramente che non vi è un tempo in cui il Buddha non sia presente, ma sostiene anche che lui diventò un buddha. Nel Capitolo 16 troviamo la risposta alla domanda di Maitreya espressa alla fine del Capitolo 15. In questo Capitolo si insegna che Shakyamuni è stato un buddha dal passato più remoto pur non spiegando come sia stato sempre e contemporaneamente illuminato. Da tutto ciò emerge che per affermare questo mondo e identificare il Buddha con il Dharma, è importante far si che egli sia eterno o immortale. Proprio come non c’è e non ci può essere un posto dal quale il Buddha sia completamente assente, non c’è alcun tempo in cui il Buddha non sia presente. D’altra parte il significato stesso di "Illuminazione” comporta che esso sia un accadimento e quindi esige che il Buddha Shakyamuni divenne illuminato. Infatti in diversi punti il Sutra del Loto insegna che Shakyamuni il Buddha divenne illuminato solo dopo innumerevoli kalpa di pratica come bodhisattva. Inoltre il Buddha

9 Visistacaritra, Anantacaritra, Visuddacaritra e Supratisthitacarita

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Shakyamuni potrebbe essere un modello per gli altri nell’intraprendere la Via del Buddha solo diventando illuminato. Quindi un’apparente contraddizione resta irrisolta10.

Il Sutra può essere indifferente a tali problemi poiché non sono importanti da un punto di vista soteriologico. Nel Capitolo 24 il Bodhisattva Magnifica Voce11 esprime al Buddha della sua terra Puro Fiore il desiderio di visitare il mondo saha per offrire omaggio a Shakyamuni. Il Buddha Puro Fiore lo avverte che, nonostante il mondo saha non sia levigato o pulito e il suo Buddha e il suo Bodhisattva siano piccoli di statura, egli non dovrebbe disprezzare quel mondo o pensare che il suo Buddha e i bodhisattva siano inferiori. In questa storia il fine è che il mondo saha non venga inteso come inferiore. In altri termini lo scopo reale qui è un’affermazione del mondo saha. Esso è un mondo che non dovrebbe cercare aiuto da altri mondi perché non ne ha bisogno.

Invece di usare storie di altri mondi come modo per incoraggiare la fuga da o la negligenza verso questo mondo, nel Sutra del Loto le storie di altri mondi sono usate per affermare radicalmente la realtà e l’importanza del nostro mondo.

FIORI ED INCENSO DAL CIELO Nel Capitolo 16 il Buddha ha reso chiaro che lui è presente da sempre ed in ogni

luogo, ed è quindi universale ed eterno. Nel Capitolo 17, avendo sentito ciò, un numero incredibilmente grande d’esseri viventi, bodhisattva e bodhisattva-mahasattva ricevettero varie benedizioni: l’abilità di memorizzare tutto quello che si è sentito, l'eloquenza illimitata, il potere di girare la ruota del Dharma, l’illuminazione suprema dopo otto, quattro, tre, due o una rinascita, o la determinazione per raggiungere l’illuminazione suprema. Sono qui menzionati dodici gruppi diversi facenti parte della congregazione riunita per ascoltare il Buddha che predica, ognuno di essi enormemente grande, ed ognuno avendo ricevuto varie benedizioni in conseguenza all’ascolto riguardo la vita eterna del Buddha.

Per risposta a questo gioioso evento, gli dei in cielo fecero piovere splendidi fiori ed incenso sugli innumerevoli buddha delle dieci direzioni che si erano riuniti nel mondo saha, sul Buddha Shakyamuni e il Buddha Molti Tesori che sedevano insieme nel magnifico stupa di quest’ultimo, e sui grandi bodhisattva, sui monaci, le monache, i laici e le laiche lì riuniti. Dalle profondità del cielo, tamburi dal suono meraviglioso risuonarono da soli. Vennero i molti Indra e Brahma dalle altre terre-buddha. Quindi gli dei fecero piovere in tutte le direzioni vesti di ogni tipo, celestialmente ornate con gioielli e bruciarono incenso in bracieri che si muovevano da soli in giro per tutta la congregazione. Su ognuno dei buddha adunati sotto gli alberi magnificamente ingemmati, i bodhisattva si allinearono verticalmente, l’uno sopra l’altro, fino al cielo di Brahma, portando nastri ingemmati e cantando con magnifiche voci.

È chiaro che gli eventi qui descritti hanno una portata magica e cosmologica. La storia coinvolge innumerevoli mondi, buddha, bodhisattva ed eventi mirabolanti con fiori, suoni ed incenso, tutto in omaggio alla rivelazione nel mondo saha della buona notizia della presenza sempiterna del Buddha12. Quello che è importante è che nonostante quante siano le direzioni, nonostante quanti siano i mondi e nonostante quanti tipi di esseri viventi ci siano,

10 Quindi Lai è alquanto corretto nel sostenere che “il mistero del Sutra del Loto non viene mai espresso nei termini di Shakyamuni come un essere spirituale portatore di una qualche Saggezza eterna. Il mistero piuttosto è che in qualche modo il Buddha storico che predica il sutra al Picco dell’Avvoltoio è nel contempo l’eterno Buddha che predica eternamente questo eterno sutra su questa sacra montagna in India.” (pag. 94)11 Gadgadasvara12 Niwano (1976) dice che il fatto di gettare fiori su tutti, compreso il Buddha, è un’indicazione che coloro che ascoltano gli insegnamenti vanno onorati quanto coloro che insegnano. (265)

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sono tutti deliziati, trasformati e magnificano l’eterna presenza del Buddha. La storia usa un quadro cosmologico, ma fa ciò con lo scopo di proclamare l’importanza e la magnificenza del Buddha Shakyamuni, il Buddha del mondo saha.

BODHISATTVA MAGNIFICA VOCE

L'immagine della liberazione per mezzo della luce proveniente dal Buddha, trovata inizialmente nel primo capitolo, viene espressa nuovamente nel capitolo ventiquattro. Raggi di luce vengono emanati contemporaneamente dalla sommità della testa del Buddha e dal ciuffo tra le sue sopracciglia illuminando innumerevoli mondi verso l'Est, ma anche un mondo più

lontano di questi dove vivevano il Buddha chiamato Sapere dal Re delle Costellazioni-Puro Fiore13

e il Bodhisattva Magnifica Voce14. Questo Bodhisattva estremamente bello e raggiante aveva già molti grandiosi pregi, incluso l'avere ottenuto milioni di diversi tipi di samadhi. Quando fu illuminato espresse al Buddha della sua terra il desiderio di andare nel mondo saha per rendere omaggio al Buddha Shakyamuni e visitare vari Bodhisattva.

La venuta di Magnifica Voce presso il Buddha Shakyamuni per onorarlo ed onorare il Sutra del Loto fu annunciata dall’apparizione ad opera dello stesso Bodhisattva di ottantaquattromila fiori di loto d’oro e d’argento, simboleggianti altrettanti Bodhisattva che lo avrebbero accompagnato.

Magnifica Voce giunse nel mondo saha su di una piattaforma volante di sette tesori passando attraverso tutti i mondi ad Est dove le terre tremarono nelle sette direzioni, fiori piovvero dai cieli e i tamburi risuonarono. Quando arrivò al Picco dell'Avvoltoio, discese dalla sua piattaforma, si avvicinò al Buddha Shakyamuni, lo venerò chinandosi ai suoi piedi, lo insignì con una magnifica collana, presentò vari saluti e felicitazioni dal Buddha della sua terra ed espresse il desiderio di vedere il Buddha Molti Tesori. Il Buddha Molti Tesori premiò Magnifica Voce per essere venuto mentre il Bodhisattva conosciuto come Eccellente Fiore15 volle sapere cosa avesse fatto Magnifica Voce per meritare poteri così grandiosi.

Il Buddha Shakyamuni allora, spiegò che Magnifica Voce proveniva dal regno del Buddha Re del Suono del Temporale al quale aveva offerto molti doni tra cui diversi tipi di bella musica ed ottantaquattromila vasi ingemmati. In virtù di queste offerte, il Bodhisattva rinacque nella terra del Buddha Puro Fiore e gli furono dati grandi poteri soprannaturali. Assumendo qualsiasi forma di esistenza appropriata all’insegnamento del Sutra del Loto - sravaka, pratyekaBuddha, Bodhisattva, Buddha- Magnifica Voce proteggeva gli esseri viventi.

Quando il Buddha presentò l’insegnamento racchiuso in questo capitolo, gli ottantaquattromila Bodhisattva che avevano accompagnato Magnifica Voce e numerosi altri Bodhisattva del mondo saha conquistarono l'abilità di trasformarsi in altri esseri viventi. Reso omaggio al Buddha Shakyamuni ed allo stupa del Buddha Molti Tesori, Magnifica Voce ritornò nella terra del Buddha Puro Fiore facendo tremare di nuovo quelle terre nelle sei direzioni, facendo piovere fiori su di loro e la musica risuonare dai loro cieli.

In questo capitolo è ancora espressa l'idea della specialità del mondo saha in quanto luogo in cui è presente il Buddha Shakyamuni. Ritengo però che siano la grande statura, la magnificenza, i talenti del Bodhisattva Magnifica Voce nonché il suo rendere omaggio al Buddha Shakyamuni, a contribuire al miglioramento del mondo saha.

13 Kamaladalavimalanaksatrarajasamkusumitabhijna. Da qui in poi chiamato "Puro Fiore".14 Gadgadasvara15 Padmasri

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Di fatto sembra che questo mondo, nel quale giungono i Bodhisattva per visitare il Buddha Shakyamuni, sia di importanza speciale perché è un luogo più appropriato, ossia, più difficile per la pratica del Bodhisattva. Uno dei temi ripetuti nel Sutra è che si può e si dovrebbe imparare dalle difficoltà. La salvezza in questo mondo non è una questione di libertà dalla sofferenza e dalle angosce, quanto un processo continuo di superamento del male nell'aiutare gli altri. In questo Sutra per esempio, il Buddha Shakyamuni ringrazia semplicemente Devadatta, ben conosciuto altrove come la personificazione del male, per essere il suo insegnante e predice che anche Devadatta diventerà un Buddha. In tal senso questo mondo offre molte opportunità a ciascuno di entrare nella Via del Buddha attraverso la pratica del Bodhisattva.

Ha un significato speciale che qui, verso la fine del Sutra del Loto, il Bodhisattva Magnifica Voce, un maestro della contemplazione e del samadi, esprima il suo desiderio di elogiare non solo il Buddha Shakyamuni e il Sutra del Loto, ma anche un numero di Bodhisattva. In questo modo la contemplazione è subordinata o messa al servizio dell'ascolto del Dharma e del fare pratica di Bodhisattva nel mondo saha. In relazione a ciò, qui viene detto che Magnifica Voce ha il samadi chiamato “il Manifestare Tutti i Tipi di Corpi", il potere di assumere qualsiasi tipo di forma “nell'interesse degli esseri viventi."

L'UNO E I MOLTI

Il secondo capitolo, spesso visto come la chiave per comprendere la prima parte del Sutra, espone la dottrina dell'upaya, certamente uno degli insegnamenti centrali del Sutra del Loto e forse il più importante.

Il Buddha emergendo dalla contemplazione, spiega a Sariputra il motivo per il quale è così difficile, quasi impossibile, comprendere la saggezza dei Buddha. Per salvare i diversi esseri viventi, tutti i Buddha hanno fatto uso di un'enorme varietà di metodi e di mezzi d'insegnamento appropriati a situazioni differenti e quindi le tre Vie, la Via dello sravaka, la Via del pratyekabBuddha, e la Via del Bodhisattva, sono mezzi d'insegnamento che mettono in grado i diversi tipi di persone di entrare nell'unica Via del Buddha. Sariputra, parlando sia nell'interesse suo che degli altri presenti, è perplesso, ancora non capisce e chiede al Buddha ulteriori spiegazioni. Per due volte il Buddha si rifiuta dicendo che non avrebbe fatto altro che confondere ancora di più le cose ma poi finalmente acconsente ad esporre il Dharma per intero.

A questo punto, circa cinquemila monaci, monache e laici nella congregazione, così arroganti da pensare di aver già ottenuto il più alto livello possibile di saggezza e di non avere più niente da imparare, si alzano dai loro posti, si inchinano di fronte al Buddha e vanno via. Il Buddha non cerca di fermarli e rimarca che la congregazione era appena stata liberata da ramoscelli e foglie poco utili.

Il Buddha spiegò di nuovo che tutti i Buddha del passato, dei vari mondi del presente e tutti quelli del futuro ricorrono a diverse scritture e metodi d'insegnamento, inclusi una grande varietà di sutra, rispondendo alle diverse situazioni, nell'interesse di condurre le persone all'unica Via del Buddha. Tali insegnamenti, lui insiste, non sono né vuoti né falsi. In particolare l'insegnamento del Nirvana fu escogitato per le persone non ancora pronte per il Grande Veicolo. È inclusa una lunga lista di pratiche attraverso le quali accedere alla Via che conduce alla buddhità, l'inchinarsi davanti ad un'immagine del Buddha, fare qualsiasi offerta o entrare in uno stupa. Tutto ciò si accorda con l'antica promessa del Buddha di condurre tutti gli esseri viventi all'illuminazione, quindi nel portarli ad essere dei Buddha loro stessi.

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Nel terzo Capitolo, Sariputra, lo sravaka principale e normalmente non considerato un Bodhisattva, desidera danzare per la gioia poiché si rende conto che, nella verità del Dharma, anche lui è destinato a diventare un Buddha e in quel senso è di fatto già un Bodhisattva. Il Buddha annuncia a Sariputra che sarebbe diventato il Buddha Fiore di Luce16, descrivendo il tempo in cui ciò sarebbe avvenuto e la terra nella quale il nuovo Buddha avrebbe regnato. Questo annuncio causa il rallegrarsi di tutti gli altri membri dell’assemblea e l’affermare che dopo un primo giro della ruota del Dharma avvenuto a Varanasi, il Buddha ora ha girato la ruota del Dharma più grande.

Sariputra, sebbene incoraggiato da questa rassicurazione, nell'interesse di quei discepoli che ancora non comprendevano, supplica il Buddha di spiegare perché, se non ci sono tre sentieri, li abbia così spesso predicati nel passato. Questa volta il Buddha risponde tramite la “parabola della casa in fiamme". La casa di un uomo ricco dalla quale è possibile uscire solo tramite uno stretto cancello, si incendia con i suoi molti figli che stanno giocando all’interno. Nonostante il padre li chiami compassionevolmente dall'esterno, incitandoli ad abbandonare la casa, essi sono troppo presi dal loro gioco per prestare attenzione all’incendio. Allora il padre dice loro che se usciranno fuori dal cancello troveranno una carrozza tirata da un'antilope, da una capra o da un bufalo a seconda delle loro preferenze nel giocare. Dal momento che tali rari oggetti di gioco sono proprio ciò che desideravano, i bambini si affrettano ad uscire e chiedono al padre pieno di gioia i carri promessi. Invece egli, poiché è ricco e ne ha molti, dà ad ognuno dei suoi figli un carro molto più grande e più attraente. I bambini, avendo ricevuto qualcosa che non avrebbero mai atteso, sono felici.

Il Buddha interpreta questa parabola per Sariputra, spiegando che egli, il Buddha, è molto simile al padre della parabola che cerca di salvare i suoi figli dagli incendi della nascita, della vecchiaia, della malattia, della morte e dell'angoscia, dai quali essi non possono fuggire a causa dei molti attaccamenti. Per tale motivo il Buddha offre loro i tre Veicoli come modo per farli passare attraverso il cancello ma, alla fine, li premia con il Grande Veicolo. Così come il padre non può essere accusato di ingannare i suoi figli, allo stesso modo il Buddha non può essere accusato d'inganno per l'uso di mezzi abili (upaya).

Le parabole sono analogie mai perfette. Un limite di questa parabola riguarda il suggerire che le diverse Vie (i carri più piccoli) possano essere rimpiazzate dall'Unica Via (il carro speciale). Ma se noi seguiamo l'insegnamento del Sutra nel suo insieme, diventa chiaro che l'Unica Via del Buddha non è un'alternativa alle altre Vie, essa le include. Il Grande Sentiero integra in sé i molti sentieri, esso li riunisce poiché sono all’interno dell’Unica Via. L'intendere i sentieri minori come sostituiti in qualche modo dall'Unica Via comporterebbe il rifiuto per intero dell'idea della Via del Bodhisattva quando invece tutta l'ultima parte del Sutra è una sorta di magnificazione di tale percorso. Anche nella storia stessa, i bambini che corrono fuori dalla casa in fiamme stanno ricercando le Vie dello sravaka, del pratyekaBuddha e del Bodhisattva, tre Vie essenzialmente uguali nel condurre gli esseri alla salvezza.

Se il mondo è rappresentato dalla casa in fiamme della parabola, il Sutra non insegna a fuggire da esso. Altrove, nel testo, è reso chiaro come è proprio nel mondo che dovremmo lavorare per salvare gli altri. Il punto qui, penso, è che noi siamo come bambini che giocano, poco attenti all'ambiente che ci circonda. Può darsi che non sia il mondo intero ad essere in fiamme, ma i nostri campi di gioco, i mondi privati che ci creiamo attraverso i nostri attaccamenti e la nostra

16 Padmaprabha

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compiacenza. Quindi il lasciare la casa non è fuggire dal mondo ma lasciare indietro il nostro mondo di gioco, i nostri attaccamenti ed illusioni, o solo alcuni, per poter entrare nel mondo reale.

E’ anche rilevante notare che il padre dice ai bambini che possono avere ciò che più desiderano. Non può semplicemente forzarli ad uscire; egli ricorre a qualcosa che è già in loro, qualcosa che in seguito verrà ad essere conosciuto come “natura di Buddha".

A volte il Buddha deve usare degli espedienti appropriati per poter condurre gli altri a realizzare il loro potenziale ma questo non vuole dire che qualunque trucco andrà bene. Gli espedienti del Buddha sono sempre appropriati, ossia disegnati per il beneficio di colui a cui sono diretti. Il padre ha pensato a ciò che era appropriato per questi bambini in quella situazione specifica17.

Persino l'elegantissimo carro che il padre dà ai bambini è, dopo tutto, solo un carro, un veicolo. Tutti gli insegnamenti e le pratiche dovrebbero essere intesi come mezzi, come modi possibili per aiutare le persone, non dovrebbero mai essere considerati come verità ultime. Esse sono verità importanti in quanto sufficienti strumenti di salvezza.

Così nel Sutra del Loto l'insegnamento non è insegnamento del Dharma a meno che non sia insegnato a qualcuno. Nel Capitolo terzo è estesa l'idea che il Buddha predica solo ai Bodhisattva. Il punto è che predicare e ascoltare il Dharma è essere un Bodhisattva. Ascoltare veramente l’insegnamento significa portarlo nella propria vita, dunque praticarlo, dunque essere un Bodhisattva. Si può dire che i Buddha vengono nel mondo solo per trasformare le persone in Bodhisattva.

Quello che il Sutra condanna non sono le altre persone o i veicoli minori, ma l'arroganza, specialmente l'arroganza che risiede nel pensare che si è giunti alla verità, ad una qualche meta finale. Piuttosto, siamo richiamati da questo Sutra ad essere “principianti a vita", gente che sa che ha molto da imparare e sempre ne avrà. I cinquemila che lasciano l'assemblea nel secondo capitolo sono detti essere come ramoscelli e foglie di poca utilità, ma nel capitolo ottavo sarà detto che anche loro sono destinati a diventere dei Buddha.

Così anche gli sravaka sono Bodhisattva. In ogni paradiso, o terra di Buddha simile al paradiso, ci sono innumerevoli sravaka ad indicare che la loro Via non va respinta o rifiutata, ma relativizzata, vista all'interno di un contesto più ampio che è racchiuso nella Via del Buddha. Molti sravaka, ovviamente, non sanno di essere Bodhisattva, ma lo sono comunque.

17 Qui non è esattamente pertinente, ma ci tengo a precisare che, mentre ci sono storie nel Sutra del Loto dove può essere onestamente detto che l'imbroglio e l'inganno siano intesi come hoben (Upaya), questo non è il caso nella storia della casa che brucia che è l'esempio di hoben, cioè, è la storia che il Buddha usa per spiegare hoben. Di solito, penso, questo sia semplicemente dato dal fatto di non porre abbastanza attenzione a quello che in effetti dice il testo. Per esempio, in un saggio non pubblicato, uno studioso dice che il padre ha rotto la sua promessa dando ai suoi figli un solo veicolo dopo avergliene promessi tre perché aveva un solo veicolo da dare. Ovviamente il testo dice esplicitamente che egli diede loro molto più di quello che aveva promesso perché si rese conto che il suo benessere era così immenso che si poteva permettere di essere più generoso. E, nonostante il testo non sia privo di ambiguità su questo, il modo più facile di intenderlo è che egli diede ad ognuno di loro un grande veicolo. Michal Pye addirittura rinarra la storia in modo tale che il padre mente dicendo ai figli che i carri che vogliono sono fuori ad aspettare quando in effetti non ve ne è traccia alcuna. (37) Il testo, d'altra parte non dice che non c'erano dei piccoli carri. Piuttosto il padre felicissimo, considerando il suo immenso benessere pensa che non sarebbe giusto dare ai figli dei carri piccoli ed inferiori. Qualcun altro, non sono sicuro chi, per sostenere il suo punto di vista che la storia contempli l'inganno, una volta argomentò che se io, come Preside gli offrissi una posizione per $40.000 e poi, dopo il suo arrivo, gli dicessi che dal momento che ha appena ricevuto una cospicua sovvenzione gli pagherei invece $140.000, sarei colpevole di inganno! Ad una qualsiasi onesta lettura del testo, non ci sono le basi per dire che la storia sostenga l'imbroglio o l'inganno.

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Il Buddha dice al discepolo Kasyapa alla fine del capitolo quinto:

Quello che stai praticando è la Via del Bodhisattva. Mentre gradualmente praticate ed imparate, ognuno di voi dovrebbe diventare un Buddha18.

LA NATURA DI BUDDHA

In tutto il Sutra del Loto viene messo in risalto il concetto di natura di Buddha, ossia la potenzialità insita in ogni essere vivente di diventare illuminato, un buddha, incluso colui che sta leggendo il Sutra al momento presente. Nonostante questo concetto pervada l'intero Sutra, non viene mai menzionato come "natura di Buddha".

Per poter esprimere la natura di Buddha è fondamentale la pratica del Bodhisattva, pratica che viene compiuta aiutando gli altri, come il Buddha Shakyamuni stesso ha fatto in primo luogo.

Poiché tutti i viventi hanno varie nature, vari desideri, varie attività, varie idee e modi per fare distinzioni, e perché volevo guidarli nel mettere radici di bontà, ho usato una varietà di spiegazioni, parabole, e parole e ho predicato vari insegnamenti. Così non ho mai trascurato per un momento il lavoro di Buddha. Così è, dal momento che è passato molto tempo da quando sono diventato Buddha, tutta una vita di asamkhyeya kalpa non quantificabili, di sempiterna esistenza e mai entrando nell’estinzione. Figli miei, tutta la vita che ho guadagnato perseguendo la Via del Bodhisattva non è ancora nemmeno finita, ma sarà il doppio del numero di kalpa già passati19.

I BODHISATTVA COME ESEMPI DA SEGUIRE

Ebbene sì, ci basta sollevare un dito per indicare quale sia la verità e noi saremo già dei bodhisattava, come numerose storie del Sutra del Loto illustrano con dovizia di particolari.

Ed in effetti sono le storie nel Sutra del Loto ad incoraggiare la pratica del Bodhisattva; prendiamo in considerazione il capitolo su Kwan-yin, egli ha mille braccia e per ognuna di esse una capacità diversa con cui aiutare gli altri, anche noi abbiamo bisogno di sviluppare altrettante virtù per mezzo delle quali aiutare gli altri. La storia in se vuole solo mostrarci come dovremmo essere, qualsiasi riferimento ad una benedizione divina passa in secondo piano. Così ci avviciniamo al concetto di mezzi abili.

MEZZI DIDATTICI: COSA VUOL DIRE ESSERE UN BODHISATTVA?Nel Sutra del Loto vuol dire usare mezzi didattici per aiutare gli altri a vivere delle vite più

soddisfacenti, porsi in relazione con un'altra persona ed aiutarla ad assumere maggiore responsabilità per la propria vita. Per il Sutra del Loto questo è ciò che il Buddhismo è.

Anche se cercate in tutte le direzioni, Non ci sono altri Veicoli,18 Cfr. Watson 106. La traduzione è la mia. Il rimando alla traduzione di Watson è di riferimento o confronto.19 Cfr. Watson 226-27.

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A parte i mezzi didattici predicati dal Buddha20.

Nel Sutra del Loto quindi troviamo racchiusa una grande fantasia creativa strettamente unita ad un'estrema praticità.

I mezzi didattici non vogliono essere dei comandamenti, ma solo incoraggiarci, nell'interesse della nostra salvezza e di quella degli altri, ad essere intelligenti, immaginativi, persino ingegnosi nel trovare modi per essere di aiuto.

IL DHARMA REALIZZATO

Il Dharma si può trovare realizzato negli insegnamenti concreti, poiché è in questi che ritroviamo la natura buddhica di ciò che ci circonda.

Possiamo ricercare il Dharma nella vacuità del mondo, nella transitorietà degli eventi, nei cambiamenti che possiamo scorgere; luoghi questi in cui dimora il Buddha. Perciò ogni aspetto della vita va trattato con intuito, compassione e rispetto.

Non vi è un grande uso della nozione di vuoto (sunya o sunyata) nel Sutra del Loto. Ovviamente tutte le cose sono vuote. Ma un’esagerata enfasi sul vuoto può troppo facilmente diventare una sorta di nichilismo in cui niente ha importanza. Nel Sutra del Loto ogni cosa ha importanza.

Il Buddha lavora per salvare tutti gli esseri. Persino il povero Bodhisattva Mai Disprezzare21, che va in giro a dire a tutti che dovranno diventare dei Buddha, nonostante inizialmente non avesse grande successo, alla fine “convertì moltitudini di un migliaio, diecimila, milioni, mettendoli in grado di vivere nello stato di illuminazione suprema”. E poi egli diventò il Buddha Shakyamuni!

ORIENTATO AL FUTURO

Mentre il Sutra del Loto offre una quantità di ragioni per essere grati al passato e in questo modo si trovava ad essere pienamente compatibile con la venerazione degli antenati dell’Asia dell’Est, è più incline verso la pratica del Bodhisattva quale nostro contributo al futuro.

Il Sutra è pieno di storie nelle quali qualcuno, di solito una figura simboleggiante il Buddha, cerca di migliorare le cose per gli altri; una guida fa apparire un luogo di riposo così che i suoi viaggiatori saranno in grado di continuare il loro viaggio, un padre medico induce con uno stratagemma i suoi figli a prendere un antidoto per il veleno, un altro padre attira i suoi bambini fuori dalla loro casa in fiamme offrendo loro delle ricompense, ancora un altro padre escogita un modo per sviluppare gradualmente il senso di responsabilità in suo figlio.

In ogni caso, l’azione appropriata è una questione di essere genuinamente di aiuto verso gli altri consentendo loro in qualche modo di essere più responsabili per le proprie vite e di

20 Cfr. Watson 71. Questo è perché io penso Pye sia alquanto corretto nell’insistere che “Il Buddhismo quale religione specifica identificabile nella storia umana è un mezzo didattico”. (5) O che “Quasi ogni cosa nell’intera gamma dell’insegnamento e della pratica Buddhista può essere descritto come fang-pien o mezzi didattici.” (36) 21 Sadaparibhuta

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conseguenza per le vite degli altri. Nonostante la pratica Buddhista nell’Asia dell’Est si sia occupata largamente dei morti, la Via del Bodhisattva riguarda principalmente il futuro e le possibilità future nel presente.

CONCLUSIONI

Quello che emerge nel Sutra del Loto è una specie di modello cosmologico/soteriologico nel quale le storie soprannaturali valorizzano lo stesso Sutra, il Buddha Shakyamuni e il nostro mondo, in modo da incoraggiare la pratica di Bodhisattva nel mondo reale, che è la Via del Buddha alla salvezza. Il portare all’interno delle storie del Sutra il cosmo ed una varietà di elementi soprannaturali è inteso per dare maggiore importanza al Sutra stesso. La predicazione di questo Sutra è qualcosa che viene eseguita non solo dagli esseri umani ma da tutti gli esseri senzienti in un innumerevole, o forse persino in un infinito, numero di luoghi. A sua volta la figura del Buddha Shakyamuni è valorizzata dall'acquisita importanza del Sutra stesso, poiché egli è quello che predica il Sutra. Nell’intero Sutra i buddha e i bodhisattva vengono in questo mondo per lodare il Buddha Shakyamuni per la sua predicazione del Sutra del Loto, che qui è equivalente al Dharma. E poiché il Buddha Shakyamuni è il Buddha del mondo saha (il nostro mondo ), anche il suo livello si accresce. È nel mondo saha che i buddha e i bodhisattva vengono da altri tempi e mondi per lodare il Buddha Shakyamuni. E questo, ovviamente, eleva il livello e l’importanza di quelli che vivono nel mondo saha; specialmente di quelli che seguono gli insegnamenti del Buddha Shakyamuni, si responsabilizzano per le proprie vite, e diventano praticanti della Via del Bodhisattva, entrando così nella Via del Buddha che rappresenta la loro salvezza. Il Sutra afferma infatti che la vita di ognuno di noi che vive in questo mondo saha, presa singolarmente, ha un significato cosmico. Possiamo perciò essere incoraggiati a perseguire la nostra salvezza personale, i nostri fini come buddha, nel praticare la Via del Bodhisattva, aiutando gli altri.Così per il Sutra del Loto, in un certo senso l’intero cosmo, l’intero numero virtualmente infinito di mondi, più grande di quello che possiamo contare o persino immaginare, la vasta struttura cosmica per intero è in relazione a noi, e per un verso dipendente dalle nostre scelte e decisioni nella vita di ogni giorno, come noi siamo dipendenti da esso. In questo, così come in altri modi, il Sutra del Loto è una radicale affermazione di immanenza. Ma lungi dal vedere questo mondo come già perfetto in un qualche modo mistico o dall'essere accettato così com’è, esso afferma il mondo come vero con tutta la sua sofferenza e quindi come posto autentico e concreto per la pratica di Bodhisattva.

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