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    IL SUTRA DEL LOTO esperia Sin dalla sua apparizione in Cina nel III secolo d.C., il Sutra del Loto stato considerato una delle pi importanti scritture del canone buddista Mahayana. Oggetto di intensa venerazione per generazioni di credenti in Cina, Corea, Giappone e altre regioni dell'Asia Orientale, stato studiato e commentato per secoli e ha influenzato profondamente la cultura e la letteratura cinese e giapponese. Concepito come una rappresentazione di proporzioni grandiose, il Sutra del Loto descrive eventi che si svolgono in un ambito cosmico completamente al di l della concezione tradizionale di spazio e tempo. Il testo espone complessi concetti religiosi in termini molto concreti e afferma che vi una sola via all'illuminazione, quella del bodhisattva, e che la vita del Budda non conosce limiti rispetto allo spazio e al tempo. Ricco di splendide immagini letterarie, parabole meravigliose e innumerevoli rivelazioni relative all'accessibilit universale dello stato di Budda, il Sutra del Loto ha recato saggezza e conforto a milioni di seguaci nel corso di secoli. Come osserva Burton Watson, "il Sutra del Loro non tanto un'opera integrale quanto una raccolta di testi religiosi, un'antologia di sermoni, racconti e istruzioni per i devoti, rivolti a individui che vivono ciascuno in particolari circostanze. Anche in virt di questo fatto nel corso dei secoli ha continuato a godere di una fama ineguagliata e ha permeato profondamente le culture con cui venuto in contatto." Burton Watson uno dei massimi esperti di lingue orientali, antiche in particolare cinese professore di Lingue e cultura Asiatiche alla Columbia University e attualmente vive in Giappone. Le sue pi recenti traduzioni pubblicate dalla Columbia University Press sono "The Columbia Book of Chinese Poetry, Il Sutra del Loto e Letters of Nichiren una raccolta di scritti di Nichiren Daishonin.

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    INDICE

    Introduzione del traduttore pagina 4

    Nota del traduttore pagina 20

    I L S U T R A D E L L O T O 1 . Introduzione pagina 26 2. Espedienti pagina 45 3. Parabola e similitudine pagina ---- 4. Fede e comprensione pagina---- 5. La parabola delle erbe medicinali pagina 121 6. Predizioni pagina--- 7. La parabola della citt fantasma pagina--- 8. Predizione dell'illuminazione a 500 discepoli pagina--- 9. Predizioni conferite ai novizi e ai discepoli anziani pagina--- I0. Il maestro della Legge pagina--- 11. Lapparizione della torre preziosa pagina 190 12. Devadatta pagina--- 13, Esortazione alla devozione pagina --- 14. Pratiche pacifiche pagina- -- 15. Emergere dalla terra pagina 231

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    16. Durata della vita del Tathagata pagina--- 17. Distinzioni dei benefici pagina--- 18, I benefici di chi risponde con gioia pagina 263 19. I benefici del maestro della Legge pagina--- 20. Il bodhisattva Mai Sprezzante pagina--- 21. Poteri sovrannaturali del Tathagata pagina--- 22. Affidamento pagina--- 23.Precedenti vicende del bodhisattva Re della Medicina pagina--- 24. Il bodhisattva Suono Meraviglioso pagina--- 25. Il bodhisattva Percettore dei Suoni del Mondo pagina --- 26. Dharani pagina--- 27.Precedenti vicende del Re Ornamento Meraviglioso pagina--- 28Gli incoraggiamenti del bodhisattva Virt Universale pagina 334 Glossario pagina Indice analitico pagina

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    IL SUTRA DEL LOTO Introduzione Il Sutra del Loto una delle scritture pi importanti e autorevoli nell'ambito dei testi sacri del Buddismo Mahayana. Rispettato dalla maggior parte delle scuole Mahayana, nel corso dei secoli stato oggetto di particolare venerazione da parte dei credenti buddisti in Cina, Corea, Giappone e in altre regioni dell'Asia orientale.Non siamo in grado di sapere n quando n dove sia sfato scritto, n in quale lingua. Probabilmente fu composto dapprima in qualche dialetto indiano o dell'Asia centrale e in seguito tradotto in sanscrito per conferirgli maggiore dignit. Tutto quello che possiamo affermare con certezza in merito all'epoca in cui fu scritto che esisteva gi nel 255 d.C., allorch fu completata la prima traduzione in cinese. Successivamente il Sutra del Loto fu tradotto in cinese diverse altre volte, ma solo grazie alla versione completata nel 406 dal monaco Kumarajiva, originario dell'Asia centrale, divenne molto conosciuto e letto in Cina e nei paesi soggetti all'influenza culturale cinese. Questa versione generalmente riconosciuta come la pi autorevole e felice sotto il profilo linguistico; la presente traduzione si basa su questa versione cinese. In anni recenti diversi testi sanscriti dei Sutra dei Loto, intitolati Saddharma-pundarika Sutra, ovvero Sutra del Loto della legge Meravigliosa, sono stati scoperti in Nepal, Asia centrale e Kashmir. In alcuni casi si tratterebbe di copie eseguite nell'XI secolo o pi tarde; in altri possibile farle risalire addirittura al V o VI secolo. Queste versioni sanscrite in alcuni passi differiscono notevolmente dalla traduzione di Kumarajiva e spesso utilizzano espressioni linguistiche molto ridondanti. La cosa farebbe supporre che il testo su cui Kumarajiva si bas fosse pi antico e probabilmente il pi vicino alloriginale.Il sutra del Loto. come abbiamo appena detto, fu ben presto tradotto non solo in cinese, ma anche in tibetano e succesivamente,in:hsihsia,mongolo,manci,coreano,egiapponese.Negli ultimi anni sono state pubblicate diverse traduzioni in inglese e in altre lingue europee; ormai il Sutra del Loto appartiene al novero delle principali opere della letteratura mondiale.

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    IL BUDDISMO DELLE ORIGINI Gautama, conosciuto anche come il Buddia Shakvamuni, il fondatore del Buddismo, visse in India, probabilmente intorno al VI/V secolo a.C. Sebbene sia difficile descrivere in dettaglio, le sue dottrine, gli studiosi hanno individuato alcuni principi rappresentativi del suo insegnamento. Le pi famose, probabilmente sono le cosiddette quattro nobili verit, delle quali si parla pi volte nel Sutra del Loto. La prima insegna che l'esistenza nel mondo di saha, il mondo nel quale viviamo, caratterizzata dalla sofferenza. La sofferenza, a sua volta, causata dai desideri (seconda verit). Sradicando i desideri l'individuo pu liberarsi dalla sofferenza e raggiungere uno stato di pace e illuminazione, chiamato sovente nirvana (terza verit). Per ottenere questo scopo octorreseguire una disciplina, nota come ottuplice sentiero (quarta verit). Questo sentiero un insieme di principi morali che raccomandano di coltivare rette visioni, retto pensiero, rette parole, rette azioni, un retto modo di vivere, retti sforzi, retta concentrazione e retta meditazione. Un'altra dottrina cui viene fatto cenno nel Sutra del Loto quella dei dodici anelli della catena causale (oppure dell'origine dipendente), che mette in risalto, anello dopo anello, la relazione causale che intertorretra ignoranza e sofferenza. Scopo della dottrina, come nel caso delle quattro nobili verit, quello di risvegliare l'individuo alla vera essenza della realt e aiutarlo a liberarsi dall'ignoranza e dalla sofferenza. Per perseguire la severa disciplina necessaria alla liberazione dalla sofferenza era assolutamente indispensabile abbandonare la vita secolare e divenire membri dell'Ordine buddista, che comprendeva sia monaci sia monache. Solo in questa condizione, priva di legami familiari e preoccupazioni connesse alla vita quotidiana, era possibile, vivendo in povert e in castit, dedicarsi allo studio e alla disciplina col sostegno delle offerte dei laici. I seguaci laici potevano acquisire dei meriti assistendo i membri dell'Ordine, osservando precise regole di condotta morale e rispettando alcune

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    pratiche devote (ad esempio, l'omaggio agli stupa, o torri commemorative, in cui venivano conservate le reliquie del Budda). Tuttavia si riteneva che essi avrebbero dovuto attendere le esistenze future prima di sperare di liberarsi completamente dalla sofferenza. Occorre notare che il Buddhismo assorbi la credenza nel karma dal pensiero indiano pi antico. Secondo questo principio tutte le azioni morali compiute, da una persona sia buone sia cattive, producono nella sua vita determinati effetti che non si manifestano necessariamente nell'immediata ma possono richiedere un certo lasso di tempo. Secondo la visione indiana, gli esseri viventi passano attraverso un ciclo infinito di nascite e morti e gli effetti negativi di un'azione malvagia compiuta in una vita possono essere differiti a un'esistenza successiva, ma inevitabilmente si manifesteranno, prima o poi. Ne segue che solo sforzandosi di compiere azioni positive nell'esistenza presente si possono evitare sofferenze ancora maggiori nelle vite future. II Buddismo neg sempre con decisione l'esistenza di un'anima individuale o di un'identit personale che trapassi da una vita alla successiva: il solo fatto di pensare che esista stimola ulteriori desideri. Tuttavia accolse il principio della rinascita o della trasmigrazione, insegnando che le circostanze e l'ambiente in cui un essere rinasce sono determinate dalle azioni positive e negative compiute da quell'essere nelle esistenze precedenti. Questo, fra l'altro, implicava che un individuo non fosse costretto a lottare per la propria salvezza in una singola esistenza, ma che potesse agire per gradi successivi; compiendo azioni moralmente buone e atti di devozione sarebbe potuto rinascere in circostanze pi favorevoli in futuro, elevando cosi gradualmente il proprio livello spirituale. L'insieme dei principi e delle pratiche descritti finora sono spesso indicati col termine di Buddismo Hinayana. Tuttavia Hinayana (piccolo veicolo) un termine dispregiativo utilizzato per indicare il Buddismo delle origini da un gruppo che a sua volta si autodefiniva Mahayana, il "grande veicolo", e che riteneva le proprie dottrine superiori a quelle delle prime forme di Buddismo. Attenendosi allo spirito della tolleranza religiosa e della reciproca comprensione, gli studiosi moderni evitano di utilizzare il termine

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    Hnayana, preferendo riferirsi al Buddismo delle origini con i termini "Theravada" o "insegnamenti degli anziani", termini usati dalle scuole attualmente esistenti. Questa forma di Buddismo oggi diffusa soprattutto in Sri Lanka, Birmania, Thailandia, Cambogia e Laos. Il movimento Mahayana sembra che abbia mosso i primi passi in India intorno al I o al II secolo d.C. In parte si tratt probabilmente di una reazione alla grande enfasi attribuita alla vita monastica, caratteristica del Buddismo delle origini, e contro le aride speculazioni metafisiche e psicologiche che contraddistinguevano la precedente filosofia buddista. Il suo obiettivo era quello di aprire la vita religiosa a una pi larga parte della popolazione e di attribuire un ruolo maggiore ai credenti laici, rendendo pi attraenti e immediatamente accessibili gli insegnamenti. Nel Buddismo delle prime generazioni scopo fondamentale della pratica religiosa era raggiungere lo stato di arhat (perfetto), ovvero colui che "non ha pi nulla da apprendere" ed libero dal ciclo delle rinascite negli stati inferiori dell'esistenza. Ma anche per raggiungere questa condizione si riteneva che occorresse un impegno instancabile per molte esistenze. Il Buddismo Mahayana, invece, indirizz immediatamente i suoi seguaci, uomini e donne, verso il supremo stadio di illuminazione, lo stato di Buddit. In questo processo di crescita spirituale sarebbero stati di grande aiuto i cosiddetti bodhisattva, esseri dotati di immensa compassione che, oltre a coltivare la propria illuminazione, si sforzavano di aiutare gli altri a fare lo stesso. Il Buddismo delle origini descrisse spesso il Budda Shakyamuni come un individuo che era stato bodhisattva nelle esistenze passate, allorch stava ancora avanzando verso L'illuminazione. Ma nei testi Mahayana, come il Sutra del Loto, i bodhisattva sono rappresentati in numero illimitato, capaci di vedere e di aver cura di ognuno, sempre pronti a soccorrere senza esitazione coloro che si appellano a loro con fede sincera. Questa grande rilevanza attribuita al ruolo del bodhisattva , in effetti, uno dei tratti che differenzia maggiormente il pensiero Mahayana dalle precedenti forme di Buddismo.

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    Sembra che inizialmente i fautori di queste nuove credenze Mahayana vivessero in molti casi negli stessi monasteri in cui vivevano i seguaci degli insegnamenti pi antichi e che fondassero le loro pratiche religiose sul culto delle reliquie del Budda conservate negli stupa o torri commemorative. Ma di tanto in tanto si verificavano dei veri e propri contrasti dottrinali e col tempo i due gruppi si separarono. Risulta che le dottrine Mahayana abbiano esercitato un'influenza determinante nell'India nord-occidentale, da dove si sarebbero diffuse nell'Asia centrale e in Cina. Di conseguenza il Buddismo cinese stato fin dall'inizio essenzialmente Mahayana; questa versione Mahayana della fede nei secoli si diffuse in Corea, in Giappone e in Vietnam, dove continua a esistere ancora oggi. IL MONDO DEL SUTRA DEL LOTO II Sutra del Loto descrive eventi che si verificano in un universo di vaste dimensioni, un mondo che sotto molti punti di vista riflette la cosmologia indiana tradizionale. Ne dar una breve descrizione, a beneficio di coloro che non hanno alcuna familiarit con essa. Si riteneva che il mondo in cui noi viviamo fosse costituito da quattro continenti che circondavano una gigantesca montagna centrale, il Monte Sumeru. Noi viviamo nel continente situato a sud, chiamato Jambudvipa, il continente "degli alberi di jambu". Al di fuori del nostro mondo ne esistono innumerevoli altri, sparsi in tutte le direzioni, alcuni simili al nostro nella struttura, governati da vari Budda. Tutti questi mondi, compreso il nostro, sono soggetti a un incessante ciclo di formazione, stabilit, declino e disintegrazione, un processo che si svolge nel corso di innumerevoli kalpa o eoni. Gli esseri viventi comuni che vivono nel nostro mondo attuale rientrano in sei categorie, cio vivono in uno dei sei regni dell'esistenza strutturati gerarchicamente secondo il loro grado di desiderabilit. Al livello inferiore vi sono coloro che vivono nel mondo di inferno. Questi esseri, a causa di azioni malvagie compiute in passato, sono costretti a soffrire per determinati periodi di tempo nei vari tipi di inferni situati al di sotto della terra; il pi terribile di tutti il cosiddetto inferno

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    Avichi, l'inferno della sofferenza incessante. Al livello immediatamente superiore si trovano gli spiriti affamati, esseri tormentati da una fame insaziabile e da desideri irrefrenabili. Viene poi il mondo delle bestie o degli esseri dominati dagli istinti animaleschi, sopra al quale si trova il regno degli asura, demoni che nella mitologia indiana sono rappresentati come continuamente impegnati in furiose battaglie. Questi primi tre o quattro stati rappresentano i cosiddetti "cattivi sentieri", gli stati dell'esistenza pi infimi, dolorosi e indesiderabili. Al quinto livello si trova il regno degli esseri umani, seguito dal sesto, quello degli esseri celesti o dei. Anche gli dei, sebbene vivano in condizioni di gran lunga pi felici degli esseri degli altri mondi, sono destinati a morire prima o poi. Quale che sia il regno di appartenenza, tutti gli esseri dei sei mondi ripetono il ciclo senza fine della morte e della rinascita, muovendosi da uno all'altro dei sei stati a seconda delle azioni positive o negative compiute, ma senza poterlo interrompere. II Buddismo Mahayana aggiunge a questi primi sei altri quattro mondi, i cosiddetti "nobili mondi", che rappresentano la vita illuminata. Il settimo mondo quello degli shravaka, "gli ascoltatori della voce". Questo termine, che viene utilizzato di frequente nel Sutra del Loto, si riferiva in origine ai discepoli del Budda, ovvero a coloro che erano entrati a far parte dell'Ordine buddista e che avevano appreso direttamente dal Budda le dottrine e le pratiche. In seguito indic i monaci e le monache che seguivano gli insegnamenti del Buddismo delle origini, come le quatiro riobili verit, e si sforzavano di conseguire lo stato di arhat. Una volta raggiunta quella condizione, essi interrompevano i propri sforzi, convinti di aver raggiunto la massima condizione cui potessero aspirare. Al di sopra di essi vi sono i pratyekabuddha, "coloro che raggiungono l'illuminazione da soli", esseri che hanno compreso la verit grazie ai propri sforzi, ma che non fanno nulla per insegnare agli altri la via dell'illuminazione n si prodigano in loro aiuto. Il nono stadio quello dei bodhisattva, di cui si gi parlato. Essi, mossi dalla compassione decidono di rinviare l'ingresso nel mondo della Buddit e continuano a vivere nel mondo di saha per alleviare le sofferenze altrui. Il decimo e supremo livello quello dei Budda,

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    lo stato della Buddit. Secondo il Buddismo Mahayana tutti gli esseri viventi dovrebbero sforzarsi di raggiungere questa condizione, che alla loro portata, purch essi non si contentino di perseguire scopi inferiori e continuino ad avere fede nel Budda e negli insegnamenti contenuti nelle scritture sacre. Prima di passare a un esame delle dottrine specifiche del Suira del Loto, octorresottolineare un altro aspetto caratteristico del Buddismo Mahayana, sebbene si tratti di un concetto particolarmente complesso e difficile da illustrare in sintesi. il concetto del vuoto (shunyata), che riveste un ruolo essenziale nel sistema filosofico Mahayana. II concetto, frequentemente espresso in inglese con il termine "non-dualismo", estremamente difficile da comprendere o da intuire, dato che la mente costantemente impegnata a compiere distinzioni e il non-dualismo costituisce proprio il rifiuto o il trascendimento di tutte le distinzioni. II mondo percepito attraverso i sensi, il mondo fenomenico che noi conosciamo, nel Buddismo delle origini era descritto come "vuoto", perch si insegnava che tutti i fenomeni hanno origine da cause e condizioni, sono in costante divenire e sono destinati a mutare e a scomparire col passare dei tempo. Si riteneva inoltre che essi fossero "vuoti" nel senso che non possedevano caratteristiche inerenti o permanenti che permettessero di rappresentarli, dato che erano soggetti a un costante processo di trasformazione. Ma nel pensiero Mahayana, divenne usuale sottolineare non tanto gli aspetti negativi della dottrina del "vuoto", quanto le sue implicazioni positive. Se tutti i fenomeni sono caratterizzati dalla vacuit, allora il "vuoto" deve costituire la natura propria e immutabile dell'esistenza; pertanto il mondo assoluto e immutabile deve essere tutt'uno con il mondo fenomenico. Tutte le distinzioni mentali e fisiche che noi percepiamo o concepiamo con la nostra mente devono essere parte di una singola unit che le compenetra. II concetto di "vuoto" o non-dualismo condusse i filosofi Mahayana ad asserire che il samsara, il mondo della sofferenza e del ciclo di nascita e morte, in definitiva identico al mondo del nirvana e che i desideri terreni sono illuminazione.

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    LE PRINCIPALI DOTTRINE DEL SUTRA DEL LOTO La traduzione di Kumarajiva del Sutra del Sutra del Loto, nella forma giunta sino a noi, costituita da ventotto capitoli. Quasi tutti i capitoli sono composti parte in prosa e parte in versi. L'uso dei versi aveva la funzione di rendere pi facile ai discepoli memorizzare e ricordare le dottrine ed probabile che i gatha, i brani in versi, siano stati scritti per primi. In seguito, mentre il testo del Sutra si evolveva verso la sua forma finale, vennero aggiunti i brani in prosa che incorporavano i versi in un continuum narrativo. Nella presente versione del testo le sezioni in versi di solito ripetono ci che stato affermato nel precedente brano in prosa. Come in quasi tutti i sutra, il Sutra del Loto si apre con le parole di Ananda, uno dei discepoli pi vicini a Shakyamuni, il quale afferma: Cosi io ho udito. Lo stesso Ananda, che stato sempre presente alle prediche in cui il Budda esponeva il Dharma, ovvero la dottrina, subito dopo passa a descrivere le circostanze in cui Shakyamuni, sul monte Gridhrakuta (il Picco dell'Aquila) nei pressi della citt di Rajagriha, predic il Sutra del Loto. Le frasi iniziali descrivono circostanze storicamente reali e plausibili, di un luogo situate, nei pressi di una citt dell'India settentrionale in cui molto probabile che Shakyamuni abbia predicato nel VI o nel V secolo a.C. Ma non appena Ananda si accinge a riferire dell'incredibile numero e della variet di esseri umani, non umani e celesti che si sono riuniti per ascoltare il sermone del Bocca, ci rendiamo conte che abbiamo lasciato il mondo reale alle nostre spalle. Questo un primo elemento da prendere in considerazione leggendo il Sutra del Loto. Lo scenario, il vasto uditorio, i drammatici eventi che si verificano nella parte conclusiva, appartengono a una dimensione che trascende completamente i nostri concetti di tempo, di spazio e di possibilit. Pi volte ci vengono riferiti eventi che si verificarono in un passato infinitamente remoto, innumerevoli kalpa fa, e si parla di esseri viventi o di mondi numerosi come i granelli di sabbia di milioni e miliardi di fiumi Gange. In realt questi numeri non sono altro che pseudo-numeri, valori simbolici,

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    con i quali il Budda intende farci comprendere l'impossibilit di misurare ci che incommensurabile. Essi non hanno tanto lo scopo di fomire informazioni statistiche, quanto di spingere la mente a mettere in discussione e abbandonare le tradizionali concezioni di spazio e di tempo. Infatti, nel regno del vuoto, il tempo e lo spazio cosi come li concepiamo non hanno alcun significato. Ogni luogo equivale a un qualsiasi altro e ora, allora, sempre o mai sono la stessa cosa. Dopo una successione di eventi straordinari che sottolineano la dimensione cosmica del dramma che sta per essere rappresentato, il Budda inizia la sua predicazione. II primo punto importante che egli desidera trasmettere ai discepoli che esiste un solo veicolo, o un solo sentiero, che conduce alla salvezza, ovvero al conseguimento della Buddit. il precedenza, nel corso delle sue predicazioni, aveva descritto tre sentieri per il credente, che ha chiamato i tre veicoli. Il primo era quello dello shravaka, l'ascoltatore della voce, che conduce allo stato di arhat. Il secondo era quello del pratyekabudda, colui che ottiene l'illuminazione da s e solo per se stesso; il terzo era quello del bodhisattva. Tuttavia, afferma ora il Budda, questi tre veicoli devono essere scartati e tutti gli esseri devono aspirare alla Buddit, il solo e unico veicolo che conduce alla vera illuminazione e alla perfetta comprensione, condizione questa che nel Sutra del Loto viene definita con un'espressione sanscrita piuttosto ardita, anuttara-samyak-sambodhi. Alla domanda del perch, se esiste un solo veicolo e una sola verit, il Budda abbia insegnato in precedenza ai discepoli la dottrina dei tre veicoli, egli replica affermando che allora essi non erano ancora pronti ad accettare e a capire la verit suprema. Pertanto ha dovuto ricorrere a quello che lui stesso definisce un espediente opportuno, per guidarli a una verit superiore. Per spiegare questo punto utilizza la celebre parabola della casa che brucia. La prima lezione che il sutra intende trasmetterci, dunque, che le dottrine impartite dal Budda dopo oltre quarant'anni di predicazione, secondo la testimonianza del sutra stesso, rappresentano il massimo livello della verit, la summa del

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    messaggio del Budda, e quindi sostituiscono le sue precedenti affermazioni, dotate esclusivamente di valore provvisorio. In alcuni testi Mahayana Shariputra e altri discepoli stretti del Budda, che rappresentano la tipologia del discepolo Theravada, vengono ridicolizzati e ritratti come personaggi di cui prendersi gioco. Ma l'atmosfera che prevale nel Sutra del Loto caratterizzata dalla compassione e in questo testo gli shravaka, gli ascoltatori della voce, rispondono con comprensione e gratitudine alle parole del Budda. A sua volta il Budda concede a ciascuno di essi la predizione del conseguimento della Buddit in un'esistenza futura e in vari casi descrive il tipo di terra del Budda che a loro toccher di governare. L'atmosfera di gioia e di rivelazione domina anche i capitoli seguenti, mentre il Budda continua a nominare persone che conseguiranno certamente la Buddit in futuro. La schiera di monache che prende parte all'assemblea, guidata da Mahaprajapati, zia di Shakyamuni, e da colei che era stata moglie del Budda in giovent. Yashodara, a un certo punto mostra segni di apprensione, in quanto i loro nonni non sono stati pronunciati, ma il Budda le rassicura dicendo che anche loro sono incluse nelle sue predizioni di conseguimento della Buddit. Tutti i monaci e le monache citati finora, discepoli diretti del Budda Shakyamuni, avevano svolto con diligenza la propria pratica religiosa, attenti a seguire rigorosamente le regole morali; non sorprende quindi il fatto che i loro sforzi debbano in futuro essere coronati dal successo. Quello che sorprende veramente invece la profezia pronunciata nel dodicesimo capitolo e riferita a Devadatta, il cui nome d il titolo al capitolo. Nelle biografie del Budda Shakyamuni Devadatta descritto come suo discepolo e cugino. Dopo un grande zelo iniziale, a un certo punto, divenuto invidioso del Budda, mise in atto diversi tentativi per ucciderlo e cerc anche di fomentare una divisione all'interno dell'Ordine buddista. A causa di questi crimini, considerati tra i pi gravi agli occhi del Buddismo, Devadatta sarebbe sprofondato vivo nell'inferno. Tuttavia, nel dodicesimo capitolo del Sutra del Loto, Shakyamuni rivela che in un'esistenza passata anche questo simbolo vivente del male era stato un buon amico e un maestro del

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    Budda, cui aveva mostrato la via dell'illuminazione; egli quindi predice che in un'era a venire anche Devadatta diverr sicuramente un Budda. Da questo apprendiamo che anche le persone pi malvagie possono aspirare alla salvezza e che nel regno del non -dualismo bene e male non sono due estremi eternamente opposti che si escludono reciprocamente come avevamo sempre pensato. Il capitolo Devadatta contiene anche un altro evento di eguale rilevanza. A un certo punto il bodhisattva Manjushri racconta di aver predicato il Sutra del Loto nel palazzo del re dei naga, sul fondo del mare. Octorrefar presente che i naga, ovvero i draghi, erano una delle otto categorie di esseri non umani che proteggono il Buddismo. Venerati nell'antica religione popolare indiana, furono accolti tra le divinit del Buddismo. Nelle scritture essi sono spesso rappresentati nell'atto di tributare il proprio omaggio al Budda, desiderosi di apprenderne le dottrine. Al bodhisattva Manjushri viene chiesto se qualcuno dei presenti abbia ottenuto l'illuminazione ed egli spiega che la figlia del re drago Sagara, una fanciulla di appena otto anni, aveva dimostrato piena padronanza di tutti gli insegnamenti. L'interlocutore di Manjushri esprime tutto il proprio scetticismo al riguardo, affermando, fra l'altro, che lo stesso Shakyamuni aveva dovuto seguire le pratiche religiose per molti eoni prima di poter ottenere l'illuminazione. A questo punto la fanciulla appare in persona e, davanti all'assemblea colta da profonda stupore, compie diverse azioni a dimostrazione del fatto che ha raggiunto il massimo livello di comprensione e pu conseguire la Buddit "in un istante". Negli insegnamenti buddisti precedenti si era sempre sottolineato il tatto che le donne fossero fortemente limitate nelle loro pratiche religiose da cinque ostacoli, uno dei quali era il non poter sperare di conseguire l'illuminazione. Ma tutte queste affermazioni sono inequivocabilmente refutate nel Sutra del Loto. La fanciulla un drago, un essere non umano, di sesso femminile e ha appena compiuto otto anni; nonostante tutto ci raggiunge lo scopo supremo nel breve volgere di un istante. Ancora una volta il Sutra del Loto rivela che le sue dottrine rivoluzionarie si situano in una

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    dimensione che trascende le insignificanti distinzioni di sesso o di specie, di istanti o di eoni. Queste fauste rivelazioni concernenti l'accessibilit universale dello stato di Budda, che occupano i capitoli centrali del sutra, costituiscono il secondo messaggio essenziale dell'opera. Il terzo viene comunicato nel sedicesimo capitolo. Nel quindicesimo si narra di un'enorme moltitudine di bodhisattva che emergono dalla terra in modo miracoloso, pronti ad assumersi il compito di trasmettere e proteggere gli insegnamenti del Budda. Quando viene chiesto a Shakyamuni chi siano questi bodhisattva egli risponde che sono persone istruite e guidate da lui stesso all'illuminazione. Chiaramente l'interlocutore domanda come Shakyamuni abbia potuto istruire e convertire una simile moltitudine di discepoli in soli quarant'anni di predicazione. Nel sedicesimo capitolo Shakyamuni fornisce la risposta a questo interrogativo. Il Budda, afferma, un essere eterno, sempre presente nel mondo, costantemente preoccupato della salvezza di tutti gli esseri viventi. Egli ha conseguito l'illuminazione in un passato incredibilmente lontano e da allora non ha mai cessato di vivere nel mondo. Talvolta egli d l'impressione di entrare nel nirvana e in altre occasioni di apparire nuovamente nel mondo. Ma egli lo fa solo per evitare che gli esseri viventi diano per scontata la sua esistenza e che il loro desiderio di raggiungere l'illuminazione si affievolisca. La sua apparente scomparsa non altro che un espediente utilizzato per incoraggiare i discepoli nei loro sforzi, uno dei tanti mezzi che egli adotta per trasmettere le sue dottrine a individui dotati di natura e capacit diverse, in modo che ognuno possa trarre profitto dai suoi insegnamenti. Da questa affermazione nonamo che nel Sutra del Loto il Budda, che in precedenza era rappresentato come una figura storicamente definita, viene ora concepito come un essere che trascende qualsiasi limite spazio-temporale, come un eterno principio di verit e di compassione, che esiste in ogni luogo e all'interno di tutti gli esseri. Questi sono dunque i principali insegnamenti del Sutra del Loto, concetti che costituiscono il fondamento del Buddismo Mahayana. Nel testo sono spesso spiegati in forma splendida e profondamente persuasiva, soprattutto grazie all'impiego di alcune celeberrime

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    parabole. Ma non ci si deve accostare al Sutra del Loto aspettandosi di trovarvi un'esposizione metodica di un sistema filosofico. Alcuni dei principi essenziali del Buddismo sono soltanto accennati di sfuggita, come se si ritenesse che il lettore ne sia gi al corrente, mentre alcune fra le dottrine pi rivoluzionarie non sono esposte in maniera metodica n sostenute da argomentazioni dettagliate; davanti a esse il lettore ha piuttosto la sensazione di un'improvvisa rivelazione divina. Il testo, con le sue lunghe liste di personaggi, i numeri astronomici, il linguaggio ricco di formule fisse e di frequenti ripetizioni, le parabole colorite, ha nel suo insieme l'effetto di un incantesimo e pi che all'intelletto fa appello alle emozioni. importante ricordare che nei primi secoli della tradizione buddista non era usanza trasmettere gli insegnamenti in forma scritta, ma oralmente; le dottrine quindi venivano affidate alla memoria, secondo l'uso delle religioni indiane arcaiche. Si riteneva che questa fosse la via da seguire, il modo rispettoso di trasmettere gli insegnamenti e di assicurarsi che non venissero rivelati a persone non qualificate e non degne di esserne messe a parte. Il linguaggio denso di formule, i brani di riepilogo in versi e le ripetizioni servivano ad aiutare il discepolo nello sforzo mnemonico e con il passaggio alla forma scritta divennero elementi stilistici tipici delle scritture buddiste. Proprio agli inizi del sutra il Budda ammonisce che la saggezza di tutti i Budda estremamente profonda e difficile da comprendere e questo ammonimento viene frequentemente ripetuto nei capitoli successivi. Il Sutra del Loto a volte dice che il sutra stesso sta per essere predicato, mentre in altri passi dice che gi stato predicato e ne descrive i risultati; in altre occasioni, infine, il sutra fornisce delle istruzioni su come deve essere predicato o elenca in dettaglio i meriti che saranno conseguiti da coloro che tributeranno il dovuto omaggio al testo. Ma il lettore potrebbe trovarsi in difficolt se, al termine della lettura, si chiedesse quale dei suoi capitoli fosse inteso come il Sutra del Loto vero e proprio. Un commentatore ha descritto il sutra come un testo riferito a un discorso che non viene mai pronunciato, ... una lunghissima prefazione scritta per un libro che non esiste. nota1-

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    XVIII. Tutto questo deriva dal fatto che secondo il Buddismo Mahayana la verit suprema dell'insegnamento buddista non pu essere assolutamente espressa a parole, dal momento che queste creano immediatamente delle distinzioni che violano l'unit del "vuoto". Quello che il sutra pu fare, quindi, parlare girando intorno, lasciando in mezzo un buco al cui interno si trova la verit.Naturalmente in ambito religioso esistono altri approcci alla verit che non siano le parole o il discorso logico. Il sutra quindi esorta gli individui ad accostarsi alla saggezza dei Budda seguendo la via della fede e della pratica religiosa. La profonda influenza che il Sutra del Loto ha esercitato sulla vita culturale e religiosa dei paesi dell'Asia orientale sicuramente dovuta sia alla sua funzione di guida per la pratica devozionale sia ai principi filosofici che insegna. Ci spinge ad agire vivendo per cosi dire le parole del sutra col corpo e la mente, piuttosto che limitarci a leggerne il testo, indicandoci cosi il percorso verso la comprensione del suo significato. In diverse occasioni il seguace riceve l'ingiunzione di accettare e sostenere, leggere, recitare, copiare e insegnare il sutra ad altre persone; nello stesso tempo vengono descritti sia i meriti illimitati che verranno accumulati grazie a queste azioni sia gli effetti negativi delle offese al sutra e alle sue pratiche. Inoltre il credente viene incoraggiato a fare offerte ai Budda e ai bodhisattva, agli stupa o torri commemorative e ai membri dell'Ordine monastico. I fiori, l'incenso, la musica e i canti religiosi sono le offerte menzionate pi di frequente nel testo, mentre nel caso dei membri dell'Ordine si fa riferimento anche a mezzi di sostentamento quotidiano (cibo, vesti, coperte). nota1-XVIII George J. Tanabe, Jr. e Willa Jane Tanabe (curatori): The Lotus Sutra in Japanese Culture, Honolulu, University of Hawaii Press, 1989, 2 del capitolo introduttivo. L'oro, l'argento, le gemme e altri beni preziosi sono citati fra le possibili offerte, ma proprio in ragione del fatto che questa cosa avvantaggerebbe le persone abbienti, il sutra sottolinea fin dall'inizio l'importanza dello spirito con cui l'offerta viene fatta

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    piuttosto che l'offerta in s. Anche una torre di sabbia costruita da un bambino per gioco, se offerta con lo spirito giusto, pu essere accolta dal Budda e portare a una ricompensa per il devoto. Octorreanche sottolineare che i sacrifici di animali, che nella tradizione vedica rivestivano un grande significato, nel Buddismo vengono aborriti. vero che in un capitolo del Sutra del Loto si legge il racconto di un bodhisattva che diede fuoco al proprio corpo come forma di sacrificio, ma il brano chiaramente da leggersi come una metafora. Nonostante ci, in epoche successive alcuni seguaci, nell'intento di emulare l'esempio del bodhisattva in questione, hanno tragicamente interpretato il brano in senso letterale. Tra i capitoli pi famosi e influenti per il loro contenuto devozionale vi sono quelli conclusivi, che ritraggono vari bodhisattva dotati di particolari virt protettive nei confronti dei credenti. Notevole il capitolo venticinquesimo in cui si parla del bodhlisattva Avalokiteshvara, Percettore dei Suoni del Mondo, conosciuto in Cina come Kuan-yin e come Kannon in Giappone. Il capitolo narra in termini molto concreti i meravigliosi modi in cui il bodhisattva in grado di proteggere persone di qualsiasi livello e ceto sociale, da re e alti dignitari fino a mercanti in viaggio o a criminali in catene. Ai fine di rendere il suo insegnamento, e quindi il suo aiuto, facilmente accessibile a tutti gli esseri viventi, il bodhisattva ha la possibilit di assumere trentatr forme diverse ed quindi in grado di assumere le sembianze di tutti gli esseri che invocano il suo ausilio, siano uomini o donne, persone abbienti o umili, esseri umani e non. Grazie al testo di questo e di altri capitoli simili, che sono stati recitati con fervore da innumerevoli seguaci nel corso dei secoli, il sutra ha arrecato conforto e speranza a ogni ceto sociale. Per la sua importanza in quanto espressione essenziale del pensiero Mahayana, il suo carattere di opera religiosa e per le celebri parabole e le scene drammatiche, il Sutra del Loto, come abbiamo gi sottolineato, ha esercitato un'enorme influenza sulla cultura dell'Asia orientale. I commentari dedicati al Sutra del Loto superano in quantit qualsiasi altra scrittura della tradizione buddista. Alcuni capolavori della letteratura cinese e giapponese,

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    quali Il sogno della camera rossa e La storia di Genji, sono ispirati dalle sue immagini e dai suoi principi; inoltre il Sutra del Loto ha fornito spesso degli spunti per l'espressione dell'arte religiosa nei paesi citati. Nel caso del Sutra del Loto non ci troviamo dinanzi a un'opera integrale quanto piuttosto a una raccolta di testi religiosi, a un'antologia di sermoni, racconti e precetti devozionali, capaci di rivolgersi con particolare efficacia a persone e circostanze sempre diverse a seconda dei casi. Questa senza dubbio una delle ragioni che spiegano il durevole e vasto consenso che ha incontrato nel corso dei secoli in tutte le culture ove stato introdotto. La traduzione attuale viene offerta ai lettori nella speranza che possano apprezzare il vigore e il fascino del Sutra del Loto e che, fra tutte le sue profonde idee religiose e le fantastiche metafore, possano trovare qualcosa che catturi il loro spirito. Burton Watson

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    NOTA DEL TRADUTTORE Il presente lavoro, come dovrebbe risultare chiaro dalla lettura dell'introduzione, indirizzato a un pubblico che non possiede alcuna particolare conoscenza della tradizione buddista o della letteratura asiatica. I nomi e i termini sanscriti, per esempio, sono trascritti in una forma leggermente diversa dallo standard utilizzato nei testi specialistici, una forma che dovrebbe facilitare la corretta pronuncia dei termini. Il glossario riporta alcune informazioni essenziali su nomi di persona, di luoghi e sui termini tecnici che compaiono di frequente nel testo. La traduzione, si spera, non si limiter a far conoscere i concetti filosofici per cui l'opera divenuta tanto famosa, ma dovrebbe anche offrire una pur relativa immagine del valore letterario del sutra. In ogni caso si scelto di utilizzare un linguaggio relativamente moderno. Non stato fatto alcun tentativo, come si pu riscontrare in altre traduzioni di scritture buddiste, di conferire al testo un tono "religioso" con l'impiego di forme arcaiche che potessero ricordare il linguaggio biblico. Nonostante la somiglianza che stata spesso messa in evidenza tra una delle parabole del sutra e il Nuovo Testamento, ovvero la parabola del figliol prodigo, il Sutra del Loto, specialmente per ci che riguarda i principi filosofici, risulta alquanto distante dal mondo della Bibbia. Qualcuno si potrebbe anche chiedere la ragione per cui, dato che il Sutra del Loto un'opera della tradizione buddista indiana, in questa sede venga presentata una traduzione della versione cinese di Kumarajiva invece delle versioni sanscrite. In primo luogo, come ho gi ricordato nell'introduzione, sebbene noi non sappiamo in quale lingua il sutra sia stato composto originariamente, abbastanza sicuro che non fosse in sanscrito; per cui le versioni sanscrite si discostano gi dal testo originale. Inoltre, nessuna delle versioni sanscrite giunte a noi pi antica di quella cinese di Kumarajiva, che risale al 406 d.C., e tutte differiscono da essa in modo abbastanza rilevante. La traduzione

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    di Kumarajiva rappresenta la versione pi antica e quindi pi vicina all'originale. Ma il fattore pi importante che il testo cinese di Kumarajiva la versione in cui il Sutra del Loto stato conosciuto e letto nel corso dei secoli in tutti i paesi dell'Asia orientale. Il Buddismo in india si estinse molto tempo fa e le versioni sanscrite del sutra furono a lungo ritenute perdute; solo recentemente, a distanza di parecchi secoli, sono state riscoperte. Ai nostri giorni solo pochissimi studiosi leggono il Sutra del Loto in versione sanscrita, mentre il testo di Kumarajiva conosciuto e recitato ogni giorno da milioni di persone, monaci e laici, in tutto l'Estremo Oriente. Il linguaggio e le immagini della traduzione cinese sono quelli che hanno plasmato la vita e il pensiero religioso dei popoli in quelle regioni del mondo, influenzando la loro arte e la loro letteratura. Partendo da queste premesse, si ritenuto pienamente giustificato il fatto di pubblicare la traduzione di questa versione tuttora viva e vitale. Per i lettori che non conoscono l'interessante biografia di Kumarajiva, si pu ricordare che egli visse dal 344 al 413 ed era nato nel piccolo stato di Kucha, nell'Asia centrale. Il padre, di origine indiana, apparteneva a una famiglia nobile e negli ultimi anni della sua vita divenne monaco buddista. La madre era sorella minore del sovrano di Kucha. Il fanciullo fece ben presto il suo ingresso nell'Ordine buddista, viaggiando a lungo in tutta l'India insieme alla madre, che nel frattempo si era fatta monaca. Acquisita una profonda conoscenza delle scritture e degli insegnamenti buddisti, fece ritorno alla sua terra natale, dove si dedic alla propagazione del Buddismo Mahayana. Col tempo la sua fama di dotto raggiunse la Cina e L'imperatore cinese, spinto dal desiderio di avere presso di s una figura tanto autorevole, ordin a uno dei suoi generali di invadere lo stato di Kucha e di condurre Kumarajiva nella capitale Ch'ang-an. A causa di un cambiamento della dinastia regnante, Kumarajiva rimase prigioniero per alcuni anni a Liang-chou, nella regione di Kansu, e giunse a Ch'ang-an solo nel 401. L, con il sostegno del sovrano, si impegn in uno strenuo programma di traduzione, producendo in rapida successione una serie di autorevoli versioni cinesi di sutra e trattati buddisti, in tutto trentacinque opere, tra cui il Sutra

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    del Loto. Nel suo lavoro pot avvalersi della collaborazione di una folta schiera di discepoli e monaci cinesi, che confrontavano la sua traduzione con le precedenti versioni, discutevano con lui il significato dei testi e lo aiutavano a perfezionarne la formulazione. Questa indubbiamente una ragione che spiega perch la traduzione del Sutra del Loto compiuta da Kumarajiva sia di gran lunga superiore alle altre versioni cinesi e abbia conosciuto la fama di cui si gi parlato. Il presente lavoro nato da un incontro che avvenne a Tokyo nel dicembre del 1973 tra me e Daisaku Ikeda, presidente dei movimento buddista Soka Gakkai Internazionale. Allorch il presidente Ikeda venne a sapere che gran parte del mio lavoro di traduttore era da opere della letteratura classica cinese, mi disse: Allora lei deve tradurre una nuova versione inglese del Sutra del Loto di Kumarajival Il progetto mi piacque sin dall'inizio e, nonostante siano trascorsi diversi anni prima che potessi accingermi al lavoro, sono profondamente grato per aver avuto l'opportunit di confrontarmi con un'opera di fama imperitura. La traduzione stata realizzata con l'aiuto dei Nichiren Shoshu International Center di Tokyo, una struttura che dipende dalla Soka Gakkai. Il testo di riferimento quello cinese affiancato dall'adattamento alla sintassi e alla grammatica giapponese (yomikudashi) pubblicato dalla Soka Gakkai a Tokyo nel 1961, nel volume Myoho renge kyo narabi ni kaiketsu. Il testo della versione cinese di Kumarajiva stato ormai definito da tempo e le discordanze sono di scarsa rilevanza. Vorrei qui esprimere tutta la mia gratitudine per le molte persone aderenti alla Soka Gakkai Internazionale e al Nichiren Shoshu International Center per il supporto che mi hanno offerto. I collaboratori non si sono limitati a un accurato riscontro del mio lavoro, ma in diverse occasioni mi hanno aiutato con preziosi consigli a risolvere problemi interpretativi alquanto complessi. A questo proposito vorrei fare alcuni esempi che possono far capire l'entit dei problemi di interpretazione del testo. Il cinese classico, la lingua utilizzata da Kumarajiva, estremamente sintetico nello stile, quindi spesso ambiguo semanticamente e sintatticamente, e lascia aperte diverse ipotesi risolutive. Ad

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    esempio, facile capire dove inizia un discorso diretto, ma spesso difficile determinare esattamente dove finisca. In genere i verbi hanno il soggetto sottinteso e quindi alcuni passi possono essere tradotti in diversi modi tutti altrettanto plausibili. Ci sono casi in cui non chiaro il tempo di una forma verbale; in altri non si certi se un nome sia singolare o plurale. Tutto questo vale a maggior ragione per i brani in versi, l ove la lingua stata forzata o compressa per ragioni metriche; talvolta, queste situazioni, non si pu individuare il significato del passo se non ricorrendo al parallelo brano in prosa. A causa di questi problemi e ambiguit ricorrenti non si verificher mai il caso che due traduttori dal cinese offrano la stessa versione di un brano. Nella maggior parte dei casi ci non vuol dire che un traduttore abbia ragione e l'altro abbia torto, ma semplicemente che sono state fatte delle diverse scelte interpretative. Nella traduzione attuale ho cercato di rendere il testo cinese nella accezione ormai accolta tradizionalmente in Cina e in Giappone. Per questa ragione ho preso in attenta considerazione la lettura yomikudashi contenuta nel libro citato pi sopra, che riordina gli ideogrammi cinesi in modo che si conformino alla sintassi giapponese. Questa lettura si basa sull'interpretazione del testo seguita da Nichiren (1222 - 1282), monaco giapponese che fond una scuola buddista oggi conosciuta come Buddismo di Nichiren e che tenne lezioni sul Sutra del Loto ai suoi discepoli e seguaci laici nel corso di tutta la sua vita. A sua volta, la sua interpretazione si basa sui commentari al Sutra del Loto del grande studioso cinese Chih-i (538 - 597), fondatore della scuola buddista T'ien-t'ai. Si deve osservare che nei suoi scritti Chih-i elabor un sistema interpretativo estremamente complesso e sofisticato, per mezzo del quale cerc di mettere in luce il significato pi profondo del sutra e chiarirne la posizione e l'importanza nell'ambito dell'intero corpus delle scritture buddiste. Questo sistema fu ulteriormente rielaborato e raffinato nei commentari alle opere di Chih-i, compilati dai suoi discepoli e seguaci della scuola T'ien-t'ai. Al giorno d'oggi, per comprendere perfettamente il modo in cui il Sutra del Loto stato interpretato nelle scuole buddiste dell'Asia

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    orientale, occorrerebbe padroneggiare le idee e la terminologia di questo sistema interpretativo. Ma la sola descrizione di tutto il sistema richiederebbe altrettanto spazio quanto la traduzione stessa e non faciliterebbe certo l'approccio diretto e personale del lettore all'opera. Ho fatto alcuni riferimenti al sistema interpretativo di Chih-i nel glossario e nell'introduzione, cercando tuttavia di concentrarmi sulle dottrine e sui temi menzionati esplicitamente nel sutra. Per tornare alla traduzione, il problema pi intricato da risolvere stato quello del significato da attribuire alla parola cinese fa, che traduce a sua volta il termine sanscrito dharma. Talvolta, nella versione cinese, la parola fa sembra riferita alla verit insegnata dal Buddismo, oppure alla dottrina nel suo insieme: in questi casi stata tradotta utilizzando il termine dharma o "la legge". Ma ci sono casi in cui fa preceduto dalla parola chu, che rende il termine plurale; in questo caso tradurre semplicemente "le leggi" significherebbe attribuire al testo un tono giuridico e quindi si optato per "dottrine" o "insegnamenti". La parola dharma in sanscrito pu anche significare "cosa" o "fenomeno", uno degli elementi che costituiscono l'esistenza, e ci sono brani in cui questo significato chiaramente intuibile nel testo cinese. Una delle frasi pi note nella traduzione cinese del Sutra del Loto chu-fa shih-hsiang (shoho jisso in giapponese), che compare nel secondo capitolo e che nella presente versione stata tradotta come "la vera entit di tutti i fenomeni". Ci sono infine casi in cui fa sembra riferirsi semplicemente a una regola, a un metodo, ed stato reso di conseguenza. spiacevole compiere questo genere di distinzioni che non esistono nell'originale, ma adottare sempre il termine dharma per tradurre la parola fa avrebbe comportato una forma molto discutibile e non avrebbe in ogni caso aiutato a risolvere i problemi interpretativi. Pertanto ho deciso di tradurre tale termine secondo il contesto, assumendomene la responsabilit, e forse non sempre ho fatto la scelta migliore. I lettori possono essere comunque certi che ognuno di questi casi stato valutato con estrema attenzione.

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    BIBLIOGRAFIA DELLE TRADUZIONI INTEGRALI DEL SUTRA DEL LOTO IN LINGUA INGLESE The Saddharmapundarika, The Lotus of the True Law, trad. da Jan Hendrik Kern, Sacred Books of the East, vol. 21, Oxford, Clarendon Press, 1884. Si tratta della prima traduzione in lingua inglese, condotta su una versione sanscrita che il traduttore data al 1039. The Sutra of the Lotus FLotoer of the Wonderful Law, trad. da Senchu Murano, Tokyo, Nichiren Shu Headquarters, 1974. una traduzione della versione cinese di Kumarajiva. Breve introduzione, glossario molto ricco, particolarmente utile ai lettori che conoscono la pronuncia giapponese di nomi propri e termini specifici buddisti. The Threefold Lotus Sutra: The Sutra of Innumerable Meanings; The Sutra of the Lotus FLotoer of the Wonderful Law; The Sutra of Meditation on the bodhisattva Universal Virtue, trad. Da Bunn Kat, Yoshir Tamura e Kojiro Miyasaka. Tokyo: Kosei, 1975. Anche questa una traduzione della versione cinese di Kumarajiva, che presenta anche due altri brevi sutra che, sin dai tempi di Chih-i sono stati considerati come introduzione e poscritto al Sutra del Loto. Breve introduzione e glossario abbastanza ampio. Scripture of the Lotus Blossom of the Fine Dharma, trad. da Leon Hurvitz, New York, Columbia University Press, 1976, traduzione della versione di Kumarajiva. Contiene una prefazione, un glossario e un'ampia raccolta di passi tradotti da una versione sanscrita per evidenziare le differenze sostanziali tra la versione cinese e quella sanscrita. Una preziosissima opera per specialisti. The Lotus Sutra: The White Lotus of the Marvelous Law, trad. da Tsugunari Kubo e Akira Yuyama. Tokyo-Berkeley: Bukkyo Dendo Kyokai, 1991. Traduzione del testo di Kumarajiva. Breve introduzione del traduttore, glossario sanscrito e bibliografia scelta.

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    I . INTRODUZIONE Cos io ho udito: Una volta il Budda si trovava sul Monte Gridhrakuta nei pressi di Rajagriha. Era accompagnato da una moltitudine di dodicimila eccellenti monaci, tutti arhat che avevano gi sradicato ogni illusione e non avevano pi alcun desiderio terreno; che avevano ottenuto ci che andava a loro vantaggio e posto fine ai legami dell'esistenza e avevano conseguito la libert della mente. I loro nomi erano Ajnata Kaundinya, Mahakashyapa, Uruvilvakashyapa, Gayakashyapa, Nadikashyapa, Shariputra, Grande Maudgalyayaria, Mahakatyayana, Aniruddha, Kapphina, Gavampati, Revara, Pilindavatsa Bakkula, Mahakaushthila, Nanda, Sundarananda, Purna Maitrayaniputra, Subhuti, Ananda e Rahula. Al pari di questi, erano tutti grandi arhat, ben non agli altri. Vi erano poi duemila persone, alcune in fase di apprendimento, altre gi istruite. C'era la monaca Mahaprajapati con le sue seimila seguaci. C'era la madre diRahula, la monaca Yashodara con le sue seguaci.C'erano bodhisattva e mahasattva in numero di ottantamila, nessuno dei quali aveva mai interrotto la ricerca dell'anuttara-samyak-sambodhi. Avevano tutti conseguito le dharani, si deliziavano nella predicazione, erano eloquenti e facevano girare la ruota della Legge che non conosce regresso. Avevano fatto offerte a innumerevoli centinaia e migliaia di Budda; in presenza di molteplici Budda avevano piantato numerose radici di virt, erano stati costantemente lodati dai Budda, si erano esercitati nella compassione, erano capaci di accedere alla saggezza del Budda, avendo completamente penetrato la grande saggezza e raggiunto l'altra sponda. La loro fama si era diffusa per incommensurabili mondi ed erano in grado di salvare innumerevoli centinaia di migliaia di esseri viventi.

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    I loro nomi erano bodhisattva Manjushri, bodhisattva Percettore dei Suoni del Mondo, bodhisattva Grande Autorit, bodhisattva Diligenza Costante, bodhisattva Senza Riposo, bodhisattva Palmo Ingioiellato, bodhisattva Re della Medicina, bodhisattva Donatore Coraggioso, bodhisattva Luna Ingioiellata, bodhisattva Lure Lunare, bodhisattva Luna Piena, bodhisattva Grande Forza, bodhisattva Forza Immensa, bodhisattva Trascendente il Triplice Mondo, bodhisattva Bhadrapala, bodhisattva Maitreya, bodhisattva Cumulo di Gioielli e bodhisattva Condottiero. Bodhisattva e mahasattva pari a questi, in numero di ottantamila, partecipavano all'incontro. A quel tempo era presente anche Shakra Devanam Indra con il suo seguito di ventimila figli del cielo, Vi erano anche i figli del cielo Luna Rara, Fragranza Diffusa, Preziosa Luce, e i Quattro Grandi Re Celesti, insieme ai loro seguaci, diecimila figli del cielo. Erano presenti i figli del cielo Libert e Grande Libert e i loro seguaci, trentamila figli del cielo, Erano presenti il re Brahma, signore del mondo di saha, il grande Brahma Shikhin, e il grande Brahma Luce Splendente, insieme ai loro seguaci, dodicimila figli del cielo. Vi erano otto re draghi: il re drago Nanda, il re drago Upananda, il re drago Sagara, il re drago Vasuki, il re drago Takshaka, il re drago Anavatapta, il re drago Manasvin e il re drago Utpalaka, ciascuno con parecchie centinaia di migliaia di seguaci. Vi erano quattro re kimnara: il re kimnara Legge, il re kimnara Legge Meravigliosa, il re kimnara Grande Legge, e il re kimnara Sostegno della Legge, ciascuno con diverse centinaia di migliaia di seguaci. Vi erano quattro re gandharva: il re gandharva Piacevole, il re gandharva Suono Piacevole, il re gandharva Bello e il re gandharva Bel Suono, ciascuno con varie centinaia di migliaia di seguaci. Vi erano quattro re asura: il re asura Balin, il re asura Kharaskandha, il re asura Vemachitrin e il re asura Rahu, ognuno con diverse centinaia di migliaia di seguaci. Vi erano quattro re garuda: il re garuda Grande Maest, il re garuda Grande Corpo, il re garuda Grande Pienezza, e il re garuda Cos Vuole, ciascuno con molte centinaia di migliaia di seguaci. E vi era il re Ajatashatru, figlio di Vaidehi, con molte centinaia di migliaia di seguaci. Ciascuno di loro, dopo essersi inchinato ai piedi del Budda in segno di obbedienza, si ritir e prese posto a un lato.

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    A quel tempo l'Onorato dal Mondo, attorniato dalle quattro categorie di credenti, ricevette offerte e segni di rispetto e fu onorato e lodato. E per il bene dei bodhisattva espose il sutra del Grande Veicolo intitolato Innumerevoli Significati, una Legge per istruire i bodhisattva, custodita nei cuore dai Budda. Allorch il Budda ebbe terminato di predicare questo serra si sedette con le gambe incrociate nella posizione del loto ed entr nella samadhi Origine degli innumerevoli significati, immoto nel corpo e nella mente. Allora piovvero dal cielo fiori di mandarava, di grande mandarava, di manjushaka e di grande manjushaka, che si sparsero sopra il Budda e la grande assemblea; in ogni luogo il mondo di Budda si scosse tremando in sei modi diversi. A quel tempo i monaci, le monache, i laici e le laiche, gli esseri celesti, i draghi, gli yaksha, i gandharva, gli asura, i garuda i kimnara, i mahoraga, gli esseri umani e non umani dell'assemblea e anche i re minori e i saggi re che girano la ruota - tutti coloro che erano riuniti nella grande assemblea -avendo ottenuto ci che non avevano mai conosciuto, gioirono profondamente congiunsero le mani devotamente e guardarono il Budda. A quel tempo il Budda emise un raggio di luce dalla ciocca di candidi capelli tra le sue sopracciglia - uno dei suoi segni caratteristici - illuminando diciottomila mondi verso oriente. Non vi era luogo che la luce non penetrasse, in basso fino all'inferno Avichi e in alto fino al cielo Akanishtha. Da questo mondo si potevano scorgere in tutte le altre terre gli esseri viventi dei sei sentieri. Allo stesso modo si potevano vedere i Budda presenti in quelle altre terre e udire gli insegnamenti dei sutra che quei Budda stavano esponendo. Contemporaneamente si potevano vedere i monaci e le monache, i laici e le laiche, che avevano portato a termine le pratiche religiose e avevano raggiunto la via. E si potevano anche vedere i bodhisattva e i mahasattva che in seguito a varie cause e condizioni e vari tipi di fede e comprensione, in varie forme e aspetti, stavano completando la via del bodhisattva. E si potevano pure scorgere i Budda entrati nel parinirvana e vedere le torri adornate con i sette tesori erette per le loro spoglie dopo l'ingresso dei Budda nel parinirvana.

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    A quel tempo al bodhisattva Maitreya venne questo pensiero: "Adesso l'Onorato dal Mondo ha manifestato questi segni miracolosi, Ma qual la causa di questi presagi portentosi? Adesso il Budda, l'Onorato dal Mondo, entrato nella samadhi. raro assistere a un evento cos misterioso. Chi potrei interrogare a tale riguardo? Chi pu darmi una risposta?" E ancora pens : "Questo Manjushri, figlio di un re del Dharma, ha gi personalmente assistito e fatto offerte a un incommensurabile numero di Budda nel passato. Di certo deve aver visto questi rari presagi. Adesso lo domander a lui," In quel momento i monaci, le monache, i laici, le laiche, gli esseri celesti, i draghi, gli spiriti e tutti gli altri ebbero questo pensiero: "Questo raggio luminoso emanato dal Budda, questi segni di poteri sovrannaturali - chi potremmo interrogare in proposito?" A quel tempo il bodhisattva Maitreya desider risolvere i propri dubbi al riguardo. Inoltre egli poteva vedere ci che era nella mente delle quattro categorie di credenti, i monaci, le monache, i laici, le laiche, e cos pure degli esseri celesti, dei draghi, degli spiriti e degli altri esseri che componevano l'assemblea. Cos interrog Manjushri chiedendo: Qual la causa di tali presagi portentosi, di questi segni di poteri sovrannaturali, di questa emissione di un grande raggio splendente che illumina le diciottomila terre orientali e ci permette di scorgere in quei luoghi tutti i maestosi mondi di Budda? Poi il bodhisattva Maitreya, desiderando ribadire le sue parole, si espresse in versi dicendo: Manjushri, perch dal candido ciuffo tra le sopracciglia del nostro maestro e guida risplende tutto intorno questa grande luce? Perch. piovono fiori di mandarava e di manjushaka e brezze odorose di sandalo deliziano i cuori della moltitudine? A causa di ci tutta la terra adorna e purificata, e questo mondo si scuote tremando in sei modi diversi.

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    In questo momento le quattro categorie di credenti sono colme di delizia e di felicit e gioiscono nel corpo e nella mente per aver ottenuto una cosa senza precedenti. Il raggio luminoso emanato dalle sopracciglia rischiara la regione orientale e diciottomila terre sono tutte del colore dell'oro. Dall'inferno Avichi fino alla sommit dell'esistente, attraverso tutti i mondi, gli esseri che vivono nei sei sentieri, il regno cui tendono con le loro nascite e morti, le loro azioni buone e cattive e la retribuzione buona o cattiva che ne ricevono, tutto questo si pu vedere da qui. Possiamo vedere anche i Budda, quei saggi sovrani, quei leoni, esporre e predicare sutra sottili, meravigliosi e supremi. Le loro voci chiare e pure risuonano soavi e gentili mentre istruiscono innumerevoli milioni di bodhisattva. Le loro voci di brahma, profonde e meravigliose, deliziano coloro che li ascoltano. Ciascuno nel proprio mondo predica la Legge corretta e, per mezzo di varie cause e condizioni e innumerevoli similitudini, illustra la Legge del Budda e guida all'illuminazione gli esseri viventi. Se una persona angosciata detestando la vecchiaia, la malattia e la morte, a lei i Budda predicano il nirvana spiegando come possa por fine a ogni pena. Se una persona ha la fortuna

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    di aver fatto offerte ai Budda, ed decisa a cercare una Legge superiore, i Budda espongono la via del pratyekabuddha. Se vi sono figli del Budda che si dedicano a varie pratiche religiose ricercando l'insuperata saggezza, i Budda predicano la via della purezza. Manjushri, io ho vissuto qui e in tal modo ho visto e ascoltato cose che si contano a migliaia di milioni. Pur essendo cos numerose, ne parler ora in breve. Vedo in queste terre bodhisattva numerosi come le sabbie del Gange, che, secondo varie cause e condizioni, ricercano la via del Budda. Alcuni offrono elemosine, oro, corallo, argento, perle, gioielli mani, conchiglie, agate, diamanti e altre rarit, servi e serve, carrozze e palanchini ingioiellati. Porgono lieti questi doni in offerta alla via del Budda, desiderosi di ottenere il veicolo che il supremo nel triplice mondo ed lodato dai Budda. Oppure vedo alcuni bodhisattva che offrono carrozze ingioiellate con doppia pariglia, con sponde e tende fiorite a ornarne i lati e il tetto. Ancora vedo bodhisattva che offrono la loro carne, mani e piedi, o le mogli e i figli, in cerca della via suprema.

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    Vedo anche bodhtsattva che donano con gioia teste, occhi, corpi e arti, ricercando la saggezza del Budda. Manjushri, vedo re andare in visita al luogo del Budda per interroga rio sulla via suprema. Lasciano le loro terre felici, i palazzi le ancelle e gli attendenti si radono barba e capelli e indossano le vesti del Dhartna. Oppure vedo bodhisattva divenuti monaci, vivere in solitudine e in quiete, che si deliziano a recitare i sutra. Ancora, vedo bodhisattva che si esercitano con coraggio e diligenza, che si addentrano nel profondo delle montagne con la mente rivolta alla via del Budda. Li vedo allontanarsi dai desideri, dimorare costantemente nel vuoto e nella quiete, immergersi in profonda meditazione fino a ottenere i cinque poteri sovrannaturali. E vedo bodhisattva assorti in meditazione a mani giunte, che con mille, diecimila versi lodano il re delle dottrine. Ancora, vedo bodhisattva di profonda saggezza e fermi propositi, che sanno come interrogare i Budda e accettano e si conformano a tutto ci che odono. Vedo figli del Budda esperti sia nella meditazione sia nella saggezza, che si avvalgono di innumerevoli similitudini per esporre la Legge all'assemblea, che gioiosamente predicano la Legge

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    convertendo i bodhisativa, che sconfiggono le legioni del demone percuotendo il tamburo del Dharma. E vedo bodhisattva perfettamente immoti e silenziosi che, pur onorati dagli esseri celesti e dai draghi, non se ne rallegrano. E vedo bodhisattva, che vivono nelle foreste ed emanano luce, salvare chi soffre nell'inferno facendolo accedere alla via del Budda. Vedo figli del Budda che, senza mai cedere al sonno, continuano a vagare per la foresta cercando con diligenza la via del Budda. Vedo coloro che osservano i precetti con una condotta senza pecche, puri come gioielli e come gemme, ricercare in tal n'odo la via del Budda. Vedo figli del Budda intenti a esercitare la pazienza, sopportare le ingiurie e i colpi di persone estremamente arroganti, disposti a tollerare tutto questo per ricercare la via del Budda. Vedo bodhisattva, che rifuggono da frivolezze e risate e dai compagni stolti, stringere amicizia con persone sagge, disperdere la confusione della mente, ordinare i loro pensieri per monti e foreste e per un milione, mille o diecimila anni cercare in tal modo la via del Budda, Oppure vedo bodhisattva con cibi e bevande deliziose e cento tipi di pozioni curative da offrire al Budda e ai suoi monaci;

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    con vesti raffinate e abiti preziosi dal costo di migliaia o decine di migliaia, o vesti senza prezzo da offrire al Budda e ai suoi monaci; con mille, diecimila, un milione di variet di dimore preziose in legno di sandalo e grande quantit di splendidi drappi da letto, da offrire al Budda e ai suoi monaci; con giardini e boschetti immacolati con fiori e frutta a profusione, purissime sorgenti e laghetti ove bagnarsi da offrire al Budda e ai suoi monaci. Offerte di tal sorta, di diversa e meravigliosa variet, le donano con gioia e senza rimpianto nella ricerca della via suprema. Vi sono poi bodhisattva che espongono la Legge della serena estinzione e impartiscono vari tipi di insegnamenti a innumerevoli esseri viventi. Oppure vedo bodhisattva percepire la natura dei fenomeni priva di dualit, come lo spazio vuoto. Vedo figli del Budda con la mente spoglia di artaccamenti, usare tale saggezza meravigliosa per ricercare la via suprema. Manjushri, vi sono anche bodhisattva i quali, dopo l'estinzione del Budda, fanno offerte alle sue reliquie. Vedo figli del Budda erigere torri in sua memoria pari in numero alle sabbie del Gange e ornarne ogni terra; meravigliose e sublimi torri ingioiellate,

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    alte cinquemila yojana, larghe e profonde esattamente duemila yojana, ognuna ornata di mille pennoni e bandiere, con drappeggi tempestati di gemme simili a gocce di rugiada e campane preziose che risuonano armoniosamente. L esseri celesti, draghi, spiriti, esseri umani e non umani, fanno continue offerte di incenso, fiori e musica. Manjushri, questi figli del Budda per venerare le reliquie adornano le torri commemorative in modo tale che ogni terra, cos com', diventa straordinariamente splendida e piacevole, come il re celeste della vegetazione allo sbocciare e allo schiudersi dei fiori. Quando il Budda emana il raggio di luce, io e gli altri riuniti in assemblea possiamo vedere queste terre con tutte le loro svariate meraviglie. I poteri sovrannaturali dei Budda e la loro saggezza sono veramente rari: con un solo raggio di pura luce i Budda illuminano terre innumerevoli. lo e gli altri abbiamo visto questo e abbiamo ottenuto una cosa senza precedenti. Figlio del Budda, Manjushri, ti imploro di lenire i dubbi dell'assemblea. Le quattro categorie di credenti sollevano lo sguardo in lieta aspettativa. rivolti a te e a me. Perch l'Onorato dal Mondo emette questo raggio lucente? Figlio del Budda, dacci ora una risposta,

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    placa i nostri dubbi e rendici felici! Quali copiosi benefici sorgeranno da questo raggio splendente? Sicuramente il Budda intende esporre la meravigliosa Legge che ottenne quando sedette nel luogo dell'illuminazione. Egli deve avere delle predizioni da conferire. Ci ha mostrato le terre del Budda, pure e adorne di molteplici tesori, e noi abbiamo visto i loro Budda: ci non accade per futili ragioni. Manjushri, tu lo devi sapere. Le quattro categorie di credenti, i draghi e gli spiriti volgono lo sguardo a te, domandandosi quale spiegazione ne darai. A quel tempo Manjushri disse al bodhisattva e mahasattva Maitreya e agli altri grandi uomini: Uomini devoti, credo che il Budda, l'Onorato dal Mondo, voglia ora esporre la grande Legge, far cadere la pioggia della grande Legge, soffiare nel corno della grande Legge, percuotere il tamburo della grande Legge, chiarire il significato della grande Legge. Uomini devoti, io ho gi visto tali fausti portenti provocati da Budda del passato. Anch'essi emisero un raggio di luce come questo e quindi esposero la grande Legge. Perci sappiate che, dopo aver mostrato questa luce, ora il Budda presente far lo stesso. Egli desidera che tutti gli esseri viventi possano udire e comprendere la Legge difficile da credere per tutto il mondo. Per questo ha manifestato questo fausto portento. Uomini devoti, una volta, in un tempo remoto, un incommensurabile, infinito, inconcepibile numero di asamkhya kalpa nel passato, viveva un Budda chiamato Splendore del Sole e della Luna, Tathagata, degno di offerte, perfettamente illuminato, di chiara e perfetta condotta, ben andato, conoscitore del mondo, il pi eminente fra gli uomini, istruttore della gente, maestro degli esseri celesti e umani, Budda, Onorato dal Mondo, che esponeva la Legge corretta. La sua esposizione era buona all'inizio, buona nel mezzo, buona alla fine. Il significato era profondo e molto vasto, le parole

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    efficaci e mirabili. Era puro e senza pecche, completo, pulito e immacolato, e recava i segni della pratica di brahma. A beneficio di chi cercava di diventare un ascoltatore della voce, rispondeva esponendo la Legge delle quattro nobili verit, cos che potesse trascendere nascita, vecchiaia, malattia e morte e ottenere il nirvana. A beneficio di chi cercava di diventare pratyekabuddha rispondeva esponendo la Legge della dodecupla catena di causalit. A beneficio dei bodhisattva rispondeva esponendo le sei paramita, facendo loro ottenere l'anuttara-samyak-sambhodi e acquisire la saggezza onnicomprensiva. Vi fu poi un altro Budda, anch'egli chiamato Splendore del Sole e della Luna, e poi ancora un altro Budda anche lui chiamato Splendore del Sole e della Luna. Vi furono ventimila Budda, tutti con il medesimo nome, tutti chiamati Splendore del Sole e della Luna. E tutti avevano il medesimo cognome Bharadvaja. Maitreya, sappi che tutti, dal primo Budda fino all'ultimo, avevano lo stesso appellativo; rotti erano chiamati Splendore del Sole e della Luna. Erano degni di tutti i dieci epiteti e la Legge che esponevano era buona all'inizio, nel mezzo e alla fine. lultimo Budda, quando non aveva ancora abbandonato la vita familiare, aveva collie figli otto principi. Ti primo era chiamato Dotato di Intenzione, il secondo Buona Intenzione, il terzo Immensa Intenzione, il quarto Preziosa Intenzione, il quinto Accresciuta Intenzione, il sesto Intenzione Scevra di Dubbi, il settimo Echeggiante Intenzione, e l'ottavo Intenzione della Legge. Acquisivano senza sforzo dignit e virt e ciascuno governava un regno di quattro continenti. Allorch questi principi udirono che il padre aveva abbandonato la vita familiare e aveva conseguito l'anuttara-samyak-sambodhi, misero tutti da parte il proprio rango principesco e lo seguirono abbandonando la vita familiare. Aspirando al Grande Veicolo, si esercitarono costantemente nelle pure pratiche di brahma e divennero tutti maestri della Legge. Avevano gi piantato buone radici seguendo mille, diecimila Budda. Allora il Budda Splendore del Sole e della Luna predic il sutra del Grande Veicolo intitolato Innumerevoli Significati, una Legge atta a istruire i bodhisattva, custodita nel cuore dai Budda. Quando ebbe

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    terminato di esporre il sutra, sedette a gambe incrociare al centro della grande assemblea ed entr nella samadhi Origine degli innumerevoli significati, immoto nel corpo e nella mente. Allora dal cielo piovvero fiori di mandarava, di grande mandarava, di manjushaka e di grande manjushaka, che si sparsero sopra il Budda e la grande assemblea, e per ogni dove il mondo del Budda si scosse tremando in sei modi diversi, A quel tempo i monaci, le monache, i laici e le laiche, gli esseri celesti, i draghi, gli yaksha, i gandharva, gli asura, i garuda, i kimnara e mahoraga, gli esseri umani e non umani dell'assemblea e anche i re minori e i saggi re che girano la ruota - tutti coloro che erano riuniti in questa grande assemblea - avendo ottenuto ci che non avevano mai conosciuto. colmi di gioia, devotamente giunsero le mani e guardarono verso il Budda. A quel tempo il Tathagata emise un raggio di luce dalla candida ciocca che aveva tra le sopracciglia, uno dei suoi segni caratteristici, e illumin diciottomila terre di Budda verso oriente. Non vi era luogo che la luce non penetrasse, proprio come ora avete visto illuminarsi le terre di Budda. Sappi, Maitreya, che vi erano allora nell'assemblea venti milioni di bodhisattva gioiosi e desiderosi di udire la Legge. Quando questi bodhisattva videro il raggio di luce che illuminava le terre di Budda in ogni luogo, una cosa senza precedenti, desiderarono conoscere le cause e le condizioni che avevano dato origine a quella luce. Viveva a quel tempo un bodhisattva di nome Luce Meravigliosa, che aveva ottocento discepoli. Allora il Budda Splendore del Sole e della Luna si dest dalla samadhi e, in onore del bodhisattva Luce Meravigliosa, espose il sutra del Grande Veicolo chiamato il Loro della Legge Meravigliosa, una Legge atta a istruire i bodhisattva, una Legge custodita nel cuore dai Budda. Il Budda rimase assiso senza levarsi per sessanta piccoli kalpa, e anche gli ascoltatori riuniti allora in assemblea restarono l seduti per sessanta piccoli kalpa, immoti nel corpo e nello spirito. E ci nonostante parve loro di aver ascoltato il Budda predicare per un tempo non pi lungo della durata di un pasto. Tra tutti gli esseri riuniti in assemblea non vi era nessuno che provasse il minimo senso di stanchezza nel corpo o nello spirito.

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    Allorch il Budda Splendore del Sole e della Luna ebbe terminato di esporre questo sutra per un periodo pari a sessanta piccoli kalpa, si rivolse ai Brahma, ai demoni, agli shramana e ai brahmani, come pure agli dei, agli uomini e agli astira che componevano l'assemblea, con queste parole: "Stanotte, a mezzanotte, il Tathagata entrer nel nirvana senza residui." Si trovava allora in quel luogo un bodhisattva chiamato Scrigno di Virt. Il Budda Splendore del Sole e della Luna gli confer una profezia, che annunci ai monaci: 'Questo bodhisattva Scrigno di Virt sar il prossimo a diventare un Budda. Egli verr chiamato Puro Corpo. tathagata, arhat, saniyak-sambuddha." Dopo che il Budda ebbe finito di annunciare questa profezia, a mezzanotte entr nel nirvana senza residui. Dopo la sua dipartita, il bodhisattva Luce Meravigliosa espose il Sutra del Loto della Legge Meravigliosa per un periodo di ottanta piccoli kalpa spiegandolo agli altri. Ciascuno degli otto figli del Budda Splendore del Sole e della Luna riconobbe Luce Meravigliosa come proprio maestro, Luce Meravigliosa li istru e li converti, facendo sorgere in loro la ferma determinazione di raggiungere l'anuttara-samyak-sambodhi. Quei nobili figli fecero offerte a innumerevoli centinaia, migliaia, decine di migliaia, milioni di Budda, e infine conseguirono tutti la via del Budda. Lultimo a divenire Budda si chiamava Fiaccola Ardente. Tra gli ottocento discepoli di Luce Meravigliosa ve ne era uno chiamato Cercatore di Fama. Egli era avido di guadagno e di appoggi e, sebbene leggesse e recitasse numerosi sutra, non era in grado di comprenderli e in gran parte li dimenticava. Per questo veniva chiamato Cercatore di Fama, Tuttavia, dato che quest'uomo aveva oltre a ci piantato svariate buone radici, fu in grado di incontrare innumerevoli centinaia, migliaia, decine di migliaia, milioni di Budda, fare loro offerte, riverirli, onorarli e lodarli. Maitreya, sappi questo: il bodhisattva Luce Meravigliosa che viveva allora potrebbe esserti sconosciuto? Altri non era che io. E il bodhisattva Cercatore di Fama eri tu. Vedendo questi presagi prodigiosi, osservo che non differiscono da ci che vidi allora. Perci suppongo che il Tathagata stia per esporre il

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    sutra del Grande Veicolo, chiamato Loto della Legge Meravigliosa, una Legge atta a istruire i bodhisattva, custodita nel cuore dai Budda. A quel tempo Manjushri, desiderando ribadire le sue parole di fronte alla grande assemblea, si espresse in versi dicendo: Ricordo che in un'epoca passata, incommensurabili, innumerevoli kalpa or sono, viveva un Budda tenuto in sommo onore dagli uomini, chiamato Splendore del Sole e della Luna. Questo Onorato dal Mondo esponeva la Legge, salvando innumerevoli esseri viventi e incommensurabili milioni di bodhisattva, facendoli accedere alla saggezza del Budda, Gli otto principi generati da questo Budda prima di abbandonare la vita familiare, vedendo che il grande saggio aveva lasciato la sua famiglia, fecero lo stesso e intrapresero le pratiche di brahma. A quel tempo il Budda espose il Grande Veicolo, un sutra chiamato Innumerevoli Significati, e nel mezzo di una vasta assemblea a beneficio della gente stabil grandi distinzioni, Quando il Budda ebbe finito di esporre questo sutra, sedette nel seggio della Legge a gambe incrociate, nella samadhi chiamata Origine degli innumerevoli significati. Piovvero dal cielo fiori di mandarava, celesti tamburi suonarono da soli ed esseri celesti, draghi e spiriti fecero offerte al pi onorato tra gli uomini. Tutte le terre di Budda si scossero per improvviso gran tremore. Il Budda emise un raggio dalle sopracciglia, mostrando segni che si vedono di rado. La luce illumin nella regione orientale diciottomila terre di Budda, mostrando come tutti gli esseri viventi ricevessero nella nascita e nella morte la retribuzione per le azioni passate. Si vedevano queste terre di Budda, ornate di numerosi gioielli, risplendere dei bagliori di lapislazzuli e cristalli

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    perch illuminate dalla luce del Budda. Si potevano anche vedere gli dei e gli uomini, spiriti, draghi e molti yaksha, gandharva e kimnara, ognuno fare offerte al proprio Budda. Si potevano anche vedete i Tathagata che ottengono naturalmente la via del Budda, il corpo del colore di auree cime, eretti, imponenti. assai sottili e meravigliosi. Era come se in mezzo a puri lapislazzuli, fossero apparse statue di oro puro. Gli Onorati dal Mondo in una grande assemblea esposero i principi della profonda Legge. In una terra del Budda dopo l'altra gli ascoltatori della voce in infinite schiere, illuminati dalla luce del Budda, divennero visibili con le loro grandi assemblee. Vi erano anche monaci che vivevano nelle foreste e si esercitavano a osservare i puri precetti come se custodissero una gemma lucente. Si potevano anche vedere bodhisattva praticare leleniosina, la pazienza e cos via, numerosi come le sabbie del Gange, sempre in virt della luce del Budda. Si potevano anche vedere bodhisattva raccolti in profonde pratiche meditative, immoti e quieti nel corpo e nella mente, ricercare in tal modo la via suprema. Si potevano vedere bodhisattva consapevoli che i fenomeni sono destinati all'estinzione, intento ognuno nella propria terra a predicare la Legge e ricercare la via del Budda. A quel tempo le quattro categorie di credenti, vedendo il Budda Splendore del Sole e della Luna manifestare i suoi i nimensi poteri sovrannaturali gioirono tutti nel loro cuore, e ciascuno chiese al suo vicino

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    cosa causasse tali eventi. Colui che onorato dagli dei e dagli uomini si dest proprio allora dalla samadhi e cos lod il bodhisattva Luce Meravigliosa: "Tu sei l'occhio del mondo, in te ognuno pu credere e aver fede, tu puoi onorare e sostenere il tesoro del Dharma. La Legge che io espongo tu solo puoi testimoniarla. " L'Onorato dal Mondo, dopo aver pronunciato queste parole di lode rallegrando Luce Meravigliosa, espose il Sutra del Loto per sessanta interi piccoli kalpa. Mai sorse dal suo seggio, e la suprema e meravigliosa Legge da lui esposta fu accettata e sostenuta integralmente dal maestro del Dharma Luce Meravigliosa. Dopo che il Budda ebbe predicato la Legge del Loto, facendo gioire tutta l'assemblea, proprio in quello stesso giorno annunci all'uditorio di esseri celesti e umani: "Ho gi esposto per voi il significato della vera entit di tutti i fenomeni. Ora, al giungere della mezzanotte, entrer nel nirvana. Esercitatevi diligentemente e liberatevi dalla negligenza e dalla pigrizia. assai difficile incontrare un Budda, ne potete incontrare uno ogni milione di kalpa." I figli dell'Onorato dal Mondo, udendo che il Budda sarebbe entrato nel nirvana, furono colti da dolore e angoscia, sorpresi che il Budda dovesse estinguersi cos presto. Il nobile saggio,re della Legge, rincuor e confort la folla sterminata dicendo: "Quando sar entrato nei nirvana non dovrete avere nessuna preoccupazione o timore! Il bodhisattva Scrigno di Virt

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    ha gi pienamente compreso nel suo cuore la vera entit senza illusioni. Sar lui il prossimo a divenire Budda: si chiamer Corpo Puro e anch'egli salver innumerevoli moltitudini." Quella notte il Budda entr nel nirvana come fuoco che si estingue quando la legna consumata. Divisero e ripartirono le sue reliquie ed eressero un numero incredibile di torri; monaci e monache numerosi come le sabbie del Gange praticarono con raddoppiato zelo, ricercando in tal modo la suprema via, Questo maestro del Dharma, Luce Meravigliosa, sostenne e onor il tesoro del Dharma del Budda per la durata di ottanta piccoli kalpa, diffondendo ampiamente il Sutra del Loto. Quegli orto nobili figli convertiti da Luce Meravigliosa si attennero fermamente alla via suprema, e poterono perci incontrare innumerevoli Budda. Dopo aver tributato offerte a questi Budda li seguirono nella pratica della grande via e uno dopo l'altro poterono diventare Budda, ciascuno concedendo la predizione al successore. L'ultimo a divenire essere celeste tra esseri celesti fu chiamato Budda Fiaccola Ardente. Come guida e maestro di veggenti salv moltitudini innumerevoli. Questo maestro del Dharma Luce Meravigliosa aveva a quel tempo un discepolo la cui mente era dominata da pigrizia, da avidit di fama e di profitto. Insaziabilmente ricercava fama e profitto frequentando spesso gente della sua e di altre famiglie. Gett al vento ci che aveva appreso, lo trascur, lo dimentic, non lo comprese. Proprio per questo

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    venne chiamato Cercatore di Fama. Ma egli aveva anche compiuto molte buone azioni e a causa di ci pot incontrare innumerevoli Budda. Fece offerte ai Budda e li segui nella pratica della grande via realizzando tutte le sei parainita, e ora ha incontrato il leone degli Shakya. Diverr quindi un Budda che avr nome Maitreya e salver in ogni dove gli esseri viventi in numero al di l di ogni calcolo. Dopo l'estinzione di quel Budda, quell'uomo pigro ora sei tu, e quel maestro del Dharma, Luce Meravigliosa ora sono io. lo vidi il Budda Torcia Splendente (Splendore del Sole e della Luna) manifestare in passato un prodigioso presagio come questo. E cos so che ora il Budda presente sta per esporre il Sutra del Loto. Adesso i segni sono uguali ai prodigiosi auspici passati; questo un abile espediente impiegato dai Budda. Ora il Budda emette questo raggio luminoso aiutando a rivelare il significato della vera entit dei fenomeni. Gli esseri umani ora verranno per conoscerlo: giungiamo tutti le mani e attendiamo. Il Budda far piovere la pioggia della Legge per soddisfare tutti coloro che cercano la via Voi che cercate i tre veicoli, se avete dubbi e rimpianti il Budda li risolver per voi ponendovi fine, cos che nulla rimanga.

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    II. ESPEDIENTI A quel tempo l'Onorato dal Mondo sorse ce dalla samadhi e, rivolto a Shariputra, disse: La saggezza dei Budda infinitamente profonda e incommensurabile. Laccesso a questa saggezza difficile da comprendere e difficile da varcare. Nessuno tra gli ascoltatori della voce o tra i pratyeka-buddha in grado di comprenderla. Qual la ragione di ci? Un Budda ha assistito centinaia, migliaia decine di migliaia, milioni, un numero infinito di Budda e ha portato a termine innumerevoli pratiche religiose. Si esercitato con coraggio e diligenza e il suo nome universalmente noto. Ha percepito la Legge profonda e finora mai conosciuta e la espone in modo appropriato alle circostanze; eppure la sua intenzione difficile da comprendere. Shariputra, da quando ho conseguito la Buddit ho esposto ampiamente i miei insegnamenti servendomi di varie cause e parabole e con innumerevoli espedienti ho guidato gli esseri umani inducendoli a rinunciare ai loro attaccamenti. Per quale motivo? Perch il Tathagata completamente dotato sia 30 degli espedienti sia della paramita della saggezza. Shariputra, la saggezza del Tathagata vasta e profonda. Egli dotato di infinita [compassione] e di illimitata [eloquenza], di potere, coraggio, concentrazione, emancipazione e samadhi; inoltre penetrato profondamente nell'infinito e si risvegliato alla Legge finora mai conosciuta. Shariputra, il Tathagata sa come operare diversi gradi di distinzione fra gli insegnamenti e li predica con abilit. Le sue parole sono soavi e gentili e rallegrano il cuore delle moltitudini. Ricapitolando, Shariputra, il Budda ha pienamente realizzato la Legge infinita, incommensurabile, senza precedenti. Ora basta, Shariputra, altro non dir, perch la Legge cui si risvegliato il Budda la pi rara e la pi difficile da comprendere. La vera entit di tutti i fenomeni pu essere compresa e condivisa solo tra Budda. Questa realt consiste di: aspetto, natura, entit, potere, azione, causa [internal, relazione, effetto [latente], retribuzione e della loro coerenza dall'inizio alla fine.

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    A quel tempo l'Onorato dal Mondo, desiderando ribadire le sue parole, si espresse in versi dicendo: Leroe del mondo insondabile. Nessuno tra gli esseri celesti, tra la gente del mondo o tra tutti gli esseri viventi, pu comprendere il Budda il potere del Budda, il suo coraggio, l'emancipazione. le samadhi e tutti gli altri attributi del Budda nessuno li pu valutare o sondare. In passato, sotto la guida di innumerevoli Budda, egli ha pienamente acquisito e praticato varie vie, dottrine profonde, sottili e meravigliose, difficili da vedere e difficili da comprendere. Per innumerevoli milioni di kalpa egli ha praticato queste vie, finch nel luogo dell'illuminazione ha conseguito il frutto. Io ho gi potuto vedere e conoscere per