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STUDIOCLIMATOLOGICODELLAPROVINCIADI COMO

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Progetto a cura di:

Provincia di Como Assessorato Ecologia e Ambiente Autori: Francesco Mi; Giovanni Bartesaghi e Simone Belli (Punto Energia Como)

Collaborazioni esterne: Aurelio Borsani, Ivan Rizzo

Revisione scientifica: Maurizio Maugeri (Università degli Studi di Milano, Istituto di Fisica Generale Applicata)

Revisione testi: Mauro Brolis (Punto Energia Milano)

Coordinamento per la Provincia di Como: Franco Binaghi Progettazione e impaginazione: Lavori in corso, Cavallasca (CO) Foto di copertina a cura di: Aero Club Como © 2003 Provincia di Como L’utilizzo delle informazioni contenute in questo studio è concesso sia in sede di recensione sia per applicazioni di tipo professionale e di ricerca, purché venga sempre citata la fonte generale (Studio climatologico della provincia di Como, Provincia di Como, 2004) nonché le diverse fonti relative a singole tabelle e grafici. La Provincia di Como e l’Associazione Reti di Punti Energia sono esonerati da qualsiasi responsabilità verificatasi a seguito o in relazione all’uso improprio delle informazioni contenute nello studio.

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INDICE

Presentazioni 7

Gruppo di lavoro 9

Capitolo 1 Introduzione 11

1.1 Provincia di Como: inquadramento territoriale, amministrativo e fisico 12 1.2 Obiettivi dello studio 17

Capitolo 2 Cenni di climatologia regionale e locale 19

2.1 Inquadramento generale 202.2 Le scale dei fenomeni climatici 212.3 Inquadramento climatico della regione Lombardia 21

2.3.1 I mesoclimi lombardi 222.4 I bacini aerologici lombardi 22

Capitolo 3 Parametri meteo-climatici e campi di applicazione 27

3.1 I Parametri 283.2 Campi di applicazione: precipitazione, temperatura, 28

umidità relativa, radiazione solare incidente, vento, scariche atmosferiche

Capitolo 4 Fonte dei dati 33

4.1 Censimento delle Reti e delle stazioni di monitoraggio: caratteristiche 34richieste e disponibilità dei dati; reti di monitoraggio, stazioni singole,stazioni inattive

4.2 Copertura territoriale del monitoraggio: positività e negatività 354.3 Considerazioni sulla qualità e quantità delle informazioni disponibili 38

Capitolo 5 Criteri di elaborazione e restituzione dei dati 41

5.1 Precipitazione 425.1.1 Precipitazioni nevose 44

5.2 Temperatura dell’aria 455.3 Umidità relativa 465.4 Velocità e direzione del vento 475.5 Radiazione solare 485.6 Scariche atmosferiche 495.7 Temperature delle acque lacustri 49

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Capitolo 6 Particolarità climatiche del territorio della provincia di Como 51

6.1 Precipitazione 526.1.1 Indici annuali: variabilità temporale e spaziale 536.1.2 Indici stagionali 616.1.3 Indice mensile: stazione di Como 686.1.4 Condizioni medie del territorio regionale e confronto con la 68

situazione provinciale6.2 Temperatura 75

6.2.1 Andamento generale delle temperature giornaliere: 76massime, minime e medie

6.2.2 Indici stagionali 776.2.3 Serie storica delle temperature medie annuali a Como 866.2.4 Condizioni medie del territorio regionale e confronto 87

con la situazione provinciale6.3 Umidità relativa 90

6.3.1 Condizioni medie del territorio regionale e confronto 91con la situazione provinciale

6.4 Vento 926.4.1 Condizioni medie del territorio regionale e confronto 93

con la situazione provinciale6.5 Radiazione solare 1006.6 Temperature delle acque lacustri 101

Note Bibliografiche 103

Glossario 107

APPENDICIStazioni Meteorologiche (elenco e schede) 111Risultati,Tabelle e Grafici 129

PRESENTAZIONE

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PRESENTAZIONE

Il clima interferisce e condiziona larga partedelle attività umane ed è quindi una chiave dilettura importante per comprendere non solola realtà odierna ma anche verso quali cam-biamenti il fenomeno evolve. La provincia diComo, per densità di popolazione e intensitàdi attività produttive che al suo interno sisvolgono, dovrebbe essere aperta e sensibile acapire i meccanismi che consentono di gestire,in tutte le sue accezioni, il proprio territorio.Lo studio realizzato dalla Provincia di Comosi propone quindi di contribuire ad una piùampia e completa informazione sulle attualiconoscenze del clima del territorio provincia-le, riassumendo in un linguaggio semplice edaccessibile anche ai non addetti ai lavori ciòche la comunità scientifica ha prodotto nelcorso degli ultimi decenni. Accanto ad un quadro generale, particolareenfasi viene dedicata all’analisi dei singoliparametri climatici (precipitazione, tempera-tura, umidità, ecc.) che assumono un ruolodeterminante in tutte le politiche di gestione esalvaguardia del territorio locale: scienzedelle costruzioni (ingegneria, architettura egeologia), agricoltura e foreste, protezionecivile e difesa del territorio, energie rinnova-bili, turismo, comunicazione ed educazioneambientale.Lo studio assume quindi carattere di “manua-le tecnico” proprio per favorire un uso corret-to dei diversi parametri climatici, rilevati

nelle diverse aree della provincia, a supportodi tutte le fasi di progettazione, pianificazionee realizzazione di interventi sul territorio,rivolgendosi in particolare al settore profes-sionale: della ricerca, della pubblica ammini-strazione, della comunicazione.Per quanto i risultati raggiunti siano di gran-de interesse, le ricerche svolte hanno comun-que evidenziato come, per avere un quadrocompleto delle caratteristiche climatiche loca-li, e delle sue continue variazioni, molto lavo-ro debba ancora essere fatto, sia per quantoriguarda le strutture di monitoraggio esisten-ti (migliore distribuzione spaziale delle sta-zioni, maggior qualità dei dati, ecc...) sia,soprattutto, in termini di omogeneizzazionee di elaborazione delle informazioni raccolte.

Francesco CattaneoAssessore Ecologia ed Ambiente Provincia di Como

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PRESENTAZIONE

Nel corso dell’ultimo secolo la temperaturamedia globale dell’aria è aumentata di oltremezzo grado in prossimità della superficieterrestre. Questo riscaldamento non è unifor-me, né spazialmente né temporalmente, mapresenta forti differenziazioni geografiche edun comportamento molto complesso, sia intermini di trend di lungo periodo sia dimodulazione stagionale. E’ naturalmente difondamentale importanza capire se, ed inquale misura, le modulazioni di temperaturaosservate possano rientrare nella naturalevariabilità del clima o siano invece da ricon-durre a cause di natura antropica.Il miglioramento della nostra capacità di com-prendere l’evoluzione del clima terrestre,anche alla scala locale, richiede lo sviluppo dinuovi modelli nonché l’utilizzo di risorse dicalcolo e di metodi numerici sempre piùavanzati. Tuttavia risulta forse di importanzaancora maggiore lo sviluppo delle osservazio-ni in quanto solo la minuziosa osservazionedi ciò che accade nel presente e di ciò che èavvenuto nel passato nei diversi comparti delsistema Terra può consentirci di capire qualisono i processi e le interazioni fondamentalida considerare ai fini di una corretta com-prensione dell’evoluzione delle condizionidell’atmosfera.Una fonte molto importante di dati osservati-vi è costituita dalle serie storiche di osserva-zioni meteorologiche. Esse sono state raccoltegrazie alla passione ed all’impegno di genera-zioni di osservatori ed oggi disponiamo didati per migliaia di stazioni con serie spessosuperiori ai cento anni. Purtroppo nel corso

degli ultimi decenni, a fronte di una vertigi-nosa crescita delle stazioni meteorologiche,nel nostro Paese si è assistito ad un progressi-vo declino delle reti istituzionali, tanto che,talvolta, negli studi relativi alla ricostruzionedel clima degli ultimi 100 anni il periodo peril quale i dati appaiono più incerti è proprio ilpassato più prossimo!In questo contesto assistiamo ora con grandesoddisfazione a questo studio relativo al terri-torio della provincia di Como. L’aspetto piùinteressante, a mio avviso, consiste nel meti-coloso inventario delle risorse esistenti anchese si rende necessario avviare un processo distandardizzazione per far si che i dati raccoltidalle numerose stazioni attive sul territoriopossano realmente essere utilizzati nel campodella ricerca climatologica e, più in generale,territoriale e ambientale.Di notevole importanza risulta anche l’archi-vio dati prodotto dalla ricerca: esso costituiscesicuramente una risorsa di grande utilità perun ampio numero di potenziali utenti. Spuntimolto interessanti emergono infine dall’anali-si e dall’elaborazione dei dati, anche se laframmentazione dell’attuale rete di monito-raggio, unitamente alla limitata estensionetemporale delle serie disponibili, fanno si chela caratterizzazione climatica del territorioprovinciale che questo studio propone vadaconsiderata preliminare ad uno sviluppoconoscitivo sempre più diffuso e partecipato.

Maurizio MaugeriIstituto di Fisica generale ApplicataUniversità degli Studi di Milano

GRUPPO DI LAVORO

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GRUPPO DI LAVORO Progetto a cura di:

Provincia di Como Assessorato Ecologia e Ambiente Autori: Giovanni Bartesaghi e Simone Belli Punto Energia Como Francesco Mi

Collaborazioni esterne: Aurelio Borsani, Ivan Rizzo

Revisione scientifica: Maurizio Maugeri Università degli Studi di Milano, Istituto di Fisica Generale Applicata

Revisione testi: Mauro Brolis Punto Energia Milano

Coordinamento per la Provincia di Como: Franco Binaghi

RINGRAZIAMENTI Aero Club Como, Aeronautica Militare Italiana, Agenzia Regionale per la Protezione dell'Ambiente (A.R.P.A.) Regione Lombardia: Dipartimento di Como e Dipartimento di Lecco, Cementeria di Merone S.p.A., Centro Elettrotecnico Sperimentale Italiano - Sistema Italiano Rilevamento Fulmini (C.E.S.I. - S.I.R.F.), Centro Geofisico Prealpino, Centro Meteorologico Lombardo & Associati, Centro Nazionale delle Ricerche - Istituto di Ricerca Sulle Acque (C.N.R. - I.R.S.A.) di Brugherio (MI), Centro di Cultura Scientifica “A. Volta”, Comune di Campione d'Italia, Comune di Como, Comunità Montana Alpi Lepontine, Comunità Montana Lario Intelvese, Consorzio dell'Adda, ENEL - Centro Ricerca Ambiente Materiali (C.R.A.M.), Ente Regionale per i Servizi all’Agricoltura e alle Foreste (E.R.S.A.F.) Regione Lombardia, Fondazione “Centro Lombardo per l’Incremento della Floro-Orto-Frutticoltura - Scuola di Minoprio”, Fondazione Lombardia per l’Ambiente, Lechler CHR & figlio succ.ri S.p.A., Mac – Minoprio Analisi e Certificazioni S.r.l., Meteocomo, MeteoNetwork & Associati, Osservatorio Meteorologico di Castellanza, Politecnico di Milano Sede di Como, SONDEL S.p.A. (gruppo Falck), Università degli Studi di Milano – Istituto di Fisica Generale Applicata.

Introduzione1

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1.1 PROVINCIA DI COMO:INQUADRAMENTO TERRITORIALE,AMMINISTRATIVO E FISICO

La provincia di Como (cfr. Figura 1.1) si svi-luppa con andamento nord-sud, dalle pendi-ci delle Alpi alla Brianza, nella fascia di terri-torio compresa fra la Confederazione Elveticaed il ramo occidentale del Lago di Como. E’limitata a nordest dalla Provincia di Sondrio,ad est da quella di Lecco, da cui si è separatanel 1995, a sud da quella di Milano, a sud-ovest da quella di Varese e a nord-ovest dallaSvizzera (Canton Ticino).

Figura 1.1 - Inquadramento amministrativodella provincia di Como(Fonte: CCIAA di Como, 2002)

Figura 1.2 - Inquadramento territoriale dellaprovincia di Como (Fonte: Sistema Informativo Territoriale,Regione Lombardia - Direzione GeneraleTerritorio e Urbanistica - Struttura Analisi eInformazioni Territoriali, 2004)

Il territorio provinciale, comprendente 162Comuni, è prevalentemente montuoso (cfr.Figura 1.2): su una superficie totale di circa1.288 km2, i 2/3 sono infatti coperti da rilievi(87 Comuni, per una superficie complessivapari a 858,55 km2), mentre i rimanenti 76Comuni, che si estendono su una superficie di429,52 km2, sono situati in collina o in pianura.

Il territorio montano è inoltre suddiviso inquattro Comunità Montane:

•“Triangolo Lariano”, con sede nel Comunedi Canzo;

•“Lario Intelvese”, con sede nel Comune diSan Fedele d’Intelvi;

•“Alpi Lepontine Meridionali”, con sede nelComune di Porlezza;

•“Alto Lario Occidentale”, con sede nelComune di Gravedona.

Sotto il profilo geografico-morfologico, il ter-ritorio comasco può quindi essere suddivisoin tre zone principali: •una zona alpina, con cime molto elevate,

con altezze anche superiori ai 2.000 metri; •una zona prealpina, prevalente per esten-

sione, che comprende le Prealpi occidentalie il Triangolo Lariano;

Capitolo 1 INTRODUZIONE

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Figura 1.3-1.4 Suddivisione del territorio regionale e provinciale secondo le tre zone altime-triche (Fonte: CCIAA di Como, in Piano Energetico Provinciale, Punto Energia, 2002)

•una zona collinare e di alta pianura, in cuisi concentra la maggior parte degli insedia-menti urbanizzati e che occupa la partemeridionale della provincia.

In Figura 1.3 e 1.4 sono riportate le mappe delterritorio regionale e di quello provincialesuddivise nelle tre principali zone altimetri-che (montagna; collina; pianura).

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La Figura 1.5 illustra con maggior dettaglio losviluppo e la distribuzione delle diverse fascealtimetriche del territorio provinciale.

Figura 1.5 - Sviluppo altimetrico del territorio provinciale(Fonte: Piano di Coordinamento Territoriale Provinciale, Provincia di Como, 2003)

Capitolo 1 INTRODUZIONE

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La zona alpina (alto lago) è caratterizzata dal-l’alternanza di cime aspre, per lo più localiz-zate nella parte settentrionale del bacino delLario, e di cime più arrotondate, separate davallette strette ed incassate. La vegetazioneforestale è solita distinguersi in due piani:quello montano, più basso, è occupato daforeste di latifoglie (faggete), ormai sporadi-che e limitate agli ambienti più freschi, e diaghifoglie. Il piano culminale, in quota, pre-senta invece una brughiera alpina ad arbusticontorti come transizione dalla foresta allaprateria, ed un orizzonte nivale, assai ridottoe con scarsa copertura di vegetali, in preva-lenza costituito da erbe e muschi.

La zona prealpina, comprendente invece irilievi del Lario Intelvese e della Tremezzina(area centro occidentale tra il lago di Como equello di Lugano) e quelli del TriangoloLariano (tra i due rami del lago di Como), écaratterizzata da montagne meno aspre, conuna morfologia dolce, dovuta all’azionemodellante dei fenomeni atmosferici. Per quanto riguarda la vegetazione, è possibi-le notare che nella fascia più vicina al lago,grazie all’azione mitigatrice del clima che gli èpropria, vi sono accenni al primo orizzontesubmediterraneo, caratterizzato dalla presen-za di olivi, allori, oleandri, piante tipiche dellamacchia mediterranea. Nelle zone più internesono diffusi il castagno, le conifere e i larici.

Infine la zona collinare e di alta pianuraviene considerata come zona di transizionetra i rilievi prealpini e la zona di pianura verae propria. Gli sbarramenti morenici hannooriginato numerosi laghi, tra cui il lago diMontorfano e il lago di Alserio. I depositi piùrecenti rivestono i terrazzi della rete idricaprincipale di coltri limo-argillose ferrettizzate.Il clima della fascia pedemontana é più seve-ro rispetto alla zona prealpina e il substrato èfortemente depauperato dall’azione di dila-

vamento: la colonizzazione vegetale é avve-nuta con difficoltà, permettendo l’affermazio-ne di specie spesso pioniere, di tipo arbustivo,con sparsi individui arborei. I soprassuoliboschivi sono caratterizzati dalla presenza dicastagni e larici.Formati dall’azione glaciale e modellati dal-l’alternanza delle ere geologiche, ciascuno deitre contesti comprende ambienti naturali chegli sono peculiari e che si trovano in differen-ti stati di conservazione. L’azione dei ghiac-ciai ha prodotto anche, in tempi relativamen-te recenti, lo scavo del bacino del Lago diComo e la formazione dei due maggiori laghi,il Lario e il Ceresio.

La rete idrografica provinciale (cfr. Figura 1.6)segue il tipico schema strutturale della reteidrografica regionale lombarda, essendocostituita da numerosi corsi d’acqua alpini eprealpini tributari del Po (Lura, Seveso,Lambro), con l’interposizione di due grandilaghi di origine glaciale, il Lario e il Ceresio, edi una serie di laghi minori (Segrino, Alserio,Pusiano e lago di Montorfano), situati ai piedidegli ultimi rilievi prealpini. Fa eccezione illago di Mezzola, situato all’imbocco della ValChiavenna. Propriamente alpini sono invece ilaghi di Piano, situato a est del Ceresio, e illago di Darengo, a nord dell’abitato di Livo. Il Lario è alimentato da due fiumi di originealpina, il Mera e l’Adda, che, a sua volta,come emissario del lago, diventa un impor-tante tributario del Po. Sotto questo aspetto laprovincia è caratterizzata da una notevoleuniformità, in quanto quasi tutti i corsi d’ac-qua superficiali ricadono nel bacino imbriferodel Lario, ad eccezione di alcuni più modestiaffluenti del Ceresio (e quindi del Ticino) e delLambro.Tutti i laghi esercitano una intensa azionemitigatrice nei confronti del clima.I maggiori fiumi presenti (Mera, Adda immis-sario) attraversano per un breve tratto del loro

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corso la zona settentrionale del territorio pro-vinciale, mentre interessano in modo più con-sistente le province limitrofe, in particolareSondrio e Lecco. In zona prealpina è da ricor-dare il Lambro, che dagli ultimi contraffortidel Triangolo Lariano si getta nel Po, e altri

fiumi minori e torrenti, situati nell’alta emedia provincia, che sono solitamente carat-terizzati da accentuate pendenze e correnteelevata, tranne che nei tratti terminali diaffluenza nei bacini lacustri.

Figura 1.6 - Reticolo idrografico provinciale e bacini del Lario e del Ceresio(Fonte: Provincia di Como, 2002)

La maggior parte dei corsi d’acqua superficia-li della provincia, specie quelli di pianura,presenta un livello di inquinamento tale daescluderne la possibilità di impiego anche perusi poco pregiati. Le acque dei torrenti dellelocalità montane e collinari, benché alterate,rientrano tuttavia, secondo le normative ita-liane, tra quelle idonee ai fini della pesca, dalmomento che l’inquinamento é di origine pre-valentemente batteriologica e non interferisce

con le condizioni biotiche necessarie alla vitadei salmonidi.

Per queste sue complessità orografiche edidrografiche il territorio provinciale comascopresenta quindi interessanti aspetti di variabi-lità spaziale delle caratteristiche climatiche,non sempre riconducibili ai valori medi rile-vati alla scala alpina o regionale (cfr. Capitoli 2e 6).

Capitolo 1 INTRODUZIONE

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1.2 OBIETTIVI E AMBITI DIAPPLICAZIONE DELLO STUDIO

La necessità di provvedere ad una prima rac-colta ed elaborazione sistematica dei dati cli-matici disponibili sul territorio provinciale,portò nel 2001 ad una attività di ricerca con-dotta dal Punto Energia di Como, in collabo-razione con il Politecnico di Como, nell’ambi-to di uno stage di diploma universitario iningegneria dell’ambiente e delle risorse, annoaccademico 2001-2002 (Simone Belli,Giuseppe Bernasconi). La ricerca fu orientata soprattutto ad unprimo censimento e verifica delle attività dimonitoraggio sviluppate da Enti Pubblici,centri ed istituti di ricerca, università, societào soggetti privati; all’acquisizione di datiinformatizzati disponibili, relativi ove possi-bile, al decennio 1990-2000, e ad una primaloro elaborazione ed analisi. La ricerca ha per-messo inoltre di definire un quadro, sufficien-temente esaustivo, delle conoscenze pregres-se del clima della Provincia di Como raccoltein serie storiche, tutte purtroppo disponibilisolo su supporto cartaceo.Questo nuovo progetto “Studio climatologicodella provincia di Como” rappresenta quindiuna naturale prosecuzione delle attività diricerca già realizzate, sviluppando un com-pletamento del quadro conoscitivo esistenteed una maggiore analisi ed elaborazione deidati, resi disponibili grazie alla collaborazionedella maggior parte dei Soggetti, pubblici eprivati, che operano sul territorio (Enti pub-blici e privati, cfr. Capitolo 4 - Fonte dei dati).L’analisi dei dati meteoclimatici, offerta inquesto studio, prende in considerazione para-metri e grandezze che stimano in modo accu-rato e aggiornato il clima della Provincia diComo. I dati ottenuti sono confrontati, dovepossibile, per aree omogenee permettendo ditrarre delle considerazioni sul microclimalocale.

I risultati dello studio vengono offerti informa di manuale tecnico a supporto di tuttele attività professionali in cui tali informazio-ni sono richieste: progettazione, pianificazio-ne, comunicazione. L’obiettivo è quindi quel-lo di fornire dati ed elaborazioni corrette edaggiornate alle diverse figure professionaliche operano in campo ambientale quali: inge-gneri, architetti, geologi, geometri, agricoltori,florovivaisti e forestali, tecnici della PubblicaAmministrazione (Comuni, Provincia,Regione, ARPA, Prefettura, ecc.). Lo studio assume tuttavia una rilevanza piùampia: un approccio multidisciplinare allaconoscenza del clima locale può infatti con-sentire la comprensione dei rapporti fra i cam-biamenti climatici globali e quelli locali chepossono anche innescare fenomeni di riso-nanza con altre alterazioni umane come losfruttamento irrazionale delle risorse e l’in-quinamento ambientale, amplificando edaccelerando la dimensione degli eventi sinoalle possibili catastrofi, con evidenti riflessinegativi sulle condizioni ambientali del terri-torio e sulla qualità della vita dei suoi abitan-ti.La conoscenza degli aspetti del clima locale èquella che più interessa sia il cittadino comu-ne sia gli amministratori pubblici. Viste lericadute sulle attività umane che un climadiverso dall’attuale potrà avere, è necessarioquindi considerare il fattore “clima” comeuno dei più importanti nella catena delle“decisioni”.

Cenni di climatologiaregionale e locale2

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2.1 INQUADRAMENTO GENERALE

Il clima condiziona l’efficacia di molte attivitàumane e, in questo senso, è una chiave di let-tura importante per comprendere la realtàsociale, economica ed ambientale di un terri-torio e per interpretarne le linee evolutive.Numerosi progetti internazionali e nazionalidi ricerca hanno infatti evidenziato che, nelcorso degli ultimi 150 anni, il clima in Italia hasubito mutazioni significative, diventandonel tempo più caldo e asciutto. Questo fenomeno di riscaldamento non si èmanifestato attraverso un processo uniforme,né in termini spaziali né tanto meno tempo-ralmente, ma ha espresso forti differenziazio-ni geografiche e un comportamento piuttostocomplesso, tanto nei trend di lungo periodoquanto nella sua modulazione stagionale.Nel corso degli Anni ‘90 e nei primi anni diquesto nuovo secolo, il fenomeno si è fattoancora più evidente, tanto che in questo lassodi tempo si contano alcune tra le annate piùcalde degli ultimi 100/150 anni (per esempiol’estate 2003). In questo contesto la comunità scientifica haprodotto e sta continuando a produrre unampio sforzo per reperire, informatizzare,omogeneizzare ed analizzare tutte le serie sto-riche di dati meteorologici che possano con-sentire una più approfondita valutazionedella variabilità e dei cambiamenti del climain atto. Questa attività ha già prodotto notevoli risul-tati come dimostrano i rapporti delIntergovernmental Panel for Climate Change(IPCC), i progetti europei IMPROVE(Improbe understanding of past climatevariabilità from early daily European instru-mental sources) e ALPICLIM (Environmentaland Climate information from Ice Cores inhigh elevated Alpine sites) o a livello italiano,i progetti del CNR, del Ministero per lePolitiche Agricole e Forestali, del Ministero

dell’Ambiente e della Tutela del Territorio(MATT).Risultati particolarmente interessanti sonostati ottenuti anche per il territorio regionalecon numerosi studi realizzati dalla RegioneLombardia, dall’ARPA, da Istituti di Ricerca edalle Università lombarde.I notevoli risultati raggiunti nel corso di que-sti ultimi anni, peraltro, non riguardano lasola temperatura, ma si riferiscono anche aparametri come la pressione, la radiazionesolare e, soprattutto le precipitazioni.Relativamente a quest’ultimo parametro, inItalia è stata evidenziata una generale tenden-za alla diminuzione, particolarmente rilevan-te nelle regioni centro-meridionali. Accantoalla diminuzione delle precipitazioni si osser-va però un significativo incremento delle lorointensità. Quindi una forte riduzione delnumero di giorni di pioggia, ma con un mag-gior apporto per ogni singolo episodio.Questo aspetto è di particolare rilevanza,soprattutto in una regione come la Lombardiacon un’orografia molto sviluppata e pertantopotenzialmente esposta a frane ed eventi allu-vionali.Le informazioni sulla ricostruzione del climadel passato e sulle tendenze attuali, a scalaregionale e provinciale, sono purtroppo anco-ra poco note ai non addetti ai lavori, ancheperché i media di più ampia risonanza predi-ligono spesso un approccio allarmistico, pri-vilegiando l’audience ad un’informazionecorretta e rigorosa.

(Nota: queste informazioni sono tratte dall’intro-duzione allo studio “Il riscaldamento del nostropianeta: la situazione italiana con particolare rife-rimento alla Regione Lombardia e alla città diMilano”, Maurizio Maugeri ed ElisabettaMazzucchelli, CUSL, 2003)

Capitolo 2 CENNI DI CLIMATOLOGIA REGIONALE E LOCALE

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2.2 LE SCALE DEI FENOMENICLIMATICI

Scala temporaleLa differenza sostanziale fra condizionemeteorologica e condizione climatica di unsito si manifesta nella scala temporale cui essesi riferiscono: il fenomeno meteorologico èriferito allo stato atmosferico in un certo istan-te, mentre la situazione climatica è l’insiemedelle condizioni meteorologiche verificatesiin un arco temporale di almeno 20-30 anni.Tale definizione è data dall’OrganizzazioneMeteorologica Mondiale (O.M.M.).

Scala spazialeLo studio di una particolare situazione atmo-sferica è influenzato inoltre dalla scala spazia-le presa in esame. Il clima stesso è influenzatodalla caratterizzazione della circolazioneatmosferica, perciò in funzione dei livelli didettaglio si produce uno studio a diversescale del sistema.La circolazione generale è studiata dallameteorologia sinottica, cui si fa riferimentoper le previsioni del tempo. La meteorologiasinottica prende in considerazione vaste zone(migliaia di chilometri) individuando il climadi aree di rilevante superficie (macroclima).Esempi di macroclima sono per esempioquello continentale e quello mediterraneo.L’aumento del dettaglio della scala spazialefino alle centinaia di chilometri, permette distudiare le interazioni dei fenomeni del macro-clima con l’orografia principale del sito, dandocosì luogo all’introduzione del mesoclima.In Lombardia si presentano due mesoclimiestremamente differenti: quello padano equello alpino. Un mesoclima intermedio èquello insubrico, tipico della zona prealpina equindi dell’intera provincia di Como.Internamente ad un mesoclima si possonoinoltre presentare topoclimi e microclimi: i primisono determinati dagli effetti sul mesoclima

delle caratteristiche topologiche locali (valla-te, pendenza ed esposizione delle pendici,avvallamenti del terreno); i secondi si devonoinvece agli effetti che le tipologie di coperturadel suolo hanno sul clima e precisamente nellostrato atmosferico prossimo alla superficie. Lacopertura del suolo influenza parametrimeteorologici importanti; umidità relativa,temperatura e velocità del vento, ad esempio,assumono valori differenti se rilevati su areeedificate o su aree con manto erboso.

2.3 INQUADRAMENTO CLIMATICO GENERALE DELLA REGIONE LOMBARDIA

La complessa situazione orografica dellaregione, e la sua posizione, portano il climalombardo ad assumere caratteri particolari,unici alla scala europea, influenzati da unaserie di elementi fondamentali, quali:

• vicinanza del Mediterraneo, fonte dimasse di aria umida e mite;

• vicinanza dell’area atlantica, fonte dimasse d’aria umida relativamente mite;

• vicinanza della massa continentale euro-pea, fonte di masse d’aria fredda nellastagione invernale, il cui ingresso nellapianura padana è favorito dalla confor-mazione della pianura stessa;

• presenza dell’arco alpino edell’Appennino settentrionale, barriere ingrado di creare notevoli discontinuitànelle masse d’aria;

• presenza di tutti i principali laghi preal-pini italiani con peculiari effetti mesocli-matici;

• presenza di una delle principali valli alpi-ne con direzione est-ovest (la Valtellina) edi alcune grandi valli con direzione nord-sud (Ticino, Val Chiavenna, ValCamonica) in grado di influenzare la cir-colazione nella bassa e media troposfera.

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Inoltre, i fattori che determinano il clima sonola latitudine, l’altitudine, l’esposizione e la gia-citura, la vicinanza a masse d’acqua e la pre-senza di correnti marine e venti dominanti.

2.3.1 I mesoclimi lombardiI mesoclimi che interessano il territorio lom-bardo sono il mesoclima alpino, il mesoclimapadano e quello insubrico.

Il mesoclima alpino è tipico dell’area sita alconfine nord della Lombardia. Tale mesocli-ma è caratterizzato da importanti escursionitermiche diurne e precipitazioni abbondanti(ben superiori ai 1000 mm/anno). Le tempe-rature estive non sono troppo elevate, mentrein inverno si raggiungono valori estremamen-te bassi.

Il mesoclima padano è caratteristico dellaparte pianeggiante del territorio lombardo.Caratterizzato da inverni rigidi ed estaticalde, si può definire come un clima conti-nentale. Nella Pianura padana si riscontraun’elevata umidità, che porta alla presenza dinebbie in inverno e di afa in estate. Le preci-pitazioni sono sostanzialmente uniformidurante l’anno e non raggiungono mai valoriimportanti (mediamente sui 650-1100mm/anno). Data la protezione offerta dalleAlpi, non si presenta una ventosità rilevante,contribuendo alla creazione di stratificazioniatmosferiche e, di conseguenza, alla forma-zione di nebbie, cappe d’afa e persistenzadegli inquinanti atmosferici.

Il mesoclima insubrico caratterizza tutta lafascia prealpina. Questa zona, al confine trapianura e Alpi, presenta un clima intermediotra quello padano e quello alpino. Le precipi-tazioni sono più abbondanti rispetto alle zonedi pianura ma inferiori a quelle alpine. Inestate, le temperature rimangono leggermen-te più basse di quelle rilevate in pianura prin-

cipalmente per due motivi. Il primo è l’altitu-dine, leggermente superiore, il secondo è laleggera presenza di brezze causate dalla vici-nanza delle Alpi che creano correnti ascensio-nali muovendo le masse d’aria limitrofe.Queste leggere brezze permettono di contene-re i valori di temperature e umidità legger-mente più bassi che in pianura. La regioneinsubrica, inoltre, presenta svariati microclimigenerati da particolari orografie o dalla pre-senza di bacini lacustri. In generale nelle areelimitrofe ai laghi si trova un mesoclima insu-brico differente sia sotto l’aspetto pluviome-trico che termico. L’inerzia termica offerta dailaghi e il riparo causato dalle prealpi genera-no un incremento della temperatura mediainvernale. Durante l’estate, invece, si genera-no correnti d’aria dovute ai versanti montuo-si che si affacciano sul lago le quali limitanol’innalzarsi della temperatura. Come direttaconseguenza, l’escursione termica giornalieradelle zone limitrofe ai laghi è inferiore diqualche grado rispetto a quelle tipiche deglialtri due mesoclimi.

(N.d.A: queste considerazioni sono suggerite etratte da “Il programma regionale di previsione eprevenzione” Servizio di Protezione Civile dellaRegione Lombardia, 2001; autori Luigi Mariani,Graziano Lazzaroni, Massimiliano Russo e LorenaVerdelli, ERSAL, Servizio MeteorologicoRegionale)

2.4 I BACINI AEROLOGICI LOMBARDI

La Regione Lombardia ha finanziato uno pro-getto pluriennale per caratterizzare il territo-rio sotto il profilo climatologico e individuarele zone in cui l’atmosfera ha le stesse capacitàdispersive degli inquinanti e delle emissioniprovenienti da attività produttive, autoveico-lari e domestiche. Lo Studio “Piano Regionaleper la Qualità dell’Aria (P.R.Q.A.)” (Regione

Capitolo 2 CENNI DI CLIMATOLOGIA REGIONALE E LOCALE

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Lombardia, Fondazione Lombardia perl’Ambiente, 2001), da cui sono tratte le infor-mazioni riportate in questo paragrafo, tiene inconsiderazione i vari aspetti che possonoinfluenzare la diffusione atmosferica dellesostanze inquinanti e prende come parametridiscriminanti:

• le caratteristiche morfologiche (orografia,altitudine, esposizione e giacitura);

• le caratteristiche climatiche di tipo statico(temperatura, precipitazione,...);

• le caratteristiche climatiche di tipo dina-mico (movimento delle masse d’aria -regime anemologico);

• le tipologie e il grado di antropizzazione(densità abitativa, distribuzione delle sor-genti inquinanti,...).

Si introduce il concetto di bacino aerologico,inteso come la “massa d’aria a comportamen-to omogeneo, che gravita su di un’area aven-te caratteristiche omogenee per distribuzionedelle sorgenti di emissione e per caratteristi-che meteo-climatiche e meteo-diffusive”.Sulla base di queste caratteristiche si indivi-duano dei grandi bacini aerologici, i quali, inprossimità di aree metropolitane o aree ad ele-vato rischio di inquinamento, si suddividonoin sottobacini. La dispersione atmosferica di sostanze inqui-nanti è frutto dei moti orizzontali e verticalidelle masse d’aria. I primi sono impediti dalimiti orografici o aiutati da forzature sinotti-che (campi di moto a scala continentale),mentre i secondi sono ostacolati dalla stabilitàatmosferica oppure dovuti a elementi forzan-ti, quali i sollevamenti orografici ed i solleva-menti frontali.In conseguenza di queste affermazioni, sidefiniscono i bacini aerologici come aree sucui i campi di moto orizzontali e verticali sonominimi.Da osservazioni sperimentali si deduce che la

circolazione atmosferica è minimizzata in pre-senza di strutture anticicloniche, pertanto siadottano le condizioni anticicloniche comeelemento di riferimento per la zonizzazionedella Regione Lombardia in bacini aerologici. Inoltre, le masse d’aria della pianura e deirilievi si comportano diversamente, quando sitrovano in condizioni anticicloniche. Perciò,un ulteriore criterio a base dell’individuazio-ne dei bacini aerologici è la fascia altimetrica. Le aree pianeggianti e le aree montane pre-sentano diverse condizioni meteo-climatichein presenza di anticicloni:•in situazioni anticicloniche, la massa d’aria

soprastante la pianura è interessata nelle orenotturne da inversioni al suolo (con spesso-re medio di 300 m), impedendo il rimescola-mento verticale dell’atmosfera negli stratipiù vicini alla superficie terrestre.

•in condizioni di tempo anticiclonico lo stra-to atmosferico superficiale delle aree preal-pine, alpine ed appenniniche è caratterizza-to da scambi fra fondovalle e pendici, super-fici lacustri ed aree confinanti. Ciò permettedi distinguere tale zona dalla pianura.

•la persistenza di un regime anticiclonico suterritori montani produce effetti sulladispersività atmosferica, altamente influen-zati dalla struttura termica atmosferica edall’orografia. La particolare condizionedell’area montana porta al manifestarsi deiseguenti fenomeni: interferenza dei pennac-chi con i versanti; accumuli di aria freddasui fondovalle, che limita la diffusione verti-cale; drenaggi notturni. Si nota la nettadistinzione fra aree di fondovalle, noninfluenzate dalle correnti esterne, e alture,sottoposte a correnti di interscambio fravalli diverse ed a correnti di circolazionegenerale.

A conclusione delle affermazioni fatte in questoparagrafo, si giunge alla presentazione di unazonizzazione proposta nel PRQA riferita a con-dizioni anticicloniche. I bacini aerologici omo-

STUDIO CLIMATOLOGICO DELLA PROVINCIA DI COMO

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genei (cfr. Figura 2.1) sono intesi come areeall’interno delle quali lo scambio di masse d’a-ria è più frequente rispetto alle aree circostanti. Una prima suddivisione si basa sulla morfo-logia del territorio (il bacino aerologico unicoper la pianura, i bacini dei laghi prealpini e ilbacino dell’Oltrepò Pavese), mentre un’ulte-riore ripartizione del grande bacino della pia-nura individua la pianura medio-alta e la pia-nura bassa (con riferimento all’isoipsa dei100 m s.l.m.). La sotto-zonizzazione del territorio montanoprende invece come riferimento gli spartiac-que, portando all’identificazione di differentibacini (bacino del Ticino, bacino dell’Adda,bacino del Brembo, bacino del Serio, bacinodell’Oglio, bacino del Garda). Come già detto,le aree montane assumono diverse caratteri-

stiche diffusive in funzione dell’orografialocale, perciò è necessario dividerle in ulte-riori sottobacini, considerando le differenzefra il fondovalle, le pendici e le zone sommi-tali (introducendo un confine di riferimentoalla quota di 100 m dal fondo della valle).Nel tracciare i confini dei bacini aerologicisono stati tenuti in considerazione anche illivello di antropizzazione e la presenza di sor-genti di emissioni inquinanti.Per quanto riguarda il territorio dellaProvincia di Como (cfr. Figura 2.1), esso rien-tra quasi completamente nel bacino B8 Adda,sottobacino sb1 = Lario, ad eccezione dell’a-rea che sottende al bacino imbrifero del Lagodi Lugano che appartiene quindi al Bacino B3Ticino e dell’estrema parte meridionale cherientra nel bacino B2 = Pianura.

Figura 2.1 - Bacini aerologici della Lombardia (Fonte: ERSAL, in Piano Regionale della Qualità dell’Aria, Regione Lombardia, FondazioneLombardia per l’Ambiente, 2001) Legenda: B1 = Oltrepò Pavese, B2 = Pianura, B3 = Ticino, B4 = Brembo, B5 = Serio, B6 = Oglio, B7 = Garda, B8 = Adda(suddiviso nei sottobacini sb1 = Lario e Valchiavenna, sb2 = Bassa e Media Valtellina e sb3 = Alta Valtellina).

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Parametri meteo-climatici e campi di applicazione3

STUDIO CLIMATOLOGICO DELLA PROVINCIA DI COMO

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3.1 I PARAMETRI

I principali parametri di tipo climatologico emeteorologico, utilizzati in questo studio, e lerelative grandezze ed unità di misura, sono iseguenti:

Precipitazione [mm]Temperatura (aria, acqua) [°C]Umidità relativa [%]Radiazione solare incidente [MJ/m2]Velocità del vento [m/s]Pressione barometrica [hPa]Scariche atmosferiche [polarità, frequenza]

3.2 CAMPI DI APPLICAZIONE DEI DATIMETEO-CLIMATICI

Oltre alla classiche applicazioni di tipo climato-logico e meteorologico, questi parametri sonosempre stati di larghissimo uso in tutti i settoridirettamente collegati alle tematiche ambienta-li e territoriali, associandosi a parametri tecnicitipici del dimensionamento di strutture, deter-minazione di parametri fisici e chimici, pianifi-cazione e gestione. Negli ultimi anni, inoltre, losviluppo di nuovi settori tecnologici e di ricer-ca, quali la bioarchitettura, l’utilizzo delle fontidi energia rinnovabili, gli impatti sulla salutedell’uomo, l’applicazione di modelli compute-rizzati alla salvaguardia e alla gestione del ter-ritorio, hanno dato forte impulso al monitorag-gio sistematico di tutti i valori relativi alle carat-teristiche climatiche di un territorio, con il con-seguente sviluppo parallelo delle stazioni dirilevamento e degli strumenti di elaborazionedei dati meteo-climatici. Dal punto di vista generale i campi di appli-cazione dei parametri meteo-climatici posso-no essere considerati i seguenti:

1) Generali classificativi 2) Applicati biometeorologici

3) Applicati geomorfologici4) Applicati agrari e botanici5) Applicati stabilità atmosferica (inquina-

mento)6) Applicati turismo7) Applicati energia e progettazione8) Applicati climatologia urbana

Di seguito vengono proposti alcuni esempirelativi alle principali applicazioni.

PrecipitazioneLa precipitazione è probabilmente uno deiparametri più utilizzati in campo ambientale:attività della Protezione Civile nella previsio-ne degli eventi di particolare intensità finaliz-zati alla prevenzione del dissesto idrogeologi-co; determinazione degli afflussi superficiali asupporto della regolazione dei laghi; utilizzodel tempo di ritorno degli eventi estremi diprecipitazione nel dimensionamento di granparte delle strutture fluviali quali: argini,ponti, dighe, bacini di invaso.I valori di precipitazione sono inoltre larga-mente utilizzati per il dimensionamento dipozzetti e stramazzi, componenti delle reti dismaltimento delle acque meteoriche, di collet-tamento e di depurazione.In campo ambientale la misura della precipi-tazione è infine indispensabile per lo studiodella diffusione degli inquinanti in atmosfera(specie in aree urbane), per le analisi agro-forestali o in studi sulla piezometria e disper-sione degli inquinanti nelle falde acquifere.

Temperatura (aria, acqua)Le temperature, sia dell’aria che delle acque,influenzano una gran varietà di aspetti,ambientali e tecnici. Lo studio delle variazioni locali delle tempe-rature dell’aria negli ultimi decenni è di fon-damentale importanza per la comprensionedei rapporti fra i cambiamenti climatici globa-li (riscaldamento globale ed effetto serra) e

Capitolo 3 PARAMETRI METEO-CLIMATICI E CAMPI DI APPLICAZIONE

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quelli locali. Una parte delle valutazioni effet-tuate in questo studio sono finalizzate a que-sto scopo.Il parametro temperatura dell’aria, e le suevariazioni stagionali estreme, rientrano sem-pre nella progettazione degli impianti diriscaldamento e condizionamento (in partico-lare per il funzionamento delle sonde esterneche regolano gli impianti, favorendo un cor-retto funzionamento ed un sensibile rispar-mio energetico); nella valutazione delle coi-bentazioni delle strutture edilizie; nella pro-gettazione delle moderne strutture bioclimati-che; nel calcolo dei “gradi giorno” per ladeterminazione dei periodi di funzionamentostagionale degli impianti di riscaldamento(differenti, in provincia di Como, per zonealtimetriche). La conoscenza dell’andamento stagionaledella temperatura dell’aria è un parametrofondamentale in campo agricolo, florovivai-stico e forestale.In campo ambientale, ovviamente, le tempe-rature dell’aria caratterizzano gli studi e imodelli di formazione, distruzione e diffusio-ne degli inquinanti, e, unitamente a quelledelle acque, gli studi sul livello trofico e sullacircolazione delle acque dei laghi.Non va infine tralasciata l’importanza delparametro temperatura come fattore diimpatto sulla salute umana: dall’incrementodi alcune patologie delle vie respiratorie sinoa rappresentare vera e propria causa di morte,specie nelle fasce più anziane della popola-zione, come accaduto nell’estate caldissimadel 2003.Le temperature delle acque (dei laghi, deifiumi e delle falde), oltre ad essere un fattoredeterminante nelle dinamiche fisiche, chimicheed idrologiche, sono un parametro fondamen-tale nel dimensionamento di impianti a pompadi calore per il riscaldamento ed il raffresca-mento di edifici. Il territorio comasco ha la for-tuna di avere numerosi laghi (cfr. Tabella 3.1),

ma anche consistenti riserve idriche sotterraneespecie nell’ampia fascia di pianura, con caratte-ristiche termiche tali (cfr. Appendice) da costitui-re un imponente serbatoio termico particolar-mente adatto a queste tecnologie che possonoconsentire un risparmio energetico superiore al30% rispetto ai sistemi tradizionali.

Umidità relativa La misura di questo parametro riveste parti-colare importanza nel campo della ricerca perla valutazione delle correlazioni (dirette oindirette) con altri parametri climatici (preci-pitazioni, temperature, venti).Importante è lo studio delle variazioni localidell’umidità in relazione alle patologie dellevie respiratorie e ad eventuali interazioni congli inquinanti atmosferici. L’umidità relativa non ha grandi applicazioniin campo tecnologico e strutturale se non perla progettazione di impianti di condiziona-mento, per la valutazione del comfort psicro-metrico interno agli edifici o nel campo floro-vivaistico (serre ed impianti).

Radiazione solare incidenteLa radiazione solare ricevuta dalla terra equi-vale a circa 100.000 volte il fabbisogno attualedi energia del nostro pianeta. Il 30% di questaviene nuovamente riflessa mentre circa il 25%viene assorbita dall’atmosfera, la rimanenteparte viene assorbita dalla terra e dalle piante.La Figura 2.2 dà un’idea generale della distri-buzione dell’energia solare che investe levarie zone dell’Europa. La valutazione della radiazione solare è ele-mento comune nel settore della pianificazioneterritoriale (urbanistico, agro-forestale, ... ). Una misura corretta della radiazione solare ècondizione fondamentale per il dimensiona-mento degli impianti solari termici (riscalda-mento di acqua ad usi sanitari) e solari foto-voltaici (per la produzione di energia elettri-ca). Per un dimensionamento accurato del-

STUDIO CLIMATOLOGICO DELLA PROVINCIA DI COMO

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l’impianto bisogna tenere conto della radia-zione effettivamente misurata nella zona inte-ressata, dell’orientamento e dell’inclinazione.Una sezione specifica del paragrafo 5.5 diquesto studio è dedicata a queste valutazioniper aree differenti del territorio provinciale.

Il grado di esposizione e la misura della radia-zione solare sono infine determinanti nellaprogettazione di moderne strutture edilizie(architettura bioclimatica) che sfruttano iprincipi del riscaldamento e del raffrescamen-to naturale.

Figura 2.2 - Irraggiamento solare medio annuo (Fonte C.S.V., 2001)Legenda: valori in kJ/cm2; 1 kJ/cm2 corrisponde ad una media d’insolazione pari a 0,33 W/m2.

Capitolo 3 PARAMETRI METEO-CLIMATICI E CAMPI DI APPLICAZIONE

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VentoLo studio del vento (velocità e direzione) è unparametro importante nella progettazione diopere e strutture particolarmente vulnerabiliall’azione di forti raffiche (edifici, pontili perla navigazione pubblica e privata, strutture diradiocomunicazione, aree boscate, ecc.).Purtroppo tutte le stazioni considerate in que-sto studio mediano il valore della velocità delvento su base oraria, perdendo di fatto leinformazioni relative ai fenomeni estremiistantanei (raffiche).Intensità e direzioni prevalenti sono inoltreparametri importanti negli studi sulla diffu-sione degli inquinanti atmosferici a scala loca-le e sulla diffusione di agenti allergeni (pollinie altro).

Scariche atmosfericheIl rilevamento sistematico delle scaricheatmosferiche permette di individuare statisti-camente le aree maggiormente interessate da

tale fenomeno. Il monitoraggio in continuo, inatto su tutto il nord Italia, fornisce già utilisegnalazioni nel campo della protezione civi-le e dei trasporti (specie quelli ferroviari e digrande comunicazione viaria).La conoscenza di zone più soggette a fulmi-nazione può indurre a differenti tipologie diinstallazione di elettrodotti, tralicci dell’altatensione, impianti di messa a terra per le sca-riche atmosferiche. Inoltre, l’informazionesulla localizzazione e l’intensità della cadutadi un fulmine può risultare utile nel campourbanistico ed anche in quello assicurativo.

Pressione barometricaLa pressione barometrica, al di là della suafondamentale importanza “previsionale”, hauna sua utilità se viene relazionata con altriparametri meteo-climatici (precipitazione eumidità relativa). Non ha invece grandeimpiego come parametro per la progettazionee la gestione territoriale.

Fonte dei dati4

STUDIO CLIMATOLOGICO DELLA PROVINCIA DI COMO

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4.1 CENSIMENTO DELLE RETI E DELLESTAZIONI DI MONITORAGGIO:CARATTERISTICHE RICHIESTE EDISPONIBILITÀ DEI DATI

Le prime fasi dello studio sono state rivolte alcensimento dei Soggetti pubblici e privati cheoperano sul territorio provinciale, titolari ogestori di reti o di singole stazioni di monito-raggio. La ricerca è stata finalizzata alla deter-minazione delle seguenti informazioni utiliallo studio:

• Ente/Soggetto, titolare/gestore;• posizione geografica delle stazioni (loca-

lità, coordinate, altimetria), con preceden-za a quelle poste nel territorio provincialee, secondariamente, a quelle ubicate inaree limitrofe, comunque interessanti perposizione, altimetria, appartenenza a retidi monitoraggio di interesse regionale;

• tipologia della strumentazione di moni-toraggio (manuale o automatica);

• parametri climatici misurati;• periodo di funzionamento (ed eventuali

interruzioni di servizio);• disponibilità dei dati e loro formati.

Le analisi e le elaborazioni si riferiscono esclu-sivamente al periodo 1990-2002; questo lasso ditempo è stato definito come “periodo minimoutile” per ottenere prime efficaci valutazionisulle caratteristiche climatiche locali, operandoil necessario confronto tra stazioni diverse euna analisi critica dei risultati ottenuti. Ovviamente non tutte le stazioni per le qualisono stati resi disponibili i dati soddisfano atale condizione temporale; in questo caso l’a-nalisi ed il confronto con altre situazioni cli-matiche locali si riferisce, ovviamente, a inter-valli temporali minori. Alcune stazioni inve-ce, pur nella disponibilità dei dati, non sonostate considerate nelle elaborazioni dello stu-dio per evitare inutili ridondanze ed eccessive

concentrazioni di dati in determinate zone(es. territorio comunale di Como con ben 11stazioni attive).Una seconda condizione richiesta per l’acqui-sizione delle informazioni è stata la disponi-bilità di dati informatizzati (per ragioni ditempo, non sono stati infatti considerati i datidisponibili solo su supporto cartaceo). Per lamaggior parte delle stazioni esistenti è statopossibile acquisire le informazioni richieste,sia in formato grezzo (dati orari o giornalieri)sia già elaborati. Solo in alcuni casi il Soggettotitolare o gestore della stazione non ha accon-sentito alla trasmissione e all’utilizzo dei dati;sono tuttavia disponibili le schede identifica-tive della maggior parte delle stazioni attual-mente in funzione (dato comunque di estre-ma utilità per la definizione del quadro com-plessivo delle strutture operanti sul territoriodella provincia di Como, o in posizione limi-trofa).In merito alla non disponibilità dei dati, se daun lato resta il rammarico di non aver estesoquesto studio al massimo dettaglio territoria-le consentito, va comunque evidenziato ilcarattere di collaborazione volontaria di que-sta ricerca, impresso dalla Provincia di Comoe dagli Autori, e quindi il massimo rispettoper le professionalità e le decisioni assunte daisingoli Soggetti operanti sul territorio.

L’elenco dettagliato di tutte le stazioni ubicatenel territorio provinciale, per un totale di 57stazioni, è riportato in APPENDICE STA-ZIONI METEOROLOGICHE, partendo daquelle inserite in reti di monitoraggio (pubbli-che o private) e proseguendo con le stazionisingole. Per ogni stazione è stata redatta una “schedariassuntiva” secondo il seguente schema:

Capitolo 4 FONTE DEI DATI

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Il simbolo •, dopo il numero stazione, evi-denzia quelle stazioni utilizzate, con modalitàe periodi differenti, per le elaborazioni di que-sto studio.L’elenco termina con l’indicazione di stazionial momento non più attive ma che hanno ope-rato in periodi recenti e per le quali è statopossibile recuperare dati e/o elaborazioni diparticolare interesse. Per la non disponibilità di dati informatizzatie per la non corrispondenza con il periodotemporale considerato, in questo studio non èstata invece presa in esame l’enorme mole didati relativi alle attività dell’IstitutoIdrografico del Po, particolarmente attivo nelperiodo dal 1950 in poi con numerose stazio-ni termo-pluviografiche diffuse su tutto il ter-ritorio. Questi dati, in particolare quelli relati-vi alla precipitazione, costituiscono unamemoria scientifica di immenso valore per ladeterminazione dei cambiamenti climaticianalizzati su un periodo ottimale di cin-quant’anni. Gli Autori di questo studio si scusano pereventuali errori, incompletezza dei dati oomissioni, avendo riportato solo le informa-zioni rese direttamente disponibili o reperitein bibliografia.

4.2 COPERTURA TERRITORIALE DELMONITORAGGIO: POSITIVITÀ ENEGATIVITÀ

Per gli obiettivi dello studio si è potutodisporre di una buona copertura del monito-raggio, distribuito su quasi tutto il territorioprovinciale (cfr. Tabella 4.1 e Figura 4.1) e ingrado quindi di favorire le analisi, ancheaccurate, delle caratteristiche e delle dinami-che meteo-climatiche nonché un primo con-fronto tra zone diverse del territorio.

Stazione di .......................... 1•Ente proprietario o gestore:Località: Coordinate geografiche: Latitudine ...... Longitudine ........... Quota m s.l.m. Funzionamento: Parametri misurati: In funzione da: Periodo di elaborazione dati: Periodi di NON funzionamento:

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Tabella 4.1 - Numerazione e denominazione stazionimonitoraggio

Figura 4.1 - Copertura del monitoraggio meteo-climati-co sul territorio provinciale

• STAZIONI UTILIZZATE NELLE ELABORAZIONI

• ALTRE STAZIONI PRESENTI SUL TERRITORIO

1 Como – Villa Gallia2 Erba3 Mariano Comense4 Colico5 Varenna6 Samolaco7 Albavilla8 Vertemate con Minoprio9 Bellano

10 Fuentes11 Como – Tavernola12 Monte Bisbino13 Como - Rebbio14 Cantù - Selvaregina15 Carimate16 Erba17 Mariano Comense- Perticato18 Olgiate Comasco19 Valmorea20 Canzo21 Campione d’Italia – Imbarcadero22 Campione d’Italia - Pugerna23 Monte S. Primo24 Cernobbio–V.Erba25 Como - Monteolimpino26 Como - Università27 Como – Aero Club28 Como - Civiglio29 Como - Lora30 Como - Bassone31 Casnate con Bernate32 Drezzo33 Cantù - Fecchio34 Veniano35 Mozzate36 Longone al Segrino37 Erba38 Cremia39 San Nazzaro Val Cavargna40 Vertemate con Minoprio41 Regea (Garzeno)42 Gorghiglio (Dosso del Liro)43 Castellanza44 S. Fedele Intelvi45 Como - Municipio46 Como – Rebbio47 Longone al Segrino48 Monguzzo49 Mozzate50 Appiano Gentile51 Tremezzo52 Como – Villa Olmo53 Sormano54 Brunate55 Bellagio - loc. Cernobbio56 Bellagio – Lungo Lago57 Asso

Capitolo 4 FONTE DEI DATI

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Ad una visione generale è da rilevare: l’altonumero di stazioni attive; una elevata fram-mentazione di Enti e Soggetti (pubblici e pri-vati) titolari e/o gestori, raramente collegatitra loro; una distribuzione territoriale nonsempre ottimale delle diverse stazioni, consituazioni locali di evidente sovrapposizionein aree strettamente limitrofe (es: Como).Quest’ultimo fatto è sintomo di un mancatocoordinamento tra i diversi Soggetti e risultain forte contrasto anche con i risultati e le pro-poste del recente “Piano Regionale di Qualitàdell’Aria- PRQA (Regione Lombardia,Fondazione Lombardia per l’Ambiente, 2001)che invita ad una migliore ottimizzazionedella disposizione spaziale delle strutture dimonitoraggio, riducendone sensibilmente ilnumero attuale.Nel dettaglio invece, situazioni di particolare“abbondanza” vanno rilevate soprattuttonella nell’area del capoluogo, priva tuttavia distazioni in quota, importanti per lo studiodella diffusione degli inquinanti in atmosfera.Aree con sufficiente copertura risultano la zonadell’Alto Lago (grazie anche alla disponibilitàdelle strutture che operano nelle provincie diLecco e Sondrio: Varenna, Bellano, Colico,Samolaco e Fuentes) e le zone di pianura cen-tro-meridionale (olgiatese, canturino ed erbese).Le situazioni più critiche vanno invece riferi-te, sistematicamente, alle altitudini elevate ditutto il territorio; ad esclusione di alcune sta-zioni di ENEL e Falck (alto lago), ComunitàMontana Alpi Lepontine (San Nazzaro ValCavargna), Comunità Montana LarioIntelvese (San Fedele Intelvi) e CentroGeofisico Prealpino (Monte San Primo), sirileva infatti una carenza cronica di dati rela-tivi alle porzioni di territorio “montano” che,ricordiamo, rappresentano la maggior partedella Provincia di Como e rivestono un ruolodeterminante nell’alimentazione e regolazio-ne del sistema idrologico di tutta la Provincia.Una copertura insufficiente, o assente, è da

rilevare infine anche in alcune aree del centrolago: Menaggio, Tremezzo, Lezzeno, FaggetoLario, Bellagio, ma con possibilità di riattiva-re alcune stazioni (es.: Bellagio), ridandovigore ad importanti serie storiche attualmen-te interrotte.L’estremo margine meridionale della provin-cia di Como potrebbe infine essere ulterior-mente caratterizzato sfruttando le strutture dimonitoraggio poste nei Comuni limitrofidelle Province di Milano, Varese e Lecco.L’analisi delle caratteristiche climatologichedi tutto il territorio potrebbe quindi esseresensibilmente migliorata sia nell’ipotesi diuna completa disponibilità e condivisione ditutti i dati rilevati dalle stazioni attuali sia conl’installazione di alcune (poche) nuove stazio-ni, specie in aree strategiche e/o a quote ele-vate.Riassumendo, gli aspetti positivi e negativiriferiti alla copertura attuale del monitoraggiopossono essere così sintetizzati:

Positività:• Numero di stazioni di monitoraggio più che

sufficiente come rapporto stazioni/superfi-cie del territorio provinciale;

• Caratteristiche strumentali delle singolestazioni, per la maggior parte di tipo elet-tronico/automatico e di recente installa-zione;

• Presenza di alcune reti locali (pubbliche eprivate) con buone capacità di comunica-zione agli utenti (siti internet con aggior-namenti anche in tempo reale).

Negatività:• Sovrabbondanza di strutture di monito-

raggio in alcune aree locali;• Mancanza di stazioni di monitoraggio in

alcune aree (specie a quote elevate e nellevallate);

• Abbandono di stazioni di monitoraggioin aree strategiche, dopo decenni di atti-vità, con interruzione di serie storiche di

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elevato interesse scientifico;• Mancanza di ispezioni, controllo e inter-

calibrazioni sulle singole stazioni;• Non conformità alle norme internaziona-

le dell’ OMM;• Mancanza di rilevamento di alcuni para-

metri meteo-climatici in aree strategiche(umidità relativa, neve, radiazione solare,tempo presente, fenomeni meteorologici);

• Incertezza sull’attendibilità e la qualitàdei dati prodotti dalle singole stazioni dimonitoraggio;

• Mancanza di serie storiche decennaliinformatizzate (per Como possibile dal1921);

• Mancanza assoluta di coordinamento,pianificazione e collaborazione traEnti/Soggetti diversi (pubblici e privati)sia a livello locale sia a livello regionale einterregionale;

• Scarsa partecipazione ad attività di ricercaa carattere territoriale regionale e nazionale;

• Scarsa comunicazione delle informazioniverso i settori pubblici e privati destinata-ri e utilizzatori dei dati di tipo meteo-cli-matico;

• Scarsa comunicazione e formazione sul-l’uso professionale corretto dei datimeteo-climatici.

4.3 CONSIDERAZIONI SULLAQUALITÀ E QUANTITÀ DELLEINFORMAZIONI DISPONIBILI

Omogeneità delle serie storiche di datimeteorologici“La disponibilità di un’ampia base di datimeteorologici non costituisce di per sé condi-zione sufficiente per poter procedere ad unadettagliata ricostruzione dell’evoluzione delclima di una data località. E’ infatti molto dif-ficile che osservazioni raccolte da stazioni construmenti e metodi spesso diversi tra loro

siano direttamente confrontabili. Ciò fa sì che,accanto ad una buona disponibilità di dati,una efficace ricostruzione del clima richiedaanche strumenti conoscitivi che permettanodi gestire i numerosissimi problemi connessicon l’analisi di medie e lunghe serie di osser-vazioni meteorologiche. Questi strumenticonsistono in tecniche che permettano divalutare il grado di omogeneità delle serie didati e in metodi che permettano di ridurre adomogeneità le serie non omogenee. Infatti una serie cronologica di un parametroclimatico si definisce omogenea se le sue varia-zioni sono dovute unicamente alle modifica-zioni del tempo meteorologico e/o del clima(condizione ideale), di fatto invece è moltoraro, se non impossibile, trovare serie di datiche siano totalmente esenti da disomogeneità. Le disomogeneità possono essere di variotipo e sono accomunate dal fatto di introdur-re fattori non climatici nelle serie. Esse simanifestano in due maniere fondamentali:con una discontinuità netta o con un trendgraduale nel valore medio e/o nella varianza.Nella maggior parte dei casi, tuttavia, le diso-mogeneità si manifestano con salti improvvi-si nel valore medio che lasciano inalterati glialtri momenti statistici.Da un punto di vista causale, le discontinuitàsono dovute solitamente a modificazionidella stazione di rilevamento ben localizzatenel tempo. Con ciò si intendono: cambiamen-ti degli strumenti di misura, cambiamenti deimetodi di osservazione, spostamenti deglistrumenti, la conoscenza più precisa di alcunecostanti fisiche e l’utilizzo di formule diverseper normalizzare i dati o, ad esempio, per cal-colare la media giornaliera. La deviazioneprodotta da questi cambiamenti può esseresempre positiva o sempre negativa, oppurepuò essere casuale, come avviene nel caso dispostamenti dello strumento. Le variazionigraduali, invece, possono avvenire a causa dimodificazioni delle condizioni ambientali: ad

Capitolo 4 FONTE DEI DATI

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esempio, l’ampliamento di una città intornoalla stazione di misura o l’eliminazione dellavegetazione intorno alla stazione. Nel caso dell’urbanizzazione, ci si potrebbechiedere se il suo effetto sia estraneo o menoalle variazioni climatiche e, quindi, se debbaintendersi o meno come fattore di disomoge-neità. Di fatto, una città modifica in maniera“non naturale” il sito in cui è posta e, quindi,le sue proprietà climatiche; d’altra parte, èdiscutibile cercare di conoscere i parametriclimatici di quel sito come se la città non cifosse. E’ chiaro che questo è un problemamolto ampio, legato alla definizione generaleche si dà di clima; problema, per il quale nonc’è una risposta univoca.A prescindere dalla loro origine, tutte le disomo-geneità hanno un importante aspetto in comune:esse “possono nascondere” i veri segnali climati-ci e andrebbero pertanto eliminate prima di pro-cedere all’analisi dei dati. L’operazione per laquale si eliminano le disomogeneità prende ilnome di omogeneizzazione.Tuttavia è importante sottolineare che l’omo-geneizzazione di una serie meteorologica èuna operazione molto delicata e complessa; laprocedura di omogeneizzazione restituisce allaserie una “omogeneità relativa” (cioè, la seriecorretta mostra un andamento in linea conquello di serie provenienti da stazioni vicine),cosa che è ben diversa dall’omogeneità “vera”.Infine, a livello operativo, l’omogeneizzazioneè sempre condotta rispetto ad un periodo dellaserie. In sostanza, si rendono omogenei tutti ivalori con quelli di un certo intervallo tempo-rale, generalmente il più affidabile, spesso ilpiù recente (in maniera da facilitare il successi-vo aggiornamento della serie). I dati vengonocorretti in maniera tale che appaiano come sefossero sempre stati osservati sotto le condizio-ni operative esistenti nel periodo di riferimen-to. Ciò equivale ad una perdita di informazio-ni dirette sui periodi precedenti.L’omogeneizzazione, dunque, presenta dei

“costi”, ma l’alternativa è possedere dei datinon confrontabili e, quindi, non in grado di for-nire indicazioni climatiche realistiche, soprat-tutto per le analisi a lungo termine”.

(Nota: queste considerazioni sono suggerite e trat-te dallo studio “Il riscaldamento del nostro piane-ta: la situazione italiana con particolare riferimen-to alla Regione Lombardia e alla città di Milano”,Maurizio Maugeri ed Elisabetta Mazzucchelli,CUSL, 2003)

Nell’ambito di questo studio provinciale, sututte le basi dati informatizzate rese disponi-bili dai diversi Soggetti, non sono state effet-tuate operazioni di omogeneizzazione maesclusivamente di pulitura e, a volte, di par-ziale integrazione di alcuni dati errati e/omancanti (generalmente orari, semiorari, avolte giornalieri, raramente mensili). Non èstato possibile inoltre visionare la collocazio-ne di tutte le singole stazioni per verificare laloro corretta corrispondenza, o meno, con iparametri suggeriti dalle OrganizzazioniInternazionali (WMO). I dati utilizzati per le diverse elaborazionisono quindi “in forma originale” e potrebbe-ro essere viziati da possibili errori dovuti siaalle caratteristiche dei sensori (mancatamanutenzione o vetustà) sia alla non correttaposizione della stazione (influenze negativedi tipo urbanistico e/o vegetazionale).Per garantire a tutti gli operatori del settoreuna sorta di “certificazione di qualità” del datoda loro prodotto (metadato), sarebbe fonda-mentale riattivare, come già avveniva in passa-to, sistematiche “ispezioni in sito”, finalizzatealla verifica dell’attendibilità dei dati prodottidalle singole stazioni, alla valutazione dellavalenza delle singole stazioni vista alla scalaterritoriale provinciale e/o regionale e all’im-postazione di una opportuna fase di intercali-brazione comune per un periodo temporaleprestabilito (es. un anno).

Criteri di elaborazione e restituzione dei dati5

STUDIO CLIMATOLOGICO DELLA PROVINCIA DI COMO

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Il procedimento di trattamento ed elaborazio-ne dei dati è stato uguale per tutte le stazioniconsiderate anche se i dati, forniti da Entidiversi, sono pervenuti, spesso, in formati dif-ferenti. Le stazioni gestite in passato diretta-mente dalla Provincia di Como (ora ARPALombardia), per esempio, rilevano i dati conuna frequenza oraria, mentre quelli fornitidall’ERSAF sono mediati sulle 24 ore.I risultati finali sono stati quindi uniformatiper tutte le stazioni analizzate, ad eccezionedelle precipitazioni, per le quali è stato possi-bile calcolare il tempo di ritorno degli eventiestremi solo per quelle stazioni che restitui-scono i dati con frequenza oraria.

5.1 PRECIPITAZIONE

Le stazioni di monitoraggio delle precipita-zioni, utilizzate in questo studio (cfr. Figura5.1), sono venti (20), da nord a sud: Samolaco(SO)(n.6), Gorghiglio (n.42), Regea (n.41),Fuentes (LC) (n.10), Colico (LC) (n.4),Bellano (LC) (n.9), Varenna (LC) (n.5), SanFedele Intelvi (n.44), Valmorea (n.19), Como-Villa Gallia (n.1), Como-Villa Olmo (solo perserie storica)(n.52), Como-Municipio (soloper serie storica)(n.45), Como-Rebbio (n.13),Albavilla (n.7), Erba (n.2), Cantù-Selvaregina(n.14), Vertemate con Minoprio (n.40),Mariano Comense (n.3), Carimate (n.15),Castellanza (VA)(n.43).

Figura 5.1 - Stazioni meteorologiche: para-metro precipitazione

Per le stazioni gestite dall’ARPA, nel momen-to in cui lo strumento di misura non riconoscel’informazione o un agente esterno neinfluenza la validità, il sistema di acquisizionedel dato sostituisce l’osservazione con unvalore di default. In questo caso nei dati vieneriportato automaticamente il valore 9999. Perevitare che tale valore vada ad influenzare ivari algoritmi di elaborazione, si è sostituito ilnumero 9999 con la stringa di testo:

“N.D.” = Non DisponibileQuesto accorgimento permette di non consi-derare il valore 9999 in sé, ma nemmeno diinfluenzare i risultati ottenuti nel processo dimedia dei valori. Limitatamente ad alcune stazioni dove il sin-golo dato mensile di precipitazione è risultatoa volte incompleto o addirittura mancante, siè provveduto ad una operazione di integra-zione/correzione, ponendo il valore mensile

Capitolo 5 CRITERI DI ELABORAZIONE E RESTITUZIONE DEI DATI

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uguale a quello rilevato nella stazione piùvicina (per posizione geografica, altitudine econfronto con i valori misurati in altri perio-di). Quando questa operazione non è statapossibile, per mancanza di idonee stazioni diriferimento, il dato non è stato corretto ed ilvalore non compare quindi nelle elaborazioni.Con questa operazione è stato così possibilecompletare il quadro analitico di alcune sta-zioni di particolare interesse e ubicazione,senza peraltro commettere errori significativiproprio perché le stazioni utilizzate per l’inte-grazione presentano valori statisticamenteassai simili.In particolare le integrazioni hanno riguarda-to le seguenti stazioni:Gorghiglio con Regea (e viceversa)Samolaco e Fuentes con ColicoBellano con VarennaErba con Albavilla (e viceversa)Minoprio con la media delle stazioni diCantù, Mariano Comense e Castellanza.

Le tabelle 5.A.1.1. e 5.A.1.2 riportate inAppendice riassumono quindi i dati totaliannuali e stagionali, evidenziando in giallo ivalori delle singole stazioni parzialmentericostruiti per integrazione con i valori di sta-zioni limitrofe ed in arancione i valori nondisponibili e/o non confrontabili con areevicine e pertanto non considerati nelle elabo-razioni di questo studio.In seguito a questa prima fase di “filtraggio” siè proceduto all’elaborazione vera e propria.Per le precipitazioni sono state calcolate l’al-tezza di pioggia massima caduta in un gior-no, l’altezza di pioggia media e massimacaduta mensilmente e annualmente. Inoltre, dove i dati lo consentivano, si è valu-tata l’intensità di pioggia oraria massima,l’andamento della sua frequenza cumulata ele percentuali di accadimento di un eventoorario. Un’ulteriore elaborazione è stata ladeterminazione dei giorni totali di assenza di

piogge ed i periodi consecutivi più lunghi incui non ha piovuto.I dati elaborati sono riassunti anche comealtezze totali medie e massime mensili,altezze medie annuali e altezza di pioggiamassima nelle 24 ore.Ove possibile, infine, ricavate le altezze criticheper le diverse durate di evento di precipitazio-ne, si è proceduto alla stima dei parametri delladistribuzione di Gumbel, che permette di cal-colare i tempi di ritorno di eventi estremi. Tramite questi parametri e assumendo che lafrequenza campionaria segua il modello diGumbel, cioè:

si può ottenere l’altezza di pioggia critica perdeterminate durate e tempi di ritorno, inver-tendo la funzione di distribuzione:

I parametri a* e b* vengono calcolati per ognidurata di precipitazione considerata,

dove:- var [H*] varianza delle altezze massime perogni durata- µ media delle altezze massime per ognidurata

Per mezzo di questa formula si sono rico-struite le tabelle dei tempi di ritorno che con-siderano le durate di 1, 3, 6, 12 e 24 ore etempi di 20, 50, 100, 150 e 200 anni. Nota: Per le applicazioni pratiche di questoimportante parametro, si sottolinea che, acausa della limitatezza del periodo temporaleconsiderato (1990-2002) i valori ottenuti assu-mono significatività solo per tempi di ritornonon superiori a 20 anni, necessitando di seriedi dati almeno cinquantennali per tempi diritorno superiori (50, 100, ecc.).

F(h, a*,b*)=ee(-(h-a)/b*)

H*(T)=b*-a*log{log[T/(1-T)]}

a*=[√6/π]•√var[H*]b*=µ-0,5772•a*

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Tutti i risultati delle elaborazioni relative alleprecipitazioni sono illustrati in APPENDICEDATI secondo il seguente schema:

5.1.1 Precipitazioni nevoseNell’ambito di questo studio non è stato pos-sibile rilevare dati sistematici e/o informazio-ni sufficientemente dettagliate relative allecaratteristiche del manto nevoso (presenza,consistenza, durata). Si riportano pertantoalcune informazioni di carattere regionalegenerale, tratte dalla relazione“Caratteristiche climatiche generali”, G.Tebaldi, ARPA Milano, in Piano Regionaledella Qualità dell’Aria, Regione Lombardia,Fondazione Lombardia per l’Ambiente, 2001.“Il manto nevoso ha in genere carattere persi-stente. Le date d’inizio e di fine della copertu-ra nevosa sono per lo più in funzione dell’al-titudine. Sui versanti soleggiati lo scioglimen-to delle nevi è naturalmente più rapido. Ingenerale si può dire che a 1500 m la coperturadi neve incomincia a novembre e si prolungafino alla seconda metà di aprile. Alla quota di2000 m il manto nevoso compare ad ottobre etermina a giugno. Si rileva anche, specie al disotto dei 1500 m, una diversità tra le Alpi occi-dentali e quelle centro-orientali; sulle prime ilmanto nevoso ha una durata alquanto infe-riore che nelle seconde.La configurazione orografica è un fattore cheinfluisce considerevolmente sulla duratadella copertura nevosa; le profonde vallate

Tabella 5.A.1.1 Altezze annuali di precipitazioniTabella 5.A.1.2 Altezze stagionali di precipitazioniTabelle 5.A.2.1 - 5.A.2.18 Precipitazione mensile media e massima, precipitazione annua

media e massima,precipitazione massima in 24 ore e in 1 oraGrafici 5.A.2.1 - 5.A.2.18 Andamento precipitazione media mensileTabelle 5.A.3.1 - 5.A.3.3 Altezze massime di precipitazione verificabili con tempi di

ritorno di 20, 50, 100, 150 e 200 anniTabelle 5.A.4.1 - 5.A.4.14 Giorni con assenza di precipitazioneTabella 5.A.5.1 Serie storica delle precipitazioni a Como (1921-2002)Grafico 5.A.5.1 Serie storica delle precipitazioni a Como (1921-2002)

longitudinali come la Valtellina sono soggettesoltanto a coperture nevose di breve duratamentre i versanti che si trovano più frequen-temente sopravento sono soggetti a coperturedi neve persistenti molto a lungo. Un altro elemento decisivo, che influisce par-ticolarmente sulla persistenza del mantonevoso nelle vallate è la maggiore o minoreinsolazione in primavera. Vi sono versantiquasi costantemente in ombra; può accaderein primavera, che su questi ultimi il mantonevoso si conservi ancora intatto quando suiversanti soleggiati la neve si è già sciolta finoa 1500-2000 metri.Lo spessore del manto nevoso dipende per lopiù dalla quantità delle precipitazioni inver-nali; le Dolomiti e le Alpi Giulie che sono piùpiovose presentano coperture di neve piùspesse. Infine si ricorda che lo strato di neve alsuolo è più alto tra i 500 m ed i 2000 m, traquote cioè in cui le precipitazioni sono piùabbondanti. Per quel che riguarda l’andamento nel temposi tenga presente che l’accrescimento dellostrato di neve al suolo è graduale nella stagio-ne fredda, raggiungendo il massimo in corri-spondenza al forte aumento delle precipita-zioni primaverili, appena qualche settimanaprima che si inizi la fusione delle nevi.

Capitolo 5 CRITERI DI ELABORAZIONE E RESTITUZIONE DEI DATI

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Quest’ultimo fenomeno, contrariamenteall’accrescimento del manto nevoso, avvienemolto rapidamente.La fusione delle nevi avviene in genere inmaniera poco regolare. Periodi prolungati dicorrenti di foehn possono determinare strari-pamenti di corsi d’acqua ed impraticabilitàdel suolo. Nelle stagioni intermedie poi l’al-ternativa solidificazione e fusione delle acquedel sottosuolo determina frequenti frane evalanghe”.

5.2 TEMPERATURE DELL’ARIA

Le stazioni di monitoraggio delle temperatu-re utilizzate in questo studio (cfr. Figura 5.2)sono quindici (15), da nord a sud: Samolaco(SO)(n.6), Gorghiglio (n.42), Regea (n.41),Colico (LC) (n.4), Bellano (LC) (n.9), SanFedele Intelvi (n.44), Valmorea (n.19), Como-Villa Gallia (n.1), Como-Villa Olmo (solo perserie storica)(n.52), Como-Municipio (solo perserie storica)(n.45), Como-Rebbio (n.13), Erba(n.2), Vertemate con Minoprio (n.40), MarianoComense (n.3), Carimate (n.15), Castellanza(VA)(n.43).

Figura 5.2 - Stazioni meteorologiche: para-metro temperatura

I dati disponibili sono giornalieri, perciò éstato possibile determinare solo le temperatu-re medie, minime e massime giornaliere, perogni mese, e le medie per decadi (dove pos-sibile). Per quanto riguarda le temperatureminime e massime, sono comunque riportatianche i valori estremi: minimi e massimi. Èstata inoltre calcolata anche l’escursione ter-mica giornaliera. Tutte le informazioni sono state mediate subase mensile e riportate in tabelle riassuntiveper ogni stazione (cfr. Tabelle in Appendice).Anche per il parametro temperatura, limitata-mente ad alcune stazioni dove il singolo datomensile di temperatura media è risultato avolte incompleto o mancante, si è provveduto

ad una operazione di correzione/integrazio-ne, ponendo il valore medio mensile uguale aquello rilevato nella stazione più vicina (perposizione geografica, altitudine o per analogiadi valori osservati in altri periodi). Quandoquesta operazione non è stata possibile permancanza di idonee stazioni di riferimento, ildato non è stato corretto ed il valore non com-pare quindi nelle elaborazioni. Con questaoperazione è stato così possibile completare ilquadro analitico di alcune stazioni di partico-lare interesse e ubicazione, senza peraltrocommettere errori significativi proprio perchéle stazioni utilizzate per l’integrazione presen-tano valori statisticamente assai simili.In particolare le integrazioni hanno riguarda-to le seguenti stazioni:Gorghiglio con Regea (e viceversa)Samolaco con Colico o Bellano (e viceversa)San Fedele con Regea

5.3 UMIDITÀ RELATIVA

L’umidità relativa è rilevata dalle stazioni diSamolaco (SO)(n.6), Como-Villa Gallia (n.1),Albavilla (n.7), Erba (n.2) e Castellanza(VA)(n.43) (cfr. Figura 5.3).

Si è proceduto alla determinazione dell’anda-mento medio mensile e dove possibile sonostati calcolati i valori minimi medi e massimimedi. Il valore dell’umidità relativa media èdeterminato giornalmente, così come i valoriminimi e massimi giornalieri. Creati questicampioni, sono state calcolate le medie men-sili e i valori minimi e massimi medi. Alcunienti, tuttavia, forniscono dati già mediati, nonconsentendo la determinazione delle mediedei minimi e dei massimi. Per l’umidità relativa, espressa in percentuale,viene quindi prodotta una sola tabella cheriassume i valori medi mensili di tutte le sta-zioni analizzate.

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Como-Rebbio con Como-Villa Gallia o Erba Erba con AlbavillaMinoprio con CastellanzaMariano Comense con Carimate

Solo per l’anno 2002 i valori di Como VillaGallia (non disponibili da gennaio a luglio)sono stati ricavati in base alle differenze osser-vate statisticamente con la stazione di ComoRebbio.

Le tabelle 5.B.1.1 e 5.B.1.2 (in Appendice) evi-denziano quindi in giallo i valori delle singo-le stazioni modificati per integrazione con ivalori di stazioni limitrofe ed in arancione ivalori non disponibili e/o non confrontabilicon aree vicine e pertanto non consideratinelle elaborazioni di questo studio.Tutti i risultati delle elaborazioni relative allatemperatura sono illustrati in APPENDICEsecondo il seguente schema:

Tabella 5.B.1.1 Temperature medie mensiliTabella 5.B.1.2 Temperature medie stagionaliTabelle 5.B.2.1 - 5.B.2.15 Andamento temperatura mensile media, minima (media ed

estrema), massima (media ed estrema) ed escursioni termichegiornaliere (medie ed estreme)

Grafici 5.B.2.1 - 5.B.2.15 Andamento temperatura mensile media, minima (media edestrema), massima (media ed estrema)

Grafico 5.B.3 Serie storica delle temperature medie annuali a Como (1924 - 2001)

Figura 5.3 - Stazioni meteorologiche: para-metro umidità relativa

Capitolo 5 CRITERI DI ELABORAZIONE E RESTITUZIONE DEI DATI

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5.4 VELOCITÀ E DIREZIONE DEL VENTO

Le stazioni utilizzate (cfr. Figura 5.4) sonoquelle di Colico (LC) (n.4), Como-Villa Gallia(n.1), Erba (n.2) e Mariano Comense (n.3) chedispongono di entrambi i dati (velocità e dire-zione). La stazione di Samolaco (SO) (n.6) rile-va invece solamente il parametro velocità.

La velocità del vento è espressa in m/s, men-tre la direzione del vento è indicata in gradisessagesimali, ponendo lo zero al Nord e ruo-tando in senso orario.Le due grandezze sono mediate sull’ora, per-ciò i dati di cui si dispone non descrivono cor-rettamente i valori massimi della velocità,dovuti alle raffiche di vento, e le direzioni chehanno assunto in tali casi. Anche per questonon si è proceduto al calcolo delle velocitàmassime. I dati disponibili permettonocomunque di valutare la percentuale, sul tota-le delle ore misurate, delle ore con vento dicalma e delle ore con direzione variabile.Associando alla determinata ora di un deter-minato giorno il valore della velocità mediaoraria e la direzione media oraria, si sonopotute ricostruire le diverse rose dei venti (cfr.Appendice).Sono state definite quattro classi di velocità,ripartendo i valori orari con velocità del ventoinferiore a 1 m/s, compresa fra 1 e 2 m/s,compresa fra 2 e 4 m/s, superiore a 4 m/s,individuando i regimi anemologici esistentiin una determinata zona e gli eventuali regimidelle brezze.

Tabella 5.C.1 Umidità relativa mensile ed annua mediaGrafici 5.C.1 - 5.C.5 Umidità relativa mensile media

Tutti i risultati delle elaborazioni relativeall’umidità relativa sono illustrati in APPEN-DICE secondo il seguente schema:

Figura 5.4 - Stazioni meteorologiche: para-metro direzione e velocità del vento

Creati i quattro gruppi di velocità, sono statiattribuiti a ciascun gruppo la direzione deiventi più frequentemente assunta. Suddivisala rosa dei venti in sedici settori (N, NNE, NE,ENE, E, ESE, SE, SSE, S, SSW, SW, WSW, W,WNW, NW, NNW); sono state infine determi-nate per ogni mese le diverse frequenze didirezione. Le elaborazioni sono state eseguiteper ogni mese al fine di risaltare i cicli, all’in-terno di un anno, del regime anemologico.

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Tabelle 5.D.1.1 - 5.D.4.12 Frequenza di accadimento media mensile per classe di velocitàe per direzione

Grafici 5.D.1.1 - 5.D.4.12 Rosa dei venti mensile

5.5 RADIAZIONE SOLARE

Le stazioni meteorologiche che rilevano laradiazione solare incidente sono quelle diSamolaco (SO) (n.6), Como-Villa Gallia (n.1)ed Erba (n.2) (cfr. Figura 5.5).

Il numero limitato di stazioni non consentequindi la predisposizione di un quadro suffi-cientemente rappresentativo dell’intera situa-zione provinciale. I dati forniti dalle centraline di Como ed Erbavengono misurati su base oraria, mentre quel-li di Samolaco sono restituiti come mediagiornaliera. Perciò solo per le prime due sta-zioni è stato possibile studiare l’andamentoorario medio della radiazione solare per ilgiorno medio di ogni mese, notando la distri-buzione della variazione di ore di luce ed altrifenomeni correlati.Viene inoltre proposto il calcolo della radia-zione media nelle diverse ore del giorno, perogni mese, permettendo di ricostruire lavariazione della radiazione oraria incidentenel corso dell’anno. I dati ottenuti vengonoconfrontati con i valori elaborati da ENEA perl’area di Como (dati di riferimento delle nor-mative italiane). L’unità di misura usata nell’elaborazione èsempre il MJ/m2.Nelle tre stazioni meteorologiche utilizzate,utilizzando il programma “Solar 1”, si è cal-colato inoltre il valore teorico della radiazionesolare incidente su superfici orientate e incli-nate di determinati angoli. Il programmaacquisisce i dati riguardanti la latitudine del

punto e la radiazione media giornaliera inci-dente sul piano orizzontale, per poi restituirei valori della radiazione su superfici orienta-te fra Est e Ovest e inclinate fra 0° e 90°. L’Este l’Ovest assumono rispettivamente valore di-90° e di + 90°, avendo posto il Sud a 0°.L’inclinazione varia dal piano orizzontale (0°)al piano verticale (90°). Inseriti i valori della radiazione incidentesulla superficie orientata a Sud e inclinata di0°, si è calcolato, per ogni orientamento, laradiazione solare teorica sul piano alle incli-

Figura 5.5 - Stazioni meteorologiche: para-metro radiazione solare

Tutti i risultati delle elaborazioni relative allavelocità e direzione del vento sono illustrati inAPPENDICE secondo il seguente schema:

Capitolo 5 CRITERI DI ELABORAZIONE E RESTITUZIONE DEI DATI

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nazioni di 30°, 45°, 60° e 90°, ottenendo unatabella di valori estremamente utile per la col-locazione ottimale (orientamento e inclinazio-ne) dei pannelli fotovoltaici, potendo confron-tare i diversi valori che la radiazione solare

Tabelle 5.E.1.1 – 5.E.1.3 Andamento mensile radiazione solare incidenteGrafici 5.E.1.1 – 5.E.1.3 Andamento mensile radiazione solare incidenteTabelle 5.E.2.1 – 5.E.2.2 Andamento orario radiazione solare incidenteGrafici 5.E.2.1 – 5.E.2.2 Andamento orario radiazione solare incidente

assume alle differenti disposizioni del piano.

Tutti i risultati delle elaborazioni relative allaradiazione solare sono illustrati in APPENDI-CE secondo il seguente schema:

5.6 SCARICHE ATMOSFERICHE

Per quanto riguarda le scariche atmosferichesi sono acquisiti i dati direttamente dal CESI:Comitato Elettrotecnico SperimentaleItaliano, con sede a Milano. Tramite il SIRF(Sistema Italiano di Rilevamento Fulmini) lestrutture del CESI registrano in tempo reale laposizione e la polarità dei fulmini. Il sistemarileva i fulmini di tipo nube-suolo e, tramiteuna rete di telecomunicazione, invia i datidirettamente al centro operativo o eventual-mente verso i clienti finali. Il Centro operativoCESI elabora e fornisce i seguenti dati di ful-mine: ora di accadimento; luogo; ampiezzadella corrente; polarità della corrente; colpisuccessivi; densità.La conoscenza della probabilità di fulmina-zione é utilizzata dalla norma CEI 81-1 per ildimensionamento e l’utilizzo dei dispositividi protezione contro le sovratensioni.

Alcune rappresentazioni di eventi di fulmina-zione con relativi intervalli temporali e pola-rità a differenti scale spaziali (territorio regio-nale, provinciale e all’area intercomunale diComo) sono illustrati in APPENDICE: Figure5.E.1.1 - 5.E.1.3.

5.6 TEMPERATURE DELLE ACQUELACUSTRI

Le temperature delle acque dei laghi, pur nonessendo annoverate tra i parametri climaticiin senso stretto, sono ad essi direttamenteassociate e rappresentano un fattore di cono-scenza importante nel campo delle scienzeapplicate al territorio (cfr. 3.2).Nell’ambito di questo studio vengono quindifornite una serie di indicazioni utili tratte dastudi di limnologia, reperiti in bibliografia.I dati si riferiscono a temperature delle acque,rilevate a diverse profondità ed in periodi sta-gionali differenti. Per il Lago di Como sonodisponibili dati relativi alle stazioni di misuradi: Argegno, Colico, Como, Lecco, Lierna eMenaggio; mentre per il Lago di Lugano leinformazioni si riferiscono alla centrale dimonitoraggio di Gandria (CH), che è la piùvicina al territorio provinciale comasco.Per i laghi minori vengono riportate solo leinformazioni disponibili, spesso riferite solo avalori medi, minimi o massimi.

Tutti i risultati delle elaborazioni relative alletemperature delle acque dei laghi sono illustra-ti in APPENDICE secondo il seguente schema:

Tabella 5.G.1 Principali caratteristiche termometriche dei laghi della Provincia di Como

Tabelle 5.G.2.1 - 5.G.2.6 Profili termici delle acque del lago di Como, stazioni di:Como, Argegno, Menaggio, Colico, Lierna, Lecco

Particolarità climatiche del territorio della provincia di Como6

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L’analisi e la comparazione dei risultati ottenu-ti dalle elaborazioni dei dati rilevati nellediverse stazioni di monitoraggio consentonodi evidenziare alcune similitudini e/o differen-ze tra aree omogenee del territorio provinciale.Il criterio d’individuazione delle zone omoge-nee è il confronto dei valori (medi annui, sta-gionali o mensili) caratterizzanti ogni stazio-ne meteorologica, tenendo in considerazioneanche la posizione geografica e, soprattutto,quella altimetrica. I limiti provinciali costitui-scono le aree più difficili da classificare, nonavendo un numero sufficiente di stazioni chepermettono di valutare correttamente “le con-dizioni al contorno”.Ovviamente, ciascuna grandezza elaborata hadei valori e delle tipologie differenti di classifi-cazione: le precipitazioni sono classificate secon-do le piogge medie annue e stagionali; per letemperature sono valutati gli andamenti medistagionali; la zonizzazione proposta per l’umi-dità relativa considera solo i valori medi annui;lo studio dei venti non permette una suddivi-sione territoriale, ma localizza in ogni punto dimisura una particolare direzione dominantedurante un mese estivo ed uno invernale; per laradiazione solare, infine, si riconduce tutto alvalore medio mensile e annuo.

6.1 PRECIPITAZIONELo studio della distribuzione territoriale delleprecipitazioni prende in considerazione l’al-tezza annua di pioggia e le quattro altezze sta-gionali rilevate nel periodo utile (1991-2002),anche se solo per gli anni più recenti è possi-bile un confronto omogeneo tra più stazionipresenti sul territorio.Le stazioni di misura considerate (cfr. Figura6.1) sono, da nord a sud: Samolaco (SO)(n.6),Gorghiglio (n.42), Regea (n.41), Fuentes (LC)(n.10), Colico (LC) (n.4), Bellano (LC) (n.9),Varenna (LC) (n.5), San Fedele Intelvi (n.44),Valmorea (n.19), Como - Villa Olmo (solo per

serie storica)(n.52), Como-Municipio (solo perserie storica)(n.45), Como-Rebbio (n.13),Albavilla (n.7), Erba (n.2), Cantù-Selvaregina(n.14), Vertemate con Minoprio (n.40),Mariano Comense (n.3), Carimate (n.15),Castellanza (VA)(n.43). La stazione di riferi-mento è quella di Como - Villa Gallia (n.1).Si ricorda che per alcune stazioni il dato men-sile, originariamente parziale o mancante, èstato integrato con quello delle stazioni piùvicine per posizione geografica e/o altimetria(cfr. Tabelle 5.A.1.1, 5.A.1.2, 6.1, 6.2).

Figura 6.1 - Ubicazione stazioni per confron-to delle precipitazioni medie annue e stagio-nali (1991-2002)

I risultati delle elaborazioni vengono espressiin due forme distinte:• indici annuali: rapporto fra il valore annuale

di precipitazione della stazione considerata eil valore dello stesso anno rilevato a ComoVilla Gallia (stazione di riferimento con indiceposto uguale ad 1).

Capitolo 6 PARTICOLARITÀ DEL TERRITORIO DELLA PROVINCIA DI COMO

53

•indici stagionali: rapporto fra il valore stagio-nale di precipitazione di ogni singolo anno(nel periodo utile dal 1991 al 2002) della sta-zione considerata e il valore della stessa sta-gione rilevato a Como Villa Gallia (stazione diriferimento con indice posto uguale ad 1).

Le stagioni vengono considerate come segue:• inverno: mesi di dicembre, gennaio, febbraio;• primavera: mesi di marzo, aprile, maggio;• estate: mesi di giugno, luglio, agosto;• autunno: mesi di settembre, ottobre,

novembre.

6.1.1 Indici annualiVariabilità (coerenza) temporaleIl grafico di Figura 6.2 evidenzia una sostan-ziale omogeneità nelle variazioni annuali diprecipitazione rilevate nelle diverse aree delterritorio provinciale. L’alternanza tra anniparticolarmente piovosi (es. 1996, 2000, 2002)o meno piovosi (1991, 1995, 1997, 2001) èinfatti rispettata da tutte le stazioni osservate.Particolarmente significativo è l’esempiodegli ultimi tre anni (2000-2001-2002).

Figura 6.2 - Andamento precipitazioni totali annue (1985-2002)

Variabilità (coerenza) spazialeI valori di precipitazione annuale, espressicome indice normalizzato rispetto al valore diComo-Villa Gallia (stazione di riferimento) evi-denziano invece sensibili variazioni in relazio-ne alla latitudine, alla orografia del territorio e,

soprattutto, alla quota delle diverse stazioni. Le Tabelle 6.1 e 6.2 riportano i valori annuali diprecipitazione e gli indici normalizzati annualie le Figura 6.3 - 6.16 illustrano i diversi anda-menti ed i rapporti tra le diverse stazioni perogni anno considerato nel periodo 1991-2002.

mm

/ann

o

STUDIO CLIMATOLOGICO DELLA PROVINCIA DI COMO

54

Alt

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Anno

1991

1992

1993

1994

1995

1996

1997

1998

1999

2000

2001

2002

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1168

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1906

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1185

,0

1256

,6

1125

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1616

,2

1126

,4

1972

,2

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1991

1992

1993

1994

1995

1996

1997

1998

1999

2000

2001

2002

Sam

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o

0,75

0,93

0,73

0,92

0,62

1,04

0,80

Gor

ghig

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1,34

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1,67

1,25

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1,37

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1,49

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Rege

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6.2

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Capitolo 6 PARTICOLARITÀ DEL TERRITORIO DELLA PROVINCIA DI COMO

55

Figura 6.3 - Andamento Indici Annuali (1991-2002)

Figura 6.4 - Indici annuali medi

STUDIO CLIMATOLOGICO DELLA PROVINCIA DI COMO

56

Figura 6.5 - Indice annuale 2002

Figura 6.6 - Indice annuale 2001

Figura 6.7 - Indice annuale 2000

Capitolo 6 PARTICOLARITÀ DEL TERRITORIO DELLA PROVINCIA DI COMO

57

Figura 6.8 - Indice annuale 1999

Figura 6.9 - Indice annuale 1998

Figura 6.10 - Indice annuale 1997

STUDIO CLIMATOLOGICO DELLA PROVINCIA DI COMO

58

Figura 6.11- Indice annuale 1996

Figura 6.12 - Indice annuale 1995

Figura 6.13 - Indice annuale 1994

Capitolo 6 PARTICOLARITÀ DEL TERRITORIO DELLA PROVINCIA DI COMO

59

Figura 6.14- Indice annuale 1993

Figura 6.15 - Indice annuale 1992

Figura 6.16 - Indice annuale 1991

STUDIO CLIMATOLOGICO DELLA PROVINCIA DI COMO

60

Con questi risultati è possibile suggerire unapossibile zonizzazione omogenea per leseguenti aree:

• zone di montagna, alpine e prealpine,• aree costiere del centro e alto lago,• aree costiere del basso lago,• fascia collinare pedemontana,• fascia di pianura centrale,• fascia di pianura meridionale,• aree di pianura sud-occidentale.

• zone di montagna, alpine e prealpine (Regea, Gorghiglio, San Fedele Intelvi): i risul-tati evidenziano come l’arco alpino essendosoggetto alle precipitazioni derivanti dalleperturbazioni che possono provenire da tuttele direzioni, è caratterizzato da elevate quan-tità di precipitazione. La distribuzione delleprecipitazioni in queste aree è governata dal-l’orografia: essa è infatti responsabile dell’a-scesa delle masse d’aria lungo i pendii, favo-rendo fenomeni di condensazione e quindil’incremento delle precipitazioni. Le due sta-zioni di Regea e Gorghiglio, poste a quotecomprese tra i 600 e gli 800 m s.l.m., presenta-no generalmente i valori più elevati di tutto ilterritorio provinciale, con indici praticamentesempre > 1 (solo un valore annuale pari a0,76), con valori massimi spesso > 1,5 (max1,91 per Regea). Tale situazione è riferibileanche all’Intelvese (San Fedele Intelvi) conindici sempre >1 (min. 1,03; max 1,44).Nota: Per completare il quadro delle stazioniposte in quota, sarebbe estremamente utile infuturo un confronto anche con le stazioni diSan Nazzaro Val Cavargna, M.te San Primo eM.te Bisbino. Sulla base di dati storici, riferitia periodi antecedenti a quello considerato inquesto studio e come evidenziato anche alparagrafo 6.1.4 “confronto con la situazioneregionale”, questa situazione pluviometricaannuale può infatti essere ragionevolmenteestesa sia alle aree in quota di tutto il versan-te occidentale del lago sia al triangolo lariano

(cfr. paragrafo 6.1.4 e Figure 6.30, 6.31, 6.32).• aree costiere del centro alto lago(Samolaco, Fuentes, Colico, Bellano,Varenna): poste tutte a quota lago, queste sta-zioni, pur con qualche variabilità tra i diversianni considerati, presentano generalmenteindici con scostamenti dal valore unitariomolto contenuti a testimonianza di una buonacorrelazione di valori tra tutte le stazioni ubi-cate attorno alle sponde del lago. • aree costiere del basso lagoIn mancanza di osservazioni dirette risultapiuttosto difficile caratterizzare le aree costie-re del ramo occidentale del lago di Como (dalcentro lago sino a Como). Sulla base di datistorici, riferiti a periodi antecedenti a quelloconsiderato in questo studio e come eviden-ziato anche al successivo paragrafo “confron-to con la situazione regionale” (cfr. paragrafo6.1.4 e Figure 6.30, 6.31, 6.32), questa porzionedi territorio lacustre risulta comunque inseri-ta tra le due aree prealpine del TriangoloLariano e dell’Intelvese, entrambe caratteriz-zate da elevate precipitazioni, e potrebbequindi presentare anch’essa indici annuali >1, differenziandosi dalle aree costiere del cen-tro alto lago e da quelle pedemontane e colli-nari meridionali.• fascia collinare pedemontana (ovest) Poste a ridosso delle colline prealpine(Erba) o in leggera quota (Albavilla) questedue stazioni non presentano valori molto dis-simili da quelli della stazione di riferimento diComo, evidenziando comunque una estremavariabilità, con valori spesso > 1, dovutaessenzialmente al contributo di isolati feno-meni di carattere temporalesco. La situazionegenerale può essere ben inquadrata comeintermedia tra i valori delle stazioni di quotadel Triangolo Lariano (massime precipitazio-ni) ed i valori delle stazioni di pianura centromeridionale. (est) La stazione di Valmorea (zona collinareorientale della provincia), nonostante il breve

Capitolo 6 PARTICOLARITÀ DEL TERRITORIO DELLA PROVINCIA DI COMO

61

periodo di osservazione, presenta valori diprecipitazione e indici sempre più elevatirispetto all’area di Como. Il carattere pluvio-metrico di quest’area, rappresentativa di tuttala parte più orientale dell’olgiatese, è comun-que da collegare ai regimi osservati nel bassoCanton Ticino e nella Provincia di Varese. • fascia di pianura centro-meridionale (Cantù, Carimate, Mariano Comense, Verte-mate con Minoprio): le zone pedemontane,riparate a nord dalla catena alpina (orientatada W a E), risentono maggiormente delle pre-cipitazioni provenienti dai quadranti meridio-nali (stau) e presentano quindi i valori di pre-cipitazione più bassi rispetto alle aree in quotama anche alle aree costiere del centro e altolago. Gli indici annuali per la zona di Cantù eCarimate non presentano valori molto dissi-mili da quelli della stazione di riferimento diComo, mentre nelle zone più a sud (Vertematecon Minoprio e Mariano Comense) gli indicisono quasi generalmente <1. Si possono quindi ragionevolmente inquadra-re due aree: una fascia centrale a sud diComo, distribuita da est ad ovest, caratteriz-zata da una morfologia non uniforme conpresenza di forme collinari moreniche alter-nate a solchi vallivi torrentizi ed una fascia dipianura meridionale che si spinge sino ai con-fini con la Provincia di Milano.• area di pianura sud occidentale(Castellanza): la stazione presenta sistemati-camente indici <1 (min. 0,60; max 1,01). Tuttala parte sud occidentale del territorio provin-ciale può essere inquadrata in questo regimedi precipitazioni minime.

6.1.2 Indici stagionaliLa Tabella 6.3 e le Figure 6.17-6.28 riportanogli indici normalizzati stagionali e illustrano ilconfronto tra le diverse stazioni e quella diriferimento di Como Villa Gallia.A livello generale una prima sostanziale diffe-renza riguarda il regime pluviometrico “sta-gionale” tipico rilevato tra le stazioni poste anord e quelle meridionali collinari e di pianu-ra. Le prime infatti presentano un ciclo “uni-modale” (a campana), caratteristico del meso-clima alpino, con un marcato minimo inver-nale ed un massimo estivo, mentre le precipi-tazioni stagionali per tutte le altre stazioniconsiderate presentano un classico ciclo“bimodale”, cui corrispondono valori gene-ralmente più elevati nei periodi coincidenticon la tarda primavera e con la seconda metàdell’autunno.

STUDIO CLIMATOLOGICO DELLA PROVINCIA DI COMO

62

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1,57

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0,74

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0,88

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0,59

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0,39

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0,92

0,72

0,72

0,72

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6.3

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Capitolo 6 PARTICOLARITÀ DEL TERRITORIO DELLA PROVINCIA DI COMO

63

Figura 6.17 - Indici stagionali 2002

Figura 6.18 - Indici stagionali 2001

Figura 6.19 - Indici stagionali 2000

STUDIO CLIMATOLOGICO DELLA PROVINCIA DI COMO

64

Figura 6.20 - Indici stagionali 1999

Figura 6.21 - Indici stagionali 1998

Figura 6.22 - Indici stagionali 1997

Capitolo 6 PARTICOLARITÀ DEL TERRITORIO DELLA PROVINCIA DI COMO

65

Figura 6.23 - Indici stagionali 1996

Figura 6.24 - Indici stagionali 1995

Figura 6.25 - Indici stagionali 1994

STUDIO CLIMATOLOGICO DELLA PROVINCIA DI COMO

66

Figura 6.26 - Indici stagionali 1993

Figura 6.27 - Indici stagionali 1992

Figura 6.28 - Indici stagionali 1991

Capitolo 6 PARTICOLARITÀ DEL TERRITORIO DELLA PROVINCIA DI COMO

67

In linea di massima i risultati ottenuti confer-mano le suddivisioni in aree omogenee giàdescritte per gli indici annuali. E’ comunqueutile evidenziare alcune particolarità “stagio-nali” relative a singole aree o gruppi di aree:

• zone di montagna, alpine (Regea, Gorghi-glio): queste stazioni presentano il caratteristi-co ciclo “unimodale” con indici stagionali ele-vati nelle stagioni primavera, estate e autunno(con valori anche >2, sino ad un massimo di+3,6 per Regea nella primavera 1996), mentreil valore invernale è quasi sempre <1 con pre-cipitazioni spesso a carattere nevoso. Anche in questo caso per completare il qua-dro delle stazioni poste in quota, sarebbeestremamente utile in futuro un confrontoanche con le stazioni di San Nazzaro ValCavargna e con quelle prealpine del M.te SanPrimo e del M.te Bisbino.

• aree costiere dell’alto lago: (Samolaco,Fuentes, Colico, Bellano, Varenna): poste tuttea quote prossime al lago, queste stazioni pre-sentano generalmente indici >1 nelle stagioniprimavera-estate, con forti variabilità tra idiversi anni direttamente collegate alla distri-buzione dei fenomeni temporaleschi i quali siverificano generalmente nelle ore più caldedella giornata in relazione agli afflussi di ariafredda provenienti dalle vallate alpine(Valtellina e Val Chiavenna).Il valore invernale, ed anche autunnale, èinvece quasi sempre <1 evidenziando unadiretta influenza del regime stagionale “uni-modale” alpino. Gli scostamenti dal valore diriferimento di Como Villa Gallia sono comun-que in genere modesti a testimonianza di unabuona correlazione di valori tra tutte le sta-zioni ubicate attorno alle sponde del lago.

• fascia collinare pedemontana e basso lago(Albavilla, Erba, Valmorea): queste stazioninon presentano valori molto dissimili da quel-

li della stazione di riferimento di Como, evi-denziando comunque una estrema variabilitàinvernale (indice > e/o < di 1) e valori in gene-re > 1 nelle stagioni primavera, estate e autun-no (indice massimo + 2,1 per Albavilla nell’in-verno 1995). Anche in questo caso è evidentel’influsso dei singoli fenomeni temporaleschi.

• fascia di pianura centro meridionale (Cantù,Carimate, Mariano Comense, Vertemate conMinoprio): gli indici stagionali non presenta-no valori molto dissimili da quelli della sta-zione di riferimento di Como, evidenziandocomunque per la zona di Cantù una estremavariabilità invernale, primaverile e autunnale(indice > e/o < di 1) e valori in genere > 1nella sola stagione estiva, mentre per le areepiù meridionali (Vertemate con Minoprio eMariano Comense) gli indici sono general-mente <1 in tutte le stagioni. La situazioneinvernale è tipica delle aree di pianura conprecipitazioni diffuse dovute alle condizionidi stabilità atmosferica.

• aree di pianura sud-occidentale (Castel-lanza): l’area presenta sistematicamente indi-ci sempre <1 in tutte le stagioni e può essereconsiderata rappresentativa di tutta la partesud occidentale del territorio provinciale .

Dall’analisi generale delle precipitazioni sul-l’intero territorio provinciale emerge inoltreche le stesse non si distribuiscono in modouniforme nei diversi periodi indicati e chenegli ultimi anni prevale la tendenza ad unamaggiore intensità dei singoli fenomeni, spes-so concentrati in pochi giorni o in alcuni casiin poche ore, con repentino, conseguente,aumento delle portate dei corsi d’acqua, prin-cipale causa di eventi alluvionali, del numerodi esondazioni del lago, nonché di diffusi dis-sesti idrogeologici. Per contro, dall’elabora-zione dei dati si nota con maggiore frequenza,il verificarsi di lunghi periodi siccitosi, specie

STUDIO CLIMATOLOGICO DELLA PROVINCIA DI COMO

68

per le aree di pianura, che possono causareseri danni all’agricoltura, rischi elevati diincendio, prolungate carenze idriche e,soprattutto, fenomeni acuti di inquinamentoatmosferico, con danni potenziali alla saluteumana e alla vegetazione.

6.1.3 Indice mensile: stazione di Como Per la sola stazione di Como, confrontando ivalori medi mensili degli ultimi dodici anni(1991-2002) con i risultati ricavati dalla serie

storica 1921-2002 (Figura 6.29) è possibile evi-denziare un aumento delle precipitazionitotali annue, passando da valori medi di1361,1 mm/anno, calcolati su 81 anni, adaltezze di pioggia annue medie di 1409,9mm/anno, calcolate sui soli ultimi 10 anni.Anche la stagionalità tende a variare, eviden-ziando un netto calo delle precipitazionimedie mensili nel periodo invernale e prima-verile ed un aumento, anche sensibile, deivalori rilevati nelle stagione autunnale.

Figura 6.29 - Stazione di Como: differenza tra precipitazione media mensile dell’ultimodecennio (1991-2002) e precipitazione media mensile della serie storica (1921-2002)

Queste situazioni mensili e stagionali rispec-chiano in massima parte quanto già osservatoa livello regionale e dell’intero nord Italia condiminuzione delle precipitazioni invernali eprimaverili ed un aumento di quelle autunna-li (M.Maugeri, E.Mazzucchelli. 2003. Il riscal-damento del nostro pianeta: la situazione italianacon particolare riferimento alla Regione Lombardiae alla città di Milano. CUSL; Evidenza di cambia-menti climatici sul Nord Italia. C.Cacciamani,M.Lazzeri, A.Selvini, R.Tomozeiu, A. Zuc-cherelli. ARPA Emilia Romagna, 2001, inQuaderno Tecnico ARPA-SMR, n.04/20019).Il valore medio annuale di Como risulta inve-ce in controtendenza rispetto alla situazionegenerale del nord Italia dove è stata rilevatauna leggera flessione.

6.1.4 Condizioni medie del territorioregionale e confronto con la situazioneprovincialeLa Struttura Rischi Idrogeologici e Sismicidella Regione Lombardia ha pubblicato, nel2000, le carte delle precipitazioni medie, mas-sime e minime annue del territorio alpinolombardo (Carta delle precipitazioni medie,minime e massime annue del territorio alpinolombardo, 1891-1990, a cura di M. Ceriani e M.Carelli). La pubblicazione comprende tre cartetematiche a scala 1:250.000 (cfr. Figure 6.30,6.31 e 6.32), un fascicolo con il commento allestesse e la tabella dei dati di sintesi relativi allestazioni pluviometriche. I dati utilizzati perl’elaborazione delle carte sono stati ricavatidagli “Annali Idrologici - parte prima” delServizio Idrografico, Ufficio Idrografico del

Capitolo 6 PARTICOLARITÀ DEL TERRITORIO DELLA PROVINCIA DI COMO

69

Po, dal 1913 al 1983, e dalla Pubblicazionen.24 “Precipitazioni medie mensili ed annue enumero dei giorni piovosi per il trentennio 1921-1950 Bacino del Po”. Per alcune aree particolarmente significative idati sono stati integrati, fino al 1990, con ilreperimento diretto degli stessi presso leaziende idroelettriche (AEM, ENEL Sondel) eil Servizio Idrografico medesimo.Particolare cura è stata riservata nella raccoltadei dati antecedenti il 1913 con una ricercacondotta nel Volume II - Bacino Imbrifero delPo - “Osservazioni Pluviometriche raccolte a tuttol’anno 1915” - Roma 1922, sempre del ServizioIdrografico. Sono stati raccolti i dati di 543 stazioni rica-denti anche nelle aree limitrofe allaLombardia alpina (Piemonte, Svizzera,Trentino, utilizzando solo quelle stazioni (372)per le quali erano disponibili almeno 10 annidi dati utili. Questi ultimi sono stati elaboratiutilizzando un modello kriging di tipo linearecon griglia di 250 m.In una visione d’insieme si può notare comepartendo dalla pianura padana, o meglio dalcorso del fiume Po, le precipitazioni medieannue (PMA) (cfr. Figura 6.30) tendono pro-gressivamente ad aumentare spostandosiverso nord, cioè verso i rilievi prealpini.All’altezza delle stazioni pluviometriche diMilano, Brescia, Desenzano (e altre), il valoredella PMA si aggira infatti intorno ai 1000mm/anno e l’andamento sinuoso risente del-l’effetto delle valli principali (Adda, Brembo,Serio, Oglio) che favoriscono l’afflusso dellemasse d’aria e di conseguenza delle perturba-zioni. Ai primi rilievi prealpini (stazioni diVarese, Olgiate Comasco, Lecco e altre) le pre-cipitazioni raggiungono invece valori elevaticompresi fra i 1400 e i 1600 mm/anno con unandamento sempre sinuoso ma molto piùarticolato rispetto alla pianura per l’influenzadell’orografia. E’ sui rilievi di questa primafascia prealpina ed alpina che si raggiungono

i valori più elevati di PMA di tutta la regionecon valori sempre superiori ai 2000 mm/anno(aree in blu scuro).Tutta l’area della Valcamonica (bacino delfiume Oglio) rimane invece con valori mediobassi di PMA anche alle quote più alte, anzi siassiste ad una diminuzione dei valori spo-standosi dal Lago di Iseo fino alla testata dellavalle (Passo del Tonale). La distribuzionedelle PMA si presenta molto articolata anchenei bacini del Grembo e del Serio ma convalori sempre alti o molto alti compresi fra1350 mm ed oltre 2000 mm/anno. Un’area dimassimi relativi si ha anche nelle testate deibacini dei fiumi Mella e Nozza mentre tuttal’area del lago di Garda, ivi compreso l’altobacino del Mincio, ha valori medio bassi com-presi fra 850 e 1200 mm/anno.Un discorso a parte merita tutta la provinciadi Sondrio con le sue due valli principali,Valchiavenna e Valtellina, che proprio per lasituazione orografica complessa presenta unaestrema variabilità dei valori di precipitazio-ne: dai 700 mm/anno sul fondovalle agli oltre1700 mm/anno sulle Alpi Orobie. In questaprovincia le aree di maggior precipitazione(valori medi compresi tra i 1300 e 1900mm/anno) si concentrano a ridosso dellospartiacque fra la Val Brembana ed il versanteorobico della Valtellina e sul lato occidentaledella Valchiavenna. Le zone a minor precipi-tazione, in questo caso di tutta la Lombardiaalpina, con valori medi compresi fra 700 e 900mm/anno, corrispondono infine all’altaValtellina (Bormio) ed all’area di Livigno.La Figura 6.30, oltre alla visione d’insieme allascala regionale, propone anche uno zoomriferito alla scala territoriale della provincia diComo, evidenziando come alcune aree delterritorio, in particolare l’area nord-occidenta-le in quota, il triangolo lariano e l’alta Valled’Intelvi, rientrino tra quelle a maggiore pio-vosità media annuale di tutta la regione, convalori superiori a 2000 mm/anno.

STUDIO CLIMATOLOGICO DELLA PROVINCIA DI COMO

70

Il confronto esteso a tutta la Lombardia alpinafra la carta delle precipitazioni medie annuecon quelle delle precipitazioni massimeannue (cfr. Figura 6.31) e delle precipitazioniminime annue (cfr. Figura 6.32) confermanelle linee generali le considerazioni soprariportate e cioè che i massimi assoluti coinci-dono con le aree delle medie annue più eleva-te e che i minimi assoluti coincidono con learee di medie annue più basse.

La carta relativa alle precipitazioni massime(cfr. Figura 6.31), sempre vista alla scala regio-nale e, nel riquadro di maggior dettaglio,anche alla scala provinciale, mette ancor piùin risalto le peculiarità del territorio della pro-vincia di Como, con valori molto elevati (>3000 mm/anno) nelle tre aree già evidenziateper i valori medi annuali (area nord-occiden-tale in quota, triangolo lariano e valle

d’Intelvi) e con valori comunque superiori ai2000 mm/anno su tutto il territorio provincia-le, a testimonianza della naturale predisposi-zione dell’intera provincia di Como a fenome-ni di precipitazione intensi, con le conseguen-ti possibili ripercussioni sulla stabilità idro-geologica dei versanti e sulle caratteristicheidrologiche dei numerosi corsi d’acqua, tuttipotenzialmente soggetti a fenomeni di piena.La Figura 6.32 relativa alla precipitazioni mini-me annuali, sempre nella doppia scala regio-nale/provinciale, conferma infine le peculia-rità del territorio provinciale con valoricomunque superiori a 1000 mm/anno nellearee in quota e valori minimi rilevati solo nelleestreme porzioni meridionali della provincia.Per tutte e tre le cartografie illustrate, la zoniz-zazione proposta per la provincia di Comorispecchia fedelmente quanto già evidenziatonel dettaglio al paragrafo 6.1.1 (indici annuali).

Figura 6.30 - Precipitazioni medie annue del territorio alpino lombardo (1891-1990)(Fonte: Regione Lombardia, Direzione Generale Territorio ed Urbanistica, U.O. Difesa del Suolo,M.Ceriani. M.Carelli, 2000)

Capitolo 6 PARTICOLARITÀ DEL TERRITORIO DELLA PROVINCIA DI COMO

71

Figura 6.31 - Precipitazioni massime annue del territorio alpino lombardo (1891-1990)(Fonte: Regione Lombardia, Direzione Generale Territorio ed Urbanistica, U.O. Difesa del Suolo,M.Ceriani. M.Carelli, 2000)

Figura 6.32 - Precipitazioni minime annue del territorio alpino lombardo (1891-1990)(Fonte: Regione Lombardia, Direzione Generale Territorio ed Urbanistica, U.O. Difesa del Suolo,M.Cerini, M.Carelli, 2000)

STUDIO CLIMATOLOGICO DELLA PROVINCIA DI COMO

72

Per quanto riguarda invece i caratteri stagio-nali di precipitazione si fa riferimento in que-sto studio alle numerose informazioni conte-nute nel Piano Regionale di Qualità dell’Aria(PRQA) (Fonte: “Caratterizzazione del terri-torio della regione sotto il profilo climatologi-co per zone omogenee”, G.Tebaldi, ARPAMilano, in Piano Regionale della Qualitàdell’Aria, Regione Lombardia, FondazioneLombardia per l’Ambiente, 2001) e ai lavorirealizzati da ERSAL (Ente Regionale per loSviluppo Agricolo della Lombardia, oraERSAF) utilizzando le stazioni di monitorag-gio del Servizio Idrografico del Ministero deiLavori Pubblici, del Servizio Meteorologicodall’Aeronautica e dell’Istituto Sperimentaleper la cerealicoltura, con analisi riferite al 50°percentile su un periodo di tempo di circa unquarantennio (1950-1996).A livello territoriale regionale ciascuna dellequattro stagioni è caratterizzata da un proprioaspetto pluviometrico. Le quattro cartografie di seguito illustratepropongono sia una visione d’insieme allascala regionale sia uno zoom alla scala territo-riale della provincia di Como, anche se, inquesto secondo caso, le zonizzazioni omoge-nee proposte per la parte provinciale nonsono rappresentative di quel maggior detta-glio di informazioni descritto nelle tabelle,negli indici e nei grafici al paragrafo 6.1.2(indici stagionali) e riferito a ben 18 stazionipluviometriche considerate in questo studio. L’inverno (cfr. Figura 6.33) è la stagione con leprecipitazioni meno abbondanti: nelle vallatepiù interne (Valtellina) le precipitazioni sonoin generale inferiori ai 110 mm in media (50°percentile) mentre lungo le falde dei rilieviorientali si hanno quantità medie di 200 mm. Le precipitazioni si verificano spesso sottoforma di neve. I casi di temporali con precipi-tazioni sono assai scarsi in tutta la regione; lezone in cui vi è una maggiore probabilità chesi verifichi nei mesi freddi qualche sporadico

temporale sono solo le Alpi marittime e leAlpi orientali.In primavera (cfr. Figura 6.34) la frequenza deigiorni con precipitazioni, e con temporali,aumenta gradualmente. La distribuzionenello spazio rimane con un massimo bendistinto lungo tutte le Prealpi lombarde (pro-vincia di Como inclusa). L’estate (cfr. Figura 6.35) invece è la stagionepiù temporalesca perché il riscaldamentodiurno dei versanti dei monti diviene il fatto-re più importante nella genesi dei temporali.La frequenza estiva si aggira quasi ovunquesui 12 - 16 giorni con temporale. La frequenza è minore in corrispondenzadelle vallate del Ticino e dell’Adige in quantoqueste rendono più difficile la formazione deitemporali orografici a bassa quota. Sulle Alpi centrali le precipitazioni aventi uncarattere temporalesco sono in generale note-voli. Le piogge avvengono in media per circa30 giorni nella regione spartiacque intorno a3000 m, per 8-10 giorni nelle valli più ripara-te; la quantità varia molto con l’altitudine. Durante l’autunno infine (cfr. Figura 6.36) leprecipitazioni diminuiscono in frequenza equantità nelle zone più interne delle Alpi,mentre sul versante Piemontese, nella partemeridionale delle Alpi centrali (provincia diComo inclusa) e nelle Alpi orientali le precipi-tazioni, specie sui versanti esposti a sud, rag-giungono i valori più alti dell’anno. I massimivariano da 400 mm nelle Alpi centro occiden-tali a 460 mm nelle Alpi Carniche.Per quanto riguarda il confronto tra la situa-zione media regionale ed il territorio dellaprovincia di Como, in riferimento alle Figure6.33 - 6.36 sono da rilevare in particolare: laposizione del Triangolo Lariano come unadelle aree regionali con i valori stagionali piùelevati; l’area dell’alto lago con valori inver-nali e primaverili inferiori alla media del ter-ritorio provinciale; gli alti valori estivi di tuttal’area alpina della provincia di Como.

Capitolo 6 PARTICOLARITÀ DEL TERRITORIO DELLA PROVINCIA DI COMO

73

Figura 6.33 Distribuzione spaziale delle precipitazioni medie invernali(Fonte: ERSAL, in Piano Regionale della Qualità dell’Aria, Regione Lombardia, FondazioneLombardia per l’Ambiente, 2001)

Figura 6.34 Distribuzione spaziale delle precipitazioni medie primaverili(Fonte: ERSAL, in Piano Regionale della Qualità dell’Aria, Regione Lombardia, FondazioneLombardia per l’Ambiente, 2001)

STUDIO CLIMATOLOGICO DELLA PROVINCIA DI COMO

74

Figura 6.36 Distribuzione spaziale delle precipitazioni medie autunnali(Fonte: ERSAL, in Piano Regionale della Qualità dell’Aria, Regione Lombardia, FondazioneLombardia per l’Ambiente, 2001)

Figura 6.35 Distribuzione spaziale delle precipitazioni medie estive(Fonte: ERSAL, in Piano Regionale della Qualità dell’Aria, Regione Lombardia, FondazioneLombardia per l’Ambiente, 2001)

Capitolo 6 PARTICOLARITÀ DEL TERRITORIO DELLA PROVINCIA DI COMO

75

6.2 TEMPERATURA

La temperatura dell’aria è uno degli elementimeteorologici e climatologici tra i più percepi-bili dalle persone e costituisce motivo didiscussione, a volte controverso, sui realivalori della stessa. La sensazione di caldo ofreddo dipende molto anche dalla sensibilitàpersonale. È utile ricordare che il parametro temperaturanon dovrebbe essere scisso da quello dell’in-dice di calore, ovvero alla combinazione tem-peratura - umidità relativa. In realtà, a diffe-renza di quanto pensa la gente comune, latemperatura misurata da tutti gli strumentiprofessionali è quella dell’aria e non delsuolo. Vero è che tutte le forme di energiahanno la loro comune origine dalla radiazio-ne solare assorbita dalla superficie terrestre,ma tale energia viene riemessa sia dal suoloche dall’atmosfera sotto forma di radiazionenell’infrarosso.L’irraggiamento quindi è il fattore che deter-mina maggiormente l’escursione termicagiornaliera, la quale dipende soprattutto,oltre che dalla vicinanza del terreno (oltre i1000-1500 m/s.l.m. diventa trascurabile) dal-l’orografia del terreno (il territorio larianospecie quello alpino e prealpino presenta unaorografia complessa). Prescindendo da tali considerazioni la tempe-ratura dell’aria decresce con la quota media-mente di 0,6 ° C ogni 100 m; gradienti supe-riori a tale valore determinano spesso instabi-lità atmosferica; valori uguali isotermia; valo-ri inferiori inversioni termiche che favorisco-no oltre al ristagno di sostanze inquinanti neibassi strati dell’atmosfera anche la nebbiaspecie durante il periodo autunno-inverno.

Le stazioni di misura delle temperature consi-derate in questo studio (cfr. Figura 6.37) sonoquindici (15), da nord a sud: Samolaco (SO)(n.6), Gorghiglio (n.42), Regea (n.41), Colico

(LC) (n.4), Bellano (LC) (n.9), San Fedele Intelvi(n.44), Valmorea (n.19), Como - Villa Olmo (soloper serie storica) (n.52), Como - Municipio (soloper serie storica) (n.45), Como - Rebbio (n.13),Erba (n.2), Vertemate con Minoprio (n.40),Mariano Comense (n.3), Carimate (n.15),Castellanza (VA) (n.43). La stazione di riferi-mento è quella di Como Villa Gallia (n.1).Si ricorda che per alcune stazioni il dato men-sile, originariamente parziale o mancante, èstato integrato con quello delle stazioni piùvicine per posizione geografica e/o altimetria(cfr. Tabelle 5.B.1.1, 5.B.1.2, 6.3, 6.4).

In questa sezione vengono dapprima illustra-te alcune considerazioni generali sulle carat-teristiche, l’andamento e la distribuzionedelle temperature giornaliere massime, mini-me e medie.

Figura 6.37 - Ubicazione stazioni per con-fronto delle temperature medie stagionali(1991-2002)

STUDIO CLIMATOLOGICO DELLA PROVINCIA DI COMO

76

L’ipotesi di una ripartizione del territoriocomasco in aree omogenee sotto l’aspetto ter-mico, prende invece come riferimento i valorimedi stagionali rilevati nel periodo utile(1991-2002), anche se solo per gli anni piùrecenti è possibile un confronto omogeneo trapiù stazioni presenti sul territorio. Le stagionivengono considerate come segue:

• inverno: mesi di dicembre, gennaio, feb-braio;

• primavera: mesi di marzo, aprile, maggio;• estate: mesi di giugno, luglio, agosto;• autunno: mesi di settembre, ottobre,

novembre.

Solo per la stazione di Como viene infine pro-posta anche una analisi della serie storica delletemperature medie annuali, finalizzata allavalutazione dei possibili trend direttamentecollegabili al fenomeno del riscaldamento glo-bale, seppur visto ad una scala locale.

6.2.1 Andamento generale delle temperature giornaliere: massime, minime, medieEsistono numerosi fattori spaziali e tempora-li, strettamente legati alla posizione delle sin-gole stazioni, che possono apportare significa-tive variazioni di temperatura anche alla pic-colissima scala. Tra questi si sottolineano:•esposizione della stazione di monitoraggio

all’irraggiamento solare diretto, specialmen-te nella stagione invernale;

•esposizione della stazione di monitoraggioa vallate particolarmente esposte a correntidi aria fredda (es. Valtellina, Val Chiavenna,Valsassina, vallate minori attorno al lago);

•influenza diretta dei bacini lacustri che ope-rano una intensa azione mitigatrice, special-mente nelle stagioni fredde, con temperatu-re delle acque di qualche grado superiorealle corrispondenti temperature dell’ariasulla terra ferma e per una generale assenzadi nebbie;

•presenza o assenza di nebbie persistenti cheriducono drasticamente la radiazione solare;

•aree caratterizzate da frequenti fenomeni diinversioni termiche.

Un fattore di particolare importanza è inoltreil profilo termico verticale in quanto la diffu-sione del calore e la diluizione di eventualiinquinanti o aerosols, accumulati negli stratiprossimi al suolo, sono profondamente legati,oltre che al trasporto orizzontale operato dalvento, anche alla presenza di moti verticali iquali diffondono il calore e/o gli inquinantisu uno strato verticale.Per questi motivi si intuisce anche l’importan-za rivestita dalle inversioni termiche le quali,a causa della elevata stabilità atmosferica,agevolano il ristagno di eventuali inquinanti eaerosols negli strati interessati dall’inversionetermica, che, per quanto riguarda la provinciacomasca, risultano essere quelli delle valli odei canaloni e in misura leggermente inferio-re quelli della pianura. Il periodo maggior-mente interessato dal fenomeno delle inver-sioni termiche risulta quello invernale per lapresenza del dominio anticiclonico.

In riferimento alle Tabelle ed ai Grafici ripor-tati in Appendice (cfr. Tabelle 5.B.2.1 - 5.B.2.15,Grafici 5.B.2.1 - 5.B.2.15) si può notare che nelperiodo invernale le temperature massime(Tmax) assumono i valori più bassi, oltreovviamente alle aree in quota, nelle aree meri-dionali ed in particolare in alcune zonedepresse caratterizzate da quote inferioririspetto al livello medio di pianura.(Carimate, Mariano ed altre località limitrofe).E’ evidente in questo comportamento l’in-fluenza della nebbia e dell’accumulo di ariafredda nei bassi strati dell’atmosfera, la qualeriducendo l’apporto di radiazione solare,impedisce che possano essere raggiunti valo-ri analoghi a quelle delle aree adiacenti noninteressate dal fenomeno.Le più alte Tmax si osservano invece in pros-

Capitolo 6 PARTICOLARITÀ DEL TERRITORIO DELLA PROVINCIA DI COMO

77

simità dei rilievi collinari prealpini e, a livellogenerale, nelle aree adiacenti i laghi.L’andamento delle temperature minime(Tmin) giornaliere nel medesimo periodo evi-denzia valori lievemente più elevati in prossi-mità dei laghi, come conseguenza diretta del-l’azione mitigatrice del lago. Le più basseTmin si osservano in prossimità dei rilievi enelle aree depresse della pianura meridionale.Questi bassi valori sono determinati dalladiscesa di aria più fredda nelle ore notturnedalle aree alpine, prealpine e collinari e, avolte, anche dalla contro radiazione notturna. Nel periodo primaverile il comportamentodelle temperature massime giornaliere èinvece caratterizzato, in contrapposizione alperiodo freddo, da valori più elevati propriolungo l’asse longitudinale dell’area di pianu-ra, circostanza da ascriversi alla quasi totaleassenza di nebbia nel periodo primaverile edanche ai frequenti casi di Foehn. Le Tmaxpiù contenute si osservano in prossimità deirilievi dove la maggiore altitudine delle areein esame, unitamente all’assenza di inversio-ni termiche nelle ore diurne, determinano ilnaturale decremento della temperatura conla quota. In estate il campo delle temperature massimeè caratterizzato da un massimo lungo la fasciameridionale della provincia. Tale comporta-mento è determinato da un maggior ristagnoed accumulo di calore nello strato atmosfericosuperficiale, poiché la modesta ventilazionedi tali aree riduce la diffusione turbolenta delcalore verso gli strati più alti. Gran parte del-l’area insubrica è invece influenzata dalla cir-colazione di brezza diurna per cui il campotermico risulta più mitigato. I valori più bassidelle Tmax si riscontrano infine nella zonaprealpina e alpina, a causa del naturale decre-mento della temperatura con la quota.L’andamento delle temperature minime risul-ta invece caratteristico di tutte le zone preal-pine e alpine.

Per quanto riguarda infine le temperaturemedie giornaliere si evidenziano i due casiestremi riferiti ai mesi di gennaio (il più fred-do) e luglio (il più caldo). Nel primo caso siosserva una distribuzione caratteristica con ivalori più bassi (< 2 °C) nelle stazioni di quotae nelle aree a settentrione della provincia;valori intermedi (2-3 °C) nelle aree costieredel lago e della bassa pianura; valori legger-mente superiori (> 3°C) in corrispondenza deiprincipali centri abitati (Como, Cantù, Erba,Castellanza), situazione dovuta al probabileeffetto di “isola di calore” caratteristico delleurbanizzazioni di grandi-medie dimensioni. Per il mese di luglio invece la situazione pre-senta valori minori (< 20°C) nelle stazioni diquota, valori intermedi (20-23 °C) nelle areecostiere del lago e della fascia di pianura evalori leggermente superiori (>23°C) in corri-spondenza dei principali centri abitati (Como,Cantù, Erba, Castellanza).

6.2.2 Indici stagionaliI risultati delle elaborazioni vengono espressicome indici stagionali ovvero come scosta-mento del valore di temperatura media sta-gionale della stazione considerata, rispetto alvalore della stessa stagione rilevato a ComoVilla Gallia (stazione di riferimento con indiceposto uguale a zero).Le Tabelle 6.4 e 6.5 riportano le temperaturemedie stagionali ed i relativi valori degli indi-ci riferiti alla stazione di riferimento di Como. Le Figura 6.38 - 6.51 illustrano invece gliandamenti degli indici ed i rapporti tra lediverse stazioni per ogni stagione e ogni annoconsiderato nel periodo 1991-2002.

STUDIO CLIMATOLOGICO DELLA PROVINCIA DI COMO

78

Tem

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Capitolo 6 PARTICOLARITÀ DEL TERRITORIO DELLA PROVINCIA DI COMO

79

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Figura 6.38 - Indici stagionali per le aree alpine e alto lago

Figura 6.39 - Indici stagionali per le aree basso lago, pedemontana, pianura

STUDIO CLIMATOLOGICO DELLA PROVINCIA DI COMO

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Capitolo 6 PARTICOLARITÀ DEL TERRITORIO DELLA PROVINCIA DI COMO

81

Figura 6.40 - Indici stagionali anno 2002

Figura 6.41 - Indici stagionali anno 2001

Figura 6.42 - Indici stagionali anno 2000

Figura 6.43 - Indici stagionali anno 1999

Figura 6.44 - Indici stagionali anno 1998

STUDIO CLIMATOLOGICO DELLA PROVINCIA DI COMO

82

Figura 6.45 - Indici stagionali anno 1997

Capitolo 6 PARTICOLARITÀ DEL TERRITORIO DELLA PROVINCIA DI COMO

83

Figura 6.46 - Indici stagionali anno 1996

Figura 6.47 - Indici stagionali anno 1995

Figura 6.48 - Indici stagionali anno 1994

STUDIO CLIMATOLOGICO DELLA PROVINCIA DI COMO

84

Figura 6.49 - Indici stagionali anno 1993

Figura 6.50 - Indici stagionali anno 1992

Figura 6.51 - Indici stagionali anno 1991

Capitolo 6 PARTICOLARITÀ DEL TERRITORIO DELLA PROVINCIA DI COMO

85

osservano invece in inverno, e sono dovutealla latitudine (prossimità dell’arco alpino) eall’influsso diretto di correnti fredde prove-nienti dalle grandi vallate alpine (Valtellinaper Colico, Val Chiavenna per Samolaco,Valsassina per Bellano) e da alcune vallateminori del lago di Como.L’azione mitigatrice del lago è testimoniata inmolte aree costiere (specie nelle zone dellaTremezzina e di Bellagio) dalla presenza dif-fusa di una vegetazione (per esempio l’ulivo)caratteristica di un microclima mite, nonriscontrata in altre porzioni del territorio pro-vinciale.Da notare infine come il valore di riferimentodella stazione di Como Villa Gallia non vengamai superato da nessuna delle altre stazionicostiere. Questo fatto è da imputarsi al sicuroeffetto “isola di calore” che influenza diretta-mente la stazione del capoluogo.

• fascia collinare e pedemontana (Albavilla,Valmorea): la stazione di Albavilla, posta aduna quota intermedia tra la pianura ed i rilie-vi prealpini del triangolo lariano, presentaindici intermedi tra queste due classi e si dif-ferenzia inoltre sensibilmente da quelle sta-zioni costiere per le quali è evidente l’influssodel lago. Le differenze maggiori rispetto allastazione di riferimento si osservano nelle sta-gioni più calde per effetto diretto dell’altime-tria e dell’escursione termica giornaliera. Ledifferenze minori si osservano invece, comeper le stazioni in quota, nelle stagioni piùfredde. Questa situazione termometrica puòessere rappresentativa di tutta la fascia di ter-ritorio collinare non direttamente connessaalle aree costiere del lago e non così influen-zata dall’effetto orografico dei maggiori rilie-vi. Anche la stazione di Valmorea, nonostan-te il limitato numero di osservazioni stagiona-li, presenta caratteri intermedi tra quelli pro-pri della pianura e quelli tipici delle aree inquota. La sua posizione all’estremo margine

Fermo restando l’estrema variabilità spazialee temporale delle condizioni termometrichemedie (giornaliere, stagionali e annuali), rile-vate nelle diverse stazioni, è comunque possi-bile suggerire una possibile zonizzazione perle seguenti aree omogenee:

• zone di montagna, alpine e prealpine,• aree costiere del lago,• fascia collinare e pedemontana,• fascia di pianura.

• zone di montagna, alpine e prealpine(Regea, Gorghiglio, San Fedele Intelvi): tuttele stazioni presentano le massime differenzenelle temperature medie stagionali rispettoalla stazione di riferimento di Como, convalori medi anche > 6°C. Le differenze mag-giori si rilevano sistematicamente nelle sta-gioni estate/autunno a causa delle forti escur-sioni termiche giornaliere tipiche delle aree inquota. Differenze minori, comunque sempresensibili, si osservano invece nelle stagionifredde sia per le minori escursioni termichesia, spesso, per il contributo diretto dei feno-meni di inversione termica.Come per le precipitazioni, per completare ilquadro delle stazioni poste in quota, sarebbeestremamente utile un confronto con le sta-zioni di San Nazzaro Val Cavargna e conquelle prealpine del M.te San Primo e del M.teBisbino.

• aree costiere del lago (Samolaco, Fuentes,Colico, Bellano, Varenna, Como): poste tutte aquote prossime al lago, queste stazioni pre-sentano sempre differenze negative rispettoalla stazione di riferimento di Como ma conscarti generalmente contenuti. Le differenzeminime si osservano in estate, a testimonian-za di una generale omogeneità del clima lacu-stre anche se, l’alto lago è soggetto con mag-giore frequenza all’azione dei regimi anemo-logici locali. Le differenze più sensibili traComo e le stazioni dell’alto e centro lago si

STUDIO CLIMATOLOGICO DELLA PROVINCIA DI COMO

86

centro-occidentale del territorio provincialepotrebbe essere rappresentativa di tutta l’areadell’olgiatese ma necessita di un periodo dianalisi ed elaborazione più approfondito.

• fascia di pianura (Erba, Carimate, MarianoComense, Vertemate con Minoprio,Castellanza): gli indici stagionali, pur nellaloro variabilità, non presentano generalmen-te sensibili differenze alla stazione di riferi-mento di Como e presentano una certa diffu-sa omogeneità tra tutte le stazioni di pianuraosservate. Le maggiori differenze si possononotare localmente nelle stagioni fredde specieper alcune aree caratterizzate da quote infe-riori rispetto al livello medio di pianura, odirettamente influenzate dalla nebbia cheriduce l’apporto di radiazione solare, o dal-l’accumulo di aria fredda nei bassi strati del-l’atmosfera (es: Carimate, Mariano Comenseed altre località limitrofe). Le differenze mini-me si osservano invece nella stagione calda incontrasto con quanto rilevato nella aree colli-nari e pedemontane.

6.2.3 Serie storica delle temperature medieannuali a Como Per approfondire lo studio sugli eventualicambiamenti delle temperature negli ultimianni direttamente collegabile al fenomeno delriscaldamento globale, seppur visto ad unascala locale, è stata valutata la serie temporaledelle temperature medie annuali rilevatenella città di Como.Confrontando i valori medi annuali degli ulti-mi undici anni (1991-2001) con i risultati rica-vati dalla serie storica (in particolare il perio-do 1924-1944 e 1953-1970) (cfr. Figura 6.52) èpossibile ipotizzare un progressivo aumentotendenziale delle temperature medie annuerispetto ai primi decenni del secolo scorso.Questa situazione tendenziale rispecchiaquanto già osservato a livello regionale e del-l’intero nord Italia, seppur con aumenti diffe-renziati a seconda delle città rilevate(M.Maugeri, E.Mazzucchelli. 2003. Il riscalda-mento del nostro pianeta: la situazione italiana conparticolare riferimento alla Regione Lombardia ealla città di Milano. CUSL; Evidenza di cambia-menti climatici sul Nord Italia. C. Cacciamani,M.Lazzeri, A.Selvini, R.Tomozeiu, A.Zuccherelli. ARPA Emilia Romagna, 2001, inQuaderno Tecnico ARPA-SMR, n.04/20019).

Figura 6.52: Stazione di Como. Serie storica delle temperature medie annuali (1924 - 2001)

Capitolo 2 CENNI DI CLIMATOLOGIA REGIONALE E LOCALE

87

6.2.4 Condizioni medie del territorioregionale e confronto con la situazioneprovinciale Analogamente a quanto già esposto per leprecipitazioni, anche per il confronto deicaratteri stagionali di temperatura si fa riferi-mento ai lavori realizzati da ERSAL (e conte-nuti nel Piano Regionale della Qualitàdell’Aria, Regione Lombardia, FondazioneLombardia per l’Ambiente, 2000), utilizzandole stazioni di monitoraggio del ServizioIdrografico del Ministero dei Lavori Pubblici,del Servizio Meteorologico dall’Aeronautica edell’Istituto Sperimentale per la cerealicoltu-ra, con analisi riferite ad un periodo di tempodi circa un quarantennio (1950-1996).A livello territoriale regionale ciascuna dellequattro stagioni è caratterizzata da un proprioaspetto termometrico. Si riportano di seguito

(cfr. Figure 6.53-6.56) le carte tematiche stagio-nali termiche medie riferite alla temperaturamisurata al suolo per l’intero territorio regio-nale. Le singole cartografie sono accompagnate dauno zoom alla scala provinciale di Como chetuttavia non può essere ritenuto rappresenta-tivo di quel maggior dettaglio di informazio-ni descritto nelle tabelle, negli indici e nei gra-fici (cfr. paragrafo 6.2.2 - indici stagionali) e rife-rito a ben 17 stazioni termometriche conside-rate in questo studio. Le caratteristiche del territorio della provinciadi Como evidenziano comunque le già citatevariazioni locali dovute essenzialmente all’o-rografia, alla quota e all’azione mitigatrice dellago e sono facilmente confrontabili, per ana-logie e/o differenze, con tutto il territorioregionale.

Figura 6.53 Distribuzione spaziale delle temperature medie invernali(Fonte: ERSAL, in Piano Regionale della Qualità dell’Aria, Regione Lombardia, FondazioneLombardia per l’Ambiente, 2001)

STUDIO CLIMATOLOGICO DELLA PROVINCIA DI COMO

88

Figura 6.54 Distribuzione spaziale delle temperature medie primaverili(Fonte: ERSAL, in Piano Regionale della Qualità dell’Aria, Regione Lombardia, FondazioneLombardia per l’Ambiente, 2001)

Figura 6.55 Distribuzione spaziale delle temperature medie estive(Fonte: ERSAL, in Piano Regionale della Qualità dell’Aria, Regione Lombardia, FondazioneLombardia per l’Ambiente, 2001)

Capitolo 6 PARTICOLARITÀ DEL TERRITORIO DELLA PROVINCIA DI COMO

89

Figura 6.56 Distribuzione spaziale delle temperature medie autunnali(Fonte: ERSAL, in Piano Regionale della Qualità dell’Aria, Regione Lombardia, FondazioneLombardia per l’Ambiente, 2001)

STUDIO CLIMATOLOGICO DELLA PROVINCIA DI COMO

90

6.3 UMIDITÀ RELATIVA

Le stazioni di misura dell’Umidità Relativaconsiderate in questo studio (cfr. Figura 6.57)sono Samolaco (n.6), Como Villa Gallia (n.1),Albavilla (n.7), Erba (n.2) e Castellanza (n.43).

Figura 6.57 - Ubicazione stazioni per con-fronto dell’umidità relativa media mensile eannuale (1991-2002)

L’umidità relativa percentuale (Ur%) puòessere considerata come un processo dell’eva-porazione dell’acqua ed è presente in atmo-sfera in percentuali particolarmente variabili.Per ottenere l’evaporazione è necessaria unanotevole quantità di energia (600 kcal per 1 kgd’acqua) che dipende prevalentemente dalcalore assorbito dal suolo e prosegue fino aquando l’aria che si trova al di sopra dellasuperficie liquida non diviene satura.L’umidità relativa inoltre è funzione dellatemperatura dell’aria e della quantità di vapo-

re in essa contenuta. Un altro importante fat-tore che influenza l’evaporazione è l’intensitàdel vento che favorisce il ricambio dell’ariasatura a contatto con la superficie liquida eva-porante e la sua sostituzione con aria menoumida. I movimenti turbolenti dell’aria e imoti convettivi (di origine dinamica, orografi-ca o termica) si incaricano di diffondere ilvapore acqueo liberatosi dal suolo verso glistrati atmosferici superiori dove può conden-sare formando le nubi o trasferirsi altrovespostato dalle correnti aeree. Nella provinciadi Como la ricchezza di superfici lacustri e divegetazione costituiscono un notevole poten-ziale di evaporazione.Nei periodi freddi, tuttavia, il vapore acqueotende a ristagnare nei bassi strati atmosferici acontatto del suolo impedendo l’ulteriore eva-porazione della superficie sottostante a causadella presenza di possibili inversioni termi-che, con conseguenti formazioni nebbiose.Queste condizioni si verificano con maggiorefrequenza nelle zone di pianura e in quelle divalle mediamente poste al di sotto dei 200 mdi altitudine.Si osserva inoltre che anche nel periodo caldoil vapore acqueo tende a ristagnare in prossi-mità del suolo poiché la scarsa ventilazione,specie nelle aree di pianura, rende alquantotrascurabile l’efficacia della turbolenza mec-canica nella diffusione verticale del vaporeacqueo.Nel periodo autunnale, infine, l’incidenza piùelevata si verifica, oltre che nella pianura,nelle zone di valle: sono queste infatti le areein cui la ventilazione è più debole e pertantoil vapore acqueo tende a ristagnare e ad accu-mularsi nei bassi strati. Sulle zone prealpine, in prossimità dei laghi, ilmotivo dell’umidità relativa relativamentebassa è da ascriversi, oltre che alla leggeraventilazione, anche all’azione mitigatricedella superficie lacustre alla quale sono asso-ciate temperature più elevate che a parità di

Capitolo 6 PARTICOLARITÀ DEL TERRITORIO DELLA PROVINCIA DI COMO

91

contenuto di vapore acqueo determinano unvalore più ridotto.Non sono da sottovalutare inoltre, specie nelperiodo inverno-primavera, i numerosi casidi Foehn, vento caldo e secco, che discendedalle vallate dell’arco alpino quando quest’ul-timo viene investito da intense correnti set-tentrionali. Le aree maggiormente interessatesono quelle alpine, prealpine e, in misura infe-riore, quelle dell’area padana.In base alle osservazioni dell’ultimo decen-nio, si è riscontrato un abbassamento genera-lizzato della Ur % più marcato rispetto aglialtri parametri meteorologici in virtù di unaconcomitanza di un innalzamento termico intutte le stagioni e di un progressivo aumentodei periodi siccitosi.L’insufficiente numero di stazioni che rileva-no l’umidità relativa sul territorio provincialenon permette comunque di valutare compiu-tamente le differenze fra zone diverse.Ciononostante, correlando le zonizzazioniproposte per le piogge e per le temperaturecon le aree dove è disponibile il parametro, siipotizza una caratterizzazione del territoriopuramente indicativa.Il criterio, secondo il quale suddividere la provin-cia, è il valore medio annuo misurato in un sito.Basandosi sui pochi dati disponibili, si riscon-trano valori medi bassi (55-65%) nelle aree aquote elevate e soggette a venti con velocitàmoderata sommariamente individuabili neisettori occidentale e settentrionale e distantida superfici idrografiche.Le zone dove l’umidità relativa assume invecevalori medio-alti (65-70%) si estendono nellaparte centro-meridionale della provincia, incorrispondenza delle colline e della pianura. In prossimità di corsi d’acqua e del lago, e aquote non elevate, si suppone invece l’esi-stenza di valori medi annui di umidità relati-va abbastanza elevati ( > 70%).Si ricorda che la zonizzazione proposta è som-maria, poiché in ogni sito si possono presen-

tare particolari condizioni (ventosità, precipi-tazione, radiazione solare elevata, ecc.) chevanno ad influenzare direttamente i valoridell’umidità.

6.3.1 Condizioni medie del territorioregionale e confronto con la situazioneprovinciale L’umidità relativa media annua del territorioregionale (79-80 %) è caratterizzata da varia-zioni stagionali meno ampie che nella restan-te Valle Padana. Fino alla quota di 1500 m leescursioni diurne sono abbastanza marcatespecialmente nel periodo da maggio a settem-bre (15-30 %). Al di sopra dei 1500 m l’escur-sione diurna diviene debole poiché l’effetto diriscaldamento diurno risulta ridottissimodata la più intensa circolazione. Con correntidi foehn da nord si possono verificare talvol-ta umidità relative eccezionalmente basse(inferiori al 10 % ).E’ utile rilevare che ciò può avere conseguen-ze fisiologiche non trascurabili.L’abbassamento eccessivo dell’umidità relati-va determina infatti un eccesso di traspirazio-ne che agisce inizialmente come stimolantema se le condizioni si prolungano può darluogo a emicranie, disturbi nervosi e indolen-za mentale.(Fonte: “Caratterizzazione del territorio dellaregione sotto il profilo climatologico per zone omo-genee”, G.Tebaldi, ARPA Milano, in PianoRegionale della Qualità dell’Aria, RegioneLombardia, Fondazione Lombardia perl’Ambiente, 2000)

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6.4 VENTO

Le stazioni di misura del vento considerate inquesto studio (cfr. Figura 6.58) sono Colico(n.4), Como Villa Gallia (n.1), Erba (n.2) eMariano Comense (n.3).

Figura 6.58 - Ubicazione stazioni per con-fronto delle classi di velocità e direzione deiventi (1991-2002)

La particolare conformazione del lago diComo, unitamente alla complessa orografiadel territorio provinciale, comportano unagenerale predisposizione della direzione pre-valente dei venti dai quadranti settentrionali(NE) con un particolare moderato rinforzo neimesi estivi. Limitatamente all’alto lago (Colico,Samolaco), la direzione del vento assume unacomponente più orientale derivante dall’in-fluenza diretta della disposizione delle valliorientate da occidente ad oriente (Valtellina),

condizione che si alterna nel periodo prima-vera-estate con delle correnti meno frequentied intense provenienti dai settori nord-occi-dentali.Considerando il territorio nella sua comples-sità, dai dati riportati in Appendice (Tabelle5.D.1.1- 5.D.4.12; Grafici 5.D.1.1-5.D.4.12) sipuò dedurre che l’intensità dei venti nonsupera mai valori elevati tranne nei casi diventi flavonici (Foëhn: vento caldo e secco,che discende dalle vallate dell’arco alpinoquando quest’ultimo viene investito da inten-se correnti settentrionali). Le aree maggior-mente interessate dal Foëhn sono quelle alpi-ne, prealpine e, in misura inferiore, quelle del-l’area padana.In caso di Foëhn, unico caso di meteorologiadi bel tempo con bassa pressione, gli effettipiù visibili sulla nostra provincia sono iseguenti: vento forte associato a raffiche daiquadranti settentrionali, visibilità ottima(tanto che da qualsiasi punto in quota è possi-bili osservare l’intero arco alpino el’Appennino Tosco-Emiliano), cielo terso conrare nubi di tipo orografico, aumento di tem-peratura e netta diminuzione dell’umiditàrelativa. Sull’area pedemontana ed in pianura il Fohënè da considerarsi comunque un fattore positi-vo, in quanto, unitamente alle precipitazioni,costituisce l’elemento naturale più importanteper la dissipazione delle sostanze inquinanti,che ristagnano nei bassi strati atmosferici. Le calme di vento non appaiono inveceuniformante distribuite, differenziandosi inmisura anche rilevante tra le diverse aree ubi-cate in prossimità del lago, quelle di pianurao quelle situate in collina o nelle zone di con-fluenza tra due valli.Nell’arco della giornata, soprattutto nella zonapedemontana, assumono una discreta impor-tanza le brezze, le cui componenti variano daiquadranti meridionali (la “Breva”), nelle orecentrali e più calde della giornata, mentre la

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componente settentrionale (il “Tivano”) iniziadopo il tramonto in misura più o meno accen-tuata a seconda della vicinanza al lago o airilievi (cfr. Figure 6.59- 6.61). La componente dibrezza assume particolare rilievo in funzionedella diffusione degli inquinanti in atmosferasia locali sia provenienti dal settore dellamedia pianura lombarda, in particolare dall’a-rea metropolitana milanese e dalla Brianzanord-occidentale.Sempre in regime di brezze alcune aree rivie-rasche del lago di Como sono soggette a par-ticolari circolazioni locali direttamente colle-gabili alle particolari condizioni orografichedi alcune vallate laterali al corpo lacustre.Questi venti locali assumono spesso denomi-nazioni tipiche del luogo in funzione dellaprovenienza del vento o della zona di impat-to (es: San Vincenzo, Borgognone, Garzeno,Bellanasco, S.Anna, Menaggino, Bergamasca,Argegnino, Molinaccio, ecc.) (cfr. Figura 6.59).

6.4.1 Condizioni medie del territorioregionale e confronto con la situazioneprovinciale

Venti al suoloIl carattere più tipico della distribuzione ane-mologica della regione è l’estrema variabilitàdovuta in gran parte agli effetti delle impo-nenti catene montuose. Nonostante l’influsso delle perturbazioniatlantiche, delle depressioni sul Mediterraneoe dell’invasione di aria fredda da est, influen-zino la pianura lombarda, come tutta l’ItaliaSettentrionale, nei periodi anticiclonici laValle Padana modifica profondamente lemasse d’aria locali. A causa della conforma-zione locale della Valle del Po e della vicinan-za delle Alpi, la climatologia dell’area lom-barda è caratterizzata da una spiccata man-canza di venti sinottici al livello del suolo.In genere la circolazione dei venti è moltodebole: le calme di vento (comprendenti velo-

cità inferiori a 0.5 m/s) rappresentano, nel-l’anno, il 50-60 % delle osservazioni, conpunte del 70% durante la stagione invernale.La parte più orientale della regione è frequen-temente interessata da venti orientali, in par-ticolare quando vi sono venti di bora nell’altoadriatico.In primavera, in autunno e in inverno si veri-ficano correnti di Foëhn (vedi oltre), collegatea depressioni sottovento all’arco alpino occi-dentale.Durante l’inverno si hanno venti prevalente-mente occidentali sulla fascia meridionale,orientali sulla fascia centrale e settentrionalisulla fascia più prossima al versante alpino.Durante la primavera si ha una netta preva-lenza di venti orientali con una componentedi correnti meridionali in prossimità dei con-trafforti appenninici.Anche durante l’estate i venti sono prevalen-temente orientali con componenti settentrio-nali verso la fascia alpina e meridionali versogli Appennini. Durante l’autunno i venti sonoprevalentemente orientali sulla parte centro-orientali e occidentali sulla parte occidentale esud-occidentale.In conclusione, durante l’anno i venti sono acomponente settentrionale in vicinanza del-l’arco alpino, meridionali in vicinanza degliAppennini e prevalentemente orientali sullafascia centrale. (Fonte: “Caratterizzazione del territorio dellaregione sotto il profilo climatologico per zone omo-genee”, G.Tebaldi, ARPA Milano, in PianoRegionale della Qualità dell’Aria, RegioneLombardia, Fondazione Lombardia perl’Ambiente, 2000)

Venti da incanalamentoNelle valli le correnti sono incanalate lungol’asse principale; il verso e la velocità del flus-so dipendono essenzialmente dal gradiente dipressione. Tipiche correnti da incanalamento siverificano molto spesso nelle vallate che con-

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ducono ai passi più importanti. Queste cor-renti sono di tipo accelerazionale, essendodeboli dalla parte in cui la pressione è più altae forti dall’altra.Tra i venti da incanalamento è degno di parti-colare rilievo il Foëhn. Si tratta come è noto diuna corrente secca che si riscalda dinamica-mente discendendo dai rilievi. Il Foëhn simanifesta nelle vallate del versante italiano,quando l’aria proviene da nord e attraversa lalinea spartiacque introducendosi nelle vallateche si aprono nella pianura padana. La fre-quenza di questo vento da nord è elevata nelperiodo da dicembre a maggio e raggiungeun massimo in marzo.Le correnti di Foëhn oltre ai danni dovuti alsemplice effetto dinamico, possono determi-nare altri inconvenienti: ad esempio nel pas-sare sui laghi alpini agli inizi della primavera,quando l’acqua è gelata, il Foëhn può causareun sottile strato di nebbia pur essendo l’ariamolto secca; queste correnti essendo a tempe-ratura elevata favoriscono lo sciogliersi dellenevi, sicché un Foëhn persistente per 2-3 gior-ni può determinare l’impraticabilità del terre-no a causa delle piene torrentizie. Periodi difoëhn particolarmente caldi possono essereprevisti con qualche anticipo (12 - 24 ore).(Fonte: “Caratterizzazione del territorio dellaregione sotto il profilo climatologico per zone omo-genee”, G.Tebaldi, ARPA Milano, in PianoRegionale della Qualità dell’Aria, RegioneLombardia, Fondazione Lombardia perl’Ambiente, 2000)

Circolazioni localiLa maggior parte delle aree pedemontanesono soggette ad un regime di brezze dimonte e di valle (specialmente da marzo adottobre), che avviene con una frequenza supe-riore al 50 %.Le Figure 6.60 e 6.61 illustrano alla scala regio-nale come a nord del fiume Po, e quindi lon-tano dalla influenza dell’Appennino, i settori

maggiormente interessati dai fenomeni dibrezze sono rispettivamente quelli da nord,durante la notte, e da sud durante le ore delgiorno (tarda mattinata e pomeriggio), men-tre nelle zone a sud del fiume Po l’andamen-to si inverte, con un massimo notturno daovest-sud ovest ed un massimo pomeridianoda est-sud est.L’effetto della circolazione di brezza è rileva-bile solo al suolo, poiché più in alto la corren-te di ritorno ha valori trascurabili rispettoall’intensità del vento sinottico, e comunquesi esaurisce entro i primi 1000 metri dal suolo.La presenza della brezza e la sua frequenza oincidenza rispetto ai venti sinottici, cioè noninfluenzati dal ciclo termico giornaliero, sideduce dalla differenza tra le rose dei venti“diurni”, e quelle dei venti “notturni”. La dif-ferenza tra le frequenze delle direzioni di pro-venienza dei venti “diurni” e di quelli “not-turni”, attribuibile alla rotazione della brezza,varia da un massimo di circa il 64 % nellezone dell’alto milanese (Milano Malpensa),ad un minimo del 33 % nella bassa pianura(da Milano Linate a Parma).Le brezze notturne fluiscono prevalentemen-te dai quadranti settentrionali, da nord-nordest nella zona di Vercelli, da nord-nord ovestlungo la Valle del Ticino come a MilanoMalpensa, tra est e nord-nord est in quelle adest del Ticino come a Milano Linate, o piùdecisamente da est verso il Veneto, mentre asud del Po la brezza notturna fluisce da ovest-sud ovest.Questo flusso laminare converge quindi versola bassa pianura, dove si accumula e si raf-fredda fino alla saturazione, formando unostrato di aria umida dello spessore di oltre 200m. E’ grazie a questo fenomeno che si spiegala elevata frequenza e persistenza di nebbie,non solo invernali, nella bassa pianura mila-nese e nel mantovano.Di giorno, al nord del Po, in seguito al piùrapido riscaldamento, dovuto alla maggiore

Capitolo 6 PARTICOLARITÀ DEL TERRITORIO DELLA PROVINCIA DI COMO

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insolazione, della zona delle Prealpi, il ventotende a orientarsi dai quadranti meridionali,con un flusso relativamente veloce e turbolen-to. In questo modo viene convogliata aria piùfresca, e d’inverno anche nebbiosa, verso lezone collinari dell’alto milanese, ma ancheverso le zone alte del bresciano; ovviamente asud del Po la circolazione delle brezze è inver-tita e questa proviene da est-nord est.Nel milanese questa rotazione diurna dellebrezze di valle e di monte, per effetto del dif-ferente riscaldamento, raffreddamento tral’alta e la bassa pianura, unito all’effetto diincanalamento delle valli dell’Adda e delTicino, tende a far provenire il vento dalladirezione del Sole, cioè tra le 00.00 e le 06.00,il vento proviene da nord est, dalle 09.00 alle18.00 ruota da sud est a sud ovest, passandoper sud alle 12.00, e alle 21.00 spira da nord.Per quanto riguarda la direzione prevalente,dato il debole regime anemologico della pia-nura lombarda, tranne poche eccezioni legatealla orografia locale, non esiste una direzionepredominante di provenienza del vento,essendo la calma la situazione predominante.Nel corso dell’anno, tuttavia, anche la circola-zione locale risulta influenzata dai cambia-menti stagionali delle condizioni barichemedie che si instaurano nella parte nord-occi-dentale della Pianura Padana: nei mesi dinovembre, dicembre e gennaio il vento tendea provenire da nord ovest, nei mesi di feb-braio, marzo ed aprile si rafforza la compo-nente da est, nei mesi di maggio, giugno eluglio si ha una prevalenza da sud ovest edinfine, nei mesi di agosto, settembre ed otto-bre si rinforza di nuovo la componente da est.In generale, su tutto il territorio regionale nelsemestre invernale domina la componente daovest, mentre durante il semestre estivo pre-vale la componente da est.A causa della complessa orografia della VallePadana, nello strato tra il suolo e 1000 m vi èspesso una grande variabilità nella distribu-

zione anemologica.Nella zona pedemontana nord è molto fre-quente il foëhn, descritto precedentemente,che scende a raffiche intermittenti dai crinalialpini e s’incanala lungo le valli, con una certapreferenza per quelle del Ticino e dell’Adda,anche se non è trascurabile lungo le vallidell’Oglio e del Mincio. In queste occasioni,nelle aree pedemontane tra Bergamo eBrescia, non investite dal foëhn, può essercicalma di vento e foschia, e d’inverno anchenebbia molto fitta.Per quanto riguarda infine la velocità delvento, in generale già ad una altezza di 240 m,la velocità va da circa 3 a 7 m/s, raggiungen-do i più alti valori intorno a mezzanotte.Infatti, quando a causa dell’inversione termi-ca, al suolo la velocità del vento raggiunge ilminimo valore (1 - 2 m/s), si sviluppa unastruttura dinamicamente e termodinamica-mente non-stazionaria, che non solo previeneincanalamenti di flussi sinottici, ma portainoltre ad un disaccoppiamento dei flussi adifferenti altezze, dando luogo ad ampievariazioni di direzione e velocità dei venti conla quota (Wind Shear).(Fonte: “Caratterizzazione del territorio dellaregione sotto il profilo climatologico per zone omo-genee”, G.Tebaldi, ARPA Milano, in PianoRegionale della Qualità dell’Aria, RegioneLombardia, Fondazione Lombardia perl’Ambiente, 2000)

Venti in quotaTra il suolo e 1000 m, a causa della complessaorografia che circonda la pianura padana, vi èuna grande variabilità nella distribuzione deiventi. E’ da mettere in evidenza che il regimeanemologico cambia rapidamente poco al disopra del suolo; ad esempio le calme, che alsuolo rappresentano nell’anno spesso oltre il50 % dei casi, a 100 m raggiungono appena il10 % delle osservazioni.Da 1000 a 3000 m prevalgono correnti nord-

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occidentali in inverno e sud occidentali inestate.I venti molto forti rappresentano circa il 20 %dei casi e si verificano generalmente in inverno.Con la quota la direzione di provenienza delvento tende a ruotare dai quadranti nord-occidentali verso quelli sud-orientali.La persistenza dei venti per una medesimadirezione è maggiore durante l’estate e l’au-tunno, minore in inverno e primavera. Lacaratteristica rientra nel comportamentogenerale del vento negli strati prossimi alsuolo. Tuttavia tale andamento in Valpadanaè accentuato dall’azione concomitante di altridue fattori quali l’orografia e la brezza. I venti di brezza a loro volta raggiungono lamassima intensità nei primi 200-500 metri epertanto favoriscono un rafforzamento dellacircolazione a grande scala soprattutto in talestrato. A quote superiori ai 2000 metri circal’intensità del vento ritorna a crescere piutto-sto rapidamente poiché le veloci correnti pro-venienti dai quadranti occidentali adesso nonsono più deformate o attenuate dalla barrieraalpina.Per quanto riguarda la variazione giornalieradella direzione media vettoriale del vento, intutti i mesi il vento negli strati prossimi al suolosubisce nelle ore diurne una rotazione oraria

rispetto alle ore notturne, cosicché le correnti,generalmente settentrionali delle ore notturne,divengono meridionali nelle ore diurne. Talerotazione è limitata ai primi 500 metri mentrenel periodo da aprile a ottobre lo strato sogget-to a variazione si estende fino a 1500-2000metri con rotazione oraria dal suolo a 1000-1500 m e antioraria tra 1500 e 2000 metri.La tendenza del vento a disporsi dai qua-dranti meridionali nelle ore centrali dellagiornata è senz’altro da attribuirsi allainfluenza che la brezza diurna, diretta dallapianura verso l’arco alpino, esercita sulla cir-colazione a grande scala.Ai fini dell’inquinamento atmosferico lo stra-to più critico per i fenomeni di accumulo èquello dei primi 1500-2000 m, poiché inValpadana è intorno a questa quota che siverifica la massima rotazione del vento con laquota a causa della separazione tra le corren-ti dei bassi strati, deformate e incanalatedall’Arco Alpino, e le correnti indisturbatedegli strati superiori.(Fonte: “Caratterizzazione del territorio dellaregione sotto il profilo climatologico per zone omo-genee”, G.Tebaldi, ARPA Milano, in PianoRegionale della Qualità dell’Aria, RegioneLombardia, Fondazione Lombardia perl’Ambiente, 2000)

Capitolo 2 CENNI DI CLIMATOLOGIA REGIONALE E LOCALE

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Figura 6.59 . Andamento delle brezze e dei venti locali nell’area lacustre(Fonte: Carta Nautica del Lago di Como, Istituto Geografico De Agostani, Novara; elaborazione graficaPunto Energia, 2004)Legenda: � Tivano; � Breva; � Venti locali :1 = San Vincenzo; 2 = Borgognone; 3 = Garzeno; 4 = Bellanasco; 5 = S.Anna; 6 = Menaggino; 7 = Bergamasca; 8 = Argegnino; 9 = Molinaccio; 10 = Breva dei laghetti.

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Figura 6.60 - Andamento delle brezze notturne(Fonte: informazioni tratte da “Caratterizzazione del territorio della regione sotto il profilo climatologicoper zone omogenee”, G.Tebaldi, ARPA Milano, in Piano Regionale della Qualità dell’Aria, RegioneLombardia, Fondazione Lombardia per l’Ambiente, 2000; elaborazione grafica di Punto Energia di Como,2004 su base cartografica tratta da Sistema Informativo Territoriale, Regione Lombardia - DirezioneGenerale Territorio e Urbanistica - Struttura Analisi e Informazioni Territoriali, 2004)

Capitolo 6 PARTICOLARITÀ DEL TERRITORIO DELLA PROVINCIA DI COMO

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Figura 6.61 - Andamento delle brezze diurne(Fonte: informazioni tratte da “Caratterizzazione del territorio della regione sotto il profilo climatologicoper zone omogenee”, G.Tebaldi, ARPA Milano, in Piano Regionale della Qualità dell’Aria, RegioneLombardia, Fondazione Lombardia per l’Ambiente, 2000; elaborazione grafica di Punto Energia di Como,2004 su base cartografica tratta da Sistema Informativo Territoriale, Regione Lombardia - DirezioneGenerale Territorio e Urbanistica - Struttura Analisi e Informazioni Territoriali, 2004).

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6.5 RADIAZIONE SOLARE

Le tre stazioni meteorologiche che rilevano laradiazione solare incidente: Samolaco (n.6),Como Villa Gallia (n.19 ed Erba (n.2) (cfr.Figura 6.61) non sono sufficienti per poter ipo-tizzare una suddivisione ottimale del territo-rio provinciale.

Indicativamente, all’aumentare della latitudi-ne ed alla diminuzione della quota dovrebbecorrispondere un decremento della radiazio-ne. In più le caratteristiche di esposizione diuna superficie portano ad avere valori estre-mamente differenti.In riferimento alle Tabelle ed ai Grafici ripor-tati in Appendice (cfr. Tabelle 5.E.1.1 - 5.E.1.3,Grafici 5.E.1.1 - 5.E.1.3, Tabelle 5.E.2.1 - 5.E.2.2,Grafici 5.E.2.1 - 5.E.2.2), considerando la radia-zione media annua la stazione di Samolacorisulta essere quella interessata dai valori rela-tivamente più bassi. Per quanto riguarda lemedie mensili si riscontrano invece compor-tamenti differenti con i valori più alti dadicembre a febbraio proprio a Samolaco (anord) e valori più elevati nelle altre stagionidell’anno ad Erba (a sud).Di particolare interesse è inoltre la diversainclinazione sull’orizzontale per la quale sihanno valori massimi di radiazione solare. Perle stazioni poste nel settore meridionale dellaProvincia (Como e Erba), la radiazione più ele-vata si riscontra su superfici inclinate di 30°,mentre per la zona settentrionale sono interes-santi i valori riscontrati con angoli di 45°.I dati riportati in Appendice confermano chela radiazione mensile, su tutte le località presein considerazione, risulta più elevata nel mesedi luglio e in misura decrescente nel mese digiugno, agosto, maggio, aprile; mentre neimesi invernali la radiazione solare assume uncomportamento pressoché uniforme in tuttele località considerate.

È da notare infine la similitudine fra il numero diore di luminosità e quello della radiazione sola-re diretta che risulta più elevata rispettivamentenei mesi di giugno, luglio, maggio, agosto.

Figura 6.62 - Ubicazione stazioni per con-fronto dell’andamento mensile ed orariodella radiazione solare incidente (1991-2002)

Capitolo 6 PARTICOLARITÀ DEL TERRITORIO DELLA PROVINCIA DI COMO

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6.6 TEMPERATURE DELLE ACQUE LACUSTRI

Le caratteristiche termiche dei principali baci-ni lacustri della Provincia di Como presenta-no valori estremamente differenziati, dipen-dendo da fattori legati principalmente al lorovolume, superficie, alla profondità, alla pre-senza di immissari/emissari e, ovviamentealla posizione geografica (latitudine e quota).Risulta pertanto superfluo proporre unazonizzazione. Per quanto riguarda invece il solo Lago diComo, il quadro di estremo dettaglio, dispo-nibile per diverse stazioni e periodi dell’anno,oltre ad evidenziare le naturali variazioni conla profondità (termoclino estivo e tendenzeall’uniformità invernale), sufficientementeomogenee nelle diverse aree del lago, sembre-rebbe configurare valori di temperature leg-germente superiori per il bacino occidentale(ramo di Como), probabilmente dovuti allaridotta circolazione delle acque rispetto l’altolago ed il ramo di Lecco.

Note Bibliografiche

STUDIO CLIMATOLOGICO DELLA PROVINCIA DI COMO

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Capitolo 6 PARTICOLARITÀ DEL TERRITORIO DELLA PROVINCIA DI COMO

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Glossario

STUDIO CLIMATOLOGICO DELLA PROVINCIA DI COMO

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Angolo di inclinazione - Indica l’angolo for-mato dalla superficie di captazionedell’energia solare con il piano oriz-zontale; vale 0° se la superficie è oriz-zontale e 90° se è perpendicolare alsuolo.

Atmosfera - Involucro gassoso che avvolge laterra e viene trattenuto dalla forza digravità, il suo peso totale è di circa5.300 bilioni di tonnellate. E’ compo-sta da azoto (78%), ossigeno (21%),argon (0,95%), anidride carbonica(0,03%) e in piccole quantità neon,idrogeno, elio, kripton e xenon, vapo-re acqueo e ozono.

Bacino aerologico - Massa d’aria a comporta-mento omogeneo, che gravita su diun’area avente caratteristiche omoge-nee per distribuzione delle sorgenti diemissione e per caratteristiche meteo-climatiche e meteo-diffusive (disper-sione in atmosfera degli inquinanti).

Clima - Insieme di condizioni meteorologicheche si verificano in una località per undeterminato periodo di tempo (20-30anni). I suoi elementi quali tempera-tura, pressione, umidità, nuvolosità,venti e precipitazione sono influenza-ti da diversi fattori come la latitudine,l’altitudine la conformità dei rilievi,delle pianure e del mare, le correntiaeree e marine, l’albedo e dall’inter-vento umano. Il clima è oggetto divarie classificazioni, la più nota èquella di W. Koppen che considera 5classi: climi megatermici umidi o tro-picali umidi, climi aridi, climi meso-termici o temperati caldi, climi micro-termici o boreali e climi nivali o gla-ciali. Può essere inteso anche comestato medio dell’atmosfera.

Escursione termica - Differenza tra la tempe-ratura massima e minima in unluogo, misurate in un dato periodo ditempo. Quella tra il giorno e la notte èdetta escursione diurna; La tempera-tura subisce inoltre una variazionedurante le diverse stagioni. I giorni siallungano d’estate e si accorcianod’inverno per effetto della non per-pendicolarità dell’orbita dell’asse ter-restre. Inoltre la variazione della lati-tudine influisce sulla differenze tragiorno e notte: più si sale, più siaccentua tale differenza. D’estate,poiché le ore di insolazione aumenta-no mentre le ore notturne si accorcia-no, il bilancio termico tra il riscalda-mento diurno e il raffreddamentodiurno è a favore del caldo; d’invernosi verifica la situazione contrariaovvero la temperatura media siabbassa perché la notte è più lungadel giorno. La differenza tra il mesepiù caldo e quello più freddo vienechiamata escursione termica annuale.

Irraggiamento [W/m2] - Radiazione solareistantanea incidente sull’unità disuperficie.

Latitudine - Fissato un punto sulla Terra,angolo che la normale alla superficiepassante per il punto forma con ilpiano equatoriale; la latitudine si diceNord se il punto considerato è sull’e-misfero settentrionale, Sud se è sull’e-misfero meridionale.

Massa d’aria - Determinato volume dell’at-mosfera le cui caratteristiche fisichesono omogenee.

Orientamento - Posizione del modulo rispet-to alle direzioni dei punti cardinali N,S, E, O. La misura dell’orientamento èdata dall’azimut (angolo orizzontale).

Capitolo 6 PARTICOLARITÀ DEL TERRITORIO DELLA PROVINCIA DI COMO

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Wind chill - Equazione empirica introdottaper descrivere quale sia la reale tem-peratura avvertita da un organismoumano in relazione alla temperaturadell’aria libera e alla velocità delvento. Il wind chill è sempre pari allatemperatura effettiva dell’aria quan-do la velocità del vento è uguale ominore a 4 nodi.

(Fonte: GEOEX s.a.s. .1999; V. Villasmunta.2000. Corso basico di meteorologia)

Radiazione diffusa - Componente dellaradiazione solare ricevuta da unasuperficie di captazione dopo lariflessione e la dispersione dovutaall’atmosfera.

Radiazione diretta - Componente della radia-zione solare che colpisce la superficiedi captazione con un unico e definitoangolo di incidenza.

Radiazione globale - Somma delle tre com-ponenti della radiazione solare: diret-ta, diffusa e riflessa.

Radiazione riflessa - Componente dellaradiazione solare ricevuta da unasuperficie di captazione dopo lariflessione del terreno.

Radiazione solare [Wh/m2 - kcal/m2 -MJ/m2] - È l’energia elettromagneticache viene emessa dal Sole come con-seguenza dei processi di fusionenucleare che in esso avvengono.Valori di riferimento: 1Wh = 3600Joule; 1Jolue = 0,24 cal.

Stau - Accumulo di nubi sul versante soprav-vento di un pendio montuoso, causa-to dall’ascesa dell’aria allo scopo disuperare il monte che fa da ostacolo.Fenomeno che precede la formazionedel Foëhn e come quest’ultimo èdovuto all’orografia. Si manifestanelle stesse zone del Foëhn, ovvero lacatena alpina e appenninica.

Umidità assoluta - Quantità di vapore acqueocontenuta in 1 metro cubo di aria.

Umidità relativa - Esprime il rapporto in per-centuale tra la quantità reale di vaporacqueo contenuto nell’aria e la quan-tità massima di vapor acqueo che l’a-ria potrebbe contenere, ad una datatemperatura.

Venti predominanti - Venti che possonovariare, ma che spirano quasi semprecon provenienza da un medesimosettore.