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STUDIO PAESE

INDIA

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Benvenuti in India

Pensate all‟India come a un mondo a parte, così diverso che da solo può offrirvi tutto: un mondo così

antico che conserva millenni di storia, di arte e di cultura; un mondo cosi permeato di religiosità che fa

dei suoi Dei e delle cerimonie religiose una presenza costante nella propria vita. Un mondo dove passato e

presente convivono, le industrie con i festival e le fiere, con i satelliti lanciati nello spazio. Per quanto

abbiate letto e sentito raccontare, l‟esperienza di un viaggio in India non si può trasmettere appieno:

dovete viverla direttamente, assaporarla con tutti i vostri sensi. Sentirete nelle strade la fragranza del

legno di sandalo o dei gelsomini che il venditore vi offre con grazia, vedrete i picchi dell‟ Himalaya e le

infinite spiagge di Goa e della costa meridionale, gli atolli corallini e le "backwaters" del Kerala, i fiumi, i

villaggi e le foreste tropicali. Dovunque sarete accolti dalla dolce parola "Namaste", il saluto pronunciato a mani giunti e a capo chino,

che esprime il grande senso di ospitalità che troverete in tutto il paese. Scendete nei fastosi palazzi dei

Maharajah o alloggiate nei bungalow delle grandi riserve faunistiche, godetevi i coloratissimi mercati e i

concertini dei musicanti per le strade, visitate i templi grandiosi... La diversità di razze, di culture, di linguaggi, di ambiente, disegnano in India scenari sempre diversi. Nel

deserto del Rajasthan vedrete processioni di cammelli che trasportano pesanti carichi; nelle riserve

vedrete tigri, leopardi, elefanti, uccelli di ogni sorta; lungo le strade incontrerete lente, indolenti vacche

sacre. Gusterete un autentico tè inglese nei grandi alberghi, sarete catturati dalla grazia delle danzatrici, vi

unirete alla folla gioiosa che celebra i suoi festival... gli splendori dell‟India non hanno fine.

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Informazioni Generali

Superficie: 3.287.263 km2 (inclusa la zona del Kashmir sottoposta all‟amministrazione indiana).

Popolazione: 1.258.350.971 ab. (stima 2012)

Capitale: New Delhi: 249.998 AB. (2011)

Città principali: Mumbai Maharashtra, Delhi Delhi, Madras Tamil Nadu, Calcutta Bengala

Occidentale, Bengalore Karnataka

Lingua ufficiale: Hindi, parlata dal 30% della popolazione; l‟inglese, seconda lingua ufficiale, è

usata soprattutto per le attività economico-commerciali. La Costituzione riconosce inoltre 14

lingue ufficiali, delle quali le più importanti sono: Bengali, Marathi, Telegu, Tamil e Urdu.

Valuta: Rupia Indiana (INR), suddivisa in 100 Paisa

Tasso di cambio: 1 euro=78.9806 INR

Festa nazionale: 26 GENNAIO Republic Day, nascita della Costituzione IndianaReligioni principali:

Induisti (80,5% nel censimento 2001); Musulmani (13,4%); cristiani (2,3%); Sikh (1,9%); Buddisti

(0,8%); Giainisti (0,4%).

Principali voci dell’export italiano: macchinari e apparecchi, tessile, abbigliamento, accessori in

pelle, agroalimentare.

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Sistema politico

In base alla costituzione del 1950, l‟Unione Indiana è una Repubblica parlamentare con assetto federale,

composta da 28 Stati e 7 territori dell‟Unione.

Il Presidente, eletto dai membri dell'assemblea centrale e di Stato, ha un mandato quinquennale

rinnovabile.

Capo dello Stato: Pratibha Patil. È la tredicesima persona a ricoprire la carica di capo dello Stato indiano,

la prima di origine marathi, nonché la prima donna. L'insediamento è avvenuto il 25 luglio 2007,

succedendo ad Abdul Kalam.

La Patil godeva dell‟appoggio del Partito del Congresso guidato da Sonia Gandhi, alla quale è legata da

un‟alleanza politica e personale di vecchia data.

Le prossime elezioni nazionali si svolgeranno nel maggio del 2014.

Il potere Legislativo spetta al Parlamento bicamerale composto dalla Camera del Popolo (Lok Sabha, o

Camera bassa, 545 membri di cui 543 eletti a suffragio universale diretto ogni cinque anni e due

rappresentanti degli anglo-indiani eletti dal presidente) e dal Consiglio degli Stati (Raiya Sabha, o Camera

alta, 245 membri di cui 12 di nomina presidenziale e i rimanenti eletti dalle Assemblee degli Stati e dei

Territori e rinnovati per 1/3 ogni due anni).

Il potere esecutivo è affidato al Consiglio dei Ministri, scelto dai membri del parlamento e di nomina

presidenziale; Primo Ministro viene nominato il Capo del partito di maggioranza.

Ciascuno Stato ha un proprio Parlamento e un proprio Governo, la cui composizione politica può essere

diversa da quella del Governo centrale di New Delhi. In ogni Stato vi è un Governatore nominato dal

Presidente.

Primo Ministro: Manmohan Singh

Il sistema giudiziario è basato sul modello inglese. Al vertice della gerarchia giudiziaria si trova la Corte

Suprema, con sede a Delhi, presieduta dal Chief Justice of India. La Corte rappresenta l‟ultimo grado del

giudizio possibile in India e si occupa dei rapporti tra Stati e tra questi e lo Stato centrale. Si riunisce in

diverse sezioni, a seconda della materia cui è chiamata ad occuparsi, la più importante delle quali è la

Sezione Costituzionale, composta da 5 o 7 giudici.

La Corte può essere adita solo per materie costituzionali che riguardino i diritti fondamentali ed in caso di

importanti interpretazioni di leggi. Inoltre si può ricorrere alla Corte avverso alle sentenze della Corte

Marziale e del Tribunale Amministrativo Centrale.

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Al livello inferiore si trovano le High Court, una per ogni Stato, che agiscono sotto il diretto controllo della

Corte Suprema e davanti alle quali è possibile agire in ultimo grado di appello. Ogni High Court è suddivisa

in varie sezioni dislocate in diversi punti dello Stato. In alcuni casi posso rivestire anche il ruolo di

tribunali civili di primo grado.

Partiti politici

I principali Partiti politici a livello nazionale sono: Indian National Congress (Congresso), che ha la

maggioranza dei seggi al governo; All India Dravida Munnetra Kazhagam (AIADMK); Baratija janata Party

(BJP); Communist Party of India (Marxist); Samajwadi Party; Rashtriya Janata Dal (RJD); Bahujan Samaj

Party (BSP); Dravida Munnetra Kazhagam (DMK); Biju Janata Dal (BJD); Nationalist Congress Party (NCP);

Janata Dal (United).

Governatore della Banca Centrale: Duvvuri Subbara

Principali Indicatori Economici

2010 2011 2012 2013

PIL PIL nominale in (US$ bn) 1,673.1 1,883.8 1,987.1 2,363.9

PIL nominale (Rs bn) 76,742 89,122 101,076 118,643

Crescita reale del PIL (%) 9.6 7.2 6.9 8.5

Spesa sul PIL (% reale)

Consumi privati 8.7 5.9 6.9 7.5

Consumi del Governo 4.8 5.3 7.5 8.7

Investimenti lordi fissi 7.2 6.2 5.5 11.4

Export di beni e servizi 17.5 18.4 13.0 13.8

Import di beni e servizi 9.1 11.3 7.8 13.5

Origine del PIL (% reale)

Agricoltura 7.0 3.7 3.5 3.0

Industria 7.2 4.6 4.0 8.0

Servizi 9.3 9.2 8.8 9.2

Demografia e reddito Popolazione (m) 1,184.1b 1,202.1 1,220.0 1,237.9

PIL pro-capite (US$ a PPA) 3,488b 3,741 4,035 4,4

Tasso di disoccupazione (media %) - - - -

Indicatori fiscali (% del PIL)

Reddito del Governa centrale 10.8 10.6 10.4 11.2

Spesa del Governo centrale 15.6 15.9 16.2 16.1

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Bilancio di Governo -4.8 -5.3 -5.8 -4.9

Debito netto pubblico 51.7 50.9 51.7 49.8

Prezzi e indicatori finanziari Tasso di cambio Rs-US$ (media) 45.73 46.67a 50.93 50.51

Prezzi al consumo (media; %) 12.0 8.9a 8.1 8.0

Prezzi alla produzione (media; %) 9.6 9.4a 6.4 7.6

Tasso di interesse di prestito (media; %) 10.2 9.6 9.9 9.3

Conto corrente (US$ m)

Bilancia commerciale -131,895 -140,17 -157,066 -178,154

Merci: export fob 225,647 302,841 326,022 382,578

Merci: import fob -357,438 -443,012 -483,088 -560,732

Bilancia dei servizi 41,825 57,8 60,534 78,02

Bilancia dei redditi -13,759 -18,15 -20,614 -22,548

Bilancia dei trasferimenti di conto 52,155 59,394 61,207 75,179

Bilancia in conto corrente -51,821 -41,126 -55,938 -47,504

Riserve internazionali (US$ m)

Totale delle Riserve internazionali 297,747 297,905a 326,305 369,83

a Attuale. b Stime Economist Intelligence Unit. c Previsioni Economist Intelligence Unit.

Fonte: IMF, International Financial Statistics.

L‟India è il secondo paese più popolato del mondo, dopo la Cina. Nonostante la diminuzione della

fecondità media, la crescita rimane sostenuta soprattutto per il decremento della mortalità. La pratica

clandestina ma diffusa di abortire per evitare la nascita di figlie femmine sta provocando un consistente

squilibrio di genere nelle fasce di età più giovani. Gran parte della popolazione vive in villaggi rurali, ma

la tendenza all‟inurbamento è sempre più forte.

Il gruppo etno-linguistico più consistente è quello indù, che comprende diversi sottogruppi; nel Deccan

meridionale prevale il gruppo dravidico dei tamil e dei telugu.

Lingua ufficiale è l‟hindi (lingua madre di 1/3 degli abitanti); le lingue riconosciute sono 22, tra cui il

sanscrito e il tamil (considerati lingue classiche); l‟inglese è usato nei documenti pubblici.

A marzo 2012 la SACE colloca l'India nella categoria OCSE 3 su 7 (dove 0 rappresenta il rischio minore e 7 il

rischio massimo).

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Rischio politico:

La coalizione di centro-sinistra, United Progressive Alliance (UPA) è al potere dal 2004. All‟interno della

maggioranza il partito principale è il Congress di Sonia Gandhi, mentre non fa più parte dell‟UPA l‟ala più

a sinistra della coalizione, i comunisti del Left. Il governo, guidato dal primo ministro Manmohan Singh,

gode di consenso, confermato in diverse elezioni degli stati federali. I rapporti con il Pakistan,

storicamente piuttosto complessi, si sono inaspriti ulteriormente a seguito degli attentati di Mumbai del

2008 e della morte di Osama Bin Laden a maggio 2011. I due Paesi hanno, però, ripreso i colloqui di pace

con l‟intenzione di migliorare le relazioni bilaterali.

Rischio economico:

La crescita del Pil del secondo trimestre (luglio – settembre 2011) si è attestata al 6,9%, al di sotto delle

stime, ed è scesa sotto il 7% per la prima volta negli ultimi due anni. L‟economia presenta elementi di

squilibrio quali l‟elevata inflazione e il deficit fiscale, come conseguenze di una crescita molto sostenuta

negli anni passati. Il deficit delle partite correnti è stato finanziato dal robusto afflusso di capitali esteri

negli anni recenti, ma il sentimenti di mercato verso l‟economia indiana sta peggiorando.

L‟inflazione rimane elevata e rappresenta un serio problema per l‟economia indiana e per la sua abilità di

crescere a tassi vicini elevati senza incorrere in una spirale inflazionistica.

Rischio finanziario:

La salute del settore bancario è migliorata notevolmente nel tempo, ma il credito bancario è ancora

principalmente rivolto all‟attività statale piuttosto che ai privati; il credito al settore privato rappresenta

infatti solo il 40% del totale.

La quota dei Non performing loans è contenuta ma è cresciuta nell‟ultimo anno, complice l‟elevata

esposizione del settore bancario (specialmente banche pubbliche) verso le imprese statali operanti in

settori critici, come il trasporto aereo e l‟energia. La liberalizzazione dei tassi sui depositi, in vigore da

fine ottobre 2011, dovrebbe favorire la crescita del credito al settore commerciale. La Banca Centrale

ritiene che i rischi sulla crescita siano al ribasso e in aumento rispetto a qualche mese fa ed ha pertanto

deciso di non agire sui tassi d‟interesse per i prossimi mesi, con possibilità di inversione del ciclo in caso di

deterioramento dello scenario macro.

Rischio operativo:

Il complesso sistema burocratico inibisce l‟interesse delle piccole e medie imprese straniere e costituisce

un ostacolo all‟attività estera nel paese. L‟elevato livello di corruzione resta uno dei maggiori problemi

dell‟apparato pubblico e privato, sebbene, in seguito alle recenti manifestazioni popolari guidate

dall‟attivista Anne Hazare, il governo si sia impegnato ad implementare leggi più stringenti per

combattere il fenomeno. Dal punto di vista della sicurezza, le fonti di rischio sono rappresentate dai

gruppi di rivendicazione locale di matrice islamica, dal separatismo in Kashmir, dalle tensioni con il

Pakistan e dall‟organizzazione terroristica di matrice maoista Naxalite, considerata dal governo il maggior

problema di sicurezza interna del Paese, data la sua numerosità ed estensione geografica.

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Settori produttivi

L'economia dell'India è una delle maggiori al mondo, decima per prodotto interno lordo nominale, terza

secondo la teoria della parità dei poteri di acquisto (PPP),e una delle maggiormente in crescita.

È costituita da elementi intensamente diversificati, che spaziano dall'agricoltura di sussistenza ai settori

industriali più avanzati. I settori trainanti, in particolare nell'esportazione, sono comunque quelli dei

servizi e il terziario avanzato, anche se due terzi della popolazione indiana ricava ancora il proprio reddito

direttamente o indirettamente dall'agricoltura.

Il settore tessile indiano risulta essere particolarmente attraente per gli investimenti grazie alle tipiche

capacità artigianali e “artistiche”, al basso costo della manodopera e alla vasta disponibilità di fibre

naturali. I punti di forza sono rappresentati dalla produzione di cotone (se ne contano circa 80 varietà), in

particolare del tessuto denim, utilizzato per la realizzazione di jeans, dal settore della seta (ponendo

l‟India al secondo posto dopo la Cina) e dalla capacità di realizzare ricami e miglioramenti stilistici.

Il mercato indiano occupa una posizione importante anche nel settore dell‟arredamento: la produzione di

cuscini, tendaggi e moquette, non soltanto ha successo sul mercato locale, ma guarda anche con

interesse i paesi occidentali. Per poter avvicinarsi al gusto europeo, il “tessile casa” indiano cerca di

distaccarsi da disegni troppo legati alla tradizione mantenendo comunque la vivacità dei colori delle sete

e dei tessuti

Nonostante l‟agricoltura del Paese indiano sia caratterizzata da un sistema ancora arretrato, costituisce

uno dei settori rilevanti del mercato, poiché, non soltanto riveste una quota importante nella formazione

del Pil, ma anche accoglie il 50% della forza lavoro indiana. Le principali colture sono quelle del miglio,

del tè, della canna da zucchero, del grano, del riso e del cotone. È un settore strettamente legato alle

condizioni climatiche, in particolare nel periodo dei monsoni.

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L‟obiettivo del governo indiano, per il quinquennio 2013-2017, è quello di focalizzarsi sulla costruzione di

strade, ferrovie, aeroporti, infrastrutture urbane, edilizia pubblica e privata, strutture per l‟energia e

l‟assistenza sanitaria. Il progetto previsto dal governo indiano è stato pensato per le aziende italiane che

rientrano nei settori dei materiali di costruzione, attrezzature e macchinari e consulenza tecnica, come

studi di ingegneria e architettura. Una parte importante del progetto prevede la formazione di un

Consiglio Italo-Indiano per le infrastrutture e l‟edilizia, al fine di sostenere le aziende che fanno parte del

networking con compagnie indiane ed enti locali operanti in tali settori. Nonostante siano previsti 18

miliardi di euro in investimenti provenienti dall‟estero, la presenza di imprese italiane in India è ancora

estremamente limitata. Il settore delle costruzioni risulta essere favorevole per le imprese italiane, che

avranno l‟opportunità di operare anche in altri settori, come quello dell‟acciaio e del cemento.

Significativo è anche il settore dei macchinari da costruzione, considerando che il numero di macchine pro

capite è molto basso: 13 ogni milione di abitanti, rispetto, ad esempio, alle 96 della Cina.

Il settore automotive indiano presenta numerose opportunità di investimento, se si considera anche la

crescente domanda interna legata alla componentistica (secondo le stime entro il 2020 il settore della

componentistica costituirà il 3,5% del Pil). Numerosi partner stranieri sono stati attirati da una base

produttiva a basso costo e altamente specializzata, ma anche da una produzione nazionale che si

caratterizza per la presenza di aziende capaci di fornire prodotti di standard e qualità certificati. Il

settore dei mezzi di trasporto (auto, veicoli commerciali e moto), la componentistica auto e le macchine

utensili nel comparto automobilistico rappresentano le aree di interesse per il sistema italiano delle

imprese.

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Il Governo Indiano ha annunciato un grande piano di adeguamento infrastrutturale, che prevede il

raddoppio della spesa per le infrastrutture nel dodicesimo piano quinquennale (dal 2012 al 2016), per un

valore complessivo pari a 1.000 mld $: l‟obiettivo è di portare la spesa complessiva in infrastrutture

dall‟attuale 6,5% al 9% del Pil entro il 2014. Si assisterà a un incremento della spesa pubblica per trasporti

ed energia, ma è sul maggiore afflusso di capitali privati che il Governo conta. Nel dettaglio gli

investimenti maggiori saranno stanziati per: strade e autostrade: è prevista la realizzazione di 35mila km

di nuove strade e 17mila km di autostrade; aeroporti: è in programma la modernizzazione di 35 aeroporti

non metropolitani e tre aeroporti del Nord Est del Paese; ferrovie: sono previsti interventi tra cui

l‟ammodernamento di 236 stazioni, la costruzione di nuovi terminal, la posa in opera di 1.300 km di nuove

linee ferroviarie, l‟utilizzo di energia solare, eolica e biodiesel in stazioni e passaggi a livello; porti: al fine

di potenziare le capacità portuali verranno realizzati 254 progetti che comprendono interventi mirati a

una maggiore dotazione di macchinari ed equipaggiamenti per la gestione dei cargo,

dell‟informatizzazione delle operazioni e delle connessioni con le vie di trasporto terrestre; sviluppo

urbano: nei prossimi dieci anni 40/60 miliardi di dollari all‟anno verranno impiegati per finanziare lo

sviluppo urbano; è prevista inoltre la costruzione di metropolitane in 8 tra i maggiori centri dell‟India. Sul

piano delle infrastrutture la costruzione di autostrade, porti; la gestione dei rifiuti; le attrezzature per

l‟edilizia; i materiali da costruzione, rappresentano i settori di maggiore interesse per le imprese italiane.

L‟India esprime, inoltre, un fabbisogno sul piano dei servizi per i seguenti settori: architettura, ingegneria

strutturale, formazione, certificazione, monitoraggio. Per quanto riguarda le macchine utensili, le possibilità offerte sono molte soprattutto nel comparto delle

macchine per la lavorazione e il taglio dei metalli e delle pietre. L‟India rappresenta infatti il più grande

consumatore di gioielli a livello mondiale, con una quota del 20% sul consumo complessivo

Per quanto riguarda il settore del cuoio e della pelletteria, l‟industria indiana, la sesta al mondo per

dimensione in questo comparto, presenta diverse opportunità per le imprese italiane: nel dettaglio il

contributo delle calzature risulta essere particolarmente significativo, visto che l‟India è diventata il

secondo produttore di calzature al mondo.

Allo stesso modo l‟India ha dimostrato e dimostra di essere molto attenta alle competenze maturate in

Italia nel settore dell‟agro-food, e in particolare nelle tecnologie di trasformazione e conservazione dei

prodotti alimentari, nelle infrastrutture logistiche, nel packaging e nella catena del freddo, nelle

biotecnologie e nei laboratori per il controllo qualità.

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Percentuale di cambiamento per settore economico

Settori % di cambiamento sull’anno precedente

Ai prezzi 2004-05 A prezzi correnti

2010-11 2011-12 2010-11 2011-12

1 Agricoltura, silvicoltura e pesca 7,0 2,5 17,7 12,6

2 Estrazione e cava 5,0 -2,2 21,5 15,0

3 Produzione 7,6 3,9 14,7 11,9

4 Fornitura di elettricità, gas e acqua 3,0 8,3 10,2 9,2

5 Costruzioni 8,0 4,8 16,5 14,6

6 Commercio, hotel, trasporti e comunicazioni 11,1 11,2 18,2 18,7

7 Servizi finanziari, assicurativi, immobiliari e

commerciali 10,4 9,1 21,7 19,3

8 Servizi sociali, alla comunità e alla persona 4,5 5,9 15,3 15,6

Pil totale 8,4 6,9 17,5 15,7

Fonte: Central Statistics Office (CSO), Ministry of Statistics & Programme Implementation, Government of India

Materie prime

Il paese è dotato di ingenti risorse di minerali metallici e non metallici. Il settore minerario è un segmento

importante dell'economia indiana. Dopo l'indipendenza c'è stata una forte crescita della produzione

mineraria sia in termini di quantità che di valore. L‟India produce ben 87 minerali, tra cui 4 di carburante,

10 metallici, 47 non metallici, 3 atomici e 23 minerali minori (compresi i materiali da costruzione).

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L‟olio e gas è uno dei sei settori principali dell‟India e ha legami molto significativi con l'intera economia.

L‟India è cresciuta ad un ritmo sorprendente e si è impegnata ad accelerare tale ritmo di crescita negli

anni a venire. Questo si traduce in un crescente bisogno energetico che ha reso necessaria una più intensa

esplorazione, una evoluzione dei metodi di estrazione, raffinazione e distribuzione, un più razionale

bilanciamento dei prezzi globali - tenendo a mente l‟allarmante fluttuazione dei prezzi del recente

passato - e un maggiore spirito di cooperazione internazionale.

La crescente domanda di petrolio greggio e gas nel paese accompagnata dall'iniziativa politica del governo

indiano verso l'attività di esplorazione e produzione hanno dato un grande impulso al settore alimentando

le speranze di una maggiore crescita.

Oil and Natural Gas Corporation Limited (ONGC) e Oil India Ltd. (OIL), le due compagnie petrolifere

nazionali, oltre ad aziende private e joint-venture hanno intensificato l'esplorazione e la produzione di

petrolio e gas naturale nel paese.

Il gas naturale è uno dei combustibili migliori per la sua maggiore efficienza, economicità e impatto

ambientale. Allo stato attuale, i principali produttori di gas naturale in India sono Oil and Natural Gas

Corporation Limited (ONGC), Oil India Limited (OIL) e le joint venture di Panna & Mukta Tapti e Ravva.

Oltre alla produzione totale di circa 96 Million Metric Standard Cubic Meter Per Day (MMSCMD) per il

consumo interno, circa 73 MMSCMD sono disponibili per la vendita. Inoltre, circa 23 MMSCMD di gpl

rigassificato) vengono forniti alle utenze domestiche.

Il gas prodotto da ONGC e OIL dai lotti esistenti viene venduto a prezzi amministrati stabiliti dal governo.

A fronte di uno stanziamento complessivo di 150 MMSCMD di gas, la fornitura attuale è attualmente circa

53 MMSCMD.

A metà del 2006, il governo ha deciso di considerare una progressiva liberalizzazione del settore,

modificando il Mines and Minerals Act del 1957 per andare incontro al consumo locale dei vari prodotti

minerari.

La deregulation di tutto il settore, e in particolare del comparto petrolifero, da tempo si trova in una

situazione tale da aver indotto gli investitori stranieri a ritirarsi dal settore energetico, esasperati per il

lento progresso delle procedure necessarie ad assicurarsi pagamenti affidabili. Il nuovo ciclo

dell‟economia indiana potrebbe tuttavia invertire questo andamento, riportando gli investitori esteri

anche nel settore estrattivo e minerario.

Sono ancora in corso diverse iniziative volte alla liberalizzazione del settore petrolifero, mentre le

compagnie di stato, finora preposte alla gestione del settore, hanno ipotizzato una loro fusione.

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Agricoltura

L'agricoltura fornisce un importante sostegno per la crescita economica e la trasformazione sociale del

paese. L‟india è una delle più grandi economie agrarie del mondo e il settore agricolo indiano è uno dei

più grandi al mondo sia in termini di produzione che di consumo (l‟India è il secondo produttore di frutta

al mondo).La produzione alimentare indiana costituisce l‟8% di quella mondiale ma rappresenta solo il 16%

del PIL nazionale.

Il settore agricolo rappresenta anche il 58% dell'occupazione nel paese oltre a fornire cibo, formaggio e

materie prime per un segmento vasto dell'industria. Per questi motivi la crescita dell'agricoltura indiana

può essere considerata una condizione necessaria per la crescita inclusiva. Più recentemente, il settore

rurale (compresa l'agricoltura) viene visto come una potenziale fonte di domanda interna, fatto che

influenza le strategie di marketing degli imprenditori che desiderano ampliare la domanda di beni e

servizi.

Le opportunità d‟affari più interessanti per gli operatori italiani si presentano nel comparto dei

macchinari. I macchinari agricoli italiani sono, infatti, molto apprezzati in India in quanto rispondono al

meglio alla domanda locale di attrezzature di piccole/medie dimensioni (dovuta alla ridotta dimensione

delle proprietà terriere) ed adattabili alle necessità locali (semplicità d‟uso, costi ridotti, tipologia del

terreno/raccolto, ecc.). Ulteriori opportunità si presentano nel campo delle tecnologie post-raccolto, di

trasformazione alimentare ed imballaggio, nonché nella predisposizione di supply chain catena del freddo

per evitare sprechi di prodotti alimentari.

Da sottolineare che l‟India:

sia il maggiore produttore di latte in tutto il mondo (105 milioni di tonnellate l'anno);

abbia la popolazione di bestiame più grande del mondo (485 milioni di tonnellate l'anno);

sia il secondo più grande produttore di frutta e verdura (150 milioni di tonnellate l'anno);

sia il terzo più grande produttore di grano per alimentazione umana (230 milioni di tonnellate l'anno);

sia il terzo più grande produttore di pesce (7 milioni di tonnellate l'anno);

abbia il 52% di terre coltivabili rispetto alla media mondiale dell‟11%;

possieda tutti i 15 climi più importanti nel mondo;

abbia 46 dei 60 tipi di terreno esistenti;

abbia 20 regioni agro-climatiche.

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Industria

Sulla tela dell'economia indiana, l'industria automobilistica occupa un posto di rilievo. Grazie al suo

profondo legame con diversi segmenti chiave dell'economia e la grande capacità di generare lavoro,

l'industria automobilistica ha un forte effetto moltiplicatore sulla crescita economica. Negli ultimi decenni

il settore è stato in grado di ristrutturarsi, assorbire nuova tecnologia, allinearsi agli sviluppi globali e

sfruttare il suo potenziale. Attualmente in India si producono una vasta gamma di veicoli: autovetture,

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veicoli commerciali leggeri, medi e pesanti, veicoli multi-utility come jeep, scooter, motocicli,

ciclomotori, motocarri, ecc., trattori.

Nessuna licenza industriale è necessaria per la costituzione di una qualsiasi unità per la fabbricazione di

automobili, tranne in alcuni casi particolari. Le norme per gli investimenti esteri e l'importazione di

tecnologia sono state progressivamente liberalizzate nel corso degli anni al fine di rendere questo settore

competitivo a livello mondiale.

Il 100% degli investimenti esteri diretti è ammissibile in via automatica in questo settore, tra cui il

segmento delle autovetture.

L'industria indiana del cemento è ad alta intensità energetica ed è il terzo più grande utilizzatore di

carbone nel paese. È moderna e utilizza la più recente tecnologia. Inoltre, il settore ha un potenziale

enorme di sviluppo come ad esempio il calcare di ottima qualità che si trova in quasi tutto il paese.

L'industria del cemento occupa un posto importante nell'economia nazionale a causa dei suoi forti legami

con altri settori quali l'edilizia, i trasporti, il carbone e l‟energia. L'industria del cemento è anche uno dei

maggiori contribuenti al fisco attraverso imposte indirette.

Una delle più antiche industrie indiane è quella chimica, che nell'ultimo decennio è passata da una

produzione di base ad una altamente innovativa. Il settore chimico e petrolchimico rappresenta oggi il 14%

dell'attività industriale nazionale ed è destinato a raggiungere un valore di 100 miliardi di dollari entro il

2015.

Quello delle gemme e dei gioielli è un altro importante settore emergente dell'economia indiana. Tra i

settori a più rapida crescita, è anche un‟industria trainante per la generazione di valuta estera.

Attualmente l'India esporta il 95% dei diamanti del mondo.

L'industria tessile indiana ha una presenza schiacciante nella vita economica del paese. Oltre a fornire una

delle necessità primarie nella cultura indiana, l'industria tessile svolge un ruolo fondamentale nella

produzione industriale, generando occupazione e proventi dalle esportazioni.

L‟industria indiana del tessile-abbigliamento si colloca al secondo posto al mondo in termini di produzione:

in base ai dati forniti dall‟IBEF (Indian Brand Equity Foundation), il valore di tale mercato nel 2011 ha

raggiunto gli 89 miliardi di USD e si prevede possa attestarsi attorno ai 143 miliardi nel 2016 e ai 223

miliardi di USD entro il 2020. Attualmente, il settore contribuisce con una cifra pari al 14% della

produzione industriale nazionale, al 4% del PIL e al 17% delle esportazioni e dà lavoro a più di 35 milioni di

persone.

La crescita della classe media, l‟aumento dei redditi e i cambiamenti degli stili di vita locali hanno

rappresentato e tuttora rappresentano formidabili driver in grado di trainare la domanda: il consumatore

indiano oggi si mostra sempre più attento e ricettivo nei confronti dei prodotti di qualità.

New Delhi sta prendendo importanti misure al fine di incentivare ulteriormente lo sviluppo di tale mercato

e, a tal proposito, intende attrarre investimenti stranieri attraverso visite promozionali in alcuni Paesi tra

cui Giappone, Germania, Italia e Francia. A conferma dell‟importanza rivestita dal comparto in India, va

evidenziato come il Governo nel 12.mo Piano Quinquennale (2012-2017) abbia deciso di destinarvi circa

9.1 miliardi di USD, rispetto ai 4 miliardi dell‟11.mo Piano Quinquennale

Servizi

Secondo i dati della National Association of Software and Services Companies (NASSCOMM) indiana, il

settore dell‟Information technology (IT) e del Business process outsourcing (BPO) ha generato ricavi per

88,1 miliardi di US $ nell‟anno anno fiscale 2011, generando occupazione diretta per oltre 2,5 milioni di

persone. La spesa in IT dovrebbe aumentare in modo significativo nei mercati verticali quali automotive e

assistenza sanitaria, mentre il governo, con il suo focus sulla e-governance, continuerà ad essere il

maggior finanziatore.

La Federal Riserve of India è la banca centrale indiana. Ci sono quattro tipi di banche commerciali:

nazionalizzate, private, cooperative e straniere. Le principali borse valori sono a Bombay, Calcutta e

Nuova Delhi.

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Sebbene il paese sia considerato uno delle 12 potenze industriali mondiali, contribuisce al PIL del pianeta

con meno dell‟1%. Sono negli ultimi anni aumentate le importazioni di petrolio, minerali e macchinari.

Mentre sono aumentate le esportazioni di diamanti, filati e tessuti, crostacei, tappeti e pesticidi.

Il settore assicurativo indiano ha subito diversi cambiamenti nelle tendenze e nelle politiche a partire dal

2010, offrendo grandi opportunità di investimento grazie alla grande popolazione e al potenziale non

sfruttato. La maggior parte delle compagnie di assicurazione private sono joint venture con istituzioni

estere riconosciute in tutto il mondo. La saturazione dei mercati in molte economie sviluppate ha reso il

mercato indiano ancora più attraente per le major di assicurazione a livello mondiale. Con 41 miliardi di

US $ il settore assicurativo nel ramo vita è considerato il quinto mercato al mondo, e sta crescendo ad un

ritmo rapido del 32-34% annuo. La Insurance Regulatory and Development Authority (IRDA), regola e

sviluppa il settore assicurativo in India attraverso iniziative politiche calibrate.

Gli investimenti diretti esteri sono permessi fino al 26% nel settore assicurativo. Questo è tuttavia

subordinato all‟ottenimento della licenza da parte della Insurance Regulatory & Development Authority

(IRDA) per intraprendere l‟attività di assicurazione.

I principali indicatori di salute dell‟India sono di gran lunga peggiori rispetto ad altri paesi asiatici con

livelli simili di sviluppo. E all‟interno del paese – segnato da profonde diseguaglianze socio-economiche e

dalla divisione in caste – si registrano altrettanto profonde diseguaglianze nella salute; anche nell‟accesso

e nell‟utilizzazione dei servizi sanitari si registrano macroscopiche diseguaglianze. Solo il 10% della

popolazione indiana è coperta da una qualche forma di assicurazione sanitaria(pubblica o privata). Di

conseguenza la forma più diffusa di finanziamento dell‟assistenza sanitaria è quella del pagamento diretto

delle prestazioni (out-of-pocket). Molte persone povere non si rivolgono ai servizi sanitari perché sanno

già di non poterne sostenere i costi.

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Infrastrutture

Trasporto aereo

L'aviazione civile è una parte importante delle infrastrutture nazionali dell‟India e uno dei motori

principali per la crescita economica oltre che un importante elemento strategico per la creazione di

occupazione.

L'India è il mercato del trasporto aereo in più rapida crescita e si prevede che entri tra i principali 4-5

grandi mercati dell'aviazione entro il 2020.

Nel corso degli ultimi due decenni, da una flotta di soli circa 100 velivoli, gli operatori di linea oggi hanno

raggiunto un totale di 435 aerei che collegano la nazione e il mondo.

Si prevede anche una crescita del traffico aereo interno, del 17-18% nel 2011-12.

Attualmente, l'India ha 136 aeroporti, di cui 128 di proprietà della Airports Authority of India (AAI).

Il governo indiano ha riconosciuto la necessità di coinvolgere gli attori privati nello sviluppo delle

infrastrutture aeroportuali, sulla base della forte crescita del traffico gestito negli aeroporti negli ultimi

anni.

Air India e Indian Airlines sono le compagnie aeree del settore pubblico impegnate in voli internazionali e

nazionali in India. Oltre a queste, una pletora di compagnie aeree private operano nel cielo indiano, tra

cui: GoAir, IndiGo, Jet Airways, Jet Konnect, JetLite, Kingfisher Airlines, SpiceJet, Paramount Airways e

Jagson Airlines.

Rete ferroviaria

La rete ferroviaria, che rappresenta il principale mezzo per il trasporto merci (il 40% circa del traffico

complessivo si svolge su rotaia) e passeggeri (circa il 65%), si estende per 62.486 km; si tratta della rete

più grande dell‟Asia e la quarta rete per importanza nel Mondo; il suo sviluppo è particolarmente elevato

nella valle del Gange e nel Gujarat mentre è quasi del tutto inesistente nelle regioni montuose di confine

(Kashmir e Assam). La necessità di una maggiore sicurezza nel trasporto ferroviario è diventata un‟istanza

sempre più pressante, in considerazione dei frequenti incidenti avvenuti negli ultimi anni, sottolineando la

scarsità di investimenti finora implementati. Nel tentativo di aumentare le entrate del settore, oggi è

fortemente incoraggiata la partecipazione del settore privato, con iniziative volte a fornire containers per

occasionali trasporti di merci attraverso la Container Corporation of India, e attraverso la fornitura di

vagoni merci nell‟ambito dello Schema Own-Your Wagon. Progetti pubblici per il collegamento ferroviario

dei porti locali sono stati anche introdotti, così come joint venture tra lo stato ed i governi centrali. Le

ferrovie stanno anche sperimentando in maniera crescente iniziative alternative per aumentare le entrate

del settore, come ad esempio l‟affitto del diritto di utilizzo della rete dei cavi a fibre ottiche.

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Porti

L'India ha una linea costiera lunga circa 7.517 km, che si sviluppa sui tratti occidentali e orientali del

continente asiatico e anche lungo le isole. Vi sono 12 porti principali e 187 porti minori. L‟India si colloca

al sedicesimo posto tra i paesi marittimi ed ha una delle più grandi flotte di trasporto mercantile.

Circa il 95% del commercio del paese in volume e il 70% in valore si sposta attraverso il trasporto

marittimo. I principali porti rappresenteranno il 75% del carico totale in volume trattato nei porti indiani.

La maggior parte della crescita prevista è basata su driver della domanda interna che sono

fondamentalmente più forti e più stabili rispetto alla domanda del commercio internazionale, che può

essere volatile e incerta. In un ambiente così favorevole, il sistema portuale dovrebbe stimolare anche la

crescita dei vari settori ad esso collegati come le attività di logistica e di servizio, anche se le pressioni

concorrenziali in quest‟ambito sono elevate.

I porti principali sono: Chennai, Ennore e Tuticorn (nel Tamil Nadu), Cochin (nel Kerala), Kandla (nel

Gujarat), Kolkata (nel West Bengal); Mumbai e Jawaharlal Nehru Port Trust [JNPT] (nel Maharashtra);

Mormugao (nel Goa); New Mangalore (nel Karnataka); Paradip (nell‟Orissa); Vishakhapatnam (nell‟Andhra

Pradesh) e Port Blair (nelle isole Andaman e Nicobar).

Tra questi, Kandla è il principale porto in termini di volumi di carico seguito da Vishakhapatnam (68

milioni di tonnellate).

Nel 2010 è stata completata la prima fase di alcuni progetti importanti, tra cui il mega terminal di

trasbordo container a Vallarpadam (Kochi) e i terminali per rinfuse a Dahej, Mundra e Hazira (tutti nel

Gujarat), mentre la prima fase della costruzione di un nuovo porto a Dhamra (Orissa), è stata completata

nel maggio 2011.

Tutti i maggiori porti del paese hanno buone connessioni stradali e ferroviarie.

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Strade:

L'India ha 3,34 milioni di chilometri di rete stradale, la seconda più grande al mondo. Di questa, le strade

nazionali coprono 65.569 chilometri di lunghezza, le strade statali 130.000 km di lunghezza mentre le

strade dei maggiori distretti, quelle rurali e urbane, collettivamente, hanno una lunghezza di 3,14 milioni

di chilometri.

Secondo il Ministry of Road Transport and Highways, le strade rimangono il più importante mezzo di

trasporto, rappresentando l'85% e il 65% del traffico passeggeri e merci, rispettivamente.

In generale, la rete stradale indiana si divide in sistema primario costituito dalle strade nazionali e in

sistema secondario costituito dalle strade statali e dalle strade dei distretti.

Le strade nazionali rappresentano solo il 2% della lunghezza totale da percorrere, ma sopportano il 40%

del traffico totale. Tra il 2006 e il 2009, la rete delle strade nazionali è aumentata di 4.000 km e la rete

autostradale di 170.000 km. Della lunghezza totale della rete autostradale nazionale, circa il 27% è a

corsia unica, il 54% è a due corsie e il 19% è a quattro corsie.

Oltre il 50% della rete stradale è costruita dal Governo. Tuttavia, quest‟ultimo, attraverso politiche

proattive, sta sostenendo il coinvolgimento del settore privato nella costruzione di strade.

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Interscambio con l'Italia L‟India rappresenta oggi un mercato dalle significative potenzialità, forse unico, a livello globale, per

l‟ampiezza dei margini di inserimento che esso offre, pur in presenza di importanti complessità. Il ritmo di

crescita dell‟economia indiana resta tra i più elevati su scala globale, nonostante il rallentamento

dell‟ultimo biennio.

Nei venti anni dal 1991 al 2011 l‟interscambio commerciale Italia-India è cresciuto di 12 volte, passando

dal 708 milioni di euro a 8,5 miliardi di Euro. A partire dal 2012 è tuttavia iniziato un trend decrescente,

che ha portato il commercio bilaterale a 7,1 mld di € nel 2012 (-16,6%) e a 6,95 mld di € nel 2013 (fonte

Eurostat).

Nel 2013, dunque, l‟interscambio tra Italia ed India e‟ diminuito del 2% rispetto al precedente anno. Tale

decrescita è tuttavia in linea con l‟andamento complessivo del commercio tra India ed UE, che nell‟anno

considerato si è contratto del 4,3%, assestandosi sui 72,7 mld di €. Negativo, infatti, anche il dato

commerciale riferito agli altri principali partner europei dell‟India, tra i quali solo il Regno Unito ha

registrato una crescita del proprio interscambio con il Subcontinente. Nel complesso, l‟Italia rimane il

quarto partner commerciale dell‟India tra i Paesi UE (dopo Germania, Regno Unito e Belgio, seguita da

Francia e Paesi Bassi), con una quota pari a circa il 9% del commercio totale UE-India.

Macchinari e apparecchi continuano a rappresentare la prima voce dell‟export italiano in India, con una

quota attorno al 40%; oltre un quarto delle importazioni italiane dall‟India rientrano invece nella categoria

tessile-abbigliamento-accessori in pelle.

Si può stimare un numero totale di circa 400 entità legali e stabilimenti italiani in India, presenti in

diverse forme, raggruppabili in tre categorie principali: sussidiarie possedute al 100% dalla casa madre

italiana, Joint Ventures (soluzione preferita dalle PMI e d‟obbligo nei settori in cui sono ancora previsti

tetti massimi agli investimenti stranieri) o uffici commerciali di rappresentanza. Le principali aree

geografiche di insediamento delle imprese italiane in India sono i poli industriali di Delhi-Gurgaon-Noida

(c.d. Capital Belt) e di Mumbai-Pune. Il terzo e quarto polo di concentrazione fanno riferimento

rispettivamente alla città di Chennai, capitale dello Stato del Tamil Nadu e alla citta‟ di Bangalore,

capitale dello Stato del Karnataka. Di rilievo minore la città di Calcutta ed i suoi dintorni. Grazie alla sua

politica di facilitazione degli investimenti e al buono stato delle infrastrutture, il Gujarat e‟ candidato a

diventare nel prossimo futuro un nuovo importante polo di attrazione di investimenti produttivi, nazionali

e stranieri. Interessante in prospettiva anche lo Stato del Rajasthan, ove cominciano a registrarsi i primi

stabilimenti italiani. Nonostante marchi come FIAT e Piaggio fossero già presenti sul mercato indiano, la

prima vera ondata di investimenti italiani in India si è avuta negli anni 90, come diretta conseguenza della

stagione di liberalizzazioni economiche attuata in quegli anni dal Governo indiano. Da allora le imprese

italiane hanno continuato a guardare con estremo interesse al mercato indiano, anche se la loro presenza

rimane ancora al di sotto delle potenzialità.

Tra i grandi gruppi italiani presenti in India si segnalano: Fiat (oltre alla casa automobilistica, anche New

Holland e Magneti Marelli), Carraro, Maschio Gaspardo, Piaggio, Prysmian, Maire Tecnimont, Techint,

Luxottica, Danieli, Ansaldo Energia, Snamprogetti/Saipem, Oerlikon Graziano, Brembo, StMicroelectronis,

Salini Impregilo, CMC di Ravenna, Bonfiglioli, Mapei, Italcementi, Maccaferri, Ferrero, Bauli, Perfetti Van

Melle, Tessitura Monti, Artsana/Chicco, Benetton, Gruppo Coin, etc.

La presenza di grandi gruppi industriali italiani certamente funge da traino per la nostra piccola e media

impresa. Sono inoltre operative in India numerose case italiane del design d‟interni, moda e segmento

lusso (tra cui Artemide, Poltrona Frau, Natuzzi, Damiani, Ermenegildo Zegna, Armani, Cavalli, Versace,

Missoni ecc.), se pure con un numero di punti vendita ancora limitato. Particolarmente attente al mercato

indiano sono le nostre aziende del settore difesa, tra cui certamente il Gruppo Finmeccanica, Fabbrica

d‟Armi Beretta, Elettronica, Fincantieri. Quanto al segmento finanziario, oltre al Gruppo Assicurazioni

Generali, sono presenti in India con uffici di rappresentanza una dozzina di banche italiane,

principalmente localizzate nel polo finanziario di Mumbai.

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Export italiano verso il paese: INDIA

2011 2012 2013 nd nd

Totale 3.759,1 mln. € 3.383,2 mln. € 2.975 mln. € nd mln. € nd mln. €

Merci (mln. €) 2011 2012 2013

Prodotti dell'agricoltura, pesca e silvicoltura 10,67 14,97 12,8

Prodotti delle miniere e delle cave 62,67 72,1 70,6

Prodotti alimentari 30,44 39 42

Bevande 3,2 2,3 4

Prodotti tessili 41,78 40,38 37

Articoli di abbigliamento (anche in pelle e in pelliccia) 18,78 18,48 18

Articoli in pelle (escluso abbigliamento) e simili 75,36 75,46 73

Legno e prodotti in legno e sugheri (esclusi i mobili); articoli in paglia e materiali da intreccio

9,28 8,43 11

Carta e prodotti in carta 68,81 42,86 68

Prodotti della stampa e della riproduzione di supporti registrati 0,37 0,55 0

Coke e prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio 10,27 19,45 13

Prodotti chimici 283,13 298,02 317

Prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici 82,78 108,85 101

Articoli in gomma e materie plastiche 85,31 82,57 83

Altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi 62,11 61,96 53

Prodotti della metallurgia 269,57 208,66 155

Prodotti in metallo, esclusi macchinari e attrezzature 152,89 208,51 154

Computer e prodotti di elettronica e ottica; apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e orologi

162,86 113,77 106

Apparecchiature elettriche e apparecchiature per uso domestico non elettriche

165,94 162,22 140

Macchinari e apparecchiature 1.659,18 1.448,3 1.198

Autoveicoli, rimorchi e semirimorchi 179,81 149,23 131

Altri mezzi di trasporto (navi e imbarcazioni, locomotive e materiale rotabile, aeromobili e veicoli spaziali, mezzi militari)

155,48 22,84 29

Mobili 50 52,36 51

Prodotti delle altre industrie manufatturiere 61,64 60,73 60

Altri prodotti e attività 36,05 31,32 31,74

La performance commerciale italiana con l’India nel 2013 (-2%) è dunque stata migliore di quella dell’UE

nel suo complesso (-4,3%) e degli altri principali partner europei quali Germania (-8,5%), Francia (-

11,3%), Paesi Bassi (-8,3%). Quanto ai dati settoriali 2013, le statistiche ISTAT confermano i macchinari

quale principale voce del nostro export verso l’India, con una quota poco sopra al 40%, se pure in

declino. Seguono prodotti chimici e metalli, rispettivamente pari al 10,7% e 10,4% del nostro export in

India. Dal lato importazioni, prodotti tessili, in pelle e per l’abbigliamento continuano a rappresentare

quasi un quarto dell’import italiano dall’India (24%). Seguono metalli (14,2%), sostanze e prodotti

chimici (12,6%) coke e prodotti petroliferi raffinati (12,4%). Nel complesso l’Italia ha un peso dell’1,15%

sul totale del commercio indiano (fonte Dipartimento indiano del Commercio).

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Di seguito alcuni dei principali accordi economico-commerciali con l’Italia:

1988 MEMORANDUM DI INTESA PER LO SVILUPPO DELLE PICCOLE E MEDIE IMPRESE. Il Memorandum prevede la promozione e lo sviluppo delle piccole e medie imprese. Accordo bilaterale, firmato a New Delhi il 06.01.1998 entrato in vigore il 06.01.1998

1995 CONVENZIONE PER EVITARE LE DOPPIE IMPOSIZIONI E PER PREVENIRE LE EVASIONI FISCALI IN MATERIA DI IMPOSTE SUL REDDITO, CON PROTOCOLLO AGGIUNTIVO. Convenzione per evitare la doppie imposizioni e prevenire le evasioni fiscali in materia di imposte sul reddito tra l'Italia e l'India. Accordo bilaterale firmato a New Delhi il 19.01.1993 Entrato in vigore il 23.11.1995 Ratificato con Legge n. 319 del 14/07/95. Il testo della convenzione bilaterale e la relativa modulista per ottenere esenzioni e rimborsi sono disponibili on line sul sito del Min. finanze: line: http://www.finanze.it/export/finanze/Per_conoscere_il_fisco/fiscalita_Comunitaria_Internazionale/convenzioni_e_accordi/convenzioni_stipulate.htm

1998 ACCORDO SULLA PROMOZIONE E PROTEZIONE DEGLI INVESTIMENTI. L'Accordo intende creare condizioni favorevoli per gli investimenti indiani in Italia e italiani in India. Bilaterale, firmato a Roma il 23.11.1995. entrato in vigore il 26.03.1998 Ratificato con legge 19/01/98 n. 12. Il testo e' disponibile online sul sito del Ministero Sviluppo Economico (ex-Min. Commercio Estero): http://www.mincomes.it/protinv/india.htm

2000 MEMORANDUM DI INTESA SULLE PICCOLE E MEDIE IMPRESE. Accordo bilaterale, firmato a New Delhi il 17.10.2000 entrato in vigore il 17.10.2000

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Normativa societaria

L‟India ha approvato, nell‟agosto 2013, la legge di riforma del Diritto societario. Il nuovo Company Act 2013 sostituisce il precedente Company Act del 1956. Le principali novità sono sostanzialmente che la normativa prevede ora l‟obbligo, per le aziende straniere

operanti nel Subcontinente, di avere all‟interno del proprio Consiglio di Amministrazione almeno un

amministratore la cui permanenza in India sia non inferiore ai 182 giorni, nel corso del precedente anno

civile; in tal maniera, sarà più facile per il Cda monitorare la gestione della società in maniera regolare e

continuativa. Le aziende che abbiano iniziato le proprie operazioni in India prima dell‟entrata in vigore

della presente legge, devono conformarsi ai requisiti e alle disposizioni presenti nella nuova legge entro

un anno di tempo.

Sono state, inoltre, apportato ulteriori modifiche riguardanti la comunicazione degli estremi di ogni singola azienda all‟interno delle documentazioni ufficiali inviate e degli strumenti finanziari utilizzati. Per “amministratore indipendente” di una società, si intende un amministratore che non abbia il ruolo di

amministratore delegato, che non sia un amministratore che operi a tempo pieno o che non sia un

amministratore eletto da una organizzazione avente interessi diretti con l‟azienda (banca, finanziatore,

ecc.).

Molte novità riguardano in special modo le società quotate mentre la maggior parte delle imprese italiane

che procedono alla costituzione di società in India utilizzano spesso la figura della “Private Company “ o

della “Public Company” non quotata.

Il Company Act 2013 consente l‟ottenimento dello status di “Dormant Company” per una società creata ad

hoc (o già esistente) ad esempio per lo sviluppo di un progetto futuro e/o per mantenere assets di diritti

di proprietà intellettuale. Lo status di “società dormiente” viene concesso dal ROC (Register of Company).

tali azioni.

In tema di processi di acquisizione e fusione (M&A) la riforma è invece intervenuta disciplinando

dettagliatamente le regole da seguire e rimuovendo alcuni ostacoli previsti dal vecchio Company Act del

1956. Sarà possibile infatti procedere alla fusione (prima non consentita) di una società indiana con una

società straniera, a patto che la società straniera sia residente in un paese rientrante nella lista di Paesi

emanata dal Governo. Si segnala inoltre che, qualora il progetto di fusione riguardi una fusione tra PMI

oppure tra una holding ed una società controllata, il Company Act 2013 prevede delle procedure

semplificate e più veloci rispetto alla procedura ordinaria.

Da quanto sinora riportato, nonostante i tempi non siano maturi per poter esprimere un giudizio completo

sull‟effettiva incisività della riforma, è evidente l‟ampia portata delle modifiche intervenute con il

Company Act 2013 che, come più volte chiarito dal Legislatore indiano durante il lungo iter di

approvazione, si prefigge lo scopo di ravvicinare il diritto societario indiano al diritto dei sistemi giuridici

più evoluti, soprattutto di matrice anglosassone.

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Mercato del lavoro

In un primo quadro sulle condizioni occupazionali prevalenti in India si richiama la diffusione di gravi livelli

di sotto-occupazione in agricoltura (settore da cui continua a dipendere oltre il 50% della popolazione

attiva), l‟incremento relativamente modesto della percentuale di popolazione impiegata nell‟industria, e

la conseguente espansione del fenomeno dei cosiddetti “impieghi rifugio” nel terziario( una fonte di

sopravvivenza ben lontana dall‟assicurare condizioni di lavoro e vita dignitose). E‟ importante aggiungere

che la maggioranza della forza lavoro indiana, che conta 400 milioni di persone, fa capo al cosiddetto

settore informale o non organizzato dell‟economia, tale realtà comprende tutte le imprese private non

registrate, possedute da individui o unita familiari che impiegano meno di dieci lavoratori.

Facendo uno sguardo generale, se si osserva la seconda metà degli anni Novanta, il declino del tasso di

crescita dell‟occupazione ha riguardato tute le modalità di impiego, e in particolare, quello a tempo

indeterminato, il cui tasso di crescita si è attestato vicino allo zero. Nei primi anni 2000, invece,

l‟incremento del tasso di generazione di impiego si è accompagnato a una crescita estremamente

significativa dell‟auto-impiego sia nelle aree urbane sia in quelle rurali. Oggi si tende a pensare che tale

incremento sia stato in gran parte una conseguenza dell‟intensificarsi delle condizioni di difficoltà nelle

campagne indiane a seguito della crisi agraria, che in misura maggiore rispetto al passato ha spinto parte

della forza lavoro, in specie femminile, a rifugiarsi in attività non agricole a bassissimo reddito. Il

successivo declino del tasso di generazione di impiego sembra dunque da porsi almeno parzialmente in

relazione con il recente miglioramento della produttività agricola, che avrebbe indotto parte della forza

lavoro femminile rurale a lasciare gli impieghi autonomi scarsamente redditizi accettati quando le

condizioni economiche erano estremamente difficili. Se ciò rende meno drammatiche di quanto

potrebbero apparire a prima vista le ultime tendenze nell‟andamento dell‟occupazione, è altresì vero che

lo scenario occupazionale per ampie

fasce della popolazione continua ad apparire fortemente preoccupante, in specie nelle campagne, dove il

fenomeno della sottoccupazione continua a dimostrare una notevole incidenza.

Se poi si guarda all‟economia indiana nel suo complesso, è importante ricordare che il fenomeno

dell‟auto-impiego scarsamente remunerativo continua oggi a interessare oltre il 50% della popolazione

attiva, il che costituisce una spia della carenza di impiego salariato capace di garantire condizioni di vita

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dignitose. A completamento di questo quadro, è necessario segnalare un incremento della disoccupazione

fra le fasce di lavoratori più giovani (15-19 anni) sia nel mondo rurale sia in quello urbano.

Il fenomeno della migrazione stagionale, poi, è sempre più comune. Le occupazioni stagionali possono

essere agricole o non agricole; afferire alla sfera del lavoro dipendente o a quella dell‟auto-impiego;

portare il lavoratore in villaggi diversi da quello di origine o nelle città (dove spesso questi abiterà in uno

slum), contribuendo così al delinearsi di uno scenario in cui i confini fra campagna e città divengono

sempre più permeabili.

La migrazione può anche divenire una modalità di vita permanente. Ciò accade quando le famiglie

migranti impiegate nel settore delle costruzioni cominciano a trascorrere lunghi periodi spostandosi,

attraverso un intermediario, di sito in sito, facendo ritorno nel villaggio di origine soltanto in occasione

delle festività più importanti. In termini generali, il fenomeno migratorio coinvolge più intensamente la

popolazione degli stati dell‟Unione maggiormente colpiti da stagnazione economica e/o gravi livelli di

incidenza della povertà: qui, più che in altre zone dell‟India, la sopravvivenza di interi nuclei familiari

dipende dalla possibilità di trovare lavoro altrove almeno per alcuni periodi dell‟anno.

Facciamo riferimento ad una disposizione sull‟occupazione delle donne quale la Maternity Benefit Act

(1961) - regola l'occupazione delle donne in alcune attività per un certo periodo prima e dopo il parto e

prevede sussidi di maternità e altri benefici. La legge è applicabile alle miniere, alle fabbriche,

all‟industria circense, alle piantagioni, ai negozi e agli stabilimenti che impiegano dieci persone o più, ad

eccezione dei dipendenti coperti dall‟Employees‟ State Insurance Act. Può essere estesa ad altre attività

dai governi statali.

Le disposizioni principali della legge sono:

nessun datore di lavoro deve consapevolmente assumere una donna in uno stabilimento durante le

sei settimane immediatamente successive al giorno del parto o aborto spontaneo.

ogni donna ha diritto ad una indennità di maternità al tasso del salario medio giornaliero per il

periodo di sua assenza effettiva immediatamente precedente al giorno del parto e per le sei

settimane subito dopo quel giorno. Il periodo massimo per cui ogni donna ha diritto all'indennità di

maternità è di dodici settimane, vale a dire, sei settimane fino al giorno del parto e sei settimane

immediatamente successive.

La nuova normativa, promulgata con l'obiettivo di fornire ai dipendenti di sesso femminile protezione

contro le molestie sessuali e al fine di tutelare la presentazione di denunce di molestie sessuali, prevede

pene severe (tra cui il licenziamento e il risarcimento in termini economici nei confronti del denunciante)

per coloro che dovessero infrangere le regolamentazioni contenute all‟interno della stessa.

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Disciplina doganale

L‟India adotta la nomenclatura combinata di Bruxelles ed è firmataria del WTO; le merci sono classificate

secondo il Sistema Armonizzato (HS - Harmonized System) e la maggior parte delle tariffe è ad valorem. Il

regime doganale è disciplinato dal Custom Act del 1962 e dal Custom Tariff Act del 1975. Nell‟Aprile 1992

è stato introdotto il nuovo Foreign Trade Development and Regulation Act, per la liberalizzazione delle

importazioni di tutti i prodotti, eccetto quelli inclusi nelle “negative list” e quelli riservati alle piccole e

medie imprese. Sotto il profilo organizzativo, il massimo organo amministrativo competente il materia

doganale è il CBEC - Central Board of Excise & Customs, il quale è parte del Department of Revenue del

Ministero delle Finanze.Tale organismo è presente sul territorio indiano mediante le proprie articolazioni

periferiche (field organizations): le Customs, le Customs and Central Excise Zones, i Commissionerate of

Customs,ecc.

L'India, nonostante sia un membro del WTO dal 1 gennaio 1995, ha consolidato solo il 71% delle linee

tariffarie per prodotti industriali. La maggior parte di queste, inoltre, (il 55,87%) sono consolidate ad un

livello piuttosto alto (55-25%). Il livello medio dei dazi applicati per le tariffe non consolidate è del 30%.

Inoltre numerose linee tariffarie (270 sul totale di 4480) – riguardanti principalmente tessile ed

abbigliamento – sono coperte da dazi non ad valorem.- Sui vini e liquori le tariffe doganali si aggirano

attorno al 150%. Ad esse vanno aggiunte una serie di tasse accessorie che vengono applicate dopo lo

sdoganamento del prodotto (fra queste: excise duty, countervailing duty, tasse locali a seconda dello

Stato, costi di registrazione delle etichette, etc. ), facendo lievitare il costo al consumo.

Il segmento lusso sconta tariffe fino al 40%. Ciò è dovuto principalmente alla pratica indiana di applicare il

dazio sul Prezzo Massimo di Vendita (Maximum Retail Price), prezzo teorico artificiosamente calcolato

attraverso l'applicazione di un coefficiente, anziché' sul valore in fattura.

Nel settore automotive, si segnala presenza di un dazio aggiuntivo su alcune componenti (Completely

Knocked Down Kit) che varia dal 30 al 60% a seconda del grado di assemblaggio.

L‟india fa anche massiccio ricorso a misure di anti-dumping a scopo protezionistico (sono circa 200 i

prodotti su cui grava un dazio anti-dumping).

Tutti i prodotti confezionati (Packages Commodities) per essere importati e commercializzati in India

devono riportare in etichetta il Prezzo Massimo di Vendita (Maximum Retail Price – MRP). Tale prezzo

"teorico” è ricostruito in base a coefficienti di calcolo e moltiplicatori che includono anche spese di

trasporto, di assicurazione e tasse locali.

Particolarmente delicato il comparto alimentare, a causa delle misure sanitarie e fitosanitarie richieste

dall'India, che spesso vanno ben oltre i requisiti adottati in seno all'Organizzazione Mondiale per la Salute

Animale. Si segnalano in particolare difficoltà in materia di carne di pollo e di maiale e prodotti derivati,

seme bovino, alcuni prodotti caseari. Problematiche permangono anche in connessione all'importazione di

frutta e vegetali, fiori ed alcuni tipi di legname, dovute principalmente alla prescrizione indiana di

sottoporre le merci anticipatamente a fumigazione (Pest Risk Analysis), secondo una procedura

particolarmente lunga e non chiara. Si segnala inoltre che allo stato attuale l'India non ammette

importazione di prodotti a base di carne di maiale non cotta, ma processata o stagionata (come prosciutto

crudo, pancetta etc).

Vi sono restrizioni all'importazione di taluni prodotti, attraverso un sistema di licenze non automatiche,

applicato ad esempio alle importazione di alcune pietre come marmo e granito, nonché' di alcuni prodotti

di acciaio.

In generale l'assenza di un'armonizzazione degli standard locali di qualità con quelli europei (e a volte

anche con quelli internazionalmente riconosciuti), crea difficoltà in numerosi settori, ad esempio quello

delle acque minerali.

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Attualmente la politica commerciale indiana è regolata dalla Foreign Trade Policy 2009-2014, il cui

obiettivo è quello di semplificare l‟insieme di norme e regolamenti doganali e ridurre progressivamente

dazi e tariffe.

La più immediata conseguenza di questa politica di apertura commerciale è il libero accesso al mercato

indiano di tutti i prodotti agricoli e di quelli di consumo, a lungo considerati beni “non essenziali”.

La tariffa doganale indiana su tutti i prodotti importati è composta da diversi elementi:

una tariffa base notificata al WTO e monitorata nella sua applicazione che va dallo 0% al 15%, esclusi

i prodotti agricoli ed i latticini;

un'addizionale aggiunta o dazio doganale compensativo, che collega il carico fiscale dell'importazione

con le imposte sui beni di consumo vigenti in India.

Le spedizioni aventi come destinazione l‟India devono essere accompagnate dai seguenti documenti:

fattura commerciale in triplice copia redatta in inglese, contenente la menzione del numero e la data della licenza indiana di importazione, nonché il paese di origine della merce;

lista dei colli;

documenti di trasporto;

certificato di origine, solo su richiesta dell‟importatore, redatto su formulario comunitario e istato dalla Camera di Commercio competente;

eventuali certificati sanitari

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Sistema fiscale

In India, il potere legislativo in materia fiscale è assegnato al governo centrale ed agli Stati federali.

La Costituzione, distingue le seguenti sfere di competenza:

Union list: le disposizioni tributarie per le imposte sui redditi non di provenienza agricola, le imposte

sulla vendita dei beni ed i dazi sono di esclusiva competenza del Governo Centrale;

State list: la disciplina del regime impositivo su redditi agricoli, successioni, terreni e fabbricati,

nonché le tasse sui beni di lusso è attribuita ai singoli Stati;

Concorrent list: ambito di giurisdizione in cui il Governo Centrale ed i singoli Stati operano di

concerto, con prevalenza del governo centrale.

Le principali disposizioni legislative tributarie si riconducono alle seguenti fonti normative: Income Tax Act

del 1961, Interest Tax Act del 1974, Expenditure Tax Act del 1987 e Finance Acts. Nell‟aprile del 2012

dovrebbe entrare in vigore un nuovo Direct tax code.

IMPOSTE SUL REDDITO

Tassazione delle persone fisiche

Si distinguono tre categorie di contribuenti:

i soggetti passivi dell‟imposta sul reddito delle persone fisiche residenti tassati sui redditi ovunque

prodotti in applicazione del worldwide principle;

i soggetti non residenti assoggettati ad imposta sui redditi prodotti nel territorio dello Stato;

i soggetti "non ordinariamente residenti" (Nor) tassati come i contribuenti non residenti ma

assoggettati ad imposta domestica sui redditi generati all‟estero se provengono da un‟operazione

gestita e controllata in India.

Per l‟anno d‟imposta 2011/2012 le aliquote sono le seguenti:

Tassazione delle persone giuridiche

L‟Income Act del 1961 disciplina l‟imposta sul reddito delle persone giuridiche e stabilisce che il reddito

d‟impresa è formato da ogni provento che deriva dall‟esercizio di attività industriale, commerciale o

speculativa.

Una società è tassata in India se ivi residente.

Una società si considera residente se costituita secondo le norme di diritto indiano ovvero se la sua

direzione amministrativa e manageriale è situata in India. Mentre i soggetti non residenti sono assoggettati

all‟imposta sulle società esclusivamente su redditi d‟impresa generati a fronte di operazioni eseguite sul

territorio domestico, ad eccezione degli acquisti di merci o beni destinati all‟esportazione. Il periodo

d‟imposta si chiude il 31 marzo, il reddito è assoggettato alle aliquote vigenti dal 1° aprile successivo e la

presentazione del modello di dichiarazione deve avvenire entro il 31 ottobre.

In particolare, l‟aliquota per le società residenti è del 30% mentre per le società non residenti e pari al

40%. Per i contribuenti che superano i 10 milioni di rupie di reddito è prevista una sovrattassa pari al 7,5%

(2.5% per le società non residenti) dell‟imposta dovuta. A queste si aggiunge il tributo per l‟educazione

pari al 3% calcolato sull‟imposta dovuta e l‟eventuale sovrattassa. Quindi, nel caso di una società per il

quale sia prevista la sovrattassa l‟aliquota effettiva sarà pari a 33,2% e al 42,2% se non residente.

Con il nuovo Codice tributario l‟aliquota per le società viene ridotta la 30% comprendente il tributo per

l‟educazione mentre non è più prevista la sovrattassa. Sono inoltre equiparate le aliquote per le società

residenti e non residenti. Per queste ultime è stato però introdotto un imposta addizionale pari al 15% da

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calcolare sul reddito già tassato attribuito direttamente o indirettamente alla stabile organizzazione

operante in India.

I dividendi ricevuti da società residenti e i redditi provenienti da fondi mutualistici sono esenti da

tassazione.Qualora l‟imponibile, determinato secondo le disposizioni dell‟Income Tax Act, risulta inferiore

del 18,54 (o 19,9% in caso vi sia la sovrattassa) per cento rispetto all‟utile contabile, si determina il

presupposto per l‟applicazione della Mat (minimum alternative tax) sugli utili d‟impresa. L‟imposta è

calcolata assoggettando il risultato d‟esercizio all‟aliquota del 18,54%(o del 19,9%) per cento più

sovratassa ed tributo per l‟educazione. Con il nuovo codice il limite per l‟applicazione del regime Mat e la

relativa aliquota è posto al 20%.

L‟ordinamento prevede la possibilità di compensare e "riportare in avanti" (carry forward) per massimo

otto esercizi le perdite della società, mentre non è prevista la possibilità del riporto all‟indietro (carry

back). Il sistema tributario non ammette il regime di tassazione consolidato di gruppo.

ALTRE IMPOSTE

Imposta sul Valore Aggiunto (IVA)

IVA centrale sulle vendite (Cenvat) che confluisce nelle casse del Governo Federale. L‟aliquota

prevalente è del 14%. Da notare che non sempre l‟IVA sui prodotti importati (pagata in dogana sotto

forma di additional e “special additional” custom duty) è poi detraibile in India.

IVA statale sulle vendite in media pari al 15% (ma con alcuni prodotti esenti e altri al 4,5 per cento)

riscossa a livello di singoli Stati (ma non applicata dovunque). In alcuni Stati al posto dell‟IVA è

applicata ancora la tassa sulle vendite (sales tax) non detraibile.

Tassa centrale sui servizi (SERVICE TAX)

A livello federale, pari al 10,3%.

Central State Tax

Pari al 2% che colpisce le merci che circolano tra i diversi Stati e che confluisce nelle rispettive casse.

ENTRY TAX

Con cui alcuni Stati penalizzano le merci provenienti da altri Stati. In genere non supera il 2%, ma in

alcuni casi può salire fino al 15%.

OCTROI

Cioè tasse locali sulle vendite che possono raggiungere il 5-7%, raccolte dalle Autorità municipali.

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Sistema bancario

La salute del settore bancario indiano è migliorata notevolmente nel tempo, ma il credito bancario è

ancora principalmente rivolto all‟attività statale piuttosto che ai privati; il credito al settore privato

rappresenta infatti solo il 40% del totale. In India circa il 75% degli attivi è detenuto da 28 banche

pubbliche. Il restante è ripartito fra banche private (17%) e straniere (8,40%). Fra quest‟ultime nessuna

banca italiana è presente con proprie filiali operative ma unicamente con uffici di rappresentanza.

La modesta presenza sul territorio di istituti di credito internazionali va ricercata principalmente nella

sostanziale chiusura dell‟organo centrale agli investimenti stranieri. Anche il potenziamento della rete

distributiva è fortemente limitato. È consentito aprire nuove filiali limitatamente ad un massimo di 12

all‟anno.

L‟aspetto della copertura del territorio è elemento chiave nella comprensione del sistema bancario

indiano. Le incredibili dimensioni, in termini di numero di sportelli delle banche indiane, se da un lato

assicurano la vicinanza al cliente ovunque nel Paese, dall‟altro non sempre consentono un livello di servizi

equiparabile agli standard occidentali. Le singole unità locali gestiscono infatti, con ampio potere

decisionale, le diverse attività operative. L‟autonomia decentrata su operazioni complesse quale, ad

esempio, il trade finance, riduce l„effetto di un coordinamento strategico centrale ed anche la possibilità

per le banche corrispondenti estere di avere un unico interlocutore con il quale interagire. Dovendo infatti

relazionarsi con i numerosissimi uffici competenti presenti sul territorio, l‟efficacia degli interventi, in

caso di problemi operativi, si riduce, così come la possibilità di offrire assistenza al proprio cliente in

tempi adeguati.

La struttura del sistema bancario è caratterizzata da 80 banche commerciali, 200 banche agricole

regionali e 350 cooperative agricole. Come già detto, il sistema è dominato da banche del settore pubblico

e nazionalizzate.

La Reserve Bank of India (RBI) è la suprema autorità monetaria responsabile per il controllo del sistema

bancario del paese. È stata fondata il 1 ° aprile 1935, in conformità con le disposizioni del Reserve Bank of

India Act del 1934. Anche se in origine era di proprietà privata, dal momento della sua nazionalizzazione

nel 1949, la Reserve Bank è interamente di proprietà del governo indiano. La Reserve Bank ha sede a

Mumbai e dispone di 22 uffici regionali, la maggior parte dei quali nelle capitali degli Stati. Il Banking

Regulation Act del 1949 fornisce il quadro giuridico per la regolamentazione del settore bancario da parte

della Reserve Bank of India.

Negli ultimi anni la performance del settore bancario è stata positiva. La quota dei Non performing loans è

contenuta ma è cresciuta nell‟ultimo anno, complice l‟elevata esposizione del settore bancario

(specialmente banche pubbliche) verso le imprese statali operanti in settori critici, come il trasporto

aereo e l‟energia. Dopo gli interventi di politica monetaria espansiva effettuati in risposta alla crisi, la

banca centrale ha implementato una politica monetaria restrittiva per contenere la crescita

dell‟inflazione, portando il tasso di interesse repo rate all‟8,50%. A fine ottobre 2011 sono stati

liberalizzati i tassi sui depositi.

La Banca Centrale ha deciso di non agire sui tassi d‟interesse per i prossimi mesi, con possibilità di

inversione del ciclo in caso di deterioramento dello scenario macroeconomico.

I principali mercati azionari in India sono il National Stock Exchange of India Limited, il cui indice è S&P

CNX Nifty, e il Bombay Stock Exchange Sensitive Index, il cui indice è BSE Sensex. La regolamentazione è

implementata dalla Securities and Exchange Board of India. Il mercato dei corporate bond è ancora

relativamente poco sviluppato, data l‟elevata presenza

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Informazioni di viaggio Per l‟ingresso nel Paese è necessario il passaporto con validità residua di almeno sei mesi al momento

dell‟arrivo. è necessario il visto d‟ingresso, sia per turismo sia per affari, che può essere unicamente

rilasciato dagli uffici diplomatico/consolari del Paese presenti in Italia. Per ogni ulteriore informazione si

consiglia di contattare direttamente l‟Ambasciata dell‟India a Roma o il Consolato Generale dell‟India a

Milano.

Il governo indiano ha adottato nuove, più restrittive disposizioni in materia di rilascio di visti turistici.

Secondo la nuova normativa, i titolari di visti turistici per l'India ad ingresso multiplo dovranno rispettare

un intervallo di due mesi tra una visita in India e la successiva. Deroghe sono previste in caso di itinerari

che prevedano visite in Paesi confinanti e che quindi l'India è base di rientro tra un viaggio e l‟altro, e in

caso di emergenze. Tali casi andranno sempre adeguatamente documentati e illustrati alle Autorità

indiane preposte al rilascio del visto, a cui si consiglia di rivolgersi per tutti i chiarimenti e le informazioni

in merito alle nuove disposizioni..

I visitatori diretti verso zone con accesso limitato o protette necessitano di permessi speciali. Per ogni

informazione al riguardo e per l‟elenco delle zone suddette è bene sempre informarsi presso le

Rappresentanze diplomatico-consolari indiane in Italia nel momento in cui si presenta la domanda di visto.

Il visto per turismo viene concesso per un periodo massimo di 6 mesi, il visto per affari viene concesso per

un periodo massimo di un anno. L‟estensione del visto turistico in India non è permessa.

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Turismo e curiosità

L‟India ha tre stagioni principali: estate, inverno e la stagione dei monsoni.

I mesi estivi (aprile-giugno) sono caldi in gran parte dell‟India. È la stagione più adatta per visitare le

stazioni climatiche di Shimla, Mussoorie, Nainital, Kufri e della valle del Kashmir, Darjeeling, Shillong,

Ootacamund, Kodaikanal, Pachmarhi e il Monte Abu

I mesi invernali (novembre-marzo) sono piacevoli in tutta l‟India, con belle giornate di sole. Nelle pianure

settentrionali e ai piedi dell‟Himalaya la stagione è più rigida, mentre le regioni a est, a ovest e a sud

sono gradevolmente fresche.

I monsoni arrivano all‟inizio di giugno nell‟India sud-occidentale e, gradualmente, arrivano in tutto il

Paese ad eccezione delle zone sud-orientali. In queste zone si ha la più alta piovosità tra meta ottobre e

la fine di dicembre.

I tesori dell‟arte e dell‟artigianato indiano vi offrono una varietà infinita di proposte, da scegliere nei

grandi bazar o da acquistare negli empori statali. Le sete, spesso intessute di fili d‟oro, e i cotoni sono un

classico degli acquisti, come i sari e gli scialli. E ci sono i piatti, i vasi e le coppe di Agra, in marmo

intarsiato di pietre dure; monili di tormaline multicolori; oggetti in ebano o in legno di sandalo, di ottone

o di cuoio o di terracotta.

La gastronomia indiana è una vera festa per i gourmet che amano la cucina esotica. I piatti di carne e il

pane non lievitato, cotto al momento su piastre roventi, sono la base della cucina del nord; verdura e riso

nella cucina del sud, mentre sulla costa potrete gustare ogni varietà di pesci e molluschi. In ogni città, in

ogni regione pranzi squisiti e diversi vi delizieranno il palato. Apprezzerete la ricchezza dei sapori che il

curry dà ad ogni pietanza.

In India la musica accompagna e avvolge come in un bozzolo tutta la vita dell‟uomo. Il canto celebra le

gesta degli dei, sottolinea le festività, scandisce i ritmi stagionali della natura e porta gioia al lavoro del

contadino, del barcaiolo, del cammelliere.

E una musica lontana dalla nostra tradizione occidentale, che ha tuttavia anche per noi un fascino

coinvolgente e misterioso. La danza è sempre stata forma di devozione ed espressione di emozione e

sentimenti, nata da pulsioni religiose e basata soprattutto sulla ricca tradizione indù.

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CURIOSITA’ SUGLI INDIANI

Gli indiani spesso risultano invadenti, vorranno aiutarvi a tutti i costi e se chiedete un informazione,

piuttosto che ammettere di non sapere, vi daranno un‟indicazione sbagliata.

Scuotere per dire no in India ha il significato opposto.

E‟ preferibile non parlare di politica, povertà, religione; altri argomenti

La mano sinistra è considerata impura, quindi evitate di toccare la gente, soprattutto i bambini in

presenza della madre, poiché sono molto superstiziosi. Le madri infatti cercano di truccare i loro figli in

modo tale da imbruttirli, non accarezzate mai la testa dei bambini poiché è li che si trova il chakra

(termine con cui si indicano gli elementi del corpo nei quali è concentrata l‟energia divina).

Un uomo e una donna che si toccano, si baciano o abbracciano in pubblico sono disapprovati, non è

socialmente accettabile che una donna sia toccata da un maschio che non sia il marito o il figlio, e nel

caso del marito il contatto è ammesso solo in privato.

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FESTIVITA’ NAZIONALI INDIANE

14 Gennaio 2014 Pongal-Makara Samkranti: Festa in occasione del primo raccolto dell'anno

per ringraziare Dio e augurare prosperità e armonia per l'anno nuovo.

4 Febbraio 2014 Vasanta-Pancami o Sri-Pancami: Festa dedicata alla Dea Madre nella forma di Sarasvati,

16 Marzo 2014 Holi: Festa di primavera.

31 Marzo 2014 Inizio del nuovo anno Hindi.

14 Aprile 2014 Inizio del nuovo anno Tamil.

10 Agosto 2014 Raksha Bandhana:Festività popolare che si svolge nell'ambito familiare e che sancisce il legame di protezione tra fratello e sorella.

17 Agosto 2014 Krishna Janmastami: Celebrazione della nascita di Krishna, incarnazione di Vishnu.

9-24 Settembre 2014

Pitri Paksha: Celebrazione popolare in onore dei defunti per mantenere il legame spirituale tra vivi e morti.

25 settembre - 3 ottobre 2014

Navaratri: Letteralmente: "Nove notti". Festa in onore della Madre Divina nelle sue tre forme: Durga, Lakshmi, Sarasvati, celebrate per propiziare nell'uomo il superamento delle tendenze negative, la ricchezza spirituale e la conoscenza.

2 Ottobre 2014 Gandhi Jayanti: Anniversario della nascita del Mahatma Gandhi.

3 Ottobre 2014 Vijaya Dashami: Questa ricorrenza simboleggia la vittoria del bene sul male e della luce della conoscenza sull'oscurità dell'ignoranza.

23 Ottobre 2014 Divali o Dipavali: Festa della Luce.

24 Ottobre 2014 Capodanno Vikram: Inizia l'anno 2071 secondo il sistema Vikram,

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