Viaggio in Piemonte di paese in paese

12
Viaggio in Piemonte di paese in paese di CLEMENTE ROVERE L’A R TISTICA EDITRICE IN COLLABORAZIONE CON LA DEPUTAZIONE SUBALPINA DI STORIA PATRIA

description

 

Transcript of Viaggio in Piemonte di paese in paese

Page 1: Viaggio in Piemonte di paese in paese

Viaggio in Piemontedi paese in paese

diClemente RoveRe

L’ArtisticA EditricE

In CollaboRazIone Con la DeputazIone SubalpIna DI StoRIa patRIa

Page 2: Viaggio in Piemonte di paese in paese

Provincia di Torino

Abbadia, Agliè, Ala, Albiano, Almese, Alpigna-no, Altessano, Andezeno, Angrogna, Arignano, Avigliana, Azeglio, Balangero, Baldissero, Bal-me, Balsiglia, Banchette, Barbania, Bardassano, Bardonecchia, Barone Canavese, Beaulard, Bei-nasco, Bibiana, Bobbio, Bollengo, Borgaro, Bor-gomasino, Bovile, Bricherasio, Brione, Bruino, Brusasco, Buriasco, Busano, Bussoleno, Busso-lino, Buttigliera, Cafasse, Caluso, Cambiano, Campiglione, Candiolo, Cantoira, Carignano, Carmagnola, Casale, Caselette, Caselle, Casta-gneto, Castagnole, Castellamonte, Castiglione, Cavagnolo, Cavoretto, Cavour, Ceres, Cesana, Chiomonte, Chialamberto, Chiaverano, Chieri, Chivasso, Cinzano, Ciriè, Claviere, Coassolo, Collegno, Colleretto Giacosa, Condove, Corio, Cossano, Courgnè, Cumiana, Druento, Exil-les, Faetto, Favria, Feletto, Fenestrelle, Ferrera, Fiano, Foglizzo, Forno, Front, Frossasco, Gas-sino, Germagnano, Giaglione, Giaveno, Givo-letto, Gravere, Groscavallo, Grosso, Grugliasco, Isolabella, Ivrea, La Cassa, La Loggia, Lanzo, Lauriano, Leinì, Lemie, Locana, Lombardore, Lombriasco, Loranzè, Luserna S. Giovanni, Maglione, Marentino, Masino, Mathi, Mea-na, Meano, Mezzenile, Millaures, Mombello, Mompantero, Moncalieri, Moncenisio, Montal-do, Montalenghe, Montanaro, Monteu Po, Mo-riondo, Nichelino, Nole, None, Novalesa, Oli-va, Orbassano, Orio Canavese, Osasco, Oulx, Ozegna, Pancalieri, Parella, Pavarolo, Pavone, Pecetto, Perosa, Perrero, Pessineto, Pessione, Pianezza, Pinerolo, Pino Torinese, Piobesi, Pios-sasco, Piverone, Poirino, Pomaretto, Pont, Porte, Pragelato, Prali, Pralormo, Quagliuzzo, Reano, Revigliasco, Riclaretto, Riva di Chieri, Rivalba, Rivalta, Rivara, Rivarolo, Rivarossa, Rivoli, Ro-bassomero, Rondissone, Rosta, S. Ambrogio, S. Antonino, S. Antonio di Ranverso, S. Benigno, S. Genesio, S. Germano, S. Gillio, S. Giorgio, S. Giorgio, S. Martino, S. Maurizio, S. Mauro, S. Ponzo, S. Raffaele Cimena, S. Sebastiano, S. Secondo, Salassa, Salbertrand, Salerano, Samo-ne, Sauze di Cesana, Savoulx, Sciolze, Settimo Torinese, Sparone, Stupinigi, Susa, Testona, Torino, Torre Pellice, Trana, Traversella, Trofa-rello, Usseglio, Val della Torre, Valperga, Vau-da, Venaria Reale, Venaus, Vernone, Verolen-go, Verrua, Vestignè, Vico, Vigone, Villafranca, Villar Bobbio, Villar Focchiardo, Villar Perosa,

Villarbasse, Villareggia, Villastellone, Vinovo, Virle, Viù, Volpiano.

Provincia di cuneo

Acceglio, Aisone, Alba, Albaretto, Andonno, Argentera, Bagnasco, Bagni di Vinadio, Bagno-lo, Barbaresco, Barge, Barolo, Bastia, Beinette, Bene Vagienna, Bersezio, Borgo S. Dalmazzo, Borgomale, Bossolasco, Boves, Bra, Brossasco, Busca, Canale, Caramagna, Caraglio, Carrù, Cartignano, Casalgrasso, Castagnito, Castel-delfino, Castellar, Castellinaldo, Castellino, Castiglione Falletto, Castino, Cavallermaggio-re, Centallo, Ceresole, Ceretto, Ceva, Chera-sco, Chiusa Pesio, Cigliero, Clavesana, Corne-gliano, Cortemilia, Cossano Belbo, Costigliole Saluzzo, Cravanzana, Crissolo, Cuneo, De-monte, Diano, Dogliani, Dronero, Entracque, Envie, Farigliano, Faule, Feisoglio, Fossano, Frabosa Sottana, Frabosa Soprana, Frassino, Gaiola, Gambasca, Garessio, Genola, Gorze-gno, Govone, Grinzane, Guarene, Lagnasco, Lequio, Lesegno, Levice, Limone Piemonte, Lottulo, Magliano, Manta, Margarita, Marsa-glia, Martiniana Po, Melle, Moiola, Monaste-rolo di Savigliano, Monchiero, Mondovì, Mo-nesiglio, Monforte, Montà, Montaldo Roero, Montemale, Montezemolo, Monticello, Mo-retta, Morozzo, Morra, Murazzano, Narzole, Neive, Niella Belbo, Novello, Nucetto, Onci-no, Ormea, Paesana, Pamparato, Peveragno, Piasco, Pietraporzio, Piobesi, Piozzo, Pollen-zo, Polonghera, Prazzo, Priero, Racconigi, Re-vello, Rifreddo, Robilante, Roburent, Rocca dè Baldi, Roccaforte, Roccasparvera, Rocca-vione, Rocchetta Belbo, Roddi, Roddino, Ro-dello, Rossana, Ruffia, S. Albano, S. Damiano Macra, S. Michele Mondovì, S. Stefano Belbo, Salicetto, Salmour, Saluzzo, Sambuco, Sam-peyre, Sanfrè, Sanfront, Santa Vittoria d’Alba, Savigliano, Scarnafigi, Serralunga, Serravalle, Somano, Sommariva Bosco, Sommariva Per-no, Stroppo, Torre Bormida, Trinità, Valdieri, Valgrana, Venasca, Verzuolo, Vicoforte, Vil-lafalletto, Villanova, Villanova Solaro, Villar S. Costanzo, Vinadio.

Provincia di asTi

Albugnano, Antignano, Asti, Azzano, Baldi-chieri, Buttigliera d’Asti, Calamandrana, Ca-losso, Canelli, Castagnole, Castagnole delle Lanze, Castell’Alfero, Castelletto Monferrato,

Elenco dei paesi illustrati

Castelnuovo Calcea, Castelnuovo d’Asti, Cel-larengo, Cerreto, Cisterna, Cocconato, Cor-tanze, Costigliole d’Asti, Dusino, Grazzano, Mombercelli, Moncalvo, Moncucco, Mondo-nio, Montafia, Montaldo Scarampi, Monte-chiaro, Montemagno, Montiglio, Passerano Marmorito, Piea, Pino d’Asti, Piovà, Portaco-maro, Quarto Inferiore, Rinco, Rocca d’Araz-zo, S. Damiano d’Asti, S. Martino Alfieri, S. Marzanotto, S. Paolo Solbrito, Scurzolengo, Tonco, Villafranca, Villanova, Vinchio.

Provincia di vercelli

Alice, Borgo d’Ale, Borgosesia, Caresana, Ci-gliano, Civiasco, Crescentino, Dezana, Fonta-netto, Gattinara, Livorno Ferraris, Moncrivel-lo, Palazzolo, Quarona, S. Germano Vercellese, Santhià, Stroppiana, Tricerro, Trino, Varallo, Vercelli.

Provincia di Biella

Andorno, Biella, Bioglio, Campiglia, Cande-lo, Carbusano, Cavaglià, Cerrione, Chiavaz-za, Cossato, Gaglianico, Graglia, Masserano, Mongrando, Mosso, Muzzano, Pettinengo, Pralungo, Ropolo, Sagliano, Salussola, Tole-gno, Viverone, Zubiena, Zumaglia.

Provincia di novara

Arona, Grignasco, Miasino, Novara, Oleggio, Orta S. Giulio, Pella, Pettenasco, Prato Sesia, Romagnano, Trecate, Vespolate.

Provincia di alessandria

Acqui, Alfiano, Altavilla, Annone, Arquata, Balzola, Bassignana, Camino, Casale, Cassano Spinola, Castelletto d’Orba, Coniolo, Felizza-no, Frassinello, Frassinetto, Gabiano, Incisa, Lu, Masio, Montecastello, Murisengo, Nizza, Novi Ligure, Occimiano, Ottiglio, Ovada, Oviglio, Pietra Marazzi, Pontestura, Ponza-no, Pozzuolo Formigaro, Quattordio, Rivalta, Rivarone, Rosignano, S. Salvatore, Salabue, Scandeluzza, Serravalle, Spigno, Strevi, Tor-tona, Valenza, Vignale, Villadeati, Villavernia, Visone.

Provincia di verBania

Arola, Baveno, Boleto, Crevola, Domodossola.

Page 3: Viaggio in Piemonte di paese in paese

Tutte queste vedute rappresentanti il Piemonte nel suo stato attuale, furono da me disegnate sui luoghi, a questo fine già trascorsi a piedi e passo a passo fermando-mi una gran parte delle provincie […], visitandone tutti i comuni...».

Chi scrive è l’infaticabile Clemente Rovere, il vero “protagonista” di questa iniziativa editoriale, che accompagna il lettore passo per passo, di paese in paese, alla scoperta del Piemonte, dei suoi tesori artistici e dei suoi paesaggi più suggestivi.

Giovanni Battista Clemente Rovere nacque a Dogliani nel 1807. Trascorse tutta la sua carriera professionale come membro dell’amministrazione di Casa Savoia, ricoprendo cariche man mano di maggiore responsabilità, fino al 1860, anno della morte. La sua notorietà si lega all’imponente opera Il Piemonte Anti-co e moderno delineato e descritto Clemente Rovere, un’iniziativa tutta personale, intrapresa per diletto, che lo tenne impegnato probabilmente dal 1826, quan-do, a Torino sulle sponde del Po, al Valentino, si soffermò a delineare il primo dei suoi disegni. Negli anni successivi, come abbiamo appreso dalle sue parole, sospinto dall’innata curiosità e dal rigore metodologico tipicamente sabaudo, si mise a percorrere la sua amata terra, soffermandosi a illustrare in punta di matita quei luoghi in cui individuava soggetti e temi interessanti. Nel 1852 presentò la sua opera alla Regia Deputazione Subalpina, ottenendo un positivo riscontro. Nel 1860, per disposizioni testamentarie, tutti i materiali relativi all’opera vennero affidati alla Deputazione.

Da qui ha origine la nostra iniziativa editoriale – in due volumi – con una selezione delle tavole più belle dedicate al Piemonte, che raffigurano in totale cir-ca seicento località. In continuità con le intenzioni dell’opera originale, abbiamo corredato le illustrazioni con approfondimenti storici e artistici, non trascurando cenni al contesto attuale. La loro redazione è stata affidata a studiosi individuati in collaborazione con la Deputazione Subalpina di Storia Patria, elemento di ulteriore trait d’union, a suggellare il legame indissolubile tra Clemente Rovere e il prestigioso Istituto piemontese.

Ma perchè, ormai in pieno XXI secolo, andare a riscoprire Clemente Rovere, e ripro-porre il Piemonte attraverso immagini così spesso candide, auliche e delicate, ben lonta-ne dalla frenesia caratteristica del nostro tempo? Prima di tutto, perchè riteniamo siano disegni stupendi e desideriamo siano accessibili a tutti – studiosi, appassionati, citta-dini – in un’edizione moderna, di facile consultazione. Ma abbiamo voluto soprattutto concepire, con l’idea del viaggio, lento, tranquillo e contemplativo, nello spirito del suo Autore, un affresco organico del Piemonte, attraverso ogni singolo paese e frazione, con le sue vie, i monumenti, le piazze e gli edifici, profondamente mutati nei secoli succes-sivi sotto l’impulso dell’industrializzazione e dell’urbanizzazione, che costituiscono l’in-delebile memoria storica del nostro territorio, da preservare in un’ottica di sostenibilità ambientale e valorizzare in quanto patrimonio culturale di inestimabile valore.

l’eDItoRe

«

PIANO DELL’OPERA

2 voll. formato 28 x 30 Pagine complessive 880Legatura cartonata in tela con fregi in oro 4000 illustrazioni600 località

Pubblicazione prevista maggio 2016

In prenotazione € 90,00

Tutta la bellezza del Piemonte in punta di matita

Riproduzione vietata

© L’ARTISTICA EDITRICEDivisione editoriale de L’Artistica Savigliano S.r.l.Via Torino 197 - 12038 Savigliano (Cuneo)Tel. +39 0172 22361- Fax +39 0172 [email protected] - www.lartisavi.it

Page 4: Viaggio in Piemonte di paese in paese

1 Cuneo - Veduta generale dal lato di mezzanotte, 1843

2 Cuneo - Casa del Governo e chiesa di S. Giovanni e contrada Maestra, 1845

Cuneo

La città è situata a 534 m. sul livello del mare su un terrazzo alla confluenza del

fiume Stura e del torrente Gesso, che danno alla parte antica di essa la caratteristica figura a cuneo. Sito topografico e posizione geogra-fica hanno giocato un ruolo fondamentale nelle vicende urbanistiche ed economiche di Cuneo: il primo, favorendone natural-mente la difesa e orientandone lo sviluppo moderno; la seconda, facendone il passaggio obbligato (lungo la strada per i colli di Tenda e della Maddalena) nei rapporti commercia-li dello Stato sabaudo con il mare e con la Francia sud-orientale, oltre che nodo fra la pianura e le valli alpine meridionali. Sorse come libero Comune (1198) e si resse indi-pendente e quasi ininterrottamente fino al 1259, quando cadde sotto gli Angioini, che ne promossero lo sviluppo commerciale; tra il 1281 e il 1305 fece parte del marchesato di Saluzzo, per poi ritornare agli angioini fino al 1347. Tale ultimo periodo fu particolarmente florido per la città e architettonicamente assai ricco. Appartenuta poi ai Visconti, agli Angiò e nuovamente ai Visconti, nel 1381 entrò nei domini del ducato sabaudo, e nel 1556 fu elevata a città da Emanuele Filiberto. La posizione strategica tra Piemonte e Francia fece sì che la città subisse ben sette assedi (1542, 1557, 1639, 1641, 1691, 1744, 1799). Nel 1799 fu bombardata ripetutamente dagli Austro-Russi durante l’assedio concluso con lo sgombero della guarnigione francese. A causa dei gravi danni subiti durante le tante guerre, poche sono le testimonianze di epoca medievale, quasi tutte incentrate sulla chiesa gotica di S. Francesco, un tempo centro del borgo. Numerosi sono gli esempi secenteschi e settecenteschi, dei quali riman-gono le opere di Giovenale Boetto (chiesa di Santa Maria), di Antonio Bertola (Santa Croce) e di Francesco Gallo (Santa Chiara e Sant’Ambrogio), cui si aggiungono il palaz-zo Audifreddi e il Municipio, già convento gesuitico. Mantenuta per secoli entro le mura difensive, l’espansione di Cuneo ebbe inizio in epoca napoleonica, dopo l’abbattimento della città fortificata, con la costruzione della

piazza Galimberti e il prolungamento verso sud-ovest dell’asse principale lungo corso Nizza.La galleria di disegni di Clemente Rovere dei

luoghi architettonici cittadini ha inizio con una veduta del Duomo (fig. 3), dedicato a Nostra Signora del Bosco. Esso era anticamente un piccolo oratorio benedettino alle dipendenze

CUNEO PAGINA 1 DI 5

Page 5: Viaggio in Piemonte di paese in paese

Alba, che a metà del secolo XIX costitui-va anche provincia e mandamento (nel

quale erano compresi i comuni di Barbaresco, Neive, Neviglie, Roddi e Trezzo), fa ora parte della provincia di Cuneo. Si trova in posi-zione equidistante di circa 50 Km da Torino e da Cuneo; è situata a 175 m di altitudine, alla confluenza del fiume Tanaro con il tor-rente Cherasca, in una vasta conca pianeg-giante circondata da colline ricche di vigneti (fig. 2 e 3) che il Tanaro divide nei territori delle Langhe, sulla sponda destra del fiume, e di cui Alba è la città principale, e del Roero sulla sponda sinistra.Numerosi reperti testimoniano già a parti-re dal Neolitico, tra il VI ed il III millennio a.C., la presenza di una popolazione non più nomade, attestata in villaggi che si tro-vavano nella zona dell’attuale borgo Piave e sulla sponda sinistra del Cherasca vicino alla confluenza con il Tanaro. Nei millenni successivi questi abitanti vennero classificati con il nome di Liguri Stazielli, termine che definisce un gruppo etnico di origine celtica, in seguito assimilato dai Galli che invasero quest’area alla fine del secolo V a.C.Il riconoscimento della cittadinanza in epo-ca romana le venne con l’editto dell’89 a.C. del console Gneo Pompeo Strabone che la battezzò Alba Pompeia, riprendendo il topo-nimo Alba tipico della civiltà ligure. Come municipium romano fu inserita nella divi-sione regionale della IX regio Italiae, com-prendente il territorio dei liguri, e fu ascrit-ta alla tribù Camilia. Nei primi due secoli dell’impero Alba fu importante centro stra-tegico e commerciale assieme a Pollenzo e Bene Vagienna, con cui costituiva un ideale triangolo territoriale; fu dotata di strutture urbane quali l’acquedotto e la rete fognaria. Era amministrata in modo autonomo e ave-va una propria magistratura; il materiale epi-grafico e archeologico indica la presenza di una classe medio-alta, numericamente con-sistente, formata sia da gentes romane, sia da discendenti del ceppo di origine celto-ligu-re. Le principali attività erano l’agricoltura e l’allevamento del bestiame: lo storico Gaio

Plinio Secondo (Plinio il Vecchio) descrive già l’esistenza di una tecnica agricola evo-luta applicata alla viticoltura. Alba fu cinta da imponenti mura poligonali, ospitò l’im-peratore Augusto in viaggio per le Gallie, ed il 1° agosto 126 diede i natali all’imperatore Publio Elvio Pertinace.Il cristianesimo ebbe larga diffusione sin dai primi secoli: nel 253 vi sostò San Dalmazzo, che con San Giovanni Presbiterio fece larga opera di conversione. Sul finire del secolo III risulta anche la presenza di San Frontiniano, nativo di Carcassonne, che proprio ad Alba fu decapitato il 23 ottobre 311; sul luogo del martirio, lungo la strada per Roddi nei pressi di una necropoli, sorse poi un’abbazia bene-dettina intitolata al santo, le cui reliquie nel corso del secolo XV furono traslate dall’ab-bazia alla cattedrale per opera del vescovo Alerino.Alba fu antichissima sede vescovile: secondo la tradizione, il primo vescovo sarebbe stato San Dionisio, prima di essere nominato ar-civescovo di Milano; un’altra versione pone

l’istituzione della diocesi nella seconda metà del secolo IV. Il primo vescovo di cui è cer-ta l’esistenza è Lampadio, che fu presente al sinodo tenutosi a Roma nel 499 sotto papa Simmaco.Dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occi-dente, Alba fu più volte soggetta a devastazio-ni e saccheggi: nel 490 ad opera dei Burgundi e, successivamente, dei Longobardi di Rotari e dei Franchi di Carlo Magno; proprio Carlo Magno ne favorì poi la ripresa, mettendola a capo di un contado che tuttavia, come risul-ta da un documento dell’870, fu poco dopo annesso alla vicina Diano, più facilmente difendibile grazie alla sua posizione soprae-levata. Alba fu anche preda delle incursioni saracene, ed in conseguenza del grave impo-verimento della zona, verso la fine del secolo X la diocesi fu soppressa e unita a quella di Asti, per essere poi ristabilita, dopo circa un decennio, con il vescovo Costantino.Dall’età longobarda fino al periodo comuna-le vennero innalzate le mura medievali: co-struite su un basamento alto oltre due metri,

1 Alba, 1839

Alba

ALBA PAGINA 1 DI 6

Page 6: Viaggio in Piemonte di paese in paese

i Fossano - Veduta generale dal lato di mezzanotte, 1843

Fossano

Fossano è situata al centro della provincia di Cuneo, distante 25 Km dal capoluogo,

60 da Torino e 80 dal mare di Savona. Sorge su un esteso altipiano a 375 m di altitudine, a sinistra del fiume Stura: da questa posizio-ne la vista si apre ad est verso le colline delle Langhe, mentre ad ovest si gode il panora-ma delle Alpi, dominate dal Monviso, che si congiungono a sud con gli Appennini.Alcuni recenti ritrovamenti di frammenti di utensili in ceramica farebbero supporre in-sediamenti di popolazioni nell’altipiano già in epoca pre-romana, intorno all’IX secolo a.C. Fossano divenne importante dal 1230, quando vi si trasferirono diverse popolazio-ni e famiglie aristocratiche dai vicini castelli

e ville, in cerca di sicurezza dalle distruzioni delle guerre: la posizione del luogo, soprae-levato e vicino ad un fiume, permetteva una migliore difesa ed era strategica per i traffici tra Piemonte, Liguria e la Provenza. Una lapi-de datata 1236, murata nell’atrio del Palazzo Comunale, testimonia l’erezione della porta nord-orientale del primitivo insediamento. Il borgo venne circondato da mura e larghe fos-se: dal nome di questo genere di fortificazione, fossatum, si ritiene sia derivato il toponimo; un’altra interpretazione indica in Fossano la trasformazione dell’appellativo locus o fundus faucianus, dal nome romano Faucius.Le popolazioni delle ville e dei castelli che con-corsero alla fondazione del borgo di Fossano

furono quelle di Romanisio, Villamairana, Salmorre, Genola, Levaldigi, Rocca-Cervera, Ricrosio, Mellea, Ponto (ora Pontevecchio), Defesio, Sanstefano del Bosco, Murazzo, Castel Rinaldo, San Martino, La Motta, Mottellino e Le Perosine; tutti questi centri datano all’epoca romana e, sulla base delle iscrizioni ritrovate, furono aggregati da Roma alla tribù Fabia. Tra essi il più importante fu Romanisio, colonia romana distante quattro miglia da Fossano. Il luogo fu citato nel 1028 nella carta di fondazione dell’abbazia di San Pietro di Savigliano; nel 1191 il marchese di Saluzzo ne ricevette l’investitura dal comune di Asti; nel 1213 esso fu dato in dote ad Agnese, ni-pote del marchese Manfredo. Le pesanti ves-

FOSSANO PAGINA 1 DI 5

Page 7: Viaggio in Piemonte di paese in paese

FOSSANO PAGINA 1 DI 5Tra le più belle e affascinanti città d’arte

del Piemonte, adagiata sulla sponda sini-stra del Tànaro, alla confluenza col torrente Bòrbore, tra le colline del Monferrato, l’an-tica Asti (Hasta, Asta) fu municipio romano della IX regione augustea (Liguria). Già sede di vescovato nel IV-V secolo, divenne capoluogo di un ducato longobardo e poi di un comitato carolingio; nel 962 l’impe-ratore Ottone I riconobbe al vescovo poteri civili, che furono confermati con ampiezza da Enrico IV nel 1094. Un anno dopo, nel 1095, il vescovo Oddone fece un’importante concessione ai consoli del comune astigia-no, riconoscendo di essere affiancato dalla loro autorità. Il dominio sul contado da parte del comune fu definitivamente for-malizzato nel 1159 da Federico Barbarossa. Dal XIV secolo le discordie interne pre-pararono l’avvento della signoria: Asti fu dei marchesi di Monferrato e poi contesa a lungo dai Visconti e dagli Orléans, che tra il 1387 e il 1447 se ne appropriarono a fasi alterne; in seguito fu, con Luigi XII e Francesco I (1494-1536), la base politica e militare francese in Italia durante le guerre di predominio. Fra alterne vicende passò sotto il dominio dei Savoia (1538), ai quali fu contesa da spagnoli, francesi e austriaci durante le guerre di successione (trattati di

Asti del 1614 e del 1615); annessa con il Piemonte alla Francia dal 1802 al 1814, fu in quel periodo capoluogo del dipartimento del Tanaro. Il nucleo più antico di Asti, a pianta ellittica e percorso da strette e tortuose vie medievali, si stende a nord-ovest della città, tra piazza Alfieri e la Torre romana (unica significativa testimonianza di quell’epoca), delimitato a sud da via XX settembre. Tale area, deno-minata nel medioevo «Recinto dei nobili», ospitava le case-forti e le torri delle fami-glie dei maggiorenti. L’originaria struttura edilizia del recinto è ancora oggi evidente – nonostante le trasformazioni barocche e ottocentesche – attraverso le torri rimaste (12 su 125 ancora esistenti nel 1682) e gli elementi architettonici delle case-forti (archi dai tipici profili in cotto alternati a tufo). A partire dal XII secolo la città si ingrandì, includendo i borghi popolosi sorti lungo le strade della piana del Tanaro (verso l’attuale piazza 1° Maggio e la stazio-ne ferroviaria). Nel XIV secolo quest’area fu racchiusa da una nuova cinta muraria chiamata «Recinto dei borghigiani». Oltre a numerose costruzioni civili, si conserva-no alcuni importanti edifici sacri di epoca medievale: la rotonda di S. Pietro, la chiesa di S. Secondo e la Cattedrale. Nel Seicento

la cinta muraria del Recinto dei Nobili fu abbattuta e nel Settecento la città cominciò a mutare di aspetto: numerose case-forti furo-no ammodernate, quasi sempre senza inter-venti troppo radicali, e i palazzi realizzati da Benedetto Alfieri conferirono un volto nuovo al centro urbano. Il secolo di grande rinnovamento edilizio fu però l’Ottocento, quando, abbattute le mura medioevali, furo-no edificati nuovi palazzi, ristrutturati quelli più antichi e realizzati alcuni importanti interventi urbanistici quali la rettificazione di strade e l’apertura di piazze che rispetta-rono il nucleo medievale della città. L’ideale galleria iconografica dei luoghi di interesse astensi realizzata da Clemente Rovere negli anni quaranta dell’Ottocento, inizia da piaz-za delle Erbe (fig. 2), ora piazza Statuto, la quale costituì fin dai primi secoli del medioevo uno dei più importanti poli mer-

Asti

1 Asti - Veduta generale presa dalle rovine del castello, 1846

2 Asti - Piazza dell’Erbe, 1846

3 Asti - Facciata del duomo, 1845

ASTI PAGINA 1 DI 7

Page 8: Viaggio in Piemonte di paese in paese

Alessandria si trova alla confluenza dei fiumi Tanaro e Bormida (figg. 1 e 26);

proprio a causa della sua posizione tra i due corsi d’acqua nel corso dei secoli la città ha subito numerose inondazioni, prodotte soprattutto dal Tanaro, che hanno arrecato ingenti danni agli abitati e particolarmente al ponte che univa le due sponde del fiume (fig. 19). Anteriormente alla data di fonda-zione della città (seconda metà del secolo XII) un ponte costruito in pietra univa già i diversi borghi sorti sulle rive opposte del fiume; il pedaggio dovuto per l’attraversa-mento spettava di diritto all’imperatore. Nel 1450 il comune ne fece costruire uno in pie-tra e legno; per sostenere una parte dei costi erano stati usati i proventi del pedaggio che il duca di Milano aveva concesso alla città; ma già durante i lavori le inondazioni aveva-no distrutto alcune delle arcate e reso quin-di necessarie ulteriori e nuove opere. Nel corso del secolo XVII il ponte fu coperto, ma già all’inzio del secolo XVIII i duchi di Savoia dovettero commissionare un nuovo progetto per riparare i danni provocati dalle numerose e frequenti alluvioni. Neppure l’ingegnere milanese Giacomo Solari riuscì a costruirne uno a prova di inondazione: infatti due anni dopo la realizzazione del suo progetto (1711) il ponte fu distrutto. Oltre alle piene del Tanaro, anche le vicende belliche del secolo XVIII contribuirono alla sua distruzione: fu smantellato per impedi-re il passaggio delle truppe nemiche. Solo verso la fine del secolo XVIII l’ingegne-re Giovanni Battista Gianotti fu incaricato della ristrutturazione e della copertura in pietra; quest’ultima fu demolita nel 1848 per impedire l’avanzata delle truppe austria-che. Durante l’occupazione napoleonica era stata aggiunta una passerella pedonale posta sotto le arcate; ma ancora una volta, nel 1889 il ponte fu definitivamente abbattuto e sostituito nel 1891 con uno nuovo costru-ito in mattoni e pietra. Il nuovo progetto prevedeva che, in caso di attacco nemico, il ponte potesse essere facilmente taglia-to, incrementando così l’efficienza difensiva

della Cittadella. La fondazione della città data 1168; in essa furono riuniti quattro borghi situati sulle rive dei fiumi Tanaro e Bormida, cioè Bergoglio, Marengo (fig. 29), Gamondio e Rovereto; la fondazione fu promossa dalla lega lombarda in guerra contro l’imperatore Federico I Barbarossa, che mise sotto asse-dio Alessandria nel 1174. Il nuovo abitato fortificato era stato concepito con funzioni

difensive: esso era stato eretto per contra-stare in particolare le offensive delle armate imperiali contro la città di Pavia. Anche il nome, Alessandria, era stato scelto in onore di papa Alessandro III, nemico giurato dell’imperatore Federico I. Fu lo stesso pon-tefice a erigere la città in diocesi nel 1175. A causa della sua posizione sulla strada che conduceva da Milano a Genova – e quindi al porto – Alessandria era considerata un

Alessandria

1 Alessandria - Piazza grande e reale, 1845

2 Alessandria - Piazza grande e palazzo reale, 1845 3 Alessandria - Palazzo Ghilini ora reale, 1845ALESSANDRIA PAGINA 1 DI 10

Page 9: Viaggio in Piemonte di paese in paese

Biella tra ’l monte e il verdeggiar de’ piani / lieta guardante l’ubere conval-

le, / ch’armi ed aratri e a l’opera fumanti/ camini ostenta». I versi della celebre poe-sia di Giosuè Carducci trovano un primo ed immediato riscontro nel disegno che il Rovere fa del sobborgo di Pavignano, già contado della famiglia Bardessoni di Aglié, da sempre legato al capoluogo nonostante un tentativo di ergersi a comune autonomo nel 1747 fallito a causa del numero ristretto di famiglie residenti (fig. 1). Tra le casupole del borgo posto a nord-est del capoluogo, in direzione della valle Mosso, disegnate dal Rovere, tra cui svetta il campanile della parrocchiale di S. Carlo, e le montagne poste sullo sfondo, si intravede sulla sinistra Biella, la cui esistenza è attestata sin dall’alto medioevo. Bugella per lungo tempo venne dominata dai vescovi di Vercelli per passare ai Savoia nel 1379, al termine di un aspra contesa con i duchi di Milano.Il nucleo centrale della comunità di Biella è – ancor oggi, come nella relazione dell’in-tendente sabaudo Pietro Antonio Blanciotti alla metà del XVIII secolo – divisa in due parti: «la prima detta il Piazzo collocata sul dorso d’un erta Collina, la seconda detta il Piano che giace al piè della Collina stessa». A queste due realtà si devono aggiungere i quartieri storici di Vernato (comune auto-nomo fino al 1421) e Riva e i più moderni Ornato (sorto sul torrente omonimo), S. Paolo (dove si trova la stazione) e Villaggio Lamarmora, risalente agli anni Venti del Novecento. Il nucleo originario della città è certamente il Piano (fig. 2). Qui – infatti – ebbe luogo il primo insediamento abitativo risalente all’epoca romana, trasformatosi nel medioevo in luogo fortificato all’interno del quale hanno trovato spazio i luoghi religio-si della città: duomo, battistero e castello vescovile. Il centro civile della città fu – però – per lungo tempo nell’altro nucleo abitati-vo. Solo nell’Ottocento, con la prima indu-strializzazione, il Piano riprese il controllo delle attività politiche (con esse la sede del municipio) e commerciali della città. D’altro

canto il quartiere Piazzo sorse intorno al castello vescovile fatto edificare dal vescovo Uguccione nel 1160 (fig. 3). Tale fondazio-ne coincise grossomodo con la nascita del libero comune di Biella, i cui primi statu-ti risalgono al 1245. Nato dalle residenze nobiliari, sulla collina ad ovest del Piano, il Piazzo – ancor oggi – ha una discreta omogeneità urbanistica ed è collegato con il resto della città da numerose coste e sali-te tipiche del medioevo e dal 1885 da una funicolare. All’interno del borgo si possono ammirare spunti architettonici tipicamente medievali tra cui la piazza Cisterna, che il Rovere chiama “piazza principale” (fig. 6). Secondo Delmo Lebole «la piazza Cisterna è il “salotto” del Piazzo, su cui affacciano i suoi palazzi gotici, rinascimentali, barocchi, neoclassici e l’antica sede municipale con la torre civica». Sulla destra, leggermente

sullo sfondo del disegno del Rovere si trova la chiesa di S. Giacomo. Essa sorse con il castello di Uguccione e, dunque, con lo stes-so quartiere, nel XII secolo e venne posta sotto la dipendenza diretta del capitolo di S. Stefano. Ricostruita tra il Trecento ed il Quattrocento, dell’edificio originario non è più rimasto nulla. La chiesa in stile romani-co-gotico, a tre navate con cupola centrale, appare piuttosto asimmetrica a causa della configurazione del terreno su cui sorge. Sul lato sinistro della facciata sorge il campanile di stile gotico risalente al XV secolo. Tuttavia il più rilevante complesso di edifici del quar-tiere Piazzo risulta essere il complesso di palazzo La Marmora (fig. 15). Fu dimora della famiglia Ferrero di Masserano che nel corso della storia si divise in due rami, il primo furono i signori del vicino principato di Masserano, il secondo divennero marche

Biella

«

1 Biella - Piazza del duomo, 1847

BIELLA PAGINA 1 DI 10

Page 10: Viaggio in Piemonte di paese in paese

Il mandamento fa parte della provincia di Novara. Confina a tramontana con

mandamento di Momo, a levante con quelli di Galliate e di Trecate, a mezzodì con quelli di Vespolate e Borgo Vercelli, e a ponente coi mandamenti di Biandrate e Carpignano. Di chilometri quadrati 209 computasi la super-ficie di questo mandamento, il quale novera 29.933 abitanti, 1749 case e 5942 famiglie». La sintesi operata da Goffredo Casalis inqua-dra perfettamente sia da un punto di vista geografico, che da un punto di vista demo-grafico-statistico il peso e la rilevanza del mandamento di Novara, che ha come perno lo stesso capoluogo di provincia.La città di Novara è infatti, ancor oggi, uno dei più importanti crocevia di traffici commercia-li tra gli assi viari che congiungono Milano a Torino e Genova alla Svizzera. Fondata come colonia di diritto latino nell’89 a.C. venne più volte saccheggiata e, rasa al suolo in età tardoimperiale, la città perde d’importanza fino all’avvento della dominazione carolingia che fa del novarese una contea. Diventato un libero comune, entò a far parte della Lega Lombarda e tese ad espandere il proprio dominio su quasi tutto il territorio dell’attua-le provincia. Alla fine del XII secolo accettò la protezione di Milano diventando dominio diretto dei Visconti prima e degli Sforza poi. Entrata a far parte dei domini spagnoli, Novara venne occupata dalle truppe sabaude nel 1706, ma ceduta – insieme a Milano –

all’Impero Asburgico con il trattato di Utrecht. Novara entrò definitivamente a far parte del regno di Sardegna, dopo una nuova occupa-zione militare del 1734, in seguito al trattato di Vienna del 1738. Tuttavia dopo le cam-pagne di Napoleone, Novara viene nuova-mente staccata dal Piemonte (annesso diret-tamente alla Francia) diventando la capitale del Dipartimento dell’Agogna facente parte prima della Repubblica italiana (1802-05), poi del Regno d’Italia. Nonostante le richieste austriache e grazie alle pressioni inglesi, la città ritornò a casa Savoia con il congresso di Vienna. Subito dopo gli anni descritti dal Rovere, la città fu attiva e partecipe nelle vicende risorgimentali. La «brumal Novara» infatti, come raccontato dal Carducci, è lo scenario della sconfitta e dell’abdicazione di Carlo Alberto nella sera del 23 marzo 1849 dopo una giornata di combattimenti appena fuori Novara. A causa della sconfitta piemon-tese la città rimase in mano agli austriaci fino all’agosto dello stesso anno.

Già piazza dello Statuto e ora piazza Gramsci, il primo disegno del Rovere si riferisce alla piazza del Rosario, il cui nome è dovuto alla chiesa di S. Pietro al Rosario ben visibile sulla destra del bozzetto (fig. 1). Tale chiesa fu edificata all’inizio del XVII secolo per ospitare i frati domenicani, dopo che essi vennero costretti ad abbandonare la loro

1 Novara - Piazza del Rosario, 1845

2 Novara - Piazza dell’Erbe, 1845 3 Novara - Piazza Carlo Emanuele, 1844

«

Novara

NOVARA PAGINA 1 DI 5

Page 11: Viaggio in Piemonte di paese in paese

Vercelli

Percorrendo la strada che da Novara porta a Vercelli si incontra, prima di entrare

nella città eusebiana si deve passare l’impo-nente ponte disegnato da Clemente Rovere (fig. 1). Questo ponte, primo in muratura sul fiume Sesia della città di Vercelli, venne eretto per volere di Napoleone tra il 1808 ed il 1810. Distrutto dalle frequenti piene di un corso d’acqua a regime idrografico forte-mente torrentizio, qual è il Sesia, il governo di Carlo Alberto decise di costruire un altro ponte che venne aperto il 15 aprile 1846, un anno prima del disegno del Rovere. Scrive il Casalis: «Questo ponte di maestoso aspetto ha tredici archi, ciascuno di metri 21 di luce, e non la cede in lunghezza a nessun altro del Piemonte, che ha quello costrutto, non è guari, sul Po presso a Valenza: la lunghezza è di metri 367.40; la larghezza interna è di metri 10».Posta al centro di un importante asse viario, la città di Vercelli ebbe un primo svilup-po come centro urbano in seguito all’occu-pazione romana risalente al II secolo a.C. e si espanse fino al tardo impero, quando le fortune della città declinarono insieme a quelle di Roma. Dopo essere caduta in mano ai longobardi nel VI secolo, nell’VIII Vercelli diventò contea franca di fatto ammi-nistrata dai suoi vescovi (successori di S. Eusebio e suffraganei di Milano). Alleatasi con Milano nei contrasti con l’imperatore Federico I Barbarossa, la città eusebiana si affermò come un libero comune ottenendo nel 1243 dal legato pontificio Gregorio da

Montelongo la giurisdizione su tutti i ter-ritori appartenenti alla sua diocesi. Il XIII secolo fu certamente il periodo più florido della storia di Vercelli, nel quale – tra le altre cose – si fondò la prima universitas studio-rum del Piemonte e si edificò l’Abbazia di Sant’Andrea.Quest’ultima, voluta dal cardinal Guala Bicchieri nel 1219 è uno dei primi esempi di architettura gotica italiana ispirato ai modelli cistercensi. La facciata (fig. 2) è caratterizzata dall’equilibrio cromatico otte-nuto grazie alla giustapposizione del cotto rosso e dell’intonaco bianco dei campanili e della pietra verde di Pralungo, della calcare-nite del Monferrato e del serpentino di Oria del resto. I tre portali strombati ed ornati da quattro ordini di colonnine e da archi con sfumature diverse, insieme agli archi a tutto sesto e al tetto a capanna sono dovute all’influenza dell’architettura romanica lom-barda. Di chiara impostazione gotica è – invece – la pianta rettangolare dell’abside

che, osservata dall’esterno come il disegno del Rovere (fig. 4), si presenta fiancheggiata da quattro cappelle che si aprono sui bracci del transetto e – soprattutto – da contraf-forti e da archi rampanti che percorrono la navata laterale destra (fig. 3). Lungo tutto il perimetro esterno dell’abbazia corre una galleria fatta di colonnine che prolunga la loggetta della facciata, sormontata da una decorazione chiara ad archetti pensili incro-ciati che poggiano su mensole scolpite che contrasta con il rosso del tetto. Ai due esili campanili della facciata nel XV secolo ne venne aggiunto sul lato destro della chie-sa uno nuovo, che segue – all’incirca – lo stile dell’abbazia. Il monastero voluto dal fondatore, si sviluppava sulla destra della basilica. Il chiostro disegnato dal segretario di seconda classe (fig. 5) non è – però – quello originario. Disposte a gruppi di quat-tro le colonnine primitive, nel XVI secolo si decise la ristrutturazione del chiostro con archi a sesto acuto e volte a crociera, ben visibili nel bozzetto. Il complesso abaziale venne affidato prima ai canonici di S. Vittore sostituiti nel 1459 dai canonici Lateranensi. Sopravvissuta agli assedi del XVII secolo e al progetto di restauro settecentesco, con le

1 Vercelli - Nuovo ponte sulla Sesia, 1847 3 Vercelli - Fianco meridionale di S. Andrea, 1845

2 Vercelli - Facciata di S. Andrea, 1845

VERCELLI PAGINA 1 DI 6

Page 12: Viaggio in Piemonte di paese in paese