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STUDI E DOCUMENTAZIONE DI VITA UNIVERSITARIA
IL PERCORSO DELL'AUTONOMIA Dal documento Martinottialla nota di indirizzo, il pareredel Cun, le opinioni dei rettoriEUROPA Indagine sulle pari opportunità nel/'università UNESCO L'istruzione verso il XXIsecolo STRATEGIE Un nuovomodo di intendere lo cooperazione allo sviluppo DIRITTIUMANI Verso l'istituzione di untribunale penale internazionaleSTORIA E IMMAGINI L'Università Complutense di Madrid
Anno XIX - numero 68 - aprile/giugno 1998 - Ediun CoopergionRivista trimestrale - Spedizione in abb. postale art. 2 comma 20/b legge 662/96
(45%) - Filiale di Perugia - ISSN 0393-2702
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STORIA E IMMAGINIL'Università Complutense di Madrid2
IL TRIMESTRE/II percorso dell'autonomiaDal documento Martinotti alla notamlnisteriale di indirizzo5Il testo della nota di indirizzosull'autonomia didattica6Il parere del CUN11L'armonizzazione dell'architettura deisistemi di istruzione superiore in Europa13Il valore dell'autonomiaa cura di Umberto Massimo Miozzi15La sfida della flessibilitàLuigi Paganetto21
NOTE ITALIANEI master in ItaliaValeria Rohr22
Esperienze di orientamentoPisa/II gusto della cultura25Sicilia/Scelte responsabiliAlessandra La Marca27Luiss/Mille studenti incontrano le imprese29Brevitalia30
EUROPA OGGIScacco al miliardarioManuela Borraccino32Pari opportunità nell'universitàMonica Menapace37Ricerca/Nuove forme di finanziamentoCarmen Tata41Euroflash43
UNI·~.a.l4S.68DireHore responsabile
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di luglio 1998 dalla Edimond srldi Città di Castello (PG)
La rivista non assume responsabilitàdelle opinioni espresse dagli autori
tflijj1\ Periodico associato all'Uspl~ Unione stampa periodica italiana
DIMENSIONE MONDOUnesco/Verso il XXI secolo
Raffaella Cornacchini46
L'università universaleFederico Mavor
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COOPERAZIONE INTERNAZIONALEL'etica dello sviluppo
Gianluigi Mottini53
Un Tribunale per i diritti umaniRaffaella Mazzarelli
57L'insidia nascostaLuca Cappelletti
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LEGGI E DECRETIDecongestionare i mega atenei
Renato Valli67
Individuazione degli atenei sovraffollati ecriteri per la separazione organica
degli stessi68
Determinazione degli obiettividel sistema universitario per il
triennio 1998-200069
Dalla Gazzetta Ufficiale70
Dalla Gazzetta Ufficiale delle ComunitàEuropee
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Le foto di questo numero illustranol'Università Complutense di Madrid.
UNIVERSITAS 68
"L'UNIVERSITACOMPLUTENSE DI MADRID
L'Uluversità Complutense di Madrid(UCM) rappresenta la tradizione e lamodernità, e prepara l'uomo di domani dedicando grande attenzione alpensiero, alla scienza e all'educazione.L'UCM è un importante polo di ricerca,sia per qualità che per quantità, e neisuoi laboratori ci si impegna perché lateoria sia sempre coniugata alla pratica. L'Università Complutense haanche una forte proiezione internazionale: infatti, dal 1990 l'UcM intrattienerapporti culturali e di scambio conuna delle più prestigiose wuversitàdel mondo, quella di Harvard.L'UcM è un'istituzione statale chericade sotto la giurisdizione dellaComwLità Autonoma di Madrid. Èuna delle più antiche e grandi università del mondo (circa 130.000 studenti, di cui più di 3.500 stranieri, unorganico che supera i 6.000 professori,3.000 unità di personale tecnico eamministrativo), e probabilmente lapiù prestigiosa della Spagna.Il campus si estende su un'area di 360ettari e si divide in un campus centrale, detto di Moncloa, dove si trovagran parte delle facoltà, e un altro,detto di Somosaguas - specializzatoin Scienze sociali - con le facoltà diScienze politiche, Sociologia, Scienzeeconomiche e imprenditoriali e Psicologia. Alcuni collegi universitarisono ubicati al centro della città. I collegi maggiori si trovano per lo più aMoncloa.
Cenni storici
suo destino sono stati, e sono ancoraoggi, molto legati alla famiglia reale.L'UcM nasce nel XIII secolo (1293) inuna piccola città sulle sponde delfiume Henares - chiamata "Complutum" dai Romani e "Al kala en elUhar" (oggi Alcalii de Henares) dagliArabi - per iniziativa del re Sancho IVdi Castiglia come Studiul11 Genera/e.Nel XV secolo, il papa Callisto III viistituisce tre cattedre di Grammaticalatina. Successivamente, uno deglistudenti più brillanti, FranciscoJiménez de Cisneros, arcivescovo diToledo e cardinale, ne promuove latrasformazione in università e nel1499 ottiene dal papa Alessandro VI ipermessi per la fondazione di unanuova università chiamandola con il
nome romano del suo luogo d'origine, Universi tas Complu tensis.Nel 1836, durante il regno di IsabellaII, sotto l'influenza delle dottrine liberali del momento, questa universitàviene trasferita a Madrid, capitaledella Spagna, con la denominazionedi Università Centrale.Nel 1943, la legislazione generale per lewuversità spagnole le cambia il nomein Università di Madrid, finché lanuova legge del 1970 - lo Statuto wuversitario -la battezza definitivamentecon il nome di Uluversità Complutensedi Madrid, ricordando l'iniziativa delsuo fondatore, il cardinale Cisneros.Durante il regno di Alfonso XIII, negliAmu Sessanta, si assiste allo sviluppourbanistico e architettonico che darà
L'Università Complutense vanta ben7 secoli di storia; il suo sviluppo e il
Il simbolo dell'Università Complutense di Madrid inserito nell'insegna dell'OspedaleSan Carlos
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STORIA E IMMAGINI
Università Complutense di Madrid: la biblioteca
vita all' attuale città universitaria.Nel 1984, a conferma del profondolegame dell'Ateneo con i reali, l'UCMconferisce al re Juan Carlos la laureahonoris causa in Giurisprudenza.
La struttura dell'Università
La struttura dell'Università è composta da più organi: il Consiglio sociale(con 20 membri,. 12 dei quali rappresentano il Ministero, la ComunitàAutonoma, il mondo imprenditorialee i sindacati); il Consiglio accademico(composto da 600 membri, così ripartiti: 64% docenti, 25% studenti e 11%personale tecnico e 'amminishativo),la Giunta direttiva, le çiupte di facoltà e i Consigli di dipartiIl).ento.Il rettore è la massima autorità dell'Università Complutense; presiede il
Consiglio accademico e la Giunta direttiva insieme a otto vice rettori(Ordinamento accademico, Ricerca,Studenti, Relazioni internazionali,Studi, Dipartimenti e Centri, Affarieconomici, Servizi di assistenza finanziaria per gli studenti, in particolare per le borse di studio), un segretario generale e un amministratoregenerale. Il rettore - scelto tra i docenti dell'Università Complutense - viene nominato, per un periodo di quattro anni, dal Consiglio accademico.Dal novembre 1995 il rettore dell'UcMè Rafael Puyol Antolin, docente diGeografia umana.Ogni facoltà o scuola è diretta da unaGiunta, presieduta dal decano dellafacoltà o dal direttore del centro e daivice decani. Ogni dipartimento ha unproprio Consiglio presieduto da undirettore.
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Facoltà, dipartimenti e corsi
L'Università Complutense di Madridcomprende: 179 dipartimenti e 19 facoltà (Filosofia, Scienze dell'educazione, Filologia, Geografia e Storia,Scienze chimiche, Scienze fisiche,Scienze matematiche, Scienze biologiche, Scienze geologiche, Medicina,Farmacia, Veterinaria, Odontoiatria,Diritto, Scienze politiche e Sociologia,Scienze economiche e imprenditoriali,Scienze dell'informazione, Psicologiae Belle Arti); 1 scuola tecnica superiore di Informatica; 6 scuole universitarie (Studi imprenditoriali, Ottica,Statistica, Scienze infermieristiche,Assistente sociale, Biblioteconomia eDocumentazione). Inoltre, l'Università Complutense conta 35 istituti universitari, 13 scuole di specializzazioneprofessionale e 8 collegi universitari.
Università Complutense di Madrid: le piscine all'aperto
Oltre ai titoli ufficiali riconosciuti dalMinistero dell'Educazione e dellaCultura (l'UCM conferisce 26 diplomidi laurea, 22 diplomi universitari, epiù di duecento dottorati), l'Università organizza in proprio più di 300corsi al termine dei quali rilascia irelativi titoli.
I servizi universitari
La biblioteca dell'Università Complutense è considerata la prima biblioteca universitaria del paese con più di2.000.000 di volumi; la sua funzione èquella di soddisfare tutte le necessitàdella comunità universitaria, sia alivello accademico che a livello di ricerca. Le diverse facoltà, scuole e istituti hanno proprie biblioteche collegate in rete alla banca dati centrale:infatti da ognuna di queste biblioteche periferiche è possibile accedere alcatalogo della biblioteca centrale eutilizzare i suoi servizi.La biblioteca possiede materiale bibliografico e documentale di grandeimportanza:- materiale antico, con lilla collezionedi 4.221 manoscritti di epoche diversee di 139.491 stampe, dagli incunabolifino a esemplari del XIX secolo;- materiale attuale, distribuito nellebiblioteche dei vari centri. Questomateriale può essere stimato in circa1.800.000 volumi, 35.000 pubblicazioni periodiche e 10.500 fonti documentali non librarie (video, mappe, schede, CD-RoM, etc.).Nei centri di documentazione europea è depositato il materiale pubblicato dalle diverse istituzioni che costituiscono l'Unione Europea. Si trattain particolare del Centro di documentazione europea della facoltà di Diritto con 3.631 volumi, 222 tra pubblicazioni periodiche e pubblicazioni inserie, e del Centro di studi e documentazione europea di Somosaguascon 4.273 volumi e 90 pubblicazioniperiodiche.Il COlE (Centro di Orientamento,Informazione e Occupazione) è uncentro specializzato dell'UniversitàComplutense che, oltre a dare informazioni agli studenti, svolge una funzione di guida e di orientamento pergli studenti e i neolaureati per quanto
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riguarda l'inserimento nel mondo dellavoro.L'OTRI (un ufficio di trasferimento deirisultati della ricerca) è invece unorganismo il cui obiettivo fondamentale è favorire i rapporti tra i ricercatori universitari e le imprese, promuovendo il trasferimento dell'offerta scientifico-tecnica universitaria aisettori produttivi.
Dalle lingue allo sport
L'Istihtto di Lingue permette ai membri della comunità universitaria lostudio di lingue diverse: tedesco,arabo, bulgaro, cinese, danese, cecoslovacco, francese, greco moderno,inglese, italiano, olandese, norvegese,polacco, russo, svedese, giapponese,persiano, serbo-croato. .L'Università Complutense organizzaannualmente una serie di corsi perstranieri, la cui finalità consiste nell'insegnamento della cultura e della lin-
gua spagnola, e durante l'estate attivaper loro dei corsi brevi.Dal 1988, l'Università Complutenseorganizza a Escuriale e ad Almeria,durante i mesi estivi, corsi intensivi emultidisciplinari, diretti a studentidegli ultimi anni e a studenti laureati:il fine è creare un vero foro accademico che permetta di affrontare temi dimassima attualità con un atteggiamento aperto e pluralista.All'interno del campus sono dislocatigli impianti sportivi dell'UcM, chesono tra i più attrezzati d'Europa: neisei complessi sportivi si trovanocampi di football e di rugby; di pallacanestro, di tennis, di pallamano, difootball al coperto, di pallavolo; pisteper l'atletica, palestra coperta, padiglione multisportivo coperto, piscinaolimpionica con trampolino per i tuffie piscina coperta. Inoltre, per i membri della comunità universitaria sonoorganizzate diverse attività ricreativeper il tempo libero.
(a cura di Maria Letizia Musella)
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IL TRIMESTRE/II percorso dell'autonomia
DAL DOCUMENTO MARTINOTTIALLA NOTA MINI5TERIALE DI INDIRIZZO
L
I primi dell'anno 1998 sono stati imesi del dibattito sull'autonomiadidattica, le sue implicazioni future,le sue ricadute in termuu di ammodernamento del sistema universitario.Quello dell'autonomia è un tema cruciale per le istituzioni di istruzionesuperiore - e non solo per esse - chetormenta le forze politiche e socialiaffalmosamente alla ricerca di modelli di governo che coniughu10 i massimi spazi di libertà con criteri di diffusa responsabilità in un quadro di efficienza. Il "documento Martinotti",prodotto lo scorso am10 dal gruppo dilavoro IIÙ1usteriale su"Autonomiadidattica e umovazione dei corsi distudio a livello w1iversitario e postuniversitario", ha provocato reazionie commenti che questo numero diUNIVERSITAS intende documentare, U1coerenza con l'obiettivo da sempreperseguito di registrare i mutamentidel sistema universitario ancoraprima della fissazione di nuove regole U1 norme di legge o di regolamento.Nel corso della presentazione del"documento Martinotti", avvenutanella sede del CNR lo scorso dicembre,si ascoltarono per lo più voci di consenso, temperate da appunti e critichesu specifici aspetti.Per il miI1istro Berlu1guer il nocciolodella riforma wuversitaria - prefigurata dalla legge 127/97, nota comeBassanini 2 - va individuato nell'innovazione dei corsi di studio con loscopo di contrastare l'alto tasso diabbandoni e di restituire all'wuversità la sua valenza formativa di quadri professionali per la società; ma èsignificativo pure il metodo seguitodi trasferire poteri e responsabilità
dell'amministrazione centrale "ai luoglu in cui la funzione didattica vieneespletata".Lo stesso ministro considerava inquella sede il documento del gruppodi lavoro come "w1a proposta apertaal contributo di idee, di critiche, perfino di contro-proposte, alla cui elaborazione la comwutà wuversitaria, inhltte le sue componenti, è cruamata aconcorrere, unitamente alle forzesociali e culturali".In effetti, nel primo trimestre dell'anno, di autonomia didattica, di sistemadei crediti, di orientamento e di valutazione si è molto scritto e discusso:interessanti gli mterventi su Internet'e di indubbio rilievo il convegno "Ilvalore dell'autonomia" organizzatoad aprile dalla Conferenza dei Rettoria Tor Vergata e del quale trattiamoampiamente in questa rubrica.Tuttavia, che questi temi abbianosuscitato livelli di consapevolezzaaccettabilmente diffusi nel corpodocente e fra gli studenti è lecitodubitare, soprattutto in relazioneall'importanza della posta in gioco.Il 29 maggio scorso dal Ministerodell'Università è emerso un dOClImento, intitolato "Nota di u1dirizzo",che segna l'avvio del processo diristrutturazione dei corsi di shldio.Tale nota è stata trasmessa in stesuraprovvisoria per la consultazione allaCRUT, al CUN, alle associazioni professionali dei professori e dei ricercatori,alle parti sociali e alle associaziOlUstudentesche. Con lm'accelerazioneinsolita nel mondo burocratico e accademico italiano, m meno di W1 mesetali enti e corporazioni avrebberodovuto riunirsi per studiare eapprofondire la materia umovativa
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della nota, esprimere e trasmettere alministro il loro parere; di conseguenza gli uffici del MUR5r avrebbero recepito i suggerimenti e trasferito il contenuto nella redazione definitivadella nota.Tale testo è stato firmato da Berlinguer il 16 giugno ed è difficile credere che davvero vi sia stata questaampia e approfondita consultazione:inoltre, da un raffronto delle due stesure non risultano apportate variazioni sostanziali.Se va dato atto al ministro di perseguire W1a tenace volontà di riformadelle fatiscenti strutture wuversitarie,continuano a destare perplessità leprocedure susseguenti alla leggeBassanini, con il ricorso ai decretidelegati ed ai regolamenti su materiealtamente problematiche che vengono sottratte alla verifica parlamentare. Tali timori non sono fugati dallaconstatazione dell'esacerbante lentezza dei lavori delle commissioni diMontecitorio e di Palazzo Madama,dove la nuova normativa sui concorsiuniversitari sta per doppiare il secondo anno di travagliata navigazione.Nel "Trimestre" di questo numeropubblicluamo il testo della nota diindirizzo, il parere espresso dal CUN ela dichiarazione di Parigi sull'armonizzazione dell'architettura dei sistemi di istruzione superiore in Europa.Completa la documentazione un'ampia selezione dei principali interventidel convegno di Tor Vergata.
P.C.P.
• Il testo integrale del "documento Maltinotti" è consultabile su Internet al sito:www.murst.it/progprop/autonomi/autonol11i.htm.
UNIVERSITAS 68
Legge 15 maggio 1997, n. 127.Autonomia didattica
NOTA DI INDIRIZZO
Università Complutense di Madrid: il palazzo che ospita gli uffiCi amministrativi
Le disposizioni in materia wùversitaria della legge 15 maggio 1997, n.127(art. 17, commi 95 e ss.) sono finalizzate - com'è noto - al compimentodell'autonomia delle wùversità, conspecifico riferimento alla loro primaria hmzione formativa (autonomiadidattica), nel quadro della più generale azione del Governo per il riassetto autonomistico dell'intera organizzazione dello Stato. Obiettivo dellariforma è il miglioramento qualitativodell'istruzione universitaria e dellecondizioni complessive di fW1zionamento dell'lmiversità italiana.Nell'indicata prospettiva, già da alculÙ mesi questo Ministero ha diffuso ilrapporto finale del gruppo di lavoroministeriale su "Autonomia didattica einnovazione dei corsi di studio a livellouniversitario e post-universitario" sulquale si è aperto W1 ampio confronto,cui hanno partecipato tutte le componenti del mondo lmiversitario, arricchendolo con molteplici osservazi01ù~ suggerimenti.E ora necessario intraprendere operativamente la ristrutturazione dei corsidi studio. A tal fine il Ministro invia atutti gli atenei la presente nota diindirizzo, che segna l'avvio del processo.Con tale nota si intende consolidare laprassi dell"'avviso preventivo di interpretazione", già utilizzata in altri casi,fornendo informazioni sintetichesugli obiettivi dei provvedimenti incorso e indicazioni sulle innovazioniimmediatamente percorribili.
1 - Gli obiettivi della riforma:indicazioni sintetiche
Gli obiettivi dell'autonomia didatticasi possono sintetizzare nei seguentipunti:
- rafforzamento della correlazione traricerca e didattica universitaria;
- attuazione di lm sistema articolatosu più cidi che consenta, attraversola flessibilità dei corsi degli studi,l'utilizzazione dei segmenti formativi positivamente percorsi;
- riduzione della durata reale deicorsi, da far corrispondere alladurata legale;
- aumento dell'efficienza didattica econseguente riduzione degli abbandoni, anche attraverso il sostegno eil potenziamento delle iniziative in
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materia di orientamento e di tutorato;
- realizzazione di effettive e sistematiche opportunità di formazionepermanente e ricorrente;
- costante monitoraggio e valutazionedella qualità didattica, anche conampia partecipazione degli studenti;
- promozione dell'innovazione, conprevisione di curricllia che facilitinoil costante adeguamento dell'offertaformativa ai processi sociali ed economici, operando anche trasversalmente rispetto alle tradizionali sud-
divisioni, con conseguente possibilità di sostituire in tutto o in partepercorsi obsoleti;
- introduzione di un sistema generalizzato di crediti didattici e modularità degli insegnamenti;
- internazionalizzazione dei corsidegli studi e loro armonizzazionenel contesto europeo, così da assicurare il riconoscimento internazionale dei nostri titoli di studio e lapiena mobilità dei nostri laureatinell'ambito comunitario;
- trasparenza degli impegni rispettivi degli atenei e degli studenti,anche mediante la prefigurazionedi percorsi concordati, nel quadrodi un'accresciuta autonomia eresponsabilizzazione degli stessistudenti.
Il perseguimento degli indicati obiettivi dovrà anche avvenire nel quadrodella progressiva armonizzazionedel nostro sistema universitario, deipercorsi degli studi e dei relativi titoli con gli indirizzi che vanno emergendo in ambito internazionale - e,segnatamente, comunitario - in relazione sia alla Convenzione di Lisbona,sul riconoscimento dei titoli di studio, sia all'attuazione dell'art. 126del Trattato di Maastricht e alla connessa costruzione di uno "spazioeducativo europeo", previsto dalprogetto dell'" Agenda 2000" neldocumento "Per un'Europa della conoscenza".Il processo di riforma trova oggi lmnuovo riferimento, coerente con glienw1ciati obiettivi, nella dichiarazionecongiunta su "L'armonizzazione dell'm'chitettura dei sistemi di istruzione superiore in Europa", sottoscritta a Parigi il25 maggio scorso dai ministri perl'Università di Francia, Germania,Gran Bretagna e Italia, che peraltroimprime un'acc~lerazionealle iniziative in corso. .La definizione dell'architettura generale del nostro sistema universitario,all'interno del nuovo quadro europeo, costituisce la premessa dei decreti attuativi della legge 127/1997 e saràoggetto di un'apposita nota di indirizzo, che sarà emanata nei prossimimesi..
IL TRIMESTRE/II percors.o dell'autonomia
2 - I provvedimenti attuatividella riforma: i /Idecreti di area"
Sulla base del principio cardine dell'autonomia, assw1to a fondamentodella riforma dalla legge 127/1997, ilquadro normativo esistente già offreampi spazi per procedere al perseguimento degli indicati obiettivi. Talequadro normativo sarà comunquecompletato con l'emanazione - entrol'anno - dei decreti attuativi previstidall'art. 17, comma 95, della citatalegge n. 127, che determineranno sotto forma di "criteri generali" - ladurata ed i contenuti minimi qualificanti dei diversi corsi di studio e forniranno la base per la definizione, daparte delle università, degli ordinamenti didattici sostitutivi delle attuali"tabelle".Per quanto attiene alle caratteristichedi tali decreti, si anticipa fin d'ora che,per preminenti ragioni di semplificazione procedurale e di operatività, siprocederà all'accorpamento dei corsidi studio in alclme macro-aree (inanalogia e coerenza con quanto giàdecretato in materia di preiscrizioni),con la conseguente emanazione dicinque "decreti di area", corrispondenti - di massima - ai sottoindicatiraggruppamenti (con la precisazioneche, stante la finalità pratica deglistessi, non ne può derivare alcunaimplicazione in ordine all'autonomiascientifica delle diverse discipline edei relativi corsi, anche al confine trapiÙ macro-aree):- area sanitaria;- area scientifica e scientifico-tecnolo-
gica;- area umanistica;- area delle scienze giuridiche, econo-
miche, politiche e sociali;- area dell'ingegneria e dell'architet
tura.
I decreti, nel definire gli obiettivi formativi di ciascun corso, configureranno i contenuti minimi qualificanti peri singoli curricula, lasciando ampialibertà all'autonoma determinazionedegli atenei. Per quanto di competenza di questi ultimi, sarà altresì indicata l'esigenza di confronto delle strutture didattiche con gli studenti, mediante la previsione di apposite com-
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missioni paritetiche, nonché con leregioni e con le parti sociali.Saranno inoltre incluse le seguentiprevisioni di carattere generale:- presenza di discipline di settori
diversi rispetto a quelli in cui il curriculum si inquadra, così da assicurare una formazione globale dellostudente;
- acquisizione della piena conoscenzadi una lingua europea e, almeno alivello base, di W1a seconda linguastraniera;
- acquisizione di competenza nell'uso delle nuove tecnologie informatiche ES telematiche;
- effettuazione di stage formativi;- conclusione dei corsi con lma prova
finale - differenziata a seconda deicorsi e dei relativi livelli - direttaalla valutazione globale del curriculum individuale e del livello di preparazione conseguito.
Oltre ai "criteri generali", che rimarranno quadro di orientamento perogni ulteriore progetto degli ateneinel prosieguo del processo dell'autonomia didattica, in prima applicazione saranno indicati. segnatamente,all'interno di ciascun "decreto diarea", quelli relativi ai corsi di studiogià previsti dagli ordinamenti didattici vigenti..- Gli statuti o i regolamenti didattici di
ateneo assicurano - in attuazione dell'art. 6 della legge 21 giugno 1995, n.236 -la rappresentanza degli iscritti intutti gli organismi preposti ai corsi distudio.
- È in corso di definizione il riordino - insede di esercizio della potestà regolamentare attribuita al Governo dall'art.20, comma lO, della legge 15 marzo1997, n. 59 - della disciplina concernente il diritto allo studio universitario,che prevederà l'estensione degli interventi per il diritto allo studio universitario anche ai corsi post-laurea, ove giànon disposta da specifiche norme.
- Anche in attuazione della precitatanorma della legge 59/1997, è altresì incorso la definizione di un sistema nazionale di valutazione che, sulla base dell'esperienza dell'Osservatorio per lavalutazione del sistema universitario, consenta di intervenire - secondocriteri e procedure predeterminate - percorreggere situazioni di squilibrio nel-
l'offerta formativa tra gli atenei e perfavorire !'innovazione didattica basandosi sulla valutazione dei risultati effettivamente raggiunti.
3 - Innovazioniimmediatamente attivabili
La legislazione esistente, finora scarsamente utilizzata, se applicata nelquadro del principio cardine dell'autonomia rende fin d'ora legittimo ilricorso a strumenti di innovazione,relativamente ai quali si fornisconoalcw1e prime indicazioni.
a. Attivazione dei crediti didatticiParticolare importanza assume laprogressiva adozione del sistema deicrediti didattici, previsti dall'art. 11,comma 2, della legge 341/90, da utilizzare conformemente in tutte le università, al fine di non frapporre ostacoli alla mobilità degli studenti dall'uno all'altro ateneo e dall'uno all'al-
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tra corso di studi all'interno dellostesso ateneo.A tale riguardo si tengano presenti leseguenti indicazioni:Definizione generale: il credito è W1'Unità di misura del "carico di apprendimento", cioè della quantità standard di lavoro che è richiesta agli studenti per svolgere le attività diapprendimento. Si conviene che 1 credito equivalga a 30 ore di attività eche la quantità standard di lavoro cheuno studente è in grado di svolgere inun anno sia corrispondente a 60 crediti, pari a 1.800 ore. Ciò vale a direche lo svolgimento con esito positivodelle attività previste per ciascunanno di corso comporta il conseguimento di 60 crediti da parte dello studente.Determinazione dei crediti: la strutturadidattica responsabile di un corso' distudi determina il numero dei creditiassociato ad ogni attività didatticaorganizzata (lezioni, esercitazioni,lavoro sperimentale e pratico, semi-
nari, tirocini, stage, Shldio guidato,studio individuale, elaborati, tesi ealtre attività di formazione) che corrisponde al carico di lavoro standardprevisto per lo studente per lo svolgimento di quell'attività. Nel caso in cuila struttura didattica responsabile diun corso di studi riconosca w1'attivitànon organizzata dalla struttura didattica stessa, essa stabilisce anche ilnumero di crediti che viene attribuitoa tale attività ai fini del conseguimento del titolo relativo a quel corso distudi.Introduzione del sistema: nel nostro ordinamento il sistema dei crediti è statogià previsto dall'articolo 11, comma 2,della legge n. 341/1990; è stato poiadottato, sia pure in forme specifiche,con la nuova tabella del corso di laureain Medicina; è stato infine assunto nella forma qui indicata - dal recentedecreto ministeriale che ha definito i"criteri generali" per il corso di laureae la scuola di specializzazione finalizzati alla formazione degli insegnanti.
Università Complutense di Madrid: il teatro Ramon y Cayal
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Per regolamentare la mobilità deglistudenti tra le istituzioni universitarieeuropee è da tempo in uso un sistemadi crediti denominato European CreditTI'ansfer System (ECTS). La piena utilizzazione dei crediti per la disciplinadegli ordinamenti didattici sarà poiattuata compiutamente, secondo leindicazioni dei decreti d'area.Possibilità di applicazione immediata: sind'ora le strutture didattiche responsabili sono abilitate, utilizzando larichiamata disposizione della legge341, ad attribuire un "peso" in creditia ciascuna attività didattica previstadalle tabelle vigenti per il conseguimento di un titolo di studio, ripartendo tra tutte le attività dei singoli annidi corso (lezioni, esercitazioni, lavorosperimentale e pratico, seminari, tirocini, stage, studio guidato, studio individuale, elaborati, tesi e altre attivitàdi formazione) un numero complessivo di crediti. Il numero complessivodei crediti occorrenti attualmente perun percorso formativo si ottiene moltiplicando la durata legale in anni delcorso di studi per 60.Crediti maturati in ambito non universitario: nel caso in cui gli studenti abbiano maturato crediti formativi in corsipost-secondari (svolti dopo il conseguimento del diploma di scuolasecondaria superiore) presso il sistema scolastico o quello della formazione professionale regionale, gli stessipotranno essere riconosciuti solo aseguito di specifici accordi fra le università e le istituzioni organizzatriciper la loro valutazione ai fini del percorso uruversitario (come già in atto aseguito di apposite convenzioni fraalcune università e alcune regioni).
b. Piani di studio individualiUna rilevante possibilità di flessibilizzazione delle attuali tabelle, legittimando le relative deroghe - inconformità a quanto già precisato conla nota ministeriale prot. n. 2402 del31 ottobre 1996 - può aversi anche datU1 più diffuso ricorso all'adozione,da parte degli studenti, di piani distudio individuali "orientati" dallestrutture didattiche.
c. Regolamenti didattici di ateneoI regolamenti didattici di ateneo, di cuiall'articolo 11 della stessa legge 341/90,
IL TRIMESTRE/II percorso dell'autonomia
Università Complutense di Madrid: studentesse di Medicina
possono prevedere, ad esempio:- l'unificazione del curriculum del
l'anno iniziale tra lauree contigue,ed eventualmente diplomi contigui,con conseguente possibilità di iscrizione non a facoltà, per corsi di laurea o di diploma, ma ad aree;
- la possibilità di conseguire il titoloper quegli studenti che abbiano completato il corso di studi prima di avercompletato l'iscrizione al numero dianni di corso previsti dalla tabelladel proprio corso di studi;
- la mutuabilità dei corsi tra diversiatenei;
-l'adozione di curricula che, previaccordi a livello transnazionale trauniversità, concretizzino l'ipotesi diconseguimento di doppi titoli o,comunque, di titoli automaticamente validi in diverse nazioni;
- modalità proprie di valutazionedella frequenza e di svolgimentodegli esami di profitto e di laurea,ivi compresa la composizione dellecommissioni, di definizione dellostudente fuori corso e della decadenza dalla qualità di studente;
- l'introduzione delle nuove tecnologie didattiche e delle forme di insegnamento a distanza;
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-la realizzazione dei tirocini formativi e di orientamento di cui all'art. 18della legge 24 giugno 1997, n. 196 eal successivo regolamento attuativo(decreto Ministero Lavoro 25 marzo1998, n. 142).
Si coglie l'occasione per informareche è preciso impegno di questoMinistero di provvedere all'approvazione dei regolamenti didattici, o distralci degli stessi, entro 60 giorni dalloro arrivo, utilizzando a tale scopoanche i nuovi e più brevi terminientro i quali il CUN è chiamato adesprimere il proprio parere.
d. Programmazione didattica e utilizzazione dei docentiSarà molto importante, ai fini del raggiungimento degli indicati obiettivi,prevedere una maggiore flessibilitànell'utilizzazione dei docenti, anchemediante l'assegnazione di compitidifferenziati nell'ambito della programmazione didattica. Peraltro varicordata l'equivalenza, dal punto divista dell'assolvimento dei doverididattici, dell'attività svolta nei corsidi diploma e di laurea nonché neicorsi post-laurea. A tal fine si sottolinea che, per favorire la mobilità interna dei docenti in relazione al piùampio ventaglio di potenzialità formative, va superata la rigidità dellostretto legame del docente alla specifica materia di insegnamento, tenendo conto che l'articolo 12 della legge341/1990 affida alle strutture didattiche il compito di assicurare "la pienautilizzazione dei professori e dei ricercatori" nei corsi di studio e in tutte leattività integrative previste dallastessa legge. Poiché la norma in questione non identifica specificamentele "strutture didattiche" richiamate e ciò proprio al fine di promuovereuna maggiore flessibilità organizzativa - si deve intendere che sia pertanto consentita alla potestà statuariadei singoli atenei l'individuazione ola creazione ex novo di organi digestione didattica, anche sostitutividi quelli esistenti, con potere programmatorio e decisionale, che operino concretamente per l'ottimizzazione delle risorse docenti di cui l'ateneo dispone.Ai sensi dei commi 1 e 2 dell'art. 15della legge 341/90, i compiti didatti-
UNIVERSITAS 68
Università Complutense di Madrid: una visita oculistica
ci sono assegnati ad ogni professoreo ricercatore dalla competente struttura didattica, sentito l'interessato,nel rispetto del settore scientificodisciplinare di inquadramento, dellalibertà d'insegnamento e delle specifiche competenze scientifiche. Inbase al comma 3 dell'art. 15 dellalegge 341/90, esclusivamente per iprofessori in servizio alla data dientrata in vigore della legge, è necessario il consenso dell'interessatoqualora tra i compiti didattici nonsia ricompresa la responsabilitàdidattica del corso impartito allamedesima data di entrata in vigoredella legge.Particolare importanza assume lafacoltà - riconosciuta agli atenei dall'art. 16, comma 6, del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 80 - di destinare apposite risorse "per l'incentivazionedell'impegno didattico dei professori ericercatori universitari, con particolare
riferimento al sostegno dell'innovazionedidattica, delle attività di orientamento etutorato, della diversificazione dell'offertaformativa".Si coglie infine l'occasione per ribadireche i bandi per concorso e per trasferimento debbono essere effettuati conriferimento ai settori scientifico-disciplinari e non alle singole discipline.
4 - Sperimentazione di corsidi nuovo tipo
Sono autorizzate le proposte modificative degli ordinamenti degli studi, nelquadro dell'ordinamento didatticovigente, a suo tempo presentate dalleuniversità e per le quali non sia tuttorapervenuto l'assenso ministeriale.Si autorizza la prosecuzione della sperimentazione per i corsi per i quali nonsussistano ordinamenti didattici vi-
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genti, ave attivati per l'anno accademico 1997/98 per effetto ed in conformitàdella nota di indirizzo ministerialeprot. n. 2079 del 5 agosto 1997.In attesa degli ulteriori provvedimenti attuativi dell'autonomia didattica èeccezionalmente autorizzata, limitatamente all'a11l1O accademico 1998/99, l'attivazione - con riserva di successivaverifica e adeguamento in base agliemanandi "decreti di area" - di corsidi nuova istihlzione per i quali nonsussistano ordinamenti didattici vigenti, purché risulti acquisito il parere favorevole del Comitato lmiversitario regionale di coordinamento, dicui all'articolo 3 del DPR 27 gennaio1998, n. 25.Roma, 16 giugno 1998
BERLINGUER, ministro dell'Universitàe della Ricerca scientifica e tecnologica
IL TRIMESTRE/II percorso dell'autonomia
IL PARERE DEL CUN
Gruppo scultoreo nell'Università Complutense di Madrid
Un articolato parere del ConsiglioUniversitario Nazionale, espresso nell'adunanza dell'8 giugno 1998, così recita:
I
"n Consiglio Universitario Nazionalenell'esprimere il parere richies to dalmu1istro sullo schema della prima"Nota di mdirizzo" sull'autonomiadidattica, richiama le analisi e leosservazioni plmtuali svolte nel parere generale n. 9 del 14 maggio 1998già moltrato al mU1ish"0 m merito al"documento Martinotti": analisi eosservazioni che qui vengono dateper presupposte e che il ConsiglioUniversitario Nazionale auspica siano prese m attenta considerazione.n Consiglio Ul1iversitario Nazionalerileva l'aspetto positivo dell'avvio delprocesso di sperimentazione di autonomia didattica, effettuato indipendentemente dall'emanazione dei decreti di area previsti dalla legge n. 127del 1998, art. 17, comma 95 e ss., inquanto espressione dell'esercizio dell'autonomia degli atenei, pur entroun opportuno quadro di coerenteriferimento nazionale.In particolare concorda pienamentecon l'obiettivo di armonizzare gliordinamenti universitari europei esottolu1ea l'importanza che assume lacostruzione di lm terreno culturalecomune sul piano della formazionesuperiore.In questa direzione, valuta positivamente lo sforzo di evidenziare gliaspetti w1ificanti h"a i diversi saperi,pur m presenza di lm quadro di veloce e profonda trasformazione dei loroconfini tradizionali, senza tuttaviaannullarne le specificità significativeche li caratterizzano sia sul pianoscientifico sia su quello formativo.L'mtervento sulla didattica, per i suoiu1tru1seci legami con la ricerca, riveste un carattere decisamente innovati-
vo, U1 quanto stimola una trasformazione che investe la totalità deimomenti che caratterizzano la vitauniversitaria. Per questo motivo ilConsiglio Universitario Nazionaleraccomanda che ciò si realizzi all'u1temo di un quadro d'u1sieme rigoroso e che la necessaria fase di sperimentazione si basi su parametri emodelli di riferimento scientificamente fondati e soggetti ad attenta verifica m ogni momento del processo.n Consiglio Universitario Nazionalerileva che il passaggio dalle analisiteoriche alla realizzazione effettivadella riforma voluta richiede specificistudi di fattibilità volti a quantificarel'impegno ricruesto al sistema universitario ed agli operatori per portare abuon fme il processo di riforma conl'u1dicazione delle risorse necessarie.In relazione a ciò il Consiglio Universitario Nazionale sottolli1ea l'ma-
deguatezza dello stanziamento previsto dal piano trielmale (1998-2000)per l'umovazione didattica. Ribadisceu101tre che occorre affrontare contestualmente il problema dello statogiuridico ed economico di coloro cheoperano nell'lmiversità e dotarli distrumenti adeguati a realizzare ilradicale cambiamento.
II
In merito al § 1 "Gli obiettivi dellariforma: indicazioni srntetiche", ilConsiglio Universitario Nazionalesottolmea l'importanza degli obiettiviivi evidenziati m ordme all'mterventosul sistema universitario italiano.Osserva che l'esigenza di sintesirischia di determmare una eccessivasemplificazione e di generare qualcheequivoco e difficoltà di rnterpretazio-
l l
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Panoramica dell'Università Complutense di Madrid
ne, retaggio peraltro del precedente"documento Martinotti". Per quantoriguarda l'obiettivo di far corrispondere la durata reale alla durata legaledei corsi, occorre prioritariamenteindicare con chiarezza qual è l'orientamento che il Governo intendeseguire in ordine al numero dei livellidi istruzione prefigurati per il nostropaese anche alla luce della dichiarazione della Sorbona del 25 maggio1998. Ciò consentirà una razionaleripartizione del carico didattico conl'utilizzazione dell'intero percorsoformativo diploma-laurea-scuola dispecializzazione o dottorato. Va inoltre rilevato che l'esigenza di adeguarel'offerta formativa ai mutamentisociali ed economici non deve andarea detrimento della necessità di assicurare una solida formazione di base eduna attitudine critica nell'acquisizione delle conoscenze e nella loro applicazione.Per quanto concerne il § 2 "I provvedimenti attuativi della riforma: idecreti di area", il Consiglio Universitario Nazionale prende atto chele macro-aree sono state introdottecon preminenti finalità pratiche e sottolinea la opportuna precisazionesecondo cui, considerate tali finalità"non ne può derivare alcuna implicazione in ordine all'autonomia scientifica delle diverse discipline". Tuttavia,poiché l'adozione di macro-aree rappresenta 1'occasione per l'emanazionedei decreti di area e quindi la basedella ricomposizione didattico-scientifica dei corsi di studio, il ConsiglioUniversitario Nazionale ritiene opportuno che vengano evidenziati i criteri in base ai quali si è comw1que pervenuti al raggruppamento dei settori.Il Consiglio Universitario Nazionale siriserva di intervenire nel merito inoccasione dell'emanazione dei relatividecreti. Osserva inoltre che anche laterminologia usata per individuare lemacro-aree richiederebbe di essereresa più espressiva in relazione allerealtà scientifico-formative che siintendono significare.Sulle "previsioni di carattere generale", osserva che la scelta delle"discipline di settori diversi rispetto aquelli in cui il curriculum si inquadra", in modo da assicurare "unaformazione globale dello studente",
deve essere lasciata alla formulazione autonoma dei curricula da partedegli atenei.Inoltre, la conoscenza di due linguestraniere e la competenza nell'uso ditecnologie informatiche dovrebberorappresentare, con la riforma deicicli e dell'intero sistema scolastico,un preciso compito della scuolamedia. Tenuto tuttavia conto dell'attuale situazione, il sistema universitario potrà svolgere un'azione disupplenza, onde colmare le lacunedi preparazione, nella sola fase transitoria, in attesa che la riforma dellascuola media possa offrire la necessaria preparazione di base, riservandosi in futuro 1'approfondimento e ilperfezionamento delle conoscenzegià acquisite. Occorre però che sianomesse a disposizione degli ateneirisorse aggiuntive ad hoc per le strutture necessarie e per gli insegnantiattualmente mancanti. Occorre altresì nei singoli decreti di area definire le modalità concrete dell'insegnamento delle 'lingue e dell'informatica ed il loro ruolo rispetto ai curricula.In merito al § 3 "Innovazioni immediatamente attivabili" il ConsiglioUniversitario Nazionale ritiene che sidebba procedere in tempi rapidi alladefinizione di un modello di creditididattici omogeneo a livello di aree ericonosciuto su scala nazionale, tale
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da consentire di raggiungere conCl·etamente l'obiettivo della mobilità studentesca. Inoltre, laddove si sottolinea che è demandata "alla potestàstatutaria dei singoli atenei l'individuazione o la creazione ex novo diorgani di gestione didattica, con potere programmatorio e decisionale", ilConsiglio Universitario Nazionalerichiama l'opportunità di non moltiplicare gli organi di gestione delladidattica, e sottolinea la necessità diattivare fW1zioni forti di coordinamento tra gli organi attualmente esistenti. Nel caso emerga la necessità dicostituire nuovi organi, questi dovram10 essere in sostituzione e non inaggiunta a quelli attuali, all'interno diW1 quadro di semplificazione gestionale.In merito al § 4 "Sperimentazione dicorsi di nuovo tipo", indipendentemente dall'acquisizione del pareredel Comitato Regionale di Coordinamento, è necessaria la verifica deirequisiti di congruità del corso a livello nazionale da parte del ConsiglioUniversitario Nazionale.In relazioine alla ftmzione di accreditamento dei corsi di studio, sullaquale si è entrati nel merito nel citatoparere generale n. 9/1998, il Consiglio Universitario Nazionale ritieneche questa sia materia da affrontaretempestivamente e in modo approfondito nei decreti di area.
Il TRIMESTRE/II percorso dell'autonomia
L'ARMONIZZAZIONE DELL'ARCHITETTURA DEISISTEMI DI ISTRUZIONE SUPERIORE IN EUROPA
Dichiarazione dei ministri competenti di Francia, Germania, Gran Bretagna e Italia
Il processo europeo ha compiutorecentemente importantissimi passiin avanti. La loro rilevanza non devefar dimenticare che l'Europa non èsolamente quella dell'euro o dellebanche e dell'economia: deve essereanche un'Europa della conoscenza.Dobbiamo consolidare le dimensioniintellettuali, culturali, sociali e tecniche del nostro continente e su di essecostruire. Per larga parte esse sonostate modellate dalle università, lequali continuano a giocare un ruolochiave per il loro sviluppo.Le università sono nate in Europacirca tre quarti di millennio fa. I nostriquattro paesi vantano alcune tra le
più antiche, le quali stanno celebrando in questi anni importanti anniversari, come sta accadendo oggiall'Università di Parigi. A quei tempigli studenti e gli accademici potevanocircolare liberamente e diffondererapidamente il sapere attraversol'Europa. Al giorno d'oggi troppi deinostri studenti ancora si laureanosenza aver avuto il beneficio di unperiodo di studi fuori dai confininazionali.Stiamo andando incontro a un periodo di grandi cambiamenti nel campodell'istruzione e formazione e dellecondizioi di lavoro, ad una diversificazione dei percorsi delle carriere
professionali; la formazione e l'istruzione lungo l'arco della vita vam10chiaramente imponendosi come lill
obbligo. Noi dobbiamo ai nostri studenti e alle nostre società in generaleun sistema d'istruzione superiore nelquale a ciascuno siano offerte lemigliori opportunità per individuareil proprio campo d'eccellenza.Uno spazio europeo aperto all'istruzione superiore comporta una ricchezza di prospettive positive - nelrispetto, certo, delle nostre diversità ma richiede, per contro, sforzi continui per rimuovere le barriere e sviluppare un quadro per l'insegnamento e l'apprendimento che rafforzi la
Università Complutense di Madrid: la piazza Ramol1 y Cayal
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mobilità e lilla sempre più stretta cooperazione.Il riconoscimento internazionale e ilpotenziale d'attrazione dei nostrisistemi sono direttamente connessialla loro trasparenza esterna e interna. Sembra emergere lill sistema incui due cicli universitari principali,uno di primo e uno di secondo livello, saralU10 riconosciuti ai fini dell'equiparazione e l'equivalenza in ambito internazionale.Gran parte dell'originalità e dellaflessibilità, usando questo sistema,sarà ottenuta attraverso l'utilizzazione dei crediti (così come proponeECTS) e dei semestri. Ciò consentirà diconvalidare i crediti acquisiti percoloro che scelgono di iniziare o continuare la propria formazione in lilliversità europee differenti o che desiderano acquisire titoli accademici inqualsiasi momento della loro vita. Glistudenti dovranno poter entrare nelcircuito universitario in qualsiasimomento della loro vita professionale e provenendo dagli ambiti più diversi.Gli studenti del primo ciclo universitario dovralU1o avere accesso a W1agamma diversificata di programmiche includa la possibilità di seguirestudi multidisciplinari e di acquisirecompetenza nell'uso delle lingue edelle nuove tecnologie informatiche.Il riconoscimento internazionale deltitolo di primo ciclo come appropriato livello di qualificazione è importante per il successo di questo sforzo,attraverso il quale noi desideriamorendere il nostro sistema d'istruzionesuperiore chiaro a tutti.Il secondo ciclo universitario dovrebbe prevedere lilla scelta tra un percorso più breve e lilla più llillgO, anchecon possibilità di trasferimento dall'uno all'altro. In entrambi, giustaenfasi dovrebbe essere data alla ricer-
UNIVERSITAS 68
ca e al lavoro individuale.In ambedue i cicli, gli studenti saranno incoraggiati a trascorrere almenoW1 semesh·e in wuversità fuori dalproprio paese. Allo stesso tempo, lillmaggior 11lunero di docenti dovrebbelavorare negli altri paesi europei. Ilcrescente aiuto dell'Umane Europeaalla mobilità degli studenti e deidocenti dovrà essere utilizzato almassimo.Molti paesi, non solo in Europa,hanno preso pienamente coscienzadella necessità di favorire tale evoluzione. Le Conferenze dei Rettori delleUniversità Europee, come pure gruppi di esperti e accademici nei nostririspettivi paesi sono impegnati in W1adiffusa riflessione su queste linee.Una convenzione sul riconoscimentoaccademico dei titoli di studio diistruzione superiore in Europa è stataapprovata l'anno scorso a Lisbona. Laconvenzione ha stabilito W1 numerodi requisiti base e ha riconosciuto cheogru paese si possa impegnare in ipotesi anche più favorevoli. Possiamopartire da queste conclusioni, chesosteniamo, per andare oltre. Ilmutuo riconoscimento dei diplomi diistruzione superiore, d'altra parte,trova già ampie basi comum nelledirettive dell'Unione Emopea sulleprofessiom.I nostri goverm, tuttavia, continuanoad avere lill ruolo sigrUficativo dasvolgere a questo scopo, incoraggiando modalità attraverso le quali leconoscenze acquisite possano essereconvalidate e i rispettivi titoli possano più agevolmente essere riconosciuti. Ci aspettiamo che questo promuova ulteriori accordi interuniversitari. La progressIva armonizzazionedel quadro complessivo dei nostrititoli e cicli può essere raggiuntaattraverso il potenziamento delleesperienze già esistenti, i corsi con-
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giw1ti, le iniziative pilota e il dialogocon tutti gli interessati.Ci impegmamo qui a incoraggiareun quadro comune di riferimento,final.izzato a migliorare il riconoscimento esterno e a favorire sia lamobilità degli studenti sia la loro"occupabilità". L'anniversario dell'Università di Parigi, oggi qui allaSorbona, ci offre W1a solenne opportunità per impegnarci nello sforzo dicreare uno spazio europeo dell'istruzione superiore in cui le identitànazionali e gli interessi comuni possano interagire e rafforzarsi l'un l'altro a beneficio dell'Europa, dei suoistudenti e più generalmente dei suoicittadini. Ci appelliamo agli altriStati membri dell'Umane e agli altripaesi europei affinché si uniscano anoi in questo obiettivo e alle università emopee, affinché consolidino ilruolo dell'Europa nel mondo, migliorando e aggiornando continuamente la formazione dei suoi cittadini.
Parigi, La Sorbona,25 maggio 1998
CLAUDE ALLEGRE
Ministro dell'Educazione Nazionale edella Ricerca e della Tecnologia (Francia)
LUIGI BERLINGUER
Min istro della Pubblica Istruzione,dell'Università e della Ricerca scientifica e
tecnologica (Italia)
TESSA BLACKSTONE
Ministro dell'Educazione edella Scienza Superiore (Regno Unito)
JURGEN RUETTGERSMinistro dell'Educazione e
della Ricerca e della Tecnologia(Germania)
IL TRIMESTRE/II percorso dell'autonomia
IL VALOREDELL'AUTONOMIA
a cura di Umberto Massimo Miozzi
Organizzato dalla Conferenza dei Rettori delle Università Italiane presso l'Università di Roma "Tar Vergata" l'1 e 2 aprile, il convegno nazionale su "Il valore dell'autonomia. L'autonomia didattica per una nuova università" ha posto al centro dell'attenzione ilrisultato dei dibattiti sviluppatisi nelle università sui contenuti del "documento Martinotti": una proposta per radicali cambiamentinegli indirizzi didattici e organizzativi dell'università italiana - come abbiamo già avuto occasione di rilevare (cfr. UNIVERSITAS n.67 - che ha suscitato interesse, attenzione, consensi, rna pure perplessità (ad esempio sull'introduzione del sistema dei crediti), contrasti, anche sulla contrattualizzazione dei rapporti e sullo stesso modello autonomistico, assunto piÙ come strumento che non comevalore e come principio. Un'autonomia, cioè, "assegnata" dal Ministero piÙ che strettamente interconnessa con la responsabilità ela valutazione.Con ammirevole rapidità la Conferenza dei Rettori ha pubblicato gli Atti del convegno: circostanza, questa, che consente di stralciarne le parti piÙ significative tratte dalle relazioni generali presentate al convegno dai rettori Bianca Maria Tedeschini LaIli,Rodolfo Zich, Alberto Febbrajo, Luciano Modica ed Enrico Rizzarelli, cui sono seguiti interventi e contributi ai dibattiti suscitatiall'interno dei gruppi di lavoro. Un 111ateriale che, complessivamente, contribuirà alla determinazione dei decreti ministeriali attuativi della Bassanini 2, a sanzione dell'autonomia didattica prevista per il prossimo autunno.
AUTONOMIA DAL BASSOBiancamaria Bosco Tedeschini LalliRettore dell'Università di Roma Tre
"Complessivamente questa ipotesi didocumento aperto è stata apprezzataproprio in quanto aperta: è stato lettoin senso positivo il carattere aperto diquesto documento che ha stimolato ladiscussione. Gli scopi indicati eranoscopi su cui la generalità dei documenti ha manifestato concordanza:l'aumento di efficienza, la riduzionedegli abbandoni, l'autonomia vistanon come mezzo ma come fine peraumentare l'efficienza e per rimuovere gli ostacoli, la massima permeabilità tra i diversi segmenti dello stessopercorso formativo e tra più percorsiformativi, il miglior sfruttamentodelle risorse anche umane disponibilinei vari atenei, la mobilità delle medesime risorse, la formazione permanente e ricorrente, la competizione tra ate-
nei, l'adeguamento alla richiesta ditutto il sistema universitario europeodi maggiore diversificazione istituzionale, di nuove politiche degli accessi,di risposta a una domanda semprepiù differenziata facendo sì che il concetto di 'coerenza' assuma il significato di flessibilità". [... ]"I vari documenti chiedono pluralitàdi offerta formativa, flessibilità curriculare, la possibilità di porre i laureati italiani in grado di competere con ilaureati europei. Si registra una tendenza a riconoscere che, nell'enunciazione più avanzata, educare i giovanisignifica educarli a percorrere unsistema complesso sviluppando unacapacità di autorientamento, unacapacità di scelta di progetto personale, un vero progetto di vita. Nell'am-
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bito di un progetto di vita il progettoformativo deve essere un progettopensato, meditato, scelto con consapevolezza". [...]"L'autonomia didattica ha due stradeda percorrere: la prima è il ripensamento e la rielaborazione dell'esistente per adattarlo alle nuove esigenze,non a quelle che si manifesterannoma a quelle già manifestate; la seconda è quella delle innovazioni didattiche in rapporto all'evolversi dellaricerca, all'emergere ed affermarsi didiscipline di settori di confine, all'eventuale manifestarsi di esigenze dinuovi profili professionali. Ambeduele strade sono sottese al dibattito chesi è avuto ma hanno movimentidiversi e momenti differenti.Chi esercita questo potere di propostain queste due direzioni? Credo chequesto sia un problema che tuttiquanti ci poniamo. A livello di ateneola proposta dal basso viene definitada quasi tutti i documenti come proposta di tutte le istanze autonomedell'ateneo, intese nel senso più
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L'UNIVERSITÀ NEL SISTEMADELL'EDUCAZIONE SUPERIORE
vasto: se permette il ministro, lefacoltà sono una cosa importante nell'ateneo ma non sono le uniche, cisono corsi di studi in combinazionetra loro, dipartimenti in combinazione tra loro, facoltà anche in combina-
Rodolfo ZichRettore del Politecnico di Torino
"Autonomia per che cosa? Per qualepolitica? Quali le strategie e le implicazioni nei confronti degli altri operatori nel sistema formazione? Per qualifinalità formative? Con che relazionicon il mondo del lavoro"? [... ]"L'autonomia di per sé non obbliga afare bensì permette di fare. Quindi, aldi là della riformattazione dei percorsi formativi e della ridescrizione deglistessi con strumenti più idonei al rapporto con l'utenza ed alla confrontabilità internazionale, non sarà l'autonomia ad imporre politiche. Semmaisono le logiche sulla destinazionedelle risorse, o la revisione delle relazioni operatori/istituzioni, o le opportunità offerte dal contesto, a creare le necessità del cambiamento e saràimportante poter scegliere autonomamente le proprie strategie". [... ]"L'autonomia universitaria evolveràe certamente dovrà diventare spaziodi una più completa interazione con isoggetti operanti o aventi competenze nella ricerca e nella formazione.Vediamo quindi di stimolare alcuneriflessioni sull'integrazione dell'università nel sistema formazione e sullarelazione università/sistema socioeconomico.Nello specifico accennerò a tre temi:- rapporto università/scuola mediasuperiore (integrazione verticale);- università in un sistema integratodella formazione superiore (integrazione orizzontale);- il rapporto università/mondo del
lavoro.
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zione tra loro, nonché anche istanzeappartenenti a diversi atenei. Questesono le possibilità aperte, non leobbligatorietà. Quasi tutti hannodetto che al di là dei requisiti minimiordinamentali degli studi universitari
Il primo punto riguarda la necessitàdi una integrazione verticale tra ilmondo della scuola media superioree quello dell'università.Il risultato di un processo formativodipende dalla pelfarmance di tutti isegmenti.Per troppo tempo l'università si èmossa nell'ottica di considerare laqualità ed il profilo tipologico dellaformazione in uscita dalla scuolamedia superiore come una variabileindipendente.Con diverse implicazioni:- la disomogeneità, ed in media, il
modesto livello di preparazione all'ingresso dell'tuùversità porta dinorma ad tul aumento dei drop-aut;
-la mancanza di capacità di coltivarela matematica in primis e poi lescienze, distorce il profilo di sceltadelle facoltà degli studenti rispettoalle opportunità occupazionali;
- il mancato conseguimento di alcune abilità fondamentali quali laconoscenza delle lingue straniere odell'informatica di base obbliganol'università ad intervenire in viasussidiaria rispetto alla scuolamedia superiore con appesantimento/allungamento del percorsoformativo.
I nuovi obiettivi della formazione,che richiedono tempi certi e qualitàcontrollata, non permettono chevenga protratta una situazione in cuiè massima l'incertezza sulla preparazione all'ingresso.Non è concepibile che sull'università
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che saranno previsti, le innovazioniproposte dovranno essere attuate gradualmente attraverso una sperimentazione che consenta di valutare contrasparenza e di creare una culturadell'autonomia". [... ]
- oggi dotata di risorse finanziariepro capite notevolmente inferiori allamedia internazionale - ricadano inefficienze della scuola media superiore,oggi dotata di risorse finanziariesignificativamente superiori allamedia internazionale". [... ]"Obiettivo dei prossimi anni è la costituzione in Italia di un sistema formativo integrato, nel quale interagiscanosottosistemi che garantiscano agliutenti tutti gli strumenti per partecipare al mutamento socio-economico:- sistema scolastico;- sistema universitario;- sistema della formazione aziendale;- sistema della formazione professio-
nale.Nel settore dell'istruzione superioreesiste l'esigenza di organizzare un'offerta formativa caratterizzata da grande flessibilità, con una ricchezza dinuovi schemi che sappiano interconnettersi efficacemente con un mercatodel lavoro in continua mutazione.La flessibilità che si sta prospettandoall'interno dell'università deve essereestesa più in generale all'interno delsistema nel suo complesso.L'esigenza di una integrazione trasversale dei diversi sistemi si snodaparallelamente alla necessità di unaintegrazione della formazione nelprocesso di sviluppo, crescita e rinnovo delle conoscenze, sia teoriche chepratiche, che accompagnano l'inserimento e la vita professionale dei soggetti formati.Quindi, integrazione di sistema maanche integrazione del sistema colmondo del lavoro ed estensione delruolo della formazione lungo il corsodella vita professionale".
IL TRIMESTRE!II percorso dell'autonomia
MODELLI DI ORIENTAMENTOAlberto FebbrajoRettore dell'Università di Macerata
"n ruolo dell'orientamento risulta neldocumento in questione fortementesovraccaricato rispetto ad una situazione nella quale la domanda e l'offerta formativa venivano fondamentalmente concepite come delle costanti in un modello a incastro, per cui,dato un certo insieme di attitudini edi competenze si ipotizzava che questo potesse determinare la sceltarazionale di un certo corso dai contenuti rigidamente definiti.Alla luce di un'autonomia checostringe a ripensare in modo razionale rispetto allo scopo l'attività didattica e a superare una prospettivaparcellizzata come quella disciplinare, mediante una più ampia prospettiva imperniata su aree tematiche diinsegnamento, l'orientamento apparecome una fondamentale cernieracapace di guidare gradualmente unadomanda fisiologicamente variabileverso un'offerta altrettanto fisiologicamente variabile in modo che l'incontro tra le due avvenga in manieratendenzialmente ottimale per il sistema, e quindi sia per le università siaper gli studenti.Tale emergente modello di orientamento, occorre ricordarlo, affonda leproprie radici in una riflessione collegiale svolta nell'ambito della CRUI, laquale ha da anni costituito un'apposita conunissione di delegati rettorali.In tale sede, in qualche misura anticipando i processi in atto, è stato elaborato un modello di orientamento assaivariegato comprendente tre livelli (diingresso, di accompagnamento curriculare e, dopo il conseguimento deltitolo, di avviamento agli sbocchi professionali), modello che appare oggifortemente istituzionalizzato, avendoprogressivamente trasformato i propri originali caratteri quasi privatisticie individualistici in caratteri sempre
più marcatamente pubblicistici, ancheper la crescente attenzione all'importanza che l'investimento sociale perl'istituzione universitaria abbia successo nei confronti di percentualisempre più consistenti di utenti. nmodello di orientamento che risultadal documento in questione si collocaprevalentemente all'interno di questalinea di tendenza di cui riassume iprincipali caratteri rafforzandoli ulteriormente. In particolare l'orientamento, inteso in senso ampio comestrumento per dare supporto informativo e formativo alle scelte deglistudenti connesse con la vita universitaria, risulta ancora più istituzionalizzato in quanto viene presentato esplicitamente, in tutte le sue accezioni,come un dovere per le università (nona caso la sezione del documento dedicata all'orientamento è quella nellaquale il verbo'dovere' appare con piùfrequenza). Esso risulta inoltre ancorapiù oberato di compiti in quanto inuna situazione di diversificazionedestinata a prefigurare non solo piùcorsi ma più varianti di corsi, dovràessere intensificato lo sforzo per l'orientamento soprattutto all'ingressoin modo da assorbire la maggioreincertezza così prodotta. Esso risultainfine più 'lungo' in quanto nello stesso modello vengono preventivatitempi sensibilmente diluiti per le scelte da parte dello studente. L'orientamento non è più basato su un'interazione tra due livelli - informazione e,in misura crescente, promozione diprocessi interni di riflessio'ne - ma suun terzo livello: quello dell'esperienza diretta, che in un'ottica del 'prova evedi' provoca a sua volta processi diriflessione e di autocorrezione, e quindi un ri-ordinamento di tipo empiricoche presenta indubbi vantaggi in termini di verifica dell'autenticità delle
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scelte, ma richiede inevitabilmentepiù tempo". [u.]"L'accresciuta importanza dell'orientamento comporta che sulle universitàvengano convogliati compiti, per lopiù simbolici, che queste istituzionipossono di fatto svolgere in misuraassai ridotta (si veda ad esempio l'obbligo delle università 'di favorire ilpassaggio verso il ruolo lavorativo,per garantire che l'individuazionedelle specifiche vocazioni e dei piùcapaci non sia distorta da condizionamenti strutturali negativi'). Questouso in parte ideologico in parte utopico dell'orientamento, per cui esso finisce per risultare una panacea rispettoa problemi altrimenti non risolvibili,non può certo appagare chi è seriamente impegnato a realizzarlo, e inoltre ignora sia la necessità di mezzi e distrumenti adeguati di cui oggi le università per lo più non dispongono, sial'opportunità di una qualche forma diautoregolamentazione che garantiscaobiettività ed esaustività delle formedi comunicazione che dovranno essere sviluppate. La stessa crescentediversificazione dell'offerta richiedein concreto un impegno maggiore daparte del Ministero non solo peraffrontare il problema della residenzialità (precondizione essenziale dellamobilità), ma anche per garantire per via possibilmente telematica un'informazione capillare affidabile ecostantemente aggiornata, che nonpotrà essere affidata solo a iniziativelocali, per quanto commendevoli, eandrà corredata di tutte le informazioni necessarie a rendere riconoscibili e'valutabili' i diversi contenuti dei singoli corsi. È possibile comlmque ipotizzare a questo proposito anche processi di auto-rafforzamento per cuipiù flessibilità dell'offerta richiederàsempre più orientamento delladomanda. Invero il preventivo inserimento di possibilità di cambiamentopuò stimolare scelte che mettono giàin conto una tale eventualità, e chequindi, essendo meno propense adassumere rischi, saranno più facilmente destinate ad essere successivamente corrette".
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Università Complutense di Madrid: un gruppo di studenti
università e i loro programmi formativi tendono sempre più a differenziarsi competitivamente, occorre garantire che 1'opinione pubblica - equi vi comprendo tutti e tre i portatori di interessi sopra citati - possadiscernere tra pubblicità (peraltropienamente legittima) e informazione di origine controllata, soprattuttoin un campo così delicato come laformazione superiore, che è in ognicaso un bene pubblico e, in Italia, è inmassima parte affidata ad istituzionipubbliche. I documenti di un buonsistema nazionale di valutazionecostituiscono allora un'insostituibilebase informativa, trasparente nellasua formazione, efficace per la na turastessa della sua origine. Dare accessopubblico a questa base informativafornisce inoltre un efficiente meccanismo di feedback che agisce sulla qualità stessa delle procedure di valutazione". [... ]"La metodologia di valutazionedella qualità più sperimentata, che èutilizzata in tutti i paesi europei incui c'è un sistema di valutazione purcon forti differenze organizzative traloro, si articola in due fasi. La primaè un'autovalutazione fatta dallastruttura sottoposta a valutazione(un ateneo, un corso di laurea o didiploma, etc.), nella quale la struttura stessa è chiamata a descrivereesplicitamente e preventivamente gliobiettivi che si prefigge e a giudicareil grado di raggiungimento di taliobiettivi.La fase di autovalutazione è la chiavedi volta del sistema di valutazioneperché permette alla struttura di leggersi e di descriversi, stimolandoinsieme la partecipazione e il consenso alla valutazione che ne rappresentano aspetti fondamentali ed irrinunciabili. Essa non è però naturalmentesufficiente a causa dell'evidente autoreferenzialità. Serve pertanto unaseconda fase che consiste in una valutazione esterna, una peer review, chepermetta di giudicare se il rapporto diautovalutazione rappresenta fedelmente o meno la realtà, verificata conuno studio attento dell'autovalutazione e con una accurata visita in Iaea. nrapporto finale dei valutatori esternirappresenta la valutazione dellastruttura".
universitario nazionale.n secondo scopo è quello di provocare un meccanismo stabile di continuo miglioramento della didattica.Siamo qui quasi tutti professori ostudenti (o comunque lo siamo certamente stati), quindi sappiamobenissimo che il dover affrontare unesame spinge ad approfondire ecomprendere meglio gli argomentiche ne saranno oggetto e a migliorare la propria attività. Valutare ladidattica universitaria significa dunque spingerla inevitabilmente versoil suo miglioramento, tanto più nonepisodico quanto più la valutazionediviene una procedura stabile e condivisa.n terzo ed ultimo scopo principale èquello di contribuire a formare unsistema efficace e trasparente diinformazione pubblica sulle attivitàuniversitarie. In lm sistema in cui le
GLI SCOPI DELLA VALUTAZIONELuciano ModicaRettore dell'Università di Pisa
"n primo scopo essenziale della valutazione è quello di garantire il valoredell'investimento pubblico nell'istruzione universitaria. Molti di noi,forse tutti, giudicano assolutamenteinsufficiente in Italia il finanziamentostatale al sistema universitario; mami sembra evidente, per non diregiusto, che un adeguamento dellerisorse pubbliche non potrà realizzarsi se lo Stato, il primo degli stakeholders, e i suoi organi di governo (inparticolare il MUR5T) non hanno imezzi per garantirsi e controllare cheil maggiore investimento generiincremento della qualità. Non è certoili) caso che, in quasi tutti gli altripaesi europei l'istituzione di un sistema di valutazione della qualità delleattività w1iversitarie è coincisa con ilmomento politico in cui lo Statoprendeva in considerazione nuoveregole di finanziamento del sistema
IL TRIMESTRE/II percorso dell'autonomia
SCENARI ORGANIZZATIVIEnrico RizzarelliRettore dell'Università di Catania
Il problema degli accessi
"Il regolamento sugli accessi, contienecertamente interessanti elementi dinovità: l'adozione sistematica di procedme di preiscrizione e d'attività d'orientamento (corsi zero, tutorato),peraltro, già spontaneamente attuatepresso singoli atenei negli aruù accaden1ici precedenti, costihliscono presupposti essenziali per l'efficacia dell'azione formativa. Le indicaziOlù delMuùstero pongono le prime necessariecondizioni perché le abilità degli Shldenti, come si è detto fattore indispensabile per la produzione di istruzione,siano adeguate alle caratteristiche delpercorso formativo e, pertanto, il prodotto dello stesso possa n1igliorare.Bisogna riflettere, però, se si tratti dicondiziOlù olh'e che necessarie anchesufficienti per conseguire l'obiettivodi migliorare il risultato quantitativo equalitativo del processo produttivo. Amio parere si tratta di condizioninecessarie ma non sufficienti. Infatti,nel momento U1 cui si chiede agli atenei di diventare protagOlùsti del cambiamento, di esercitare la propriaautonomia e di rispondere dei propririsultati in una logica di valutazione,credo sia necessario metterli anchenella condizione di combinare, nelmodo ritenuto adeguato i propri fattori produttivi, perché anche da questotipo di scelte dipende il risultato dellaloro attività. Rispetto a questa esigenza in base agli orientamenti presentinel Regolamento n1inisteriale, purindividuandosi i passaggi necessariprima riclùamati, non si raggilmgequella che sembrerebbe essere lanecessaria conclusione: che gli atenei,lma volta esperite le opportlme attività di orientamento possano incideresulla direzione scelta dagli shldenti,indirizzandone le scelte in linea con lecaratteristiche dell'offerta di servizidisponibili e con le abilità di ciasClmo.In concreto, risulta difficile capu'e per-
ché una volta che l'attività di orientamento sia stata svolta in maniera adeguata, anche attraverso attività diautovalutazione da parte degli studenti e di valutazione da parte degliatenei, le scelte degli studenti, seppure non motivate da risconh"i oggettivi,o addirittura sconsigliabili da questopunto di vista, debbano essere subitedagli atenei indipendentemente dairisvolti che esse possano avere suirisultati", [... ]"La flessibilità dei curricoli previstidalla proposta 'Martinotti', la maggiore mobilità resa possibile dall'adozione del sistema dei crediti riduce lepossibili remore cuoca l'opportwùtà dicondizionare le scelte degli studentianche in relazione al possibile utilizzodella dimensione regionale del sistema universitario.D'alh"a paTte, la possibilità per gli atenei di intervenn"e su queste scelte perprogrammare adeguatamente la propria offerta formativa è cruciale perdare sigIùficato al principio della conh'athtalità specialmente in quelle areedisciplinari dove oggi, in assenza diqualsiasi possibilità di controllo degliaccessi, la sproporzione tra domanda eofferta è particolarmente evidente".
La politica del personale
"La questione della politica del personale è un'alh"a delle condizioni strategiche perché la proposta 'Martu10tti'possa tradmsi U1 un effettivo miglioramento dell'efficienza e dell'efficaciadel processo formativo ed è indispensabile per clùarue i COlU1otati del contesto nel quale l'autonomia didatticapossa efficacemente esplicarsi.Alla defuùzione dello stato giuridicodei docenti e dei modi di reclutamento, del resto, si accenna già nel 'documento Martinotti' come pre-condizioni per il buon ftmzionamento generaledel sistema; credo sia opportuno inquesta sede approfondire la questione.
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In effetti, requisito indispensabile perché l'offerta didattica sia flessibile einnovativa è anche che gli atenei possano godere di gradi di libertà nellagestione del personale e disporre dimeccanisnù adeguatamente incentivanti. Credo sia necessario sottolineare come quest'esigenza sia particolarmente sentita nei confronti di tutte lecomponenti del personale, docente etecnico-amministrativo, in quanto,ciascuno nell'ambito delle propriecompetenze e specificità, come si èdetto, può essere considerato lm fattore di produzione indispensabile perl'ottenimento del risultato finale.A questo proposito si possono riscontrare segnali u1teressanti di rinnovamento nel quadro normativo complessivo anche se l'intensità di alcunidi essi è troppo flebile, se paragonataal ritmo complessivo del cambiamento del sistema e, pertanto, risclùa dicreare distorsioni.In particolare, per esempio, la possibilità di avviare contratti di docenza perqualsiasi tipo di insegI1amento è sicuramente un segnale interessante dicambiamento che sta agli atenei sfruttare adeguatamente, lasciando daparte pregiudizi, spesso u1giustificati,nei confronti della docenza non accademica o riferimenti, non omogeneicon il sistema europeo, al cosiddetto'precariato'. Nell'attesa che i necessaripareri siano acquisiti, credo sia opportW10 rilevare che il testo, nello spÙ'itodella proposta 'Martinotti', potrebbeessere opportunamente integrato persottolineare l'importanza crescentedei segmenti formativi post-laurea. Inparticolare, il dottorato di ricerca, alquale è dedicata una certa attenzionenella proposta, anche con riferimentoai rapporti dell'ateneo con l'esterno,non viene esplicitamente previstocome corso di studio presso il qualesia possibile attivare contratti di insegnamento, così linùtando l'effettivapossibilità di sviluppare adeguatamente la proiezione esterna del dottorato stesso". [... ]
Squilibri territoriali
"Nel 'documento Martinotti', si sottolinea l'unportanza che tutti gli ateneigodano di 'condiziOlù di partenza
eque' e si accenna brevemente all'opportunità di sostenere con incentivi iprogetti innovativi presentati da atenei dislocati in aree periferiche, implicitamente attribuendo al fenomenoun attributo di marginalità rispetto alcomplesso del sistema universitarioitaliano.A mio parere si tratta di una letturariduttiva di quello che è un serio problema sul tappeto: gli atenei meridionali soffrono di un'inferiore dotazione di risorse rispetto agli a tenei delCentro-Nord e di minori, oggettive,possibilità di reperire finanziamentiaggiuntivi all'esterno o di sfruttarecompiutamente l'autonomia impositiva, considerate le caratteristichesocio-economiche del contesto. Chenon si tratti di un fenomeno marginale lo testimonia il fatto che i 17 ateneimeridionali, per un totale di circa536.000 studenti, cioè il 30% dellapopolazione studentesca nazionale,ricevano soltanto il 22,6% del fondodi finanziamento ordinario comples-
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sivamente disponibile per il sistemauniversitario.Questa circostanza, in un quadro dirisorse complessive date e articolatesecondo i principi della L. 537/93, sirivela come un sistematico fattore di'svantaggio competitivo' già nell'attuale assetto. In una prospettiva diautonomia didattica, lo svantaggiotende ad accentuarsi in quanto l'insufficiente dotazione di risorse diventa fattore limitativo per l'esplicarsidelle potenzialità innovative di questiatenei e, pertanto, incide negativamente sulla loro competitività". [... ]
Le risorse
"Il finanziamento del sistema universitario italiano è sostanzialmentepubblico.Rispetto alla media dei principalipaesi OCSE, l'Italia con un valore pariallo 0,7% presenta una spesa rispettoal PIL notevolmente inferiore al
Regno Unito (0,8%) ed alla Francia eGermania (0,9%). Tradotto in miliardi, la minore spesa rispetto a Franciae Germania ammonta a 3.500-4.000miliardi per anno.Questo minore impegno significa cheuno studente costa in Italia quasi il40% in meno di quanto costa inGermania.Il dato italiano mostra inoltre un particolare squilibrio circa la ripartizionedi risorse tra i diversi livelli di educazione. Infatti, mentre nei principalipaesi europei il costo per ogni studente wuversitario è superiore del100% a quello sostenuto per uno studente elementare, in Italia la differenza è solo del 10%.Anche per quanto riguarda le risorseumane, il sistema italiano presentanotevoli deficienze, considerato chein Italia vi sono 28,5 studenti per ognidocente, mentre negli Stati Uniti talenumero scende a 14 studenti perdocente".
GLI STUDENTI E L'AUTONOMIA
Le preoccupazioni degli studenti riguardo al processo dell'autonomia sono state manifestate in documenti presentati in occasione del convegno di Tar Vergata e in vari atenei. /I rettore di Roma Tre, Bianca Maria Tedeschini La/li, in un'intervista a Roma, ricerca e formazione(marzo-aprile /998) ha evidenziato due elementi di critica da parte studentesca.
"lnnanzitutto il valore legale del titolo che sembra 10m una grande garanzia, e che temono venga meno. In secondo luogo sostengono che dando il via all'autonomia didattica si creerebbero sedi di serie A e di serie B. Questa obiezione sarebbe giusta se nonfosse la descrizione di una situazione già esistente. Di fatto non è vero che tutte le lauree abbiano lo stesso valore; alcune sedi universitarie sono in condizioni migliori e aitl-e in condizioni peggiori, alcune hanno una 10m tradizione e altre no, alcune hanno I-isorse, come ad esempio un vivo rapporto con il territorio, e altre non l'hanno. Semmai l'autonomia didattica, portando con sé la competizione ma anche molte possibilità di collaborazione tra le sedi, come percorsi di studio comuni, potrebbe contribuire a superarequeste differenze e rendere in fondo più compatibili i diversi atenei.C'è poi una te ILa obiezione, su cui è difficile non essere d'accordo con gli studenti: loro sono terrorizzati da qualunque tipo di riforma che sia fatta e attuata in presenza di quello che chiamano 'potere assoluto' di noi docenti. Cioè sostengono che in una situazione in cui i docenti governano sostanzialmente il sistema, pure una riforma che è senza dubbio indirizzata decisamente ad awantaggiare gli studenti piuttosto che i docenti verrà gestita male, perché non ci sarà sufficiente partecipazione e collaborazione. Mi sembra infatti che la cosa più forte che sia uscita dal convegno, che forse non era nemmeno stata chiarita sufficientemente nel documento iniziale, è la necessità che tutto quello che si farà nel campo della didattica sia soggetto a monitoraggio assiduo e rigomso econ un grande coinvolgimento degli studenti, come altmve awiene. E questo monitoraggio e questa valutazione devono riguardarenon soltanto gli aspetti tecnici dell'innovazione, ma anche la qualità della didattica".
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IL TRIMESTRE/II percorso dell'autonomia
LA SFIDA"DELLA FLESSIBILITA
Luigi PaganettoPresidente del Cm - Università di Roma "Tar Vergata"
La riforma va a incidere su W1a situazione che vede l'Italia ultima per percentuale del numero di laureati sullapopolazione e w1'assai bassa produttività delle università, che laureano incinque anni solo un terzo di quelli chesi iscrivono, hanno un numero difuori corso oltre tre anni pari a circa il30% degli iscritti e in cui 1'80-90% diquelli che si laureano sono fuoricorso. Si tratta, è ovvio, di una situazione patologica. Oltre tutto, il numero dei laureati sulla popolazione è dicirca il 7%, contro il 20% circa dellamedia dei principali paesi europei.Di fronte a questa situazione, la riforma propone cambiamenti dell'università ispirati a una maggiore flessibilità curricolare, alla contrattualitàdei rapporti con gli studenti, alladiversificazione competitiva tra gliatenei, all'esigenza di meccanismi divalutazione dell'attività w1iversitaria,il tutto in un quadro in cui l'autonomia didattica degli atenei sia capacedi esprimere iniziative "dal basso",legate alla funzione di indirizzo, coordinamento e verifica dei risultati delMinistero dell'Università e dellaRicerca scientifica.TI disegno della riforma è ambizioso,la filosofia che ne sta alla base interessante e in larga misura condivisibile.Le prescrizioni che ne vengono fattederivare non sono però sempre coerenti con l'impianto generale e inqualche caso non appaiono facilmente praticabili. Cominciamo dalla"diversificazione competitiva" deidiversi atenei. Essa viene intesa cometrasparenza dell'offerta formativadelle università al fine di incoraggiareuna scelta basata sulle esigenze di formazione di ciascuno, piuttosto cheverso l'w1iversità "sotto casa". Si tratta di un principio assolutamente dacondividere, ma la sua applicazione è
limitata dalle rigidità del sistema, inprimo luogo dal permanere del valore legale del titolo di studioQuesto vincolo disincentiva largamente la ricerca di una formazione a misura dell'esigenza di ciascuno. Pochisono disposti ad affrontare W1 curriculum più impegnativo e aggiornato se ilrisultato è comunque lo stesso "fogliodi carta" che è possibile conquistarealtrove con minore sacrificio. La diversificazione competitiva, in ogni casocertamente utile, tenderà così a enucleare aree formative a differente qualificazione ed efficienza didattica. Ladifferenziazione dell'offerta didatticarichiede opportune azioni di informazione. Esse non vanno però legate aicosiddetti "bacini di utenza". Questoconcetto contrasta con quello della differenziazione competitiva che pure haun decisivo rilievo sia nell'attività diorientamento così come concretamente realizzato dagli atenei e sostenutodal Ministero dell'Università, che nelleattività previste dal progetto di riforma. Quest'ultimo fa infatti riferimentoa offerte formative "conzorziate" apartire dai "bacini di utenza" e riferitea grandi aree largamente coincidenticon le regioni.Queste indicazioni confermano che lapropensione a gestire secondo canonimeramente amministrativi i problemidell'universtià sono più forti deipochi germi competitivi che pure sivorrebbero introdurre. Che questo siavero risulta anche dal modo in cuisono formulati i criteri previsti perconferire flessibilità all'ordinamentodidattico delle w1iversità. La stradascelta per dare risposta ai problemiposti dalla bassa produttività degliatenei si basa sull'idea di consentire achi non conclude il ciclo più lungodegli studi di utilizzare in tutto o inparte il percorso compiuto.
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Se però si guarda al modo in cui l'ideadella flessibilità è h·asferita rispetto aivolori diversi dei corsi di diploma elaurea emergono non poche ragioni diperplessità. E improbabile infatti chel'introduzione, a iniziativa delle singole w1iversità, del cosiddetto certificatow1iversitario di base (CUB), non finalizzato a una specifica professionalità,abbia un qualsiasi significato per ilmercato del lavoro. Allo stesso tempola possibilità di introdurre corsipost-laurea che consentono di conseguire un mastel~ se è certamente interessante, non dà una reale risposta alproblema di rendere completamente"modulare" il curriculum w1iversitario.Va anche aggiunto che l'obiettivo diuna maggiore produttività dell'università non può essere raggiunto seaccanto alla flessibilità non si introducono criteri precisi che prevedanocome all'alleggerimento dei curriculasi accompagnino limiti alla possibilitàdi ripetere gli esami ed essere "fuoricorso".Va detto che la scelta a favore dellaflessibilità (da condividersi) produceun aumento della complessità organizzativa, senza che le facoltà universitarie abbiano capacità adeguate afronteggiarle.Ciò è tanto più vero se si consideral'importanza che viene attribuita (aragione) alle attività di orientamento.Un deciso impegno delle w1iversità inquesta direzione renderebbe un servizio di grande importanza allo studente e consentirebbe di evitare di spendere un anno per valutare le proprieattitudini che, seppure previsto dalprogetto di riforma, appare uno spreco di risorse e di tempo.
• Il testo è la sintesi del documento presentatodall'autore alla conferenza di Tar Vergata epubblicata da Il Sole 24 Ore dellO aprile.
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Indagine sulle caratteristiche e le dinamiche di un prodotto in continua crescita;teoria e prassi nell'offerta difonnazione manageriale
I modelli formativi post-Iaurea
I MASTER IN ITALIAValeria Rohr
Un'aula dell'Università Complutense di Madrid durante una lezione
Nel 1987 un'indagine della Confindustria contava, in tutta Italia, 8 master.Due anni piÙ tardi l'Isfol ne censiva31. Ancora due anni ed erano diventati 67. Oggi non è piÙ possibile effettuare un censimento dei master presenti in Italia.*L'universo di questi particolari programmi formativi è cresciuto e sta crescendo a ritmi vertiginosi: la proliferazione incontrollata dell'offerta si impone oggi in maniera evidente e problematica, mentre il tasso di crescitaesponenziale ha portato ad lilla vera epropria esplosione del fenomeno.L'abuso della parola "master" sembraessere il dato caratterizzante della formazione di questi anni. Basta sfogliare le pagine della stampa - soprattutto degli inserti sul lavoro - per rendersi conto dell'enorme quantità dicorsi master che caratterizzano il mercato dell'offerta formativa."Rinforzati" nel numero, essi si sonospostati dalle tradizionali aree dellagestione aziendale fino ad occupare ipiÙ disparati campi della conoscenza: dal master per formatori a quelloper amministratori condominiali, dalmaster per operatore nei cantieri edilia quello per automotivaf0ri, finoall'agromaster, al master del sistematessile, a quello sul calore ...Che sia master di lill mese, di un annoo istantaneo, non importa, la parolaMaster (con la "M" maiuscola ... )sembra offrire lucentezza e appeal: inassenza di qualsiasi punto di riferi-
mento istituzionale e giuridico, essa èstata attribuita "selvaggiamente" aprodotti estremamente differenziati.Ma che cosa è un master? Che cosaoffre concretamente? A chi si rivolge?Come si reIaziona con il mondo accademico? Che vantaggi dà rispetto allalaurea? Quale è la sua spendibilità sulmercato del lavoro? L'idea di unaricerca è nata da questi interrogativi.Nonostante la rilevanza asslillta dalfenomeno, esso rimane una realtà ancora scarsamente documentata. Infatti, pur in presenza di un dibattito vivace e di sempre piÙ frequenti occa-
sioni di incontro e discussione, se sieccethlano la vasta pubblicistica promozionale e le guide di carattere eminentemente informativo, ricerche estudi che analizzino compiutamentetale fenomeno sono praticamente inesistenti. Il fenomeno "master" sembracuriosamente appannaggio dellastampa, quotidiana e periodica, chenel corso degli almi ne ha costruito unritratto dai contorni forti ma in un'ottica sostanzialmente a-problematizzata: carta vincente per una carrierarapida e sicura, chiave del successoper una posizione dirigenziale, di-
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ploma-simbolo del carrierismo degliAnni Ottanta, mito, ma con cautela,master anticrisi ...In un contesto del genere è apparsointeressante un lavoro di ricerca cheanalizzasse le caratteristiche e le dinamiche di questa particolare offertaformativa e che consentisse pertantodi delinearne un profilo meno generico e più connotato. Un'analisi delsistema di formazione superiore si èdimostrata, inoltre, importante nelmomento in cui, sotto l'influsso deiprocessi di terziarizzazione, di globalizzazione e di accelerazione dellosviluppo tecnologico, la formazione e soprattutto la formazione ad altolivello - assume oggi un ruolo centrale e determinante.Focalizzata sull'universo dei masteraccreditati dall'Asfor (Associazioneper la Formazione Aziendale), la ricerca ha fornito un quadro delle lorocaratteristiche, evidenziandone l'articolazione dell'attività didattica, gliobiettivi formativi, le metodologiedidattiche, il target di riferimento, i criteri e le procedure di selezione, i processi di progettazione, gli strumenti divalutazione, i sistemi di monitoraggiodell'utenza, il rapporto con il mondoaziendale, gli scambi e le relazioniinternazionali, i rapporti con l'università, le possibilità di inserimento nelmondo del lavoro, l'ambiente di erogazione del servizio e, non ultimi, iprincipali processi di cambiamento.Contestualmente è stato possibile individuare un modello di formazionepost-laurea e porlo a confronto con inuovi modelli che stanno emergendoa livello teorico: articolata lungo ladimensione del cambiamento, l'analisi ha consentito di evidenziare il rapporto fra teoria e prassi formativa inItalia.Il presente saggio intende affrontarealcuni degli aspetti più interessanti esignificativi del lavoro di ricerca condotto: placement, obiettivi formativi eprocessi di valutazione nell'ambitodei corsi master.
Il placement
Una delle variabili più interessanti èstato il placement, ossia la collocazionein azienda dei diplomati master.
NOTE ITALIANE
I dati al riguardo sono di notevoleimpatto.
Placement dei diplomatiMaster
100% --90% -80%
70% -60%
50%
40% ,-30%
20%
10%
0% "-
subito entro 3 entro 6 entro 1 oltre 1mesi mesi anno anno
Il 40% dei diplomati master riesce atrovare una collocazione subito dopola fine del corso, il 65% entro i tremesi successivi e ben 1'86% entro i sei.Nell'arco di un anno dal termine delcorso quasi tutti gli allievi riescono atrovare un impiego: le percentuali dicollocamento raggiungono cifremolto prossime al 100% (circa 95%entro l'anno e 99% oltre).I master Asfor, dunque, nel loro complesso, si configurano come efficacistrumenti per l'inserimento nelmondo del lavoro.Tali risultati appaiono tanto più significativi se si considerano in rapportoall'attuale congiuntura economica ealla situazione del mercato del lavoro,e in particolare se si confrontano con idati sulla disoccupazione giovanile.La recente indagine condotta dall'Istat (1995) evidenzia la drammaticasituazione che investe anche i segmenti con più elevata qualificazione:a tre anni dal conseguimento del titolo di laurea solo il 42% risulta occupato stabilmente e ben il 23% è ancoraimpegnato nella ricerca di un'occupazione. Per arrivare a percentuali che siavvicinino a valori del 90% bisognaattendere ben cinque anni.Emerge dunque con una certa evidenza e con altrettanta significativitàcome il master sia in grado di ridurrenotevolmente i tempi di ingresso nelmondo del lavoro. Se gli interrogativi
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sulle reali opportunità di carriera deidiplomati master, sui loro effettivipercorsi professionali e sui tempi diavanzamento rimangono. ancoraaperti (volutamente esclusi dalla presente indagine), relativamente allafase di inserimento il master si configura come un canale di accesso privilegiato ed evidenzia la presenza di unvantaggio competitivo rispetto allasemplice laurea.A cosa è dovuto tale vantaggio? Inaltri termini, che cosa offre il master?Quali sono i motivi del suo successo?In realtà, al di là di un percorso formativo di un certo tipo, fondamentalmente contrapposto a quello universitario per la sua maggiore concretezza operativa, quello che sembra offrire il master è la possibilità di ottenereun più alto valore segnaletico e disuperare le barriere iniziali che sipongono al semplice neolaureato.Il master dà, quanto meno, l'opportunità di farsi conoscere dall'azienda:caratteristica peculiare del programma è, infatti, la pratica dello stage checonsente di inserirsi concretamentenella realtà aziendale e dimostrare leproprie competenze e capacità. In talmodo il master funziona come unasorta di filtro: in altre parole l'aziendache deve assumere si rivolge prioritariamente alla scuola con cui hainstaurato una serie di rapporti e dicui ha già sperimentato il "prodotto".Di fronte al tradizionale gap tra ilmondo accademico e quello del lavoro, l'offerta formativa di corsi master
Il rapporto con le aziende
100% ~ ,-90%
~
80%-
70%-
-60% r-
50%~f- - f- f-
40% f--- - f- f---
30% f--- - f- f-
20% - - f--- f---
10% - - f--- f---
0% - - "- ---;
contributi stages posti di docenzafinaz lavoro
si sviluppa, invece, in stretta interazione con la realtà aziendale: nonsolo, come si è detto, lo stage conclusivo, spesso preludio di un successivoinserimento in azienda, ma anche W1afitta trama di rapporti che vannodalla docenza (in tutte le scuole delcampione si è riscontrata la presenzadi docenti provenienti dal mondoaziendale), all'offerta di posti di lavoro (64%), fino ai contributi finanziari(ca. 57%), spesso sotto forma di borsedi studio.Il network di aziende che ruotanointorno al master e che collaborano invario modo alla sua gestione e al suosviluppo, offre ai partecipanti unaserie di opportunità generalmentenon ancora fornite dal soggetto pubblico universitario.
Gli obiettivi formativi
L'analisi degli obiettivi dell'attività diformazione è un'altra dimensione cheha evidenziato risultati estremamentesignificativi.Sette anni fa, l'Isfol (1990) concludevala sua indagine sui corsi master affermando: "possiamo dire che lo sforzodei programmi master è dedicato, connettissima prevalenza, al trasferimentodelle conoscenze... ".Oggi una sola delle scùole intervistate ha dichiarato che il processo formativo è maggiormente orientato al"sapere", inteso come trasmissione diconoscenze e di cultura manageriale.Al contrario, ciò che è emerso dallaricerca è una grande enfasi sul "saperfare" e sul "saper essere"l, ossia sullecapacità operative e su quelle comportamentali.I master Asfor sembrano assorbire i
Gli obiettivi formativi
55,0% 36,0%
I • sapere • saper essere D saper fare I
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nuovi orientamenti teorici e le nuoveconcezioni della formazione: essa, infatti,non è piÙ incentrata sul trasferimento dinozioni e di conoscenze, ma sempre dipiù è vista come un processo che deveriuscire a fornire strumenti per gestire lacomplessità della società attuale.Obiettivo principale comune a tutti imaster è, dunque, quello di rispondere alle nuove esigenze del mercato ealla maggiore complessità ed imprevedibilità dei contesti organizzativi,sviluppando, tramite l'attività formativa, capacità di reagire prontamentealle diverse situazioni, di affrontare erisolvere i problemi che si presentano,di modificare con estrema flessibilità ipropri schemi mentali e di impararead apprendere.Il linea con i nuovi approcci teorici, laconcezione della formazione, quale èemersa dalle interviste con i responsabili dei master, evidenzia l'importanza di non limitarsi a trasmettereun sapere codificato e tendenzialmente stabile, quanto piuttosto di promuovere attitudini autonome e unorientamento attivo alla scoperta ealla soluzione dei problemi.Casi aziendali, simulazioni e lavoridi progetto sono alcune delle metodologie utilizzate per sviluppare lecapacità di diagnosi, di analisi, di problem solving e, contemporaneamente,svolgendosi in gruppo, le capacità dicomunicazione, di relazione e dinegoziazione.In un contesto del genere, infine, ladidattica è improntata ad un elevatogrado di interattività: se infatti l'azione formativa mira a fornire degli strumenti più che delle risposte preconfezionate, e ancora, se il modello non èdato, ma negoziato, il ruolo dell'allievo nel processo formativo diventaindispensabile. Egli infatti partecipaalla costruzione del senso e diviene"agente" di conoscenza oltre chedestinatario: l'insegnamento ad unavia - docente versus studente - è sostituito da una comunicazione bidirezionale; anche nei processi formativi imodelli top-down entrano in crisi.
I processi di valutazione
Se, come si è visto, l'azione formativaridefinisce emblematicamente i suoi
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obiettivi, spostando l'attenzione dalla"trasmissione di contenuti" alla "offerta di strumenti", contestualmentela funzione valutativa coinvolge unaserie di aspetti più ampi e arricchiscepertanto lo spettro dei suoi interessi.Nei master analizzati, infatti, la valutazione non è intesa soltanto nei termini tradizionali, vetero-scolastici, dimisurazione del grado di apprendimento nozionistico raggiunto, ma siallarga a considerare l'efficacia dell'intero intervento formativo, accertando, dunque, anche le capacitàd'uso delle conoscenze (casi aziendali, business pian, project work... ) e l'utilizzazione concreta delle acquisizioninei contesti organizzativi (stage).L'azione valutativa, inoltre, non silimita alla fase ex-post, come analisidei risultati conclusivi al termine delleattività, ma si sviluppa lungo tutto ilprocesso formativo, divenendone alcontempo parte integrante. Nei master Asfor, infatti, si è riscontrata lapresenza di sistemi strutturati dimonitoraggio continuo: una serie diprocessi di valutazione in itinere checonsentono di controllare l'andamento del corso ed eventualmente modificarne il progetto. In questo modo,vengono introdotti nel processo formativo significativi elementi di retroazione che spezzano la logica linearedei modelli tradizionali: nella prassiformativa si evidenzia, infatti, il passaggio da modelli lineari e sequenziali a modelli sistemici e circolari.Concludendo, è interessante notarecome la presenza, nei master analizzati, di un sistema di monitoraggio continuo, da una parte consente all'attività formativa di svilupparsi in costante interazione con l'utenza offrendo adessa un feedback che la rende corresponsabile del processo formativo,dall'altra, si configura come un interessante strumento di marketing pergestire la qualità del servizio offerto.
* TI presente testo è l'estratto della tesi di laureadi Valeria Rohr, discussa presso l'Università di
··Roma "La Sapienza", facoltà di Sociologia,corso di laurea in Scienze della Comunicazione, nell'a.a. 1996/97. Relatore prof. L.Pieraccioni, correlatore prof. M. Morcellini.
1 Nell'individuare le modalità, "sapere", "saperfare" e "saper essere" ci si è ispirati alla definizione proposta da Jean Cavozzi nell'ambito dellapsicologia sociale francese degli Anni Settanta.
NOTE ITALIANE/Esperienze di orientamento
Pisa
IL GUSTO DELLA CULTURAFranco Bassani
Direttore della Scuola Normale Superiore di Pisa
"Orientarsi è NORMALE" è il titolettodi un opuscolo che la Scuola Normaledi Pisa ha pubblicato per far conosce~e le proprie attività di orientamento.E iniziata alla fine degli Anni Settantala riflessione sul modo migliore perraggiungere gli studenti più capaci emeritevoli allo scopo di proporre loro,tra le varie ipotesi di continuazionedegli studi, la scelta di partecipare alconcorso pubblico per esami annualmente bandito dalla Scuola per leclassi di lettere e filosofia e di scienzematematiche, fisiche naturali. Si eraconstatato infatti che il canale tradizionale, costituito dai professori deiragazzi, che fino ad allora funzionavacome suggerimento e stimolo al tentativo di entrare in Normale, si era parzialmente interrotto. Doveva essere laScuola Normale, quindi a muoversi indirezione dei giovani. A questa intuizione dettero corpo i miei predecessori Gilberto Bernardini, in primis, edEdoardo Vesentini, poi, che crearonoun modello di attività di orientamento ancora valido e praticato.L'orientamento universitario dellaScuola Normale Superiore, davent'anni, consiste quindi nell'organizzazione di attività didattiche rivolte sia alla generalità degli studenti, siafinalizzate a favore di gruppi selezionati per avere conseguito risultati scolastici di particolare rilievo.
Coltivare i giovani
Dal 1979 la Scuola Normale organizzaanzitutto, ogni anno, un corso residenziale che si tiene a Cortona, in provinciadi Arezzo. Il corso nasce, primo esempio del genere in Italia, dall'idea dimettere assieme giovani del penultimo anno della scuola media superioreche hanno dimostrato nel corso degli
Ripartiamo di orientamento,il tema affrontato da
UNIVERSITAS nel "Trimestre"del n. 67. Questa volta
riportiamo tre esperienzeche, con modalità diverse, sipropongono tutte di aiutare i
giovani a compiere sceltemotivate per il loro futuro.
La Scuola NormaleSuperiore di Pisa organizza
da vent'anni dei corsi diorientamento universitario a
cui partecipano gruppiselezionatissimi di giovani
che abbiano dimostrato unaparticolare attitudine allostudio già negli anni delle
SUperLOrl
anni una particolare attitudine allostudio, una sincera e qualificata vocazione culturale. Un gruppo selezionatissimo di giovani, quindi, da aiutare amaturare una scelta degli studi universitari che possa rispondere almeglio alle loro potenzialità nel frattempo espresse al liceo. Un grupposelezionatissimo al quale, inoltre,avvicinare l'idea di proseguire glistudi in una realtà, quella della ScuolaNormale, dove gli allievi sono dasubito "coltivati" al gusto della cultura, alla curiosità della ricerca, alla
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competizione delle idee, alla miglioreaffermazione della propria originalità.Il corso giungerà quest'anno alla XXedizione. Si svolgerà nella prima settimana di settembre, con inaugurazione domenica 30 agosto e conclusione sabato 5 settembre. Le lezionisono tenute presso l'ex-Convento diSant'Agostino, in via Guelfa, nel bellissimo centro storico di Cortona, grazie al contributo del Comune.In questi anni migliaia sono stati glistudenti che nella bella cittadinatoscana si sono avvicendati nel vivereuna esperienza originale, per moltiaspetti l'unica concreta occasione dicontatto preliminare con la realtà universitaria. Un'esperienza che laScuola Normale Superiore ha promosso e sostenuto ben prima che illegislatore inserisse l'attività di orientamento universitario tra le finalitàistituzionali delle università.Il corso mette assieme ogni anno circa200 ragazzi. Di questi, 155 sono invitati a completo carico della ScuolaNormale, a esito di una selezione cheinteressa le scuole medie superioripubbliche di tutta la penisola e diverse scuole italiane all'estero. I licei e glialtri istituti medi interpellati sonostati quest'anno 2.765. Le segnalazioni pervenute dai Presidi sono stateoltre 1.325: è stato chiesto ai Presidi lasegnalazione di uno, al massimo duestudenti per istituto, individuaticome i più brillanti, sulla base dei votiriportati nei precedenti anni e nell'anno scolastico in corso. La ScuolaNormale, nella fase delicatissimadella scelta (soltanto una richiesta sudieci può essere soddisfatta, sia perlimiti organizzativi, sia per limitifinanziari), ha inteso assicurare unaquota proporzionale di studenti adogni Regione; nel corso degli anni hacercato anche, a parità di condizioni
di merito, di chiamare studenti dadiversi istituti, per corrispondere ilpiù possibile ai presidi che più sistematicamente hanno voluto collaborare con le loro segnalazioni.Al corso, inoltre, sono ammessi circa50 studenti a domanda e con l'impegno a sostenere l'onere del soggiornoa Cortona e a concorrere alle spesegenerali di organizzazione, per unaspesa complessiva individuale dicirca 600-700 mila lire. La partecipazione rimane comunque subordinataa una valutazione del merito, essendoogni anno il numero delle domandesuperiore ai posti disponibili.n corso di orientamento si imperniasu vere e proprie lezioni universitarie,tenute su di un vasto ambito di settori fondamentali di studio: la letteratura, la matematica, la medicina, il diritto, la storia, la filosofia, la biologia, lastoria dell'arte, la fisica, la chimica,l'ingegneria, per citare le disciplineche in questi anni sono ricorse piùorganicamente.Le lezioni sono tenute da professori eda ricercatori della Scuola NormaleSuperiore. Al corso concorrono inoltre professori di altri atenei, esponenti di prestigio delle istituzioni nazionali, della cultma, delle professioni:lezioni, incontri di approfondimento,seminari si susseguono nel corso diogni giornata, per un'intera settimana. Ma il corso non è soltanto la lezione dèl professore: è l'occasione diincontro tra docenti e giovani, tra cattedratici affermati e giovani studiosi, iperfezionandi della Normale, checontribuiscono al corso come componente fondamentale, con seminari eattività di tutorato a favore dei giovani partecipanti. n corso vuoI direanche altro: l'occasione per approfodire la formazione musicale degli studenti, con esecuzione di un concertodi musica classica da parte di giovaniartisti; vuoI dire poi per ogni studente ammesso l'occasione per confrontare la propria esperienza con quelladi altri coetanei, fare amicizia, vivereuna settimana .continua di stimoli, dinovità, di impegno culturale.
Docenti di prestigio
Al corso hanno sempre collaborato
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attivamente tutti i direttori dellaScuola succedutisi nel frattempo(Edoardo Vesentini, Luigi ArialdoRadicati di Brozolo, Emilio Picasso,Giuseppe Franco Bassani), vari professori della Normale (tra i tanti siricordano Piero Cudini, per annicoordinatore dell'attività, EugenioGarin, Gilberto Bernardini, GiovanniNencioni, Paola Barocchi, Ennio DeGiorgi, Giovanni Pugliese Carratelli,Enrico Castelnuovo, Salvatore Settis,Lorenzo Foà, Armando Petrucci,Luigi Blasucci, Lamberto Maffei,Mario Rosa e Franco Conti); tra gliesponenti "esterni" più famosi, il premio Nobel Rita Levi Montalcini, ilgiornalista Beniamino Placido, loscrittore Alberto Arbasino, l'economista Paolo Sylos Labini, il registaRoberto Faenza, il Maestro ·PieroFarulli, Romano Prodi, attuale presidente del Consiglio dei Ministri,Luigi Berlinguer, attuale ministrodell'Università, gli economisti PaoloSavona e Marcello De Cecco, i giuristiFrancesco Paolo Casavola, presidenteemerito della Corte Costituzionale, eSabino Cassese, il chimico SergioCarrà, il giurista Massimo SeveroGiannini, Maria Corti, docente di letterahrra, Roberto Vecchioni, musicistae docente di liceo, Luciano Canfora,studioso di letteratma classica, l'endocrinologo Aldo Pinchera, il poetaEdoardo Sanguineti, lo studioso difilosofia della scienza Paolo Rossi,Luciano Modica, matematico e rettoredell'Università di Pisa, MassimoCacciari, sindaco di Venezia, il filosofo Remo Bodei, il latinista GianBiagio Conte, il giurista FrancescoDonato Busnelli, Franco Tassi, direttore del Parco Nazionale d'Abruzzo,l'italianista Vittore Branca, AntonioPaolucci, soprintendente per i Beniartistici e storici di Firenze, già ministro per i Beni culturali e ambientali.Al corso di Cortona 1998 hanno giàdato la loro adesione, oltre a professori della Normale (Franco Bassani perla Fisica dello stato solido, LinaBolzoni per la Letteratura italiana,Paolo Cristofolini per la Storia dellafilosofia, Lamberto Maffei per laNeurobiologia, Mario Rosa per laStoria moderna, Alfredo Stussi per laStoria della lingua italiana) eminentipersonalità, quali l'oncologo Dino
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Amadori, l'etologo Giorgio Celli, ilpremio Nobel Dario Fa, l'archeologoPietro Giovanni Guzzo, l'astrofisicoMargherita Hack, il costituzionalistaAlessandro Pizzorusso, l'antropologoAlberto Salza, il matematico e presidente dell'Accademia dei LinceiEdoardo Vesentini, il chimico SergioCarrà.
Si raddoppia un modellovincente
Da quest'anno, dato l'alto numero dirichieste e l'interesse ricevuto dall'iniziativa, la Scuola Normale organizzerà un secondo Corso di orientamentouniversitario, che si terrà a Colle di Vald'Elsa, in provincia di Siena, dal 23 al27 agosto. n corso sarà impostatosecondo lo schema organizzativo e icriteri di selezione già illustrati per ilcorso che si tiene a Cortona. nnumerodi studenti ammessi sarà più contenuto, circa 75. Saranno previsti, nei limiti dei posti disponibili, anche posti sudomanda, per un onere di spesa dicirca 600 mila lire. L'iniziativa potràessere realizzata grazie al concorsofinanziario e organizzativo dell'amministrazione comunale. n corso diColle di Val d'Elsa, che si articolerà inlezioni e incontri interdisciplinari sutemi scientifici e letterari, avrà un filoconduttore: "n linguaggio: modi diespressione e di comunicazione".Per il corso di Colle di Val d'Elsa sonostati presi contatti, tra gli altri, con ilfotografo Oliviero Toscani, il musicistaRoberto Vecchioni, il poeta EdoardoSanguineti, il neurologo Ennio DeRenzi. Per la Scuola Normale interverranno i docenti Armando Petrucci perla Storia della scrittura, Pier MarcoBertinetto per la Linguistica, LambertoMaffei per la Neurobiologia, FrancoConti per la Matematica.Tutte le iniziative sono curate daldott. Fabio Fagnani, responsabile dell'attività della Scuola Normale nelsettore dell'orientamento universitario, che è succeduto negli ultimi annial prof. Piero Cudini, vero co-fondatore dell'iniziativa.Di queste attività la Scuola NormaleSuperiore sta producendo una documentazione scritta e filmata. Sonostate infatti realizzate due videocas-
NOTE ITALIANE/Esperienze di orientamento
sette, frutto di una collaborazionedella Scuola Normale con il dipartimento di Scienze sociali dell'Università di Pisa, dov~ insegna il registaRoberto Faenza. E lui infatti, insiemeai suoi collaboratori Stefano Alpini eFilippo Macelloni, a firmare il videopromozionale "OrientandodisOrientando" sul corso di orientamento lmi-
versitario di Cortona del 1997 e quellorelativo alle lezioni (quath'o del settoreumanistico e quattro del settore scientifico) ivi svolte. Mentre il primo videoverrà distribuito gratuitamente intutte le scuole medie superiori, l'alh'o,ora in fase di post-produzione, verràinviato, a partire dal prossimo autw1no, a tutti gli interessati, ad un costo
çontenuto alle spese di realizzazione.E prevista nell'anno la pubblicazionedelle lezioni tenute al corso di Cortona del 1996. Si prevede inoltre direndere ordinaria la pubblicazionedegli atti, per offrire una documentazione disponibile anche a studentiche non hanno avuto la possibilità diprendere parte ai corsi.
SiciliaSCELTE RESPONSABILI
Alessandra La MarcaAssociazione ARCE5
A Palermo, durante la Settimana dello Studente, si sono svolte diverse manifestazioni peroffrire agli studenti infonnazioni sulle alternative di studio e di lavoro dopo il diploma:
un'occasione per compiere una scelta responsabile
La Settimana dello Studente ha riunitodue manifestazioni ben conosciutedagli studenti e dai docenti delle scuole secondarie siciliane: l'ottava edizione del Salone dello Studente "Università e scelta professionale" e la "Rassegna dell'orientamento scolastico-professionale nella scuola media", gilmtaalla quinta edizione. Alla manifestazione organizzata dal Centro di orientamento scolastico, universitario e professionale dell'Associazione ARCE5hanno partecipato oltre 40.000 studenti delle superiori e universitari.L'iniziativa è stata patrocinata daUnione Europea, Ministero dell'Università e della Ricerca scientifica e tecnologica, Provincia regionale di Palermo, Comune di Palermo, Assessorato ai Beni Culturali Ambientali ealla Pubblica Istruzione della RegioneSiciliana e Provveditorato agli Studidi Palermo.Durante il Salone (3-5 febbraio 1998) èstata offerta a tutti gli studenti l'opportunità di ricevere informazionisulle possibili alternative di studio edi lavoro dopo il diploma per aiutarlia compiere una scelta consapevole.
Nel corso della manifestazione, presidi e docenti delle facoltà palermitanehanno illustrato le caratteristichedegli studi universitari e dei singolicorsi di laurea fornendo utili suggerimenti sulle discipline da inserire nelpiano di studi per ampliare 1'orizzonte delle possibili scelte. Le conferenzeinformative sulle varie facoltà hannocostituito anche un'utile occasioneper spiegare agli studenti dell'ultimoanno della scuola secondaria comeorganizzare razionalmente lo studiouniversitario. Gli stessi docenti dellesecondarie hanno mostrato un particolare interesse per gli strumenti chepermettono loro di orientare gli alunni ad acquisire le giuste metodologiedi apprendimento per affrontare consuccesso lo studio universitario.Durante il Salone è stato possibilevisitare stand informativi allestiti dalCentro di orientamento e tutoratodell'Università di Palermo sulle facoltà dell'Ateneo palermitano, dalleLibere Università, dagli Istituti eCentri linguistici, dagli Enti per il diritto allo studio, dalle Scuole edIstituti di formazione superiore post-
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diploma e post-Iaurea, dalle Accademie superiori. Gli studenti hannoanche potuto contattare direttamentenun1erosi enti pubblici e privati operanti in tutto il territorio nazionale nelcampo della formazione presenticome espositori alla manifestazione.Grazie alla distribuzione di pubblicazioni informative, guide e vademecumfornite dal Ministero dell'Università edella Ricerca scientifica e tecnologica,dall'Unione Europea, da vari enti,dalle facoltà dell'Ateneo palermitano edai Collegi Universitari riconosciutidal MUR5T, gli studenti hanno potutoraccogliere ulteriori informazioni slùlediverse opporhmità di scelta, sullepossibilità offerte dal mercato del lavoro e sulle diverse figure professionali.
L'auto-orientamento
Anche quest'anno è stato possibileaccedere ai programmi di auto-orientamento mediante i software "Colombo" (realizzato dal MURST con lacollaborazione del CIMEA della Fondazione RUI e l'Università degli Studi
di Camerino), "il filo di Arianna" (realizzato dalla Fondazione Agnelli diTorino), e il collegamento Internet delCentro Universitario di Calcolo dell'Università degli Studi di Palermo. Inquesto modo gli studenti degli ultimianni della scuola secondaria hannopotuto analizzare i propri interessiprofessionali, mentre gli studenti universitari hanno potuto autovalutare leproprie abitudini di studio grazie a unquestionario proposto da G. Zanniello,docente di Didattica generale nell'Università di Palermo.Nelle tre giornate, è stata offerta aipartecipanti la possibilità di effettuare o di prenotare colloqui di orientamento. Questo aiuto individuale nella scelta degli studi e della professione mira a eliminare pregiudizi e arimuovere stereotipi professionali, aevitare che ci si limiti a seguire lescelte degli amici o a subire le decisioni dei genitori, nonché a stimolaregli studenti a capire le connotazionidelle professioni e del mercato dellavoro.La consulenza è stata estesa ancheagli studenti già iscritti, che hannopotuto chiedere informazioni su corsidi specializzazione post-Iaurea, borsedi studio e dottorati di ricerca, e sulleprospettive occupazionali dei varipercorsi di studio.Gli studenti hanno potuto sceglierefra più di cinquanta conferenze tra lequali: "Telelavoro, lavoro interinale,salario ridotto ... Una scommessa peril futuro?", "Dopo l'unione europeache cosa cambierà nel mondo dellaformazione e del lavoro", "Universitàe impresa per un futuro di occupazio-
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ne", "Dall'idea all'impresa: guida alleleggi 44 e 236".Tra gli stnnd presenti alla manifestazione ricordiamo: Accademia diComunicazione - Milano, Polimoda Firenze e Accademia di Costume eModa - Roma, Arma dei Carabinieri,Capitaneria di Porto, Esercito Italiano, Guardia di Finanza, Polizia diStato, Università Commerciale L.Bocconi - Milano, Istituto Europeo diDesign - Roma, Istituto Italiano ArteArtigianato e Restauro - Roma eAccademia di Belle Arti "Abadir" San Martino delle Scale, IstitutoProfessionale di Stato per i ServiziAlberghieri e della Ristorazione "P.Borsellino", Istituto Superiore diEducazione Fisica - Palermo, LiberoIstituto Universitario "Campus Biomedico" - Roma, Ministero dell'Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica, Società per l'Imprenditorialità Giovanile, Software Research,Unione Europea, Università Cattolicadel Sacro Cuore - Milano, Universitàdi Palermo, WWF.Durante la manifestazione sono stati intervistati 1.809 studenti di cui26,1% maschi e 73,9% femmine; il32,9% è iscritto al IV anno e il 67,1% alV anno di scuola secondaria superiore.L'83,3% proviene dai licei (classico escientifico), il 10,4% da istituti tecnicie 1'1,3% da istituti professionali, diPalermo (70,7%), Agrigento (14,5%),Caltanissetta (3,7 %), Catania (0,1%),Enna (0,1%), Messina (0,7%), Ragusa(0,9%) e Trapani (8,7%).Per quanto concerne la fruizione diservizi del diritto allo studio universi-
tario (era possibile indicare più di unservizio) si è potuta risconh'are unascarsa conoscenza.Tra i servizi più conosciuti emergonostage, tirocini e orientamento universitario; è invece molto bassa la percentuale degli studenti che conoscono o pensano di usufruire del servizio di tutoring, dei programmi dimobilità internazionale e dei prestitid'onore.Nei pomeriggi del 3, 4 e 5 febbraio sisono tenuti degli incontri di shldiosul tema "Orientamento: università escelta professionale": sono stati promossi dall'Università degli Studi diPalermo e dal Collegio UniversitarioARcEs insieme con il Provveditoratoagli Studi di Palermo, con i docentireferenti per l'orientamento dellascuola secondaria di secondo gradodella Provincia di Palermo sugli indirizzi del Ministero dell'Università edella Ricerca scientifica e tecnologica e del Ministero della PubblicaIstruzione in tema di orientamento, esulle problematiche del passaggiodalla scuola secondaria superioreall'w1iversità o alla professione. Allegiornate di studio è intervenuto, tragli altri, il prof. A. Messeri, consigliere del ministro Berlinguer per l'orientamento. Proprio questi docenti dovrebbero costituire la testa di ponte dicui si potranno avvalere le scuolesecondarie di secondo grado per ilcoordinamento delle attività di orientamento.La Rassegna dell'orientamento scolastico professionale nella scuola mediaha contribuito a orientare migliaia distudenti nelle scegliere l'indirizzo di
Aree IV anno VannoAgraria 13 2,2% 51 4,2%Architettura 27 4,5% 59 4,9%Ingegneria 31 5,2% 87 7,2%Diritto 67 Il,2% 135 Il,1%Economia e Statistica 28 4,7% 104 8,6%Scienze umane 235 39,4% 382 31,5%Medicina 92 15,4% 233 19,2%Scienze naturali ed esatte 30 5% 59 4,9%Scienze politiche e sociali 18 3% 26 2,1%varie 48 9,1% 68 5,6%non proseguiranno gli studi 6 0,2% 9 0,7%
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·NOTE ITALIANE/Esperienze di orientamento
studi successivo. I visitatori hannopotuto informarsi sulle peculiarità deidiversi istituti grazie alla presenza tragli espositori di oltre 20 scuole secondarie di secondo grado. Particolarmente interessante è risultata la ludo-
teca dove i ragazzi hanno potuto sperimentare giochi didattici e ludotestfinalizzati a verificarne attitudini equalità. Inoltre centinaia di studentihamlo potuto svolgere dei test sull'orientamento e sulla metodologia di
studio grazie ad appositi software realizzati dal Centro di orientamentoscolastico, universitario e professionale dell'Associazione ARCES.
Servizi offerti agli studenti li conoscono pensano di usufruirne
Esonero dalle tasse (parziale o totale) 361 20% 216 Il,9%
Borse di studio - Prestiti 550 30,4% 261 14,4%
Altri aiuti economici 134 7,4% 98 5,4%
Alloggio presso residenze universitarie 423 23,4% 162 9%
Buoni mensa 353 19,5% 211 I 1,75
Buoni libro 334 18,5% 249 13,8%
Trasporti convenzionati 182 10,1% 169 9,3%
Orientamento universitario 575 31,8% 301 16,6%
Servizio tutoring 127 7% .105 5,8%
Programmi di mobilità internazionale 134 7,4% 116 6,4%
Stoge e tirocini 440 24,3% 253 14%
Corsi serali per lavoratori studenti 370 20,5% 58 3,2%
Insegnamento a distanza 242 13,4% 49 2,7%
Attività sportive, culturali e ricreative 380 21% 256 14,2%
Prestiti d'onore 87 4,8% 51 '2,8%'
Lavoro part-time degli studenti 332 18,4% 297 16,4%
LUISS/MILLE STUDENTI INCONTRANO LE IMPRESE
Mille studenti e neolaureati e quasi trenta azienda pubbliche e private si sono date appuntamento il 5 e 6 giugno alla Luiss GuidoCadi di Roma per la seconda edizione della manifestazione "I giovani e il lavoro. La Luiss per l'orientamento".Obiettivo dell'iniziativa è favorire l'incontro tra gli studenti e i laureati Luiss con il mondo del lavoro, illustrando loro i modi più efficaci per orientarsi e le opportunità più significative per l'inserimento nella realtà professionale.Due giornate ricche di appuntamenti in cui si sono alternati seminari, presentazioni delle singole istituzioni e interviste individuali conesperti di settore e dirigenti del personale di importanti gruppi nazionali (tra gli altri, Eni, Esso, Omnitel, Merloni) e multinazionali delcalibro di Unilever; Kpmg, Coopers & Lybrand, Andersen Consulting, Deloitte & Touche. Non sono mancati gli intermediari finanziari come Banca di Roma, Credito Italiano, Assicurazioni Generali.Tutti hanno illustrato le proprie strategie occupazionali, raccolto curricula e svolto colloqui preselettivi. Oltre alle presenze "consolidate", da segnalare anche le novità come l'agenzia per il lavoro interinale Manpower e il dipartimento per le Pari Opportunità che ha incontrato studentesse e neolaureate curiose di conoscere davicino la legge sull'imprenditorialità femminile e i modi per trasformare "l'ostacolo" della diversità delle donne in arma vincente perraggiungere le pari opportunità nell'ambiente di lavoro.Molta attenzione ed interesse hanno suscitato i seminari di orientamento, aperti da Andrea Orioli - giornalista del Sole-24 Ore - cheha awiato una I-ifiessione sui modi per cercare, trovare e invental-e un posto di lavoro. Claudio Achilli, consulente di ricel-ca e selezione del personale, ha suggerito le mosse giuste per scrivere un curriculum "appetibile" e ottenere così un colloquio. Di professioni di respiro internazionale si è parlato con Massimo Gaiani, consigliere del Ministero degli Affari Esteri. Mario Rosso, direttore dellaFiat, ha invece discusso dei nuovi scenari nel settore della grande industria. Affluenza e interesse dei giovani anche per GiuseppeCacopardi, direttore generale del Ministero del Lavoro - intervenuto sul tema dei contratti interinali nella nuova legislazione diimpresa - e per Giancarlo Morcaldo, direttore del Centro Studi della Banca d'Italia, che ha illustrato le attività di un centro studi. Lastbut not least, i mestieri legati alla comunicazione d'impresa con Antonio Ferro, vice presidente dell'Assorel.Nel corso delle due giornate i giovani hanno potuto raccogliere materiale e notizie ai desk informativi di Area Scuola Formazione eRegistro delle Imprese di Confindustria, Ministero degli Affari Esteri, Luiss Management, Associazione Laureati Luiss e Manpowec
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BREVITALIAa cura di Livio Frittella
Strategie per il futuro
Si chiama "piano giovani"l'iniziativa del MUR5T relativaalle borse di studio, alle borsedi dottorato e ai nuovicontratti con assegni di ricerca.Il piano contempla l'aumentodel fondo nazionale per leborse di studio e i prestitid'onore dagli SO miliardi del1997 a 120, con 95.000 borsedi studio per l'annoaccademico 1998/99, nonchéun incremento nei prossimi treanni dell'importo della borsadi dottorato, ferma dall'S9 aI.OSO.OOO lire mensili, daportare a 1.330.000quest'anno, a 1.450.000 nel '99e a 1.500.000 nel 2000.L:opel-azione costeràcomplessivamente 20S miliardi;i borsisti godi-anno dalp,-ossimo anno di unacopertura previdenziale pari al12%.Èprevista infine l'attivazionedegli assegni di ricerca avantaggio di giovani studiosicon un curriculum di studi postlaurea (corsi di specializzazioneo di perfezionamento,dottorati, attività pressosoggetti pubblici e privati sia inItalia che all'estero). Si tratta dimille assegnazioni (25-30milioni annui) con conti-atti di4 + 4 anni e la coperturaprevidenziale del 12%.
Gli insegnantitornano a scuola
Inizieranno a novembre i corsidi laurea per gli insegnanti discuola materna ed elemental-ee la scuola di specializzazionepost-Iaurea per i docenti dellascuola secondaria. OgniRegione avrà una sede diriferimento, dove si terranno i
corsi. L:accesso alla scuola dispecializzazione saràI-igorosamente a numeroprogrammato e ai finidell'ammissione siconsidereranno il curriculum dilaurea, altri titoli di studio e lavotazione riportata in unaprova scritta (su contenutidisciplinari e non su aspettididattici). La ripartizionedell'orario è stabilita nel modoseguente: 30% di tirocini, 20%di laboratori didattici, 20% allematerie pedagogico-generali ealtrettanto alla didatticadisciplinare. Il 10% delle ore èlasciato alle decisioniautonome delle facoltà.
Ingegneri del Duemila
Il rapporto messo a punto daesperti di Iri, Confindustria eTelecom insieme a novepresidi di facoltà prova agettare le basi di una riformasostanziale del COI-SO di laureain Ingegneria, che limiti ilfenomeno dell'abbandono edell'eccessivo "parcheggio"degli studenti. Questi ultimi,secondo il documento, devonodistinguersi pel- conoscenzadelle tematiche economicheol-ganizzative-gestionali, culturadella qualità e della sicurezza,sensibilità nei confronti deiproblemi ambientali, capacitàdi relazione e di adeguamentoalla fOI-mazione continuanonché padronanza dellalingua inglese.Gli autori del l-apportoammettono sia l'attualestruttura del corso in cinqueanni che una revisione dellastessa, caratterizzata dallariduzione a un quadriennio, masono intl-ansigenti cilTa lariduzione del numero degliesami a circa 20 e
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l'eliminazione dal curriculumdegli insegnamenti di tipospecialistico, da trasferire nelcorso post-Iaurea (mastel~
scuole di specializzazione,dottorati, fOI-mazionecontinua). Considerazioni finalidel documento: il corso dilaurea potrebbe essereorganizzato parallelamente aldiploma; in alternativa il primopotrebbe essel-e modellato(durante il primo biennio) suldiploma per poi rivolgersi acontenuti metodologici e diapprofondimento; o, ancora,sarebbe possibile introdurreun "titolo unico quadriennale",cioè un an-icchimento delcorso di laurea breve.
Zeri spara a zero
Anche indossando la toga e iltocco, lo storico dell'arteFederico Zeri non smentisce lasua vena polemicaprovocatoria: insignito deldottorato honoris causo aBologna, non ha persol'occasione di denunciare i malidell'università italiana,esprimendo una sua personalepel-plessità: "non capiscoperché in questo paese sicombatta tanto la mafia, chepoi è soltanto una l-ispostaintelligente al malgovernoitaliano, e non si affondi ilbisturi in altl-e due realtà nonmeno cancrenose; laburocrazia e l'università".AI di là delle iperboli, Zel-i hadimostrato nel discorso tenutoin Santa Lucia tutta labrillantezza e la sagacia di unpel-sonaggio insignito da PierreRosenberg, direttore delLouvre, della decorazione di"maggiore storico dell'al-teitaliana".
Milano/Student Dffieeal Politecnico
Problemi di orientamento nellabirinto della carriera
univel-sitaria? AI Politecnico diMilano non esistono, grazieall'istituzione - da parte deglistessi iscritti all'ateneo - delloStudent Offìce, un piccolo maefficientissimo centro diriferimento per immatricolatiche vogliono impal-are acamminal-e con le propriegambe nei meandri delPolitecnico.L:iniziativa ha avuto un grandesuccesso e ha consentito aglistudenti di ricevereinformazioni, aggiornarsi sulleborse di studio dipartimentoper dipartimento, avereindicazioni sul pagamentodelle tasse e suggerimenticirca qualsiasi problema sipossa presentare durante lavita accademica. Attenzione,però: lo Student Offìce - attivodue volte a settimana - non sivuole sostituire all'istituzionema intende integrarnel'attività, privilegiando l'aspettoumano troppo spessotrascurato. Non mancano leproposte sul processo direvisione della didattica:provenendo dai direttiinteressati, meritano senz'altrodi essere ascoltate e valutate.
I rimproveridell'Unione Europea
Bacchettata del governodell'Europa all'Italia, rea dicarenze nel processo diriconoscimento delle laureebrevi straniere (specie nelcampo ingegneristico) ecolpevole di applicare inmodo scorretto la direttiva89/48. In pratica, quest'ultimanormativa obbliga gli Statimembri a garantire l'accesso auna professione, riconoscendoi corsi di formazioneprofessionale della durataminima di tl-e anni el'esperienza matul-ata in unaltro paese.Ciò che si contesta all'Italia destinataria di un ricorso allaCorte di Giustizia dell'UE -
NOTE ITALIANE
sono le lungaggini della prassiamministrativa (oltre quattromesi) a decorrere dallapresentazione del dossiercompleto da partedell'interessato (che entroquel limite dovrebbe ricevereuna decisione eventualmenteoggetto di ricorso) e lamancata considerazione, daparte delle autorità italiane,del giusto valore delleesperienze maturate dairichiedenti dopo la loroformazione.
Un docente èsufficiente
La Cassazione ha sentenziatoche per condurre un esameuniversitario basta un soloprofessore. Non è necessario,quindi, che la commissione siaformata da tre membri (comesancito dal Regio Decreto del1924) perché "interegenerazioni si sono laureate intutte le università avendosostenuto esami dinanzi acommissioni irritualmenteformate".La Cassazione ha cosìdefinitivamente assolto ("ilfatto non sussiste") sei docentidel Magistero de L:Aquila chenell'anno accademico 1983/84
falsificarono i verbalisostenendo che gliesaminatori erano tre mentreogni candidato svolgeva la suaprova di fronte a un solodocente. Con la sentenzaricevono inoltre maggioreautorevolezza le disposizionidel ministro Berlinguer- e diRoma "La Sapienza" dopoche il Codacons, due anni fa,aveva denunciato l'irregolaritàdel 75% degli esami.
Torino/Sempre piùInternet
L:Università degli Studi diTorino ha in progetto diinvestire un miliardo di lire percollegare in pochi mesi aInternet almeno 30-40 miladei suoi 72 mila studenti.L:iniziativa - denominata..www.unito.it. l'università acasa tua" - prevede degliabbonamenti "calmierati"nonché l'ampliamento, lanorganlzzazlone el'arricchimento del sito giàposseduto dall'Ateneo. Igiovani interessati potrannodialogare via video con idocenti, redigere il piano distudi, collegarsi con lebiblioteche, iscriversi aseminal-i e labol-atori, spedire
la tesi di laurea per viaelettronica, seguire interi corsida casa.Altra iniziativa dell'Ateneo - inoccasione dei suoi 600 annidi vita - è la creazionedell'Associazione "Amicidell'Università degli Studi diTorino", presentata il 15giugno a Palazzo Carignano.Ma non ci sono soltanto buonenotizie. Gli studenti universitarisi oppongono al Senatoaccademico, che ha approvatolo sbarramento agli accessi perScienze della Comunicazione eper Psicologia: 250 matricoleper corso di laurea per frenarela massa di iscrizioni al primoanno. "Se il consigliod'amministrazione non ciascolterà - dicono irappresentanti degli studenti cercheremo di organizzarericorsi collettivi al TAR contro ilnumero chiuso". Inoltre, daun'indagine condottanell'Università torinese adopera di Flavio Bonifacio eSergio Scamuzzi, risulta che sucento iscritti solo dieci silaureano nel tempo giusto, altriventi concludono in sette annicirca, settanta si disperdono.Quali sono i motividell'abbandono? Dei 480studenti che hanno lasciatol'Università (sui 683 esaminati
dalla ricerca), il 50% l'ha fattoper "disagi oggettivi", il 49%perché ha ricevuto un'offerta dilavoro (che in genere non hanulla a che vedere con gli studieffettuati), il 24% per ledifficoltà incontrate negli studi enegli esami.
Laurea in Scienzeturistiche allo IULM
Novità alla Libera Universitàdi Lingue e ComunicazioneIULM di Milano: sarà attivata laprima laurea in Scienzeturistiche del panoramaaccademico italiano,nell'ambito del corso diRelazioni pubbliche a numerochiuso. È previsto però chedivenga un corso di laurea ase stante e poi addirittura unafacoltà, costituendo unesempio anche per gli altriatenei.Le scienze turistiche sono statetroppo a lungo trascurate efinora del turismo è statoconsiderato solo l'aspettoeconomico, a svantaggio delleaccezioni culturali, artistiche,linguistiche e comunicative. Lanuova laurea dello lulm, volutafortemente dal rettoreFrancesco Alberoni, intendeproprio colmare questo vuoto.
Università Complutense di Madrid: la scuola di Statistica
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Bielorussia
SCACCO AL MILIARDARIOManuela Borraccino
"Dopo la sistematica vessazione daparte del governo con attacchi continui ai vertici della Fondazione,inchieste politicamente pilotate, mezzi ingiustificati ed esagerati e il sequestro dei suoi conti bancari, siamocostretti a chiudere la BelarusianSoros Foundation". Così il finanzieremiliardario di origine unghereseGeorge Soros ha annunciato a Minsk,in Bielorussia, lo scorso 3 settembre1997, la chiusura della sede bielorussadella Fondazione filantropica "per lacreazione di società aperte" da lui istituita e diffusa in tutti i paesi dell'exblocco sovietico allo scopo di finanziare iniziative di promozione culturale, universitaria e scolastica, e disviluppo democratico."Questo è il primo paese dell'ex-blocco sovietico - ha sottolineato il finanziere - in cui la nostra Fondazioneviene costretta a chiudere". La gocciache ha fatto traboccare il vaso è statal'inaccettabile contraddizione difondo secondo la quale il governo aparole sosteneva le attività dell'istituto, ma nella pratica non risparmiavasforzi per ostacolarle con ogni mezzopossibile: la pressione delle autorità,ha dichiarato Soros nel suo discorsodi congedo, era arrivata al punto dimultare la Fondazione per 3 milionidi dollari per presunte violazionidelle leggi fiscali dello Stato.Inoltre "le autorità bielorusse - haaggiunto Soros - hanno accusato lanostra Fondazione di collusione conattività politiche dell'opposizione. Noicontinuiamo a negare questa accusa, esiamo giunti alla conclusione che ilgoverno ha una concezione tutta suadi ciò che costituisce attività politica.
La Fondazione Soros inBielorussia è stata costretta a
chiudere, accusata dicollusione con l'opposizione
e di violazione delle leggifiscali. Con le sue attivitàfilantropiche, il discusso
miliardario George Soros,creatore della Fondazione, è
il privato più influente neipaesi dell'ex-impero
sovietico, anche se pocogradito ai governi locali
Finanziare scuole elementari per ilbene di bambini e maesh'i, promuovere club ricreativi per studenti dellesuperiori, o corsi di aggiornamentoper professori di scienze dei licei, oconnettere università e ospedali aInternet non costituisce a parer mioattività politica. Tanto meno può esserlo promuovere media indipendenti oassociazioni per i diritti umani, duepilastri delle società aperte, anche sespesso essi servono da critici severi maapolitici di qualunque governo sia alpotere. Sono queste le attività che laBelarusian Soros Foundation ha promosso, e che io ho promosso in tutta lamia attività filantropica".Se le autorità cambiassero posizione,
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ha assicurato Soros, il lavoro potrebbe riprendere immediatamente. Maconsiderati i "continui tentativi daparte delle autorità per distruggereogni forma di indipendenza nellasocietà civile a danno del popolo bielorusso e della sua posizione nellacomunità internazionale" e dato che"i colloqui portati avanti in buonafede dai funzionari della Fondazioneper arrivare a una soluzione positivadei contrasti non hanno finora prodotto risultati concreti", il lavororiprenderà solo "quando verrannofornite garanzie per il normale svolgimento delle attività della Fondazione".In realtà, alcuni dirigenti della Fondazione si sono sentiti dire dal ministro degli Esteri bielorusso che se laFondazione verrà messa in liquidazione, Soros non potrà contare su nessun dialogo per la sua ripresa in futuro. La chiusura significa la fine diun'ampia gamma di progetti di formazione, tutela sanitaria e ambientale, che hanno scarsa probabilità diessere portati avanti. Secondo le autorità i 19 progetti promossi dallaFondazione non rientravano fra lecategorie per cui sono concesse esenzioni fiscali e per questo hanno ordinato che le tasse venissero pagateimmediatamente, multe comprese.Ma la chiusura significa anche la finedi una serie di attività a favore dellademocrazia, che il presidente Alexandel' Lukashenka vedeva come unasfida al suo regime. Le ispezioni fiscali si sono rivelate l'arma migliore contro l'opposizione democratica, o contro quegli organismi che - secondo leautorità - la sostengono. Tra l'altro,
EUROPA OGGI
Università Complutense di Madrid: uno studente della facoltà di Belle Arti
benché la Bielorussia sia effettivamente il primo Stato in cui la Fondazione Soros è stata costretta a chiudere, all'inizio del 1997 il finanziereera stato attaccato in Kyrgystan, dovela stampa filo-governativa l'avevaaccusato di intromettersi negli affariinterni finanziando soltanto i mediadell'opposizione.Quanto al resto del mondo comunista, esso rimane ostile: un'offerta difinanziamenti di progetti di sviluppofatta da Soros alla Cina è stata rifiutata dalle autorità. La Fondazione,secondo il governo cinese, è un braccio dei servizi segreti americani.
Chi è George Soros?
Speculazione? George Soros. Altafinanza? George Soros. Potere economico mondiale? Crollo dei mercatiasiatici? Nuova Europa dell'Est?Sempre llÙ, George Soros, il filosofodel denaro, il re Mida dei fondi di~vestimento,il filantropo ungherese."E l'uomo che ha umiliato la Bancad'Inghilte~Ta" ripetono alla City diLondra. "E lm abile surfista che cavalca le onde oceaniche della finanzamondiale". "È il nemico numero unodei banchieri centrali". Così è statodefinito George Soros, ebreo di origine ungherese, classe 1934, oggi lmodei più grandi finanzieri del mondo.LlÙ stesso, però, scrisse nel suo libroAlchimia della finanza: "Se dovessiriassumere le mie capacità userei unaparola: sopravvivenza".Di certo si sa che è in grado di muovere istantaneamente anche 20milamiliardi da un capo all'altro del globostando seduto nel suo ufficio diManhattan, al 33mo piano del grattacielo all'angolo tra la 7ma Avenue e la57ma Strada. Il suo Quantum Fund,che ha sede a Curaçao, dal 1969 a oggiha guadagnato in media il 35% all'anno: non esiste nulla di paragonabilenel vasto panorama dei fondi di investimento. Con la sua filantropia infavore dell'Europa dell'Est è diventato il privato più influente dell'eximpero sovietico. Tramontati gli yuppies degli Anni Ottanta è emersocome il simbolo della nuova finanzaglobale, e fin dal 1994 è risultato evidente che dietro alle paurose oscilla-
zioni dei mercati finanziari internazionali, e dietro il crollo dei mercatiasia tici, c'è il suo zampino.In fondo non mente quando dichiaradi sentirsi un sopravvissuto. Aveva 14anni quando nel 1944 i tedeschi arrivarono a Budapest. Cominciò l'olocaustoper il milione di ebrei ungheresi:400mila perirono nei lager. Il padre diSoros, membro eminente della comunità ebraica, procurò ai figli documenti falsi e li affidò alle famiglie di potenti amici cristiani. George si trasformòcosì in Janos Kis, figlioccio del ministro dell'Agricoltura ungherese, incaricato della confisca dei beni degliebrei destinati ad Auschwitz. E per unarmo, fingendo di aiutare il "padrino"nel suo macabro lavoro avvertiva iconfratelli che entravano nel mirinodei nazisti. "Fu una bella avventura"ricordava con cupo sarcasmo in un'intervista di alcuni anni fa.
Un intuito quasi infallibile
Ma non fu l'ultima. Perché il giovanesopravvissuto nel 1947 faceva la famein Inghilterra, studente squattrinato
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alla London School of Economics esguattero da Quaglino's, un lussuosoristorante italiano. Solo questa durascuola può spiegare l'apparente leggerezza con la quale ha affrontato le sueformidabili avventure successive.Dopo qualche am10 di praticantatofinanziario a Londra, nel 1956, l'am10dell'invasione sovietica dell'Ungheria,si trasferì a New York per fare arbitraggio alla F. M. Mayer. Comprava evendeva gli stessi titoli per lucraresulle piccole differenze di valore che sigeneravano tra i mercati di Londra eNew York. "I due mondi non interagivano" ricorda Edgar Astaire, per annicollaboratore di Soros. "Gli americanierano isolazionisti. Non sapevano pronunciare i nomi delle azioni di aziendestraniere. Quindi semplicemente nonse ne occupavano". Soros invece cidava dentro e comprese che il suodestino era quello di gestire gli investimenti altrui.La nascita del Quantum Fund è del1969. Era un fondo offshore, totalmente libero di muovere il denaro su qualunque mercato, incurante delle norme che regolavano le contrattazioninegli Stati Uniti. I ricchi che compra-
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L'aula 111agna dell'Università Complutense di Madrid
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vano le sue quote erano incentivati arestare dagli elevati dividendi cheogni anno Soros riusciva a pagare edal salatissimo costo di uscita. Pertutti gli Anni Settanta e Ottanta le suepelformance hanno soddisfatto gliinvestitori più esigenti.Mille dollari consegnati a Soros nel1969 adesso sarebbero diventati 2 milioni. li finanziere si muoveva avvenhlrosamente dalle azioni ai titoli di Stato,dai future sulle materie prime alle valute, usando senza ritegno l'indebitamento per aumentare la massa del suocapitale anche di sette-dieci volte, moltiplicando i rischi e i guadagni.E possibile che negli Anni Ottanta ilsuo successo sia stato reso meno apparente dal clamore suscitato dalla finanza dei raider, quelli che acquisivano leaziende con l'indebitamento e le rivendevano a pezzi, incmanti delle realtàaziendali e umane che distruggevano.Ma la sua fama cresceva. E soprattuttocresceva la cmiosità sui segreti del suoQuantum Fund: sembrava ci fossequalcosa di magico in un fondo cheraddoppiava di valore ogni due anni emezzo. Tanto che quando nel 1987pubblicò il suo libro, nessuno si stupìper il titolo: L'alchimia della finanza.Soros aveva trovato la piehoa filosofale.
Era descritta in lma serie incredibile diequazioni, grafici e tabelle, tanto complicati da convincere molti a comprareil libro ma pochi a seguirne le orme.Anche perché il hltto era sotteso dauna filosofia con la quale solo unsopravvissuto come lui poteva convivere tranquillamente: i mercati sonofondamentalmente irrazionali, dicevain sostanza Soros, e le teorie accademiche che ne prevedono la tendenzaverso l'equilibrio tra domanda e offerta non hanno riscontro nella realtà.
"Nei miei investimenti spesso hofatto la cosa giusta per la ragione sbag~ata". Oppme in assenza di ragioni."E un altro dei miei principi: investiprima e studia dopo". In fondo quello che fa Soros non è altro che speculazione. Stando a quello che lui stessodice, basa le sue "scommesse" sullenotizie pubblicate dai giornali: nell'ordine il Financial Times, il Wall Streetfournal, il New York Times. Così non djrado accadeva che un giorno scommettesse un miliardo di dollari sullacrescita dello yen e che il giorno dopone scommettesse due sulla discesa.Anno dopo anno gli errori si rivelavano inferiori ai successi: solo nel 1987avvenne il contrario. Aveva previstouna caduta del mercato azionario
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giapponese e invece arrivò il crack diWall Street. Perse 800 milioni di dollari in pochi giorni. Ma il QuantumFund riuscì comunque a portare acasa W1 aumento del 14%. Dovevanoarrivare gli Anni Novanta perché ilmondo si accorgesse che le tecniche diSoros si erano trasformate in lm'autentica rivoluzione finanziaria.
Una generazione di mostri
Nel 1992 il capitale da lui gestitoaveva superato i lO miliardi di dollari,16 mila miliardi di lire. Era convintoche la sterlina non potesse continuarea mantenersi in linea con il marco nelSerpente Monetario Europeo. Disse alsuo più stretto collaboratore, StanleyDruckenmiller: "Prendili alla giugulare". E il Quantum cominciò a venderesterline contro marchi. La Bancad'Inghilt~rra reagì in difesa della suavaluta. "E come sparare a lm pesce inbarile" disse Soros e ordinò il colpodella sua vita: lO miliardi di dollaricontro la sterlina. Scoppiò una guerrafinanziaria mondiale. La Bancad'Inghilterra vacillò. Le ripercussionicolpirono anche la lira. L'allora governatore della Banca d'Italia, CarloAzeglio Ciampi, bruciò gran parte
Università Complutense di Madrid:veduta aerea notturna
delle riserve nel vano tentativo dimantenere la valuta ancorata al marco. Tutti gli istihlti centrali europeiaccorsero in aiuto delle parità. Maanche Soros trovò alleati potenti.Velmero allo scoperto i suoi emuli, glihedge funds, operatori di fondi ad altorischio che si erano fa tti le ossa tra lafine degli Almi Ottanta e i primiNovanta. Tipi pericolosi che quandovedevano lm affare indebitavano ilcapitale anche di 100 volte. Si mosseromigliaia di miliardi di dollari. Due settimane dopo la sterlina e la lira uscirono dallo SME. E Soros si portò a casalm guadagno da Wl miliardo di dollari. In quell'occasione anche l'alchimista Soros comprese di aver creato unagenerazione di mostri.
1998, il ritorno in Oriente
Oggi Soros gestisce un gruppo di hedgefunds che in complesso halmo lm pah'imonio di oltre 20 miliardi di dollari,compreso il Quantum Fund, che ha lmattivo di 8,4 miliardi. Dopo esser statoaccusato di aver conhibuito a ingigantire a metà dell'alIDO scorso la crisifinaJ1Ziaria in Asia, speculando controle valute dei paesi di quell'area - e inparticolare contro la moneta dellaMalaysia - in questi mesi Soros è tornato a investire in Oriente.Il3 gennaio viene nominato consulente ufficiale del nuovo presidente dellaCorea del Sud, Kim Dae Jung, per farfronte alla crisi dei mercati asiatici. Lasua prima esortazione al governo èstata quella di avviare Wla rapidaristruthlrazione del settore bancario,in modo che la comunità internazionale non avesse il sospetto che SeuIvolesse ritardare le riforme finaJ1Ziarie. In effetti, dopo qualche resistenzainiziale, la Corea del Sud è sembrataintenzionata a prendere l'amara medicina dell'austerità e dell'apertura deimercati. E qUalldo Soros, in quei giorni, annuncia di cercare anche quiopportw1ità di investimenti, la borsadi Seul registra un forte rialzo.Nella Corea del Nord, intanto, è pal'tito un progetto pilota per accompagnare il paese nei primi passi versol'economia mista. Dallo scorso gennaio sette studenti nordcoreani studiano legge, economia e relazioni
EUROPA OGGI
internazionali in lm corso di sei mesisu misura per loro, finanziato dallaFondazione Soros e tenuto all'Università dell'Europa Centrale di Budapest. Una volta rientrati in Corea, illoro compito sarà quello di amministrare lo sviluppo delle prime areeeconomicamente liberiste del paese:si tratta di un approccio graduale tipico dei paesi che stalmo abbandonando il marxismo e che cominciano adapplicare il programma di riformeche ha avuto successo in Cina. Le speranze degli organizzatori si applmtano sulla nascita di imprese private esull'interesse che queste aree susciteralUlO nel mondo imprenditoriale e
Università Cornplutense di Madrid: l'ingresso della facoltà di Scienze Politiche eSociologin
finanziario mondiale.Nello stesso periodo, la FondazioneSoros porta aVallti l'opera di ricostruzione in Albania. Alla fine di gennaioviene avviata nel distretto di Tropoje,nel nord del paese, l'applicazione delprogetto "Vision 200", di oltre un miliardo e mezzo di lire, che è direttoalla ricoshuzione di alClme scuole maprevede anche il miglioramento dellecondizioni in cui viene effettuato l'insegnamento.Un altro dei progetti della Fondazione Soros per lo sviluppo in Albania riguarda la creazione di nuove
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associazioni sportive giovanili: conun fondo di 102 milioni di lire sonostate aperte associaziOlù polisportiveche opereranno a Tirana, Valona,Scu tari, Belsh e Elbasan e dove i giovani potralUlo praticare l'aerobica, ilcalcio, la pallacanestro e la pallavolo.Agli inizi di marzo il finallziere ungherese-americano era di nuovo a caccia d'affari proprio nella zona dove lacrisi fulallZiaria - dopo i ribassi deimesi passati - ha creato le migliorioccasioni, ovvero nei paesi del SudEst asiatico, e in particolare in Tailandia, che è considerata Wl0 dei mercati più interessanti della regione perché governo e banca centrale hannoaccettato le terapie prescritte dalFondo Monetario Internazionale dopoil terremoto finanziario dell'annoscorso. Uno dei fondi di Soros haacquistato il 5% del pacchetto azionario dell'azienda tailandese Gss ArrayTechnology che fabbrica prodotti perl'elettronica di consmno. Il 14 marzo,Soros sigla lm accordo di partecipazione con cui investe, insieme ad unconsorzio americano, 650 milioni didollari nella Nakornthai Strip Mill,lma divisione aziendale della NTSSteel Group, quotata alla borsa diBangkok. Si tratta, secondo gli analistidel quotidiano Bangkok Post, del piùimportante investimento straJ1Ìero inTailandia dall'inizio della crisi economica in Asia nel luglio scorso.Il 24 aprile scorso il finanziere almuncia che donerà lm milione di dollariper il programma "Siringhe nuove"negli USA, scavalcando così il governodegli Stati Uniti che si rifiuta di finanziare il progetto. L'amministrazioneClinton, infatti, aveva fatto sapere chenon avrebbe elargito fondi federali peril programma teso a garantire ai tossicodipendenti siringhe nuove in cambio di quelle usate, come prevenzionealla diffusione del virus dell'AIDs. Ilmiliardario ungherese, d'altra parte,non era nuovo a iniziative del genere:già l'alIDO scorso aveva fatto appello aprivati facoltosi perché finaJ1Ziassero ilprogetto e fin dal 1992, in conh'otendenza rispetto alle amministrazioni diGeorge Bush e Bill Clinton, contrarie aqualsiasi forma di legalizzazione delconsumo di shlpefacenti in America, siera schierato a favore della legalizzazione. Fedele alle proprie convinzioni
secondo le quali in America servonoun dibattito più aperto e comportamenti politici più umani, Soros esprime l'opinione secondo cui trattare ilconsumo di droga come un crimineanziché come un problema medicocomporta "una cura spesso peggioredella malattia". Per questo nel 1994comincia ad offrire finanziamenti agruppi che si battono per la decriminalizzazione della droga, come adesempio la "drug policy joundntion".L'ultima, clamorosa iniziativa è delloscorso 2 giugno. Durante una conferenza stampa a Washington, insieme
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ad alcuni rappresentanti del mondoaccademico newyorchese e al presidente dell'ordine degli avvocati USA, ilfilantropo anmmcia di aver studiatoili1 progetto del costo di alcwù milionidi dollari per incoraggiare i giovaniavvocati ad aiutare i poveri. Sorosmetterà insieme il denaro donato daaziende e shldi legali per creare 70borse di studio "di pubblico interesse"della durata di due anni riservate agiovani laureati in Giurisprudenza.Tra i progetti di cui si occuperanno i70 neo-avvocati a partire dal prossimo auturmo figurano quelli in favore
delle vittime di violenza, dei senzatetto, dei contadini immigrati e degliindiani americani. Per sostenere queste categorie più deboli gli avvocatisaranno pagati fino a 32.000 dollaril'anno (circa 56 milioni di lire) e verranno aiutati a saldare i debiti sui prestiti scolastici. Noto ovunque peropere sociali di questo genere, Sorosha detto di voler investire denaro peraumentare le opportw1ità di lavoro"per l'enorme numero di studenti dilegge e di laureati che vorrebbero aiutare le comunità più svantaggiate, manon riescono a trovare occupazione".
Università Complutense di Madrid: una partita di pallacnnestro
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EUROPA OGGI
Indagine sui percorsi formativi di ragazzi e ragazze nelle università europee
"PARI OPPORTUNITA"NELL'UNIVERSITA
Monica Menapace
se comunitario dove le ragazze sonomeno presenti nelle università (72ogni 100 ragazzi), seguita da Austria(87 ragazze ogni 100 ragazzi) e PaesiBassi (89 ogni 100). In otto Stati membri dell'Unione Europea sono inveceprevalenti le ragazze. Il Portogallo sisitua in cima alla lista di questi Staticon 128 studentesse ogni 100 studenti; seguono la Francia, la Svezia e laFinlandia.Ma come si è evoluta la presenza femminile nelle università negli ultimi 25
'?anru.Nel 1975 in neSSW1 paese europeo ledonne erano la maggioranza nell'istruzione wliversitarié\. Per l'insiemedei paesi considerati, solo 67- ragazzeogni 100 ragazzi frequentavano corsiuniversitari, con un minimo di 48 peri Paesi Bassi ed un massimo di 90 perla Francia. Dieci almi dopo la media siera già portata a 91 ragazze ogni 100ragazzi.Non ci sono spaccature tra i paesi delnord e quelli del sud, ma i maggiorirecuperi sono stati fatti proprio daipaesi del sud (Grecia, Portogallo, Italia, Spagna); vale la pena ricordareche in Spagna il sistema educativoelementare misto per bambini e bambine risale solo al 1970 (prima all~
bambine venivano ancora insegnatil'attaccamento al lavoro quotidiano,alla cucina, ai compiti domestici, allacura dei bambini, etc.) ed in Portogallo al 1972.Per quanto riguarda le scelte di percorso, alcune discipline sono nettamente appannaggio delle ragazzerispetto ad altre. Nel complesso dell'Unione Europea le ragazze sono
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I I dati dell'anno accademico 1992-93 sono i più
recenti disponibili (Fonte Eurostat),
Numero di donne ogni 100 uomininell'istruzione universitaria,a. a. 1992/93 1
Belgio 99Danimarca 110Germania 72Grecia 110Spagna 107Francia 119Irlanda 93Italia /02LussemburgoPaesi Bassi 89Austria 87Portogallo 128Finlandia 113Svezia 116Regno Unito 98
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I percorsi formativi di ragazzi e ragazze sono stati a lungo distinti. L'accesso generalizzato ai livelli medi esuperiori dell'istruzione è diventatauna realtà per le donne solo a partiredagli Anni Sessanta e soprattuttodurante gli Anni Settanta, con la scolarizzazione di massa.Nel 1975 le ragazze costituivano ancora una netta minoranza tra gli iscrittiai diversi gradi dell'istruzione universitaria (corsi di laurea e diplomi universitari) in tutti gli Stati europei.Oggi l'equilibrio tra i due sessi è statoraggiunto, e da pochi anni le iscrittesono in numero leggermente superiore rispetto ai loro colleghi maschi: nell'insieme dell'Unione Europea nel1993 ogni 100 ragazzi iscritti ai diversigradi dell'istruzione universitaria sisono avute 103 ragazze.Questa media cela tuttavia disparitàtra i vari paesi. La Germania è il pae-
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maggiormente presenti dei ragazzi Evoluzione del numero di donne ogni 100 uomini nell'istruzionenell'ambito di discipline come lettere, universitaria dal 1975 al 1993arti applicate, religione, diritto, scien-
1975/76 1985/86 1992/93 differenza 1975-1992ze mediche.
Belgio 64 84 99 + 35Danimarca 88 97 110 +22
Germania 62 72 72 + IO
Grecia 58 96 110 + 52Spagna 57 96 107 + 50Francia 90 109 119 + 29Irlanda 53 75 93 + 40Italia 64 86 102 + 38Lussemburgo
Paesi Bassi 48 69 89 + 41Austria 62 83 87 + 25Portogallo 87 117 128 + 41Finlandia 82 95 113 + 31Svezia III 116Regno Unito 56 83 98 + 42
Percentuali di ragazze per campo di studio e per paese, a. a. 1992/93lettere scienze scienze matematica scienze in~egneria
teologia sociali ed diritto naturali informatica mediche arc itettura altrobelle arti economiche
B BelgioDK Danimarca 69 42 53 42 27 82 23 66DK Germania 61 41 43 32 25 63 13 58GR Grecia 76 58 65 41 38 60 24 60E Spagna 64 54 57 48 33 67 23 68F FranciaIRL 'Irlanda 66 55 52 50 29 57 Il 63IRL Italia 79 48 55 51 44 49 23 62L LussemburgoNL Paesi Bassi 63 45 48 31 Il 67 Il 58AT Austria 61 47 40 39 22 57 16 62P Portogallo 70 56 58 61 45 73 28 70FI Finlandia 70 55 50 49 20 84 15 70SE Svezia 62 54 52 45 20 73 20 75UK Regno Unito 60 50 43 25 77 13 59UE UE 66 49 53 43 29 65 18 61
I dati per Belgio, Francia e Lussemburgo non sono disponibili.
% di ragazze per: lettere, teologia, belle arti La presenza femminile nel raggruppamento di lettere, arti applicate ereligione è mediamente del 66%, conun minimo del 60% nel Regno Unitoed lm massimo del 79% in Italia.
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EUROPA OGGI
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% di ragazze per: scienze sociali ed economiche
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La situazione è più equilibrata per ilraggruppamento disciplinare dellescienze sociali ed economiche, dovela percentuale media di ragazzeiscritte è del 49%, con un minimo del41% in Germania ed un massimo del58% in Grecia.
B DK D GR E F IRL L NL AT P FI SE UK UE
L'area del diritto registra in mediauna leggera predominanza femminile: 53%, con un minimo in Austria(40%) ed un massimo in Grecia (65%).
% di ragazze per: diritto
4850 52 53
40
% di ragazze per: scienze naturali
70
60
50
40
30
20
10
o
61
50 51t- 4948- ~
4542 41 43 43
t- I--- I- 39,- I- t- I- I--32 31
- - - - - - e---- - - - - r- r-
- - - - - r- e---- - - r- r- r- r-
- - - f- e---- - - - r- r- r-
Per quanto riguarda l'area dellescienze naturali le differenze tra glistati membri sono sensibili: si passada un 31% di studentesse in scienzenaturali nei Paesi Bassi al 61% delPortogallo.
B DK D GR E F IRL L NL AT P FI SE UK UE
44
38
t-33
I- r-----_29- 2927:-;: 25 25 :-~
r- e---- t- 2220 20
[~;f- .I- r-! ~,
t- r- t- r-:,/f--- r-I';11r- I--- I- e t- f--- I, I-I~~
1-':'-t- e---- t- r- t-l''·
% di ragazze per: matematica, informatica45
25
20
15
10
5
o
30
45
40
35
Il raggruppamento delle scienze matematiche ed informatiche è ancora anetta predominanza maschile. Leragazze costituiscono soltanto il 29%degli studenti. Si passa comunque daun minimo del 11% per i Paesi Bassiad un massimo del 45% per il Portogallo.
B DK D GR E F IRL L NL AT P FI SE UK UE
39
r
UNIVERSITAS 68
65
777373
57
49
57----
----,-,----67-------67-----vr._63 60
% di ragazze per: scienze mediche
90-,----82---------------------a84;;-------,
80
70
60
50
40
Nelle scienze mediche (compresi icorsi per infermieri) prevalgono invece le ragazze con una presenza mediain Europa del 65%, dove il minimo siregistra in Italia (49%) ed il massimoin Finlandia (84%).
30
20
10
oB DK D GR E F IRL L NL AT P FI SE UK UE
% di ragazze per: ingegneria, architettura
30
25
20
15
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5
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28
2423 23 23
t-- - e- f------ 2018
16e- 15,-t-- ~ e- e- ~
11 11t-- - r- e- f---- e- - e- e- e- e- - -
t-- - - e- f---- e- - r- e- e- e- - -
~
Permane bassissima la percentuale distudentesse nel raggruppamentoingegneria ed architettura. In Europanel 1993 solo il 18% degli studenti eradi sesso femminile. .
B DK D GR E F IRL L NL AT P FI SE UK UE
Le statistiche fin qui menzionate siriferiscono alle iscrizioni. Se si valutano le lauree ed i diplomi conseguiti ilrapporto tra ragazzi e ragazze si sposta a 110 laureate per 100 laureati, conil massimo in Portogallo (170 ragazzeogni 100 ragazzi) ed il minimo inGermania (83 su 100). L'età mediadelle studentesse è inoltre leggermente inferiore a quella dei loro compagnimaschi, indice di percorsi scolasticipiù regolari per le ragazze, ma anchedell'impatto del servizio militareobbligatorio per i ragazzi.Dalle statistiche presentate emergeche la variabile "genere" non influiscepiù tanto sulla lunghezza del percorso di studio quanto sul suo carattere;mentre la scolarizzazione è andataomogeneizzandosi e nonostante ungraduale aumento della partecipazione delle ragazze a campi di studioconsiderati tipicamente maschili, esistono ancora percorsi tipicamente"maschili" e percorsi "femminili".Tali scelte sono la logica continuazio-
ne del curriculum di studi scelto nellesecondarie superiori.La "segregazione formativa", moltoforte in passato, dovuta a fattorisocio-culturali e al permanere di stereotipi sui ruoli dei due sessi, nonostante in netto regresso, non è stataancora del tutto superata.Le scelte di percorso influiscono nell'inserimento dei giovani nel mercatodel lavoro. Tra i giovani in possesso diun titolo di studio universitario ladisoccupazione colpisce di più ledonne: il tasso di disoccupazionemedio in Europa nel 1995 è stato del7% per le laureate e del 5% per i lorocolleghi maschi. .Le differenze tra gli Stati sono importanti: le disoccupate sono quasi ildoppio dei disoccupati maschi inItalia (10% contro il 5%) ed in Spagna(20% contro 11%). La tendenza opposta si registra in Portogallo (2% didisoccupate contro il 4% di disoccupati) in Finlandia, Svezia e RegnoUnito.
Tasso di disoccupazione per lau-reati (o diplomati in corsi univer-sitari), età 25·59, anno 1995
femmine maschi
Belgio 4 3Danimarca 5 5Germania 6 4Grecia 8 4Spagna 20 IlFrancia 7 6Irlanda 5 4Italia IO 5LussemburgoPaesi Bassi 5 4Austria 3 2Portogallo 2 4Finlandia 7 8Svezia 3 4Regno Unito 3 4UE 7 5
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EUROPA OGGI
La Fondazione Europea per la Scienza ha istituito lo Schema di finanziamento esplorativo: uno
strumento che consente ai ricercatori di ottenere piccoli contributi per le loro attività, a patto
che rientrino nei tre argomenti di interesse prioritario selezionati dalla FES di anno in anno
NUOVE FORMEDI FINANZIAMENTO
Carmen Tata
,
Il Comitato Permanente per le ScienzeSociali della Fondazione Europea perla Scienza (FES) ha istituito nel 1995 unnuovo strumento per finanziare laricerca in campo sociale a livello europeo: lo schema di finanziamento esplorativo. Questa nuova forma di finanziamento dovrebbe offrire agli scienziati la possibilità di ottenere piccolicontributi per avviare e rafforzare contatti con i ricercatori europei, esplorarenuovi campi di ricerca e sviluppareprogetti di ricerca collaborativi.Ogni anno la FES seleziona tre argomenti di interesse prioritario; per ilbando 1998 il Comitato per le ScienzeSociali ha prescelto:1) cultura imprenditoriale nelle piccole e medie imprese in Europa;2) l'invecchiamento della popolazione europea e le conseguenze socioeconomiche che ne derivano;3) relazioni sociali e fiduciarie e sostegno delle comunità in Europa.Possono partecipare al bando gruppidi scienziati di università europeee/o di istituti di ricerca dei paesieuropei che fanno parte della FES. Ledomande - oltre a riguardare contenuti di alto livello qualitativo e dimostrare l'utilità di agire in ambito europeo - devono indicare il gruppo diricerca transnazionale (in cui devonoessere coinvolti almeno 6 paesi diversi) che coordinerà il progetto.
Il contributo offerto dalla FES am-
monta ad un massimo di 60 milioni dilire circa per il periodo di un anno(dal P gennaio a131 dicembre 1999) eserve per coprire le spese di organizzazione di piccoli workshop, scambi,viaggi e missioni.La valutazione delle proposte vieneeffettuata considerando il valoreaggiunto europeo nonché l'importanza della proposta a medio e lungo termine; gli approcci teorici e metodologici innovativi dovranno essere incoraggiati utilizzando i dati esistenti. Ilrapporto finale sull'attività svoltadovrà indicare se e come la collaborazione continuerà anche dopo i risultati del lavoro esplorativo.Sebbene la FES non assicuri un ulteriore finanziamento alle attivitàesplorative, valuterà tuttavia se daqueste possano scaturire ulteriori sviluppi per programmi, reti e conferenze nei paesi partner della rete.La scadenza per la presentazionedelle proposte è il 31 agosto p.v.; anovembre verranno selezionate leproposte da finanziare per l'anno1999. Le proposte finanziate finorasono state 24: 6 proposte nel 1995, 8nel 1996 ed altre 8 nel 1997.
Cos'è la FES
La Fondazione Europea per la Scienza è un'associazione di 62 membri
41
scelti tra enti di ricerca nazionali, università e istituzioni che svolgonoricerca scientifica di base in 21 paesieuropei. Nata nel 1974 come organizzazione non governativa, la FES coinvolge gli scienziati europei nei propriprogrammi scientifici, reti e conferenze europee per la ricerca su argomenti di interesse comune e coordina lostudio congiunto di argomenti diimportanza strategica per la politicascientifica europea.Il lavoro scientifico finanziato dallaFES include la ricerca di base nellescienze naturali e tecniche, nella medicina, nella biologia, nelle disciplineumanistiche e nelle scienze sociali.Nell'ambito di questi 5 settori sonostati creati altrettanti Comitati permanenti composti da studiosi e cultoridella materia che hanno il compito diidentificare priorità scientifiche, formulare strategie e organizzare un'adeguata agenda di attività divulgative.Gli strumenti operativi utilizzati dalla Fondazione sono tra loro complementari e costituiscono altrettantimodi diversi per creare reti scientifiche, rispettando sempre la flessibilità di risposta ai numerosi interrogativi posti dai singoli ricercatori;sono principalmente 4 e vengonogestiti direttamente dai 5 Comitatipermanenti per le differenti discipline:
1) seminari e sussidi esplorativi: consentono di raggruppare ricercatoridi alto livello, chiamati a lavorareintorno ad lID tema specifico di interesse della comlIDità scientifica.Questo strumento ha avuto finorarisposte concrete e immediate, esicuramente verrà utilizzato anchecome primo tentativo per la realizzazione di future reti e programmidi ricerca. La selezione dei progettitramite bando aperto rende i seminari esplorativi uno strumento flessibile e allo stesso tempo trasparente, capace di identificare e diffondere nuove attività scientifiche;
2) reti: promuovono la cooperazioneattraverso la mobilità e l'invito a collaborazioni scientifiche da parte deisingoli scienziati e delle rispettiveistituzioni. TI finanziamento per inetwork è relativamente modesto(120-180 milioni di lire) e serve acoprire i costi di gestione della reteper un periodo di tre anni: seminari,workshop, pubblicazione di newsletter ed eventuali missioni. Ogni armoè possibile finanziare un massimo di8-10 network in totale per le 5 aree. Inalcuni casi è consigliabile che gliinteressati tengano prima seminariesplorativi sempre finanziabili attraverso la FES. Per la presentazione dinetwork vi sono due scadenze l'anno: 31 maggio e 30 novembre. Lostrumento dei network, nato nell'85,prevede la creazione di un comitatodi coordinamento, formato da lOpersone, che ha il compito di gestirela rete. Recentemente la FES ha incoraggiato la creazione di nuove reti,puntando soprattutto sull'interdisciplinarità dei progetti di ricerca;
3) conferenze europee: questo strumento è nato nel 1990 per stimolarela libera discussione ed esplorarenuove frontiere della scienza, riunendo sia esperti che giovani ricercatori attorno a un determinatoargomento. La libera discussione èassicurata dal fatto che le conferenze non prevedono la pubblicazionedegli atti o alcun altro documento;
4) programmi scientifici: rappresentano lo strumento di lungo termine (5anni) a cui fa riferimento la FES percoordinare i rispettivi programmi diricerca nazionale in una prospettivaeuropea. I programmi possono veni-
UNIVERSITAS 68
re lanciati dai seminari, dalle reti, dauna conferenza o più semplicementedai comitati permanenti. Questostrumento ha incontrato negli lùtimianni delle difficoltà oggettive, sia digestione che di budget poiché, comprendendo lID periodo di tempo piùlungo degli altri strumenti, è difficileoperare una selezione di progetti esoddisfare i vari interlocutori dellaFES.
Gli argomenti scelti per le nuove ricerche seguono un duplice iter: da unlato, attraverso i comitati permanenti,vengono esaminate le proposte provenienti dai singoli scienziati (approcciobottom-up); dall'altro, le organizzazionipartecipanti forniscono loro stesse ledirettive (approccio top-down).In entrambi i casi è sempre la FES chedecide in ultima istanza quali campidella ricerca siano ancora da esplorare, mantenendo saldi i due principifondamentali dell'eccellenza scientifica e del valore aggiunto europeo.Quest'ultimo punto rispecchia il principio della sussidiarietà nato con iltrattato di Maastricht secondo il qualeil lavoro dell'Unione Europea - nelnostro caso della FES - si colloca laddove il lavoro effettuato dai singoliStati membri non potrebbe esseresvolto altrettanto utilmente. Non acaso le iniziative portate avanti dallaFES prevedono il coinvolgimento dialmeno 6 differenti paesi (la mediaper i programmi è 12).La FES mantiene stretti legami conaltre istituzioni scientifiche sia all'interno dell'Europa che al di fuori diessa. Con il proprio lavoro, la FES contribuisce ad accrescere il valoreaggiunto della scienza offrendo unvalido supporto scientifico. A testimonianza di ciò si potrebbe citare la partecipazione attiva della FES nell'elaborazione e nella formulazione del quinto Programma quadro della ricercaeuropea effettuato dalla Direzione XIIdella Commissione Europea.Nel 1994, a vent'anni dalla sua creazione, gli obiettivi della FES sono statiridelineati e adattati alle nuove esigenze:- promuovere la cooperazione euro
pea nella ricerca di base;- fornire un valido strumento di con
sulenza sulle politiche che riguardano la scienza e la tecnologia;
42
- promuovere la mobilità dei ricercatori e il libero scambio di informazioni e idee;
- esplorare nuove frontiere dellascienza e della tecnologia.
Nel raggiungimento dei propri obiettivi, la FES opera esclusivamente tramite il supporto - anche finanziario delle organizzazioni associate e queste ultime a loro volta si avvalgonodella FES per portare avanti azionimultilaterali nella ricerca di base alivello europeo.In questi ultimi anni, l'attività dellaFES ha riscosso notevoli consensi daparte della comunità scientifica internazionale testimoniati dalle numerose iniziative volte a rendere centrale ilruolo stesso della FES quale motoredella scienza europea, fornendo aipaesi membri una marcia in più percompetere con i nostri partner di oltreoceano. Questo rappresenta il principale ruolo da sottolineare, soprattutto se si colloca la scienza europeain termini globali e si tiene conto diun altro fattore fondamentale: il ridotto supporto finanziario alla ricerca daparte dei singoli governi nazionali.
Prospettive future
Nel redigere il piano quadriennale1998-2001 la FES ha tenuto conto dellaflessibilità del suo mandato che siesplica materialmente nel costanteadattamento all'evolversi della situazione della ricerca in Europa.Il primo punto da chiarire nel prossimofuturo è proprio il mandato stesso dellaFES nel nuovo panorama scientificoeuropeo dove si affacciano numerosenuove organizzazioni; la FES devequindi definire la sua posizione inEuropa come associazione di coordinamento della ricerca di base a livelloeuropeo. In particolare, va enfatizzatala sua caratteristica di organismo cheopera anche come traino per la scienza,a differenza della Commissione Europea che invece regola il Programmaquadro della ricerca esclusivamentecome risposta ai bisogni della comunità scientifica. L'interesse dei membriè rappresentato dalla scelta della FES dioperare con la formula del consenso erispettare in tal modo l'interesse sumolteplici iniziative multilaterali.
EUROPA OGGI
I principali strumenti di azione utilizzati dalla FES
• reti scientifiche
• programmi scientifici
• conferenze europee
• sussidi e seminari per esplorare nuovi campi di ricerca
Enti italiani che fanno parte della FEs
• Consiglio Nazionale della Ricerche, Roma
• Ente per le NuoveTecnologie, l'Energia e l'Ambiente, Roma
• Istituto Nazionale per la Fisica della Materia, Genova
Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, Roma
Comitati permanenti istituiti nell'ambito della FES
• Fisica e Ingegneria
• Scienze della vita e ambientali
• Medicina
• Scienze sociali
• Scienze umanistiche
Scorcio di un giardino dell'Università Complutense di Madrid
EUROFLASHa cura di Monica Menapace
Donne e scienza
Quasi 400 donne si sonoincontrate il 28 e 29 aprilescorso a Bruxelles per laconferenza "Donne e scienza"ol-ganizzata dalla Commissionee dal Parlamento Europeo.Il deficit cronico dipartecipazione femminile allecarriere scientifiche è rimastoinvariato negli ultimi 15 anni.Basti pensare che nell'UnioneEuropea, in media, solo 6studenti di ingegneria su 100sono di sesso femminile. InGran Bretagna, Irlanda e neiPaesi Bassi le donnerappresentano solo il 5% deiprofessori titolari di cattedrauniversitaria. Non più del 19%delle donne laureate inmaterie tecniche e scientifiche
proseguono la loro carriera inquesto campo. Considerandoche le pal-i opportunitàcostituiscono una dellepriorità politiche dell'UnioneEuropea, dalla conferenza diBruxelles è emel-sa lanecessità di un'azione politicamirata a livello europeo perincrementare lapartecipazione delle donnealla ricerca scientifica."Privarsi del potenzialeintellettuale rappresentatodalla metà della popolazione èuna cosa semplicementeaberrante ", ha commentatoEdith Cresson, commissarioeuropeo per l'Istruzione, laFormazione e la Ricerca. Inrisposta a questa situazione, ilcommissario ha propostomisure concrete per
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incoraggiare le donne apartecipare al quintoProgramma quadro di ricercae sviluppo tecnologico, e perla creazione di unosservatorio e di una reteeuropea "Donne e scienza".Il quinto Progl-amma quadro èinnovativo per struttura econtenuto. Le pariopportunità al suo internosaranno promosse facilitandol'informazione e l'accesso delledonne ai progetti di ricerca,costituendo delle équipe mistepiù equilibrate, promuovendomaggiormente i campi diricerca che in qualche modoriguardano direttamente ledonne.Losservatorio "Donne escienza" avrà il compito diprodurre statistiche precise attualmente carenti - sullaposizione delle donnericercatl-ici, di valutare lapresenza femminile all'internodei progetti europei, disensibilizzare il mondo
scientifico e politico sia alivello europeo che nazionaleal problema delle pariopportunità.
Audiovisivi controil razzismo
I giovani europei interessatialla produzione audiovisivasono stati invitati apartecipare a un progettoeuropeo (iniziativa EMMA European Multicultural MediaAgency) per la produzione didocumentari televisivi contro ilrazzismo. Liniziativa è apertaai giovani dai 17 ai 25 anni,chiamati a presentareproposte per la realizzazionedi documentari di circa 30minuti.Liniziativa, lanciata incollaborazione con leprincipali reti televisiveeuropee, trova il supportodella Commissione Europeatramite i programmi Socrates,
r I I
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Gioventù per l'Europa, Azionedi informazione ai giovani eAnno europeo contro ilrazzismo.
Migliorare lagestione del quintoProgramma quadro
Il commissario Edith Cressonha incontrato il 28 aprilescorso a Londra i ministrieuropei incaricati della ricercaal fine di presentare loro leproposte della Commissioneper la gestione del quintoProgramma quadro di ricercae sviluppo; si tratta di misurevolte ad assicurare che ifinanziamenti europei per laricerca vengano utilizzati egestiti in maniera efficiente. Iministri, inoltre, hanno chiestoalla Commissione unavalutazione più chiara deirisultati e dell'impatto deiprogrammi comunitari inmodo da rendere più visibili irisultati ai cittadini europei.Il nuovo approccio gestionaleper il quinto Programmaquadro comprenderà unesercizio regolare di confrontodei risultati della Commissionecon altri istituti di ricerca. Aquesto proposito ilcommissario Cresson hapresentato i risultati di unostudio sui costi amministrativie di personale realizzato direcente da AndersenConsulting che dimostra comele spese della Commissionesiano inferiori a quelle di altriistituti di ricerca nazionali ointernazionali.Il commissario ha ancheprospettato un maggiorecoinvolgimento del settorescientifico e industrialenell'attuazione delprogramma. In particolaresaranno riuniti gli organismiconsultivi della Commissioneche coprono la comunitàaccademica (ESTA) e
industriale (IRDAC) e sarannocreati altri gruppi consultiviesterni per formulare deipareri sulle priorità dellaricerca e l'andamento delprogramma.La Commissione, infine, siimpegnercì a semplificare e arendere più trasparenti leproprie procedureamministrative.
Il secondo Rapportosugli indicatoriscientificie tecnologici
La Commissione Europea harecentemente pubblicato ilsecondo "Rapporto sugliindicatori scientifici etecnologici", relativo all'anno1997. Lo studio presenta unacomparazione dettagliata delleattività in materia di ricerca einnovazione tecnologica inEuropa ed esamina lasituazione dei 50 paesi delmondo che investonomaggiormente in questosettore.Il Rapporto constata unarelativa stagnazione degli sforziper la ricerca e lo sviluppo inEuropa, in particolare separagonati ad altre potenzeeconomiche mondiali (inprimo luogo gli Stati Uniti), echiede investimenti più fortinei campi della ricerca,dell'innovazione e delle risorseumane. Il commissarioCresson ha dichiarato che daun lato le conclusioni delRapporto sono incoraggianti,in quanto l'Europa costituiscela seconda potenza scientificamondiale e mantiene unimportante potenziale di altaqualità, ma dall'altro sonopreoccupanti perché l'UnioneEuropea non investe ancora asufficienza nella ricerca, chiavedel propr-io futum. Inoltre gliinvestimenti europei nellascienza non trovano un
seguito adeguato nelleapplicazioni industriali ecommerciali.Il Rapporto, inoltre, dimostracome la forte crescitadell'economia americana inquesti ultimi anni sia statapreceduta da un potenziamento dell'innovazionetecnologica dovuto adimportanti investimenti siapubblici che privati nel corsodel decennio precedente.
Nuovi progetti per lacooperazionescientifica est-ovest
La Commissione Europea haapprovato 204 nuovi progettidi ricerca per un totale di 46milioni di ecu nell'ambito delprogramma Copernicus(parte del quarto Programmaquadro di ricerca).Copernicus sostiene lacooperazione scientifica tral'Unione Europea e i paesidell'Europa dell'est, inparticolare per quantoriguarda il miglioramento dellaqualità della vita edell'ambiente e lo sviluppo deiprocessi industriali.
Erasmus/Record perl'anno 1998-99
Il 25 maggio la CommissioneEuropea ha annunciato che200.000 studenti e 35.000insegnanti potrannobeneficiare del programma discambio Erasmus per l'annoaccademico 1998/99.La partecipazione di 1.627istituti universitari è senzaprecedenti e per la primavolta il programma saràaperto a Ungheria, Romania,Polonia, Repubblica Siovacca,Repubblica Ceca e Cipm. Piùdi 1.000 istituti adottel-annoinoltre il sistema europeo diriconoscimento dei diplomi
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(ECTS). Erasmus sosterràinoltre 250 programmiintensivi su temi di interessespecifico e 50 reti tematichetra università per lo sviluppodi una dimensione europeadei programmi di studio.Per dare un'ideadell'incremento basti pensareche per l'anno accademico1996/97 Erasmus ha finanziato80.000 scambi di studenti edi 16.000 di insegnanti.
Aumentano ifinanziamenti perl'istruzione?
La Commissione Europea haproposto una sostanzialeriforma dei programmidell'Unione Europea neicampi dell'istruzione, dellaformazione professionale edella gioventù per il periodo2000-2004, con un aumentodel 60% della dotazionefinanziaria rispetto al periodoprecedente.La Commissione propone unapolitica integrata basata sullapromozione della formazionecontinua, con un budget totaledi 3.000 milioni di ecu di cuiI .400 destinati alla secondafase di Socrates, 1.000 milionial seguito del programmaLeonardo e 600 milioni alnuovo programma in favoredella gioventù che integrerà ledue iniziative attuali "Gioventùper l'Europa" e "Serviziovolontario europeo per igiovani".La proposta passa ora alParlamento Europeo e alConsiglio, che dovrannodecidere in merito. Seapprovati, i nuovi stanziamer1tidovrebbero permettere a1.200.000 studenti, 200.000insegnanti, 400.000 tirocinantie 660.000 altri giovani dibeneficiare dei programmi discambio.
EUROPA OGGI
abstractThe opening article of this number of "Europa oggi" illustrntesthe present situation of the Soros Foundation in Belarus', witha profile of its founder. The Soros Foundation in Belarus' hasbeen obliged to close following accusations of complicity withthe opposition and violation of the tax lmus. As a consequenceof his phi/anthropic activities the discussed billionaire, GeorgeSoros, the Foundation's creator, has become the mostinfluential private citizen in the countries which used to makeup the former USSR, but he is considered ul11uelcome by thelocal governments.After the decline of the yuppy philosophy of the 1980s, Soroshas become the symbol of the new global jinancial order,capable of manoeuvring the world's jinancial markets.The following article denls with the issue of equal opportunitiesin European universities. For many yenrs girls and boys wereeducnted separntely in schools. Girls have had genernlizedaccess to intermediate and higher educntion only since the1960s, and especially during the 1970s, as a consequence of themass schooling policies. In 1975 girls were still a minoritymnong university students in all European countries. Today, abalance has been reached between the sexes and the previoustrend has been reversed, there being more freshwomen thanfreshmen: in the European Union countries in 1993 there were103 females every 100 males enrolling in university.The last article addresses new forms offinancing for research.In 1995, the Standing Committee for Social Sciences of theEuropean Foundation for Science (FES) introduced a new toolfor financing social research at European level: the so-cnlled"explorntory research scheme". This new fonn ofjinancingshould offer scientists the Qpportunity of obtaining small ftmdsto start and strengthen contacts with European researchers, toexplore new jields of research and to develop joint researchefforts. In order to qualify for this financing the proposeda~tivities must be consistent with one of the three pri01'ityjields of research selected by the Foundation each year.As usual, "Europa oggi" ends with a brief review of cutrentevents.
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Oans ce numéro, la rubrique "Europa oggi" propose pourcommencer un article qui trnite non seulement de la situationde la Fondation Soros en Biélorussie, mais qui surtout nouséclaire SUI' son mécène Geoi'ges Soros. En Biélorussie, laFondation a été contrninte à la fermeture, accuséee deconnivence avec l'opposition et de violation de lois fiscales.Avec ses activités philanthropiques, le contesté milliardaireGeorges Soros, créateur de la Fondation, est le privé le plusmfluent dans les pays de l'ex-empire soviétique, peu estimé parles gouvernements de ces pays.Au crépuscule des yuppies des années 80, Soros représenteaujourd'hui le symbole de la nouvelle finance globaleréussissant ii manoeuvrer SUI' les marchés fin{//1ciers mondiaux.Le second article aborde le thème de l'égalité des chances dansles universités européennes.La formation des garçons et de filles a été pendant longtempsinégale. L'accès génémlisé aux niveaux moyens et supérieursde l'éducntion est devenu une réalité pour les femmes à partirseulement des années 60, et surtout au cours des années 70avec la scolarisation en masse. En 1975, les filles constituaientencore, ii tous les échelons de la formation universitaire, unenette minorité au sein de la population étudiante dans tous lesEtats européens. Aujourd'hui, on a atteint un équilibre entreles deux sexes, et depuis quelques années, les étudiantes sontennombre légèrement supérieur pm' mpport ii leurs collèguesmasculins: en 1993, dans l'ensemble de l'Union Européenne,pour 100 étudiants aux différents niveaux universitaires, 103étudiantes étaint inscrites.Le dernier article tmite des nouvelles formes de jinancement dela recherche.Le Comité Permanent pour les Sciences Sociales de laFondation Européenne pour la Science (FES) a créé en 1995 unnouvel instrument pour financer la recherche dans le domainesocial à échelle européenne: le schéma de financementexplorationnel. Cette nouvelle forme de financement devraitoffrir aux scientifiques la possibilité d'obtenir de légèrescontributions pour établir et renforcer les contacts avec leschercheurs européens, explorer de nouveaux champs derecherche et développer des projets de recherche encollaboration. Pour accéder à ce financement, les activitésdoivent avoir un rapport avec les trois thèmatiques d'intéretprioritaire sélectionnées chaque année par la FES.Comme ii l'accoutumé, "Europa oggi" conclue avec une revuede nouvelles brèves.
~ ~resum'e
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Diversità di approcci e orientalnenti comuni per ilfuturo dell'istruzione superiore nei paesieuropei. L'università del prossÙno secolo avrà un ruolo fondalnentale per prOlnuovere ilsapere, ma soprattutto dovrà essere in grado di trasmettere valori culturali guidando il
cambialnento in ogni segn'lento della società
Unesco
VERSO IL XXI SECOLORaffaella Cornacchini
Dal 24 al27 settembre scorso si è svolto a Palermo il Forum Regionale Europeo che ha rappresentato una tappafondamentale nei lavori preparatorialla Conferenza Mondiale sull'Istruzione Superiore indetta dall'UNEScoper il 1998. Il Fonm1, organizzatodalla Conferenza dei Rettori Europeie dal Centro Europeo per l'IstruzioneSuperiore dell'UNEsco, ha visto lapartecipazione di circa 400 rettori, docenti, studenti e rappresentanti delleautorità, del mondo del lavoro e diorganizzazioni intergovernative enon governative.I lavori della manifestazione si sonobasati sullo studio di un'ampia casistica che ha mostrato la diversitàdegli approcci al tema dell'istruzionesuperiore nei vari paasi europei; tuttigli interventi, però, rivelando degliorientamenti comuni, hanno sottolineato l'importanza dell'universitàper l'enh'ata nella vita attiva, nellapromozione del sapere attraverso laricerca e nella trasmissione dei valoricultmali in un contesto europeo emondiale.Il Forum ha tracciato con chiarezza lamissione dell'università del XXI secolo: contribuire all'innovazione, svolgere 1m ruolo chiave nella società euro-
pea conh'ibuendo allo sviluppo equo esostenibile e alla cultma della pace,agire criticamente e oggettivamentesulla base del rigore e del merito promuovendo in modo incisivo la solidarietà intellettuale e morale. In breve, in1m momento di profonde h'asfonnazioni, le istituzioni di ish'uzione superiore dovraIillo operare in modo reattivo e responsabile prevedendo, anticipando e guidando il cambiamento inogni segmento della società.
Reazioni a catena
Un mondo in evoluzione non puònon ilillescare differenti dinamicheanche nel campo del sapere: da qui lanecessità di una maggiore diversificazione istituzionale, di nuove politichedi accesso e di una mentalità improntata al concetto di formazione permanente e dunque pronta a recepirel'importanza di 1mo sviluppo costante, sia personale che professionale,tale da conferire strumenti trasferibilinel corso di una vita lavorativa che sipreaI1l1w1cia sempre piÙ articolata.La maggiore offerta nei programmideve andare di pari passo con unacrescente omogeneità nelle procedure
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di accesso (scelte in modo da poterraggi1mgere anche i gruppi socialipiÙ svantaggiati), nei contenuti enella dmata dei programmi, nellatipologia delle prove d'esame, nelvalore dei titoli conseguiti. Inoltre,deve essere favorito il passaggio dall'insegnamento all'apprendimento:una transizione che porterà inevitabilmente a 1ma nuova definizione diistruzione universitaria in cui si fonderanno scoperta, trasmissione, integrazione e applicazione del sapere.Motore del cambiamento dovrà essere w1'adeguata politica di sviluppodel corpo docente, che dovrà prevedere pari opportunità per la componente femminile.Questa nuova mentalità non potrànon riflettersi sui curriculn, che dovranno necessariamente privilegiarela flessibilità, la multidisciplinarità el'interdisciplinarità all'interno di unsistema coerente ma modulare in cuitrovino spazio il trasferimento deicrediti e delle esperienze lavorative.Per quanto attiene alle moderne tecnologie dell'informazione e dellacomw1icazione, le università avrannoun ruolo focale nell'utilizzo del loropotenziale innovativo a favore dellosviluppo accademico.
Università Complutense di Madrid: un laboratorio della facoltà di Scienze Biologiche
A fronte del nuovo rapporto che si vadelineando tra docenti, studenti, governi e mondo del lavoro sarà opportuno curare la stesura di un "contratto educativo" che sancisca esplicitamente diritti e doveri dei diversi attori. Per monitorarne l'effettiva operatività sarà appositamente istituito lmosservatorio europeo.
Sapere, saper fare, saper essere
Adeguato risalto dovrà essere datoanche alla ricerca in tutti i settori,incluse le scienze sociali e le discipline letterarie. Anche se la ricerca assume differente importanza a secondadegli obiettivi delle singole istituzionie della loro collocazione all'internodel sistema universitario, è indiscutibile che essa sia lm motore dell'innovazione e della cooperazione multilaterale tra istituzioni locali e nazionali,industria e mondo del lavoro. È quindi essenziale trovare un giusto equilibrio tra ricerca di base e ricerca applicata, nel rispetto della trasparenza deicriteri di sovvenzionamento, dei
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parametri qualitativi da conseguire,delle esigenze espresse dalle singolesocietà e di lm codice etico che rendala ricerca realmente rispondente allerealtà in cui essa si inserisce.A fronte delle ristrettezze economiche che la ricerca da sempre è costretta ad affrontare, è altamente auspicabile agire subito per una diversificazione delle fonti di finanziamentodegli atenei, che dovranno esserevivamente incoraggiati a fornire servizi a pagamento, i cui proventipotram10 essere usati per sovvenzionare le attività di ricerca nei settorimeno remlmerativi.Nel definire i propri orientamenti sulllmgo termine le università non dovram10 tanto basarsi sulle previsionidel mercato del lavoro - che è fortemente dinamico ed eterogeneo - madovranno invece prendere in corisiderazione la domanda sociale. Inaltre parole, dovranno consentire aipropri studenti di disporre degli strumenti per recepire con successo lesfide di lm mondo incerto; al sapere eal saper fare dovrà necessariamenteaggiungersi il saper essere. La mag-
giore difficoltà che le università incontreranno sarà quella di formareprofessionisti pronti a operare sia nelsettore pubblico che nei grandi gruppi industriali, dando maggiore attenzione alla piccola e media impresa(che è finora stata trascurata) senzadimenticare gli studenti che intendono operare indipendentemente comeimprenditori.
L'unità culturale
Un altro importante compito delleistituzioni di istruzione superiore è latrasmissione dei valori culturali. Atale riguardo ci si può chiedere se sipossa parlare di una cultura "europea", ed effettivamente bisogna ammettere che i fattori di aggregazionesono tali da far scorgere lm'unità culturale del continente nel rispetto dellediversità e delle differenze delle singole parti che lo compongono. Eccoallora che l'università assume unruolo di incubatore della diversitàculturale e dell'armonia multirazziale, contribuendo alla creazione di lma .società piÙ democratica e aperta. Ladimensione europea è già promossada programmi di scambio e di mobilità destinati sia ai docenti che aglistudenti; tali programmi andrannoperò potenziati, così come si dovràdedicare maggiore attenzione al trasferimento dei crediti accademici elavorativi e al riconoscimento dei titoli di studio.L'ultima sfida che l'istruzione superiore si trova ad affrontare alle sogliedel terzo millennio è quella di creareun costruttivo rapporto di collaborazione con i governi, per i quali si auspica un atteggiamento meno burocratico e piÙ rivolto alla formulazionedegli orientamenti di fondo, piÙ sensibile alle problematiche finanziarie,piÙ attento al controllo della qualità,piÙ attivo contro gli eccessi del liberomercato. I governi - delineando ilquadro in cui le istituzioni di istruzione superiore si troverarmo ad agire dovrarmo lasciare loro una maggioreautonomia decisionale e finanziariache consentirà alle università di operare in modo piÙ responsabile e piÙincisivo: in W1a parola, piÙ imprenditoriale.
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"L'UNIVERSITA UNIVERSALEFederico Mayor
Direttore generale dell'UNEsco
Nella fase di transizione che stiamo vivendo anche l'università è destinata a cambiare. Saprà
coniugare il cmnbiamento con il mantenimento della sua missione primaria? Potrà essere
veicolo di una cultura di pace? Sarà in grado di proporre dei valori per cui l'istruzione non
si riduca a obbedire solo alle leggi del mercato? Non dimentichiamo che l'istruzione deve
servire la società: in questo modo si potranno condividere quei legami spirituali che sono
n'lOlto più saldi di quelli economici
T
Il titolo di questa sessione - "L'lmiversità, crogiolo dell'Europa" - mi haindotto dapprima a riflettere sul passato.* Al riguardo non possono esservi dubbi: per molti secoli e in moltimodi l'università è stata il crogiolodell'Europa. La comlmità del sapere,formata da studiosi come Erasmo,aveva un'influenza inversamenteproporzionale alla propria consistenza numerica. Ben 70 delle 80 istituzioni culturali presenti in Europa nel1520 e tuttora esistenti sono università. È evidente che le università sonostate il crogiolo in cui è stata forgiatauna parte assai importante della storia futura. La loro saldezza è attestatadal fatto che esse sono sopravvissuterimanendo spesso negli stessi luoghi,a volte persino negli stessi edifici, econtinuando sovente a impegnarsinelle stesse attività. Credo che, su unaltro livello, tutto ciò comprovi lacapacità dell'università di anticipare,generare o far proprie le nuove formedel pensiero e del sapere, a volte con
• Nel corso del Forum Regionale Europeo (Palermo 24-27 settembre 1997) - preparatorio allaConferenza Mondiale sull'Istruzione SuperioreFederico Mayor, partecipando alla sessione"L'università, crogiolo dell'Europa", ha espressole proprie riflessioni e la posizione dell'Unescoin un mterventò incentrato sul tema dell'università universale, di cui riportiamo ampi stralci.
esitazione o lentezza, ma conservando sempre intatti i propri valoriintellettuali essenziali e la propriamissione.Volgiamo ora lo sguardo al futuro. Lanostra riflessione ci spinge a chiederci se le università potranno continuare a rimanere il crogiolo d'Europa.Siamo tutti consapevoli di vivere inuna fase di transizione; l'lmiversitàdovrà quindi cambiare radicalmente.Ma potrà l'università coniugare ilcambiamento con la conservazionedei propri valori intellettuali essenziali? Potrà l'università, forse per laprima volta in secoli di storia, affrontare una trasformazione radicale eirreversibile del proprio ruolo mantenendo intatti la propria missione epropri ideali umanistici?
Valori da preservare
Come ben sapete, questo forum èstato preceduto da altre conferenzeregionali per l'America Latina e iCaraibi, per l'Africa, per l'Asia el'Oceania. Da queste conferenze, come dal presente forum, è emerso unfortissimo consenso sul fatto che lamissione e i valori dell'istruzionesuperiore devono essere non solo pre-
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servati, ma anche rafforzati. Solo oggistiamo iniziando a comprendere leripercussioni che lo sviluppo scientifico - il quale ha spesso avuto originenei laboratori universitari - avrà sulnostro futuro. Qualunque cosa ildomani possa avere in serbo per noi,avremo sempre piÙ bisogno delle nostre università.Ci troviamo di fronte a un dilenuna:l'istruzione superiore deve dialogaree interagire con la globalizzazionedelle comunicazioni e con l'economiadi mercato che appaiono dominare ilmondo attuale, ma deve farlo non pernecessità, bensì come sfida stimolantee creativa. Tuttavia, se noi creiamodelle università di mercato, gestite inbase ai soli principi del mercato, essepotranno essere della propria epoca,ma non potranno trascendere la propria epoca. Se l'università si limiteràad adattarsi alle circostanze esterioripiuttosto che svolgere un ruolo profetico, essa non sarà in grado di forgiare il futuro. Se si limiterà a essere inbalia degli eventi, non sarà in gradodi guidare le generazioni future - cosìcome ha indirizzato noi - con valorieterni che fungano da misura di raffronto etico e intellettuale.C'è un concetto che pare opportunoribadire: passi per un'economia di
mercato, ma una società o una demo~razia di mercato, queste proprio no!E la gente che deve definire le propriepriorità e non certo il mercato. Allaradice di conflitti, estremismi, frustrazioni e radicalizzioni vi sono lapovertà e l'emarginazione geografica,economica, sociale o culturale. L'emarginazione è causa degli imponenti flussi migratori e le economie dimercato non hanno onorato la promessa di favorire lo sviluppo endogeno nei PVS. Proprio per questo dobbiamo difendere la nostra società e lanostra democrazia e assicurarci cheesse siano partecipative e rappresentative.Si sente dire spesso che le istituzionicome l'UNEsco sono troppo politicizzate. Desidero esprimere il mio vivodissenso al riguardo: se la cooperazione internazionale è fallita, è proprio perché noi non abbiamo avutoun maggior peso politico [... ].
Aumento della domanda ecrisi delle risorse
Attualmente vediamo che se da unlato aumenta la domanda di istruzione superiore, dall'altro sussistonoproblemi di risorse e necessità dicambiamenti strutturali e di impostazione. Ogni istihlzione, ogni paese eregione, è COlmotato da una situazione particolare, ma la necessità di unriesame dell'istruzione superiore e isusseguenti cambiamenti che tale riesame comporterà trascendono i limitiregionali, nazionali o istituzionali.Siamo ormai di fronte a una sfida globale che supera qualsiasi variabileeconomica, politica e sociale [... ].In passato parlavamo dei fruitori dell'istruzione superiore chiamandoli"giovani adulti", ma in realtà l'istruzione superiore deve essere per tutti,giovani e vecchi. Essa, come chiarisceanche l'art. 26,1 della DichiarazioneUniversale dei Diritti Umani, deveessere uno spazio aperto che si estende per tutto l'arco dell'esistenza. Sonolieto che la Conferenza Mondialesull'Istruzione Superiore dell'UNEscocoincida con il cinquantesimo anniversario della Dichiarazione dei Diritti Umani, ribadendo così il fatto chele enormi masse di poveri nei Pvs e i
DIMENSIONE MONDO
milioni di donne che lottano per sfamare le proprie famiglie hanno bisogno di istruzione superiore per farfronte alla propria situazione. A volte,nelle nostre torri d'avorio, produciamo degli schemi d'azione che non siprestano ad essere tradotti nellarealtà. Vi sono persone per le quali unpozzo o un fornello a energia solaresono più importanti dell'alfabetizzazione o dell'istruzione per gli adulti.Prima, quindi, dobbiamo ascoltare,chiedere alla gente cosa vuole, avereuna visione globale della realtà.Questo, a mio avviso, è il ruolo piùimportante dell'UNEsco, il bracciointellettuale delle Nazioni Unite [... ].Questo è stato un secolo di importanti progressi scientifici. Sono stati fattigrandi passi nel campo della medicina, e quindi dobbiamo ringraziaretutti coloro che hanno agito a beneficio del genere umano. Ma è statoanche lill secolo di morte, e ci dobbiamo opporre alla violenza e dobbiamoproclamare che l'uso della forza è fallito. Alla violenza ci si chiede diopporre la solidarietà intellettuale.Abbiamo nuovi protagonisti - nonsolo governi, ma anche parlamenti -
Relax a passo di flamenco nell'UniversitàComplutense di Madrid
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che devono, insieme ai media, aiutarcia veicolare l'idea che le universitàsono assolutamente indispensabiliper il futuro.
L'università come veicolo diintegrazione
Le università sono come una torre divedetta e ci possono guidare versoW1 mondo con minori squilibri. Nelnostro continente assistiamo al passaggio dalla Comunità Europea, convalenza meramente economica, all'Unione Europea, un concetto piùampio della semplice unificazionevalutaria. Una "unione europea"implica la condivisione di valori e dilegami spirituali. Il denaro non hamai unito, ha sempre diviso! Se vogliamo davvero passare da una Comunità Economica a una UnioneEuropea le università devono svolgere un ruolo di grande rilievo, apportando quei valori etici e intellettualicha permettano l'integrazione tratutti i paesi [... ].Dobbiamo ora dire ai politici che ègiunto il momento di agire. È statafatta una diagnosi, ora dobbiamo passare all'azione. Spero che durante laConferenza Mondiale sull'IstruzioneSuperiore si possa pervenire a unadichiarazione e a un piano d'azioneche costihliscano un quadro chiaro emotivante in cui collocare l'istruzionesuperiore del fuhlro. Dopo la Conferenza speriamo che i parlamentiattuino le nostre raccomandazioni, senecessario con l'adozione delle opportune misure legislative. La faseche seguirà presuppone la creazionedi reti permanenti e interattive chemobilitino tutte le parti in causa:mondo accademico, degli affari e dell'industria, studenti, governi, parlamentari, operatori sociali, UNESCO,organismi intergovernativi e ONG.Dobbiamo coinvolgere l'intera società, perché questo processo implicaun profondo cambiamento dell'istruzione superiore. La complessità delmondo di oggi è tale che essa deveporsi come "progetto", come "impresa", e non solo come sapere. L'istruzione superiore, nel suo ruolo profetico, deve servire la società. La sua neutralità politica, il rigore scientifico che
1*f, ,
la contraddistinguono, sono piÙ chemai necessari per i processi decisionali a tutti i livelli. L'istruzione non èsolo un diritto primario dell'uomo,ma è anche una delle risposte ai problemi che affliggono le nostre società.Senza istruzione la gente non puòpartecipare appieno alla società e nonvi può essere vera democrazia, esenza democrazia, di converso, nonpossono esservi quello sviluppo sostenibile e quella cultura della paceche è nostra missione conseguire.
La conquista dell'istruzione
L'istruzione è una delle grandi conquiste degli ultimi cento anni. Loscorso secolo coloro che si opponevano all'istruzione elementare per tuttisostenevano che non tutti i bambinisono in grado di apprendere i rudimenti dell'istruzione. Oggi l'istruzione elementare per tutti è da tempouna realtà nei paesi industrializzatied è una priorità nei paesi in via disviluppo. L'istruzione secondaria pertutti ha seguito la stessa strada (... ] eattualmente un simile fenomeno staavendo luogo a livello di istruzionesuperiore. Esso non porterà all'istruzione lmiversitaria per tutti seguendogli stessi binari; in altre parole, non siavrà un'intera coorte d'età cheseguirà a tempo pieno una serie definita di studi obbligatori. Tuttavia larisposta dovrà avvenire all'interno diun quadro globale: se vogliamo coniare una nuova espressione, ciò dicui abbiamo bisogno è una "università universale".
L'università del prossimosecolo
L'università del XXI secolo dovràessere universale in modo molto piÙampio di quanto non lo sia stata finora. Una università universale devepoter offrire:- accesso universale per tutti i merite
voli in conformità con l'art. 26 dellaDichiarazione Universale dei DirittiUmani, che recita: "L'istruzione superiore dovrà essere parimenti accessibile a tutti in base al merito".Anche il principio del merito dovrà
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Università Complutense di Madrid:la facciata della facoltà di Chimica
essere universale e applicarsi a qualunque livello sia ai docenti che aglistudenti;
- disponibilità universale in qualunque momento della vita. Abbiamovisto come l'università di massa,nella sua forma tradizionale, stiaannullando il valore autonomo delle scuole secondarie. La gente nondovrà correre il rischio di "perdereil treno", ma a tutti dovrà esseregarantito l'accesso all'istruzionesuperiore nel momento piÙ appropriato della loro vita. Il programmadall'UNEsco "Sapere senza frontiere" cerca di superare qualunqueostacolo e barriera alla formazionepermanente;
- strutturazione universale in mododa rispondere a qualsiasi esigenza.Dal principio della disponibilitàuniversale deriva quello della strutturazione in modo da rispondere aqualsiasi esigenza con l'offerta dicorsi brevi, di insegnamentopart-time, a distanza e persino autonomo. Le nuove tecnologie irlformatiche avranno un ruolo importante nell'ampliare e diversificarel'offerta culturale. I quadri dirigentidelle università dovranno assumer-
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si i propri rischi e sperimentare formule diverse. L'UNESCO è pronta intal senso e desidera contribuire alladefinizione di soluzioni valide;
- vocazione universale a formare nonil lavoratore, ma la persona umana.Diversificandosi, l'università devemantenere e rinforzare la sua vocazione universale a educare nel sensopiÙ pieno del termine. Rafforzandole proprie funzioni educative l'università non trasmetterà solo i proprivalori umanistici, ma fornirà ancheuna "formazione per la vita" in tuttii suoi corsi, siano essi accademici oprofessionalizzanti. In questo modogli studenti impareranno ad essereinh'aprendenti, a crearsi delle opportunità e a non attendersi il lavorocome fosse un diritto;
- funzione universale di osservatorio.Ho in precedenza accennato alruolo "profetico" dell'istruzione superiore nel contribuire a forgiare ilfuturo. La ricerca scientifica, chiaramente, ha un ruolo importante in talsenso, ma lo stesso vale anche pertutti gli accademici che si occupano,in particolare attraverso lm approccio multidisciplinare, delle nuovetendenze politiche, sociali ed economiche. Prevedendo gli eventi, anziché subirli, le università possonoconcorrere a determinare il propriofuturo. Ed è esattamente ciò chestiamo tentando di fare in questoforum preliminare;
- ruolo etico universale di guida inun'epoca di crisi dei valori. Il ruoloetico dell'università non è mai statocosì importante come ora che dilagano il relativismo e gli interessiegoistici, ora che l'ego solipsisticopare prendere il sopravvento sul"noi" lmiversale, ora che il progresso scientifico e tecnologico sembrasfidare la nostra visione del mondoe della vita. Dobbiamo costruire unacultura della pace e sviluppare ilconcetto di un diritto dell'uomo allapace: ciò sarà possibile solo attraverso profondi cambiamenti negliatteggiamenti e nelle opinioni dellagente. In tal senso l'università ha unruolo importantissimo da svolgere.All'interno degli ambienti accademici è ancora piÙ importante nonpardere di vista questo ruolo eticoora che la competitività - tra stu-
denti, docenti, gruppi di ricerca eistituzioni - diventa più aspra eminaccia di erodere il collegium.
- solidarietà universale con le istituzioni omologhe e la società. La solidarietà non è semplicemente unaquestione di alleanze strategiche,che pure sono vitali come risposta aquella tendenza alla competitivitàtra istituzioni alla quale ho appenafatto menzione. Solidarietà significaanche cercare alleanze la cui utilitàstrategica non risulta immediatamente percepibile. Tuttavia i legamie le reti basati sulla solidarietà possono, in ultima istanza, risultare piùutili di qualsiasi strategia a brevetermine. Non sempre le istituzionidell'Occidente capiscono quantoabbiano da imparare dalle università del Sud o dell'Est. Nell'esperienza dall'UNEsco la cooperazioneè sempre bilaterale. Mantenendoalti gli standard qualitativi e rinforzando la massa critica delle areespecialistiche, l'UNESCO, con lo schema UNlTWIN, opera contro la fugadei cervelli e così facendo conserva
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ed espande quelle basi del sapereche sono utili all'intera comunitàaccademica. Cinque anni dopo Rio,la minaccia ambientale al nostropianeta risulta immutata. Per combattere questa crisi sono necessarienuove alleanza e migliaia di ecolavori. Tale situazione costituisceuna sfida che l'istruzione superioree la ricerca devono raccogliere;
- principio universale di autonomia eresponsabilità gestionale. [...l Latendenza generale verso una maggiore autonomia istituzionale, cuiassistiamo quasi ovunque, presuppone che le università ridefiniscanoil significato della libertà accademica in termini di responsabilità gestionale. Il fatto che le strutture interne siano organizzate per far fronte a questa transizione e che le università appaiano definire le proprieattività più in base alle esigenzedella società che alle sole preferenzeinterne non può che incoraggiarealtri Stati a spingersi in questa direzione. Il ruolo dello Stato non devemuoversi verso il disimpegno, ma
verso un sovvenzionamento bilanciato e una definizione delle lineeguida in materia;
- standard universali in materia diqualità e pertinenza. Il mantenimento e il miglioramento degli standardrelativi a qualità e importanza sonosempre stati vitali, in ogni epoca, perl'università. L'universalità deglistandard non vuoI dire uniformità.La spinta verso un'integrazione,vuoi europea, vuoi globale, costituisce per le istituzioni una pressionead armonizzare i cunicula. Si discuterà molto prima di raggiungere ilgiusto equilibrio [... l. Dal punto divista dell'UNEsco uno standard universale riassume in sé molte dellealtre caratteristiche universali chesono andato via via riassumendo. Equesta è un'altra area in cui l'UNEsco è pronto a svolgere un ruolo,non come fiscale custode, ma comegarante degli standard accademiciper conto dei suoi Stati membri.
(Traduzione di Raffaella Cornacchini)
L'UNESCO CRITICA LA BANCA MONDIALEE IL FONDO MONETARIO
Da Durban, in Sudafrica, dove si era recato per partecipare alla settima Conferenza dei ministri dell'Istruzione del continente afric~no svoltasi lo scorso aprile, il direttore generale dell'UNEsco Federico Mayor ha mosso durissime critiche al Fondo MonetarioInternazionale e alla Banca Mondiale accusandoli di indebite ingerenze nel settore dell'istruzione.Nel sottolineare che Banca Mondiale e Fondo Monetario devono limitarsi a operare nei settori di loro competenza, Mayor ha rimarcato che l'UNESCO non ha mai voluto dettare indirizzi in materia di finanza e di economia, ed ha espresso preoccupazione per lerecenti prese di posizione dei due organismi che hanno auspicato una riduzione del contributo pubblico all'istruzione e una privatizzazione del sistema scolastico che avrebbero effetti disastrosi per i paesi africani.Tradotte in realtà, le raccomandazioni di Banca Mondiale e Fondo Monetario andrebbero a favorire gli studenti più abbienti, mentreproprio a Durban i ministri africani si sono impegnati a garantire l'applicazione di un criterio meritocratico in campo educativo, tutelando così il diritto all'istruzione degli studenti capaci ma provenienti da famiglie svantaggiate.Durante i lavori della Conferenza, Mayor ha auspicato che in futuro le nazioni africane si basino maggiormente sulle risorse interne, rompendo così la spirale di prestiti e debiti che le attanaglia, e ha indicato come pionieri su questa via il Brasile, l'India e il Sudafrica.Nell'augurarsi la pronta adozione di misure contro la fuga di cervelli (30.000 medici della fascia sub-sahariana non operano nel continente), Mayor ha annunciato che l'UNESCO sta elaborando un inventario delle strutture africane utilizzabili nei programmi di scambio e di docenza che sarà reso noto in ottobre nel corso della Conferenza Mondiale sull'Istruzione Superiore che avrà luogo a Parigi.
R.e.
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I,
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abstractFrom 24th to 27th September 1997 the European RegionalForum was held in Palermo, afundamental step in the l'un upto the World Conference on Higher Education sponsored byUNESCO for 1998. The Forum was organized by the Conferenceof European University Rectors and by UNESCo'S EuropeanCentre for Higher Education.The discussion at the Forum was based on a broad range ofcase studies highlighting the different approaches to the issue ofhigher education in the various European countries; all thepapers, however, revealed common orientations, underliningthe imp?rtance of university education for finding a job,promotmg knowledge through research and transmittingcultural values in a European and worldwide context.The Forum clearly outlined the mission of universities in the21st century: to contribute to innovation, to play a ke1J role inEuropean society by contributing to afa il' and sustainablede~elopment, as well as to culture and peace, to critically andOb]ectlV.ely ~ct on the basis of rigour and merit, decidedlypro~notmg mtellectual and moral solidarity. In brief in aperzod of profound change, higher education institutions willoperate in a reactive and responsible manner, by foreseeing,anticipating and guiding change in ali walks of society.The second article of "Dimensione mondo" contains sevemlbroad excerpts of Federico Mayor's paper presented at thePalermo Forum, on the subject of the universal university.In this phase of transition, universities are also destined tochange. Will they be capable of combining change whilepreserving their originaI mission? May they become vehicles ofpeace? Will they be capable of proposing values, to preventuniversity education from simply obeying to the laws of themarket? We must not fo rget that the aim of education is toserve society: thus will it be possible for us to share ourspiritual principles, which are stronger than the economic ones.
Le Forum Régional Européen, représentant une étapefondamentale dans les travaux préparatoires à la ConférenceMondiale SUI' l'Education Supérieure fixée pour 1998 parl'UNESCO, a eu lieu à Palerme du 24 au 27 septembre dernier.Le Forum aété organisé par la Conférence del RecteursEuropéens et par le Centre Européen pour l'EducationSupérieure de l'UNESCO.Les travaux se sont basés SUI' l'étude d'une gamme élargie decaso pratiques qui ont montré la diversité des approches en ceqUI concerne le thème de l'éducation supérieure dans les diverspays européens. Tous les intervenants ont cependant souligné,en révélant des orientations communes, l'importance del'université pour entrer dans la vie active, la promotion dusavoir à travers la recherche, et la transmission des valeursculturelles dans un contexte européen et mondial.Le Forum a délimité clairement la mission de l'université duXXI siècle: contribuer aux innovations, jouer un l'aIe clef dansla société européenne en contribuant au développementéq~tita~le et durable et à la culture de la paix, agirOb]ectl~el.nent avec L~n esprit critique SUI' des bases de rigueuret le mente en favol'lsant fermement la solidarité intellectuelleet morale. En bref dans une époque de transformationsprofondes, les institutions de l'éducation supérieure devrontagi~ ~e manière .énergique et responsable en prévoyant,antlclpant et onentant le changement dans chaque segment dela société.Le second article de la rubrique "Dimensione mondo"reproduit de larges extraits de l'intervention de FedericoMayor au Forum de Palerme SUI' le thème de l'universitéuniverselle.Dans la phase de transition que nous vivons, l'université estaussi destinée à changer. Saura-t-elle conjuguer ce changementavec le maintien de sa mission primaire? Pouna-t-elle €trevecteur d'une culture de paix? Sera-t-elle en mesure deproposer des valeurs ne se réduisant pas à une simpleobéissance aux lois du marché? Il ne faut pas oublier quel'éducation doit €tre au service de la société: on pourra ainsipartager des liens spirituels, bien plus solides que ceuxcommerciaux.
" "resume52
COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
L'ETICA DELLO SVILUPPOGianluigi Mattini
La situazione sociale, economica eumana dei Pvs diventa sempre piùuna fonte di preoccupazione per l'opinione pubblica internazionale. Nonsi tratta però, vale la pena sottolinearlo, di un ravvivarsi della sua sensibilità per i mali cronici che affliggonoquesti paesi, ma di una inquietudinecrescente nel constatare che tutto,nonostante tutto, sembra ostinarsi adandare male. Oggi l'Africa detienetutti i primati negativi: prodotto nazionale lordo, debito estero, industrializzazione, esportazioni, calorie ereddito pro capite, aspettativa di vita,mortalità infantile, alfabetizzazione,degrado ambientale, violazione deidiritti umani... In realtà sono in moltia rendersi conto che questo "nonostante tutto" ha lasciato molto a desiderare negli anni trascorsi e sonopure molti coloro che parlano dellanecessità di una revisione criticaprofonda dell'impegno per lo sviluppo, non solo nei suoi mezzi ma anchenello spirito che lo anima.Si è tutti d'accordo nella constatazione che il modello assistenziale nonpuò rappresentare la strada per l'affrancamento dei popoli dall'indigenza.D'altra parte, fatti recenti come quelliancora in corso nella regione deiGrandi Laghi, hanno dimostrato, unavolta di più, tutti i limiti della politicadell'emergenza. Limiti non di ordinetecnico-Iogistico ma strategico e politico, che si sono tradotti in una oggettiva intempestività di fronte alle catastrofi umanitarie che si era chiamati afronteggiare se non addirittura inautentiche impasse politico-diplomatiche mentre i drammi di centinaia dimigliaia di vite umane si consumavano inesorabilmente.
Dare allo sviluppo un valoremorale implica un
cambiamento radicale dellestrategie. Capire il pensiero
dell'altro vuol direriconoscere la sua dignità e
dare unfondamento solido aisuoi diritti: ritrovando leradici comuni alle diverseculture si potrà affermareuna "cultura universale
dell 'uomo"
La "logica delle scontatezze"
Il panorama risulta sconcertante esconfortante.Di fronte a tutto ciò c'è una prima,immediata lezione che si può trarre,ed è quella di fare attenzione a noncadere in quella che si potrebbe sinteticamente chiamare la "logica dellescontatezze".La tipica scontatezza è riconoscibileper il fatto di essere un'affermazionepalesemente giusta e universalmentecondivisibile ma, all'analisi dei fatti,invariabilmente insoddisfacente. Unesempio paradigmatico è dato dall'affermazione: "prevenire è meglio checurare". Con una fraseologia più omeno raffinata questa espressionericorre in tutte le dichiarazioni d'intenti dei rappresentanti degli organismi di aiuto umanitario nazionali einternazionali, e ciò ormai da moltotempo. Ne costituisce addirittura una
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premessa intenzionale e una regolaoperativa. D'altronde, la dichiarazione di Alma Ata è nata per essereanche la traduzione pratica di principi come questo.Un'altra "scontatezza" è rappresentata dal detto, ormai molto diffuso: "achi ti chiede un pesce insegna a pescare". Di fatto si vuole sottolinare, conuna espressione di cui a tutti apparechiaro il buon senso, la necessità diandare oltre la logica del semplicesoddisfacimento di un bisogno, pertrasferire invece una conoscenza edegli strumenti che trasformino ilbisogno in un'occasione di superamento dei propri limiti, nell'acquisizione di un kI101V-how che è indice diun progresso: cioè, appunto, di unosviluppo umano.La stessa priorità delle risorse umaneuna "scoperta" che si è fatta un po'dappertutto, a cominciare dalla cultura d'impresa di stampo americano equindi mutuata alla scienza dello sviluppo umano - rischia il marchio dellascontatezza di fronte alla constatazione che le strategie educative e formative per i Pvs sembrano registare unimpatto troppo debole ed effimero unavolta messe a confronto con le convulsioni sociali e politiche a cui questipopoli sono perennemente esposti.Ma perché ciò che è giusto come principio finisce per essere scontato?Esistono strategie operative, organigrammi, schemi e protocolli che sonosulla carta ormai da decenni e, sullabase dell'esperienza acquisita, sonogià stati introdotti tutti i correttivinecessari per renderli applicabili.Di fatto, in tema di assistenza sanitaria, sviluppo agricolo e industriale neiPvs si può affermare che non ci sonosoluzioni e strategie particolarmenteinnovative da elaborare e quelle for-
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mulate hanno tutti gli elementi necessari per poter essere efficaci. In compenso, anche ad un'analisi superficiale dei risultati, appare evidente lagrande sproporzione esistente frarisorse impiegate e risultati ottenuti.Non resta che constatare come ilTerzo Mondo, "nonostante tutto",continui a sembrare una nave senzatimoniere. Quel "nonostante tutto" cidice che i principi giusti non hannoavuto l'efficacia attesa, al punto daperdere gran parte della loro valenzae ridursi, appunto, a modelli operativi scontati.È evidente allora che esiste una distorsione nel sistema. Qualcosa disimile a ciò che, in linguaggio statistico, viene chiamato, con un termineanglosassone, bias. Si tratta della presenza di un fattore, un errore sistematico, capace di alterare totalmente laveridicità di un risultato, di un mododi interpretare la realtà.Qual è, quindi, l'errore sistematicocapace di vanificare gran parte deglisforzi per uno sviluppo equilibratodell'umanità?
Il vuoto concettuale
Se sostituiamo l'aggettivo "scontato"con "svuotato" che ne è, in buonamisura, un sinonimo, abbiamo unapossibile chiave di interpretazionedel fenomeno che stiamo analizzando. In effetti si ha l'impressione chedietro questi principi, o meglio, dentro questi principi, esista un vuotoconcettuale che è la ragione principale della loro inconsistenza e inefficacia. Questo vuoto è essenzialmenteriferibile alla mancanza di un contenuto antropologico autentico, cioè diuna scienza-conoscenza dell'uomo,del suo essere e del fine del suo agire.Senza questo contenuto, infatti, la lettura della realtà si appiattisce inesorabilmente sull'analisi dei fatti, dei dati,degli indicatori. Infatti la logica degliindicatori (di salute, di benessere, disviluppo), elaborata per rappresentare la realtà e renderla più misurabile,è ben lontana dall'esaurire il significato degli eventi e ancor più dal comprenderne le cause e, di conseguenza,individuare le vere soluzioni ai problemi.
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Bisogna educare a capire
Per questa ragione diventa impellente l'invito a capire, e forse si intravedeil nascere della necessità di una "educazione al capire", che aiuti la nostracultura a conoscere il "vero dellecose". In un suo saggio dal titoloL'Afrique aLt le eapitalisme impensableGuy Sorman, pur muovendosi nelsolo ambito delle scienze economiche,intraprende questa stessa linea diriflessione quando si chiede: "Possiamo contribuire insieme alla ricerca diun modello di sviluppo dove la leadership non spetti al denaro (... ], maalla valorizzazione e alla dignità autonoma di uomini e cose?". Possiamo,anzi, dobbiamo, se non vogliamo condannare fin d'ora l'impegno per losviluppo umano ad una congenitainefficacia. La strada è quella dellariscoperta del senso dell'eventorispetto al numero, alla statistica, allasua analisi tecnico-scientifica. Al di là,quindi, anche della stessa causa materiale degli eventi.Non c'è bisogno di altre perifrasi percomprendere che tutto ciò significa,ancora una volta, l'affermazione delprimato dell'uomo contro quei riduzionismi antropologici che hannoinficiato la cultura occidentale e condizionato lo sviluppo umano.Ma anche la semplice affermazione diquesto primato (quante volte lo si èproclamato in tutte le circostanze e lesedi possibili?) non può bastare adare una risposta compiuta alla "crisidi senso" che rappresenta, in definitiva, la diagnosi più appropriata allasituazione che stiamo esaminando.Si rende necessario, come dicevamo
più sopra, proporsi di scoprire ilsenso degli eventi umani. Parlare delsenso di un atto umano significa parlare del suo fine, vale a dire del suoperché e, vale la pena di sottolinearlo,del suo per chi. Come affermava lopsichiatra austriaco Vicktor Franckl,con una intuizione splendida e ardita,frutto della sua esperienza di intelettuale prigioniero nei lager nazisti: "Sipuò anche vivere senza saperne ilperché, ma non si potrà mai viveresenza sapere per chi si vive"."Perché" e "per chi" sono le componenti essenziali dell'analisi dell'agire
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umano. Non c'è dubbio che, fino adoggi, ha invece prevalso il "come"agire. Ma, al di là dei protocolli dicomportamento e della definizione diobiettivi, l'uomo non può fare ameno, per sua natura, di ricercare lemotivazioni profonde del suo agire e,quindi, del suo vivere.
Il senso etico dello sviluppo
Lo sviluppo, in quanto fenomenoumano, è un fenomeno morale, cioèetico. Una simile concezione, se portata alle sue conseguenze logiche,implica un cambiamento radicaledella strategia di fondo dello sviluppo umano. Cambiamento radicalesignifica proprio andare a sostituire leradici dell'intero sistema. Non il suoapparato esteriore, quindi, che conserva la sua validità, ma l'origine diquell'errore sistematico, di quelladistorsione che abbiamo individuatonel vuoto di fine e di senso, cioè nelvuoto antropologico.Questa prospettiva etica dello sviluppo assume un ruolo di straordinariaefficacia nel momento in cui viene tradotto nel fattore chiave della formazione umana. Ovunque, nei programmi di cooperazione allo sviluppo, siparla di formazione dal momento chela sua importanza non è sfuggita aglianalisti dello sviluppo; tuttavia èrarissimo trovare nei programmi diformazione alle conoscenze e allecompetenze - elaborati per il personale dei Pvs - un'educazione (nelsenso latino di educere, condurre permano) alle motivazioni della pr-emozione umana. Ancora una volta sitratta di porsi le domande del perchée per chi: perché e per chi apprendere,perché e per chi fare, perché e per chimigliorare?L'uomo ha bisogno di queste risposte,più ancora quando sembra sapervivere anche senza. Proprio allora,infatti, quando il bisogno è culturalmente meno espresso, significa chepiù forte è la sua necessità.Un intento di formazione etica diquesta portata presuppone l'esistenzadi un sedimento culturale eticoprofondo e autorevole. La sua scarsapresenza e influenza nel panoramadella cultura occidentale è la causa
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Nei Pvs l'acqua è piÙ che mai un bene prezioso
principale della sua mancata applicazione. La realtà è che proprio la cultura occidentale, chiamata a un ruolo diprotagonista dello sviluppo, soffre leconseguenze di un impoverimentoetico che la rende incapace di proporre un modello autorevole di uomo edi umanità.
Due culture dell'aiuto
Di fronte alle tragedie umane che siconsumano periodicamente nei Pvs(carestie, guerre, massacri) e allo stillicidio permanente e silenzioso di viteumane soffocate nell'indigenza quotidiana è facile constatare come prevalga facilmente l'indignazione piuttosto che la riflessione.Eppure, l'immagine di volti emaciatidi donne e bambini, il loro sguardoindefinibile, quasi fossero uno specchio della nostra coscienza impacciata, suscitano interrogativi che sono ilriflesso immediato della concezionedi uomo che è in ciascuno di noi.A questo punto, si possono avere dueatteggiamenti. Nel primo ci si chiede:"bisogna agire, fare qualcosa". E diconseguenza: "di che cosa ha bisognoquesta gente? Che cosa possiamo fareper loro?". Sono i postulati tipici dellacultura dell'indignazione. Legittima,come è legittimo indignarsi, ma cultura debole quando si tratta di daresoluzioni che siano sostenibili e aimpatto duraturo. Se si volesse dareuna diagnosi eziologica bisognerebbeconcludere che le sue radici risultanotroppo corte.Il secondo atteggiamento è quello cheformula domande del tipo: "a checosa pensano queste persone? Qualisono i loro ideali, i loro progetti, leloro aspirazioni? A quale vita hannodiritto?". Sforzarsi di comprendere ilpens~ero altrui manifesta l'impegnoper nconoscere la sua dignità, e quindi dare fondamento solido ai suoidiritti. Significa stabilire i presuppostiantropologici del dovere di solidarietà. Si tratta di una cultura menoappariscente ma molto più autorevole.Di fatto la crisi dell'impegno per lacooperazione internazionale è ancheuna crisi di autorevolezza della suacultura.
Quale strategia per losviluppo?
Questa domanda ha già ricevutomolte risposte, più o meno soddisfacenti, ma invariabilmente insufficienti.Proviamo a dare lU1a risposta che sia,può darsi, poco soddisfacente ma ilpiù possibile sufficiente; vale a direuna risposta che sia soprattutto vera inciò che afferma senza preoccuparsi dinegare ciò che altri hanno sostenuto.La risposta è che questa strategia deveessere una strategia culturale perché losviluppo umano è un fenomeno cultu-
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l'aIe. A un suo libro di grande interesseper l'originalità e la novità delle ideeche vi esprime, l'economista camerunense Daniel Etounga ha dato il titolosignificativo L'Afrique a-t-elle besoind'un programme d'ajustement culturel? Ilnucleo della sua riflessione consistenell'applicare i prinçipi della corporateculture, o cultura d'impresa, alla lucedegli studi di Mike Beer (Università diHarvard), al contesto della società africana, interpretata qui come una "grande impresa umana".Beer afferma che certe imprese, graziealla natura della loro cultura, non solo
percepiscono più rapidamente dialtre la necessità di W1 cambiamentonei loro metodi di gestione finanziaria o di risorse umane, ma hanno anche W1a più grande capacità di rimettersi in questione, di adattarsi in modo tale da avere molte più chance disopravvivenza quando si presenta l'inevitabile crisi congenita alla naturadi qualsiasi tipo di entità.EtoW1ga si chiede dW1que acutamente: "Ce phénomèl1e ne serait-il pas observable à l'échelle des sociétés humaines?".È l'intuizione che lo porta a sostituireprogrammaticamente la teoria dell'aggiustamento strutturale, da sempre proposto come strategia operativa, sia in ambito capitalista che socialista - e di provata inefficacia - con W1aggiustamento che sia, questa volta,di natura culturale.Che cosa significherà, dW1que, "aggiustamento culturale"? Per riprendere quanto abbiamo già sostenuto,significa che l'uomo del paese in viadi sviluppo ha bisogno anzitutto disapere perché e per chi migliorarsiprima ancora di porsi la domanda sucome farlo. Può sembrare singolareaffermarlo, ma il primo passo di questa strategia consiste proprio nell'aiutare ,quest'uomo a porsi delle domande. E l'inizio dell'''aggiustamento'' dicui parla EtoW1ga; la strada per vincere "l'accanimento nel torpore" che avvince l'uomo africano.In estrema sintesi si potrebbe dire chela grande differenza che esiste fra lacultura occidentale e quella africanasta nel fatto che la prima si è posta giàtutte le domande possibili al pW1totale di mettere in crisi ogni forma dicertezza, mentre la seconda vive dicertezze ataviche e ha W1 grande bisogno di porsi domande che la scuotano
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dall'immobilismo.Questa diagnosi, se esatta, aiuta a comprendere come, ancora W1a volta, siaquanto mai corretto interpretare la cooperazione allo sviluppo come W1"camminare insieme" e come lo sviluppodebba necessariamente passare attraverso W1 impegno per ritrovare delleradici comuni alle diverse culture.Detto in altro modo, il pW1tO di partenza di W1'autentica cultura dellosviluppo deve essere la convinzioneche, al di qua (e non al di là, comecerta cultura dominante ci suggerirebbe) di una "cultura occidentale",di W1a "cultura africana" e della stessa idea di "altra cultura" tanto caraalla corrente di pensiero terzomondista, si debba ricercare e affermare W1a"cultura universale dell'uomo".Gli ostacoli per realizzare questoobiettivo non mancano. Si tratta, inlarga misura, di W1 influsso del presupposto intellettuale che fa da radiceall'errore sistematico di cui abbiamogià parlato. Questo influsso intellettuale, diffuso a tutti i livelli, porta, adesempio, a proporsi di preservare ladiversità dei popoli e delle cultureafricane come fonte autentica e legittima di diritti umani piuttosto chepreoccuparsi di riconoscere e difendere ciò che costituisce la radicaleuguaglianza fra gli uomini. Se sivuole dare W1 fondamento solido aidiritti dell'uomo, bisogna insistere suquesta uguaglianza radicale, non suciò che ci fa diversi.
Persona e contesto sociale
Come dice J. F. Revel- grande studioso della realtà africana - nel suo libroLa conl1aissance inutile, "che valore può
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avere W1a filosofia dei diritti dell'uomo che non sia universale, cioè che siapplica a certi uomini e flon ad altri?".La preoccupazione pratica, dW1que,non sarà, per esempio, quella di farecase, scuole, ospedali e, in generale,modelli sociali "all'africana" comegaranzia della loro viabilità, ma piuttosto essere convinti che case, scuole,ospedali e modelli sociali possonoessere essenzialmente umani o inumani, a seconda di come sono concepiti e gestiti e che lo sforzo comunedeve essere di fare in modo che sianoumani, per tutti e per ciascuno.Questa paura di infrangere W1a diversità e questo timore di imporre derivano da W1a mancanza di autorevolezzache è il connotato athlale della culturaoccidentale, come già sottolineato.Il dilemma - athlalmente allo studiodegli esperti di sviluppo - SlÙ comerealizzare W1a modernizzazione senza occidentalizzazione soffre dellostesso male endogeno, vale a dire latendenza a disegnare i tratti di W1dualismo dissociativo che, nell'essenza, non ha ragione di esistere quandosussiste veramente l'intento di ricercare i fondamenti antropologici chedanno le coordinate dell'obiettivoautentico: la piena realizzazione dellapersona nel suo contesto sociale.In conclusione, non resta che affermare la convinzione che l'impegno perlo sviluppo umano oggi non ha tantobisogno di tecnici quanto piuttosto diintellettuali disposti a intraprendernela rifondazione culturale. Non si trat- ~
ta quindi di raccogliere lm'eredità diconoscenze tecniche e scientifiche permetterle a disposizione di tutti, ma diriscoprire W1 sapere insostituibile peril progresso dell'umanità affinchétutti possano arricchirsene.
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Davanti al!'orrore che suscitano i crilnini contro l'umanità - troppo spesso perpetrati sottogli occhi distratti del mondo - si invoca da più parti l'istituzione di un Tribunale penale
internazionale che giudichi e punisca questi delitti. Ma non è facile stabilire i confini entrocui tale Corte potrebbe agire, quando ci si scontra con il principio di non ingerenza e con le
norme del diritto interno dei diversi paesi che faticano a trovare una linea comune
UN TRIBUNALEPER I DIRITTI UMANI
Raffaella Mazzarelli
"Processiamo questi uomuu perchéfatti come quelli a loro attribuiti nonsi verifichÌ110 mai piÙ nel futuro".Così il procuratore generale Jackson,durante il processo di Norimbergadava voce alla speranza ed alla volontà di prevenire, con quel giudizio,gli orrori che ogni guerra genera e chedue conflitti mondiali sembravanoaver reso u1sopportabili. Esprimevala volontà di risparmiare alle nuovegenerazioni, dopo l'incubo dell'Olocausto, offese altrettanto sanguu10se ebrutali alla digIutà umana.Quella dicruarazione risuona, oggi, sesi guarda ai cU1quant'anni trascorsicon occluo disincantato, quasi beffarda, ma chiarisce il fondamento delcammino lungo e irto di ostacoliverso la realizzazione di un sistema digiustizia penale internazionale permanente in grado di trovare, giudicare e condannare i responsabili di crimini considerati "reati contro le leggie gli usi di guerra", violaziOlu pesantidi quel"diritto umanitario" che neanche U1 situazioni di conflitto dovrebbeessere consentito abbandonare; cosìcome di reprimere quei crimini control'umanità (genocidio, persecuzioni,tortura) che la pace non impedisce dicommettere. Tale fondamento è darintracciarsi, appunto, nell'esigenza
di prevenire quei delitti utilizzando ilprocesso e la ptmizione non solo nellaloro ftmzione retributiva ma comedeterrentil; l'importanza di tale compito preventivo è sottolineata dalledichiaraziOlu di chi promuove, oggi,la nascita di tma giurisdizione penaleinternazionale capace di ristabilire ilprunato della gIustizia, di favorire unprocesso di riconciliazione all'u1ternodi società o nazioni divise dalla guerra, U1 una parola, di istituzionalizzarela pnce e divenire nel tempo strumento di prevenzione dei conflitti2. Chequesta funzione dissuasiva, per essere efficace, non possa essere affidataesclusivamente alle giurisdizioninazionali, né esercitata da tribtmali adhoc - frettolosamente costituiti dietrola pressione di avvelumenti drammatici - ma ricrueda la creazione di tmaCorte Internazionale Permanente, concompetenza generale ed uniforme,senza distinzione di persone, areegeografiche, situazioni particolari, loracconta la storia ed è ormai consapevolezza diffusa.Le ah'ocità che, dopo Norimberga edopo la solenne proclamazione deidiritti wnéU1Ì da parte delle NazioniUnite nel 1948, héUU10 caratterizzatole vicende degli ultimi cinquant'anni- dalla ferocia dei conflitti africani in
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Ruanda, Burw1di, Somalia, ai campidi concentramento e alla pulizia etnica in Europa (ex-Jugoslavia, Cecenia),dalla repressione violenta delle minoranze in Cina, ai massacri perpetratiin Cambogia, Afghanistan, Iran inducono nello stesso tempo a riflettere sulle ragioni dei fallimenti chefino ad oggi hanno costellato il tentativo di istituire tma giustizia internazionale capace di cancellare l'idea chequei crimini fossero destinati a restare impwuti.Al riparo delle norme stilla non ingerenza, o delle "supreme esigenze delproprio paese inguerra", protetti dall'ombrello della sovranità nazionale,delitti terribili conh'o i diritti umatufondamentali hanno continuato adessere commessi, nel corso di guerretra Stati, durante conflitti etnici o civili,dai governi totalitari o "democratici".L'esempio piÙ immediato è fornito dalcaso della ex-Jugoslavia: si affaccianoalla memoria recente le immagini didistruzione delle città bosniache diSrebrenica, Tuzla, Zepa, mentre coloroche il Tribtmale ad hoc per i crinUni diguerra in ex-Jugoslavia ha indicato trai maggiori responsabili di quelle devastaziOlU (il generale Mladic ed illenderserbo Karadzic) girano liberamenteper le vie di Belgrado protetti dalle
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Un paese dei Balcani dopo un bombardamento
frontiere della nuova Jugoslavia,nonostante i due mandati di catturaspiccati conh"O di loro nel 1995.Il sogno di un insieme di norme internazionali sovrastahmli, in materia dicrimini di guerra e di crimini control'umanità, che si impongano agli individui con la stessa forza del dirittointerno (sostenute dagli strumentigiurisdizionali in grado di assicurarne l'osservanza) lungi dall'essereabbandonato, deve essere quindisostanziato dalla consapevolezzadelle difficoltà incontrate e degli errori compiuti nel lontano e vicino passato. Che non solo di un sogno si tratti ma di un processo, pur lento e faticoso, verso l'affermazione di un diritto universale dei diritti umani è delresto testimoniato dal moltiplicarsi,dopo il secondo conflitto mondiale, ditesti internazionali che hanno accoltoe consolidato i principi su cui si fondava la nascita del Tribunale diNorimberga, ampliando la gammadegli strumenti giuridici a tutela deidiritti fondamentali dell'uomo emodificando la nozione dei reati chequei diritti tendevano a sopprimere.Dai crimini di guerra il raggio di azio-
ne della comunità internazionale si èesteso ai crimini contro l'umanità,3dai tribunali ad hoc istituiti per la exJugoslavia e per il Ruanda si è giw1tia prefigurare, come non più rinviabile, la nascita di una Corte Internazionale permanente. La Conferenzadiplomatica dei ministri plenipotenziari che si è riunita a Roma per redigere lo Statuto del Tribunale Internazionale Permanente arriva dunque dalontano, tappa finale di un percorsonon ancora concluso verso una tuteladei diritti umani non affidata unicamente alla responsabilità o alla buonavolontà dei governi nazionali.
Dal mancato processo alKaiser ai processi diNorimberga e Tokio
L'idea di W1a giustizia penale internazionale ed il primo tentativo di superare la concezione del diritto internazionale come diritto interstatale risalgono alla fine della prima guerramondiale.La proposta di considerare le guerredi aggressione come crimine interna-
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zionale e di processare il KaiserGuglielmo II per aver invaso il Belgio(" offesa suprema contro la moraleinternaziona le e la santità dei trattati") avanzata da Stati Uniti e GranBretagna ed inserita nel Trattato diVersailles, si scontrò con il rifiutodell'Olanda di estradare l'imperatore,lì rifugiatosi, ma soprattutto risentì diW1 contesto storico che guardava alloStato come centro e fine di ogni potere e che rendeva impossibile qualsiasivera sanzione dei comportamentiinternazionali lega ti all'esercizio deldiritto alla guerra4.
In tale clima era allora immersa la cultura giuridica italiana che, sulla basedi considerazioni fondate sul principio di legalità (non c'erano normepreventive che indicassero i fattipw1ibili né l'eventuale pena, non esisteva W1 giudice idoneo ad accertarele responsabilità), bollò quel tentativocome "eresia giuridica e sciocchezzapolitica". Così germogliava e moriva,nella stessa atmosfera, anche il PianoDescamps per la creazione, nell'ambito della Società delle Nazioni, di unaCorte di Giustizia Internazionalecruamata a giudicare i "crimini control'ordine pubblico e il diritto delle genti" ed ugualmente veniva per sempredimenticato il genocidio del popoloarmeno, compiuto dai Turchi, nonostante il Trattato di Sèvres (poi disatteso e cancellato, nel 1923, dal Trattatodi Losanna) con cui il Governo ottomano si era inizialmente impegnatoad assicurare i responsabili alla gitistizia degli alleati vincitori.La svolta, dopo la Convenzione chenel 1937 istituiva una fantomaticaCorte Internazionale per il processo airesponsabili di crimini di terrorismo,mai entrata in funzione, arrivava coni due processi di Norimberga e diTokio, sorti dalle ferite della secondaguerra mondiale, nati dall'orrore chel'Olocausto aveva impresso nell'anima dell'Occidente, e destinati a fareda spartiacque nella storia delle relazioni tra Stati e in quella dello sviluppo del diritto internazionale.
"Nullum crimen sine lege"
L'istituzione del Tribw1ale di Norimberga, prefigurata nel 1943 durante la
Conferenza di Mosca da Molotov,Eden e Corder Hall e definitivamenteprevista dall'accordo di Londra del1945 tra USA, Gran Bretagna, GovernoProvvisorio Francese e URSS, se dauna parte consentiva per la primavolta di processare e plmire gli individui che si fossero macchiati di gravicrimini di guerra e contro l'umanità,dall'altra faceva emergere W1a serie diproblemi e incongruenze legate sì almomento in cui quella Corte vide laluce, ma cui è necessario acce1U1areper capire contorni e fondamenti sucui dovrà modellarsi la futura giurisdizione penale internazionale."Rivoluzionario" nel prevedere laresponsabilità (e la condanna) deisubalterni che scelsero di eseguire gliordini potendo ad essi sottrarsi, e nell'alimentarsi alla convinzione cheneanche in guerra tutto è lecito (siparlò in quell'ambito della distinzione tra atto di guerra e crimine di guerra), il processo di Norimberga fu considerato da alcwu dei contemporaneie dagli storici come espressione dellagiustizia dei vincitori sui vinti. Tribunale non precostituito per legge,cluamato a giudicare unilateralmentei crimini commessi dalle potenzedell'Asse, esso operò sulla base di undiritto "positivo" solo parzialmenteesistente al tempo in cui quei reative1U1ero commessi e condannò, quindi, senza considerare il principio diirretroattività della legge penale,incorporato in quello del "l1ullum crimen sine lege".Se, infatti, le norme sul diritto diguerra erano preesistenti alla nascitadella Corte di Norimberga 5 e fornivano una conuce, sia pure abbozzata,entro cui elaborare i criteri di giudiziosulla base dei quali valutare i comportamenti degli imputati, così nonfu per i crimini contro l'umanità enucleati, per la prima volta, nello Statutodel Tribunale. L'omicidio volontario,lo sterminio, la riduzione in schiavitù,le deportaziOlu ai danni delle popolazioni civili, le persecuziolu per motivipolitici, razziali o religiosi, previsticome reati dal diritto interno di alcuni Stati, non erano, fino ad allora,assurti al rango di principi fondamentali del diritto internazionale, néerano state previste sanzioni per laviolazione di quelle norme. Analoghe
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contraddizioni pesarono sul processodi Tokio, istituito sulla base delloStahlto redatto i19 ge1U1aio 1946 dallepotenze che avevano debellato ilGiappone, oscurandone il prestigiodelle decisiOlu e la forza ideale. Purcon alclme differenze (l'ImperatoreHiroito non ve1U1e incriminato, pernon creare agli Stati UIUti il problemadell'ammuustrazione del Giappone;le persecuzioni per motivi ehuci ereligiosi non furono inserite nelloStatuto del Tribunale per l'EstremoOriente), confermava, dili1que, l'm'genza di elaborare al piÙ presto ed U1modo limpido per l'avvelure una normativa che definisse e sanzionasse icrin1ini contro la pace e l'umanità, edelu1eava l'esigenza di dar vita aduna Corte Penale Internazionale Permanente, imparziale ed effettiva.6
Dalle risoluzionidell'Assemblea Generalealla Conferenza Diplomaticadel 1998
L'aspirazione ad lm sistema di giustizia penale internazionale effettivo edimparziale si salda, dlmque, da allora, alla necessità di una codificazionedei principi e delle norme che u1dividuu10 preventivamente i criteri digiudizio.A questa duplice esigenza rispose inmodo immediato, nel 1946, l'Assemblea Generale dell'ONu volta a promuovere da un lato la codificazionedei crirnilu contro la pace e la sicurezza dell'umanità, dall'altro l'istituzione di una Corte competente a giudicare di tali crimini. In particolare conla risoluzione n. 177 (II) del 21novembre 1947 l'Assemblea Generaledava u1carico alla Commissione per ildiritto internazionale"di formulare iprincipi di diritto internazionale riconosciuti nello Stahlto del Triblmale diNorimberga e nella sentenza dellostesso Tribunale", e di "preparare unprogetto di codice di crimini contro lapace e la sicurezza dell'umanità"tenendo conto di quei principi. Con larisoluzione n. 260 (III) del 9 dicembredel 19491'Assemblea Generale uwitava poi la stessa Commissione a "studiare l'opporturutà e la possibilità diistituire ili1 organo giudiziario inter-
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nazionale per giudicare le personeaccusate di genocidio o di altri crimini attribuiti alla sua giurisdizionedalle Convenzioni Internazionali,esaminando, in particolare la possibilità di istituire una sezione penaledella Corte Internazionale di Giustizia".Dopo l'elaborazione di due successiviprogetti sulla codificazione dei crirnilU contro la pace e la sicurezza dell'umanità che nel 1950 e nel 1954 laCommissione per il diritto Internazionale presentò all'Assemblea Generale, e la costituzione di due gruppi dilavoro sull'istituzione del TribunaleInternazionale Permanente, la cuiattività si concluse con lm rapportosottoposto all'attenzione dell'Assemblea Generale, l'impegno e la collaborazione profuse in quelle risoluzionivelUlero soffocate dai mutati rapportitra le grandi potenze e si impantanarono nel clima della guerra fredda.Soltanto dopo la caduta del Muro diBerlu10 la Corrunissione poté quindiapprovare un nuovo progetto di codice dei crimini, successivamente rielaborato U1 base ai rapporti degli Stati, eadottato quattro almi piÙ tardi in unnuovo testo limitato a quattro figureprincipali di crimini (genocidio, crimmi di guerra, crimini contro l'umalutà, aggressione)?Ripresi i lavori sullo Statuto dellaCorte Internazionale Permanente nel1990, la Commissione di diritto internazionale dell'ONU nel 1994 ha messoa plmto ili1 progetto molto dettagliato, esamu1ato dall'Assemblea Generale nella sua 49" sessione. Da questasessione nasce anche, con la risoluzione 49/53 del 9 dicembre 1994, il comitato ad hoc incaricato di collegare ecoordinare l'attività della Commissione di DU'itto Internazionale e quella del Comitato Preparatorio istituitodall'Assemblea Generale per affrontare i problemi piÙ scottanti (sostanziali e arruninistrativi) emergenti dalprogetto di Statuto e per ridefinirne iltesto che dovrà essere discusso dallaConferenza Diplomatica.Lo Statuto, nella sua ultima stesura,qualifica la Corte come"organo giurisdizionale indipendente e semi-permanente che si riunisce solo per esaminare i casi di cui è di volta in voltauwestito" ed evidenzia un insieme di
questioni chiave riguardanti i rapporti del Tribwlale con le giurisdizioninazionali, le materie di competenzadella Corte, i suoi rapporti con gliStati (siano o meno parti dello Statuto) e con il Consiglio di Sicurezzache, non risolte ma rinviate dallacostituzione dei Tibunali ad hoc per laex-Jugoslavia e per il Ruanda8, costituiscono la trama nascosta di ognidibattito intorno alla giustizia penalein ternazionale.I delegati degli oltre cento paesi cheparteciperanno alla Conferenza Diplomatica si sono dati battaglia nellafase preparatoria su un doppio campo, cuore del dibattito sul ruolo dellaIcc nell'ordinamento giuridico internazionale, che riguarda da un la to ilmeccanismo di attivazione del TribWlale e dall'altro il ruolo del Consiglio di Sicurezza.9
La discussione sulla possibilità per ilTriblmale di attivarsi d'ufficio è ad Wlplmto morto e vede fronteggiarsi dauna parte quei paesi - tra cui USA eGiappone - che vorrebbero lma Corteautorizzata a decidere solo chi imputare e su quali basi, ma entro unasituazione data senza alcWl potered'agire d'ufficio o di avviare indaginiautonomamente, dall' altra quegliStati, la maggioranza, disponibili aduna soluzione di compromesso cherenderebbe il Tribunale in grado diavviare procedimenti anche senza lanecessità di demmcia, ma solo dopol'esame da parte di lm giudice per leindagini preliminari che assicuri l'assenza di motivazioni futili o politicheall'apertura delle inchieste. L'indipendenza del Tribunale è in giocoanche nella controversa questionedell'autorizzazione che il Consiglio diSicurezza dovrebbe dare alla Corteperché questa possa attivarsi nei casiin cui è il Consiglio - sulla base delCap. VII della Carta GNU - ad essereresponsabile della pace e della sicurezza. Il potere di veto dei 5 membripermanenti del Consiglio di Sicurezza rischierebbe, infatti, se passassetOttt court la proposta caldeggiata daUSA e Russia, di creare lm TribunalePermanente ad hoc, autorizzato, cioèad occuparsi solo delle questioni incui i 5 membri permanenti non abbiano interesse.
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Questioni in sospeso
L'azione complementare della CorteInternazionale e dei Tribwlali nazionali, prefigurata nello Statuto, implicache la Corte si attivi quando le giurisdizioni nazionali risultino inefficaci,ma sulla definizione di tale inefficacianon vi è ancora chiarezza: la Cortedovrà sostituirsi alle giurisdizioninazionali solo in caso di collasso delsistema giudiziario nazionale o anchequando i triblmali nazionali non sidimostrino sufficientemente imparziali e in grado di hltelare i diritti fondamentali dell'accusato? Come conciliare l'esigenza di non comprometterei poteri investigativi e di repressionepenale dei singoli Stati, con quella dinon lasciare alla Corte lm ruolo meramente residuale, che ne indebolirebbel'efficacia?Quanto alla competenza del fuhlroTriblmale il progetto di Statuto è statorimaneggiato piÙ volte e ha vistoridursi il mtmero dei crimini su cui laCorte sarà chiamata a giudicare:genocidio, gravi violazioni del dirittointernazionale wnanitario (crimini diguerra) e crimini contro l'umanità.Rimane dibattuto l'inserimento delcrimine di aggressione, su cui non èstato raggilmto il consenso. Anche inquesto caso, una precisazione deicontenuti dei crimini elencati si impone (ed è stata oggetto di ampio dibattito all'interno del Comitato Preparatorio): quali comportamenti configurano il genocidio? (La propostaitaliana indica come riferimento ilnucleo centrale della Convenzionedel 1948 e spera di allargare la protezione dagli atti di genocidio ai gruppipolitici e sociali). A quale docwnentocollegare il reato di aggressione, contemplato dalla Risoluzione 3314 del1974 solo come fatto commesso dagliStati (per cui è già prevista la competenza del Consiglio di Sicurezza exCap. VII della carta di San Francisco)e non come crimine individuale?Infine i crimini di guerra e contro l'umanità: anche qui il dibattito promette di.essere acceso vista la difficoltà didefinire cosa, ai fini delle competenzedel Tribwlale, debba intendersi perguerra (conflitto tra Stati, tra eh1Ìe, traentità na.zionali?). Da sottolineare la
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tendenza, sostenuta dall'Italia, adallargare la nozione di "violaziOI1Ìgravi" per ricomprendervi i casi diviolazioni del diritto umanitario neiconflitti armati non internazionali equella che vorrebbe ampliare la definizione di crimini contro l'umaI1Ìtàper farvi rientrare quelli commessicontro la popolazione civile, non soloin tempo di guerra ma anche intempo di pace.Cruciali, irtfine, quegli aspetti del progetto di Statuto che riguardano i rapporti tra la Corte Penale, gli Stati chead esso aderiranno, e quelli che sirifiuteranno di aderivi, anche perchéessi incidono sull'efficacia dell'azionee delle decisiOl1Ì della Corte nonchéslùla sua pretesa "universalità". AllaConferenza romana i delegati deipaesi che hanno partecipato alComitato Preparatorio arrivano, inquesta materia, senza una uniformitàdi posizioni: la proposta tedesca assegna alla Corte lma giurisdizione w1Ìversale su genocidio, crimil1Ì di guerra e crimÌ11Ì contro l'ltmanità (i cosiddetti "core crimes") obbligando peròsolo gli Stati parte a collaborare con ilTribunale (ma non esiste già una giurisdizione universale per questi delitti, non vi è già il diritto, oltre che l'obbligo, per ogI1Ì Stato di perseguirequei crimini, senza il consenso di altriStati, ovunque siano commessi e qualunque sia la nazionalità del presuntoresponsabile?).Ancora piÙ restrittiva, rispetto aipoteri del futuro Triblmale, appare laproposta inglese secondo cui la Cortepotrebbe esercitare la sua giurisdizione solo se lo Stato in cui il sospettorisiede e lo Stato in cui il crimine èstato commesso SiaIl0 parti dello Statuto o diaIlo il loro consenso, il cheimplicherebbe, ad esempio, l'impossibilità di perseguire il genocidio commesso nel territorio di lmo Stato chenon è parte del Triblmale, anche se ilpresunto colpevole sia arrestatoall'interno dei confini di uno Statoche ne è membro, come l'implmitàper tutti coloro che, macchiatisi digravi delitti contro i diritti umani,rimangono al potere: nel caso di PoiPot, ad esempio, sarebbe stato necessario cruedere il consenso o la ratificadella Cambogia.Confusi ancora gli aspetti lega ti alla
gimisdizione, non lo sono meno quelli che chiamano in causa i governiriguardo alla cooperazione giudiziaria che ogni Stato dovrebbe prestarenella fase delle indagini preliminari equelli concernenti l'adempimentodelle decisioni della Corte. I duepunti principali ancora in discussioneriguardano da un lato l'esistenza ditm obbligo vero e proprio di adempiere gli ordini del Tribtmale, dall'altro le misure da adottare verso gliStati che si rifiutano di collaborare.L'ipotesi di affidare ad tm'Assembleadegli Stati membri del Tribunale laraccolta di rapporti sul comportamento degli Stati e l'adozione dellemisme conseguenti sembra, ad oggi,trovare i maggiori consensi ancheperché sottrarrebbe l'efficacia di azione della Corte dal peso delle valutazioni politiche dei 5 membri pennanenti del Consiglio di Sicurezza;molti Stati - e tra questi, con forza gliStati Uniti - hanno posto il problemadella segretezza delle informazioni,che durante le indagini i governipotrebbero essere chiamati a fornire ela cui diffusione metterebbe in pericolo la nazione; la proposta americana che permetterebbe agli Stati di sottrarsi all'autorità della Corte trincerandosi dietro la minaccia alla propria sicmezza - rischierebbe peròd'impedire l'acquisizione delle provee minerebbe l'equità dei processi.
I poteri effettivi del Tribunale,
Ci sono altri nodi da sciogliere perdefinire esattamente lo spazio dimanovra del Tribunale Internazionale: sia la possibilità di arresto provvisorio, COlne misura cautelare, sial'arresto da parte dello Stato, finalizzato alla consegna dell'imputato allaCorte, hanno sollevato numerose perplessità (molti delegati hanno rilevato, ad esempio, che il mandato diarresto emesso dalla Corte non puòessere eseguito sul territorio di unoStato parte senza l'intervento ed ilcontrollo di legittimità dell'atto daparte delle autorità giudiziarie nazionali), così come la possibilità di W1giudizio in contumacia è stata esclusa, a meno che l'imputato non si sottragga volontariamente al giudizio;
COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
questioni, quelle dell'arresto e deldivieto di giudizio in contumacia,destinate a pesare come tm macignosull'effettività dei poteri della Corte.Nel caso dei processi di Norimberga edi Tokio era chiaro chi aveva vinto echi aveva perso, la giustizia fu esercitata dai vincitori, occupanti del telTitorio dei vinti e liberi di disporre deicolpevoli. Così non è stato per il TribW1ale dell'Aja, per quello del Ruanda e così non sarà per il TribunaleInternazionale Permanente, costituitoda terzi estranei al conflitto, in territorio neutro. Sarà, allora, possibile eseguire le sentenze di condanna o gliordini di arresto provvisori anchecontro la volontà delle autorità localipreposte? Come non consideraretm'illusione quella di perseguire i criminali di guerra in misura significativa colpendo coloro che ricopronoruoli di maggiore responsabilità continuando a vietare il giudizio e la condanna in contumacia? Più limpidisono i contorni del valore da riconoscere alle decisioni finali della Corte,essendo stato ritenuto sufficiente, perl'esecuzione delle condanne, l'intervento del giudice nazionale nell'esecuzione della pena. Esclusa quella dimorte dal novero delle pene che il
Una rifugiata etiope con il suo bambino
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Tribtmale sarà autorizzato ad imporre, rimane aperto il problema dell'individuazione delle norme di dirittosostanziale che la Corte dovrà applicare per giudicare i casi di sua competenza così come, ulteriore ma nonultima, la questione della procedurada adottare per la creazione delTribunale: emendamento alla Cartadell'GNU (che vincolerebbe tutti gliStati membri dell'GNU), adozione diun trattato ad hoc (ipotesi più probabile) che richiedendo l'espresso consenso degli Stati assicurerebbe l'autoritàlegale della Corte ma ne renderebbedifficile l'universalità, o Risoluzionedell'Assemblea Generale o del Consiglio di Sicurezza che ha dalla sua lavelocità d'adozione ma rende dubbiala legittimazione di tm Tribtmale cosìcreato?
Le esigenze della realtà equelle della giustizia
Ancora ambiguo nei contorni, il progetto - atteso da lungo tempo - di W1Tribw1ale che da qui agli anni a venire chiami a rispondere davanti a sé gliautori di delitti contro i diritti fondamentali dell'uomo giunge quindi alprimo traguardo.La Conferenza Diplomatica di Romaè investita del difficile compito di darvita ad un'istituzione universale edefficace, il che vuoI dire, insieme,sostenuta dalla maggior parte deipaesi delle Nazioni Unite ma indipendente nell'azione.Nulla appare scontato e l'ottimismodella volontà che con fiducia disegnala costituzione di una giurisdizioneforte, garante dei diritti degli imputatie capace di rendere giustizia alle vittime, fondata sul principio di uguaglianza e su quello delnullunl crimensine lege, supportata dalla cooperazione dei governi e dei giudici nazionali,è oscurato dal pessimismo di W1aragione che penetra ed interpreta larealtà e le sue lezioni: "Quando mai siriuscirà a tradurre tutti i colpevolidinanzi al Tribw1ale, e quando i condannati sconteranno la pena. loroinflitta? Quando e come soprattutto iveri responsabili politici potrannoessere giudicati perché la giustiziaprevalga su ogni considerazione di
opportunità, per quanto giustificata laragion di Stato possa essere?".1 0
Gli Stati nazionali, detentori dellasovranità e custodi della funzionegiurisdizionale, sono apparsi sino adoggi - al di là delle dichiarazioni diprincipio - poco disposti a spogliarsidelle prerogative di lm potere chespesso è servito a sfuggire il giudiziosui delitti compiuti all'interno deiloro confini, più che a garantire latutela dei diritti umani fondamentali.Lo raccontano le divisioni che hannoattraversato il Comitato Preparatorio
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ed il fuoco incrociato di obiezioni econtroproposte che ha impedito digilmgere alla Conferenza di Romacon una posizione lmanime sulle questioni centrali per l'indipendenza el'efficacia della Ice. Lo racconta lafreddezza con cui alcuni paesi (StatiUniti, Gran Bretagna, Messico, Cina,India, per citarne solo alcuni) hannoaccolto l'iniziativa della ConferenzaDiplomatica.Certo la giustizia può apparire,rispetto alle necessità della politica,niente di più che lm'astrazione: "Le
esigenze dello Stato sovrano o le astuzie di una comprensibile cauteladiplomatica prevalgono, talvolta persino a fin di bene".D'altra parte l'emmciazione dei valorinon è sufficiente per garantirne unatraduzione pura, esente da interferenze "politiche", nella realtà. Le implicazioni di W1a giustizia internazionalepermanente sono nwnerose: si giudicheranno gli individui ma non saràfacile h'acciare i confini che separano lecolpe "giuridiche" dei singoli dalleresponsabilità "politiche" dei governi,
CRISI INTERNAZIONALI: CHI TUTELA I DIRITTI UMANI?
"Questo 2000 è tutto enfatizzato da festeggiamenti, brindisi equant'altro, mentre dovl"emmo riconoscere che siamo alle sogliedel 2000 e la situazione dei diritti umani è talmente precaria,desolante, che c'è poco da vantarsi nel riconoscere che dopoduemila anni non si è riusciti a impedire situazioni terribili, che simoltiplicano ogni giorno". Con queste pamle il prof. GiovanniConso, già presidente della Corte costituzionale, ha inquadl"atol'intervento iniziale della tavola rotonda sul tema "Crisi internazionali: chi tutela i diritti umani?", svoltasi il 4 dicembre 1997presso l'Aula Nocco dell'Università Luiss Guido Cadi di Roma.Attraverso la manifestazione, l'Istituto per la CooperazioneUniversitaria ha inaugurato un'attività di educazione e di sensibilizzazione sui diritti umani pmmossa nelle università italiane nelcorso dell'anno accademico 1997/98, con il sostegno delMinistero degli Affari Esteri, culminata a Roma nel mese di aprile con il Congl"esso Internazionale UNIV '98. Dal 1968, l'lcu propone ogni anno un tema all'attenzione degli universitari (partecipano ai lavori gli universital"i di 32 atenei d'Italia e più di 350atenei del resto del mondo) per stimolare uno studio interdisciplinare su varie problematiche di attualità: "Progresso umano ediritti della persona" è il titolo di questa XXXI edizione delCongresso UNIV.Tema specifico dell'intervento del prof. Conso è stato la "nuova"Corte eumpea dei diritti umani, che entrerà in funzione a pal"tire dal IO novembre 1998. Si è trattato in realtà del punto di partenza per un discorso di ampio respiro, nel quale Conso hadescritto con lucidità la situazione della tutela dei diritti umani inItalia e nel mondo. Nel contesto di "questa gr"ande battaglia perché i dir"itti umani diventino una realtà", la Corte europea è epotrà essere sempre più uno strumento efficace: "Un valore, senon diventa diritto, non è, non esiste. Ma non basta che siaespresso sulla carta. Il diritto deve essere agibile, sostenibile daun'azione che chiama in campo un giudice (...). Se un diritto nonè agibile non è. Ma dirò ancora di più: se un diritto sancito, agibile, non è eseguibile, esso non è".Sulla stessa linea si è espressa la prof.ssa Maria Rita Saulle, ordinario di Diritto internazionale nell'Università di Roma "La Sapienza",.a proposito del diritto di ingerenza umanitaria: "Quando
una crisi è in corso, non essendo ancora in funzione quelTribunale permanente internazionale di cui auspichiamo la creazione, è veramente necessario domandarsi chi tuteli i dirittiumani. La risposta - guardando proprio ai casi della Bosnia, delRuanda, delle guerre cioè più vicine a noi - è semplice: nessuno".Il problema centrale è quello dell'equilibrio tra il principio disovl"anità, tradizionale fondamento dei rapporti internazionali ele norme sui diritti umani. La Conferenza di Vienna (1993) haaffermato la possibilità di ingerenza negli affari interni di unoStato, anche attraverso l'intervento dell'Alto Commissariato peri diritti umani. La prof.ssa Saulle ha inoltre messo in luce l'impor"tante ruolo che possono avere le organizzazioni non governative pel" quel che riguarda il controllo e la denuncia nel campodelle violazioni dei diritti umani.Comune a tutti gli interventi è stata la messa a fuoco di quelloche il prof. Umberto Farri, presidente dell'lcu e moder"atoredella tavola rotonda, ha definito come obiettivo-conoscenza: che idiritti umani non restino qualcosa di limitato agli "addetti ai lavori", ma che se ne diffondano con sempre maggiore profondità laconoscenza e la pratica, attraverso gli opportuni strumenti giuridici ed educativi.A questo scopo, l'intervento del prof. Paolo Ungari, direttore delCentro Ricerca e Studio sui Diritti dell'Uomo della Luiss GuidoCadi e tra i primi promotori della manifestazione, ha tracciato unquadro complessivo della situazione attuale dell'insegnamentodei diritti umani nelle università italiane, in quello che le NazioniUnite hanno proclamato decennio per l'insegnamento dei dirittiumani (1995-2004).AI termine, uno studente dell'Università di Roma "La Sapienza"ha presentato i risultati di un'indagine sui diritti umani svolta tra500 studenti romani. Il numeroso pubblico, composto da studenti e docenti di tutte gli atenei della capitale, ha quindi animato un vivace dibattito, nel quale si sono alternati interventi tecnici di esperti e altri caratterizzati da un approccio interdisciplinare. Significativo indice del successo dell'inaugurazione di un'attività che intende proseguire per vari mesi e coinvolgere centinaia di universitari di tutta Italia.
Carlo De Marchi
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né evitare che la giustizia si affermirompendo gli equilibri internazionali(o interni agli Stati) su cui poggia unastabilità fittizia e precaria. Non è cosafacile la giustizia. Quella che verràesercitata dal Tribtmale InternazionalePermanente nasce, però, con la pretesadi fondare su basi più solide le relazioni tra gli individui e gli Stati, nel solcodella Carta dell'ONU e della Dichiarazione Universale dei Diritti Umaniche proprio stilla tutela dei diritti dell'uomo mirano a fondare una paceduratura. Il docwnento istitutivo dellaIce dovrà essere, quindi, il prodottopiù alto della collaborazione tra igoverni, conditio sine qua non non solodel buon funzionamento della Corte,come è stato precedentemente evidenziato, ma della realizzazione di quellafunzione preventiva che è il fondamento del Tribunale InternazionalePermanente.Il successo o il fallimento dellaConferenza Diplomatica si misureranno non solo sul numero deigoverni che ratificheram10 lo Statutodella Corte ma sulla forza ideale chelo sosterrà. Essa non potrà non essere profonda, radicata, libera da ognipossibilità di inquinamento: "l'eticaha troppi interpreti interessati", si èdettolI.A questo timore come a quello degliSta ti che guardano con diffidenzaalle ingerenze nel loro domaine reservésarà possibile, forse, dare una risposta solo recuperando la dimensionedei valori umani che fanno vivere leistituzioni, cercando di riannodare ilfilo spezzato tra le esigenze del realee quelle dell'etica. La strada da percorrere è allora culturale prima chepolitica e giuridica, come indicaanche il ruolo indispensabile svoltodalle ONG nel promuovere l'istituzione della Corte Penale Internazionale.
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Senza una diffusione della culturadei diritti umani che accresca la consapevolezza della dignità dell'individuo e che ripensi lo Stato come istituzione al servizio dell'uomo non siandrà molto lontano.
Note
l Cfr. G. Vassalli: Prolusione generale al Convegno "Verso lm Triblmale permanente internazionale sui crimini contro l'umanità: precedenti storici e prospettive di istituzione", Atti acura di P. Ungal'i e M. P. Pietrosanti Malintoppi.2 Cfr. B. Boutros - Ghali: Intervento alla Conferenza Internazionale di Parigi - giugno 1997.Cfr. E. Bonino, Commissario Europeo per gliAffari Umanitari: Intervento alla ConferenzaInternazionale di Malta - settembre 1997.3 Vedi la Convenzione del 1948 per la repressione del crimine di genocidio, la Convenzionedel 1965 sull'eliminazione di tutte le forme didiscriminazione razziale, la Convenzione del1973 sull'eliminazione dell'apartheid, la Convenzione delle Nazioni Unite del 1984 contro latortura ed altre pene e trattamenti crudeli, inumani e degradanti.~ Contrario a questa impostazione L. Ferrarisin: "I nuovi tribunali e la violenza nel mondo",op. ciI. Convinto che quel processo oltre adessere politicamente inopportuno, avrebbe rappresentato un'ingiustizia, rileva: "L'episodiodel Kaiser porta in sé Wla serie di elementi cheancora oggi si frappongono alla condanna dipresunti rei di crimini contro l'umanità, ovenon ricorrano i presupposti politici e cultmalinecessari. Si deve in questo contesto affrontareil quesito non risolvibile delle responsabilitàpolitiche nella loro separatezza dalle colpe perseguibili in Tribunale secondo principi giuridici non sempre facili da delimitare [... J. La valutazione è politica nel giudizio del vincit0I::e orisponde veramente a criteri superiori? E ilcaso, fra i tanti, del processo Honecker inGermania, dove la linea di demarcazione traatti legittimi, pur politicamente biasimevoli, edilliceità in ispecie internazionale, si colora dellapressione politica contingente e le distinzionidiventano impervie e sul piano dell'obiettività,rischiose."5 Vedi Usi di Guerra, Convenzioni dell'Aja del1899, Convenzioni del 18 ottobre 1907.6 Cfr. M. R. Saulle: "I grandi processi post-bellici dei criminali di guerra di fronte al dirittointernazionale" in: op. cito L'autrice rileva chenonostante la pwlizione dei criminali nazistifosse a volte invocata come lma manifestazionedi debellatio da parte dei vincitori e nonostantel'esistenza di un problema riguardante la giuridicità del Tribunale creato non dalle potenze
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neLle quali i criminali avevano operato madalle potenze che avevano vinto la guerra, nonè corretto parlare di un vuoto "giuridico"riguardo alle norme in base alle quali i nazistivelUlero giudicati e condalUlati. Se è vero, infatti, che solo dopo Norimberga si ebbe la codificazione delle norme sui crimini contro l'unlanità, così come numerosi furono gli accordi sottoscritti dagli Stati, esisteva però Wla parte deldiritto internazionale (non pattizio ma consuetudinario) che richiamandosi al diritto naturaleo illris gentilllll tutelava la vita e la dignità dell'uomo.7 Cfr. U. Genesio: "Un impegno per l'avvenire:le risoluzioni ONU del 1946" in: op. cit.n crimine di aggressione, la cui definizione,insieme alla redazione del progetto di codicedei crimini conh'o la pace e la sicurezza dell'umatlità, era considerata preliminare rispettoalla costituzione del Triblmale, era stato definito con la risoluzione n. 3314 (XXIX) del 14 dicembre 19748 II ritardo nell'attuazione delle risoluzionideLl'Assemblea Generale dell'ONu ha obbligatola conllulità internazionale, trovatasi di frontealle tragedie della guerra civile nella exJugoslavia e in RUatlda, a costituire con le risoluzioni 808 (1992) e 827 (1993) e 935 (1994)rispettivamente i due triblUlali ad hoc per la exJugoslavia e per il Ruanda. Istituiti sulla basedel Cap. VII della Carta dell'ONu che consentedi adottaTe, in deroga al principio di non ingerenza, misure coercitive che non comportinol'impiego delle forze armate, quei tribunalihanno posto anzitutto il problema della lorolegittima costituzione.G. Vassalli in op. cito rileva infatti che si discutese tra le misure coercitive sopra menzionatepossa rientrare anche la messa in funzione ditribwlali siffatti. Inoltre, afferma Vassalli, sorgeil dubbio che fondando la nascita di quelleCorti sul Cap. VII della Carta ONU, si sia elusoil limite posto dalla Convenzione sul genocidio: quello di non assoggettare gli Stati non firmatari. Considerato un principio cat'dine ditutto il diritto internazionale, conduce a riflettere sulle fonti di certi obblighi e, sottolineaVassalli, non potrà dunque essere ignoratoanche nel costituire la futma Corte PenaleInternazionale (che cosa ne sarà degli appartenenti agli Stati che non abbiano sottoscrittol'auspicata Convenzione da cui in ipotesi siadestinata a nascere la Corte di GiustiziaInternazionale Penale? Vi può essere una potestà della Corte nei confronti di costoro?).9 Cfr. documento riassuntivo dell'esito deinegoziati del Comitato PreparatOl'io (PrepCom) - 26 aprile 1998. Il Tribunale Internazionale Permanente verrà da qui in poi citatoanche come Icc (International CrinlinaI Comt)che è la dicitma usata nei documenti delleNazioni Unite.10 Cfr. L. Ferraris, op. cit.11 Cfr. L. Ferraris, op. cit.
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Mine antiuomo
L'INSIDIA NASCOSTALuca Cappelletti
Nel dicem,bre 1997, a Ottawa, è statafinnata la "Convenzione sulla proibizione dell'uso,
accumulo, produzione e trasferimento delle mine antiuomo e sulla loro distruzione":
un passo avanti per la distruzione di un ordigno che privilegia tra le sue vittime la
popolazione inerme, e soprattutto i bwnbini
Il 1997 è stato sicuramente ili1 almofondamentale nella decelmale lottaalle mine antiuomo, poiché sono statiraggilmti due fondamentali traguardi: l'adozione, nel dicembre '97, dellaConvenzione di Ottawa e il conferimento, nell'ottobre dello stesso armo,del Premio Nobel per la Pace a JodyWilliams, coordinatrice della campagna internazionale per la messa albando delle mine, Alla firma dellaConvenzione si è arrivati, con alternevicende, dopo lm llmghissimo negoziato; infatti, l'uso delle mine è regolato dal II Protocollo della Convenzione dell'ONU sulle armi convenzionali del 1980, firmato da 55 paesi, che,nel tempo, si è rivelato inadeguato,Dopo la richiesta di revisione delProtocollo della Convenzione da partedella Francia nel 1993, si sono alternati lma serie di inconh-i e sessioni diconferenze internazionali per cercaredi mettere al bando questi potentiordigni, ma senza grandi risultati.L'ultima Conferenza di revisione,conclusasi nel maggio '96 a Ginevra,si è rivelata ili1 sostanziale fallimento,anche se ha avuto il merito di stimolare il governo canadese a intraprendere un processo diplomatico alternativo per gilmgere, in tempi brevi, allamessa al bando delle mine. Nell'ottobre '96, durante la Conferenza Internazionale di Ottawa, sono stati lan-
ciati lm Piano d'Azione, una Dichiarazione intergovernativa di impegnoper l'interdizione delle mine e soprattutto è nata l'idea di preparare, entroili1 armo, ili1 trattato internazionale dibando delle mine antiuomo; dopoquesta Conferenza si sono susseguitiili1a serie di atti (come la Risoluzionedell' Assemblea Generale dell'ONU, lan051/45 S del dicembre '97) e conferenze internazionali preparatorie (nelfebbraio a Bruxelles, nell'aprile aBom1 e nel settembre a OsIo).
Dicembre 1997:la Convenzione di OUawa
Finalmente, a Ottawa, nel dicembre'97, 123 Stati (con le gravi assenze diCina, Stati Uniti e India) halmo firmato la "Convenzione sulla proibizionedell'uso, accumulo, produzione e trasferimento delle mine antiuomo esulla loro distruzione".Il Trattato, che entrerà in vigore solopopo la ratifica da parte di 40 paesi(al giugno '98 le ratifiche sono statesolo 20), prevede che gli Stati debbano: impedire ogni produzione, uso edesportazione delle mine; darsi unalegge nazionale di messa al bando;distruggere, entro 4 armi, tutte lemine antiuomo in deposito e in arsenale; togliere le mine, entro lO anni,
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da tutte le aree minate nel proprio territorio; cercare di rimuovere e distruggere in tutto il mondo questiordigni, fornendo assistenza tecnica efinal1ziaria agli altri Stati e aiutandole popolazioni colpite dalle mine.L'Italia è tra i firmatari della Convenzione, anche se non ha ancora proceduto alla ratifica; lo scorso 22 ottobreil Parlamento italiano ha approvato,dopo tre amu di dibattiti, lm nuovotesto di legge, il n. 374, in vigore dal18 novembre '97, "Norme per lamessa al bando delle mine", composto da lO articoli. Tale legge colloca ilnostro paese in una posizione d'avanguardia nella comlmità internazionale: l'Italia è infatti il sesto paese arinili1ciare lmilateralmente e definitivamente all'uso, alla produzione, alcommercio, allo stoccaggio e al trasferimento di mine antiuomo e mineanticarro adattabili.Dural1te il Convegno "Dalle mine alcibo" (Roma, 12 dicembre 1997), il presidente della Camera dei DeputatiLuciano Violante ha affermato che "inpochi alUU il nostro paese è passato daltriste primato di essere lmo dei principali produttori ed esportatori di minea quello di paese h-aino sul piano europeo e internazionale per il bal1do definitivo di questi ordigni. Il Parlamentoha varato una legge severa, che non silimita a dic1uarazioni di principio. La
La guerra, purtroppo, non risparmia sofferenze ai bambini
normativa in vigore non pone solamente il divieto di fabbricazione, divendjta e di cessione di brevetti. e tecnologie, ma obbliga le forze armatealla distruzione delle scorte in loropossesso e di quelle che i privatidovranno consegnare loro" (con l'eccezione del mantelùmento di massimo10.000 nÙ11e per l'addestramento nelleoperazioni di snunamento).Nella stessa occasione, il presidentedella Commissione Esteri della Camera e relatore della legge, AclùlleOcchetto, ha ribadito che " ... la leggeha permesso all'Italia di presentarsialla Conferenza di Ottawa come ilpaese che dispone della legislazionepiÙ avanzata, quella che contiene ilbando piÙ radicale delle mine, andando anche oltre le previsiOlù della Convenzione firmata a Ottawa: la normativa italiana infatti vieta anche quellemine progettate per esplodere allapresenza dei veicoli, ma dotate dimeccanisnU che consentono di tarareil peso. Tale ampia definizione ha ilfine di proibire anche quegli ordignj
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che, con lill semplice trucco, possonoessere trasformati da mine anticarro amine antibambino".
Un impegno per aiutarele vittime
Nella nuova legge italiana ha grandeimportanza l'art.8, che ha specificamente collegato l'impegno dell'Italianelle operazioni di sminamento aquello della cooperazione con i paesiin via di sviluppo, soprattutto perquanto riguarda programmi di risarcimento, assistenza e riabilitazione afavore delle vittime delle mineantiuomo. Non possiamo dimenticare infatti che l'Italia è stato uno deimaggiori produttori di mine ed èresponsabile di aver disseminatomilioni di mille nel mondo. A talriguardo, Violante ricordava che"vittime non sono solo i morti e imutilati delle mine, ma anche tutte lepopolazioni che halmo subito il blocco delle attività agricole, che non
hanno accesso ai propri villaggi ehanno visto compromessa la lorostessa sopravvivenza. C'è un obbligoanche morale dei paesi che sono, osono stati, produttori e venditori dinùne".Grande merito per i risultati raggiunti si deve alla straordinaria azione disensibilizzazione e informazione dell'opinione pubblica fatta in questiamù dalla campagna internazionaleper la messa al bando delle mine, cheraccoglie oltre 1.000 orgalùZZaZiolù di60 paesi. In Italia, la campagna èmolto attiva dal dicembre 1993 e comprende 60 organismi di volontariato,192 enti locali e centinaia di gruppi,scuole, sindacati, parrocchie.
La situazione attuale
Oggi nel mondo ci sono quasi 120milioni di mine collocate in 71 nazioni e 110 milioni custodite in depositi earsenali, che uccidono o feriscono 70persone al giorno, con lilla media dililla ogni 20 minuti. La metà di questepersone muore subito o entro pocheore, per le conseguenze delle feriteriportate; dal 1975 ad oggi oltre unmilione di persone è rimasto ucciso oferito a causa delle mine; 300.000bambini sono rimasti mutilati in tuttoil mondo; ogni anno oltre 25.000 persone rimangono ferite o muoiono perlo scoppio di una mina antiuomo e,tra queste, 6-8.000 sono bambliù.I paesi che hamlo nel proprio territorio il maggior numero di ordigni lilespIosi sono l'Egitto, con 23 milioni,l'Iran con 16 milioni, l'Angola con 15milioni, l'Afghalùstan, la Cambogia,la Cina e l'Iraq con lO miliOlù, laBosnia-Erzegovina con 6 milioni, ilVietnam con 3,5 nùlioni, la Croazia eil Mozambico con 3 milioni.Dopo i risultati conseguiti nel 1997,gli linpegni di quest'anno non sonomeno importanti: è necessario infattiche, in tempi brevi, almeno 40 paesira tificlÙ110 la Convenzione con lmatto parlamentare, che si proceda adlma bonifica totale delle aree mlilate,che si investa sempre di piÙ lil programmi di cura, riabilitazione e assistenza delle vittime delle mine.
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abstractThe socinl, economic nnd humnn situntion ojdevelopingcountries is incrensingly preoccupying internntionnl publicopinion. This, however, is not due to nny revivnl oj sensitivitytownrd the chronic ills njflicting these countries, but to thegrowing unense ns n consequence oj the jnct thnt, despite nll theefforts which nre being mnde, things just don't seem to beworking. Ij we want development to become a mornI value thenour stmtegies must be rndicnlly chnnged. To understnnd otherpeople's ways oj thinking menns to ncknowledge their dignitynnd to give sofid joundntions to their rights: by tmcing thecommon roots oj the different cultures it will be possible tonssert the "universnI culture oj mnnkind", to quote the nuthoroj the opening nrticle oj "Coopemzione internnzionnle", titledThe Ethics of Development.The jollowing nrticle denls with a current events issue. Fncedwith the horror oj crimes ngninst humnnity - ojten perpetratedunder the distrncted glr111ce oj the world - mnny voices areinvoking the establishment oj n permnnent international courtjor judging nnd punishing these crimes. But it is no ensymntter to determine the legni boundnries within which thiscourt would be cnl/ed on to nct, since one hns to denlwith suchprinciples ns thnt ojnon inteljerence nnd the domestic laws ojthe various countries, which mnke it hnrd to implement acoml1lon policy.The drenm ojn set oj internntionnl suprnnntionai regulationsconcerning wnr crimes nnd crimes ngainst humanity, capableoj being enjorced with the snme strength ns domestic Inws,must be bnsed on the awnreness oj the difficulties encounterednnd the mistnkes mnde in the jar nnd recent pastoThe closing nrticle denls with nnother dramntic issue: thnt ojnnti-personnellnndmines. In December 1997, n "Conventionon the prohibition oj the use, nccumulation, production nndtrnnsjer oj nnti-personnellnndmines nnd the destructionthereoj" was signed in Ottnwn. An importnnt step jorwnrdtownrd the eliminntion oj explosive devices which cnuse theIargest number oj cnsunlties nmong the dejenceless civilpopulation, nnd especinl/y children.
Ln situation sociale, économique et humnine des PVD devienttoujours plus une source de préocupntion pour i'opinionpublique intenintionnle. Il ne s'ngit cependnnt pas, il convientde le souligner, d'une /wusse de sn sensibilité pour des mnuxchraniques s'nbnttnnt SUl' ces pnys, mnis d'une inquiétudecroissnnte en constntnnt que tout, et mnIgré tout, sembleirrémédinblement tourner mnl. Donner nu développement Ilnevaleur morale implique un changement radicnl des strntégies.Comprendre In pensée de l'nutre veut dire reconnnltre sndignité, donner un jondement solide à ses droits: en retrauvnntIes rncines communes des diverses cultures, on pourminstaurer une "culture universelle de i'homme", camme nffirmel'auteur du premier article de In rubrique "Cooperazioneinternnzionnle", L'Ethique du développement.Le seconde article aborde en revanche un thème d'nctunlité.Devnnt i'horreur que suscitent les crimes contre l'humanité trap souvent perpétrés devnnt Ies yeux distmits du monde - oninvoque de toutes pnrts In créntion d'un Tribunnl permanentinternational pour juder et punir de tels délits. Mnis il estdifficile de déterminer la portée d'nction d'une telle Cour quandon bute SUl' le principe de non-ingérence et SUI' Ies normes dudrait interne des divers pnys incnpables de trouver une Iignecommune.Le réve d'une ensemble de normes internntionales au-dessusdes Etats en matière de crimes de guerre et de crimes contrel'humnnité, s'imposant aux individus nvec In méme vigueurque le droit interne, doit donc étre soutenu par In connaissnncedes difficultés rencontrées et des erreurs commises de pnr lepnssé.Le dernier nrticle de In rubrique npprojondit dnns un autrethème hautement dramatique: Ies mines nntipersonnels. Endécembre 1997 n été signée à Ottnwn In "Convention SUl' Inprohibition de i'utilisation, du stocknge, de In production et dutrnnsport des mines antipersonnels et SUI' leur diffusion": unpns en nvnnt pau l' i'émdicntion d'un engin dont ses victimes secomptent péjérentiel/ement pnnni Ies mngs des populntionsdésnrmées, pnrticulièrement les enjnnts.
~ ~resume66
LEGGI E DECRETI
DECONGESTIONAREI MEGA ATENEI
Renata Valli
La questione relativa al sovraffollamento degli atenei ha origini lontaneche fanno capo certamente anche allatrasformazione della società italiana ealla nuova corsa per l'acquisizione diprofessionalità capaci di renderemaggiormente spendibili le singolepotenzialità lavorative in un mercatodel lavoro sempre più competitivo.Il mutamento sociale, come spessoaccade, anche questa volta non è statoaffiancato da lm'evoluzione veloce eadeguata della normativa di riferimento riguardante la formazione. Lamancanza di coordinamento tra l'esigenza della popolazione e la strutturadel sistema formativo si è tradotta inlm incremento vertiginoso delle presenze all'lmiversità. Infatti, l'aumentodelle iscrizioni all'istruzione di secondo livello non può essere ricondottaw1icamente al fattore demografico; lagenerazione del baby boom - che per lasua consistenza avrebbe già fatto salire il numero degli studenti in modonetto - è stata la prima generazione aimbattersi nella rapida evoluzionedella tecnologia che ha ridotto drasticamente gli ostacoli alla comlmicazione ed ha aperto definitivamente imercati alla competizione innescandoW1 circolo virtuoso tra conoscenza enuove frontiere.
Un problema irrisolto
Considerando questa breve premessa, non si può certo dire che a livellolegislativo la questione sia stata risolta. Il delicato problema della riformaorganica del sistema formativo attualmente offre un serrato dibattito suimodi con cui ricondurre le varie car-
riere di studio a degli standard distampo europeo, nonché più in lineacon le esigenze della produzione e delmercato del lavoro.Il primo atto normativo dedicato alsovraffollamento delle sedi universitarie è avvenuto con la legge finanziaria 1997 che, all'articolo 1, comma 90(legge 662/96) si occupa della graduale separazione organica delle lmiversità. La sensibilità del legislatoreha permesso così di introdurre lmaproblematica a lungo sottovalutata;secondo il dettato vengono dati cinque anni di tempo affinché il ministrodell'Università e della Ricerca scientifica e tecnologica adotti decreti inmateria, con la possibilità di anticipare la separazione anche con suddivisioni di facoltà o corsi di laurea secondo modalità concordate con le sediinteressate.Dopo le esperienze tentate per ildecongestionamento dei cosiddettimega atenei in attuazione dei piani disviluppo dell'università 1986-90 e1991-93, l'Osservatorio per la valutazione del sistema universitario haeffettuato un lavoro approfondito diricerca dei principi su cui basare laseparazione indicando gli obiettivi ela metodologia da seguire per programmare gli interventi. L'attesodecreto ministeriale del 30 marzo1998 (apparso sulla Gazzetta Ufficialeil 13 maggio scorso) recante disposizioni sui "criteri per l'individuazionedegli atenei e delle facoltà sovraffollate, per numero di studenti e di docenti, e criteri per la graduale separazione organica degli stessi" ha perciòl'intento di colmare il vuoto normativo venutosi a creare all'indomani delriconoscimento legislativo della realtà
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disagiata in cui versavano e tuttoraversano numerosi atenei.
I numeri del riequilibrio
Il riequilibrio territoriale del sistemalmiversitario in relazione all'offerta ealla domanda di istruzione w1iversitaria, insieme al miglioramento dellaqualità della formazione, sono naturalmente gli obiettivi del decreto cheall'articolo 2 individua le sedi bisognose dei primi interventi e i principisu cui basare la valutazione di sedesovraffollata. I numeri "magici" sono500, come numero di docenti al disopra del quale si riscruano effettinegativi sulla gestione dei servizicOlU1essi alla didattica, e 10.000, ossiail munero di studenti in corso oltre ilquale si producono guasti alla qualitàdell'apprendimento. il plmto focaledel provvedimento tuttavia riguardale modalità degli interventi.Di fatto il progetto di decongestionamento - che i mega atenei sono obbligati a redigere in collaborazione con lealtre sedi insistenti sullo stesso territorio - deve soddisfare alcwù requisitiprima di essere oggetto di adozione didecreti ad hoc e di eventuali accordi trai soggetti interessati, così come disposto dal comma 90 e seguenti dellalegge finanziaria anzidetta.Sempre in virtù degli errori verificatisi in passato, e sottolineati in un documento di studio elaborato dall'Osservatorio per la valutazione neldicembre scorso, all'articolo 3 si prevede che qualsiasi tentativo di decongestionamento debba essere preceduto da un'analisi approfonditadell'9fferta e della domanda formati-
va presente nell'area di intervento.Le istituzioni accademiche che dovranno procedere allo "scorporo"presenteralU10 i progetti agli organiuniversitari e quindi i piani SaralU10valutati dall'Osservatorio, costituen-
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do le basi per l'adozione dei successivi decreti attuativi. La "separazioneorganica" si può ottenere con sediautonome, sedi decentrate gestite daquella centrale, poli didattici decentrati e reti di sedi universitarie. Mi-
lano ha scelto di creare lm secondoateneo, Napoli ha optato per i polidecentrati (per istituire successivamente una nuova università), Romaha iniziato lo scorporo con lo sdoppiamento della facoltà di Medicina.
INDIVIDUAZIONE DEGLI ATENEI SOVRAFFOLLATI E CRITERI PERLA SEPARAZIONE ORGANICA DEGLI STESSIDecreto Murst del 30 marzo 1998 (in GU del 13 maggio 1998)
VISTO l'articolo 1 commi 90,91 e 92 dellalegge 23 dicembre 1996 n. 662;VISTO il decreto del Presidente dellaRepubblica 27 gelmaio 1998 n. 25, ed inparticolare l'articolo 4, comma 2;VISTI i pareri dell'Osservatorio per la valutazione del sistema universitario resi neimesi di marzo e di dicembre 1997;VISTI i pal"eri resi dalla settima commissionedella Camera dei Deputati il 27, 28 e 29 gennaio 1998 e dalla settima comm.issione delSenato della Repubblica 1'11 febbraio 1998;RITENUTO, sulla base dei pareri resi dall'Osservatorio per la valutazione del sistema universitario e dalle Conmussioni parlamentari, di emanare il decreto di cuiall'articolo 1, comma 90, della legge 23dicembre 1996, n. 662, al fine di individuare gli atenei e le facoltà sovraffollate,per l1lunero di studenti e di docenti, nonché di determinare i criteri per la graduale separazione orgaIuca degli stessi;
DECRETA
Art. 1Obiettivi degli interventi
1. Sono obiettivi degli interventi di graduale separazione organica degli atenei dicui al successivo articolo 2, che può esserepreceduta anche da suddivisioni dellefacoltà o dei corsi di lamea:a) il miglioramento del funzionamento edella qualità della vita della comunHàw1iversitaria, in particolare della qualitàdel processo formativo;b) il riequilibrio del sistema in rapportoall'offerta e alla domanda di ish'uzione universitaria, prioritariamente all'interno delbacino di utenza territoriale interessato.
Art. 2Atenei efacoltà individuate cOllie sovrnffol/ate
1. Sono individuati prioritariamente comesovraffollati, per numero di studenti e didocenti, e pertanto soggetti agli interventidi cui agli articoli 1 e 3, gli atenei di Roma"La Sapienza", Bologna, Milano, Napoli"Federico II'', Bari e Torino.2. Nell'ambito degli atenei di cui al comma 1 sono individuate come sovraffollatee soggette prioritariamente agli interventipredetti, in relazione agli effetti negativisuUa gestione dei servizi cOlmessi alla didattica e sulla corretta funzionalità degliorgani di governo, le facoltà nelle quali ilnumero dei docenti è superiore a 500ovvero il numero degli studenti in corso èsuperiore a 10.000; sono altresì soggettenecessariamente ai medesimi interventi lefacoltà dotate di lm numero di docenticompreso fra 500 e 250.3. Per gli interventi relativi ai corsi di laurea valgono gli stessi limiti indicati nelcomma 2.
Art. 3Criteri e modalità degli interventi
1. CiasClmo degli atenei u1dividuati comesovraffollati dal precedente articolo 2,anche in collaborazione con gli alh-i ateneiinsistenti sullo stesso bacu10 territoriale,predispone, con il coinvolgin1ento dellefacoltà u1teressate, lm progetto di decongestionamento, basato sull'analisi e valutazione della situazione attuale deUa domanda edell'offerta di ish'uzione wuversitaria nelbacu10 territoriale di riferimento, da sottoporre all'approvazione dei propri orgalu.2. L'analisi di supporto al progetto di decongestionamento deve fondal"si su indicatori riferiti alla quantità e qualità dei servizidi formazione offerti, al flmzionamento
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delle sh-utture didattiche, di ricerca e di gestione, alla flmzionalità delle stru tture decisionali. Essa deve essere fatta con riguardoe nell'ambito del bacino di utenza territoriale interessato (metropolitano o regionale), con riferimento a tutte le istituziOlu wuversitarie che u1sistono sullo stesso e alladislocazione della domanda di formazionelmiversitaria all'interno del medesimo.3. Il progetto di decongestionamento chel'ateneo proponente trasmette al milustrodell'Università e della Ricerca scientifica etecnologica, previa valutazione tecnicadell'Osserva torio per la valutazione delsistema lmiversitario sulla plausibilità edefficacia delle proposte, costituirà la baseper l'adozione dei decreti previsti dall'art.1, comma 90 e seguenti della legge n.662/96, e per la definizione e stipula dispecifici accordi tra i soggetti interessati,che prevedano le azioni necessarie, i soggetti responsabili delle stesse, le modalitàdi reperimento delle risorse occorrenti, imetodi per la equilibrata distribuzionedegli studenti, le procedure di controllo everifica dell'athiazione delle iniziative edei risultati conseguiti, che, in caso nonfossero adeguati, potranno richiedereinterventi correttivi.4. Gli schenLi dei decreti istitutivi di nuoviatenei (che potranno prevedere anche l'istituzione di nuove facoltà o nuovi corsidi laurea o di diploma, che non devonocon1lmque costihIil"e l'elemento cenh-ale edistintivo dell'intervento di decongestionamento) e degli accordi tra i soggetti interessati sono trasmessi alle competentiComnussioni parlamentari della Camerae del Senato per l'acquisizione del parere.Il presente decreto sarà trasmesso ai competenti organi di controllo.Roma, 30 marzo 1998
IL MINISTROBerlingller
LEGGI E DECRETI
DETERMINAZIONE DEGLI OBIETTIVI DEL SISTEMAUNIVERSITARIO PER IL TRIENNIO 1998-2000Decreto Murst del 6 marzo 1998 (in GU del 9 aprile 1998)
VISTA la legge 9 maggio 1989 n. 168, istitutiva del Ministero dell'Università e dellaRicerca scientifica e tecnologica;VISTO il DPR 27 gennaio 1998 n. 25, che haemanato il regolamento sLùlo sviluppo e laprogranunazione del sistema LUuversital'io, nonché sui comitati regionali di coordinamento, e in particolare l'articolo 2,comma 3, lettera a), nel quale si prevedeche siano fissati per oglu triemuo, condecreto del ministro dell'Uluversità e dellaRicerca scientifica e tecnologica, gli obiettivi del sistema Luuversitario e la finalizzazione delle relative risorse finanziarie, previ pareri del Consiglio Uluversitario Nazionale (Cu ), della Conferenza dei Rettoridelle Uluversità Italiane (CRU1), del Consiglio Nazionale degli Studenti Uluversitari(CNSU) e delle Conunissioni parlamentaricompetenti per materia;CONSIDERATO che lo stesso articolo 2,conmla 3, lettera a), del DPR del 27 gennaio 1998 n. 25 stabilisce che si possa prescindere, in prima applicazione del regolamento, dal parere del CNSU, ove ancoranon istituito;VISTI i pareri che il CUN, la CRUI e le Comlnissioni parlamentari halUlo espresso inmateria, contestualmente all'esame delloschema di regolamento, emanato poi con ilmenzionato DPR 27 gelmaio 1998, n. 25;RILEVATO di prescindere dal parere delCNSU, conformemente all'articolo 2, comma 3, lettera a) del DPR 27 gelUlaio 1998, n.25, in quanto ancora non costituito;
DECRETA
1. In attuazione dell'articolo 2, comma 3lettera a) del DPR 27 gemlaio 1998 n. 25,
sono obiettivi del sistema LUliversitarioper il triennio 1998-2000:a) lo sviluppo della ricerca universitaria,la creazione ed il sostegno di centri dieccellenza nella ricerca, la realizzazione dinecessarie attrezzature ed infrash"utture,l'attivazione di contratti di lavoro per avviare giovalu all'attività di ricerca;b) il potenziamento dei sisten1i te01ologici,informatici e di telecOlmU1Ìcazione, di supporto alle attività didattiche, di ricerca egestionali, la realizzazione della rete telematica nazionale dell'LUuversità e della ricerca, l'adeguamento teol010gico, orgaJ1ÌZzativo e gestionale delle biblioteche e deimusei LU1Ìversitari, il collegamento in retedelle predette biblioteche e la loro integrazione con il sistema bibliotecario nazionale;c) l'incentivazione del processo di internazionalizzazione, con riferimento alla collaborazione interuniversitaria, alla partecipazione ai programmi europei e alle llUziative formative integrate, con particolare riguardo ai dottorati di ricerca;d) l'attuazione delle disposizioni concernenti il sistema LUliversitario di cui allalegge 15 maggio 1997, n. 127, il consolidamento, la razionalizzazione e la qualificazione degli interventi previsti dai precedenti piani di sviluppo;e) la riduzione degli squilibri territorialinello sviluppo del sistema, in particolaretra Centro-Nord e Sud;f) il decongestionamento dei mega-ateneie gli in terven ti cOlulessi alla gradualeseparazione organica di cui alla legge 23dicembre 1996, n. 662;g) la formazione e l'aggiornamento deglilllsegnanti per la scuola, mediante l'attivazione dei corsi di laurea III Scienze della
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formazione primaria e delle scuole di specializzazione di cui all'articolo 4, comma2, della legge 19 novembre 1990, n. 341;h) la promozione ed il sostegno dell'innovazione didattica, delle attività di orientamento e di tutorato, della diversificazionedell'offerta formativa, dell'adeguamentodelle strutture e dei servizi per gli studenti, con particolare riguardo ai laboratori,alle biblioteche e agli spazi di studio, perseguendo, anche tramite corsi a distanza,la contrazione del tasso di abbandonodegli studi e dei tempi medi di conseguimento del titolo da parte degli studenti;i) l'integrazione dell'offerta formativauniversitaria con le iniziative di istituzioni scolastiche, regioni, enti locali, impresenel campo dell'istruzione secondariasuperiore, post-secondaria e della formazione continua.2. Le risorse finanziarie, di cui all'articolo 2,comma 7, del DPR 27 gennaio 1998 n. 25,determinate dalla legge 27 dicembre 1997n. 450 (legge finanziaria 1998) sono utilizzate per gli obiettivi di cui al conuna 1, anche ai fini del successivo impegno di spesaSLÙ pertinente capitolo di bilancio e per glianni di riferimento, nei limiti seguenti:1) 40 per cento per gli obiettivi di cui alconuna 1, lettere a), b) e c);2) 40 per cento per gli obiettivi di cui alcomma 1, lettere d), e), f) e g);3) 20 per cento per gli obiettivi di cui alcomma 1, lettere h) ed i).il presente decreto sarà inviato ai competenti organi di controllo e pubblicato nellaGazzetta Ufficiale della Repubblica italiana.Roma, 6 marzo 1998
IL MINISTROBerlingller
UNIVERSITAS 68
DALLA GAZZETTA UFFICIALE(marzo-maggio 1998)
Leggi e decreti
Decreto Presidenziale 16 marzo 1998Approvazione dello stahlto della Libera Università di Bolzano, con le facoltà di Scienze della formazione primaria, Lingue e LetteratUloe straniere,Economia(GU del 27 aprile)MURSTDecreto 6 marzo 1998Determinazione degli obiettivi del sistema universitario per il triennio 19982000(GU del 9 aprile)
Decreto 11 febbraio 1998Determinazione dell'importo e dei criteri per il conferimento di assegni per lacollaborazione ad attività di ricerca(GU dellO aprile)
Decreto 27 marzo 1998Regole e modalità per la presentazionedelle richieste di concessione dei contributi intesi a favorire la diffusione dellacu1huoa scientifica(GU del 6 maggio)
Decreto 30 marzo 1998Individuazione degli atenei sovraffollati e criteri per la separazione organicadegli stessi(GU del 13 maggio)
Decreto 30 marzo 1998Regolan1ento recante norme still'esamedi Stato per l'abilitazione all'eserciziodella professione di Assistente sociale(GU del 22 maggio)
Istituzione di facoltà e corsi di laurea
MILANO
Corso di laurea in Sociologia nell'ambito della facoltà di Scienze politiche(GU del 16 marzo)
PARMA
Corso di laurea in Sociologia nell'ambito della facoltà di Lettere e Filosofia(GU dellO aprile)
"FEDERICO II'' DI NAPOLI
Corso di laurea in Scienze dei materiali
Corso di laurea in Informatica(GU del 6 aprile)
Corso di laurea in Storia(GU del 7 aprile)
PAVIA
Corso di laurea in Psicologia nell'ambito della facoltà di Lettere e Filosofia(GU dellO aprile)
Riordinamento di facoltà e corsidi laurea
FACOLTÀ DI ECONOMIA
Verona (GU del 25 maggio)
FACOLTÀ DI FARMACIA
Pisa (GU del 5 marzo)
CORSO DJ LAUREA IN BlOTECNOLOGIE,
INDIRIZZO AGRARIE VEGETALI
Padova (GU del 3 aprile)
CORSO DI LAUREA IN FILOSOFlA
Milano (GU dellO aprile)
CORSO DI LAUREA IN GIURISPRUDENZA
Pisa (GU del 4 111arzo)CORSO DI LAUREA IN INFORMATICA
Bari (GU del 21111arzo)
CORSO DI LAUREA IN LETTERE
L'Aquila (GLI del 25 marzo)Udine (GU dellO aprile)Milano (GU del 9 aprile)L'Aquila (GLI del 22 aprile)
CORSO DI LAUREA IN LINGUE E
LETTERATURE STRANIERE
Milano (unificazione dei due cdI) (GUdel 3 Inarzo)Verona (GLI dell'8 aprile)
CORSO DI LAUREA IN MATEMATICA
Milano sede di Como (GU del 17 marzo)Bari (GU del 20 marzo)
CORSO DI LAUREA IN MEDJCINA E
CHIRURGIA
"La Sapienza" di Roma (GU del 6111arzo)
CORSO DI LAUREA IN PSICOLOGIA
"La Sapienza" di Roma (GU del 6111arzo)
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CORSO DI LAUREA IN SCIENZE
AMBIENTALIBari sede di Taranto (GU del 18 marzo)
CORSO DI LAUREA IN SCIENZE
DELL'EDUCAZIONE
Lecce (GLI del 28 marzo)Bari (GU del 28 11Iarzo)
CORSO DI LAUREA IN SCIENZE NATURALIMilano (GU del 17 111arzo)
CORSO DJ LAUREA IN SCIENZE POLmCHEPisa (GU del 9 marzo)
CORSO DI LAUREA IN SCIENZE E
TECNOLOGIE DELLE PRODUZIONI ANIMALI
Pisa (GU del 6 marzo)
CORSO DI LAUREA IN STORIA
Milano (GU dellO aprile)
Istituzione e riordinamento didiplomi universitari
ECONOMIA
Verona (GLI del 28 maggio)
FARMACIA
Pisa (GU del 3 111arzo)Pavia (GLI dellO aprile)
INGEGNERIAPisa (GLI del 2 marzo)MEDICINA E CHlRURGIA
Messina (GLI dellO marzo)Pisa (GU dell'11 marzo)L'Aquila (GU del 22 e 23 aprile)
OPERATORE DEL BENI CULTURALI
Bari sedi di Foggia e Taranto (GLI del 17marzo)Parma (GU del 30 111arzo)
SCIENZE MFNBari (GLI del 12 marzo)"Federico II'' di Napoli (GU del 4 aprile)Padova (GLI del 16 aprile)
Istituzione e riordinamento di scuoledi specializzazione
FARMACIA
Milano (GU del 17 marzo)
DALLA GAZZETTA UFFICIALE DELLE COMUNITÀ EUROPEE
LUISS GUIDO CARU DI ROMA
IULM - LIBERA UNIVERSITÀ DI LINGUE E (Sllppl. ord. n. 86 a GU de/2 maggio)
Messina (GU del Il marzo)Ferrara (GU del 23 maggio)
INGEGNERLA
Pisa (GU del 191'11aggio)
LETIERE E FILOSOFIA"Federico II'' di Napoli (GU del)
MEDICINA E CHIRURGIABari (GU dell'II e 12 marzo)
LEGGI E DECRETI
Milano (GU del 1o aprile)Cagliari (GU del 3 aprile)Palermo (GU del 7 aprile)Cattolica del Sacro Cuore di Milano(Sllppl. ord. n. 66 a GU dell'8 aprile)Messina (GU del 20 maggio)
Statuti
COMUNICAZIONE DJ MILANO(GU del 12 marzo)
ROMA "TOR VERGATA"
(Sllppl. ord. n. 60 a GU de/2 aprile)
LIBERA UNIVERSITÀ DI BOLZA1\1o(GU del 27 aprile)
(marzo.maggio 1998)
Seconda proposta modificata di decisione del Parlamento Eumpeo e del Consiglio relativa al quinto Programma quadro delleazioni comunitarie di ricerca, di sviluppo tecnologico e di dimostl-azione (1998-2002) (GUCE/C 106/0 I del 6/04/98)
Seconda proposta modificata di decisione del Consiglio relativaal quinto Pmgl-amma quadm di attività di ricerca e di insegnamento della Comunità Eumpea dell'energia atomica (19982002) (GUCE/C 106/02 del 6/04/98)
Decisione n. 1/98 del Consiglio di associazione tra le ComunitàEuropee e i 10m Stati membri, da una parte, e la Repubblica diPolonia, dall'altra, del 27 febbraio 1998, relativa all'adozione dellecondizioni e delle modalità di partecipazione della Polonia ai
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programmi comunital-i nei settol-i della formazione, della gioventù e dell'istruzione (GucE/L 74/33 del 13/03/98)
Decisione n. 576/98/CE del Parlamento Eumpeo e del Consigliodel 23 febbraio 1998, recante modifica della decisione n.819/95/CE che istituisce il pmgl-amma d'azione comunitariaSocl-ates (GucE/L 77/0 I del 14/03/98)
Invito a presentare proposte relative all'applicazione del capitolo III, azione 3, punto I (questioni d'interesse comune sulla politica dell'istruzione), del progr-amma d'azione comunitar-iaSocrates (GUCE/C 79/ IO del 14/03/98)
GUCE = Gazzetta Ufficiale delle Comunità Eumpee
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Comprellde:• opemziolli iII 1IIIIIIero il!imilt/lo. spese di lellilla Wlllo. assl'glli,
esImI/i collIO• /11 Ctllia BiIIlcumllt Cirms '\/a<'.<tl'O Il \7sa-!1eclroll, /a domiciliaziolle
IIlcllze• il seroizio di ba/lca ttJ{e(ollica BI)Voic:e/11 pilì /a llill'illllle Base slÌ IIIISI/m IlipermeI/e di !J<'/so/w/izzare ilCOllIo c il cosIo C011 servizi (lK~i/{/llitJi.
Comprende: o!lre ai seruizi ine/llsi uella t'ers/oue Base, (furbe:• la CarIasi• /'assiCllmziolle il!/ill1ll1li -iì/rln - IlIle/a gilldiziaria
i serllizi ,\fedico /lOsl0p.. Casa lIopl'OMem. "I/)ert lIopl'Oh/em,Semjce lIosl0jJ
• agl'w/aziolli SI// presI ilo /)('/so/III/e Pmlllo e i/ml//I/II Casmllia• oj)i'rte l'ia&~io a colldiziolli diii/l'ore/11 pilì /a mrillllle PII/s SI/ misI/m I!i permeI/e di persolla/izzare i/COI/Io e il costo COlf semizi rt&-Q,iuufilli.
Comprellde, o/tre ai se,vizi illcll/si ileI/a l'ersio/w P/I/S lII/che:• /a Cartasi Oro (i/I sostitl/ziolle del/a CarIasi hase)• i/ deposito lilo/i• il serllizio I!I'IVeh• i selvizi Alllo lIopl'Oh/em. ,Voleggio alllo e Viaggi 011 /ille/11 pilì /a l'lIriallle l'n/or SI/ miSI/m Iii permeI/e di pe/so/w/izzare ilCOllIo e il cosio COIl servizi aggifllllilJi.