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PREFAZIO\ E

' S'erigo (/rrc •utcr e la cc'11rreute «ppeudice 11) coriimi cero rinereseimento , loschi cuna obblk/irto(r p(n'lare anche (li are nei fatti nei finali presinon ultima parte ; e (lacchi non posso farlo,serbando continrr(0nente l'anonimo, ccn :(( a.ffe(-t(n'e rara modestia, la (/vale, per essere alloraeecessira, (lirerrebbe (rccni più rirolt(nrte e ri-dicola della stessa ora/oo,lioscr rmrifn .

Parigi, 1 .Y .ifr) .

11 . \lusI i4i o

(1) [Nota di Saverio afusotiuo) L' autore allude anche al Movimento.\'npnretano, altra appendice, ancora inedita, dell' Opera OrcsErrn M*zzinio 1 Rrvor.oetosAlti t I?AL1A(I .

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rCAPITOLO I .

Origine storica e carattere del popolo calabrese - Le insurrezioni diCalabria dal 17!t , al ists - Il C'm•hounris+no - La Setta dei FiplArolidella f iorgnc Ilnli, . .

I a Calabria i' divisa in tre provincie : settentrionale,ossia citra - centrale . ossia altra 2` - meridionale,ultra 1". 1 capoluoghi solfo ('osenza-Catanzaro-Reggio .Le due primo llanuo ciascuna quattro distretti, l'ultimatre : la popolazione complessiva ascende ad un milionee duecentomila arlinte .

Discendenti dagli abitanti originari dell' antica Ma-gna Grecia e dai Bruzi . gli attuali calabresi riunisconole tlualit :i elio distinguevano i loro antenati. 1' ingegnoacuto e svelto (lei priuli, la tenacitsi del proponimentoe le abitudini di una vita dura . che caratterizzavanoi secondi ( 1 i.

ili L' antica JG p n ~ .eci , oggi Calabria, non era colonia della Gre-cia propriamente detta, ma é questa che venne colonizzata da quella .La prova n' i•, come accennai altrove, che la prima ebbe celebri filosofie legislatori, grandi città e potenti Stati assai avanti della seconda, eda cui essa prese lumi, ammaestramenti ed esempi . Che se più tardii figli superarono i padri in fatto di belle arti e di gesta strepitose,questo più brillante sviluppo non deroga alla anteriorità dell' origine .Anche Cartagine, figlia di Tiro, offuseh la gloria della madre . come gliStati Uniti Americani hanno lasciato indietro la Gran Bretagna In ma-teria di navigazione . -1' ingegnose invenzioni, in audaci intraprese : ecome non tarderanno a superarla anche in tutto il resto .

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Benedetto iusolino

I1 loro dialetto ritiene ancora moltissime parole per-fettamente greche, e greche sono in molti luoghi b>cerimonie (lei loro funerali .

Questa analogia di origine ì, stata la cagione per citi .dopo 1' invasione dell' Epiro per opera de' musulmani .la Calabria è la contrada verso la quale a preferenzasi diressero le emigrazioni cristiane, e per cui essacontaadesso il maggior numero di colonie albanesi .

Cultori passionati delle lettere e delle scienze, i ca-labresi sono alla testa della civiltit nelle provincie me-ridionali italiane ; •non della civiltà delle maniere, chèanzi aspre e dure hanno queste tutta 1' apparenza diuna semi-selvatichezza ; ma della civiltà, che ha perbase il progresso del pensiero ed il movimento per lelibere istituzioni . La Calabria possiede I' accademiascientifica più antica di Europa, 1' :lceademiaTelesianadi Cosenza, anteriore anche a quella del Cimento (liFirenze. La Calabria è quella fra le provincie conti-nentali napoletane che, sotto la pressione del feudali-smo, ebbe e conservò il maggior numero (li città libere,ossia signore di sè stesse : Cosenza-Reggio-C otronePaola-Palmi-Tropea-Squillate-Taverna-Stilo -Amantea-Bova ecc . . . vere semi-repubbliche : giacchè, non ricono-scendo che il solo alto dominio della corona, coll'ubbiAire alle leggi fondamentali dello Stato, quanto al restopoi si governavano indipendentemente (la se stesse, edeleggevano in comizio popolare tutti i magistrati locali .cioè nota solo i municipali, eh' erano ad un tempo am-ministrativi e politici, ma ben anche i giudiziari .

Si è detto da taluni che, nella fine dello scorso se-colo e nei principii del corrente . i calabresi furono ipiù saldi ed accaniti partigiani della dinastia borbo-nica ; giacchè per essa non solo sotto la condotta delcardinale Ruffo rovesciarono la Repubblica Partenopea,ma per cinque anni sostennero una insurrezione san-guinosa contro la dominazione dei re napoleonidi (ia-seppe Bonaparte e Gioacchino Mlurat .

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La ]liro1+r .:inne del 1'49 nelle C'ulubrie

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Ragionare in tal modo è giudicare gli avvenimentidalle apparenze e dagli effetti. e non dallo spirito odalle vere cause che li provocarono .

Dopo l'invasione del generale Championnet nel 1799,istituita in Napoli la repubblica, fu questa acclamatae riconosciuta con grande favore e spontaneità in tuttele provincie continentali del regno : e le piccole co-lonne francesi, spedite allora a fare delle passeggiatemilitari nel paese, si spinsero sino agli estremi confini,accolte sulle prime dovunque con grandissimo giubilo;mentre il duca di Calabria. piil tardi re sotto il nomedi Francesco 1', avendo poco avanti percorso il regnoallo scopo di concitare i popoli contro gli invasori stra-nieri, e non avendo trovato specialmente in Calabriala menoma ombra di simpatia, passava il Faro ed an-elava a portare alla sua famiglia in Palermo le nuovedel fallito tentativo .Se si avesse avuto avversione pel nuovo ordine di

cose e devozione alla razza borbonica . nell' assolutamancanza in cui si era in quel tempo di strade , inispecie in Calabria, le deboli colonne militari sareb-bero state sterminate, al semplice apparire sulla fron-tiera (li Canipotenese : nè la repubblica si sarebbe istì-tuita, copie s' istituì, per acclamazione e senza alcunaforza governativa . Sventuratamente perì) la condottapersonale degli individui che componevano quelle pie-cole colonne f'u tale, che converti immediatamente in odioferoce le primitive disposizioni (li simpatia e (li affetto .1 soldati francesi, dovunque arrivavano . si facevano aballare nelle chiese, al suono (lei loro istrumenti mii-sicali, e, quel eli' è peggio, erano poco rispettosi versole donne che trovavano in quei luoghi sacri, e che nellaloro facile e stupida galanteria pretendevano vedereimattediatamente disposte a prender parte alle danze .

Questifatti ferivano profondamente l'amor proprio de-gli uomini (li qualunque condizione, i pregiudizi re-ligiosi ancora assai vivi nelle ultime classi della popola-

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lienedeffo .lTsolino

zione. e più di tutto rivoltavano bruscamente il senti-mento di gelosia tanto potente in un cuor calabrese, e cheanche adesso costituisce il movente dei due terzi degliomicidi elle si commettono in quelle contrade . Gli a-miei dell'abbattuto regime profittavano alloga, di similidisposizioni popolari, per insinuare nelle masse che larepubblica introdotta dai francesi era nemica . non solodellaa religione, ma più di tutto della famiglia, avendoper base la comunanze delle donne . Le loro insinua-zioni trovavano fede nelle infime classi . Una reazionequindi diveniva agevolissima . E perir per mezzo del-l'abate llinaldi . parroco di Scalea, fattasene propostaalla corte borbonica dimorante in Sicilia, fu accoltacon grande favore: ed il cardinale Ruffo, sbarcato consoli cinque nomini iun segretario e quattro domestici)a Scillaa feudo di sua famiglia, divenne duce dellagrande crociata. E fu tuta vera crociata, perchè pro-clamata ed eseguita per la difesa non del trono o delladinastia borbonica , ma solamente della Santafede.-E come il fanatismo religioso non era neppure suffi-

ciente a muovere tutti gli spiriti, si fece. appello allecupidigie più abiette, pt•onettendo saccheggio dovun-que s'incontrasse resistenza. Si videro allora scenderedai monti torme di uomini seminudi . armati per lapiù parte di picche . di falci e di scuri, che agglome-randosi intorno al cardinale, composero una vera ordadi :10 mila selvaggi . coli cui si mosse contro Napoli,incominciando dal portare la devastazione e l'estermi-nio dapprima nella stessa Calabria. e successivamentenelle altre pri vincie del regno: e finendo con lo spin-gere al patibolo duella lunga schiera d'illustri, fra cuigrandeggiane le ombre (lei Pagano-dei Cirillo-deiConforti-dei Serio-dei Caracciolo-dei C :u •afu-edella Eleonora Fonseca .Quante benefiche e gloriose reminiscenze sono -ol-

legate al nonne dei Borboni ! Fra quelle turbe non fuun solo ponto appartenente . noi dico a distinta, ma

Lei Riroleriorre del 1f IR stelle Coktlrie

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neppure a mediocre f:anniglia, o elle avesse ricevuto unaonesta educazione . Ioli stessi capi . elle coutandavanole carie bande . furono tutti uomini di mala vita . in-debitati, perseguitati dalla giustizia per delitti com-messi. e non ebbero altro grado elle quello Gli capita-no: mentre il fanuuo Nicola Clualtieri, conosciuto co-ntunentente sotto il nome di Panedigrano, comandantesupremo di tutto lo strano esercito . era maggiore. nèin tutto il corso della Lunga sna vita fu mai più pro .nt c )SSI I .

In tanto riniescolantento degli appetiti più bassi, lecl;issi elevate, non potendo resistere alla valanga dellenutsse sedotte e pervertite. s i attennero sempre fedelialla riforma : ed i giovani pili compromessi in numerodi oltre tremila, appartenenti alle principali famiglie,si trasferirono in Napoli, dove formarono quella cele-bre legione . Gli cui parla lo storico Botta . e elle più tardioffri lo spettacolo ili calabresi elle da leoni puguavanocontro calabresi . dando e ricevendo inesorabilmente lanun•t e. Trecento di questi martiri della liberto, sotto lacondotta di Antonio Toscano da Cosenza . presidiavanoil torte Vigliena. . presso al ponte della Maddalena ; equando . ridotto ad un mucchio di rovine , veniva essoinvaso dalle orde del 1lttffo . Antonio Toscano, rotto co -m'era in più parti della persona, e non vedendosi rima-nere intorno che pochi coutpagni mutilati ed agonizzanti,si trascinò al deposito delle polveri . ed appiccatovi ilfuoco, si seppellì in un abisso con tutti gli assalitori .

Nel 1Stt0 ritornati i francesi. la insurrezione si rin-novi in Calabria per le stesse ragioni di Sanfedismo,provocata e sostenuta dalla Corte di Sicilia e dagli i n -illesi . e per mezzo (lei medesimi nomini . 1 quali. cotti-promessi gi;i per i fatti precedenti, non esitarono a ri-mettersi in campagna. anche per isfuggire alle penedaa cui erano minacciati . Se allora si fosse concessaun'amnistia, questa seconda insurrezione non si sareb-be verificata . \Ia si preferi il rigore, e le campagne si

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Benedetto Jhrsolino

videro in un istante infestate (la enormi masse d' in-sorti , a cui in quel tempo davasi il nome di briganti .che intercettavano interamente ogni comunicazione trale città, tenendo a loro disposizione i villaggi . Questavolta però l'insurrezione non poteva avere alcuna pro-spettiva (li trionfo, e per le poderose milizie di ordinanza mosse contro di essa, e più ancora pel concorsoche si aveva nelle classi scelte . Le quali, scosse dallaprima sorpresa in cui erano state colte dal cardinalRufl'o, ed ammaestrate dagli eccessi delle orde borbo-niche. s i fecero a parteggiare vigorosamente per hadominazione francese, conte quella che allora rappre-sentava il progresso colla riforma (lei vecchi abusi feu-dali - chiesastici - e governativi. Ciò nonpertanto laresistenza durò con pertinacia straordinaria . Gli attidi arditezza e di bravura delle bande erano degni dicausa migliore. 1 loro capi . fra cui i più celebri fu-1-ozio liti Ciro nte, un Bizzarro, un Grani Cane, un Pa-rafante, potrebbero essere presi ad eroi ili altrettantiromanzi .Il maresciallo Massena, primo spedito a combattere

il brigantaggio, falli nella impresa . Non più felici dilui furono altri generali che gli succedettero ; finalmentedopo cinque anni ili lotta, sostenuta pili dalle guardieciviche calabresi ispecie dalla guardia nazionale nlobi-lizzataanziché dalle milizie di ordinanza, la insurre-zione fil affatto soffocata . Nè so se il solo rigore adottatodal generale Manhes fosse stato efficace a spegnerla insi poco tempo, senza l'altra misura dell'amliistia pub-blicata a favore di quelli elle si presentassero, assogget-tandosi al servizio militare . lmperocchè essendo statageneralmente accettata tale condizione, le campagne ri-lnasero d'iul tratto parificate . E comunque la data fedefosse violata , essendo stati passati per le arali moltidegli insorti presentatisi , pure la massima parte ven-nero arruolati, e se ne formarono dei reggimenti, che

La Ilirnle . :ioiie del 18'Ib' nelle (_'alabrie

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nella spedizione di Russia diedero altissime prove dibravura .Le insurrezioni di Calabria dunque, apparentemente

dinastiche. non furono sostenute per amore del tronoo dei Borboni, nla solamente per fatatisnlo religioso eper cupidigia di bottino, concitati ed alimentati nelleultime classi del popolo. Ed i' questo tanto vero, clicin quel niedesiulo tempo, essendosi la stessa classe e-letta ben presto disingannata sulle speranze concepitedql nuovo governo straniero , sorgeva in Calabria il('a,bonarisnro, setta intesa ad abbattere la dominazio-ne francese, non in benefizio (lei Borboni, ma per più

* alte vedute nazionali e liberali . Coni' è a tutti noto .questa setta, propagatasi rapidamente nel regno ed intutta la penisola . provocò nel IS'?il e 1821 dite gravirivolgiiuenti nelle due estreluitit d' Italia - Napoli ePiemonte:-e furono (lue calabresi quelli cli'ebbero laparte principale nel moto di Napoli ; cioè il generaleGuglielmo Pepe da Squillace, che lo concertò nell' e-sercito , e che poi prese il coniando delle forze le qualiobbligarono il re Ferdinando I . a dare la Costituzione :ed il colonnello Michele Morelli da. Monteleone , chepriuto inalzò lo stendardo della rivolta in Moutefor-te ,i 1.

~l) La ( ,r1,onv,•i., t'n fondata nel 1SoS da FR.%XCESCO FEDEQICI, co-nosciuto altrimenti sotto il nome di (9ipobi.,nco, nativo di Altilia, terradella provincia di Cosenza, ed uomo di tempra veramente antica perqualità di mente e di cuore . Comunque questa setta prendesse appa-rentemente dapprima 1' aspetto di voler riunire 1' Italia in una grandemonarchia costituzionale, pure nel fondo il suo scopo finale era la re-pubblica .

Le pratiche del Federici erano tanto aperte, che il governo nonle ignorava Non pertanto non osando arrestarlo per timore di unain nrrezione popolare, a causa della grande venerazione in cui era datutti tenuto, ricorse agli agguati per impossessarsi della di lui persona .Il generale Iannelli, che comandava in Cosenza, lo invita ad un ban-chetto . Federici in buona fede accetta . Ala nell' uscire da questo è ar-restato, ed immediatamente fucilato, senza alcuna forma di processogiudiziario . Questo colpo di fulmine produsse sulle prime un grande

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Benedetto JI,(solino

Da quell'epoca gli sforzi armati in senso italianopiù o meno aperto sono stati incessanti, malgrado ellela fortuna sia stata sempre avversa all'audacia .

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Ben quattro volte se n'è presa l'iniziativa nel breveperiodo di undici anni : cioè nel 1837 e 1844 in Co-senza, per operati (lei 1liijliuoli della Giovane Italia ;nel 1837 in Salito Stefano . terra della provincia diReggio . per tentativo di I)olnenico Borneo ; nel 1848,per essersi stabilito dapprima un comitato rivoluzio-nario, e poco dopo un rov(erno provvisorio, apparente-mente intese a proteggere la costituzione violata il 15Maggio. ala segretamente aspirante all'unità naziona-e 1 l . Così i germi (li riforma, politica ed umanitaria,

sgomento . I discepoli però ripresero ben presto coraggio per calcare fe-delmente le orino del loro maestro. I loro arditi sforzi furono secon-dati da tali successi, che dopo dodici ::uni furono in grado di provocarei rivolgimenti di cui i' Stata parola di sopra .(L I Figlie lf ,1e11a Giocane Italia • ai quali qc,i si accenna, non hanno

nicnt3 di comune e , gli affiliati alla ( ;me,ue lati', di Mizztsr . La diffe-renza del nume basterebbe per si sola a provare che trattasi di altracosa . Ma, a scanso di equivoci, giova esporre in breve alcuni chiari-menti, elle toglieranno di mezzo qualunque dubbiezza .

La setta dei Fipliaoli della Gincane, Italia fu fondata in Calabria nel1432 da nesLDETTO Mcs .a .Iso del Pizzo, il quale ne scrisse il Catechismo .

L' idea di fondare la Sette, della Girane Italia .1lvridionale nurse in13. Musolino (topo i casi infelici di Romagna del 1931 . Un tentativoparziale, fatto da pochi anlaci e generosi, non poteva produrre chedelle vittime inutili . In simili imprese il trionfo n in può ottenersi checol concorso di tntti gli elementi vivi di una intera nazione . Quindila necessitar di raccoglierli mediante una società segreta organizzatamilitarmente : la quale non sarebbe scesa nel campo dell'azione chequando il numero degli affiliati avesse presentato la probabilità dellavittoria, con uno scoppio serio e simultaneo in tutte le provincie .Scop) dell'Istituzione era l'uniti, italiana sotto la forma repubbli-

cane : la repubblica definiti nel cui vero spirito : l'Italia presa nellasua vera espressione geografica ed etnografica - continente ed isole -divisa in ventiquattro grandi provincie - capitale Roma : l'organizza-zione politica regolata in modo da assicerare a ciascuna provinciaune assoluta indipendenza amministrativa-finanziaria-giudiziaria-e(1n-cativa ; senza per altro ledere la più stretta unità legislativa-militare-oominerciale-internazionale : il governo centrale competente solo negliinteressi generali del paese, col semplice diritto di direzione - vigi-lanza - e sindacato o controllo sul resto : la gestione locale, compresa

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La Rirolnzione del lA-t,9 nelle ('alnbl ie 15

gittati da (_'ampauella nel sito libro Ile Relnddiril •'o-li.,, hanno avvito sempre in questa terra classica cul-tori infaticabili cd audaci .

la nomina dei funzionari pubblici di qualunque specie, di esclusivapertinenza delle provincie e municipi, rispettivi : mezzo di elezione odi nomina - suffragio universale e maggioranza relativa di voti . negliufiicii ordinarii - ; concorso, negli speciali o tecnici - ; quelli annualie gratuiti, salvo alcune eccezioni - , questi vitalizii ; e sempre retri-buiti .

La setta comprendeva due gradi :1. Figliuoli della Giovane Italia-diretti alla unificazione repub-

blicana2. Potei della .llission; Supreuta - T. D. M . S .) intesi allo svolgi-

mento finale del problema umanitario .Qnesta seconda parte, comunque accennata assai vagamente nel ('a-

lechlsmo, anzi indicata appena colle suddette lettere iniziali, non vennemal pubblicata per non suscitare ostacoli fatali al primo passo politico ;non essendo ancora la pubblica opinione preparata alle grandi gnistionidi riforma sociale .

I Figliuoli della Giocane Italia erano costituiti militarmente. In ogniprovincia una divisione : in ogni distretto un battaglione : in ogni mu-nicipio una compagnia ; ciascuna di tali giurisdizioni retta (la un con-siglio di tre : fra i semplici individui proscritte le riunioni di più didite persone ; proscritte le discussioni ; il solo (s,techismo base della fedepolitica e nezicnale, come regola della condotta settaria di ognuno :nessun individuo poter essere ammesso nell' associazione, se non dopodi avere tassativamente accettato senza restrizione o riaerba i singoliarticoli del Catechismo: perciò dover tutti sapere almeno leggere e scri-vere : i soci distinti alcuni in propagatori, altri in militanti : obbligopoi secondi di provvedersi delle armi prescritte e studiare l'arte militare ;per tutti convertire proseliti, ed ubbidire ciecamente ad ogni comandoo comunicazione del superiore o convertitore : le conversioni eseguirsitesta per testa, senza mai confidare ad uno la partecipazione di un al-tro : i soci comunicare col capo del rispettivo municipio, per \ .^ d'Or-dine : I vari capi tra loro, per mezzo di corrieri settarii speciali : mezzodi comunicazione, scrittura per cifre numeriche, variabili secondo lecircostanze, e però convenute tra il capo supremo della setta ed i sin-goli delegati delle provincie .

Capo supremo della setta era un Dittatore, il quale e-naervava unpotere assoluto, non solo durante il periodo della cospirazione e dellainsurrezione, ma anche dopo la emancipazione e riunione delle provin-cie italiane. Egli doveva essere il condottiero ed il legislatore del nuovoStato.

Dalla classe dei Figlinoli della Giovane Italia uscivano , all'epocadella insurrezione, gli uffiziali e comandanti delle forze rivoluzionarie .

I Padri della missione Suprema poi erano uomini provetti e di scienza,intesi a studiare, ed a suo tempo attuare le leggi e riforme che dove-

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Renetletto Musolino

Era questa 1a forte e generosa provincia nella qualetrovavnnsi tutti gli elementi per rialzare la -libertàprostrata in Napoli. e, finitala una volta col Borbone,

vano essere la sorgente e il palladio della libertà , della prosperità edella grandezza della nazione, incominciando dalla riforma sociale .

In tal mod ( il Catechian(o era nn codice settario e politico, cioè in-teso non solo a riunire le forze materiali operative della insurrezione,me ben anche a preparare e conciliare gli spiriti alla rivoluzione, ossiaal compimento delle grandi riforme (la attuarci successivamente senzadivergenza di opinioni, senza collisione di partiti interni .

Come ognun comprende, esiste una grande differenza tra la GiovaneItalia di Mezz;z( e i Figliaoli dilla Giovane Italia . Certo comune era loscopo unitario repubblicano, comune la istituzione militare ; ma assaidiverso 1' insieme dello sviluppo . MAZSI'U non ha pubblicato mai nulladi categorico, non dirò già sulle grandi questioni sociali, ma neppuresulla organizzazione pratica di una vera repubblica sotto il puntodi vista educatico - economico - politico - amministrativo . Diversa1' organizzazione militare : nella setta Mazziniana gli affiliati es-sendo divisi in decurie, in centurie, ecc . . . potendo tutti conoscersi,convenire e discutere, avendo tutti I' obbligo di combattere ; ciò cheescludeva la partecipazione degli nomini di una certa età e di certeattitudini che, comunque inabili alle armi, possono essere però centovolte più utili alla propaganda per influenza morale ; nell' altra invecela conoscenza o convegno limitandosi sempre a due persone fra i sem-plici individui, a tre fra i capi, ed essendo essenzialmente distinti gliufiìail di militante e di propagatore. Diverso il metodo di propagazione :la prima eseguendola per mezzo (li un giornale che, stampato in Mar-siglia, non arrivava elio con grandi stenti in pochi punti d' Italia : laseconda per mezzo di un proselitismo segreto, testa per testa, il quale,non avvertito, può col tempo penetrare dovunque . Infine la differenzaera marcata anche nei seguenti articoli : 1 . Obbligo di diffidare degliet ranieri, qualunque essi fossero, sino a che non si ottenesse la completaiunione ed indipendenza d'Italia : e di non contare elio esclusivamentesulle proprie forze, onde conseguire tanto scopo --2. Indole delle con-tribuzioni settarie o prestazioni pecuniarie. Erano esse affatto volon-tarie, libere, facoltative poi semplici soci, che ricevevano gratuitamentecatechismi e diplomi, e che ritiravano quietanza dei doni che potesserofare spontaneamente ; erano obbligatorie solamente poi capi delle giu-risdizioni . Sicché, a misura che il grado era più elevato, maggiori e-rano i sacriflzii di chi 1' occupava. E ciò fa sempre scrupolosamenteosservato, mentre in sette anni di propaganda la corrispondenza spe-ciale delle provincie fa a carico (lei rispettivi capi ; la generale, non-ché la stampa dei diplomi, catechismi ecc. ., a carico dei fondatoredella Setta .

Questa setta progredì sulle prime tranquillamente, propagandosi 'con maggiore o minore successo nelle varie provincie di Napoli, ed inqualcuna di Sicilia . L' impazienza degli associati, specialmente in Co-

La Rirolll .:iolle del .1848 nelle ('alabrie

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provvedere appresso al resto l' Italia . Ma sventuiata-mente . se in altre contrade della penisola la rovinadella rivoluzione fu pl ìvocata in gran parte dalla nla-

senza, provocò nel l'3 nn tentativo d'insurrezione senza autorizza-zione superiore L' esito fa infelice e sanguinoso ; ma i rigori spiegatidal governo borbonico in quella occasione, come sempre, non fecero cheaccrescere V ardore (lei settarii . Musolino riceveva con tanta insistenzale sollecitazioni dei capi delle varie provincie per un movimento ge-nerale, che si era determinato ad operarlo nel 151f( .

Prima però voleva prevenirne le contrade centrali e settentrionalidella penisola, onde a tempo conveniente vi concorressero anch'esse .Con tale divisamento, in marzo dello stesso anno, spedì Giovanni Vin-centi da Verona, afflnchè, facendo i' giro d' Italia, si abboccasse nelleprincipali città cogli uomini politici più influenti, disposti ad entrare nelconcerto . E dovere qui tacere il programma del movimento . Non essendol'Italia la terra dei morti, é d'uopo che i suoi nemici ignorino quei pro-getti eh' essa potrà gnandochessia mettere in esecuzione . Dirò solo cheVincenti compi felicemente la sua missione, e passò poscia in Francia,per trattare di un acquisto dl armi . Però imbarcatosi a Marsiglia perritornare in Italia, fai arrestato appena messo il piede in Livorno . L'au-torità locale, istruita da un giuda delle pratiche fatte, lo aspettava . Gliai rinvennero negli effetti pochi diplomi settarie colle intestazioni inbianco, avanzo di quei catechismi -- diplomi - e programmi che avevaricevuto in Napoli, e che aveva diffaso nelle vaie città percorse . Interro-gato dalla polizia toscana sulla provenienza di quelle carte, si mostrò sor-preso come si trovassero nelle sue valige : e dichiarò aver dovuto ap-pertenere ad un francese a nome Fran(:ois, in compagnia del quale a-veva fatto il viaggio da Lione a Marsiglia, ed essere state raccolte dalui inavvertentemente nella precipitazione con cui parti da Marsiglia,credendole carte proprie . Ma poiché quei diplomi, firmati in cifra, por-tavano la data di Napoli, furono rimessi in fac sin(ile al governo bor-bonico, per le convenienti indagini .

Or mentre Vincenti eseguiva il ano giro, in maggio 1919 - in conse-Ruenza del tradimento di Nicola Barbuto, parroco di Simeri, e di D . S .gentiluomo di Bagnara, entrambi corrieri settari - Benedetto Musolinoveniva arrestato anela' egli in Napoli, unitamente ad altri suoi delegatinelle provincie . Erano questi : Luigi Settembrini di Napoli, allora dimo-rante in Catanzaro, Raffaele Anastasio in Cosenza, Saverio Bianchiin Catanzaro, Nicola Ricciardelli in Aquila, tutti capi delle rispettiveprovincie e conosciuti di persona dai suddetti delatori, a causa del loroufflsio . Questi ultimi, senta avere alcun rapporto tra loro, per una stranacoincidenza, si determinavano a tradire ; e però quasi simultaneamentefacevano alla polizia identiche rivelazioni, presentando in appoggio diesse una gran quantità di catechismi e di diplomi, anche in cifra edin bianco, che Musolino inviava a quei capi di provincia .

Un tal fatto non arrecò danno che a soli sette individui, di cui trefurono indicati dai traditori, gli altri vennero arrestati per indizii e

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Benedetto Jlttso1ino

la fede, dalle ambizioni, e dalle sordide cupidigie (leirivoluzionari ; in Calabria la insurrezione, pura di tuttii suddetti vizi nei capi principali , cadde nonpertant.opiù inonorata forse di qualunque altra, per un difettonon meno deplorabile e fatale, per la scarsa attitudinecioè del governo provvisorio .

sospetti . L'organizzazione della Società era tale, che un delatore nonpoteva compromettere che una sola, al più due persone : salvo che Ildenunziante fosse un capo, perché naturalmente allora questi potevarivelare e compromettere tutti gli individui soggetti alla sua giurisdi-zione, non mai però quelli sottoposti alle altre . Ma, vivadio, I capi e-rano tali uomini da affrontare cento volte Il patibolo, anziché discen-dere a tanta Infame codardia . I documenti presentati dal traditori sitrovavano affatto simili a quelli sequestrati in Toscana . Si compilavaquindi un processo, che durò tre anni e mezzo, per aspettare 1' esitodelle Istruzioni Iniziate nelle varie provincie del regno ed in Toscana,come in Roma e Venezia, città a cui accennavano altri documenti esi-biti dai delatori sopra nominati . Tale processo , composto di tredicigrandi volumi, si conserva adesso nell' Archivio della Polizia di Napoli .

Ad onta però dell' apparato imponente eh' esso presentava . I pre-venuti, negativi sempre ed in tutto, furono mesci in libertà per insuf-jlcienra di prove ; o, per meglio dire, per 1'inestrigabile laberinto dicontraddizioni che presentavano le varie istruzioni compilate ! Ma,sottoposti essi alla più severa vigilanza di Polizia, da allora in poi lasetta perdé ogni unità di azione . Musolino fu relegato al Pizzo, coll'ob-bligo di non poter uscire dall' abitato : I membri della ConMrssloxE Su-PREMA osi azx i DI Sraro destituiti tutti, per avere assoluto gli im-putati .

Però i semi già @parsi fruttarono grandemente , non solo perchédebbeci a tale setta il progresso fatto in questi ultimi tempi dallo spi-rito repubblicano unitario nelle provincie continentali del regno di Na-poli ; ma perché I suoi affiliati non cessarono mai dall' operare ancheisolatamente , e, come ho detto, provocato da essi fa Il tentativo del18.44 .

La setta fece gran bene nell' Italia Meridionale, perché vi volga-rizzò quella idea e quel nome che prima erano ignoti .

I FigliuolUdella Giovane Italia non furono mai in relazione Con Mdz-zrzr ; il quale anzi sino al 1848 non solo non ebbe corrispondenti , odalmeno partigiani veramente operativi ed efficaci, nelle provincie me-ridionali della penisola : ma non era conosciuto che di solo nome, perquello che i giornali riferivano sulle pratiche della sua agitazione .

Il 1849 in Cosenza - Il Comitato presieduto dall'Intendente Cosen-tino - Il Governo Provvisorio - Politica seguita ds Ricciardi - Spe-dizione dei generali borbonici Nurraante e Busacca in Calabria - Ilgenerale l'almo nella provincia di Reggio .

Le nuove dell'eccidio del 1 :1 Maggio comunicate alleprovincie per mezzo del telegrafo produssero tale com-mozione in tutto il regno, che le popolazioni dei piùpiccoli villaggi si mostrarono pronto a muovere armatesulla capitale. Se in quella occasione si fosse. trovatoun glomo 11i niente e di cuore ala mettersi a rapo di unasola città . sarebbe arrivato a Napoli coli tale massa digente , da non lasciare -il Borbone il vantaggio del-l'ottenuta vittoria e la soddisfazione di essere l'ultimoa. ridere .

Ma quello slancio fu frenato dai moderati, ed in Sa-lerno specialmente per opera (le] noto avvocato (hio .rossa, che si era trasferito in quel capoluogo la seradello stesso giorno 15 (l) .

Solo in( -!osenza, capitale della Calabria ('itra, il po

polo costrinse I'autoritit a riunire un comitato rivolu-

ll) Fu il deputato Gostabile Carducci, colonnello della guardia na-zionale della provincia di Salerno, e non il Comitato di salute Pubblica,come si disse da alcuni, quello che fece spiccare I'avviao telegrafleo inquesti termini : s La Guardia ara:tonale del Potino accorra alba Capitale;Il PartrmenM a in pericolo ,, .

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Benedetto Jlt(so1ilto

la fede, dalle ambizioni, e dalle sordide cupidigie (leirivoluzionari : in Calabria la insurrezione, pura di tuttii suddetti vizi nei capi principali , cadde nonpertantopiù inonorata forse di qualunque altra, per nn difettonon meno deplorabile e fatale, per la scarsa attitudinecioè del governo provvisorio .

sospetti . L'organizzazione della Società era tale, che un delatore nonpoteva compromettere che una sola, al più due persone : calvo che ildenunziante fosse un capo, perché naturalmente allora questi potevarivelare e compromettere tutti gli individui soggetti alla sua giurisdi-zione, non mai però quelli sottoposti alle altre . Ma . vivadio, i capi e-rano tali uomini da affrontare cento volte il patibolo, anziché discen-dere a tanta infame codardia . I documenti presentati dai traditori sitrovavano affatto simili a quelli sequestrati in Toscana . Si compilavaquindi un processo, che durò tre anni e mezzo , per aspettare 1' esitodelle Istruzioni Iniziate nelle varie provincie del regno ed in Toscana,come in Roma e Venezia, città a cui accennavano altri documenti esi-biti dai delatori sopra norainati . Tale processo , composto di tredicigrandi volumi, si conserva adesso nati' Archivio della Polizia di Napoli .

Ad onta però dell' apparato Imponente eh' esso presentava. I pre-venuti, negativi sempre ed in tutto, furono messi in libertà per insuf-ficienza di prore ; o, per meglio dire, per I' inestrlgabile laberinto dicontraddizioni che presentavano le varie istruzioni compilate ! Ma,sottoposti essi alla più severa vigilanza di Polizia, da allora in poi lasetta perdè ogni unità di azione. Musolino fu relegato al Pizzo, coll'ob-bligo di non poter uscire dati' abitato : i membri della Co\lMlasNe\ESe-PREMA PEI REATI DI STATO destituiti tutti, per avere assoluto gli im-putati .

Però i semi già sparsi fruttarono grandemente , non solo perchèdebbesi a tale setta il progresso fatto in questi ultimi tempi dallo spi-rito repubblicano unitario nelle provincie continentali del regno di Na-poli ; ma perché i suoi affiliati non cessarono mai dati' operare ancheisolatamente , e, come ho detto, provocato da essi fu il tentativo del11344 .

La setta fece gran bene nell' Italia Meridionale, perché vi volga-rizzò quella idea e quel nome che prima erano ignoti .

I Finlinolèdella Giovane Italia non furono mai in relazione con MA%-

Zizi ; Il quale anzi sino al 1818 non solo non ebbe corrispondenti , odalmeno partigiani veramente operativi ed efficaci, nelle provincie me-ridionali della penisola : ma non era conosciuto che di solo nome, perquello che i giornali riferivano sulle pratiche della sua agitazione .

CAPITOLO ll .

II 1814 in Cosenza - Il Comitato presieduto dall' Intendente Cosen-tino - Il Governo Provvisorio - Politica seguita ala Riceiardt - Spe-dizione dei generali borbonici ~'eneaoate e Rnaarra in Calabria - Ilgenerale Pnlmn nella provincia di Reggio .

Le nuove dell'eccidio del 15 Maggio eomnuicate alleprovincia per mezzo del telegrafo produssero tale com-nlozimle in tutto il regno . che le popolazioni (lei piùpiccali villaggi si mostrarono pronte a muovere armatesulla capitale. Se in quella occasione si fosse trovatoil?) glomo di urente e di cuore (la mettersi a capo di unasola città. sarebbe arrivato a Napoli coli tale . glassa (li;;ente . da non lasciare al Borbone il vantaggio del-l'ottenuta vittoria e la soddisfazione di essere l'ultimoa ridere .

Ma /duello slancio f'il frenato dai maderati, ed in Sa-lerno specialmente per opera del noto avvocato (4io .Avossa. che si era trasferito in quel capoluogo laa seradello stesso giorno 15 (1).

Solo in Cosenza, capitale della Calabria Citra, il popolo costrinse l'autorità a riunire nn comitato rivolu-

ti) Fu il deputato Costabile Carducci, colonnello della guardiana.zionale della provincia di Salerno, e non il Comitato di &date Pubblica,come si disse da alcuni, quello che fece spiccare l'avviso telegrafico inquesti termini : a La Guardia \iralon'le dei I'•gao accora ('epitale,Il P•n$,mentn è in pe,'iMlo ,, .

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Benedetto )Iuaóltino

ziouario, onde Provvedesse alla cosa pubblica .y tantoseriamente minacciai t .

Tominaso'Cosentino, che allora era Intendente dellaprovincia, non potendo resistere alla piena ché lo in-calzava, convocò un'assemblea popolare per la elezionedi un nuovo governo, inteso a difendere la costituzione. Ma, per renderne l'effetto illusorio, seppe spiegaretanta destrezza, e fu tanto abilmente secondato da varimagnati che godevano riputazione, .di liberali che riò-scl a far ;nominare un comitato composto di iiiolti, in-dividui, e questi d'idee affatto ripulsive tra lordA eo-munque tale comitato nei primi istanti della sua Isti-tuzione avesse adottato delle vigorose -risoluzioni diarmamento, pure queste rimasero ineseguite ; perché<dopo pochi giorni si disciolse . L'Intendente Cosentinoaveva dichiarato che il governo disapprovava' la tn' -cura presa in Cosenza, e che egli perciò si dimettevadall'uffizio di presidente. Il suo esempio fu seguito daipiù a lui devoti; ttè tra la minoranza erano tinnii che,esercitando un certo prestigio sull'opinione pubblica ; potesgero immediatamente sostituirlo e contínnare uu'o .pera tanto bene incominciata . Del resto è quasi semprequesta la condotta e la fine di tutti i corpi dirigentitroppo numerosi, composti oli elementi' e},erògenei ; e,quel ch'è peggio, presieduti da autorità -govetnative .

Prima però che il comitato si fosse disciolto, i bol-lettini stampati dei di lui primi atti arrivarono inNapoli al deputato Musolino . Il quale; avendoli imenediatamente comunicati a quei pochi colleghi eh' eranorimasti con lui in città, ed a quegli altri che i6 mas-sima parte eransi rifuggiti a bordo della squadra francese, incitò tutti a trasferirsi in Cosenza ; come luogo si-curo, e quivi aprire il parlamento ai sensi della pro .testa del 15 maggio.Una , tale condotta sarebbe stata, non dico di eoscien-

za e di onore, che di coscienza e di onore era per tutti,nia ben anche di semplice amor proprlo,'specinln+ente

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L .. ltivoltrzio,u del 1,848 nèlle Calabria

per quelli elio avevano sottoscritto la protesta guddelta,, .Intanto i più si scusarono con frivoli- pretesti ; toltipromisero, . e poi non adempirono ; e dei non calabrediduelli che convennero in Cosenza non furono che tre .cioè primo fra tutti Giuseppe Ricciardi di Napoli, de-putato per la provincia di Capitanata, e qualche gioì-no dopo Costabile Carducci e Ferdinando Petruecellì,rappresentanti del Principato Citre e della Basilicata .

Ho' detto che il nuovo governo, istituito sotto la pre-sidenza dell'intendente Cosentino , erasi spente dopopochi ~iorni di vita. L'agitazione pubblica però nonera per questo cessata. Ché anzi il pepolo, fremendocupamente, ed in uno stato permanente di tumulto, a-spettava cori impazienza veder le cose prendere un av-viamento definitivo. In quel frattempo sbarcavano aPaola, provenienti da Napoli, i deputati Mauro e Mn-solino. Correvano essi difilato a Cosenza, e quivi abboccatini enti Giovanni Mosciaro, influentissimo in tuttala provincia, e con altri loro amici politici, prendevanole misure cgpvenienti a rimettere in piedi il governorivoluzionario disciolto . Mlusolino . vedendo tatto con-correte ad un esito sicuro, lasciò Mauro e Mosciaro in

,Cosenza per compir l'opera, ed egli corse a Monteleoneper incitare quell' importantissimo distretto a fare ecoimmediato al movimento .

Così tutto era preparato nella capitale della Calabriasettentrionale, quando vi arrivava per la via di Malta-Messina e Villa Sangiovanni-l'altro deputato GiuseppeRicciardi.Questi non aveva in Calabria relazioni di sorta .$i era però conosciuto di nome, come' figlio di un ex-ministro di giustizia, rinomato in tutto il regno per sa-gacia di mente e liberalismo ; come nemico, della dina-stia borbonica sin dalla più giovane età ; come autoredi un'opera patriottica - Con forti all'Italia -= e più ditutto come quello che, essendo per lunghi anni rimastoesule in Francia, gli stessi suoi colleghi parlamentari,nella loro modestia, credevano più esperto di oggi attui

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O :, IIerrelIrHO al+c •.oli,rn

nell'arte pratica ciel rivolnzlunario. 5i pensi; quindi diValli tnicargli quanta crasi tlispo~to prima di provocarelo scoppio. Epperò . non appena Ricciardi discese alsuo albergo , si fecero a visitarlo per questo Mauro-llosciaro-Valentini P(1 ,1 ltri principali liberali . l{iccia.r-di approvò quanto gli si proponeva . cioè di trasferirsial palazzo dell'Intendenza • e tptivi istallatisi come go-verno, indirizzare al popolo nn analogo proclauta .

Detto, fatto . Tutti di conserva s'incamminano verso ilpalazzo del governo . Questo era chiuso, dacché TommasoCosentino. essendosi dimesso anche dall'ufficio d'inten-dente, l'aveva abbandonato enntpletanlente . )la avendoalcuni cittadini, preceduti di pochi istanti, chiesto alportinaio le chiavi, e questi avendole consegnate senzaOpposizione, le porte vennero spalancate ; siceli la co-mitiva dei deputati, non appena arrivò, si pose in pos-sesso come governo costituito . La numi, si sparse ini-nnrtliatamente per la città : e • come incominciava giiiad imbrunire, per opera dei più caldi giovani . incita-tori presso il popolo perchè concorresse a soacnere ilnuovo governo, e tran cui si distinsero segnatamenteLuigi )liceli-Nicola Lepiane-e Bruno Desimone•- lacittà fu in un istante brillantemente e spontaneamenteilluminata, in segno di universale adesione . I1 giornoseguente, 3 giugno. comparve nn proclama col duali's'invitava il popolo e la guardia nazionale aa prenderele armi, onde sostenere la . costituzione violata il Lamaggio. Esso era firmato da quattro deputati . cioè Baff:aele V.alentini-Uinseppe Ricciardi-Domenico )lauro .presenti in Cosenza . ed Eugenia De Riso , dimorantein Catanzaro ; il quale aveva autorizzato Ricciardi, nelpassaggio fatto da quesCultinio per quella città, ad as-sociare anche il proprio al di liti nome, in tutti gliatti in cui fosse necessario .

1 deputati si costituirono in l.orerlao I'rorrisorio, ilquale concentrava in sii i poteri esecutivi e legislativisino all'arrivo (lei rappresentanti delle altre provincia,

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La liir~~lrr,:iw~c del 1iic4i5 belle Calabrie

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elle si sperava volessero ni termini della protesta deiE1 maggio riunirsi in Cosenza . e fittivi riaprire il par-lamento. A tale oggetto nel citato proclama erasi fis-sato il giorno 15 giugno .

Il i/orerno hrorvisorio fa col sposto dapprima :la Raf-faele Valeutini--Uiusepite Ricci ;u •d i-Doulenieu )lauro .deputati al Parlamento : Francesco Federici . a.vvoca-lo !l' • liiovattlti )losciaro e titamiislao Lupinacci, dovi-,iosi proprietari . La presidenza fu concessa a 1 -alen-tini. Gli altri componc'ttti non avevano attribuzionispeciali e tassative . essendo gli affari di qualunqueramo indistintamente proposti da chiunque, e collettivanteute risoluti cd avviati .

Una tale composizione pervi non durò clic qualchegioisti)). Valentitii . essendosi fatto rimarcare per certeeccentricità insolite nel suo carattere , fu pregato didimettersi dalla presidenza . Al (-]te ., avendo egli assen-tito, fu destinato alla direzione amlutnistrativa dellaprovincia col titolo di commissario civile ; nel qualeufficio venne poco dolio sostituito da Gaspare Marsico .Nel medesimo tempo . essendosi visto necessario spedir1losciaro a prendere il comando delle forze concentratein Paola, in luogo di Pietro )lileti : il potere rimasenelle mani di 1{iceiardl-)lauro-Federici-Lupiuacci .cui venne aggiunto Miisolino • reduce in quell'istante dalouteleolte, dove la sua missione era fallita completa-mente . 'otite sarà spiegato in p rosieguo. l u quella oc-casione si pensò di dare al governo un'organizzazionepiù regolare, componendolo cioè di una presidenza edi quattro dicasteri o direzioni generali . E poiché Innominato ad unai,imità presidente I{icciardi , questiassegnò a Federici la giustizia. a Mauro l'interno, a Lupinacci la finanza, a Mlusolino gli affari di guerra . (leiquali Ricciardi ritenne la direzione . Musolino quindi

:'• FI6\SCESCO Fi:uemc : era figlio postumo del fondatore della 14n-

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13elledelto etsoliilo

fu semplice aggiunto al ramo di guerra ; quAità eliolo avrebbe eventualmente chiamato a sostituire in que-sta parte Ricciardi, in caso d'impedimbnto. Ma ciò nonessendoci mai verificato, la di liti responsabilità nellacondotta dell' insurrezione dev' essere giudicata dallaopinioni o partiti da lui sostenuti nei consigli ; mentrenel fatto non esercitò potere di sorta ; noti gli fù affi-(lato comando militare neppur subalterno ; non parte-cipò individualmente in modo alcuno al disbrigo ma-

teriale degli affari, salvo due missioni transitorie, dicui sarà fatta menzione 'i'.

Si nominarono ancora i Segretari del Governo, chefurono: Biagio Miraglia , Giulio Medaglia, già prigio-nieri e perseguitati sin dal 1844, Luigi Miceli, cospi-ratore noto per la sua audacia, e Domenico Campagna,figlio di antico liberale . Dopo qualche giorno Miragliafu mandato fuori con altri incarichi, Medaglia assunsealtri uffici, e furono essi sostituiti da Giuseppe Vetere,figlio del Direttore dei Dazi Diretti , e (la DomenieiGervasi, di famiglia patriottica . Luigi Miceli fu messoalla direzione dei Segretari, col titolo di Segretariodel Protocollo e col diritto del voto . Gli altri tre sta-vano nei rispettivi uffici .

I deputati nominati finora e gli altri cooperatoriprincipali al movimento (li Cosenza erano quasi tuttirepubblicani ed italiani unitari . Pur nondimeno il go-verno provvisorio non istimò prudente allontanarsi sul-le prime da un proclama costituzionale, per non alie=narsi il concorso delle altre provincie, le quali erano

(1) F d'uopo qui osservare, per esattezza storica, che Il governo ri-voluzionarlo stabilito In Coseosa non prese altro nome che quello difberttaio della Provincia di tbsenza. - Pur nondimeno io lo chiamo --Governo Provvisorio di Calabria -- per una ragione semplieiesima, oioAper distinguerlo dagli altri due comitati istituiti nelle provincie dl Ca-tinsaro e di Reggio, í quali, comunque in diritto Indipendenti, parein fatto riconobbero ed accettarono la supremazia dell'altro, siccome evedr8 oppi-esso ; perciò credo poter ben convenire a questo, il titolo digovernò, come a fnpremo corpo dirigente .

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La Ilienlrixione del 1R4"4-nelle C"Musone 25

influenzate dai rispettivi rappresentanti , nella massi-ma parte, colpe si è visto, tutt'altro che repubblicani .La repubblica unifaria italiana stava nel fondo delcalcolo, ed in Calabria si trovavano per questo tuttigli eleuieubi di azione e (li riuscita. Comunque la gran-de proprietit , affettando moderato liberalismo, abor-risse dalla demor.razia pura, pure le forze veramenteoperative non face'-anvi difetto, specialmente nellaeluse media . Poi progressi che negli anni precedentivi aveva fatti la setta. dei Figliccoli della Giocane I-talia . i di lei membri erano numerosi nei comitatidistrettuali e negli uffizi rivoluzionari ; come affiliati adessa erano quasi tutti i comandanti ed ufflziali dellaguardia nazionale. 1,1 governo provvisorio non si sarebbesmascherato, che quando gli fosse riuscito di abbattereil Borbore, e ridursi in mano tutte le forze e la dire-zione dello Stato. La niente vagheggiava grandi cose,ila manti, la capacitò, per eseguirle !

La scelta di Ricciardi alla presidenza del governo f'useguita dall'approvazione generale . non solo pei di litiantecedenti teoretici, ma perchè le sue teoriche eranoaccompagnate da una grande puritit di costumi, da unavita sempre intemerata, e (la un carattere indipenden-te, incapace di transazioni personali . Si aspettavanoquindi da lui grandissime cose ; anzi coloro, che ave-vano conoscenza dei suoi scritti, ricordavano con com-piacenzaa quella fantasia esposta sotto forma di sogno,colla quale inlniaginava che nel 1850 la repubblica sisarebbe stabilita in tutta Italia, e che il movimentosarebbe partito da Strongoli, piccola terra di Calabria .E ricordando tali cose, molti lo chiamavano profeta,perchè la sua visione aveva avuto principio di esecu-zione due anni prima ; e conchiudevano che, capo diun governo dittatoriale, da tutti acclamato, poteva egliallora tradurre in atto ciò che sino a quel tempo avevavagheggiato come idea .Ma nella pratica Ricciardi smentì ogni aspettativa ;

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lienrclello Jlecsoliha

impei•occhi • non solo apparve di una assoluta insuffi-cienza govcrmttiva . ma niauifestò ancora un difetto clici calabresi non conoscevano , una ostinazione invinci-bile nelle sue opinioni , provate inesatte ed erroneedall'esperienza del moncen?ci. In una delle opere daliti pubblicate. s i duole di non avcr avuto in Calabriale tinnii libere . a causa della costante opposizione fat-tagli dai suoi colleghi. lE vero . L'opposizione 11011 funel paese . _Non parlamenti : non giornali : noti partitio fazioni: il paese tutto gli fu unanime . concorde, de-voto al gocc•rno. La opposizione fu nel seno dello stesso governo, i di cui membri si trovarono in una per-ucanente ed assoluta contradizione col presidente . Ma .per essere giusti e leali . è d'uopo spiegare in che con-sisti questa opposizione . Forse che s' invidiavaa o contrastava a Ricciardi la presidenza?

1 suoi colleghi gliel'avevano conferita ad uianimiticgliel' avevano conferita con profonda fiducia, con veraabnegazione . iti una provincia alla quale quegli eraestraneo. ed in cui essi avevano da lunghi ami lavoratoe sofferto per la rivoluzione . Forse volevano restringerela di lui autorit :n?

Egli la esercitò sempre piena ed intera, e noie dirado anche al di lit dei giusti limiti , avendo piit dimea volta dato delle disposizioni mole proprio senzaconsultare i suoi colleghi . specialmente in fatto dicollazione cl' impieghi o gradi . atti nei quali più diogni altro poteva egli esser tratto in inganno dagliadulatori e dagli intriganti . colite anello che non co-nosceva il personale del paese.

Di qual natura fu dunque la coutradizioine od opposi-zione di cui si muove doglianza? Essa consisti • in questo :Ricciardi era rivoluzionario ideale ; i suoi colleghi inveceerano rivoluzionari di azione . Questi reclamavano liti

poderoso armamento, perchè comprendevano la quistionenon potersi decidere col Borbone altrimenti che collaforza, nè potersi in quella occasione avere altra speranza .

1.n Ilirolre, :ione ciel IN4-9 Nelle Caluirie

:

cln • nella Calabria : quegli fantasticava il trionfo dellacausa in cooperazioni lontane . problematiche, ideali .

Come tutti quelli che non hanno fede nelle popola-zioni, alla cui testa si trovano per opera dell'azzardo . eche racchiudono in seno il possente elettricismo motoredelle grandi cose . Uicciardi pensava elle la ri'ohizionedovesse cousuinarsi non per lotta armata, ma con sem-plici dimostrazioni d'istituzioni di governi prosvisorlinnocui nelle v :uri •à provincie del remo, a cui la Cala-bria non doveva servire elce di esempio . Con tale idea

r fissa . egli pose mano a pubblicare proclami enfatici ebollettini . talvolta esagerati e sempre inefficaci . cheicivinva iii ogni punto della Calabria e del regno : male grandi, le vere, le vitali misure di ogni nuovo or-dine di cose. una forte organizzazione governativa . epiù di tutto, un poderoso armamento , base prima diqualunque riforma in Italia, destarono grande avver-sione nell'animo di Ricciardi, come in quello di tantiAltri rivoluziomu'i italiani .

Fu que.,to l'unico pulito di divergenza ili cui il governoprovvisorio trovossi col presidente . 1 fatti successivi ino-ltrarono da qual lato era la sagacia di previsione . Epoi . quale fu per Ricciardi I' imbarazzo della opposi-zione' Inutili parole per parte dei suoi colleghhi . ma eglirimase sempre alla direzione suprema degli affari , efece quel clic volle . Si passavano intere giornate a di-scutere, onde rimuoverlo dalle sue idee, nia prevalserosempre i principi (la lui adottati - sepus'aftsmo gorer-nafiro ed iner, ie militere.

Il proclama dei :I giugno ebbe eco in tutte e tre leprovincie che compongono la Calabria, tua non dap-pertutto colla stessa forza. Il movimento fu completoin Cosenza, mezzano in Catanzaro, minimo in Reggio ;ossia nella prima insorsero tutti e quattro i distretti,nella seconda due ; nella terza un solo .

_Nelle due ultime provincie s'istituirono . per conse-guenza. anche due romihcfi riroln .:ioneri, i quali . seb-

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Il?

Jienedetto Masoliiro

bene in' fatto potessero riguardarsi come dipendentidal Governo provvisorio, pure in diritto erano affattoindipendenti, e per amministrazione e per economia ;e, quel che più importa, perchè regolavano da sè stessii movimenti militari locali .

Tale separazione, oltre ad essere una causa di debo-lezza e di paralisi in tutto, portava seco un male gra-vissimo, specialmente nella condotta della guerra ; men-tre, come accadde, non emendo le operazioni sottopostead un piano concorde ed unico, al menomo rovesciouna provincia scopriva le posizioni dell'altra . Similiinconvenienti furono previsti, e però, affine di rime-diarvi, prima idea dei membri del Governo provvisoriofu quella d' indurre Ricciardi ad operare la fusionecompleta delle tre provincie ; operazione che bastar àproporre, per essere immediatamente accettata ed ese-guita.Le Calabrie riguardavano Cosenza come il centro

della rivoluzione . Non volevano insorgere, ne insor-sero che dopo l'esempio dato da quel capoluogo. Sem -plici individui - capi militari - municipalitk, tuttitenevano gli occhi fissi in quella. Gli stessi Comitatidelle provincíe di Catanzaro e di Reggio erano tanta,deferenti e ligi al governo provvisorio, che non solos'indirizzavano ad esso più (li una volta pr#r consigli,istruzioni, soccorsi pecuniarii ed uomini capaci di dirigere le operazioni militari ; ma ne adottavano scru-polosamente tutti gli atti, ne trascrivevano alla letterae pubblicavano nelle rispettive giurisdizioni i proclami,,ne imitavano studiosamente l'andatura ; ed il solo attoche non adottarono nè imitarono fu quello di non co-stituirsi anch'essi con una presidenza e quattro dica -,, ,eteri : chiara prova che iulplicitamente annuivano a .riconoscere la direzione suprema del governo' di Co-senza. Ricciardi oppose sempre a questa ini*nra la piùostinata resistenza, dicendo che bisogna a lasciare ad'ogni provincia l'indipendenza .e la libertà della pro

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La Ifitolie ione del 1848 nelle Cahtbríe - 29

pria azione. Non si decise ad es'guirla in decreto, chenegli ultimi istanti di agonia . Da ciò nacque che, man-cando un centro d'iniziativa ed un sistema di azione,il movimento non si propagò in tutti i distretti ; le treprovincie non misero a profitto comune gli elementiche ciascuna di esse possedeva ; non si aiutarono nè si

sostennero a vicenda ; e lo scacco sofferto dall'una fuil segnale della caduta per tutte . I tre centri gover-nativi di Calabria presentano in miniatura il deplora-bile isolamento, a cui si attennero tutti i grandi centridi movimento italiano .

Quanto all'armamento poi, non era necessario ordi-nare nè reclutazione forzosa, nè mobilizzazione dellaguardia nazionale. I giovani di tutte le classi accorre-vano in folla volontariamente, belli ed armati (1). Inquesto l'entusiasmo fu sorprendente in Calabria . Se sifossero accettati, come avrebbe dovuto farsi sulle prime,tutti quelli che si offrivano, il solo distretto di Co-senza avrebbe dato oltre 12 mila combattenti . Intanto(lei primi che si presentarono spontaneamente furonoritenuti poco più di ottomila, in tutte e tre le pro-vincie : gli altri offertisi successivamente furono rifiu-tati e rimandati alle loro case, perché mancava il da-naro a pagarli (2) . Ora ottomila uomini male armati ,senza istruzione, senza artiglierie . non erano certosufficienti a combattere le forze borboniche ; le quali,comunque anch'esse allora ristrette, erano sempre mi-

t1) I volontari calabresi non erano armati di altro, che di facilida caccia senza baionetta, e di pugnali che portavano attaccati allacintola. Non altrimenti erano montate le guardie nazionali, in conie-gnenza dell'inerzia' serbata dai successivi ministeri cost ;tuzionili .

(2) I suddetti volontari erano divisi ed accampati come segue : 150)in Campotenese - 500 a spezzano, con altrettanti siciliani 900 aPaola - 3000 in Filedelfla - 500 in sant'Eufemia dl sinopoli : li Go-verno non conservava presso di s8 neppure un nomo di guardia o sgotta .Gli orditi erano ubbiditi ed eseguiti senia bisogno di forza, alla sem-plice comunicazione che se ne faceva alle munieipalitè . Taùto grandee generale era la pubblica adesione

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Ld Riréluzione .del 1848 nella calabrie

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surrezione radicale italiana . Ed era questo in ospita-zione come si è accennato; il voto di tutti i compo-nenti del governo ; fra cui specialmente Mauro e. Miti=solino; ricordando l'attitudine serbata dai deputati,inMonteoliveto il 15 maggio, avevano sin dal primo mo-mento dichiarato ch'essi non avevano alcuna fiducianelle altre provincie, paralizzate dai rispettivi rappre-sentanti, e che perciò era mestieri concentrare ognisperanza sulle popolazioni calabresi, dacché la fortunaoffriva l'opportunità di trovarvi le più larghe simpatie .Anche Luigi Miceli propugnava una politica ardita nelComitato, come unico mezzo di abbattere il Borbone :ma sventuratamente la maggioranza non li comprendeva!. D'altra parte a che giovavano le dimostrazioni digoverni provvisorii o comitati rivoluzionari inermi eslegati, quando non si aveva da opporre una resistenzaeffettiva al nemico che invadeva e manometteva? Quandoanche tutte le provincie si fossero pronunziate e costi-tuite nel modo che intendeva Ricciardi, la rivoluzionesarebbe egualmente fallita ; giacché la forza regia, per-correndo il regno ed attaccando e disperdendo in det-taglio ogni piccolo attruppamento, avrebbe restauratosuccessivamente dappertutto l'antico dispotismo.

Ora, strana contraddizione dello spirito umano! Men-tre Ricciardi conveniva nel principio e nello scopo didover abbattere la dinastia borbonica, per far divenireitaliana la insurrezione napoletana, non conveniva egual-mente sull'attuazione dei mezzi . E fu egli solo, che

contro l'unanime e perseverante opinione di tuttigli altri suoi colleghi - si ostinò pertinacemente arespingere le più ovvie misure, che ogni governo nuovomette in uso per provvedersi dei fondi necessari almantenimento del servizio pubblico (11, e specialmente

(1) Sulle prime tutti i nuovi fnnsioniri bivni ser4ivano grateltsmetite,-snireAetnpio datoo loro dai membri del governo e dei eemitati.-Lo steaio

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Ìenedetto MnsvU4to

Tizie di ordinanza; e però divenivano •podetose a frontedei meschini mezzi spiegati dal governo rivoluzionario .

Se in tutte le parti d'Italia il danaro si sciupò a largheinani, in Calabria si cadde unicamente perché vi dothinòla poetica idea di voler far la guerra senza danari, cioècon proclami e bullettini, e non con soldati .- Ed in Ca-labria un primo armamento sarebbucostatò meno chealtrove. Imperocchè, essendo i militi tutti muniti di fucili proprii con una certa quantità di munizioni, il go-verno non doveva pensare, almeno nei primi tempi; che'al mantenimento del personale e ad una maggior copiadi munizioni. Ora i volontari, essendo nella massimaparte agricoltori, comunque abbandonassero i lavori deicampi, in quella stagione assai lucrativi ed esenti dapericoli, pure si contentavano (li gole 25 grana al giorno ;cioè di tanto quanto era indispensabile al solo strettoalimento ; giacché la meta (li tali averi era da essi ri-lasciata per essere spedita alle rispettive famiglie po-verevere (11 .

Con modica spesa dunque iu Calabria avrebbe potutomettersi in piedi una imponente massa di armati . La qua-le, sebbene dapprima senza istrilziotne e munita di armipo„o adattei pure e pel numero, e per la meravigliosadisposizione del terreno, sarebbe stata più che efficacea spazzare il paese dalle poche truppe spedite dal Bor-bone. Sicché il governo provvisorio, messasi allora inmano la direzione di tutte e tre le ptovincie, avrebbepotuto trovarvi mezzi e tempo da organizzare un veroesercito regolare, con cui dopo pochi mesi tacite incampo aperto, non solo contro il re di Napoli, matrovando per avventura opposizione od' apatia in tiualche punto-costringere il resto del regno ad' una :in-

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(li Venticinque grana nepotetane corrispondode ed 1 ftidnb e ecentesimi. Nella stagione della mietitura I cempag titoli, in Cel*bria,ricevono per mercede giornaliera non inai meno di estlinl 8 (franchi2 e oenteslmi 88) oltre il zitto ed il vino, chi si . aoi>i8AxiisirMo loto adiscresioue .

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La Rirolurione del 1.948 nelle C'alabrie

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portato diminuzione anche delle poche risorse che re-stavano. I suoi colleghi lo contentarono in questo, per-chè speravano di indurlo poi a più larghe misure finannziarie. Gli atti proposti dunque furono : abolizioneciel gilfoco del lotto . climinrc .rione di un quarto del prezzodel sale. Del primo andava superbo, per aver tolto unapubblica immoralità .E pur bisogna considerare che, per un governo de-

bole, primo dovere i' quello di rendersi forte, onde leriforme morali abbiano durata ; mentre moralizzare,cadendo, è cosa ridicola. Quanto poi al sale, pensavaegli elle la diminuzione del prezzo era un gran passoper conciliarsi sempre più la pubblica simpatia, mentrequesta si godeva giri illimitata ; nè la misura messa inpratica dava lui nonno armato dippiii ; giacchè, comesi è (letto, i giovani poveri accorrevano da tutte leparti, e l:on ricevendo la tenue retribuzione, indispen-sabile al loro alimento giornaliero . ritornavano ai lavoridei campi .

Se fosse stato per Ricciardi, si sarebbero abolite an-che tutte le gabelle comunali, privandosi così le am-ministrazioni municipali dell'unico fondo che posseg-gono pel loro mantenimento . E perciò i n questo i suoicolleghi si opposero. I pubblici disgravii sono certa-mente cose ottime, anzi obbligatorie, onde sollevare leclassi bisognose . Ma in un governo nuovo e povero,che (leve crear tutto per esistere e per combattere unnemico potente, siffatti benefizi noti sono possibili nelprincipio di una insurrezione, specialmente quando ilvuolo prodotto dalla soppressione (li certi pesi non sivuote riempire colla imposizione di altri, necessarii almantenimento degli antichi e (lei nuovi bisogni .

Ogni insurrezione, invece, reclama sacrifizii . Il buonsenso del popolo fa giustizia, in tali casi, alle prime esi-genze pubbliche. Ed in Calabria questo buon senso esi-steva in grado eminente: tanto più che la rivoluzione vi siera fatta non per motivi economici, ma solo per ragioni

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l,enedetto lllcfsolino

di una forza armata , unica e vera base (li qualunquepolitica impresa .

Non chiusura temporanea di tutti gli stabilimenti dipubblica istruzione ed educazione, licei e collegi reali,come seminari diocesani : non sospensione dei lavoripubblici municipali . distrettuali, provinciali : non ri-chiamo dei fondi addetti agli imprevisti nei municipi,nei distretti . nelle provincie : non uso dei depositi giu-diziari, come di una parte delle dotazioni dei monti dipegni, degli istituti di beneficenza, ecc: non sospen-sione di tutto o di una parte di stipendio per i fun-zionari pubblici di un certo grado, salvo ad essernerivalsi appresso : non anticipazione di uno o due bi-mestri delle contribuzioni prediali, almeno per partedi una certa classe di contribuenti : non tasse straordi-narie sui ricchissimi Vescovi, coane sulle varie case ocorpi religiosi : non finalmente imprestiti forzosi suigrandi proprietari . mentre in Calabria si trovano i piùopulenti proprietari e capitalisti del Regna .Il grande argomento che Ricciardi presentava, per

giustific'ire le sue opposizioni a qualunque misura fi-nanziaria forzosa, eraa il principio che non voleva farviolenza alla proprietà ! Lo "stesso Ricciardi anzi ideòe propose degli atti. che in altri tempi avrebbero ini-

praticavasi nelle m ilizie, per parte degli ufficiali ed anche dei semplicisoldati appartenenti alle famiglie agiata . A canea dell'attuale stato dlcostituzione sociale e di educazione individuale, tanta abnegazione cit-tadina non poteva avere lunga durata in tutti . Il governo n'ebbe unaprova in un commissario di polizia, il quale - rimproverato di avertollerato elle un tale si fosse fatto a declamare pubblicamente in Co-senza, contro il nuovo ordine di cose - rispose che aveva temuto di ar-restarlo, per non attirare sopra e? stesso d legare ai propri #gliuolf teinimicizie e le cendefte di una .famiglia numerosa e discola. In altri termini,questo importava ch'egli non intendeva comprometterei per un governoche gli dava pericoli, senza ricompensa. Si comprese allora che biso-gnava stabilire un salario poi funzionari pubblici . Epperò fa pubblicataun'ordinanza in tale senso. Questo atto produsse un effetto meravi-glioso. Il governo si vide immediatamente avvicinare e corteggiare damolti individui, che fino allora si erano mostrati schivi .

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un potere spoliatore. Ricciardi sapeva tutte queste cose,subiva e faceva subire al governo tutte queste pubbli-che umiliazioni ; e fra tutti i rivoluzionari i, egli forsepiù di ogni altro, si ostinava a tenere in uffizio un talnonio, in contraddizione di tutti gli altri suoi colleghi .Le strettezze in cui il Governo Provvisorio si trovò,sin dalla sua istituzione, furono tali, elio per far fronteai primi e più imperiosi bisogni del servizio pubblico,fu obbligato di prendere in prestito tremila ducati dalVescovo di Cagano, Monsignor Bombini , rilasciandoallo stesso biglietto di ricevuta, non come governo, main nome particolare.

Nè si creda elio in Calabria s'incontrasse alcuna dif-ficoltà alle più larghe misure finanziarie . Bastava sola-melate volerle. Il popolo era per la rivoluzione , nè1' alto clero . né la grande proprietà avrebbero osatosottrarsi agli obblighi loro imposti dalle esigenze dellaposizione. Quanto all' alto clero, non v' dia paese dove1'Episcopata sia pieno influente di quello che è in Ca-labria, dove preti e monaci anzi furono tutti pel mo-vimento il . ; i primi, comandando varie bande di ar-

:1! Ben degno di essere ricordato fra i preti liberali che preseroparte attiva nel movimento del 1948 è GivezpPa Mrczr.r da Cosenza,fratello di Luigi .

Aveva egli indossato l'abito talare senza vocazione, e solo per ac-contentare la madre ed i parenti, che di lui avrebbero voluto fare unvescovo .

Dopo I fatti del 11 maggio 1949 si ordinò in Cosenza, dal Comitatopresieduto da Ricciardi, un solenne funerale per le vittime di quellagiornata. Giuseppe, per formale incarico ricevuto, dovea fare dal pul-pito il discorso funel,re . Il Duomo Cosentino era gremito di gente . Giu-seppe, in nome della religione, della morale, della giustizia e del pa-triottismo, proclamò la Guerra Santa contro il Borbone, eonehiudendocon la solenne dichiarazione che l'Italia non potesse giammai ottenerelibertà nè indipendenza, senza l'unità .

Venne pertanto sottoposto a processo ; si diede alla latitanza ; pro-sciolto poi per insufficienza di prove, resse per breve tempo il Semi-nario di Cariati, ma ne fu tosto rimosso, poiché quel vescovo uvea ri-cevuto dal Governo ordine espresso di licenziarlo! In seguito fu arbi-trariamente messo in carcere, per effetto del discorso funebre pronun-

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politiche e nazionali . E quand' anche non fosse esistito,era obbligo del Governo insinuarlo al paese, ed al bi-sogno esigere (la esso, anche colla forza, tutte le prostazioni pecuniarie reclamate dalla necessità della po-sizione .

Ma quello che non si crederà da alcuno . è la, in-dulgenza usata da Ricciardi verso il Ricevitore Ge-nerale della Provincia (li Cosenza . Si sa che per 1' or-ganismo finanziario, in vigore nel regno di Napoli, lecasse pubbliche non sono alai depositarie di solnnievistose. Tolti i fondi necessarii al pagamento dei ftui-ziona.rii e dei servigi locali, il resto ogni quindicigiorni si spedisce alla Tesoreria Generale di Napoli .

Ai 3 giugno le c-hsse pubbliche furono trovate inte-ramente vuote , nè si potea contare che sugli incassicorrenti . Ora questi, luigi Ball' essere secondo 1' ordi-5iario, eraifo minori per opera dei ricevitore generale :il quale, mentre era prodigo di adulzzioni con llie-ciardi, che tutto accettava colla più semplice buona fede .spaventava i percettori del distretto di Cosenza ed iricevitori degli altri distretti, col rifiutare loro regolariborderò di ricevuta, dicendo che in quei tempi di ri-voluzione non poteva accettare e garentire i versamenti,come al solito. Se si ebbe qualche modico incasso (circa20 mila ducati, a cui si ridusse tutto il danaro erariale,di cui dispose il Governo Provvisorio di Cosenza in 31-giorni di vita politica, e clie avrebbero dovuto essereversati in Napoli) fu poi patriottismo di quei percet-tori clie, nonostante le scoraggianti insinuazioni delRicevitore Generale, vollero assolutamente versare aloro rischio e pericolo ; noichè per le rimesse che fece .da Paola 1' operosissimo e bravo Giovanni Mosciaro . Econte se tutto questo fosse poco , lo stesso ricevitoregenerale non pagava somma di sorta, se non previoVerbale di Violazione di Cassa ; ciò che implicita-utente era non solo non riconoscere il Governo Prov-visorio, ma protestare di cedere alla forza brutale di

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Benedetto Illusolino

orati, ed i secondi portando gli stendardi di quasi tuttele compagnie nell'abito del rispettivo ordine. Smunge-re l'Episcopato era riguardato dal pubblico come operaEminentemente meritoria, giacchè i vescovi-nélla piùparte - non attendono ad altro, che ad impoverire lediocesi, per impinguare il nepotismo . Dicasi lo stessodella grande possidenza . La massima parte dei ricchiproprietarii, essendo pervenuti alla fortuna di cui go-dono, per mezzo di usurpazioni, di usure, di angherie(li ogni maniera contro gli infelici contadini, coma dialtre arti vergognose, sono oggetto della generale ese-crazione. Gravare la mano su di essi era conciliarsi1' approvazione di tutti . E bisognava farlo con tantamaggior severità inquantocchè molti di loro affettandodi essere liberali, e tutti essendo spettatori delle mise-rie dell'Erario, della impossibilità di mantenere anchei pochi armati raccolti, della moderazione e del disin-teresse del Governo: non solo non soccorsero, come a-vrebbero potuto e dovuto, l'insurrezione; ma, invitati afare dei prestiti, i quali si sarebbero rimborsaticon uninteresse legale, nella stessa Calabria, non appena lecose avessero preso un assetto più normale ; tutti si scu-savano, dicendo di non aver danari 1 La sordida avari-zia ed il miserabile egoismo, mostrati in quella occa-sione dai ricchi proprietarii calabresi, sarebbero peressi materia di eterna vergogna ( 1 '.

alato nel Duomo ; ma la sentenza assolutoria esisteva ed era inappel-labile, e dopo qualche tempo fu lasciato ritornare a Cosenza, dove laPolizia lo tenne sempre d'occhio .

Nel 1549 egli rifiutò la carica di Vescovo, che, a seguito di premu-rosa proposta fatta da sette Prelati, gli si stava per conferire, e co-stantemente ubbidì al suo fervente patriottismo .

(1p Per essere imparziale narratore, dirò su questo proposito chedevesi fare un'eccezione a favore del Barone B*nzscco di Cotrone, Ilquale mandò quattromila ducati al Comitato di Catansaro e duemilaal Governo di Cosenza, in proporzione delle proprietà che possedevanelle due provincie . A fronte della sua fortuna colossale, la offerta po-trebbe ; a prima vista, parere modesta ; ma certamente deve ritenersi

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La condotta tenuta da Ricciardi meriterebbe qualcheindulgenza, ove fosse stata l'effetto d'una illusione tran-sitoria ; ma egli la seguì perseverantemente, non solocontro i suggerimenti dei suoi colleghi. ma anchequando i più gravi fatti concorrevano a disingannaregli spiriti più semplici , ed a condannare qualunqueulteriore illusione .Dopo la dissoluzione del Parlamento, il Governo di

Napoli aveva riconvocato i collegi elettorali, ma sullebasi dell'antico censo, per una nuova elezione di de-putati. Fu questa una misura ipocrita, perchè dettataon dalla buona e sincera intenzion,ì di conservare la

Costituzione, ma dalla necessità di non provocare l'in-surrezione generale del regno, dopo i fatti del 15 mag-gio. I candidati, che erano tutti quelli del Parlamentodisciolto, avrebbero potuto profittare di una tale occa-sione, onde eccitare le varie provincie ad imitare l'esem-pio della Calabria. Ma invece essi si trasferivano nelleprovincie per raccomandare la calma e la moderazione,sollecitando in pari tempo, a proprio favore, la coli-ferma del mandato parlamentare .

Ben si sa che il popolo segue sempre la direzione de-gli uomini che, a torto, od a ragione, godono la suafiducia. Le provincie che già erano tutte pronte a mar-ciare sulla capitale, alla voce dei rispettivi deputati sicalmarono ; e confermarono il mandato a quelli stessiche avevano scelto la prima volta. Certo era questa lapiù solenne e la più bella protesta di disapprovazionee di condanna, che il popolo potesse fare contro le im-manità del Borbone. Ala un governo senza coscienza esenza pudore non voleva pel momento che ottenere lacalma e la tranquillità delle altre provincie, affinchè

generosa, dacchò tutti gli altri ricchi signori si attennero ad una api-torcerla rivoltante, e tanto più che dimorava egli in un distretto incui non si ebbe insurrezione, ed in cui il Comitato di Catanzaro noncurò di suscitarla.

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non facessero causa comune con la Calabria ; riserban-doci più tardi di trattare i nuovi, ossia i rieletti depu-tati, come furono trattati , e come meritavano di es-serlo .

In tal modo, dopo pochi giorni, tutti gli uomini po-sitivi in Calabria si convinsero essere follia sperare piùnella cooperazione delle altre provincie , e non dovercontare che sulle fole proprie forze . Sicchè, mentre tuttigli altri membri del Governo Provvisorio gridavano in-cessantemente danari, danari, onde assoldare quanti inCalabria erano atti a tenere un fucile ; il solo Ricciardi,trascurando il presente e fantasticando sull' avvenire,si nutri sempre dell'illusione contraria; e riteneva contanta infallibilità il concorso delle altre provincie, che,mentre la insurrezione perdeva ogni giorno terreno,egli ogni sera riposandosi su di un divano dalle fa-tiche della giornata, diceva a Luigi Miceli, uno dei Se-gretari del Governo : e Don Luigi; facciamo il calcolodel tempo in cui potremo essere in Sapoli !' s-- Rie-ciardi si cullò in tanta lusinghiera aspettativa niente-meno che sino alla ritirata di Ribotti , per ricadereallora in un'altra illusione non meno fatale .

Una vita senza macchia, una fede costantemente re-pubblicana, una abnegazione ed un disinteresse assairari nel nostro secolo, mettono senza dubbio Ricciardial coverto di qualunque sospetto . Ma-per quelli chedovessero giudicarlo soltanto dai fatti , senza cono •scerlo da vicino,- la inconcepibile pertinacia con cuiaccarezzò sempre le stesse chimere, e per cui si attennesempre allo stesso sistema d'inerzia, anche quando nonvi era da contare che sulle popolazioni calabresi , esopra misure disperate, potrebbe servire di argomentoa confonderlo con tanti altri colpevoli di mala fede.

Mi si dirà qui : ma se Ricciardi era l'unico ostacoloalle vigorose misure necessarie pel trionfo della insur-rezione, perchè i suoi colleghi non l'obbligarono adabbandonare il governo, od almeno la presidenza ; od,

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in ultimo, perché non diedero le loro dimissioni , la-sciando interamente a quello tutta la responsabilità deifatti ?

Certo la dimissione di un alto funzionario, sebbenenon salvi sempre una causa, in taluni casi può salvare lariputazione di colui che la dà . Ma tal caso non era quellodella Calabria. La insurrezione era stata preparata edoperata dai deputati . Le popolazioni avevano preso learmi al loro invito . Ritirarsi dal governo, ossia dalladirezione del movimento, era un coprii-si di eterna in-famia, perchè equivaleva a disertare, ad abbandonaree tradire quelle popolazioni elio si erano sollevate nellafiducia di avere alla testa quei capi . Dimettersi quindie lasciare a Ricciardi la responsabilità (lei fatti , eraperdere sempre egualmente la causa, senza salvare lapropria riputazione.Il grande errore fu quello di non indurlo a tempo

utile a rinunziare alla presidenza ; errore tanto piùbiasimevole, in quanto che Ricciardi stesso faceva vivepremure, sulle prime, perchè fosse lasciato partire perpropagare, come egli diceva , la insurrezione in tuttele alte provincie del Regno ; imperocchè credeva esserestato egli 1' autore del moto calabrese, e riteneva chela sua presenza avrebbe prodotto nelle altre città quelloche aveva visto accadere in Cosenza. Ragionando in talmodo, Ricciardi dimenticava ben presto che Reggio erastata la prima provincia nella quale egli era sbarcatoda Malta, e che, ad onta di tutti i suoi sforzi, non viaveva trovato un solo uomo disposto ad ascoltarlo : che,passato posteriormente in Catanzaro, vi aveva visto lastessa freddezza ; nè più felice sarebbe stato in Cosenza,dove Don solo non esercitava alcuna influenza sulla po-polazione, ma vi era appena conosciuto di nome da po-chi uomini eletti . Dai minuti particolari esposti di so-pra ognuno comprenderà che Ricciardi trovò tutto pre-parato in Cosenza, per opera di altri, e che se il mo-

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tutti gli altri luoghi fu l'ambizione e la divisione deipartiti, in Calabria fu una malintesa modestia, unadelle cause che contribuì anche alla caduta della in-surrezione. Certo è questa cosa che onora i membri (leigoverno provvisorio come uomini privati, ma non maicome uomini pubblici, responsabili dell'esito di un movi-mento da essi non solo capitanato, ma provocato . In certimomenti supremi l'ambizione, la santa ambizione, è (lo-vere specialmente per coloro, la cui vita è stata una pro-testa permanente contro la tirannide ed un monumentodi virtù cittadina ; ed il pubblico non può che applaudi-re a degli atti, come a delle intenzioni al coverto di qua-lunque sospetto, di qualunque attacco .

Il disinteresse e l'abnegazione dei capi rivoluzionaricalabresi furono riconosciuti dallo stesso governo bor-bonico, il quale, mentre prodigò loro i titoli di anar-ehisti e peggio, non osi neppur calunniare la loro am-nistrazione . E sebbene in Calabria ed in tutto il regnoè cosa notoria ch'essi volevano adottare delle misureveramente rivoluzionarie, tanto che fra loro alcuni e-rano tenuti anche per eccessivi : e sebbene si sappiada tutti l'aperta divergenza di opinioni che esistevatra il presidente e gli altri membri ; pure, pei lontanie per la posterità, che giudicano gli uomini dagli av-venimenti a cui essi presero parte ; essendo il loro nomeassociato al debole governo tenuto da Ricciardi ; nonsolo possono essere essi definiti imbecilli rivoluzionarii,ma dichiarati colpevoli dei mali in cui ricadde, il regno,come (lei beni che non ebbe e che avrebbe potuto a-vere l'Italia .La decisa avversione di Ricciardi a qualunque mi-

sura finanziaria violenta gli aveva acquistato l'affettoe la devozione di tutti i grandi proprietarii, che, por-tandolo al cielo fra le popolazioni, lo facevano da tuttiritenere come l'unico uomo atto a dirigere le cose edassicurare al paese le garentie politiche che si desi-deravano. Ciò gli aveva per conseguenza procacciato

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Benedetto usolino

vimento scoppiò al suo arrivo, ciò non fu effetto dellatua efficacia .

Ad ogni modo Ricciardi attribuiva questa virtù ma-gica alla sua presenza, dovunque si verificasse, epperòintendeva metterla a profitto nelle altre provincie . Non-pertanto i suoi colleghi disapprovarono la di lui idea,per due motivi : per affetto sincero verso di lui ; persentimento di abnegazione e di modestia propria . Sisapeva l'adesione prestata da tutte le provincie al go-verno di Napoli, od almeno la loro attitudine di aspet-tativa legale e pacifica, sperando dal Parlamento le ri-forme desiderate : si sapevano i pericoli còrsi dal de-putato Luigi Zuppetta e da altri, che avevano incitato,specialmente nelle Puglie (contrada nella quale Ricciar-di contava di operare grandissime cose) le popolazioniad imitare l'esempio della Calabria . Se Ricciardi avessefatto i medesimi tentativi, vi sarebbe rimasto vittima .

E poiché, a parte i suoi difetti di poca attitudine rivo-luzionaria, era egli amato grandemente da tutti i suoicolleghi, per la rara purità dei suoi principii, non si volleavventurarlo in un' impresa piena di rischi personali,senza alcuna speranza di utile per la causa . Ma quelloche più di tutto li indusse a non farlo allontanarefu l' idea di non dare al pubblico motivo di accusarlidi ambizione, potendosi supporre in loro l'intenzionedi surrogarlo nella presidenza: agendo in tal modo, silusingavano essi che, stretto alfine dalle imperiose ne-cessità delle circostanze, Ricciardi avesse assentite allaattuazione di quelle misure radicalmente rivoluzionarie,che i suoi colleghi riconoscevano indispensabili a sal-vare la rivoluzione .

E fu Mauro che, a preferenza di ogni altro, insistèe tenne fermo perché Ricciardi non partisse, Mauro adanno di cui specialmente numerosi emuli facevanocircolare nel pubblico la calunniosa voce, essere l'am-bizione il movente unico che lo spingeva a fare oppo-sizione sistematica a Ricciardi . Sicchè mentre in quasi

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tale popolarità in Cosenza, che, a rimuoverlo alloradall'uffizio, sarebbe stato necessario ton colpo di stato .Ora questo non avrebbe potuto farsi che da due soliindividui, cioè o da Mosciaro, o da Mauro, come quelliche erano influentissimi nel paese, e che per di piùdisponevano della massima parte della forza armata .

A tal proposito puossi fare a Ricciardi il rimpro-vero meritato dal generale Pepe . Come non Radescki, mail Borbone, il vero nemico d' Italia, così non era Bu-sacca rinchiuso in Castrovillari, ma Ricciardi il veroostacolo al progresso della insurrezione Calabrese . Conun governo forte, neppur 30 mila borhcniani sarebberostati capaci (li domare le Calabrie. Coll'inerte governodi Ricciardi, Busacca, anche senza ricevere nuovi rin-forzi. sarebbe stato ben presto in grado di ristabilireil dispotismo ; giacchè, non essendo i volontari pagatie ritornando spontaneamente, come ritornavano, alleproprie case, non avrebbe egli pili incontrata nel paesela menoma resistenza .

Il Governo di Napoli, riassicurato sulle inerti dispo-sizioni delle altre provincie, rivolse tutte le sue cure acombattere l'insurrezione della sola Calabria .

Essa fu attaccata da forze veramente microscopiche .Il Governo Napoletano, per le cause esposte prece-

dentemente , non aveva disponibili nella capitale cheda 10 a 12 mila uomini ; forze bastevoli appena permantenere lo stato di assedio, in cui la città era statamessa dopo i fatti del 15 maggio . Richiamando quindial servizio una parte dei gendarmi disciolti, spigolandofra le guarnigioni delle varie piazze forti, ed assotti-gliando quella della stessa Napoli sulla sicurezza delpronto ritorno delle truppe di Lombardia, esso potèraggranellare appena un corpo di cinquemila uomini,di cui duemila, sotto gli ordini del generale Nunziante,furono i primi ad approdare al Pizzo , per operarecontro la provincia di Catanzaro, e gli altri tremila,

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43sotto il comando del generale Busacca, sbarcarono pocodopo a Sapri, per muovere contro quella di Cosenza .

Per la provincia di Reggio non fu fatta alcuna nuovaspedizione. Quel capoluogo ed il littorale circostanteerano già occupati, molto tempo prima del 15 maggio,da 1200 uomini di milizie regolari, comandati dal ge .aerale Palma, con l' intendimento non tanto di tenerd' occhio la Sicilia, quanto di proteggere l' approvigio .namento della cittadella di Messina, la quale ricevevadalla Calabria le sue vettovaglie . Il Governo di Napolicredeva che quelle poche forze foss3ro sufficienti a té-nere anche ir devozione l' intera provincia ; ed appa-rentemente lo furono, perchè non corrispose essa al-I' appello delle altre due, che molti giorni dopo, edassai debolmente .Nondimeno i Deputati Casimiro De Lieto, Stefano

Romeo ed Antonino Plutino riprodussero il proclamadei 2 Giugno pubblicato in Cosenza, e raccogliendo in-torno ad essi una mano di circa seicento volontari, sicostituirono in Concitato rivoluzionario per la provin-cia, prendendo stanza in S . Eufemia di Sinopoli, piccolaterra del distretto di Palmi. Però dopo pochi giornisenza nulla operare, e senza essere da alcuno attaccati,si disciolsero, per la solita mancanza di danaro neces-sario a pagare gli attmati . Fu questo il primo dannoprodotto dal difetto di quella unitài governativa, da meaccennata di sopra . Senza di che, quantunque quellapoca gente fosse stata insufficiente a combattere i bor-boniani stanziati in Reggio e contorni, e propagare lainsurrezione nella provincia ; pure avrebbe potuto esseredi grande utile nella limitrofa provincia di Catanzaro,dove, sconfiggendosi Nunziante, il generale Palma avreb-be dovuto abbandonare immediatamente i punti che oc-cupava, ed imbarcarsi per Napc.li o trovar rifugio nellacittadella di Messina.