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Struttura produttiva, risultati economici e aspetti sociali dell'agricoltura italiana e delle aree rurali Roberto Monducci Istituto nazionale di statistica - Direttore del Dipartimento su conti nazionali e statistiche economiche Primo Forum nazionale dell’agroalimentare – Un Paese, un’Agricoltura Cremona, Fiera, 11-12 Novembre 2011 Prima sessione – Lo scenario che avanza

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Struttura produttiva, risultati economici e aspetti sociali dell'agricoltura italiana e delle aree rurali

Roberto MonducciIstituto nazionale di statistica - Direttore del Dipartimento su conti nazionali e statistiche economiche

Primo Forum nazionale dell’agroalimentare – Un Paese, un’AgricolturaCremona, Fiera, 11-12 Novembre 2011 Prima sessione – Lo scenario che avanza

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Le radicali trasformazioni che hanno interessato i paesi europei nell’ultimo ventennio hanno stimolato una notevole accelerazione del processo di sviluppo e armonizzazione europea delle statistiche economiche e sociali.L’evoluzione delle misurazioni statistiche sul settore agricolo rispecchia la crescente complessità del comparto ed il suo sempre più elevato grado di interdipendenza con il resto dell’economia ed impatto sugli aspetti sociali e ambientali.Il presidio statistico del settore agricolo vede, in Italia come in altri importanti paesi europei, l’Istituto nazionale di statistica condividere con altri organismi la produzione delle informazioni. Questa condivisione, se da un lato migliora le condizioni di efficienza ed economicità della produzione di statistiche ufficiali, dall’altro rende necessario un forte coordinamento delle attività, che in Italia è reso possibile dall’esistenza di uno strutturato Sistema statistico nazionale.

1) Le statistiche per la misurazione della dimensione socio-economica e dell’impatto dell’agricoltura - 1

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L’offerta informativa attualmente disponibile, in gran parte armonizzata a livello europeo e quindi comparabile, consente di delineare un articolato quadro strutturale ed evolutivo dell’agricoltura italiana, evidenziandone la struttura, la dimensione, la competitività, le relazioni con aspetti sociali e ambientali. In particolare, il quadro delineato di seguito è basato su alcune principali fonti statistiche, riconducibili a:• Sistema delle indagini e delle fonti amministrative sulle unità economiche• Contabilità nazionale• Indagini e indicatori per l’analisi degli aspetti socio-economici, ambientali, territoriali

1) Le statistiche per la misurazione della dimensione socio-economica e dell’impatto dell’agricoltura - 2

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2) L’agricoltura italiana secondo i dati del censimento 2010 - 1

Il censimento rappresenta un benchmark insostituibile per la definizione della dimensione e della struttura del settore.Sui dati censuari, alcuni dei quali rappresenteranno nei prossimi anni i contenuti del nuovo Registro annuale delle aziende agricole, va fondato il sistema delle indagini e delle misurazioni sul settore.

Il quadro strutturale al 2010 1.630.420 aziende agricole e zootecniche di cui 209.996 con allevamento di bestiame destinato alla vendita. 17.277.023 ettari di Superficie Aziendale Totale (SAT) 12.885.186 ettari di Superficie Agricola Utilizzata (SAU) 5,7 milioni di bovini 9,6 milioni di suini 7,5 milioni di ovini e caprini 195,4 milioni di avicoli

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2) L’agricoltura italiana secondo i dati del censimento 2010 - 2

L’Italia e gli altri grandi paesi europei Aziende (mgl): 1.630 in Italia, 515 in Francia, 990 in Spagna, 299 in Germania Superficie Agricola Utilizzata (mgl ha): 12.885 in Italia, 27.090 in Francia, 23.753 in Spagna, 16.704 in Germania Numero di bovini (mgl): 6.036 in Italia, 19.511 in Francia, 5.841 in Spagna, 12.535 in Germania

Le tendenze rispetto al 2003: Aziende: -17% in Italia, -16% in Francia, -13% in Spagna, -27% in Germania Superficie Agricola Utilizzata: -2% in Italia, -3% in Francia, -6% in Spagna, -2% in Germania Numero di bovini: -4% in Italia, stabile in Francia, -2% in Spagna, -8% in Germania

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2) L’agricoltura italiana secondo i dati del censimento 2010 - 3

Complessivamente, il profilo che emerge dai dati provvisori del 6° Censimento generale dell’agricoltura è il risultato di un processo pluriennale di concentrazione dei terreni agricoli e degli allevamenti in un numero ridotto di aziende. Nonostante questo processo, l’agricoltura italiana continua a caratterizzarsi, in ambito europeo, per una elevata frammentazione delle aziende e una loro dimensione media particolarmente ridotta. Rispetto al 2000, in Italia la maggiore riduzione di aziende si è verificata, in termini assoluti, nelle regioni del Sud, che tuttavia mostrano la minore diminuzione in termini percentuali.

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3) I risultati economici del settore agricolo - 1

Il peso economico dell’Italia in Europa Nello media dello scorso decennio l’Italia è stato il paese con il maggiore peso del settore agricolo in termini di valore aggiunto. Nel 2010 la Francia diventa il paese con la maggiore rilevanza economica (ma un “sorpasso” temporaneo si era verificato nel 2007): il peso italiano crolla al 16,3%, mentre quello della Francia aumenta al 18,7%.

Valore aggiunto (valori ai prezzi al produttore; mld euro)

0

5000

10000

15000

20000

25000

30000

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010

Germania

Spagna

Francia

Italia

In Italia la ripresa successiva alla crisi del 2009 è stata debole.

Circa il 30% del valore aggiunto dell’agricoltura deriva dall’economia sommersa. Un peso, crescente nel tempo, pari a quasi il doppio di quello medio.

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3) I risultati economici del settore agricolo - 2

La dinamica del reddito reale in Italia Netta tendenza alla diminuzione del reddito reale dell’Italia, sia in termini relativi che assoluti.

Indicatore A: Valore aggiunto al costo dei fattori per unità di lavoro in termini reali (2005=100)

60

70

80

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100

110

120

130

140

150

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010

EU27

Euro16

Germania

Spagna

Francia

Italia

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3) I risultati economici del settore agricolo - 3

La performance economica per dimensione delle aziende in Italia Rispetto alla forte frammentazione del sistema produttivo, le aziende agricole mostrano un notevole livello di concentrazione dei risultati economici. Le aziende che realizzano meno di 10mila euro di fatturato sono oltre due terzi del totale ma contribuiscono solo per il 6,3% al valore aggiunto settoriale; quelle con fatturato compreso tra 10mila e 500mila euro (meno di un terzo del totale) realizzano il 74,1% del valore aggiunto; nelle grandi unità, che impiegano solo il 4,5% delle unità di lavoro, si realizza circa il 20% del valore aggiunto. Le differenze nel MOL per unità di lavoro nelle tre classi dimensionali sono enormi: 2.800 euro nelle piccole, 20.700 euro nelle medie e 66.200 euro nelle grandi aziende.

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3) I risultati economici del settore agricolo - 4

Gli impieghi di prodotti agricoli interni da parte dell’industria alimentare italiana Nel corso dell’ultimo ventennio la quota di input di origine interna sul totale degli input agricoli utilizzati dall’industria alimentare è diminuita di quasi 9 punti (dall’86% al 78%), con una intensificazione del calo dal 2005.

76,0

78,0

80,0

82,0

84,0

86,0

88,0

1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010

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Indicatori di competitività esterna: le quote di mercato Prodotti agricoli: 2,0%; Prodotti alimentari: 3,5%; Totale: 3,2%. Tendenze 2001-2010: -0,3 punti percentuali per i prodotti agricoli; stabilità per i prodotti alimentari; calo di 0,9 punti percentuali della quota totale.Indicatori di competitività esterna: saldi e gradi di apertura Nel 2010 deficit commerciale sia per i prodotti agricoli (-4,5 miliardi) che per i prodotti alimentari (-4,8 miliardi). Il grado di penetrazione delle importazioni di prodotti agricoli, della silvicoltura e delle pesca è pari al 21,5% ed è ampiamente superiore alla relativa propensione all'esportazione (12,1%). Nel 2010, il grado di penetrazione delle importazioni dei prodotti alimentari, bevande e tabacco è del 19,2%, di poco superiore alla relativa propensione alle esportazioni (17,3%).

4) L’agroalimentare nel commercio con l’estero dell’Italia - 1

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Principali dati sul posizionamento competitivo dell’agricoltura e dell’industria alimentare italiana nel commercio mondiale

4) L’agroalimentare nel commercio con l’estero dell’Italia - 2

Settore merceologico Quota % dell’Italia sul commercio mondiale (Anno 2010 – valori in dollari a prezzi correnti)

Variazione della quota sul commercio mondiale nel periodo 2001-2010 (punti percentuali)

TOTALE MERCI 3,16 -0,89

Prodotti dell’agricoltura, della silvicoltura e della pesca, di cui:

2,01 -0,32

Prodotti di colture agricole non permanenti

1,20 -0,22

Prodotti di colture permanenti 3,65 -1,41

Piante vive 5,07 1,25

Animali vivi e prodotti di origine animale

0,88 0,49

Prodotti alimentari (escl. bevande e tabacco)

3,48 0,02

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Principali dati sulla struttura e dinamica dell’interscambio commerciale a livello nazionale

4) L’agroalimentare nel commercio con l’estero dell’Italia - 3

Settore merceologico

Anno 2010, valori in milioni di euro a prezzi correnti

Quota % sui flussi a livello nazionale

Variazioni nel periodo 2001-2010

Prodotti agricoli, animali e della caccia

Esportazioni 5.294 1,6 34,1 %

Importazioni 9.760 2,7 26,1 %

Saldo -4.466 - 675 milioni

Prodotti alimentari (esclusi bevande e tabacco)

Esportazioni 16.924 5,0 62,0 %

Importazioni 21.754 5,9 36,3 %

Saldo -4.830 + 680 milioni

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Proiezione sui mercati internazionali e assorbimento di prodotti esteri della domanda interna

4) L’agroalimentare nel commercio con l’estero dell’Italia - 4

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La produzione materiale in agricoltura L'agricoltura svolge per l'insieme del sistema economico la funzione di generare materiali di origine biologica (biomasse), e di metterli a disposizione del resto del sistema. Negli ultimi 20 anni tutte le biomasse utilizzate sono diminuite: in maniera vistosa e abbastanza regolare quelle destinate alla zootecnia, ma anche quelle legate alla trasformazione alimentare (principalmente di cereali, ortaggi e frutta, inclusa uva da vino). Le biomasse inutilizzate (es. tutte le parti non raccolte delle piante non legnose) sono l’unica componente in crescita. Si tratta di rifiuti potenzialmente utilizzabili (per produrre energia) ma non sistematicamente valorizzati. Nel resto del sistema socioeconomico tutti questi materiali si trasformano in rifiuti ed emissioni. Misurare l’insieme delle biomasse prodotte vuol dire quindi misurare un potenziale di inquinamento a livello sistemico.

5) Rapporti tra sistema agroalimentare e ambiente - 1

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5) Rapporti tra sistema agroalimentare e ambiente - 2

Produzione dell’agricoltura (biomasse estratte dall'ambiente)

0

20

40

60

80

100

120

140

160

180

Mlio

ni d

i ton

nella

te

-

10

20

30

40

50

60

Mili

ardi

di e

urol

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fino

al 1

998,

di e

uro

dal 1

999

Biomasse inutilizzate (residui di piante): +108%Alimentazione umana/trasformazione alimentare: -12%Alimentazione e cura degli animali (foraggi, pascolo, paglia): -26%Altre biomasse utilizzate (fibre, tabacco, legno, pesce): -2%Valore produzione (prezzi base, concatenati, rif. 2000): +9%

Biomasse prodotte dall'agricoltura adatte per la trasformazione industriale: 51% di tutte le biomasse (2009)

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Le emissioni atmosferiche L’agricoltura contribuisce per oltre il 40%alle emissioni di sostanze acidificanti, prevalentemente ammoniaca (NH3), generata soprattutto dall’uso di concimi organici. Più contenuto risulta invece il peso del settore sulle emissioni complessive di gas ad effetto serra (10% circa) e di inquinanti che determinano la formazione dell’ozono troposferico (circa il 9%). Per tutti gli inquinanti cui l’agricoltura contribuisce in modo significativo - ammoniaca (NH3), metano (CH4), protossido di azoto (N2O) e particolato (PM10 e PM2,5) – si osserva, nel periodo 1990-2008, una riduzione sia delle emissioni in valore assoluto sia dell’intensità di emissione della produzione (ossia il rapporto tra emissioni espresso in tonnellate e valore della produzione in milioni di euro), a testimonianza di una aumentata efficienza ambientale del settore

5) Rapporti tra sistema agroalimentare e ambiente - 3

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0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100%

Effetto serra

N2O

CH4

CO2

Altre attività economiche

Agricoltura

Formazione di ozono troposferico

NOx

Agricoltura

CH4

Altre attività economiche

NMVOC

CO

Acidificazione

NH3

NOx e Sox

Agricoltura

Altre attività economiche

Anno 2008

acidificazione

effetto serra

formazione di ozono troposferico

PM10

PM2,5

L’impatto dell’agricoltura sulle emissioni atmosferiche

5) Rapporti tra sistema agroalimentare e ambiente - 4

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Le aree rurali: la metodologia di zonizzazione prevede l’uso di diversi criteri di selezione e classificazione dei comuni: densità di popolazione; peso delle attività agricole; zona altimetrica ecc. Il reddito delle famiglie: mantenimento sostanziale dei differenziali per zona, con impatto della crisi del 2009 evidente

Reddito medio delle famiglie per tipologia di area(escluso il valore dei fitti)

20000

22000

24000

26000

28000

30000

32000

34000

2004 2005 2006 2007 2008 2009

Poli Urbani

Aree Rurali ad Agricolturaintensiva

Aree rurali intermedie

Aree rurali con problemicomplessivi di sviluppo

Italia

5) Reddito, occupazione e disoccupazione nelle aree rurali - 1

per le aree rurali con problemi complessivi di sviluppo.

Allineamento del reddito medio delle aree rurali ad agricoltura intensiva a quello medio nazionale.

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5) Reddito, occupazione e disoccupazione nelle aree rurali - 2Tasso di occupazione (15-64 anni) per area

52,0

53,0

54,0

55,0

56,0

57,0

58,0

59,0

60,0

61,0

62,0

2007 2008 2009 2010

Poli Urbani

Aree rurali adagricolturaintensiva

Aree ruraliintermedie

Aree rurali conproblemicomplessivi disviluppo

Tasso di disoccupazione (15-64anni) per area

4,0

6,0

8,0

10,0

2007 2008 2009 2010

Poli Urbani

Aree rurali adagricolturaintensiva

Aree ruraliintermedie

Aree rurali conproblemicomplessivi disviluppo

Occupazione: elevato, anche se decrescente, tasso di occupazione nelle aree rurali ad agricoltura intensiva.

Disoccupazione: tendenza alla crescita in tutte le le aree, con forti differenziazioni in termini di livello.

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A livello europeoDibattito in corso sullo scenario di lungo termine delle statistiche sull’agricoltura.Disegno di un sistema complesso di indagini: indagine core in cui vengono raccolte le variabili base; moduli aggiuntivi da sottoporre a campioni ridotti di unità; indagini satellite su argomenti specifici (tipico esempio sono i temi agro ambientali) da effettuare con cadenze più diluite.In particolare, nella proposta più recente in discussione: censimenti. nel periodo intercensuario : 2 indagini FSS (una ogni tre anni) a queste vengono aggiunti moduli da sottoporre a campioni ridotti per soddisfare esigenze informative emergenti.

6) Lo scenario delle statistiche sul settore agricolo - 1

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A livello nazionaleStrategia: costruzione di un sistema complesso basato su un registro statistico aggiornato annualmente. miglioramento della qualità delle singole statistiche; maggiore coerenza tra le diverse fonti statistiche; elevato potenziale di analisi degli effetti delle politiche.La messa a regime del registro dipende sia dal superamento di problemi organizzativi, tecnici e metodologici, sia da un rafforzamento della cooperazione istituzionale tra le diverse entità del sistema statistico nazionale.Inoltre: necessaria coesistenza del frame delle aziende agricole con un ulteriore frame, territoriale, previsto dalla PAC e con un elevato impatto potenziale sulle statistiche. La ricerca di soluzioni metodologiche in grado di garantire la coerenza tra le informazioni basate sui due frame è una delle più rilevanti sfide metodologiche dei prossimi anni.

6) Lo scenario delle statistiche sul settore agricolo - 2

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Il quadro delineato mostra un settore dimensionalmente rilevante, vitale e ricco di imprenditorialità, con significative trasformazioni strutturali in atto e forti interazioni con gli altri settori e con gli aspetti sociali e ambientali. Tuttavia, gli indicatori di performance e competitività segnalano serie difficoltà economiche, accentuatesi negli ultimi tre anni. Rispetto agli altri paesi europei l’agricoltura italiana ha mostrato difficoltà a recuperare i livelli di output pre-crisi, la prosecuzione di una strutturale tendenza alla diminuzione, assoluta e relativa, del reddito reale pro-capite, difficoltà sul piano della competitività esterna. La perdita di slancio rispetto agli altri paesi europei si innesta in un quadro che vede quasi un terzo del valore aggiunto prodotto nell’area del sommerso economico (oltre 9 mld di euro nel 2008), in crescita nello scorso decennio. Il rilancio del settore passa anche per un miglioramento del quadro informativo per la misurazione statistica dei diversi aspetti rilevanti per lo sviluppo socio-economico, basato sul benchmark censuario e su un efficiente sistema di fonti e indicatori.

Conclusioni