Stregati dalla barbera - Cascina La Barbatella · assolate: «Io e Lorenzo siamo accomunati dalla...

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Stregati dalla barbera L’ITALIA CHE LAVORA Estro artistico, un’inserzione e il coraggio di fare una pazzia. Così tre giovanissimi amici innamorati del Monferrato hanno restituito splendore all’antica Cascina La Barbatella. E a vigneti ottocenteschi che ancora danno vita a pluripremiati nettari d’uva C olline gonfie di noccioleti, vigneti a perdita d’occhio, un cielo che sembra disegna- to con l’acquerello e una nuvola in lontananza che preannuncia un po’ di fresco e gocce di pioggia. Dalla collina della strada Annunziata a Nizza Monferrato, nel piemontese, il panorama è mozzafiato e profuma di eccellenza. Su questa collina gli operai sono al lavoro per dare nuova linfa a un posto che ha una storia pluripremiata da raccontare. Nel Monferrato tutti sanno cos’è la Cascina La Barbatella, una realtà nata negli anni Ottanta dall’intuizione di Giacomo Bologna, uno dei più grandi produttori di vino, che convinse l’amico Angelo Sonvico, milanese amante delle langhe piemon- tesi e dei suoi prodotti, ad acquistare un terreno già vitato per produrre il suo vino. Angelo Sonvico, superate le resistenze, si affida al grande enologo Giuliano Noé, universalmente riconosciuto come il padre della Barbera, per mettere a punto un vino di alta qualità. La cantina può contare su poco più di quattro ettari di terreno, per una produzione totale di ventimila bottiglie, un’inezia rispetto alla consuetudine del- le grandi aziende vinicole. Ma La Barbatella non nasce con l’intento di rivolgersi alla grande distribuzione, lo scopo è creare un vino che soddisfi i palati più esigenti. Son- vico comincia a produrre Barbera e Barbera Superiore e, a metà degli anni 80, arriva l’intuizione che trasformerà la sua piccola cantina in un fiore all’occhiello piemon- tese. Sonvico decide di estirpare le barbatelle (piantine di vite) di Barbera e impian- tare Cabernet, un gesto quasi blasfemo per una terra come il Monferrato, ma la scel- ta del produttore milanese si rivela vincente. Il vino che Sonvico ricava unendo Barbe- | 22 maggio 2013 | | 34 L’antica Cascina La Barbatella è guidata dal 2010 da Lorenzo Perego, giovane imprenditore e artista milanese, che insieme agli amici Simone Virgara e Giovanni Pasolini prosegue una storia di eccellenza e primati iniziata da Angelo Sonvico trent’anni prima. In alto, Lorenzo (a destra) insieme a Simone (al centro) e Giovanni, tra i vigneti che producono gioielli pluripremiati come La Vigna dell’Angelo Barbera d’Asti doc Superiore Nizza (qui a sinistra)

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Stregati dallabarbera

L’ITALIA CHE LAVORA

Estro artistico, un’inserzione e il coraggio di fare una pazzia. Così tre giovanissimi amici innamorati del Monferrato hanno restituito splendore all’anticaCascina La Barbatella. E a vigneti ottocenteschiche ancora danno vita a pluripremiati nettari d’uva

Colline gonfie di noccioleti, vigneti a perdita d’occhio, un cielo che sembra disegna-to con l’acquerello e una nuvola in lontananza che preannuncia un po’ di fresco e gocce di pioggia. Dalla collina della strada Annunziata a Nizza Monferrato, nel

piemontese, il panorama è mozzafiato e profuma di eccellenza. Su questa collina gli operai sono al lavoro per dare nuova linfa a un posto che ha una storia pluripremiata da raccontare. Nel Monferrato tutti sanno cos’è la Cascina La Barbatella, una realtà nata negli anni Ottanta dall’intuizione di Giacomo Bologna, uno dei più grandi produttori di vino, che convinse l’amico Angelo Sonvico, milanese amante delle langhe piemon-tesi e dei suoi prodotti, ad acquistare un terreno già vitato per produrre il suo vino.

Angelo Sonvico, superate le resistenze, si affida al grande enologo Giuliano Noé, universalmente riconosciuto come il padre della Barbera, per mettere a punto un vino di alta qualità. La cantina può contare su poco più di quattro ettari di terreno, per una produzione totale di ventimila bottiglie, un’inezia rispetto alla consuetudine del-le grandi aziende vinicole. Ma La Barbatella non nasce con l’intento di rivolgersi alla grande distribuzione, lo scopo è creare un vino che soddisfi i palati più esigenti. Son-vico comincia a produrre Barbera e Barbera Superiore e, a metà degli anni 80, arriva l’intuizione che trasformerà la sua piccola cantina in un fiore all’occhiello piemon-tese. Sonvico decide di estirpare le barbatelle (piantine di vite) di Barbera e impian-tare Cabernet, un gesto quasi blasfemo per una terra come il Monferrato, ma la scel-ta del produttore milanese si rivela vincente. Il vino che Sonvico ricava unendo Barbe-

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L’antica Cascina La Barbatella è guidata dal 2010 da Lorenzo Perego, giovane imprenditore e artista milanese, che insieme agli amici Simone Virgara e Giovanni Pasolini prosegue una storia di eccellenza e primati iniziata da Angelo Sonvico trent’anniprima. In alto, Lorenzo (a destra) insieme a Simone (al centro) e Giovanni, tra i vigneti che producono gioielli pluripremiati come La Vigna dell’Angelo Barbera d’Asti doc Superiore Nizza (qui a sinistra)

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ra e Cabernet vince moltissimi premi e contribuisce ad affermare la città di Nizza Monferrato come polo centrale per la produzione di vino e la qualità e le intuizioni del produttore milanese vengono premia-te con il conferimento della cittadinanza d’onore.

Gli anni passano e la realtà della Barbatella si raf-forza, ma lentamente Sonvico perde interesse per la sua creatura e decide di mettere in vendita la pro-prietà. Una piccola inserzione sul giornale incurio-sisce Lorenzo Perego, imprenditore milanese dalla vena artistica da sempre innamorato del Monferra-to. L’incontro con quei vigneti è un colpo di fulmi-ne, Lorenzo decide di fare la “pazzia” assieme al suo amico Simone Virgara. Entrambi giovanissimi, i due amici decidono di rifondare La Barbatella e riportar-la all’antico splendore. L’impresa non è un gioco da ragazzi, il territorio presenta le sue ostilità: «Dove-vamo riuscire a entrare in sintonia con l’enologo, il cantiniere e con la popolazione circostante, che all’inizio ha seguito i nostri passi con un po’ di diffi-denza, ma poi ci ha accolto a braccia aperte».

Simone Virgara, classe 1988, ricorda ancora la chiamata dell’amico e l’attimo in cui capì che il suo destino sarebbe stato in quelle terre affascinanti e assolate: «Io e Lorenzo siamo accomunati dalla pas-sione per il gusto, che comprende il cibo e il buon vino. Non siamo esperti nel senso tecnico del ter-mine, ma siamo curiosi e convinti che il palato sia il vero giudice. Lavoriamo al fianco del cantiniere

Domenico, che è qui da quando La Barbatella è nata, stressiamo l’enologo e ci sporchiamo le mani per seguire davvero tutte le fasi che portano all’imbotti-gliamento finale del nostro vino. Imparare sul campo è fondamentale, ma è importante anche credere in quello che facciamo. Siamo convinti che solo se un vino riesce a emozionare chi lo assaggia ha raggiun-to il suo scopo». Simone comincia a dedicarsi alla parte commerciale dell’azienda, Lorenzo invece è un produttore attento che si districa tra Milano, dove continua a seguire le sue aziende, e il Monferrato. Ma ha bisogno di una figura dirigenziale che lo sup-porti nella gestione della cantina: «Volevo che La Bar-batella avesse un’impronta giovane, così ho coinvol-to nel progetto un altro under 30, Giovanni Pasolini».

Giovanni ha lasciato la provincia di Varese per seguire i due amici nel progetto della Barbatella, sen-za pentirsene affatto. Il suo ruolo consiste nel «coor-dinare il lavoro della cascina, parlare con l’enologo, il cantiniere e seguire tutte le fasi della produzione». Circondato dalle vigne e dalle colline verdi del Mon-ferrato primaverile, Giovanni non sente la mancan-za della vita di città: «Qui sto bene, sono circonda-to dalla natura e faccio un lavoro stimolante». Non è certo una consuetudine in Italia che un ragazzo ven-tiseienne neolaureato sia a capo di una cantina che ha fatto la storia del vino piemontese: «Ma io credo nei giovani, dovremmo farlo tutti – racconta Lorenzo –. Il mio desiderio è che La Barbatella riesca a uni-

L’ITALIA CHE LAVORA

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L’etichetta del Mystère La Barbatella è un’opera di Lorenzo, il bozzetto di un quadro che raffigura le vigne d’inverno. L’amore per l’arte del giovane imprenditore ha trovato terreno fertile tra i vigneti di Nizza Monferrato dove la Cascina offre ospitalità per degustazioni, eventi e visite alla cantina e tra le vigne

re la grande tradizione che l’ha resa protagonista in Italia con le idee portate da Simone, Giovanni e Claudio». Claudio Dacasto è un giovane enologo, col-laboratore del grande Giuliano Noé, che sta accom-pagnando La Barbatella alla produzione del miglior vino possibile: «Con Claudio stiamo iniziando una nuova avventura, la produzione di Pinot nero, che imbottiglieremo a giugno per la prima volta. Fino a tre anni fa produrre Pinot nero in Piemonte era qua-si una bestemmia, ma noi ci crediamo fortemente e sentiamo che questo nuovo vino sarà una scommes-sa vinta. Non vogliamo snaturare La Barbatella, tut-to ciò che l’ha resa grande è per noi fonte d’ispirazio-ne continua, ma ci siamo impegnati a reimpostare il

lavoro anche in ambito enologico, restituendo vita e forma alle nuove tecniche agronome».

Dalla terrazza della cantina il panorama è un autentico spettacolo per gli occhi: a 220 metri sul livello del mare, in posizione sud est, si erge il vigne-to della Barbatella con i suoi colori vivaci: «È diviso in tre parti: la Vigna dell’Angelo, dalla quale si ottie-ne Barbera d’Asti Superiore Nizza (denominazione riservata ai vini prodotti in una zona ristretta che comprende 18 comuni intorno a Nizza Monferra-to), conservata per le sue rese ridotte ma dalla qua-lità straordinaria, la Vigna di Sonvico, con vitigni di Barbera e Cabernet Sauvignon che hanno dato vita al pluripremiato vino che ha reso grande la cantina, e una terza vigna con barbatelle di Sauvignon Bian-co e Cortese utilizzate per la produzione di Noé, vino bianco affinato in barrique».

Un caveau per conservare la storiaMa La Barbatella ha in serbo altre sorprese: «Stia-mo per imbottigliare per la prima volta lo spuman-te, che abbiamo lavorato con il metodo classico. Sia-mo ansiosi di assaggiarlo, ma le premesse ci fanno ben sperare». Intanto gli operai continuano il loro instancabile lavoro: «Entro fine maggio completere-mo l’ampliamento della Barbatella. Stiamo costruen-do un caveau dove conservare tutte le annate sto-riche della cantina. Questo perché vogliamo apri-le le nostre porte al pubblico, invitarlo a conoscere il nostro vino, ad assaggiarlo e accompagnarlo con prodotti tipici del luogo, come la carne cruda e alcu-ni tipi di formaggi dal sapore straordinario. Questa è una terra dalle mille soprese».

Lorenzo, Simone e Giovanni credono che sia importante recuperare la caratteristica popolare del-le cantine, aprire le porte della loro realtà al pub-blico e coinvolgere gli amici nella vendemmia set-tembrina, perché l’occasione della raccolta recupe-ri la sua tradizione festosa: «Vogliamo far conoscere i nostri vini di alta qualità al pubblico, guidarlo alla scoperta di una terra meravigliosa, dove la dimensio-ne umana non è scomparsa». Ma rimane nei vicoli di Nizza Monferrato, tra il macellaio pluripremiato che racconta aneddoti ai turisti e un ristoratore che con-serva la memoria storica di questo paese incastonato tra i noccioleti e le vigne che lo hanno reso grande.

Paola D’Antuono

NEL MONfERRATO TUTTI sANNO COs’è LA BARBATELLA, NATA dALL’INTUIzIONE dI GIACOMO BOLOGNA CHE

CONVINsE L’AMICO ANGELO sONVICO Ad ACqUIsTARE UN TERRENO GIà VITATO pER pROdURRE IL sUO VINO