Strade Del Meridione - nov. 2011

24
S trade del M eridione Rivista dei Capi Calabresi dell’AGESCI novembre 2011 L’INCONTRO CON DIO ________________ L’INCONTRO CON LA CITTÀ ________________ L’INCONTRO TRA SCOUT _______________ L’INCONTRO CON LA POLITICA E L’ECONOMIA _______________ L’INCONTRO COL PAPA Scritto Da Me Il Convegno della Pastorale Giovanile della Calabria Scouting Face God In Branca L/C con Pietro Agapito Sara Jacopetta Gioiosa Jonica 1 O L’INC NTRO

description

La Rivista dei Capi Calabresi dell'AGESCI

Transcript of Strade Del Meridione - nov. 2011

Page 1: Strade Del Meridione - nov. 2011

StradedelMeridioneRivista dei Capi Calabresi dell’AGESCI novembre 2011

L’INCONTROCON DIO________________L’INCONTROCON LA CITTÀ________________L’INCONTROTRA SCOUT_______________L’INCONTROCON LA POLITICAE L’ECONOMIA_______________L’INCONTROCOL PAPA

Scritto Da Me

Il Convegno dellaPastorale Giovaniledella Calabria

Scouting Face God

In Branca L/C conPietro Agapito

Sara JacopettaGioiosa Jonica 1

OL’INCNTRO

Page 2: Strade Del Meridione - nov. 2011

2

ST

RA

DE

DE

LM

ER

ID

IO

NE

NO

VE

MB

RE

20

11

2

SdM 3/2011 L’EDITORIALESuccede quando sei nel

bosco e ti accorgi del passaggiodi un animale dalle tracce cheha lasciato: è allora che diven-ti curioso e segui quelle tracceper arrivare a quell’incontrocon l’insolito, con ciò che nonavevi visto prima. Succede cosìanche nella vita quando unincontro inaspettato, a cui seigiunto seguendo le tue passio-ni e le tue curiosità, ti arricchi-sce la vita e ti apre a nuove op-portunità che contribuiscono arenderti migliore.

Il tema che accompa-gna il nostro Progetto Regio-nale “Sostenere le Relazioni” èun tema quanto mai attuale,in un contesto sociale doveuomini e donne s’incontranoaccomunati da motivi svariati,che vanno dal lavoro all’im-pegno politico, diventa sem-pre più difficile, nonostantel’alto grado tecnologico rag-giunto oggi nel campo dellacomunicazione, comprende-re lo svolgimento delle rela-zioni interpersonali. Spesso,queste relazioni, si coloranodi “Opacità”.

Il programma perl’anno 2010/2011 aveva in-dividuato nella narrazione lostrumento attraverso il qualele relazioni si valorizzavano ediventavano significative.

Attraverso il narrare,l’uno all’altro, ci si conosce, cisi rende partecipi di fatti , diesperienze e di un vissuto.

Tutto questo ci met-te in relazione con l’altro e ciporta ad avere una visionepiù completa e veritiera deifatti: “Ci coinvolge”.

L’essere coinvolti chie-de ad ognuno di fare la sua

SOMMARIO 2 - EDITORIALE 3 - PINACOTECA REGIONALE

Fabio Caridi 4 - POLITICA ED ECONOMIA

Il documento del ConsiglioGenerale AGESCI

6 - SCOUTING IN BRANCA L/C 8 - FACE GOD12 - WORLD SCOUT JAMBOREE 201114 - L’INCONTRO CON DIO16 - SCRITTO DA ME18 - SATRIANO 1° E IL SOCIALE20 - DOCUMENTO CEI22 - BXVI IN CALABRIA

Reg. Trib. di Lamezia Terme n° 68/87C/o AGESCI CalabriaVia Trento, 47 Lamezia Terme ( CZ)

Direttore Responsabile:Labate Mangiola Bruna

Redazione:Gino ArcudiAntonio D’Augello (web)Vincenzo Baglio (foto)Pasquale Topper Romeo (foto)Gaetano Spagnolo (grafica)

Contributi:Sara JacopettaValeria Giunta (grafica)

Stampa RubbettinoSTAMPATO SU CARTA ECOLOGICA

QR CODE - Scarica l’applicativo e inqua-dra il quadratino con l’obiettivo del tuosmartphone o del tuo computer.

parte, mossi dalla convinzio-ne che insieme è possibile “IlCambiamento”.

Prende così corpo ilquinto verbo utilizzato nelpercorso dei C.d.Z. regiona-le: “Dare Speranza”. Abbiamol’obbligo come Capi educatorie cristiani di dare speranza.

Giovanni Paolo II,durante la GMG del 2000, ci-tando Santa Caterina da Sie-na, disse: “Se sarete quelloche dovete essere, metteretefuoco in tutto il mondo”. Lastessa frase fu inserita nel no-stro Progetto Regionale del2003/2007.

La frase, citata dalPapa, vuole invitare tutti anon venir meno al proprio im-pegno, mantenendo lo spiritodi fedeltà per far crescere, nelmigliore dei modi, i ragazziche ci sono stati affidati.

In questo numero diStrade del Meridione abbia-mo voluto evidenziare il valo-re dell’incontro nelle sue piùsvariate sfaccettature perchél’incontro rappresenta sem-pre novità e per questa suadimensione apre la possibilitàa nuove opportunità di cre-scita da vivere nel confrontoreciproco.

È una sollecitazionea camminare verso la felicità,a vivere pienamente la voca-zione che ci realizza, ad esserefedeli a noi stessi ed alle sceltedel Patto Associativo, le qualici impegnano ad essere cit-tadini attivi e cristiani auten-tici, per cambiare il mondoe lasciarlo un po’ migliore dicome l’abbiamo trovato.

Il Comitato Regionale

www.agescicalabria.itfacebook: strade del meridione

Page 3: Strade Del Meridione - nov. 2011

3

ST

RA

DE

DE

LM

ER

ID

IO

NE

NO

VE

MB

RE

20

11

3

PINACOTECA REGIONALE

CHI È FABIO CARIDI?Fabio ha 43 anni ed è sposato datre con Maria Rosaria (incaricataRegionale alla Fo. Ca.) e dal 7 ot-tobre è papà di Giovanni.Dal Dicembre del 2009 svolge ilservizio di Responsabile Regio-nale.Nel 1976 entra nel gruppo Ro-sarno 1 e percorre la pista dilupetto e il sentiero dell’esplora-tore. Nel 1984 il Gruppo chiudema nel 1987, insieme ad altri

ragazzi, Fabio contribui-sce a dare vita al gruppocittadino, che da alloraopera ininterrottamente.Partecipa al CFM in bran-ca L/C e dopo pochi mesiviene invitato a far partedella pattuglia regionaleL/C dove darà il suo contributofino al 1997. Nel 1991 continua ilpercorso formativo prendendoparte ad un CFA di branca L/C.Nel trascorso associativo trovia-mo sue tracce di Capo in Brancoe in Reparto, poi ricopre il ruolodi Maestro di Novizi e di CapoClan.Diventa Capo Gruppo e mem-bro del Comitato di Zona. Nel2007 viene eletto ConsigliereGenerale, ruolo che ricopre finoalla sua nomina a ResponsabileRegionale.La Comunità parrocchiale lovede coinvolto nel servizio di

Animatore liturgico e Pre-sidente della PolisportivaGiovanile Salesiana (PGS).Dal 2001, su delega delGruppo di appartenenza,fa parte dell’associazioneantiracket e antiusura cittàdi Rosarno e nel 2006 ne

diventa vice Presidente.Fabio aggiunge di suo: “Possodire di essere grato all’associazio-ne per questi 25 anni di doni rice-vuti, di tanti ragazzi incontrati, ditante fatiche affrontate, di tantesoddisfazioni scaturite dall’impe-gno e di alcuni (pochi) momentidi sconforto. La divina Provviden-za mi ha fatto la grazia di avereuna vita piena di soddisfazioni e avolte mi sento come una personache di professione fa lo scout e perhobby fa il commercialista. Augu-ro a tutti Buona Strada!”

Il Comitato Regionale

Fabio Caridi

responsabile

regionale

Page 4: Strade Del Meridione - nov. 2011

4

ST

RA

DE

DE

LM

ER

ID

IO

NE

NO

VE

MB

RE

20

11

4

LA VOCE DEL CONSIGLIO NAZIONALE

Il presente ci interpella.Educare è il nostro princi-pale contributo per opera-re un cambiamento.

Per la prima volta dallafine della seconda guer-ra mondiale il nostro Pa-ese si trova ad affrontareil rischio diun repen-tino impo-verimentodi massa,di uno stra-volgimentodelle op-p o r tunit àdi realizza-zione pro-f e s s i o n a -le, di unacaduta dicredibilitàall’estero.Noi, edu-catori scout dell’Agesci,impegnati da diversi de-cenni nella formazioneintegrale delle giovanigenerazioni di questoPaese, ci sentiamo chia-mati ad adoperarci peril cambiamento dellapolitica e dell’economia.Sentiamo di doverlo fareperché dobbiamo essere

educatori credibili cheparlano anzitutto con illoro esempio. Sentiamodi dover testimoniareche una politica buona ediversa ed un’economiabuona e diversa sonopossibili e che per esse èbene lottare.

La politica buona è quel-la vissuta con spirito diservizio, fondata sullagratuità, sull’onestà per-sonale, sulla sobrietà eonorabilità dello stile divita, sulla ricerca costan-te del bene comune equindi sulla capacità esul coraggio di proporrescelte talvolta difficili ed

anche impopolari, chepossono prevedere sa-crifici, specie per chi pos-siede di più.Una politica buona èfondata oltre che su con-tenuti e programmi diqualità, anche, sul limi-te etico ed estetico che

pone unfreno allav i o l e n z adel lin-g u a g g i o ,all ’abbru-t i m e n t odelle pa-role, all’ag-gressionefinalizzataall’afferma-zione di sée delle pro-prie idee.Un’econo-mia buona

è fondata sul lavoro enon sulla finanza per lafinanza, sui principi dellatrasparenza e della re-sponsabilità, è orientataa favorire uno sviluppodiffuso ed equilibrato,è governata da regoleeque e chiare, è promos-sa per il miglioramentoreale delle condizioni

POLITICA ED ECONOMIA,DA CHE PARTE STANNO GLI SCOUT?

Page 5: Strade Del Meridione - nov. 2011

5

ST

RA

DE

DE

LM

ER

ID

IO

NE

NO

VE

MB

RE

20

11

5

di vita della collettivitàe non per il miraggio diun arricchimento facileed immediato. Un’eco-nomia buona è fondatasu un limite sociale, am-bientale ed economicoall’avidità ed all’accumu-lo sfrenato di patrimoni.La sintesi della nostraproposta educativa sta –da oltre cento anni - nelmotto: ”Estote Parati”,Siate Pronti!È l’impegno personale,diretto, responsabile, di-sinteressato e coerenteper un miglioramentoeffettivo delle condizionidi tutti e di ciascuno.Per la possibilità di abi-tare spazi di democrazia,promuovere luoghi diconfronto, offrirele proprie capaci-tà e disponibilità afavore della collet-tività, noi scout eguide siamo pronti,ci sentiamo prepa-rati.• Siamo pronti a fronteg-giare le avversità inedi-te di questo tempo conanimo saldo e con spiritosolidale.• Siamo pronti a percor-rere nuove strade perchésia restituito un futuroumano e professionale

ai giovani, in Italia e al-trove.• Siamo pronti a ricerca-re, proporre o appoggia-re soluzioni politiche, so-ciali ed economichebasate sulla sobrie-tà, sulla solidarietà,sulle pari opportu-nità, che possonoessere un grandeinvestimento in terminivaloriali ed anche eco-nomici.• Crediamo nell’educa-zione come leva del cam-biamento, che sappiamoe possiamo usare. Siamopronti quindi ad ade-guare la nostra propostaeducativa al mutare de-gli eventi, progettandoe proponendo azioni di

coraggio ai nostrigiovani, per loro,per le loro città ele loro comunità.• Siamo pronti allibero e fruttuosoconcorso con As-

sociazioni, a promuove-re patti ed alleanze conmovimenti e altre forzedella società civile, perricostruire un tessuto so-ciale oggi fragile e a vol-te compromesso.• Proprio perché ci oc-cupiamo di educazione,

non ci sentiamo inter-pellati da iniziative elet-toralistiche. Rispettiamoquanti si impegnano inbuona fede e onestà in

progetti politicidegni e nobili, ca-paci di restituire fi-ducia ai cittadini eai giovani. E capacidi incoraggiarli a

prepararsi al futuro, per-sonale e comune, concompetenza e passione.Siamo pronti, continu-iamo ad essere pronti,a scommettere ancoradi più sui giovani, ad al-lenarli a conquistare-difendere-gestire spazidi responsabilità, ad ac-compagnarli nei percor-si di avvicinamento allapolitica e di impegno peruna cittadinanza semprepiù consapevole e attiva.• Siamo pronti, ancorauna volta, ad impegnarciper realizzare i valori cu-stoditi nella nostra Costi-tuzione Repubblicana ead onorare la storia ed ilnome del nostro Paese.Per tutto questo siamopronti!AGESCIConsiglio NazionaleRoma, 9 ottobre 2011

“estote

parati”,

Siate

Pronti!

LA VOCE DEL CONSIGLIO NAZIONALE

“Crediamo nell’

educazionecome levadel

cambiamento”

Page 6: Strade Del Meridione - nov. 2011

6

ST

RA

DE

DE

LM

ER

ID

IO

NE

NO

VE

MB

RE

20

11

6

IN CERCHIO PER OSSERVARE, DEDURRE E AGIRE

Lo scouting in branca L/C:un incontro (im) possibile?

“Ma più di ogni altra cosa glipiaceva d’andare con Baghee-ra nel caldo cuore oscuro del-la foresta, dormire per tutto ilgiorno, e di notte, assistere allacaccia di Bagheera per vederecome faceva”.“Il mondo grande che la cir-condava non le faceva paura,lei sapeva esattamente cosavoleva e all’alba del mattinod’estate spiccò sicura il volo dalpiù lungo filo d’erba che riuscì atrovare”.

Per Mowgli cacciare è l’occasio-ne per mettersi alla prova, sco-prire e conoscere cose nuove esperimentare la sua abilità.Per Cocci volare èquell’avventura chevale la pena di affronta-re, la paura da superare;è spingersi ai confini diprato e bosco.“Caccia” e “volo” sono,appunto, gli strumen-ti principali attraverso i qualivecchi lupi e coccinelle anzia-ne fanno vivere ai bambini loscouting.Purtroppo, tante volte abbia-

mo sentito affermazioni deltipo: “scouting in branca L/C?...Ma no, è roba da reparto”, op-pure “in branca L/C si fa solo

animazione”.Niente di più sbagliato!!!A tal riguardo è più chenecessario “riappropriar-si” del vero significatodel termine scouting erenderlo, conseguen-zialmente, chiaro a “tut-

ti” i Capi.Scouting non sono le tecniche;è osservare, dedurre e agire. Èun atteggiamento di proiezio-ne verso l’ignoto che, in modo

“scouting in

l/c?

roba da

reparto”

OCCHISEMPREAPERTI,ATTENTIASCOPRIRECOSENUOVE

Page 7: Strade Del Meridione - nov. 2011

7

ST

RA

DE

DE

LM

ER

ID

IO

NE

NO

VE

MB

RE

20

11

7

particolare in branca L/C, vacoltivato in maniera graduale econtinua.È partendo, infatti, dall’innatostupore verso le piccole coseche i/le bambini/e sperimen-tano nelle varie attività, che sigiunge poi alla crescente ac-quisizione delle tecniche tipi-camente scout; tecniche cherendono affascinante ed unicala crescita insieme agli altri.Non basta guardare, bisognaosservare.Al di là della sottigliezza lessi-cale, bisogna considerare at-tentamente le differenze chesussistono tra l’atto del guarda-re e l’osservare.Il vedere, guardare, èatto spontaneo, imme-diato, generico, non se-lettivo. Al contrario, glielementi che caratte-rizzano l’osservazionesono la finalità e l’inten-zionalità; “l’osservazione è unaforma di rilevazione finalizzataall’esplorazione di un determina-to fenomeno” (Mantovani).L’osservazione si configura,dunque, come un processo co-gnitivo orientato alla compren-sione (deduzione) e all’azione.Inoltre, l’osservare non sia con-siderato come un atteggiamen-to fine a sé stesso, bensì capacedi produrre un cambiamento.Cari vecchi lupi e coccinelle an-ziane, è proprio dallo scoutingche nasce l’arte del saper pro-gettare; quindi, non solo unametodologia per fare educa-zione né un modo per costruirele nostre attività, ma il nostroprimo obiettivo.Da raccomandare, però, un’at-tenzione, ossia l’importanzadell’esperienza; lo scoutismo

in molti casi offre, infatti, delleopportunità di apprendimentonon sempre immediatamentericollegabili alla vita quotidia-na.Oggi più che mai i/le bambini/ehanno bisogno di provare unVERO esercizio di deduzioneche sia utile a far superare lerisposte ricevute dai media el’esperienza virtuale di TV, play-station, nintendo ecc.Qui ci piace sottolineare unpassaggio contenuto nel Ma-nuale della Branca L/C: “L’artedel Capo consiste nell’offrire aibambini occasioni per scoprirele proprie qualità, indirizzando-

le nella giusta direzione;nello scouting anche ilfare pratico non è finea sé stesso: lo scoutingnon sta nel semplicefare né nel capire, manel fare per capire. Neinostri Branchi/Cerchi si

è invitati ad osservare anzichépassare rumorosamente e dicorsa, ma soprattutto ad inte-ragire con ciò che si incontra”.Il/la bambino/a è immesso suun cammino di “ricerca” all’in-terno di due grandi realtà, lacomunità e la natura. In esseha la possibilità di scoprire: ilproprio corpo, la dimensionedello spazio e del tempo, il gu-sto del bello, l’esistenza di unalegge e l’incontro con Dio e ladimensione misterica della vita(il bambino non è ancora ingrado di comprendere il tutto,ma, nell’incontro affascinantecon la natura, già il suo cuoreè capace di intuire un misteroracchiuso in ogni cosa, qualco-sa che sta sopra la Legge).Lo scouting, dunque, è un gra-duale cammino di scoperta: del

mondo, degli altri, di sé stessi edi Dio Padre e Creatore.Quali le occasioni privilegiateper vivere lo scouting in brancaL/C è presto detto: l’AmbienteFantastico, la Caccia e il Volo; leVacanze di Branco/Cerchio, l’at-tività natura; le attività a tema;l’attività manuale (cfr. artt. 27,28, 29, 30, 31, 32 e 33 del Reg.Met.).In questo processo i Capi rive-stono un ruolo fondamentale;per essi, lo scouting dev’essereuno stile di vita, devono averedentro il desiderio di fare nuo-ve scoperte e di sperimentarsi.Nel rapporto con i/le bambini/edevono aiutarli/le a vedere lecose dentro e fuori di sé, facen-do scoprire loro il “gusto” dellarelazione con l’altro e della di-versità.E collegato a ciò c’è il DOVEREdi testimoniare e insegnare ilrispetto della natura.In questa prospettiva cerchere-mo, d’ora in avanti, di indirizza-re il nostro lavoro, consapevolioltretutto che in assenza dispecifiche “abilità” nell’osserva-re sarà difficile la comprensionedi situazioni complesse comequelle di natura educativa.“Lo scoutismo non è una scien-za da studiare solennementené una collezione di dottrinee testi…No, è un gioco allegroall’aperto, dove «uomini-ragaz-zi» e ragazzi possono vivere in-sieme l’avventura come fratellipiù anziani con fratelli più gio-vani crescendo in salute e felici-tà, abilità manuale e disponibi-lità ad aiutare il prossimo” –B.P.Buona caccia e buon volo.Pietro AgapitoPattuglia Reg.le Branca L/C

“offrire ai

bambinioccasioniper

scoprire leproprie qualità”

IN CERCHIO PER OSSERVARE, DEDURRE E AGIRE

Page 8: Strade Del Meridione - nov. 2011

8

ST

RA

DE

DE

LM

ER

ID

IO

NE

NO

VE

MB

RE

20

11

8

8

Coinvolta già in fase di progettazione laZona dei Normanni per preparare l’evento dell’an-no (dopo la GMG di Madrid) delle Chiese di Cala-bria: Il Convegno della Pastorale Giovanile dellaCalabria. L’Agesci, già in fase organizzativa, avevascelto di curare l’accoglienza dei convegnisti. E Ac-coglienza è stata. Circa 30 fra Capi Rover e Scolte,distribuiti lungo la strada che portava al Residen-ce di Drapia, hanno consegnato ai parteci-panti la borsa del Convegno e il suo conte-nuto, sottoponendo gli stessi a dei piccoligiochi per “guadagnarsi” ora il libro, ora ilprogramma, ora i depliant degli sponsordel Convegno. Poi, man mano che arrivava-no nella sala del teatro, due voci in camiciaazzurra invitavano i presenti ad avventurar-si in una esibizione Karaokiana.Ma oltre a contribuire alla fase organizzativa, ab-biamo saputo che gliscout dell’Agesci presen-ti all’evento rappresenta-vano un buon numero.Noi ne abbiamo contaticirca 30 (su 300 conve-gnisti presenti) compre-si Don Massimo Nesci– Assistente Regionalee Gino Arcudi Referenteper l’Agesci nella Consul-ta di Pastorale Giovaniledella Conferenza Episco-pale Calabra. Dall’oriz-zonte una grande luceviaggia nella storia e lun-go gli anni ha vinto il buio facendosi Memoria, eilluminando la nostra vita chiaro ci rivela che nonsi vive se non si cerca la Verità … Con le parole delcanto Emmanuel i giovani e le Chiese di Calabria,nel Residence “La Pace” di Drapia (VV), comincia-no il loro convegno, iniziato il 30 Settembre e con-clusosi il 2 Ottobre, orientato alla ricerca di veritàsui contesti giovanili per comprendere il perché laChiesa fa fatica a instaurare una relazione efficacecon i giovani. Erano invitati a partecipare quantilavorano nel settore della pastorale giovanile aqualsiasi livello e incarico e sulla stima iniziale dicirca 500 partecipanti sono stati 300 i delegati del-le 12 Diocesi presenti all’evento convocati dallaPastorale Giovanile regionale. Il programma delConvegno è stato pensato su uno slogan: “FaceGod: tanti contatti più relazione”. Partire dall’im-magine dei social network per leggere un feno-

meno del nostro tempo cercando di comprenderese tutti quei contatti (nell’ordine di centinaia), chei giovani acquisiscono sul loro profilo, riesconoad approdare a relazioni di qualità sia tra coeta-nei che col mondo adulto e soprattutto per cer-care e indicare modelli e prassi per instaurare unarelazione proficua tra Chiesa e giovani. Dopo lapreghiera iniziale è Mons. Giuseppe Fiorini Mo-

rosini, Vescovo di Locri – Gerace e Delegatodalla Conferenza Episcopale della Calabriaa occuparsi della Pastorale giovanile nellaregione, a introdurre i lavori e a dare la pa-rola al Vescovo di Mileto – Nicotera – TropeaMons. Luigi Renzo. Richiama le immagini disperanza e di fiducia che la recente GiornataMondale della Gioventù ancora una volta, haconsegnato alla Chiesa universale. Il filmato

“I giovani calabresi interpellano la Chiesa” prendeil posto delle parole e percirca un’ora si susseguo-no volti e voci di giovaniche esprimono consensie dissensi all’operato, allostile, al linguaggio, alleforme con cui la Chiesasi propone ai giovani inquesto contesto epocale.Il filmato è stato costruitocon il contributo di tuttele diocesi calabresi chehanno esplorato 14 di-versi ambienti di vita deigiovani. Il dott. Enzo Ro-meo, Giornalista RAI, ha

commentato il video ed ha evidenziato come laRegione Calabria è al penultimo posto nella clas-sifica delle regioni in base alla Prodotto InternoLordo procapite. Visto il panorama non conforta-te, per il dott. Romeo, servono ragioni di speran-za e, considerata la situazione, il contributo che laChiesa, può dare per indicare motivi di speranzadiventa indispensabile, e suggerisce, nel seguen-te passaggio, un percorso possibile:“La capacità di“rifondare” una prospettiva di sviluppo per la Ca-labria dipende, inoltre, dalla sfida educativa. Maicome in questa epoca coscienza religiosa e sensocivico camminano insieme. Sono le due gambe sucui devono fare affidamento i giovani calabresi”. Lalettura socio – culturale della condizione giovanileè affidata al prof. Enzo Bova. Professore straordina-rio presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Uni-versità della Calabria e presidente del Consigliodel Corso di laurea in Scienze del servizio sociale.

FACE GOD: TANTI CONTATTI PIÙ RELAZIONE

“i giovani

calabresiinterpella-no la

Chiesa”

Page 9: Strade Del Meridione - nov. 2011

ST

RA

DE

DE

LM

ER

ID

IO

NE

NO

VE

MB

RE

20

11

9

Dell’articolata relazione ne riportiamo indicativa-mente solo alcune proiezioni statistiche. Da spe-cificare che dove non specificato che l’indagine siriferisce al 2011 i dati sono da ricondurre ad altraricerca condotta nel 2003 dal prof. Pietro Fantozzi.La famiglia. Il 93.7% dei nostri giovani sono moltoo abbastanza contenti della loro famiglia. Il con-senso attorno ad essa è veramente totale: per il92.1% degli intervistati questa istituzione è “mol-to importante” e per un altro 7.1% è “abbastanzaimportante”. Si può convive-re prima del matrimonio peril 29.4% dei giovani anchesenza che la convivenza siapoi seguita dal matrimonio.Solo il 34.4% dei giovani sischiera decisamente a favo-re del tradizionale modo diconcezione del legame isti-tuzionale uomo-donna. Lareligione. E’ inferiore al 10%la quota di coloro che con-siderano “poco” o “per nulla”importante il fatto religio-so(23% giovanissimi - ricerca2011). La maggioranza asso-luta 63.4% (37% giovanissimiricerca 2011)degli intervistatiguarda alla religione come adun aspetto molto o moltissi-mo importante per la propriavita mentre la residua quota36% è abbastanza interessa-ta alla religione. La religiositàgiovanile, per la quasi totalità–91.2%- di matrice cattolica(80% fra i più giovani - ricer-ca 2011), non ha connotati di risorsa-rifugio, macontribuisce ad incrementare i livelli di soddisfa-zione per la propria vita. Però a fronte del 92% diautodefinentesi cattolici, la quota di coloro cherispettano il precetto di santificare le feste è solodel 17.7% (14% giovanissimi – ricerca 2011) e fa-cendo una capatina in campo etico, fra coloro chevanno a messa ogni settimana, quasi la metà nonprende posizione o è favorevole alla conviven-za. La politica interessa “poco” o “per nulla” benil 78.6% dei giovani intervistati. Più di un quartodei giovani si dichiarano apertamente disgustatidalla politica,(38% giovanissimi – ricerca 2011) unaltro terzo ritiene che la politica sia campo d’azio-ne esclusivamente riservato

a quanti abbiano specifiche competenze, solo il3.3% dei giovani calabresi si ritiene politicamen-te impegnato, la maggioranza relativa –36%- silimita a tenersi informato sulle vicende politicheattendendo, forse, che qualcosa accada con forzatale da suscitare un desiderio di coinvolgimen-to. Se ieri per qualche giovane “tutto era politi-ca” oggi pare che per i nostri giovani il motto dimoda sia un altro: “tutti i partiti sono uguali” etutti ugualmente indegni di meritare qualcosa in

più di quel minimo coinvol-gimento che è l’espressionedel voto.Signore da chi andremo? Ladomanda, affidata alla Ve-glia di preghiera, celebrataall’aperto, davanti al Santis-simo Sacramento esposto incima ad una lunga scalinatailluminata da fiaccole, haconcluso questo primo gior-no. A presiederla è statoMons. Vittorio Luigi Mondel-lo, Presidente della Confe-renza Episcopale Calabra eArcivescovo di Reggio Cala-bria – Bova. “Pensando aquesto incontro gioioso coni giovani forse una parolapotrebbe essere sufficientee potrebbe essere di guidadi questo nostro incontro.Una parola da ricordare an-che dopo questo incontro:Siate uomini liberi! Non è fa-cile essere uomini liberi per-ché essere uomini liberi ri-

chiede una preparazione, richiede unaconoscenza delle realtà, delle verità, significaavere delle idee proprie. Purtroppo questo oggiquesto manca. Si parla oggi di una società scri-stianizzata ma questo che non sono più cristianilo sono da uomini liberi o perché sono stati schia-vizzati da determinate realtà di oggi?”Il Presiden-te della CEC rileva come, nei giovani (quelli delfilmato proiettato nel pomeriggio) c’è una idea diChiesa che si identifica esclusivamente nei pretie per correggere questa idea ricorre al Capitolosecondo della Enciclica Lumen Gentium, intitola-to “Il Popolo di Dio” Ecco alcuni trattidell’Omelia“Dio non ha voluto

FACE GOD: TANTI CONTATTI PIÙ RELAZIONE

Page 10: Strade Del Meridione - nov. 2011

10

ST

RA

DE

DE

LM

ER

ID

IO

NE

NO

VE

MB

RE

20

11

10

10

salvare gli uomini individualmente e senza alcunlegame tra di loro ma si è scelto un popolo”. Ecco laChiesa. Un Popolo scelto da Dio. E’Cristo che mi hachiamato a far parte di questo Popolo e Popolo si-gnifica una Comunità di persone che ha ugualedignità, nella quale non c’è inferiore o superiore,ma tutti sono membri come in una vera famiglia.Così in questo Popolo tutti i membri sono di egua-le dignità. Tutti insieme e non secondo le varie ca-tegorie: non è Chiesa, non è Popolo di Dio il prete.Non è Chiesa, non è popolo di Dio il laico o il reli-gioso o la religiosa, ma è Popolo di Dio tutta la Co-munità insieme. Si parla spesso di preti e troppopoco dei laici. La Lumen Gentium quando parlan-do dei laici ci presenta il Sacerdozio comune deifedeli. Un Sacerdozio che nasce in virtù del Batte-simo perciò tutti noi, ad egual modo e misura, sia-mo sacerdoti. Esiste poi il Sacerdozio ministerialeche si riceve attraverso il Sacramento dell’Ordine.Pur essendo differenti l’uno dall’altro tuttaviasono ordinati l’uno all’altro. Non ci può essere sa-cerdozio comune senza sacerdozio ministeriale eviceversa. Una conclusione dell’enciclica ci-tata, raramente ricordata, dice che è il Sa-cerdozio ministeriale che è al servizio diquello comune e non viceversa. Il sacerdo-zio ministeriale è stato voluto per aiutare lacrescita del sacerdozio comune e non perassoggettarlo a proprio piacimento. Questovuol dire che insieme, non individualmentema come comunità, dobbiamo lavorare per rie-vangelizzare la società per concorrere alla realiz-zazione di un mondo nuovo. Il 1° Ottobre è DonArmando Matteo, Docente di Teologia presso laPontificia Università Urbaniana di Roma ad aprirela giornata, dopo la preghiera, con la relazioneLettura educativo – pastorale della condizionegiovanile. Don Armando esprime preoccupazio-ne soprattutto sulla condizione degli adulti diadulti, incapaci di lasciare spazi al mondo giovani-le. Dice Don Armando “Un mondo giovanile chedel futuro come possibilità i giovani ne hanno bi-sogno come il pane. Hanno bisogno come il panedella possibilità di proiettarsi sul e nel futuro, di ri-cevere una luce dal futuro che retroagisce comemotivazione per l’investimento di su di sé e sulleproprie possibilità”. Poi rivolge l’attenzione alle fa-miglie: “I giovani di cui i sociologi evidenzianol’estraneità alla fede sono in verità figli di genitoriche non hanno dato più spazio alla cura della lorofede cristiana: hanno continuato a chiedere i sa-cramenti della fede, ma senza fede nei sacramenti,hanno portato i loro figli in Chiesa, ma non hanno

portato la Chiesa ai loro figli, hanno favorito l’oradi religione ma hanno ridotto la religione ad unasemplice questione di un’ora. Hanno chiesto ailoro piccoli di pregare e di andare a Messa, ma diloro neppure l’ombra in Chiesa. Conclude cosìDon Armando: ”La provocazione che una letturaeducativo – pastorale della condizione giovanilepone a noi uomini e donne di Chiesa può espri-mersi così: sono le nostre comunità parrocchialiluoghi di festa, di gioia, di sorrisi, di incontro trafratelli e sorelle che riconoscono in Gesù la possi-bilità di un modo di essere uomini e donne nonegoisti, non ossessionati dal mito della giovinezzae non marchiati da una tristezza senza fine? Oppu-re le nostre sono comunità depressive, anesteti-che, monotonoteistiche (F. Nietzsche), tutte mes-se per morti o per persone che si preparano adiventare un’intenzione da messa per morto? Sia-mo o no una Chiesa della festa? Possa la nostraChiesa di Calabria, tornare ad essere una Chiesadella festa. È questo il nostro debito con i giovani.Ma il vero deficit di questa Chiesa nei confronti dei

giovani si evidenza nell’intervento di DonGiovanni Maurello, che collabora con Mons.Morosini per il Servizio di Pastorale giovani-le regionale. Le proiezioni dell’indagineerano purtroppo povere di dati poiché ne-anche un terzo delle Parrocchie ha restitui-to il questionario distribuito circa anno fa.Comunque i dati proiettati sono stato og-

getto di una vivace discussione in sede assemble-are. Una indagine che ha attraverso il modo in cuile parrocchie propongono la catechesi, come vi-vono le relazioni con le associazioni e i movimentipresenti, se si affrontano i problemi dei giovanicon uno interesse da parte di tutta la comunità. Idati non sono stati confortanti e la speranza che alquestionario abbiano risposto solo le parrocchiemeno organizzate e che il 75% della parrocchieche non ha inviato il questionario invece………“Se non parliamo con cuore appassionato, non an-nunciamo niente”. Così il Vescovo di Avezzano,Mons. Pietro Santoro, inizia il suo intervento cen-trato su “Le indicazioni della Chiesa per la Pastora-le giovanile” nella seconda giornata di lavori delconvegno. Mons. Santoro sottolinea come “la pa-storale giovanile è il segno visibile della chiesa lo-cale che serve i giovani. I gruppi, i movimenti, leassociazioni, pur con i loro percorsi devono trova-re nella pastorale giovanile diocesana il grembodel cenacolo e dell’unica missione attorno al ve-scovo”. Sottolinea come i giovani siano “soggetti enon destinatari dell’azione pastorale”. E introdu-

“una

Chiesa

della

festa”

FACE GOD: TANTI CONTATTI PIÙ RELAZIONE

Page 11: Strade Del Meridione - nov. 2011

ST

RA

DE

DE

LM

ER

ID

IO

NE

NO

VE

MB

RE

20

11

11

cendo i futuri orientamenti della Chiesa italiana“Educare alla vita buona del Vangelo” indica la ne-cessità di non separare mai la pastorale giovaniledalla pastorale familiare e vocazionale. Dice che ènecessario entrare in un comune percorso dentroi nodi della crescita reale della persona. Parla dellaurgenza di una alleanza educativa e che bisognaritenere finito il tempo di compartimenti stagni.Richiama il ruolo della formazione degli educatorinel percorso di attenzione alle persone. A proposi-to di formazione Mons. Santoro così si esprime:“Una chiesa locale che non ha una scuola di edu-catori non ha speranza, né responsabilità”. E par-lando degli educatori ricorda che “molti educatorinon sono educatori, in quanto a volte sono debolie fragili, e hanno gli stessi problemi dei ragazzi”.Da qui il richiamo a costruire una «rete» di collabo-razione perché, «ci sono sfide che toccano tutti».“Ricominciamo tutti insieme – conclude – per pro-gettare quello che Cristo vuole per la nostra terra”.Il pomeriggio è proseguito con i Gruppi di studioche hanno elaborato proposte su Evangelizzazio-ne, Formazione, Lavoro, Tempo libero, Vitanello Spirito, Relazione educativa, Cittadi-nanza, consegnate il giorno dopo in sedeassembleare. La serata del secondo giorno siè conclusa con lo spettacolo musicale di ani-mazione del gruppo One Way della diocesiumbra di Città di Castello. Domenica 2 Otto-bre la giornata è cominciata con la Preghieranei Gruppi di studio ed è proseguita con la letturasulla priorità concreta presentata in Assemblea acui sono seguite le conclusioni di Mons. Morosini.La prima decisione che il Vescovo presenta è: Sve-gliarsi! Perché la vita non ci attende e la fratturadella Chiesa con il mondo giovanile si è già consu-mata. E’urgente allora prendere sul serio le propo-ste dei gruppi di studio anche se potrebbero sem-brare delle utopie, ma le utopie hanno da sempremosso il mondo. La seconda decisione richiede diinserire in questo rinnovamento della Pastoralegiovanile in un contesto di apertura missionaria.Terza conclusione è la necessità della formazionedei formatori che deve essere proposta a diversilivelli: parrocchiale, diocesana, regionale. Una for-mazione aderente al contesto territoriale. Quartaconclusione è sulla necessità di avere un sacerdo-te da dedicare in modo esclusivo, alla pastoralegiovanile e favorire la presenza del Progetto Poli-coro a cui guardare come riferimento credibile.Mons. Morosini suggerisce ad ogni delegato dio-cesano per la pastorale giovanile di recarsi dal pro-

prio vescovo e discutere con lui delle problemati-che legate alla pastorale giovanile raccontandoanche cosa ha rappresentato questo convegno intermini di scoperta e di intuizioni per una pastora-le giovanile rinnovata. Le conclusioni si chiudonocon i ringraziamenti a quanti hanno contribuito arendere possibile l’evento. Un lungo e sentito ap-plauso segue alle parole di Vincenzo Bruzzese,portavoce della Consulta di Pastorale giovanile,che ringrazia Mons. Morosini per come ha saputocoinvolgere tante energie per metterle a serviziodei giovani della Calabria.Il Convegno si conclude con la Santa Messa pre-sieduta dal Segretario Generale della ConferenzaEpiscopale Italiana, Mons. Mariano Crociata. Unpassaggio della sua Omelia richiama alla respon-sabilità di crescere in “sapere” per aiutare la nostraterra a guadagnare una condizione più dignitosarispetto al resto d’Italia: “Quella vigna di cui parlail Vangelo di oggi siamo noi e gli altri. Le relazionicon gli altri sono la vigna che il Signore ci ha affi-dato. Noi dobbiamo operare e vivere come se la

vita della Chiesa dipendesse solo da me. Se-condo quanto espresso dal Vangelo: Dopoche avete fatto quanto dovevate fare dite:siamo servi inutili perché è il Signore cheopera non noi. Ma noi dobbiamo fare tuttoquanto è nelle nostre possibilità fare fino infondo. Sant’Ignazio di Loyola diceva: agiscicome se tutto dipendesse o dovesse dipen-

dere da te sapendo che nulla dipende da te. Lapastorale giovanile come capacità di coinvolgerei vostri coetanei come se tutto dipendesse da voi.Nel rapporto con la società poi la via è crederci albene e volerlo fino in fondo nel nome del Signoree per il Signore. Tre le molte cose che si dovreb-bero o si potrebbero dire ne indico solo una: noipensiamo che quando studiamo stiamo facendoesclusivamente il nostro interesse ma in realtànoi rispondiamo a Dio anche di questo. Studiarecome missione perché corrisponde ad elevare sestessi, diventare migliori, non per diventare supe-riore agli altri ma per avvicinarsi a Dio e adempie-re meglio alla sua missione. Studiare capire di più,acquisire competenze per aiutare più e meglio glialtri, la nostra terra, il nostro Meridione così dise-redato. Sentirsi chiamati ad una missione a comin-ciare dallo studio, anche questo significa coltivarela vigna del Signore.” S.d.M.

FACE GOD: TANTI CONTATTI PIÙ RELAZIONE

“ci sono

sfide che

toccano

tutti”

Page 12: Strade Del Meridione - nov. 2011

ST

RA

DE

DE

LM

ER

ID

IO

NE

NO

VE

MB

RE

20

11

WSJ 2011

Hanno piantato le tende nei posti più disparati, hanno percorso sentieri e strade dell’Aspromonte, maqualcuno è andato oltre, fino in Svezia. È la storia di un contingente calabrese di cui 6 reggini che questaestate hanno vissuto l’esperienza del Jamboree. A raccontarcela è proprio una di loro.“Il movimento scout è di gran lunga la più vasta fraternità di ragazzi che il mondo abbia mai visto. Ioperò voglio che sia una vera fraternità vivente, una fraternità non solo di nome, ma in spirito e in amici-zia. Questo è il compito del Jamboree. Il suo scopo principale è di riunire esploratori di Paesi differenti,che si trovino insieme e imparino a conoscersi e divengano amici.” Robert Baden-Powell, già nel 1900,quindi prima della seconda guerra mondiale aveva in mente un’associazione che avvicinasse ed acco-munasse in se tutte le esperienze, le conoscenze e la voglia di fare gruppo dei ragazzi del “mondo”, diqualsiasi religione o colore fossero. Di li a breve inventò lo Scoutismo.Di strada in oltre un secolo ne è stata percorsa moltissima, i gruppi Scout sono nati e cresciuti comefunghi in tutto il pianeta e la volontà di stare insieme e confrontare le nostre esperienze ha visto nascerequello che è il momento di incontro per eccellenza, ovvero il Jamboree.Il Jamboree nasce come incontro fra il popolo del presente e del futuro, al fine di realizzare una Frater-nità Internazionale che faccia il primo passo verso la pace. Ho avuto la possibilità di partecipare al 22°World Scout Jamboree quasi per caso! Dopo un anno di preparazione, a giugno, grazie alla rinuncia diuna guida, mi è stata offerta l’incredibile opportunità di partecipare alla 22ma edizione del Jamboree edio, non mi sono fatta sfuggire l’occasione e mi sono buttata nell’avventura.

Page 13: Strade Del Meridione - nov. 2011

ST

RA

DE

DE

LM

ER

ID

IO

NE

NO

VE

MB

RE

20

11

WSJ 2011

Arrivata a Rinkaby, una sperduta ma importante località svedese immersa nella natura, li ho capito chec’era il mondo attorno a me. Eravamo 40.601 (quarantamilaseicentouno) e si, avete letto bene! Stava-mo tutti li, a Rinkaby, nel sud della Svezia, su un enorme prato verde con boschetti, utilizzati in passatodall’esercito svedese che vi portò le sue truppe in addestramento per diverso tempo. 160 stati, di cui 40europei, hanno convissuto uno accanto all’altro per dodici fantastici giorni in cui il motto è stato SimplyScouting, Semplicemente Scoutismo.Tra incontri, natura e solidarietà il tempo al Jam è passato molto velocemente insegnandoci a vivereuna vita da bravi cittadini e perfetti scoutisti. Abbiamo appreso l’accettare e rispettare le altre culture,il rispettare l’ambiente, l’essere se stessi per gli altri e con gli altri. La parola Jamboree nasce da “Jam” e“boy” cioè “marmellata di ragazzi” e li, avendo al collo fazzolettoni tutti colorati e con spille provenientida ogni parte del mondo, ti guardavi e esclamavi “sono un’italiana, una svizzera, una brasiliana e ancheun po’ americana!” E ti sentivi collegata al mondo, anzi ti sentivi “il mondo stesso”! Essere li insieme aglialtri 35 ragazzi calabresi del reparto Grotta Celeste è stata anche una responsabilità: si trattava di por-tare al mondo il Simply Scouting calabrese per farci conoscere, e per riportare a casa l’esperienza, checi vuole ambasciatori del Simply Scouting mondiale e della pace e che, incredibilmente, in un mondopieno di guerre come è il nostro, può esistere e deve esistere davvero. Basta volerlo!Simona GurrìLe foto sono di Mattia Pinto

Page 14: Strade Del Meridione - nov. 2011

14

ST

RA

DE

DE

LM

ER

ID

IO

NE

NO

VE

MB

RE

20

11

14

L’INCONTRO CON DIO

Come un incontro, se si apreall’ascolto, porta ad una sceltaimportante. Quante volte ci sia-mo chiesti come proporre Dio airagazzi. Quante volte ci siamosentiti inadeguati nel tentativodi porgere una proposta che difede che potesse essere credibilee accolta dai ragazzi. Eppure an-che con queste sensibilità la no-stra proposta, per quanto timida,ha raggiunto alcuni di noi fino aconcorrere nella realizzare di unascelta definitiva di fedeltà a Dioe all’uomo. Claudio, Francescoe Luca sono tre esempi di comeDio lavori nonostante le nostrefragilità. In queste righe tre storieche parlano di un incontro natonella semplicità della propostascout. C’è da pensare ... e da in-viare le vostre riflessioni a:[email protected]

“Con l’aiuto di Dio…” Sono sta-te queste le parole che si sono“marchiate” nel mio cuore enel mio spirito. Ventitré anni discautismo che hanno maturatola mia scelta vocazionale, quel-la di dire il mio “sì” al SignoreGesù, dare la mia a Cristo, di-ventare uno strumento nellesue mani. Tante sono state le

esperienze che hanno segnatola mia vita e che hanno contri-buito a fortificare questa miascelta…Da lupetto con il gioco, doveho scoperto che Gesù è un ami-co fedele che ti sa stare accantosempre, crescere insieme a Luiè stato bello perché Lui è statoil mio esempio che mi aiutavaa fare la buona azione quotidia-na. Gli anni del reparto, doveho fatto l’esperienza della sem-plicità e dell’avventura standoa contatto con il creato. Luogoprivilegiato dove il Signore simanifesta nella vita di ognu-no attraverso le bellezze dellanatura “…e il profumo dei suoifior che ogni giorno io rivedointorno a me…”.Si cresceva in età, e nel mio spi-rito cresceva la convinzione cheil Signore mi chiedeva qualco-sa di più, voleva la mia vita. Glianni poi nella branca RS sonostati fondamentali con l’espe-rienza del servizio, l’altro di-venta il volto del Cristo. Qui hofortificato la mia scelta, ma glianni da educatore , in particolarmodo da Akela nella branca LCmi hanno fatto comprendereverso quale direzioneandare. E la direzioneera Lui che mi chiedevadi rendere felici gli altridonandogli tutto mestesso. La Preghiera delCapo, che mi ha accom-pagnato per tanti anni,forse esprime meglioquello che a tratti non riesco acomprendere a pieno… “Fa oSignore, che io ti conosca. E laconoscenza mi porti ad amar-ti, e l’amore mi sproni a servirtiogni giorno più generosamen-te. Che io veda, ami e serva tein tutti i miei fratelli…”La miavocazione sacerdotale nascesemplicemente dalla scelta diVedere, Amare e Servire Cristoin tutti coloro che Lui mi farà in-

contrare. E che “al termine dellamia giornata terrena l’esserestato capo mi sia di lode e nondi condanna!”Claudio Albanito

“ Segui la pista, tortuosa o dirit-ta, che Dio ti ha tracciato e nonabbandonare, qualunque essasia, questa via che è tua. Corri latua Avventura con cuore arditoe gioioso ma quando, venutal’ora, bisognerà occuparsi dellasola Avventura che conti, il dono

totale a Dio, accettaladi buon grado: non c’èche Dio, che conta. So-lamente la sua luce e ilsuo amore sono capacidi far contento e di sa-ziare il nostro poverocuore di uomini, troppovasto per il mondo che

lo circonda” (Guy de Larigaudie-Il Rover leggendario)E’ con queste parole che hoiniziato questa grande e nuovaavventura che il Signore ha vo-luto riservare per me. Una nuo-va strada, che Dio mi sta do-nando per stupirmi sempre dipiù di fronte ai suoi sentieri…che non sono i nostri sentieri…!Eh sì, perché io proprio questosentiero ormai credevo di aver-

“Con l’

aiuto di

Dio…”

IO PREGO PER LORO, PERCHÉ SONO TUOI (GV 17,9).

Page 15: Strade Del Meridione - nov. 2011

15

ST

RA

DE

DE

LM

ER

ID

IO

NE

NO

VE

MB

RE

20

11

15

IO PREGO PER LORO, PERCHÉ SONO TUOI (GV 17,9).lo perso, credevo che ormai lemie direzioni fossero altre.. Distrade in tutti questi anni annine ho percorse parecchie, finda quando, cucciolopieno di meraviglia miaccingevo a vivere pie-namente la mia pista ea diventare piano pianoprotagonista di questagrande e meravigliosaavventura dello scouti-smo. Avventura che miha donato soprattutto incon-tri! Incontri di persone che mihanno reso delle testimonian-ze credibili di Dio, delle testi-monianze di fede , di gioia, diumiltà e di semplicità, di servi-zio del prossimo senza riserve,senza sconti, fondati solamen-te e semplicemente su…Cristo!Delle testimonianze di amore!E allora non posso che pensa-re al fondatore del mio grup-po . ..Don Ernesto Malvi, concui sono cresciuto e da cui horaccolto la pesante eredità dicapo gruppo negli ultimi anni.Non posso non pensare comela sua stessa vita sia stata perme esempio di vita donata..pri-ma in associazione e ora comesacerdote, vita sempre vissutain Cristo e in “stile scout”. Nonposso non pensare a Don Ni-cola Ferrante, per 25 anni mioparroco e assistente che nonmi ha fatto mai mancare il suosorriso, il suo incoraggiamen-to soprattutto nei momenti“bui”…e la cui parola maestra èsempre stata ”Coraggio!!” E che, ora lo posso dire… ci avevavisto lungo con me…E ora concoraggio e fiducia mi son mes-so di nuovo in strada…. stradache ho iniziato il 20 settembrescorso insieme alla mia comu-nità capi che mi ha accompa-gnato all’ingresso in Seminario.Un momento di gioia ma anchedi commozione…vissuto come

una “partenza”…o magaricome un campo …in cui il pri-mo giorno sei accompagnatodalla famiglia e dagli amici che

ti aiutano a portare lo zai-no e a sistemarlo nel tuoposto letto..Un campoche se Dio vorrà, dureràtutta la vita. E per que-sto chiedo la preghie-ra di tutti i miei fratelliscout per me e per i mieicompagni di strada, e so-

prattutto per i nostri educatori, il rettore Don Sasà Santoro,ilvice Don Nino Iannò, il PadreSpirituale Don Massimo Lafica-ra, l’economo Don Paolo Ielo eDon Mimmo Marino confesso-re straordinario, perché lo Spi-rito Santo li sostenga semprein questa grande e impegnati-va ma bella responsabilità chehanno assunto davanti a Dio.Francesco Velonà

“La promessa che uno scout faentrando nel Movimento hacome suo primo punto: compie-re il mio dovere verso Dio. […] siinsegna al ragazzo che fare il suo

dovere verso Dio significa nonsolo affidarsi alla Sua Bontà mafare la Sua Volontà praticandol’Amore verso il Prossimo.”(cfr.B.P.)Il cammino scout è stato unostimolo alla mia crescita spi-rituale e umana, assistita dapersone splendide che nei varianni sono state i miei capi e acui va un mio immenso Grazie.In questo cammino ho capitouna cosa molto importante:che la vita non ha senso senzagli amici.Sembrerebbe strano che que-sto sia legato alla mia vocazio-ne, anche perché in un certosenso all’interno del seminariosi vive un distacco anche dagliamici, più sul piano materialeche spirituale, ma invece tuttosi è incentrato nel donare la miavita ai miei amici.“Nessuno ha un amore piùgrande di questo: dare la vitaper i propri amici” (Gv 15, 12).Nel cominciare un nuovo per-corso lo scout sa bene chedovrà lasciare cose e personeimportanti: questo gli può pro-curare dolore, ma…l’inizio diun nuovo percorso porta sem-pre con sé un’ondata di felicitàche supera il dolore e che ti dala forza di andare avanti; que-sta forza, nel mio cammino e inquello di tutti, è l’amore di Gesùche non ci abbandona mai eche nei momenti più difficilidella nostra vita ci prende inbraccio per aiutarci ad andareavanti nel nostro percorso, sul-la Sua strada. Ringrazio sempreDio per la guida del mio padrespirituale e prego ogni giornoche tutti i gruppi possano ave-re un’assistente ecclesiasticoche offra la sua vita anche perl’AGESCI, come ha fatto il mio,come intendo fare io.Luca Mazza

“la certezza di

aver

scommesso

giusto”

Page 16: Strade Del Meridione - nov. 2011

16

ST

RA

DE

DE

LM

ER

ID

IO

NE

NO

VE

MB

RE

20

11

16

16

“I” COME INCONTRO, “I” COME INSIEME!Apriamo il dizionario.Andiamo alla “i”.“Incontro”: occasione di colloquioe di conoscenza che si crea quandodue o più persone si trovano nellostesso luogo contemporaneamente.È proprio vero. Un incontro è un’occa-sione, qualcosa da non lasciarsi sfug-gire, come un paio di scarpe a bassoprezzo. “Era un’occasione, ne ho ap-profittato!”, affermiamo, davanti a co-loro che, un po’ increduli e un po’ de-lusi, ammirano il nostro acquisto. Seavessimo avuto il tempo necessario,avremmo avvertito tutti. “Correte, c’èun’occasione!”. Ma questo possiamo

ancora farlo.. Non vi consiglieremo però un capo firmato e imperdibile.Sponsorizzeremo per voi, l’incontro con l’altro, l’occasione appunto diconoscere, parlare e vivere l’altro. E non sarà “solo ed esclusivamenteper oggi!”, come i prodotti in offertissima al supermercato. La nostra of-ferta vale per tutti i giorni. Non c’è bisogno di possedere una card perpoter partecipare, i requisiti che vi vengono chiesti sono la spontaneitàe l’apertura verso l’altro. E ci saranno ricchi premi! Oh sì, quelli ci saranno!Avrete trovato un amico, avrete conquistato un’esperienza in più, avretescoperto cose nuove, grazie all’incontro con l’altro. Capita però, ai giorninostri, di essere un po’ in controsenso con la nostra personalità. Ci definia-mo “aperti”, siamo iscrit-ti a facebook e condivi-diamo molto della nostravita: le foto del matrimo-nio del cugino, quelledella scampagnata, e conorgoglio, quelle dei campiestivi che abbiamo dura-mente preparato. Perchénoi siamo aperti! Poi però,quando capita un incontrodi zona, viene fuori il “riccio”che c’è in noi. Tendiamo a se-derci accanto ai “nostri”, sem-briamo quasi divisi per grup-pi: qui ci sono i verdi-gialli, quii rosso-blu, lì i bianco-verdi.No, non siamo delle sestiglie!Siamo delle persone “aperte”, perché siamo scout! Ma questa apertura non viene

fuori.. chissà, si sarà nascosta tra la miscellanea appesa al nostro

ScrittoDaMeScritto Da Me è uno spazio offerto ai Capi della Regione per ospitare i contributi dicoloro che vogliono comunicare le loro riflessioni, considerazioni e testimonianze dacondividere con gli altri Capi.

Page 17: Strade Del Meridione - nov. 2011

ST

RA

DE

DE

LM

ER

ID

IO

NE

NO

VE

MB

RE

20

11

17

Ciao! Sono Sara Jacopetta, ho 22 anni e faccio parte del mondo del-lo scoutismo da 10 anni. Il mio percorso iniziò in reparto, passandopoi per il clan, e seguito da una piccola pausa per impegni univer-sitari. Ma siccome senza scout non riuscivo a stare, la mia pausasi trasformò nuovamente in un “play” . Al momento svolgo il mioservizio nel Reparto del Gioiosa Jonica 1, il mio gruppo. Sono unastudentessa laureata in Psicologia, ma mi spettano ancora tanti libri da leggere: a breve inizierò la spe-cialistica. I libri fanno parte di me: la mia filosofia di vita si basa sul Piccolo Principe, scritto da AntoineDe Saint-Exupery. Amo scrivere, fotografare e vivere la natura. E naturalmente, amo gli scout!

fazzolettone! Quello che intendo è che l’incontrova vissuto. Non si parla solo di ambito scout, an-che perché tu che stai leggendo, potrai essere lamamma curiosa di un capo branco (e chissà quantevolte avrei detto a tuo figlio “Ma lasciali stare quellilì”!). Inoltre incontrare l’altro è facile. Non dobbiamoaspettarci un incontro formale, organizzato da qual-cuno. Possiamo sfruttare le occasioni del quotidiano.Anche il signore che aspetta l’au-tobus insieme a noi può regalarciqualche perla per a c c r e s c e r ela nostra esperien- za. Bisognasemplicemente es- sere dispostiall’incontro. Come farlo capire?Non c’è bisogno di un cartellinoappeso al collo o di un braccialettofosforescente che indichi il nostro stato di “aperto”.Basta un sorriso, qualche domanda, e un interesse vero.Vivere l’incontro senza riserve dovrebbe essere una filo-sofia di vita. Aprire le porte del proprio io per accoglierel’alterità dell’altro, ci arricchisce e completa quei tasselliincompleti di noi. L’altro è il ponte che si stende per far-ci accedere lì, dall’altra parte della sponda, dove soli nonpossiamo arrivare. Senza l’altro cosa siamo?Lo descrive anche la famosa canzone: “Se un pen-ny tu mi dai, se un penny io ti do, con un pennyresteremo per ciascuno. Ma se un’ idea tu mi daie se un’idea io ti do con due idee per ciascuno re-steremo”.E infatti è proprio così! “Sai da soli non si può farenulla..”. Quest’ultima canzone non a caso porta iltitolo di “Strade e pensieri per domani”. Il nostrofuturo, ovvero il nostro domani, va costruito insie-me. La strada che va percorsa può essere menodura se fatta insieme agli altri. Arricchiamocidell’incontro con l’altro!Sara Jacopetta

“...sai da

soli non sipuò fare

nulla...”

ScrittoDaMe

CALABRIAStradedel

Meridione

Page 18: Strade Del Meridione - nov. 2011

Vieni AvantiCREATIVO!!!

TipiacelaPatacca?

Collaboracon Strade delMeridioneetenepotraifregiareanchetu!

CALABRIAStradedelMeridione

CerchiamoCapiconcompetenzedi:Grafico, Corrispondente, Webmaster, Illustratore,

Fotografo, Montatore e Operatore video,Deejay e Speaker per i nostri canali di comunicazione:

Facebook, Sito web*, Blog*, Rivista, Web Radio*.Condivideremo i contributi migliori nella rubrica

“ScrittoDaMe”edopo5pubblicazioniriceverai la toppa da mettere sull’uniforme!

E potresti anche entrare a far parte della Pattuglia!

Contattaci:[email protected]

*attivi tra pochissimo

Page 19: Strade Del Meridione - nov. 2011

19

ST

RA

DE

DE

LM

ER

ID

IO

NE

NO

VE

MB

RE

20

11

19

Abbiamo raggiunto il GruppoSatriano 1° che ha tratteg-giato come si concretizza ildialogo con le istituzioni co-munali della loro cittadina. Unracconto semplice ma che ciinvita a entrare nella più vastaarea dell’educazione alla poli-tica cui fa riferimento il PattoAssociativo.

Da sottolineare che lo scou-tismo prima dell’apertura delgruppo, avvenuta nel 2007,era sconosciuto in zona eche gran parte dei compo-nenti il Gruppo non erano diSatriano ma provenivano dalterritorio circostante. Attual-mente il gruppo SATRIANO1° fa parte della Consulta co-munale delle Associazioni.Fra le collaborazioni svilup-pate in questi ultimi anni

sono da evidenziare:Nel 2009 il Gruppo ha col-

laborato nel lancio dellaraccolta differenziata conattività nelle scuole ed infor-mazione agli abitanti e con ilBranco si è svolta un’ attivitàdi animazione e servi-zio con anziani per lariscoperta di tradizionilocali.A cavallo tra il 2009 eil 2010 abbiamo svol-to attività di E.P.C. incollaborazione con ilComune. Nel 2010 il Comu-ne ha intitolato un luogocome “Largo Baden Powell”.Nell’agosto 2011 le associa-zioni rappresentate nellaconsulta hanno organizzatouna serata che ha fatto par-te del ricco cartellone estivo

comunale. Per il prossimonovembre (festa dei morti)il gruppo farà servizio (aiutoalle persone anziane, puliziae cura delle tombe abbando-nate, ...) presso il cimitero, incollaborazione con l’Azione

Cattolica. Piccoli gestima che hanno avvici-nato i ragazzi a sentir-si parte di un contestosociale ma la cosa piùimportante è il dialo-go sviluppato tra leforze sociali per con-

seguire un comune obiettivoa servizio del paese.Pino Giaimo

Saremo lieti di ospitare espe-rienze simili sui prossimi nu-meri di Strade delMeridione.

“dialogo

sviluppatotra le

forze sociali”

SOSTENERE LA RELAZIONE ASSOCIATIVA CON IL CONTESTO SOCIALE

Page 20: Strade Del Meridione - nov. 2011

20

ST

RA

DE

DE

LM

ER

ID

IO

NE

NO

VE

MB

RE

20

11

20

Nel Documento della CEI“EDUCARE ALLA VITA BUONA DELVANGELO - Orientamenti pasto-rali dell’Episcopato italiano peril decennio 2010-2020”, la parola“natura” viene citata 13 volte, laparola “incontro” 24 volte e la pa-rola “relazione” 30 volte. Tre paroleguida, care a noi scout, che coniu-gate con la tecnica dell’”orienta-mento” ci restituiscono una dire-zione chiara rispetto all’azioneeducativa da esercitare nel campodell’educare e in modo più chiarodell’educare alla fede. Abbiamotrovato su internet alcune pagi-ne utili a chiarirci le modalità didialogo tra un Capo, o una interaComunità Capi, con il documentodella CEI che accompagnerà, peri prossimi nove anni, le comunitàecclesiali, di cui facciamo parte (nefacciamo veramente parte?). Laprima è una relazione tenuta adun Convegno nel giugno scorsoda Mons. Andrea Leonardo, Diret-tore Ufficio Catechistico e Servizioper il Catecumenato del Vicariatodi Roma e l’altro contributo è diMons. Domenico Sigalini, già Re-sponsabile del Servizio Nazionaleper la Pastorale Giovanile della CEIè oggi Vescovo della Diocesi di Pa-lestrina. Cominciamo con Mons.Leonardo:

“…porsi la questione dicome la novità cristiana illumini,attraverso queste dimensioni, lavita umana”.Ognuno di noi si rende conto diquale sia il disorientamento cheesiste oggi nel Paese ed anchenei nostri catechisti in meritoa ciò che i cinque “ambiti” delConvegno di Verona schematiz-zano.

Chi educa oggi all’affet-tività e come educar e ad essa?Perché l’assoluta “libertà” inquesto campo non genera fami-glie più salde?

Cosa rispondere a chi

ritiene che il termine “famiglia”vada allargato a comprenderequalsiasi tipo di relazione?

Chi risponde alla do-manda quale sia il senso dellasofferenza, conscio che solola risposta a questa questionepermette poi di dire se abbia omeno senso vivere in condizionidi apparente “non dignità”?

Cosa dire della diminu-zione numerica di alcune tipo-logie di “malati”, non perché la“malattia” viene vinte, ma per-ché coloro che ne sono portatorivengono selezionati alla nascita?

Chi aiuta a compren-dere che non esiste festa senzasignificato e che la festa non èl’oblio del tempo del lavoro, mapiuttosto la scoperta delle ragio-ni per cui vale la pena lavorare, lascoperta che il lavoro ha un fine?Che il lavoro ha quindi una mo-ralità che lo deve contraddistin-guere?

Chi aiuta oggi la fa-miglia e la scuola a ritrovar e ilsenso dell’autorità? A divenireprogettuali, a sostenere regolee comandamenti, a so-stenere con i propri “no”ed i propri “sì” le giovanigenerazioni?

Chi ricorda che lacultura non è solo meto-do, ma soprattutto con-tenuto e che si apprendeun metodo esattamentestudiando un contenuto? Cosasono allora i “classici”, i punti diriferimento senza i quali non vi ècultura e passione per essa?

Chi aiuta a comprende-re il peculiare ruolo del credentenella compagine pubblica, rifug-gendo dal duplice rischio dell’in-tegralismo e dell’irrilevanza delVangelo nell’agone pubblico?

Quali sono i punti di ri-ferimento dell’agire cristiano inpolitica sui temi sopra espressi?

Ho voluto accennare a questotipo di domande per indicareche qui si apre una pr ospettivache non può vedere la catechesiassente. Se l’annuncio, la cele-brazione, il servizio ci danno lecoordinate fondamentali dellamissione della Chiesa, i cinque“ambiti” del convegno di Veronace ne mostrano l’incidenza con-creta negli orientamenti vitalidell’esistenza degli adulti oggi.Non è difficile concretizzare que-sta problematica in merito agliitinerari di catechesi degli adulti.Un adulto avrà bisogno – e desi-derio – da un lato di conoscere ilVangelo di Giovanni, di scoprirecome nella Samaritana, nel cie-co nato, in Lazzaro, si manifesti ilbisogno di Dio presente in ogniuomo – dimensioni “fondamen-tali” – ma ha poi bisogno anchedi sapersi orientare nelle que-stioni pubbliche ed ha bisognoquindi di conoscere la dottrinasociale della Chiesa, di leggerela Caritas in veritate, di rifletterecon una catechesi sistematicasulla famiglia e l’affettività.

Ciò che già si dimo-strava vero a partire daun’analisi del compitodell’annunzio della Pa-rola è altrettanto verose considerato dal pun-to di vista degli “ambi-ti” di vita proposti daVerona.

La catechesi deve, da un lato,proporre itinerari teologici ebiblici, ma deve, al contempo,saperli “interrompere” per pre-sentare in altri momenti itineraririvolti alle coordinate necessarieper orientarsi nella vita quoti-diana. Una catechesi degli adultiche non passasse mai per Gio-vanni o per la Dei Verbum man-cherebbe di fondamento, unacatechesi che non si soffermasse

“itinerari di

catechesi

degli

adulti”

CAPACI DI DARE SIGNIFICATO ALL’ESPERIENZASCOUT PER COMUNICARE LA PROPRIA FEDE

Page 21: Strade Del Meridione - nov. 2011

21

ST

RA

DE

DE

LM

ER

ID

IO

NE

NO

VE

MB

RE

20

11

21

mai sul perché la “sussidiarietà”è uno dei fulcri della dottrinasociale della Chiesa lascerebbel’adulto in una condizione di “mi-norità” nei confronti di problemicui deve invece dare il suo con-tributo come laico nel mondo.Ovviamente se risalta in primopiano la questione dei conte-nuti, non è meno importantequella delle “esperienze” che liaccompagnano.Ben diverso è che sia catechistadi un gruppo di adulti un single,oppure una coppia di personesposate che testimonia della bel-lezza del dialogo uomo-donna.Ben diverso è se si valorizzanoi ruoli professionali delle perso-ne o se si prescinde da essi. Bendiverso è se, mentre si riflettesull’educazione, si mettono inpiedi anche progetti di collabo-razione fra genitori, scuola e co-munità ecclesiale.”Mons. Andrea Lonardo.(da Il cantiere dell’educazione cri-stiana. Annuncio, celebrazione,testimonianza e ambiti della vitaquotidiana – Pesaro 20/23 giugno2011)

L’ASSOCIAZIONISMO

Dal contributo di Mons. Sigaliniabbiamo voluto estrarre il com-mento al capitolo sull’associazio-nismo contenuto nel documentoEVBV

È naturale a questo punto darerisalto a ciò che negli Orienta-menti viene espresso in un ap-posito paragrafo (cfr. n. 43).Se c’è un insieme di esperienzeche hanno sempre preso sul se-rio l’istanza educativa e lo fannoancora oggi, nonostante le dif-ficoltà talvolta insuperabili e leincomprensioni delle strutturepastorali, sono proprio le asso-

ciazioni che hanno contribuitoa formare, nel tempo, figure digrandi laici che hanno segnatola storia e che oggi rappresen-tano un richiamo alla vocazionealla santità, meta di ogni battez-zato. Spesso pensiamo che edu-care sia offrire esperienze coin-volgenti, belle emozioni anchefortemente spirituali e celebrati-ve, lectio divine solide.È vero anche questo, ma vedia-mo sempre di più come occorreaccompagnare le persone conun percorso fatto di mete,di strumenti, di passi sem-plici e collegati, per noncreare talebani o smidol-lati.L’unità degli interventieducativi esige di avereun progetto, di costrui-re sequenze ordinate nelprocesso secondo una visioneglobale della persona.La preparazione ai sacramenti ela mistagogia hanno il vantag-gio di non farci deviare in peda-gogismi che non arrivano maialla meta, ma di ancorare ogniprogetto all’essenza della vitacredente.Le comunità diocesane dannodei grandi contributi con i pro-getti pastorali, la chiesa italianacodifica degli orientamenti didecennio in decennio.È importante però scrivere que-sti contributi entro un proget-to che viene sostenuto giornodopo giorno, per ogni età. Leassociazioni ecclesiali hannograndi capacità di progettazio-ne formativa.È una tradizione secolare e rin-novata quella dell’Azione Catto-lica (n.d.r. ma lo è anche quelladell’Agesci), che aiuta tutti a per-correre cammini di formazionecon un progetto formativo glo-bale e soprattutto a preparareeducatori con un tirocinio severodi santità e di competenza edu-cativa. Del resto la compilazione

dei catechismi sono un esempiodi come anche la chiesa nella suaresponsabilità istituzionale siacostretta a dare all’esperienza difede una coerenza non solo in-tellettuale, ma anche educativa.Le associazioni sono per naturaeducative, sanno scrivere conil linguaggio degli uomini ogniparola di fede e la traducono inpercorsi progettuali.Rendono l’esperienza credenteaccessibile a tutte le età e a tuttele situazioni.

Formano alla corre-sponsabilità e nonsolo alla collaborazio-ne. Sono il cuore del-lo sforzo educativo diuna comunità cristianae per questo vannosostenute e spinte adosare anche di più nel-

la qualificazione degli educatorie nella interazione con il territo-rio.Alle associazioni è consentitostabilire relazioni progettualicon il territorio con la scuola, conle università; possono dare vita auna costituente educativa chemette attorno un tavolo, o me-glio a un ideale tutti coloro chedanno contributi all’educazionedelle giovani generazioni.Con questo impianto si possonoaffrontare tutte le sfide e valoriz-zare tutte le risorse della comu-nità cristiana e del territorio chegli Orientamenti Pastorali met-tono in luce (cfr 44-51).Mons. Domenico Sigalini(Commento agli Orientamenti Pa-storali della Conferenza Episcopa-le Italiana per il 2010-2020)

Sul sito regionale, con cadenzaquindicinale, verranno pubblicatealcune indicazioni utili per pro-porre ai Capi i contenuti del docu-mento nelle riunioni di ComunitàCapi e Consigli di Zona.SdM

“unità

degli

interventi

educa-tivi”

Page 22: Strade Del Meridione - nov. 2011

22

ST

RA

DE

DE

LM

ER

ID

IO

NE

NO

VE

MB

RE

20

11

22

22

LUNGO I SENTIERI DEL NOSTRO AGIRE QUOTIDIANO

In un tempo come questo, nel quale “ ilrumore” schiaccia in qualche modo lavita; e perfino le dimensioni più intimedelle persone vengono senza rispet-to gettate nel tritacarne di un chiassomass-mediale senza pudori, il richiamodi Joseph Ratzinger a quella “dimensio-ne altra” della persona assume,oltre quelli del dono, anche i con-torni di una sfida.

Una sfida con cui noi calabresi(ma non solo…) siamo chiamatia confrontarci; perché solo acco-

gliendola potremo riuscire a trovare,nella profondità di noi stessi, quellapossibilità di risorgere, quella voglia dilottare, quei sentieri da battere, lungo iquali soltanto ci sarà consentito di co-struire un futuro “nostro”, più vero e piùumano.(da L’Avvenire di Calabria del 15 Otto-bre 2011)

“Benedetto

XVI in

Calabria”

Page 23: Strade Del Meridione - nov. 2011
Page 24: Strade Del Meridione - nov. 2011

2013