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La foto di copertina mostra i numerosi partecipanti alcampo sull’accoglienza, tenutosi recentemente a Ge-nova (su cui trovate una breve cronaca nella colonna quia fianco). Accoglienza è una parola che ci interpella:come cristiani, come scout, come italiani. Si! Come ita-liani. Perché nonostante l’affollarsi compulsivo degliodiatori sui social o la massiccia propaganda politicacontraria, il popolo italiano resta, in buona parte, un po-polo accogliente. Lo dimostrano gli innumerevoli volon-tari che accolgono i migranti nei porti di sbarco, quelliche si mettono al servizio nei centri e nelle case di ac-coglienza, i tanti che ospitano e aiutano silenziosamentesingoli e famiglie, non necessariamente stranieri maanche connazionali colpiti dalla crisi economica.Si può dire che il termine accoglienza sia iscritto nel no-stro dna, anche per le vicende migratorie vissute datanti nostri parenti e concittadini. Quante volte nellenostre uscite o durante le nostre route, noi stessi, ab-biamo potuto sperimentare il calore dell’accoglienza,spesso semplice e povera, fatta da un bicchiere diacqua fresca o dal fuoco ristoratore di un camino. Ri-cordo – non senza emozione – una sera durante uncampo di clan lungo le coste dell’Istria, in pieno regimecomunista. Eravamo accampati sulla riva del mare, neipressi di Rijeka (Fiume). Attorno al fuoco, accompagnatidal suono delle chitarre cantavamo le nostre canzoniscout, i canti di montagna, le canzoni della tradizionepopolare. Ci trovammo – non senza preoccupazione –come circondati da ombre nere, uomini e donne, chesi avvicinavano al nostro bivacco. Erano italiani, discri-minati dal regime di Tito, che ascoltando le nostre voci,quasi liberati, si erano avvicinati e ben presto si ritro-varono a cantare con noi. Come d’incanto comparverodolci e vino e la festa si può dire continuò per buonaparte della notte. Un ricordo indimenticabile!Ecco perché ho letto con vivo piacere, ed ho plaudito,al documento che il Consiglio Nazionale del MASCI havoluto rivolgere a tutti gli Adulti e Adulte scout ed al-l’opinione pubblica, intitolato: “Siamo tutti cittadini delmondo”. Un appello che interpella non solo le nostrecoscienze ma essere di stimolo per un impegno di ser-vizio sempre maggiore ed efficace. Forse ci sarà qual-che voce di dissenso, difficilmente comprensibile allaluce degli ideali scout della Legge e della Promessa, masono certo che le comunità degli adulti scout accoglie-ranno questo appello con responsabilità ed impegno.

L’accoglienza ci interpellaGiovanni Morello

editoriale

Un campo sulla cultura dell’accoglienza a tuttotondo. Al campo oltre 40 adulti scout, a Genova,si sono incontrati per tre giorni, hanno incontratoalcuni testimoni e vissuto una significativa espe-rienza insieme.Perché un campo sull’accoglienza?Tutti sperimentiamo il bisogno e l’importanza dell’ac-coglienza nella famiglia, nella Chiesa, nella scuola, nelgruppo o associazione, nella stessa società … cioè intutti i luoghi e ambienti di vita dove ognuno di noi ri-conosce l’altro come simile a sé. Siamo chiamati ad unesercizio continuo perché su questo atteggiamento diaccoglienza si regge un po’tutto il tessuto della società,si costruiscono le relazioni, è possibile il dialogo, loscambio, la collaborazione, si cementa la solidarietà,si costruisce la vita e così via.Però non possiamo non constatare come l’accoglienzaè difficile, anzi, a volte rischia di diventare impossibilenei confronti del diverso, dell’estraneo, dello straniero,di chi non si conosce e di cui non si hanno informazionie garanzie certe. Spesso prevale la chiusura, domina ilpregiudizio, il sospetto che genera diffidenza e paura.Non si tratta di un comportamento insolito: contraria-mente a quanto si pensa, sia la natura che la storiaumana dimostrano come non sia così normale che l’al-tro, il diverso, l’estraneo, lo straniero sia compreso, ca-pito, ammesso alla comune convivenza, inserito nellacomunità, anzi tutt’altro…Rispetto al passato parte di opinione pubblica ha cam-biato atteggiamento ed ha compreso il valore dell’ac-coglienza, grazie anche alla mobilità causata dallaglobalizzazione, alla raggiunta consapevolezza del-l’uguaglianza di tutti gli uomini e al riconoscimentodella dignità di ogni essere umano che nessun ordina-mento potrebbe negare. Ma al di là delle intenzioni edelle affermazioni generali la pratica concreta dell’ac-coglienza continua a trovare resistenze e a suscitarediffidenze di ogni tipo: non è il caso di elencarle, sonosotto gli occhi di tutti.Perciò al campo abbiamo cercato di riflettere sul signi-ficato e le motivazioni dell’accoglienza sotto diversipunti di vista: accoglienza e relazione, accoglienzanella Parola, accoglienza in famiglia, accoglienzanella Chiesa, accoglienza dello straniero, acco-glienza nella comunità, accoglienza e disponibilitàal cambiamento, accoglienza e crescita personale.

La culturadell’accoglienzaGiorgio Zaccariottoper il Comitato Luce della Pace da Betlemme

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Il Consiglio Nazionale del MASCI, riunito a Roma neigiorni 23-25 gennaio 2019, ha approvato il documento,che qui di seguito pubblichiamo.

Noi adulti scout del M.A.S.C.I. (Movimento AdultiScout Cattolici Italiani), fedeli alla nostra identità e allanostra missione educativa, espressa nei valori dellaPromessa e della Legge scout e come cristiani alla lucedel Vangelo,

ci sentiamo interpellati dall’approvazione ed applica-zione del “Decreto sicurezza” perché lo consideriamodistante:

• dai valori scout e cristiani del Movimento,• dalla cultura e dai valori della società civile• dai principi fondamentali della Costituzione Italiana

Come detto nel nostro Patto Comunitario, “Crediamonella convivenza pacifica e nella collaborazione tra ipopoli e cerchiamo di essere operatori di pace, impe-gnati a costruirla nel nostro cuore e intorno a noi, nellasocietà nazionale ed internazionale, anche collabo-rando con Comunità di altri Paesi e con la Fratellanzascout mondiale. Ci impegniamo a praticare e a diffon-dere la cultura dell’accoglienza verso lo straniero checerca nel nostro Paese dignità e lavoro e a mettere inatto iniziative di solidarietà e progetti di ricostruzionee sviluppo per i popoli del Terzo mondo o comunque indifficoltà, affinché trovino una loro strada per la cre-scita. Noi Adulti scout crediamo nella fraternità di tuttigli uomini in quanto figli di un unico Padre. Affer-miamo, pertanto, che la convivenza de-gli uomini devebasarsi sull’amore che per primi ci impegniamo a vi-vere e testimoniare.”

Con l’abolizione del permesso di soggiorno per motiviumanitari, sostituito da una “protezione speciale”,viene tolta agli stranieri la possibilità di accedere a per-corsi virtuosi di integrazione, rischiando così facil-mente di cadere nell’irregolarità.

Questa legge suscita notevoli problemi di coscienza inquanti, come noi, ritengono fondamentale il riconosci-mento e il rispetto della dignità delle persone. A nostroavviso si avverte un contrasto stridente, tra i principigenerali del di-ritto internazionale (Dichiarazione Uni-versale dei Diritti Umani, Diritto della Navigazione), deldiritto Nazionale (Costituzione) e il “Decreto Sicurezza”tanto da richiamare alla riflessione anche il tema del-l’Obiezione di Coscienza, tema che ha sempre accom-pagnato l’umanità nella sua storia nella ricerca di ungiusto equilibrio tra legalità e giustizia, tra la fedeltàalla legge e la fedeltà alla coscienza.

La nostra grande preoccupazione rimane la ricadutaeducativa di questa normativa: ci appare deleterioporsi contro l’immigrazione quale unico rimedio per lasicurezza del Paese!

Riteniamo immorale che l’emergenza e il drammaumano di persone costrette a fuggire dai loro Paesi incerca di una speranza, sia ritenuto minaccia alla nostrasocietà e alla nostra identità.

Siamo convinti che una società dove la sicurezza è af-fidata solo alla forza, aumenti la conflittualità sociale,e non possa essere una società più sicura. Una sicu-rezza davvero efficace nasce da rapporti di aiuto reci-proco per migliorare il bene comune.

È vera emergenza l’impoverimento della nostra uma-nità in cui si tendono a svilire i valori e i principi ori-ginari della casa comune europea e della civiltàcristiana.

“La vera sicurezza si realizza, con efficacia, preservandoe garantendo i valori positivi della convivenza.” (Il Pre-sidente della Repubblica - messaggio del 31/12/2018)Riteniamo che la solidarietà, fatta di integrazione, at-traverso modelli di accoglienza partecipata e diffusa,rimanga la via principale per affrontare la complessitàdel fenomeno migratorio.

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Cittadini del mondo oltre le attuali politiche sull’immigrazione

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Riteniamo che la dignità della persona vada sempre ri-conosciuta come inalienabile. Negare la dignità umanaè certamente l’inizio di sopraffazioni che minano allefondamenta ogni vera democrazia e la serena convi-venza sociale.

Crediamo che l’essenza della democrazia presente efutura debba essere quel-la di comunità di personeaperte che non si raggruppano secondo la logica iden-titaria che ha sempre portato alle guerre di religione,ideologiche o etniche, ma secondo le logiche della co-noscenza, del confronto, del rispetto, del dialogo edella fratellanza.

Rivolgiamo pertanto a tutti l’Appello di interrogare lapropria coscienza sui va-lori che stanno alla base dellavita sociale per il bene delle nuove generazioni.Auspichiamo che il nostro Governo e l’intera Comu-nità Europea rivedano le posizioni riguardanti i flussimigratori e le politiche di accoglienza e integrazioneanche ripristinando canali regolari di immigrazione

e cercando regole comuni di convivenza equilibrataper uno sviluppo sostenibile dell’intero pianeta, casacomune.

NOI ADULTI SCOUT

• continueremo ad impegnarci concretamente nelledifficili situazioni di accoglienza nei nostri territori;

• continueremo ad assistere gli immigrati al momentodegli sbarchi, nei di-versi servizi nelle strutture cheospitano chi è in attesa di un riconoscimento giuri-dico stabile;

• continueremo a sostenere le azioni di integrazioneverso tutti coloro che hanno scelto il nostro Paesequale luogo per guardare al futuro, nell’attenzioneai minori, spesso non accompagnati, affinché pos-sano crescere in ambienti educativi positivi e si-curi.

Il Consiglio Nazionale MASCI, riunito in Roma il25.01.2019ge

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A leggere i giornali, nel vedere la tv e nell’ascoltare laradio, sembra che le “cattive notizie” ed il “linguaggiodel male” abbiano prevalenza su ogni segno di spe-ranza. L’inospitalità, la morte, l’atrocità, sono diventatepoi la cronaca del quotidiano.Alcuni francamente addolorati, altri arrabbiati, altrismossi da certe immagini ma dopo lo sgomento ri-mane il silenzio: si cambia canale, si gira pagina, si cam-bia argomento, permeati da una sensazione diimpotenza.Diciotti, Aquarius, Open Arms, Sea Watch ecc., tantinomi di navi cariche di vite sfortunate che scappanodall’inferno per essere lasciate alla balia delle onde.SI perché è inferno essere acquistati dai “custodi” diun campo profughi per essere ridotti in schiavitù. È in-ferno essere selezionati e “prelevati” da mercanti in-ternazionali di organi umani. È inferno esseresistematicamente violentati e stuprati. È inferno diven-tare ostaggi di gruppi organizzati che pretendono ri-scatti dai parenti in patria o in Europa.PERSONE come noi, naviganti senza rotta e senza porti,in attesa che i governi si accordino su un’equa sparti-zione di numeri, giocando a Ping Pong; soddisfatti poise riescono a far rientrare questi carichi di esseri umani“sani e salvi” in Libia, ossia dall’inferno dal quale eranopartiti!E ritengo ormai che solo l’ipocrisia ci fa riempire labocca della frase “aiutiamoli a casa loro”, quando die-tro a questa affermazione è chiaro che non ci sono po-litiche, non ci sono risorse, non ci sono tempi.Quanta tristezza! Da Presidente di una significativa re-altà di adulti a livello nazionale, mi sono chiesta se lascelta di andare avanti a Comunicati e ad Appelli, po-tesse offrire un percorso educativo utile per maturareattraverso altri processi risposte di solidarietà, di uma-nità per sviluppare una cultura dell’accoglienza.Riflettendo per davvero molto su tutto questo, qualchesettimana prima del Consiglio Nazionale mi sono sen-tita di condividere con questo gruppo di fratelli, il fattodi non aver più risposte a quanto “stava e sta” succe-dendo, tanta era la sofferenza ed il dolore anche peril clima di odio e di diffidenza percepito.Volendo prendere pure le distanze anche da una stra-tegia comunicativa, fatta di toni alti, di abuso di sim-boli... di linguaggi che danno senso di potere, finalizzatisolo ad aumentare il consenso di masse populiste, che

aderiscono con estrema facilità a poche frasi e a pocheidee, nate a volte da bugie continuamente ripetute, mache come un virus contagiano i valori fondanti la nostracultura e la fede.Tutto questo è sicuramente il risultato di un insieme difattori: la componente del diverso, la non conoscenzadell’altro e l’incapacità di avere certezze sulla propriacultura, che porta a continue chiusure, ma noi adultiscout, uomini e donne di frontiera amanti dell’avven-tura, ben sappiamo che se davvero conosciamo,amiamo e valorizziamo ciò che siamo e non dobbiamoavere paura di chi arriva dall’esterno: ma come farlocomprendere in questa epoca?E quindi ho chiesto al Consiglio Nazionale di riordinarequalche idea in termini di contenuti e di azioni (oltre aquanto già facciamo sui temi dell’accoglienza), che po-tesse essere propositivo per una realtà educativa comeil MASCI; persone che non vogliono confondersi nellamassa, ma che vogliono comunque stare dentro a que-sto mondo, per continuare a dialogare ed impegnarsiper la pace, la giustizia, la fraternità.Ne è uscito in notturna un documento sottoscrittoall’unanimità, posta questa dalla sottoscritta come“Condicio sine qua non”. Un testo fatto con parole sop-pesate, che hanno saputo coniugarsi con le diversesensibilità e appartenenza politica, ma con la volontàdi volerlo fare.Se dovessi esprimere in sintesi, quale il processo e ladiscussione, che ha portato ad un voto all’unanimità diun testo, che in qualche modo poteva scivolare in undocumento di presa di “posizione politica”, direi che èemerso in modo forte e bello la volontà di essere in-sieme: “non più un noi dettato dalla paura, ma un noiche ha cercato un orizzonte di senso condiviso, non unafusione, ma un luogo nel quale le differenze e le diver-sità, presenti anche nel nostro Consiglio Nazionale,camminano fianco a fianco nel rispetto reciproco”.Credo che la strada vincente, sia quella di reagire difronte all’ingiustizia con le modalità dei seguaci di Cri-sto, “andando a cercare assieme le parole per parlare”come diceva Giorgio Gaber, ma soprattutto andando acercare assieme le parole per comprenderci!Questo in sintesi il percorso del testo che segue; per ilquale ringrazio non solo il Consiglio Nazionale maanche il Comitato Esecutivo presente che, se pur nonvotante, ha partecipato attivamente alla discussione.Ringrazio questi miei fratelli perché assieme abbiamocompreso che quando ci sono dei valori da salvareche sono al di sopra delle parti, inaspettatamentematurano i frutti della FORZA, del CORAGGIO, dellaTESTIMONIANZA, e della FEDELTÀ ai valori delloscautismo e al nostro Patto Comunitario, che proba-bilmente è anche motivo di unità sulle cose che ve-ramente contano.Noi in queste parole ci abbiamo “messo l’anima”,chiediamo che tutto il Movimento ora oltre che l’animaci metta il “corpo”, affinché queste non restino solo esemplici parole, perché allora, nulla sarebbe valsal’unanimità di un voto!

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Il percorso di un voto all’unanimitàSonia MondinPresidente Nazionale

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Di seguito sono elencati gli eventi formativi per il 2019. Ogni evento potrà svolgersi solo se raggiungerà almeno i 12iscritti. Nel limite dell’organizzazione degli staff l’evento formativo può essere promosso e le iscrizioni possono essereaperte da febbraio. Ogni evento deve autofinanziarsi e indicativamente non deve costare ai partecipanti oltre 50 euro.

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Eventi formazione 2019

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Negli anni 2016 e 2017, Strade Aperte è intervenutanel dibattito in corso sulla Riforma del Terzo Settore, li-mitandosi ad una ricostruzione storico-giuridica dellenorme previgenti e di quelle che venivano introdotte,esprimendo alcune riflessioni etiche, senza anticiparevalutazioni e possibili criticità sulla concreta ed armo-nica applicazione delle leggi e dei decreti attuativi in-dividuati e ricompresi nella riforma1.Non ci si soffermò sul riconoscimento e funzionamentodelle ONG, storicamente differenziate rispetto allealtre associazioni, per identità, organizzazione e mis-sione perché operanti prevalentemente nei paesiesteri. Lo facciamo oggi, per completezza e per offrireil nostro contributo alla comprensione dei cambia-menti intervenuti.L’espressione “organizzazione non governativa”(ONG) è stata menzionata per la prima volta nell’am-bito delle Nazioni Unite: l’articolo 71 della Carta co-stituzionale dell’ONU prevede la possibilità che ilConsiglio Economico e Sociale possa consultare “or-ganizzazioni non governative interessate alle que-stioni che rientrano nella sua competenza”. Le ONGsono descritte come organizzazioni non aventi fini dilucro, indipendenti dai governi e dalle loro politicheche ottengono almeno una parte significativa dei lorointroiti da fonti private, per lo più donazioni. I due ca-ratteri essenziali per definire un’organizzazione nongovernativa di cooperazione allo sviluppo, sono

quello privato e l’assenza di profitto nell’attività. Ca-ratteristica di queste organizzazioni è inoltre unaforte spinta ideale, finalizzata all’obiettivo di contri-buire allo sviluppo globale dei paesi socialmente edeconomicamente meno sviluppati.In Italia, le ONG sono riconosciute già con legge 49/872

ove si prevedeva, tra l’altro, l’attribuzione di un’ido-neità da un’apposita Commissione presso il Ministerodegli Affari Esteri. In virtù di tale idoneità venivano ri-conosciute anche come “Onlus di diritto” dall’Agenziadelle Entrate.L’entrata in vigore della LEGGE 11 agosto 2014, n.125, recante “Disciplina generale sulla cooperazioneinternazionale per lo sviluppo”, frutto di un approfon-dito confronto fra Governo, Parlamento e parti so-ciali, modifica profondamente il quadro istituzionale,le finalità e gli obiettivi di politica internazionale e lapluralità degli attori coinvolti nelle politiche di coo-perazione.

In sintesi i contenuti della legge:gli obiettivi fondamentali:• sradicare la povertà e ridurre le disuguaglianze, mi-

gliorare le condizioni di vita delle popolazioni e pro-muovere uno sviluppo sostenibile;

• tutelare e affermare i diritti umani, la dignità dell’in-dividuo, l’uguaglianza di genere, le pari opportunitàe i principi di democrazia e dello Stato di diritto;

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Le ONG esistono ancora? Chi sono?L’attuale quadro giuridico e la loro missioneDifferenze rispetto ad altre organizzazioni no-profitMaria Teresa Vinci

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• prevenire i conflitti, sostenere i processi di pacifica-zione, di riconciliazione, di stabilizzazione post-con-flitto, di consolidamento e rafforzamento delleistituzioni democratiche.

I soggetti del sistema della cooperazione allo sviluppo:le amministrazioni dello Stato, le università e gli entipubblici, le regioni, le province autonome di Trento edi Bolzano e gli enti locali, le organizzazioni della so-cietà civile e gli altri soggetti senza finalità di lucro,anche i soggetti con finalità di lucro qualora agiscanocon modalità conformi ai principi della legge, aderi-scano agli standard comunemente adottati sulla re-sponsabilità sociale e alle clausole ambientali,rispettino le norme sui diritti umani per gli investimentiinternazionali.Per organizzazioni della società civile e altri soggettisenza finalità di lucro, soggetti della cooperazione allosviluppo, devono intendersi:imprese e cooperative sociali, organizzazioni sindacalidei lavoratori e degli imprenditori, le fondazioni, le or-ganizzazioni di volontariato, associazioni di promo-zione sociale, le organizzazioni con sede legale in Italiache godono da almeno quattro anni dello status con-sultivo presso il Consiglio economico e sociale delle Na-zioni Unite (ECOSOC). Fra i soggetti privati riconosciutisono quindi comprese le ONG3.Le attività riconosciute:il commercio equo e solidale, la finanza etica e il microcredito, lo sviluppo di relazioni tra comunità di immi-grati e paesi di origine indirizzate alla cooperazione eal sostegno allo sviluppo.In particolare, la legge prevede la costituzione di unelenco di soggetti, in cui includere organizzazioni rite-nute eleggibili nel sistema della Cooperazione italiana,pubblicato e aggiornato periodicamente dall’apposita

Agenzia, dalla stessa legge istituita presso il Ministerodegli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale(MAECI).Sostanzialmente, alla “rete” della Cooperazione inter-nazionale appartengono, con un ruolo di primo piano,organizzazioni non governative (ONG) specializzatenella cooperazione allo sviluppo e nell’aiuto umanita-rio; organizzazioni non lucrative di utilità sociale(ONLUS) statutariamente finalizzate alla cooperazioneallo sviluppo e alla solidarietà internazionale: la prece-dente idoneità, rilasciata dalla Commissione speciale,viene soppressa e sostituita dall’iscrizione in un“elenco” compilato ed aggiornato dall’Agenzia per laCooperazione internazionale4.

Con la nuova legge il sistema italiano è stato adeguatoai modelli prevalenti nei paesi partner della Ue. Ven-gono individuati i destinatari dell’azione di coopera-zione; è riformata profondamente la ‘governance’ conl’istituzione, tra l’altro, dell’Agenzia italiana per la Coo-perazione allo sviluppo. Sono indicati gli obiettivi prin-cipali della stessa. Infine, oltre a essere “parteintegrante e qualificante della politica estera”, la poli-tica di cooperazione italiana assume un ruolo decisivoper la ‘gestione’ dei flussi migratori.Meriterebbe una trattazione specifica l’esame delle ri-sorse finanziarie destinate alla Cooperazione interna-zionale dalle varie amministrazioni centrali eterritoriali. Ci si limita a segnalare che nel 2017, le ri-sorse per l’aiuto pubblico allo sviluppo ammontavanoa circa 5 miliardi, sensibilmente aumentate rispetto alpassato; la legge di Bilancio 2018 assegna all’Agenziaitaliana per la cooperazione e lo sviluppo 21,2 milioninel 2018, 22 milioni nel 2019 ed 21,9 milioni nel 2020.Contestualmente introduce un rifinanziamento del

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Fondo per interventi straordinari nei paesi africanid’importanza prioritaria per le rotte migratorie, nellamisura di 30 milioni nel 2018 e di 50 milioni nel 2019.Possiamo concludere questa breve rassegna sulle rela-zioni intercorrenti tra pubblico e privato nell’ambitodella Cooperazione internazionale, riconoscendo alle or-ganizzazioni private ed ai corpi intermedi dello Stato unnuovo protagonismo nelle scelte politiche e nella ge-stione dei cambiamenti e delle sfide dei prossimi anni:cambiamenti climatici, evoluzione tecnologica, trenddemografici, spinte migratorie, ridisegneranno il voltodel nostro pianeta. Se sapremo governarle con lungi-miranza esse possono tramutarsi in grandi opportunitàanche economiche o, in alternativa, in rischi catastrofici,se rinunceremo a confrontarci e a rinchiuderci in noistessi.La Cooperazione internazionale allo sviluppo assumedunque un valore strategico e mira a porre il nostroPaese in una relazione di partnership virtuosa con iPaesi del Sud del Mondo. La stabilità, la sicurezza, lacrescita saranno possibili se sapremo far evolvere il si-stema della cooperazione, includendo tutti i soggettiche ne sono a vario titolo protagonisti: dalle istituzioninazionali, europee e multilaterali alle ONG, dagli entiprofit alle organizzazione della società civile (OSC),dalle comunità della diaspora alle istituzioni finanzia-rie. Occorre fare rete nel rispetto delle prerogative ecompetenze di ciascuno ma con una visione cherenda il nostro Paese più aperto ed inclusivo e, perquesto motivo, anche più solido e solidale-Gli eventi drammatici che negli ultimi mesi continuanoa segnare le migrazioni, ci inducono a riflettere profon-damente sulle scelte che si stanno compiendo e sui

modelli di comunicazione. A tale riguardo si completala rassegna delle prerogative e della mission delle ONGimpegnate nelle azioni di salvataggio in mare, ripor-tando sinteticamente i contenuti del Codice di con-dotta delle ONG, entrato in vigore il 31 Luglio 2017.

Esso ha il merito di:• definire l’attività di salvataggio, mettendo al centro

la tutela della vita umana e dei diritti delle personerispetto delle convenzioni internazionali;

• specificare che il salvataggio non può essere di-sgiunto da un percorso di accoglienza sostenibile econdiviso con altri Stati membri, conformemente alprincipio di solidarietà;

• assicurare la coesione delle politiche e il supporto aipaesi terzi che mostrino standard accettabili di ri-spetto dei diritti umani, della democrazia e delle re-gole di diritto;

• vanno inoltre incrementati percorsi sicuri e regolariper le persone che hanno bisogno di protezione in-ternazionale (specialmente i minori non accompa-gnati, il reinsediamento, le unioni familiari), nonchéfavoriti percorsi di migrazione circolare o di ritornoper i migranti economici.

1 “Strade Aperte”, giugno 2016: La riforma del Terzo settore – Sto-ria, collegamenti e dinamiche… Prospettive riformiste”; “StradeAperte”, settembre 2017: La riforma del Terzo settore un traguardoed un nuovo punto di partenza.2 Art. 28 (Riconoscimento di idoneità delle organizzazioni non go-vernative).3 Vedi art. 26 legge 125/2014.4 Vedi sito del MAECI per consultare l’elenco aggiornato delle ONG.

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Il Consiglio episcopale permanente della CEI, tenutosia Roma dal 14 al 16 gennaio, ha nominato padre Ro-berto Del Riccio sj Assistente ecclesiastico generaledell’AGESCI. Padre Roberto – originario di Bologna,classe 1960, entrato in Compagnia nel 1989, ordinatosacerdote nel 1998 – è stato scout, capo e quadro as-sociativo in Agesci prima del suo ingresso in Compa-gnia. In occasione della nomina, l’agenzia di stampadei Gesuiti ha pubblicato una intervista al nuovo Assi-stente nazionale, di cui pubblichiamo alcuni passi.

Padre Roberto è stato appena chiamato al servizio diassistente ecclesiastico dell’Agesci. Da dove nascequesta nomina?«La nomina nasce dalla colla-borazione che lo scorso annoho offerto all’associazionenella sua formazione agliadulti, che nei propri gruppisvolgono il servizio di educa-tori, i cosiddetti capi. Nel2017-2018, infatti, l’Agesci hadeciso di proporre un itinera-rio di formazione al discerni-mento evangelico. A questoscopo è stato creato ungruppo di “esperti” che potes-sero essere invitati come sup-porto negli incontri di formazione organizzati a livellolocale. Essendo stato scout, capo e quadro associativoin Agesci prima del mio ingresso in Compagnia,quando ho concluso il mio servizio di Rettore del Se-minario di Posillipo nel 2013, ho ripreso a collaborarecon un gruppo scout di Napoli e nei campi di forma-zione per i capi». (…)

Il suo rapporto con lo scoutismo quindi affonda le ra-dici lontano nel tempo…«Sono diventato scout a quattordici anni nel 1974, lostesso anno in cui dall’unificazione delle associazioniscout maschile (ASCI) e femminile (AGI) nasceval’Agesci. Dopo aver concluso il mio percorso forma-tivo, ho continuato la mia vita associativa, scegliendodi svolgere nel mio gruppo di origine a Bologna il ser-vizio educativo come capo. Concluso l’iter di forma-zione previsto dall’associazione per i capi educatori,

ho cominciato a collaborare alla vita associativa, inparticolare nella formazione degli educatori come re-sponsabile degli eventi di formazione per questi ul-timi. È all’interno di questo lungo percorso che primaho incontrato il Signore e poi ho scoperto la mia vo-cazione alla vita presbiterale. Grazie al fatto che gliassistenti ecclesiastici del mio gruppo scout sono statidei gesuiti ho potuto scoprire la spiritualità ignaziana,proposta e testimoniata dalla vita e dalla missione diquelli che sarebbero diventati miei confratelli: Giu-seppe Cascino, Jean Darù, Filiberto Talamonti, PaoloBizzeti, Fabrizio Valletti, Stefano Salviucci, IgnazioBuffa, Cesare Geroldi. All’epoca a Bologna c’eranodue comunità e noi giovani del mio gruppo scout era-

vamo di casa da loro, incontrandoci nelleloro residenze». (…)

Qual è il legame tra la spiritualità ignazianae lo scautismo?«Nel mio discernimento vocazionale questascoperta è stata determinante, anche se al-lora credevo che dipendesse anche da unaparticolare consonanza tra il metodo degliesercizi e quello scout. Oggi so che non è loscautismo in generale ad avere una profondasintonia con la spiritualità ignaziana, ma loscautismo cattolico italiano. Quest’ultimo, in-fatti, deve la sua maniera di vivere e proporre

la fede cristiana allo scautismo francese, che all’originedel movimento riuscì a creare una sintesi vitale tra ilmetodo scout e la proposta cattolica. Tra i protagonistidi questo successo ci sono alcuni preti che in Franciasi dedicavano all’educazione dei giovani attraversoquesto nuovo metodo educativo. Uno di questi è ungesuita: p. Jacques Sevin. Egli nel 1920 fa nascere in-sieme ad altri l’associazione scout cattolica francese(Scouts de France) e successivamente con il fondatoredi quella italiana creerà la Conferenza InternazionaleCattolica dello Scautismo. Ecco allora svelato il“trucco”, già nelle radici della spiritualità propria delloscautismo cattolico c’è un tipico elemento ignaziano:cercare e trovare Dio in tutte le cose. Una caratteristicadella spiritualità scout è rileggere e verificare il vissutodi un’esperienza fatta per scoprirvi la presenza di Dioche si comunica. Da gesuita confesso che mi suonamolto familiare».ge

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P. Roberto Del Riccio sj, nuovo Assistente nazionale AGESCI

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Nella precedente conversazione mi sono cimentatocon un’ampia riflessione sull’educazione in generaleche ho concluso affermando che l’educazione, qualun-que sia l’approccio concettuale dal quale muoviamo, èun processo e, in quanto tale, costituito da alcuni ele-menti caratterizzanti: il fine, il contenuto, il metodo, imezzi, l’ambiente, le relazioni.Prima di soffermarci a discutere su ciascuno di questielementi, è necessario ritornare a conversare sull’edu-cazione scendendo, però, dal generale al particolare,per soffermarci su alcuni temi che non possono restarenel generico.

EDUCAZIONE, FORMAZIONEC’è un aspetto che va ribadito innanzitutto: la diffe-renza tra educazione e formazione. Molti, troppiusano questi termini indifferentemente, quasi fos-sero sinonimi, creando una grande confusione con-cettuale.Provo a esprimere, senza la pretesa di rigore e di com-petenza scientifica, quello che io ho capito dopo tantianni dedicati nell’impegno educativo.L’educazione è l’insieme di processi che consapevol-mente vengono messi in atto per aiutare la persona: aprendere consapevolezza di sé, a valorizzare tutte leproprie capacità e potenzialità, ad essere una personaautonoma e critica, a stabilire relazioni serene con lepersone ed il mondo che lo circonda, a maturare con-

vinzioni solidamente fondate, ad assumere le respon-sabilità delle proprie scelte, e, nel nostro caso, ad avereuna visione religiosa della vita.La formazione invece è l’insieme dei processi che ven-gono messi in atto, in modo strutturato, per aiutare lepersone a svolgere un compito, ad acquisire cono-scenze, competenze ed abilità, ad essere in grado disvolgere un lavoro, uno specifico ruolo.Non c’è dubbio che nello svolgimento dei processieducativi si attivano anche processi formativi di ap-prendimento, di conoscenze, di competenze e di abi-lità, come pure viceversa, nei processi formativi c’èl’opportunità di crescere in consapevolezza, autono-mia, capacità critica; non c’è dubbio alcuno che tra idue processi il confine è molto labile e che c’è, difatto, una osmosi continua tra l’uno e l’altro pro-cesso. Ma occorre avere chiare le distinzioni quando,come in questo caso, ci si vuole soffermare a riflet-tere approfonditamente sulla missione dello scauti-smo che è appunto l’educazione, e che quindi,almeno in fase progettuale, è necessario tenere bendistinte le due realtà.Vi è anche un altro termine che spesso utilizziamoquasi come sinonimo di educazione e formazione, edè crescere. Crescere è un verbo che, anche quandousato figurativamente, indica un mero aumentoquantitativo di un dato. Crescere, sebbene nel lin-guaggio comune ha assunto una accezione positiva,è e resta, soprattutto in ambito pedagogico, un misu-

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Ripartire dall’educazione . 2Luigi CioffiSegretario Nazionale

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ratore di quantità. In questa prospettiva cre-scere può essere considerato l’effetto deiprocessi educativi e/o formativi.L’educazione, la formazione e la crescita sonofortemente interconnessi tra di loro tantoche, sul piano fattuale, diventa difficile stabi-lire dove inizia l’uno e termina l’altro, ma, sulpiano concettuale e operativo è bene sepa-rare l’educazione dalla formazione, pur nellaconsapevolezza che tutto concorre alla cre-scita della persona.

IL PROCESSO EDUCATIVOIl processo educativo, come tutti i processi è costituitoda elementi costitutivi fondamentali che sono: il fine,il contenuto, il metodo, i mezzi, l’ambiente, le relazioni.Iniziamo dal fine che, come una bussola, indica il nord,cioè la direzione principale cui deve ispirarsi tutto ilcammino educativo.Per tutto lo scautismo (giovanile, adulto) nel mondo,il fine della proposta educativa è il buon cittadino.Scrive Baden-Powell: “Il civismo è stato definito inpoche parole «attaccamento alla comunità». In unpaese libero è facile, ed anche piutto-sto comune, che uno si consideribuon cittadino solo perché os-serva le leggi, fa il suo la-voro, ed esprime la suascelta nella politica,nello sport ed in altreattività, lasciando che«gli altri» si preoccu-pino del benesseredella nazione. Questoè un concetto passivodel civismo. Ma citta-dini passivi non bastanoper difendere nel mondoi principi della libertà,della giustizia, dell’onore.Per far questo occorre es-sere cittadini attivi.Dunque, il fine dello scauti-smo è concorrere, attra-verso percorsieducativi, alla for-mazione di unacoscienza di cittadi-nanza attiva. Il buon cittadino,per usare un linguaggio a noi più fami-liare, è colui/colei che partecipa attiva-mente alla vita del proprio Paese, che,per dirla con le parole di papa Fran-cesco, è la casa comune di tutti.Anche per noi adulti scout questa afferma-zione è corretta. Saper abitare la casa comune, esserecittadini attivi, è una attitudine che vive la dinamicitàdei cambiamenti sociali, economici, politici e culturali

di un Paese. Oggi, in modo particolare, che la velocitàdei cambiamenti è tale che si fa fatica a stare al “passodei tempi”.Il fine, dunque, pur essendo un elemento essenzialedel processo educativo, è del tutto insufficiente da soloa qualificare un processo educativo se non si accom-pagna a un contenuto. Il buon cittadino è colui/coleiche partecipa attivamente alla vita della comunità,sulla base di una visione, di un punto di vista, di unaprecisa scala valoriale di riferimento cui informare lapropria azione.Dunque, nei processi educativi il fine e il contenutosono profondamente intrecciati tra di loro: l’astrattezza

del fine è concretizzato nel contenuto spe-cifico della proposta educativa.

L’educazione, infatti, come già pre-cisato nella prima conversa-

zione, non è mai neutraproprio perché ispirata adun contenuto preciso. Nonè un caso, infatti, che i re-gimi totalitari hanno sem-pre posto moltissimaattenzione all’educazione ealla formazione. Anch’essiavevano un fine e un con-tenuto, molto diversi dainostri, proprio a dimostra-

zione che l’educazione nonè mai neutra. Il processo edu-

cativo ha una sua meccanicità disistema, e come tale una sua

validità asettica, manon l’educazioneche è caratteriz-zata da un fine eda un contenuto.

Il contenuto della pro-posta educativa dello scauti-

smo è racchiuso nella legge e nellapromessa scout, che il Masci ha molto

ben chiaramente indicato nel Patto Comunita-rio e che, sostanzialmente, delineano una società

che ha come pilastri la solidarietà, la giustizia sociale,la salvaguardia dell’ambiente.Nelle prossime conversazioni, gli altri elementi del pro-cesso educativo.ge

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È un dato indiscutibile che per tutto l’arco della vitaogni persona si deve misurare con i cambiamenti e ciòdetermina l’esigenza di riconoscere che i processi edu-cativi non si possono considerare esauriti con il rag-giungimento della maggiore età e che ogni persona habisogno di essere accompagnata da supporti e stimolieducativi. Con l’espressione “Educazione Permanente”si qualificano, spesso, tutti quei processi che sosten-gono la necessità di ogni persona di “gestire il cambia-mento” in modo consapevole. Un’esigenza che va benoltre il bisogno di formazione permanente ma che è ri-conducibile a quella tensione di rendere continuo l’ap-prendimento per stare al passo col cambiamento deglistrumenti, delle procedure e dei linguaggi.Queste brevi premesse mi sembrano non inutili per af-frontare il tema della Educazione Permanente degliAdulti nel MASCI. Le nostre comunità di adulti hannosempre bisogno di un contributo importante in talsenso, rafforzando l’adesione al Movimento, alle sceltedella Legge Scout, alla vita all’aperto, alle scelte di Ser-vizio agli altri, alla scelta di affrontare la propria Fedee la propria vita religiosa. La comunità MASCI deveavere chiaro l’obiettivo di essere occasione di aiuto perl’Educazione Permanente degli adulti che ne fannoparte. La vita comunitaria non può essere solo mo-mento e luogo di evasione, occasione per rinchiudersinella cerchia protetta dagli amici fidati, e neppureluogo di buone intenzioni fra persone che si chiamanofuori dalle difficoltà di vivere coerentemente certescelte in una società spesso contraddittoria e ricca diproposte ed esempi negativi. E, quindi, l’educazione aduna visione ottimista della vita, che vale anche per gliadulti e non sempre è facile per chi guarda con intelli-genza e profondità la situazione attuale del mondo.Ma l’ottimismo non è un modo di vedere la situazionepresente ma è una energia vitale, una forza della spe-ranza là dove altri si sono rassegnati. Per questo oc-corre coraggio civile che scaturisce dal libero senso diresponsabilità dell’uomo libero. È così anche per l’im-pegno sociale, un punto essenziale per chi aderisce alMASCI.Il Servizio non è una piccola opzione: è una scelta divita, che non si esaurisce con singole Buone Azioni maimplica, per gli adulti, una visione della convivenza po-litica e sociale, non solo nel nostro Paese, ma nelMondo. L’interesse per la politica e i problemi sociali

non è eludibile in una Comunità di adulti che abbianoscelto il Servizio, anche se sarà necessario approfon-dire i temi fuori da schematismi partitici e da preclu-sioni ideologiche. Anche in questo lo stile della lealtàe della ricerca della verità, proprio dello scautismo,sarà di grande aiuto. L’educazione permanente alloradiventa una sfida necessaria e bellissima per gli adulti,anche per trovare in essa quei motivi di gioia e realiz-zazione profonda che sono e restano elementi insosti-tuibili della proposta scout.Lo scautismo è sempre stato cosmopolita, aperto al-l’osservazione e al rispetto degli altri, ma come tutti ivecchi cosmopoliti ha dovuto attendere che l’umanitàsi aprisse e si mischiasse per vedere riconosciuto cheil suo atteggiamento era sano. Lo scautismo è, infatti,adulto: ha sulle spalle tutto il Novecento. Ma allora,perché ancora oggi balbettiamo di fronte a domandegnoselogiche, come “cosa fate nel Masci?”, o ancora“a cosa serve il Masci?”. Del resto tutti conoscono,bene o male, lo scoutismo, ma quando si parla delloscautismo degli adulti tutti sbarrano gli occhi e chie-dono incuriositi “di cosa si tratta?”, “cosa fanno gliadulti scout?”, e le risposte molto spesso sono lungheed articolate non sempre chiare e comprensibili; si cita,concentrati, il Patto Comunitario, auspicando un’illu-minazione vincente e decisiva; diciamo che facciamovita di comunità, che facciamo servizio; molto spessoi nostri interlocutori se ne vanno più confusi di prima.Nella nostra esperienza giustamente e correttamenteviviamo molte esperienze ma se ci caratterizzassimoper una sola di queste sbaglieremmo e dovremmo ri-conoscere che altri fanno tutto questo, ognuno nel suocampo, molto meglio di noi.Quando pensiamo di essere solamente un movimentodi spiritualità familiare, un movimento di catechesi peradulti; solamente un movimento di servizio agli ultimie per la solidarietà internazionale, solamente un mo-vimento di spiritualità e di impegno civile; solamenteun movimento di impegno e formazione cristiana allepolitiche sociali e del lavoro; solamente un movimentodi sostegno alle politiche ambientali; solamente unmovimento di vita all’aperto e di amore per la natura,veniamo meno alla nostra vocazione e carisma lad-dove altri si caratterizzano per ognuna di queste cen-tralità e, a volte o spesso, lo fanno in maniera moltopiù qualificata. Mi sono domandato allora cosa rispon-

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L’educazione permanente tra esperienze, dubbi e prospettiveAlberto Cuccuru

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derei a chi mi chiedesse di dire in poche parole cos’è ilMASCI, cosa lo caratterizza in modo unico ed originale.Dopo una non troppo lunga riflessione – a volte, laspontaneità è d’obbligo - mi sono convinto che forsel’unica, vera risposta possibile potrebbe essere “unmovimento di Educazione Permanente per adulti ba-sato sui principi del metodo scout”.Ma riconosco che aprirebbe altri scenari e che comun-que non risponderebbero in modo esaustivo alla do-manda iniziale. E allora si potrebbe completaredicendo che Educazione significa offrire agli uomini ealle donne del nostro tempo, che spesso vivono l’an-goscia di una condizione di solitudine e di frammenta-zione, una strada di libertà e di felicità. Educazione èprofezia perché sa guardare ai tempi lunghi, al destinoindividuale e collettivo. Nei nostri programmi ci deb-bono essere tutte le esperienze che abbiamo detto edaltre ancora; non dobbiamo neanche avere paura del-l’impegno politico perché siamo convinti dell’ “irrinun-ciabilità della politica” nell’organizzazione della società,ma nello stesso tempo siamo consapevoli del “limitedella politica”. Possiamo, dobbiamo, siamo obbligati afare tutte le esperienze ed altre ancora perché condi-videndo i drammi e le attese di tutte le donne e di tuttigli uomini assumiamo il servizio come scelta esigentedi vita.Facciamo tuttavia tutto questo solo e sempre all’in-terno di una scelta educativa per adulti che sostengale scelte personali: vocazionali, familiari, professionali,di servizio, e che non sia mai fuga dalla realtà o rifugioin un privato egoismo. La prospettiva dell’educazionepartendo dalla condizione quotidiana sa superare i vin-coli dell’oggi per guardare ad un domani migliore. Que-sta visione ci permette di affrontare con libertà ecoraggio le sfide epocali che la tecnologia, la scienza,l’economia, i movimenti demografici impongono al-l’oggi. Oggi siamo chiamati con il nostro metodo a dareagli uomini ed alle donne del nostro tempo quella ri-sposta “di senso” che è la grande e sempre crescentedomanda di tante donne e di tanti uomini, domanda

forte anche se non espressa in modo chiaro.C’è una grande domanda nella società e nella Chiesadi luoghi e di ambienti di Educazione per adulti accantoai luoghi tradizionali dell’educazione dei giovani, luoghidove maturare quelle virtù più difficili nel mondod’oggi: la virtù della libertà, la virtù della responsabilità,della sana disobbedienza, la virtù di saper riconoscereed indignarsi per il male del mondo, e soprattutto lapiù piccola ma la più grande delle virtù, la virtù dellaSperanza. Questo non è solo un bisogno di chi è giàadulto, ma anche ciò che gli adulti, non solo quelli im-pegnati nel servizio educativo, debbono presentare aigiovani, perché quell’esperienza che vivono nella sta-gione giovanile sia credibile per tutta la vita. C’è,quindi, bisogno di un movimento di adulti perché “latradizione non serve a custodire le ceneri ma ad ali-mentare la fiamma”. Di qui la sfida di oggi: è necessarioche tutte le forze dello scautismo sappiano insieme af-frontare il tema dell’ Educazione giovanile ed adulta,senza confusioni pedagogiche e metodologiche macome un grande disegno comune.Una sfida per dare speranza ai giovani e continuare adare e rinnovare senso per tutte le stagioni della vita.Un disegno da vivere in una prospettiva di globalizza-zione e mondialità, nella dimensione di “cittadini delmondo”. Un disegno che chiede tempo, fatica, lavoro,un disegno per il quale dovremo raccogliere tutte le ri-sorse intellettuali e di conoscenza che possiamo coin-volgere, che sappia far tesoro di tante storie e diesperienze, che sappia recuperare tutti coloro chehanno vissuto e ricordano come importante l’espe-rienza della pista, del sentiero, della strada, l’affasci-nante esperienza di capo educatore, ma che sappiacomunque interpellare tutti gli uomini e le donne in-teressate a questo progetto di “senso” e che possanoportare il loro zaino di esperienze, ovunque siano statematurate; un disegno il cui primo compito sia la letturaattenta della attuale condizione umana. Un disegnoche sappia finalmente portare a compimento l’elabo-razione di una metodologia dell’Educazione per adulti.

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Quando dieci anni fa è nata la nostra comunità di Robe-gano, paesino in provincia di Venezia, la guida della co-munità è stata affidata a due magister, uomo e donna indiarchia, dando per scontato che questa fosse la realtàdel movimento. Infatti molte comunità della nostra zonae della nostra regione erano e sono tuttora in diarchia.Davamo per assodato che rappresentasse l’attenzioneai due diversi mondi del maschile e del femminile nelproporre le attività, essendo la comunità MASCI una re-altà educativa. Invece la diarchia non è una dimensionecosì scontata: con le prime frequentazioni degli altri livellidel movimento ci siamo accorti che la diarchia è una pe-culiarità della nostra regione Veneto e che nella granparte delle altre regioni non solo è poco presente ma inalcuni casi è osteggiata, ritenendola un retaggio di chiproviene dall’Agesci ed un impedimento nella gestionedelle attività in termini di tempo e di conduzione.Con riferimento alla pubblicazione della nostra regione“La diarchia: proposta per comunità educanti” che at-traverso i Segretari Regionali dovrebbe essere statarecapitata ad ogni comunità d’Italia, vogliamo portarvila testimonianza della nostra comunità che è formatada coppie e da singoli, comunque sposati, ed è natasostanzialmente dalla necessità condivisa di continuareda adulti un cammino educativo, riconoscendo nei va-lori e nel metodo scout, il modo migliore per viverlo.Sensibilità, interessi, competenze, bisogni, indubbia-mente riflettono approcci alla vita ed alle scelte differentitra uomo e donna, e sono da tenere in considerazionequando si va a progettare un cammino di comunità.Nella propria crescita spirituale, ogni persona è impe-gnata in una ricerca continua di sé stessa e della propriaintima identità, indipendentemente dal sesso e dall’età,soprattutto di fronte alle esperienze che la vita la portaad affrontare: separazioni, malattie, morti, problemi deifigli o dei genitori anziani, lavoro o pensione… Sono ban-chi di prova in cui emerge la differenza di approccio ma-schile e femminile che non dipende solo dal carattere diognuno ma dalla peculiarità che l’essere uomo o donnaporta con sé. Ed è proprio qui che nelle nostre comunitàdobbiamo cogliere il seme della complementarietà: ladiversità diventa arricchimento reciproco, diventa ric-chezza nella comunicazione, diventa empatia e capacitàdi mettersi nei panni dell’altro, di cogliere il diverso puntodi vista. Ecco allora che i magister in diarchia, vivendo inmodo autentico la propria identità, favoriscono le dina-

miche interpersonali perché in comunità la relazione tramaschile e femminile porti a quel dialogo tra i sessi cheaiuta la comprensione, la reciprocità, il completamentoe, dove le differenze costituiscono una vera e propria“alterità”, la consapevolezza delle diversità ed il rispettodiventano valori imprescindibili.Ciò non significa che quando ci troviamo a prepararegli incontri ci poniamo la questione se le attività sonoconsone a maschi o femmine perché è naturale che leproposte di ciascuno di noi portano con sé la sensibilitàspecifica del nostro sesso.C’è una dimensione particolare che rende importantela diarchia soprattutto nella gestione del percorso edu-cativo della comunità di adulti ed è la diversa capacitàdi ascolto. Secondo la nostra esperienza aiuta a cogliereil senso più profondo delle esperienze, secondo le sen-sibilità ed i linguaggi propri del maschile e del femmi-nile, della maternità e della paternità. È la diversa ca-pacità di sintesi da parte di un magister e di unamagistra che consente di poter rispondere alle distinteesigenze educative personali e di genere.La capacità di entrare in relazione presuppone il ricono-scimento, la promozione ed il rispetto delle peculiarità,delle caratteristiche, degli interessi personali, delle esi-genze dell’altro, uomo o donna che sia. Questa è la verareciprocità che implica una differenza di relazione trauomo e donna che secondo noi, nell’ambito di una pro-posta educativa intenzionale all’interno della comunità,solo un uomo ed una donna insieme possono favorire.La maggior parte dei componenti della nostra comunitàpartecipa alle attività come coppia ma poi ci sono Fran-cesco, Marta e Paola (che tra l’altro sono le due entratesuccessive e più giovani) che, pur essendo sposati, in-tervengono come persone singole. Probabilmente nonsarebbero mai entrate a far parte della comunità se nonavessero trovato proposte di un cammino confacentealla loro ricerca di libertà e felicità specifica come uomoe come donne. Questo permette sicuramente di rifletteresull’importanza della diarchia come opportunità per lacura delle relazioni interpersonali, come garanzia del ri-spetto delle esigenze e delle peculiarità nei percorsi for-mativi e come promozione e sviluppo del movimento,favorendo l’apertura della comunità a nuovi ingressi.Noi riteniamo che la diarchia faccia la differenza e noncrei la differenza e per la nostra esperienza non po-tremmo farne a meno. Provare per credere.

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Diarchia: noi non potremmo farne a menoMara Milan e Maurizio NieroMagister comunità di Robegano

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Fin dalla nascita del MASCI si è filosofeggiato e si sonopronunciati sofismi intorno a questo quesito: Baden-Powell aveva previsto solamente lo scautismo giova-nile oppure anche…? Egli ha scritto lo Scouting forBoys, dunque la sua visione dello scautismo era limi-tata all’età dell’adolescenza; ma ha scritto anche il Ma-nuale dei Lupetti, e poi il Rovering to Success, ed ancheil libro sul Guidismo; raro esempio di persona che gra-zie alla sua duttilità mentale sa adattarsi alle esigenzee richieste della gente, dei giovani in questo caso. Mapoi, in piena lucidità, accortosi della divulgazione amacchia d’olio della sua creatura, molti anni dopo havoluto lanciare questo ulteriore messaggio: quando gliscout divenuti adulti saranno migliaia e tutti collegaticon lo scautismo giovanile ecc.Era solo una premoni-zione, non ha scritto unmanuale per gliAdulti Scout: ma ilsuo messaggio hafatto breccia ed intutto il mondo sonofiorite le associazionidello Scautismo Adulto,che si sono costruite,sulle fondamenta di B.-P.,una metodologia tutta particolare; chesembra aver fatto breccia nella gente, perchéalmeno nel MASCI l’afflusso di persone non pro-venienti dallo scautismo giovanile sta costante-mente aumentando, attratti forse dalla versioneadulta della Legge Scout che si basa sulla educazionepermanente e sul personalismo comunitario. Ricor-diamoci tra l’altro che forse la nostra Strade Aperte èl’unica rivista italiana che porti ostentatamente sulproprio frontespizio la perentoria scritta: Rivista diEducazione Permanente!Ma si continua con i sofismi sostenendo che B.-P. nonvolesse uno scautismo degli adulti!Un ben noto personaggio della antica Roma un giornoebbe ad esclamare: mentre a Roma si discute, Saguntoviene espugnata! Nel caso nostro non si tratta di Sa-gunto né di alcuna battaglia: ma nel frattempo, mentresi continua con i sofismi, il nostro Movimento è pas-sato ai fatti concreti: il MASCI Lazio infatti ha vinto unpremio del Volontariato per aver realizzato concreta-

mente il suo Progetto di Servizio a favore della zonaterremotata di Amatrice… Che il nostro mitico Fonda-tore, dunque, pensasse o meno ad una dimensioneadulta della sua creatura, ci si trova ad ogni modo difronte alla realtà indiscussa: lo Scautismo degli Adultiè presente in 102 Paesi e conta al momento circa60.000 aderenti! Il MASCI rappresenta più del 10% deltotale.

UTOPIA E DUTTILITÀ MENTALEMa l’esistenza di uno Scautismo degli Adulti porta im-mediatamente alla necessità di confrontarsi con ilmondo esterno, proprio perché adulti, situazione chein parte viene risparmiata allo scautismo giovanile. Equi entra in scena per forza di cose il discorso sulla uto-pia, cioè sulla modalità con la quale il MASCI vuole af-

frontare quotidianamente il suo rapportocon il mondo esterno.Perché parlo di utopia con riferimento alMASCI? Perché a mio modo di vedereessa rappresenta la originalità del nostromodo di essere presenti nella società:prefiggersi cioè delle mete sicuramenteirraggiungibili ma indispensabili per farealmeno qualche passo avanti, nel con-creto: mirare cioè all’Everest per scalarealmeno la collinetta dietro casa. Un vec-chio adagio mi sembra adeguato a con-

ferma di quanto appena detto, e cioègettare il cuore al di là dell’ostacolo per avere

la scusa di andarlo a riprendere!Dunque, sembra accertato, siamo nel regno della

Utopia e pertanto lo scautismo degli adulti è unacreatura utopica specie nel momento in cui si sforza– non più come una lontana e speranzosa meta, comeavviene per lo scautismo giovanile – di rendere ilmondo un poco migliore di come lo si è trovato! E quientra in scena la duttilità mentale già citata, la capa-cità cioè di captare per primi i cosiddetti segni deitempi (come si esprimeva uno dei Papi più recenti) edi predisporsi ad entrare d’impeto nel crogiolo deicambiamenti. Attenzione! Ho usato l’espressione“predisporsi” e non il verbo “adeguarsi”: che sa tantodi retroguardia, di “va avanti tu che mi vien da ri-dere”, in definitiva di un grigio fallimento in seno aduna folla anonima.ge

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Utopia: un valore dello scautismo?Enrico Capo

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Senza voler fare della retorica andiamo a consultaresul vocabolario il significato etimologico della parolascout: una persona che cammina dinanzi agli altri enon un individuo che si fa trascinare dagli altri…

LE UTOPIE CHE CI HANNO PRECEDUTOPerché quanto esposto più sopra non sembri troppo…utopico, ricorderò che la stessa diffusione del cristia-nesimo rappresenta un esempio lampante di una uto-pia rampante: con cadute e sconfitte trasformatesi poiin successive vittorie (cfr. il martirologio dei primo se-coli); d’accordo, la Chiesa delle origini era particolar-mente assistita dallo Spirito Santo, ma nessunoobbligava coercitivamente Paolo di Tarso, per esempio,a percorrere quasi sempre a piedi il mondo di alloraper spargere la buona novella…E che dire della Unità d’Italia, della creazione di unaEuropa unita, della caduta delle dittature che sembra-vano eterne: e per andare oltremare che dire della Di-chiarazione universale dei diritti dell’uomo, dellacreazione dell’ONU, di…Tutti questi avvenimenti non portano forse il marchiodella Utopia?

LE NOSTRE UTOPIEPersonalmente sono convinto del fatto che più un pro-getto risulti utopico, più valga la pena di sostenerlo,naturalmente se esso risulti almeno coerente e noncampato per aria: con tutto che la storia ancor recenteci ha abituati a non meravigliarci di nulla, o quasi; ri-cordate la frase spesso rivolta con tono severo ad unbambino: “ma cosa vuoi, la luna?”. Ebbene come sap-piamo il cosiddetto astro d’argento sembra essere tut-tora a portata di mano!Tra le nostre utopie più recenti, citerò tra le altre:• la raccolta di firme riguardanti una dinamica moda-

lità politica di accoglienza agli immigrati, firme de-positate in Parlamento e con l’intenzione diproseguire con una consegna di dette firme anchealla Unione Europea; vedi al riguardo la deliberaanche questa utopica dei rappre-sentanti delle associazioni delloScautismo Adulto dei Paesi del SudEuropa, ad Atene 2018, a sostegnodi questa proposta del MASCI (at-tenzione però alla prassi della bo-tola invisibile, che molti rappresen-tanti del popolo utilizzano per to-gliersi dai piedi le richieste moleste,risolvendo così alla base l’imbarazzodi doversi confrontare con la propriacoscienza…);

• gli esperimenti di integrazione degliimmigrati, che diverse ComunitàMASCI realizzano silenziosamente esenza strombazzamenti: tra l’altrorispettando questi soggetti, consi-derandoli come persone e non certocome individui ed evitando loro

l’onta di essere assoggettati a forza in nome di unaassimilazione non coscientemente maturata;

• ecc.

IL “PROGETTO RONDINE”Per ultimo citerò il Progetto Rondine, ideato dallo psi-cologo Franco Vaccari e da lui brillantemente illustratoa Spoleto in occasione della Festa delle Comunità 2018.Non mi dilungherò al riguardo perché ne ho già parlatoin un mio precedente articolo: mi limiterò semplice-mente a ricordare che trattasi di una serie di incontri,preferibilmente di giovani, appartenenti a paesi in ri-valità tra di loro perché dalla mutua conoscenza deriviun primo passo (da svilupparsi nel tempo) verso unanuova convivenza pacifica. Nel detto Progetto sonocoinvolti volontariamente alcuni ambasciatori di di-versi paesi: e il Progetto è giunto fino alle NazioniUnite. È in stampa un volume illustrante la metodolo-gia del Progetto stesso. La prospettiva del ProgettoRondine è così campata per aria ed apparentementeassurda, irreale, utopica, da aver mietuto il vivo inte-resse dei presenti: io stesso ho proposto, in un inter-vento, il coinvolgimento del MASCI costituendo alivello nazionale una Pattuglia Rondine di affianca-mento a detto Progetto.Del resto, non c’è da meravigliarsi per questa istintivapresa di posizione dei presenti alla seduta; ho notatoinfatti tra l’altro che certe caratteristiche scout per-mangono non coscientemente nell’animo di coloroche hanno abbandonato la nostra strada, che noncredono più nel messaggio evangelico e a volte checonducono una esistenza diversa da quella derivantedalla Legge Scout; le caratteristiche resistenti ed an-nidate nel profondo dell’animo di queste personesono di solito l’ottimismo, una automatica atten-zione agli altri ed ai loro problemi: ma anche – per-ché no? – un certo interesse per l’assurdo nonchéper l’utopico. Si capisce allora perché la Rondineabbia fatto il suo nido anche a casa MASCI. Cosa nepensate?

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Abbattiamo i muriCostruiamo unafraternità universale

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notizie

Il 9 novembre 1989 cadeva il Muro di Berlino. E fu unagrande festa. Era la fine della Guerra Fredda, della divi-sione dell’Europa e del mondo in due blocchi contrap-posti. L’inizio di una nuova storia. Trent’anni dopo, moltialtri muri minacciano i nostri diritti, i beni comuni, lanostra voglia di libertà e di giustizia. Molti sono statiinnalzati negli ultimi anni. Altri sono ancora in costru-zione nei nostri paesi, in Europa e nel mondo. Non ser-vono per proteggere ma per respingere, chiudere, rin-chiudere, oscurare, dividere. Alcuni sono muri dicemento armato e filo spinato. Altri sono invisibili maancora più estesi e devastanti. Sono i muri dell’indiffe-renza, dell’antagonismo infinito, della competizione sel-vaggia, dell’ingiustizia, delle disuguaglianze, della mi-seria, del pregiudizio, dell’intolleranza, dell’odio. Sonoi muri mediatici che alimentano paure, conflitti, igno-ranza, individualismo e incomprensioni. Sono muri checi mettono gli uni contro gli altri, che lacerano la vita dipersone, famiglie, comunità, popoli e paesi. E che mi-nacciano di distruggere la nostra stessa Europa. Controtutti questi muri che ci stanno togliendo la libertà, di-struggendo la nostra umanità, la pace e il sogno di unavita e di un mondo migliori, noi vogliamo insorgere.

Invece dei muri noi vogliamo costruire fraternità, unafraternità universale: un modo realmente nuovo, mo-derno, di vedere, intendere e organizzare le relazionitra le persone e i popoli, i rapporti con la natura, la so-cietà, l’economia. È tempo di unire le nostre mani peraffrontare insieme, con la nonviolenza, le sfide aperte,prenderci cura gli uni degli altri, non lasciare nessunoindietro, curare assieme la casa comune.Abbattendo i muri, visibili e invisibili, noi vogliamo con-trastare le divisioni, l’individualismo, le disuguaglianze,le ingiustizie, la solitudine, le persecuzioni, le violenze,le guerre, la corsa al riarmo. Vogliamo riunire la famigliaumana, costruire la casa comune europea, l’onu dei po-poli, un ordine mondiale più giusto, solidale e democra-tico e una nuova società dove a tutti gli esseri umanivengano effettivamente riconosciuti la stessa dignità egli stessi diritti fondamentali. La cittadinanza universale,plurale e inclusiva, deve prevalere sulla cittadinanza na-zionale. Siamo tanti e diversi in un mondo di risorse finiteche dobbiamo salvare e condividere: dobbiamo impararead agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.La costruzione del Muro di Berlino segnò un’epocamolto buia e drammatica dell’Europa e del mondo.Per lungo tempo, quel muro sembrò inamovibile. Mapoi, sotto la pressione di milioni di persone, venne ab-battuto. Nel nome della libertà e dei diritti umani.Con quello stesso spirito, che è la vera anima di tuttele donne e gli uomini del mondo, noi invitiamo tuttiad abbattere i muri e a fare del prossimo 9 novembre2019 una grande festa della fraternità, della libertà edella pace.

Per adesioni e informazioni:Tavola della pace – Via della viola 1 – 06122 Perugia

Tel. 075/5736890 – M. 335.6590356 email [email protected] – www.perlapace.it

TAVOLA DELLA PACE – PERUGIA, 21 GENNAIO 2019

Strare ai marginiCristina Della Rocca

In questi giorni Riccardo festeggiava il suo compleannoe io desidero informarvi del progetto Stare ai marginiche continuiamo a sostenere in suo ricordo attraversol’Associazione di Volontariato Eccomi.I nostri amici del Masci di Reggio Calabria insieme adaltre associazioni e movimenti coordinati dalla CaritasDiocesana continuano a svolgere il servizio della mensaitinerante per i senza fissa dimora, si impegnano costan-temente nell’Help Center per l’orientamento e l’accom-pagnamento di persone bisognose, sono presenti nellaconduzione della casa di accoglienza. Nell’ultimo anno ifondi raccolti hanno contribuito ad attrezzare la Casa diBenedetta, struttura messa a disposizione dei Padri Mon-

fortani per l’accoglienza di minori stranieri non accom-pagnati o di minori italiani in difficoltà. I fondi raccolti edinviati dall’associazione hanno permesso di acquistareuna lavatrice da 10 kg, utensili e batteria da cucina, po-sate, materiali per la pulizia e per lo stiro, letti, armadiettie scrivanie per le camere e un grande frigorifero.Desidero ringraziare di cuore tutti coloro che contri-buiscono nel tempo a sostenere il progetto e comun-que tutti coloro che ricordano con affetto Riccardo.

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Spesso le attività scout nascono da idee che sem-brano campate in aria o addirittura strampalate. Èquello che è successo alla Comunità MASCI di Ber-nalda (MT), nata nella primavera 2014, quando unnostro AS ci ha proposto di realizzare un laboratoriodi cucina solidale in collaborazione con amici cuochilucani della Federazione Italiana Cuochi (FIC - Dipar-timento solidarietà Emergenze), al fine di coinvol-gere persone disabili, anziani,parrocchia e associazioni locali.Ci siamo guardati in faccia ed ab-biamo accettato la sfida e la no-stra piccola comunità si è messain gioco in questa nuova espe-rienza. Avevamo, infatti, vogliadi intraprendere iniziative piùcoinvolgenti e che potesserometterci in rete sul territorio,perché l’attività predominantedella comunità MASCI bernal-dese era ed è il recupero di unachiesetta rurale poco fuori il no-stro paese.Settembre 2017, battesimo delfuoco, ma solo quello dei for-nelli, in occasione della festaparrocchiale dei SS Cosma e Da-miano. Primo laboratorio con lapasta fatta in casa e la collabora-zione delle mamme-nonne delMASCI e dei cuochi, quindianche un coinvolgimento di si-gnore anziane che hanno tra-smesso il loro saper fare a tutti.Le signore hanno preparato l’im-pasto, i ragazzi disabili hannodato una mano a fare gnocchi emaccheroni ai ferri e i cuochihanno preparato ragù, cucinatoe il MASCI ha coordinato, impiat-tato e tappato i buchi di un pro-cesso organizzativo nuovo e daoliare. Infine abbiamo mangiatoanche la macedonia.Dicembre 2017, secondo appuntamento in occasionedella vigilia della festa dell’Immacolata, sempre in par-

rocchia, settembre e dicembre 2018 terzo e quarto ap-puntamento, con la preparazione di torte alla frutta enatalizie.Nell’attività di dicembre siamo entrati nell’organizza-zione di un evento in piazza dedicato alla Magia delNatale, in cui tra i vari stand di mercatini di Natale,Babbo Natale, ecc. c’eravamo ancora noi insieme aicuochi e ai ragazzi diversamente abili e tra questi il

nostro compagno distrada Gianluca checondivide con la no-stra comunità l’espe-rienza MASCI eprima ancora quellain AGESCI.Abbiamo coniato unnome “MASCI-CHEF”a queste nostre atti-vità, che per ora sonoestemporanee, mache vogliamo rende repermanenti e megliostrutturate. Questeattività servono, oltreche a integrare disa-bili, anziani e bam-bini, anche comeattività di autofinan-ziamento per le spesesostenute per il recu-pero della chiesettache svolgiamo in coo-perazione con unaditta edile bernaldeseche fa i lavori struttu-rali completamentegratuiti.In conclusione, sia mostati piacevolmentesorpresi del l’in te res -se che il MASCI na-zionale ha rivoltoalla nostra piccola

comunità, consapevoli che da soli non si fa nulla e lacondivisione e l’inclusione sono per noi UNA COSAIMPORTANTE.

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Masci-Chef: il motto è collaborazione e inclusioneComunità Bernalda

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Gli Adulti scout abruzzesi si sono riuniti domenica 11novembre per far crescere la propria vita interioreattraverso la consueta “Giornata dello Spirito” chequest’anno ha avuto come sedi Paganica e Camarda,due piccoli centri vicini a L’Aquila, luoghi davvero si-gnificativi per meditare ed avvicinarsi al Signore,anche in considerazione che è prossimo il decennaledel terribile sisma che ha devastato il capoluogo diregione.Una partecipazione davvero significativa che ha vistotutte le comunità dell’Abruzzo ben rappresentate aquesto incontro, che ha superato le 100 unità di pre-senze.L’appuntamento, ben organizzato dalla Comunità deL’Aquila e promosso dal MASCI regionale, si è con-cluso con un momento conviviale che si è svolto al-l’interno del Centro Polivalente di aggregazionesociale giovanile di Camarda, realizzato anche con ilconcorso del MASCI Nazionale, attraverso i fondi rac-colti da “Eccomi”.

Tanti i momenti toccanti e le circostanze suggestiveche hanno caratterizzato la “Giornata” ma sicura-mente ciò che ha coinvolto in modo particolare “il po-polo del MASCI d’Abruzzo” è stata la visita alMo na stero della Clarisse di Santa Chiara in Paganica,dopo il trasferimento di questa istituzione religiosa,avvenuto nel 1997, dal centro de L’Aquila verso unposto più verde e silenzioso, maggiormente consonoalla vita contemplativa.Forse tra le tante sensazioni suscitate durante il tempotrascorso nel Monastero, una, la più sbalorditiva che

dopo questo incontro non è risultata essere così stu-pefacente, è racchiusa nelle parole sottostanti:

La clausura può renderti libero

Questa in sintesi la espressione detta dalla Madre delleClarisse di Paganica nel corso dell’incontro svoltosi do-menica 11 novembre nell’ambito della “Giornata delloSpirito” del MASCI Abruzzo.Fa davvero effetto essere al cospetto di suore giovani,in età di poco superiore ai trenta anni, che presentanola loro vita con proprietà di linguaggio e incisività deiconcetti, descrivendola come una scelta di esistenza,che può senz’altro essere ricondotta ad una “chiamatadel Signore”.Perno centrale della Madre e delle consorelle era in-dirizzato alla necessità di pregare anche per quelli chenon pregano ed in funzione di una espansione di posi-tività di cui il mondo ha bisogno.La povertà presentata come una scelta di autosuffi-cienza illustra, poi, un senso della vita intesa come li-bertà dai condizionamenti che il mondo propone, conil falso miraggio del soddisfacimento di bisogni ritenutinon sopprimibili.Le clarisse si avvicendano con il microfono e presen-tano così, semplicemente, la loro vita, che è un succe-dersi, nel corso della giornata, di momenti dedicati allapreghiera, ma anche di fasi destinate allo svolgimentodi compiti necessari per portare avanti una collegialità: dallo stirare al lavare, alla preparazione dei cibi, allacondivisione fra loro su come portare avanti una strut-tura composita fatta di tante sensibilità.

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Una “Giornata dello Spirito” particolareErnesto AlbanelloSegretario Regionale Abruzzo

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Pian piano, intanto che le sorelle parlano, co-mincia a scricchiolare nelle menti degli ascol-tatori, tutto quello che sa di preconcetto, cheporta chi è al di fuori di un monastero, a pen-sare che la vita vissuta “lì dentro”, sembrainutile in quanto segregazione tra quattromura.Vengono fuori altre notizie inedite: le sorelledel monastero delle clarisse di Paganica sirendono disponibili anche per chi voglia in-contrarle per consigli spirituali e questo èdavvero importante da sottolineare, in unmondo come quello odierno, attraversato datante inquietudini e smarrimenti dell’anima.Il tempo scorre veloce in questa conversazione a cuipartecipano tutte le clarisse presenti che aggiungono,precisano, arricchiscono di dettagli il loro racconto.Una caratteristica sicuramente meritevole di essere ri-marcata è che ogni loro parola è espressa dolcementee gioiosamente, lontana in modo assoluto dallo ste-reotipo che vorrebbe percepirle tristi e lontane dalmondo.La loro permanenza nel monastero, nonostante il re-cente terremoto, risponde al “miracolo” di sorellenuove che sono subentrate, che hanno accolto l’invitodel Signore, sostituendo così altre clarisse che hannoconcluso la loro esistenza terrena.Fuori dalle previsioni anche le risposte fornite dalle so-relle, quando qualcuno ha chiesto loro “come le fami-

glie hanno preso la loro scelta di entrare in convento”.Le clarisse hanno comunicato ai tanti adulti scout pre-senti in questo confronto davvero arricchente, che ipropri genitori non si sono “messi di traverso”, cioènon hanno contrastato quella che hanno percepito es-sere una chiamata del Signore alla quale non era lecitoopporsi.Anzi: il monastero gode della presenza, anche a di-stanza, delle tante famiglie che sono in contatto,adesso, non solo con la loro figlia, ma anche con lealtre consorelle, rendendo quindi più estese le famigliedi provenienza.Un percorso di spiritualità, quello, avuto con le sorelleclarisse di Paganica, che forse non si sarebbe voluto in-terrompere e, chissà, se in avvenire potrà essere ripreso.

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A chi ha avuto modo di conoscerla, Liliana ha lasciatoun ricordo indelebile: qualcosa di bello fatto assieme,o un pensiero, ma anche solo un sorriso. Incontrandolatutti abbiamo capito che ci trovavamo davanti una per-sona autentica, che esprimeva dei valori profondi e liviveva veramente, con semplicità ma con grande pro-fondità.I valori che Liliana viveva erano quelli dello scoutismoe dello scoutismo cri-stiano: fratellanza e so-lidarietà, amore per ilcreato e per il suoCreatore, impegno eserietà in tutto quelloche faceva, ma tuttovissuto con gioia, inquello spirito scout checi porta a vivere la vitacome una bella avven-tura, come un “grandegioco”. Questo Lilianaviveva e comunicava,non tanto con le parolema con tutto il suo es-sere, con la sua vita.Liliana per me è statala capo che mi ha in-trodotta da ragazzinaallo scoutismo, cam-biando in questo modola mia vita e lasciandoun’impronta indele-bile. Ed è stata semprelei che mi ha avvicinatoallo scoutismo adulto,regalandomi una nuo -va primavera e una rinnovata prospettiva di vita. Unodi noi ha detto che Liliana ci ha sempre mostrato lastrada da percorrere e lo ha fatto anche in questo ul-timo anno quando, pur nella sofferenza, non hasmesso di sorridere e di condividere con noi i suoipensieri.È soprattutto al Movimento degli Adulti Scout che –senza nulla togliere al suo essere sposa, mamma,donna che lavorava, e, da ultimo, nonna - Liliana ha de-dicato tutto il suo impegno, il suo tempo, le sue ener-

gie, convinta della validità di questo stile di vita e desi-derosa di farne partecipi anche gli altri. Della nostraComunità MASCI di Trieste nata nel 1996 è stata unadei fondatori e l’ha guidata come magister dal 1998 al2002; ma si è spesa anche in un ambito più vasto,come Consigliera Nazionale (2007-2010) e come Se-gretaria Regionale del Friuli Venezia Giulia (2014-2017). Assieme a Raffaele, suo marito, ha fatto sì che

venisse portataovunque la Luce diBetlemme e chevenisse diffusa trail massimo numerodi persone, facen-done un segnodella fratellanza tratanti popoli e per-sone diverse. Tuttoquello che faceva,anche se rivestivaruoli importanti, lofaceva con grandesemplicità, perchénon amava appa-rire, mettersi inmostra.Ha avuto il dono diuna bella voce eamava cantare congli amici del coroscout.Tutto quello che dipositivo Liliana hacostruito non spa-rirà. Ciascuno dinoi custodisce nel

suo cuore, nella sua memoria, nel suo essere, unaparte di lei. Possiamo dire che, durante tutto il corsodella sua vita, Liliana si è fatta pane, che ha spezzatoper darlo a tutti noi. Il pane che viene mangiato e as-similato non si vede più, ma non sparisce: anzi diventaparte di noi, va a costruire il nostro corpo e ci dà forzaed energia per vivere. Così, anche se di Liliana non ve-dremo più il corpo mortale, la forza autentica della suapersona e i valori che ci ha trasmesso vivendoli conti-nueranno ad animarci. Buona Strada Liliana.ge

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in memoria

Ricordo di Liliana Toscani JermanDonata DegrassiMagister Comunità di Trieste

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È appena stato pubblicato illibro di Franco Vaccari dal titolo“Metodo Rondine – trasforma-zione creativa dei conflitti”,edito da Pazzini Editore.

Di questo libro noi del Masci neabbiamo sentito parlare laprima volta a Spoleto, sabato 13ottobre 2018, nell’ambito del-l’evento “le Comunità ‘si gio-cano’, in festa, in cammino…..”;ne ha esposto i contenuti lo Psicologo Prof. Franco Vac-cari in un suo intervento su l’ “incontro con l’altro inuna prospettiva di pace”.

Fulcro del suo intervento: il Progetto “RONDINE”, checonsiste in una avveniristica e per certi aspetti utopicametodologia, molto razionale, di incontri programmaticon persone di differenti etnie e nazionalità, preferi-bilmente di paesi in guerra - o in dissidenza - o predadi pregiudizi vicendevoli.Il Progetto gode della collaborazione di diversi Amba-sciatori di differenti Paesi ed è in costanti rapporti conl’ONU.

Il Progetto RONDINE è apparso ai partecipanti all’in-contro talmente campato in aria, da giustificare la loroimmediata partecipazione entusiasta: del resto, B.P.non era forse un po’ folle, quando vagheggiava di “ren-dere il mondo un po’ migliore di quanto lo abbiamotrovato”?

Personalmente, ho presentato allora la seguente pro-posta: “costruire a livello di Masci nazionale una Pat-tuglia Rondine che collabori attivamente (e non soloin comunione di intenti) con il detto progetto”.

A chi è sconsigliato questo libro?Questo libro e ovviamente il “Progetto Rondine” èsconsigliato agli assolutisti; a quelli per cui esistonodue soli colori, il bianco e il nero; a chi dichiara di es-sere “tutto d’un pezzo”, anche nel campo delle idee; ai“sotuttisti”, cioè a chi ritiene di sapere tutto; a chipensa che l’utopia sia una balla, inventata per narco-tizzare le coscienze; e così via.

A chi è consigliato questo libroQuesto libro è invece raccomandato a chi sa ascoltare;a chi ritiene che anche nella persona più perversa vipossa essere una scintilla se non di bontà, almeno di

un minimo di tenerezza; achi cerca di aggirare i pre-giudizi e gli stereotipi pro-pri e altrui; a chi amaguardare oltre l’angolo; achi si cimenta nell’aggi-rare gli ostacoli; a chi èappassionato all’utopia,perché essa può sempreessere raggiungibile, al-meno in parte.In definitiva, questo libroè raccomandato agliAdulti Scout!!!

Coordinate del Prof. Franco Vaccari:

www.rondine.org [email protected]

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libri

Una rondine non fa primavera: ma….Enrico Capo

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A cento anni di distanza l’appello didon Luigi Sturzo ai “Liberi e Forti”,affinché i cattolici si impegnasseroa livello politico per il bene di tutti,è quanto mai attuale! Ne pubbli-chiamo alcuni stralci.

«A tutti gli uomini liberi e forti, chein questa grave ora sentono alto ildovere di cooperare ai fini supe-riori della Patria, senza pregiudiziné preconcetti, facciamo appelloperché uniti insieme propugnanonella loro interezza gli ideali di giu-stizia e libertà. (…)Questo ideale di libertà non tendea disorganizzare lo Stato ma è es-senzialmente organico nel rinnova-mento delle energie e delle attività,che debbono trovare al centro lacoordinazione, la valorizzazione, ladifesa e lo sviluppo progressivo.Energie, che debbono comporsi anuclei vitali che potranno fermare o modificare le cor-renti disgregatrici, le agitazioni promosse in nome diuna sistematica lotta di classe e della rivoluzione anar-chica e attingere dall’anima popolare gli elementi diconservazione e di progresso, dando valore all’autoritàcome forza ed esponente insieme della sovranità po-polare e della collaborazione sociale.Le necessarie e urgenti riforme nel campo della previ-denza e della assistenza sociale, nella legislazione dellavoro, nella formazione e tutela della piccola proprietàdevono tendere alla elevazione delle classi lavoratrici,mentre l’incremento delle forze economiche del

Paese, l’aumento della produ-zione, la salda ed equa siste-mazione dei regimi doganali,la riforma tributaria, lo svi-luppo della marina mercantile,la soluzione del problema delMezzogiorno, la colonizza-zione interna del latifondo, lariorganizzazione scolastica e lalotta contro l’analfabetismovarranno a far superare la crisidel dopo-guerra e a tesoreg-giare i frutti legittimi e auspi-cati della vittoria.Ci presentiamo nella vita poli-tica con la nostra bandieramorale e sociale, inspirandociai saldi principii del Cristiane-simo che consacrò la grandemissione civilizzatrice dell’Ita-lia; missione che anche oggi,nel nuovo assetto dei popoli,deve rifulgere di fronte ai ten-

tativi di nuovi imperialismi di fronte a sconvolgimentianarchici di grandi Imperi caduti, di fronte a democra-zie socialiste che tentano la materializzazione di ogniidentità, di fronte a vecchi liberalismi settari, che nellaforza dell’organismo statale centralizzato resistono allenuove correnti affrancatrici.A tutti gli uomini moralmente liberi e socialmente evo-luti, a quanti nell’amore alla patria sanno congiungereil giusto senso dei diritti e degl’interessi nazionali conun sano internazionalismo, a quanti apprezzano e ri-spettano le virtù morali del nostro popolo, … acciamoappello».

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STRADE APERTE. N. 1-2, gennaio-febbraio 2019 Anno 61 – Periodico mensile del M.A.S.C.I. (Movimento Adulti Scout Cattolici Italiani).Spedizione in A.P. 45%, Art. 2 comma 20/B, Legge 662/96, Dal C.M.P. Padova. Euro 2,00 la copia.Direttore responsabile: Pio Cerocchi • Direttore: Michele Pandolfelli • Redazione romana: Antonella Amico Caporale, Giorgio Aresti,Carlo Bertucci, Paola Busato Bertagnolio, Giancarlo Carletti, Alberto Cuccuru, Franco Nerbi, Giovanni Morello, Maria Teresa Vinci,Anna Maria Volpe Prignano • Collaboratori: Lorena Accollettati, Manlio Cianca, Carla Collicelli, Paola Dal Toso, Romano Forleo, d. Lucio Gridelli, Paolo Linati, Mario Maffucci, Vittorio Pranzini, Mario Sica.Redazione: via Vincenzo Picardi, 6 – 00197 Roma, e-mail: [email protected] • Stampa: ADLE Edizioni sas, Padova, [email protected] • Editore,Amministratore e Pubblicità: Strade Aperte Soc. coop. a.r.l., via Vincenzo Picardi, 6 – 00197 Roma, tel. 06.8077377.Iscritta al registro degli operatori di comunicazione al n.° 4363. Abbonamento ordinario a 11 numeri: Euro 20.00, da versare sul ccp. n.75364000, intestato: Strade Aperte Soc. coop. a.r.l., via Vincenzo Picardi, 6 – 00197 Roma.ASSOCIATO USPI. Tiratura. 5.000 copie. Chiuso in redazione: il 7 febbraio 2019QUESTO NUMERO È STATO SPEDITO DALL’UFFICIO POSTALE DI PADOVA CENTRALE IN DATA: FEBBRAIO 2019

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Appello agli uomini liberi e forti di Luigi Sturzo