STORIA GIORNALISMO · 2018-04-12 · della storia del giornalismo, ma di offrire anche degli...

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STORIA DEL GIORNALISMO MATERIE UMANISTICHE E SIMON EDIZIONI Gruppo Editoriale Simone il sapere in una settimana DALLA STAMPA A CARATTERI MOBILI ALLA RIVOLUZIONE DIGITALE W26 PER STUDIARE E INFORMARSI

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STORIA DEL GIORNALISMO

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Gruppo Editoriale Simone

il sapere in una settimana

DALLA STAMPA A CARATTERI MOBILI ALLA RIVOLUZIONE DIGITALE

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TUTTI I DIRITTI RISERVATI

Vietata la riproduzione anche parziale

Tutti i diritti di sfruttamento economico dell’opera appartengono alla Esselibri S.p.a.

(art. 64, D.Lgs. 10-2-2005, n. 30)

Di particolare interesse per i lettori di questo volume segnaliamo:

213/4 • Elementi di sociologia della comunicazioneSC1 (cat. Ellissi) • Storia del giornalismo e della comunicazioneSC4 (cat. Ellissi) • Le tecniche della scrittura giornalisticaMC11 (cat. Ellissi) • La comunicazioneMC15 (cat. Ellissi) • L'informazione giornalistica

Il catalogo aggiornato è consultabile sul sito: www.simone.itove è anche possibile scaricare alcune pagine saggio dei testi pubblicati

Testo di Paola Savino

Finito di stampare nel mese di marzo 2009dalla «Officina Grafica Iride» - Via Prov.le Arzano-Casandrino, VII Trav., 24 - Arzano (NA)

per conto della ESSELIBRI S.p.A. Via F. Russo 33/D 80123 - Napoli

Grafica di copertina a cura Giuseppe Ragno

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PREMESSA

Questa sintesi è rivolta agli studenti universitari che devono sostenerel’esame di Storia del giornalismo presso tutte le facoltà umanistiche in cui nesia previsto l’insegnamento e a quanti si accingono ad affrontare la prova diidoneità professionale presso l’Ordine dei giornalisti per l’ammissionenell’elenco dei professionisti.

Il testo traccia il percorso della comunicazione giornalistica dalla nascitadella stampa a caratteri mobili inventata da Gutenberg nel XV secolo,all’avvento della radio e della televisione, fino all’attuale rivoluzione digita-le. Oltre all’evoluzione tecnologica, che nei secoli ha determinato profondimutamenti nei contenuti, nel linguaggio e nel mercato editoriale, vengonoripercorse le linee di sviluppo della storia del giornalismo europeo e statuni-tense alla luce del rapporto tra il mondo dell’informazione, il contestostorico-sociale e il potere politico e economico. Vengono presi in esame idiversi modelli di giornalismo che si sono via via affermati nelle societàoccidentali, con particolare attenzione alla realtà italiana, nonché i meccani-smi che caratterizzano il rapporto tra i media e l’opinione pubblica.

Lo scopo principale è di fornire non solo un quadro chiaro e complessivodella storia del giornalismo, ma di offrire anche degli strumenti interpretativiper comprendere meglio lo scenario attuale.

In linea con la collana editoriale, il testo si pone come un valido sussidioper un apprendimento rapido ed efficace, attraverso una trattazione condottacon un linguaggio semplice ed essenziale che si avvale di un breve glossariocon cui si chiude ogni capitolo e che consente di fissare meglio il significatodi alcuni termini specifici della materia trattata.

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CAPITOLO PRIMO

L’INFORMAZIONE IN EUROPA DALLE ORIGINIAL XVI SECOLO

Sommario: 1. I primi passi dell’informazione. - 2. L’avvento della stampa. - 3. Lapubblicistica tra XV e XVI secolo. - 4. Il rigoroso controllo delle autorità sulla stam-pa.

1. I PRIMI PASSI DELL’INFORMAZIONE

La produzione e la diffusione di notizie da sempre rispondono all’esi-genza, fortemente radicata nell’uomo, di acquisire e comunicare informa-zioni per soddisfare da un lato la propria sete di conoscenza, e dall’altro lacuriosità che induce a conoscere e commentare i fatti della collettività. An-che se il giornalismo appare come un fenomeno piuttosto recente, tipicodell’età moderna e contemporanea — del resto lo stesso termine di «giorna-le» da cui deriva etimologicamente, usato dapprima per la stampa periodicae poi per quella quotidiana, compare per la prima volta soltanto verso la finedel Seicento — va precisato che la nascita e la diffusione di testi contenentinotizie di attualità, sono frutto di un lungo processo che si è dispiegato nelcorso dei secoli.

Lontani progenitori dei giornali sono solitamente considerati dagli studiosi quegli elenchiin cui nell’antica Roma erano riportati i provvedimenti presi dal Senato e poi dall’imperatoreinsieme agli avvenimenti più importanti (guerre, calamità, nascite e morti etc.), chiamati Actadiurna, e cioè «Atti recenti», che a partire dal 59 a. C., e per volere di Giulio Cesare, venivanoaffissi in luoghi pubblici e conservati nelle biblioteche affinché i cittadini fossero informatisull’attività di governo e sugli eventi di interesse pubblico.

La riproduzione scritta di questi «notiziari» era affidata a scrivani di professione; si trattaovviamente di una forma primordiale di pubblicazione — termine che sta per «rendere noto»— assai lontana dal giornalismo inteso in senso moderno, ma che già comportava importanticonseguenze sul piano politico, costituendo uno strumento con cui si rendeva nota ai cittadinil’attività svolta dal potere costituito, motivo che indusse Augusto (27 a.C. — 14 d.C.) ad inter-romperne la pubblicazione.

Al di là di queste antiche testimonianze, le radici storiche di un’attivitàassimilabile a quella giornalistica risalgono al XV-XVI secolo nei paesi

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Capitolo Primo6

europei economicamente e socialmente più evoluti, quando dall’immobili-smo medievale si passò ad un’epoca in cui, con il fiorire delle città e losviluppo della borghesia, i traffici commerciali si intensificarono notevol-mente e di conseguenza crebbe anche la necessità di ricevere e condividereinformazioni. Divenne abitudine dei mercanti e dei funzionari pubblici in-serire nelle lettere che si scambiavano notizie di vario genere, riguardanti icommerci, la vita di corte del paese in cui vivevano e gli avvenimenti che viaccadevano, accanto alle informazioni di natura privata.

Con il rafforzamento dei servizi postali — indispensabile per soddisfarela necessità di comunicare con luoghi lontani maturata durante questo peri-odo di dinamismo economico — nel corso del Quattrocento lo scambio dicomunicazioni assunse un andamento periodico più o meno regolare e siiniziò a ricopiare dalle lettere le notizie di carattere pubblico su fogli mano-scritti che venivano messi regolarmente in vendita.

Tali fogli di notizie, che presero il nome di avvisi, venivano compilatidai menanti («minutanti»), ossia una sorta di amanuensi, e comparvero dap-prima in alcuni centri italiani tra cui Roma e Venezia — entrambe cittàcosmopolite e crocevia di traffici e comunicazioni — per poi diffondersi inGermania e in altri paesi europei.

Nella Serenissima gli avvisi furono chiamati anche broglietti, dal nome dell’area antistan-te il Palazzo ducale, il Broletto appunto, luogo d’incontro e di scambio di informazioni dovegli stessi compilatori erano soliti mettere i propri banchetti per raccogliere le notizie. Questeultime, riportate su fogli dal formato piccolo (15 centimetri per 20), erano per lo più di naturaeconomico-finanziaria e politica.

2. L’AVVENTO DELLA STAMPA

A) L’invenzione di Gutenberg

Una vera e propria svolta nella diffusione delle informazioni fu offertada una delle invenzioni che hanno rivoluzionato la storia dell’umanità: lastampa a caratteri mobili.

L’introduzione di questa tecnica tipografica, infatti, ha permesso di rea-lizzare in tempi brevi e in un numero elevato di copie un testo scritto, libe-rando così la registrazione e la circolazione delle notizie dagli orizzontiristretti della riproduzione manuale entro cui altrimenti sarebbe stata confi-nata.

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7L’informazione in Europa dalle origini al XVI secolo

Padre di questa preziosa inven-zione fu Johann Gensfleisch zumGutenberg, orafo e incisore tede-sco che nel 1452 riuscì, dietro unprestito di ottocento fiorini, ad apri-re a Magonza una propria bottegaper realizzare la produzione diquello che egli stesso definì «scrit-to artificiale».

Gutenberg costruì dei singoli caratteritipografici in ottone ognuno dei quali cor-rispondente ad una lettera, che assemblatitra loro potevano formare una pagina inte-ra. La matrice ricavata veniva poi cosparsauniformemente di inchiostro e su di essa,mediante un torchio, veniva pressato unfoglio sul quale rimaneva impresso il testo.La novità introdotta dall’orafo di Magonzaconsisteva nel fatto che i caratteri poteva-no essere smontati e riutilizzati per crearesuccessivamente testi diversi — per questo motivo furono detti «mobili» — mentre fino a quelmomento la tecnica di stampa conosciuta, la xilografia, permetteva solo l’uso di matrici unichee fisse.

Nel 1455 Gutenberg stampò il suo primo libro utilizzando in parte lacarta, ancora poco adoperata in Occidente — in Cina, invece, fu usata findal II secolo d. C. — e la cui lavorazione era più economica rispetto a quelladei materiali vegetali o animali impiegati per i manoscritti.

L’opera che il tedesco stampò fu un’edizione in due volumi della Bibbiain latino su due colonne di 42 righe, in 150 copie in carta e 35 in pergamena;da allora si è assistito ad una trasformazione radicale nella produzione distampati e libri.

B) La portata rivoluzionaria

In primo luogo, non essendo più frutto del lungo e faticoso lavoro com-piuto dai copisti nei conventi medievali e nelle università, il libro stampatosulla carta smise di essere un prodotto raro e costoso e grazie alla sua ripro-ducibilità e trasportabilità, divenne un bene accessibile ad un pubblicopiù vasto, incoraggiando un approccio individuale alla cultura e più libero,

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Capitolo Primo8

al di fuori dei luoghi accademici e religiosi tradizionalmente deputati allacircolazione dei testi.

Inoltre, la diffusione dei libri a stampa favorì un processo di standar-dizzazione della lingua scritta, contribuendo in modo determinante alladefinizione delle lingue nazionali.

In questo modo, dunque, secondo una nota definizione di MarshallMcLuhan, nasceva «l’uomo tipografico», che uscendo dal ristretto ambitodell’oralità, imparava a vedere, oltre che ad ascoltare, la propria lingua, at-traverso una scrittura uniforme e stabile che era al riparo dall’aleatorietàdeterminata dalla mano dello scrivano.

Sulla scia dell’esperienza di Gutenberg, in pochi anni sorsero altre stampe-rie in diversi paesi del Vecchio Continente. Le prime furono aperte a Colonia(1464) e Basilea (1466), seguite subito dopo da Roma (1467) e Venezia (1469).

Nella città lagunare, lo stampatore Aldo Manuzio sul finire del Quattrocento, apportòmodifiche significative alla veste grafica del libro. In primo luogo, adottò un carattere tipogra-fico diverso da quello usato da Gutenberg: sostituì, infatti, il gotico con il latino che potevaessere stampato anche in corsivo risultando in questo modo più leggibile. Grazie all’uso diquesto stile chiamato anche italico, che per la sua versatilità finì per avere una rapida diffusio-ne in tutta Europa, alla numerazione delle pagine, alla suddivisione in capitoli e all’adozionedel piccolo formato, Manuzio diede vita ad una tipologia di libri detti «Aldine», assimilabili altascabile di oggi, non più rivolti ad un pubblico colto e ricco, ma potenzialmente a tutti.

3. LA PUBBLICISTICA TRA XV E XVI SECOLO

A) Gli avvisi a stampa

Rispondendo alla tradizione umanistica, i testi che venivano stampaticon frequenza dalle prime tipografie furono quelli classici e sacri.

Ben presto, però, il nuovo mezzo di comunicazione finì per varcare que-sti confini abbracciando anche altri generi letterari e rivoluzionando il setto-re stesso dell’informazione. Negli ultimi anni del XV secolo iniziarono,infatti, a comparire i primi avvisi a stampa. Rapidamente in Italia e inAustria si diffusero stampati in numero unico, per lo più di quattro pagine ededicati o ad un argomento di carattere generale o locale.

Nella Penisola il più antico avviso a stampa apparve a Bologna nel 1470 e descriveva lagiostra organizzata dal signore della città, Giovanni II Bentivoglio, in occasione della festa delpatrono San Petronio. I due maggiori centri italiani in cui gli avvisi venivano prodotti furonoVenezia e Roma, dove subito dopo l’avvento della stampa l’arte tipografica divenne particolar-mente fiorente.

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9L’informazione in Europa dalle origini al XVI secolo

La diffusione di questi stampati, per quanto più ampia rispetto agli equi-valenti scritti a mano, non oltrepassò in ogni caso la cerchia ristretta delleélites urbane istruite; in questo senso la stampa, inventata con largo antici-po rispetto all’alfabetizzazione di massa, che avrà luogo solo successiva-mente con la Rivoluzione industriale (fine del XVIII sec.), viene definita daGiovanni Gozzini «un medium prematuro», la cui comparsa non fu im-mediatamente percepita come una reale rivoluzione dal momento che solopochi sapevano leggere e scrivere. Soltanto secoli più tardi, a partire dal-l’Ottocento, la stampa verrà applicata in modo sistematico alla produzionedi testi informativi e ciò spiega il fatto che per molto tempo gli avvisi mano-scritti continuarono a coabitare con quelli a stampa.

B) Occasionel, canards, calendari e almanacchi

Fin dai primi decenni del Cinquecento si diffusero in Francia gli occa-sionel, fogli volanti che, come suggerisce il nome stesso, uscivano senzaregolarità e in cui venivano riportati eventi rilevanti, quali disastri, battaglie,funerali etc.

Nello stesso periodo gli stampatori francesi diedero vita anche ai canar-ds (il significato del termine è «anatre», e allude al gusto per il pettegolezzoe per il sensazionalismo tipico di queste pubblicazioni dette così proprioperché «starnazzavano» le notizie enfatizzandole).

Il numero di pagine dei canards era variabile — da otto a sedici — e avevano caratteremonografico. Corredati da illustrazioni raccontavano avvenimenti straordinari appartenentispesso alla sfera del soprannaturale, tra cui miracoli — come il caso della resurrezione di unbambino a Lione nel 1619 — apparizioni demoniache, avvistamenti di strane creature. I ca-nards ebbero grande fortuna e il loro numero crebbe nel giro di pochi anni, passando dai 18pubblicati tra il 1519 e il 1550, ai 110 tra il 1575 e il 1600; la tradizione di questi fascicolettiproseguì fino al XIX secolo.

I principali fruitori degli occasionel e dei canards appartenevano ai cetimedio-bassi sui quali faceva particolarmente presa il carattere straordinariodelle notizie riportate.

Di largo consumo popolare furono, inoltre, gli almanacchi e i calen-dari che, corredati di immagini, potevano essere compresi anche dalle per-sone non istruite e analfabete. Essi contenevano i fatti più importanti del-l’anno o del semestre ed ebbero particolare diffusione in Germania. È dasegnalare che al Calendarium stampato a Venezia nel 1476 risale il primofrontespizio conosciuto.

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Accanto a questo tipo di pubblicazioni, venivano stampati anche fasci-coletti dal tono polemico destinati ad un pubblico più elitario, in cui veniva-no riportate e commentate notizie di argomento politico e religioso (scanda-li di corte, ingiustizie perpetrate dai regnanti), conosciuti in Francia con ilnome di pamphlet e in Gran Bretagna di libel.

L’universo, dunque, degli stampati prodotti tra la fine del Quattrocentoe il secolo successivo si presentava composito ed eterogeneo.

Anche se le pubblicazioni cui si è accennato erano ancora piuttosto lonta-ne dal modello di giornale moderno, poiché non ne possedevano i requisitifondamentali – dalla periodicità regolare alla testata fissa e alla data di pubbli-cazione – avevano senza dubbio un carattere più pubblico rispetto agli scam-bi epistolari tra mercanti. In più con esse si affermò per la prima volta unacultura della notizia per la quale alle informazioni fu riconosciuta un’utilitàsociale e un particolare valore di scambio: la notizia, cioè, è contemporanea-mente una merce appetibile dal pubblico al quale viene venduta e una fonte diguadagno per chi la produce con soddisfazione di entrambi.

4. IL RIGOROSO CONTROLLO DELLE AUTORITÀ SULLASTAMPA

A) Quadro Generale

L’avvento della stampa attirò sin da subito l’attenzione della Chiesa edelle istituzioni monarchiche, che da un lato percepirono il nuovo mediumcome uno strumento da poter utilizzare per i propri scopi, e dall’altro comeun pericolo dal quale proteggersi, poiché, attraverso il suo uso, si riuscivanoa diffondere presso i popoli idee e informazioni che, dando vita al dibattitopubblico, avrebbero potuto incrinare il dogmatismo del potere dominante.

Il primo atto di controllo sulla stampa da parte della Chiesa venne compiuto nel 1501 dapapa Alessandro VI con la bolla Inter multiplices, diretta agli arcivescovi di Colonia, Magon-za, Treviri e Magdeburgo. Secondo la Santa Sede in queste diocesi venivano stampati libricontrari alla dottrina ecclesiastica e per questo motivo fu imposto ai tipografi il divieto diprodurre testi senza il preventivo esame degli organi ecclesiastici preposti al controllo.

Questi principi vennero estesi a tutto il mondo cristiano nel 1515, durante il ConcilioLateranense V, attraverso l’enciclica di papa Leone X Inter sollicitudines per la quale ognilibro doveva essere esaminato e approvato a Roma dal Maestro del Sacro Palazzo Apostolico,prima che fosse effettivamente dato alle stampe.

Le autorità civili e religiose operarono un rigido controllo sulla stampaattraverso due principali strumenti: l’istituto del «privilegio» territoriale ela censura con interventi sia preventivi che repressivi.

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11L’informazione in Europa dalle origini al XVI secolo

Fino alle grandi rivoluzioni di fine Settecento, non si era liberi di intra-prendere l’attività di stampatore: praticarla era un privilegio che poteva es-sere concesso soltanto dal sovrano. Dunque, era necessario ottenere un’au-torizzazione che quasi ovunque veniva rilasciata ad un numero ristretto dipersone se non addirittura ad un solo individuo, dando vita ad un regime dimonopolio controllato dall’autorità politica.

In questo clima vessatorio lo stesso mestiere di stampatore finì per diventare pericoloso senon subordinato al controllo delle istituzioni. Nel 1574 per effetto di una disposizione emanatada Carlo IX, che stabiliva la pena di morte per coloro che diffondevano un certo tipo di mani-festi e libelli, Geoffroy Vallée fu impiccato per aver pubblicato un suo opuscolo di sedicipagine in cui veniva propugnata una religiosità deista.

Nel 1521 l’imperatore Carlo V d’Asburgo di fronte al netto rifiuto diLutero di abiurare le sue idee emanò un editto che proibiva la stampa e ladiffusione di opere senza l’autorizzazione del vescovo e del sovrano. Noveanni più tardi il re d’Inghilterra Enrico VIII istituì un sistema obbligato-rio di licenze pubbliche per gli stampatori.

In Francia, Francesco I nel 1538 impose ad ogni stampatore di apporreil nome e un marchio sui propri libri per identificare facilmente le responsa-bilità individuali di carattere penale. Pochi anni più tardi, nel 1543, papaPaolo III istituì l’imprimatur, autorizzazione ecclesiastica alla stampa, e nel1559 la Chiesa compilò l’Index librorum prohibitorum, attraverso il qualeper circa quattrocento anni furono messi al bando numerosissimi libri, per-ché ritenuti contrari alla dottrina cattolica.

B) Gli effetti positivi della Riforma sulla stampa

L’atteggiamento repressivo tenuto dalla Chiesa, rientrò in realtà piena-mente nello spirito della Controriforma che animava in quegli anni l’autori-tà religiosa. A tal proposito è necessario sottolineare che tra i paesi cattolicie quelli protestanti si registrò una netta differenza nel rapporto che ebberocon la stampa.

Nell’Europa centro-settentrionale non solo la Riforma si servì delnuovo mezzo di comunicazione per diffondere le idee da cui era nata,incoraggiando anche una maggiore alfabetizzazione della popolazione, mala stessa morale protestante contribuì alla formazione di una nuova mentali-tà borghese e capitalistica fondata sui principi dell’intraprendenza e del di-

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Capitolo Primo12

namismo, gettando in questo modo le premesse per la nascita di una stampaindipendente.

Come si vedrà nel capitolo successivo, infatti, se in Olanda la pubblici-stica non fu vincolata ad alcun controllo da parte delle autorità, in GranBretagna la lotta al regime assolutistico nel corso del Seicento si intrecciòalla questione della libertà di stampa.

C) Gli effetti negativi della Controriforma sulla stampa

Al contrario, l’azione oppressiva della Chiesa nei paesi cattolici osta-colò l’affermazione di un’etica più moderna fondata sul concetto della re-sponsabilità individuale e su uno spirito critico nei confronti della realtà,rallentando lo sviluppo di un mercato dell’informazione.

Conseguenza diretta del controllo esercitato sulla stampa fu la pubblica-zione soltanto in numeri unici delle notizie che, come abbiamo visto, carat-terizzò l’intera produzione pubblicistica del Cinquecento; a parte, infatti,rari casi come la Postremo Relatio Historica stampata a Colonia dal 1588 al1593 con cadenza semestrale in concomitanza delle fiere del libro di Fran-coforte (a marzo) e di Lipsia (a settembre), i fogli di notizie non uscivanocon frequenza regolare e ciò costituì un ostacolo all’instaurazione di unrapporto stabile e duraturo con il pubblico.

Inoltre, a causa della censura preventiva cui erano sottoposte le noti-zie, l’editoria fu costretta ad adottare un criterio di imparzialità nella tra-smissione delle informazioni che risultò forzato, poiché non rispondeva adun’esigenza dettata dall’etica professionale in rispetto del lettore, ma aduna «strategia» di sopravvivenza.

Per aggirare la censura e il regime dei privilegi, spesso venivano messiin atto alcuni escamotage. Dall’omissione del nome del tipografo, alla falsaindicazione della città di edizione — è il caso del Mercurius Gallobelgicusredatto in latino sul modello della Postrema Relatio che iniziò a circolare inGran Bretagna dal 1594, mentre il luogo di stampa dichiarato fu la città diColonia — fino al contrabbando dei libri proibiti, gli stampatori cercaronodi eludere il rigido sistema di controllo creato dalle autorità; paradossal-mente, però, il metodo più usato fu il ricorso alla pubblicistica manoscritta,che affidata all’arbitrio dei singoli menanti aveva maggiori possibilità disfuggire ai controlli e alla censura.

Nel 1572, però, gli stessi compilatori di avvisi furono vittime di una bolla papale emanatada Pio V in cui venivano condannati «coloro che scrivono, dettano e non distruggono libelli

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13L’informazione in Europa dalle origini al XVI secolo

famosi e le lettere chiamate avvisi, contenenti notizie lesive dell’onore di qualcuno, previsionidel futuro e rivelazioni di quei fatti riguardanti lo Stato ecclesiastico trattati in segreto». Adessere colpito dall’interdetto fu il libellista Nicolò Franco, segretario a Venezia di Pietro Areti-no e autore di pasquinate contro papa Paolo III. Franco fu condannato a morte ed impiccato.

Al di là delle diverse esperienze vissute dall’Europa protestante e daquella cattolica è bene sottolineare che la conquista della libertà di stam-pa si ebbe non prima della graduale trasformazione dei governi da assolutiin democratici cui si assiste a partire dalla fine del Settecento, e cioè quandosi affermò la partecipazione attiva dei cittadini alla politica, garanziaindispensabile alla libera circolazione di idee, opinioni e, quindi, di notizie.

GlossarioGiornale: il termine venne utilizzato per la prima volta nel 1668 con il Giornale de’ lette-rati di Roma a cadenza mensile. In un secondo momento, la parola fu legata al concetto distampa giornaliera. Attualmente nel linguaggio comune il significato di «giornale» è estesoad una qualsiasi pubblicazione periodica sia giornaliera che non (settimanale, quindicenna-le, mensile etc.).

Pasquinata: componimento satirico anonimo di contenuto politico e anticlericale, che dalXVI secolo in poi si prese l’abitudine di esporre di notte sulla statua di Pasquino a Roma,da cui prende il nome, per sfuggire ai controlli della polizia.

Testata: parte superiore della prima pagina di un giornale, contenente il titolo e l’indica-zione della data e del prezzo. Per estensione il termine viene usato per indicare il giornalestesso.

Xilografia: indica una tecnica di incisione a rilievo sul legno e il procedimento manuale distampa di tale incisione. Il termine deriva dal greco xylon, «legno» e gráphein, «scrivere».Essa proviene dall’Oriente ed è, infatti, documentata in Cina almeno dall’868 d.C. In Euro-pa la produzione delle prime xilografie (semplici figure di santi e carte da gioco) risale trala fine del XIV secolo e agli inizi del XV secolo. Queste antiche stampe votive erano imma-gini essenzialmente lineari, spesso abbellite dalla coloritura a mano.

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CAPITOLO SECONDO

LA NASCITA DELLA STAMPA PERIODICA: IL SETTIMANALE

Sommario: 1. Il giornalismo moderno e la questione della periodicità. - 2. Tra «gior-nali in livrea» e libertà di stampa. - 3. La lotta alla censura in Inghilterra. - 4. L’asso-lutismo francese: la Gazzette - 5. La repubblica delle lettere.

1. IL GIORNALISMO MODERNO E LA QUESTIONE DELLAPERIODICITÀ

Nel XVII secolo si assisté alla nascita del giornale moderno; si diffu-sero, infatti, pubblicazioni a stampa caratterizzate da periodicità regola-re, testata fissa con data di pubblicazione, nelle quali venivano riportatiavvenimenti realmente accaduti. Si aprì inoltre lo spazio degli annunciprivati, delle inserzioni e della pubblicità che costituirono autonome fontidi finanziamento e contemporaneamente rafforzarono l’indipendenza dellastampa e le sue funzioni di servizio per i lettori.

Il giornale, dunque, assunse la fisionomia che noi conosciamo, con isuoi elementi distintivi:

— uscita regolare;— finalità multiple (informazione d’attualità, pubblicità, svago);— base commerciale di vendita;— carattere pubblico;

Il titolo di primo giornale europeo viene comunemente attribuito al Ror-schander Monatschrift mensile pubblicato in Svizzera, nella città di Ror-schach, dal 1597, con un formato simile al libro e un contenuto che riman-dava alle cronologie semestrali, o al tedesco Historische Relation oder Er-zählung der Furnembsten und Gesschichte pubblicato nello stesso anno.

Secondo altri studiosi invece il primato andrebbe al settimanale NovinyParodnè Celeho Mesice zan Leta pubblicato a Praga anch’esso nel 1597.Dall’inizio del Seicento si registrò in tutta Europa una crescita esponenzialedi stampati, ed in particolare di settimanali, che vengono per questo moti-vo considerati dai più i primi veri periodici di informazione. Grazie ad

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15La nascita della stampa periodica: il settimanale

essi il pubblico dei lettori si abituò a stringere un rapporto più stretto e sta-bile con le notizie, e soprattutto attraverso la forma degli abbonamenti, neincrementò le entrate con una continuità che dava ai periodici stessi mag-giori possibilità di sopravvivenza.

La diffusione di queste pubblicazioni avvenne lungo un asse che segui-va la rete delle stamperie più antiche e dei servizi di posta maggiormentesviluppati. Contemporaneamente il mestiere di giornalista iniziò ad acqui-stare una sua prima autonomia dalla figura dell’editore e dello stampatore.

2. TRA «GIORNALI IN LIVREA» E LIBERTÀ DI STAMPA

A) La diffusione delle gazzette

Con cadenza settimanale o bisettimanale si diffusero le gazzette che co-stituite da due o quattro pagine ad una o due colonne, non furono, soprattut-to inizialmente, molto diverse dagli avvisi.

Il termine di «gazzetta» venne utilizzato per la prima volta a partire dalCinquecento per indicare in modo indifferenziato avvisi manoscritti e a stam-pa.

L’ipotesi più accreditata sull’origine del termine, è quella relativa alla sua derivazione dagaxeta, moneta d’argento dallo scarso valore usata a Venezia e che corrispondeva al prezzo deiprimi fogli di notizie.

A partire dal XVII secolo il termine venne impiegato per indicare le pubblicazioni a stam-pa periodiche, oltrepassando i confini della Penisola – ciò rivelerebbe l’importanza che soprat-tutto Venezia aveva assunto nell’ambito della produzione giornalistica europea.

Nel giro di pochi anni, infatti, vennero pubblicate gazzette ad Anversa,Augusta, Parigi, Amsterdam. In Italia le prime città interessate dal fenome-no furono Firenze e Genova.

Si ha infatti notizia di una prima gazzetta apparsa a Firenze nel 1636 anche se di essa nonè rimasta alcuna traccia; mentre, la pubblicazione di quella genovese è documentata al 1639.

Nel corso del Seicento le principali città italiane avevano una propria gazzetta, ma, comeaccadeva per gli avvisi, nella maggior parte dei casi non avevano un titolo ed il loro formato eralo stesso dei libri (20×15 centimetri).

Le gazzette venivano rilegate in volumi per essere conservate nelle biblioteche e la lorotiratura non superava le 1.000 copie. Tra le gazzette italiane i cui esemplari sono pervenuti finoa noi vanno segnalate Il sincero di Genova (1648) e Successi del mondo (la parola «successi»contenuta nel titolo sta per il participio passato del verbo «succedere»e quindi allude agli avve-nimenti accaduti) apparsa a Torino nel 1645 e dedicata ad avvenimenti di carattere internazio-nale.

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Infine, sul finire del secolo, apparvero anche la Gazzetta di Mantova e la Gazzetta diParma che si contendono il titolo di più antico giornale italiano ancora oggi in pubblicazione.

Le notizie delle gazzette riguardavano essenzialmente eventi bellici, di-nastici e commerciali. Essendo pubblicate su licenza e costantemente sot-toposte a controllo, non riportavano mai fatti o avvenimenti «invisi» alpotere. I gazzettieri si tenevano ben lontani dal trasmettere notizie compro-mettenti per le istituzioni e si limitavano a riportare le informazioni ottenuteda esponenti di corte e da funzionari degli ambienti diplomatici o più spessoerano essi stessi funzionari del governo o fiduciari di corte; da ciò deriva ladefinizione di «giornali in livrea» tradizionalmente data a questo tipo dipubblicazione.

Il potere, dunque, per contenere la «pericolosa» spinta alle pubblicazio-ni spontanee, attraverso l’istituto della licenza diede vita a dei veri e pro-pri organi di informazione controllati e ufficiali e la stessa periodicitàrispondeva ad un servizio garantito dalle istituzioni piuttosto che ad unaconquista raggiunta in modo autonomo dal mezzo di comunicazione.

Se, però, al gazzettiere non era concesso alcuno spazio di libertà politi-ca, non gli era negata la possibilità di «gonfiare» le notizie, romanzando quae là, a patto che la figura del sovrano e dei potenti non fossero danneggiate.

Caso emblematico in questo senso è il resoconto dell’esecuzione di Carlo I pubblicato suSuccessi del Mondo e scritto dal suo compilatore l’abate Pietro Socini, in cui viene riportata lanotizia poco credibile che lo stesso Cromwell si sarebbe travestito da boia e avrebbe personal-mente legato le mani del re Carlo I prima di farlo decapitare.

B) I corantos olandesi

Il regime di controllo instaurato dalle istituzioni religiose e politiche,come detto nel capitolo precedente, ebbe dei riflessi enormi sullo sviluppodella pubblicistica europea. Riforma e Controriforma funzionarono da im-pulso alla produzione, la prima, e da ostacolo, la seconda. Nel corso delSeicento le differenze tra il Nord e il Sud Europa divennero ancora semprepiù evidenti con il risultato che nei paesi di tradizione cattolica e dove era invigore l’assolutismo monarchico si cercava di riportare unicamente sui pe-riodici le notizie non dannose per il potere costituito, mentre nelle zone incui la Riforma protestante aveva attecchito maggiormente si registrò unamaggiore libertà di espressione e di stampa.

In questo senso quella che può essere considerata una vera e propriaterra di libertà, è l’Olanda, paese attraversato da un particolare progres-

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17La nascita della stampa periodica: il settimanale

so economico e dalla crescita di una moderna borghesia mercantile bra-mosa di informazioni per l’intensa rete dei propri traffici. Qui si diffuserorapidamente i corantos (dall’olandese «krant» che significa giornale), foglidi notizie non sottoposti ad alcun controllo o visto da parte delle istituzio-ni. Grazie alla presenza di molti ed importanti stampatori in Olanda — tracui la famiglia Elzevier che, sul modello di Manuzio, diede vita ad un carat-tere tipografico latino facilmente leggibile — i corantos ebbero una vastadiffusione non solo sul territorio nazionale ma anche in altri paesi dovevenivano venduti clandestinamente. Spesso venivano tradotti oppure eranodirettamente compilati in altre lingue. Le notizie riportate riguardavano esclu-sivamente eventi di politica internazionale e argomenti di carattere econo-mico-commerciale. Non vi era spazio per la curiosità, il sensazionalismo nétantomeno per la cronaca «spicciola»: l’attualità ordinaria diventava unelemento indispensabile nella vita quotidiana dei lettori.

Con i corantos, dunque, la cultura della notizia compì un considerevolesalto di qualità e poiché in essi l’informazione stessa non era diretta emana-zione degli interessi del potere e delle istituzioni, come accadeva con legazzette, ma piuttosto rispondeva all’esigenza del pubblico di ricevere noti-zie, sono considerati i veri progenitori della stampa europea, nell’ambitodei quali si manifestò anche il primo tentativo di procedere ad una gerar-chizzazione delle notizie che venivano distribuite in ordine di importanza.

L’esempio dei corantos olandesi ebbe notevole influenza soprattutto sullosviluppo della stampa britannica.

3. LA LOTTA ALLA CENSURA IN INGHILTERRA

A) L’epoca di Carlo I Stuart

Nel corso del XVII secolo nacquero in Inghilterra forme di giornalismodestinate a diventare una sorta di modello per gli altri paesi europei e nonsolo e presto prese forma l’idea di una stampa libera e indipendente chetrovò terreno fertile nei cambiamenti che attraversavano il paese: la batta-glia al regime assolutistico instaurato da Carlo I Stuart a partire dal1629, si intrecciò alla questione della libertà di stampa.

Salito al trono nel 1625 Carlo I diede vita ad un governo personale astenendosi dal convo-care il Parlamento. Di fronte alle rimostranze del membri del Parlamento che nel 1628 presen-tarono una Petizione dei Diritti il sovrano sciolse l’Assemblea — che non verrà più convocataper undici anni — ed instaurò un regime assolutistico nell’ambito del quale anche la stampa fu

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apertamente attaccata: nel 1632, infatti, Carlo I soppresse i fogli di notizie. Da questo mo-mento la libertà di stampa divenne uno dei temi centrali di lotta tra Corona e Parlamento.

Nel 1641, quando la Scozia invase l’Inghilterra, il re, per ottenere i fondinecessari per la spedizione militare contro gli insorti, fu costretto a riconvo-care il Parlamento e a cedere alle sue richieste. Carlo abolì il principaleorgano britannico di censura delle pubblicazioni a stampa, la Star Chamber,istituito alla fine del Cinquecento. La guerra civile fu inevitabile.

Da questo momento si aprì un periodo di grande libertà di stampa carat-terizzato dalla nascita di numerosi periodici — almeno 200 — chiamatiDiurnall, che si occupavano principalmente di politica interna, e in modoparticolare dell’acceso dibattito politico che infiammava in quegli anni lecamere inglesi, attraverso i resoconti dei discorsi parlamentari.

In questo modo fu introdotto un elemento di assoluta novità rispetto aquanto era accaduto fino a quel momento nella storia delle pubblicazioni astampa prevalentamente concentrate su eventi internazionali, fatti d’arme edi corte.

Inoltre, si procedette ad una gerarchizzazione delle notizie e ad unastandardizzazione delle testate con data di pubblicazione, numero di pa-gine, nome dello stampatore.

Il conflitto politico che vedeva schierati da un lato i realisti e dall’altro le forze del Parla-mento si riversò sulle pagine di due periodici: il Mercurius Aulicus (settimanale) sostenitoredelle posizioni realiste, ed il Mercurius Britanicus che appoggiava le ragioni del Parlamento. Ilprimo fondato nel 1643, inaugurò una rudimentale ripartizione in rubriche fisse: una primaparte in cui erano riportate le notizie, una seconda in cui venivano commentate e una terzadedicata alla confutazione delle posizioni avversarie. Il secondo venne fondato dal ventitreen-ne Marchamont Nedham ed era caratterizzato da un linguaggio più popolare.

B) La nascita della Repubblica e la figura di Olivier Cromwell

Questo periodo di libertà ebbe vita breve: l’«eccessiva» attenzione ri-volta al dibattito politico dalla stampa preoccupò anche le forze antiassolu-tiste e con la nascita della Repubblica nel 1649 per mano di OlivierCromwell non solo fu ripristinato il sistema delle licenze — queste ulti-me venivano concesse dietro il pagamento di una somma alta di denaro —ma veniva dato spazio unicamente ai periodici schierati contro i realisti.

È in questo clima che John Milton scrisse il suo Aeropagitica: Discorsoper la libertà di stampa, un vero e proprio appello al potere perché ponessefine alla sua azione repressiva a danno dell’editoria.

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19La nascita della stampa periodica: il settimanale

Secondo Giovanni Gozzini se la libertà di stampa era stata «una bandiera efficace daagitare contro la corona» nemmeno per le forze rivoluzionarie corrispondeva «a un effettivoprincipio ideale». Impegnato a sedare le rivolte in Scozia e in Irlanda, Cromwell aveva bisognodi ottenere un forte consenso popolare, per cui favorì la nascita di alcuni periodici schierati conil Commonwealth, come il Mercurius Politicus, fondato da Nedham nel 1650.

Quando tre anni più tardi il potere di Cromwell si trasformò in una ditta-tura militare, il controllo esercitato sulla stampa divenne sempre più stretto,fino a che nel 1654 furono messi al bando tutti i periodici tranne quello diNedham.

In questo contesto così restrittivo iniziarono a profilarsi anche forme digiornalismo lontane da quello politico, come la cronaca e il giornalismo«di servizio», precursore della pubblicità. Lo stesso fondatore del Mercu-rius Politicus man mano si allontanò dalla politica interna e con il The Pu-blick Intelligencer, che andò a sostituire il Mercurius, diede spazio ad un’in-formazione del tutto diversa, passando dai resoconti di scioperi, agli annun-ci, al racconto di crimini e delitti, ma anche a curiosità provenienti dal-l’estero, come nel caso «di un eccellente bevanda cinese» chiamata «thea otè» venduta anche nei caffé di Londra di cui diede notizia nel 1658.

In quegli anni nacquero a Londra il City Mercury, primo settimanalegratuito ed interamente finanziato dagli inserzionisti privati e il MercuriusDemocritus, un settimanale in cui prevaleva la notizia sensazionale e il pet-tegolezzo.

Con la restaurazione della monarchia nel 1660 dopo la morte diCromwell, fu reintrodotta la censura pre-repubblicana. La corte inco-raggiò la pubblicazione di un periodico semi-ufficiale, la Gazette, che nellasua veste tipografica è molto simile ai giornali moderni: un mezzo infoliostampato su due colonne sul retro e sul verso.

Accanto alle pubblicazioni consentite, si diffusero presto anche newsletter clandestini,che funzionavano da contraltare all’informazione ufficiale e che sono considerati dagli storicistrumenti fondamentali nella formazione dei due principali partiti politici, Tory e Whig. Lastampa clandestina circolava nelle coffee-houses che si trasformarono in importanti luoghi diincontro per il dibattito politico e lo scambio di idee. L’importanza che assunsero questi localipubblici nella società britannica è testimoniata dalla loro soppressione nel 1676 poiché in essi,secondo le istituzioni, venivano diffuse idee false e maliziose, diffamatorie nei confronti delgoverno e del re.

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C) Guglielmo d’Orange e il Bill of Rights

Nel 1689, il nuovo re, Guglielmo d’Orange firmò il Bill of Rights, la«Carta dei diritti», che oltre a limitare il potere del sovrano, riconoscevaalcuni diritti individuali, tra cui la libertà d’espressione. Anche se di fattola stampa inglese rimase comunque sottoposta al controllo dell’autorità giu-diziaria, questa iniziativa insieme al mancato rinnovo del Licensing Act (1695)che obbligava alla censura preventiva le pubblicazioni, contribuì a diffonde-re nella società l’idea di una stampa libera e pluralistica.

4. L’ASSOLUTISMO FRANCESE: LA GAZZETTE

La stampa periodica nella Francia del XVII secolo seguì un percorsocompletamente diverso rispetto a quello compiuto dall’Inghilterra, dettatodal differente clima politico e sociale in cui essa mosse i suoi passi. Con ilpieno compimento del progetto assolutistico ad opera di Luigi XIV la stampad’informazione fu, infatti, vincolata al regime del privilegio reale e dellacensura preventiva che ne determinarono, nei suoi primi sviluppi, da unlato la scelta «obbligata» del «giornale in livrea», e dall’altro quella delgiornalismo «di servizio» e del giornalismo culturale, entrambi settori diinformazione lontani dal mondo della politica d’attualità.

Nel 1630 — trent’anni prima dell’inglese City Mercury — a Parigi ilmedico Théophraste Renaudot fondò il Bureau d’adresses et des rencon-tres, il primo periodico esclusivamente dedicato alla compravendita di benie agli annunci economici. L’anno successivo Renaudot riuscì ad ottenere daRichelieu il permesso di stampare la Gazette, un settimanale di piccolo for-mato (quattro pagine trasformate in otto in un secondo momento) vendutodal 1650 anche per strada da venditori ambulanti, che finì per diventareorgano ufficiale del potere, tanto che lo stesso cardinale vi fece pubblicarealcuni suoi articoli.

Buona parte di questo periodico era dedicata a corrispondenze dall’este-ro e i contenuti riguardavano per lo più battaglie, assedi, eventi dinastici, manon mancavano le notizie di politica interna sconfinando spesso nel terrenodella propaganda. Per lungo tempo in Europa la Gazette — che nel 1762prese il nome di Gazette de France — funzionò da modello per questo tipodi pubblicazioni e in patria fino agli anni della Rivoluzione fu il principa-le organo d’informazione nazionale.

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21La nascita della stampa periodica: il settimanale

Nonostante la situazione in Francia fosse strettamente controllata dal sovrano con «gior-nali in livrea», è in questo paese che venne posta per la prima volta la questione delle fontiinformative. Fu lo stesso Renaudot a farlo, quando attaccato nelle mazarinades — opuscoliclandestini nati inizialmente per dileggiare il cardinal Mazzarino, successore di Richelieu, epoi passati a includere tutti gli stampati dal tono satirico — difese il suo giornale dall’accusa dipoca affidabilità sottolineando che il giornalista non può essere considerato un bugiardo seriporta una notizia falsa che gli è stata comunicata come vera. Accertate le buone intenzioni delgiornalista, dunque, secondo Renaudot, quest’ultimo deve essere sollevato da ogni responsabi-lità; in questo modo il giornalista francese risolse il problema facendo appello alla buona fededella persona che scrive ed evitando di affrontare la questione della capacità di giudicare escegliere le fonti secondo il loro grado di attendibilità.

5. LA REPUBBLICA DELLE LETTERE

A) Il Journal des Savants in Francia

Come accennato nel paragrafo precedente un importante filone del gior-nalismo francese — che lo distinse in modo particolare da quello inglese— sviluppatosi nel corso del Seicento fu quello culturale. Circa trent’annidopo l’uscita della Gazette veniva, infatti, pubblicato un periodico destinatoad influenzare la stampa in diversi paesi europei. Si tratta del Journal desSavants, settimanale di dodici pagine promosso dal ministro delle Finanzedel governo di Luigi XIV, Jean Baptiste Colbert, che cercò di incoraggiarela circolazione di idee innovative perché convinto che un certo dinamismoculturale avrebbe ben contribuito alla realizzazione della sua opera di po-tenziamento dell’economia del paese.

Scienza, arte e letteratura erano gli argomenti di cui intellettuali di paesidiversi dibattevano confrontando teorie ed idee, diffondendo scoperte edinvenzioni, secondo quella concezione di «repubblica delle lettere» per laquale il mondo degli intellettuali assumeva un carattere sovranazionale.

B) Il giornalismo letterario nel resto d’Europa

Il modello del Journal des Savants fece proseliti in varie parti d’Europa.Per prima fu l’Italia ad ereditare l’esperienza francese: nel 1668, infatti,nacque a Roma il Giornale de’ letterati, un mensile di sedici pagine dalformato simile al libro.

Divisa in tanti piccoli Stati sottoposti all’egemonia straniera e fortemente controllata dallaControriforma, l’Italia del Seicento rimase piuttosto estranea a quanto accadeva nel resto d’Eu-ropa: mentre in Gran Bretagna si lottava contro la censura, nella Penisola non vi era alcunalibertà di stampa. Nonostante ciò, accanto ai fogli d’informazione e alle gazzette «privilegiate»

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Capitolo Secondo22

comparve anche qui un filone di stampa culturale-divulgativa seppure più conservatore e pe-dante di quello francese.

Se si pensa alla battaglia condotta dalla Chiesa nel corso del XVII seco-lo contro la cultura scientifica che sfociò nel rogo di Giordano Bruno e nellacondanna di Galileo, la fondazione del Giornale de’ letterati proprio nellacittà del papa sembra inspiegabile. In realtà, si tratta di un segnale evidenteche qualcosa nella politica della Controriforma stava cambiando. La Chiesaattraverso la censura aveva cercato di controllare quanto si pensava e si scri-veva interrompendo per un secolo intero ogni rapporto fra l’Italia e il restodell’Europa non solo protestante, e in questo modo Roma aveva perso il suoruolo di principale centro di cultura. In nome di questa antica tradizione, lacuria romana aveva necessità di confrontarsi con ciò che ormai produceva-no i vari centri della cultura per non rimanere esclusa dal dibattito culturaleeuropeo.

L’internazionalità del Giornale de’ letterati fu intento dichiarato sin dalprimo numero in cui venne sottolineata la necessità di disporre di uno stru-mento utile per i «dotti» affinché potessero orientarsi nella produzione li-braria e culturale europea, e più facilmente reperibile rispetto al franceseJournal des Savants.

Va precisato che il termine «letterati» non deve trarre inganno: di letterario nel periodicovi era ben poco, mentre largo spazio era dato alle scienze (fisica, astronomia, chimica, mate-matica), alla medicina, al diritto e alla teologia. Il termine, dunque, indicava «uomini istruiti»,«eruditi».

Accanto al Giornale de’ letterati di Roma apparvero anche altre testatesimili, tra cui il Giornale Veneto de’ letterati e il Giornale de’ letterati diParma e Modena, che funzionarono da preludio alla grande diffusione diriviste culturali cui si assisté nel corso del Settecento nella Penisola, quandoanche la cultura italiana risentì dell’influsso dell’Illuminismo e la «repub-blica delle lettere» si fece portavoce delle aspirazioni al cambiamento e alprogresso.

Il fascino per la rivista rivolta al pubblico dei letterati si fece sentireanche in Germania e in modo particolare a Lipsia. La città tedesca verso lametà del Seicento era uno dei centri del giornalismo europeo, al punto chediversi studiosi le attribuiscono la paternità del primo giornale quotidianoanche se con tirature limitate e in regime di privilegio: il NeueinlauffendeNachricht von Kriegs-und Welthandeln («Notizia corrente dei fatti della guer-

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ra e del mondo») pubblicato a partire dal 1660. Ventidue anni più tardi ilprofessor Otto Mencke dell’Università di Lipsia stampò in latino la rivistaActa Eruditorum sul modello del Journal des Savants francese sulla qualeLeibniz espose il suo nuovo metodo di calcolo differenziale. Nel 1688 siaffiancò alla rivista di Mencke lo Sherz-und Ernsthafen altro periodico let-terario in lingua tedesca.

Anche l’Inghilterra non rimase estranea all’esperienza del Journal desSavants e nel 1691 inaugurò la sua rivista per letterati, la Athenian Gazzette,bisettimanale in cui le informazioni scientifiche erano presentate sottofor-ma di domande e risposte, con un linguaggio facile e popolare; la volontà ditrattare argomenti e questioni culturali in modo più o meno accessibile atutti distinse l’Athenian Gazzette dagli altri prodotti europei di questo tipo,rivolti ad un pubblico più ristretto ed elitario, anticipando quella che fu unacaratteristica costante del filone culturale dei periodici settecenteschi ingle-si.

GlossarioMazarinades: con questo termine venivano chiamati in Francia ai tempi della Fronda (1648-1652), movimento di opposizione antiassolutista, i libelli o le canzoni di natura satirica epolemica contro il cardinale Giulio Mazzarino divenuto primo ministro nel 1642. In versi ein prosa ne furono composti più di quattromila, sia dai poeti burleschi del tempo sia soprat-tutto da autori politici.

Tiratura: rappresenta la quantità di copie stampate di un qualsiasi prodotto di stampa (dalgiornale, al libro, al volantino, al biglietto da visita etc.). Si è soliti distinguere tra grandi epiccole tirature. Ad esempio un quotidiano di grande tiratura può essere considerato quellodi cui vengono stampate più di 100 mila copie. Uguali criteri di valutazione non vengonoutilizzati per tutti i tipi di pubblicazioni e la classificazione in grandi e piccole tirature variain merito alla natura del prodotto, per cui una rivista può essere considerata di grandetiratura anche se il numero delle copie si aggira intorno alle 50 mila.

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CAPITOLO TERZO

GIORNALISMO E LIBERTÀ DI STAMPATRA L’ILLUMINISMO E L’ETÀ DELLE RIVOLUZIONI

Sommario: 1. Il caso inglese. - 2. L’influenza dell’Illuminismo sulla stampa. - 3. LaRivoluzione americana: il legame tra stampa libera e sviluppo della democrazia. - 4.Dalla Rivoluzione francese a Napoleone. - 5. Gli echi della Rivoluzione in Italia.

Nel corso del Settecento i maggiori paesi europei furono investiti da unaforte spinta al rinnovamento che portò al crollo dell’ancien regime. Si trattòdi un processo lento nell’ambito del quale la lotta per la libertà di stampadivenne elemento indispensabile per il (e del) moto rivoluzionario che attra-versò non solo il Vecchio Continente ma anche gli Stati Uniti. Stampa liberae sviluppo di istituzioni politiche contrarie all’assolutismo stabilirono dasubito, infatti, un rapporto di reciproca dipendenza.

1. IL CASO INGLESE

A) Tempestività delle notizie

In Inghilterra tra il 1695 e il 1696 nacquero tre giornali — ricordaticome i «Big Three» — che risultarono in breve anche i più venduti: il FlyingPost, il Post Boy e il Post Man. Va evidenziato come nei nomi di questiperiodici, che uscivano con cadenza trisettimanale, fosse costante il riferi-mento ai servizi postali («post-man» ad esempio significa corriere) per mar-care la loro peculiarità nel trasmettere notizie attuali in modo tempestivo,avvertita sempre più come una necessità per il giornalismo. Costituiti dadue pagine, trattavano principalmente notizie internazionali o eventi parti-colari (cerimonie di corte, feste etc.), ma anche annunci privati. Il loro for-mato era identico a quello della London Gazette con una tecnica di impagi-nazione che si era standardizzata secondo una formula che attribuiva —seguendo un criterio puramente economico — il primo posto alle notizieprovenienti dall’estero, più difficili da reperire e di conseguenza maggior-mente richieste rispetto a quelle nazionali.