Storia dello Sci Club Bosco Chiesanuova · questo libro testimonia le vicende di un mondo che, pur...

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il lungo volo delle aquile Storia dello Sci Club Bosco Chiesanuova

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il lungo volo delle aquileStoria dello Sci Club Bosco Chiesanuova

Il lungo volodelle Aquile

Storia dello Sci Club Bosco Chiesanuova

verona2005

Edizione curata da

Vittorio Zambaldo

GIORGIO GIRONI

Sci Club Bosco, Verona, 2005.Tutti i diritti sono riservati.

Un particolare ringraziamento a:

Luigino Corradi, Nadia Massella, Nini Picotti, Ivo Scardoni, Nani Zangarini.

La realizzazione di questo volume stata possibile grazie a:

PROVINCIA DI VERONA

COMUNIT MONTANA DELLA LESSINIA

COMUNE DI BOSCO CHIESANUOVA

CAMERA DI COMMERCIOVERONA

CONSORZIO BIMADIGE

Presentazione

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Sono passati ormai dieci anni da quando nacque la voglia di ripensare al passato,rendendo merito a tutte le persone (dirigenti, atleti e concittadini) che avevanocontribuito a costruire, ognuno con la propria passione, la storia dello Sci Club Boscofin dalle sue origini.

Lopera che, in questo momento, avete fra le mani vi accompagner in un volo dovedi volta in volta verranno ripercorsi i momenti pi importanti, non solo della nostra so-ciet, ma anche dello sviluppo culturale e sociale del nostro altipiano.

Sono certo che molti lettori si ritroveranno nei racconti, negli aneddoti, nelle vicende,magari sofferte, rivissute con nostalgica passione.

Per tutti, vorremmo che questo libro rappresentasse uno scrigno della memoria da cuiattingere emozioni e ricordi. Per chi non conosce le lontane origini dello sci in Lessinia,questo libro testimonia le vicende di un mondo che, pur evolvendo, conserva immutati ivalori fondamentali della lealt sportiva e del volontariato.

Lo Sci Club aveva chiesto a Giorgio Gironi, che ricordiamo fra coloro che pi attiva-mente hanno favorito la promozione e lo sviluppo del turismo in Lessinia, di ricostruirela storia del nostro sodalizio sportivo. Purtroppo la prematura scomparsa del caro amicoha impedito il completamento e la pubblicazione dellopera.

Con Giorgio perdemmo anche lappassionato scrittore di tutte le tradizioni sportive eculturali della nostra comunit e, solo dopo alcuni anni, trovammo la disponibilit diun altro grande amico, Vittorio Zambaldo, per completare la stesura della pubblica-zione dagli anni 80 ad oggi.

In realt sono due libri riuniti in un unico volume, ma lo spirito che li sottende lostesso e vuole essere un tributo allamico che non c pi ed un riconoscimento alla pro-fessionalit di chi ha completato lopera nel rispetto del lavoro gi svolto.

I nostri ringraziamenti vanno a tutti quelli che ci hanno permesso di condividere iloro ricordi, che ci hanno fornito i materiali, le fotografie, gli scritti e le poesie che oraappartengono a tutti noi per sempre.

Una citazione particolare per la famiglia Gironi che ci ha permesso di accedere al-larchivio personale di Giorgio.

Questopera non sarebbe stata realizzata senza lulteriore apporto di molti amici chehanno profuso passione e disponibilit a trascorrere molte ore nelle lunghe riunioni diredazione e nella correzione delle bozze.

Un ringraziamento personale a Nadia Massella, Nini Picotti e Ivo Scardoni per lacollaborazione data nella realizzazione del volume, a Sandro Corubolo e Nani Zanga-

Presentazione

Lo Sci Club Bosco ieri, oggi e domani

Il lungo volo delle Aquile

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rini per la preziosa revisione grafica e redazionale, al dott. Giovanni Padovani per ipreziosi consigli.

Mi particolarmente gradito ricordare il sostegno finanziario degli Enti e degli Spon-sor privati che, assieme a tutti coloro che sono stati coinvolti nel progetto, hanno per-messo di consegnare alla comunit una storia che andrebbe altrimenti pian piano per-duta.

Il lungo volo delle aquile lomaggio che lattuale Consiglio Direttivo rivolge a tuttigli amici scomparsi, a tutti coloro che hanno contribuito a rendere grande il nostro so-dalizio, con laugurio che lo Sci Club Bosco sia ancora protagonista sulle nevi interna-zionali.

Bosco Chiesanuova, primavera 2005

Il Presidente Sci Club BoscoLuigino Corradi

Introduzione

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Chi consulter questa ricerca sulla storia dello sci a Bosco Chiesanuova sar preso dasicura sorpresa di fronte alla mole copiosa, direi inaspettata, di informazioni cheessa offre.

Pare a me che soltanto da una figura come Giorgio Gironi poteva sgorgare lintui-zione di dar corso a un tale lavoro, non tanto per apporvi con umana soddisfazione ilproprio nome, quanto invece per dar testimonianza della vivacit di uomini, che vi-vendo con fervore una attivit sportiva, hanno onorato la propria terra sul suo territorioe fuori dai suoi confini.

Ma dietro lintuizione, e a supporto dessa, da registrare un metodo, proprio di chisa che la storia degli uomini, piccola o grande che essa sia, la si costruisce per documenti,sulla base di archivi istituzionali e familiari, di carte sparse, da ricercare con il fiuto disegugio di razza...

S, la raccolta documentale! Chi ha avuto dimestichezza con Giorgio Gironi sa dellameticolosit con cui registrava tutto, evento per evento, anche quanto, nelle pieghe delleinformazioni, poteva apparire marginale. Marginale forse nel momento, ma in gradoinvece di acquisire un peso di notizia ben pi specifico, quanto a curiosit, con il tra-scorrere degli anni, nel momento in cui il fatto di cronaca varcava il confine del fattodepoca.

Come non essere coinvolti in un sorriso di simpatia quando, soffermandoci sulla ri-presa della attivit dello Sci Bosco, appena finito il secondo conflitto mondiale, si vienea leggere dei Balli al Bellavista, organizzati per dar linfa al magro bilancio sociale. Se-rate di ballo accompagnate, come nelle tradizioni di paese, dalla lotteria con premi innatura. Ed nellinverno 1946-47 che in una lotteria di queste serate la signora ErminiaMoratti (s, proprio la madre dellattuale presidente dellInter Calcio, nato a Bosco neglianni di guerra, dove la famiglia era sfollata) vinse, udite udite, una vitella da latte,che lasci con la nobilt del rango allo Sci Club, per altro giro di lotteria.

E lo stesso dicasi della testimonianza di don Francesco Marchi, curato a Bosco Chie-sanuova (che dello Sci Club Bosco fu poi anche cappellano) che ci dice dei suoi trasferi-menti pastorali invernali con gli sci da fondo, su cui viaggiava con scarpe ben robuste,non potendo egli rischiare il congelamento ai piedi celebrando la Messa nella chiesettafrigo di Maregge. La stessa avventura la viveva, probabilmente nel medesimo periododegli anni cinquanta, don Giulio Battistella, un cittadino appassionato di montagna,giovane curato in quel di Velo, che stupiva i suoi parrocchiani con la sua valentia difondista.

Introduzione

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Doveva essere di sicuro uno spettacolo tutto particolare veder praticare il passo alter-nato da questi dinamici pretini, in veste svolazzante!

Flash-back di uomini e di eventi questo volume, che pur nellarticolato, minuzioso ri-ferimento di avvenimenti, curiosit, gare e classifiche non annoier di certo, presentan-dosi esso come una antologia che sviluppando il rapporto della Lessinia con lo sci offrira molti (e saranno davvero molti) di ritrovare la propria microstoria, cos come quelladi familiari, di amici, di sodalizi sportivi di citt e di altopiano.

Lungo questo recupero di memorie appariranno pi vivi che mai coloro che neglianni trenta furono i protagonisti della valorizzazione dello sci in Lessinia, concepitocome disciplina escursionistica, destinata a diventare di competizione esclusivamentenelle gare su varie distanze, generalmente a squadre.

la storia dei vari sodalizi cittadini, del CAI, del GAO, del Cesare Battisti, dellaGiovane Montagna, dei vari dopolavori aziendali, tra i quali spicca quello della Cassadi Risparmio, in forza della dinamicit del suo alto dirigente Pompeo Scalorbi.

Ma parimenti la storia di un riscatto di non pochi giovani valligiani i quali gra-zie al grande investimento (sostanzialmente ideologico) del regime nello sport ebbero lapossibilit di praticare lo sci, di cimentarsi in esso e di aprirsi a nuovi rapporti interper-sonali, fuori da quellhortus conclusus che erano allora le comunit di montagna.

Una possibilit di sorprendente novit, declinata pure al femminile; basti soffermarsisulla fresca e intensa testimonianza che di questa esperienza, a cavallo degli annitrenta/quaranta, d Luisa Falzi.

Sono gli anni in cui sul Tomba sorge il rifugio Forti (che di l a poco diventa per ri-fugio Giovinezza, come conseguenza delle leggi razziali, dal momento che esso era de-dicato a un ebreo), punto di riferimento, alla pari di Podesteria, per le escursioni conpelli di foca indirizzate alle mete dello Sparavieri, di Castelberto, delle Fittanze.

Sono le stagioni dei grandi innevamenti che vedono la Valletta delle Lacrime, a Trac-chi, trasformarsi in pista di discesa, quando non addirittura di timida gara.

E poi vennero gli anni del dopoguerra che portarono, con il rifiorire dellassociazioni-smo, a un rapporto ancora massiccio con la Lessinia, montagna dei veronesi, particolar-mente vocata allo sci, che andava aprendosi con pi intensit alla specialit alpina. An-che Bosco, con lapertura della seggiovia di Castel Gaibana, vive questa stagione, che pe-raltro non decoller, come del resto non poteva decollare come attivit imprenditoriale,dal momento che limpianto non poteva strutturalmente tenere il passo con le sempre pisofisticate esigenze della domanda.

Chi scrive, ma in larga compagnia, ha avuto negli anni cinquanta il suo primo ap-proccio con lo sci escursionistico propria negli spazi dellaltipiano e il ricordo di tantedomeniche passate a perlustrare dossi e vallette e a far sosta a lato della parete di unamalga o sdraiato sulle lastre dei tetti, tanto era linnevamento, gli ritorna come strug-gente, irripetibile componente della sua giovinezza. Erano gli anni in cui laggregazioneera forte e sentito era pure il fatto agonistico, sia sul versante del fondo che in quellodella discesa. Ove, particolarmente nella prima specialit, si confrontavano cittadini evalligiani, con una citt che era ampio bacino di validi appassionati.

Sfogliando le pagine che tra gli anni cinquanta e sessanta parlano di gare e riportanoclassifiche e servizi giornalistici si tocca con mano questa esaltante realt.

Introduzione

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Ora non pi: constatazione ambivalente, che vale per cittadini e valligiani. Feno-meno che certamente si spiega, sostanzialmente con levolversi del livello delle prestazionisportive, che hanno portato ad emarginare chi fino a ieri affrontava la specialit, purnella severit dellimpegno, come hobby, non come una scelta totalizzante.

Specularmente poi sono i club che hanno sofferto della medesima inadeguatezza sulpiano economico, per cui lo sbocco naturale che s prospettato stato quello delle strut-ture sportive militari o di corpi speciali.

Di questa mutata realt, cio di un diverso quadro economico e sociale, non resta cheprender atto, dal momento che in un mondo globalizzato e quindi senza confini, puresotto laspetto del loisir, la Lessinia della neve non pu pi essere quella di ieri, di unieri carico di nostalgie che ci richiamano i nomi dei Tinazzi, dei Sauro, dei Leso, deiMassella, dei Pezzo, degli Scandola, dei Fiorentini, dei Falzi, dei Valbusa o gli storicisodalizi alpinistici di citt, con personaggi che hanno nome Poggi, Poiesi, Cargnel, Dus-sin, Giuliani, non convenendo andar oltre nelle citazioni per non incorrere in inevita-bili omissioni.

Per, pur nel mutare della realt storica, resta immutato il bene ambientale, cio ilterritorio dellaltipiano, un unicum in ogni stagione dellanno.

il fascino di una natura che aveva abbagliato il cittadino Giorgio Gironi, tanto dafare di Bosco e dintorni la sua terra delezione, cui ha dato tanto disinteressato amore,non sempre per compreso a livello ufficiale, come diversamente egli avrebbe meritato.

Nonostante ci egli ha continuato a dare intelligenza, stimoli anticipatori, con quelleintuizioni che sono proprie di chi si spende con disinteresse e amore e di chi si avvicinaai problemi libero da condizionamenti di campanile, con la capacit di allargare la loroproiezione a pi vasti orizzonti.

Come non ricordare, a tal riguardo, lantica sua proposta sul marchio dei prodotti delterritorio?

Di Giorgio, accanto a tante altre cose, resta ora questo volume, compendio della storiadello sci in Lessinia, avviato con meticolosa cura ma non completato per limprovvisoinsorgere di un male che lo ha tolto anzitempo alla famiglia e alla larga cerchia diamici fraterni.

Bene ha fatto dunque lo Sci Club Bosco a portare a compimento tale ricerca, comedocumento particolare, ma non secondario, di storia locale e parimenti come atto daf-fetto verso Giorgio Gironi.

Ora se Giorgio fosse qui, tra noi, a vedere licenziato il frutto di questa sua intuizione,una delle tante, ci direbbe di fronte a un Verona Neve che non c pi (ricordate loslogan da lui inventato: Le piste pi vicine alla Pianura Padana?) Avete il Parco,scommettete su di esso, in esso camminer la nuova storia dellAltipiano.

Giovanni Padovani

Origine dello sci in Lessinia

Da sinistra: il primo Spiazzi Simone, il terzo Zambelli Fabriccio Bicio, il quarto Leone Beccherle, e lultimo a destra Antonio Leso.

Origine dello sci in Lessinia

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Per gli abitanti di Bosco Chiesanuova,delle altre comunit dei Monti Lessinied in particolar modo di quelli residentinelle contrade pi alte dellaltopiano, lo scidi fondo rappresenta se non una centena-ria, sicuramente unantica tradizione e, inogni caso, la pi congeniale forma sportivaaccanto alle dure corse alpine in uso de-state negli anni passati. Un tempo, neifreddi e rigidi inverni quando la neve ca-deva abbondante e copriva prati e boschi,strade e sentieri per un lungo periodo del-lanno, gli sci erano spesso utilizzati perraggiungere il paese ed effettuare i riforni-menti necessari per la sussistenza della fa-miglia o portare a termine qualche affare;erano certamente il mezzo pi adatto perpercorrere lunghi tragitti non sempre facilie possibili soltanto con altri mezzi come laslitta trainata dal cavallo.

Nellimmediato primo dopoguerra, du-rante il quale lo sci fece la sua comparsa an-che tra i militari, non tutte le persone ave-vano la possibilit di possedere un paio diquesti attrezzi perch era difficile trovarligi costruiti e in ogni caso perch le condi-zioni economiche erano troppo modesteper ricorrere allacquisto. Poi, ancora, per-ch pochi sapevano adoperarli.

Via via negli anni, luso dello sci fecebreccia e cos in ogni paese il medico, il po-stino e altre persone di una certa responsa-bilit utilizzavano gli sci quale mezzo indi-spensabile in casi di emergenza.

In tempi pi recenti, quando ormai glisport invernali erano alla portata di tutti,anche i ragazzini che abitavano in contrade

Nascita dello sci: le sue origini e lo sviluppo in Lessinia

lontane del paese si recavano a scuola congli sci originali di fabbrica o costruiti ar-tigianalmente da qualche falegname delluogo e nel pomeriggio trascorrevanoparte del loro tempo libero giocando su pi-ste modeste ricavate sulla neve abbondantee, pi ancora, preparandosi ad affrontarecon personali allenamenti la pi efficace at-tivit agonistica portata avanti dagli sciclub locali. Di conseguenza crescevanosani, robusti, abituati ai rigidi inverni, masoprattutto pi aperti alle nuove realtdella societ civile, dellemergente turismoinvernale che in particolare interessava davicino Bosco Chiesanuova.

Ma come la pratica sciistica arriv a BoscoChiesanuova e negli altri centri della Lessi-nia? Gi alla fine dellOttocento e ai primidel Novecento fece la comparsa sulla cer-chia alpina lo ski sulla scia della memora-bile ed affascinante traversata sciistica dellaGroenlandia condotta dal professore nor-veges, e Fridjof Nansen (1861-1930) docu-mentata nel suo libro Attraverso la Groen-landia con gli sci (1890) che ebbe presto unenorme successo. Tradotto anche in linguaitaliana accese gli entusiasmi dei giovaniverso lo sci e tra questi un ingegnere chi-mico che risiedeva e lavorava a Torino:Adolfo Kind, un appassionato alpinistasvizzero di nascita, ma divenuto italianoper libera scelta. Si fece subito in quattroper procurarsi due paia dei magici attrezzi,li present ad una cerchia di giovani fedeliradunati attorno a lui, pap Kind (comeaffettuosamente veniva chiamato), e gi nel1897 il gruppetto dei suoi allievi, ai qualiaveva fatto pervenire sci norvegesi acqui-

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stati da ditte svizzere e tedesche, poteva ef-fettuare escursioni sulla neve sopra Bardo-necchia e nelle zone del Moncenisio. Len-tusiasmo crebbe rapidamente e si allarg ilnumero dei partecipanti e fu allora cheKind decise di riunire tutti gli appassionatidel nuovo sport in un vero e proprio soda-lizio: il 21 dicembre 1901 sorgeva cos a To-rino il primo sci club italiano.

Con le escursioni cominciarono anche iprimi concorsi e le prime competizioni difondo e di salto anche a carattere interna-zionale, e non solo in Piemonte, grazie alsorgere di altri sci club che si riunirono pitardi in una associazione nazionale.

Lo sci, che verso la met dellOttocentogiunse in Europa, ebbe origine da eventimilitari: la prima notizia storicamente ac-certata quella che riguarda la battaglia diOslo combattuta nel marzo del 1200. Fu ilre Sverre a formare in quella occasione uncorpo di sciatori, scelti tra gli uomini piesperti, con il compito di effettuare rico-gnizioni sulle colline del Ryen. Luso deglisci fece la differenza nella guerra scoppiatatra Norvegia e Svezia nel 1808 nella quale ibattaglioni sciatori norvegesi perfettamenteaddestrati si imposero con veloci azioni diaccerchiamento sui pi statici svedesi. Fi-nita la guerra e tornati ai loro paesi, mi-gliaia di giovani che avevano acquisito tec-nica e passione sciistica divennero istruttoridi altrettanti giovani compaesani. Nel 1833venne costituito a Christiania il primo sciclub della storia e nel 1843 fu organizzata aTrmso la prima prova di fondo di 5 chilo-metri; soltanto nel 1850 su interessamentodiretto del re di Norvegia che mise in pa-lio la Coppa Holmen Kollen si arriv allaprima grande competizione di fondo,quella celebre prova che ancora oggi sisvolge sulla stessa collina, sancta sanctorumdegli sport invernali della capitale norve-gese.

In Italia, allalba del nuovo secolo, lo sciprese ad interessare le truppe di montagnasollecitato presso il 3 Alpini dal maggioreOreste Zavattari, autore sulla Rivista Mili-tare Italiana, nel numero di maggio del

1900, di uno studio intitolato Gli sci nellaguerra dinverno sulle nostre Alpi.

Nel suo attento esame egli precisava che: non conveniva montare sugli sci grossi

reparti a causa delleccessiva profonditche essi avrebbero assunto nei casi di unincolonnamento per uno su percorsi inmontagna;

era indispensabile che ogni distacca-mento alpino disponesse di depositocompleto di materiali sciistici;

ogni pattuglia di sciatori doveva essereaddestrata per affrontare i seguenti com-piti: aprire piste; fare rapide ricognizioni in avanti e sui

fianchi delle colonne in marcia; collegare i diversi gruppi della co-

lonna; facilitare il vettovagliamento dei pic-

coli posti avanzati; andare a cogliere di sorpresa e mole-

stare corpi avanzati del nemico; disimpegnare pi rapidamente il servi-

zio sanitario.Lo studio si chiudeva con la proposta di

istituire una scuola di pattinaggio con skjper ufficiali e sottufficiali in localit adattee finire i corsi di insegnamento con gare icui premi dovrebbero essere degli skj che,portati dai militari che vanno in congedo aipropri paesi, servirebbero di esempio e discuola agli altri. Le competenti autoritmilitari furono immediatamente favorevolialla creazione di una scuola militare di scila cui organizzazione venne affidata nellin-verno 1900-1901 al 3 Alpini che con Za-vattari, ne era stato il propugnatore. Ilgruppo degli armaioli del Reggimento erastato addestrato per la fabbricazione di scidel tipo norvegese, con alcune modifichesuggerite da Adolf Kind. Il legno impiegatoera il frassino che venne acquistato da fab-briche svizzere. Quando venne costruito sidimostr resistente e adatto allimpiego.

Nel novembre 1902 il Ministro dellaguerra decideva con regio decreto lado-zione degli sci per i reggimenti alpini poi-ch gli esperimenti pratici sulluso deglistessi, eseguiti sulle Alpi negli scorsi in-verni, avevano dimostrato come tale mezzo

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di locomozione potesse rendere utili ser-vizi.

Corsi militari di sci iniziarono organica-mente nel settembre del 1915 al rifugio Vit-torio Emanuele, nellarea del Gran Para-diso, e durarono ininterrottamente sino al1918 rappresentando una vera e propriascuola di sci in Italia che cre preziosi sup-porti tecnici per il futuro sviluppo sportivodello sci.

E gli Alpini li troviamo a Bosco Chiesa-nuova che, assieme a tutta la montagna ve-ronese, era zona di confine verso lAustriacon i montanari che come ai tempi deldominio veneziano ricominciarono adarrotondare le loro entrate mediante il con-trabbando. Non vi erano consistenti appo-stamenti militari in quota, cos larea diBosco Chiesanuova fu interessata unica-mente da una stabile presenza di truppe al-pine dopo essere stata sede estiva della 30Compagnia (5 ufficiali, 250 graduati e sol-dati ed un quadrupede). Dopo vari contattitra la Direzione territoriale del Genio Mili-tare e lAmministrazione Comunale di Bo-sco Chiesanuova, il 26 marzo 1880 vienepubblicato lavviso dasta per la Costru-zione di una caserma a tre piani per lac-quartieramento estivo della 30 Compa-gnia alpina, con annesso ripostiglio a pol-veri e muro di cinta, nella localit dettaSanta Margherita presso Bosco Chiesa-nuova per limporto di Lire 66.000 da ese-guirsi nel termine di giorni 120.

Il 27 giugno 1881 il comandante del 9Battaglione prende in consegna la caserma:gli Alpini ora sono ogni estate a BoscoChiesanuova; cercano muli che vo-gliano arruolarsi con ferma di un anno edun premio di Lire 50 alla fine del servizio,si divertono con gare solenni di tiro, conricchi premi, aperte anche agli alpini incongedo. Tra montanari e alpini si strin-gono vincoli di affettuosa solidariet tantoche i primi chiedono al conte Pull depu-tato milanese con villa a Bosco Chiesa-nuova di intervenire presso il Ministrodella guerra affinch gli alpini si stabili-scano in modo permanente nel cuore dellaLessinia. Il che deve essere avvenuto se i

militari approfittando della neve in abbon-danza, si trovano a Bosco Chiesanuova nel-linverno del 1906 fornendo una ghiottanotizia al corrispondente locale de LA-dige riportata molti anni dopo sul quoti-diano LArena.

Gli alpini sulla neve scivolano sulle panche

Unesibizione a Bosco Chiesanuova

Cera la neve, ed in abbondanza, ma mancano glisci, anzi, per usare la dizione del tempo, gli ski. Apreoccuparsene sono in pochi, visto che la stagioneinvernale di Bosco Chiesanuova, nel lontano 1906,interessa soltanto gli alpini Abbiamo qui da noi la57 Compagnia scrive infatti il corrispondente lo-cale de LAdige con un capitano e tre tenenti.Sono da noi per le esercitazioni invernali e fanno al-cune escursioni che li portano a Campofontana edanche nel Vicentino Fra una marcia e laltra, c iltempo per un giorno di sosta, destinato, come rife-riscono le cronache, alla giocondit militare. Sitratta di una specie di esibizione: gli Alpini inten-dono dimostrare ai valligiani, accorsi numerosi, laloro abilit con gli sci. Per vederli allopera, viene daVerona anche il vice-presidente di unassociazionealpinistica, la Pro-Montibus. Si tratta del dottorGino Marchetti, definito un intrepido alpinista daigarretti robusti e cultore di scienze naturali. E in-fatti il Marchetti sale a Bosco Chiesanuova per al-cune rilevazioni scientifiche ma, visto che anchealpinista, unisce lutile al dilettevole e, terminati isuoi rilievi, scende a fraternizzare con gli ufficiali.Questi ultimi, insieme con i loro soldati, si lancianocon gli sci e con le slitte da ripidi pendii. Sembrano,cos assicurano le cronache, dei caprioli, che ca-dono, si rialzano e si gettano gi nuovamente, felicidi respirare a pieni polmoni laria balsamica dei no-stri monti. I valligiani, che sono venuti a vederli,appaiono altrettanto soddisfatti dei caprioli. Csolo un inconveniente: mancano gli sci e le slitte, omeglio ce ne sono, mai in quantit insufficiente.Tuttavia, visti i tempi pionieristici, il rimedio pre-sto trovato: Essendo deficiente (sic!) il numero de-gli sky, si usavano alluopo anche panche e tavole.Lontani anni luce dalle raffinatezze tecniche deglisciatori attuali, gli Alpini si arrangiano. Limpor-tante, almeno in quelle giornate, divertirsi, tantoche lesibizione si conclude con una comica zuffa apalle di neve.

I giovani di Bosco Chiesanuova devonoaver dimostrato un vero interesse se il te-nente colonnello Umberto Zamboni, co-mandante del Battaglione Verona, con fineintuizione e spirito pratico di tipico taglioalpino, mandava il 26 febbraio 1915 una let-

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tera al sindaco di Bosco Chiesanuova an-nunciando listituzione di un corso Skya-tori Valligiani. In pari data il sindaco assi-curava di aver provveduto alla pubblica-zione della proposta nelle chiese e nellalbocomunale.

Durante i corsi invernali (nel periododella guerra 1915-18 gli Alpini del 6 Reggi-mento si addestravano nella conca di SanGiorgio) spicc una figura di capitanoistruttore tra i pi prestigiosi uomini deglisport invernali dallora che rispondevano ainomi di Bertarelli, Bonacossa, Casati-Brio-schi, Corti, Ghiglione, Oneglio, Rivetti etanti altri.

Era questi Ottorino Mezzalama (1887-1931) che mentre era istruttore a San Gior-gio ebbe tra i suoi allievi il cittadino inge-gnere Franco Poggi che a sua volta divenneuno dei pi importanti artefici del decollodello sci veronese oltre che protagonistadella vita nazionale e provinciale del ClubAlpino Italiano.

Dopo la guerra molti valligiani ritorna-rono alle loro case e alle loro contrade conla nuova esperienza dello sci, ma i tempinon erano ancora maturi per lo sviluppodello sport della neve. Cera da lavorare perrecuperare gli anni di lontananza, sanarebaiti e stalle, risistemare strade e sentieri,ricomporre il bestiame nelle stalle.

La pratica dello sci rimase circoscritta aicittadini veronesi ancora per alcuni anni,ma la sorte di Bosco Chiesanuova comecentro di sport invernali era gi decisa sepresto un primo abbozzo di gara si ebbenel 1921 a Bocca di Selva-Podestaria per ini-ziativa di tre importanti personaggi del pe-riodo pioneristico degli sport invernaliquali ling. Franco Poggi, Carlo Frignani eMario Dalla Riva. Fino a questo momentonon si parlava di vera specialit sportivasebbene venissero organizzati dei concorsiche non erano di slalom o di discesa liberasecondo le attuali concezioni, ma che senzaluso del cronometro consistevano in provedi salto e in valutazione dello stile.

Le cose cominciarono a dilatarsi, non soloper la montagna veronese, ma anche pertutto larco alpino quando la gente uscita

dai critici anni del dopoguerra scopr labellezza di fare dello sport in genere e dellosci in particolare grazie allambiente cheospitava questa specialit mentre le miglio-rate condizioni economiche, sia personalisia di gruppo (basti vedere la crescita deisoci del Club Alpino), favorirono lavvici-namento allo sci e alla pratica sportiva.

Aumentando la base di entusiasmo e disimpatia si pass successivamente allatti-vit escursionistica, sportiva ed agonistica,aspetti largamente sfruttati dalle scelte dipropaganda del movimento fascista.

In citt il 1923 il momento fondamen-tale per la crescita dello sci nella nostramontagna. Il consiglio del Club AlpinoItaliano di Verona, accogliendo i desideriespressi da diversi soci, invit una commis-sione composta da Paolo Benciolini, Poggi,Dalla Riva e Poli a studiare la formazionedi un gruppo di sciatori.

Il 30 ottobre dello stesso anno una ven-tina di persone diede vita al primo grupposciatori della nostra provincia e si pensanche ad un convegno interclub sui viciniLessini. Questo gruppo inizi lattivit conpochissimi mezzi finanziaria e la piccoladotazione di 7 paia di sci, ma nel secondoinverno della sua attivit ne possedeva 45paia (Rivista CAI, marzo 1925). Fu coniatoun artistico distintivo e venne stampatauna tessera.

Le gite furono soltanto nove la neve,guarda caso, si fece attendere fino a feb-braio con un totale di 263 partecipanti:ma grande fu lattivit sciatoria sui bellis-simi campi del Tomba, Sparavieri, Castel-berto.

Sempre nel 1923 a Verona si costituisceanche il GAO (Gruppo Alpino Operaio)che, a sua volta, forma nel suo seno ungruppo sciatori; dalla sua fusione colgruppo sciatori del CAI nacque in seguitolo Sci Club Verona.

Anche nelle zone montane il nuovocorso politico trov terreno fertile nellagiovent locale che attraverso lo sci spor-tivo ebbe motivo di esaltarsi e di perseguireprogrammi di attivit.

Intanto a Bosco Chiesanuova e dintornisi incominci a propagandare la bellezza

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dei campi da sci, a interessarsi al trasportodegli appassionati sportivi (in campo na-zionale si intervenne con agevolazioni suitrasporti ferroviari) e al miglioramento deicollegamenti stradali. assai eloquente, alriguardo, quanto scrive Franco Poggi sullarivista del CAI Verona nel 1923 e che me-rita di essere riportato integralmente con ilsuo stesso titolo.

Sui Lessini con gli sci

Non so se ad alcun veronese sia accaduto di assi-stere, in qualche altra citt prealpina, come la no-stra, in una sera di sabato, a quegli esodi in massa dicompagnie di alpinisti, che, muniti del fido attrezzoinvernale, lo sci, si accingono ad abbandonare, perbreve ora, quanto ha di opprimente la vita citta-dina, per provare quellintimo godimento che cipu offrire il pattino di legno.

facile che ci sia avvenuto, ed ancor pi facileche lo sguardo del nostro concittadino si sia fissatosui partenti e li abbia seguiti con un certo sensodinvidia, pensando vietate per lui le deliziose metedel Mottarone, della Presolana, di Bardonecchia edi Oulx.

Io a questo veronese vorrei ricordare come, nellaconca di San Giorgio, a 40 chilometri da Verona,nel cuore dei nostri Lessini, durante la guerra esi-stesse un importante e frequentatissimo corso disciatori in cui si addestravano quelle forti tempreche poi, sui ghiacci dellAdamello e sulle alte vettedella nostra fronte alpina mettevano in opera coneroismo gli ammaestramenti ricevuti.

Le condizioni dellaltopiano dei Lessini, o, meglio,di quella parte dellaltopiano che si estende oltre i1000 m sono quanto di pi adatto si possa pensare,per un ottimo campo sciatorio. Le ampie forme ro-tondeggianti, i declivi non eccessivamente erti, lamancanza quasi assoluta di rocce e daltri ostacoliche affiorino, ne fanno una palestra ideale per prin-cipianti.

Daltra parte, la costituzione del nostro territorio,che consta di quattro catene degradanti, con dire-zione nord-sud, dalle cime del M. Trappola (1876),M. Sparavier (1798), M. Castelberto (1757), CornodAquilio (1545), fino alle localit di Velo Veronese,Bosco Chiesanuova, Erbezzo, Fosse, poste sul limiteinferiore dellaltopiano, e delle tre ampie conche in-termedie di San Giorgio, di Podestaria e della Sega,le quali, anzich separare le predette catene, le uni-scono formando un tutto organico mirabile, taleda permettere gli itinerari pi svariati e pi sugge-stivi. A questo aggiungiamo lestensione dellalto-piano, che misurando circa 10 km da oriente ad oc-cidente, ha una larghezza media di 7 km.

Ma la ragione che pi ci spinge ad additare ai vero-nesi amanti di sport laltopiano dei Lessini comecampo sciatorio la ragguardevole altezza alla qualeesso si spinge che tale da assicurargli, almeno nellaparte pi alta, la neve per tutto linverno, e lessereesso solcato da magnifiche rotabili che ne condu-cono fino alle estreme vette. Ognuno pu, parten-dosi da Verona, percorrendo poco pi di una tren-tina di chilometri, portarsi al limite della neve. Unasola giornata, senza alcun pernottamento fuori casa,permette a noi veronesi di dedicare ore ed ore al no-stro magnifico sport. inutile che io ricordi quantoci vada a favore della comodit e del risparmio.

Bosco Chiesanuova, Rover, Velo Veronese, Er-bezzo, SantAnna sono ottime localit di sosta e dirifornimento.

* * *

Vorrei ora accennare ad una serie di gite compiutequestinverno da un gruppo di appassionati dellamontagna ed entusiasti cultori, bench alle primearmi, dello sci: gruppo al quale io appartengo con lasperanza che il nostro esempio trovi degli imitatori.

Pi che una serie di gite amerei chiamarla un minu-scolo corso, di poche ma intense lezioni, fatto senzaintralciare le comuni occupazioni, senza ottenerevacanze o licenze speciali.

Istruttrici sono le montagne e la neve, e le loro le-zioni talvolta sono dure assai!

Si parte in un giorno di festa e con qualche mezzomeccanico (consigliabilissimi i camioncini della soc.Valpantena) si raggiunge il limite della neve sul fardel giorno. Lass, abbandonato il nostro veicolo sicalzano gli sci quando il cattivo stato delle nevi pibasse non ci costringe ad improvvisare una piccolamarcia di 4 o 5 km con gli attrezzi in ispalla per rag-giungere il suolo propizio. Le provviste rimangonoin macchina: solo un panino in tasca per calmarepi tardi gli stimoli pi feroci della fame: si far co-lazione al ritorno dalla escursione, prima dintra-prendere la discesa, non mai prima delle 4 pomeri-diane, qualche volta dopo le 6. Sono quasi dieci oredi esercitazioni serrate, con poche e brevi soste.

C fra noi anche un gagliardo e valoroso nucleo disignore, che allinizio completamente ignare dellatecnica sciatoria, hanno intrapreso con entusiasmola nuova scuola, resistendo ai non pochi disagi e allenon lievi fatiche con una fermezza danimo da farsfigurare spesso i compagni.

Il Tomba, imponente nella sua cerchia di dossi ne-vosi, lo Sparavier, che sembra sospeso sopra i dirupidi Val dei Ronchi, il Castelberto, il cui magnificopanorama assume dinverno un aspetto magico, Po-destaria e San Giorgio, e le incantevoli pinete di cui ricca la testata del Vaio dellAnguilla, furono danoi visitati e percorsi, e non una volta soltanto,senza contare le palestre desercitazioni di Bocca di

Il lungo volo delle Aquile

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Selva, di Camporotondo e del M. Scriccio, da noiscelte per passarvi gran parte delle nostre giornate.

* * *

I Lessini, che negli inverni di guerra avevano ospi-tato tante falangi di uomini, avevano sentito pulsarepi ardente la vita, sono ora ritornati nella quieteprofonda delle cose morte, racchiudendo in s ipropri tesori di bellezza e di grandiosit, per non of-frirli che ai pochi che li sanno bramare e cercare.Ma a questi pochi io ho voluto rivolgermi cercandodi additar loro montagne nella austera e solenne ve-ste invernale, cercando di spingerli a godere diquella vita nomade, sana, forte e immensamentesuggestiva, a provare lebbrezza quasi folle che ciprocura il vagare a travolgente velocit attraverso lebianche e sconfinate solitudini alpine.

Nelle nostre citt sorelle negli ultimi anni, luso de-gli sci ha avuto una diffusione veramente ammire-vole. A Torino, Milano, Genova, Bergamo ecc, vi-vono dei fiorentissimi sci clubs che hanno gi avutoal loro attivo costruzioni di rifugi, organizzazioni diescursioni sciatorie, di gare; istituzioni ed allesti-menti di veri e propri campi sportivi. Nelle vallatedelle nostre Alpi i bravi montanari hanno saputo unpo alla volta apprezzare la grande utilit del pattinoda neve che, pi che attrezzo sportivo, diventatoper loro mezzo di trasporto di prima necessit.

Una buona propaganda, e qui rivolgo le raccoman-dazioni soprattutto alla nostra sezione del Club Al-pino potrebbe un po alla volta, sviluppando e raf-forzando nello spirito dei nostri concittadini la pas-sione per lo sci, ed addestrando i montanari dei Les-sini e del Baldo alla tecnica sciatoria, mettere ancheVerona alla pari delle altre citt che la uguaglianoper posizione geografica.

Franco Poggi

Tali osservazioni riappaiono confermatesuccessivamente (Rivista CAI marzo 1924)dove vengono enumerati i pregi e vantaggidella Lessinia: Laltipiano lessinico, il piconosciuto dai nostri come campo da sci,ha sugli altri il vantaggio della maggiore vi-cinanza alla citt, della sua ampiezza, dellasua tipica conformazione a dossi e bacini dipendio piuttosto dolce, che lo rendonopercorribile in tutti i sensi e permettonobellissimi percorsi anche ai meno abili.

Sul piano promozionale, degno di nota ilconvegno alpinistico sciatorio sul monteTomba di Bosco Chiesanuova organizzatodal Gruppo Alpino Operaio (GAO) il 17febbraio 1924 cos descritto dal cronista:

Convegno alpinistico-sciatorio sul Tombaorganizzato dal Gruppo Alpino Operaio

Il Gruppo Alpino Operaio la magnifica istitu-zione che in s breve volgere di tempo ha saputoraccogliere intorno al gagliardetto del nostro Clubfolte ed entusiastiche schiere di lavoratori, ed ora leammaestra al culto della montagna, che purifica esublima lanimo, rasserena e libera lo spirito haavuto il 17 febbraio, in mezzo alle nevi dei Lessini,una delle pi significative e imponenti manifesta-zioni.

Oltre sessanta gli operai che, sotto la guida di Atti-lio Sala e Gaetano Spandri, sapienti ed infaticabiliorganizzatori, presero parte al convegno.

Il Gruppo Sciatori, cortesemente invitato a pren-dere parte alla gita, si presentava in pi tenue, manon meno gagliarda schiera: circa venti parteci-panti.

Tre autovetture, partenti da Piazza Indipendenzaalle 6, ci accompagnarono fino a Bosco Chiesa-nuova. La simpatica borgata si stava allora risve-gliando alla chiassosa allegria dei gitanti, e di moltialtri turisti, saliti per proprio conto, fra i quali ilpresidente del Gruppo Alpino Operaio, cav. BrunoRuffoni.

Questanno, anno di clamoroso risveglio degli sportinvernali, che attraverso le loro fiorenti manifesta-zioni, riuscirono a conquistarsi la simpatia, se nonlentusiasmo delle folle, ed ebbero nelle primeOlimpiadi invernali di Chamonix il loro trionfo;vediamo anche noi veronesi, e con non poca soddi-sfazione del Club Alpino, animarsi nellinverno inostri villaggi montani (soprattutto quelli dei Tre-dici Comuni).

Gli sciatori vi portano nelle luminose domeniche illoro entusiasmo: entusiasmo che si gi comuni-cato ai montanari.

Chi, percorrendo negli inverni scorsi il Cadore e iSette Comuni, constatava la diffusione degli sci tra igiovani valligiani, si compiace ora di vedere a BoscoChiesanuova a Velo Veronese e ad Erbezzo i mo-stri ai loro primi esercizi. Ha anche modo di am-mirare limpegno di questi ragazzi nel riuscire a co-struirsi nei modi pi svariati il pattino da neve.

Il nostro montanaro accoglie con piacere il turistainvernale, che lo ammaestra e lo ricrea. Si prestavolentieri a servirlo, a procurargli cavalli e slitte, adospitarlo nei suoi casolari. sperabile che anche iComuni, organizzando servizi, facilitando la viabi-lit, ecc. aiutino questo movimento turistico.

Bosco Chiesanuova a quellora era tutta una anima-zione: gli alpinisti si raccoglievano in squadre, scia-tori e sciatrici aggiustavano il loro fido attrezzo, altritentavano i primi contatti con lelemento. Slitte ve-nivano preparate: comparvero sulla piazza i cavalli

Origine dello sci in Lessinia

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per lo skyoring. In breve, una lunga carovana sisvolse sulla rotabile per i Tracchi: pedoni, cavalli eslitte. La neve, benevola ai pedoni, lasci per tuttele sue preferenze agli sciatori, dando la lezione cheben meritava a qualche malaccorta automobile cheosava seguirci.

Il compatto e ordinatissimo gruppo dei 60 operai,preceduto dalla piccola avanguardia di sciatori, rag-giungeva verso mezzogiorno i costoni del Tomba, edi l faceva echeggiare il suo festoso saluto attrra-verso le morbide conche di cima in cima.

Ma tosto una fitta nebbia, alzatasi improvvisa-mente, consigli alla discesa, discesa che fu per glisciatori fantastica, quasi una corsa nel vuoto.

Fra le 15,30 e le 16,30 tutti furono di ritorno a BoscoChiesanuova.

Qui Attilio Sala rec in appropriate parole il suo sa-luto ai partecipanti, e, dopo una breve sosta nellaborgata, si risal nei rombanti veicoli che ci riporta-rono alle nostre case.

Franco Poggi

Origine dello sci in Lessinia

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LArena del 21 febbraio 1920 riportala cronaca della gara di sci: Interessantissime gare di ski quelle che si disputanonel 1920 a Podestaria. Naturalmente, visti i tempi, aparteciparvi sono gli Alpini, quelli del 6 e precisa-mente dei battaglioni Bassano e Verona. Le-vento, che allora ha una sua eccezionalit, esigequalche spettatore competente ed ecco che il co-mandante del Sesto invita alcuni membri del CAIdi Verona.

Le gare iniziano con un sole splendente e la primaprova una specie di slalom, ma le cronache deltempo parlano di gare individuali di portamento.Si tratta, cos si specifica, di discendere un certotratto, volteggiando a destra ed a sinistra di alcunipaletti posti a non molta distanza luno dallaltro. Isoldati, che si portano su di una cima, discendonopoi con bravura ed agilit. Ma quelli che si distin-guono sono soprattutto gli ufficiali. Partecipanofuori concorso, ed eseguono lesercizio con sommamaestria ed eleganza, pattinando addirittura.

Prime gare di sci in Podestaria, a parteciparvi sono gli alpini

Viene poi qualcosa di simile alla discesa libera. I sol-dati risalgono tutti insieme, per rientrare poi dicorsa. Il cronista descrive estasiato lo spettacoloquanto mai bello e fantastico della discesa simultaneadi ottanta sciatori sulla candida superficie percorsacon lebbrezza del volo. Dopo un lauto pranzo, con-sumato nellantico albergo Podestaria e accompa-gnato da abbondanti libagioni e relativi brindisi en-tusiastici, si passa alla seconda parte della gara.

Questa volta si tratta di quello che oggi defini-remmo fondo. Gli Alpini, divisi in dieci pattugliedi sei uomini, devono percorrere il tratto Podestaria Malera e ritorno. Sono quattordici chilometricomplessivi, coperti in un tempo rispettabile, vistoche la squadra prima classificata impiega unora elultima unora e mezza. Nel frattempo, arriva anchela nebbia, ma, al concludersi della gara, un momen-taneo diradamento offre lo straordinario spettacolodegli Alpini che appaiono come sospesi nel vuoto.La premiazione prevede per i vincitori medaglie ediplomi, pi qualche corredo completo da ski.

E. L.

Origine dello sci in Lessinia

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Ottorino Mezzalama (1887-1931) fuuno dei grandi italiani dello sci dialta montagna. Socio dello Sci Club Torinoe della Sezione di Torino del CAI, atletacompleto oltre allo sci e allalpinismopraticava la ginnastica, la scherma, il ca-nottaggio aveva concepito il progetto dipercorrere con gli sci lintera catena delleAlpi, dalle Marittime alle Giulie; non sol-tanto per la sua personale ambizione spor-tiva, ma anche, e soprattutto, per il deside-rio di mostrare le grandi possibilit che ilversante sud delle Alpi offre allo sciatore al-pinista.

Un progetto che Ottorino Mezzalamacominci ad attuare negli anni Venti, conla metodicit e la scrupolosit che gli eranoproprie: poco alla volta, settore per settore,per lo pi gite di fine settimana anchequando si trattava di collegare tratti dihaute route in zone relativamente distantida Torino, perch Mezzalama non era unprofessionista dello sci una cosa neppureimmaginabile, a quellepoca ma unosportivo dilettante al cento per cento. Equando non poteva trovare compagni, nonesitava ad andarsene solo in alta montagna:fu cos che nel gennaio 1930 attravers unmassiccio cospicuo come quello del Rhein-waldhorn, 3410 m, collegando i due valichi

Ricordo di Ottorino Mezzalama

transalpini del Lucomagno e del San Ber-nardino.

Lanno dopo, il 23 febbraio 1931, quandofu travolto da una valanga nei pressi del ri-fugio Elena nelle Alpi Breonie, OttorinoMezzalama aveva praticamente portato atermine il suo grande sogno.

La scia ideale tracciata dai suoi legni sisnodava ininterrotta da un capo allaltrodella catena alpina: unimpresa, a queitempi, semplicemente sbalorditiva. Subitosi pens nella cerchia dei suoi amici, a To-rino di onorarne la memoria con una ma-nifestazione degna di lui. E ci si rese cosconto che soltanto una manifestazione disci-alpinismo, lungo uno dei pi elevaticomplessi glaciali delle Alpi, come quellodei ghiacciai del Rosa, era degno di perpe-tuare il nome di Ottorino Mezzalama.

Nacque in tal modo il Trofeo Mezza-lama, una competizione che accomunava ilricordo dellamico scomparso a quella cheGaston Rbuffat doveva poi definire la-miti de la corde, lamicizia della cordata.

E siccome il Trofeo Mezzalama fu orga-nizzato dallinizio su base internazionale, sipu dire che esso prefigur, gi negli anniturbinosi dellimmediato anteguerra, lagrande idea della cordata europea.

Esso ripreso nel maggio del 1997.

La prima associazione:Gruppo Sciatori

gen. Umberto Zamboni

La prima associazione: Gruppo Sciatori gen. Umberto Zamboni

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L 8 febbraio del 1925 il GAO, dato le-norme successo avuto lanno prece-dente, organizza una giornata sciatoria aTracchi. Il largo consenso confermato dalbuon numero degli iscritti che supera dinetto quello del 1924. Anche il Club Al-pino Italiano assieme al GAO organizza l1marzo 1925 una gita a Bocca di Selva, conla partecipazione di ben 120 escursionisti.

Su un numero de LArena del 1925 siparla dellavvenire degli sports invernali inChiesanuova. Riportiamo parte del testo:

Abbiamo segnalato con vivo compiacimento chelAmministrazione Comunale di Bosco Chiesa-nuova, ha favorito il sorgere del Gruppo sciatorigenerale Zamboni. Non basta. Occorre dare ogniimpulso perch il paese raggiunga quella notoriet

1926 1929

Sorge a Bosco Chiesanuova il grupposciatori gen. Umberto Zamboni. Primi eventi

Panorama del monteTomba con il rifugio

Forti, anno 1927. (Foto Antonio Leso -

Arch. FlavioMelotti)

sportiva a cui ha diritto, per i suoi mezzi e per la suaposizione.

Occorre risvegliare dal letargo, farlo vivere, din-verno, in quellatmosfera di simpatia, in cui vive pertutta lestate.

Deve diventare centro veronese di belle competi-zioni come Asiago e Cortina. Bosco Chiesanuova,culla del 6 reggimento, sar fiera di offrire allecompetizioni sciistiche i suoi campi magnifici, incui un tempo sallenarono gli alpini di Monte Nero,dellOrtigara e dellAdamello. E anche per questo,noi crediamo nel rifiorire di Chiesanuova nel pibreve tempo, per le tradizioni che non si cancellano,per lideale alpino che, rimane e fa ogni giorno pro-seliti e li spinge verso la montagna.

La passione per la montagna trova largheadesioni in tutti i centri del veronese atti-

Il lungo volo delle Aquile

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rando attraverso lo sci e le corse podistichedurante i mesi estivi lentusiasmo dei gio-vani e dei non pi giovani, che avevanoavuto la possibilit di mettersi gli sci du-rante la guerra mondiale.

Attraverso appositi corsi sci la pratica ela tecnica sciatoria diviene di dominio co-mune a molti giovani e ragazzi che trovanocos una attivit assai congeniale alle loropossibilit. Infatti, negli anni dal 1924 al1927 nascono, in linea non solo sportiva,ma largamente ispirata ai metodi dellalloraregime, le prime competizioni alcune dellequali capaci di suscitare un largo consensotanto da occupare grandi spazi sui giornaliveronesi come LArena, Il Gazzettino eIl Corriere del Mattino.

cos che attorno al 1925-1926, non vo-lendo essere da meno dei cittadini gi co-stituitisi come abbiamo visto in gruppi scii-stici, ne vengono fondati altri a BoscoChiesanuova e pi tardi a Velo Veronese,Erbezzo, Ferrara di Monte Baldo, SanZeno di Montagna.

Per opera principale dei fratelli ex ufficialidegli Alpini Abele e Lino Tinazzi (dettoValanga) sorge a Bosco Chiesanuova ilGruppo Sciatori Generale Umberto Zam-boni che mutava in seguito il suo nomeprima con le varie denominazioni impostedal fascio (anni Trenta) e successivamente(1946) con quello attuale di Sci Club Bo-sco.

La stagione invernale del 1926 viene giu-sto ad esaltare le prime prestazioni dei valli-giani di Bosco Chiesanuova. Il 30 gennaiosi svolge il primo Campionato veronese disci alla presenza del prefetto Mazzi, del ge-nerale Zoppi ispettore delle truppe alpine,del questore di Verona e del col. CarloMarchiori, pap degli Alpini, affluiti as-sieme a tante autorit accolte dal col.Pinna, podest di Bosco Chiesanuova.

Era anche una festa voluta per celebrarelunificazione dei due gruppi sciatori citta-dini: era nato infatti lo Sci Club Veronapresieduto da Franco Poggi (vice Rusconi eFrignani) decisa gi al termine della sta-gione precedente tra CAI Verona e GAO.La manifestazione in programma vede la

partecipazione di sciatori cittadini e di val-ligiani del Gruppo Gen. Zamboni: que-sto il battesimo sul campo degli atleti diBosco Chiesanuova.

La partenza della gara avviene fuoripaese; sono iscritti una sessantina di con-correnti che lattento cronista Padovani ri-port su un quotidiano veronese. Essisono: Mainetti Bruno, Leso Antonio,Brutti Olindo, Beccherle Domenico, PezzoGiuseppe, Valbusa Leopoldo, Ferri Carlo,Rota Gino, Peretti Umberto, BentivoglioGino, Melotti Enea, Vanti Angelo, RobertiOrazio, Mazo Dario, Nuvoloni Sigi-smondo, Gobeni Giovanni, StegagnoCarlo, Vinco Bruno, Zambelli Fabricio,Zambelli Ugo, Ceschini Antonio, PezzoNatale, Breoni Attilio, Pezzo Andrea, Pic-coli Aldo, Tormene Luigi, BeccherleLeone, Da Sacco Paolo, Spiazzi Agostino,Massella Riccardo, Zeni Bruno, Berti Al-berto, Morosini Rodolfo, Bosin Leone,Loingher Augusto, Tinazzi Lino, ButturiniSirio, Grazioli Vittorio, Pallaver Giovanni,Maragnoli Bruno, Ginetinelli Giovanni,Zanella Arvedo, Pernigotti Giuseppe, Ri-mini Bruno, Beccherle Emilio, FalziAchille, Beccherle Giulio, Brunelli Delfino,Menegazzi Mariano, Scandola Aristide,Cappelletti Rodolfo, Cogoli Teodosio, Sal-vagno Angelo, Leso Michele, Colorno Um-berto, Brutti Ernesto, Sauro Mario, BazanPino, Azzolini Otto.

I premi sono assai numerosi e interes-santi. Ripassiamo la penna a Padovani ri-portando uno stralcio del servizio.

La grande sagra sciatoria a Bosco Chiesanuova

La mattinata della domenica stilla neve silenziosa epittoresca, ma in breve il silenzio rotto dai ri-chiami fra alpinisti, dalle grida dei sopraggiungenti,dallo scoppiettio di circa duecento auto che soprag-giungono in fila indiana e riversano in piazza Borgogiovinezze, balde signore, persone anziane, ragazzi,sacchi, sci, bastoni, slitte e slittine. Il paesaggio al-pino in una animata luminosit di carattere e dicolori.

Il Podest cav. col. Pinna riceve il Questore comm.Travaglio, il Comandante la Sezione dei Carabi-nieri, colon. Magnaghi; sopraggiunse il R. Prefettogranduff. Marri, poi il ten. colon. Scalfi dei Carabi-nieri, colon. Marchiori il pap degli alpini, dott.

La prima associazione: Gruppo Sciatori gen. Umberto Zamboni

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Grimaldi Pres. CAI di Verona, avv. Tea, barone Fio-rio. Pi tardi il gen. Zoppi ispettore delle truppe al-pine col suo aiutante. Vediamo rappresentato il CAIdi Lonigo. Giunge con gagliardetto spiegato la se-zione di Padova rappresentata dalling. VittorioBlocco vice pres. Seguono: ing. Paolo Lalacarne,dott. Enrico Bedeschi, Benazzato Riccardo, ing.Luigi Pedrazza, sig.na Caterina Pedrazza, dott. Emi-lio Peserico, ing. Guido Bocchi, dott. Luigi Baggio,dott. Alberto Tedeschi, rag. Giovanni Cogo, m.Giaretta Giovanni, dott. Filippo Fasoli, ing. SergioCantoni, sig. Aureliano Ferrarese, sig. Pellizzari An-gelo, dott. Ernesta Zenari, dott. Elsa De Zolt, dott.Giandomenico Mattioli, Costante Van Stappen,ing. Paolo Magnavacchi, Castiglioni Dott. Bruno,Ettore Castiglioni, dott. Ernesto Zambelli, ing.Gardini e signora, sig. Dino Cavaggioni, sig. Man-zoni.

Da Bosco Chiesanuova al campo sportivo ci sono 2km; in localit Valpiana e ci si va anche in troika.La posizione deliziosa, vasta, recinta da pini condolcezze di pendio, valloncelli per i neo sciatori,ripidit e salti per i pi esperti. Tra una folla densadi pubblico circa millecinquecento persone insingolari, tipici, deliziosi costumi alpini si chiac-chiera con concorrenti e con iniziati.

Si parla di sci svedesi, di arresto Telemark e diquello Cristiania strappato, di curve, di colpi dariaa destra ed a sinistra, di tombole e capitomboli, deiquali c una infrenabile ridda nel campo-scuola fraun ridere e un chiasso indiavolato.

La neve fiocca e al traguardo si danno le partenze.Controlla la seguente Giuria: Ing. Franco Poggi pre-sidente dello Sci Club, cav. Ruffoni pres. del GAO,Carlo Frignani, Dalla Riva, avv. Abele Tinazzi, sig.Leopoldo Tinazzi, Vettorello. Litinerario variato,bello e abbastanza faticoso per ripidit e salti. Pre-senta un percorso di circa 20 km con un dislivellodi 600 metri. Ha la seguente percorrenza: per Trac-chi, Malga Brancon Monte Tomba Casara diCamporotondo Bocca di Selva Casara Moscarda Bastone Contrada Tinazzo Contrada Zamber-lini Casare Campi Vallone Valpiana MalgaValpiana Cresta delle Corbane traguardo pascoliCorbane.

Il servizio dordine diretto dal maresciallo dei ca-rabinieri Alessandro Frascarolo e dal tenente dellaM.V. sig. Beccherle Carlo.

I discorsi alla premiazione dovevano essere in piazzaBorgo, ma nevica come nei racconti fiabeschi. Se-guono nel Teatro Sociale. gremitissimo; sulla ri-balta salgono le autorit. Il presidente dello SciClub ing. Poggi pronuncia un eletto discorso. Dicead un punto: Vedemmo passare la parte miglioredegli sportivi veronesi, coloro che intendono losport nel suo vero significato che fatica fisica e in-tellettuale; passata una gagliarda falange di operai,

giovani per i quali il riposo al possente lavoro setti-manale, non significa sonno. Affratellati coi came-rati di citt abbiamo visto infine i robusti campionidelle nostre vallate alpine. Nel temprare lo spirito eil corpo alle privazioni, alle fatiche, il trionfo dellapassione che si fonde con quella nata nel silenziososacrificio della guerra. Ringrazia le Autorit interve-nute, il CAI di Padova, i suoi collaboratori impie-gati e operai. applauditissimo.

Il gen. Zoppi esterna il suo vivo compiacimento,annuncia che in Patria abbiamo 30 mila sciatori eche fra la giovent si sviluppa e si intensifica semprepi questo sport, preparando cos perfetti reparti disciatori che muovono in armonia coi drappelli al-pini per la difesa della Patria. Applaude alla sezionedi Verona. Conclude dicendo che gli italiani hannogi tutte le virt, mancava a loro solo quella dellen-tusiasmo ora sopraggiunto.

Segue il Podest di Bosco Chiesanuova colon.Pinna, il quale ringrazia gli intervenuti e augura chetraverso lo sport lItalia ritrovi tutte le sue granditradizioni di Roma antica. Tutti i discorsi furonoapplauditissimi.

Segu la premiazione. E cos finisce questa brillantemanifestazione alpina che onora Verona e BoscoChiesanuova. Sotto un nevischio incantevole si ini-zia il ritorno.

La classifica generale: 1) Beccherle Leone in 2.1111; 2) Tormene Luigi in 2.1326; 3) Loinger Augusto in 2.204; 4) Leso Michele in 2.2040; 5) Falzi Achille in 2.2045; 6) Cappelletti Rodolfo in 2.25; 7) Leso Antonio in 2.2715; 8) Beccherle Emilio in 2.2725; 9) Zambelli Fabricio in 2.3027; 10) Marangoli Bruno in 2.3034; 11) Brutti F.; 12) Colorno Umberto; 13) Grollerio Giovanni; 14) Maso Mario (ebbe gli sci); 15) Valbusa Domenico (il costume alpinista); 16) Brunello Serafino; 17) Pernigotto Giuseppe; 18) Tinazzi Lino; 19) Sauro Mario; 20) Rimini Bruno; 21) Vinis Bruno; 22) Roberti Orazio; 23) Ferri Carlo; 24) Grazioli Vittorio; 25) Bentivoglio Gino; 26) Melotti Luca; 27) Brutti Olindo; 28) Zambelli Ugo; 29) Giustinelli Giovanni;

Il lungo volo delle Aquile

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30) Pezzo Andrea; 31) Pezzo Natale; 32) Biconi Attilio; 33) Peretti Umberto.

Come appare, fu il giovane vigoroso LeoneBeccherle del Gruppo Sciatori di BoscoChiesanuova il primo ad essere ricono-sciuto ufficialmente come campione vero-nese di sci.

Losteria di Tracchi cominci a diventarefamiliare agli escursionisti veronesi e aglistessi fondisti valligiani di Bosco Chiesa-nuova che vi trovano presto unottima baseper i loro allenamenti. Il sabato e la dome-nica un apprezzato riferimento veniva datodalla capanna (malga) Brancon opportuna-mente dotata di lettini, viveri e legna, cheservita dallottimo custode DomenicoBrutti, offriva sempre il suo tiepido rico-vero e il suo bollente ristoro.

Linverno del 1926 di buon inneva-mento e a Bosco Chiesanuova lAssocia-zione dei Combattenti propone lidea diadattare a rifugio, previo restauro, la caser-metta della Finanza posta a fianco di Pode-staria. Non risulta che ci sia avvenuto,purtroppo.

Viene intanto il momento tanto attesodellufficializzazione del Gruppo Sciatorigenerale Umberto Zamboni mediante li-naugurazione del gagliardetto sociale an-nunciato dal Municipio di Bosco Chiesa-nuova con un diffuso manifesto. Ci av-viene il 28 febbraio 1926 in una memora-bile giornata di gare organizzate parte dalGruppo Alpino Operaio (gara sociale) eparte dal gruppo sciatori del CAI veronese.

La base dellattesa giornata doveva esserein alto, allosteria della Podestaria apertaper loccasione con servizio di vivandecalde servite alla scarpona. Le cattive con-

Tracchi, anno 1926.Da sinistra:Giacomina, Luperioe Ruffina Leso. (Foto Anna MariaBeccherle)

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dizioni meteorologiche danno per unasvolta ai programmi ben curati in ogni par-ticolare; al mattino il Tomba tutto av-volto nella nebbia, ma gli sciatori non si ar-restano di fronte al tempo avverso. Dopoun po di ristoro nella osteria-albergo diTracchi si avviano verso Bocca di Selva. Lacasara vicina che sta a cavallo fra due valliviene trasformata in albergo, dove subitodei cuochi preistorici si accingono a pre-parare del bollito di manzo e del brodocaldo che viene distribuito a scodelle. Alle10 incominciano con qualche difficolt leoperazioni di partenza; al tavolo della giu-ria sta imperterrito il cronometrista DallaRiva. Il cav. Ruffoni prima di fare lappellodei valligiani partenti rivolge loro parole diringraziamento per il concorso alle gareche servono a cementare sempre di piquel legame di fratellanza che deve legare ilfiglio dellofficina a quello della monta-gna.

Nellintervallo di tempo che intercorretra la partenza dei valligiani e quelli delGAO si svolgono le gare di stile. Per le dif-

ficolt del terreno queste hanno un esitopoco lusinghiero.

Arrivati tutti i concorrenti la giuria siimpegna nella redazione delle classificheche cos risultano:

Gara Valligiani (15 km circa): 1) Brutti Marco in 1.21; 2) Beccherle Leone in 1.233; 3) Leso Michele in 1.2330; 4) Beccherle Emilio in 1.263; 5) Sauro M. in 1.27; 6) Beccherle G. in 1.3615; 7) Zambelli G. in 1.4245; 8) Maso D. in 1.5135; 9) Brutti E. in 1.5150.

Gara Gruppo Alpino Operaio (10 km circa): 1) Bosin Leone in 0.5853; 2) Tormene Luigi in 1.0003; 3) Berti Alberto in 1.0815;

seguono altri.

La grande giornata, assai importante per lasuccessiva storia dellagonismo sulla neveavviata dal sodalizio di Bosco Chiesanuovanon pi interrotta e densa di lusinghieri

20 febbraio 1927,nella foto i

protagonisti dellaprima vittoria ai

Campionati Venetidi Fondo. Da

sinistra: MicheleLeso, Leone

Beccherle, AchilleFalzi e Antonio Leso.

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successi, cos riportata sul Gazzettino diVerona:

La grande festa sciistica ai Tracchi del ClubAlpino Operaio

Meravigliosamente organizzata in tutti i suoi detta-gli, la grande festa dello Sci del Club Alpino Ope-raio, ebbe, domenica, un successo veramente gran-dioso per il numero degli intervenuti (oltre 400) eper limportanza delle gare. Il merito e il plausovanno agli instancabili organizzatori del GAO: ilcav. Bruno Ruffoni, il sig. Attilio Sala, il rag. Span-dri, il sig. Vittorello e il sig. Bosi. Ad accrescere lin-teresse della indimenticabile giornata, concorsero ivalligiani di Bosco Chiesanuova che, per opera delcapitano degli Alpini avv. Abele Tinazzi, partecipa-rono alle gare, inaugurando, per loccasione, consemplice solennit, la bandiera del Gruppo Scia-tori Generale Umberto Zamboni. Ma procediamocon ordine. Sabato alle 17, due grosse torpedo dellaValpantena portarono a Bosco Chiesanuova ilprimo scaglione dei concorrenti e degli appassio-nati. Notammo: il sindaco comm. Raffaldi con gliassessori Tea e Baganzani, il sig. Sala, lavv. Bontem-pini, il col. Marchiori presidente dellAss. Naz. Al-pini, e un folto gruppo di signore e signorine in te-nuta da montagna. A Bosco Chiesanuova erano gida due giorni il presidente della GAO cav. Ruffoni,il sig. Vittorello e il sig. Dalla Riva e altri di buonavolont, ad organizzare i servizi di controllo di se-gnalazione, i traguardi ecc. Una nebbia fuori postofaceva prevedere una giornata uggiosa per lindo-mani; ma lallegria dei convenuti e le cante degliscarponi convenuti per la cena nella sala dellalbergoBeccherle, cacciarono ogni triste presentimento.

Al campo delle gare

La mattina di domenica, alle ore 7, gli autocarri, cuisi erano aggiunti quelli partiti da Verona con oltre350 altri partecipanti alla Sagra bianca, presero lavia dei Tracchi, sotto un cielo torbido, corso da fo-late di nebbia pungente. Ai Tracchi, zaino e sci inspalla, la immensa comitiva, in fila indiana, si portcon rapida marcia, alla Malga, in vista del M.Tomba, dovera il traguardo di partenza e di arrivo.Ammirabili per la resistenza le bimbe dellamicoavv. Tea, equipaggiate come i grandi. Qui comincia-rono e si protrassero fino alle ore 10, le esercitazioni

Primi sciatori sulMonte Castelberto,anno 1927. (Foto FlavioMelotti)

La prima associazione: Gruppo Sciatori gen. Umberto Zamboni

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degli esperti e le tombole dei novizi, tra cui qual-che autorit che non si nomina. Prima dellegare, il cav. Ruffoni disse poche parole di saluto aipresenti, inneggiando alla montagna.

Le gare

Alle dieci, ebbero inizio le gare di stile, su un per-corso difficile, cos che pochi riuscirono a superarela prova. Andarono frattanto allineandosi al tra-guardo i concorrenti al maggiore cimento sul per-corso M. Tomba, M. Sparavier, tra la viva atten-zione degli spettatori appollaiati sulle rocce ad anfi-teatro, disposte, quasi si direbbe, dalla previdentenatura attorno al traguardo. Alle 10.30, il signor Saladiede il via ai dodici concorrenti partecipanti allagara Valligiani alla distanza di un minuto lunodallaltro; subito dopo, partirono i concorrenti delGAO con ammirevole slancio. Durante lattesa, se-guirono gare di corsa con racchette e tombole etomboloni senza fine, tra lallegria generale, a di-spetto del tempo imbronciato che ora lasciava ve-dere dietro il sipario della nebbia cime livide dineve, ora nascondeva le macchie nere degli sciatoriimperterriti e agguerriti a ogni cimento.

Ma i primi arrivi richiamarono lattenzione di tuttial traguardo. Ecco un primo bolide piombare conleggerezza e grazia impareggiabili al traguardo perarrestarsi con un telemark sapiente dieci passi piin l; eccone un secondo eun terzo e Un gruppo disciatori nellanno

1928. (Arch. Ada Vinco)

via via un quarto, un quinto, tra applausi e voci disaluto.

La cerimonia e la premiazione

Alle ore 14, ebbe luogo la premiazione dei vincitori.Ma prima don Giulio Marelli benedisse la bandieradel Gruppo Sciatori di Bosco Chiesanuova, e labambina Enrichetta Valbusa recit un breve dis-corso doccasione, con grande sentimento e bra-vura. Segu il coro degli Sciatori, cantato dallealunne del paese. Quindi il cav. Ruffoni salut glisciatori di Bosco Chiesanuova, raccolti attorno alnome di Umberto Zamboni, auspicando allavve-nire alpinistico del nostro incantevole altipiano deiTredici Comuni, e inneggiando alla amministra-zione comunale di Chiesanuova, che saggiamenteincoraggia lo sport della montagna.

Gli entusiasmi non si fermano pi, la pista ormai segnata per merito proprio dellap-parato sportivo, si comincia a parlare del-lavvenire degli sport invernali come chiaveper il successo di Bosco Chiesanuova nel-

lemergente turismo in-vernale, si por-

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gono per degli interrogativi (da Il Gaz-zettino del 5 marzo 1926):

Lavvenire degli sports invernali in Chiesanuova

Dopo la giornata sciistica ai Tracchi della quale ab-biamo dato giusto rilievo nella nostra cronaca dimarted u.s. ci siamo posti davanti questa domanda:Perch Chiesanuova non dovr diventare uno deimaggiori centri del Veneto per lo sport invernale?.

Chiesanuova si raggiunge da Verona, con un mode-sto autobus, in unora e trenta al massimo tenendoconto della manutenzione delle strade, che din-verno, lascia a desiderare. Una volta raggiunta la ca-pitale dellaltipiano dei Tredici Comuni, i campi perle esercitazioni e per le gare sono a portata dipiedi. Non c che da scegliere. Vallette con dolcideclivi, coperte di morbida neve, dorsi aspri dimonti in veste invernale fin oltre la met di marzo,larghe estensioni pianeggianti, formano un campoideale per le gare di sci. N mancano a Bosco Chie-sanuova i conforti degli alberghi. Si calcola che pos-sono essere comodamente ospitati oltre tremilaescursionisti. Non si tien calcolo naturalmente degliHotels, chiusi durante il periodo invernale.

Deve diventare centro veronese di belle competi-zioni come Asiago e Cortina. Segretario Comunaledi Bosco Chiesanuova un simpatico e intelligentescarpone lavv. Abele Tinazzi, a cui dovuto il sor-gere del Gruppo Sciatori U. Zamboni: pro-sin-daco il signor Scandola, il quale indubbiamentesar con tutta lamministrazione che presiede, allal-tezza degli interessi futuri del suo magnifico paese.Lassessore Scandola, del resto, parlando con noiprometteva di dare ogni appoggio alle belle inizia-tive per valorizzare Bosco Chiesanuova.

Lanno venturo, senza dubbio, non cinquecento ve-ronesi assisteranno alle gare degli sci, ma migliaia emigliaia. Lanciando fin da ora lidea di una grandecompetizione fra valligiani del Veneto. E se il nostroappello sar raccolto da chi pu e deve, saremo lietidi parlarne diffusamente e di tornare a Bosco Chie-sanuova con il cuore soddisfatto per la giustizia resaalla gemma dei Lessini.

Nellanno 1927 si porta a compimentounimportante gara a squadre chiamataCoppa Citt di Verona. In questa compe-tizione il Gruppo general Zamboni si lasciaalle spalle lo Sci Club Vicenza dando cosinizio ad una rivalit Bosco Chiesanuova-Asiago mai assopita nel tempo.

Squadre a posto: sono tredici, in numero di quattrouomini compreso il capo squadra e la riserva.

Al via le vediamo precipitare ad una ad una, oppor-tunamente distanziate, nel sottostante vallone e

scomparire lungo il percorso tracciato dalle bandie-rine; la prima quella dello Sci Club Verona, chemarcia regolarissima, in ottimo stile, e che ha ilcompito gravoso di segnare la pista. Quella deilupi valligiani (Gruppo Gen. Zamboni) si d al-linseguimento divorando discese e salite a guisa dicamosci e quella dello Sci Club Vicenza si batte asua volta brillantemente per strappare la vittoria.

La lotta, nelle silenziose zone abbandonate soprauna neve durissima e difficilissima, dura per circa 18chilometri, da Griez, ai Tracchi, a cima MonteTomba (1766), Val Dellera, Broletto, Pozze, MalgaVal Piana, senza soste, senza allentamenti n sban-damenti, ed i forti giovani si ripresentano al tra-guardo, dallalto della Valletta del Tal, freschi egioiosi come se la dura marcia fosse stata una piace-vole passeggiata domenicale lungo i marciapiedi diuna citt in festa.

I raggi del sole, gi alto, si infrangono nella scia dineve sollevata dai bolidi umani che tagliano il tra-guardo, mentre i numerosi spettatori tra i qualinotiamo anche un sacerdote ed un noto avvocato diVerona che con la famigliuola siede sopra un massosporgente dalla neve intento a consumare la scortadei viveri che il luogo rende pi saporiti e digestivi applaudono calorosamente e la giuria segna intantoi tempi. Dallalto del vallone il questore di Verona che ha il suo bimbo confuso tra i piccoli sciatori domina la bella e gioconda manifestazione. Il ver-detto della giuria d questa classifica generale:

1 arrivata: squadra Gruppo Sciatori Gen. Zambonitempo 1.5327. Aggiudicazione Coppa Verona(temporanea); targa Oro ed Argento alla Societ una medaglia vermeille ad ogni concorrente.

2 arrivata: squadra dello Sci Club Vicenza, tempo1.5447. Aggiudicazione: targa dArgento alla So-ciet una medaglia dargento ad ogni concorrente.

3 arrivata: squadra dello Sci Club Verona, tempo1.559. Aggiudicazione: targa di bronzo alla Societ una medaglia di bronzo ad ogni concorrente.

Delle squadre junior si classificata prima quelladello Sci Club Verona, tempo 2.1116 che si aggiu-dica il dono del Fascio di Bosco Chiesanuova ed undistintivo ad ogni concorrente.

La squadra prima arrivata era composta da Leso An-tonio, Leso Michele, Beccherle Leone, (campioneveronese di sci) e Falzi Achille, tutti elementi gio-vani; la seconda da Ceccon, Bellini, Santheiner eDemetz; la terza da Tormene Luigi, Loingher Augu-sto, Cappelletto Augusto e Zecchinelli Aleardo.

La Giuria era composta dal cav. Bruno Ruffoni, daisignori Frignani e Sala dello Sci Club di Verona e daun delegato dello Sci Club di Vicenza.

La gara stata organizzata dallo Sci Club di Verona,e alla ottima riuscita della medesima attivamente

La prima associazione: Gruppo Sciatori gen. Umberto Zamboni

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cooperarono ling. Franco Poggi, presidente delloSC Verona, Mario Dalla Riva, direttore della gara, ifratelli Frignani, Rossignoli, Luccioli, Zecchinelli,Vacca, il dott. Pizzoli, presidente del Gruppo Scia-tori Generale Zamboni di Bosco Chiesanuova,lavv. Tinazzi, Tinazzi Leopoldo e Spiazzi Simone, ilcos detto giocondamente cittadino che protestapure di Bosco Chiesanuova.

Mentre si svolgeva la gara principale, lo Sci ClubVerona, ha fatto disputare una gara individuale acoppie, nella quale i capitomboli dei cavalieri e delledame, le sonanti risate dei caduti e degli spettatori,le pittoresche scivolate con gli sci allaria, lhannoresa spiccatamente pittoresca e piacevole.

La coppia signori Falconi e contessa Perez, ha ta-gliato prima il traguardo, la coppia sig. FrignaniCarlo e signorina Frignani Lola (senza per far la ri-trosa, come dice la canzonetta) giunse seconda eterza la coppia dott. Bonuzzi e signorina BonatoItalia.

Il Gruppo Generale Zamboni, a sua volta, ha orga-nizzato con la particolare cura del dott. Pizzoli edellavv. Tinazzi, una gara individuale tra i bociadai 10 ai 14 anni non compiuti, che ha destato unvivissimo interessamento tra i piccoli sciatori delluogo e che stata divertentissima.

Nel folto gruppo dei partecipanti (25 partenti e 18arrivati) notammo un grazioso bimbo, danni nove,detto Romoletto (Pezzo Romolo di Luciano) pog-giato con seriet sui minuscoli sci, rozzamente ta-gliati, e fermati ai piedi in modo primitivo, e che hacompiuto tutto il percorso pur giungendo in retro-guardia. Mille feste sono state fatte al piccino, al

quale un collega ha voluto assegnare un piccolo pre-mio in denaro a titolo di viva simpatia pel futurobuon sciatore.

Ecco il risultato della gara individuale bocia: 1) Pezzo Aldo; 2) Tinazzi Aldo; 3) Beccherle Ermete;

Enea Melotti con laprima divisa delGruppo SciatoriGen. Umberto

Zamboni, nellanno 1927.

(Foto FlavioMelotti)

Premiazioni dellaCoppa Verona

Coppa dei Lessininelle gare del 20

febbraio 1927. Targa doro vintadalla squadra di

Bosco Chiesanuovacomposta da:

Antonio Leso,Michele Leso,

Achille Falzi e Leone Beccherle.

(Foto FlavioMelotti)

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4) Scandola Ermete; 5) Falzi Orillo; 6) Pezzo Ardicio; 7) Scandola Mario; 8) Tinazzi Ettore; 9) Zambelli Arnaldo; 10) Tinazzi Angelo.

Il movimento sportivo valligiano trova apartire dal 1926 uno sviluppo insperato. Si iniziato con modeste gare per valligiani,indette dal gruppo sciatori del CAI di Ve-rona che ebbero tanto successo tanto da

portare alla costituzione, come abbiamo vi-sto, del Gruppo Gen. Umberto Zamboni;ora questo valoroso gruppo gi ricco di ol-tre un centinaio di soci, conta fra i suoi tes-serati i vincitori assoluti di tutte le garesvoltesi. Ha organizzato per proprio contole gare per valligiani dei Lessini, con bril-lantissimi risultati.

Lesempio dei primi fondisti di BoscoChiesanuova viene presto imitato da quellidi Velo Veronese, alcuni dei quali gi parte-ciparono alle gare di quellanno, e che pre-

La prima associazione: Gruppo Sciatori gen. Umberto Zamboni

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sto, per iniziativa del dott. Isoli, sarannoorganizzati in un nuovo gruppo sportivoche certamente ha favorito la crescita di unsano e fiero antagonismo tra le Aquile diBosco Chiesanuova e gli Orsi bianchidella Purga di Velo Veronese.

Il 5 febbraio del 1928, Fabricio Zambellidi Bosco Chiesanuova vince con il tempodi ore 2.5730 il Campionato Valligianidavanti, e per soli 3 secondi, a FerruccioBrutti dello Sci Club di Velo Veronese. Iconcorrenti sono stati ben 36.

Non era certo uno scherzo il percorso di30 km da Bosco Chiesanuova per Tracchi,Branchetto, Tomba, Pozza Morta, Campo-rotondo, Broletto, Valpiana, Bosco Chiesa-nuova ma ciononostante alle 12.30 il vinci-tore giunge al traguardo col sorriso a fiordi labbra (LArena, 7 febbraio 1928).

Nellabbinata tra i ragazzi su 4 km co-minci a far parlare di s Remo Pezzo cheproprio alla sua forte fibra e alle sue capa-cit atletiche dovr la propria salvezza nellatragica ritirata di Russia. La gara viene or-

Vajo Stopeli, 20 gennaio 1929,

gara Balilla. (Foto Antonio Leso -

Arch. Remo Pezzo)

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ganizzata dal dott. Luigi Pizzoli, dallavv.Abele Tinazzi, da Simone Spiazzi, dalgeom. Tinazzi e da Antonio Leso con 19giovanissimi partecipanti.

Questo lordine darrivo dei seniores: 1) Zambelli Fabricio (Gruppo Sciatori Gen.

Zamboni di Bosco Chiesanuova) in 2.5730; 2) Brutti Ferruccio (Velo Veronese) in 2.5733; 3) Beccherle Leone; 4) Valbusa Leopoldo; 5) Brutti Mario; 6) Dalla Valentina Giuseppe; 7) Beccherle Emilio; 8) Scandola Aristide; 9) Sauro Rosario; 10) Brutti Isacco; 11) Beccherle Giulio; 12) Pernigotto Giuseppe; 13) Valle Vittorio; 14) Maso Lino; 15) Pozzerle Emilio; 16) Spiazzi Silvino; 17) Tinazzi Pio; 18) Stefanelli Cesare; 19) Brutti Domenico;

20) Zambelli Ugo; 21) Falzi Achille; 22) Pozzerle Gerardo; 23) Brunelli Delfino; 24) Melotti Enea; 25) Corradi Angelo; 26) Benedetti Lorenzo; 27) Rama Daniele; 28) Scandola Zefferino.

Partiti n. 35; arrivati n. 28; ritirati n. 7.

Questo poi lordine darrivo dei Balilla: 1) Pezzo Remo che compie lintero percorso di 4

km in 0.244; 2) Falzi Orillo; 3) Pezzo Aldo; 4) Sauro Arnaldo; 5) Tinazzi Ettore; 6) Melotti Cristiano; 7) Falzi Bruno; 8) Leso Ennio; 9) Tinazzi Angelo.

Partiti in 19; arrivati tutti in tempo massimo.

Alle 16, mentre la banda del paese suona lepi belle e le pi nostalgiche canzoni al-pine, il dott. Pizzoli, dopo un magnificodiscorso dal piedestallo del monumento aiCaduti, consegna i premi agli sciatori.

Domenica 31 gennaio 1928 si svolgono legare organizzate dello Sci Club Verona peril proprio Campionato sociale e per la dis-puta della Coppa Ruffoni. Il primo arri-vato al traguardo, dopo un percorso di 18km, Lino Tinazzi, in ore 2.2822 seguitoda Vittorio Grazioli (2.3007) e Leone Bo-sin (2.3416).

Per il gruppo femminile, la prima arri-vata, dopo una gara di 4 km, AppollonioSandra in 46.

Un fatto decisamente importante av-viene, sempre nel 1928, quando lOperaNazionale Balilla indice il 1 Corso sciatoriper avanguardisti che ha luogo a BoscoChiesanuova, per la durata di 6 giorni (12-20 febbraio) e che segna linizio di quelleattivit che sfociarono subito dopo laguerra 1940-45 nei centri giovanili di adde-stramento voluti dalla FISI nei paesi valli-giani, Bosco Chiesanuova compreso. Allafine del corso ogni partecipante era esami-nato da unapposita commissione e gli ido-nei potevano assumere la qualifica di avan-guardista sciatore.

Fabricio Zambelli, il 3 luglio 1928 sul Passo Pordoi(2250 m). (Foto GiulianoZambelli)

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Domenica 21 febbraio, segna la fine delprimo corso, che ebbe un grande successo eche vide la presenza di giovani di BoscoChiesanuova, di Velo Veronese e della citt.Per coronare e chiudere in bellezza linizia-tiva, viene indetta una gara nella stessa do-menica alla quale erano presenti tutti i per-sonaggi pi importanti di Bosco Chiesa-nuova e Verona.

Per gli avanguardisti valligiani la garaconsisteva in un persorso di 14 km; per gliavanguardisti cittadini di 10 km e per lab-binata dei balilla di 4 km.

Primo arrivato degli avanguardisti valli-giani Leopoldo Valbusa col tempo di1.2117 seguito da Silvino Spiazzi (1.2213)e da Giuseppe Pezzo (1.294), seguono al-tri diciotto concorrenti; tra gli avanguardi-sti non valligiani; vincitore risulta un certoBrevio con il tempo di 5334; pi interes-sante la classifica dei balilla valligiani tra iquali il primo arrivato Remo Pezzo (ore0.22) seguito da Aldo Pezzo e da OrilloFalzi. Cos il cronista commentava la gara(da LArena del 22 febbraio 1928):

la volta di un piccolissimo balilla: una cosettanera che sembra un punto sulla neve. Giunge al tra-

guardo con lo stile e la disinvoltura di un vecchiosciatore. Un applauso lo saluta. Il piccolo bocia siconfonde, non sa se sorridere o piangere. Tutto adun tratto scoppia in pianto dirotto; la commozionelo aveva vinto pi della stanchezza!

Il 26 febbraio dello stesso anno si disputa laseconda Coppa Verona alla quale parteci-pano la pattuglia dello Sci Club Verona,quella del GAO, una di militari, una diuniversitari, quattro di Bosco Chiesanuovae quattro di Velo Veronese. Vince meritata-mente ed inaspettatamente la pattuglia diVelo Veronese composta da Brutti Ferruc-cio, Pozzerle, Dalla Valentina e Brutti Ma-rio che taglia il traguardo in ore 1.3237 suun percorso di 18 km con un dislivello di600 m. Ma qual era la specialit allorapraticata sugli sci? Ne d risposta ling.Franco Poggi in unintervista rilasciata aLArena e pubblicata il 5 novembre 1983:

Innanzitutto bene precisare che lo sci di cuistiamo parlando ha poco a che vedere con il mo-derno discesismo che nato solo con la realizza-zione dei primi rudimentali impianti di risalita (leslittovie) sul finire degli anni Trenta. Era una speciedi fondo, una disciplina sorta come supporto del-lalpinismo e dellescursionismo che non conoscevale piste battute e si configurava quindi come una

Prime donne sugli sci.

(Foto Antonio Leso -Arch. Ada Vinco)

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marcia, pur con numerosi pendii da discendere, inmezzo alla neve fresca, su due pezzi di legno ricurvi.Ecco, noi ci ritrovavamo per fare queste escursioni(avevamo affittato Malga Brancon pi o menodove ora c il Branchetto come punto di ristoro edi riferimento) e talvolta organizzavamo anche delletraversate invernali e primaverili dei ghiacciai. Poicera laspetto agonistico. Si fissava un percorso e ci

misuravamo tra noi e con gli altri Sci Club dellaprovincia; ma si tenevano anche gare regionali epersino interregionali.

Anche per questo importante aspetto ago-nistico, Bosco Chiesanuova si mette prestoin prima fila, come ora vedremo.

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Linverno del 1929 segna di fatto lin-gresso di Bosco Chiesanuova tra lepi importanti stazioni di sport invernalidItalia. Poco sopra la storica osteria diTracchi, base ospitale per tanti pionieridello sci, nel mese di gennaio viene inaugu-rato un capace albergo-rifugio (completatoda capanni e tettoie per centinaia di mac-chine) dedicato al generale Cantore forte-mente voluto da alcuni cittadini veronesiappassionati dello sport bianco, e, prima ditutti, da Martinengo, Passarini, Sala e Cil-lario. La bella realizzazione segna unasvolta negli sport invernali; altre opere ver-ranno realizzate negli anni successivi adesaltare la capitale dei Lessini che meritata-mente diventa pure cuore e capitale dello

1929 1930

Bosco Chiesanuova nelllitedegli sport invernali in Italia

sci veronese. Un momento qualificante senzaltro quello di domenica 10 febbraio1929 che vede a Tracchi lorganizzazione, daparte dello Sci Club Verona, del TrofeoGenerale Cantore su un percorso di 30chilometri con 700 metri di dislivello riser-vato agli sci club valligiani aderenti alla FIS(lallora Federazione Italiana dello Sci) Lagara a carattere individuale, ma vienepure stabilita una classifica per sodalizi se-condo la formula dei quattro miglioritempi; allo sci club vincitore viene provvi-soriamente consegnato un artistico trofeoin bronzo di 45 cm daltezza realizzato dalloscultore veronese Franco Girelli.

I premi individuali annunciati per gli al-tri sono: 1. Medaglia oro grande, dono

Da sinistra: LeoneBeccherle, Fabricio

Zambelli, DarioMazo, Ruggero

Sauro, Leo Valbusa;al Campionato

Nazionale (VallidItalia), il 17febbraio 1929.

(Foto Antonio Leso -Arch. Flavio

Valbusa)

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Opera Nazionale Dopolavoro, Verona. Unpaio di sci in hikory, completi di attacchi ebastoni, dono Assicurazione Cattolica Ve-rona; 2. Medaglia oro media, dono delloSci Club Verona. Un paio scarpe sci, donocalzoleria di Bosco Chiesanuova; 3. Meda-glia oro piccola, dono Opera NazionaleDopolavoro, Verona. Un paio di sci in fras-sino completi di attacchi e bastoni; 4. Me-daglia vermeille grande, dono Credito Ve-neto, sede di Verona. Un premio in oggettodi valore da destinarsi; 5. Medaglia ver-meille grande, dono Credito Veneto, sededi Verona. Un premio in oggetto di valoreda destinarsi; seguono medaglie in argentoe doni sino al 12 classificato.

Il trofeo per la gara valligiani viene vintodai bresciani di Collio Val Trompia (persomma dei tempi dei primi quattro di ognisci club) in ore 7.1535 davanti a BoscoChiesanuova (ore 7.2142) e a Velo Vero-nese; nella classifica individuale vittoria diTabladini (Collio Val Trompia) in ora1.4341 davanti, per un solo minuto, a F.Brutti di Velo Veronese e di seguito ad A.Bianchi (Collio Val Trompia), Leo Valbusae Leone Beccherle (Bosco Chiesanuova).

Nella stessa giornata, che il cronista ve-ronese Fragiocondo definisce la sagrabianca dei Lessini si svolge a Tracchi unaltro grosso avvenimento. Alle 13,30 dopola disputa del Trofeo Cantore vieneinaugurato il nuovo grande trampolino(che ancor oggi si intravvede tra la pinetaverso la Moscarda, ma che rimase presso-ch inutilizzato) con esibizione di salti.

Annunciata da un bel manifesto dellap-prezzato pittore cartellonista veroneseManlio Cappellato, ancora il 10 febbraioTracchi viene trasformato in splendida baseper la Grande adunata escursionistica in-vernale indetta dallOpera Nazionale Do-polavoro e dalla Federazione ItalianaEscursionismo, organizzata dalla delega-zione Veneto-Tridentina dalla FIE e dal do-polavoro provinciale di Verona. Sono inte-ressati i gruppi delle seguenti regioni: Ve-nezia-Giulia, Venezia-Tridentina, Veneto,Emilia, Piemonte, Lombardia, Liguria, eToscana. Ladunata ha come scopo lasse-gnazione del brevetto speciale per sciatori

e sciatrici dopolavoristi, appartenenti a so-ciet aderenti allOND o alla FIE, inizia-tiva che si ripeter pure negli anni succes-sivi.

Le prove consistono in una marcia di 4km, con sacco del peso di 5 kg, da com-piersi nel tempo massimo di unora; in unadiscesa in velocit di m 500; in un salto di10 m da un piccolo trampolino apposita-mente costruito per i saltatori principianti.Il brevetto di 1 grado viene assegnato a chisupera tutte le tre prove. A tutti i parteci-panti alle prove che si aggiudicano il bre-vetto di 1 grado viene data una medagliadargento piccola. Oltre ai premi sopraci-tati, tutti coloro che conseguono il bre-vetto, ricevono un diploma ed un artisticodistintivo. Come premio speciale, al dopo-lavorista che salt i 10 m col miglior stile,viene assegnato un paio di sci con attacchi

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e bastoni, al secondo classificato una meda-glia oro piccola. Per le gare femminili ven-gono assegnati degli oggetti artistici. darilevare come anche i privati, che volevanosalire a Tracchi, dovevano munirsi dellaCarta di adunata, del costo di Lire 3 per gliiscritti allOND e alla FIE e Lire 8 per inon iscritti.

Per la premiazione dei gruppi dopolavo-ristici e dei singoli concorrenti gli organiz-zatori sono ricorsi addirittura allo scultoreVittorio di Cobertaldo che oltre a model-lare lartistico grande Trofeo Augusto Tu-rati (Art. 5 del regolamento: Il trofeo hail valore di lire 6000. Il dopolavoro o So-ciet aderente che si aggiudicher il trofeo,potr ritirarlo depositando presso il Dopo-lavoro Provinciale di Verona un libretto dirisparmio fruttifero e intestato a suo pro-fitto per lire 1500) provvede a modellare la

medaglia doro e il distintivo delladunata.Per la cronaca, il Trofeo Turati and alGAO di Verona, i cui iscritti conseguironoben 61 brevetti di 1 grado sui 265 asse-gnati; secondo, con 53 brevetti, fu il GAOdi Vicenza, premiato con un orologiodoro.

Sempre nel 1929 la squadra avanguardistidi Bosco Chiesanuova (formata da Leo Val-busa, capitano della squadra, Dario Mazo,Lorenzo Benedetti, e Giuseppe Pezzo), lasquadra avanguardisti di Velo Veronese(composta dal capo squadra Marco Brutti,Giuseppe Dalla Valentina, Arnaldo Brutti)e quella dei cittadini di Verona parteci-pano al Campionato sciistico delle Tre Ve-nezie, organizzato ad Asiago. Strepitoso ilsuccesso dei giovani fondisti di BoscoChiesanuova vincitori su un buon lotto disquadre partecipanti; Velo Veronese con-

Sciatori in partenzaper le piste, anno 1927.

(Foto Antonio Leso -Arch. Flavio

Melotti)

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clude in ottava posizione. forse questa laprima grande affermazione, e la prima me-daglia doro, a carattere interregionale deifondisti di Bosco Chiesanuova.

A Verona intanto si parla molto di que-sto affascinante, nuovo sport ed semprein aumento il numero degli sciatori che sirecano abitualmente sui monti Lessini fa-voriti anche dallaumento delle autovettureprivate. Soltanto lo Sci Club Verona, allavigilia della stagione 1929, porta ad oltre400 i suoi iscritti. Una annotazione meritaintanto dessere ricordata: da Tracchi glisciatori veronesi organizzano le loro escur-sioni sul Tomba e sullo Sparavieri. Ama-tori e tecnici di varie citt scrivono i gior-nali ritenevano che i Lessini fosserosprovvisti di campi da neve atti allo sci, mai Veronesi li stanno smentendo. Quelli diBosco Chiesanuova chiaramente per primi.

Con lo sviluppo dello sci, e quindi del turi-smo invernale, si andava modificando lamentalit in tutto lambiente montano alpunto che nelle localit maggiori comeappunto nel caso di Bosco Chiesanuova necessario costituire un apposito organi-smo; lAzienda di Soggiorno, per coordi-nare il movimento turistico estivo ed inver-nale. Il 28 aprile 1929 nella sala municipale

di Bosco Chiesanuova si riunisce per laprima volta il Comitato di Cura compostodal presidente Giobatta Roggero, dal rap-presentante nazionale industrie turisticheAttilio Cillario, dal rappresentante del Tou-ring Club Italiano notaio Arnaldo Sauro,dai rappresentanti sanitari ing. Mario Bec-cherle e dott. Luigi Pizzoli, dal rappresen-tante industrie, alberghi e pensioni Gio-vanni Righetti, da Beniamino Leso (desi-gnato dal podest), dallarchitetto EttoreFagioli e dal rappresentante dei commer-cianti e industriali Nicola Arturo Tosadori.

Viene data lettura del decreto prefettizion. 8797 div. III 13-4-1929 con il quale si co-stituiva il comitato per lAzienda Auto-noma della stazione di cura, soggiorno eturismo di Bosco Chiesanuova. In quellaseduta viene nominato anche il comitatosportivo formato da Luigi Pizzoli, Benia-mino Leso, Nicola Arturo Tosadori e Atti-lio Cillario. Il Comitato di cura indice pre-sto una riunione di tutti i rappresentantidelle societ sportive della provincia peruno scambio di idee, collaborazione chematur gi nellanno successivo con la no-mina del gen. Zamboni a membro onora-rio del Comitato e con la costruzione di al-tre attrezzature sportive a Bosco Chiesa-nuova ad iniziare da un campo di tennis.

La prima associazione: Gruppo Sciatori gen. Umberto Zamboni

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Lattivit agonistica degli sport inver-nali assume una diversa fisionomianegli anni Trenta quando la programma-zione pass nelle mani del partito fascista come per tutte le altre discipline praticatein Italia con evidenti scopi e finalit dipropaganda per il regime. Ad ogni buonconto sono anni decisivi per lo sviluppodello sci a Bosco Chiesanuova come neglialtri centri della Lessinia e nel Baldo d