Stefano Floris, l’artista con l’Africa nel cuore · le sue esperienze fatte nel continente...

10
15 dicembre 2015 12 N on soltanto nel Medio Campidano, ma anche in buona parte della Sardegna è un volto abbastanza noto. Lui si chiama Stefano Floris, abita a Furtei e non sbaglio sicura- mente nel definirlo come “artista poliedrico”. Stefano infatti ha un ricco curriculum: è un bravo cantante (ex frontman dei Ratti Matti e attualmente impegnato nel gruppo Manifesto 69 che propone cover dei Negramaro ed Elisa), un buon intrattenitore e improvvisatore di spettacoli e varietà, un pre- sentatore di successo (fra le tante esperienze addirittura più edizioni televisive prima su Sardegna Uno e poi su Videolina con il programma Ratti come Matti), un divertentissimo co- mico e soprattutto un grande amore, quello per l’Africa. Fare una sintesi di un personaggio così vario non è certo cosa fa- cile; infatti, vista la sua enorme esperienza di vita, si corre- rebbe il “rischio” di scrivere un libro! L’ho contattato soprattutto per una ragione: farmi raccontare le sue esperienze fatte nel continente africano e condividere con voi lettori gli input che hanno portato un ragazzo così semplice ed umile ad intraprendere un’attività certamente im- pegnativa, ma allo stesso tempo molto “remunerativa” dal punto di vista umano. Abbiamo incontrato Stefano a casa sua; sono stato accolto molto gentilmente ed insieme abbiamo cominciato una chiaccherata molto intensa di cui ovviamente vi riassumerò i punti più salienti. Di che cosa si occupa in Africa e in quali luoghi opera? Grazie a te e al tuo giornale per darmi l’opportunità di parla- re di una delle cose che mi sta più a cuore, ovvero l’Africa. Io sono un musicista di professione, lavoro principalmente da cantante, produttore e presentatore, ma per circa cinque mesi all’anno svolgo l’attività di guida turistica professiona- le in Africa, prevalentemente nella savana del Kenia e, seppur con minor frequenza, anche in Namibia e Sudafrica. Svolgo questo lavoro da free lance e quindi mi occupo di tutto l’iter organizzativo che va dal reclutamento dei gruppi che espri- mono il proprio desiderio di visitare la savana keniota, al- l’organizzazione di tutto il percorso dal momento in cui que- sti arrivano con l’aereo sino alla messa a punto di tutti i det- tagli per il soggiorno. Si tratta di gruppi che vanno da un minimo di quattro ad un massimo di sei persone. Pur avendo lavorato in passato alle dipendenze di un tour operator, posso dire che preferisco decisamente lavorare da free lance in quan- to, nonostante le responsabilità siano maggiori, posso per- mettermi di organizzare le escursioni secondo quelli che sono i miei gusti e quelle che io ritengo essere le cose principali da vedere. Per svolgere quest’attività sono in costante collega- mento con delle società del luogo, che mi permettono di ap- poggiarmi a loro per l’organizzazione del soggiorno dei grup- pi. Da Furtei all’Africa: cosa l’ha spinto ad intraprendere questa strada? Mi ha spinto mio padre che purtroppo non c’è più da un po’ di tempo. Lui era un appassionato di documentari sull’Africa ed io, nonostante fossi ancora bambino, passavo molto tem- po con lui a guardarli. Mi piacevano, ma data l’età, non pote- vo essere completamente assuefatto da quel tipo di program- ma; ma si sa, i bambini sono spugne nell’apprendimento e in quel periodo ho imparato tante di quelle cose sugli animali e gli ecosistemi africani che, una volta diventato grande, mi sono reso conto di aver memorizzato molto bene. Mio padre, da grande appassionato qual era, aveva un grande desiderio ovvero quello di poter visitare l’Africa. Purtroppo è andato Stefano Floris, l’artista con l’Africa nel cuore via troppo presto e non ha potuto realizzare il suo sogno. É stato in quel momento che ho preso la decisione di partire; mi sentivo di doverglielo e l’ho fatto. Da lì è iniziata la mia avventura con il continente africano ed il Kenya in particola- re. Come si svolge la sua giornata tipo in Kenya? Mi occupo di far visitare la savana keniota a gruppi di perso- ne (alcuni decidono di farlo anche come viaggio di nozze) facendo loro scoprire la bellezza di quegli ecosistemi spie- gando loro i segreti del luogo: dalle specie di animali lì pre- senti a tutte le particolarità di quei posti davvero incantevoli. La savana però non è un posto sicuro in ogni suo angolo. Ci possono essere infatti dei rischi enormi per gli esseri umani; pertanto è necessario avere esperienza in loco e soprattutto conoscere i luoghi più sicuri dove poter sostare riducendo a zero i possibili pericoli. Il mal d’Africa è un sentimento comune per chi fa espe- rienze come la sua. E capitato anche a lei? É capitato anche a me e non ho vergogna a raccontare che, al mio rientro in Sardegna dopo il primo viaggio, ho avuto un forte periodo di depressione durato circa quattro mesi. Du- rante questa crisi ho provato avversione per parecchie cose del nostro mondo così “infiocchettato”. Non riuscivo più ad accettare che anch’io potessi essere cresciuto in una realtà così piena di contraddizioni come la nostra. Per capirci posso fare un esempio: in Africa ho visto bambini sorridere pur non avendo nulla, ho visto cosa significa non aver acqua o non buttare nemmeno una briciola di pane. Per fare un banale esempio: io, prima di andare in Africa, ero fra quelli che fa- cevano le docce con grossi sprechi d’acqua: questo tipo di cose ha fatto scaturire un conflitto interiore talmente grande che è stato necesssario del tempo prima dipoterlo superare. Cosa ha dato e continua a dare quest’esperienza dal pun- to di vista umano? Dopo questa esperienza ho imparato ad essere più parsimo- nioso, per esempio nell’utilizzo dell’acqua e del cibo, tutta- via non ho la presunzione di essere diventato una persona migliore. La nostra società infatti non la reputo cattiva, sia- mo cresciuti qui con la nostra cultura ed è normale che svol- giamo un certo tipo di vita. Ciò che però mi manca, ed è una cosa che ha contribuito non poco a generare quel mio mal d’Africa, è quella semplicità e spontaneità degli africani che può essere riassunta benisssimo con quei sorrisi di bambini che riescono ad essere felici pur non avendo gli agi, le prote- zioni mediche, i confort e in generale le cose che noi diamo come “scontate” e che invece lì non lo sono affatto. A cosa è costretto a rinunciare? Non rinuncio a nulla, perché mi piace ciò che faccio e se questo mi obbligasse ad avere delle rinunce forse avrei già smesso di fare la guida turistica. Però non posso nascondere che quando sono laggiù sento fortemente la mancanza dei miei amici e della mia ragazza, che attualmente sta studiando per diventare una guida turistica come me. Amo la mia isola e uno dei motivi che mi dà felicità al mio rientro è poter nuo- vamente frequentare i miei amici sardi. Per fare questo tipo di esperienze occorre una grande preparazione di base. Che cosa dovrebbe fare un ragaz- zo che volesse intraprendere un percorso come il suo? Occorre innanzitutto una buona conoscenza dell’inglese; io col tempo ho imparato anche la lingua del luogo che mi ha permesso di instaurare un rapporto molto più stretto con gli abitanti indigeni. Per diventare una guida safari professiona- le occorre però sostenere un corso di formazione tosto e one- roso allo stesso tempo. Io l’ho fatto con una società che al- l’epoca dei miei studi aveva dei valori e che oggi purtroppo ha perso. Esistono fortunatamente altre realtà; io consiglio la AFGA attraverso cui è possibile intraprendere un percor- so teorico e pratico che si svolge in parte in Italia e in parte in Namibia. Serve tanta passione e un po’ di soldini sia per i costi del corso che per poter pagare le spese di vitto e allog- gio. Superati gli esami si ottiene un attestato attraverso il quale si può iniziare a lavorare come faccio io in maniera del tutto autonoma o proporsi a qualche Tour Operator che svol- ge attività turistica in Africa. Gli ultimi avvenimenti a Parigi hanno fatto il giro del mondo. In Africa però sono presenti numerosi focolai di guerra, alcuni molto cruenti. Cosa può dire a proposi- to? Qualche giorno dopo gli avvenimenti di Parigi ho scritto que- ste parole sul mio profilo Facebook che ti leggo: «Io non metterò nessuna bandiera francese alle mie foto. Perché sarò impopolare ma, pur stringendomi forte ai vicini francesi, avrei come la sensazione di mancare di rispetto a tutti gli altri stati che di atti terroristici abominevoli ne vivono quotidianamen- te. Ma tutto tace. Perché magari non odorano di petrolio. Perché forse non producono uranio o diamanti. Perché pro- babilmente non fanno parte del nostro vicinato o non hanno lo stesso colore della nostra pelle. Trovo che sia assoluta- mente nobile parlarne e unirsi tutti nel cordoglio, non vorrei mi si fraintendesse, ma vi prego dosate il vostro dispiacere, distribuite la vostra amarezza e rabbia spostando gli occhi a 360 gradi. Eviteremo in questo modo di creare involontaria- mente morti di serie A e morti di serie B. Un abbraccio a tutti, soprattutto ai familiari delle persone uccise in questo altro ennesimo scempio». Credo che in questo post sia rias- sunto in poche parole il mio pensiero al riguardo. Per capire come gira la realtà, credo sia importante vedere le cose con i propri occhi; infatti soltanto vedendo capiamo come l’infor- mazione sia spesso distante da certe tematiche che merite- rebbero maggior spazio. Per chi è interessato, proprio per vedere come stanno certe cose, invito tutti coloro che lo de- siderano a partecipare il 3 gennaio prossimo al teatro di Sanluri ad un’esposizione di diapositive dell’Africa che vi illustrerò. Sarà un’occasione per parlare, fra le tante cose, anche del fenomeno del bracconaggio che sta diventando in Kenya una vera e propria piaga. L’ingresso è libero, ma oc- corre prenotarsi subito perché i posti a disposizione sono appena 200, lo si può fare attraverso la mia pagina Facebook “Floris for Africa (Guida Safari Professionale)”. Simone Muscas Furtei Lo scorso 28 novembre si è tenuta presso la Locanda La Rosa di Pauli Arbarei la seconda edizione della Comida española. Fabiano Sanna e Maria Rosa Atzori, gestori del locale, si sono avvalsi della collaborazione del cuoco Walter Soru e di sua moglie Elena Seuca per servire ai propri ospiti un interessante menù con spe- cialità tipiche delle varie regioni della Spagna. Lo chef, origina- rio di Carbonia, è tornato in Sardegna dopo quindici anni di espe- rienza come gestore di un ristorante a Ibiza e vive oggi ad Ales. La cena si è aperta con un piatto misto composto da antipasti di mare, gazpacho, frittata di cipolle e patate accompagnato da una delicata salsa all’aglio. Gli ospiti hanno poi potuto gustare un abbondante piatto di paella con gamberoni, cozze, peperoni e carne di pollo e hanno concluso il loro pasto con una porzione di torta delle isole Baleari, dolce con base di pasta brisée, ripieno di ricotta, formaggio spalmabile, semi d’anice tritati e foglioline di menta. Le pietanze sono state servite con l’accompagnamen- to di sangria, birra e acqua. Per l’occasione, il locale è stato decorato a tema con rose di cartapesta realizzate a mano dai gestori che si sono detti soddi- sfatti del successo dell’iniziativa, giunta quest’anno alla secon- da edizione. La Locanda, inaugurata nel 2005, è il frutto della sapiente ristrutturazione della casa campidanese della nonna di Fabiano Sanna, Anna Maria Carrucciu, sita in via Sant’Agostino. Il loca- le consta di due piccole sale, una delle quali ricavata dal loggia- to ad archi, in origine aperto sul cortile posteriore, e di cinque camere da letto in cui è possibile pernottare su prenotazione per tutto l’anno. Tutte le stanze sono arredate in modo differente l’una dall’altra e hanno al loro interno dettagli vintage che ri- chiamano l’aspetto della tipica casa campidanese. La Comida española ha incuriosito i partecipanti e ha dato loro modo di sperimentare nuove pietanze e di conoscere una cultura altra, peraltro affine a quella sarda, attraverso i sapori e i profumi della cucina spagnola. È apprezzabile il fatto che, in un piccolo paese come Pauli Arbarei, un evento di questo genere si faccia portatore di un’idea di integrazione culturale che passa anche at- traverso il cibo di qualità, scelto con cura sul territorio sardo. Francesca Garau Pauli Arbarei Comida Espa ñ ola : per conoscere la cucina spagnola Stefano Floris PDF Compressor Pro

Transcript of Stefano Floris, l’artista con l’Africa nel cuore · le sue esperienze fatte nel continente...

15 dicembre 201512

Non soltanto nel Medio Campidano, ma anche in buonaparte della Sardegna è un volto abbastanza noto. Lui si

chiama Stefano Floris, abita a Furtei e non sbaglio sicura-mente nel definirlo come “artista poliedrico”. Stefano infattiha un ricco curriculum: è un bravo cantante (ex frontman deiRatti Matti e attualmente impegnato nel gruppo Manifesto69 che propone cover dei Negramaro ed Elisa), un buonintrattenitore e improvvisatore di spettacoli e varietà, un pre-sentatore di successo (fra le tante esperienze addirittura piùedizioni televisive prima su Sardegna Uno e poi su Videolinacon il programma Ratti come Matti), un divertentissimo co-mico e soprattutto un grande amore, quello per l’Africa. Fareuna sintesi di un personaggio così vario non è certo cosa fa-cile; infatti, vista la sua enorme esperienza di vita, si corre-rebbe il “rischio” di scrivere un libro!L’ho contattato soprattutto per una ragione: farmi raccontarele sue esperienze fatte nel continente africano e condividerecon voi lettori gli input che hanno portato un ragazzo cosìsemplice ed umile ad intraprendere un’attività certamente im-pegnativa, ma allo stesso tempo molto “remunerativa” dalpunto di vista umano.Abbiamo incontrato Stefano a casa sua; sono stato accoltomolto gentilmente ed insieme abbiamo cominciato unachiaccherata molto intensa di cui ovviamente vi riassumerò ipunti più salienti.Di che cosa si occupa in Africa e in quali luoghi opera?Grazie a te e al tuo giornale per darmi l’opportunità di parla-re di una delle cose che mi sta più a cuore, ovvero l’Africa.Io sono un musicista di professione, lavoro principalmenteda cantante, produttore e presentatore, ma per circa cinquemesi all’anno svolgo l’attività di guida turistica professiona-le in Africa, prevalentemente nella savana del Kenia e, seppurcon minor frequenza, anche in Namibia e Sudafrica. Svolgoquesto lavoro da free lance e quindi mi occupo di tutto l’iterorganizzativo che va dal reclutamento dei gruppi che espri-mono il proprio desiderio di visitare la savana keniota, al-l’organizzazione di tutto il percorso dal momento in cui que-sti arrivano con l’aereo sino alla messa a punto di tutti i det-tagli per il soggiorno. Si tratta di gruppi che vanno da unminimo di quattro ad un massimo di sei persone. Pur avendolavorato in passato alle dipendenze di un tour operator, possodire che preferisco decisamente lavorare da free lance in quan-to, nonostante le responsabilità siano maggiori, posso per-mettermi di organizzare le escursioni secondo quelli che sonoi miei gusti e quelle che io ritengo essere le cose principali davedere. Per svolgere quest’attività sono in costante collega-mento con delle società del luogo, che mi permettono di ap-poggiarmi a loro per l’organizzazione del soggiorno dei grup-pi.Da Furtei all’Africa: cosa l’ha spinto ad intraprenderequesta strada?Mi ha spinto mio padre che purtroppo non c’è più da un po’di tempo. Lui era un appassionato di documentari sull’Africaed io, nonostante fossi ancora bambino, passavo molto tem-po con lui a guardarli. Mi piacevano, ma data l’età, non pote-vo essere completamente assuefatto da quel tipo di program-ma; ma si sa, i bambini sono spugne nell’apprendimento e inquel periodo ho imparato tante di quelle cose sugli animali egli ecosistemi africani che, una volta diventato grande, misono reso conto di aver memorizzato molto bene. Mio padre,da grande appassionato qual era, aveva un grande desiderioovvero quello di poter visitare l’Africa. Purtroppo è andato

Stefano Floris,l’artista con l’Africa nel cuore

via troppo presto e non ha potuto realizzare il suo sogno. Éstato in quel momento che ho preso la decisione di partire;mi sentivo di doverglielo e l’ho fatto. Da lì è iniziata la miaavventura con il continente africano ed il Kenya in particola-re.Come si svolge la sua giornata tipo in Kenya?Mi occupo di far visitare la savana keniota a gruppi di perso-ne (alcuni decidono di farlo anche come viaggio di nozze)facendo loro scoprire la bellezza di quegli ecosistemi spie-gando loro i segreti del luogo: dalle specie di animali lì pre-senti a tutte le particolarità di quei posti davvero incantevoli.La savana però non è un posto sicuro in ogni suo angolo. Cipossono essere infatti dei rischi enormi per gli esseri umani;pertanto è necessario avere esperienza in loco e soprattuttoconoscere i luoghi più sicuri dove poter sostare riducendo azero i possibili pericoli.Il mal d’Africa è un sentimento comune per chi fa espe-rienze come la sua. E capitato anche a lei?É capitato anche a me e non ho vergogna a raccontare che, almio rientro in Sardegna dopo il primo viaggio, ho avuto unforte periodo di depressione durato circa quattro mesi. Du-rante questa crisi ho provato avversione per parecchie cosedel nostro mondo così “infiocchettato”. Non riuscivo più adaccettare che anch’io potessi essere cresciuto in una realtàcosì piena di contraddizioni come la nostra. Per capirci possofare un esempio: in Africa ho visto bambini sorridere pur nonavendo nulla, ho visto cosa significa non aver acqua o nonbuttare nemmeno una briciola di pane. Per fare un banaleesempio: io, prima di andare in Africa, ero fra quelli che fa-cevano le docce con grossi sprechi d’acqua: questo tipo dicose ha fatto scaturire un conflitto interiore talmente grandeche è stato necesssario del tempo prima dipoterlo superare.Cosa ha dato e continua a dare quest’esperienza dal pun-to di vista umano?Dopo questa esperienza ho imparato ad essere più parsimo-nioso, per esempio nell’utilizzo dell’acqua e del cibo, tutta-via non ho la presunzione di essere diventato una personamigliore. La nostra società infatti non la reputo cattiva, sia-mo cresciuti qui con la nostra cultura ed è normale che svol-giamo un certo tipo di vita. Ciò che però mi manca, ed è unacosa che ha contribuito non poco a generare quel mio mald’Africa, è quella semplicità e spontaneità degli africani chepuò essere riassunta benisssimo con quei sorrisi di bambiniche riescono ad essere felici pur non avendo gli agi, le prote-zioni mediche, i confort e in generale le cose che noi diamocome “scontate” e che invece lì non lo sono affatto.A cosa è costretto a rinunciare?Non rinuncio a nulla, perché mi piace ciò che faccio e sequesto mi obbligasse ad avere delle rinunce forse avrei giàsmesso di fare la guida turistica. Però non posso nascondereche quando sono laggiù sento fortemente la mancanza deimiei amici e della mia ragazza, che attualmente sta studiandoper diventare una guida turistica come me. Amo la mia isolae uno dei motivi che mi dà felicità al mio rientro è poter nuo-vamente frequentare i miei amici sardi.Per fare questo tipo di esperienze occorre una grandepreparazione di base. Che cosa dovrebbe fare un ragaz-zo che volesse intraprendere un percorso come il suo?Occorre innanzitutto una buona conoscenza dell’inglese; iocol tempo ho imparato anche la lingua del luogo che mi hapermesso di instaurare un rapporto molto più stretto con gliabitanti indigeni. Per diventare una guida safari professiona-

le occorre però sostenere un corso di formazione tosto e one-roso allo stesso tempo. Io l’ho fatto con una società che al-l’epoca dei miei studi aveva dei valori e che oggi purtroppoha perso. Esistono fortunatamente altre realtà; io consigliola AFGA attraverso cui è possibile intraprendere un percor-so teorico e pratico che si svolge in parte in Italia e in partein Namibia. Serve tanta passione e un po’ di soldini sia per icosti del corso che per poter pagare le spese di vitto e allog-gio. Superati gli esami si ottiene un attestato attraverso ilquale si può iniziare a lavorare come faccio io in maniera deltutto autonoma o proporsi a qualche Tour Operator che svol-ge attività turistica in Africa.Gli ultimi avvenimenti a Parigi hanno fatto il giro delmondo. In Africa però sono presenti numerosi focolai diguerra, alcuni molto cruenti. Cosa può dire a proposi-to?Qualche giorno dopo gli avvenimenti di Parigi ho scritto que-ste parole sul mio profilo Facebook che ti leggo: «Io nonmetterò nessuna bandiera francese alle mie foto. Perché saròimpopolare ma, pur stringendomi forte ai vicini francesi, avreicome la sensazione di mancare di rispetto a tutti gli altri statiche di atti terroristici abominevoli ne vivono quotidianamen-te. Ma tutto tace. Perché magari non odorano di petrolio.Perché forse non producono uranio o diamanti. Perché pro-babilmente non fanno parte del nostro vicinato o non hannolo stesso colore della nostra pelle. Trovo che sia assoluta-mente nobile parlarne e unirsi tutti nel cordoglio, non vorreimi si fraintendesse, ma vi prego dosate il vostro dispiacere,distribuite la vostra amarezza e rabbia spostando gli occhi a360 gradi. Eviteremo in questo modo di creare involontaria-mente morti di serie A e morti di serie B. Un abbraccio atutti, soprattutto ai familiari delle persone uccise in questoaltro ennesimo scempio». Credo che in questo post sia rias-sunto in poche parole il mio pensiero al riguardo. Per capirecome gira la realtà, credo sia importante vedere le cose con ipropri occhi; infatti soltanto vedendo capiamo come l’infor-mazione sia spesso distante da certe tematiche che merite-rebbero maggior spazio. Per chi è interessato, proprio pervedere come stanno certe cose, invito tutti coloro che lo de-siderano a partecipare il 3 gennaio prossimo al teatro diSanluri ad un’esposizione di diapositive dell’Africa che viillustrerò. Sarà un’occasione per parlare, fra le tante cose,anche del fenomeno del bracconaggio che sta diventando inKenya una vera e propria piaga. L’ingresso è libero, ma oc-corre prenotarsi subito perché i posti a disposizione sonoappena 200, lo si può fare attraverso la mia pagina Facebook“Floris for Africa (Guida Safari Professionale)”.

Simone Muscas

Furtei

Lo scorso 28 novembre si è tenuta presso la Locanda La Rosa diPauli Arbarei la seconda edizione della Comida española. FabianoSanna e Maria Rosa Atzori, gestori del locale, si sono avvalsidella collaborazione del cuoco Walter Soru e di sua moglie ElenaSeuca per servire ai propri ospiti un interessante menù con spe-cialità tipiche delle varie regioni della Spagna. Lo chef, origina-rio di Carbonia, è tornato in Sardegna dopo quindici anni di espe-rienza come gestore di un ristorante a Ibiza e vive oggi ad Ales.La cena si è aperta con un piatto misto composto da antipasti dimare, gazpacho, frittata di cipolle e patate accompagnato da unadelicata salsa all’aglio. Gli ospiti hanno poi potuto gustare unabbondante piatto di paella con gamberoni, cozze, peperoni ecarne di pollo e hanno concluso il loro pasto con una porzione ditorta delle isole Baleari, dolce con base di pasta brisée, ripienodi ricotta, formaggio spalmabile, semi d’anice tritati e foglioline

di menta. Le pietanze sono state servite con l’accompagnamen-to di sangria, birra e acqua.Per l’occasione, il locale è stato decorato a tema con rose dicartapesta realizzate a mano dai gestori che si sono detti soddi-sfatti del successo dell’iniziativa, giunta quest’anno alla secon-da edizione.La Locanda, inaugurata nel 2005, è il frutto della sapienteristrutturazione della casa campidanese della nonna di FabianoSanna, Anna Maria Carrucciu, sita in via Sant’Agostino. Il loca-le consta di due piccole sale, una delle quali ricavata dal loggia-to ad archi, in origine aperto sul cortile posteriore, e di cinquecamere da letto in cui è possibile pernottare su prenotazione pertutto l’anno. Tutte le stanze sono arredate in modo differentel’una dall’altra e hanno al loro interno dettagli vintage che ri-chiamano l’aspetto della tipica casa campidanese.

La Comida española ha incuriosito i partecipanti e ha dato loromodo di sperimentare nuove pietanze e di conoscere una culturaaltra, peraltro affine a quella sarda, attraverso i sapori e i profumidella cucina spagnola. È apprezzabile il fatto che, in un piccolopaese come Pauli Arbarei, un evento di questo genere si facciaportatore di un’idea di integrazione culturale che passa anche at-traverso il cibo di qualità, scelto con cura sul territorio sardo.

Francesca Garau

Pauli Arbarei

Comida Española: per conoscere la cucina spagnola

Stefano Floris

PDF Compressor Pro

15 dicembre 2015 13

Il disagio dell’anima e/o quello materiale: a volte visibile,altre dignitosamente nascosto e metabolizzato da chi lo vive,spesso in abbandono e solitudine, all’interno delle mura do-mestiche. La società moderna ricca ed opulenta cinicamenteci convive. Assuefatta, egoista, senza pudore. Abbiamo l’ob-bligo di porvi rimedio. Così come ci insegnano i tantissimivolontari, cooperanti missionari, laici o cattolici che in que-sta triste realtà operano singolarmente o riuniti in associa-zioni che del volontariato hanno fatto un’autentica missionedi vita. Questo il delicatissimo tema affrontato nel convegno“Vincere disagio ed emarginazione: con solidarietà e acco-glienza è possibile” che l’Associazione Angeli nel Cuore colpatrocinio del Comune di Arbus ha organizzato nell’aulaconsiliare per l’occasione gremita da un numerosissimo edattento pubblico. L’ennesima iniziativa promossa da questaassociazione che in pochi anni di attività «appena tre, natanel 2012 tra mille difficoltà di tipo logistico e strutturale,non ultima la sede,ma tanta buona volontà», ricorda la re-sponsabile Maria Adele Frau, è riuscita a diventare un au-tentico punto di riferimento nella sofferente realtà arburese,in quella da molti ormai (ri)battezzata come “Città delVolontariato”. Analisi, approfondimenti, soluzioni e nume-rosi appelli a combattere la diffidenza per aprirsi al prossi-mo: questo il messaggio più importante giunto dai relatoriche, ognuno per la sua sfera di competenza dopo i saluti delsindaco Antonello Ecca, dell’assessore ai servizi socialiVeronica Aru e di Luciano Aru delegato al volontariato, han-no animato la serata. Il primo intervento, quello di don Etto-

Arbus. Convegno organizzato dall’associazione Angeli nel cuore

“Vincere disagio ed emarginazione: con solidarietà e accoglienza è possibile”

re Orrù, è iniziato con la citazione di due toccanti fatti dicronaca: il libro di Simona Atzori nata senza braccia, scrittri-ce, pittrice e ballerina, e quello di Valentina Pitzalis, ragazzadi Carbonia, sfregiata dal marito con il kerosene. Due esempiche hanno saputo trasformare un handicap (disagio fisico) inun punto di forza per realizzare con caparbietà grandi sognicontro tutti i limiti che gli altri ti pongono. Don Ettore spaziaperò a tutto campo attraverso le grandi contraddizioni di unasocietà: «Si vive sempre più in un mondo virtuale, che crea eproduce disagio, interessata alla nostra vita solo fino a quan-do sei in grado di lavorare e produrre. C’è disagio negli ospe-dali, nel mondo politico e perfino, ammette il sacerdote-teo-logo, pure nel mondo cattolico». Il disagio abitativo è inveceil tema trattato dall’avvocato Emanuela Paschino, responsa-bile Sunia per il Medio Campidano, che evidenzia come il

superamento del disagio e della povertà abitativa dove con-vivono numerose irrisolte vertenze Area, la minaccia o lo sfrat-to abitativo, possa essere superato solo attraverso nuove po-litiche che diano giuste soluzioni a queste sofferenze. Deldisagio scolastico ha parlato Emanuele Melis, docente ed exoperatore Comunità Sorgenti di Morgongiori, che haevidenziato l’altissimo tasso di abbandono scolastico di cuisoffre la nostra isola (tra i più alti in Italia) e della necessitàdi ridurre il forte gap di scolarizzazione attraverso l’aumentodel numero di laureati attualmente a noi sfavorevole che esi-ste tra Italia e paesi comunitari. Del disagio edell’emarginazione nelle carceri ha parlato invece RobertoMoreal, capo area ed educatore nel carcere di Is Arenas, por-tando all’attenzione del pubblico tre struggenti lettere-testi-monianze di chi il disagio lo vive all’interno di quello cheviene definito da uno stesso carcerato «Istituto di tortura psi-cologica contro i familiari e la persona detenuta. Istituto uni-versitario del crimine». Denunce fortissime che fanno a pu-gni con la situazione di Is Arenas, carcere modello, dove idetenuti godono di uno status di semilibertà e della possibili-tà di un lavoro ma che ricordano anche le innumerevoli con-danne da parte della Corte Europea per i diritti umani di cui èstata oggetto l’Italia per le disumane condizioni di vita e dispazi vitali nelle carceri italiane. «Nel disagio è importantela prevenzione - dice la psicologa Alice Bandino a chiusuradei lavori. - Il disagio non va giudicato, solo aiutato col dia-logo e senza pregiudizio».

Gianni Vacca

Vincitore del concorso letterario “Serramanna si racconta” conil racconto “Giocavamo a pallone in strada”, Paolo Casti, gio-vane autore serramannese dal tratto antropologico prosegue lapropria esperienza di ricercatore. Grazie all’utilizzo delle nuo-ve tecnologie a cui si accompagna la consultazione dei benidocumentali attestanti vicende e curiosità delle tradizioni lo-cali, l’ormai collana di “Serramanna insolita” raggiunge il quar-to volume. Da quasi quindici anni e ancora oggi - correva l’an-no duemila quando pensò all’inedita risorsa di internet per lapromozione delle attività locale attraverso l’apertura di un sitoonline tutto serramannese - si dedica al recupero e valorizza-zione della nostra memoria storica. Con quest’ultima faticamantiene vivo il ricordo di fatti e personaggi maturati nell’am-biente paese.In una sua intervista riporta l’attenzione ad esempio su LuigiMuscas. Quanti ricordano “Serramanna, scorci di vita paesa-na”? Vi sono state due edizioni, la seconda come evoluzionedella prima. Correvano gli anni novanta. Due volumi ormaiovviamente fuori catalogo, che adesso si trovano con buonaprobabilità tra scaffali più o meno impolverati appartenenti allebiblioteche personali di pochi nostalgici. Forse è possibile sfo-gliarli presso la Biblioteca Comunale.Poco tempo dopo - sempre negli anni novanta, sindaco in cari-ca Maria Porceddu - grazie al patrocinio del Comune e dellaRegione Autonoma della Sardegna venne realizzata una pub-blicazione sulla ricchezza del patrimonio storico serramanne-se. Si trattava in questo caso di un progetto sperimentale con-dotto nelle scuole medie per la valorizzazione del territorio.Furono raccolte diverse testimonianze fotografiche sulle abi-tazioni nel centro storico, le periferie, toponomastica e costru-zioni, l’urbanistica, e l’agro serramannese, arricchite da datistatistici e informazioni sulle produzioni locali. Un volume de-gno di nota nell’ambito della ricerca sulle risorse locali.Sulla scia di questi pochi e importanti segnali di interesse perla comunità, di cui Paolo certamente conosce i contenuti, con-fluiscono i documenti proposti nei diversi capitoli di “Serra-manna insolita”; giovani e meno giovani vi possono ritrovareuna traccia che appartiene al proprio passato. Presto o tardi iltestimone passerà alle nuove generazioni perché ad esse ap-partiene il nostro futuro.

Giovanni Contu

Paolo Casti raccontaSerramanna

Anche quest’anno grande successo perla mostra mercato “Un’isola di arte esapori” organizzata dalla Pro Loco conil patrocinio del Comune. L’evento,arrivato alla sua quarta edizione e svol-tosi presso i locali dell’ex centro ISO-LA di Villamar nei giorni 5 e 6 dicem-bre, ha permesso agli espositori localidi ogni genere di mettere in mostra ipropri prodotti che hanno spaziatodall’enogastronomia, passando perl’artigianato sino all’hobbistica. Unsoddisfatto Gianluca Atzeni, presiden-te della Pro Loco, ha sottolineato comela manifestazione anche quest’annoabbia fatto registrare un buon succes-so sia per il numero degli espositori par-tecipanti che per il pubblico presentemolto numeroso come, o forse più, ri-spetto gli anni precedenti. «Siamo molto soddisfatti - spiegaAtzeni - non soltanto per il fatto che si è riusciti a dare conti-nuità all’evento, ma anche perché si è potuto osservare comeil prestigio della manifestazione sia gradualmente aumenta-to: ora infatti, la mostra mercato “Un’isola di arte e sapori” èun evento conosciuto e apprezzato ben al di fuori della realtàvillamarese. Per noi della Pro Loco, che avevamo lanciatoquest’idea come scommessa appena quattro anni fa, è moti-vo di grande soddisfazione visto che ora stiamo osservandodei risultati che mai ci saremmo aspettati di poter commenta-re». I numeri dell’evento concordano alla perfezione conquanto detto dal presidente della Pro Loco, infatti rispettoagli anni scorsi gli espositori sono stati 48, ben otto in piùrispetto alla scorsa edizione. Di questi, circa una trentina sonostati espositori villamaresi, mentre la restante parte si è sud-divisa fra rappresentanti dei paesi limitrofi e altri provenientidalla zona oristanese e cagliaritana. «Ci tengo a sottolineare- continua Atzeni - che noi soci della Pro Loco abbiamo ognianno un ruolo importante nella manifestazione, non per que-sto crediamo di essere l’elemento determinante: se infatti dauna parte è vero che noi siamo quelli che mettono in mototutta la macchina organizzativa, è altrettanto vero che gli at-tori protagonisti sono gli espositori che, attraverso la propriaarte e la loro passione, permettono ogni anno di dar lustro eprestigio all’evento».Come accaduto nelle scorse edizioni non è mancato l’angolodella beneficienza: anche durante quest’edizione infattil’Unicef Villamar ha rinnovato l’iniziativa “Adotta unapigotta” per aiutare i bambini africani. Le pigotte, il cui nomederiva dal dialetto lombardo, sono bambole di pezza fatte a

Grande successo per la mostra mercato“Un’isola di arte e sapori”

mano con cui in passato hanno giocato molte generazioni dibambini. L’incasso delle due giornate sarà devoluto per l’ac-quisto di numerosi kit salvavita composti da vaccini, dosi divitamina A, kit ostetrico per un parto sicuro, antibiotici e zan-zariere. Non sono mancate altre iniziative molto particolari,su tutte quella delle classi terze medie dell’Istituto Compren-sivo di Villamar: i ragazzi, al fine di racimolare qualche sol-do per organizzare la gita scolastica, hanno allestito uno standdenominato “pesca miracolosa” dove sono stati venduti nu-merosi oggetti che gli stessi ragazzi hanno recuperato dai lorocassetti o da donazioni fatte da amici e parenti. È stata rac-colta una piccola cifra da utilizzare per l’organizzazione delviaggio scolastico che rimane sempre un appuntamento moltoimportante e tanto atteso dai i ragazzi delle scuole medie.Alla fine della giornata traspare molta soddisfazione fra ilpubblico presente e gli espositori, indipendentemente dal “suc-cesso” riscosso dai propri stand: per tutti infatti, semmai cifosse bisogno di sottolinearlo, sono state due giornate carat-terizzate da tanta socializzazione fra i presenti. Eventi comequesto infatti, al di là del proprio significato stretto, sono uti-li per proporre dei momenti di socializzazione “reale” fra lepersone, merce sempre più rara visto che i metodi di comuni-cazione avvengono sempre più spesso in maniera virtualeattraverso l’utilizzo dei social network. Detto ciò ci si augurache la mostra mercato “Un’isola di arte e sapori” possa avereuna sua quinta edizione il prossimo anno, con la speranzaovviamente che i numeri di partecipazione e gli input regi-strati (tutti estremamente positivi) possano essere mantenutie magari anche migliorati.

Simone Muscas

Villamar

PDF Compressor Pro

15 dicembre 201514

Un avanzo di un milione e trecento-mila euro. Questo quanto emerge dal-l’assestamento del bilancio di previ-sione 2015 discusso il 30 novembredal Consiglio Comunale. Come illu-strato dall’assessore al bilancio, Ma-ria Teresa Paccagnin: «Abbiamo unavanzo vincolato di trecentomilaeuro, e un avanzo libero di un milio-ne. Soldi che, se le contingenze le-gate anche alla legge di stabilità do-vessero rimanere tali, possiamo spen-dere a baneficio di tutta la comuni-tà».Esprime soddisfazione anche l’asses-sore ai lavori pubblici, Stefano Mu-santi, che illustra una serie d’inter-venti che potrebbero essere realizza-ti con l’impiego dei fondi di bilancioavanzati: «La fine dell’anno portabene. Siamo stati fortunati e anchelungimiranti. Adesso vorremmo in-tervenire sulla bitumazione di alcu-ne strade, come nel Villaggio Piras.Vogliamo rendere più decorosa lazona Pip, con i marciapiedi e l’illu-minazione. Gli stessi interventi vor-remmo realizzare nella zona di Zivi-riu, così come in Via Trento, nella

La Banda Musicale “Ennio Porrino” regala un piccolo grande ricono-

scimento al maestro BonaventuraConcas. L’occasione si è presentatadomenica 22 novembre quando all’in-terno dei festeggiamenti in onore diSanta Cecilia, Santa protettrice dellamusica, dei musicisti e delle bandemusicali, con cerimonia specifica surichiesta del direttivo della stessa ban-da si è deciso di intitolare la sala prove e la scuola musicalebandistica al maestro Bonaventura Concas, scomparso qual-che decennio fa ma saldamente nel cuore di tutti gli arburesi.Colui che più di ogni altro ha contribuito attraverso un’atti-vità ultradecennale a rivitalizzare e consolidare tutto il mo-vimento bandistico locale. Una pietra miliare che aveva conla musica un rapporto del tutto speciale e particolare, quelloche in fin dei conti hanno tutte le persone, come luiautodidatte, che a fronte delle enormi difficoltà postbellichedei primi anni 50 e 60 prestò la sua opera, gratuitamente, perinsegnare non solo ad Arbus ma in tutto il circondario l’artepiù bella che possa esistere, quella musicale. La Banda musi-cale “Ennio Porrino” e tutto il movimento bandistico ad Arbuse nelle frazioni ha radici molto salde che si perdono quasinella notte dei tempi. Ingurtosu centro minerario, infatti, giàai primi del ‘900 oltre la sala cinematografica,la squadra dicalcio, la società ciclistica e anche una civettuola vita mon-dana annoverava la sua personale banda musicale della qua-le vi proponiamo una rara immagine d’archivio risalente al1920. Per quanto riguarda Arbus, le attendibilissime notiziericuperate dagli archivi fanno risalire addirittura al 1911 adopera della banda Musicale “San Giuseppe” la prima attivitàbandistica locale. La storia più recente ci racconta invece checorreva il 1978 l’anno in cui si dettano le basi con la “SanGiovanni Bosco” nata nel frattempo dalle iniziative culturalie ricreative oratoriane di don Francesco Tuveri e Bonaventura

Dal primo dicembre lo sportello diAbbanoa di Sanluri sarà online sul sitowww.abbanoa.it. Gli utenti del MedioCampidano potranno così gestire la pro-pria posizione stando comodamente acasa, davanti al proprio computer. Si po-trà presentare la richiesta di un nuovoallaccio, di un subentro o di cessazione,cambiare il proprio recapito e altre va-riazioni contrattuali. Sarà anche possi-bile caricare l’autolettura del propriocontatore e consultare le propria posi-zione.«Sono in corso», informa l’Ente idrico,«la migrazione dei dati dal vecchio siste-ma informatico alla nuova piattaformache rivoluzionerà completamente i servizicon l’attivazione di servizi online». Perqualche giorno lo sportello sarà aperto alpubblico soltanto di mattina dalle 8.15alle 12.30. Negli orari successivi gli ad-detti al servizio dei clienti saranno impe-gnati nel caricamento ed evasione di tut-te le pratiche presentate, i tempi di eva-sione subiranno uno slittamento sino allasistemazione definitiva dei dati. (s. r.)

Sanluri

Medio Campidano:Abbanoa è online Dicembre è un mese speciale per tutti, ma a Villanovaforru

non solo per le festività natalizie. Da quando nel 1982 haaperto il museo civico archeologico di Genna Maria e nellostesso anno è nato il consorzio Sa Corona Arrubia, il Comu-ne dedica l’ultimo mese dell’anno alla promozione e divul-gazione della cultura, nonché alla memoria dell’ex sindacoGiovanni Pu-sceddu, “pio-niere del turi-smo culturalein Marmilla”,scomparso seianni fa.In programma per la consueta manifestazione “DicembreCul-tura”, quest’anno, oltre alla realizzazione dei “Presepi riona-li”, la Consulta giovanile di Villanovaforru organizza labora-tori didattici con bambini e ragazzi. Sabato 19 alle 18.30 nel-la sala mostre temporanee del Museo verrà inaugurata lamostra collettiva “Arte a 360°” degli artisti Annelise Atzori,Marisa Mura e Antonio Russo. Domenica 20 alle 17 nel sa-grato della Chiesa si svolgerà la Festa del Natale organizzatadalla Proloco e dal 27 la Consulta giovanile dedicherà ottogiornate al cineforum “Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino”.La manifestazione proseguirà il prossimo 3 gennaio alle 18nella parrocchia San Francesco d’Assisi con il concerto na-talizio del gruppo cagliaritano Black Soul Gospel Choir eterminerà il 6 gennaio alle 16.30 in biblioteca comunale conla “Tombolissima 2016”.

Marisa Putzolu

“DicembreCultura 2015”

Arbus: la banda musicale Ennio Porrinoricorda il maestro Bonaventura Concas

Concas, a portarci nell’era “moderna”della attività bandistica. Il 6 febbraiodel 1982 la San Giovanni Bosco vieneribattezzata in Banda Musicale “EnnioPorrino” della quale il maestroBonaventura assume la direzione mu-sicale. Direzione musicale passata poiper brevi periodo ad altri direttori tra iquali Anna Maria Dessì, Lino Lampis,Angelo Lino Murtas, Paola Peddis e

Pinuccio Soddu. Nel 1991 viene nominato direttore il mae-stro Giovanni Foddai, tuttora responsabile, diplomato in oboee composizione per banda al conservatorio “Pier Luigi daPalestrina” di Cagliari. Il resto è storia dei giorni nostri conla miriade di riconoscimenti nazionali ed internazionali dicui la Banda “Ennio Porrino” può fregiarsi, un palmares sem-pre più ricco e invidiabile. Tre su tutti il Filicorno d’oro aRiva del Garda nel 2002,nel 1999 la Bacchetta d’Oro aFrosinone e il 1° posto nel 2003 al concorso bandistico inter-nazionale “Città di Sinnai”. Ma come non ricordare la perso-nale direzione riservatale nel 2009 a Cagliari al teatro Alfieridal celebre Jacob De Haan direttore e compositore di famamondiale? Oppure quella del 2012, sempre a Cagliari, di JanVan De Roost, anch’egli di assoluto valore internazionale?L’attività bandistica e il ricambio generazionale è assicuratodalla costante attività della scuola bandistica che coinvolgedai 6 anni in su numerosi appassionati. Il tutto va detto sottola qualificata e appassionata competenza di AlessandroPusceddu, da qualche anno presidente dell’associazione. Pro-getti ambiziosi che interessano però anche altre sfere. Quelloper esempio di allestire un museo dove poter ospitare l’atti-vità ultracentenaria della banda ma anche quello di scrivereun libro (sogno particolare di Chicco Frongia, storicopercussionista della banda) dove raccogliere storie e aned-doti, sicuramente numerosi e interessanti.

Gianni Vacca

1955Sant’Antonio 1983

1914 San Giuseppe

1947 San Lussorio

1920 Ingurtosu

San Gavino. Bilancio di previsione

Più di un milione di euro di avanzozona antistante al cimitero, e in Via Po,all’ingresso del paese». «A me il pattodi stabilità affascina - ha affermato ilsindaco, Carlo Tomasi - e dal Gover-no stanno arrivando tante buone noti-zie. Questo avanzo può essere un var-co e una risorsa importante per la no-stra cittadina. Ho il fattore C, ancheper quanto riguarda l’ospedale daquando sono diventato sindaco si èsbloccato qualcosa, ora questo avan-zo. Sono molto contento». Soddisfa-zione anche dai banchi della minoran-za col distinguo di Garau, Addari eChessa. «Questo avanzo - dichiaraNicola Garau - dimostra come ci aves-simo visto giusto. Eravamo contrarinell’applicare determinate imposte enel vessare inutilmente i cittadini. Miauspico comunque che l’avanzo ven-ga impiegato in maniera corretta e nel-l’interesse di tutta la comunità, non misento di bocciare il bilancio, ma nem-meno di votare a favore. Mi asterrò».Il provvedimento viene votato dallamaggioranza in blocco più Atzori eMamusa dell’opposizione, astenutiGarau, Addari e Chessa.

Lorenzo Argiolas

Villanovaforru

PDF Compressor Pro

15 dicembre 2015 15PDF Compressor Pro

15 dicembre 201516

Guspini

Suoni, colori, profumi dell’AnticoMercato Civico alla vigilia di Natale

costituiranno il filo conduttore della gran-de rievocazione storica in programma perdomenica 20 dicembre lungo via Carducci.Tutto è pronto per “Sa Paschixedda debutega in butega”: «Non resta che confida-re nella partecipazione dei Guspinesi - af-fermano i commercianti della piccola viadel centro, che con la collaborazione degli

esercenti di via Mazzini hanno dato vita all’iniziativa - mariuscire a lavorare fianco a fianco per la realizzazione delprogetto è stata, già di per sé, una piccola vittoria colletti-va».Negozi aperti tutta la giornata e poi musica tradizionale,stand, laboratori, dimostrazioni pratiche, attività di anima-zione per i più piccoli, mostre: «tutto, s’intende - aggiungeRoberto Maccioni, artigiano - nell’ottica di valorizzare l’ar-tigianato locale, gli antichi mestieri, la bellezza di quelletradizioni che, pur rendendoci unici, lentamente facciamoscivolare via. Dovremmo invece andarne orgogliosi - con-clude - e con questa idea abbiamo ricreato il susseguirsi difigure che dovevano alternarsi lungo la via Carducci, in ungiorno qualunque di cent’anni fa, alla vigilia delle Feste».Alle 10, inaugureranno “Sa Paschixedda de butega in butega”i laboratori di panificazione, creazione della fregola sarda,ricamo e cucito, nonché di tintura dei panni con le erbe, allamaniera delle nostre instancabili antenate. In contempora-nea si svolgerà la preparazione aperta al pubblico di “SuGattou”, croccante di mandorle tipico della tradizione nata-lizia sarda.Al mattino sarà inoltre possibile cimentarsi coi mastri cestainella realizzazione de “Is Catteddusu” in giunchi e ramo-scelli d’olivastro, mentre, lungo la via, si riproporranno aipiù piccoli “Is Giogus Antigus”, e si succederannocomparsate e animazioni tratte dal tipico teatro sardo e nonsolo. Spazio anche ai ragazzi dell’associazione giovanile“Guspini 2.0”, che distribuiranno piccoli doni ai bambini, e

agli interventi artistici del gruppo di trampolieri “Cambasde Linna”.Le attività si chiuderanno alle 12 per poi riprendere dalle15 alle 20 con la replica dei laboratori mattutini e la prepa-razione in pubblico del candido “Turroni”, del formaggio,della ricotta e della provola nei pressi del Mercato Civico,dal lato di via Carducci. Anziane del paese si impegneran-no quindi in “Sa Pintadura de su Coccoi”, ovvero nelladecorazione e nell’intaglio dello squisito pane di semoladi grano duro.Nel corso della serata sarà inoltre possibile visitare, al-l’interno dei locali offerti dal Gal Linas Campidano,l’esposizione pittorica a cura di Sara Carboni e le mostre“L’Antico abito tradizionale Guspinese” del Gruppo FolkTradizioni popolari e “Gioielli in Filigrana” a cura di Sal-

vatore Boi. Elemento di assoluta novità, la rievocazionedel “Presepe Vivente”, che si comporrà della vestizionedi Maria, Giuseppe e Gesù, impersonati da una famigliadi Guspini, e del loro passaggio presso ciascuna attivitàcommerciale.«La festa? Un momento di condivisione coi clienti eun’occasione per far gruppo tra di noi» commentano PinaSerpi e Sandra Lobina dall’uscio delle loro attività.Fanno loro eco la giovane Arianna Pibiri dal Mercato Civi-co «Ben vengano eventi che ci permettano di mettere in lucei nostri prodotti» e Romina e Giorgia Dessì, affaccendatedietro al bancone della cartolibreria: «Speriamo che l’even-to si trasformi in una grande festa comune: la gente ha ungran bisogno di ridere e tornare a vedere la luce».

Francesca Virdis

“Sa Paschixedda de butega in butega”

PDF Compressor Pro

15 dicembre 2015 17

Serramanna

Animazionee teatro

Pabillonis

Il mese di dicembre si arricchisce di ap-puntamenti natalizi. Domenica 20 dicem-bre si propone una giornata dedicata al-l’animazione in piazza con l’allestimentodel mercatino di natale aperto agli hobbistied animazione per bambini. Definiti gliappuntamenti a teatro in collaborazionecon SardegnaTeatro, che portera in scena“Esodo” nella sala “Vico Mossa” presso ilocali dell’ExMA nei giorni 20, 21 e 22dicembre. La citata sala conferenze saràimpegnata ancora il pomeriggio del mar-tedì 22 dicembre con il “Concerto di Na-tale” delle classi ad indirizzo musicale del-l’Istituto comprensivo di Serramanna edomenica 27 con l’esibizione dell’ormaiconsueto ed immancabile “Concerto diNatale” della banda musicale “GiuseppeVerdi” di Serramanna. (e.f.)

Domenica 27 dicembre la tela grigia del ca-pannone polivalente di San Gavino Monrealesi tingerà con i colori del natale per la primaedizione di Natale in ReteLo scopo di “Natale in Rete”, prima giornata sportivo - na-talizia dedicata al mondo del calcio giovanile, è quello dioffrire alle società sportive del territorio un momento di in-contro e di svago, una giornata che possa dare la possibilitàdi “fare rete” e di festeggiare l’ormai prossimo Natale trapersone che hanno le stesse passioni: l’amicizia, e il pallone.La passione per il calcio giocato sarà infatti la protagonistaprincipale di un programma più vasto, dove musica eintrattenimento accompagneranno i giovani atleti lungo tuttala giornata .Gli incontri avranno luogo all’interno dell’impianto sportivodel Capannone Polivalente localizzato nell’area del parcheg-gio dell’ospedale. Saranno ammessi a partecipare tutti i gio-vani atleti nati tra il 2005 e il 2009.L’iniziativa, realizzata dall’associazione Mood con la pre-ziosa e fondamentale collaborazione dell’amministrazione co-munale di San Gavino Monreale, vuole ridare centralità aiveri protagonisti dello sport, i giovanissimi. “Sono loro ilfuturo del calcio” dichiarano in coro gli organizzatori “senzala loro passione tutto l’impegno delle società sportive sareb-be vano”.Nel corso della giornata del 27 dicembre San Gavino saràla piccola capitale dello sport giovanile locale. Una sele-zione delle migliori squadre del territorio si incontrerannonel corso di tutta la giornata per festeggiare il Natale facen-do quello che più amano, giocare a calcio. A contorno dellamanifestazione, cibo, musica, intrattenimento, per offrireai partecipanti una giornata all’insegna dello sport e del-l’amicizia. (g.l.p.)

Anche quest’anno sarà un albero stilizzato a rappresentare le feste natalizie inpaese. L’originale “abete di luci”, come l’anno scorso, infatti, illuminerà finoall’Epifania la piazza San Giovanni, in pieno centro storico. Anche alcuneluminarie sono state predisposte nella strada principale del paese per ricordarea tutti i cittadini il Natale.Originale, eccentrico e, per certi versi singolare, il maestoso albero alto 6metri rivestito in tessuto con luci Led colore bianco ghiaccio e una stellagialla in cima. «È intento dell’amministrazione promuovere e valorizzare lefestività natalizie che rappresentano un’occasione per creare importanti mo-menti di aggregazione per la cittadinanza e momenti di sviluppo commercia-le», si rileva dalla determina dove viene affidato l’incarico per la realizzazio-ne dell’opera. Insieme all’albero, anche le facciate delle due chiese sono state addobbatecon le luminarie natalizie. L’incarico dei lavori è stato affidato ad una ditta diMilis, specializzata nel noleggio fornitura e installazione di luminarie natali-zie, per un importo di 5.999 euro.

Dario Frau

L’abete di luci

San Gavino

Sport, passione,amicizia,buona musica

PDF Compressor Pro

15 dicembre 201518

PABILLONIS Prima edizione“Natale a Serrenti”

Far rivivere il paese con un calendario ricco di ap-puntamenti ed iniziative interessanti che le asso-ciazioni del territorio con il patrocinio del Comunedi Serrenti hanno voluto promuovere. Così è natala prima edizione della manifestazione culturale“Natale a Serrenti” fortemente voluta dalle asso-ciazioni serrentesi e l’amministrazione comunale.Fino al 3 gennaio le piazze e i luoghi di incontrodel paese saranno animati dal Concerto di Natale ailaboratori per i bambini, dalla castagnata in piazza allo yoga della risata, dai mercatini diNatale fino alle manifestazioni sportive, per proseguire con il Presepe Vivente, il saggio musi-cale degli alunni e la festa dell’Epifania e tante altre iniziative ancora. Il tutto avviene conspirito autenticamente collaborativo, con il coinvolgimento della popolazione in un ampiospettro di offerte culturali, sportive, musicali, religiose e solidaristiche.Il 17 dicembre alle 18 nelle ex scuole di via Roma l’associazione “Are Ananda” proporrà loyoga del sorriso con la dottoressa Serena Musio. Il 18 dalle 15.30 alle 18 nella casa dei Nonnil’associazione “Chiave del Sol…e” propone un laboratorio di Natale. Il 19 dicembre in piazzadi Chiesa dalle 15 alle 21 ci sarà la rappresentazione del Presepio Vivente curata dall’omoni-mo comitato. Il 20 a Casa Odilia dalle 10 alle 20.30 i mercatini di Natale proposti dall’associa-zione “Suona Sonua”, mentre alle 20.30 nel teatro l’associazione musicale “Giuseppe Verdi”terrà il concerto di Natale. Il 22 alle 19 nel teatro di Serrenti il concerto degli alunni dell’istitu-to comprensivo che seguono il corso ad indirizzo musicale.Tanti gli appuntamenti del 23: alle 16 nelle scuole di via Roma la festa di Natale dell’asso-ciazione “Chiave del sol…e”, alle 18.30 nella scuola di via Eleonora D’Arborea la mani-festazione “Judonatale” della Polisportiva “Serrenti ’84, mentre alle 18 nell’ex mattatoiosi terrà il saggio degli allievi della scuola di musica dell’associazione “Giuseppe Verdi”. Il24 dicembre, il giorno della vigilia l’associazione musicale “G. Verdi” propone il “Natale

in musica” nelle vie cittadinementre dalle 16.30 nella chie-sa di San Giacomo l’oratorioMaria Immacolata si terà lamessa e a seguire il Natale peri poveri. Infine il 3 gennaiodalle 15.30 nella casa deiNonni l’associazione “Chia-ve del Sol” propone la festadell’Epifania.

Gian Luigi Pittau

Nel cuore della Marmilla ha preso il via la manifestazionenatalizia “Collinas Produce”, vetrina agroalimentare, arti-gianale e artistica del territorio. Fino al 6 gennaio numerosistand coloreranno l’ex Monte Granatico. Tra gli espositoriValentino Pusceddu e Daniele Pau con prodotti tipici locali,come la sapa di mosto preparata con la melacotogna bollita,Brunella Pau con le brunelle in orbace, broccato e velluto,Efisio Spanu coi lavori in legno, i dipinti di Gisella Mura, i lavoretti in uncinetto e lana diBonaria Putzolu e l’oggettistica in vetro lavorata con sabbiature a mano e decorate conswarovski di Eleonora Matta. L’atmosfera natalizia sarà arricchita dai presepi rionali e dallospettacolare presepe vivente che si terrà il prossimo 6 gennaio. (m. p.)

Ricco il programma di “Aspettando il Natale,” predispo-sto dal Comune con le diverse associazioni del paese.Si è iniziato domenica 6 dicembre con la commedia “IlPranzo di Famiglia” del Piccolo Teatro Umoristico. Saba-to 12 e domenica 13, in piazza Di Fatima si sono tenuti iMercatini di Natale con stand di associazioni e artigiani.Sempre sabato 12 si è esibito il coro della parrocchia e si sono tenuti i laboratori “Is GiogusAntigus” a cura di Officine Sonore. Ancora stand di artigiani sabato 19 e domenica 20 con lapartecipazione dei produttori agro-alimentri. Giovedì 24 alle 9, nel centro di aggregazione,Natale Ri-creativo con addobbi degli alberi utilizzando materiale di riciclo a cura di “Scara-bocchiando a casa di Sara” e dell’oratorio Anspi. La Pro loco distribuirà dolci ai partecipanti.Il 25 dicembre alle 11 Babbo Natale in Piazza con doni per i bambini. Il 26 e 30 dicembre eil 5 gennaio, alle 22, la Prociv organizza la tombolata. Sabato 26, alle 18, nella casa Museo,dimostrazione e distribuzione del pane e assaggio di prodotti sardi a cura dell’associazioneSantu Juanni. Domenica 27 alle 15 ,in piazza San Giovanni spettacolo di Circo Natalizio perbambini e famiglie. Alle 18 invece, nella chiesa B. V. della Neve, la Scuola Civica di Musicapropone un concerto Gospel. Il 31 dicembre in piazza San Giovanni a cura della Pro Loco sirinnova la tradizione de Su Trigu Cottu. Domenica 3 gennaio, nel centro di aggregazionesociale, esibizione musicale con Spazio Infanzia, Banda Musicale Città di Pabillonis, Scuolacivica di musica e Coro adulti. Mercoledì 6 gennaio, alle 11, la Befana in Piazza con doni edolci per i bambini. Le manifestazioni si concluderanno alle 17 nel salone parrocchiale contombolata per bambini a cura della Prociv e il circolo Anspi.

Dario Frau

Tombolate e musica

“Collinas Produce”

PDF Compressor Pro

15 dicembre 2015 19

Nel 1930 le madri prolifiche venivano premiate dal“duce” con pentole di alluminio. La politica fascistacombatteva la poca natalità incoraggiando, principal-

mente con gli incentivi, i giovani a sposarsi mentre per gliuomini scapoli fu introdotta una tassa sul celibato, “sa tassade is bagadius”, per scoraggiare la voglia di restare ‘single’.Il risultato della campagna fu che i matrimoni aumentaronoma le nascite non crebbero in proporzione, perciò il regimeintrodusse l’esenzione dalle tasse per le famiglie numerose,oltre che l’elargizione di aiuti in denaro e beni vari, e fu isti-tuita l’Opera Nazionale Maternità e Infanzia con il compitodi proteggere la famiglia. La politica ‘demografica’ del fasci-smo si basava sull’esaltazione della donna come madre cheaveva il compito di fare molti figli.Queste politiche non intaccarono la cultura secolare delle no-stre genti. Le donne, quando non erano impegnate ad alleva-re e crescere i figli, lavoravano nelle campagne, partivanopresto la mattina per ritornare alla sera con i piedi gonfi edoloranti, ma orgogliose di poter contribuire al bilancio fa-miliare.Le comunica-zioni socialiavven ivanonei pochi ne-gozi del paeseche vendeva-no di tutto, ali-mentari, de-tersivi e uten-sili, e che era-no dei veri epropri piccoliempori che sid i v i d e v a n oequamente leclienti. Per ledonne la spesaquotidiana rappresentava spesso l’occasione per incontrarsi,scambiare due chiacchiere e ascoltare gli ultimi pettegolezzi.Era facile sentire parte di una storia nel primo negozio edavere poi una versione diversa, arricchita e spesso contra-stante, nell’altro. La vita seguiva ritmi sempre uguali eprestabiliti, e ad un occhio esterno e superficiale poteva sem-brare che nel paese tutto fosse immobile, ma in ogni casa,scandite da ritmi conosciuti, scorrevano vite diverse, a voltericche di sfaccettature impensabili.Le case d’abitazione erano, in generale, povere casupole dipietra o mattoni crudi intonacate parzialmente soltanto al-l’interno e con copertura in tegole, composte generalmenteda una cucina col camino e la stalla al piano terreno, una opiù stanze (dove si dormiva in molti) col fienile al piano su-periore, e finestre molto piccole. I viottoli del paese, percorsida muli e asini, erano le uniche vie di comunicazione tra le

Venerdi 13 novembre nei locali della biblioteca di Pabillonisè stato presentato l’ultimo libro di Sandro Renato Garau,Juan @ Rosada. L’evento è stato organizzato dal Gruppo diLettura di Pabillonis, in collaborazione con l’amministra-zione comunale e col sistema bibliotecario “Monte Linas”della Provincia del Medio Campidano. Venanzio Tuveri,scrittore, ha illustrato brevemente il contenuto del libro aipresenti in sala.Il romanzo raccontato è una storia epistolare, quella di Juane Rosada che sono fratello e sorella. La morte del nonnoavvenuta in Sardegna è il momento che dà l’impronta signi-ficativa al romanzo; il nipote Juan, dall’Argentina dove vive,dovrà raggiungere l’isola per dargli l’ultimo saluto. Juannon è mai stato in Sardegna e coglierà l’occasione per visi-tarla, annusarla, viverla in tutte le sue sfaccettature, e rac-conterà minuziosamente il tutto alla sorella Rosada, che èrimasta in Argentina, attraverso una fitta corrispondenza di

borgate e i paesi vicini.Non c’era l’acqua nelle case, in molte non c’era neanche elet-tricità e, per il bagno, la scelta variava tra un campo all’ariaaperta dietro un cespuglio, una piccola costruzione col tettodi frasche staccata dalle case con funzione di gabinetto, o lastalla dove c’erano gli animali.Un altro luogo dove si socializzava erano le fontane, che inprimavera e in estate diventavano un punto di ritrovo. Ledonne si recavano alle sorgenti con le brocche a prenderel’acqua per lavarsi, cucinare e fare le pulizie di casa, al fiumecon le conche piene di biancheria sul capo a fare il bucato,alla fonte per qualsiasi esigenza, per lavare le stoffe, per ab-beverare le bestie. La fontana era una piccola oasi di allegriae incontro.In questi luoghi si veniva a sapere che alcune madri non ave-vano più latte nel seno per i propri figli e soprattutto per quellepiù povere le altre donne provavano compassione e offriva-no gratuitamente il loro latte per sfamare un’altro neonato,originando quella singolare affiliazione che veniva chiamata“fillu del tita” - figlio di seno. In certi casi le donne che allat-tavano il neonato conservavano un vero affetto, sino a tardaetà, verso il bambino che avevano sfamato. Talvolta capitavache questi bambini, diventati adulti, dimostrassero una veraumanità di carattere.Questa originale e arcaica cultura secolare, maestra di senti-menti, era capace di produrre una fratellanza duratura nel tem-po. Ciò che ha accomunato questa gente è la povertà che sitrasformava in umanità condivisa: una miseria fiera perchécapace di gesti di solidarietà e di indignazione, di chi lavora-va duramente nei campi dieci o dodici ore al giorno per assi-curare la sopravvivenza di tutti. Molto è cambiato da allora,ma ancora oggi permangono i segni drammatici dellacontrapposizione delle classi sociali contro un sistema eco-nomico che non rispetta l’uomo e tanto meno la donna e nondà diritto alla famiglia, mentre continuano ad esistere mortiper parto e sfruttamento salariale.

Mauro Serra

GUSPINI

Presentato Juan @ Rosada,il nuovo libro di Sandro Renato Garau

mail. Lo sfondo della storia sono i racconti delle personeche incrociano Juan nella sua permanenza “allungata” inSardegna, gli trasmetteranno tradizioni, usanze e cultura delnostro territorio. Una suggestiva alchimia che, grazie ai rac-conti, unisce il mondo delle miniere a quello agro-pastora-le, il passato con il presente, la lingua italiana con il sardo.«Questo libro», spiega l’autore, «è fatto con passione, misono divertito a scriverlo. L’e-mail è un escamotage per por-tare avanti il romanzo che vuole uscire dagli stereotipi di cer-te figure o cartoline ormai datate di come eravamo. Il mondosi è evoluto tanto velocemente da farci perdere frammenti dimemorie passate, il libro vuole portare il lettore a conoscereepisodi e fatti del passato, quel passato che ancora in molti dinoi prepotentemente riaffiora nella quotidianità».Il romanzo infatti utilizza uno strumento tecnologico di co-municazione, come le mail, ma riesce a trasmettere al lettorela cultura e le tradizioni del passato. «Uno degli obiettivi del

libro», confessa Sandro Renato Garau, «è quello di raccon-tare particolari dei nostri paesi, quasi dimenticati o scono-sciuti, che purtroppo la ruggine inevitabile del tempo tende afar scomparire». Anche la scelta dell’ambientazione del ro-manzo, il “Campidano medio”, come lo definisce l’autore, èuna predilezione che sta a significare quanto Sandro RenatoGarau sia “attaccato” alle proprie origini e tradizioni.

Stefano Cruccas

Pabillonis

Quando le donne allattavanoanche i bambini di altre madri

PDF Compressor Pro

15 dicembre 201520

Su sadru chi seus pedrendu

Su Pipiu Gesùs

o Babai Nadali

SA NINNIA DE GESÙ BAMBINU

di tziu Arremundicu

Sa scolla fiat torrada a inghitzai de pagus disi, frotzis duas cidas, ma su tempus si futscuncodrau. Sa dì, giai de chitzi, promitiat temporàda, is nuis nieddas e prenas de acuaiant scurigàu su ceu. Is mamas, po mandai is fillus a scolla, nd’iant bogàu a foras de iscasciõis is bistiris de s’Ierru, in cussa fin’e Cabudanni. Is pipias, imprilluzias, no si-ghìant mèda su chi naràt sa mésta, strobadas de is sa tzacarradas de is trõus chi ascu-tant cun timorìa, mancai, imprassendusì cun sa cumpangedd’e bangu po si fai coragiu.Cuncuna, chi dd’iat imparada a menti, torrat a nai in sei in sei, a scusi: Santa Brabara

e Santu Jacu… finas a candu trõu aici fòti ch’iat fàtu tremi fentanas, gennas e murus,ua pipia no si ndi fut poderàda e iat inghitzau a boxi àta “Santa Brabara e Santu Jacu,

Osu potais is crais de lampu, Osu potais is crais de xeu, no lasseis a fill’alléu né in

domu né in su sàtu. Santa Brabara e Santu Jacu!” sighìa de totus is atras, tot’a uaboxi! Pois iat inghitzau a proi, in foras e aintru puru. Po crupa de su pagu dinãi no iantfurriàu pàti a sa crabetura. Sa mésta, spaciau is bòtus de ponni asut’e is su stiddius,cumenti sa proidura fiat prus pagu, iat mandau is piciocheddas a domu insòru. Tòtuscicant acòbiu asut’e is po-tabis, satendu de s’unu as’aturu. Giustina no si futacatada de ua sciof ’eacua e nci fut arruta ain-tru. Totus is cumpanged-das dda castiant e tirantainnantis.Si fut frimada Cadenìa, sachi is pipias lassant a uapàti, no po mobadìa, mapo essi prus pobura de isatras e potat is bistirisaconciàus. Sa pipia iatagiudau sa cumpangeddaa si ndi pesài, sciusta cheu pilloneddu arrut’a s’ol-lu , scindendusì cussapuru. Cadenìa iat potauGiustina a domu sua e sa mama dd’iat asciugàda e postu u bistireddu, aconciàu, de safilla. Aici Giustina, sciuga e cun bistiri sciugu, fut torrada a domu, contendu tòtu a samama sua. «Ma depiast andai propriu a dom’e cussa genti? Funti poburus e… pai-scì…» «Mama, poburus giài, ma onestus. At passau genti arrica cument’e nosu e nom’at agiudau. Funt arricus de dinai ma poburus de buntadi e dinnidadi. Custa est po-bura de dinai ma arrica de buntadi e dinnidadi.» «As a tenni arrexõi tui», iat arrespostusa mama incrubencinci sa conca. Sa pipia iat arrexonàu de manna e sa mama de pipia.«Bogadindi cussu ‘istireddu aconciàu ca ddu fatzzu sciacuài de sa srebidòra e si nceddu torraus.» «Nou mama, custu istireddu mi dd’allogas ca est sinnu de amistadi e aCadenìa nde ddi comporas duus nous!» Aici iat arrespostu sa pipia giudiziosa a samama bantaxera.De sa dì Giustina e Cadenìa fiant diventadas cumpangias mabas a scrobai. A s’incrasi,ca iat scampiàu, apustis prandiu, Giustina fut andada a dom’e Cadenìa e dd’iat cumbi-dada a domu sua, po fai is combitus impari… «Mama, custa est Cadenìa, sa cumpan-gia mia.» Giustina tenìat u aposentu mannu totu po cussa, Cadenìa in d’u aposentuprus pitìu ddoi dromìat cun fradis e sorris, e fiant sesi. Iant fatu is combitus pois iantgiogàu cun is giogus de Giustina. Cadenìa, giogus e bambuleddas aici no nd’iat biumancu in su sonnu. S’incrasi Cadenìa iat torrau su cumbidu a Giustina, ma sa domusua fiat totu uantra cosa, pullida sì, ma misenìa. Candu su tempus ddu premitiat fa-dìant aici: uota a domu de s’una e uantra a domu de s’atra. Ua dì, bessidas primas descolla, fiant passadas a dom’e Cadenìa, ma s’enna fiat serrada. «No ddi fait nuddaGiustina, béi cun mimi.» Fiant passadas apabas de sa domu e sa pipia iat tranzìu uacarrada buida de acant’e su muru scoberrendu u potelitu, paris a terra: «Bisi - dd’iatnau - candu est serrada s’enna, nosu passaus innoi, custu est u passaritziu serchetu!»Giustina fiat spantada de custas cosas, ua domu misenìa ma prena de misteriu.Su tempus passàt e fut arribendu Paschixedda. Is pipius, si scìt, cumentzànt a fueddaitra cussus de su disigiu po arricì s’arregalleddu de su Pipiu Gesùs. «Deu ia a bolli ubratzoleddu po sa bambuledda.» «A mimi m’iat a praxi cussa bambula manna chi estin butega de tzia Fidela!» «Incapas m’at a tocai a m’acuntentai de unas cantu casta-gias, nuxi, nuxedda e duus pistocheddus finis.» «Deu - iat nau Giustina - apu pedìu uabella bambula. - Sciendu giài ca iat’essi stetia acuntentada - e tui Cadenìa?» «A domunosta su Pipiu Gesùs ddoi béit pagu, cuncu annu dda satat puru!»Arribat sa not’e xena e totus is pipius andant prestu a si crocai. Giustina, perou, noagatat assentu in su ‘ètu, no arrennescìat a si dromì. Tot’a uota ddi béit ua bidei. Si fiatsfrotzada de abarrai scìda finas a candu, in domu sua, totus fiant’andaus a si crocai. Sindi fut pesàda, bistida e fiat andada a s’aposentu bonu. Asut’e sa mata de Paschixedda

ddoi fiat sa scatula de sa bambula ch’iat pedìu, nde dd’iat pigàda e, sen’e fai stragatzunci fiat bessìda. Fiat andada a domu de Cadenìa, connoscìat su passaritziu srechetu,fiat intrada a bell’a bellu, citìa citìa e nc’iat postu sa bambuledda a su costau ’e Cade-nìa pedria in is bisus suus. Candu fiat torrada a domu sua iat agatau sa mama pesàdaabetendidda, spantada. «Ma abì fusti, filla mia de su coru.» «Mama seu andada a dom’eCadenìa a ddi potai sa bambula mia, deu ndi tengiu medas, Cadenìa manc’una.» Issadd’iat imprassada prangendu: «Grazias filla mia, oc’annu ses tui chi as fatu s’arregal-lu a mimi, su prus bellu de sa vida mia!»E s’annu puru fessat Su Pipiu Gesùs o fessat Babai Nadali iant fatu u arregallu mannua duas familias: a sa pobura ua bambuledda e a s’arrica u esemplu de bonèsa!

A si ‘ntendi mellus. tziu Arremundicu

In sa poboresaSes naxiu GesusuIs esempius TusuFu tottu grandesaFu tottu bellesaPaxi e allegria. Dormi fill’e coru ecc.

O Angelus baxiCun canticu belluGloria a Deus in CeluA is ominis paxiSu mund’a cumpraxiCun sa melodia. Dormi fill’e coru ecc.

Angelus portaiNovas a is pastorisPo rendir’onorisGesùs visitaiDdeis a incontraiCun Giusepp’e Maria Dormi fill’e coru ecc.

di Murgia Pani Raimondo - Sanluri30. 12. 1919

Postus in camminuFiant’is tre ReisSi prostant’a peisDe Gesus BambinuE fendi s’inchinuCun pregadorìa. Dormi fill’e coru ecc.

Sinzillu de coruIs tre Reis bonusOfferinti is donusMirra, incensu e oruSa guida insoruFu sa stell’e ghia Dormi fill’e coru ecc.

Grutta valorosaPo bellu destinuS’Infanti DivinuT’ha fattu preziosaBetlemme diciosaNad’in profezia. Dormi fill’e coru ecc.

Grutta accoglientiSesi stada appoggiuHas donau alloggiuA Gesus nascentiDda canta sa gentiCun giust’armonia. Dormi fill’e coru ecc.

Gesùs amorosuMira is affriggiusProtegg’is pippiusO Rei piedosuChi tenganta gosuIn s’or’e s’agonia. Dormi fill’e coru ecc.

Gesùs SalvadoriDe s’umanidadiTeni piedadiDe su peccadoriS’innu de amoriOffrir’in poesia. Dormi fill’e coru ecc.

Diviunu MessiaPo Deus ti adoruDormi fill’e coruRiposa ninnia.

Candu

Candu de Paschixedda arribat sa nottino pensis a su chi depis papaima puru a cussu chi non at tentu bona sortie sa cena no si podit procurai.

Càstia in giru ca no nci funt scèti is donuschi lùxint e illùminant is vetrinas,e chi invitant a festegiai cun bellus donuse de fai a is amigus bellas strinas.

Custa funt is dis de sa bontadie a sa genti de diversu colori,depis tratai comenti de mellus fradicun amicìtzia, cun prexu e cun amori.

Ca su Nadali est de is festas sa prus bellapo essi cun totus un amigu,e candu in celu luxit cuss’ìstellaci podis bogai de acanta s’aremigu.

E tui cun s’agiudu de su Messiachi a su mundu est beniu po si salvai,prega a Deus e nara un Ave Mariapo chini a Crèsia oi no podit andai.

Tui canta a boxi in altu una cantzonie lassa perdi s’òdiu e s’egoismu,chi torrit sa paxi in dònnia Natzionie fìnat po sempri in giru su ratzismu.

Gigi Tatti

PDF Compressor Pro

15 dicembre 2015 21

Son tutte belle le mamme del mondo. Lodice anche una canzone, e Ginetta, che lacanzone non la conosceva, ne era assolu-

tamente convinta. La sua mamma era davverola più bella del mondo, e anche la più buona edolce. L’unica persona per la quale avrebbe fat-to tutto. Non tutto tutto, a dire la verità, perchéera ancora troppo piccola, frequentava infatti laquinta elementare, ma, insomma, quello che erain grado di fare.Il suo papà non lo ricordava, ne aveva solo unaimmagine sfocata nella memoria, e dall’età didue anni non l’aveva più visto. Qualche volta,sapendo che le sue compagne avevano tutte unpapà, aveva posto alla sua mamma qualche do-manda per sapere dove fosse andato, ma la ri-sposta era stata sempre uguale. Papà è andatovia, lontano, non so dove.Ginetta a scuola era brava, faceva sempre i com-piti e preparava bene le lezioni. La mamma leaveva dato le chiavi di casa, raccomandandoledi stare molto attenta a non perderle, e lei, che non avevafratelli o sorelle, per non restare sempre sola qualche voltasi ritrovava con Carla, la sua compagna di classe, qualchealtra volta andava a trovare la nonna, molto avanti neglianni, che ogni tanto la mandava a comprare il pane o il lat-te.La mamma di Ginetta lavorava in città, tutte le mattina sialzava attorno alle sei e verso le sei e mezzo usciva per an-dare a piedi fino alla stazione a prendere il treno. Arrivatain città doveva poi prendere un tram perché il suo posto dilavoro era piuttosto distante. Non c’era da meravigliarsiquindi se, quando tornava a casa dopo il lavoro, si sentissepiuttosto stanca.Per quanto Ginetta avesse appena dieci anni, comprendevabene la situazione e, al ritorno dalla scuola, si impegnavanei lavori di casa, come rifare i letti, passare la scopa o lostraccio e, naturalmente, lavare il pentolino usato per scal-dare il latte e la tazza usata per la colazione. Alle volte an-che quella della mamma, se non aveva avuto modo di prov-vedere direttamente. Poi alla sera, quando la mamma anda-va in cucina per preparare la cena, lei la seguiva e osserva-va con attenzione quali erano gli ingredienti da mettere inpentola e la quantità del sale e dell’olio. Perché sentiva ildovere di imparare a cucinare in quanto covava il sogno difar trovare alla sua mamma la tavola già apparecchiata e lacena pronta. E infatti, a poco a poco, imparò e, per evitaredi fare errori, incominciò ad annotare su un quaderno siagli ingredienti che le quantità che di solito la mamma uti-lizzava. Sì, d’accordo, si faceva tutto a occhio, perché nonsi può stare a controllare con il misurino la quantità delsale o dell’olio e neppure quella dell’acqua.Cominciò con le cose semplici, sperimentandole per sé alritorno dalla scuola: un’insalata con una fetta o due di pro-sciutto o una mozzarella, una frittata con due uova, le pata-te bollite con un po’ di olio e formaggio... per poi prosegui-re con la pastasciutta, che non è mica facile come sembrase non la condisci nel modo giusto, o magari una minestra

di lenticchie o ceci con la verdura e la pasta. A dire la veritàuna volta qualcosa non andò per il verso giusto, anzi, a diretutta la verità, non ci fu niente ad andare nel verso giusto.Ginetta aveva deciso di preparare una minestra di fagiolicon la verdura e la pasta. Ne aveva preso una manciatina,ci aveva aggiunto una carota e due foglie di indivia fatte apezzetti e uno spicchio d’aglio. Per quel tipo di fagioli leavevano detto che il tempo di cottura era di tre quarti d’ora,perciò annotò mentalmente in momento in cui aveva acce-so il fornello. Passati i tre quarti d’ora aggiunse una venti-na di spaghetti a pezzetti e anche per loro annotò il tempo,poi, qualche minuto prima di spegnere, aggiunse due cuc-chiai d’olio. Quando pensò che la minestra si fosse raffred-data un po’ versò nel piatto. Purtroppo si accorse subitoche mancava il sale e che i fagioli erano duri, ancora crudi.In cosa aveva sbagliato? Ripensò a quanto aveva fatto e siaccorse di aver dimenticato di metterli a bagno per almenododici ore, come le avevano suggerito in negozio.Mancava un mese a Natale e Ginetta pensò di fare un rega-lo alla sua mamma. Piccolo, forse, ma fatto con il cuore:una torta. Già, ma come farla? Lei le torte non le aveva maifatte e la sua mamma, dati gli impegni di lavoro e la fatica,le faceva raramente. Doveva imparare subito, perché unmese passa in fretta, ma come? Ne parlò con Carla, la suaamica e compagna di scuola, che si mostrò disponibile adarle l’aiuto necessario. Purtroppo neanche Carla le avevamai fatte, però la sua mamma aveva un libro che spiegavacome farle: l’avrebbero letto con attenzione, avrebbero scel-to la torta più semplice e avrebbero fatto le prove.- Ma... aspetta, la mia mamma fa spesso le torte con le mele.Sono la sua specialità. Chiediamo a lei di aiutarci, d’accor-do?- Carla, anche la tua mamma avrà i suoi impegni e...- No no no, ne sarà felice, vedrai.E infatti la mamma di Carla ne fu più che felice. Chiese aGinetta che tipo di torta volesse fare e le mise in mano ilsuo libro di dolci.

- Scusami - disse - ma fra poco devo uscire perun impegno. Però ti assegno il primo compito, ate ma anche a Carla: scegliete il tipo di torta chepreferite e annotate gli ingredienti necessari. Poidomani decideremo come fare. Siete d’accordo?Erano più che d’accordo e incominciarono a leg-gere e a capire come si prepara una torta e qualisono gli ingredienti. Una infinità, a dire il vero.Mandorle, noci, uvetta, farina, lievito, uova, lat-te, yogurt, zucchero, limone... anche il limone,da usarne la buccia per dare un certo gusto, enaturalmente le mele. Ma, se si vuole, qualcheingrediente si può tralasciare. C’erano pure leindicazioni, che Ginetta e Carla lessero e riles-sero, sul come preparare l’impasto. Sì, erano si-cure che la torta sarebbe stata davvero ottima.Il giorno dopo si misero all’opera e la mammadi Carla, accanto a loro, diede i suggerimenti ne-cessari. Intanto calava la sera e quando fu l’oradi mettere la torta nel forno Ginetta si scusò ecorse a casa: fra non molto sarebbe infatti arri-

vata la sua mamma e lei desiderava cominciare a mettereuna pentola sul fuoco.- Domani Carla ne porterà due fette a scuola, una per te euna per lei - disse la mamma della sua amica salutandola -così potrai decidere se la vorrai fare uguale. E se gradiraiun piccolo aiuto ne saremo felici.Quando a scuola suonò la campanella della pausa del mat-tino Carla prese il sacchetto con le fette di torta e ne diedeuna all’amica, che divorò con gusto. Era ottima, tanto buo-na che ne avrebbe mangiato pure un’altra o altre due o tre.Ora a Ginetta non restava altro che organizzarsi, magarifare qualche prova, e al momento giusto comprare l’occor-rente. I giorni passarono e arrivò quel giorno prima di Na-tale. Ginetta andò a comprare uova, farina, lievito eccetera,mise tutti gli ingredienti sul tavolo e cominciò a impastaree preparare il tutto, ma... ecco, aveva dimenticato le man-dorle, e forse... no, le mele c’erano, almeno quelle. E men-tre preparava suonarono il campanello e andò ad aprire: eraCarla con la mamma, con un albero di Natale alto più di unmetro con addobbi e lucine: erano venute a dare una mano.Lavorarono sodo e dopo un’oretta, quando riuscirono a pre-parare tutto, la mamma di Carla si accostò alla cucina espiegò a Ginetta cosa fare.- Ho regolato il forno - disse - alla temperatura giusta. Ac-cendilo mezz’ora prima che arrivi la tua mamma e lascialoandare per 40 minuti, poi spegni. Tanti auguri, Ginetta, a tee alla tua mamma.La mamma di Ginetta arrivò mezz’ora dopo. Sentì subito ilprofumo, si accostò al forno e si commosse.- Grazie, bimba mia adorabile.- Grazie a te mamma, e tanti tanti auguri di buon Natale a tee anche a tutto il mondo. Con la torta e una candelina, per-ché anche una candela porta calore e amore, vero? Però,sai, ti devo confessare che il merito è anche di Carla e dellasua mamma, che mi hanno aiutato davvero molto.I loro cuori si incontrarono in un abbraccio di commozionee d’amore. Sì, sarebbe stato davvero un bel Natale, quello.

La torta di Nataledi Venanzio Tuveri

Il giorno 27 dicembre 2015 alle 16,30 il gruppo Su Crasipresenterà presso il quartiere maiorchino (casa maiorchina ochiesa di San Pietro) una conferenza dal titolo: “I Murgia,una famiglia villamarese vissuta al tempo dell’unificazioned’Italia” e della quale un suo componente, Francesco IgnazioMurgia, venne eletto alla Camera dei Deputati del Parlamen-to italiano durante i primi anni del Regno d’Italia. Sarà un’oc-casione per discutere sulla raccolta dei materiali della fami-glia (foto d’epoca e saggi) e sulla possibilità di una futurapubblicazione di un libro sui Murgia.

Simone Muscas

VILLAMAR

Conferenza sui Murgia,una famiglia villamarese

vissuta ai tempidell’unificazione d’Italia

PDF Compressor Pro