StArt 06

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Mar/Apr 2012 Bimestrale di arte e cultura - Anno 1 num. 6 - Distribuzione gratuita

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Rivista bimestrale di Arte e Cultura redatta da artisti e professionisti del settore. Il tema di questo numero: r-Evolution

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Mar/Apr 2012

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DIRETTORE RESPONSABILEMario Barbarisi

ART DIRECTOR Manuela Coluccino

stARTRegistrazione del Tribunale di Bari n° 10 del 22/03/2011Num. R.G. 820/2011Tiratura 5000 copie

EDITORE Associazione di Promozione Sociale“Muretti a secco”Via Canale D’Alonzo, 15 Gravina in P. (Ba)[email protected]

PROGETTO GRAFICOe IMPAGINAZIONEManuela Coluccino - [email protected]

HANNO COLLABORATONatascia Abbattista, Cosmo Mario Andriani, Pierluca Cetera, Nico Marvulli, Sara Mastrodomenico, Domenico Lamuraglia, Mario Lunari, Francesco Mazzilli, Luca Nuzzolo, Gianni Perrelli, Onofrio Romano.

PUBBLICITÁMandea graphic&webwww.mandea.it

COPERTINAIn copertina illustrazione di Gianfranco BonadiesR-EVOLUTION, Evoluziona le Rivoluzioni opera vincitrice del concorso “Un anno di stART”

STAMPAEurografica di Michele CataldiVia Don S. Valerio, 8 - Gravina in P. (Ba)Tel. 080 3262727www.tipografiaeurografica.it

La partecipazione a stART è assolutamente GRATUITA La scelta di pubblicare o meno il materiale pervenuto rimane ad insindacabile giudizio dell’editore, il quale si riserva di non pubblicar-lo, di pubblicarne solo una parte e/o di farlo in un numero a propria scelta. L’editore si riserva, comunque, il diritto di impaginare il materiale all’interno della struttura grafica e della gabbia d’impaginazione della rivista e di modificare la qualità delle immagini per permetterne la corretta visualizzazione e prestazione.

Rivoluzione-Evoluzione. Quanto queste due parole siano connesse l’una all’altra e quanto influiscano ed interagiscano tra di loro, è impossibile sintetizzarlo in circa 2000 caratteri spazi compresi, ma c’è abbastanza spazio per delle riflessioni.Nell’immaginario collettivo, l’evoluzione ha quasi sempre un’accezione positiva ma, a ben guardare, talvolta genera situazioni negative ed inquietanti.Ad esempio, le rivoluzioni industriali del XVIII e XIX secolo, che tanto benessere e benefici hanno portato alla vita dell’uomo moderno in termini di sviluppo e lavoro, sono state anche l’inizio di moltissime altre problematiche legate all’ambiente, alle lot-te di classe, all’inquinamento, all’emigra-zione di intere popolazioni e generazioni, senza pensare alle tante guerre volute e combattute in nome dello Sviluppo. Eppure da molti sono considerate un passo fondamentale nell’evoluzione del genere umano, nonostante il loro bagaglio di contraddizioni ed ambiguità.A mio avviso quando le cosiddette evolu-zioni sono dettate e generate dall’essere umano, spesso attraverso “Rivoluzioni Epocali”, c’è sempre da preoccuparsi.

Sistematicamente, vanno a favore di alcuni e a discapito di molti altri. Guardando alle Naturali, quelle che riguar-dano i mutamenti degli organismi viventi nel tempo, per intenderci, notiamo che spesso, soprattutto negli ultimi secoli, an-che queste vengono dettate e guidate dalla mano o meglio dalla mente dell’uomo.Moltissimi organismi stanno mutando per-chè i loro habitat sono ormai compromessi e modificati per sempre dall’inquinamento e/o dalla distruzione; alcune specie costrette ad emigrare in mari o luoghi più o meno caldi e tutto ciò certamente non per il rispetto dei naturali cicli della vita e dell’evoluzione.Allora io credo che l’unica Grande Rivoluzione che l’uomo possa fare prima che sia troppo tardi, sia quella Ambientale, il ritorno ad una vita con e non contro la Natura, nel rispetto degli habitat e dei cicli, nella gestione delle risorse più attenta attraverso uno stile di vita eco-compatibi-le- sostenibile. Concettualmente è la cosa più semplice e naturale del Mondo se pensiamo che l’uomo stesso è uno dei milioni di elementi della Natura, ma a lui si sa, le cose semplici non piacciono.

di Francesco Sossio Sacchetti

Anno 1 num. 6 - Mar/Apr 2012

FotografiaVecchio e Nuovo

6TeatroAtti rivoluzionari

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CulinariarEVOLution

16LetteraturaIpse dixit

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CuriosandoPausa caffè

14TecnologieMetano è futuro

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PitturaPenSIERO

rivoluzionario10ViaggiareDubai

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MusicaL’esperienza segna

4CinemaL’uscita dalla fabbrica

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Anni Settanta, Rivoluzione, tutti giù in piazza, futuro instabile... Il fumo negli occhi, scusa mi brucia un po’... Cito un brano contenuto nel nostro nuovo lavoro L’espe-rienza segna e penso a quanto si dice sulla fi ne del Mondo, a questo 2012 che dovrebbe portare la fi ne di un’Era, ad un cambiamento radicale, un’evo-luzione. Sì, un’evoluzione preceduta da una rivoluzione silenziosa (in atto), contrastata da assordanti slogan politico/religiosi e pub-blicitari, atti a destabilizzare e a rendere diffi cile l’aff ermazione di un nuovo pensiero e di un

nuovo rispetto per la Vita nella sua accezione più vasta. È necessario riattivare il pensiero, metterlo in moto. In Pensiero in movimento altro nostro brano, partendo da 1984 di G. Orwell, ho voluto tracciare un parallelismo tra quel 1984 e il periodo storico che stiamo vivendo. Un’educazione “mala-ta” che nasce nelle nostre case e tende a formare un modello di Società omologato basato sull’inibizione sentimentale e su una limitata libertà di pen-siero e di azione. L’invito, in primis a me stesso, (la rivoluzione da compiere) è quello di spegnere i televisori,

farli tornare pregiati oggetti d’arredo, e seduti comodamen-te sul proprio sofà (ma pure per le strade) dare spazio alla pro-pria immaginazione, libertà alle nostre idee. Il tempo passa e ne abbiamo poco a disposizione per sprecarlo. Rischiamo di diventare ombre di noi stessi.

Tutto scorre velocemente e l’apparire prende

il sopravvento e cancella ogni traccia “di spessore”, fi no ad annullare la no-stra persona, a spingerci

verso il “non essere”.

di Luca Nuzzolo - Musicista

Dal Bispensiero alla difficile impresa di Vivere.

Musica

L’esperienza segna. Aria di rivoluzione

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È il tema principale di Tutto e Nulla nata da un concetto di J. P. Sartre presente nel suo L’essere e il nulla. Si può essere rivoluzionari anche con il gesto più piccolo e silenzioso, come aiutare il prossimo, riciclare, evitare di sprecare l’acqua, o anche solo con una canzone o un’idea. Lo sapeva bene il grande Stanley Kubrick da cui abbiamo captato la copertina del disco L’esperienza segna, un Barry Lyndon moderno che spe-riamo non commetta i vecchi

errori, quelle esperienze che l’hanno segnato... Dalle sonorità malinconiche del nostro album, mi auguro emerga dirompente l’idea di Rivoluzione pronta a scardinare ogni immobilismo, a cambiare le cose. Sappiamo che non sarà facile, ma se non ci proviamo non sapremo mai.Fonti• George Orwell, 1984, Collana clas-sici moderni, Ed. Oscar Mondadori• Jean-Paul Sartre, L’essere e il nulla - la condizione umana secondo l’esistenzialismo, Ed. Net PROGRAMMA

RADIOFONICOdi

INTRATTENIMENTO ideato e condotto da

Frank Defeliceautore e interprete di vari personaggi

in collaborazione con: Donatella Santo

parte tecnica e redazionaleLucia Tullo

collegamenti esterniAchille Granieri

interprete di alcuni personaggi

In diretta tutti i giovedi dalle 21.00 alle 23.00 su RADIO CLUB FM 101.3

...anche in streaming e video streaming su

www.zonaradioattiva.it e in replica il sab alle 19.00

e la dom alle 10.00

YouTubeZonaRadioAttiva1

Pagina e gruppo FacebookZona Radioattiva New

[email protected]: 334 2586228

L’esperienza segna | Soluzione “Il titolo racchiude un po’ tutto il mio percorso legato alla musica... un’esperienza che lascia un segno indelebile... un’esperienza che mi ha permesso di raggiungere una certa maturità artistica e/o consape-volezza artistica e allo stesso tempo di ritrovare la giusta attenzione verso ciò che sto facendo... È un disco che parla di vita e inevitabilmen-te anche la mia ci è fi nita dentro”. Luca Nuzzolo

www.soluzione.bizwww.myspace.com/soluzione

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L’avvento della tecnologia di-gitale ha senz’ombra di dubbio costituito, nell’ambito della sto-ria della Fotografi a, una sorta di evoluzione/ri-voluzione, quasi a conferire alla Fotografi a stessa una specie di ri-nascita tecnolo-gica e culturale. Si è infatti passati bruscamente dalla magia alchemica fatta di alogenuro d’argento, acido ace-tico o metabisolfi to di potassio, alla magia dei numeri, alla cui manipolazione è affi data la rap-presentazione di immagini che ritraggono la realtà. Il rapido passaggio dall’ana-logico al digitale ha, infatti, determinato inevitabilmente una profonda riduzione (o in alcuni casi addirittura una ra-pida scomparsa) di determi-nate tecnologie di produzio-ne chimica, a favore dell’avven-to di nuovi sistemi elettronici e dell’ industria dei computer. Altrettanto inevitabilmente questo cambia-mento ha de-terminato una

sorta di rivoluzione culturale nella tecnica di produzione del-le immagini e nella realizzazio-ne-lettura delle stesse.A notti insonni passate alla ri-cerca del miglior abbinamento carta-rivelatore per stampare le nostre immagini con una tona-lità ed un contrasto il più vicino possibile ai nostri gusti, alla mai inesauribile magia del momen-to in cui sulla carta bianca, a po-co a poco, sotto i nostri occhi, appare e comincia gradatamen-te a prender forma l’immagine che abbiamo realizzato, si sono quasi inevitabilmente sostitui-ti una fredda e meno romantica tastiera ed un monitor.Tuttò ciò ha com-portato la na-scita natura-le di gruppi di sostenitori dell’analogico,

assolutamente e molto spesso diffi denti rispetto alle possibili-tà che il digitale off re.

Indubbiamente una fotografi a fatta in camera

oscura nasce attraverso uno scambio di molecole

tra lo stampatore e l’immagine stessa,

ed è frutto di un laborioso e sa-piente lavoro di calcolo di luci, ombre, tempi di esposizione e temperature di sviluppo. Tutto questo conferisce al prodotto fi -nito una autenticità ed irripro-ducibilità assolute, come acca-

de in tutto ciò che è frutto del-

la pro-

Fotografi adi Cosmo Mario Andriani - Fotografo

Vecchio e nuovoDalla magia alchemica alla magia dei numeri.

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Ho cercato forme nell'in-forme, in una situazione a prima vista squallida e poco stimolante, come può esserlo il deposito di un'azienda che raccoglie metallo non più utilizzato per rivenderlo a fonderie o ad altre aziende che ne abbiano in qualche modo bisogno. Ho cercato il bello tra ruggine, spigoli vivi e bagliori accecanti provocati dal sole, circondato da rumo-ri assordanti di macchine per il trattamento dei rottami, o di camion che scaricavano e caricavano.I primi scatti mi hanno da-to coraggio. Sono tornato più volte un quel deposito, continuando la ricerca in uno scenario che ogni volta cambiava, off rendomi sem-pre situazioni nuove, ma dandomi anche la possibilità di provare a riprendere situa-zioni immutate.Quasi tutte le immagini riprendono dettagli, a volte spicchi di masse enormi,

duzione di un artigiano ri-spetto a ciò che è prodotto da una macchina.- Mentre scrivevo questo artico-lo ho tentato di spiegare a mio fi glio di otto anni, che mi che-deva cosa stessi scrivendo, la diff erenza tra fotografi a analo-gica e digitale e mi sono accor-to di quanto diffi cile sia spiega-re ad un bambino nato nell’era delle immagini digitali, che le fotografi e potessero essere pro-dotte utilizzando dei compo-nenti chimici piuttosto che del-le schede di memoria. -É altrettanto vero, però, che la post-produzione al computer di

una fotografi a ha aperto oriz-zonti di precisione e possibili-tà impensabili fi no a qualche hanno fa.

Tutto quello che si faceva molto più

grossolanamente in camera oscura è possible,

oggi, riportarlo nel software di un computer, agendo con una rapidità e semplicità sicuramente

superiori al passato. Inoltre la tecnologia di scatto e cattura delle immagini ha aper-to nuove strade di interpreta-zione e lettura della realtà, con-ferendo, in alcuni casi, la pos-sibilità di registrare più fedel-mente quanto accade davan-ti ai nostri occhi, o, in altri, una possibilità di svonvolgimento e rialaborazione creativa della re-altà stessa. La didattica stessa della Foto-grafi a è mutata e si sono ag-giunti nuovi elementi nella tec-nica di scatto delle immagini e, soprattutto, nell’utilizzo dell’ap-parecchio fotografi co, divenu-to sicuramente molto più com-pleto e complesso rispetto al-le macchine fotografi che di vent’anni fa.

La drastica riduzione dell’utilizzo di pellicola fotografi ca, inoltre, ha

abbattuto enormemente i costi di produzione di

una fotografi a, consentendo ad una più ampia parte di popolazione l’avvicina-mento e l’interesse nei confron-ti dell’Arte fotografi ca. Personalmente noto che c’è sempre un maggior numero

Cosmo Mario Andriani si occupa di Fo-tografi a da 35 anni. È fotografo natu-ralista e insegna Fotografi a presso Uni-versus CSEI nelle principali città pu-gliesi. È testimonial Olympus per l’Ita-lia. Le sue opere sono visionabili sul si-to www.naturalisticphotos.net

di persone che oggi mi chiede della possibilità di frequentare corsi di Fotografi a e che, strada facendo si aff accia alla scoper-ta di un mondo vasto e comple-to di possibilità espressive tra le più impensabili.

Airone (Egretta garzetta) a cacciaCosmo Mario Andriani 2012

di Gianni Perrelli - Fotografo

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Per la prima volta a Milano, una grande retrospettiva ripercorre

la carriera e l’opera di Robert Mapplethorpe, tra i più importanti autori del Novecento che ha infl uenzato con le sue immagini dalla composizione perfetta, generazioni di fotografi e artisti.Il suo tempo è la New York degli anni Settanta e Ot-tanta, quella della rivoluzione pop, del new dada e di Andy Warhol; la città creativa e disinibita della libe-

razione sessuale, dell’esplosione della performance e della body art. La mostra, proveniente dalla Robert Mapplethorpe Foundation di New York, comprende 178 fotografi e e rappresenta un’occasione unica per ripercorrere, con un unico sguardo retrospettivo, il lavoro di Mapplethorpe, dalle prime polaroid di inizio anni Settanta, fi no ai suoi celebri still life, ai fi ori, ai ritratti, alla sconcertante serie dedicata a Lisa Lyon, alle splendide immagini dedicate al corpo maschile, indagato e celebrato come mai prima di allora.

Robert MapplethorpeFino al 9 Aprile 2012 presso la Fondazione Forma MILANOPer informazioni 02.5811.8067 - 02.8907.5419

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e spesso non è possibile, per mancanza di punti di riferimen-to esterni al soggetto, capire le dimensioni reali di quello che è stato riprodotto. L’ho fatto intenzionalmente. Ho cercato di ritagliare un'immagine che avesse senso, riscattando, dalla banalità in cui erano fi niti, la lattina che ci ha dis-setato in una giornata calda, il foglio di stampa che ci ha fatto avere in mano un giornale, il

fi lo di rame che ci ha permesso di leggere a letto, o di guardare negli occhi, di sera, la persona di cui siamo innamorati, fi no a pezzi di macchinari industriali, su cui operai hanno buttato sudore e vita per portare la pa-ga a casa.Vedere quelle cose ormai fuori uso, pronte per essere reintro-dotte nel ciclo produttivo degli uomini per ritornare a stare con loro mi ha fatto pensare a tutto

questo. Rottami di metallo, lavorato dagli uomini, che ha avuto a che fare con gli uomini, e che ora si trova in uno stato di latenza, in attesa che altri uomini facciano ricominciare la sua storia.Non è freddo, non è una cosa morta. Io lo sento vivo, pieno di tutte le storie di cui è stato stru-mento o testimone. Storie che ho cercato, in qualche modo, di rappresentare.

Ho cercato di fare una cosa diffi cile...

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“You say you want a revolution Well, you know. We all want to change the world” ...cantava Jo-hn Lennon nella sua Revolution. Bene... tutti vogliamo cambiare il mondo, chi lo fa attraverso la politica, chi attraverso la ricer-ca, chi non lo fa proprio, chi lo fa attraverso l’arte! L’arte, quel-la vera, quella sincera, quella che ti fa star male e bene, quel-la che ti emoziona, quella che urla, quella che puoi toccare, sentire, ascoltare, vedere, quel-la che in un lampo ti fa capi-re tutto e non ti fa capire nulla, l’arte che comunica il disagio o ciò che c’è di sublime nell’ani-mo umano, l’arte che ti sbatte in faccia con freddezza la socie-tà in cui viviamo.L’arte è quella fi nestra che si trova in bilico tra il nostro mondo interiore e il mondo reale. In molti casi essa è la rappresentante in prima fi la di una rivoluzione.Non sottovalutate la potenza di un qua-dro, di una scultu-

ra, di una installazione, molte volte possono essere più poten-ti di una molotov.C’è chi vorrebbe toglierla nel-le scuole, forse perché si trascu-

ra l’educazione emotiva di una persona, ma da quando è na-to, l’uomo ha sentito l’esigenza di esorcizzare il mondo esterno, lo stesso mondo che vede-

PenSIERO rivoluzionarioStudiando l’arte ci si accorge dell’evoluzione storica e culturale dell’Uomo.

Pitturadi Natascia Abbatista - Video Artist

GALLERY

ARTC O N C E P T S T O R E

Via Genova, 54 - Gravina in Puglia (BA) info: 328 0270756

[ prossima apertura ]

SANTE di Natascia Abbattista - stampa su forex 100x150 cm

L’opera sarà esposta durante la mostra ESPIARE

dal 3 al 25 Marzo 2012 all’ex Convento dei Domenicani

a Ruvo di Puglia (Ba)

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GALLERY

ARTC O N C E P T S T O R E

Via Genova, 54 - Gravina in Puglia (BA) info: 328 0270756

[ prossima apertura ]

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La costellazione di satelliti S.P.O.T. (Satelliti Per l’Osservazione Terrestre) compie il suo moto di rivoluzione attorno al pianeta per l’abituale te-lerilevamento.Allo stesso modo, gli spettatori ruotano attor-no ad alcune sagome dipinte, sostenute da pie-distalli in ferro. Personaggi di un oscuro teatrino domestico che galleggiano nello spazio infi ni-to. Frammenti umani di piccole e insignifi can-ti vicende quotidiane. Reperti archeologici di un mondo che si fossilizza sul nulla spacciato dai mass media. Tutte le fi gure sono velate da to-ni azzurrognoli, come illuminate da schermi te-levisivi. La pittura è veloce, segni controllati si alternano a colature e macchie casuali. Ogni fa-se di lavoro è cristallizzata da vernici trasparen-

ti, opache e lucide, che stimolano un’osservazio-ne anche in controluce. Spot uno. La mamma è ai fornelli. Sorride e guarda nel vuoto. Papà allarga grottescamente la bocca. Imbocca sua � glia. Tra i due non c’è comunicazio-ne. La bambina è tutta imbrattata di sugo.Nello stesso ambiente - come fossero pensieri ma-terializzati o immagini televisive - un uomo trasci-na un cadavere. Sono tutti e due nudi. La scena ap-pare dolente, sembra quasi una sacra deposizione. C’è anche il cadavere di una donna. Ha il volto tu-mefatto e la testa poggia in una pozza di sangue.Spot due. Nella seconda scena, la mamma sta sti-rando. Le manca la parte superiore delle braccia, ma il suo viso appare sempre sorridente. Guarda di fronte a sé, in direzione di una divertente comica

va dalla sua fi nestra emoti-va/sensoriale, attraverso un se-gno, un simbolo. Nel tempo l’ar-tista si è evoluto, dai primi graf-fi ti alle performances contem-poranee, passando da movi-menti artistici come il romanti-cismo, il realismo, l’impressio-nismo, la pop art (ne cito solo una piccolissima parte) e questa sua evoluzione è stata sempre in stretto rapporto con la socie-tà che lo circondava. Studiando l’arte ci si accorge dell’evoluzio-ne storica e culturale dell’Uomo,

attraverso un’opera puoi veder-ci, socchiudendo appena appe-na gli occhi, la guerra di un Pae-se (Guernica di Picasso) il consu-mismo e il benessere di un po-polo (le tante litografi e di star e prodotti di consumo di Andy Wharol) o le rivoluzioni culturali (le performance di Valie Export, Abramovich, Orlan e tanti altri).Per fare una rivoluzione non serve armarsi soltanto di bom-be e fucili, una rivoluzione si può fare in mille modi e a chi vuole togliere la storia dell’ar-

te nelle scuole dico che è so-lo un tentativo per sedare l’ani-mo umano, per lobotomizzare la nostra anima e la nostra testa, ma il tentativo sarà fallimentare perché l’arte ci appartiene dal-la notte dei tempi, e i pochi elet-ti che attraverso la loro creativi-tà la esprimono hanno il dovere di impugnarla come una lama, alzarla al cielo con forza e farla vibrare, affi nchè la sua potenza la possano vedere e sentire più persone, con tanto amore, spe-ranza, passione e... arte.

SPOT. Moto di rivoluzione di Pierluca Cetera - Pittore

Spot 1

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con tanto di torta in faccia. Il papà è inda� arato, sta vestendo suo � glio. Appare premuroso e con-tento. Il bambino si agita felice.Spot tre. È arrivata la sera, il piccolino dorme be-ato. I genitori giacciono sul divano e guardano un reality in tv. La moglie ha i piedi gon� , il suo vol-to sembra una maschera. Dietro il televisore appa-iono � gure di coppie impegnate in diverse posizio-ni erotiche. La sessualità è virtualizzata dal � ltro televisivo. La rivoluzione attorno al microcosmo familia-re è compiuta. Ma un altro giro può comincia-re. Questa volta s’invertiranno i ruoli: un omici-dio a sfondo sessuale, un litigio e degli amplessi si compiono mentre in tv degli spot ci regalano l’immagine della famiglia felice.

Spot 1 Pappa e Ciccia

Spot 2 Stira e ammira

Spot 3 Tranquillo e asciutto

Installazione Piedistalli in ferro (h. 150 cm),

Sagome su tavola dipinte ad olio. Musiche di Alessio Rutigliano. 2011

Spot 2 Spot 3

Fino al 03 giugno 2012 a RIMINIDa Vermeer a Kandinsky. Capolavori dei musei del mondoUn lungo e avventuroso viaggio nella storia dell'arte attraverso ben 70 splendide opere.Luogo: Castel Sismondo RiminiInfo: Tel +39 0422 429999

Fino al 29 aprile 2012 a REGGIO EMILIAIncanti di terre lontane. Hayez, Fontanesi e la pittura italiana tra ‘800 e ‘900.Un centinaio di opere degli Orientalisti italiani.Luogo: Palazzo Magnani - Reggio EmiliaInfo: Tel +39 0522 454437

Fino al 20 maggio 2012 a MILANOTiziano e la nascita del paesaggio modernoCon 50 opere la mostra presenta la nascita del paesaggio moderno nella pittura del '500. Luogo: Palazzo Reale - MilanoInfo: Tel +39 02 88451

Fino al 17 giugno 2012 a RAVENNACaravaggio, Courbet, Giacometti, Bacon, Miseria e splendore della Carne. La grande pittura europea, antica e moderna.Luogo: Museo d'Arte - RavennaInfo: Tel +39 0544 482017

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di Manuela Coluccino - Art Director StART

Portare alle labbra una tazza di caff è fumante è un gesto comu-ne in buona parte del mondo, ma pochi si saranno posti do-mande sull’origine della bevan-da, la sua storia, il suo signifi ca-to sociale. Sulle sue origini vi sono molte leggende. La più “famosa” è quella prove-niente dal Monastero Chehodet nello Yemen, secondo la quale uno dei monaci, avendo saputo da un pastore di nome Kaldi che le sue capre ed i suoi cammel-li si mantenevano “vivaci” an-che di notte se mangiavano cer-te bacche, preparò con queste una bevanda nell’ intento di re-stare sveglio per poter pregare più a lungo. Ulteriori leggende fanno risali-re le origini del caff è gli altipiani dell’Abissinia, dove, pare, siano le sue vere origini. Comunque sia, i resoconti di pa-recchi viaggiatori testimonia-no che l’uso del caff è fosse diff usissimo in tutto l’Oriente Isla-mico alla fi ne del XVI secolo. Secondo al-cuni racconti il caff è stimolando l’intelligenza, la creatività e la fantasia era visto positivamen-te dalla religione islamica che lo contrapponeva al vino che con le sue proprietà considerate ne-

gative era ritenuto responsabi-le di provocare sonnolenza e di-strazione.

Il 1615 è considerata la data in cui il caff è fece la sua comparsa in Europa grazie ai commercianti

veneziani seguendo le rotte marittime che univano l’Oriente con Ve-nezia e Napoli e divenire punto di riferimento per mercanti non solo italiani, ma anche prove-nienti da altri Paesi specialmen-te del centro-nord Eu-ropa. All’epo-ca il caf-fè era

bevuto per sfruttare alcune sue proprietà medicamentose e di-gestive e per questo motivo il suo prezzo era piuttosto eleva-to. La vera rivoluzione si ebbe nel momento in cui si capì che la diff usione del caff è era tale da poter riempire le casse dello Stato. Nacquero le prime “Botte-ghe del Caff è”, la più antica d’Eu-ropa, il Caff è Florian, si trova tutt’ora sotto i portici di Piazza San Marco a Venezia, per batte-re la concorrenza, un caff ettiere fece pubblicare e distribuire un libretto che descriveva ed esal-

tava le proprietà di que-sto elisir d’orien-

te. Il successo fu imme-

In passato era bevuto per le sue proprietà medicamentose, oggi per “staccare la spina”.

Curiosando

Pausa caffè

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diato ed il caff è sia come bevan-da che come locale, si diff use in ogni città italiana. La diff usione del caff è nel mon-do fu facilitata da una lotta di interessi (tanto per cambiare!) tra chi voleva conservare l’esclu-siva delle preziose piantine e chi desiderava ottenere una par-te dei profi tti che esse procu-ravano.Nel 1690 un comando di ma-rinai olandesi sbarco’ sulle co-ste di Moka, nello Yemen, e ri-usci’ ad impadronirsi di alcune piantine: dopo pochi anni, fi ori-rono le prime piantagioni a Gia-va e Sumatra. In seguito, il caf-fè si diff use impetuosamente in tutta l’America Centrale e Me-ridionale dove, specialmente in Brasile, esistono tutt’oggi le maggiori piantagioni del mon-do. Oggi “Andiamo a prendere un caff è”, “Ti off ro un caff è” , “Ci vuole una pausa caff è” son frasi ormai entrate nel lessico comu-ne e le sentiamo più volte du-rante una giornata.

In Italia questo momento rappresenta un vero e

proprio rito e come tale coinvolge più persone:

è infatti abbastanza diffi cile che la pausa caff è venga fatta in so-litudine, di solito si è in com-pagnia.Che il bere questa bevanda sia benefi co per “staccare la spina” è noto, forse non è altrettanto noto che il caff è porta benefi ci al nostro organismo da non sot-tovalutare.Che il caff è sia una bevanda che favorisca le relazioni interperso-nali proprio per il motivo che si è soliti berlo in compagnia non è una novità.

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di Francesco Mazzilli - Chef

“Vorrei solo imparare a respira-re, avere buona Aria.”“Vorrei solo imparare dall’Acqua e averne della buona.”Così gli rispose.Ma non fece altro che aprire orizzonti privi di colore e gioco.Allora riprese a parlare, ritor-nando in un sè temporalmen-te lontano.Il mio “vorrei” nasce da una pro-fonda delusione dell’essere umano, quando si rivelò poco umano e troppo “essere”.

È dalla semplicità che vorrei iniziare.

Così facendo, i colori prenderanno chiarezza,

complicità e forme, rendendo reale uno dei

giochi più entusiasmanti che si conoscano: la vita.

Immagina i frutti, tutta quella vita che la terra sprigiona: pian-te, erbe, alberi, funghi, verdu-re, alghe, muff e; sono loro i no-stri colori, i fi gli della terra, che incorporandoli danno inizio e partecipazione a qualsiasi gioco immaginabile.Ma sai, tutto questo cominciò a cambiare, quando i “fratelli del-la Terra”, gli uomini, iniziarono a procreare e a modifi care quei fi -gli che la Terra generava e par-

toriva in ogni dove, attraverso una volontà di combinazione che dava all’ uomo tutto il ne-cessario per vivere: armonia, sa-lute, medicina.E adesso? L’ “essere” pretende di sostituirle.Annullando i poteri o riducen-doli ad una vita vuota, i “Figli della Terra”, passano da un triste laboratorio.Vuoti, di tutte le essenze di pro-creazione; le loro spettacolari magie, la vita priva di profumo e anima.Fu terribile iniziarsi a questa co-scienza, disanimata, la trasfor-mazione vitale era una verità.Ogni volta che me ne rende-vo conto, cercavo di evi-tare, quella verità che ormai era in distesa continua, ri-tornan-do co-

sì, con più forza e più insistenza.In una notte lontana, dovetti, con un sogno rivelante, porta-tore di inquietudini, far di una coscienza intuitiva un cammino purifi cante.Tedeschi che gridavano a ingle-si, una Terra lontana: l’ Africa.Aerei, gas, insetticidi, Bayer, esperimenti su animali, trasfor-mazioni genetiche, sterilizzanti, piaghe, malattie senza cure.Stavano inventando il male, do-vevano vestirlo di bene e met-terlo dietro una vetrina in mo-do che a tutti sarebbe piaciuta, accettata, senza che ulteriori domande avrebbero intralcia-

to quel grande desiderio: domina-

Ho fatto di una coscienza intuitiva un cammino purificante.

Culinaria

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re per sempre il mondo, o illu-dersi di riuscirci.Mi svegliai ghiacciato, come estratto da un oblò affondato nel più freddo dei mari.In poco tempo mi convinsi che era solo un sogno, l’agitazione finì completamente quando, come tutti i giorni, arrivò l’ora del tavolo, l’ora di “Mangiare” per intenderci.Quell’appuntamento mi creava sempre grande piacere, ma tuttavia non riuscivo mai a normalizzarlo; era una banale rutine di ingurgito merci.

Arriva la mia ora... Inizio ad esserci anch’io

in quel mondo dove tutti possono fare qualcosa;

entusiasta intraprendo i miei viaggi, non ci sono né nonni né padri, che mi tengono vicino a quella naturalezza vissuta sem-pre per tale: cemento, massifica-zione, perbenismo ristoranti che risultavano fabbriche, alimenti che risultavano merce.Ormai avevo scelto. Dovevo continuare, lavorare con ingredienti, scoprirne la lo-ro alchimia, era la mia passione!Una passione che si bruciò con la ormai civiltà bruciata.Fu una rivelazione dopo l’altra. I viaggi e i pochi “Brò” mi svelava-no le facce tristi.Quel sogno, e quei ristori che tanto si vestivano di arte e belle presenze, quel consumismo af-fannoso e cieco, erano verità.Non conoscevo più la Terra, an-che se nel mio naso conservavo tutti i profumi del mondo!Era chiaro che i codici vitali do-vevano essere semplici, e la semplicità l’unico posto dove poter cercare, e continuare così con curiosità il mio viaggio, nel proprio IN.

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...il gusto di amare

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di Sara Mastrodomenico - Collettivo Rase Bari

L’origine come la più grande rivoluzione.

Aprendo il dizionario... non è vero non apro più il dizionario bensì cerco su internet... Ebbene digitando su diziona-rio.corriere.it la parola Rivoluzio-ne ne ho letto attentamente il signifi cato che riporto testual-mente: “trasformazione che si ve-rifi ca in un settore d’attività”. Se intendiamo poi la trasfor-mazione come un cambiamen-to radicale, potremmo intende-re la rivoluzione come il proces-so che porta qualcosa a diventa-re altro da ciò che è. Ma stiamo parlando di evoluzione allora!Per l’ampio e sconfi nato mondo del cinema ci posso essere mil-le strade da percorrere per ana-lizzare cambiamenti, trasforma-zioni e r_Evolution che ne hanno segnato la storia.Un’evoluzione alcune volte det-

tata dal progresso tecnologico, altre volte da correnti di pensie-ro. Alcuni grandi scienziati han-no dedicato la loro vita al perfe-zionamento della macchina da presa e alle sue magie, altri dedi-cano la loro vita a immaginarse-ne gli usi dando vita alla gram-matica cinematografi ca.

Ma da dove è nato tutto? Ecco la nascita del cinema è ciò che più mi aff ascina

della rivoluzione delle immagini.

La più grande R-evolution della storia del cinema è stata la sua scoperta. Un nuovo linguaggio fatto di immagini permetteva di raccontare la realtà a chiunque ne avesse mezzi e possibilità. Ec-co come andò.Nel 1895, August Lumière, nel-lo studio parigino del prestigia-tore Georges Meliés (precursore poi del cinema di animazione), invita il mago ad una rappresen-tazione insolita, la fotografi a in movimento. È la prima volta che Meliés assiste ad uno spettaco-lo cinematografi co e ne rimane sbalordito. È nato il cinema, un’invenzio-ne destinata a rivoluzionare la cultura, l’industria dello spet-tacolo ed i sogni dell’intera so-cietà del XX secolo.

August Lumière, che lavora con il fratello Louis, sa bene che la sua prodigiosa invenzione non è un fatto puramente scientifi -co, ma può diventare uno spet-tacolo popolare per un vasto pubblico. Così i fratelli organizzano la prima proiezione pubblica: in-vitano al numero 14 di Bou-levard de Capucine tutti i di-rettori di teatro di Parigi, in-gresso a un franco. Allestisco-no uno schermo in sala, su di es-so appare una visione fotogra-fi ca, fi n qui nulla di n uovo, ma d’improvviso l’immagine a gran-dezza naturale si anima. Il porto-ne di una fabbrica si spalanca la-sciando uscire un fi otto di ope-rai e operaie. Il movimento è ri-preso dal vivo. Il movimento è stato cattura-to. Questa fu a fi ne ‘800 una del-le più grandi rivoluzioni narra-tive e per fortuna che nel 1910 un giornalista dell’Independent non aveva ragione quando sulle pagine del giornale scri-veva: “A proposito del cine-ma: è assai probabile che que-sta mania fi nirà nel giro di po-chi anni.”

Fonti:Rhiannon Guy, Portala al cinema, Einaudi, Torino, 2006

Cinema

L’uscita dalla fabbrica

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● ore 21.30Concerto Live K-Ant MC & The Last Boh (reggae/rap/alternativo)presentano il loro ultimo album Il Problema

ven 6 aprile● dalle ore 21.30 Carovana musicale per i locali di Gravina con la Sossio BandaIniziativa per la Palestina Giochi di Pace (raccolta fondi per i Summer Camps)

sab 7 aprile ● dalle ore 21.30 Mostra fotografica Cisgiordaniaa cura di Francesca Sbiroli.Proiezione documentari sulla PalestinaCena socialeIniziativa per la Palestina Giochi di Pace (raccolta fondi per i Summer Camps)

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L’itinerario artistico di Pirandel-lo parte dalla novella e approda al teatro e come l’autore porta nella narrativa la sconvolgente novità di un personaggio che, perduta la propria identità, ne va disperatamente alla ricerca, così l’arte e la “fi losofi a” di Piran-dello, arrivate al teatro, ne scon-volgono le strutture. Il teatro dominante, ai primi del Novecento in Italia, era anco-ra quello veristico ottocentesco:

personaggi borghesi, ambien-tazioni borghesi con rappresen-tazione fedele e oggettiva e ve-rosimile della vita quotidiana, retta da regole ferme e indero-gabili (e il derogarne era “scan-dalo”), caratteri ben defi niti e identifi cabili. C’era stato anche l’esempio del teatro dannun-ziano, solenne o arcaicizzan-te e qualche tentativo di rinno-vamento con il cosiddetto “te-atro del grottesco” (L’uomo che incontrò se stesso di L. Antonel-li), ma in fondo questi restarono degli episodi: la profonda novi-tà fu portata da Pirandello.Prima di tutto la realtà propo-sta dal dramma pirandelliano è molteplice, atomizzata, con-traddittoria. Non è più la real-tà veristica, ma una realtà. “Co-sì è (se vi pare)” ne è il primo elo-

quente esempio.Il personaggio di Pirandello, di-versamente da quello tradizio-nale, il quale chiede allo spet-tatore di identifi carsi in lui, di “commuoversi” con lui,

apre un continuo, incessante dibattito, non solo con gli altri

personaggi, ma idealmente con

il pubblico, stimolandolo ad una rifl essione critica.

Lo spettatore è chiamato a par-tecipare in modo nuovo, a “en-trare in scena” anche lui. Esem-pio tipico è Ciascuno a suo mo-do, dove, alla fi ne del primo at-to, il sipario appena calato, si rialza, mostrando una parte del corridoio del teatro che condu-ce ai palchi di platea, il palco-scenico rimane però lo spazio teatrale complessivo con i com-menti di fi nti spettatori e di cri-tici: la discussione riguarda il fatto che l’opera sia tratta da un fatto di cronaca e in eff etti in-tervengono ad un certo punto, i due reali protagonisti della vi-cenda, scandalizzati di vedersi messi in commedia.Questa scelta di Pirandello si-gnifi ca intenzione di abolire la separazione tra arte (teatro) e

L’arte di Pirandello, arrivata al teatro, ne sconvolge le strutture.

di Mario Lunari - AttoreTeatro

CURIOSITÀ Nel 1924 il quotidiano L'Impero pubblicò un telegramma inviato da Pirandello a Mussolini: «Eccellenza, sento che questo è per me il momen-to più proprio di dichiarare una fede nutrita e servita sempre in silenzio. Se l'E.V. mi stima degno di entrare nel Partito Nazionale Fascista, pregierò come massimo onore tenermi il posto del più umile e obbediente gregario. Con devozione intera». A seguito di questa richiesta, fu pubblicamente duramente attaccato da alcuni intellettuali e politici italiani. Pirandello, pur non ritrovandosi caratterialmente con Mussolini e molti gerarchi, non rinnegò mai la sua adesione al fascismo.

Luigi Pirandello 1867 - 1936 Premio Nobel 1934 per la Letteratura

Atti rivoluzionari

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vita (pubblico) e di mescolar-le continuamente: ciò è anco-ra più evidente nell’altro espe-diente (che si compie, con forte metafora, a sipario sempre alza-to), del “teatro nel teatro”.Il teatro non rispecchia più la vita, ma vuole rappresentare se stesso (anche perché la vi-ta è teatro), il farsi della crea-zione artistica, il diffi cile rap-porto tra autore e personag-gi, che diventa espressione simbolica del rapporto uni-versale tra l’uomo e il suo de-stino.Esempio sommo sono Sei per-sonaggi in cerca d’autore do-ve il palcoscenico, che gli spet-tatori trovano entrando in tea-tro, si mostra con il sipario alza-to, «senza quinte né scena, quasi al buio e vuoto». Due scalette ai lati lo mettono in comunicazio-ne con la sala. È in programma la prova mattutina del Giuoco delle parti. Arrivano il Direttore-Capocomico e, alla spicciolata, gli Attori; ultima, attesa e bizzo-sa, la Prima Attrice. Inizia la pro-va. L’usciere del teatro viene in-tanto ad annunciare al Direttore l’arrivo dei sei personaggi che dal fondo della sala, percorren-do il corridoio fra le poltrone, raggiungono il palcoscenico.Ecco allora un teatro che acco-glie un continuo dibattito di idee, che abolisce il confi ne tra scena e platea (arte/vita), che si autorappresenta facendosi sim-bolo della vita. Un teatro com-pletamente nuovo (cui attin-geranno Brecht e altri), il quale, pure, fa nascere sempre la “no-vità” in un contesto quotidiano.Ed è appunto il tradizionale che viene sconvolto e che appro-da a soluzioni originali attraver-so le quali, però, si denunciano ipocrisie, falsità, inganni e au-toinganni.

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di Nico Marvulli - Giornalista

Una vera RI_voluzione dello spazio e del tempo!

Viaggiare

Tra le dune del deserto degli Emirati Arabi Uniti spunta una città fatta di grattacieli, giardi-ni artifi ciali e mall dove si ven-de di tutto e di più. È la me-ta più intrigante e stravagan-te del momento. Amata, ma an-che odiata per le sue contraddi-zioni, è una destinazione ormai presente nelle off erte di tutti i tour operator.Ogni settimana nascono nuo-vi edifi ci, sulla terraferma, come la Rotating Tower, un grattacie-lo che ruota su se stesso, il Burj Khalifa, un grattacielo alto 800 metri che è il più alto del mon-do, ma anche in mezzo al ma-re, come l’hotel più fotografato, il Burj Al Arab, a forma di vela, The palm e The world, una serie di isole che, nell’insieme, pren-dono rispettivamente la forma di una palma e del mondo, vi-sibili persino dallo spazio. Una

città, Dubai, nata da un sogno che con gli anni è diventata re-altà. Una città da mille e 1 notte dove anche la fantasia più sfre-nata è diventata un’attrattiva.

Non c’è limite al potere della mente e alla capa-cità di far nascere dalla sabbia una Disneyland

del turismo di massa. Sciare tra le dune? A Dubai Si può! Dormire in una meravi-gliosa suite in vetro sotto il li-vello del mare circondati dalle meraviglie marine? A Dubai Si può! Visitare i souks più famosi del mondo? A Dubai Si può! Dubai è una commistione di stili e culture che si intreccia-no in quartieri, ognuno carat-teristica di se stesso: Al Basta-kiya il quartiere più antico di Dubai, Bur Dubai un quartie-

re storico separa-to da un torren-te dal quartiere Deira, Jumeirah e Dubai Marina situati nel litora-

le, Downtown Dubai. La vita a Dubai ruota intorno al commercio e ai meravigliosi “Souks”, ovvero i mercati. Fra i souks più famosi troviamo:• il Mercato di Deira Abra, che è uno dei più antichi e dove si trovano in particolare manufat-ti d’arredamento;• lo Spice Souk, il mercato del-le spezie in cui ci si può conce-dere una gradevole passeggia-te fra i colori vivaci e gli aromi piccanti, dolci, pungenti, amari delle varie spezie che si trovano anche sottoforma di olii profu-mati, tisane e rimedi naturali;• il Gold Souk, ovvero il mer-cato dell’oro, il più grande del mondo, dove i negozi sono specializzati nel creare oggetti personalizzati, gioielli ed i tem-pi sono davvero celeri. Il prez-zo fi nale dipende anche da quanto siete accorti nel nego-ziare che qui è d’obbligo per-ché non farlo è segno di male-ducazione.Ma Dubai è anche spiagge me-ravigliose ed escursioni moz-zafi ato tra le dune del deser-

Dubai?

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to. Oltre allo shopping a Dubai è possibile sciare lungo una pi-sta coperta di 400m ed ammi-rare uno degli acquari più gros-si al mondo oltre alla maesto-sità delle dimensioni. Se vole-te viziarvi passate qualche gior-no al Dar Al Masiaf, villette in ri-va al mare con piscina private e circondate da un giardino lus-sureggiante, dove avrete a vo-stra disposizione un maggior-domo 24h al giorno. Dubai è anche meta e base di partenza per vedere gli al-tri Emirati ed entrare nel deser-to fi no all’Oman: qui consiglio un fuoristrada per entrare nelle oasi della regione di Hatta a cir-ca 100km colori e valli meravi-gliose dove potrete sciare sulle dune, affi ttare un quod e cena-re sotto una tenda in pieno de-serto arabo. Non c’è limite a Dubai. Nei prossimi anni sono previste nuove e immense strutture o addirittura complessi i cui no-mi terminano tutti in ‘land’ (Du-bailand, beautyland ecc). Tra le più eccezionali, Hydropolis, un hotel sotto il mare; Al Burj, un altro grattacielo alto 1200 metri tre volte l’Empire State Building di New York; la Dubai Sports Ci-ty, una vera e propria città del-lo sport in cui saranno concen-trati gli stadi e tutte le struttu-re sportive; Motor City, un com-plesso che ospiterà circuiti e pi-ste per le auto da corsa e, infi -ne, il Dubai Mall, il più grande centro commerciale al mondo.Visitare Dubai? Si può e si deve!

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Tutelare e rispettare l’ecosistema non è solo un diritto, ma soprattutto un dovere!

Difendere e amare l’ambiente signifi ca proteggere e amare sé stessi e il prossimo.La crisi ecologica determinata dall’intervento umano sulla na-tura, è arrivata ad un punto tale da poter mettere in dubbio, sul lungo periodo, la sopravvivenza dello stesso genere umano. Proseguendo sulla strada trac-ciata sinora, le generazioni fu-ture rischiano di non avere le stesse opportunità di sviluppo di cui noi abbiamo goduto ed è verosimile che il pianeta che ad esse si presenterà, sarà privo di molte delle risorse di cui noi ab-biamo benefi ciato per conqui-stare il nostro benessere.Noi dipendiamo completa-mente da ciò che di natura-le ci circonda, ed è nel nostro interesse cercare di migliora-re, dove possiamo, l’ambiente

in cui viviamo, per poter vivere meglio noi stessi, per poter vi-vere più sani e sereni. Purtroppo, concretizzare un rapporto idilliaco tra territorio e uomo è meta lontana, ma un primo passo, facile facile, per salvaguardare il nostro ambien-te, è adottare il principio della mobilità ecosostenibile: prefe-rire le auto a metano rispetto a quelle a benzina.Il metano per auto rispetta l’am-biente, per le sue proprietà chi-mico fi siche costituisce la fonte di energia pulita per eccellenza: è il carburante del futuro, infat-ti per la sua struttura molecola-re, il metano presenta un’alta re-sistenza alla detonazione (supe-riore a 120 ottani) che permet-te di utilizzare elevati rapporti di compressione, oltre 12 a 1, sen-za bisogno di additivi chimici

come per le benzine, con il risul-tato di aumentare il rendimento energetico con una notevole ri-duzione dei consumi.Il risparmio, poi, è assicurato, basta confrontare i prezzi al distributore: 1 kg di metano equivale ad 1,5 kg di benzina, ma costa quasi la metà. Una nuova tecnologia proposta da Volkswagen, uno dei mag-giori costruttori di automobili, si chiama BlueMotion Technolo-gies che accompagna il condu-cente verso una guida sempre più responsabile, di maggiore risparmio di carburante e me-no emissioni di sostanze noci-ve. Il modello Passat, per esem-pio, dispone di un’ampia serie di sistemi innovativi BlueMotion Technologies come nella versio-ne TSI EcoFuel con un sistema di propulsione a benzina-gas me-tano particolarmente economi-co, che riduce i costi di gestio-ne fi no al 50% rispetto al siste-ma di propulsione a sola benzi-na. Questo nuovissimo sviluppo off re un duplice vantaggio: da una parte, infatti, grazie alle ac-cise ridotte sugli oli minerali e il prezzo vantaggioso del metano, i costi di esercizio risultano deci-samente inferiori, dall’altra, con le emissioni di sostanze nocive molto più basse, si contribuisce alla tutela dell’ambiente.

Metano è futuro

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di Domenico Lamuraglia - Concessionario

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Il concetto di “rivoluzione passi-va”, così come reinterpretato da Gramsci, si è dimostrato molto fecondo nel decodifi care la cifra del nostro tempo. Ciò che cre-devamo indigeribile per gli as-setti di potere propri della so-cietà borghese e capitalista si è invece dimostrato un favoloso lubrifi cante per le sue dinami-che espansive. La scommessa progressista circa la cifra ever-siva delle istanze del popolo (bisogni, desideri, pruriti ecc.), ossia la loro presunta incompa-tibilità con gli assetti di potere propri della società capitalista, è stata ampiamente persa. Quelle istanze non hanno por-tato alla rivoluzione e quindi al paradiso dell’autonomia, ma so-no state blandite, assecondate e condotte al mulino dei poteri di sempre. Dopo la rivoluzione, dunque, i rivoluzionari sono ri-masti “felicemente” in catene. Una rivoluzione passiva, per

l’appunto. Quest’opera di anni-chilimento è stata perfezionata più di recente. Potremmo dop-piata: alla rivoluzione passiva si è aggiunto il paradigma della “evoluzione passiva”. Ci riferiamo ai discorsi egemo-ni - declinati in ogni sottosiste-ma sociale - della “complessità” e della co-evoluzione.

Tutto è architettato affi nché le entità

soggettive e oggettive abbiano accesso al reale,

alla libera circolazione, in un orizzonte

d’immanenza assoluta, infi ne sgravato dal

simbolico. Il potere, ridotto a mera “gover-nanza”, è chiamato a regolare il traffi co di circolanti equivalen-ti. La realtà è il risultato delle in-terazioni evolutive spontanee

tra le molecole private. Puro movimento positivo, unilinea-re, irreversibile. I grandi teorici contemporanei della comples-sità hanno portato l’immutabili-tà del sistema alla sua sublima-zione cognitiva. Capra, Deleuze, Bateson, Morin, Luhmann di-segnano una realtà di intrec-ci inestricabili, dove l’enorme quantità di relazioni, di cam-biamenti e di transizioni gira a vuoto in maniera perpetua. Ne segue una ricetta etico-politica univoca: l’uomo deve acquisi-re una “saggezza” superiore per comprendere l’intreccio siste-mico e calibrare di conseguen-za un comportamento corret-to, vale a dire funzionale alla perpetuazione della meccanica dell’Universo. Pena, la catastro-fe generale. Il mondo non è più forgiabile, se ne può solo asse-condare il movimento. Il regno della “complessità positiva irre-versibile”.

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del Prof. Onofrio Romano - Sociologo

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Sociologia

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Contribuisci alla divulgazione dell’Arte e la Cultura partecipando attivamente alla crescita di stART

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Distribuzione GRATUITASul territorio murgiano presso edicole e luoghi di maggior interesse pubblico e sui siti:www.rivistart.itwww.arcimurettiasecco.itwww.mandea.it

LA RIVISTAStART è un progetto editoriale bimestrale edito dall’ARCI Mu-retti a secco di Gravina in Puglia (Ba) nato dalla volontà di divul-gare l’arte e la cultura attraverso articoli redatti direttamente da artisti ed esperti del settore, divenendo un “contenitore” di pensieri degli stessi.

PARTECIPARELa rivista è realizzata grazie al contributo economico di Enti e Aziende a cui sta a cuore l’in-formazione culturale del cittadi-no. È strumento di visibilità per coloro che la sostengono grazie alla sua capillare diffusione sia in forma cartacea che attraverso internet e alla stretta correlazio-ne tra le rubriche in essa conte-nute e i soggetti promotori.

Il tema del prossimo numero...

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