Stampa Sannita Catalogo delle testate d’epoca parte.pdf · 2007. 1. 31. · cospicuo numero di...

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1863 - 1923 Stampa Sannita Catalogo delle testate d’epoca

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  • 1863 - 1923Stampa Sannita

    Catalogo delle testate d’epoca

  • 1863-1923 Stampa Sannita, Catalogo delle testate d’epocaBenevento, Palazzo Terragnoli2 febbraio 2007 inaugurazione Emeroteca

    Presidente della Provincia di BeneventoCarmine Nardone

    Vice Presidente Assessore alle Infrastrutture della Provincia di BeneventoPasquale Grimaldi

    Assessore alla Cultura e al Turismo della Provincia di BeneventoGiorgio Carlo Nista

    Dirigente Settore Servizi ai Cittadini della Provincia di BeneventoPatrizia Taranto

    Dirigente Settore Edilizia e Patrimonio della Provincia di BeneventoValentino Melillo

    Consulente Scientifico BibliotecaFerdinando Creta

    Responsabile progetto EmerotecaMichelantonio Panarese

    Progettista e Direttore dei lavori EmerotecaSilvio Ocone

    Catalogo

    Direzione ScientificaFerdinando Creta

    CuraAlessandra Cavoto

    CoordinamentoSarah Festa

    Ordinamento EmerotecaPasqualina D’Amico, Catuisha Minicozzi, Manuela Mongillo, Luigi Mauta,Antonella Parrella, Fabiana Peluso

    Ufficio stampaAntonio De Lucia

    GraficaCarmine De Falco

    OrganizzazioneCooperativa Epsilon

    PROVINCIABENEVENTO

  • Generalmente un pregiudizio accompagnala valutazione sulla storia recente delSannio beneventano, almeno nel periodoche va dalla istituzione della Provincia (25ottobre 1860) ai nostri giorni. Sulla scorta, infatti, della peraltro indubbiacarenza delle infrastrutture, della debolezzadell’apparato produttivo, dell’abnorme svi-luppo del settore primario rispetto agli altrie, più in generale, del basso reddito pro-capite della popolazione, alcuni storici (edovviamente molti tra i non addetti ai lavori)hanno pensato e tuttora pensano a questapiccola realtà territoriale dell’Italia meri-dionale chiamata Sannio con fasulle cate-gorie mentali. Solitamente, infatti, s’inqua-dra questa parte del Paese instaurando laseguente equazione: fragilità economica èeguale ad arretratezza culturale. Tale pre-giudizio, venato di più o meno forti accentirazzisti, vuole in altre parole affermare chesolo le società ricche possono generare pro-dotti intellettualmente e culturalmente evo-luti: ora, questo apparato ermeneutico èsenz’altro efficace per non capire la realtàdelle cose ed, anzi, per nasconderle. È vero,infatti, che il Sannio sia una realtà deboledel Mezzogiorno, a ragione di vicende sto-riche che in questa sede sarebbe improprioelencare, ma questo non significa automati-camente che Benevento sia da considerarsianche culturalmente arretrata. Se così fosse, infatti, non si spiegherebbecome proprio il territorio del Sannio abbiadato i natali (nel periodo di tempo indicatoinnanzi) a personalità davvero eminenti – enon solo a livello nazionale, nei campi dellamedicina, delle scienze umanistiche, dellearti e della stessa imprenditoria. I nomi chepotrebbero essere qui elencati danno lamisura di una vivacità culturale, che trova

    peraltro riscontro anche nel sorprendente ecospicuo numero di Testate giornalisticheattive e presenti nei primi anni dell’Unità,fino al Fascismo, e quindi, con l’età repub-blicana, fino ai nostri giorni. In una Provincia nella quale agli inizi delXX secolo il numero dei cavalli vapore permuovere le industrie locali era infinitesima-le rispetto alla stessa realtà napoletana(figurarsi rispetto alle città più importantidel Nord…) appaiono quasi inspiegabili,secondo una certa logica, le centoquarantaTestate che, nei sessanta anni fino all’in-staurarsi del Fascismo, costituirono il patri-monio giornalistico locale. In una Provinciasegnata da una percentuale altissima dianalfabeti e che, per le leggi del tempo,riservava la partecipazione alla vita pubbli-ca alla sola classe borghese (quella cheaveva fatto il Risorgimento, come sottoli-neò il deputato Antonio Mellusi), è lecitochiedersi: cosa ci facevano tutte quelleTestate? chi le leggeva? e soprattutto chi lecurava, le gestiva, le scriveva?La verità è che una realtà socio-economicastracarica di problemi (senza voler usare leespressioni cui si lasciarono andare alcunitra gli ufficiali piemontesi scesi al Sud per“fare l’Italia”) avvertiva comunque il biso-gno di contribuire alla costruzione di unmondo nuovo. I patrioti che avevano “libe-rato” il Sannio dal potere temporale, inprima istanza; successivamente anche i cat-tolici e, nello stesso tempo, anche i sociali-sti e i “benpensanti” si impegnarono, cia-scuno dal proprio punto di vista, nel farequalcosa di utile e di concreto a favore dellasocietà sannita e della collettività ammini-strativamente appena costituitasi; nel discu-tere; nel confrontarsi; nel capire la realtà ditutti i giorni; nell’intervenire, nei limiti del

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  • possibile, nelle scelte e nelle strategie disviluppo. Ed il luogo dove tutto questopoteva avvenire era, insieme agli altri,appunto la carta stampata. Da qui la ragio-ne del gran numero delle Testate.Certo: quantità non è sinonimo di qualità e,dunque, non tutto ciò che fu edito nel bene-ventano può essere citato a modello di gior-nalismo; ma il fatto stesso che alcuni citta-dini costruivano un progetto editoriale; sicimentavano nel difficile mestiere di ripor-tare notizie e fare inchieste; andavano neinon numerosi stabilimenti tipografici localiper costruire un prodotto accettabile, grafi-camente accattivante e, in una parola, capa-ce di farsi leggere; e che, per di più, tuttoquesto si concretizzasse in un Sanniocostretto a mandare in tutti i Paesi delmondo una parte rilevante dei propri citta-dini, perché altrimenti sarebbero morti difame, ebbene questa vicenda è quanto menorimarchevole e degna della più alta conside-razione.Eppoi bisogna considerare che, nonostantela sostanziale, quasi completa identità diclasse tra giornalisti e politici, le manchevo-lezze, i drammi, le contraddizioni, gli scan-dali della società locale non furono taciutisulle colonne (talvolta graficamente imper-fette) dei giornali locali. Basterebbe a taleproposito guardare allo spazio che la Testatapiù longeva (“Gazzetta di Benevento”)dedicò al tema dell’emigrazione, che purestorici del calibro di Benedetto Croce disde-gnavano di trattare, per avere un’idea delvalore aggiunto della stampa per il Sannio.Questo ruolo, dopo la parentesi del

    Ventennio, durante il quale il numero diTestate crollò di colpo, è stato confermato erafforzato nell’epoca repubblicana che havisto la Stampa in prima linea nel contribui-re alla cultura ed all’esercizio dei nuovidiritti democratici estesi a tutta la popola-zione e non più ad una sua sola parte. La ricchezza delle articolazioni politicheespresse dalle numerose Testate presentinelle edicole (anche nel secondo dopoguer-ra la quantità è un tratto distintivo dellaStampa locale) e la felice vena di molti pro-tagonisti hanno costituito un supporto ineli-minabile alla crescita civile della societàlocale. E non ha senso chiedersi perché, nonostan-te tale elevato e continuativo contributo, ilSannio abbia dovuto comunque essereinquadrato come “terra d’osso” da autore-voli meridionalisti, contrapposto alle terredi “polpa”: non è compito della Stampa,infatti, determinare sviluppo economico; ilsuo mestiere, invece, è un altro e consistenell’informare e, dunque, aiutare i cittadiniad essere consapevoli del proprio presente. E la Emeroteca voluta dalla Provincia diBenevento, ulteriore Sezione dellaBiblioteca e Mediateca dell’ente pubblicolocale, oltre a costituire un servizio fonda-mentale per i cittadini e, più particolarmen-te, per gli studiosi e gli storici, è, in realtà,anche un omaggio a quanti hanno lavoratoper il giornalismo ed, in definitiva, per lastessa società locale.

    Carmine NardonePresidente Provincia di Benevento

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  • L’impegno della Provincia si concretizzaormai da otto anni nella promozione dellaCultura e nella valorizzazione delle risorsedel territorio. Il paradigma entro cui biso-gna agire per attuare una buona politicaculturale prevede due elementi fondamen-tali: l’innovazione e la condivisione.Appare chiaro, infatti, che il nostro patri-monio culturale và promosso, rilanciato etutelato secondo i parametri dell’innova-zione, ma và anche e soprattutto resoaccessibile.Fondamentale, dunque, è la fruibilità. Lapartecipazione dei cittadini e l’aperturadelle istituzioni verso l’utenza permettonodi innescare un circolo virtuoso di idee,saperi, documenti, in un continuo inter-scambio in cui il patrimonio possa final-mente essere goduto e fruito sotto tutti gliaspetti e non solo custodito e conservato.Quella tra il patrimonio culturale e la cittàè un’apertura simbolica che nel caso parti-colare dell’Emeroteca della BibliotecaProvinciale Antonio Mellusi diventa anchefisica: il nuovo ingresso permetterà diaccedere dal Corso direttamente alle rac-colte emerografiche antiche e moderne: unnuovo, ulteriore accesso al patrimoniodocumentale che appartiene a tutti.

    Giorgio Carlo NistaAssessore Cultura

    Provincia di Benevento

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  • Il servizio emeroteca

    Nel 1997 Edgardo De Rimini, giornalistabeneventano, nella premessa della suapuntuale Storia della Stampa Sannita, evi-denziava il preoccupante impoverimentodelle fonti documentarie e storiografichedi Benevento e del Sannio. Segnalava inparticolare il grave disagio che studiosi,ricercatori e soprattutto studenti avvertiva-no nell’affrontare in loco indagini conosci-tive o riscontri storiografici di atti e docu-menti riguardanti i secoli scorsi.Nell’estendere la riflessone anche almondo dell’editoria giornalistica locale,De Rimini, da un lato riconosceva laBiblioteca Provinciale, con tutti i suoi pro-blemi di riordino e riassetto, quale unicaemeroteca a servizio di Benevento, dall’al-tro stigmatizzava l’assenza sul territorio diistituti culturali con la funzione di pubbli-co servizio: carenza questa consideratagrave disonore per la cultura sannita.Se le risorse culturali sono elementi intera-genti all’interno di un sistema territoriale,allora vanno conosciute, conservate e tra-smesse secondo un modello di sviluppointegrato. Se la valorizzazione del patri-monio locale e la conseguente attuazionedi un sistema territoriale si costruisceattraverso la comunicazione e l’informa-zione, allora la biblioteca, con tutti i suoiservizi, deve costituire l’elemento attra-verso il quale si promuove conoscenza e sirende fruibile un bene comune: la cultura. La conoscenza e la condivisione dellerisorse documentarie, in attuazione di quelconcetto di servizio che rende le bibliote-che istituti di democrazia, rappresenta unmodo nuovo di intendere la diffusionecapillare della cultura.La biblioteca contemporanea, tra l’altro, è

    in continua evoluzione. Per rispondere alleesigenze sempre nuove e sempre diversedell’utenza non può quindi limitarsi a(mal) conservare il proprio patrimonio, hal’obbligo, invece, di renderlo sempremeglio e più fruibile, anche se coniugareconservazione e fruizione, ancor oggi,appare impresa difficile. La biblioteca, insomma, se vuole assurge-re al ruolo di pubblico servizio non puòridursi a mero contenitore di libri, di docu-menti, di stampa, semmai per raggiungerel’obiettivo deve necessariamente offrirenuovi strumenti per la ricerca ed attrezzar-si con adeguata progettualità.Dopo la realizzazione della Mediateca edella Sezione Ragazzi, la provinciale siappresta ad offrire all’utenza un nuovoservizio emeroteca. I nuovi spazi, a cui è possibile accedere daun ingresso apposito da corso Garibaldi,resi accoglienti e confortevoli dai lavori diriqualificazione appena conclusi, permet-tono la consultazione di giornali locali enazionali. Le numerose testate di periodiciconservate sono testimonianza fondamen-tale per la ricostruzione storica di periodirecenti e tuttavia poco noti o poco chiari econtinuano ad offrire spunti inconsuetianche per le tematiche più dibattute.Il giornale in genere nelle sue multiformimanifestazioni rappresenta un veicolo cul-turale fra i più significativi e soprattuttopiù caratterizzanti dell’età contemporanea;pur presentando un punto di vista palese-mente parziale, spesso rappresenta l’unicodocumento di un’epoca giunto fino a noi,ma è anche un “documento” di difficileconservazione e quindi preziosissimo. Nato per una vita effimera, presenta nume-

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  • rosi problemi conservativi, dalla circola-zione irregolare alla altrettanto irregolareconfluenza in biblioteca, dalla scarsa dura-ta dei supporti alla difficile scelta fra sal-vaguardia e consultabilità.Ed è per questo che l’attivazione del ser-vizio emeroteca ha sollecitato impegni atutto campo. La Mellusi di Benevento possiede uncospicuo patrimonio di giornali, in parteacquisiti per donazione, in parte per abbo-namento: tutto il materiale con l’aiuto delpersonale interno, con l’abnegazione dellacooperativa Epsilon e di un gruppo di stra-ordinari stagisti è stato visionato e riordi-nato, verificandone la consistenza fino al2006 e rilevandone lo stato di conserva-zione e le lacune nel posseduto. Oltre al nucleo Rari e di Pregio, esistonogiornali in numeri sciolti, per svariateannate, risalenti al periodo fascista: IlPopolo Sannita (1929), Gioventù Sannita(1930), Foglio d’ordini (1934), SannioFascista (1928). Il Mattino (1914-2006) è tra le testate amaggiore consistenza con numeri rilegatifino al 1988 e numeri sciolti, suddivisi inmesi, dal 1989. Le lacune riscontrate sonoin alcuni casi considerevoli, in particolaremancano le annate dal 1958 al 1971 e dal1975 al 1990. Sono rilegate ed in buonostato conservativo alcune annate delMattino Illustrato (1977, 1978, 1981),mentre dell’antica testata del Roma si con-servano volumi rilegati tra il 1869 e il1879, 1930 e il 1943, 1957 e il 1980, oltresvariati numeri sciolti fino al 2000.Numerosi sono i volumi de Il Giornaled’Italia (1914-1923), de Il Popolo di Roma(1931-1940), de Il Popolo d’Italia (1932-1943) e del Mezzogiorno (1919-1929).La parte più cospicua delle collezioni,

    però, riguarda la stampa locale: Messaggiod’oggi parte dal 1962 per arrivare ai gior-ni nostri; La Gazzetta di Benevento, fon-data nel 1989, è presente dalla fondazioneal 2006; Benevento, tra il 1984 e il 1986,in volumi rilegati, e in numeri sciolti, trail 1989 e il 2004; Realtà Sannita è conser-vato in volumi rilegati tra il 1978 e il1987, in numeri sciolti dal 1990; IlQuaderno dalla fondazione nel 1989 adoggi, come Il Sannio Quotidiano, fondatonel 1996. L’Emeroteca, inoltre, possiedetestate particolari come La Voce dellaCampania (fondata nel 1975), in volumirilegati tra il 1975 e il 1980 e numeri sciol-ti tra il 1984 e il 1992.Non esistendo per il passato un servizio diemeroteca, né una programmazione degliacquisti e dell’incremento, il patrimoniomanca di organicità e presenta importantilacune. Colmare questi vuoti, almeno inparte, è uno degli obiettivi che il ServizioEmeroteca si pone, attraverso richiestemirate ad altri istituti o direttamente aigiornali.Il lavoro di recupero di questo patrimonioha visto il suo momento di maggiore impe-gno scientifico nella elaborazione di uncatalogo ragionato, curato con professio-nalità di Alessandra Cavoto, pubblicato inquesta occasione. Il catalogo propone inparticolare l’analisi di 140 testate locali,alcune con vita editoriale brevissima, tracui numeri unici molto preziosi, altre inve-ce di lunga durata: Gazzetta di Benevento1864-1928, Il Lavoro 1895-1922, LaSettimana 1899-1916, La Provincia 1890-1908 e Mefistofele 1884-1892.La pubblicazione, che sarà resa anche online sul portale della Provincia diBenevento, affronta un periodo specifico,ma in prospettiva tutta una serie di ricer-

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  • che approfondite andranno ad affrontare,di volta in volta, aspetti peculiari delle rac-colte, periodi storici specifici, quale il ven-tennio fascista, ed il lavoro di cittadiniillustri che raccolsero e produssero giorna-li, esempio per tutti l’avvocato Francesco(Ciccio) Romano, fondatore, tra l’altro,del periodico Il Secolo Nuovo (1948).L’emeroteca quindi non si pone comeunica finalità la riproposizione delle vec-chie collezioni, bensì di offrire un serviziorinnovato e moderno che incontri le esi-genze del territorio. Se il catalogo ci faràriappropriare di un importante periodo sto-rico, i nuovi spazi, corredati da due posta-zioni internet a disposizione dell’utenza, cioffriranno una comoda e confortevole con-sultazione di tutto il patrimonio emerogra-fico.La volontà di mettere a sistema tutti i ser-vizi, dalla Mediateca alla Sezione Ragazzifino all’Emeroteca, seguendo un precisoindirizzo culturale, fa sì che la Bibliotecaprovinciale A. Mellusi nella sua globalitàsi apra sempre più e sempre meglio alleesigenze della cittadinanza, svolgendo ilruolo di pubblico servizio che le compete.

    Ferdinando CretaConsulente ScientificoBiblioteca Provinciale

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  • I periodici locali della Biblioteca

    Ogni biblioteca ha una sua storia ed unaserie di caratteristiche distintive che le deri-vano dal patrimonio librario che custodisce.È un organismo vivente che prende linfa daipropri libri, dai fondi, dalle collezioni che sisono accresciute negli anni. Ad incideresulla sua fisionomia vi sono più fattori, tracui la vocazione territoriale, la volontà pre-cisa nelle scelte d’indirizzo delle raccolte e,non ultima, la vitalità con cui riesce arispondere alle esigenze della cittadinanzaed alle aspettative degli utenti, in continuaevoluzione.Tra le collezioni della BibliotecaProvinciale “Antonio Mellusi” diBenevento si possono trovare documenti edopere raccolti con passione e dedizionescientifica da diverse generazioni di biblio-fili sanniti, accomunati dall’amore per ilibri e per la propria terra.Le donazioni che si sono succedute nelcorso degli anni hanno contribuito a costi-tuire l’ossatura del patrimonio documentaledivenendo traccia storica e segno dellasocietà nel tempo. Qualsiasi studioso inte-ressato a Benevento ed al Sannio può trarreinformazioni, dati e spunti pressoché infini-ti dal materiale custodito, che talvolta si puòintendere quasi inedito se lo si legge conrinnovato interesse.È questo lo spirito che ci ha condotti ainumerosi periodici della BibliotecaMellusi, patrimonio poco noto al grandepubblico e in alcuni casi non fruibile per laprecarietà dello stato di conservazione (fra-gilità delle rilegature, usura della carte).Da qualche anno è stata avviata, infatti, unaricerca nel sorprendente labirinto del posse-duto librario della Biblioteca, individuando

    come oggetto del nostro studio alcuni fondidell’Emeroteca e, precisamente, i periodicirari e di pregio, i quotidiani storici e i nume-ri unici della stampa beneventana. Data laconsiderevole quantità di materiale presen-te si è scelto di restringere l’analisi ad unpreciso periodo storico compreso tra il 1863ed il 1923: sessanta anni di stampa nelSannio, 140 titoli di periodici locali rilegatiper annata o, più raramente, per testata, checostituivano l’originario patrimoniodell’Archivio Storico Provinciale diBenevento.La raccolta dei giornali, inizialmente appar-tenuti ad Antonio Mellusi, Enrico e AchilleIsernia, Almerico e Alfonso Meomartini,Alfredo Zazo, ed in seguito acquisiti dallaBiblioteca Provinciale, è la testimonianzaperfetta, perché realizzata dagli stessi attori,dello scenario socio-culturale, economico epolitico della città di Benevento negli annisuccessivi alla costituzione della Provinciae precedenti la svolta del ventennio fascista.Si deve a personaggi come Zazo, legati allavita nella nostra provincia e protagonistidella cultura locale, l’esistenza e l’organiz-zazione di un nucleo così pregevole e con-sistente di documenti.La volontà e le professionalità che dal pro-fessore Zazo in poi si sono succedute alladirezione della biblioteca sono state attentee pronte a definire una possibilità di catalo-gazione e conservazione dei Fondi.Naturalmente c’è ancora molto da fare pervalorizzare quel patrimonio, preservarlo daidanni del tempo senza rinunciare alla frui-zione e, quindi, con l’ausilio della tecnolo-gia, dargli una seconda esistenza, digitalenaturalmente, per poter far conoscere e

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  • apprezzare ad un vasto pubblico quellacarta stampata così preziosa. La digitalizza-zione del patrimonio librario antico (maanche moderno) è uno degli obiettivi che lebiblioteche di tutta Europa e delMediterraneo si sono prefissate di raggiun-gere, per ampliare gli scambi e condivideresenza barriere il patrimonio culturale del-l’umanità.Fondamentali, dunque, la divulgazionedelle informazioni inerenti la consistenzadel patrimonio, la valorizzazione dello stes-so che si attua con politiche attive qualiappunto un catalogo (che sia on paper o online), l’ammodernamento degli spazi difruizione dei periodici e dei Fondi speciali,una pubblicazione dedicata, mostre e visiteguidate, convegni e quanto ancora possamantenere desta l’attenzione sul bene libra-rio. E il primo passo in questa direzione è laconoscenza approfondita del posseduto.

    La Stampa e la Politica

    L’aspetto forse più evidente e sensazionale,che emerge anche ad una prima e rapidascorsa dei periodici, è lo stretto legamedella produzione giornalistica con la politi-ca. Anche se di comunicazione di massanon si può parlare, i giornali si caratterizza-vano a pieno titolo come strumento di pro-paganda.Sembra che la stampa locale tentasse, e nonsappiamo se effettivamente riuscisse, diinfluenzare notevolmente l’opinione pub-blica. Non bisogna dimenticare, infatti, chetutto sommato era una sparuta minoranzaad essere in grado di leggere, del restoerano ben pochi anche gli aventi diritto alvoto.La propaganda politica era la priorità asso-

    luta di molte testate, che addirittura talvoltanascevano appositamente per la campagnaelettorale, per poi morire subito dopo, adelezioni avvenute.In alcuni casi i giornali erano organo uffi-ciale di partito, in altri si limitavano a par-teggiare più o meno calorosamente perl’una o l’altra fazione e, comunque, il dibat-tito politico era il cardine intorno a cui ruo-tava l’intero periodico.E, non paghi, sul ruolo e la funzione dellastampa locale si dibatteva sui giornali stes-si.Nel primo numero de La Penna, datato 20agosto 1913, l’articolo di presentazioneoffre un quadro lucidissimo, non privo diumorismo pungente, della stampa politicalocale «La Bibbia comincia così: “Nelprincipio Iddio creò il cielo e la terra”, econtinua elencando le fatiche celesti in uninterminabile numero di versetti. Ho lettoattentamente ma non ho trovato né il gior-no, né il momento in cui il Padreterno creòla stampa politica. Certo, però, m’immagi-no che la celebre creazione avvenne quan-do Egli si stancò di vivere in pace. Forse inun’ora di cattivo umore; forse per far suc-cedere nuovi e più ridicoli parapiglia tra ifigli di Adamo, ma indubbiamente, per unatrovata burlesca e geniale, Egli scaraventòcontro di noi questo nuovo pomo di discor-dia. Ed ecco che gli uomini attaccano bri-ghe fra di loro, spinti, più che da nobili pas-sioni e da alte idealità di lotta, da un biso-gno irruento di demolire e d’insultare, dimordersi a vicenda, iniettando col denteaguzzo della penna il veleno dell’invidia edelle più basse turpitudini nelle vene del-l’avversario, assalendosi, insanguinandosi,distruggendosi reciprocamente.Per buona fortuna, questa stampa aggressi-

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  • va e primitiva, fatta esclusivamente di odi ed’interessi personali, ha esulato completa-mente dai grandi quotidiani per rifugiarsi –o misero ospizio! – nel gazzettume fradiciodi provincia.È indescrivibile quante vigliaccherie, quan-te miserie, quante bassezze diano pascoloalla pubblica curiosità infermiccia e pette-gola nei poveri fogliacci provinciali, dovesi sfogano, come meglio possono, i livoridella gentucola. Perché la maggior parte di codesti gazzet-tanti da villaggio forma una sparuta com-pagnia che desta compassione per il suoprofondo squallore intellettuale, girandointorno rabberciata alla meglio, con lescarpe e il cervello rovinati eppure persi-stendo a indebitarsi senza posa con la sin-tassi, il sillabario e il buon senso (…)».Quello tratteggiato su La Penna è un acutis-simo e forse impietoso ritratto della stampalocale, ma il dibattito sul tema era giàcominciato qualche tempo prima.Sul primo numero de L’Avvenire diBenevento, datato 2 aprile 1910, si leggeche «Un nuovo periodico di provincia suolessere normalmente come un’altra comaredel vicinato che scende sulla strada avociare quando le consorelle si accapiglia-no».E in uno dei numeri successivi (23 aprile1910), nell’articolo I partiti e la stampa sipuò leggere che «l’età dei cavalli si ricono-sce ai denti, la vitalità dei partiti si ricono-sce dalla stampa. È noto che alle fiere certinegozianti di cavalli, per ingannare i com-pratori sull’età dell’animale, ne limano identi. Così pure i partiti che vanno in sface-lo si affannano a mostrare per i giornali lavitalità che non hanno, inventando frottolee spacciandole come storia».

    Nello stesso periodo, il giornale Il Lavoro,organo del Partito Socialista, con una notapubblicata su molti numeri esorta i proprilettori a favorire la diffusione del giornale:«Non dovrete mai dimenticare che la stam-pa è per ogni partito ed ogni classe la piùpotente arma di difesa, di penetrazione e diconquista. Che i socialisti e i lavoratoriorganizzati dei paesi più progrediti hannogià saputo compiere meraviglie anche suquesto terreno, assicurando centinaia dimigliaia di abbonati e lettori ai loro giorna-li».Dunque, se è vero che spesso si cade nellatrappola del “gazzettume”, non si può nonriconoscere alla stampa il suo fondamenta-le ruolo di mezzo di comunicazione tra ipartiti e il proprio elettorato.Se le elezioni sin dall’inizio sono state pro-tagoniste sulle testate locali, dopo la rifor-ma elettorale del 1882, con cui gli aventidiritto al voto passarono da 500.000 a 3milioni, si registra un ulteriore inasprimen-to delle battaglie elettorali, riportate conminuzia dai nostri periodici, naturalmentecon sfacciata faziosità.Tra le battaglie più accese vanno ricordatequelle tra i candidati Rummo e Corrado(1885), Bianchi e Ruffo (1895), Basile eCosentini (1904 e 1913).In particolare, la diatriba Basile-Cosentini èpiuttosto complessa e articolata e si dipanaper circa un decennio, trovando una vastaeco sulla stampa beneventana.Il socialista Basile e il conservatoreCosentini si trovarono a guidare due coali-zioni piuttosto eterogenee: un blocco cheuniva socialisti radicali e massoni per ilprimo contro un blocco clerico-moderatoper il secondo. Nel 1904 Basile fu elettosindaco della città, ma la sua amministra-

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  • zione non sarebbe durata a lungo: l’annosuccessivo, col compiacimento delle gerar-chie cattoliche, la prefettura provvide alloscioglimento dell’amministrazione.L’ingerenza dei cattolici nella cosa pubbli-ca, monsignor Bonazzi in testa, è uno deglielementi che animano il dibattito politicodei primi del ’900 a Benevento. Cosentini,dal canto suo, ha le mani in pasta un po’ovunque e, contro la sua onnipresenza, tuo-nano molti giornali: primo tra tutti IlLavoro, fondato proprio dall’avversarioBasile nel 1896. Altri agguerriti giornalicontro Nazzareno Cosentini sono LaRiforma Sannitica del 1907, che lo apostro-fa “il Nazzareno”, come già anni addietroaveva fatto Il Lavoro; ancora La Riscossadel 1913, che lo ribattezza “on. FacciaBronzea”; e Il Fischietto, del 1913, che usaper lui un gentile eufemismo definendolo“un gran mangione”.Anche Vita del Sannio (1909) si occupa delcaso Cosentini, puntando il dito controquello che oggi definiremmo un conflitto diinteressi: « Siete sindaco e deputato, consi-gliere provinciale e segretario alla Cameradi Commercio, presidente al monte deiPegni Orsini e presidente della ScuolaIndustriale… E con tutto questo ben di diovi capita spesso che sulla scena politico-amministrativa dovete come Fregoli recita-re tutta la commedia, tutto il dramma.Mentre pagate, riscuotete; mentre parlate,ascoltate; mentre comandate, ubbidite. Vipuò capitare, ad esempio, che quale depu-tato scrivete al sindaco di Benevento peruna pratica amministrativa, che quale sin-daco di Benevento date un ordine di paga-mento al presidente del monte dei Pegni,che quale presidente del monte suddettoriscuotete e pagate al presidente della

    Scuola Industriale… E così all’infinito.Per carità di Patria provvedete: se poidisprezzate i nostri soavi ammonimenti, noiabbiamo diritto di ripetervi: Senzapudore1».Naturalmente per ogni giornale schieratocontro Cosentini, ce ne sono almeno altret-tanti che si sperticano nel tessere le sue lodiquali Il Fuoco (1904), L’Avvenire diBenevento (1910); Il Paese (1911); LaFalce (1911); L’Araldo (1913).Il Rosicatore, del 1912, con umorismo sot-tolinea la ricchezza di risorse del bistrattatoma inarrestabile Cosentini: «Lo credevamomorto, ed è più vivo di prima. Si annunziainfatti per domenica 24 un discorsonePubblico che questo gatto maimone dai 7spiriti terrà nel nostro teatro, divenuto ora-mai la giostra preferita della sua oratorialeonina, e dei suoi assalti felini2». E Cosentini è appoggiato persino dal perio-dico più importante di tutti, il più longevo,il più “istituzionale” e filogovernativo,ovvero La Gazzetta di Benevento che, purrimanendo sostanzialmente fedele all’areamoderata, generalmente tiene un atteggia-mento cauto nei periodi elettorali. Non nelcaso Cosentini, in cui scende in campoapertamente a sostenerlo; nell’editoriale fir-mato Escamillo sul numero 12 del 1909,infatti, si legge: «Scommetto che nessunuomo sia stato qui tanto vilipeso, discusso ecalunniato come lui! Col bisturi della piùinsana, feroce critica la sua vita è statanotomizzata e l’anima di lui a brandelliresa manifesta alla moltitudine. E l’handetto concussore, dilapidatore della pubbli-ca pecunia, accentratore dei poteri più incontrasto, valanga, serparo… e la tristalitania degli aggettivi qui non finirebbe(…). – Ma, conclude – Tutti lo conoscono

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  • per lo aspetto simpatico, dal maschio visofosforescente d’intelligenza, per le manieregentilissime che fanno di lui fra i democra-tici il più democratico».Sul n. 14 dell’11 marzo 1909 a commenta-re la vittoria di Cosentini eletto deputato alParlamento si legge: «Dopo una vita spesanell’interesse del pubblico bene, dopo chela nostra città era stata dotata di istituzioniche da altri era follia sperare, nel“Nazzareno” sorgeva il diritto alla ricono-scenza da parte della massa elettorale delCollegio, il quale, con entusiasmo insolito,intero, ha saputo compiere il suo dovere».La controversa figura di Cosentini è granprotagonista tra le pagine di molti giornali,generando spesso aspre lotte, veri e propriduelli giornalistici, senza esclusione dicolpi.Memorabili, ad esempio, le schermaglie tragli antagonisti Vita del Sannio e L’Avveniredi Benevento, i redattori del primo apostro-fano quelli del secondo, vicini alle gerar-chie cattoliche, come “untorelli”, suscitan-do la loro indignazione e alimentandoun’interminabile polemica.Appare chiaro che alcuni di questi giornalisono veri e propri strumenti di proselitismoe apostolato a favore delle fazioni politichecui appartengono, a volte più modestamen-te sono solo simpatizzanti dell’uno o del-l’altro candidato; quasi sempre, comunque,hanno un diretto antagonista con cui inne-scare un incalzante botta e risposta. Il bipo-larismo era già praticato nel Sannio…Caso paradigmatico quello de L’Araldocontro La Riscossa, entrambi nati in occa-sione del processo per diffamazione inten-tato da Cosentini contro Basile nel 1913.Il rapporto dialettico tra i due periodici èevidente sin dalla scelta dei motti, uno trat-

    to dall’accusa, l’altro dalla difesa.L’Araldo (pro Cosentini) riporta: “Se lalotta con le vipere deve essere impegnata,la condizione –sine qua non – è che le vipe-re restino schiacciate. Gennaro Marciano(in difesa di Nazzareno Cosentini contro ildiffamatore Luigi Basile)”.La Riscossa (pro Basile) rilancia: “CaroBasile, tu in questa causa tutto potrai per-dere fuorchè l’onore, ma tu, Cosentini, tuttopotrai ricuperare, fuorchè l’onore.(Dall’arringa dell’on. Magliano)”.Di questi due giornali si potrebbe dire chel’uno è legato all’esistenza dell’altro e traela propria ragion d’essere proprio dalloscontro. In questo senso appare quasisecondario l’esito del processo, che si con-cluse con la condanna del calunniatoreBasile, peraltro ribadita anche in appello.Quello tra Cosentini e Basile, con le rispet-tive tifoserie, è uno dei casi più eclatantiche si registrino nella stampa locale, ancheperchè, come già ricordato, i due furono alungo attori protagonisti sulla scena politicabeneventana; ma le diatribe registrate dallastampa sono moltissime, e da esse sembrapotersi desumere una regola aurea: più unpersonaggio è in vista, più sarà bersagliatoda un lato e idolatrato dall’altro.È il caso del professor Leonardo Bianchi,neuropatologo di fama internazionale, altrafigura a lungo presente sulla scena politicabeneventana. Egli è per i sostenitori unluminare della scienza e un genio politicosenza pari, “prima gloria vivente delSannio, la più pura personalità politica deinostri tempi” (La Penna, 1913), mentre pergli avversari “fa il medico al manicomio e ilpazzo in collegio” (Il Tempo, 1913).Non è questa la sede per chiarire le dinami-che politiche, le alleanze, le evoluzioni e le

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  • conseguenze delle varie tornate elettorali,ma da queste poche citazioni si può dedur-re che i periodici in esame ci restituisconoun articolato resoconto della vita politicabeneventana nel corso del tempo, un com-plesso reticolo di fatti, personaggi, dati esituazioni della Benevento che fu, politica epolemica!Le battaglie tra giornali sono furibonde.Nella maggior parte dei casi, come si èdetto, a dividere è lo schieramento per l’unao per l’altra fazione politica, talvolta, però,si ha l’impressione che il motivo scatenan-te l’alterco passi in secondo piano, per dive-nire puro esercizio retorico, quasi un duelloa suon di citazioni dotte, che si compiacenell’arzigogolo, ma non disdegna di cadereanche nei più bassi insulti.Così si rivolge Lo Shrapnel, nel numero 3,datato 15 marzo 1912, a quelli delFiccanaso: «Non crediamo opportuno enecessario prestare ascolto al vile grido dirospo schiacciato nella melma, dove hasempre vissuto e lo lasciamo marcire nelputridume donde, se pure è uscito qualchevolta, ha portato seco, sempre evidentetraccia. Noi non vorremmo rispondere alvostro insulto vile: ci ripugna inserire arti-coli nelle colonne del nostro giornaleShrapnel, contro di voi che avete insudicia-to la sudicia carta del vostro giornale, edavete creduto di offenderci. Vi preghiamo(...) di esercitare altrimenti questo indegnolenocinio e di ficcare altrove il vostro nasofetente».

    Ma non di sola politica viveva il beneventano…

    Sullo sfondo di queste più o meno esaspe-rate partigianerie, comunque, emerge lo

    spirito della città nelle varie fasi storiche.Al di là della politica, infatti, è attraverso lemode, il senso dell’umorismo, i fatti di cro-naca e di costume, che viene riprodotta l’at-mosfera sociale e culturale di Benevento.Sul n. 5, datato 4 febbraio 1894, dellaGazzetta di Benevento, G. Principe scrive:«Io non so quando queste stelle di variagrandezza cesseranno di brillare nel firma-mento canzonettistico. Oggi è il loro quartod’ora di splendore e di gloria: le provocan-ti “divette” trionfano sul palcoscenico, adiscapito di tutte le “dive” dell’arte vera esana. (…) Finirà questa aberrazione? Perora non credo. Poiché, francamente, non èpoi il cafè chantant che ha guastato i gusti,ma è il pubblico che ha creato a sua imma-gine il cafè chantant». Chissà cosa pense-rebbe Principe delle starlette di oggi.Le battute di spirito, le freddure, a voltesono utilissime per rendere, in poche paro-le, la mentalità e il colore dell’epoca.Solo qualche esempio, sempre dallaGazzetta di Benevento: «Lei: Saresti dispo-sto a morire per me? Lui: No, mia cara,non lo sarei per niente. Lei: Oh! Lo sapevo,eppure tu seguiti a parlare d’amore!... Lui:Mia cara, il mio amore è di quelli che nonmuoiono». O ancora: «Lui: Ho dichiarato atuo padre che non potrei vivere senza di te.Lei: ed egli che ti ha risposto? Lui: Si èofferto di pagarmi le spese di sepoltura».Immancabili le arguzie velenose contro ledonne, ecco un compendio di proverbi ditutto il mondo pubblicato sempre sullaGazzetta: «È veramente deplorevole l’una-nimità con cui presso tutti i popoli corronoproverbi ostili alle donne: “Se un uomo –dice un proverbio inglese – perde la donnae un quattrino, sarà triste d’aver perduto ilquattrino”. Più garbato lo scozzese dice:

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  • “La miglior cosa, dopo quella di non averemoglie, è quella di avere una buonamoglie”. Il cavalleresco francese si permet-te di osservare che un uomo di paglia valeuna donna d’oro. I persiani, infine, assicu-rano che donne e draghi sono ottimi… fuoridella realtà». Il campionario è pressochéinesauribile e gli argomenti sono i più vari:«Un signore lascia la bicicletta dinanzi allaporta con la seguente iscrizione: Biciclettaappartenente ad un uomo che può dare unpugno della forza di 200 chilogrammi.Ritornerà tra 10 minuti”. Passa un ladroastuto: vede il cartello, lo legge, lo volta evi scrive dietro: “la bicicletta è stata presada un uomo che può correre con la velocitàdi 50 chilometri all’ora. Non tornerà più”.E scappa con la macchina».E talvolta ci si spinge in affermazioni ardi-te: «I funzionari pubblici sono come i libriin biblioteca. Più sono inutili, più sono col-locati in alto».Alle volte a catturare l’attenzione non sonogli editoriali, ma i commenti a qualche fattodi poco conto, le illustrazioni pubblicitarie,i racconti d’appendice, le iniziative cultura-li in città…Per rievocare il colore dell’epoca basta unvocabolo desueto o l’indignazione per qual-che novità estremamente disdicevole, mache oggi fa sorridere.Per calarsi nel clima civettuolo dell’altasocietà beneventana interessantissime sonole cronache dei matrimoni, con la lista degliillustri invitati e la minuziosa descrizionedei rispettivi doni e delle mise sfoggiate perl’occasione.Oltre ad una miniera di notizie e notizioleper chi è specificamente interessato alla sto-ria di Benevento, questi giornali sono, dun-que, anche fonte di semplici curiosità, non-

    ché di riflessioni su un passato che sulcalendario è relativamente prossimo, mache nella realtà sembra remotissimo.Soffermandosi sulle illustrazioni pubblici-tarie si può osservare quanto siano cambia-ti i costumi e i consumi. A titolo di esempiocitiamo due prodotti reclamizzati sullaGazzetta di Benevento nel 1906, un colo-rante per capelli, la Chinina Migone ed un“farmaco polivalente”, l’emulsione Scott.Della Chinina Migone, accanto a belle illu-strazioni, si dice: «Gradevolissima nel pro-fumo, facile nell’uso, disinfetta il cuoiocapelluto, possiede virtù toniche, allontanal’atonia del bulbo, combatte la forfora,rende lucida la chioma, rinforza le soprac-ciglia, mantiene la chioma fluente, conser-va i capelli, ritarda la canizie, evita la cal-vizie, rigenera il sistema capillare». Chinon la acquisterebbe ancora oggi?Passiamo alla poliedrica emulsione Scott:«Essere sani e robusti è comparativamentemolto semplice, se si segue la facile normadettata dall’esperienza di molti anni, di faruso, cioè (quando si noti il primo accenno adecadimento fisico) della emulsione Scott,il cui uso infonde un intenso vigore all’or-ganismo delle persone di ogni età, in qual-siasi modo indebolite o convalescenti dimalattia acuta, sofferenti di insonnia, dimancanza di appetito, di gastricismo, dinevrapatia, di forme croniche bronchiali, odi povertà di sangue».L’ingenuità di certi messaggi e la ciarlata-neria mal celata dietro le promesse di effet-ti miracolosi di pozioni medicamenti ebeveroni farmaceutici possono far sorride-re, anche se, a ben guardare, tutti questi pro-digiosi prodotti non fanno altro che promet-tere di rendere gli uomini più virili, ledonne più belle, di ridare la giovinezza agli

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  • anziani, guarire ogni malanno… In fondo leaspettative dei consumatori non sono cam-biate poi tanto.

    Lunga vita al Mefistofele

    Oltre al nucleo catalogato nel fondo LibriRari e di Pregio, esiste un considerevolequantitativo di testate non rilegate e numerisciolti. Nella maggior parte dei casi si trattadi doppioni, ma talvolta l’ostinato scarta-bellare tra carte e polveri ha riservato più diuna sorpresa, restituendo numeri di cuiormai si ignorava l’esistenza.Il rinvenimento più significativo riguarda ilperiodico Mefistofele, uno dei più impor-tanti e noti della stampa beneventana, di cuinel nucleo Periodici Locali Rari sono con-servate le annate dal 1884 al 1888.Di questo giornale, in Storia della StampaSannita, Edgardo De Rimini afferma checontinuò le proprie pubblicazioni, con variedifficoltà, fino al 1887. Nel catalogo dellabiblioteca si arriva sino al 1888, ma in real-tà prosegue almeno fino al 1892: tra quellirinvenuti, infatti, ci sono molti numeri chearrivano sino a questa data.Le annate del Mefistofele riscoperte saran-no catalogate ed inserite a pieno titolo nelFondo dei Rari, insieme a tutti gli altrinumeri rinvenuti.Il Mefistofele è uno dei periodici più inte-ressanti tra quelli analizzati. Si definisce“giornale del popolo”, collocato a sinistra, èricco di trovate a effetto ed editoriali checonservano una freschezza e un’efficaciache suscitano stupore. E il mordente delgiornale non dovette sfuggire neppure aicontemporanei, considerando i numerosiavversari che ebbe e gli ostacoli alle pubbli-cazioni, più volte interrotte.

    Oltre a quella sulla vita editoriale del gior-nale, abbiamo riscontrato un’altra incon-gruenza tra le notizie riportate da DeRimini, ma anche da altri autori che si sianooccupati di stampa beneventana, rispetto aciò che si ricava direttamente dai giornaliconservati. Secondo il Dizionario Bio-bibliografico del Sannio di Alfredo Zazo,«Luigi Anfossi, nato ad Alberone (Ferrara)nel 1826 e morto nel 1894, fu ragionierenell’Intendenza di Finanza di Benevento,fondò e diresse il giornale Mefistofele, poli-tico satirico letterario», in realtà sui giorna-li il nome del direttore risulta essereFrancesco Anfossi, così come gli editorialisono spesso firmati F. Anfossi.Continuando la voce del dizionario di Zazosi legge: «Principale collaboratore delMefistofele fu il fratello Francesco chedopo aver dato le sue dimissioni dall’eser-cito fu sindaco di S. Bartolomeo in Galdo»,tra l’altro l’area del Fortore e tutte le suegravi problematiche trovano vasta eco sulperiodico in oggetto. Nel riquadro dellagerenza, comunque, sul Mefistofele noncompare mai il nome di Luigi, ma semprequello di Francesco e questo sarebbe già unelemento valido per ritenerlo il vero diretto-re, ma la prova decisiva la possiamo trova-re sul n. 20, datato 31 maggio 1904, de LaGazzetta di Benevento; si tratta del necrolo-gio dedicato a Francesco Anfossi, morto il26 maggio, firmato da Vincenzo Navarra.Tra le altre cose si legge: «Fu per brevetempo uno dei redattori di questo periodico(della Gazzetta), e poi fondò un giornalettodemocratico intitolato Mefistofele.». Luigi,come già ricordato, era morto dieci anniprima, l’11 settembre 1894, e Navarradoveva conoscere bene il direttore delMefistofele, dal momento che era stato un

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  • suo acceso oppositore dirigendo il giornaleIl Crivello, fondato nel 1885. Proprio dallecolonne del Crivello Navarra aveva usatoparole durissime contro Francesco Anfossi,«spudorato e disonesto», e aveva definito ilsuo Mefistofele «un giornale da trivio chefa scorno all’intera Provincia».Alla morte di Francesco Anfossi, però, nelgià citato necrologio, Navarra ricordavacosì il suo vecchio rivale: «Sono passati 20anni dacchè lo conobbi: dirigevo ilCrivello, egli il Mefistofele, in cui col dialo-go dialettale Minico e malacoda sferzava,non sempre opportunamente, autorità e cit-tadini (…).Fummo rivali, ma risoluta la vertenzafummo amici. Ed ebbi agio di constatareche in fondo aveva cuore: errori commise,che lo fecero odiare e vituperare, ma eglinon era che un illuso, che per seguire leidee, che più eran strane più gli parevanpossibili di attuazione, non era rigorosonella scelta dei mezzi, che gli sembravanoidonei al raggiungimento del fine».Riconosciuta la legittima paternità aFrancesco Anfossi, comunque, ciò che èimportante sottolineare è lo spirito batta-gliero del giornale e, soprattutto, la volontàdi dare spazio anche alle realtà più remote edepresse della provincia. Il tutto senza mairinunciare all’ironia e all’umorismo.

    Foto di gruppo

    Attraverso la lettura e lo spoglio di centina-ia di pagine, con l’acquisizione dei dati e lacomparazione degli scenari che si compo-nevano nel corso della ricerca, è stato pos-sibile identificare e ricostruire un quadrosocio-culturale, economico e politico com-prendente un arco temporale tra il 1863 ed

    il 1923. La stampa ci ha così restituito unapanoramica di Benevento e del Sannio. Unafotografia corale della città di Benevento incui emergono personaggi in primo piano,riproposti nel dettaglio con dovizia di parti-colari, nel bene e nel male; in secondopiano si propongono figure appena tratteg-giate, balzate fortuitamente agli onori dellacronaca, mentre sullo sfondo appare e sisostanzia la cittadinanza tutta: un po’ indo-lente, un po’ ribelle, un po’ disfattista e unpo’ orgogliosa, un po’ provinciale e un po’ambiziosa…

    Il catalogo

    La presente emerografia si propone comeibrido, una pubblicazione un po’ anomalache prescinde dalle ferree regole della cata-logazione per esaltare le peculiarità e lanatura del materiale analizzato.Soprattutto si propone di offrire un approc-cio facilitato che consenta ad un pubblico dinon esperti di curiosare tra le informazioni,divenendo uno strumento agevole per quan-ti volessero approcciare ed apprezzare laricchezza delle collezioni emerograficheantiche, a partire dai giornali che hannovisto la luce dopo l’istituzione dellaProvincia di Benevento.Si è scelto di dedicare spazio ai periodicipubblicati tra il 1863 e il 1923 per rispetta-re un’identità temporale e perché poi nel1924 il regime fascista avrebbe emanato lenorme restrittive sulla stampa, per cui,anche a Benevento, la produzione giornali-stica avrebbe risentito drasticamente deinuovi limiti imposti registrando un notevo-le calo.Le testate di propaganda e quelle che giun-sero a compromessi col regime furono,

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  • ovviamente, le uniche ad essere pubblicate.3

    Tutte le testate in oggetto sono ormai estin-te e anche se alcune sono state rifondate adistanza di decenni, tra queste e le origina-rie non c’è, né potrebbe esservi, una realecontinuità.Questi giornali, pur con tutti i limiti propridella stampa locale, sono una preziosa testi-monianza di periodi storici recenti e tuttaviapoco noti o poco chiari.

    Struttura della scheda

    Come titola il paragrafo, nelle pagine cheseguono abbiamo sintetizzato la naturadello schema di una scheda tipo, una legen-da per affrontare la sezione più propriamen-te tecnica.La scheda è strutturata per campi descritti-vi, in cui sono riportate analiticamente tuttele informazioni. Nel primo campo il titolodella testata e il sottotitolo, riportato lette-ralmente in corsivo e quando non presenteè convenzionalmente attribuito in base aicontenuti del giornale.Subito dopo è riportata la collocazione.I campi successivi contengono i dati anagra-fici della testata e ne delineano la fisionomia.Il primo di essi è dedicato al motto, cioè lafrase che è posta come chiosa alla testatadel giornale. Semplice e perentorio o enig-matico ed allusivo, si pone come il compen-dio del pensiero che anima il giornale, nontutte le testate ne hanno uno, mentre alcunehanno addirittura due o più motti. Spesso sitratta di massime latine molto note o versidi Dante o altri poeti e scrittori famosi, tal-volta, invece, essendo strettamente legati aduna attualità ormai remota, appaionoincomprensibili.Si è ritenuto di riportarli nella scheda perché,

    laddove presenti, aiutano a capire lo spiritodel giornale più di una lettura attenta dei sin-goli articoli. Visti nell’insieme, poi, costitui-scono un interessante campionario di battutedi spirito, trovate ad effetto, frasi roboanti,citazioni letterarie ed erudite. Il Motto ci èapparso subito come uno degli elementipeculiari e distintivi, degno di spazio per lasua capacità di delineare con precisione leaspirazioni e le velleità della testata.La periodicità del giornale è nel campo suc-cessivo, riportata in corsivo se resa letteral-mente.Seguono per la parte descrittiva i campi del-l’anno di fondazione, il luogo di pubblica-zione con l’indicazione, ove possibile, dellatipografia e, infine, i nomi dei direttori egerenti responsabili che si sono susseguitinel tempo.Il campo seguente è quello della descrizio-ne del periodico inteso come oggetto fisico,in cui sono riportate le dimensioni e se sitratta di numeri rilegati o sciolti. Quandoritenuto opportuno, si è riportato qualchedettaglio in più, soprattutto sulla grafica esulla presenza di illustrazioni.Nel campo delle note di possesso si riporta,quando presente, il destinatario originariodel giornale. Molte copie, infatti, presenta-no sulla prima pagina un tagliando con ilnome e l’indirizzo dei destinatari, e spessoanche il francobollo e il timbro postale.Molti professionisti beneventani, come adesempio gli avvocati Antonio Mellusi eAlfonso Meomartini, ricevevano i giornalidel Sannio anche quando si trovavano fuoriprovincia per lavoro. È interessante notarecome questi professionisti si siano preoccu-pati di conservare i numeri ricevuti per poidonarli all’Archivio Storico e quindi allaBiblioteca.

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  • Alcuni numeri sono pieni di annotazioni,commenti sugli articoli, dediche o sempliciscarabocchi. Il caso più interessante è forsequello di Alfonso Meomartini, tra le altrecose collaboratore della Gazzetta diBenevento, che, a giudicare dalle sue copieconservate in biblioteca, doveva avere unacura maniacale nei confronti dei propriscritti. Quasi tutti i suoi articoli, infatti,risultano pieni di aggiunte, cancellature ecorrezioni autografe, scrupolosamente con-trofirmate. Particolarmente laboriose sirivelano le correzioni apportate agli articolisui paesi della Provincia di Benevento, pub-blicati sulla Gazzetta tra il 1884 e il 1888,poi confluiti in un famoso libro, ristampatoin varie edizioni e che, per molti comuni, èrimasto a lungo l’unico punto di riferimen-to bibliografico di storia locale.4

    Si è scelto di riportare i nomi dei vecchidestinatari dei giornali non perché sia parti-colarmente utile all’economia della scheda,ma piuttosto per ricostruire l’origine delnucleo di periodici locali presenti in biblio-teca. Scorgendo i nomi, già ricordati sopra,si vedrà che tutto sommato sono pochi, mafondamentali per la storia non solo dellaBiblioteca, ma della politica e della culturadi Benevento.La maggior parte dei periodici conservatiappartenevano originariamente ad AntonioMellusi, il primo direttore dell’ArchivioStorico Provinciale, istituito dall’Ammini-strazione Provinciale nel 1909. Tra i più fre-quenti destinatari troviamo anche GiovanBattista Mellusi, Stanislao e DomenicoZazo, titolare di una nota farmacia cittadi-na, luogo di incontro e di dibattito politico,Achille Isernia, direttore della Gazzetta diBenevento, nipote e successore del fondato-re Enrico Isernia.

    Il campo dedicato ai numeri conservatielenca, annata per annata, i numeri posse-duti dalla biblioteca. Si è scelto di enume-rarli tutti, senza abbreviazioni, in modo daavere subito, visivamente, l’idea della con-sistenza del posseduto.Inoltre, poiché è raro che un’annata siacompleta, è sembrato più agevole elencare isingoli numeri in ordine progressivo, ancheperché per ogni testata spesso il posseduto,e talvolta il pubblicato, si limita a pochinumeri.Può capitare che alcuni numeri siano con-trassegnati con asterisco, in tal caso si trattadei numeri rinvenuti tra quelli non rilegati.Uno dei campi più interessanti è certamen-te quello dedicato al programma del gior-nale, solitamente espresso nel primo nume-ro di ogni periodico. Si è scelto di riportareletteralmente alcuni brani di questi articoliperché si ritiene che al di là delle parole edelle buone intenzioni, spesso retoriche enon prive di ipocrisia, lo stile in cui un gior-nale si presenta al pubblico, talvolta puòessere persino più indicativo del program-ma stesso.Alcuni editoriali hanno un mordente attua-lissimo, altri risultano stucchevoli e irrime-diabilmente datati, ma si è ritenuto di resti-tuirli integralmente, per rendere la cifra sti-listica e il piglio di ogni singola testata.E proprio perché indicativi dello spirito delgiornale, oltre alle rubriche più frequenti ecuriose, vengono riportati anche gli pseudo-nimi, spesso fantasiosi ed evocativi, con cuii giornalisti firmavano i propri articoli peringaggiare le loro battaglie.È piuttosto raro, del resto, che gli autori fir-massero i propri pezzi, generalmente l’uni-co nome in vista era quello del direttore chesi assumeva la responsabilità di tutto ciò

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  • che veniva pubblicato. Frequentemente,poi, neppure il nome del direttore venivareso noto, così l’unico a comparire era quel-lo del gerente responsabile. All’epoca dellapubblicazione probabilmente i redattori diun giornale erano noti anche se non provve-devano ad apporre la firma ai pezzi pubbli-cati, ma a distanza di tanti anni diventa dif-ficile, se non impossibile, risalire alle per-sone.Le schede realizzate per questo catalogosono consultabili sul sito della Provinciaall’indirizzo www.provincia.benevento.it.

    Catalogazione in SBN

    I periodici oggetto del presente studio sonostati catalogati seguendo le norme ISBD(S), ossia gli standard internazionali didescrizione bibliografica per i seriali neiquali rientrano: i periodici, i giornali, lepubblicazioni annuali come annuari, reper-tori, rapporti, etc.I documenti catalogati sono consultabili online sul sito “internetculturale” o consultandodirettamente l’opac (On-line Public AccessCatalogue) dal sito della biblioteca Nazionaledi Napoli www.bnnonline.it/catonlin.htm.La Biblioteca Provinciale di Benevento, faparte, infatti, del Polo NAPOLI del ServizioBibliotecario Nazionale (SBN), la rete dellebiblioteche italiane promossa dal Ministeroper i beni e le attività culturali con la coope-razione delle Regioni e dell’Università. Perla consultazione del catalogo on-line deiperiodici, si precisa che le pubblicazioni inserie hanno come intestazione principale iltitolo e che la descrizione della notiziabibliografica è effettuata sulla base del primofascicolo del periodico, in assenza di esso delprimo fascicolo disponibile (segnalandolo in

    nota). I dati relativi al patrimonio propriodella Biblioteca si riportano invece nelcampo “Consistenza” o “Posseduto”.

    Conclusioni

    Il presente catalogo, nonostante alcunelacune nella continuità del posseduto libra-rio che analizza, offre sicuramente una foto-grafia di quella che è stata la produzionegiornalistica a Benevento dall’istituzionedella Provincia fino agli albori del fascismoe, soprattutto, intende riconsegnare al pub-blico una serie di documenti che, con tutti ipregi ed i limiti della stampa locale, restanoassai preziosi per la storia della città. A talepatrimonio, peraltro, ha attinto il professorGianni Vergineo nella compilazione dellapiù pregevole opera storica dedicata aBenevento.La stampa cittadina ha già avuto in passatoun suo momento di gloria con l’allestimen-to della Mostra storica e rassegna del gior-nalismo beneventano, organizzata dall’allo-ra Archivio Storico Provinciale diBenevento in occasione del centenario dagliavvenimenti del 1847-1849, quando moltetestate furono appositamente rilegate peressere esposte al pubblico.Della mostra esiste un catalogo, da cui citia-mo: «Con questa mostra prevalentementedi carattere locale, l’Archivio StoricoProvinciale intende documentare il contri-buto che Benevento apportò al nostroRisorgimento negli avvenimenti del 1847-1849. Con autografi, giornali, fogli volanti,incisioni, armi, cimeli vari di quel tempo, esoprattutto con una preziosa raccolta diacquerelli pressoché contemporanei che ciriconducono alla Benevento del 1848 oratrasformata e distrutta.

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  • La mostra del Giornalismo Beneventano,anch’essa per la prima volta attuata, e cheabbraccia dal 1861, vari decenni di attivi-tà, vuole essere poi, manifestazione di quel-le forze nuove e sempre più consapevoli chela conquistata libertà seppe sprigionaredalle coscienze cittadine»5.Dal catalogo apprendiamo che l’evento fuorganizzato anche grazie al contributo delMinistero della Pubblica Istruzione e ono-rato dalla presenza del Capo dello Stato,Luigi Einaudi.La mostra, allestita presso il complessomonumentale di S. Sofia, allora sededell’Archivio e della Biblioteca, era suddi-visa in cinque sezioni, disposte in altrettan-te sale. La sezione dedicata al Giornalismobeneventano fu curata dal professor MarioRotili.Da quanto emerge dal catalogo della mostraquella fu la prima occasione in cui il giorna-lismo e la stampa locale trovarono uno spa-zio adeguato per far parlare di sé, e non soloraccontare. Anche se inserita nel contestopiù ampio delle celebrazioni del centenario,è stata, dunque, la prima iniziativa volta inqualche modo a celebrare il giornalismobeneventano.Altre volte, dopo quella mostra, la cartastampata è stata riconosciuta quale protago-nista della vita di Benevento e del Sannio,ma il volume che avete tra le mani nonvuole essere una mera celebrazione, mapiuttosto il nostro contributo alla sua giustadivulgazione. Non nascondiamo che l’one-re, faticoso ma decisamente gratificante,della ricerca ci ha consentito un approccioed un punto di vista privilegiati e, dalmomento che l’oggetto del nostro studio èlontano nel tempo, non rischiamo di risulta-re compiacenti nel presentare ogni singola

    testata con l’entusiasmo e la passione concui in questi anni l’abbiamo sfogliata, letta,studiata, amata.Il nostro sincero grazie, oltre a tutti coloro iquali col proprio prezioso contributo hannoconsentito la realizzazione del presentecatalogo, va ai 140 periodici per essereancora testimoni della nostra memoria sto-rica, per gli attimi di puro divertimentoregalati, per le giornate polverose e, nonultima, per l’occasione data di poter eserci-tare la nostra professionalità con passione egioia.

    Alessandra Cavoto

    1 Vita del Sannio, n.1, 13 giugno 19092 Il Rosicatore , n.4 (1912)3Sulla stampa a Benevento durante il regime

    fascista Cfr.DE RIMINI EDGARDO, Storia della

    stampa sannita, Benevento, Realtà Sannita,

    1997, pp. 95-109.4 MEOMARTINI ALFONSO, I Comuni della

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