Sport Training
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Sciare, giocare a pallone, fare un paiodi boline in barcaa vela: fa bene al fisico
maancheal cervello. E alla carriera.Perché ogni disciplina insegnaqualcosa
di diverso: a diventare autorevoli,motivare la squadra, superare
i m o m e n t i d i Crisi... I RossanaCampisi
Uno skipper e tre golfisti. Ungruppo di sciatori, un belpo' di pallavolisti e molticiclisti. Ecco un buon pia-
no aziendale per le future assunzio-ni. A chi si occupa di selezione delpersonale non dovrebbe sfuggire undettaglio: sotto il vestito di un grandemanager ci sono muscoli e cervelloben allenati. Ricercatori Usa l'hannoappena confermato: lo sport miglioral'intelligenza. Detto questo, se tra unpo' farete una pausa caffè, mettete inconto una domanda da fare al vostrocollega: che sport pratichi? La rispo-sta potrebbe illuminarvi.
Golfista, il manager dell'annoTenace, sa gestire ansia e imprevisti.Perfezionista, non accetta le sconfìtte.È lo sportivo in perenne sfida con sestesso e con il campo: cerca di sfrutta-re meno «handicap» possibili (i colpiin più concessi per andare in buca).Ma la vittoria è solo di chi sa con-centrarsi e dare il massimo nell'hicet nunc. «Il golf è uno sport mentale.Chi pensa all'errore fatto continue-rà a ripeterlo e si frustrerà. Il golfi-sta vincente, in azienda è il managerdell'anno», spiega Riccardo Penna,responsabile della formazione com-merciale in Alfa Romeo (e autorecon Giuseppe Vercelli di Performan-ce sportiva, performance di vendita,scritto nel 2006 dopo uno studio sugliatleti degli sport che l'Alfa sponso-rizza: si può richiedere sul sito www.alfa-academy.it).Un buon golfista gestisce in azien-da persone, progetti e budget: co-me Marcello Binda, ad del gruppoleader nazionale di orologi e gioielliin acciaio (da Breil a Trudi Jewels).
«Quando non scio, mi ritiro nel cir-colo di Garlenda, vicino Albenga, eper 50 giorni all'anno sfogo il mio spi-rito competitivo. Nella sua diversità,il golf riproduce le stesse dinamichedel mio mondo professionale: sgom-bero la mente dal lavoro e la occupocon lo sport».
Ciclista, il miglior motivatoreIn sella alla sua bicicletta, cesella lospirito di sacrificio a ogni pedalata:ovvio che in azienda sia il maratone-ta e il motivatore. Il ciclista, dicevaLance Armstrong, sette volte vin-
citore del Tour de France, è ancheil gregario che sfianca l'avversario,non corre in volata ma fa vincere lasua squadra. «Una buona pedalataè la base per le idee migliori. Mi dail tempo di pensare, perché sono so-lo. Sento la pressione sanguigna, lafatica. E le endorfine che scorrononelle vene. È il miglior allenamentoper vincere competizioni sane comequelle aziendali», confessa Francesco( 'asoli, presidente esecutivo di Elica,leader nel mondo per la produzione dicappe aspiranti. «Percorro 8mila chi-lometri l'anno sulle montagne che ••
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Sport
• circondano Fabriano, la città dovevivo. Vado in bici durante le pausepranzo, la sera e nei weekend. Ogninostro fatturato lo devo allo sport.Molti miei dipendenti sono anche exatleti».
Velista, bravo a fare gruppoCome in ogni sport di squadra, an-che chi fa regate ha un ruolo definito:messo il piede sulla barca, guai a di-stogliere la mente dalle proprie com-petenze e capacità. Qui, più che al-trove, è vietato improvvisare compitialtrui. La manovra perfetta è frutto dicoordinazione e velocità. Un velistabasa il suo successo sulla fiducia nelteam, sa stare a stretto contatto con icompagni e (se necessario) fa un pas-so indietro per mettersi a loro dispo-sizione: al timone ci sta il migliore ebasta. Razza ben diversa dallo skip-per: autorevole e autoritario, quan-do perde paga solo lui (non è colpadel mare né del vento). Se il velistaè il manager leale per eccellenza, loskipper è invece l'ad dell'azienda: dail 110% e pretende il 110% da tutti (ilsuo management, se arriva alla fine,è di quelli che dice che mai avrebbepensato di raggiungere certi risulta-ti). «La vela è stata la mia più grandescuola di management. Mi ha inse-gnato a rispettare e potenziare il va-lore delle persone con cui lavori ognigiorno. Proprio come si deve fare inazienda», conferma Francesco Caso-li, che un bel giorno di 15 anni fa haconvocato una riunione con i dipen-denti: parto, ci vediamo fra 16 mesi.«Ho fatto il giro del mondo con 12amici su una barca di 18 metri: trale 72 partecipanti, è stata l'unica chenon ha fatto mai cambi».Meno gerarchie ma stesso spirito disquadra per la pallavolo, che formamanager-strateghi. Tito Mazzarinodi Astrazeneca, terza in Italia (quar-ta nel mondo) nel settore farmaceu-tico (oncologico, cardiovascolare egastrointestinale), ex pallavolista diserie A, afferma: «Ho imparato da-vanti alla rete la tecnica del problemsolving, che oggi sfrutto con il mio
team. Ogni obiettivo raggiunto è unset che vinco con il gruppo della Si-cilia che coordino. E se occorre, de-vo trovare il coraggio per mettere inpanchina qualcuno...».
Sciatore, rischiare ma con giudizioII manager che fa sci alpinismo samettersi in discussione come quan-do deve lanciarsi giù dall'alto di unavetta: operazione che nella vita di tut-ti i giorni non si sognerebbe di fare.Eppure questo tipo di sportivo si fidadel suo equilibrio emotivo e della suaarmonia fisica. Non teme percorsi ac-cidentati: è la legge di ogni sport conalta variabilità ambientale. Le cunet-te impreviste (o la nebbia) hanno lostesso ruolo delle tensioni in ufficio:quando arrivano, lui le affronta e lerisolve. Il fondista è invece molto si-mile a chi si allena in palestra: vincecon la costanza.Con il fitness si rinuncia allo spasmodella competizione, ma a ogni peso inpiù che si solleva, cresce l'autostima.Il palestrato, in azienda è colui chelegge e interpreta i dati: ha esperienza
in tutto, è il manager affidabile anchea lungo termine.
Training aziendali«La grande affinità tra i due mondinon emerge solo nelle metafore spor-tive con cui si esprimono i manager.L'utilità dello sport a fini professionaliha indotto società di consulenza e for-mazione, come Psicosport di Milano,a organizzare corsi di discipline spor-tive per dirigenti, tenuti da team dipsicologi dello sport e manager», diceFiorenzo Rubboli, responsabile di me-dicina dello sport nell'Ausi di Forlì.Non solo. Accanto ai manager spor-tivi, spesso gli imprenditori creanopalestre interne per i dipendenti, or-ganizzano tornei sportivi (alla Bin-da come alla Tod's) e programmanocongressi all'insegna di sport e natu-ra. «La Saeco ha da poco riunito die-ci manager da tutto il mondo in unpaesino della Val d'Aosta per un mee-ting aziendale. È la tecnica del teambuilding in outdoor, ovvero creare epotenziare gruppi con incontri fuoridai luoghi classici: tra laghi e boschi,camminate e attività aerobica si atti-vano nuove dinamiche per incentiva-re gli aspetti relazionali e cognitivi»,precisa Claudia Gambarino, psicoiogadel Centro di medicina dello sport diTorino e maestra di sci. C'è poi chi,come la Nike, porta all'estremo questafilosofia e assume solo ex atleti. «Unmanager che fa sport è propositivoe positivo. Certo gli italiani, rispet-to agli americani, più che le manichecorte e i pantaloncini scelgono attivitàsportive coerenti con il proprio sta-tus. Il tennis, per esempio, ha persomoltissimo negli ultimi anni, e tantigolfisti di oggi sono tennisti pentiti»,aggiunge Penna. Attenzione, però. Sesorseggiando il caffè il collega vi staelencando record eroici, non è dettosia un praticante. Più probabilmenteè un fedelissimo dei giornali sportivi:conosce di ogni sport solo le primefatiche. E al vostro commento stupi-to, vi dirà che il suo sport preferito èlavorare. Eccolo, il vero esempio dimanager rampante. 9
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