Spiritus Domini-Dicembre 2012.pdf

44
“Il piccolo messaggero dello Spirito Santo” (Don Giustino) www.spiritusdomini.it Mensile vocazionista di cultura e spiritualità Anno 85 n. 12 - Dicembre 2012 IN UNIVERSO MUNDO G L O R I A M O V O L U N T A S D E I Spiritus Domini Un direttore appassionato

Transcript of Spiritus Domini-Dicembre 2012.pdf

Page 1: Spiritus Domini-Dicembre 2012.pdf

“Il piccolo messaggero dello Spirito Santo” (Don Giustino)

www.spiritusdomini.it

M e n s i l e v o c a z i o n i s t a d i c u l t u r a e s p i r i t u a l i t à

Anno 85 n. 12 - Dicembre 2012

I N U N I V E R S O M U N D O

GLORIAMO

VOLUNTASDEI

Spiritus Domini

Un direttoreappassionato

Page 2: Spiritus Domini-Dicembre 2012.pdf

Sommario

Nulla Osta:Con il permesso del Padre Generaledella Società Divine Vocazioni:Don Ludovico Caputo, sdv.Autor. del trib. di Napoli n. 1445 del 17-2-1961Fotocomposizione, grafica e stampaValsele Tipografica srlLocalità Petazze – 83040 Materdomini (AV)Tel. 0827.58100

La collaborazione è aperta a tutti. Inviare gli articoli al seguente indirizzo elettronico:

[email protected]

Collaboratori redazionaliDon Cristian Prestianni sdv

Don Paolo Greco sdvDon Vincenzo Pelella sdv

Editoriale

1 Un direttore appasionatoIl mistero di una nascita che ha cambiato il mondo

Il Magistero della Chiesa

6La parola del Fondatore

10 L’infinito amore ci chiama adessere sposi della sua parolaDon Giustino

Il giorno in cui nascela Chiesa

14 don Giustino e il vocazionarioDon Ciro Sarnataro sdv

Spiritualità Vocazionista

La Parola di Dio

4 Il servo fidatoVincenzo Topa

Il Giornale della Cripta

22

14

Gesù la Via, la Verità e la VitaDon Claudio De Caro sdv

Il Vocazionario: al servizio delle vocazioniDon Paolo Greco sdv

Vangeli festivi

13 A tu per tua cura di suor Maria Caianiello

26 Novena di Natale

18 i giovani e la responsabilitàFrancesco Pisano

Vita Vocazionista

Pastorale della famiglia

Novena di Natale

20 Don Giustino sacerdote dallagrande passione educativaDon Paolo Greco sdv

Vita Pastorale

28 Lo scopo della correzionefraternaDon Paolo Greco sdv

Vita Consacrata

Tempo Libero

Cri Cri

News News News...Don Salvatore Musella sdv

30 Hic et illicDISA

32Dal mondo cattolico

Cri CriDon Mario Alagna sdv37

Associato all’unione stampa periodica italiana

Rivista fondata nella Pasqua

del 1927 dal BeatoDon Giustino M.

Russolillo

La prima copertina

abbonamentiOrdinari: 30,00 (Italia) - 50,00 (Estero)

Straordinari: 60,00 (Sostenitore) - 80,00 (Associato)CCP 22631808 intestato Direzione Spiritus Domini

CorPo direttiVo di redazioneDon Ciro Sarnataro sdv

Don Salvatore Musella sdvDon Mario Alagna sdv

Segreteria e AmministrazioneMaria Sepe Via Manzoni, 225 - 80123 Napoli081.769.29.69

E’ Natale ogni volta che sorridi a un fratello e gli tendi la mano. ... E’ Natale ogni volta che riconosci con umiltà i tuoi limiti e la tua debolezza. E’ Natale ogni volta che permetti al Signore di rinascere per donarlo agli altri.

(Madre Teresa di Calcutta)

Stemma Vocazionista

Page 3: Spiritus Domini-Dicembre 2012.pdf

1

Spir

itus

Dom

ini

1

Editoriale

la Nascita di Gesù Bambino ha veramente cambiato la storia dell’umanità? è vero che i potenti e la gente capirono subito l’im-

portanza di quella nascita? Perchè contiamo i giorni da quella nascita? E che significato ha per la vita di ognuno fare il presepe?

Che significato ha nella storia e nel presepe fatto da San Francesco la figura di Gesù bam-bino?

Sappiamo che i primi cristiani, la maggior par-te provvengono dalla religione ebraica, osserva-vano il sabato, ma il giorno seguente, ossia l’at-tuale domenica, si riunivano per fare memoria della Risurrezione. Quindi la prima festa celebra-

IL MISTERO DI UNA NASCITA CHE HA CAMBIATO IL MONDOta è la Pasqua. Successivamente inziarono a cele-brare altri avvenimenti della vita di Gesù quale la nascita posta il 25 dicembre, cioè nel giorno in cui precedentemente i romani celebravano Sol invictus, ossia non vinto dalle tenebre visto che è passato il solstizio d’inverno, i giorni cominciano ad allungarsi e la luce prende il sopravvento sul buio della notte. Dalla celebrazione si passa alle raffigurazioni e ai pellegrinaggi a Betlemme, la città del re Davide dalla cui discendenza nacque Gesù.

Proprio i pellegrinaggi - contemporaneamen-te espressione e incentivo del legame con i luoghi della vicenda terrena di Gesù - sono stati motivo propulsore per la narrazione e rappresentazione

Cari lettori,

la copertina di questo numero della nostra rivista, quest’anno non ha un tono nata-lizio perché vuol essere un omaggio al nostro amato direttore, Don Sante Attanasio, che il 14 novembre scorso, nella “sua Bibbiena” ha concluso la sua vita terrena per raggiungere la vera vita, una vita fatta di felicità davanti a Dio, in una realtà che come lui stesso scrive “nessun telegiornale e nessuna carta stampata possono descrivere”. Don Sante è stato un direttore appassionato della nostra rivista, che ha diretto fino alla fine con amore. Anche nel momento della sofferenza, non si è mai lamentato, ma ha sempre lasciato trasparire gioia e serenità, e faceva sempre progetti per la rivista, alla quale in questi anni ha voluto dare una prospettiva di universalità e di apertura, per essere una finestra aperta sul mondo e sulla Chiesa con un tocco di vocazionistalità. Di don Sante avremo il ricordo di un “prete felice da 35 anni” con nel cuore il ricordo sempre vivo di “quel ragazzino di Monopoli” che al mattino presto si recava in chiesa per servire la messa. Il numero di questa rivista sviluppa il tema da lui stesso scelto “il mistero di una nascita che ha cambiato il mondo”, dove descrivendo alcune curiosità sul Natale arriva a concludere che Dio ha aperto il cielo mandandoci suo Figlio, per condurci in cielo sulla via della croce.

Don Mario Alagna, sdv

Un direttore appassionato

Page 4: Spiritus Domini-Dicembre 2012.pdf

2

Spir

itus

Dom

ini

Editorialedella umanità di Gesù. In questo contesto si col-loca il desiderio di frate Francesco d’Assisi mani-festato alla gente di Greccio nel 1223 di vedere “con gli occhi del corpo” come il bambino Gesù fu adagiato in una mangiatoia, tra l’asino e il bue. E così nella notte di Natale sopra una man-giatoia dove c’erano i due tradizionali animali fu celebrata l’Eucarestia così da poter vedere “con gli occhi del corpo” il pane e il vino consacrato e credere, grazie allo Spirito Santo, la presenza del Corpo e Sangue di Cristo (per un approfondi-mento cfr. U. Occhialini - P. Messa, Il primo pre-sepio del mondo, Ed. Porziuncola, Assisi 2011).

in un ambito secolarizzato come quello mo-derno, la nascita del Gesù bambino viene bana-lizzata e messa nel contesto di un “mito” a cui possono credere solo i bambini. Perchè secondo i cristiani quella nascita ha cambiato il mondo?

Ma forse la demistificazione peggiore del Na-tale non è quella del credere che sia un mito, ma la riduzione dello stesso alla festa della bontà, dell’altruismo, del porgere la mano ai bisognosi. Non che queste cose non siano importanti o pre-senti nel Vangelo, ma il centro è che Gesù viene a noi perché ha fatto l’opzione per la nostra po-verà. Egli ci tende la mano, fino al compimento quando il suo braccio sarà teso sulla croce. Come ebbe a dire la clarissa suor Chiara Tarcisia del Promonastero Santa Chiara di Assisi negli ulti-mi mesi della sua esistenza: “L’importante nella vita è amare, ma soprattutto lasciarsi amare!”. E il Natale è tempo propizio per lasciarsi amare e ciò non genera passività perché Gesù ci ama come siamo, ma non ci lascia come siamo, anzi ci trasforma in capacità di amare in modo creativo ed efficace. In questo modo l’incontro con la sua Presenza cambia e dà inizio ad una nuova uma-nità.

i cristiani parlano di Gesù come del Salvato-re, perché?

Gesù di Nazaret - un paese secondo alcuni dal quale non poteva venire nulla di buono - è passato per le strade della Palestina e, come per

altre persone, anche di lui si chiedevano chi fos-se. Le risposte a tale domande furono le più di-verse, ma chi non si lascia racchiudere nei pro-pri schemi prende atto che ogni risposta risulta inadeguata o meglio non esaustiva. E così pian piano sempre più si è riconosciuto la sua realtà di Messia, ossia unto dell’Altissimo e quindi sal-vatore. Ma la persona di Gesù, anche quando si raggiungono alcune certezze definite nei dogmi, apre continui interrogativi e, come ci mostrano i santi, c’è sempre di cui meravigliarsi, cioè per cui fermarsi e guardare con stupore a lui.

la data, la Cometa, i magi, quali gli argomen-ti per ricordarli come fatti avvenuti realmente nella storia?

La vicenda di Gesù è accaduta nelle coordi-nate della storia, ossia lo spazio ed il tempo: lo spazio è quello della Palestina e il tempo è - come si dice nel Credo - “sotto Ponzio Pilato”. Ma ciò non basta perché molti videro la sua umanità, ascoltarono le sue parole, ammirarono anche i suoi miracoli, ma solo alcuni credettero alla sua divinità. Come afferma Francesco d’Assisi nella Ammonizione prima, i discepoli videro “con gli occhi del corpo” alla sua umanità, ma credettero alla sua divinità. Così in Gesù c’è certamente una storia, ma anche qualcosa che supera la storia; ecco perché è importante, come ricorda Benedet-to XVI, che ci sia una ragione aperta al mistero e una fede ragionevole. Altrimenti cadremmo nel razionalismo o nel fideismo.

Gesù è un’avvenimento ragionevole, ma che supera la ragione e quando la ragione vuole es-sere omni-comprensiva, ossia ha la pretesa di com-prendere tutto, si cade nel razionalismo. Si-milmente quando la fede esclude la storia e l’in-vestigazione della ragione diventa fideismo, che apre ad ogni deriva, anche violenta.

Chi altro, oltre ai cristiani ha colto l’impor-tanza di quella nascita avvenuta più di duemila anni fa?

Molte persone, compresi i mussulmani per cui Gesù è un grande profeta. Diceva monsignor

Page 5: Spiritus Domini-Dicembre 2012.pdf

3

Spir

itus

Dom

ini

EditorialeLuigi Padovese che alla messa di Natale in Tur-chia erano presenti anche mussulmani e in una sua omelia inedita per l’occasione seppe cogliere tale presenza con sapienza.

Infatti affermò che tutti si era in festa per la nascita di Gesù, per alcuni perché un grande profeta, per i cristiani perché manifestazione della miseri-cordia, anzi presenza di Dio tra gli uomini essendo il Fi-glio di Dio.

Perché gran parte del mondo segna il tempo da quella nascita?

Nel 313 ci fu l’editto di Costantino che in un certo senso segnò la fine delle per-secuzioni; successivamente il cristianesimo divenne la religione ufficiale. E così an-che il computo del tempo co-minciò a essere scandito dal-la sua nascita, riconoscendo in essa il compimento delle precedenti profezie e promesse e l’inizio di una nuova era. Per dirla con il beato Giovanni Paolo II, egli è “centro del cosmo e della storia”.

In Cristo l’uomo è ri-creato, umanizzato. In Cristo l’uomo è veramente e pienamente Uomo, capace di amare e di donare disinteressatamente senza un personale tornaconto. La celebrazione del Natale ha questo unico e solo profondo si-gnificato, che “Dio ha tanto amato il mondo che ha dato il Suo Unigenito Figlio, affinché chiun-que crede in Lui non perisca, ma abbia la vita eterna”(Giovanni 3,16). Se l’uomo è posseduto dall’evento Gesù l’intera pirotecnica, fantasma-gorica scenografia dello sfavillio delle luci e del dono dei regali e dei banchetti luculliani acqui-stano la loro appropriata efficacia di esultanza e di gioia, perché la luce di Dio risplende nel mon-do. Il Natale: la gioia di sapere che Dio è tornato tra noi.

Il Natale riempie sempre il mondo di aria di serenità. Non se ne capisce forse la ragione, ma di fatto il Natale è sempre, per tutti, ‘la festa dell’amore’. E’ un fatto che a Natale il cuore si allarga, come avessimo trovato la gioia di stare insieme, come ragione del cuore. Natale ci inse-

gna che l’uomo non è solo, ma ha bisogno di qualcuno che veramente lo ami e che gli insegni ad amare.

Possiamo, come è nello stile del consumismo, fare della solennità del Natale, solo un motivo di festa terre-na, una festa che dura poco, ma il NATALE ha il suo fa-scino, per un Evento, grazie al quale, anche se non ci cre-diamo, Dio fa pace con noi e ci riapre la Sua Casa.

E’ davvero incredibile, ma stupendo, che Dio, l’im-menso, infinito, che non ha bisogno certamente di noi,

che siamo poca cosa, possa riaprire le porte del Cielo, dopo che le aveva dovute chiudere per quel grande errore dei nostri progenitori che, cedendo al serpente preferirono l’affermazione del proprio egoismo alla dolcezza di accogliere l’amore del Padre ed essere sue creature.

Ci si confonde anche solo pensare che Dio pone portarci a Casa, abbia riaperto il Cielo, mandando Suo Figlio tra di noi: ha vissuto con noi per fare esperienza di questa terribile vita di tutti i giorni che viviamo, come uno di noi, per poi DARE LA SUA VITA SULLA CROCE e ria-prirci il Paradiso, la sola Casa in cui potremo tro-vare quella felicità e amore, totale ed duraturo, di cui abbiamo tanta sete.

Incredibile, solo a pensarci, che il Padre abbia potuto pensare a noi, inviando il Figlio a provare in tutte le forme, tranne il male, quello che vuol dire vivere su questa terra, e, nello stesso tempo, additandoci la vita del Paradiso.

Il bello del Natale è tutto qui.

Page 6: Spiritus Domini-Dicembre 2012.pdf

4

Spir

itus

Dom

ini

LaParola di Dio

IL SERVO FIDATO“A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto…” (Lc 12, 42-46)

Enzo Topa

Don Giustino aveva un grande amore per la Bibbia, a cui riservava un posto di onore nella Cappella della comunità religiosa e nella sua stanza personale. Questo grande amore desidero insaporirlo con una ipotesi confezionata sapien-temente da S. Agostino, uno dei più grandi e prestigiosi dottori della Chiesa! Eccola: “Se per malaugurata serie di circostanze, si dovessero perdere tutte le copie esistenti del-la Bibbia e ne restasse una sola; se di questa copia si sbia-dissero tutte le pagine e ne restasse una sola; se dell’unica pagina diventassero indecifrabili tutte le parole, eccettuate Dio è amore, la Bibbia sarebbe salva!”. Quanto amiamo noi la Bibbia?

diesse

Nel capitolo 12 del Vangelo di Luca, Gesù invita i suoi discepoli a tenersi sempre pronti: “Beati quei servi che il padrone, al suo ritorno, troverà ancora svegli. In verità vi dico: si cingerà le vesti, li farà mettere a tavola e passerà a servirli”. Pietro, allora, domanda al Signore: “Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?”. Ecco la risposta di Gesù:

dal Vangelo secondo lucaQual è dunque l'amministratore fedele e saggio, che il Signore porrà a capo della sua servitù, per distri-buire a tempo debito la razione di cibo? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà al suo lavoro. In verità vi dico, lo metterà a capo di tutti i suoi averi. Ma se quel servo dicesse in cuor suo: «Il padrone tarda a venire», e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà nel giorno in cui meno se l'aspetta e in un'ora che non sa, e lo punirà con rigore assegnandogli il posto fra gli infedeli. Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più.

Appare chiaro che, con que-sta parabola, Gesù vuole ben chiarire a Pietro, che

ha fatto la domanda, che il farsi trovare sempre pronti è “per noi e per tutti”. Tuttavia con gradi di-versi. Il Signore, infatti, conosce

i cuori. Conosce tutte le sfuma-ture. è l’unico che può giudica-re con giustizia. Innanzitutto, il servo fidato è definito come un amministratore saggio, posto a capo della servitù, che è chiama-to a distribuire a tempo debito la

razione di cibo. Si tratta quindi di un discepolo. Allegoricamente si vede spesso in questo capo del-la servitù la figura del sacerdote, che distribuisce la Parola di Dio e l’Eucaristia (la razione di cibo) o, comunque di un cristiano matu-

Page 7: Spiritus Domini-Dicembre 2012.pdf

5

Spir

itus

Dom

ini

LaParola di Dioro, un evangelizzatore, che ben conosce la dottrina, la Parola, ed è in grado di “spezzarla” perché se ne cibino coloro che ne hanno bisogno.

Costui, da servo, è diventato amico, come dice Gesù: “Non vi chiamo più servi, ma amici…” (Gv 15, 15). Il Signore lo ha mes-so a parte dei suoi segreti, gli ha consentito tramite lo Spirito San-to, di discernere sulla sua vita, sulla missione della sua vita, sulla volontà di Dio. E la sua missione è simile a quella di Cristo: anche l’evangelizzatore deve diventare pane spezzato per gli altri.

Bene. Chi rimarrà fedele avrà una grande ricompensa quando incontrerà il Signore alla fine del suo incarico, ma anche nel cor-so della sua missione. Sta infatti scritto: “Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eter-na” (Mt 19, 29).

Purtroppo, però, ci sono anche servi così superbi da dire al Signore “perché?” quando il Signore gli ordi-na qualcosa. Probabilmen-te questi sono la maggio-ranza, perché diventare un servo veramente fedele, in fondo, è frutto di un cam-mino. Ebbene, in questo cammino siamo in molti a non credere fino in fondo a questa amicizia. Benché abbiamo avuto la grazia di ricevere in pienezza la Parola, non obbediamo, la relativizziamo, ce la ag-giustiamo a nostro piaci-mento, consapevolmente o inconsapevolmente. Così,

mentre il padrone tarda a venire, si finisce per usare violenza agli altri 1servi e in tutto ci si affac-cenda meno che nel distribuire la razione di cibo a tempo debito. Se ci guardiamo con sincerità… quante omissioni nell’annunciare il regno di Dio! E quante omissio-ni nel compiere quelle opere buo-ne che Dio ha predisposto perché noi le compissimo!

Ma dice il Signore: più a questi servi è stato dato, più essi saran-no scrutati con severità. Saranno valutate così con giustizia tutte le loro mancanze, tutte le loro omis-sioni, tutto il loro egoismo.

Viene in mente la parabola dei talenti. I talenti che ognuno di noi ha ricevuto perché fruttifichino, oltre che naturali, sono sopranna-turali. E il talento per eccellenza è la Parola di Dio, che deve fruttifi-care nel cuore degli uomini. Non i risultati, ma la buona volontà conta. Dice S. Agostino “Pace in terra agli uomini di buona volon-

tà: Dio non tiene conto di ciò che si fa realmente, ma di ciò che si ha volontà di fare. Sa che magari tu volevi, ma non hai potuto…”. Insomma, sa che, in fondo, sei un balbuziente, peggio di Mosé… Lo sa eppure ti manda ad annunciar-Lo perché si sappia che Sua e non tua è la potenza di quella Parola di salvezza. Nella tua debolezza si rivela la Sua forza.

Insomma, purtroppo sono molte le volte in cui si viene meno alla volontà di Dio. E la volontà di Dio è che ogni uomo viva e sia felice. Quante percosse ci siamo andati a cercare da soli, infilan-doci in situazioni sbagliate, no-nostante fossimo stati avvertiti! Voglia il cielo che ci resti sempre il tempo per tornare a Lui! E fin-ché non saremo pronti, che non venga come un ladro di notte a prenderci all’improvviso, come si diceva nel Medio Evo: “A subita-nea et improvisa morte libera nos Domine”!

Page 8: Spiritus Domini-Dicembre 2012.pdf

6

Spir

itus

Dom

ini

Il Magistero della Chiesa

non c´è spazio per la tri-stezza nel giorno in cui nasce la vita, una vita

che distrugge la paura della morte e dona la gioia delle pro-messe eterne. Nessuno è esclu-so da questa felicità. Dai Discor-si di san Leone Magno, papa.

Se infatti non fosse stato vero Dio, non avrebbe portato a noi rimedio; se non fosse stato uomo vero, non ci avrebbe dato l`esempio. Leone Magno, Ser-moni, 21.

Riconosci, o cristiano, la tua dignità e, consorte ormai della divina natura, non tornare alla bassezza della tua vita antece-dente, depravata. Ricordati di quale capo e di quale corpo tu sei membro. Rammenta che sei stato strappato dal potere delle tenebre e sei stato trasferito nel-la luce e nel regno di Dio. Col sacramento del battesimo sei diventato tempio dello Spirito Santo (cf. 1Cor 3,16): non cac-ciare da te con le azioni cattive un ospite tanto degno e non as-

soggettarti di nuovo alla schia-vitù del demonio: il tuo prezzo è il sangue di Cristo. Leone Ma-gno, Sermoni, 21.

Mosè desiderò contemplare la gloria di Dio, ma non gli fu possibile vederla come aveva desiderato. Potrebbe oggi veni-re a vederla, perché giace nella culla in una grotta. Allora nes-sun uomo sperava di vedere Dio e restare in vita; oggi tutti coloro che l`hanno visto sono sorti dalla seconda morte alla vita. Mosè non poté vedere Dio come realmente è; i magi inve-ce entrarono e videro il Figlio di Dio fatto uomo. è grande il prodigio che si è compiuto sulla nostra terra: il Signore di tutto è disceso su di essa, Dio si è fat-to uomo, l`Antico è diventato fanciullo; il Signore si è fatto uguale al servo, il figlio del re si è reso come un povero erra-bondo. Efrem Siro, Inno per la nascita di Cristo, 1.

Maria credette, e ciò in cui credette in lei è avvenuto. Cre-

diamo anche noi, perché anche a noi possa giovare ciò che è av-venuto. Certo, anche questa na-tività è mirabile; tuttavia pensa, o uomo, ciò che per te ha accet-tato il Dio tuo, il Creatore per la creatura. Restando Dio in Dio, vivendo l`eterno con l`eterno, il Figlio uguale al Padre non ha sdegnato di rivestire la forma del servo per i colpevoli, per gli schiavi peccatori. E ciò non è stato certo ricompensa di meri-ti umani. Per le nostre iniquità, meritavamo piuttosto le pene; ma, se avesse osservato le nostre iniquità, chi lo avrebbe sostenu-to? Per gli empi, dunque, e per gli schiavi peccatori il Signore si è fatto uomo e si è degnato di nascere di Spirito Santo da Ma-ria vergine. Agostino, Predica sulla professione di fede, 215,4.

Il Verbo di Dio si è manife-stato nella carne una volta per sempre. Ma, in chi lo desidera, egli vuole continuamente rina-scere secondo lo spirito, perché ama gli uomini. Così, ridiventa bambino e si forma in loro con

offriamo ai nostri lettori una serie di riflessioni sul natale tratte dagli scritti dei Padridella Chiesa, da leggere una al giorno,

come una novena, o tutte insieme nella meditazione del mattino.

IL GIORNOIN CUI NASCE LA VITA

Page 9: Spiritus Domini-Dicembre 2012.pdf

7

Spir

itus

Dom

ini

Il Magistero della Chiesail progredire delle virtù. Il Ver-bo si manifesta nella misura in cui sa di poter essere ricevuto da chi lo accoglie: non limita la manifestazione della sua gran-dezza per gelosia, ma misura l`intensità del suo dono secondo il desiderio di chi brama veder-lo. Il Verbo di Dio si manifesta sempre, secondo le disposizioni di chi lo riceve: tuttavia, data l`immensità del mi-stero, egli rimane ugual-mente invisibile per tutti. Per questo motivo l`apostolo, penetrata con acutezza la potenza del mistero, dice: Gesù Cri-sto è lo stesso, ieri, oggi e nei secoli (Eb 13,8): egli dimostrava così di avere ben compreso la peren-ne novità del mistero e intuiva che l`intelligenza non potrà mai possederlo come una cosa invecchia-ta. Massimo il Confesso-re, Capitoli teologici, 1,8-13.

Per quanto, dunque, lo stato infantile che la ma-està del Figlio di Dio non si è sdegnata di assume-re abbia poi raggiunto, col succedersi degli anni, l`età adulta e, dopo il trionfo della passione e della risurre-zione, si siano succedute tutte le azioni che l`umiltà di Cristo ha accettato per noi, tuttavia l`odierna festività della nasci-ta di Gesù da Maria vergine ne rinnova i sacri inizi; e mentre

adoriamo la natività del nostro Salvatore dimostriamo insieme di celebrare il nostro inizio. La generazione di Cristo infatti è l`origine del popolo cristiano, e la nascita del capo è la nascita del corpo. Leone Magno, Ser-moni, 26,1-2.

Ma il Signore vuole aumenta-

re ancora la tua gloria. Imprime in te la sua immagine, perché questa immagine visibile ren-da manifesta sulla terra la pre-senza del Creatore invisibile; ti ha dato il suo posto in questo mondo terrestre perché il gran-de regno di questo mondo non

sia privo di un rappresentante del Signore... E ciò che Dio ha creato in te con la sua potenza, ha avuto la bontà di assumerlo in sé. Ha voluto manifestarsi re-almente nell`uomo, nel quale, fino a quel momento, era ap-parso soltanto in immagine. Ha concesso all`uomo di essere in realtà quello che prima era sol-

tanto per somiglianza... Pietro Crisologo, Sermo-ni, 148.

Sappiamo che il Ver-bo ha assunto un corpo incarnandosi in una ver-gine e ha portato il vec-chio uomo realizzando in sé la nuova creazio-ne... Sappiamo che egli è veramente uomo, co-stituito della nostra stes-sa natura: se non fosse così, invano avrebbe or-dinato di imitarlo come maestro. E infatti, se quest`uomo avesse una natura diversa dalla mia, come potrebbe ordinar-mi di essere simile a lui, mentre io sono così de-bole? Dove sarebbero la sua bontà e la sua giusti-zia? Così, per non essere considerato diverso da

noi, egli ha sopportato la fatica, ha voluto soffrire la fame e la sete, si è abbandonato al sonno, non si è sottratto al dolore e ha obbedito alla morte manifestan-do infine la sua risurrezione. In tutto questo egli ha offerto come primizie la propria uma-

Page 10: Spiritus Domini-Dicembre 2012.pdf

8

Spir

itus

Dom

ini

Il Magistero della Chiesanità, perché tu, quando soffri, non ti perda di co-raggio, ma, riconoscendoti uomo, aspetti anche tu quello che il Padre ha dato a lui... Ippolito di Roma, Confutazione di tutte le eresie, 10,33-34.

Il nostro Salvatore, carissimi, oggi è nato: ral-legriamoci! Non c’è spazio per la tristez-za nel giorno in cui nasce la vita, una vita che distrugge la paura della morte e dona la gioia del-le promesse eterne. Nessuno è escluso da questa felicità: la causa della gioia è comune a tutti per-ché il nostro Signo-re, vincitore del pec-cato e della morte, non avendo trovato nessuno libero dalla colpa, è venuto per la liberazione di tut-ti.

Il Figlio di Dio infatti, giunta la pie-nezza dei tempi che l’impenetrabile di-segno divino aveva disposto, volendo riconciliare con il suo Creatore la na-tura umana, l’assunse lui stesso.

Deponiamo dunque «l’uomo vecchio con la condotta di prima» (Ef 4, 22) e, poiché siamo par-tecipi della generazione di Cristo, rinunziamo alle opere della carne. Riconosci, cristiano, la tua dignità e, reso partecipe della natura divina, non voler tornare all’abiezione di un tempo con una condotta indegna.

Ricòrdati chi è il tuo Capo e di quale Corpo sei membro.

Ricòrdati che, strappato al potere delle tene-bre, sei stato trasferito nella luce del Regno di Dio. Con il sacramento del battesimo sei diven-tato tempio dello Spirito Santo! Non mettere in fuga un ospite così illustre con un comportamen-to riprovevole e non sottometterti di nuovo alla

schiavitù del demo-nio. Ricorda che il prezzo pagato per il tuo riscatto è il san-gue di Cristo. Dai «Discorsi» di san Leone Magno, papa (Disc. 1 per il Natale, 1-3; Pl 54, 190-193)

Dio e tutte le ope-re di Dio sono gloria dell’uomo; e l’uomo è la sede in cui si raccoglie tutta la sa-pienza e la potenza di Dio. Come il me-dico dà prova della sua bravura nei ma-lati, così anche Dio manifesta se stesso negli uomini. Perciò Paolo afferma: «Dio ha chiuso tutte le cose nelle tenebre dell’incredulità per usare a tutti miseri-cordia» (cfr. Rm 11,

32). Non allude alle potenze spirituali, ma all’uo-mo che si mise di fronte a Dio in stato di disobbe-dienza e perdette la immortalità. In seguito però ottenne la misericordia di Dio per i meriti e il tra-mite del Figlio suo. Ebbe così in lui la dignità di figlio adottivo.

Se l’uomo riceverà senza vana superbia l’au-tentica gloria che viene da ciò che è stato creato e da colui che lo ha creato cioè da Dio, l’onnipo-tente, l’artefice di tutte le cose che esistono, e se

Page 11: Spiritus Domini-Dicembre 2012.pdf

9

Spir

itus

Dom

ini

Il Magistero della Chiesaresterà nell’amore di lui in rispettosa sottomissio-ne e in continuo rendimento di grazie, riceverà ancora gloria maggiore e progredirà sempre più in questa via fino a divenire simile a colui che per salvarlo è morto.

Il Figlio stesso di Dio infatti scese «in una car-ne simile a quella del peccato» (Rm 8, 3) per con-dannare il peccato, e, dopo averlo condannato, escluderlo completamente dal genere umano. Chiamò l’uomo alla somiglianza con se stesso, lo fece imitatore di Dio, lo avviò sulla strada indica-ta dal Padre perché potesse vedere Dio e gli die-de in dono il Padre.

Il Verbo di Dio pose la sua abitazione tra gli uomini e si fece Figlio dell’uomo, per abituare l’uomo a comprendere Dio e per abituare Dio a mettere la sua dimora nell’uomo secondo la vo-lontà del Padre. Per questo Dio stesso ci ha dato come «segno» della nostra salvezza colui che, nato dalla Vergine, è l’Emmanuele: poiché lo stesso Signore era colui che salvava coloro che di per se stessi non avevano nessuna possibilità di salvezza.

Isaia stesso aveva predetto questo: Irrobusti-tevi, mani fiacche e ginocchia vacillanti, coraggio, smarriti di cuore, confortatevi, non temete; ecco il nostro Dio, opera la giustizia, darà la ricompen-sa. Egli stesso verrà e sarà la nostra salvezza (cfr. Is 35, 4). Questo indica che non da noi, ma da Dio, che ci aiuta, abbiamo la salvezza. Dal tratta-to Contro le eresie di sant’Ireneo, vescovo.

Il Verbo di Dio, incorporeo, incorruttibile e im-materiale viene tra noi, sebbene già fin da prima non ci fosse molto lontano. Infatti, nessuna parte della creazione è mai rimasta priva della presen-za di lui che, al contrario, assieme al Padre suo riempiva tutto in tutti i luoghi. Eppure viene, nella sua condiscendenza, per manifestare il suo amore per l’umanità...

Ha compassione della nostra razza, prende a pietà la nostra debolezza, si china sulla nostra ro-vina e non può sopportare che la morte domini su noi. Perché non vada perduta la sua creatura e

non diventi vana l’opera compiuta dal Padre suo nei riguardi degli uomini, si assume un corpo e un corpo non diverso dal nostro. Ma non vuo-le semplicemente esistere in un corpo in modo qualsiasi, né solamente rendersi visibile... è nella Vergine che si costituisce il tempio del suo cor-po, appropriandoselo quale strumento della sua manifestazione e della sua presenza. Egli prende dunque un corpo simile al nostro e, poiché noi tutti siamo soggetti alla corruzione della morte, lo abbandona alla morte al posto di noi tutti e, nel suo amore per l’umanità, lo offre al Padre. Così, poiché tutti muoiono in Lui (cfr. Rom. 6, 8), la leg-ge che assoggetta gli uomini alla distruzione vie-ne ad essere abrogata, dato che essa ha esercitato ogni suo potere sul corpo del Signore e non può più essere applicata agli uomini suoi simili. Egli riconduce dunque all’incorruttibilità gli uomini caduti nella corruzione e li richiama dalla morte alla vita. Appropriandosi un corpo e facendo loro dono della risurrezione, distrugge in essi la morte come la paglia si dissolve nel fuoco... Prende per sé un corpo mortale perché, divenuto partecipe della supremazia del Verbo, esso possa esaurire la morte al posto di tutti. Grazie all’inabitazione del Verbo, tale corpo rimarrà incorruttibile e por-rà quindi fine alla corruttibilità donando a tutti la risurrezione.

Così, offrendo alla morte, quale vittima e sacri-ficio immacolato, questo corpo che s,i è assunto, fa scomparire la morte in tutti i suoi simili, of-frendo se stesso in sostituzione. Infatti, il Verbo di Dio, che è superiore a tutti, offrendo il tempio del suo Corpo per la vita di tutti, può a buon diritto soddisfare ogni debito con la sua morte.

Allo stesso modo, egli, l’immortale Figlio di Dio, unito a tutti gli uomini per la sua somiglian-za con essi, può a buon diritto rivestirli tutti di immortalità con la promessa della risurrezione. Per questo, la corruzione della morte non ha più potere sugli uomini, grazie al Verbo che abita in loro nel mistero di un unico corpo. Sant’Atana-sio, Logos peri tes enanthropeseos tou logou 8-9 P.G. 25, 109-112.

Page 12: Spiritus Domini-Dicembre 2012.pdf

10

Spir

itus

Dom

ini

La Parola del Fondatore

27 dicembre 1952L’amore infinito è un infinito eterno chiamare

chi ama, e parlare a chi ama, e donare a chi ama, e andare a chi ama, e agire in chi ama, e darsi a chi ama, e unirsi con chi ama e farlo simile a sé e degno di sé e renderlo beato di sé.

O ascoltarti e risponderti! Ricevere e con-traccambiare! Incontrarti, accoglierti, cooperare, darsi e unirsi a te, divenire degno di te e beato in te eternamente più! Per te!

Nel bacio al divino bambino: l’osservanza piena delle Regole.

lo stesso giorno - dall’agenda tascabile del 1926le opere dei Vocazionisti possono raggrupparsi e denominarsi così:

1. vocazionario comune (per aspiranti al clero)2. ascensionario (parrocchie)3. creazionario (famiglie religiose)4. annunzionario (missioni estere)5. perfezionario (corsi speciali di formazione)6. redenzionario (case di correzione).

31 dicembre 1952 - romaIl Signore non lascia un istante come di cre-

are e conservare la sua creatura-anima, così di governarla e dirigerla in tutto perché sia sempre più a immagine e somiglianza sua.

Quanto più l’anima vuole piacere a lui, tanto più l’azione creatrice, salvatrice e santificatrice del Signore la favorisce delle sue ispirazioni, at-trazioni e mozioni divine.

L’INFINITO AMORE CI CHIAMA AD ESSER SPOSI DELLA SUA PAROLA

Che cosa è l’amore infinito e dove si coglie il miste-ro del natale? L’amore infinito è un donarsi senza misura, e vuo-le che l’amato diventi simile a sè. In questo c’è il mistero del Natale, dove l’infinitamente grande si fa piccolo, per poter creare e governare sempre meglio la sua creatura, percondurla secondo il suo disegno d’amore a divenire anima sposa. Nell’incarnazione la Parola fatta carne, ci mostra la strada della via dell’obbedienza alla volontà di Dio, seguendo la stella ed avendo come esempio Maria, per condurre innumerevoli schiere di ani-me al regno di Dio. Il mistero del Natale deve spingerci ad amare sen-za misura come lui ci ha amati, non avendo pau-ra di nulla per seguirlo pienamente sulla via della croce.

Don Mario Alagna sdv

beato don Giustino m. russolillo(1891 - Pianura - na - 1955)

Page 13: Spiritus Domini-Dicembre 2012.pdf

11

Spir

itus

Dom

ini

La Parola del FondatoreSuole però avvenire che l’ani-

ma nell’accogliere queste ispi-razioni, attrazioni, mozioni, le considera come prodotto delle proprie facoltà e abitudini e se le appropria in un modo molto imperfetto.

Il Signore ce le dona perché siano nostre e si compiace che le facciamo nostre, sicché operia-mo veramente per un principio intrinseco come si conviene a es-sere vivente e a libero agente.

Ma il dimenticare e perdere il contatto della consapevolez-za del conoscere, ricevere ed eseguire un pensiero di Dio, un desiderio di Dio, un consiglio di Dio, un ordine di Dio, ci è fata-le. Facendo nostro in quel modo imperfetto il volere divino, nell’esecuzione resta ad agire la volontà nostra umana con tutte le sue debolezze, volubilità, incli-nazioni al male per cui ben poco o nulla si fa di quello che pure ci si proponeva di fare.

Mentre mantenendo quella consapevolezza di conoscenza, dipendenza e ubbidienza della volontà di Dio passa nella nostra volontà la virtù di santità e potenza della volontà divina e tutta l’esecuzione ne è perfettamente svolta e anima-ta e impreziosita.

Così, per esempio, dico a un alunno: «Chia-mami quel tuo compagno». Se l’alunno, come facendo suo questo volere, dimentica che è un comando o desiderio del superiore, non curerà di eseguirlo con prontezza e diligenza. E quan-do l’avrà finalmente comunicato, l’altro, se l’ap-prende come volere e desiderio del compagno, nemmeno l’eseguirà con prontezza e diligenza potendo pensare che sia meglio indugiare, ri-mandare, dimenticare; invece attuandosi l’uno

e l’altro nella volontà del superiore, l’eseguiran-no subito e bene.

2 gennaio 1953Attraverso la Parola ti giunge il Divin Verbo e

il Santo Spirito.Il Divin Verbo nel pensiero a cui ti sposi in

quella Parola. Il Santo Spirito nel senso corri-spondente a quel pensiero da esso suscitato e da esso procedente. Così seguendo il Figlio della Parola si segue Gesù stesso e il Santo Spirito.

Sei anima nuziale in tutto. Perché non provi a conservarti tutto il giorno nella sfera della medi-tazione mattutina?

Page 14: Spiritus Domini-Dicembre 2012.pdf

12

Spir

itus

Dom

ini

La Parola del FondatoreTu dispiaci a lui, il Signore, soffrendo di quel-

la paura di lui pur credendo alla misericordia, bontà, amore che egli è (ma tu sai come ne farei a meno in questa sofferenza, o mio Dio, levame-la tu stesso!).

6 gennaio 1953(da aggiungersi ai capitoli sulla festa nel libro dell’ascensione).

Chiunque è incaricato di altre anime, (come per esempio ogni prefetto di camerata, ogni su-periore di categoria, ogni direttore di comunità, ogni curato di anime e ogni amico che sa di po-ter influire su altri) prepari a tempo questi suoi alla solennità da celebrarsi, sicché portino i loro omaggi di culto ascetico e di apostolato, ben de-terminati e concretizzati e perfezionati.

Questi omaggi siano sempre duplicati ossia resi al Signore prima direttamente alla sua per-sona, poi a lui nel prossimo, unificati dal puro amore e dal puro zelo.

Questo riguarda soprattutto le solennità cen-trali dell’Avvento, Natale, Epifania, della Passio-ne, Risurrezione, Ascensione, della Pentescoste - o missione inabitazione funzionale dello Spirito - e dell’assunzione, mediazione e visitazione pe-renne di Maria santissima vergine madre di Dio.

Muoviamo con le nostre schiere di anime ver-so il cielo, verso il trono, verso l’intimo nel mi-stero divino come a gare con le gerarchie degli angeli e compagnie di ordini santi!

O Maria vergine madre di Dio prega per noi.L’assunzione è il Natale di Maria nel cielo. E là

riceve nello stato glorioso l’annunciazione eter-na. Là appare nella gloria la sua divina mater-nità verginale. Di là comincia la sua visitazione perpetua sul mondo e nella Chiesa.

Là continua la sua mediazione di tutte le gra-zie presso il trono divino. Così alla solennità dell’avvento, Natale e epifania, festa del Figlio in Novembre, Dicembre e Gennaio, si aggiunge la solennità della Passione, Risurrezione, Ascen-sione, festa di Dio Padre in Febbraio, Marzo e Aprile e la solennità della missione, inabitazio-ne e funzione dello Spirito Santo, pentecoste in Maggio, Giugno, Luglio, si deve aggiungere la solennità dell’assunzione, mediazione e visita-zione perpetua della ss. Vergine Maria madre di Dio in Agosto, Settembre e Ottobre. Così ogni stagione e trimestre ha la sua propria solennità viva realmente nella liturgia e operante efficace-mente la vita soprannaturale, la vita nelle anime in fervore di grazia e di carità di Dio e del pros-simo.

Page 15: Spiritus Domini-Dicembre 2012.pdf

13

Spir

itus

Dom

ini

Il Giornale della Cripta

Caro don Giustino, intercedi presso Gesù per la salvezza della mia famiglia e per le situazioni che si creano e che sinceramente non piacciono a Gesù.

Don Giustino caro, intercedi per noi presso Dio affinché ci conceda la grazia di salvare la vita di M. e di restituirla sana e salva alla sua famiglia, a suo marito e alla sua bimba di pochi mesi che ancora non conosce la sua mamma. Grazie.

Caro don Giustino, ti prego, aiuta la mia famiglia, i miei bambini e soprattutto mio marito. Guidalo sempre e dagli tanta forza per sopportare me e il male che gli gira intorno.

Beato don Giustino, ti chiedo umilmente di gua-rire il piccolo E., afflitto dalla sindrome di Wolf dalla nascita. Fa che possa udire la voce della sua mamma, la possa vedere e sussurrarle la parola più bella al mondo: “mamma”. Grazie.

Don Giustino, ti chiedo umilmente di intercedere per la mia bimba affinché il male mai la tocchi e che venga protetta dalle cattiverie e dai traumi. Grazie.

Caro don Giustino, sono una mamma di 30 anni con due figli. Sto vivendo un periodo di angoscia e depressione. Voglio uscirne fuori, ma non ci riesco.

Caro don Giustino, ti scrivo per dirti di far cam-biare il modo di celebrare la S. Messa dai Neoca-tecumenali. è stata una messa pesante ed este-nuante, la gente andava via nel bel mezzo della celebrazione. Non si è capito ancora che Gesù è nato nudo e in una grotta semplice per far cono-scere la parola del Padre con semplicità.

Caro don Giustino, aiutami in questo periodo difficile. Aiutami a trovare la pace e capire come mi devo comportare con… Ti affido il mio anno scolastico.

Caro don Giustino, aiutami perché fra poco rice-verò la comunione. Io sarò pronto se tu mi aiu-terai.

Caro don Giustino, vengo qui ogni volta per rin-graziarti per avermi chiamato al matrimonio e spero che con la tua intercessione andremo sem-pre avanti fino alla morte superando tutte le dif-ficoltà. Grazie.

Don Giustino, guida i giovani! Gesù libera mio figlio e tutti i giovani che hanno il vizio del gioco d’azzardo! Liberali dalle insidie del maligno!

Don Giustino, grazie per tutto ciò che mi hai dato, ma ti prego, guarisci mia madre e il mio rapporto con lei. Grazie.

A tu per tu... a cura di Suor Maria Caianiello

Ogni giorno laici e religiosi si recano presso la Cripta a Pianura-Vocazionario (vedi foto a fianco), dove sono custodite le spoglie mortali del nostro Fondatore, il Beato Don Giustino Maria Russolil-lo. Questi pellegrini mettono per iscritto preghie-re, riflessioni, sfoghi, messaggi, richieste, appel-li… e ritornano alle proprie case pieni di gioia e di speranza per aver parlato con un Santo!

Don Giustino aspetta anche te.

Page 16: Spiritus Domini-Dicembre 2012.pdf

14

Spir

itus

Dom

ini

Vita Vocazionista

Il VocazIonarIo:al serVIzIo delle VocazIonI

don Ciro Sarnataro sdv

Quando a don Giustino fu chiesto da don Antonio Chiaro, parroco di Soccavo, cosa facesse a Pianura, rispose: faccio i preti.

Eppure don Giustino parlava da parroco... Lui so-steneva che uno dei doveri del parroco era quello di aiutare i giovani che presentavano segni di vo-cazione alla vita consacrata, perché fosse preser-vate dai pericoli tale dono di Dio.

Dalla biografia del Beato ci si accorge subito che questa sua intuizione, che era in realtà il desiderio di Dio, rispondeva ad una esigenza impellente: furono talmente tanti i giovani che chiesero di es-sere seguiti da lui che non bastò la canonica, am-pliata più volte, della parrocchia per contenerli. Era un fatto singolare: la crisi delle vocazioni che

già si stagliava all'orizzonte sembrava non toccare minimamente la comunità di coloro che deside-ravano essere orientati sulla strada che il Signore aveva tracciato per loro, il Vocazionario.

Il Vocazionario è il segno più tangibile della spiritualità vocazionista in una Diocesi. In che modo don Giustino aiutava i giovani a scoprire, rafforzare, difendere la loro vocazione? Faceva co-noscere agli alunni i santi fondatori, ne procurava le immagini e le biografie, ne spiegava lo spirito e le opere, ne solennizzava le feste liturgiche, face-va circolare i periodici dei loro istituti, facilitava i contatti con i religiosi di questi. Insomma il Voca-zionario sin dalla sua origine è stato concepito dal suo fondatore come un luogo posto a servizio di

tutta la Chiesa.A tal proposito è significa-

tivo l'invio del primo schema di Statuto della Società Divine Vocazioni, approvato in via sperimentale dell'allora Vesco-vo di Pozzuoli Mons. Petrone (1923), a tutti i vescovi e supe-riori generali di ordini religiosi d'Italia, per benedizioni. Dalle ragioni di questa decisione si desume sulla vocazione, del Vocazionario, a servire tutta la Chiesa: … nella volontà, sem-pre dimostrata da don Giusti-no, di vivere in comunione di beni spirituali e in alleanza con tutte le organizzazioni religio-se nella Chiesa cattolica… nel particolare fine dell'Istituzione che mirava alla ricerca e alla

Page 17: Spiritus Domini-Dicembre 2012.pdf

15

Spir

itus

Dom

ini

Vita Vocazionistacultura delle vocazioni non per il suo Istituto soltanto, ma per il clero secolare e regolare1.

La comunione si esprime nel servizio: la Società Divine Vocazio-ni e in essa il Vocazio-nario stesso nasce per essere a servizio della Chiesa. Voglio qui ripor-tare la risposta alla detta richiesta di benedizioni che venne dal Superio-re Generale dei Fatebe-nefratelli (12 dicembre 1924), che esprime bene quanto detto sinora: Sono lietissimo di cono-scere la fondazione di un nuovo Istituto che, prefiggendosi uno sco-po utilissimo e santo, recherà dei grandi servizi alla Chiesa con la scelta, coltivazione e conserva-zione delle divine vocazioni, e di cui sentiranno grandi vantaggi gli ordini religiosi che, mai come oggi, sentono estremo bisogno di vere vocazioni (…)2.

Dunque il Vocazionario nasce per aiutare i gio-vani nel discernimento del progetto di Dio su di loro.

C'è un'altra peculiarità che è ugualmente im-portante: il Vocazionario accoglie in particolare i poveri, gli ultimi, chi è in difficoltà. Ritengo sia molto bello e importante ciò che disse il Beato Gio-vanni Paolo II ai Padri Vocazionisti del IX Capitolo Generale il 9 luglio 1983: Cari fratelli, voglio espri-mere innanzitutto la mia gioia per questo incon-tro con voi, in occasione della seconda sessione del vostro Capitolo Generale. Motivo importante di tale mio compiacimento è la considerazione dell’attuale e della grande utilità del vostro cari-sma nella Chiesa: la ricerca e la cultura delle vo-cazioni al sacerdozio in particolare, ed allo stato religioso in generale, di preferenza tra le classi umili del popolo. Punto centrale della vostra forza

spirituale deve essere sempre, come per ogni altra Famiglia religiosa, l’ispirazione originaria del vo-stro Fondatore: l’anima, il cuore, gli intenti di Don Giustino Russolillo: il suo grande e fervidissimo amore per il mistero principe del cristianesimo, il mistero trinitario, (…) che lo portava a consumarsi totalmente nel santo ideale della promozione ed educazione delle sacre vocazioni.

Il Papa in poche parole sottolineò tutta la gran-dezza del carisma che don Giustino ha ricevuto in dono dal Signore; importante, perché afferma quanto sia grande ancora oggi il servizio che que-sto carisma, vissuto e perpetuato dai Vocazionisti, può rendere a tutta la Chiesa.

Il Papa sottolineò ciò che la famiglia vocazio-nista deve vivere per non tradire la sua identità e missione: la santità di vita e di intenti del suo amato fondatore.

Il Vocazionario deve esprimere senza mezzi termini questa preferenza assoluta per le voca-zioni povere, quelli che la società ritiene essere gli ultimi. Portare gli ultimi alla santità, alla Divina Unione, dar loro la possibilità di verificare se sono chiamati alla vocazione sacerdotale o religiosa,

Page 18: Spiritus Domini-Dicembre 2012.pdf

16

Spir

itus

Dom

ini

Vita Vocazionistaqueste sono state la vocazione e la missione di don Giustino. Se pensiamo alla condizione sociale in cui ha vissuto e operato don Giustino (I e II guerra mondiale), ci rendiamo conto di quanto sia stata importante la sua missione a Napoli e nei luoghi dove, successivamente, ha inviato suoi religiosi.

Sarà la fedeltà dei vocazionisti a questo cari-sma, a questa missione, a queste virtù, a questi

valori, a garantire la continuità e la fecondità del-la Congregazione e a far sì che il Vocazionario sia uno dei punti di riferimento non solo della Con-gregazione stessa, ma anche della Chiesa locale. Cosa può essere dunque il Vocazionario per una Diocesi? Cosa può fare per la Chiesa locale? Sem-bra un gioco di parole ma non lo è: vivere la sua vocazione.

Anche in un contesto sociale profondamente cambiato, il Vocazionario può continuare a svol-gere il compito per cui è stato ispirato e realizzato. Don Giustino diceva che nel Vocazionario si an-dava per essere santi... Il nostro fine è l’Unione Divina, da attuare attraverso l’apostolato della santificazione universale… e per essa ci vogliono i Sacramenti e il ministero dei sacerdoti e dei Santi.

Così diceva il Beato: il Vocazionario lavora nella Chiesa per dare Santi al mondo.

Il Vocazionario è, nella Chiesa, fonte di santità. Quando parlo di Chiesa locale ovviamente fac-cio riferimento a tutti coloro che compongono la Chiesa: Vescovo, presbiteri, diaconi, laici. Il Voca-zionario è in primo luogo palestra di santità. Don Giustino amava la Trinità. Vita Consecrata (41,

42) ci dice che la frater-nità nella comunione è il luogo epifanico, lo spazio umano abitato dalla Tri-nità. Il Vocazionario è il luogo dove, il sacerdote, religioso o secolare, o il giovane della parrocchia in ricerca vocazionale, possono andare per fare un'esperienza di vera co-munione fraterna.

Il Vocazionario è pale-stra di santità. La santità della persona passa attra-verso la risposta alla vo-cazione del propio stato di vita. In questo senso il Vocazionario contribuisce in maniera mirabile alla santità della Chiesa loca-le. L'esempio dei sacer-

doti, in particolare per i giovani che si accostano al Vocazionario, dei religiosi vocazionisti è fonda-mentale nel cammino di discernimento. Pensiamo per un attimo allo stesso cammino vocazionale di don Giustino.

Quando era alunno del Seminario vescovile di Pozzuoli il Beato fu affascinato a due sacerdo-ti confessori ordinari dei seminaristi: don Proco-lo Limoncelli e il Canonico Nicola Causa. Voglio qui riportare cosa dice di don Giustino don Nicola Causa in un articolo commemorativo:

Lo rivediamo ancora quale ci parve nei giorni e nelle ore più sacre della giovinezza, nel suo eser-cizio dell'orazione e della predicazione. Dalla sua persona spirava sempre raccoglimento come da un'anima che vive alla presenza del Signore com-

Page 19: Spiritus Domini-Dicembre 2012.pdf

17

Spir

itus

Dom

ini

Vita Vocazionistapenetrata dello spirito di adorazione della Maestà Divina, trafitta dal santo timore dei giudizi divini, sempre pronta ad eseguire, con fedeltà volentero-sa e amorosa, ogni cenno della volontà divina..) Ci sono rimasti profondi nell'anima gli effetti delle sue parole così apostoliche sulle verità eterne e so-prattutto sui temi della mortificazione corporale, dell'ubbidienza, della devozione a Maria SS., del divin Crocifisso...3.

Ci sono rimasti profondi nell'anima... Quale su-blime espressione usa il Beato per indicare quan-to sia stato importante per lui la testimonianza di don Giustino.

In un tempo di una crisi permanente di voca-zioni il Vocazionario ha ancora un valore e una missione? Sicuramente si, in quanto la vocazione del Vocazionario non è quella di essere rinchiuso solo in un luogo e in un'esperienza. Il Vocaziona-rio è un luogo aperto alla Chiesa e al mondo: non è solo uno dei punti di riferimento della Pastorale Vocazionale, del Seminario Vescovile, delle comu-nità parrocchiali.

Il Vocazionario è un luogo attrezzato ad acco-gliere i giovani, e l’umanità del nostro tempo, vit-time delle nuove povertà: perdita di valori, crisi della famiglia, difficoltà relazionali e affettive, ecc. Non si può ancora pensare che tutto si risolva nel-

la preghiera o nelle opere di pietà; il Vocazionario è il luogo dove tutti, ma i giovani in particolare, sono aiutati ad affrontare e risolvere tali fragilità.

Cosa ancora offre oggi il Vocazionario alla Chie-sa Locale? Cammini giovanili di fede e apostolato vocazionale; accoglienza di sacerdoti, religiosi e laici per la direzione spirituale e il sacramento del-la riconciliazione; essere un luogo, una comunità a cui affidare giovani che abbiano il desiderio di fare un discernimento più intenso o una esperien-za di vita comunitaria vera. Sono convinto, come dice don Giustino, che se sono ancora poche le vo-cazioni al sacerdozio e alla vita consacrata dipen-de dalla viltà e l’incorrispondenza di tanti apostati della vocazione. Il Vocazionario, anche oggi, restando fedele alla sua vocazione originaria saprà andare oltre le no-stre fragilità umane, per contribuire alla santità del popolo di Dio e garantire vocazioni alla Chiesa.

1 Anella Oreste Chiamato per chiamare, Postulazio-ne Generale della “Società Divine Vocazioni”, Roma 1997. Pag.134.2 Ibidem p. 136.3 Ibidem, pag. 55-56.

Page 20: Spiritus Domini-Dicembre 2012.pdf

18

Spir

itus

Dom

ini

PastoraleGiovanile

I gIovanIe la responsabIlItà

Tocca a me! Tocca a te!

Francesco Pisano

dal valore della libertà - analizzato in tre numeri - ne scaturisce in primo luogo quello della responsabilità. Questo ter-

mine indica, in primo luogo, la consapevolezza delle conseguenze delle proprie azioni che per-mette di modulare le personali scelte tenendone conto.

Nella lingua italiana - ma anche in altre lingue neolatine e nel tedesco - il termine “responsabi-lità” è legato, com’è noto, al verbo “responsare”, ossia rispondere. In italiano si può “rispondere a” qualcosa o qualcuno, oppure “rispondere di” qualcosa o qualcuno. Nel primo caso è chiaro il riferimento al modello relazionale della doman-da e della risposta. E dunque io rispondo, se lo voglio, a chi mi chiama in causa, a colui che mi interpella, a chi identifica proprio me come suo interlocutore.

Nel secondo caso, invece, non replico ad un’iniziativa altrui, ma sono io che mi faccio ca-rico di un potere nei confronti di qualcuno o di qualcosa. Sono io, in altre parole, che con la mia iniziativa mi rapporto a qualcosa d’altro su cui sono in grado di incidere.

“C’è autentica responsabilità solo la dove ci sono risposte” (Martin Buber). Andando ad esplorare il significato del vocabolo responsabili-tà il dizionario Garzanti, tra le definizioni indica: “consapevolezza di dover rispondere degli effetti di azioni proprie o altrui; l'azione concreta, l'im-pegno derivante da tale consapevolezza". Sem-

bra, quindi, ad un primo livello, che la respon-sabilità sia legata al dover rispondere prima a se stessi, poi agli altri, circa le proprie azioni, e circa le azioni compiute da altri, che sono a noi stretta-mente collegati. In sintesi, essere consapevoli del-le proprie responsabilità ci porta ad aver chiaro gli effetti che hanno su noi stessi, sugli altri, e se vogliamo estendere gli orizzonti, sul pianeta, le nostre azioni, le nostre emozioni, i nostri pensie-ri. è, quindi, nostra responsabilità operare delle scelte tali da orientare i nostri pensieri, emozioni ed azioni, sapendo che incidono nelle relazioni con chi ci è vicino e con chi ci è lontano. L’etimo-logia del termine ci aiuta a comprendere che la responsabilità ha a che fare con una risposta e che questa è strettamente correlata ad una domanda, senza la quale nessuna risposta può essere data. è possibile definire responsabile colui che rispon-de ad una domanda e che agisce sulla base di una precisa richiesta che gli viene formulata.

Oggi sempre più spesso il tema giovanile è alla ribalta per i comportamenti soggettivi e sociali in negativo, tali da mutare l’opinione degli adulti nei loro confronti e relegando i giovani all’età dell’irresponsabilità.

Si osservano giovani che agiscono in compor-tamenti passivi o dannosi, che rifiutano ideali e valori etici e di conseguenza si cerca di mettere più divieti e più controlli. Certamente, i controlli ci debbano essere e ci saranno sempre, perché chi sbaglia deve sapere che la sua violazione deve es-

Page 21: Spiritus Domini-Dicembre 2012.pdf

19

Spir

itus

Dom

ini

PastoraleGiovanile

sere sanzionata. Ma ciò che è fondamentale, cre-do fermamente, è educare i ragazzi e la gente al rispetto delle regole. Credo, infatti, che non c’è responsabilità senza una formazione e non c’è formazione che non implichi una presenza della responsabilità sia da parte del formatore che da parte del formando.

Non a caso per ben otto anni presso il liceo scientifico “A. Labriola”, dov’ero fino all’anno scorso, portavo avanti un progetto sulla legalità denominato proprio “Democrazia e rispetto delle regole". Esso aveva come obiettivo quello dell’ac-quisizione di una coscienza civile e promozione di una cultura del rispetto delle regole di convi-venza sociale. Ritengo infatti che una definizio-ne di obiettivi, chiari e trasparenti è il presuppo-sto dell'assunzione di responsabilità da parte di ognuno. Giacché soltanto formulando una chiara domanda… è legittimo attendersi una chiara ri-sposta.

Nell’età giovanile è fondamentale capirlo, poi-ché la letteratura specializzata la identifica come l’età ricca di speranza e di progettualità. La giovi-nezza è l’età delle prime scelte, risposte e prove di vita che spingono verso un futuro di maturità. Giovinezza come età di passaggio, come periodi in cui crescere nell’abilità a rispondere. Per que-sto motivo, mio parere, non è sufficiente porre divieti, ma occorre ac-crescere, soprattutto tra i giovani appunto il senso di responsa-bilità. Cosa significa avere il senso di re-sponsabilità? O vivere la responsabilità?

In primo luogo si-gnifica assumersi de-gli impegni, avere il senso del dovere. Ognuno ha dei com-piti da svolgere: geni-tori, educatori, ragazzi e lo devono svolgere

nel modo migliore. Per esempio la promozione di un ragazzo alla fine dell’anno scolastico, buoni voti - secondo me - è semplicemente quello che gli studenti devono fare. Spesso i ragazzi mi di-cono “prof. lo sa che se vengo promosso papà mi compra/mi regala il motorino?” Io rispondo “sai tuo padre è un corruttore”, e loro “ma come…”. Ritengo che non può essere premiata una cosa che “deve” essere fatta, potremmo affermare che i voti e la promozione sono lo “stipendio” che gli studenti portano a casa. è un loro dovere studia-re, tutto qui.

Avere il senso di responsabilità è anche pren-dere delle decisioni e andare fino in fondo. Un ragazzo ebbe la sua lezione di senso di responsa-bilità il giorno in cui ritornò a casa e si accorse che i suoi porcellini d’India non c’erano più. Corse dalla madre a chiederle spiegazioni. “Li ho dati via perché tu non li curavi” gli disse. “Ma si che li curavo!” fece il ragazzo. E lei: “Si vede! Li ho dato via dieci giorni fa”. A volte è facile prendere delle decisioni, ma spesso è difficile portarle avanti. è importante che il senso di responsabilità sia pre-sente in tutti gli atti quotidiani, nei rapporti con gli amici, nell’ambiente familiare, in tutte quelle prove che ogni giorno la vita ci mette davanti. Una persona responsabile dice ora tocca a me.

Page 22: Spiritus Domini-Dicembre 2012.pdf

20

Spir

itus

Dom

ini

Vita Pastorale

DON GIUSTINO SACERDOTE DALLA GRANDE PASSIONE EDUCATIVA

Don Paolo Greco sdv

il beato don Giustino è stato un religioso dal grande profilo educativo. In tutto quello che ha scritto e soprattutto in ciò che ha fatto si

riconosce lo spessore e il valore del competente insegnante di fede e di umanità che ha accom-pagnato generazioni di uomini, donne e fanciul-li ad essere buoni e santi cristiani, onesti e impe-gnati cittadini.

Maestro di vita stimato e autorevole ha fatto dell’arte educativa la sua prima missione. è rico-nosciuto da tutti che le sue innumerevoli opere hanno dato un valido e prezioso contributo al bene della società e della Chiesa. Soprattutto ha fatto della parrocchia un centro di formazione umana e spirituale, e poi nell’opera sua centra-

le e insostituibile, il Vocazionario vera scuola di santi ha impresso il suo carattere e stile educa-tivo.

Il vertice della sua proposta educativa è la misura alta della vita cristiana: la santità. Ha in-segnato ciò che ha scoperto nella lettura e medi-tazione della Parola di Dio, l’incontro personale con Gesù Eucaristia nella preghiera, adorazione e studio della vita dei santi. Convinto che non si cresce senza una meta da raggiungere e che non si consegue il fine senza i mezzi adatti, Don Giustino presenta a tutti l’ideale da raggiunge-re e cerca di farne innamorare particolarmente i fanciulli. Attraverso la lettura della vita degli eroi della fede e il catechismo insegnato con gio-

ia e creatività ha propo-sto la santità non come un privilegio per pochi eletti, ma come una possibilità per tutti.

Questa santità per don Giustino si deve vivere e stabilirsi nella relazione con le tre per-sone divine sull’esem-pio e l’immagine della santa famiglia di Na-zareth, Gesù Maria e Giuseppe. Dall’intimo rapporto con Dio nu-trito dall’ascolto della Parola di Dio, dall’Eu-caristia e dalla preghie-ra ha vissuto l’affasci-

Page 23: Spiritus Domini-Dicembre 2012.pdf

21

Spir

itus

Dom

ini

Vita Pastoralenante e trasformante relazione con le persone e i fratelli di comunità. Il motivo della sua azione educativa è stato quello di condurre le anime a Dio, in un cammino ascensionale fatto di piccoli gradini da salire giorno dopo giorno. Forgiato dalla conoscenza di questo mistero ha cercato di tradurre ai suoi giovani la sapienza che viene da Dio. Non ha mai richiamato l’attenzione su se stesso, ma ha rimandato sempre alla fonte e sorgente di ogni bene, Dio stesso.

Quanti hanno avuto la gioia di conoscerlo personalmente attestano che don Giustino ha vissuto ogni sua giornata, ora e minuto nella consapevolezza che i suoi gesti, pensieri e paro-le avessero una grande influen-za su quanti lo circondavano e lo seguivano. Soprattutto per i giovanissimi. Infatti si è sempre preoccupato di essere un buon modello di vita cristiana, religio-sa e sacerdotale per i suoi alun-ni: convinto che l’esempio è la prima e più grande predica che i giovani ascoltano e mettono in pratica senza costrizione.

L’educare costa fatica: un la-voro fatto di veglie, preghiere, bocconi amari da ingoiare, sof-ferenza da accettare e lacrime di sangue. è la “croce di fuoco” che ha abbracciato per amore. La passione per i ragazzi è stata una vera e propria scelta di vita che lo ha portato ad essere sem-pre disposto ad ascoltarli, accoglierli e accompa-gnarli, nonostante le possibili delusioni.

Nell’opera dei grandi testimoni dell’educa-zione cristiana che lo hanno preceduto, quali san Filippo Neri, san Francesco di Sales e San Gio-vanni Bosco, il beato don Giustino, ha trovato i pilastri e le fondamenta della sua azione educa-tiva. Ha fatto suoi i tratti dell’autorevolezza che deve avere il buon educatore, la centralità della relazione personale, l’educazione come atto di

amore, una visione di fede che dà fondamento e orizzonte alla ricerca di senso dei giovani, la for-mazione integrale della persona, la corresponsa-bilità per la costruzione del bene comune.

L’azione educativa del beato don Giustino si fonda sulla convinzione che occorre illuminare la mente con l’insegnamento del vangelo e sulla percezione che l’educazione è cosa del cuore, e che Dio solo ne è il padrone.

Il suo grande cuore di sacerdote lo ha spinto con determinazione a impegnarsi per suscitare e sostenere una nuova generazione di educatori

che si dedicassero all’opera della cultura, ricerca e formazione delle vocazioni alla vita sacerdota-le e religiosa.

Con la sua fedeltà, nell’umiltà e nella carità dei piccoli gesti quotidiani, ha inciso in modo profondo sulla maturazione di tante vocazioni e su tanti futuri educatori. Ha lasciato il segno come insegnante, animatore, catechista, forma-tore di formatori e di guide spirituali che nella comunità hanno sostenuto e sostengono ancora oggi il cammino della fede e della vocazione di tanti battezzati.

Page 24: Spiritus Domini-Dicembre 2012.pdf

22

Spir

itus

Dom

ini

a cura di don Claudio de Caro sdv

1 Gennaio, Solennità della madre di dio“…trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, ada-giato nella mangiatoia ….” (Lc 2,16-21)

La solennità della Madre di Dio conclude l’ “otta-va” di Natale. Natale e solennità della Madre di Dio sono in un certo senso una unica grande cele-brazione il cui l’Incarnato “Figlio di Dio” viene tra gli uomini (Natale) e, prendendo natura umana da Maria, diventa per sempre “Figlio dell’Uomo”.Potremmo anche dire che a Natale contempliamo il Dio fatto Uomo, e nell’Ottava contempliamo l’Umanità assunta da Dio. Ai pastori viene detto infatti “oggi per voi, nella città di Davide, è nato

il Salvatore”, ma essi, andati a Betlemme, vedono innanzitutto, Maria e Giuseppe, attraverso il qua-li il Bambino adagiato nella mangiatoia è inserito nella storia dell’uomo.Solennità della Madre di Dio: eppure il Vange-lo mette l’accento sul nome del Figlio e non sulla Madre. Ma, a ben vedere, alla Madre si riferiscono due termini, che magari sembrano, soprattutto il secondo, quasi sfuggiti come ovvietà, dalla penna di Luca: cuore e grembo.•Cuore: e doveMaria avrebbe potuto conser-

vare e meditare “tutte queste cose” se non nel cuore? Eppure Luca ne ha voluto fare esplicita menzione, quasi a volere dichiarare fin dall’ini-zio che Maria è la nuova Arca della Alleanza e

I Vangeli festivi

Page 25: Spiritus Domini-Dicembre 2012.pdf

23

Spir

itus

Dom

ini

che il suo cuore, prima che il suo grembo, è la via che Dio ha scelto per venire in mezzo agli uomini. Perciò il Cuore della Madre e il Cuore del Figlio si fondono in un modo indissolubile, quasi a volere rendere sul piano dell’amore di cuori che si fondono, quello che per il miste-ro dell’Incarnazione avviene nel campo delle due Nature, umana e divina, che in Gesù di Nazareth uniscono per sempre l’uomo a Dio.

•Grembo:edovepotevaGesùessereconcepitose non “nel grembo”? L’affermazione, appa-rentemente ovvia, serve a Luca per ri-affer-mare quanto Paolo, suo maestro, ha scritto nella lettera ai Galati per indicare, nonostan-te la nascita verginale, il totale inserimento di Gesù nella vista e nella storia dell’uomo, a par-tire dal concepimento nel grembo di Maria: ” Fratelli, quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, per riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l’adozione a figli. Attraverso il grembo di Maria Dio si fa Figlio dell’Uomo, perché l’uomo diventi figlio di Dio.

6 Gennaio, ePiFania del SiGnore“Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei?….” (Mt 2,1-12)

I Pastori sentono gli Angeli e vedono una Luce; i Magi vedono la sua stella sorgere in oriente… Non può restare nascosto Colui che Dio ha inviato a salvare il mondo. Ma mentre per i pastori e per i Magi l’annunzio della nascita del Salvatore, Re dei Giudei, è fonte di indicibile gioia, per Erode è fonte di infinito turbamento: egli finge di volerlo adorare, ma la sua mira è ucciderlo. Eppure sa chi veramente è: infatti fa scrutare le scritture per sapere dove sarebbe dovuto nascere il Cristo. Lo conosce, ma lo odia. I Magi, e con loro tutti quel-li che si lasciano interpellare dai segni del Cristo, anche prima di conoscerlo, già lo amano e sono venuti per adorarlo. Essi non smettono di seguire la stella finché non si ferma ad indicare il luogo dove è nato il Re. “Entrano nella casa”: i segni del Cristo indicano

innanzitutto la casa dove trovarlo; la casa, lo sap-piamo, nel linguaggio evangelico indica primaria-mente la chiesa, magnificamente significata però anche dalla figura della Madre: “Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono”. La prostrazione può essere vista come omaggio dato al nato Re, ma l’adorazione si deve solo a Dio: e nel simbolismo dei doni offerti c’è il riconoscimento nel Bambino di Betlemme dell’Uomo la mirra per la sepoltura, del Re l’oro, simbolo della regalità di Dio l’incen-so, simbolo della preghiera che sale a Dio.Nell’episodio dei Magi, che adorano il Bambino, l’evangelista Matteo proclama fin dall’inizio che tutti gli uomini, di tutte le razze e nazioni, pos-sono e devono riconoscere Gesù, il salvatore del mondo, la luce che nessun Erode potrà mai sof-focare.

13 Gennaio , batteSimo del SiGnore“Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te ho posto il mio compiacimento” (Lc 3,15-16.21-22)

Luca, nei primi due versetti del Vangelo odierno, riferisce che “poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di sle-gare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco”. L’attesa del Messia, ansia di sem-pre di Israele, diviene quasi parossistica al tempo di Giovanni il Battezzatore. La folla accorre a lui nella convinzione sempre più estesa che sia egli il messia atteso. Giovanni si preoccupa di chiarire la distanza tra lui e l’Atteso, con due esempi plastica-mente chiari: la forza ed il fuoco.• Laforza:GiovannidichiaracheilCristoèpiù

“forte” di lui. Questo concetto, elementarmen-te immediato, e persino quasi “bruto”, richiede un’attenta riflessione. La forza di cui si parla qui è la “potenza”, termine che richiama la pre-senza e l’azione di Dio. In Giovanni opera la mano di Dio che manda il profeta a preparare la via al suo Figlio Redentore; ma nel Cristo è presente in pienezza tutta la “potenza” di Dio.

I Vangeli festivi

Page 26: Spiritus Domini-Dicembre 2012.pdf

24

Spir

itus

Dom

ini

Gesù non è solo l’Inviato di Dio, il Profeta di Dio, il Re Messia; egli è innanzitutto il Figlio in cui Dio si fa presente nel mondo e lo salva.

•Il fuoco: quello che Giovanni fa, rispetto aquello che farà il Messia, differisce come l’azio-ne dell’acqua da quella del fuoco. L’espressio-ne “in Spirito santo e fuoco”, è un semitismo che dovrebbe essere reso nella nostra lingua “in Spirito santo che è fuoco”. Il battesimo di acqua di Giovanni è un segno di penitenza e come tale è un invito alla conversione. Il batte-simo di Spirito e (che è) fuoco invece, proprio ad immagine della metafora del fuoco, purifi-ca, fonde, trasforma…Ciononostante Gesù chiede e riceve il Battesi-mo di Giovanni: egli non ha bisogno di conver-sione, ma lo fa perché vuole indicare ad ogni uomo la necessità della conversione. Inoltre il battesimo di Gesù diviene l’occasione della prima rivelazione trinitaria: “Quando tutto il popolo fu battezzato e mentre Gesù, ricevu-to anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e scese su di lui lo Spirito Santo in apparenza corporea, come di colomba, e vi fu una voce dal cielo: Tu sei il mio figlio predilet-to, in te mi sono compiaciuto”.Non so se ci avete fatto caso, ma in questa pa-gina del Vangelo siamo in presenza della Trini-tà: c’è Gesù, raccolto in preghiera, c’è lo Spirito Santo sotto forma di colomba e c’è la voce del Padre che proclama che quell’Uomo che è sce-so nel giordano e ne è riemerso, simboleggian-do la sua morte e risurrezione, è il Figlio suo.Vien proprio da rimanere in silenzio, pieni di stupore!

20 Gennaio, ii domeniCa del temPo or- dinario“Così Gesù … manifestò la sua gloria e i suoi disce-poli credettero in lui” (Gv 2,1-12)

Il tema della II domenica del tempo ordinario (Anno C) è l’inizio della fede. Siamo nell’anno della fede e perciò la riflessione sulla fede che ci suggerisce il vangelo è quanto più opportuna. La

prima domanda potrebbe essere “come si giun-ge alla fede? Il Vangelo di Giovanni mette bene in chiaro il percorso attraverso cui Dio suscita nel cuore la fede in Gesù, suo Figlio.Partiamo da un passo significativo, che riassu-me l’esito del primo miracolo compiuto da Gesù: «Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui» (Gv 2,11). Gesù compie un se-gno / manifesta la sua gloria (cf 1,14) / i discepoli credono in Lui.Segno definitivo, il più grande che Cristo ci ha la-sciati: la sua morte e risurrezione.Il primo segno, il cambiamento dell’acqua in vino alle nozze di Cana, viene qualificato come “l’inizio dei segni”. Il suo significato è svelato da Giovanni Battista in 3,29: “Chi possiede la sposa è lo sposo (Cristo); ma l’amico dello sposo (Giovanni), che è presente e l’ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia è compiuta”.Gesù si rivela perciò come lo sposo nascosto alle nozze di Cana, dietro al segno operato per gli spo-si. Un particolare importantissimo è la presenza di Maria che “presenta” al Figlio la situazione di disagio degli sposi (“non hanno più vino”) e lo “provoca” ad intervenire, addirittura facendogli in qualche modo anticipare l’ “ora” in cui avrebbe dovuto manifestare la sua gloria. E non è questo il compito che la chiesa, madre degli uomini del no-stro tempo, ormai privi del vino della gioia, della festa, della fede, deve esercitare nei confronti del Cristo? Ovunque è presente la chiesa che vive nel-la fede è l’ “ora” in cui Cristo manifesta la gloria salvifica di Dio. L’espressione “l’ora” è presente anche nei sinottici ma lì indica l’ora cupa della Passione; in Giovan-ni invece “l’ora” è quasi l’appuntamento finale di Gesù con la sua glorificazione, ed è presente fin dall’inizio del Vangelo, ma fino al capitolo 12 (cioè fino alla introduzione - al racconto della passione) essa serve a dire che “l’ora” non è giunta anco-ra. Esempio, alla Madre che a Cana di Galilea gli chiede di intervenire, risponde "Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora" (Gv 2,4). Dal capitolo 12 in poi invece leggiamo che l’ora

I Vangeli festivi

Page 27: Spiritus Domini-Dicembre 2012.pdf

25

Spir

itus

Dom

ini

è giunta: “Adesso l'anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest'ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest'ora!“ (Gv 12,27s) . Pur non essendo ancora giunta l’Ora di essere innal-zato da terra e di manifestare per sempre nella morte e risurrezione la Gloria di Dio, a Cana di Galilea veramente, anche se solo nel segno, Gesù manifesta la sua gloria e perciò “i suoi discepoli credettero in lui”!

27 Gennaio, iii domeniCa del temPo or- dinario“Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato” (Lc 1,1-4; 4,14-21)

Con questa seconda domenica del tempo ordina-rio (anno C) inizia la lettura continua del Vange-lo di Luca. Vengono riportati i primi 4 versetti cui Luca presenta la sua opera secondo i canoni della più alta letteratura greca, spiegando il suo modo di procedere, di documentarsi e di scrivere, affin-ché “Teofilo” (un personaggio storico o più verosi-milmente qualunque “amico di Dio” in ricerca del-la fede), possa rendersi conto della solidità degli insegnamenti che ha ricevuto. Que-sto ci lascerebbe intuire che il van-gelo di Luca è una lunga catechesi sulla fede ed un cammino di ap-profondimento di essa, quanto mai provvidenziale in questo anno della fede.Il brano poi salta tutto il racconto della nascita ed infanzia di Gesù, della vicenda di Giovanni, del bat- tesimo e delle tentazioni (che li-turgicamente at-

tengono al tempo avvento-natale-quaresima) si riallaccia all’inizio del ministero di Gesù in Gali-lea, ed in particolare a Nazereth, dove, durante la liturgia della Parola in cui proclama Isaia 61,1-2, Gesù dichiara di essere l’Inviato di Dio, consacrato dallo Spirito, per annunziare e realizzare la reden-zione. Le immagini e le parole di Isaia assumono un senso nuovo sulle labbra di Gesù che afferma: “Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato”. La profezia di Isaia si compie nella per-sona di Gesù: egli non è solo l’annuncio di gioia per i poveri, quanto la gioia stessa dei poveri. Egli non predica il Vangelo, ma è egli stesso il Vangelo, e chi lo accoglie, per ciò stesso è liberato, guarito, il-luminato, salvato. La predicazione di “un anno di grazia” è un riferimento all’anno giubilare ebraico, in cui i prigionieri venivano liberati, i debiti con-donati, chi aveva perduto la terra ne rientrava in possesso, ecc…. Ma sulla bocca di Gesù l’anno di grazia non è più l’anno giubilare che cade ogni 50 anni, ma lo stato di grazia e di salvezza in cui entrano, ora nella fede, e in seguito nella visione del volto di Dio, coloro che credono in Lui e lo se-guono nel cammino della vita.

I Vangeli festivi

Page 28: Spiritus Domini-Dicembre 2012.pdf

26

Spir

itus

Dom

ini

Novena di Natale

Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo

(Ogni due strofe si canta):rit. o dolce vita mia, bel Figlio di maria; tu sei l’amato dio, sei tutto il mio tesor. Vorrei per te Signore, morir ogn’or d’amore; per te bambino che mi hai rubato il cuor.

1. O divin Verbo e Figlio di Dio Padre, credo e adoro Te che sei un solo Dio con il Padre e con lo Spirito Santo! Ti credo e ti adoro nel mistero della tua incarnazione, per volontà del Padre e opera dello Spirito Santo nella SS. Vergine Ma-ria, Madre di Dio. Spero e aspetto, sospiro e af-fretto con i desideri il Tuo Natale tra noi, per vederTi nelle braccia di Maria, o Gesù, per ab-bracciarti e possederti nel mio cuore!

2. O Divino Signore, o dolce vita mia! Il Divino Spirito Santo e la Vergine Madre Tua Immacola-ta mi facciano comprendere, in una luce supe-riore, la purificazione anche esterna che Tu de-

sideri, le disposizioni interne perché venendo Tu possa restare e vivere in me! Rit.

3. O Divino Signore e dolce vita mia Gesù! Per la volontà del Padre sei venuto a noi e vuoi ve-nire a me! O volontà Divina che sei tutta amo-re, io Ti adoro e ti ringrazio! E in un esercizio eroico di obbedienza di Maria SS. e San Giusep-pe a questa volontà del Padre, manifestata in un editto umano, Tu sei venuto! Ti abbraccio, o Santa obbedienza! Tu sola porti Gesù Cristo a me, tu sola porti me stesso a Gesù!

4. O Divino Signore e dolce vita mia Gesù! Con questa santa obbedienza hai allontanato dalla loro casa, paese e regione Maria SS. e San Giu-seppe, per farmi comprendere che vuoi trovar-mi tutto purificato da ogni attacco dalla terra e vivente come forestiero nel mondo! E ora vieni a vivere in me con il Tuo Amore, che mi fa ab-bracciare tutto il mondo, tutte le anime e tutte le creature, come cosa tutta mia! Rit.

Novena di Natale

“o dolce vita mia Gesù”, così il beato Giustino definsice il divin pargolo nella novena di na-tale. Pregando questa novena dobbiamo chie-derci: il Signore è la mia vita? Perchè lo sia dobbiamo chiedere il Suo natale nel nostro cuore per poterlo seguire ed essere suoi testimoni nella nostra vita, e così otterremo il suo amore, ed impareremo la via dell’umiltà. in questo modo il nostro cuore sarà la culla del divin Verbo incarnato, la nostra vita il foco-lare che lo riscalderà, per poter essere luce nel mondo, e pronti a lasciar tutto seguendo il suo esempio.

Don Mario Alagna, sdv

Page 29: Spiritus Domini-Dicembre 2012.pdf

27

Spir

itus

Dom

ini

Novena di Natale

5. O Divino amore e dolce vita mia, Gesù! Tu sei venuto nell’adempimento delle promesse divine, o Fedeltà infini-ta, e delle divine Profezie, o Verità in-finita, e la verità Tu vuoi trovare nella mia mente e la fedeltà nel mio cuore; Tu stesso, conoscendo quel nulla e peccato che sono, mi offri la verità nella fede e la fedeltà Tua nella carità! O verità e fe-deltà divine, venite, restate e trionfate in me, perché possa piacere a Gesù!

6. O Divino Signore e dolce vita mia Gesù! Tu sei venuto nell’umiltà di Ma-ria, l’ancella del Signore, nella purità di Maria la sola Immacolata, nella carità di Maria, la Vergine Madre! O mio Signore, come vorrei un’umiltà infinita per attrarti a me, una purità infinita per accoglierti in me, una carità infinita per unirti a me per sempre! Opera tu con il dono del Tuo Santo Spirito questo prodi-gio di santificazione in me e in tutti per te stes-so, o Gesù. Rit.

7. O Divino Signore e dolce vita mia Gesù! Tu sei venuto in mezzo all’incomprensione e al divieto degli uomini, anche di quelli che pure dicevano di stare ad aspettarti. Poiché non ti conobbero in quelle apparenze, in quei modi e in quei mezzi che Tu scegliesti, tanto contrari ai loro pensieri, desideri e criteri! O Sapienza infi-nita, opera Tu stesso in me quella mentalità che più sia conforme a Te, affinché mi trovi sempre festante ad accoglierti, o Gesù!

8. O Divino Signore e dolce vita mia Gesù! Tu sei venuto nella più dura povertà effettiva! Che mi insegni e che mi riveli con questa durissima povertà del Tuo Natale e poi di tutta la vita, fino al Calvario? Vuoi essere Tu solo il mio tesoro di ogni bene naturale e soprannaturale! E Tu vuoi che anche l’anima mia e ogni altra anima sia tutto il Tuo tesoro! Come il cuore della Vergine Madre Tua Maria. Amen! Rit.

9. O Divino Signore e dolce vita mia Gesù! Tu sei venuto nel Silenzio, nell’oscurità, nel fred-do della notte! Che mi insegni e che mi riveli con questa notte lunga e gelata, in quella grot-ta mal riparata? O mio Signore, prendimi per mano Tu, conducimi e portami, perché da solo non sarei capace di entrare nella notte dei sensi e dello Spirito, abitare in quella grotta natale, e pure per grazia Tua voglio ad ogni costo piacere a Te, o Gesù!

10. Dammi il tuo natale, o Divino Signore Gesù e dolce vita mia, il Natale del Tuo puro amore! Dallo a tutte le anime, ad ogni parrocchia, voca-zionario e missione, il natale del Tuo puro amo-re! Dallo ad ogni famiglia, ad ogni comunità, ad ogni anima, a tutta l’umanità. Nuova vita con Te a gloria del Padre! O Divino Signore, dolce vita dell’anima, a Te nel più alto dei cieli questa gloria del puro amore, agli uomini in terra que-sta pace del Tuo puro amore. Amen! Rit.

O mio Dio e mio Tutto, Padre Figlio e Spirito Santo, la vostra volontà si adempia, il vostro amore trionfi, la vostra gloria risplenda in me e in tutti sempre più, come in Voi stesso, o mio Dio e mio Tutto.

Page 30: Spiritus Domini-Dicembre 2012.pdf

28

Spir

itus

Dom

ini

Vita Consacrata

Uno dei pilastri su cui poggia la vita co-munitaria è la correzione fraterna. Lo dice anche Gesù Cristo nel discorso

ecclesiastico: “Se il tuo fratello commette una colpa, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello” (Mt 18, 15).

E’ vero, in una comunità religiosa dove di-mora lo spirito immondo della superbia è diffi-cile praticare la correzione fraterna. Questo per due motivi: il primo è che il superbo non ac-cetta di essere corretto, visto che si crede giusto e perfetto; il secondo è che il superbo, quando riprende, non lo fa per amore, ma per umiliare e mortificare l’errante.

Per accettare la correzione con umiltà e gra-titudine bisogna vivere sotto il dominio dello Spirito Santo. Il religioso che si indigna quando viene ripreso vive sotto il dominio di satana.

***Chi è nella condizione di correggere l’erran-

te? Solo colui che, con la grazia di Gesù Cristo, si è impegnato prima a togliere dal suo occhio la trave. Infatti Gesù insegna: “Perché osservi la pagliuzza nell’occhio del tuo fratello, mentre

non ti accorgi della trave che hai nel tuo occhio? O come potrai dire al tuo fratello: permetti che tolga la pagliuzza dal tuo occhio, mentre nell’oc-chio tuo c’è la trave? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e poi ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello” (Mt 7, 3-5).

La correzione fraterna è davvero un atto d’amore verso il fratello che si trova nell’errore. Perché? Perché chi corregge non vuole che il fra-tello continui a camminare sulla via della perdi-zione. La correzione fraterna ha lo scopo di far passare l’errante dalla via del male alla via della santità.

Si racconta che a S. Giovanni Rotondo, quan-do Padre Pio era ancora vivo, c’era un frate con-fessore che cercava di imitarlo nel riprendere e rimproverare i penitenti con toni duri. Purtrop-po molti penitenti, così, vedendosi trattare senza misericordia, si allontanarono dal confessionale. Venuto a conoscenza del fatto, Padre Pio chiamò il suo confratello dicendogli: “Non essere duro con i penitenti! Fallo fare a me!”. Intendeva dirgli: “Togli prima la trave dal tuo occhio e poi potrai togliere la pagliuzza dagli occhi dei penitenti”.

La correzione è importante soprattutto quan-do l’errante, pur facendo il male, non ne è con-

Don Lorenzo Montecalvo sdv

LO SCOPO DELLA CORREZIONEFRATERNA

in questa rubrica tratteremo della Vita religiosa Comunitaria. la carenza di vocazioni che affligge la maggior parte delle Congregazioni ed ordini religiosi, soprattutto nel vecchio continente, è frutto infatti di molteplici fattori, ma principalmente dell’offuscarsi dei segni della fede, dell’amore e dell’unità, che ogni comunità cristiana è chiamata a manifestare, perché il mondo esclami: “Guardate come si amano”!

Page 31: Spiritus Domini-Dicembre 2012.pdf

29

Spir

itus

Dom

ini

Vita Consacrata

sapevole, a causa della ce- cità spirituale generata dal-l’ignoranza e, spesso, anche dall’orgoglio.

***Non è affatto facile svolge-

re il ruolo di profeta. Di soli-to il profeta, annunciando la Verità e denunciando il male, diventa oggetto di persecu-zione e viene guardato e trat-tato, nella comunità, come un appestato. Tuttavia, per il bene della comunità, è impor-tante che ci sia qualcuno che, mosso dallo Spirito, svolga il ruolo di profeta. La presenza del profeta nella comunità è un atto d’amore di Dio. è quello che leggiamo nel libro di Ezechie-le: “Mi disse: Figlio dell’uomo, io ti mando agli Israeliti, a un popolo di ribelli, che si sono rivolti contro di me… Quelli ai quali ti mando sono fi-gli testardi e dal cuore indurito… Tu riferirai loro le mie parole, ascoltino o no, perché sono una genìa di ribelli” (Ez 2, 4-7). Il profeta che ha il co-raggio e l’amore per correggere fraternamente i fratelli ribelli è come una sentinella della comu-nità. Sempre in Ezechiele troviamo quest’ulti-ma idea, espressa con realismo anche maggiore: “Figlio dell’uomo, ti ho posto per sentinella alla casa d’Israele. Quando sentirai dalla mia bocca una parola, tu dovrai avvertirli da parte mia. Se io dico al malvagio: Tu morirai! e tu non lo av-verti e non parli perché il malvagio desista dalla sua condotta perversa e viva, egli, il malvagio, morirà per la sua iniquità, ma della sua morte io domanderò conto a te.” (Ez 3, 16-18).

***Colui che intende correggere il fratello che è

nell’errore dev’essere ricolmo d’amore sopran-naturale. E la prima caratteristica dell’amore so-prannaturale è la pazienza. “L’amore è paziente”,

dice San Paolo (1Cor 13,4). Chi ama alla maniera di Gesù Cristo non dispera mai della conversio-ne del fratello errante. L’uomo di fede non si arrende, non dice mai: “Ora basta! Per me puoi andare all’inferno!”. L’amore paziente ha il po-tere di risuscitare anche i morti. Chi è paziente sa attendere il momento giusto per dire parole sante al fratello che sbaglia.

è quasi sempre controproducente riprende-re il fratello nel momento stesso in cui sbaglia. Di solito è più efficace riprenderlo quando il suo animo si è tranquillizzato. Non si va a pescare con il mare in tempesta, ma quando si è calma-to. Prima di riprendere un fratello ricordiamo sempre l’esortazione di San Paolo a Timoteo: “Non essere aspro nel riprendere un anziano, ma esortalo come fosse tuo padre; i più giovani come fratelli, le donne anziane come madri e le più giovani come sorelle” (1Tim 5, 1-2).

Per non essere aspri nel correggere e ripren-dere, si consiglia fortemente di fare qualche giorno di digiuno e di preghiera più intensa, per avvicinare il fratello errante con l’umiltà e la mitezza di Gesù. La correzione fraterna ha il potere di far desistere il fratello da una condotta antievangelica.

Page 32: Spiritus Domini-Dicembre 2012.pdf

30

Spir

itus

Dom

ini

Tempo Libero

La nostra rivista è felice di ospitare una sezione leggera, spensierata e ri-posante, dopo una serie di rubriche zeppe di articoli diciamo “impegna-tivi”.“Hic et illic” desidera regalarci qualche minuto di distrazione e di riposo mentale. Lo “Spirito del Signore” (Spiritus Domini) ci vuole sereni, nonostante lo stress della vita quotidiana e consapevoli che cultura e spiritualità insapo-riscono anche il “tempo libero”.

(qua e là… un pò ovunque)DISA

Gara di forza

*A Sonkajarvi (Finlandia) viene da tempo disputata una curiosa gara di forza: i concorrenti devono tentare di percorrere nel più breve tempo possibile, un tragitto lungo 235 metri, irto di ostacoli, portando in groppa la propria moglie. Il vincitore riceve in premio un barile di birra del medesimo peso della consorte.Secondo voi, in questo caso, è meglio avere una moglie magra o grassa?

Fiore di ciliegio

*I missili che armavano gli aerei dei Kamikaze giapponesi durante la seconda guerra mon-diale, erano denominati oka, ossia “fiore di ciliegio”.E meno male che erano fiori….

Una causa

*In una causa, Metello Nepote si scagliò con una certa acrimonia contro Cicerone rimpro-verandogli di essere un plebeo. Di tanto in tanto gli rivolgeva la domanda: Chi è tuo padre?

Hic et illic

Page 33: Spiritus Domini-Dicembre 2012.pdf

31

Spir

itus

Dom

ini

Tempo LiberoCicerone per un po’ lo lasciò parlare, poi gli rispose: A te non posso chiedere la stessa cosa, o Metello, perché tua madre ha reso questa domanda estremamente delicata.

Un violoncellista mediocre

*Una sera Brahms suonava con un violoncellista assai mediocre e pestava i tasti del suo pia-noforte così forte che il violoncellista gli disse: Mio caro Brahms, se continua così, finirò col non sentirmi più. E Brahms: Beato voi.

Gli angeli e le nuvole

*Un giorno Brahms, attorniato da ammiratrici troppo ciarliere, pensò di allontanarle fuman-do un sigaro. Una di loro gli fece notare che un gentiluomo non fuma in presenza di gentili signore e lui rispose: Care signore, dove vi sono gli angeli, vi sono anche le nuvole!

Un spartito impossibile

*Un giorno Mozart portò a Haydn uno spartito impossibile per pianoforte. Il vecchio Haydn, sorridendo, cominciò a suonarlo. Mentre le due mani erano all'estremità della tastiera, biso-gnava suonare una nota che stava proprio in mezzo alla tastiera, per cui Haydn si interruppe e consegnò lo spartito a Mozart, il quale iniziò a suonarlo e, arrivato al punto critico, abbassò la testa e suonò il tasto con la punta del naso!

Haendel nella trattoria irlandese

*Haendel, oltre che grande compositore era anche un grande peccatore di gola. Un giorno entrò in una trattoria londinese. Entrò nel locale e ordinò una colazione per tre. Siccome il cameriere, non vedendo arrivare gli altri due commensali, tardava a servirlo, Haendel bron-tolò: Si sbrighi, mi porti da mangiare. Non aspettiamo gli altri due? - chiese il cameriere. E il musicista: Non si preoccupi, gli altri due sono io.

Una memoria eccezionale

*Si racconta che Dante avesse una memoria eccezionale. Un giorno fu fermato per strada da uno sconosciuto, il quale gli chiese: Qual è l'alimento più buono del mondo? L'ovo, rispose Dante. L'anno successivo lo stesso uomo incontrò nuovamente Dante nella stessa strada e gli chiese: Con che cosa? Col sale, rispose subito Dante.

Page 34: Spiritus Domini-Dicembre 2012.pdf

32

Spir

itus

Dom

ini

a cura di Don Salvatore Musella sdv

FaCebooK: Una GUida Per Genitori ed edUCatori

Nel suo ultimo saggio don Paolo Padrini analizza le opportunità e le criticità del mondo dei social net-work

ROMA. I social network non sono né la panacea di tutti i mali, né uno strumento perverso che inevitabilmente deforma la percezione della re-altà di chiunque. Essi sono un mezzo e, come tale, portano con sé opportunità e rischi.è in primo luogo necessario che i genitori di oggi (“emigrati digitali”, per eccellenza) abbia-no la piena consapevolezza del loro funziona-mento e dei loro linguaggi e significati profon-di, affinché il mondo virtuale conosciuto dai loro figli (“nativi digitali” per definizione) non sfugga loro di mano.L’evoluzione delle tecnologie mediatico-digitali si evolve con una rapidità impressionante, per-tanto è fondamentale stare al passo con i tempi. A tale scopo è stato pubblicato Facebook, in-ternet e i digital media. Una guida per genitori ed educatori (San Paolo, 2012), saggio a cura di don Paolo Padrini: si tratta, come si legge nel-

la retrocopertina, di un “sussidio pratico per superare le eventuali paure, imparando a co-noscere i meccanismi e il linguaggio dei nuovi spazi digitali”.Don Paolo Padrini, parroco a Stazzano (Ales-sandria) e studioso di nuovi media, è diventato famoso per aver lanciato iBreviary, l’applicazio-ne che porta la preghiera cattolica del Breviario, per la prima volta nel mondo e in cinque lin-gue. Ha inoltre coordinato il progetto vaticano Pope2You.net, promosso dal Pontificio Consi-glio delle Comunicazioni Sociali e ha lanciato la piattaforma digitale Mediacath e il blog genito-rieinternet.blogspot.com.

Dal mondo cattolico

Page 35: Spiritus Domini-Dicembre 2012.pdf

33

Spir

itus

Dom

ini

in ameriCa latina Gli YoUCat Van-no Via Come il Pane

Su richiesta di numerose diocesi latinoameri-cane, Aiuto alla Chiesa che Soffre distribuirà 500mila copie del celebre volumetto giallo. Già all’inizio di ottobre la Fondazione pontificia ha finanziato 500mila Youcat in portoghese per il Brasile, dove migliaia di giovani desiderano arrivare preparati all’incontro con Benedetto XVI in occasione della prossima Giornata Mon-diale della Gioventù. E altri 12.500 esemplari in lingua spagnola sono stati distribuiti in diver-se diocesi del continente. «Probabilmente ne stamperemo presto dei nuovi - afferma Rafael D’Aqui, responsabile internazionale di ACS per l’America Latina - il catechismo è gettonatissi-mo tra i ragazzi».Tantissimi vescovi latinoamericani hanno in-fatti chiesto aiuto alla fondazione pontificia per pubblicare ulteriori copie. Solo la Confe-renza episcopale boliviana ne riceverà 25mila e altre decine di migliaia andranno alle dioce-si di Cuba, Colombia e Venezuela. «Il successo di Youcat - continua D’Aqui - era evidente sin dall’appuntamento di Madrid. E dopo poco più di un anno è ormai un supporto insostituibile per la pastorale giovanile». «Youcat riesce a motivare i giovani - scrive poi monsignor Ricardo Tobón Restrepo, ar- civescovo di Me-dellín in Colombia - spronandoli a vi-vere apertamente la propria fede in Gesù e ad adoperarsi per la Nuova Evangeliz-zazione. Due prio-rità che noi vescovi dell’America Latina e dei Caraibi abbia-mo evidenziato già nel 2007, in occasio-

ne della nostra Vª Conferenza generale ad Apa-recida».

Frame: Giotto e CimabUe in 3d

Documenti "nascosti" per secoli fruibili a tutti

ASSISI. E’ stata benedetta FRAME, la prima Mediateca Francescana, posta davanti la Basi-lica Inferiore di San Francesco d'Assisi. Verrà, inoltre, proiettato il primo film in 3D sulla vita dei frati del Sacro Convento. Sale e postazioni multimediali in cui saranno visibili documenta-ri sulla vita di Francesco, delle Basiliche, e dei frati conventuali di Assisi, touch screen e scher-mi di 10 mq dove sarà possibile ammirare gli af-freschi di Giotto e Cimabue in 3D e documenti d'archivio non fruibili a tutti.La mediateca offre ai milioni di pellegrini che giungono nella città serafica un'introduzione alla visita della Basili-ca e alle opere di Francesco. Il progetto punta sull'uso delle più avanzate tecnologie per la conoscenza, lo studio e l'evan-gelizzazione - una strada aperta da Papa Woyti-la e rafforzata da Benedetto XVI - utilizzando un linguaggio, quello dei più giovani, che se-gue l’esempio di Francesco, le cui parole sape-vano rendersi comprensibili ai destinatari più diversi. www.sanfrancesco.org

Dal mondo cattolico

Page 36: Spiritus Domini-Dicembre 2012.pdf

34

Spir

itus

Dom

ini

"Siate araldi della Nuova Evangelizzazione!"Ad Owerri, il cardinale Filoni esorta seminari-sti e formatori ad "essere aperti alla guida dello Spirito Santo" per rispondere adeguatamente alle attese dell'umanità

oWerri, niGeria Il cardinale Fernando Filoni, prefetto della Con-gregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, ha presieduto questa mattina la Concelebra-zione Eucaristica, nella festa della Dedicazione della Basilica di San Giovanni in Laterano.La celebrazione, secondo quanto riferito dal-l’agenzia Fides, si è svolta nella cappella del Seminario di Owerri dedicato a Maria “Sedes Sapientiae” (Seat of Wisdom), che Filoni ha de-finito “cuore di tutte quelle Diocesi e Congre-gazioni che inviano qui i loro seminaristi per essere preparati per il sacerdozio”.“La vocazione di diventare o essere un prete - ha detto il porporato - non è una scelta che ognuno di noi ha fatto, ma si tratta di una chia-mata del Signore stesso che abbiamo accettato e a cui abbiamo risposto con il nostro ‘sì’… il lavoro del seminario è quello di aiutare a fare esperienza dell'azione dello Spirito Santo e a capire le cose dello Spirito di Dio. è necessa-rio entrare in un rapporto intimo con lo Spirito Santo, affinché le intenzioni del Signore su di voi diventino chiare”.

La formazione in Seminario, ha spiegato, si basa su quattro pilastri: umana, accademica, spiri-tuale e pastorale. “Ognuna è importante”, in particolare la formazione umana e l’importan-za della maturazione, utili “per diventare per gli altri un ponte per l’incontro con Cristo”. Sempre ad Owerri,il card. Filoni ha presieduto le celebrazioni per il Centenario della Provincia ecclesiastica in Nigeria. “Cento anni di evange-lizzazione di Owerri significano che la Chiesa in Nigeria può essere considerata ‘venerabile’ - ha spiegato il cardinale - anche se in relazione ad altre Chiese secolari è ritenuta giovane”.

l'aGenda del Santo Padre

Il calendario delle celebrazioni presiedute dal Ponte-fice da fine novembre 2012 a fine gennaio 2013

CITTà DEL VATICANO, Oggi è stato reso noto il calendario delle celebrazioni presiedute da Papa Benedetto XVI da fine novembre 2012 a fine gennaio dell'anno prossimo.

Sabato 24 novembre, alle ore ore 11.00, il San-

Dal mondo cattolico

Page 37: Spiritus Domini-Dicembre 2012.pdf

35

Spir

itus

Dom

ini

to Padre guiderà nella basilica di San Pietro il Concistoro Ordinario Pubblico per la creazione di sei nuovi Cardinali.

Il giorno successivo, domenica 25 novembre, Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’universo, il Pontefice celebrerà alle ore 9.30 nella Basilica Vaticana la Santa Messa con i nuo-vi porporati.

Sabato 1° dicembre, Benedetto XVI guiderà alle ore 17.30 nella basilica Vaticana i primi vespri della I domenica dell’Avvento con gli Univer-sitari degli Atenei Romani e delle Università Pontificie.

Il sabato successivo, 8 dicembre, Solennità dell’Immacolata Concezione della B.V. Maria, il Papa presiederà alle ore 16.00 il tradizionale omaggio floreale all’Immacolata in piazza di Spagna a Roma.

Domenica 16 dicembre, III Domenica di Avven-to Gaudete, il Santo Padre si recherà in visita pastorale alla Parrocchia romana "San Patrizio al Colle Prenestino", ore 9.30, dove celebrerà la Santa Messa.

Lunedì 24 dicembre, in occasione della Solenni-tà del Natale del Signore, il Pontefice presiede-rà alle ore 22.00 nella Basilica Vaticana la Santa Messa della Notte.

Il giorno successivo, cioè martedì 25 dicembre, impartirà in occasione del Natale del Signore alle ore 12.00 dalla loggia centrale dellaBasilica Vaticana la consueta Benedizione Urbi et Orbi.

In occasione dell’Incontro Europeo dei giovani di Taizé, il Papa presiederà sabato 29 dicembre alle ore 18.00 nella Basilica Vaticana la preghie-ra con i giovani.

Lunedì 31 dicembre, Benedetto XVI celebrerà sempre nella Basilica Vaticana alle ore 17.00 i

Primi Vespri e il Te Deum in ringraziamento per l’anno trascorso.

Il giorno successivo, martedì 1° gennaio, So-lennità di Maria SS.ma Madre di Dio, la Chiesa celebra la XLVI Giornata mondiale della pace. Nell'occasione, il Santo Padre presiederà alle ore 9.30 la Santa Messa nella Basilica di San Pie-tro.

Domenica 6 gennaio, Solennità dell’Epifania del Signore, Benedetto XVI celebrerà la Santa Messaalle ore 9.30 nella Basilica Vaticana.

Il Santo Padre presiederà domenica 13 gennaio - la I domenica dopo l’Epifania - alle ore 9.45 nella Cappella Sistina la Santa Messa, durante la quale conferirà anche il sacramento del bat-tesimo ad alcuni bambini.

L’elenco si conclude venerdì 25 gennaio, Solen-nità della Conversione di San Paolo, con la cele-brazione dei Vespri nella basilica romana di San Paolo fuori le Mura, alle ore 17.30, in occasione della chiusura della tradizionale settimana di Preghiera per l'Unità dei Cristiani.

Un Film dediCato a Gianna beretta molla

In Polonia, la presentazione del documentario dedicato alla vita della Santa che contiene an-che le testimonianze dei suoi familiariCZESTOCHOWA, Nella sala del Santuario del-la Divina Misericordia a Cracovia-Lagiewniki siè tenuta l’11ottobre lapremieredi "ŚwiŚtaz sŚsiedztwa -LaSantadallavicinanza”, filmdocumentario dedicato alla persona e alla vita di Santa Gianna Beretta Molla, canonizzata nel 2004 dal beato Giovanni Paolo II.La parte principale del film mostra non solo la storia di questa madre che ha sacrificato la sua vita per dare alla luce una bambina, ma anche

Dal mondo cattolico

Page 38: Spiritus Domini-Dicembre 2012.pdf

36

Spir

itus

Dom

ini

le testimonianze delle persone la cui vita è cam-biata dopo l’incontro con lei. Tra queste: le testimonianze del marito Pietro e dei suoi figli: Pier Luigi, Laura e Giovanna Emmanuela. Il valore della produzione è rap-presentato da materiali d'archivio, messi a di-sposizione proprio dalla famiglia della Santa italiana, che donano al film una dimensione intima e personale.

di vita associativa. Un tuffo deciso verso il gran-de mare del web. Un luogo in cui responsabili, formatori, educatori, genitori, catechisti, soci o meno, possono ritrovarsi, condividere e com-mentare materiali utili al proprio servizio.Un contributo di qualità al decennio che la Chiesa italiana dedica all’educazione da parte dell’Azione Cattolica, che dell’educazione alla fede e alla vita fa da sempre la sua ragion d’es-sere. Tutto questo è Parolealtre.it, il nuovo por-tale della formazione online da oggi in rete e a disposizione di chiunque sia interessato ai temi educativi.Parolealtre.it si pone sulla scia delle riviste che l’Azione Cattolica, nel corso della sua storia, ha ideato ponendosi a fianco di chi, quotidiana-mente, vive sul campo la bellezza e le difficoltà generate dall’educazione e dalla responsabilità: “Segno Per”, “Nuova responsabilità”, “Segno sette” sono solo alcuni esempi.Le sezioni Formazione e Responsabilità si im-pegnano a sostenere rispettivamente l’auto-formazione, con approfondimenti ad ampio respiro in svariate tematiche che toccano la dimensione umana nella sua integralità, e la formazione per la responsabilità associativa ed educativa, con strumenti e riflessioni legati alle specificità del servizio.

Un mondo nuovo, con i principi saldi di sem-pre. Non ci rimane che augurarvi, buona navi-gazione!

Parolealtre.it: il nUoVo Portale della Formazione online

Promosso dall'Azione Cattolica, il sito si propone come luogo di scambio e condivisione per educatori, genitori, catechisti, di materiali utili al proprio ser-vizio.Una nuova grande sfida, accolta nel 145° anno

Dal mondo cattolico

Page 39: Spiritus Domini-Dicembre 2012.pdf

37

Spir

itus

Dom

ini

la mosca

Vi sarà capitato di guerreggiare aspramente con un drappello di mosche? A me sì, special-mente con una sola: pochissime volte ne sono uscito vincente… Mosca è il nome comune con cui si indica un generico insetto dell’ordine dei Ditteri che nell’immaginario collettivo presenta alcune caratteristiche di ordine morfologico ed etologico. Per antonomasia si associa il nome di mosca alla “mosca domestica” (Musca domesti-ca), dittero cosmopolita e ubiquitario, comune in tutti gli ambienti frequentati dall’uomo, aperti o chiusi. Secondo una leggenda metropolitana particolarmente diffusa nel nord Italia, affiggere un cartello con scritto in nero a caratteri grandi il numero 58 terrebbe lontano le mosche. Tale tesi si basa sulla presupposizione che l’insetto vedrebbe nel cartello il pericolo di una ragna-tela, tenendosi quindi a distanza. Allora pos-siamo scegliere: repellente elettronico dotato di un microchip che emette ultrasuoni di disturbo, schiacciata tradizionale con panno o strumento flessibile, il numero 58…. Mah, l’importante è che un metodo serva a sconfiggere questo ditte-ro cosmopolita, ubiquitario e fastidioso: già pre-gusto la vittoria, dopo tantissime sconfitte!

lo sbadiglio

Uno sbadiglio è un riflesso di una profonda inalazione ed espirazione del respiro. Pandicu-lazione è il termine utilizzato per definire l’in-sieme delle contrazioni muscolari che di solito accompagnano lo sbadiglio, e che portano a “sti-racchiarsi” e può essere associato a stanchezza, stress, noia, fame ecc. Quante volte nella nostra vita ci è capitato di sbadigliare davanti a un ami-co o guardando una trasmissione in tv o ascol-tando una conferenza o una predica in chiesa? Quante volte abbiamo provato imbarazzo per quella divaricazione inconsulta della mandibo-la che la scienza definisce involontaria e che la società bolla come gesto di cattiva educazione? Bene, non dovremo più provarne vergogna. Non solo. Di fronte a una persona che ci sbadi-glia in faccia potremmo rispondere con un con-tegnoso gesto di gratitudine: lo sbadiglio serve a mantenere alto il livello dell’attenzione, miglio-rando le capacità di efficienza mentale.

è questa infatti la scoperta fatta da un grup-po di ricercatori dell’Università di Albany, New York. La ricerca, pubblicata dalla rivista Evolu-tionary Psychology, ha dimostrato che lo sbadi-glio serve per aumentare il flusso di sangue nel

In queste pagine proproniamo delle “pillole di saggezza“, scritte da Don Sante, con l’intento di provocare le coscienze di chi li legge. il Nome “Cri Cri“, vuole riprendere il verso del grillo, per rievocare il grillo parlante di Pinocchio, la voce della coscienza, che oggi più che mai ha bisogno di essere provocata. Questi “Cric Cric“, venivano pubblicati dal nostro direttore sul “Granellino“; qui proponiamo alcuni non ancora pubblicati in suo ricordo.

don mario alagna, sdv

Cri Cri

Page 40: Spiritus Domini-Dicembre 2012.pdf

38

Spir

itus

Dom

ini

Cri Cricervello, raffreddandolo e migliorando quindi le capacità mentali di ricezione. Se questa ricerca troverà consensi di un certo livello, allora sba-digliamo quando e quanto vogliamo…Tuttavia, detto sottovoce : mai mi sarei aspettato di rin-graziare chi mi sbadiglia in faccia!

l’orto e gli orticelli

Il Getsemani (parola aramaica che significa frantoio) è un piccolo uliveto poco fuori la città vecchia di Gerusalemme sul Monte degli Ulivi, nel quale Gesù Cristo, secondo i Vangeli, si riti-rò dopo l’ultima cena, dove, mentre i suoi futuri apostoli dormono alla grande, prega ed accetta la passione ormai vicina, cioè di pagare con gli interessi tutti i nostri peccati ( Matteo 26, 41).

Poi arriva Giuda con la sua folla e il suo… ba-cio! Confesso che ogni qualvolta incontro questo passaggio evangelico, non posso fare a meno di accostare l’orto degli ulivi ai nostri orti… priva-ti. L’orto che ha visto e sentito consumarsi una tragedia umana e spirituale, con i numerosi orti che vedono noi racchiusi nell’egoismo. Ho più di un’impressione che alcuni di noi cristiani oc-cidentali (laici e preti), si siano costruiti e chiu-si ermeticamente in comodi e pacifici “orticelli” dove vivacchiare di rendita senza grossi proble-mi.

Un consiglio per questi furbetti di turno: an-che l’orticello più dotato, non dura in eterno!

rubare a dio

Per suicidio (dal latino suicidium, sui occido, uccisione di sé stessi) si intende l’atto col qua-le un individuo si procura volontariamente e consapevolmente la morte. Il suicidio è il gesto autolesionistico più estremo, tipico in condizio-ni di grave disagio psichico, particolarmente in persone affette da grave depressione e/o distur-bi della personalità. Ovviamente essi possono essere determinati da eventi pratici, quali delu-

sioni amorose, condizioni di salute o condizioni sociali, ecc.

Le tecniche più comuni sono: taglio delle vene; impiccamento per sospensione o rottura; uso armi da fuoco, i salti, uso del gas…: un bel campionario, non c’è che dire!

Nel Cattolicesimo, la morte causata da un atto di suicidio liberamente scelto, è considera-ta un grave peccato mortale. Il principale argo-mento cattolico è che la vita è proprietà di Dio, e distruggere tale vita vuol dire imporre il pro-prio dominio su ciò che è di Dio. Al n. 2281 del Catechismo si afferma: ‘’Il suicidio contraddice l’inclinazione naturale dell’essere umano di pre-servare e perpetuare la sua vita. è gravemente contrario al giusto amore di sé. è lo stesso che offendere l’amore del prossimo perché spezza ingiustamente i legami di solidarietà con la fa-miglia, la nazione, e le altre società umane nei confronti dei quali continuiamo ad avere degli obblighi. Il suicidio è contrario all’amore per il Dio vivente.’’ Tuttavia, una timida attenuante alleggerisce la gravità del peccato. Infatti, il Ca-techismo della Chiesa Cattolica del 1997 sostiene che la persona che commette suicidio può non essere pienamente sana di mente e perciò non colpevole moralmente al 100%. La Chiesa Cat-tolica prega per coloro che si sono suicidati, con la coscienza che Cristo giudicherà i defunti giu-stamente. Comunque, al di là di ogni possibile tolleranza, il suicidio non è altro che “rubare” a Dio la vita di cui è l’unico autore.

Werran o yuddha? L’umanità non sembra aver attraversato nes-

sun periodo prolungato senza guerre, le qua-li con i loro orrori e le loro crudeltà, sembrano appartenere al patrimonio genetico della specie umana.

Eppure l’aspirazione alla pace fa ugualmente parte dei sogni dell’uomo. Perché allora l’uomo vuole il bene e fa il male? Perché la storia umana è un succedersi ininterrotto di atrocità, un “im-

Page 41: Spiritus Domini-Dicembre 2012.pdf

39

Spir

itus

Dom

ini

menso mattatoio”, secondo la definizione datane da Hegel nella sua Filosofia della storia? Sappia-mo che la guerra è un evento sociale e politico generalmente di vaste dimensioni che consiste nel confronto armato fra due o più soggetti col-lettivi e si realizza quando il contrasto di interessi economici, ideologici, strategici o di altra natura non riesce a trovare una soluzione negoziata. Il termine “guerra” deriva dalla parola werran dal tedesco antico, che significa “mischia”.

Una curiosità di non poco conto: nel sanscrito del 1200 a.C., una delle lingue dell’India, il ter-mine che indica la guerra, yuddha, significa de-siderio di possedere più mucche.

Ma allora non è meglio adottare questo idio-ma indiano ed avere milioni di vacche da accudi-re, piuttosto che milioni di morti da piangere?

Un saltino

Le cose semplici e piccine, anche se emargina-te, non poche volte riservano sorprese. Ho sco-vato un aneddoto significativo e paradigmatico: leggete cosa ha combinato la virgola, il segno di punteggiatura, forse più usato e abusato. Seccata e umiliata per la scarsa considerazione in cui viene tenuta ancora oggi, giurò di vendicarsi alla prima occasione. Un giorno si trovò con i due pluriseco-lari antagonisti, Gesù e satana, mentre si sfidava-no nel deserto. Ad un certo punto, satana scrisse sorridendo una nota: “Odio, impossibile amare Dio”. In quel momento la virgola si spostò di una parola e fece un saltino in avanti: “Odio impossi-bile, amare Dio” e lo bidonò! Facciamo attenzione alle cosiddette “piccole cose”: spesso sono il seme di quelle grandi e ci possono fregare!

Qui quae expectamus?

La rivoluzione è un mutamento profondo che comporta la rottura di un modello prece-dente e il sorgere di uno nuovo. In un mondo troppo spesso dominato dai violenti e dai pre-

potenti, la provocante frase di Gesù (Lc 6,27; Mt 5,44) “Amate i vostri nemici”, può sembrare una follia, invece è lo stile di vita nuova del cristiano, è l’attesa e ancora assente rivoluzione dell’amo-re, un amore che non si basa su strategie umane, ma è “dono” di Dio che si ottiene confidando unicamente e senza riserve in Lui. La storia regi-stra ed archivia rivoluzioni politiche, industria-li, scientifiche, culturali, sociali. Manca quella cristiana: chi e cosa stiamo aspettando per fare questa benedetta rivoluzione?

in italia sono oltre 25mila le persone scomparse

25 marzo 2010

Sono 25.229 le persone scomparse ancora da ricercare in Italia al 28 febbraio scorso. Ben 809 i cadaveri non identificati. I dati sono stati diffusi oggi nel corso di una conferenza stampa al Vi-minale alla quale hanno partecipato il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, il sottosegretario Alfredo Mantovano, il capo della Polizia, Anto-nio Manganelli e il commissario straordinario del Governo alle persone scomparse, Michele Penta. Entrando nel dettaglio si tratta di 10.411 minorenni, 13.036 maggiorenni e 1.782 ultrases-santacinquenni. La maggior parte dei minori scomparsi (il 53% del totale, quasi tutti stranieri) si è allontanato dall’istituto o dalla comunità in cui era ospite, il 25% si è allontanato volontaria-mente dalla famiglia, per il 10% si tratta di un caso di sottrazione da coniuge, l’1% è possibile vittima di reato, mentre per l’11% la causa della scomparsa non è stata determinata. «Impressio-na il fenomeno - ha commentato il commissario Penta - che é sempre in aumento e mai in di-minuzione». Il ministro Maroni ha sottolineato «l’impegno costante nella ricerca di scomparsi, favorito dall’alto livello di coordinamento esi-stente tra le forze di polizia».

Cri Cri

Page 42: Spiritus Domini-Dicembre 2012.pdf

40

Spir

itus

Dom

ini

Solo indagini; nelle nostre comunità parroc-chiali preghiamo troppo poco per le persone scomparse

Complessivamente dal 1° gennaio 1974 sono scomparse 91.087 persone e ne sono state ritro-vate 65.858: tra il 2008 e il 2009, è cresciuto il nu-mero delle scomparse (+9,21%) ma anche, in percentuale maggiore, quello dei ritrovamenti (+12,11 per cento). Le regioni con il più alto nu-mero di scomparsi sono il Lazio (6.479), la Lom-bardia (3.490), la Campania (3.198) e la Sicilia (2.382). Anche i cadaveri senza nome sono più numerosi in Lazio (205), Lombardia (141) e Sici-lia (117). Rispetto al 2008, nel 2009 i ritrovamenti sono aumentati del 12%, gli scomparsi del 2 per cento. Penta ha anche voluto ricordare che i dati sono leggermente sovrastimati. Visto che si va a 36 anni a ritroso nel tempo «ci sono molte po-sizioni che non sono più di persone scomparse, ma conclamate situazioni di scomparse rientra-te a casa senza revoca della denuncia, oppure di persone che si sono allontanate volontaria-mente e che si sono costruiti un altro tipo di vita all’estero o in Italia e che é facile andare ad in-dividuare, quindi non più una scomparsa vera e propria».

Scheletri nell’armadio

L’espressione avere uno scheletro nell’arma-dio significa “tenere accuratamente nascosti un fatto, un avvenimento, un’azione del passato,

considerati riprovevoli o comunque dannosi per la propria reputazione”, L’origine della no-stra frase viene ricondotta ad un episodio della Rivoluzione francese e a Gabriel-Honoré de Ri-queti, conte di Mirabeau, che ne fu protagonista. Nel 1792, dopo la morte di Mirabeau, celebrato come campione dei rivoluzionari, si scoprì, alle Tuileries, in un armadio blindato, un’abbondan-te documentazione comprovante gli accordi se-greti del conte con il re, volti a contrastare e va-nificare gli sforzi dei fautori della Rivoluzione. Molto violente furono le reazioni dei Giacobini e anche la stampa se ne fece interprete: proprio da un’illustrazione satirica dell’epoca, raffigurante Mirabeau in forma di scheletro posto nell’arma-dio a custodire le prove del suo tradimento, si deve partire per spiegare la metafora di cui an-cora oggi ci serviamo.

A questo punto, per la nostra salvezza eter-na, mi permetto di chiamare in causa il Beato Don Giustino: “Ascoltate bene! Se i nostri conti del passato non sono bene in regola; se abbia-mo vere e proprie ragioni di temere che qual-che cosa di grave è stata sorvolata o non è stata bene accusata, noi non possiamo andare avanti. Con questa coscienza turbata e ferita, non si può camminare, è un pessimo fondamento su cui non si può edificare. Bisogna che in quanto al passato, l’anima non abbia nessun serio motivo di temere” (Opere vol. 6 p.436).

Apriamo dunque senza paura i nostri arma-di, svuotiamoli e puliamoli con cura: saremo più tranquilli e leggeri.

Cri Cri

Page 43: Spiritus Domini-Dicembre 2012.pdf

CALENDARIO 2013Abbiamo avuto la gioia, l’11 ottobre scorso di iniziare, guidati dal S. Padre Benedetto XVI, l’ANNO della Fede, e per chiedere al Signo-re Dio Trinità la grazia di una fede coraggiosa e fervente. In questo anno ci aiuteranno alcuni pensieri spirituali di Don Giustino sulla fede. Noi, come Famiglia Vocazionista, abbiamo anche una data importante in questo anno 2013: il centenario dell’ordinazione sa-cerdotale del Nostro Padre Fondatore (20 settembre).Per la prenotazione dei Calendari, potete rivolgervi a: don Fasano Giuseppe sdv, Vocazionario “deus Charitas” Via G. russolillo, 14 - 80126 Pianura (na).tel. 081.5881788 - Cell. 335.6324370

descrizione Per don Giustino, parroco di Pianura e fondatore delle congre-gazioni delle Divine Vocazioni, la ricerca della santità non è stata solo un impegno personale o un compito legato al suo ministero pastorale, bensì un’esigenza universale, per tutti e per tutto, che ha informato l’intera sua vita e l’intero suo operato. «Vuoi farti santo? Invoca lo Spirito Santo! Invocalo oggi, invocalo domani, invocalo sempre ed Egli ti colmerà della sua luce e ti riempirà dei suoi doni». Don Giustino Russolillo

l’aUtore Roberto Italo Zanini, è giornalista e lavora presso la redazione romana di Avvenire. Si occupa di politica dei mass media. Ha collaborato con la rivista Popoli e Missione, settimanali diocesa-ni e quotidiani locali. Per le Edizioni San Paolo ha pubblicato: Bakhita. Inchiesta su una santa per il 2000 (2001; 2005); «Io sono nessuno». Vita e morte di Annalena Tonelli (2004; 2012); Il cuore ci martellava nel petto. Il diario di una schiava divenuta santa (2004); Annalena Tonelli. Un amore più forte di ogni odio (2006); Padre Semeira. Destinazione carità (2008); Gina Tincani. Sulla strada delle alte cime (2008); Più forti del male. Il demonio, riconoscerlo, vincerlo, evitarlo (con G. Amorth, 2011).Della stessa forza di Dio (2011).

Il volume è disponibile c/o le librerie Paoline.

IL PARROCO SANTO DI PIANURA

Novità in libreria

Page 44: Spiritus Domini-Dicembre 2012.pdf

Indulgenza perl’Anno della Fede

a Pianura

Con la lettera apostolica Porta Fidei dell’11 ottobre 2011, il Santo Padre Benedetto XVI ha indetto

l’Anno della Fede.

L’Anno della Fede è iniziato l’11 ottobre 2012, cin-quantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II, e finirà il 24 novembre 2013, Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo.

Durante quest’anno il Vescovo della Diocesi di Poz-zuoli Mons. Gennaro Pascarella, accogliendo il dono dell’indulgenza plenaria che il Santo Padre ha con-cesso alla Chiesa Universale per l’ano della fede, ha stabilito delle chiese nella Diocesi di Pozzuoli dove i fedeli possono lucrare l’indulgenza, tra cui la Chie-sa del Beato Giustino, Vocazionario Deus Charitas - Pianura (Napoli).