Sperimentazione animale e farmaci che ammalano

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Sperimentazione animale e farmaci che ammalano di Michela Kuan Biologa, responsabile LAV Settore vivisezione www.lav.it ©LAV 2010

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Sperimentazione animalee farmaci che ammalano

di Michela KuanBiologa, responsabile LAV Settore vivisezione

www.lav.it©LAV 2010

INTRODUZIONE 4

1. SVILUPPO E COMMERCIALIZZAZIONE DEI COMPOSTI FARMACEUTICI 61.1 Studi pre-clinici 61.2 Le quattro fasi dei test clinici 7

2. INAFFIDABILITA’ DEL MODELLO ANIMALE NELLA FORMULAZIONE DEI FARMACI 7

3. QUADRO NORMATIVO EUROPEO 9

4. METODI ALTERNATIVI ALLA SPERIMENTAZIONE ANIMALE 104.1 Applicazione in campo farmaceutico 10

5. REAZIONI AVVERSE E FARMACI RITIRATI 135.1 Alcuni casi recenti 13

6. INTERESSI ECONOMICI E FRODI 146.1 Venditori di malattie 15

7. L’ALTRA FACCIA DELLA SPERIMENTAZIONE CLINICA: CAVIE UMANE 15

8. VACCINI 178.1 Hiv 198.2 Il caso H1N1 19

9. CONCLUSIONI 20

Sommario

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colari a favore dei metodi alternativi e in maniera forte-mente restrittiva verso il ricorso ad animali, ma nei fattilasciando la possibilità di eseguire qualsiasi procedura; in-fatti circa l’80% degli esperimenti viene autorizzata tra-mite un semplice meccanismo di silenzio-assenso, non su-bendo alcun controllo o alcuna valutazione retrospettiva.La restante percentuale comporta il rilascio, da parte delMinistero della Salute, di un’autorizzazione specifica peril progetto in quanto prevede l’applicazione di animali vi-vi o in campo didattico, o il non ricorso ad anestesia (rap-presentano il 15% circa) oppure l’utilizzo di cani, gatti eprimati non umani.Né il Decreto, né la Direttiva, attualmente, pongono li-mite al livello di sofferenza che è possibile infliggere du-rante l’esperimento; non prevedono controlli e ispezioniobbligatorie e valutazioni etiche nella fase di progetta-zione o al termine dell’esperimento, analisi che, invece,attraverso un meccanismo di costi-benefici, limiterebberofortemente l’uso di animali ed eviterebbero il finanzia-mento di progetti che non apportano risultati applicabilio indicatori. Inoltre, non vengono presi in considerazionegli organismi geneticamente modificati, la cui regolamen-tazione è sempre più urgente e sono imposte condizionidi stabulazione minime senza alcun arricchimento.Si sottolinea come le condizioni di stabulazione influisca-no anche sul risultato della procedura, infatti gli animalimantenuti in cattività nei laboratori, mostrano chiari se-gni di stress psicologico, fisiologico e comportamentalepredisponendo il corpo dell’animale all’insorgenza di pa-tologie che si traducono in variabili non deducibili nei ri-sultati sperimentali.Fermo restando l’erroneità del modello animale per l’uo-mo, il principio operante dovrebbe essere basato sul fat-to che in fase di progettazione e attuazione di un espe-rimento prima si provino i metodi alternativi e solo nelcaso non si riesca ad ottenere un risultato, si ricorra al-l’animale; ma nei fatti avviene il procedimento contrario:normalmente si ricorre scontatamente al modello anima-le e solo in rari casi successivamente, spesso al fine diconfermare i dati, si provano i metodi alternativi.Fortunatamente il mondo scientifico si sta ribellando auna ricerca che non condivide e i segnali sono moltepli-ci, tra cui: il bando totale dei test per i cosmetici su ani-mali nel 2013, la regolamentazione REACH (7 Program-ma Quadro), DG enterprise (Direzione generale Industria)europea per i metodi alternativi e critiche al modello ani-male in recenti pubblicazioni scientifiche.Esistono, e molti sono in fase di validazione, metodi al-

ternativi alla sperimentazione animale. Essi vengono de-finiti tramite il principio delle 3R: Replacement, nel casol’animale venga completamente sostituito (tipo di ricercasupportata dalla LAV), Reduction se si riesce ad attuarelo stesso esperimento con un numero inferiore di animalie la terza R, Refinement ovvero diminuzione della soffe-renza e dello stress legato alla procedura o ricorso a spe-cie con sviluppo neurologico inferiore. Tra i metodi sosti-tutivi più noti citiamo le tecniche in vitro, analisi chimi-che, ricerca clinica (su materiale biologico umano, analisigenetiche, tecniche di imaging), studi epidemiologici, di-mostratisi fondamentali nella lotta al cancro, modellibioinformatici e nuove tecnologie come microcircuiti cel-lulari per indagini di tossico e farmaco cinetica o dina-mica, organi bioartificiali e il data sharing (infatti la com-petitività aziendale in ambito chimico e farmaceutico,comporta, spesso, la mancanza di diffusione di dati). L’ap-proccio verso tali metodi non deve essere concepito co-me rapporto 1:1 con quelli che si basano su modelli ani-mali, ma come una strategia integrata che prenda in esa-me un set di test. I metodi alternativi seguono un iter divalidazione lungo, che impiega mediamente dieci anni peressere approvato, infatti il metodo deve essere ricono-sciuto a livello internazionale e validato dal Centro dellaCommissione Europea per la validazione dei metodi al-ternativi alla sperimentazione animale - ECVAM.

INTRODUZIONE

La sperimentazione animale è un fenomeno nazionale eglobale, che non accenna a diminuire; infatti nonostantelo scenario scientifico nazionale ed europeo sia semprepiù rivolto alla promozione di metodi sostitutivi all’im-piego di animali, i numeri legati alla sperimentazione so-no in aumento, arrivando a una media annua di 911.962animali in Italia (fonte Gazzetta Ufficiale n.243 del 16ottobre 2008), 12 milioni di animali nei laboratori euro-pei e 115 milioni nel mondo; dati fortemente sottostima-

ti in quanto non includono invertebrati, forme fetali eanimali, o parti di essi, utilizzati già soppressi.Gli animali utilizzati in ambito sperimentale apparten-gono alle più svariate specie; vengono usati soprattuttotopi, ratti e cavie, ma anche conigli, cavalli, pecore, uc-celli, cani, gatti e primati non umani. Nella maggior par-te dei casi gli animali provengono da stabilimenti for-nitori, che allevano animali destinati esclusivamente ai

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laboratori e spesso geneticamente modificati, ma in al-tri casi, come per parte dei primati, devono essere pre-levati in natura; fatto che comporta, peraltro, un impo-verimento dell’ecosistema di origine, il finanziamento ditecniche di prelievo illegali e ovviamente, condizioni dicattura, detenzione e trasporto gravemente impattantisulla salute degli animali.I campi di utilizzo degli animali sono molteplici, la mag-gior parte viene impiegata per lo sviluppo di nuovi far-maci e apparecchiature, inoltre vengono impiegati per in-dagini legate alla ricerca di base (che ha origine esplora-

tiva e non immediato scopo applicativo), studi di tossi-cità, diagnosi di malattie, formazione universitaria, espe-rimenti bellici e test cosmetici.La legge italiana che regolamenta l’utilizzo di animali perfini scientifici è il Decreto Legislativo 116/92 (di recepi-mento della Direttiva europea 86/609, il cui testo è statorecentemente revisionato), tale Decreto nonostante siadatato, già si pronuncia in vari articoli e successive Cir-

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le Istituzioni governative per ottenere l’approvazione adavviare i trials clinici.

1.2 Le quattro fasi dei test clinici• La fase 1 comprende un numero esiguo di volontari sa-ni (10-30), normalmente uomini11, al fine di stimare lasicurezza del farmaco e gli effetti collaterali associati,anche a sovradosaggi, oltre ad osservarne l’assorbimen-to, distribuzione, metabolizzazione ed escrezione12.

• La seconda fase viene normalmente condotta su pochecentinaia di pazienti nei quali si sia già sviluppata lamalattia da trattare e condotta per un breve periodoin modo da identificare gli effetti a breve termine.

• Nella terza fase la nuova molecola viene testata su unnumero elevato di pazienti (1.000-3.000) con un am-pio range di casistiche e per un periodo di tempo pro-lungato, con lo scopo di verificarne l’efficacia, gli ef-fetti nel tempo, le indicazioni da scrivere nel foglio il-lustrativo all’interno della confezione e da dare ai me-dici che dovranno prescriverlo13.

• Successivamente alle tre fasi sopra-descritte, la com-pagnia farmaceutica può richiedere la licenza di ven-dita ottenuta la quale, il farmaco già in vendita vienemonitorato per raccogliere eventuali effetti secondarinon identificati precedentemente e i rischi nel lungotempo.

2. INAFFIDABILITA’ DEL MODELLO ANIMALENELLA FORMULAZIONE DEI FARMACI

Il basso numero di farmaci che riesce a superare i test suanimali, l’alto indice di fallimento nei test clinici e le cau-se di morte o invalidità dovute a origini iatrogene, sonola testimonianza di come il modello animale sia fallimen-tare nel proteggere la specie umana.I test su animali non sono in grado di predirre, efficien-temente, gli effetti sull’uomo per numerosi motivi:1. Le specie differiscono per anatomia, struttura e fun-zione degli organi, metabolismo e vie di assorbimento,genetica, meccanismo di riparazione del DNA, compor-

tamento e ciclo cellulare:- piccoli animali, hanno in proporzione, grandi organi, si-stema circolatorio (pompa cardiaca, sistema arteriove-noso e scambi gassosi) più rapido e, generalmente, unametabolizzazione più veloce rispetto ad animali di di-mensioni maggiori17.

- La metabolizzazione e, conseguente, produzione di me-taboliti è specie-specifica; tali metaboliti possono ave-re azione tossica, quindi, la somministrazione di farma-ci può far derivare metaboliti diversi a seconda dellaspecie e provocare effetti tossici nell’uomo non previ-sti con i test su animali18.

- La struttura dell’intestino e il contenuto batterico va-riano a seconda della specie influenzando l’assorbimen-to nel tratto gastro-intestinale19.

- Risposta cellulare, tissutale e degli organi possono dif-ferire tra specie ed essere più o meno vulnerabili aglieffetti tossici di nuove molecole20; come nel caso delfegato che nell’uomo è altamente sensibile nella rispo-sta ai farmaci e al momento i test su animali ne pre-dicono la tossicità solo nel 50% dei casi21.

- La permeabilità della placenta è più alta in specie qua-li ratti e tipo rispetto all’uomo, quindi testare la tera-togenicità negli animali non apporta dati affidabili perla specie umana22, persino ricorrendo ai primati la per-centuale di correlazione arriva solo al 50%23.

2. Un campione omogeneo di animali stabulati non puòessere modello per la varietà della specie umana a cui

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1. SVILUPPO E COMMERCIALIZZAZIONEDEI COMPOSTI FARMACEUTICI

I farmaci sono tra le categorie delle sostanze chimicheche richiedono, per legge, test su animali e test sull’uo-mo prima di poter essere introdotti sul mercato. Questoiter, previsto dalla Direttiva europea 83/570, infatti, pre-vede una fase pre-clinica basata su modelli animali e unaclinica che testa il nuovo composto farmaceutico su cre-scenti campioni di persone sane e malate.

1.1 Studi pre-cliniciLa formulazione di nuovi composti farmaceutici inizia constudi di tipo computazionale che analizzano il potenzialedelle nuove molecole applicate in campo medico; quelleche mostrano un alto potenziale passano alla fase suc-cessiva che prevede test in vitro (assay) allo scopo di de-terminare le interazioni con cellule e tessuti umani, lemolecole che risultano positive vengono, quindi, testatesu modelli in vivo2.Prima che un nuovo composto farmaceutico possa pas-sare ai trial clinici, le normative legiferanti nel settore,richiedono che la nuova molecola venga testata su duemammiferi, un roditore e una specie non appartenentealla stessa classe, allo scopo di dimostrare, in teoria, lasicurezza e l’efficacia del farmaco. Normalmente la spe-cie più utilizzata insieme al roditore è il cane beagle,ma il ricorso a primati non umani, in particolare scim-

mie marmosets, come seconda specie di riferimento, èin crescita3.Inoltre, un’ampia gamma di test di tossicità viene con-dotta sugli animali, la maggior parte comporta l’introdu-zione forzata per via orale (tramite un lungo tubo chearriva fino allo stomaco) o per iniezione diretta, spessocon il principio ad alti dosaggi (tossicità acuta)4. Alcunidei sintomi riscontrabili in questa fase sono nausea, emor-ragie interne, diarrea, ipersalivazione, coma, convulsioni,tremori, perdita di pelo, secrezioni nasali, difficoltà respi-ratorie e morte5.I test di tossicità durano dai sei mesi a più di due anniinvestigando la tossicità cronica o ripetuta, la mutageni-cità, la cancerogenesi, la capacità di indurre malforma-zioni fetali e problemi nella riproduzione6. Altri esami,eseguiti sugli animali, hanno il fine di investigare comela nuova molecola venga assorbita, accumulata, metabo-lizzata ed escreta (ADME) 7; tali test comportano prelievisistematici e spesso hanno come dead-line la morte e ilprelievo dei tessuti per ulteriori esami.Per capire l’efficacia del farmaco, gli animali possono es-sere anche fisiologicamente o chimicamente modificatiprovocandogli danni fisici che simulano i sintomi dellemalattie umane, come nel caso delle investigazioni rela-tive all’arteriosclerosi; infatti, in questo campo della ri-cerca, ai cani, che non sviluppano naturalmente questamalattia, viene artificialmente indotta tramite una stroz-zatura o ostruzione della coronaria8. Inoltre, sempre piùspesso gli animali vengono geneticamente modificati in-serendo geni o tratti genici che portano l’informazionelegata alla malattia umana9, anche se il singolo gene nonè un’unità funzionante ma fa parte di un sistema per cuila sua rimozione e isolamento possono creare effetti se-condari non previsti, come in un caso di creazione di to-pi “knockut”, mancanti del gene responsabile della coa-gulazione, dove metà degli embrioni sono morti per emor-ragie interne durante il periodo gestazionale. 10

Nel caso in cui un nuovo composto farmaceutico mostribuone capacità di trattamento e risulti sufficientementesicuro durante i test su animali, l’azienda farmaceuticache lo ha elaborato può sottoporre la nuova molecola al-

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Un’indagine statistica, condotta tra il 1991 e il 2000, hadimostrato come solo il 10% dei farmaci che riusciva apassare ai test clinici, veniva, poi, approvata dalle farm-cacopee (complesso di disposizioni tecniche e ammini-strative rivolte a permettere i controlli di qualità) euro-pee e americane14. Nel 2006 Mike Leavit (US Secretaryof Health and Human Services) ha sottolineato, in uncomunicato stampa, l’alto indice fallimentare legato aquesto campo della ricerca: “Al momento, il 90% dellenuove molecole che passano ai test clinici fallisce, que-sto è dovuto alla inaffidabilità dei test condotti suglianimali sulla quale si basa la predittività per l’uomo”15.Inoltre, della piccola percentuale dei nuovi composti chepassa alla fase clinica, più della metà mostra affetti av-versi non diagnosticati durante i test precedenti e vengo-no, quindi, eliminati o modificati nella etichettatura divendita16.

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con un conseguente incremento di effetti collaterali”.Infatti studi clinici effettuati su circa 35.000 donne inpost-menopausa hanno permesso di capire la relazionetra l’alimentazione e l’insorgenza di cancro in questaclasse.

7. Vengono autorizzati più di 3 milioni di procedure al-l’anno che coinvolgono animali, e nonostante si speri-menti ricorrendo al modello animale da decenni, esi-stono rarissimi casi di controllo sulla reale necessità edefficacia del modello utilizzato, e i pochi effettuati, per-lopiù in ambito tossicologico, hanno dato risultatitutt’altro che incoraggianti, con un indice di accura-tezza che arriva al massimo a quello ottenuto con illancio di una moneta32:

- nel 2008 un’analisi di 27 pubblicazioni che metteva aconfronto i risultati ottenuti dal modello animale e itrials clinici, ha evidenziato come solo 2 di questi ri-sultassero utili, uno dei quali in maniera contenziosa33.

- Nel 2005 una revisione retrospettiva di decenni di stu-di sulla teratogenicità condotti su animali, ha dimo-strato come sostanze quali sale, acqua, zucchero, olioe molti tipi di vitamine risultino tossiche nei feti di ani-mali con un indice di predittività per l’uomo di appe-na il 55%34.

- Il Direttore dell’NHGRI (National Human Genome Re-search Institute) americano, ha espresso durante unaconferenza dell’American Association for the Advance-ment of Science, nel 2008, come i test su animali sia-no lenti e costosi; “non siamo ratti né qualsiasi altroprimate”.

3. QUADRO NORMATIVO EUROPEO

In Italia il Decreto legislativo che regola l’utilizzo deglianimali a scopi scientifici è il n.116 del 1992 e ha abro-gato la precedente legge del 1931 che consentiva il ri-corso al modello animale “per il progresso della biologiae della medicina sperimentale”. Tale Decreto pone, nel-

l’articolato, numerose norme restrittive sull’utilizzo deglianimali nella ricerca: vieta gli esperimenti su cani, gattie primati non umani, quelli che non prevedono aneste-sia e quelli didattici, ma vengono tutti riammessi con lenorme derogatorie. Inoltre, si pronuncia in vari articolie successive circolari in favore dei metodi alternativi siain fase di progettazione che di autorizzazione. Lasciaperò molti ambiti non regolamentati, tra cui: l’ammis-sione della ricerca di base, un sistema autorizzativo cheall’80% si basa sulla semplice comunicazione, nessunacitazione ad organismi geneticamente modificati, nes-sun meccanismo di controllo attraverso ispezioni o va-lutazioni retrospettive e la legiferazione solo di animalivertebrati, adulti e vivi.Le condizioni di stabulazione sono minime e non è pre-visto alcun arricchimento ambientale.Il Decreto è il recepimento della Direttiva europea 86/609,il cui testo modificato è entrato in vigore il 9 novembre2010 come direttiva 2010/63Ue, dove una lunga prefa-zione e numerosi articoli legiferano in maniera più det-tagliata rispetto allo scarno testo di quasi 25 anni fa. Trai miglioramenti possiamo citare l’inclusione nelle statisti-che delle forme fetali di mammifero, degli animali sop-pressi per ottenere tessuti o organi e degli stabilimentiallevatori e fornitori che fino ad oggi non avevano alcu-na comunicazione obbligatoria relativa al registro deglianimali. Inoltre sono citate le banche dati, gli organismigeneticamente modificati, la possibilità di dismettere glianimali sopravvissuti a privati, i metodi alternativi nellafase di progettazione/autorizzazione e formazione del per-sonale competente, le ispezioni (anche se si è perso l’ob-bligo fondamentale che almeno una non fosse annuncia-ta) e la classificazione del livello di dolore inferto duran-te le procedure sperimentali. È importante sottolinearecome nessuno di questi punti sia un divieto o nei fattiuna limitazione, ma aumenta, perlomeno, il regime di tra-sparenza.Tra gli articoli negativi abbiamo: la possibilità di poter ri-correre, anche se in deroga, a gatti e cani randagi (in Ita-

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sono destinati i composti farmaceutici:- la popolazione di riferimento è omogenea per sesso,ceppo ed età (è uso ricorrere a ratti maschi24) e nonpuò riprodurre la varietà dei patogeni e composti chi-mici con cui entra in contatto la nostra specie che vi-ve in un ambiente naturale e non stabulato.

- Nel modello animale viene testata una sola molecolalegata alla singola sintomatologia, mentre l’uomo èesposto a una concomitanza di fattori e simultaneitàdi farmaci o trattamenti25.

3. La malattia viene ricreata artificialmente negli animalie non può essere paragonata a quella che insorge na-turalmente, di conseguenza i dati provenienti dai testsu animali non possono essere trasferiti all’uomo:

- per decenni le aziende farmaceutiche hanno indottonegli animali varie forme di cancro e sperimentato deifarmaci specifici, ma pochissime molecole sono risulta-te, nei fatti, utili; come sottolinea l’Istituto Nazionaleamericano di Ricerca sul Cancro che evidenzia la falla-cia del modello animale in questo ambito26.

- Più di 4.000 studi riportano ricerche fruttuose di 700farmaci applicati nello studio sugli infarti effettuati sulmodello animale27, 150 di questi sono stati testati suuomini e tutti hanno avuto esito fallimentare28.

4. Lo stress dovuto alla stabulazione, manipolazione, inie-zione e prelievi altera lo stato fisiologico dell’animalecompromettendo l’esito dei risultati:

- l’analisi di 80 pubblicazioni, che riportavano studi suglianimali, ha dimostrato come la routine di laboratorioinfluisca sulla fisiologia degli stessi, modificando il ri-

lascio ormonale di cortisolo, prolattina e altri ormonicoinvolti nella crescita, comportando l’aumento dellapressione sanguigna, delle pulsazioni e alterando leespressioni comportamentali (eccessivo grooming), talifattori rimangono modificati per almeno 30 minuti29.

- Esperimenti identici eseguiti su ratti provenienti dallastessa colonia, effettuati nello stesso stabulario e nellastessa stanza hanno prodotto risultati significativamen-te differenti in relazione all’operatore che effettuaval’esperimento30.

5. Molti effetti collaterali, legati all’assunzione dei far-maci, non sono diagnosticabili o misurabili durante itest su animali31; infatti, emicrania, nausea, spossatez-za, vertigini, depressione, problemi di vista e stato con-fusionale sono tra gli effetti collaterali più comuni e,ancora oggi, non sono individuabili negli animali.

6. I test che prevedono la creazione e commercializzazio-ne di un farmaco non tengono conto di parametri fon-damentali che ne influenzano gli effetti quali sesso, etàe origine geografica:

- il segretario nazionale della Federazione Italiana MediciPediatri (Fimp), Roberto Sassi, afferma come “la speri-mentazione dei farmaci sui bambini sia molto limitatae ci si limiti a ridurre le dosi e non c’é alcuna certezzasulle dosi ottimali nei più piccoli”;

- il Comitato nazionale di Bioetica sottolinea come “seb-bene le donne siano le maggiori consumatrici di far-maci, le sperimentazioni dei medicinali tendono a nontenere in sufficiente considerazione la loro specificitàe il cambiamento delle condizioni di salute femminile,

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che, velocemente, analizzano e integrano un enorme quan-titativo di dati di origine biologica e medica: queste infor-mazioni divengono, quindi, utili per creare modelli com-putazionali in grado di predire e formulare ipotesi appli-cabili in ambito terapeutico37.

Organi bioartificiali: membrane polimeriche semipermea-bili per le loro caratteristiche di separazione, immunopro-tezione e di matrice artificiale possono essere adoperateper la ricostruzione dei tessuti e organi in vitro e in pro-cessi di trattamento del sangue38. Anche in Italia vieneeseguita questo tipo di ricerca, ad esempio, presso l’Uni-versità della Calabria e l’Università di Pisa, in cui si stu-diano rispettivamente modelli bioartificiali di fegato e diintestino umani.

Il quadro attuale vede ricostruiti:• POLMONI: sono il primo organo complesso costruito inprovetta, grazie ad un approccio completamente nuo-vo, basato su una tecnica che permette di utilizzare lastruttura naturale dell’organo come “impalcatura” sullaquale far sviluppare le nuove cellule, all’interno di unincubatore che simula l’ambiente embrionale in cui sisviluppano i polmoni.

• PELLE: è stato il primo tessuto ad essere coltivato inprovetta e il risultato più importante risale al 2006,quando è stata ricostruita la pelle completa di stratosuperficiale e profondo utilizzando tre diversi tipi dicellule staminali;

• CORNEA• CUORE: numerosi gruppi di ricercatori, fra i quali moltiitaliani, hanno cominciato test clinici basati su stami-nali del muscolo cardiaco e condotti su pazienti colpitida infarto;

• CARTILAGINE: la coltivazione di questo tessuto si staconsolidando;

• OSSO• VASI SANGUIGNI• GHIANDOLE ENDOCRINE: la ricerca riguarda soprattut-

to le cellule del pancreas addette alla produzione di in-sulina;

• CELLULE DI FEGATO E RENE: sono utilizzate per realiz-zare bioreattori per riparare insufficienze acute o inpersone in attesa di trapianto;

• MUCOSE: il primo risultato concreto arriva dall’Italia,con la ricostruzione della prima vagina biotech. Le ap-plicazioni potrebbero essere molto più ampie, dalla ri-costruzione della mucosa intestinale a quella orale, al-la congiuntiva;

• VESCICA• DENTI: sono stati ottenuti in provetta utilizzando cel-lule staminali della gemma del dente.

Farmacogenomica: è una branca della biologia moleco-lare che si occupa di indagare gli effetti di un determi-nato farmaco in base al genotipo dell’individuo. Questotipo di ricerca però non si basa sullo studio dei singoligeni, bensì sul polimorfismo a singolo nucleotide (SNP =Single Nucleotide Polymorphism). Sulla base delle osser-vazioni fatte su vari pazienti, si è notato che ognuno rea-gisce in modo diverso a un determinato farmaco a se-conda dei polimorfismi di SNP presenti nel suo aplotipo.Da qui si può cercare di produrre una “carta d’identità”dell’individuo per SNPs, che consenta di ridurre notevol-mente i tempi di sperimentazione di un farmaco e otti-mizzarne l’utilizzo. Infatti, soggetti diversi rispondono inmodo diverso allo stesso farmaco; tali differenze sono le-gate al grande numero di proteine che intervengono nel-la risposta alla terapia farmacologica. Ogni proteina èprodotta da una specifica sequenza del DNA, il gene; lamaggior parte dei geni presenta caratteristiche diverse inindividui diversi. I risultati del test genetico saranno uti-lizzati dal medico per scegliere quale farmaco impiegareper il trattamento del paziente, per ottimizzare il dosag-gio da somministrare e per minimizzare il rischio di ef-fetti collaterali. L’utilità del test di farmacogenetica con-siste nella possibilità di poter valutare la risposta di unpaziente ad un certo farmaco sulla base di un test gene-

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lia il Decreto 116/92 e la Legge 281/91 lo vieta), la pos-sibilità di utilizzare specie in via d’estinzione e/o cattura-te in natura e il ricorso a soppressione per inalazione dianidride carbonica come metodo di uccisione di riferi-mento, definito dalla legge come “umanitario” ma che inrealtà provoca alti e prolungati livelli di sofferenza, fattoriconosciuto scientificamente.La tutela dei primati ha svolto un ruolo fondamentaledurante l’iter di revisione della Direttiva, infatti varie for-ze politiche e animaliste si sono espresse e hanno lottatoaffinché venissero riconosciute particolari tutele ai pri-mati non umani e divieti per le grandi scimmie, comescimpanzé e gorilla, vista la loro complessità comporta-mentale e la indubbia vicinanza genetica e capacità sen-soriale simile all’uomo; queste specie sono, oltretutto, uti-lizzate per gli esperimenti più dolorosi e invasivi come leinvestigazioni sul cervello, gli xenotrapianti e la ricercadi base. Purtroppo, però, non sono stati ottenuti risultatirilevanti per la loro sorte e anche se il testo sembra pre-stare particolare attenzione nella tutela di queste specie,nei fatti, non modifica la situazione attuale.A questa Direttiva si affiancano normative specifiche:- Direttiva 92/32 CEE del 30/04/1992: disciplina l’immis-sione sul mercato di ogni sostanza nuova potenzial-mente pericolosa;

- Direttiva 83/570 della CEE la quale prevede test pre-cli-nici e clinici per le specialità farmaceutiche;

- Direttiva 2003/15/CE regolamenta la formulazione ecommercializzazione dei prodotti cosmetici;

- Regolamento (CE) n.1907/2006 concernente la registra-zione, la valutazione, l’autorizzazione e la restrizionedelle sostanze chimiche (REACH).

4. METODI ALTERNATIVIALLA SPERIMENTAZIONE ANIMALE

La normativa vigente in materia di sperimentazione ani-male definisce metodo alternativo qualsiasi metodo in gra-

do di ridurre il numero di animali normalmente impiegatoin un esperimento, diminuirne la sofferenza, o sostituiredel tutto il ricorso ad essi. La definizione si basa sul prin-cipio delle 3R, ovvero reduction (riduzione del numero dianimali normalmente impiegato), refinement (raffinamen-to, ovvero diminuzione di stress e sofferenza) e replace-ment (sostituzione), teorizzato nel 1959 dai due ricercatoriRussell e Burch, nell’ottica di segnare un sentiero per laprogressiva sostituzione degli animali nella ricerca.

4.1 Applicazione in campo farmaceuticoMetodi in silico: con questo nome si indicano, in gene-rale, le metodologie implementate con applicazioni infor-matiche. Fra di essi le metodologie chemiometriche e lamodellistica QSAR (Quantitative Structure-Activity Rela-tionships) e QSPR (Quantitative Structure-Property Rela-tionships) rivestono un ruolo molto importante, e posso-no essere concretamente usate per ridurre l’utilizzo dianimali secondo il paradigma delle 3R; l’insieme delle tec-niche chemiometriche trova applicazione in molti campi:chimica analitica, spettroscopia, chimica ambientale, tos-sicologia e farmacologia. I modelli QSAR sono, nella loroforma più generale, una funzione matematica che legauna risposta incognita (attività biologica) a più variabilinote (descrittori molecolari). A seconda del problema daaffrontare, i modelli possono essere sviluppati con diversistrategie: modelli di regressione (quantitativi); modelli diclassificazione (qualitativi) e modelli di ordinamento.Grazie al forte interesse verso il QSAR degli ultimi anni,sono attualmente disponibili svariati software. Oltre quel-li commerciali, se ne trovano anche gratuiti e open-sour-ce, sviluppati grazie alla spinta di enti pubblici e regola-tori, ad esempio l’Unione Europea ha investito in diversiprogetti con la finalità di sviluppare strumenti utilizzabilinell’ambito del REACH35. In campo farmaceutico, i meto-di in silico si sono dimostrati promettenti nell’investigarele proprietà della molecola e i potenziali effetti collate-rali, come ligando o la sua affinità strutturale virtuale36.Tale settore è in grande crescita basandosi su software

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Test in vitro: L’utilizzo in vitro di linee cellulari che espri-mono i principali enzimi umani deputati al metabolismodei farmaci può aiutare a prevedere la formazione nel-l’uomo di nuovi metaboliti che gli studi sugli animali nonriuscirebbero a identificare. I dati degli studi in vitro pos-sono essere presentati a corredo degli studi convenzio-nali di assorbimento, distribuzione, metabolismo ed escre-zione. L’allestimento di colture cellulari è possibile anchegrazie alla creazione e coordinamento di banche di tes-suti e materiale biologico umano (ad es: la BioBanca diGenova) dove aliquote rese anonime vengono utilizzateper testare l’efficacia di farmaci innovativi o di innovati-ve modalità di combinazione specifiche per la patologiada trattare.

5. REAZIONI AVVERSE E FARMACIRITIRATI DAL MERCATO

L’evidenza della fallacia dei test su animali in campo far-macologico viene rafforzata dai numerosissimi casi di ef-fetti collaterali ai farmaci in tutto il mondo; in Europa,come negli Stati Uniti, le morti per reazioni ai farmacisono comprese fra 200.000 e 300.000 ogni anno, inoltrequasi il 40% dei farmaci o non è efficace o da effetticollaterali. Il tasso di segnalazione di eventi avversi dafarmaci è praticamente raddoppiato tra il 2006 e il 2008,passando da 108 segnalazioni per milione di abitanti a196, con un trend in aumento; come ha dichiarato pro-vocatoriamente la giornalista Jessica Fraser “le statistichedimostrano come i farmaci siano del 16.400% più letalidei terroristi”.

5.1 Alcuni casi recenti• Il gruppo degli inibitori selettivi della ricaptazione del-la serotonina (SSRI) sono una classe di farmaci che in-cludono Seroxat, Lustral, Eexor e Prozac; tali inibitorisono stati vietati per uso pediatrico e nell’età dell’ado-lescenza dopo che è stata riscontrata una forte inci-denza del farmaco per comportamenti suicidi44.

• Avandia della GlaxoSmithKline’s (GSK), un farmaco peril diabete, è stato prescritto a più di 6 milioni di per-sone nel mondo, comportando insufficienza cardiaca inpiù del 40% dei casi45. Una pubblicazione del 2007 neha, inoltre, dimostrato l’alto livello di rischio a scapitodei benefici46.

• Ritalin, Adderall, Concerta e altri stimolanti prescrittiper casi di Sindrome da deficit di attenzione e iperat-tività (ADHD) possono causare gravi problemi cardiacie sono stati associati alla morte di 60 persone47. Ulte-riori studi hanno dimostrato che bambini con problemidi sviluppo mentale nel tempo non hanno avuto alcunbeneficio dal farmaco somministrato48.

• Roaccutane: commercializzato per trattare l’acne, si èdimostrato altamente teratogeno e ha provocato abor-ti, nascite premature, malformazioni alla nascita49 e dan-ni epatici; è stato anche associato a depressione e com-portamenti suicida50. L’Emea (Agenzia Europea per i me-dicinali) rifiuta di divulgare i rapporti sugli eventualieffetti indesiderabili del farmaco adducendo alla giu-stificazione che questi documenti non sottostanno alleregole della trasparenza europee.

• Opren: un antinfiammatorio non steroidale prescrittoper trattare le artriti ha causato gravi intossicazionidel fegato e fototossicità con più di 3.500 casi di gra-

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tico di routine, per arrivare ad una personalizzazione del-la terapia: il farmaco giusto al paziente giusto. In questianni si è scoperto che dei quasi 30.000 geni che forma-no il DNA umano, 3.739 sono associati ad altrettante ma-lattie, spesso rare, dato noto grazie al sequenziamentodel genoma umano, ma le malattie non dipendono dalgene con una relatività specifica, bensì sono il risultatodell’interazione di vari geni e prodotti di trascrizione, ov-vero proteine.Un rappresentante della Glaxo ha dichiarato che il futu-ro dei farmaci è quello della personalizzazione, dato chela diversità genetica tra individui provoca risposte diver-se a stessi farmaci. Analogamente alla tossicogenomica,si usano DNA-chip, vetrini contenenti migliaia di filamen-ti di DNA. Si indaga su quali punti del DNA il farmacosvolge la sua azione.Per studiare il metabolismo dei farmaci la Hurel Corpo-ration ha sviluppato un microchip a compartimenti, ognu-no dei quali ospita cellule diverse (intestino, fegato, reni,cuore, etc). Gli studi di validazione hanno dimostrato lasua efficacia nel predire il metabolismo dei farmaci me-glio dei test su animali e addirittura di prove cliniche.

Recentemente è stato messo a punto un chip potentissi-mo per analisi genetiche che permette di analizzare con-temporaneamente 170 geni e 1256 mutazioni a loro ca-rico per stabilire la reazione individuale ai farmaci; infat-ti, tale chip, controlla tutti i geni legati ad assorbimento,distribuzione nell’organismo, metabolismo, escrezione deifarmaci e permette, dunque, di calibrare la terapia in ba-se al paziente da trattare in campo oncologico39.

Microdosing: il profilo farmacocinetico è uno degli ele-menti che concorrono nel discriminare le sostanze poten-zialmente utilizzabili dalle altre. Si studia, cioè, come ilcomposto in esame venga assorbito, distribuito nei tes-suti, ed eliminato attraverso il metabolismo e l’escrezione(ADME). Normalmente questi studi vengono condotti suanimali (circa 2000 tra roditori, cani e scimmie) nel qua-dro della fase 0 o preclinica del processo produttivo delfarmaco ed intercorrono mediamente 12 anni dalla con-

cezione alla commercializzazione di un nuovo farmaco40.Con la tecnica del microdosaggio si può individuare, in-vece, il profilo farmacocinetico di un composto diretta-mente sull’uomo, senza pericoli e in tempi rapidi; infattila sostanza viene somministrata a concentrazioni dell’or-dine di circa 1000 volte inferiori alla dose che potrebbecausare effetti avversi. È possibile fare questo grazie allemoderne tecniche di analisi chimiche, che consentono dirintracciare in sangue e urine anche piccolissime quan-tità della sostanza in esame somministrando minime dosimarcate con il carbonio14 e misurando gli effetti con lacromatografia dei liquidi e lo spettrometro di massa. Og-gi si è fatto un ulteriore passo in avanti con lo AMS (Ac-celerator Mass Spectrometry) che è in grado di contaresingoli atomi. I dosaggi utilizzati sono estremamente ri-dotti (un centesimo della dose terapeutica e comunqueinferiori ai 100 microgrammi), e la quantità di radiazioniutilizzata nella marcatura è altrettanto irrisoria per cuinon si mette a repentaglio la salute dei volontari.Studi epidemiologici: è un campo della scienza medicache si interessa delle relazioni tra i fattori che condizio-nano la frequenza e la distribuzione di una malattia o diuno stato fisiologico in una popolazione umana41. Talestudio non riguarda dunque il singolo soggetto ammala-to, ma la popolazione nella quale insorge la malattia og-getto di analisi. Essenzialmente l’epidemiologia si occupadi raccolta di dati, della loro elaborazione con opportunimetodi matematico-statistici, della valutazione dei para-metri ed indicatori così ottenuti, ed infine della loro ana-lisi. Tale analisi vuole identificare i vari possibili fattorieziologici ed il loro peso nel determinare la comparsa, ladiffusione, la distribuzione, la frequenza, l’evoluzione diuna data malattia.Da una ricerca epidemiologica condotta su 3.700 indivi-dui in Burkina Faso è emerso che alcune mutazioni del-l’emoglobina che proteggono dalla malattia, aumentanola trasmissione del parassita dall’uomo alla zanzara e per-mettono così la diffusione della malaria. Le mutazioni ri-guardano le emoglobine C ed S e rendono tre volte piùefficiente la trasmissione del parassita dall’uomo alla zan-zara. Questo significa che la mutazione genica rappresen-ta una sorta di protezione per l’uomo che ne è portatore(e che quindi si ammala meno di malaria)42.

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Un nuovo modello teorico per studiare ilmetabolismo cellulare, e simulare il com-plesso delle reazioni chimiche all’internodella cellula, è stato messo a punto tra Ro-ma Trieste e Londra; il modello potrà for-nire indicazioni utili per lo sviluppo di far-maci mirati e per la migliore comprensionedel delicato equilibrio cellulare. La rete direazioni chimiche che costantemente av-vengono all’interno delle cellule, circa unmigliaio, per la maggior parte è inaccessi-bile all’osservazione sperimentale. Con que-sto modello si potranno chiarire molte del-le vulnerabilità cellulari, precisando inoltrecause e meccanismi chimici alla base di nu-merose patologie43.

che che producano farmaci57.Sempre inerente all’ambito delle pubblicazioni, bisognasottolineare come nel caso durante gli studi i risultati sia-no fallimentari, questi non vengano diffusi perché nonverrebbero pubblicati su riviste di alto livello e non con-tribuirebbero alla carriera. La non pubblicazione dei ri-sultati negativi comporta anche un rallentamento delleprocedure scientifiche che non possono usufruire di unaampia gamma di dati, rallentando e/o fuorviando la spe-rimentazione clinica58.A queste considerazioni bisogna aggiungere che i test suanimali e l’uso di modelli in vivo su animali per applica-zioni umane sono un ulteriore business multi-miliardario.Università, centri di ricerca privati, allevamenti, industrieche producono gabbie e materiale vario per la stabulazio-ne coesistono in un unico sistema economico immenso.

6.1 Venditori di malattieIl consiglio è ovvio: leggere attentamente le avvertenzee le modalità d’uso. Eppure nonostante questo suggeri-mento di buon senso, i «malati di medicine» aumentanoogni giorno; tanto che l’Agenzia americana per la lottaalle droghe (Dea) ha diffuso un comunicato per ricordareche l’uso illegale di medicinali è aumentato del 114% trail 2001 e il 2005.La paura delle malattie, il doversi sentire sempre al 100%e la mentalità per cui una malattia deve essere guaritain fretta e con ogni mezzo, hanno creato un colossalebusiness farmaceutico. Esistono farmaci per tutto: dalsemplice mal di testa al disagio psicologico, dall’insonniaalla scarsa attenzione, per curare l’obesità e l’anoressia,calmanti e antidepressivi specifici per ogni fascia d’età:bambini, adulti e anziani59. Come afferma Bourkris (me-dico ed autore del libro: pillole come caramelle): “Ognimedicina è un rimedio, ma anche un veleno”. “Nel lessicodel marketing farmacologico, un momentaneo calo dellalibido diventa subito impotenza, la vivacità molesta di unbambino viene diagnostica come Ddai (disturbo da defi-cit di attenzione e iperattività) o Adhd in inglese, persi-no l’innocente rossore sul viso può trasformarsi in quellache alcuni hanno definito eritrofobia. Un disturbo inte-stinale è ribattezzato con l’altisonante sindrome da colonirritabile e il Viagra rosa la cui efficacia è evanescente,gli effetti collaterali invece sono ben documentati, pro-prio come il corrispettivo maschile”. La fetta di pubblicofemminile è tra le più lucrose, con il nuovo marketing le-gato alle disfunzioni sessuali, i cui farmaci vengono an-ch’essi testati su animali, come nel caso del ricorso a co-nigli sottoposti a scosse elettriche direttamente nei nervipelvici scoperti attraverso interventi chirurgici60.«Le donne sono particolarmente soggette a queste tecni-che di persuasione» racconta Marcia Angell, ex direttriceNew England Journal of Medicine, citando il caso del Pro-zac che - cambiando scatola e colore - è stato trasforma-to in un farmaco contro la sindrome premestruale. Cosìl’amfebutamone, un anfetaminico utilizzato negli anni No-vanta nelle diete e poi ritirato dal mercato per i suoi ri-schi cardiaci e circolatori, è stato rimesso in commerciocome Bupropion per chi vuole smettere di fumare. Casiche sottolineano come le novità in campo farmaceuticosiano sempre meno sostanziali e sempre più di immagine.

7. L’ALTRA FACCIA DELLA SPERIMENTAZIONECLINICA: CAVIE UMANE

La fascia povera del mondo continua a morire perché igiganti farmaceutici hanno monopolizzato le ricerche eorientato i prodotti verso malattie come l’AIDS e il can-cro61; inoltre Big Pharma, che comprende tra le industriecon più alto reddito al mondo, continua intenzionalmen-te ad escludere la possibilità di produzione di farmaci ge-nerici nel Terzo Mondo che risulterebbero economici e,quindi, accessibili anche alla fascia più povera della po-polazione62. Solo l’1% dei farmaci lanciati sul mercato trail 1974 e il 2004 erano formulati per trattare malattie ti-picamente tropicali e tubercolosi che, invece, interessanopiù del 12% della popolazione63 e le aziende farmaceuti-che preferiscono investire in farmaci anti-obesità che intrattamenti contro la malaria che infetta 500 milioni dipersone all’anno64.Al danno si aggiunge lo sfruttamento, infatti, la fascia dipopolazione più povera si offre per sperimentare i nuovifarmaci in fase1 (la più pericolosa) dietro compenso; leindustrie farmaceutiche pagano i volontari per sottoporsialla somministrazione di nuovi composti, creando un mer-cato di persone in difficoltà economiche che mettono arepentaglio la loro vita sottoponendosi a molecole peri-colose testate precedentemente solo su animali i cui af-fetti avversi sull’uomo non sono stati diagnosticati e lemodalità di reclutamento sono tutt’altro che trasparenti.I volontari, spesso immigrati e studenti, dovrebbero esse-re informati sui rischi legati al test, ma i moduli che de-vono compilare contengono termini tecnici e giuridici di

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vi reazioni avverse e 61 morti in soli due anni in In-ghilterra51.

• Rimonabant: (nome commerciale Acomplia) promettevadi spazzare via tutti i dimagranti da banco la cui effi-cacia si è sempre dimostrata nulla. Sempre di un far-maco si trattava, ma, sembrava, senza gli effetti colla-terali degli altri dimagranti su prescrizione che causa-no gravi malattie intestinali o sono controindicati incaso di concomitante assunzione di antidepressivi. Manel 2007 è emerso che i pazienti trattati con il Rimo-nabant lanciato su tutte le prime pagine dei giornalicome rimedio miracoloso, sono a rischio di gravi pro-blemi psichiatrici. L’allarme viene da una ricerca pub-blicata dalla rivista “The Lancet”. I ricercatori dell’Uni-versity of Copenhagen hanno preso in esame i dati diquattro studi clinici sull’efficacia e la sicurezza di Ri-monabant, effettuati su 4105 pazienti analizzati, e han-no scoperto che, dopo un anno di trattamento, c’è un40 per cento di rischio in più di subire gravi disturbipsichiatrici: depressione, ansia, comportamenti suicida.

6. INTERESSI ECONOMICI E FRODI

Le cifre legate alla multi trilionaria industria farmaceu-tica sono colossali, tanto da farla diventare tra le piùproficue del mondo; come evidenziato dal magazine For-tune, è la seconda industria più ricca d’America secondasolo al petrolio52. Delle 10 aziende più potenti del mon-

do, 5 sono americane e 5 europee53; la Pfizer, la dittache produce il Viagra, è in vetta con un reddito annua-le di 48.6 miliardi di dollari all’anno, il Lipitor, farmacoper abbassare il colesterolo, è il suo prodotto di puntacon un guadagno annuale di 12.7 miliardi di dollari54.Dopo la Pfizer seguono: GlaxoSmithline, Novartis, Sano-fi-Aventis, Johnson&Johnson, AstraZeneca, Merk, Roche,Abbot e AMgen55.L’industria farmaceutica influenza enormemente moltissi-mi aspetti quotidiani in campo medico, dalle prescrizioni,ai pazienti, al mondo accademico, i Media, le istituzioni

governative e l’ambiente politico56, spendendo migliaia dimiliardi in pubblicità e promozione; ne sono una testi-monianza il bombardamento pubblicitario giornaliero egli sponsor sparsi ovunque, dalle penne infilate nei cami-ci alle diciture apposte sui materiali di cancelleria.

Lo scopo è di vendere nuovi prodotti innovativi e risolu-tivi per la salute dei pazienti, ma come afferma Laura Fa-brizio presidente della Società Italiana di Farmacia Ospe-daliera (SIFO), “oltre un farmaco su due delle centinaiadi farmaci che vengono registrati in Italia non è realmen-te innovativo, molti presentano solo qualche modifica tec-nologica o molecolare ma che non si traduce in una rea-le superiorità clinica, con un consistente spreco di risor-se.” Se, poi, si va a guardare nel complesso i farmaci cherappresentano una rivoluzione nel settore, ha aggiuntoAndrea Messori (vicepresidente SIFO), questi non sono piùdi cinque delle centinaia di medicine registrate.Fatto spiegabile considerando, anche, come uno studio sutre (ad esempio in campo oncologico) pubblicato su rivi-ste scientifiche di primo livello sia svolto in aperto con-flitto di interessi: infatti, nel 17% dei casi è un’aziendafarmaceutica che lo finanzia, oppure uno degli autori è,o è stato, impiegato nell’azienda finanziatrice, cadendoinequivocabilmente nel rischio che i risultati siano truc-cati in favore della sostanza in sperimentazione. In ge-nerale, non c’è dubbio, che le aziende giochino un ruolofondamentale in quanto non ci sono istituzioni pubbli-

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ganismo che si occupa di ricerca clinica e di sperimenta-zione farmaceutica) il vantaggio di usare gli indiani ri-siederebbe proprio nel poter disporre di malati “non trat-tati” sui quali si possono condurre esperimenti a costicompetitivi in un ambiente più elastico dal punto di vi-sta della normativa, molto meno rigida che altrove. Lecase farmaceutiche puntano molto sull’ignoranza dei pa-zienti, sulle loro paure e sulla loro povertà. Non tutti san-no a cosa vanno incontro. Molti pazienti non danno real-mente il loro consenso informato (come invece prescri-verebbe la legge) anche perché spesso non capiscono quel-lo che c’è scritto poiché lo è in una lingua straniera, in-glese di solito. Sono tanti i candidati a diventare “cavia”che firmano senza capire le conseguenze di quello chegli verrà somministrato, solo perché convinti dai mediciche ritengono, perché laureati e colti, “superiori” a loro.Molte delle cavie-pazienti si fidano dei loro medici cu-ranti ed entrano nel giro, soprattutto per necessità. Ed èquesto, oltre al passaparola, il metodo di reclutamentopiù diffuso. Le agenzie specializzate pagano somme spes-so ingenti ai medici che forniscono pazienti. Questi arri-vano per lo più dalle campagne e credono di riuscire acurarsi gratuitamente. A molti di questi, oltre ai soldi,vengono dati gratuitamente i medicinali di cui hanno bi-sogno per le loro normali cure. Ma non sempre tutto vabene. Sono molti i casi di pazienti, già malati, soprattut-to di malattie psichiatriche, ai quali vengono sospesi ifarmaci per cominciare con i nuovi della sperimentazio-ne. Questo aumenta le loro malattie. Otto anni fa, fu spe-rimentato su pazienti malati di cancro in India un far-maco americano chiamato M4n. Il farmaco fu diretta-mente iniettato negli uomini: secondo alcune associazio-ni di volontariato furono molti i morti, ma dati ufficialinon sono mai stati resi noti.

8. VACCINI

I vaccini sono spesso indicati come esempio della ne-cessità della sperimentazione animale, sulla base del fal-so presupposto che i vaccini abbiano rappresentato, erappresentino tuttora, un vantaggio per la salute uma-na. In realtà, in natura la malattia è un evento raro estoricamente diverse epidemie come ad esempio quelladella peste bubbonica sono scomparse senza l’interven-to di alcuna vaccinazione, ma grazie al miglioramentodi norme igienico-sanitarie o addirittura spontaneamen-te a seguito del naturale evolversi del rapporto agentepatogeno/ospite.Inoltre lo stereotipo della necessità del ricorso al model-lo animale nasce da false convinzioni storiche come nelcaso del vaccino anti-polio il cui merito viene ampiamen-te attribuito alla sperimentazione animale, mentre espe-rimenti fuorvianti fatti sulle scimmie ritardarono, in realtà,l’applicazione del vaccino per più di 30 anni. Simon Flex-ner, che portò avanti gli esperimenti sui primati nel 1911,era a capo dell’Istituto Rockefeller per la Ricerca Medica,e quindi la sua opinione aveva grande peso. Flexner ave-va insufflato il virus della polio nei nasi delle scimmie esu questa base aveva concluso che la polio è essenzial-mente una malattia del cervello e del midollo spinale. Mala via di introduzione per naso condizionava la veicola-zione del virus che era diretto prima al cervello, in que-sto modo quindi lo sperimentatore aveva condizionato,forzandole, le risposte fisiologiche nel senso da lui desi-derato. In realtà, da studi su bambini poliomielitici, si sco-prì che la polio è essenzialmente una malattia della zonaintestinale e che generalmente non tocca il midollo spi-nale causando paralisi. Una volta che gli scienziati rea-lizzarono che il virus della polio si sviluppava nell’inte-stino degli esseri umani, conclusero che poteva sviluppar-si anche in un tessuto intestinale in provetta. Questa sco-

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difficile comprensione, lasciando il volontario all’oscurodei rischi legati alla sperimentazione65.A conferma del trend in atto, dal 1995 al 2005 è rad-doppiato il numero di trial clinici svolti all’estero, infattile più importanti case farmaceutiche statunitensi stannospostando i trial clinici nei Paesi in via di sviluppo, in pri-mis nell’Europa dell’Est e in Asia perché più economici66

con un risparmio di almeno il 50%.Attualmente il 40% dei test si svolge fra Asia, Europaorientale e centrale e America del Sud; nel 2006 il We-mos e il Centre for Research on Multinational Corpora-tion hanno reso pubblico un dossier con ventidue casi di“sperimentazioni cliniche non etiche”; otto riguardavanol’India, dove la Sun Pharmaceuticals e la multinazionaleNovartis avevano testato il Letrozole per indurre ovula-zione nelle donne sebbene il farmaco fosse registrato percurare i tumori al seno. Ma altre presunte trasgressionisono state attribuite a Novo Nordisk, Solvay Pharmaceu-tical, Johnson and Johnson, Pfizer e altri colossi farma-ceutici, le conseguenze della denuncia sono state presso-ché pari a zero. Gli incidenti in fase di sperimentazioneclinica avvengono e talvolta sono gravi, ma le industriedopo aver investito molti milioni di euro e lavorato anniper mettere una nuova molecola sul mercato non ci ten-gono a pubblicizzarli, e proprio per questo servono fortiagenzie di controllo statali e le nuove frontiere esteredella sperimentazione mettono paura visto che i loro cen-tri di ricerca non danno certezze sui protocolli adottati.

New Delhi, 28 aprile 2007. Tra le industrie indiane di out-sourcing, quelle che reclutano pazienti sui quali eseguireesperimenti farmaceutici per case di tutto il mondo, so-no le più redditizie. Un fenomeno in costante crescita inIndia, un business destinato a toccare, secondo le stime,un giro di affari di un miliardo e mezzo di dollari nell’ar-co di quattro-cinque anni al massimo, mentre si calcolache nel 2010 siano oltre due milioni i pazienti indiani sot-toposti a test farmaceutici. Fino a qualche anno fa, le ca-se farmaceutiche indiane importavano i farmaci dall’e-stero e poi li riproducevano in casa, riuscendo a venderlia costi contenuti. Trattandosi di riproduzioni di farmaciesistenti e testati, non erano soggetti a test clinici primadella commercializzazione. Recentemente, le pressioni del

Wto hanno portato l’India a dichiarare illegale la clona-zione dei farmaci e imporre i test clinici. Questo ha aper-to una nuova corsa all’oro (o meglio alla cavia) da partedi tutte le case farmaceutiche che, facendo spesso levasulla condizione di bisogno delle persone, riescono a ot-tenere volontari a buon mercato. A essere coinvolti nelgiro delle cavie sono soprattutto uomini giovani, spessosenza lavoro, allettati dai guadagni promessi ma spessoanche dall’illusione di poter (sia pure in via sperimentale)ottenere delle cure che da soli non potrebbero permet-tersi. Una “cavia farmaceutica” viene pagata in media 100euro, la stessa somma che prende in media un impiegatodi banca. Le cavie indiane, inoltre, sono tra le più ricer-cate, perché, nella maggior parte dei casi, ancora incon-taminate, cioè non sottoposte ai bombardamenti farma-cologici a cui sono soggetti tradizionalmente gli occiden-tali. Secondo il Gate Clinical Research International (or-

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Lo Stato della Nigeria quest’anno ha accu-sato la multinazionale statunitense Pfizer,numero uno al mondo per fatturato. L’accu-sa è molto seria: la Pfizer “avrebbe utilizza-to 200 bambini come cavie umane per lasperimentazione di nuovi farmaci”, mai pro-vati sugli esseri umani. La causa presente-rebbe ben 29 capi di accusa riconducibili adoltre 2,7 miliardi di dollari di risarcimento,anche se in questo caso i soldi non potran-no ridare la vita ai 18 bambini morti nellacriminale sperimentazione o recuperare lemalformazioni, le cecità, i danni cerebrali ele paralisi che avrebbero coinvolto gli altri182 poveri sfortunati.

di adolescenti con possibili reazioni avverse al vaccino,dei quali 45 considerate gravi. Sette delle giovani in que-stione sono state ricoverate, cinque con convulsioni, men-tre un terzo del totale ha riportato problemi neurologicicome nausea, sincopi o perdita di conoscenza. Negli Usa,il Washington Time, riporta 20 Stati nei quali si sono ve-rificate reazioni avverse che vanno dalla perdita di co-scienza al collasso e il National Vaccine Information Cen-ter segnala 5 casi di morte, 51 di invalidità e 1358 rico-veri d’urgenza. L’Emea (European Medicines Agency) hacomunicato che due giovani donne sono morte improv-visamente dopo aver ricevuto la vaccinazione contro ilpapilloma virus. Una delle morti è avvenuta in Austria el’altra in Germania. La causa dei decessi non è stata iden-tificata, ma queste due morti fanno seguito al decesso dialtre tre ragazze di 12, 19 e 22 anni, avvenute negli Sta-ti Uniti, alcuni giorni dopo la somministrazione del vac-cino. Per questo motivo è stato lanciato nel mondo unappello da parte di oltre 4mila ricercatori spagnoli, di cuiil primo firmatario è Alvarez-Dardet, direttore del Jour-nal of Epidemiology and Community Health, per una mo-ratoria delle vaccinazioni contro il papilloma virus, sicu-rissime negli animali, ma evidentemente non negli esseriumani67.

8.1 HivIl vaccino contro l’Aids ha suscitato enormi aspettative, inprimo luogo nei malati e nei sieropositivi. Da 20 anni gliStati Uniti d’America investono risorse pubbliche crescentiper la ricerca: una spesa di circa 2-300 milioni di eurol’anno. Nel 2007, nei laboratori americani, sono stati spesi350 milioni di euro. A marzo del 2008, i ricercatori han-no dovuto arrendersi e proclamare al mondo il proprio fal-limento, infatti, le cellule target iniettate nei pazientiavrebbero aumentato i bersagli a disposizione dell’Hiv,

rafforzando la prolifica potenza devastatrice. Una ulterio-re, plateale, sconfessione, di tutti i canoni della cosiddet-ta “ricerca medico-scientifica” vigenti: il modello animale.All’altare della pseudo-scienza sono stati sacrificati mi-gliaia di scimpanzé e primati in tutto il mondo (Italia in-clusa), per ottenere un totale flop. “Forse l’Hiv scimmie-sco non reagisce allo stesso modo di quello umano”, af-fermano oggi, dopo 20 anni di ricerche sulla strada sba-gliata, i baroni in camice bianco che sono riusciti a spen-dere inutilmente quasi 300 milioni di euro ogni anno indue decenni. Le ricerche riprenderanno presto (anche inItalia dove è coinvolto l’ISS), al buio e con ingenti finan-ziamenti pubblici. I laboratori di mezzo mondo non rinun-ceranno a cuor sereno al fiume di denaro di cui sono sta-ti sommersi in questi anni da Governi e Fondazioni pubblichee private. La sperimentazione sull’uomo è partita nel 1998,dopo aver passato oltre un decennio a inoculare Hiv ascimmie e scimmiette. Dopo 10 anni e migliaia di malatisottoposti in tutto il mondo a test con iniezione del vac-cino inefficace, i “ricercatori” delle Università di Boston eHarvard comunicano che “è accaduto il contrario di quan-to previsto, chi è stato vaccinato rischia due volte di piùdi infettarsi”. Nelle ricerche milionarie era coinvolta anchela multinazionale del farmaco Merck68.

8.2 Il caso H1N1Gli ecosistemi alterati e gli allevamenti intensivi diventa-ti gironi infernali straripanti di escrementi in cui soffo-cano decine di migliaia di animali con sistemi immunita-ri provati dal caldo e dal letame sono l’ambiente idealeper la veicolazione, a velocità vertiginosa, di patogeni.Infatti, le condizioni tipiche delle CAFO (Confined animalfeeding operations) prevedono il sovraffollamento, soven-temente il riutilizzo dell’acqua proveniente dai liquami ela totale assenza di biosicurezza degli impianti; a questosi aggiunge l’uso incondizionato di antibiotici e farmacistimolanti della crescita che aumentano la possibilità didiffusione di patogeni farmaco-resistenti. Il 70% degli an-tibiotici impiegati negli Stati Uniti viene somministratoad animali sani per contrastare gli effetti della scarsitàdi igiene e dello stress da stabulazione69.I virus convivono con la nostra specie da sempre ma di-ventano pericolosi nella misura in cui cambiano profiloantigenetico e non vengono riconosciuti dal sistema im-munitario, ma soprattutto se acquistano la capacità diinnescare una risposta infiammatoria sistemica come nelcaso dei virus della spagnola e dell’aviaria.

La mortalità del virus H1N1, trasmesso all’uomo da maia-li, si è da subito rivelata bassa, intorno all’1 per mille ela sua diffusione del 5% (percentuali più basse rispettoalle normali influenze invernali), dati, oltretutto, sovra-stimati vista la sintomatologia con comuni segnali in-fluenzali da non addurre a questo virus. Nonostante que-sti dati poco allarmanti, l’Italia ne acquistò 24 milioni didosi per un contratto con la Novartis da 184,8 milioni dieuro, dove l’azienda produttrice declinava ogni responsa-bilità per eventuali danni da vaccino, fatto messo nerosu bianco nel contratto siglato tra il Ministero della Sa-lute e la multinazionale svizzera. Coerente, in merito, lalinea scelta dai medici, di cui solo l’8% ha scelto di sot-toporsi al vaccino e che ha sollevato il problema della

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perta permise la coltura di un numero di virus sufficien-te per la produzione di un vaccino di massa rendendo glistudi per la polio fatti sulle scimmie del tutto obsole-ti. Ma questi studi avevano intanto rinviato di 30 anniil vaccino antipolio.Per quanto riguarda lo sviluppo, in passato era diffusol’impiego di animali come “terreni di coltura” per l’otte-nimento di vaccini attenuati; oggi questo passaggio vie-ne effettuato in vitro, cosa che garantisce che il vaccinonon sia contaminato da eventuali virus o altri agenti del-l’animale in cui è stato coltivato e che potrebbero infet-tare chi riceve il vaccino. Ma gli animali vengono ancorautilizzati nei test preliminari all’immissione in commerciodei vaccini e precisamente nei test di efficacia (potencytest), per valutare che il vaccino produca l’effetto volutoe di sicurezza (safety test), questi ultimi del tutto analo-ghi ai test di tossicità eseguiti su sostanze chimiche.

Per eseguire i test di efficacia viene prodotto un “model-lo animale” della malattia per poter poi verificare l’effi-cacia del vaccino: questo significa trovare una specie ani-male in cui è possibile riprodurre la malattia inoculandonel suo organismo l’agente patogeno. Nel momento incui l’animale manifesta dei sintomi “simili” alla malattianaturale viene testata l’efficacia del vaccino, inoculandol’agente patogeno dopo la somministrazione del vaccino:se gli animali trattati non manifestano la malattia, il vac-cino funziona. La modalità appena descritta presenta di-versi punti deboli da un punto di vista scientifico poichési procede a scatola chiusa, senza conoscere i reali mec-canismi della malattia di cui si tenta di riprodurne i sin-tomi in una specie differente da quella in cui normal-mente si manifesta: riprodurre dei sintomi simili non si-gnifica affatto aver riprodotto la malattia, la quale puòpresentare dei meccanismi assai complessi. In definitivasi cerca di curare un fenomeno simile a quello desidera-to, per di più su un soggetto appartenente ad una spe-cie differente da quella di interesse; questa bassa predit-tività dei test animali che costituiscono la fase preclini-ca, rende il vaccino un potenziale pericolo per l’uomo.Inoltre, gli effetti collaterali dei vaccini sono riconducibi-

li essenzialmente a due fattori: l’essenza del vaccino stes-so, un po’ come il principio attivo di un farmaco, e quel-li che potremmo definire i suoi eccipienti. Per quanto ri-guarda il primo fattore, va ricordato che il vaccino è co-munque costituito da un agente patogeno; rispetto al se-condo fattore, gli agenti impiegati per ottenere i vaccinisono spesso altamente tossici, a volte potenti canceroge-ni, come formaldeide o composti a base di mercurio. Unesempio, il caso del vaccino per il papilloma virus, legatoall’insorgenza del tumore all’utero, la cui sperimentazio-ne su animali risultò sicura e che venne commercializza-to e somministrato a ragazze soprattutto nella fascia dietà adolescenziale. I dati, però, del Sistema di Farmaco-vigilanza spagnola, hanno evidenziato almeno 120 i casi

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9. CONCLUSIONI

Il mondo farmaceutico si è allontanato troppo dal lode-vole fine di curare la nostra specie diventando un inar-restabile ingranaggio che basa, sugli ingenti interessi eco-nomici, le sue fondamenta. La ricerca compie lenti pro-gressi anche perché fortemente vincolata dall’obbligo delricorso al modello animale che non solo risulta obsoletoe fuorviante, ma anche eticamente pericoloso per l’uo-mo.Ogni anno milioni di animali sono utilizzati negli esperi-menti e muoiono per testare molecole che non sarannomai immesse sul mercato, meccanismo che riflette unquadro giuridico arretrato dove il ricorso all’animale eravisto come passaggio necessario per la sicurezza umana,ma che si è rivelato fallace alla luce dei metodi alterna-tivi e dell’approccio scientifico odierno.

Peraltro, ampliando le considerazioni anche in una visio-ne ambientalista, l’Inquinamento farmacologico è la se-sta peggior causa di contaminazione ambientale al mon-do, infatti fiumi e laghi, in particolare d’Europa, si arric-chiscono di principi farmacologicamente attivi che si som-mano agli antibiotici somministrati al bestiame dall’indu-stria zootecnica; le cui concentrazioni si accumulano nel-le riserve idriche del Pianeta favorendo lo sviluppo di bat-teri immuni agli antibiotici e mettendo seriamente a ri-schio la salute umana.

L’industria farmaceutica ha volutamente confuso il con-cetto di salute e malattia, armandosi di potenti campa-gne pubblicitarie che hanno instillato il dubbio della ne-cessità di curarsi e di ricorrere a medicinali, a scapito dinecessarie campagne informative sull’alimentazione e lostile di vita per prevenire e combattere malattie disme-taboliche e cronico-degenerative e la diffusione di pa-togeni.Inoltre è pericolosamente in aumento il trend che vedelo spostamento dei test pre-clinici e clinici in Paesi eco-nomicamente depressi, dove i controlli e le condizioni distabulazione degli animali sono minori o inesistenti e ireclutamenti di volontari per testare i nuovi composti far-maceutici sono facilitati, economicamente vantaggiosi ela tutela giuridica è pressoché inesistente. I Governi na-zionali e la Commissione Europea, invece, dovrebbero im-pegnarsi, in modo effettivo, al fine di concretizzare l’im-plementazione dei metodi alternativi anche grazie alladiffusione delle tecniche e applicazione degli stessi in am-bito di formazione universitaria, nonché tramite finan-ziamenti per facilitare la conversione dei laboratori cheutilizzano animali in centri di sperimentazione che si av-valgono di metodi alternativi.

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