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Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,50 Copia arretrata € 3,00 (diffusione e vendita 18-19 gennaio 2021) L ’O SSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO POLITICO RELIGIOSO Unicuique suum Non praevalebunt Anno CLXI n. 13 (48.636) lunedì 18 gennaio 2021 Città del Vaticano y(7HA3J1*QSSKKM( +=!"!#!=!; La lode: teologia del sostantivo di ANDREA MONDA L o scorso 13 gennaio il Papa ha parlato della preghiera di lode. Esistono diversi tipi di preghiera e questo della lo- de non è il primo che viene in mente perché si associa preva- lentemente il tema della pre- ghiera a quello della richiesta, della supplica. Eppure la lode è un elemento essenziale e molto antico della preghiera e Francesco nella scorsa cate- chesi del mercoledì, si è sof- fermato con attenzione a spie- garne la natura e la forza. Innanzitutto, dice il Papa, chi fa una tale preghiera loda Dio «per quello che è». La preghiera di lode è la preghie- ra dell’essere. Si potrebbe dire meglio usando un’espressione cara a Francesco: con la pre- ghiera di lode “la cultura del- l’aggettivo” lascia il posto alla “teologia del sostantivo”. Non ci si rivolge agli altri, all’Al- tro, qualificandolo, etichettan- dolo, un approccio questo che può scivolare facilmente nella strumentalità, ma si esprime la pura gioia del fatto che l’altro esista. Se amare vuol dire “volere che l’altro sia”, la lode è espressione del- l’amore più puro, cioè gratui- to. La lode ha a che fare quindi con la gioia, ma, av- verte il Papa, «paradossal- mente deve essere praticata non solo quando la vita ci ri- colma di felicità, ma soprat- tutto nei momenti difficili, nei momenti bui quando il cam- mino si inerpica in salita. È anche quello il tempo della lode, come Gesù che nel mo- mento buio loda il Padre. Perché impariamo che attra- verso quella salita, quel sen- tiero difficile, quel sentiero fa- ticoso, quei passaggi impe- gnativi si arriva a vedere un panorama nuovo, un orizzon- te più aperto. Lodare è come respirare ossigeno puro: ti pu- rifica l’anima, ti fa guardare lontano, non ti lascia impri- gionato nel momento difficile e buio delle difficoltà». SEGUE A PAGINA 2 PREGHIERA E POESIA All’Angelus il Papa parla dell’Ottavario ecumenico e lancia un appello per l’Indonesia Il desiderio dell’unità ALLINTERNO Oltre 80 morti in scontri tribali nel Darfur PAGINA 5 Il covid-19 un incubo in Amazzonia PAGINA 4 #CantiereGiovani Prigionieri di un’immagine ARMAND O MAT T E O A PA G I N A 6 NOSTRE INFORMAZIONI PAGINA 12 Con il linguaggio degli occhi GIANFRANCO RAVA S I NELLE PA G I N E 2 E 3 «In questi giorni preghiamo concordi af- finché si compia il desiderio di Gesù: “Che tutti siano una sola cosa”». Lo ha chiesto Papa Francesco all’Angelus del 17 gennaio, vigilia dell’inizio dell’O ttavario ecumenico. Dopo aver recitato la pre- ghiera mariana — ancora nella Biblioteca privata del Palazzo apostolico vaticano senza la presenza di fedeli a causa del co- vid-19 — il Pontefice ha ricordato a quan- ti lo seguivano attraverso i media che «quest’anno il tema si rifà al monito di Gesù: “Rimanete nel mio amore: pro- durrete molto frutto”» e che «lunedì 25 gennaio concluderemo» la Settimana per l’unità dei cristiani «con la celebra- zione dei Vespri nella basilica di San Paolo fuori le Mura, insieme con i rap- presentanti delle altre comunità cristiane presenti a Roma», nella certezza, ha con- cluso, che «l’unità sempre è superiore al conflitto». Al termine dell’Angelus il Papa ha an- che parlato della Giornata per l’appro - fondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei, che si celebrava in Ita- lia proprio domenica 17, e ha lanciato un appello per l’Indonesia colpita da un for- te terremoto e da una sciagura aerea: sul dialogo ebraico-cristiano, «che prosegue da oltre trent’anni», ha auspicato «frutti abbondanti di fraternità e di collabora- zione»; al popolo indonesiano ha espres- so vicinanza, assicurando preghiere «per defunti, feriti e quanti hanno perso la ca- sa e il lavoro» a causa del sisma nell’isola di Sulawesi «e anche per le vittime del- l’incidente aereo avvenuto sabato». In precedenza Francesco aveva com- mentato il Vangelo domenicale incentra- to sull’incontro di Gesù con i primi di- scepoli. PAGINA 12 Camminare insieme sulla stessa via KURT KO CH NELLE PA G I N E 10 E 11 KABUL, 18. Un altro terribile fatto di sangue in Afghanistan. Due donne giudici della Corte Suprema afghana sono state uc- cise a Kabul da uomini armati che hanno attaccato l’auto sulla quale stavano viaggiando. Il fatto — come riporta la France Presse — è avvenuto ieri, domenica. Non ci sono rivendicazioni al momento. Il governo e l’incaricato d’affari Usa Ross Wilson hanno puntato il dito contro i talebani. Alla Corte Suprema af- ghana lavorano oltre duecento donne. Anche per questo l’isti- tuzione è stata più volte presa di mira dagli attacchi degli estre- misti. Negli ultimi mesi le violenze nel Paese non sono diminui- te nonostante le trattative di pace in corso in Qatar. Afghanistan: uccise due donne giudici Afghanistan: uccise due donne giudici

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  • Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,50 Copia arretrata € 3,00 (diffusione e vendita 18-19 gennaio 2021)

    L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO POLITICO RELIGIOSO

    Unicuique suum Non praevalebunt

    Anno CLXI n. 13 (48.636) lunedì 18 gennaio 2021Città del Vaticano

    y(7HA

    3J1*QS

    SKKM(

    +=!"!#!=

    !;

    La lode:teologia

    del sostantivodi ANDREA MONDA

    Lo scorso 13 gennaio ilPapa ha parlato dellapreghiera di lode.Esistono diversi tipidi preghiera e questo della lo-de non è il primo che viene inmente perché si associa preva-lentemente il tema della pre-ghiera a quello della richiesta,della supplica. Eppure la lodeè un elemento essenziale emolto antico della preghiera eFrancesco nella scorsa cate-chesi del mercoledì, si è sof-fermato con attenzione a spie-garne la natura e la forza.

    Innanzitutto, dice il Papa,chi fa una tale preghiera lodaDio «per quello che è». Lapreghiera di lode è la preghie-ra dell’essere. Si potrebbe diremeglio usando un’e s p re s s i o n ecara a Francesco: con la pre-ghiera di lode “la cultura del-l’aggettivo” lascia il posto alla“teologia del sostantivo”. Nonci si rivolge agli altri, all’Al-tro, qualificandolo, etichettan-dolo, un approccio questoche può scivolare facilmentenella strumentalità, ma siesprime la pura gioia del fattoche l’altro esista. Se amarevuol dire “volere che l’a l t rosia”, la lode è espressione del-l’amore più puro, cioè gratui-to. La lode ha a che farequindi con la gioia, ma, av-verte il Papa, «paradossal-mente deve essere praticatanon solo quando la vita ci ri-colma di felicità, ma soprat-tutto nei momenti difficili, neimomenti bui quando il cam-mino si inerpica in salita. Èanche quello il tempo dellalode, come Gesù che nel mo-mento buio loda il Padre.Perché impariamo che attra-verso quella salita, quel sen-tiero difficile, quel sentiero fa-ticoso, quei passaggi impe-gnativi si arriva a vedere unpanorama nuovo, un orizzon-te più aperto. Lodare è comerespirare ossigeno puro: ti pu-rifica l’anima, ti fa guardarelontano, non ti lascia impri-gionato nel momento difficilee buio delle difficoltà».

    SEGUE A PAGINA 2

    PREGHIERA E POESIA

    All’Angelus il Papa parla dell’Ottavario ecumenico e lancia un appello per l’Indonesia

    Il desiderio dell’unità

    ALL’INTERNO

    Oltre 80 mortiin scontri tribalinel Darfur

    PAGINA 5

    Il covid-19 un incuboin Amazzonia

    PAGINA 4

    # C a n t i e re G i o v a n i

    Prigionieridi un’immagine

    ARMAND O MAT T E O A PA G I N A 6

    NOSTREINFORMAZIONI

    PAGINA 12

    Con il linguaggiodegli occhi

    GIANFRANCO RAVA S INELLE PA G I N E 2 E 3

    «In questi giorni preghiamo concordi af-finché si compia il desiderio di Gesù:“Che tutti siano una sola cosa”». Lo hachiesto Papa Francesco all’Angelus del 17gennaio, vigilia dell’inizio dell’O ttavarioecumenico. Dopo aver recitato la pre-ghiera mariana — ancora nella Bibliotecaprivata del Palazzo apostolico vaticanosenza la presenza di fedeli a causa del co-vid-19 — il Pontefice ha ricordato a quan-ti lo seguivano attraverso i media che«quest’anno il tema si rifà al monito diGesù: “Rimanete nel mio amore: pro-durrete molto frutto”» e che «lunedì 25gennaio concluderemo» la Settimanaper l’unità dei cristiani «con la celebra-zione dei Vespri nella basilica di SanPaolo fuori le Mura, insieme con i rap-presentanti delle altre comunità cristianepresenti a Roma», nella certezza, ha con-

    cluso, che «l’unità sempre è superiore alconflitto».

    Al termine dell’Angelus il Papa ha an-che parlato della Giornata per l’a p p ro -

    fondimento e lo sviluppo del dialogo tracattolici ed ebrei, che si celebrava in Ita-lia proprio domenica 17, e ha lanciato unappello per l’Indonesia colpita da un for-te terremoto e da una sciagura aerea: suldialogo ebraico-cristiano, «che prosegueda oltre trent’anni», ha auspicato «fruttiabbondanti di fraternità e di collabora-zione»; al popolo indonesiano ha espres-so vicinanza, assicurando preghiere «perdefunti, feriti e quanti hanno perso la ca-sa e il lavoro» a causa del sisma nell’isoladi Sulawesi «e anche per le vittime del-l’incidente aereo avvenuto sabato».

    In precedenza Francesco aveva com-mentato il Vangelo domenicale incentra-to sull’incontro di Gesù con i primi di-scep oli.

    PAGINA 12

    Camminare insiemesulla stessa via

    KURT KO CH NELLE PA G I N E 10 E 11

    KABUL, 18. Un altro terribile fatto di sangue in Afghanistan.Due donne giudici della Corte Suprema afghana sono state uc-cise a Kabul da uomini armati che hanno attaccato l’auto sullaquale stavano viaggiando. Il fatto — come riporta la FrancePresse — è avvenuto ieri, domenica. Non ci sono rivendicazionial momento. Il governo e l’incaricato d’affari Usa Ross Wilsonhanno puntato il dito contro i talebani. Alla Corte Suprema af-ghana lavorano oltre duecento donne. Anche per questo l’isti-tuzione è stata più volte presa di mira dagli attacchi degli estre-misti. Negli ultimi mesi le violenze nel Paese non sono diminui-te nonostante le trattative di pace in corso in Qatar.

    Afghanistan: uccisedue donne giudiciAfghanistan: uccisedue donne giudici

  • L’OSSERVATORE ROMANOpagina 2 lunedì 18 gennaio 2021

    Preghiera e poesia: il canto di lode

    Teologia del sostantivoCO N T I N UA DA PA G I N A 1

    Con il linguaggiodegli occhi

    La più grandep o esia

    è un inventarioLa poesia di lode è un genere ricco di esempinell’arco dei millenni e sarebbe praticamenteimpossibile realizzarne una antologia completa.In questa pagina troverete solo alcuni esempirelativi alla poesia novecentesca. In particolaresi può notare la ricorrente forma dellapoesia-catalogo, molto antica, che forserappresenta la forma pura della lode sindall’esempio del Cantico delle creature di sanFrancesco. In queste opere il poetasemplicemente nomina la realtà che sisquaderna davanti a lui, elencando in formadi inno le meraviglie contenute nello spettacoloche si offre al suo sguardo contemplativo,“fresco", uno sguardo da primo giorno dellacreazione, animato dal sentimento dellagratitudine e della riconoscenza. Una paginadi prosa saggistica spiega bene la forza dellapoesia-catalogo, la pagina tratta da«Ortodossia» di Chesterton che commentauna scena del romanzo «Robinson Crusoe».

    P osso esprimere un’altrasensazione di confortocosmico ricordando un altrolibro che tutti hanno letto daragazzi, «Robinson Crusoe», chelessi anche io allora e che deve lasua perenne vitalità al fatto che essocelebra la poesia dei limiti o meglioancora il romanzo stravagante dellaprudenza. Crusoe è un uomo sopraun piccolo scoglio con poca robastrappata al mare: la parte più belladel libro è la lista degli oggettisalvati dal naufragio.La più grande poesia è un inventario.Ogni utensile da cucina diviene idealeperché Crusoe avrebbe potutolasciarlo cadere nel mare. È un buonesercizio nelle ore vuote o cattive delgiorno stare a guardare qualche cosa,il secchio del carbone o la cassettadei libri, e pensare quanta sarebbestata la felicità di averlo salvato eportato fuori del vascello sommersosull’isolotto solitario. Ma un miglioresercizio ancora è quello dirammentare come tutte le cose sonosfuggite per un capello allaperdizione: tutto è stato salvato da unnaufragio. Ogni uomo ha avuto unaorribile avventura: è sfuggito allasorte di essere un parto misterioso eprematuro come quegli infanti chenon vedono la luce. Sentivo parlare,quand’ero ragazzo, di uomini di geniorientrati o mancati; sentivo spessoripetere che più d’uno era un grande«Avrebbe potuto essere». Per me, unfatto più solido e sensazionale è cheil primo che passa è un grande«Avrebbe potuto non essere».Ma io ho fantasticato (l’idea puòsembrare pazzesca) che l’ordine e ilnumero delle cose non sia che ilromantico avanzo del naviglio diCrusoe. Che ci siano due sessi e unsole è come il fatto che non fosserorimasti che due fucili e un’ascia. Erasommamente urgente che nienteandasse perduto, ma era più singolareancora che niente potesse essereaggiunto. Gli alberi e i pianeti miparevano come salvati dal naufragio equando vidi il Matterhorn fuicontento che non fosse statotrascurato nella confusione. Avevo lasensazione di economizzare le stellecome se fossero zaffiri (così sonochiamati nel «Paradiso perduto»),facevo collezione di colline.L’universo è veramente un gioiellounico; e se è una affettazione naturalequella di parlare di un gioiello comesenza pari e senza prezzo, di quelgioiello lì è letteralmente vero: questocosmo è infatti senza pari e senzaprezzo: perché non ne esiste un altro.

    da Ortodossia (di G.K. Chesterton)

    Il Papa, che ha scelto di scrivereun’enciclica intitolandola Laudatosi’, cita Gesù nel momento buiodella Passione e poi affianca un’al-tra figura che della lode ha fatto lasua vita, san Francesco d’Assisi chesul finire della vita compone ilCantico delle creature, e, sottolinea ilPontefice, «il Poverello non locompose in un momento di gioia,di benessere, ma al contrario inmezzo agli stenti. Francesco è or-mai quasi cieco, e avverte nel suoanimo il peso di una solitudineche mai prima aveva provato: ilmondo non è cambiato dall’iniziodella sua predicazione, c’è ancorachi si lascia dilaniare da liti, e inpiù avverte i passi della morte chesi fanno più vicini. Potrebbe essereil momento della delusione, di

    quella delusione estrema e dellapercezione del proprio fallimento.Ma Francesco in quell’istante ditristezza, in quell’istante buio pre-ga. Come prega? “Laudato si’, miS i g n o re . . . ”. Prega lodando. Fran-cesco loda Dio per tutto, per tuttii doni del creato, e anche per lamorte, che con coraggio chiama“s o re l l a ”, “sorella morte”. Questiesempi dei Santi, dei cristiani, an-che di Gesù, di lodare Dio nei mo-menti difficili, ci aprono le portedi una strada molto grande verso ilSignore e ci purificano sempre. Lalode purifica sempre».

    Il celebre Cantico delle creature ènotoriamente uno dei primi e piùluminosi esempi di lingua e dipoesia italiana e rappresenta un“filone” che sin dall’antichità hasempre attraversato la storia dellapoesia mondiale. Dai testi biblici,

    passando per san Francesco fino aipoeti più vicini alla contempora-neità la lode è sempre stata unadelle grandi dimensioni della poe-sia smentendo il luogo comuneche vede il poeta esclusivamentecome una persona dannata, “male-detta”. Non è così, il buio della vi-ta c’è, come ha spiegato bene ilPapa parlando di san Francesco,ma viene come trasformato nel la-sciar spazio a un’ispirazione chetravolge il poeta e lo rende canaledi una voce che non è solo sua, ca-pace di vedere la luce dove sembraci sia solo oscurità e dolore. Sindal primo verso del primo poetadella storia occidentale avviene co-sì: Omero non è lui che canta ma“viene cantato” dalla Musa ispira-trice, la Diva che gli permette dicantare i “lutti” e cantandoli di tra-sformarli restituendogli un senso

    che altrimenti sarebbe perduto.Proprio come nella prima scena

    dell’Iliade oggi gli uomini di tuttoil mondo, sono afflitti dagli “infi-niti lutti” che questa pandemia hainferto a una umanità già ferita datanti mali. Per tutto il 2020 l’a t t i-vità degli uomini è stata quella dicontare i morti, ora in questo nuo-vo anno che si apre con una lucedi speranza in più, è il momentonon più di c o n t a re ma di ra c c o n t a re .Se finora la voce che si è sentita èstata quella dura e fredda dellascienza e della statistica e la paro-la ha taciuto a favore del numeroe della sua ineluttabilità, ora è ilmomento della parola, della narra-zione, della poesia, questo donoche permette agli uomini di rac-contare il male dandogli un sensoe, così facendo, di attraversarlo esup erarlo.

    di GIANFRANCO RAVA S I

    «Mio Signore, in cielo brillano le stelle, gliocchi degli innamorati si chiudono, ognidonna innamorata è sola con il suo ama-to, e io Signore, sono sola con te». Cosìcantava a Dio una delle mistiche musul-mane, Rabi‘a, vissuta nell’VIII secolo aBassora in Iraq, una donna sulla quale laleggenda ha molto ricamato, fino a farladiventare persino una prostituta conver-tita (era sicuramente una persona analfa-beta, per cui il suo messaggio è stato rac-colto da discepoli). Questa donna, conl’accendersi delle stelle in una notte lim-pida, prega col linguaggio più intensodell’amore, espresso in una maniera tra-sparente, immediata e quasi fremente.

    Il canto d’amore è, infatti, spesso il

    linguaggio fondamentale della preghiera.Accanto alla supplica, che è l’altro regi-stro dell’invocazione orante, la lode libe-ra e pura è la forma più alta di orazionee ha nella Bibbia uno spazio significati-vo, soprattutto nel Salterio, la granderaccolta di 150 liriche oranti. Dal puntodi vista dei generi letterari è da classifica-re come «inno»: in esso si loda Dio sem-plicemente perché esiste e si rivela, senzachiedergli nulla. È la preghiera dei misti-ci e della contemplazione. Il «Gloria aDio nell’alto dei cieli» della liturgia è unesempio caratteristico di questa preghieradi lode in cui si celebra Dio e la suagrandezza e quella del suo Cristo in pie-na fiducia, senza bisogno che egli si cur-vi sulla nostra miseria, senza che noi cirivolgiamo a Lui per chiedergli di guarirele nostre malattie, di donarci la pace nelmondo. Si è, infatti, certi che Dio, essen-do Padre, non può ignorare tutto ciò cherimane implicito nella lode che indiriz-ziamo a Lui. La preghiera di contempla-zione e di lode spesso si gioca su duerealtà: da un lato, gli occhi e dall’altro, ilsilenzio.

    Riguardo agli occhi c’è un Salmo mol-to suggestivo, il 123, che sembra riman-dare quasi all’immagine del famoso Scribanel Museo del Cairo. Costui è accosciatoa terra e regge un papiro dispiegato, ha ilcalamo in mano, ed è pronto a scrivereciò che il suo padrone gli sta dettando.Ma non guarda ciò che scrive, i suoi oc-chi di quarzite colorata sono fissi ideal-mente al suo signore che gli sta dettandole parole di un messaggio. Ecco l’avviodel Salmo: «A Te levo i miei occhi, a Teche siedi nei cieli. Ecco, come gli occhidei servi alla mano dei loro padroni, co-me gli occhi di una serva alla mano dellasua padrona, così i nostri occhi sono ri-volti al Signore».

    Il linguaggio degli occhi è il più sofi-sticato, il più intenso ed emozionante.Gli innamorati, quando vogliono dirsiqualche cosa di profondo che le parolenon sono più in grado di esprimere, ri-corrono al dialogo degli occhi. È ciò cheaffermava Pascal, quando dichiarava chenell’amore come nella fede i silenzi sonopiù eloquenti delle parole. Noi stessiquando siamo catturati da un’immagine,abbiamo gli occhi che si fissano, quasiimmobili, su di essa: è la contemplazio-ne. È curioso che uno dei verbi ebraici

    per indicare la contemplazione è lo stes-so che indica lo «scavare», perché inquel momento non si guardano gli occhidell’altro per studiare di che colore sia lasua iride, ma si cerca di penetrare nell’in-terno della sua anima per scoprirvi mes-saggi segreti. Analogo è l’atteggiamentoalla base dell’inno di lode.

    C’è un’altra dimensione della lodeorante ed è quella del silenzio. Savonaro-la affermava che la preghiera ha per pa-dre il silenzio e per madre la solitudine.La preghiera di supplica nasce dal grido,dal rumore, persino dalle imprecazioni.La lode sboccia, invece, in un’oasi di si-lenzio interiore. Dio stesso, quando simanifesta al profeta Elia sul monte Ho-reb, non si presenta nel terremoto, nellafolgore, nel vento che spacca la roccia,ma si rivela, dice l’ebraico, in una qol de-mamah daqqah: «Alla fine ci fu il mormo-rio di un vento leggero» (1 Re 19, 12).Ma, come è noto, l’originale ebraico èmolto più suggestivo. Letteralmente, in-fatti, significa: alla fine ci fu «una voceLo scriba del museo del Cairo

    Botticelli, «Madonna del Magnificat» (particolare)

  • L’OSSERVATORE ROMANOlunedì 18 gennaio 2021 pagina 3

    Preghiera e poesia: il canto di lode

    di silenzio sottile». Dio ti parla col silen-zio sottile del mistero e tu gli rispondicol tuo silenzio adorante.

    Ora, uno dei contenuti più comunidella lode innica è l’esaltazione delle me-raviglie che Dio ha creato. Non di rado

    persone superficiali, banali e indifferentirispetto alla poesia e all’esperienza di fe-de, giunte in cima a una vetta o di frontea un paesaggio sorprendente o agli spaziinfiniti del mare, rimangono abbacinate ehanno un brivido di poesia e il più dellevolte un fremito di spiritualità. Sono per-sone forse curve sulle cose, eppure perce-piscono un’emozione interiore, vedendoad esempio il sorgere di un’alba sui mon-ti o un tramonto sul mare. Non hannonessuna sensibilità poetica, non hannomai pronunciato una preghiera, ma inquel momento sentono che la naturastessa diventa quasi una voce che stimolaalla lode orante.

    A questo riguardo abbiamo inni salmi-ci affascinanti: basti pensare al Salmo 8(«Quando il cielo contemplo e la luna ele stelle che si accendono nell’alto»). Èuna preghiera notturna in cui l’orantecanta Dio e la grandezza della sua operaespressa nelle costellazioni, nell’universo,nel cosmo e, infine, nello stesso uomo,creatura suprema. Pensiamo a tutte leculture religiose, anche a quelle primiti-ve: il sole è, ad esempio, uno dei soggettipiù frequenti dell’inno di lode. Citiamosolo il famoso Inno ad Aton del faraone“s o l a re ” Akhenaton (XIV sec. a.C.) cheesalta il disco solare sfolgorante nel cieloconcependolo come Dio. Il parallelo bi-blico ideale sarebbe il Salmo 19 nel qua-le, però, il sole non è una divinità mauna creatura mirabile. Tra l’altro, alcunistudiosi hanno individuato qualche con-tatto dell’inno del faraone col Salmo 104che è uno stupendo «Cantico delle crea-ture» che anticipa idealmente quello disan Francesco.

    Sempre nella linea delle lodi oranti ri-volte alla presenza del Creatore nel mon-do proponiamo ora un esempio suggesti-vo extra-biblico. Sappiamo che la reitera-zione è classica nell’orazione innica: pen-siamo solo al rosario o alle invocazioni ditaglio litanico. Nel Settecento nell’E u ro -pa centrale si sviluppò un movimentospirituale ebraico detto dei Chassidim, cioèdei «pii», dei «fedeli». Fondatore ne era

    stato un personaggio dai contorni leg-gendari, Israel ben Eliezer, detto BaalShem Tov (cioè «il Signore del bel no-me»), nato attorno al 1700 e morto nel1760. Egli aveva dato origine a una spiri-tualità legata alla gioia, alla fedeltà rigo-rosa ma serena, alla danza e all’amore diD io.

    La preghiera che ora proponiamo ri-flette chiaramente lo stile ripetitivo-mne-monico: è chiamata La canzone Tu ed è at-tribuita al rabbino chassidico di Berdičevin Polonia. I testi e le tradizioni di questiebrei mitteleuropei sono stati raccolti dalfilosofo ebreo Martin Buber soprattuttonel volume I racconti dei Chassidim (1950).Questo canto è appunto un invito allacontemplazione del creato nel quale tro-vare la presenza divina, proprio mentrel’uomo passeggia in mezzo alle mirabilicreature di Dio:

    Dovunque io vada, tu!Dovunque io sosti, tu!Solo tu, ancora tu, sempre tu!Se mi va bene, tu!Se sono in pena, tu!Solo tu, ancora tu, sempre tu!Cielo, tu, terra, tu,sopra, tu, sotto, tu,dovunque mi giro, dovunque miro,solo tu, ancora tu, sempre tu!Tu, tu, tu!

    Spesso nei Salmi biblici si mette inazione un coro cosmico che sale dallaterra al cielo. Nel Salmo 148, ad esempio,sono convocate ventidue creature — tantequante sono le lettere dell’alfabeto ebrai-co a indicare la totalità dell’essere — cosìda costituire un’immensa assemblea checelebra il Creatore sotto la direzione del-l’uomo come liturgo, mentre nell’ultimoSalmo, il 150, è «tutto ciò che respira»,cioè ogni essere vivente, a dare lode aD io.

    Il Dio della creazione non è visto nellaBibbia e nella tradizione giudaica e cri-stiana come un Essere infinito o come unprincipio misterioso che pervade la natu-ra, bensì sempre come un «Tu», cioè co-me una presenza personale e amorosacon la quale dialogare. Le sue opere so-no una traccia di luce del suo mistero.Come dice un sapiente biblico del II se-colo a.C., Gesù Ben Sira, detto il Siraci-de o l’Ecclesiastico, «Egli è il Grande, aldi sopra di tutte le sue opere. Potremmodire molte cose e mai finiremmo se nonper concludere: Egli è tutto» (43, 27-28).

    Noi ci siamo soffermati soltanto suicanti di lode al Creatore. Ma nella Bib-bia (e in altre religioni) altri temi si tra-sformano in soggetti innici. Pensiamo, adesempio, nel Salterio ai cosiddetti «innidi Sion» che esaltano il tempio che è ilcuore di Gerusalemme, la città santa, se-de di una straordinaria presenza divinanella storia della salvezza (basterebbe so-lo leggere il Salmo 122 concluso dall’as-sonanza ebraica tra Jerushalajim e shalôm,«pace»: «Sia pace su di te», Gerusalem-me). Oppure si esaltano gli atti che rive-lano l’azione divina nella storia della sal-vezza e che si trasfigurano in tema di lo-de. O ancora è semplicemente l’adorazio-ne al Signore «re» universale e sorgentedi pace, tipica dei Salmi scanditi dall’ac-clamazione Jahweh malak, «Il Signore re-gna!» (Salmi 93; 96; 97; 99).

    Ma concludiamo questo bozzetto mi-nimo dell’orazione innica di lode, tipicadi tutte le culture, con una nuova evoca-zione del silenzio che può essere anchequello misterioso e talora sconcertante diDio. Un silenzio che s’incrocia con quel-lo del fedele che, dopo aver lanciato lasua supplica con una fioritura di invoca-zioni ardenti e persino urlate, si quietanel silenzio contemplativo. È un’esp e-rienza che limpidamente è descritta da p.David M. Turoldo in questi suoi versi es-senziali: «Tu, Dio, sempre più muto: / si-lenzio che più si addensa, / più esplode:e ti parlo, ti parlo / e mi pento / e bal-betto e sussurro sillabe / a me stessoignote: / ma so che odi e ascolti / e timuovi a pietà: / allora anch’io mi acquie-to / e faccio silenzio».

    MiracoliPerché? Chi fa tanto caso a un miracolo?Quanto a me, io non conosco altro chemiracoli:Che io passeggi per le vie di Manhattan,O che spinga il mio sguardo al di sopradei tetti, verso il cielo,O che guazzi a piedi nudi lungo lasponda, proprio sul bordo dell’acqua,O che stia sotto gli alberi nei boschi,O che parli, durante il giorno, con chiamo o che dorma di notte con chi amo,O che sieda a tavola a pranzare con altri,O che guardi estranei che viaggianostando seduti di fronte a me,O che guardi le api, affaccendate attornoall’arnia, in un pomeriggio estivo,O gli animali che brucano per i campi,O gli uccelli, o il meraviglioso gioco degliinsetti per aria,O il meraviglioso spettacolo del tramonto,o degli astri splendenti silenziosi e lucenti,O la squisita delicata curva della lunanuova in primavera;Queste cose con altre, ciascuna e tutte,sono miracoli per me,E, pur riferendosi al tutto, ciascuna siadistinta, e al proprio posto.

    Per me ogni ora di luce e di tenebra è unmiracolo,Ogni pollice cubico di spazio è unmiracolo,Ogni miglio quadrato della terra èseminato di miracoli,Ogni piede dell’interno della terra èaffollato di miracoli.

    Un continuo miracolo è per me il mare,E i pesci che vi nuotano — e gli scogli —e il movimento delle acque — e le navi egli uomini che vi sono a bordo:Quali miracoli più straordinari di questi visono?

    WA LT WITHMAN

    ÈLa cosa importante non èImmaginare che si debbaAvere qualcosa da dire,Una ragion d’essere, una trama per lastoria.L’unica vera lezioneConsiste nel guardareCose che si muovono o appena prendonoc o l o reSenza commenti da parte del filologo.Stare a guardare è abbastanzaQuando è questione di amore.

    Come nulla fosse mettiti a osservareIl daino che corre nel parco;Accenna all’acqua, ancora una voltaSempre verginale, Sempre originale,Che il peccato originale sciacqua via.

    Per il futuro metti un nomeAd ogni quotidianità della naturaE senza essere analiticoCrea una grande epica.Ragazze con le camicette rosse,Gradini che portano a casa,Raggi di sole attorno ai tetti,Le giovani frottole e le chiacchiere,La vita di una strada.

    Che ricchezza! Che gioia!Con un tema inesauribileMorirò con le armi in pugno,Morirò con le armi in pugno e questop ro g e t t o .

    PAT R I C K KAVA N A G H

    Il sole

    Hai mai vistoin vita tuanientedi più meravigliosodel modo in cui il sole,ogni sera,rilassato e calmo,fluttua verso l’orizzontee nelle nuvole o le colline,o nel mare increspato,e sparisce —

    e come scivola fuori di nuovodall’oscurità,ogni mattina,dall’altra parte del mondo,come un fiore rossobalenando verso l’alto sui suoi oliicelesti,come in una mattina d’inizio estate,alla sua perfetta distanza imperiale —

    e hai mai provato per qualcosaun amore tanto selvaggio —

    pensi che ci sia in qualche altroposto, in qualche altra lingua,una parola così ondeggianteda riempirtidi piacere,come quando il solesi allunga,come quando ti riscaldamentre sei lì in piedi,a mani vuote —o anche tusei impazzitoper il potere,per le cose?

    MARY OLIVER(traduzione di Elena Buia Rutt)

  • L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO POLITICO RELIGIOSO

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    L’OSSERVATORE ROMANOpagina 4 lunedì 18 gennaio 2021

    Prima del voto di fiducia

    Appello di Contealla Camera

    Grave crisi sanitaria a Manaus e in tutto lo Stato brasiliano

    Il covid-19un incubo in Amazzonia

    DAL MOND O

    Procida capitale italiana della cultura 2022

    Il ministro del Beni culturali Dario Franceschini ha annun-ciato che l’isola di Procida sarà capitale italiana della cul-tura 2022. Una scelta che valorizza tutta l’area dei CampiFlegrei sul golfo di Napoli. «È una enorme gioia — ha det-to il sindaco Dino Ambrosino — Procida è metafora di tan-te comunità». Soddisfazione del sindaco della città Metro-politana di Napoli Luigi de Magistris e del presidente del-la giunta regionale della Campania Vincenzo De Luca.

    Onorificenza a suor Alessandra Smerilli

    È stata conferita l’onorificenza di Ufficiale dell’O rdinedella Stella d’Italia a suor Alessandra Smerilli, consiglierenella Pontificia Commissione per lo Stato della Città delVaticano. A comunicarlo è l’Ambasciata d’Italia presso laSanta Sede. Il conferimento intende riconoscere — recita ilcomunicato — «l’assoluta rilevanza del profilo accademicodella professoressa Smerilli», docente ordinario di Econo-mia politica presso la Pontificia Facoltà di Scienze dell’e-ducazione Auxilium.

    L’ultimo scandalo estromette i populisti dal prossimo esecutivo

    Svolta politica in Estonia: si dimette il governo Ratas

    ROMA, 18. Il governo Conte sipresenta alla prima prova par-lamentare resa necessaria dalledimissioni dei due ministri diItalia viva che hanno aperto lacrisi. Una scelta «poco com-prensibile ai cittadini e, lo con-fesso, anche a me», ha detto ilpresidente del Consiglio sta-mane alla Camera nel chiedereil voto di fiducia. Il Paese, haaffermato Conte, «non avevabisogno di una crisi ora».

    Dando atto a tutte le forzedi maggioranza di avere segui-to per un lungo tratto un cam-mino basato sulla condivisionedei «due pilastri dell’ancorag -gio ai valori costituzionali e al-la solida vocazione europei-sta», è stato altrettanto nettosulla soluzione di continuitàintervenuta con le dimissioni.«Non si può cancellare l’acca -duto — ha detto — oggi si voltapagina. Provo disagio a doverspiegare una crisi ai cittadiniinvece che spiegare provvedi-

    menti».Il governo, dunque, andrà

    avanti «senza l’arroganza dichi ritiene di non aver fatto er-rori». Conte si è rivolto al Mo-vimento 5 stelle, al Partito de-mocratico e a Liberi e uguali,alleati che si sono stretti all’e-secutivo. «Sarebbe un onore —ha detto poi — se all’opera ne-cessaria a ricucire il Paese» nel-l’ottica di uno sviluppo umanocompleto «si unisse la convin-ta adesione delle più nobili esolide tradizioni europeiste: li-berale, popolare, socialista. Vichiedo: aiutateci. Aiutateci arimarginare al più presto la fe-rita nel patto di fiducia con icittadini. Chi vuole farsi co-struttore con noi, ebbene, que-sto è il momento giusto percontribuire al progetto di rina-scita del Paese». Un progettoche, ha aggiunto, ha garantitouna «cintura di protezione so-ciale» nella tragedia della pan-demia.

    In apertura il presidente delConsiglio aveva rivendicato «atesta alta» la visione condivisache fu alle base del patto fra leforze del governo e che ha por-tato, tra le altre cose, allo stori-co accordo del Next Genera-tion Eu. E ha offerto un nuovopatto di fine legislatura «ai vo-lenterosi» che vorranno inse-rirsi in questo solco «nella tra-sparenza delle dinamiche par-lamentari». Ha quindi prean-nunciato riforme, come unalegge elettorale a impiantoproporzionale e correttivi allaforma di governo «per raffor-zare la centralità del Parlamen-to». Per la prima volta ha an-nunciato che delegherà la su-pervisione dei servizi segreti.

    Il voto della Camera è pre-visto in serata, domani mattinaquello al Senato. La senatrice avita Liliana Segre ha fatto sa-pere che, nonostante età e con-dizioni di salute, ritiene un suodovere essere presente a palaz-zo Madama per sostenere ilgoverno.

    Navalny arrestatoall’aeroporto di Mosca

    MOSCA, 18. Alexey Navalny,il principale oppositore delpresidente russo, VladimirPutin, è stato arrestato ieriall’aeroporto di Mosca.

    Dopo 5 mesi dal suo pre-sunto avvelenament0, e il ri-covero per settimane inospedale a Berlino, Navalnyaveva manifestato l’intenzio-ne di tornare in Russia. Maappena sceso dall’aereo èstato tratto in arresto dagliagenti del nucleo operativodel Servizio penitenziario fe-derale, che lo hanno preso inconsegna al varco passaportidello scalo di Sheremetyevo.«Questa è casa mia, sono fe-lice di essere qui», ha scrittoNavalny su Twitter poco pri-

    ma del fermo. Dopo l’a r re s t oè stato portato al secondo di-partimento del ministerodell’Interno di Khimki, cittàvicino Mosca. Il suo avvoca-to non sarebbe stato fattoentrare dalla polizia.

    Non si sono fatte attende-re le proteste internazionali.Il presidente del ConsiglioUe, Charles Michel, ha defi-nito «inaccettabile» l’a r re s t odi Navalny chiedendonel’immediato rilascio. Dichia-razioni di uguale tenore sonoarrivate da Germania, Fran-cia e Italia.

    Da Washington, anche ilpresidente eletto degli StatiUniti, Joe Biden, ha chiestola liberazione di Navalny.

    BRASÍLIA, 18. «A Manaus — lapiù grande città dell’Amazzo-nia brasiliana — la mancanza dibombole di ossigeno sta cau-sando un’elevata mortalità dicovid-19». Con queste “sem-plici” parole Francesco DiDonna, coordinatore medicodi Medici senza frontiere(Msf) in Brasile, ha tentato difar capire l’angosciante situa-zione e il senso di impotenzache si trova a vivere già daqualche giorno la popolazionebrasiliana di Manaus — e più ingenerale dell’intero Stato diAmazonas —, dove gli ospedalisono saturi e stanno esauren-dosi le bombole di ossigeno.«Vedo il terrore stampato sulviso della gente» ha detto il ca-po missione di Msf, sottoli-neando la criticità nelle cittàrurali di Tefé e Sao Gabriel daCachoeira dove, «se la situa-zione peggiora, l’ossigeno a di-sposizione durerà solo un paiodi giorni e il 60% dei pazientiricoverati ne ha bisogno». Inquesti piccoli centri poi, ha af-fermato ancora Di Donna,«abbiamo avuto casi di morta-lità di persone che probabil-mente si sarebbero potute sal-vare se avessimo potuto trasfe-rirle a Manaus. In questo mo-mento stiamo inviando con-centratori di ossigeno e genera-tori e più personale medico».

    Quest’area era già stata col-pita duramente dalla primaondata, fra aprile e maggio,quando mancarono pure le ba-re per seppellire i morti. Inol-tre va tenuto in considerazioneun aspetto per certi versi in-quietante che è quello relativoalla mancanza di dati certi sulcontagio nelle comunità indi-gene: l’eventuale ingresso divirus nei villaggi sparsi lungo imolti fiumi presenti nella re-gione costituisce da sempreuna minaccia serissima perl’incolumità delle popolazioniivi residenti. Ora poi l’atten-zione è tutta sulla corsa controil tempo per salvare la vita di 61neonati prematuri che si trova-no in terapia intensiva in variospedali di Manaus e per iquali le disponibilità di ossige-no sono garantite ancora per

    poche ore. L’aumento dei casidi covid-19 in questo Stato, dacui secondo gli scienziatiavrebbe avuto origine almenouna delle due varianti brasilia-ne del virus individuate dai vi-rologi, ha mandato in tilt il giàfragile sistema sanitario locale.Caratteristica principale diqueste nuove forme, mutate,del covid-19 sarebbe l’eccezio-nale facilità di trasmissione eper quella “amazzonica” anchel’alta carica virale.

    Molti i pazienti meno graviche da Manaus in questi giornisono stati trasferiti in ospedalidi altre città. E sono alcunecentinaia quelli che attendonodi essere ricoverati. Lo scenarioè caratterizzato dalla dispera-zione, con personale sanitarioesausto, con medici che in al-cuni casi utilizzano la ventila-zione manuale per i malati ri-masti senza ossigeno, con pa-renti di pazienti che imploranoossigeno o lo comprano sulmercato nero. Alcuni medicihanno affermato di essere staticostretti a privilegiare i pazien-ti con maggiori possibilità disopravvivenza a causa dellamancanza di bombole.

    La carenza di ossigeno nonè stata risolta nemmeno con il

    ponte aereo istituito dall’a e ro -nautica militare brasiliana, peril trasporto di bombole di ossi-geno e respiratori da San Paoloa Manaus. Con il trasporto ae-reo, infatti, arrivano a Manausogni giorno bombole conte-nenti circa 12.000 metri cubi diossigeno, ma che non sono suf-ficienti a soddisfare l’attualedomanda giornaliera di 76.000metri cubi. E la capacità diproduzione nella città è di30.000 metri cubi al giorno.

    Il ministero della Difesa,per far fronte alla drammaticasituazione sanitaria nello Statodell’Amazzonia, ha annuncia-to di avere allestito due aereiper trasportare fino a 25 pa-zienti e che ha voli program-mati per trasferire circa 235 pa-zienti da Manaus negli Stati diMaranhao, Piauí, Río Grandedo Norte e Paraíba nelle pros-sime ore. Inoltre anche altriStati il cui sistema ospedalieronon è così gravato si sono of-ferti di accogliere i pazienti, tracui Goiás, Pernambuco, Cearáe Brasília.

    Intanto a San Paolo, una in-fermiera dell’ospedale EmilioRibas, è stata la prima cittadi-na brasiliana a ricevere il vacci-no contro il coronavirus. In

    prima linea nella cura dei ma-lati covid, la 54enne MonicaCalazans, ha ricevuto il vacci-no cinese alla presenza del go-vernatore dello Stato, JoaoD oria.

    di COSIMO GRAZIANI

    In questi giorni l’Italianon è l’unico paese del-l’Unione europea alleprese con una crisi di go-verno. In Estonia, il capo delgoverno Juri Ratas del Partitodi Centro, ha dovuto rassegna-re le dimissioni dopo che il suopartito e il Partito PopolareConservatore Estone (cono-sciuto come Ekre) sono rimasticoinvolti in un’indagine per fi-nanziamenti illeciti. Tra imembri del governo sarebbedirettamente coinvolto KerstiKracht, consigliere del mini-stro delle finanze Martin Hel-me, il leader di Ekre.

    Al centro dello scandalo ci

    sono una serie di finanziamen-ti illeciti riguardanti dei pro-getti nel porto di Tallin, scriveil «Finacial Times». Ad aggra-vare la situazione sarebbe ilfatto che i finanziamenti sareb-bero stati fatti deviando i fondidestinati alle imprese colpitedalla crisi del covid. Ratas hadichiarato che pur non essen-do direttamente coinvolto, haoptato per le dimissioni perchélo scandalo ha gettato un’om-bra sull’operato del governo,riporta il sito del «Guardian».

    A causa della complicatacomposizione del Parlamentoestone in seguito alle elezionidel 2019, il Partito di Centroha dovuto formare un governocon i populisti e il partito Isa-

    maa per l’impossibilità di tro-vare un accordo con il partitovincitore delle consultazioni, ilPartito Progressista. Ma le po-sizioni euroscettiche e populi-ste del partito e le dichiarazio-ni del suo ex leader Mart Hel-me, padre del ministro Martin,hanno sempre messo in imba-razzo l’esecutivo: l’episo diopiù eclatante ci fu lo scorso no-vembre quando Mart Helmedichiarò che l’elezione di Bi-den era stata truccata, causan-do una crisi che portò alle suedimissioni da ministro degliinterni. Mart Helme nel corsodella sua passata carriera poli-tica ha coperto l’incarico diambasciatore durante il perio-do sovietico.

    Per la formazione del nuovogoverno, la presidente estoneKersti Kaljulaid aveva 14 gior-ni per nominare il nuovo pri-mo ministro, ma la scelta finda subito è caduta sulla leaderdel Partito Progressista, KajaKallas. Le sue prime dichiara-zioni hanno mostrato una im-mediata disponibilità ad ascol-tare le richieste di tutti partitipresenti nel Parlamento met-tendo come unico paletto l’e-sclusione di Ekre dal governo,si legge sul sito della testataestone «Postimees». Secondolo stesso sito, la maggioranzain Parlamento potrebbe essereraggiunta formando una coali-zione con i Socialdemocraticie con il Partito di Centro.

  • L’OSSERVATORE ROMANOlunedì 18 gennaio 2021 pagina 5

    In Centrafrica le forze dell’O nuriprendono Bengassou

    Oltre 80 mortiin scontri tribali

    nel Darfur

    Wine annuncia che impugnerà il voto in tribunale ma chiede calma

    In Ugandasesto mandato per Museveni

    Biden si prepara a risponderealle sfide della Nazione

    WASHINGTON, 18. Il presidenteeletto Joe Biden giurerà sullascalinata del Campidoglio cheha visto l’assalto del 6 gennaio:appena conclusa la cerimonia —protetta da 25.000 uomini dellaGuardia nazionale, dall’Fbi edalle agenzie di sicurezza — sirecherà alla Casa bianca dovefirmerà una decina di provvedi-menti immediati. Ordini presi-denziali che, insieme al discorsodi insediamento, saranno il pri-mo messaggio concreto alla Na-zione. Ron Klain, designato ca-po staff della nuova ammini-strazione, ha preannunciato chenel discorso programmaticochiederà unità ai cittadini per

    affrontare le drammatiche sfidecomuni: la pandemia, la crisieconomica, le conseguenze delmutamento climatico e la feritadelle diseguaglianze razziali.Nei primissimi ordini esecutivi,il rientro degli Stati Uniti nell’Accordo di Parigi sul clima, larevoca dell’autorizzazione adun oleodotto che avrebbe attra-versato terre considerate sacredai nativi americani e del cosid-detto Muslim Ban. Il presiden-te, secondo la nota di Klain,proporrà, inoltre, un percorsolegislativo verso la cittadinanzadi 11 milioni di immigrati che vi-vono illegalmente negli StatiUniti.

    BANGUI, 18. Le truppe dellaMissione Onu per il mante-nimento della pace nella Re-pubblica Centrafricana (Mi-nusca) hanno ripreso il con-trollo di Bengassou. La città,che si trova a 750 km a estdalla capitale Bangui, erastata occupata dall’inizio digennaio da gruppi armatiche hanno lanciato un’offen-siva contro il governo delpresidente Faustin ArchangeTouadéra, rieletto per un se-condo mandato alle elezionidello scorso 27 dicembre.

    «Bengassou è sotto il con-trollo totale della Minusca, aseguito dell’ultimatum emes-so venerdì dalla Mission For-ce ai gruppi armati», ha resonoto sabato scorso VladimirMonteiro, portavoce dellamissione. Monteiro ha speci-ficato che ribelli hanno ab-bandonato le loro posizionie sono fuggiti dalla città nel-la notte tra venerdì e sabato.

    Parallelamente, vi sonostati «tentativi di saccheg-gio» che hanno richiestol’intervento delle forze arma-te per ripristinare la sicurez-za, ha riferito il portavoce

    della componente militare diMinusca.

    La popolazione vive in co-stante tensione, costretta ascappare per i saccheggi el’avanzata dei gruppi armati.Più di 10.000 persone sonofuggite da Bengassou duran-te l’offensiva del 3 gennaioper trovare rifugio nella Re-pubblica Democratica delCongo. La situazione uma-nitaria e di sicurezza si è ag-gravata a causa dei continuiscontri post-elettorali tra lacoalizione dei gruppi armatie le forze governative sup-portate da truppe straniere.Nelle settimane che hannopreceduto le contestate ele-zioni Touadéra ha accusato ilsuo predecessore FrançoisBozizé di aver pianificato uncolpo di Stato e una marciadelle milizie sulla capitale. Iltribunale supremo ha impe-dito a Bozizé di candidarsiper «motivi morali».

    L’esito del voto, già an-nunciato dall’Autorità nazio-nale per le elezioni, deve an-cora essere convalidato dallaCorte costituzionale che de-ve pronunciarsi sui ricorsi.

    KA M PA L A , 18. Preoccupa la si-tuazione politica in Ugandadove, tra blackout e accuse dibrogli, è stato rieletto per unsesto mandato di cinque anniil presidente in carica YoweriMuseveni. Al potere ininter-rottamente dal 1986, il presi-dente Museveni, 76 anni, haottenuto alle elezioni del 14gennaio scorso quasi il 59 percento dei voti sconfiggendo ilsuo principale sfidante RobertKyagulanyi, musicista meglionoto con il nome d’arte BobiWine, che non è andato oltreil 35 per cento, secondo i datiufficiali della commissioneelettorale.

    Museveni ha definito que-sto «il voto più equo nella sto-ria dell’Uganda», malgradouna campagna elettorale mol-to movimentata e violenta, du-rante la quale sono state uccisedecine di persone, e la chiusu-ra totale di internet in tutto ilPaese in coincidenza del voto.

    Wine — conosciuto per es-sere diventato con la sua musi-ca portavoce dei giovani deiquartieri emarginati che non siriconoscono in Museveni — hatuttavia affermato che impu-gnerà legalmente il risultatoelettorale, che non giudica va-lido, invitando i suoi sosteni-tori ad astenersi da ogni vio-lenza. Lo riporta Al Jazeera,riferendo che l’annuncio è sta-to fatto sull’account Facebookdella National Unity Platform(Nup), il partito d’opp osizio-

    ne di cui è deputato Wine.Venerdì scorso, Wine aveva

    detto ai media locali ed inter-nazionali di essere chiuso incasa, circondato dalle forze disicurezza di Museveni, e di te-mere per la propria vita e perquella di sua moglie.

    «Mi assumo questa doloro-sa ma inevitabile decisione daleader, invitandovi a desistere

    da ogni forma di violenzamentre ci prepariamo a conte-stare il risultato elettorale e isuoi lampanti difetti nelle cor-ti di giustizia per la nostra vit-toria a lungo termine e perl’Uganda», ha scritto Wine aisuoi sostenitori.

    Caratterizzate da un’alta af-fluenza alle urne, le elezionisono state segnate da diversiepisodi di violenza. L’ex can-tante è stato arrestato e in se-guito rilasciato più volte negliultimi mesi. L’ultimo arresto,avvenuto il mese scorso insie-me con tutti i membri dellasua squadra elettorale, ha ac-ceso gli animi e innescato gliscontri.

    Nelle «violenze senza pre-cedenti», scrive la Bbc, sareb-bero state uccise, nel novem-bre 2020, almeno 54 personedalle forze di sicurezza del go-verno. Wine nei giorni scorsiaveva denunciato presuntibrogli nelle operazioni votoautoproclamandosi «presiden-te del popolo ugandese».

    Riguardo al futuro del Na-tional Unity Platform, dopo lasconfitta alle elezioni, Wineha detto che «tutte le opzionisono ora sul tavolo, anche nonlimitate alla protesta pacifica»,precisando però che non stainvocando un’i n s u r re z i o n eviolenta.

    Da segnalare che le consul-tazioni elettorali si sono svoltenel corso di un blackout di in-ternet deciso dal governo che,

    secondo osservatori locali,avrebbe minato la fiducia nelconteggio dei voti e nel risul-tato finale, e di conseguenzanel processo democratico.

    A tal proposito il candidatodell’opposizione ha fatto sa-pere che sarà «felice di condi-videre i video di tutte le frodi ele irregolarità avvenute duran-te il voto, non appena Internet— bloccato il 12 gennaio — saràripristinato». Museveni hatuttavia respinto tutte le accu-se di frode elettorale.

    Museveni, che si è confron-tato con i dieci candidati del-l’opposizione in lizza, ha po-tuto correre per un sesto man-dato dopo la contestata appro-vazione della legge che aboli-sce il limite massimo di 75 annidi età precedentemente richie-sto per ricoprire l’incarico dicapo dello Stato.

    Per il momento non è facileverificare presunti brogli e ir-regolarità. Ad eccezione diuna missione dell’Unione afri-cana, non ci sono stati organiinternazionali a monitorare losvolgimento del voto. Muse-veni già in passato è stato piùvolte criticato per aver gestitole elezioni con scarsissima tra-sparenza e facendo intervenirele autorità contro i suoi oppo-sitori.

    In questi ultimi anni nelPaese sono intanto cresciuti ilmalcontento, l’i n s o f f e re n z aper una leadership immutabilee le disparità sociali.

    KHARTOUM, 18. Precipita lasituazione nella regione occi-dentale sudanese del Darfur,dove intensi scontri tribalihanno provocato almeno 80morti. Lo hanno indicatofonti del Comitato sudanesedei medici, vicino al movi-mento di protesta che ha por-tato lo scorso anno alla cadu-ta del presidente del Sudan,Omar al-Bashir.

    A due settimane dal ritirodella missione di pace dell’O-nu in questa re-gione instabilesudanese, le vio-lenze hanno su-bito una incon-tenibile escala-tion, causandonegli ultimi duegiorni il mag-gior numero divittime dalla fi-ne dell’anno. Il31 dicembre si èconclusa — co-me richiesto dalGoverno ditransizione su-danese, dallaRussia e da altreNazioni africa-ne — la missionedi peacekeepingcongiunta delleNazioni Unite(Unamid) e del-l’Unione africa-na in Darfur, presente in que-sta regione da 13 anni.

    «Il bilancio delle vittimedei sanguinosi attacchi a El-Geneina, capitale del Darfuroccidentale da sabato matti-na — ha riferito il Comitato suTwitter — è salito a 83 morti e160 feriti, compresi esponentidelle forze armate».

    L’agenzia di stampa uffi-ciale sudanese, Suna, citandola sezione locale del sindaca-to dei medici, ha precisato

    che gli scontri tribali non ac-cennano a fermarsi.

    Il governo di Khartoumha imposto il coprifuoco to-tale — di durata indefinita —nel Darfur occidentale. Sonovietati assembramenti in tut-ta la provincia, i mercati re-steranno chiusi, e le forze disicurezza hanno l’autorizza-zione ad usare la forza per farrispettare la misura. Per cer-care di ristabilire l’ordine, ilprimo ministro sudanese, Ab-

    dallah Hamdok, ha inviatonella martoriata regione unadelegazione di alto livello.

    Da parte sua, l’Onu haespresso «profonda preoccu-pazione» per l’escalation diviolenza nell’area, che a El-Geneina, vedono contrap-porsi la tribù Al-Massalit e inomadi arabi. Inoltre, le mili-zie armate che sostengono inomadi arabi hanno attacca-to la città e diverse case sonostate date alle fiamme.

    Il Guatemala blocca9.000 migranti honduregni

    CITTÀ DEL GUAT E M A L A , 18. Icirca novemila migranti partitivenerdì dall’Honduras perraggiungere gli Stati Uniti, edentrati in un primo momentosenza problemi in Guatemalaattraverso la frontiera di El Co-rinto, si sono scontrati ieri conagenti di polizia e soldati gua-temaltechi che hanno postoblocchi sulle strade del Paese.

    Le forze di sicurezza sonoriuscite, per il momento, a fer-marne i propositi di avanzataverso la frontiera con il Messi-co. Molti migranti non avreb-bero rispettato le direttive sani-tarie in materia anti-covid. E 21persone nel gruppo sottoposteai controlli sanitari sono risul-tate positive al coronavirus edovranno essere messe in qua-rantena in Guatemala prima ditornare nel proprio Paese.

    Vi sono stati momenti ditensione con scontri anche vio-lenti tra alcuni membri dellacarovana e l’esercito che ha fat-to ricorso all’uso di lacrimoge-ni ed ha arrestato diversi mi-granti. «È impossibile per loro

    continuare il viaggio, li invitia-mo a tornare al proprio luogodi origine, non passeranno»,ha assicurato loro il direttoredella Migrazione, GuillermoDíaz, secondo il quotidiano lo-cale «Prensa Libre». Tuttavia,la carovana rimane ferma in at-tesa di una soluzione, poichéassicura che il ritorno in Hon-duras non è un’opzione a causadella mancanza di opportunitànel proprio Paese di origine.L’Honduras, oltre a essere se-gnato da una violenza dilagan-te, ha subito la devastazioneportata lo scorso mese di no-vembre dal passaggio dei dueuragani Eta e Iota.

    Visto quanto accaduto inGuatemala, il Messico ha raf-forzato il proprio confine meri-dionale per prepararsi all’even -tuale arrivo della carovana. Ilgoverno messicano e quelloguatemalteco, attraverso unadichiarazione congiunta, han-no invitato le autorità del-l’Honduras a «contenere lamassiccia partenza dei propricittadini».

  • L’OSSERVATORE ROMANOpagina 6 lunedì 18 gennaio 2021

    Le nuove sfide della pedagogia nell’ultimo saggio di Armando Matteo

    Prigionieridi un’immagine

    È morto il gesuitaEugenio Costa

    Nel documentario di Maria Tilli sulla tossicodipendenza

    La forzadella comunità

    di ANDREA PIERSANTI

    «C erte volte pensano chenon siamo più neancheesseri umani. Non ca-piscono che dietro alladroga c’è una persona. È la droga chel’ha fatto diventare così. In realtà sottoc’è un uomo, c’è una donna. Però le per-sone non la vedono così, la vedono comelo scarto della società, ormai». Daniele,21 anni, è un ospite della comunità diSan Patrignano. Racconta il suo calva-rio, fra eroina, cocaina e can-ne. Le botte alla mamma. Ifurti. L’aborto della fidanzataadolescente. Adesso è in co-munità, serve in mensa perchégli piace il contatto con gli al-tri. Si confida alla macchinada presa di Maria Tilli. La suatestimonianza, così trasparen-te, così tragica e così densa diumanità, è proposta senzacommenti. La regia è rispetto-sa, attenta a non superare il limite.

    E le frasi di Daniele, insieme con quel-le di Stefano, Caterina e di altri ospitidella comunità di San Patrignano, fannomale. Arrivano dritte al cuore. Scavanonell’anima dello spettatore. Ci siamoabituati a chiudere gli occhi di fronte aldramma delle tossicodipendenze del ter-

    zo millennio. I ragazzi nati nel Duemilascelgono l’autodistruzione della drogaanche se alle spalle hanno famiglie felicie affettuose.

    È un vuoto più grande quello che cer-cano di riempire con le droghe. Si trattadi una questione di coniugazione deiverbi, ripete spesso Papa Francesco.

    Questi ragazzi vengono da una culturache li ha spinti ad usare sempre ed esclu-sivamente la prima persona singolare.Insieme con l’attenzione esasperata perl’io, cresce così la dipendenza dalle dro-ghe, come fosse una sorta di medicaliz-zazione dell’infelicità.

    A San Patrignano, ma succede anchenegli altri centri di recupero, i tossici, gliscarti dell’umanità, scoprono invece laforza della comunità. Si sentono costret-ti a cambiare la coniugazione dei verbi epassano dall’io al noi. «Ho fatto tanto i

    conti con me stesso quando ho iniziato aseguire un’altra persona», dice Stefano,ventisette anni, di cui gli ultimi sei passa-ti in comunità. «Allora, lì ho iniziato ve-ramente a cambiare. Io rappresento lacomunità, agli occhi di questa personanuova. Se io devo rappresentare la co-munità ma non credo nella comunità ti

    racconto le favole».Il documentario Lontano da ca-

    sa è stato trasmesso domenica 17gennaio, nello spazio degli spe-ciali del Tg1. È stato prodottocon Rai Cinema per Bielle Re daGiuseppe Lepore e Simone Iso-la. Si tratta di un bell’esempio dicosa significhi fare servizio pub-blico, perché non è una rispostaalla serie SanPa in programma-zione su Netflix. Sembra, al con-trario, una esemplificazione del-l’antico detto popolare sul dito ela luna. Quando il dito indica laluna, gli sciocchi guardano il di-to. Su Netflix SanPa è dedicata aimetodi usati da Muccioli. Il dito,appunto. Con Lontano da casa,

    Maria Tilli non ha smesso un solo secon-do di guardare la luna, il dramma delletossicodipendenze giovanili. «Le voci diDaniele, Caterina e Stefano sono cometre voci distinte che raccontano insiemela stessa storia. Una storia che però nonriguarda solo loro, una storia che riguar-da tutti», dice la regista.

    Le voci di Daniele, Caterina e Stefanosono tre voci distinteche raccontano insieme la stessa storiaUna storia che riguarda tutti

    Dopo una lunga malattia è morto aRoma nella notte del 17 gennaio ilgesuita Eugenio Costa, teologo,liturgista, musicologo tra i piùconosciuti divulgatori in Italia dellaRiforma liturgica. Alla fine degli anniOttanta era stato invitato a partecipareal gruppo della Conferenza episcopaleitaliana incaricato della revisione dellaBibbia Cei del 1974, prima per ilNuovo Testamento, e poi anche per iSalmi. Un lavoro che ha avuto comeesito finale la Bibbia Cei 2008. Nato aGenova il 25 marzo 1934, nellafamiglia degli armatori Costa, dopo lascuola secondaria dai gesuiti dellacittà si è impegnato a fondo primanello scoutismo, poi nella localecongregazione mariana. Gesuita dal1953, dopo un anno di giurisprudenzaall’Università di Genova, hafrequentato il noviziato a Firenze e adAvigliana dal 1953 al 1955. Ha studiatofilosofia a Gallarate (1955-1958) eteologia a Chieri (1962-1966) nellaCompagnia di Gesù. Nel 1964, mentrestudiava teologia, si è laureato inLettere moderne all’Università di

    Genova con una tesi su «Ecclesia in sanCipriano: il termine e i temi». Ordinatopresbitero nel 1965 a Chieri hafrequentato il terzo anno diprobazione a Vienna dal 1966 al 1967(un ulteriore anno di noviziatoprevisto da sant’Ignazio per rinnovarsispiritualmente dopo i lunghi studi eper approfondire la conoscenzadell’Istituto). Ha poi conseguito undottorato in teologia a Parigi, pressol’Institut de Liturgie (1967-1971), con latesi Tropes et séquences dans le cadre de lavie liturgique au moyen âge (“Tropi esequenze nell’ambito della vitaliturgica medievale”). Componente epoi responsabile del Centro teologicodei gesuiti a Torino (1972-2004) èstato parroco a San Fedele a Milano(2004-2008). Ha studiato pianofortecon Martha Del Vecchio,composizione con Victor Martin emusica liturgica con il confratelloJoseph Gelineau. Ha diretto conChristine Barenton il coro giovanile«Mini-Hosanna» dell’Eglise St. Ignace(Parigi) e, più tardi, il coro dellaCattedrale di Torino.

    # C a n t i e re G i o v a n i

    Pubblichiamo stralci dell’introduzione allibro «Il nuovo bambino immaginario.Perché si è rotto il patto educativo tra geni-tori e figli» (Soveria Mannelli, Rubbetti-no, 2020, pagine 122, euro 12).

    di ARMAND O MAT T E O

    O gni adulto che viene asapere di diventare ge-nitore — uomo o donnache sia — non resta maisemplicemente in attesa del mo-mento in cui colui o colei che saràappunto suo figlio o sua figlia simanifesterà in carne e ossa. Nonriesce, infatti, proprio ad attenderepazientemente la nascita al mondodel suo cucciolo per cercare di de-cifrarne, in un secondo momento ecol tempo e con l’impegno che sa-ranno necessari, il carattere, i gusti,i sogni: insomma quella singolari-tà, quella parola unica rivolta almondo già esistente — che ogni es-sere umano incarna. Al contrario,consapevolmente o meno, riserva-tamente o pubblicamente, l’adulto“in attesa” inizia sin da subito adimmaginare suo figlio. Sì, inizia aconcepire nella sua testa il figlioche ha concepito nella carne. Enessuno pensi che questa seconda“concezione” — questa concezionementale — sia meno potente ed ec-citante della prima concezione,quella reale: quella, cioè, che por-terà sulla terra un nuovo rappre-sentante della specie.

    Certo, si potrebbe pensare — ein parte è così — ad un gioco inno-cente, spesso anche inconscio. Chemale c’è, del resto, ad iniziare apensare al sesso del nascituro (al-meno sino a quando il ginecologoo la ginecologa con i loro potenti emisteriosi mezzi non svelerannol’arcano) e ancora al colore degliocchi e dei capelli ovvero al possi-bile timbro della voce? (...) E anco-ra: non sarà possibile poi, con unpiccolo sforzo di immaginazioneappunto, individuare dalle rispo-ste offerte alle domande sinora po-ste quella che potrebbe essere an-che la sua vocazione agli studi —classici o forse scientifici o addirit-tura artistici — e dunque ipotizza-re, ipoteticamente si intende, unaqualche professione che lo renderàsempre più soddisfatto e ricono-scente verso il suo genitore? Tuttoquesto potrebbe, senz’altro, essererubricato come un gioco.

    Ma non è un gioco privo di con-seguenze: codesti pensieri che gio-cosamente si susseguono l’un do-po l’altro, attingendo non rara-mente al personale bagaglio incon-

    scio di sogni e di aspirazioni rima-sti incompiuti, in verità, danno allaluce ciò che viene normalmentechiamato “il bambino immagina-rio”. Ed è proprio con questo“bambino”, frutto della mente delgenitore, che il bambino reale,frutto del suo sangue e della suacarne, dovrà confrontarsi. O me-glio sarà confrontato al momentodella sua nascita. E tanto più velo-cemente il genitore avrà accettatodi mettere da parte il bambino im-maginario da lui concepito duran-te il tempo della gravidanza, tantopiù celermente sarà capace di acco-gliere e prendersi cura del piccoloche è venuto al mondo: che è certa-mente “suo” figlio, ma, ancora dipiù, come ogni essere umano, è fi-glio “a modo suo”, cioè in modo ir-ripetibile e imprevedibile. E su untale argomento, partendo dalleanalisi di Sigmund Freud sul nar-

    cisismo che tocca in sorte anche al-l’amore genitoriale e arrivando alleintuizioni sul «bambino della not-te» di Silvia Vegetti Finzi e sul «fi-glio del desiderio» di Marcel Gau-chet, è stato detto praticamentequasi tutto quello che c’è da sape-re. Ma non è di questo che il saggioche qui introduciamo intende par-lare. Il suo tema è “il nuovo bambi-no immaginario”. Al suo cospetto,quello raccontato nelle righe pre-cedenti sembrerà qualcosa di quasiordinario, addirittura innocuo.L’intendimento specifico delle pa-gine che seguono è infatti quello dirichiamare l’attenzione del lettore— sulla scorta anche di altri e quali-ficati studi indicati di volta in voltanel corso delle pagine che seguonoe con un’attenzione speciale al giàcitato appello fatto da Papa Fran-cesco sulla necessità di «ricostruireun patto educativo globale» — suun più recente fenomeno socialeche proponiamo di indicare ap-punto con il termine di “nuovobambino immaginario”.

    Il fenomeno in questione non ri-guarda più ciò che capita al bambi-no reale “prima” della sua nascita,bensì a ciò che gli tocca in sorte“dop o” che è venuto al mondo. Eciò che gli tocca in sorte è quello diessere sottoposto ad una decifra-

    zione del suo essere che non coin-cide affatto con il suo essere reale.Improvvisamente, il bambino rea-le smette di essere semplicementeun bambino: e cioè l’inizio e l’av-vio del tutto aperto e insidioso diun essere umano, chiamato a con-quistare un suo specifico spazio inun mondo già abitato da altri. Co-mincia, invece, a materializzarsi(agli occhi dei suoi genitori, innan-zitutto, ma non solo ai loro) comeun essere umano già compiuto,completo, potenzialmente in gra-do di stabilire ogni cosa riguardo alsuo destino, già dotato dunque diun posto e di un indirizzo di vita.

    Il nuovo bambino immaginarioè cioè un essere umano semplice-mente “all’inizio” e non più “l’ini-zio” di un essere umano. Così con-cepito, il bambino diventa null’al-tro che un adulto di piccola taglia:«un adulto basso di statura», come

    giustamente affermòIrene Bernardini. E ciòche ne stabilisce la diffe-renza con gli altri adultiè un certo “nanismotransitorio”, destinato ascomparire con gli anni.Crolla così, nei genitori,soprattutto, ma non so-lo in loro, lo spazio men-

    tale per comprendere qualcosa co-me l’infanzia: l’infanzia — affermapiù che giustamente Marina D’A-mato — oggi scompare. Patisce ildestino dell’oblio. Ed è così chequel tempo che è necessario adogni piccolo d’uomo per appren-dere le parole (tutti sappiamo che“infante” è colui che non è ancorain grado di parlare) e tramite que-ste ultime imparare a dare un nomea quel mistero grande che è la vitaintorno a lui e soprattutto dentrodi lui, quel tempo, per l’appunto,oggi non c’è più. Non c’è più, per-ché i genitori hanno stabilito che,di esso, il bambino non ha più bi-sogno.

    Il nuovo bambino immaginario,in verità, ha già “il tutto di sé” pra-ticamente “dentro di sé”, ma nonin forma appena potenziale, comesinora si è creduto, per l’attivazio-ne della quale si richiederebbe unimmenso lavoro educativo. Il nuo-vo bambino immaginario è già ciòche sarà: il tempo che gli serve nonè quello dell’uscita da uno stato dimancanza e di potenzialità versouno di pienezza e di presenza, maquello dell’automanifestazione diuna potenza d’essere sorprendentee ricchissima, sin da sempre in lui,prima in formato small e poi sem-pre di più in quello normal.

    Si parla tanto di infanziama paradossalmente oggil’infanzia patisce il destino dell’oblio

  • L’OSSERVATORE ROMANOlunedì 18 gennaio 2021 pagina 7

    Più che una semplice autrice, la scrittrice statunitense è un capitale culturale

    Una vena noirtra ansie e paure

    Saranno presto pubblicati i diari inediti ritrovati in un armadio

    Quel thriller d’e s o rd i oche incantò Hitchcock

    Il 19 gennaio 1921 nasceva Patricia Highsmith

    di GABRIELE NICOLÒ

    M ai fidarsi degli estranei.Potrebbero indurti sub-dolamente, facendo levasulla malia derivante dauna nebulosa identità, a perpetrare at-ti malvagi che covavi dentro ma che, aldunque, non avresti mai avuto il co-raggio di commettere. Può definirsiuna sorta di trattato di psicologia ilthriller d’esordio di Patricia Highsmi-th, Strangers on a Train (1950), in cui i dueprotagonisti ingaggiano una battagliascandita da incalzanti dialoghi chevanno gradualmente a scavare nellepieghe recondite del loro animo. Se-duto in treno, meditabondo, Guy Hai-nes si lambicca il cervello per studiarela migliore strategia diretta a ottenereil divorzio dalla moglie, ad esso con-traria. Il suo affannato cogitare è bru-scamente interrotto da Charles An-thny Bruno, che gli si siede di fronte.Uomo facoltoso e buono a nulla, ha inodio il padre che, senza tanti scrupoli,vorrebbe eliminare. Quando, sondan-do e risondando, scopre che Guy, conil quale ha nel frattempo stabilito uncontatto di crescente confidenza, ha inodio la moglie che si oppone al divor-zio, lancia il diabolico piano. Si offredi uccidere la moglie di Guy a pattoche, a sua volta, Guy gli uccida il pa-dre. Tale piano, se messo in atto senzasbavature, fornirebbe ad entrambi unalibi d’acciaio. Non si sono mai cono-sciuti, se non per un incontro casualein treno, e in futuroavranno agio di fingereche non si sono mai co-nosciuti.

    Il fattore inquietantedi questo pur fascinosomeccanismo è che l’o-micidio non risulta ve-ramente necessario per-ché i due protagonistiraggiungano i rispettiviobiettivi: il divorzio l’u-no, una vita senza lacci econdizionamenti l’a l t ro .Il criminoso atto si cari-ca così di un significatoancor più torbido. Viene a configu-rarsi infatti come un atto gratuito, eper questa ragione ancora più inquie-tante e spiazzante, che richiama il ge-sto gratuito di Raskolnikov in Delitto ecastigo, il quale uccide una donna an-ziana per sfregio: non gli era simpati-ca, gli complicava la vita e lo offende-va. Per avere ragione di lei, semprenell’economia della finzione lettera-ria, non era proprio necessario ucci-derla. E quel gesto gratuito getta unaluce sinistra sul comportamentoumano e sugli abissi che esso, unavolta infranto il codice morale e su-perati convenzionali infingimenti,può raggiungere.

    Ma in Guy non si specchia solo lafigura dell’eroe di Dostoevskji, maanche la perturbante sagoma di unaltro eroe letterario, ovvero quell’O-blomov, creatura di Goncarov, total-mente incapace all’azione e dispostoa muovere un dito solo se fortementesollecitato. Guy è apatico, egli stessosi definisce un vile. Vorrebbe agire, sadi essere sull’orlo del precipizio ed èconsapevole che basta un solo passoper precipitare giù. Ma gli manca ilcoraggio di tradurre il proposito inrealtà. Sarà Bruno a spingerlo, irre-tendolo in un vortice serrato, in quelp re c i p i z i o .

    Patricia Highsmith, con una prosasincopata, talora secca e tagliente, se-gue il convulso processo psicologicodei due protagonisti, costruendo unatensione che si fa sempre più acuta ecoinvolgente nel corso della narra-zione. Eppure il libro, tanto più meri-tevole in quanto opera prima, non fu

    accolto con particolare favore sia dalcomune lettore che dalla critica. Ilperverso intrigo turbava. A farlo ap-prezzare nel suo effettivo valore cipensò Alfred Hitchcock che si disse«incantato» dalla trama. L’anno suc-cessivo alla pubblicazione del libro,nel 1951, uscì il film dall’omonimo ti-tolo, diretto dal maestro del brivido.La pellicola fu un successo e, di rifles-so, lo fu anche il thriller della Hi-ghsmith. Ci voleva un grande filmper far apprezzare un grande libro.

    Ma Hitchcock, come ebbe a dire lastessa Highsmith, «giocò sporco». Ilregista inglese, sempre alla ricerca dibuone storie da trasformare in film,acquistò i diritti sul libro per soli7.500 dollari, trattando tramite un in-termediario che non rivelò mai che lapersona interessata al giallo era ilgrande regista. La trattativa si con-cluse con un contratto firmato il 20aprile 1950. La Highsmith biasimò lacondotta di Hitchcock, che avrebbepotuto pagare molto di più e si eraapprofittato di una scrittrice allorasconosciuta. Tra l’altro in quell’ep o cala pratica di usare intermediari ano-nimi era diffusa a Hollywood: se neservivano sia i grandi studios sia i re-gisti noti e affermati.

    Hitchcock riuscì ad entrare in con-flitto anche con il celebre giallista Ra-ymond Chandler, cui aveva chiestodi collaborare alla sceneggiatura. Ametà percorso, a causa di crescenti di-vergenze di vedute, la collaborazione

    fu interrotta. «Mi aveva scritturatoper avere preziosi consigli, ma poi lirifiutava tutti, e alla fine ho detto ba-sta» dichiarò uno stizzito Chandler.

    Con le dovute variazioni, la tramadel film ricalca il plot ordito dalla Hi-ghsmith. Certo è che la scena, verso ilfinale del film, della partita a tennisgiocata dal protagonista, è una gem-ma della storia del cinema: essa si tra-sforma in un’angosciante lotta controil tempo. Il movimento ritmico dellapalletta che scandisce, crudelmente, isecondi è da applauso. In questa pel-licola, come in altre (Psyco , Fre n z y ),Hitchcock esplora il conflitto tra ilbene e il male, tra la luce e le tenebre,tra l’equilibrio e la follia. In questoscenario, segnato da contrasti e con-traddizioni, svolge un ruolo impor-tante il luna park che di questo calei-doscopico universo diviene l’icasticosimbolo. È in un luna park che vienecommesso il crimine ed è all’internodi questa cornice che si liberano leforze demoniache in balia delle qualil’uomo freneticamente si dibatte. Ilparco dei divertimenti quale luogo incui senza briglie si scatenano perver-se pulsioni è un topos letterario, che vadal Fa u s t di Goethe a La fiera della vani-tà di Thackeray. Come soggiogato daun contesto fatto di lazzi e di colorisgargianti, l’individuo si sente cometrasportato in una realtà che non rie-sce a domare: al contrario, è da essadominato tanto da procedere, comeun sonnambulo, fino all’orlo dell’a-bisso per poi — dopo una inane sostaperché non gli arride resipiscenza —,cadervi. Inesorabilmente.

    Una scena del film «Strangers on a Train»

    di ALESSANDRO CLERICUZIO

    È più che una semplice scrittricePatricia Highsmith, è un capi-tale culturale dal quale cine-ma, tv ed editoria attingono econtinueranno ad attingere ancora permolto. Già portato sul grande schermonel 1960 da René Clément e nel 1999 daAnthony Minghella, Il talento di MisterR i p l e y, senza dubbio uno dei suoi roman-zi più noti, sta per approdare sul piccoloschermo sottoforma di miniserie in seipuntate. Steven Zaillian, premio Oscarcome sceneggiatore di Schindler’s List, èinfatti il regista cui è stata affidata l’en-nesima trasposizione di questa storia di

    inganni e false identità, di desideri re-pressi, soldi, viaggi intercontinentali edolce vita anni Cinquanta.

    Contemporaneamente, è stato an-nunciato sul «New York Times» che ilsuo esecutore testamentario e la suaeditor daranno alle stampe entro que-st’anno i diari privati della Highsmith,che l’autrice custodiva gelosamente, eche sono stati ritrovati in un armadiodella biancheria nella casa ticinese incui passò gli ultimi anni di vita. Cin-quantotto quaderni stanno diventanoun libro di 650 pagine per l’e d i t o reamericano Liveright. Sebbene siascomparsa nel 1995, nel ventunesimosecolo si rincorrono le sue biografie,una pubblicata nel 2003 (Beautiful Sha-dow), una nel 2009 (The Talented Miss Hi-ghsmith) e una in uscita in questi giorni,Devils, Lusts and Strange Desires di RichardB r a d f o rd .

    Se il pubblico anglofono ha a dispo-sizione queste ricostruzioni della vita edell’arte della scrittrice, l’attenzionedel mondo culturale italiano non è dameno. Gli appassionati di teatro ricor-deranno, qualche anno fa, una magi-strale Lucia Poli alle prese con Brividi,uno spettacolo tratto da cinque raccon-ti della giallista americana (e lo scorsoanno l’artista toscana l’ha nuovamenteevocata nel suo spettacolo An i m a l e s s e ),mentre la Highsmith è diventata a suavolta personaggio del romanzo di Mar-gherita Giacobino Il prezzo del sogno(Mondadori, 2017).

    Potremmo andare avanti — o indie-

    tro — ancora per molto, per raccontarela fascinazione che questa donna haesercitato su generazioni di lettori.Pensare all’epoca che l’ha trasformatain un prodotto pulp, quando alcunesue pubblicazioni finivano sugli scaffa-li dei paperback pruriginosi, con le co-pertine coloratissime e ammiccanti,spesso poco più che inganni del p a c k a-ging ideati per veicolare a un pubblicopoco selettivo romanzi di serie A. Oquando, per pubblicare liberamenteun romanzo di amore tra donne (Th ePrice of Salt, successivamente divenutoC a ro l ), cambiò il proprio nome in Clai-re Morgan.

    Oggi che Patricia compirebbe centoanni, però, la sua figura auto-riale è talmente nota e affer-mata che non c’è più bisognodi ammiccare al lettore, se noncon la promessa di materialinuovi. È quello che fa La navedi Teseo, che pubblica la rac-colta di racconti Donne (pagine288, euro 19, traduzioni di Hi-lia Brinis, Lorenzo Matteoli eSergio Claudio Perroni), alcu-ni dei quali sono finora rimasti

    inediti in italiano. Un’occasione ghiot-ta per i suoi ammiratori, e anche per chivoglia avvicinarsi per la prima volta aquesta penna così lucida da riuscire aguardare molto spesso il male drittonegli occhi.

    Da esperta giallista quale sarebbe di-ventata di lì a poco, la giovane Patricia,infatti, racconta mondi sempre in bilicotra il sogno e l’incubo, mondi di abusi edi quiete, dimesse dispera-zioni.

    Così, in Quando a Mobilesbarcò la flotta, una sempliceragazza del Sud che va a cer-care lavoro lontano da casa,sola in un’altra città, si ritro-va suo malgrado imbrigliatain un giro di prostituzione.L’incubo, a quell’epoca, diogni donna che da sola de-cidesse di scegliere la liber-tà personale e professionalesenza l’ala protettiva di unafamiglia o di un marito. Ilfinale è terribile: quando sa-le su una giostra e recuperaquel senso di gioia e inno-cenza che aveva provato anni primaproprio lì durante una vacanza con igenitori, sotto le mentite spoglie diun principe azzurro che le possa dareuna nuova vita, arriva, invece, il fon-do dell’abisso. Non succede spessoche i suoi racconti abbiano un finalerisolutivo come questo, che sia tragi-co o positivo.

    Nella maggior parte dei casi la narra-

    zione si interrompe in medias res, lascian-do il lettore col fiato sospeso, tecnicamolto nota a chi lavora con la suspense.D’altronde il termine deriva dal latinos u s p e n d e re , e l’esempio che di solito si faper esemplificare questa cifra stilistica èil personaggio di Due occhi azzurri diThomas Hardy (1873), che a causa diuno scivolone si ritrova aggrappato conla punta delle dita alla parete di unascogliera senza la possibilità di mettersiin salvo.

    Quando il lettore si identifica con unpersonaggio in questa situazione, la su-spense è assicurata. In questi raccontila sensazione di pericolo imminente èspesso di carattere psicologico, la mi-naccia più frequente è l’altro, un uomoche ti segue inspiegabilmente di nottein una città ostile, il vicino che d’im-provviso non ti saluta più e ti scatenaimprobabili sensi di colpa, il bambinopovero e sporco che potrebbe infettareun suo coetaneo ignaro della propriavulnerabilità.

    Bambini e bambine appaiono fre-quentemente nei racconti di Donne, per-ché possono rispecchiare, potenzian-dolo, il senso di smarrimento di unadulto, o possono sentirsi schiacciatidal peso delle aspettative dei genitori, operché sono sempre sulla soglia tra l’in-nocenza e la malizia, come in Ma t t i n a t era d i o s e o in Un uomo tanto gentile. Degnaerede di Edgar Allan Poe, la Highsmi-th riesce anche a percorrere con disar-mante naturalezza i sentieri che all’an-goscia arrivano partendo non tanto daentità minacciose, quanto dalle passio-

    ni più apparentemente innocue, comenell’ultimo racconto della raccolta, IlG u a rd a l u m a c h e . Amata da cineasti classi-ci e contemporanei (Hitchcock, Wen-ders, Haynes, Chabrol, Cavani), defi-nita da Graham Green «poetessa del-l'angoscia», Patricia Highsmith ha at-traversato il ventesimo secolo con unavena noir che ancora oggi riecheggiatra le nostre ansie e le nostre paure.

    La sua fu una pennacosì lucida e penetranteda riuscire a guardare molto spessoil male dritto negli occhi

    Nei racconti in bilico

    tra sogno e realtà

    narra di mondi

    di abusi e di quiete

    E di dimesse disperazioni

    Bambini e bambine appaionofrequentemente nei raccontiappena pubblicati da La nave di Teseoperché possono rispecchiare,p otenziandolo,il senso di smarrimento di un adultoO possono sentirsi schiacciatidal peso delle aspettative dei genitori

  • L’OSSERVATORE ROMANOpagina 8 lunedì 18 gennaio 2021

    L’eredità di Mario Pomilio a cento anni dalla nascita

    Una tensione moraleincapace di riposo

    Pomilio a metàdegli anni Settanta

    «Per una geopolitica del diritto dell’impero romano d’Oriente» di Danilo Ceccarelli Morolli

    Tenere insieme popoli diversidi RO CCO PEZZIMENTI

    I l titolo del lavoro di DaniloCeccarelli Morolli Per unageopolitica del diritto dell’i m p e roromano d’Oriente (Roma, Va-lore Italiano, 2020, pagine 181,euro 26) potrebbe trarre in in-ganno perché nel lavoro ci sonosuggestioni che vanno ben al dilà degli aspetti giuridici o geopo-litici e tratteggiano aspetti cultu-rali così ricchi che finiscono perdelineare una civiltà. L’a u t o re ,docente nella Facoltà di Dirittocanonico orientale del PontificioIstituto Orientale, intende rivol-gere lo sguardo non al passato,sia pur glorioso, ma evidenziare idiversi aspetti di una cultura giu-ridica che, ancora oggi, pervado-no il presente e non solo quello

    occidentale. Nelle pagine, fittis-sime di contenuti e riferimenti, èpossibile cogliere la continuità ele differenze tra la Roma occi-dentale e quella orientale. Non acaso l’autore preferisce parlare didiritto dell’impero romano d’O-riente più che di ius byzantinum.Non bisogna infatti dimenticareche la stessa dicitura dell’imp ero,«romano» appunto, sta a signifi-care che «per molti versi Romaviene traslata in Costantinopo-li». Qui continua quella vocazio-ne che l’Urbe ha dal suo sorgerequando, dovendo sulle rive delTevere coordinare e far convivere

    diverse genti, sente la necessità diformulare leggi che tengano in-sieme (è questo il vero significatodel termine lex dal verbo lego) e re-golino la convivenza in modo pa-cifico.

    Certo, oltre alla continuità, cisono anche le differenze. In mo-do inequivocabile si dice «cheGiustiniano funge da spartiac-que tra lo ius Romanum e il succes-sivo ordinamento giuridico».Quest’ultimo acquisirà a tratti, aseconda del carisma del basileusdi turno, «forma anche ideolo-gica». A seconda delle circo-stanze, l’i m p e ra t o r apparirà, di

    volta in volta, «luogotenente diDio, vicario di Dio, messo diDio». Da non dimenticare cheallo stesso modo «i califfi sono isostituti del Profeta» e non a ca-so così si definiranno i successoriturchi che si insedieranno al po-sto degli imperatori d’O riente.

    Quello che è più suggestivo inun libro che, sia pur scientifico,appare anche un itinerario nar-rativo, è il confronto che la pri-ma Roma, già dal suo sorgere, epoi la seconda, nel suo collocarsiin una realtà geograficamentediversa, hanno con lo spazio cir-costante. Da qui il termine geo-

    politica, che appare nel titolo eche non solo costituisce l’essen -za di oltre due millenni di civiltàromana, ma mostra anche comequesta nuova materia — si parladi Geopolitica da nemmeno didue secoli — sia nella pratica pre-sente da sempre nella storia degliimperi e sia strettamente connes-sa con la scienza giuridica. Il cheevidenzia come questa nuova di-sciplina sia intimamente legataalla necessità di regolare i rap-porti tra popoli diversi nella af-fannosa ricerca di una sicurezzapropria, dei confini e dei rappor-ti tra le diverse gentes.

    Interessante è inoltre che ilruolo svolto dalle élites nel di-venire geopolitico non di radosi trasforma in scontro. È quiche il discorso su un «presun-to passato» mostra tutta la suaattualità. La realtà geoecono-mica «si mostra bisognosa diclassi dirigenti che non po-tranno più accontentarsi di ri-stretti e opportunistici accordiper aree di influenza, fondatisu strategie di breve periodo(…) occorre lavorare da subitoa un modello di riorganizza-zione delle comunità in gradodi collegare, in una visione trapari, educazione, formazione,lavoro». Non è questo il pun-to di partenza per realizzareun’autentica fraternità scevradi astrazioni e di ideologie?

    di MARCO BECK

    U n intellettuale abruzzesepoco più che trentenne,nato a Orsogna (Chieti) il14 gennaio 1921, docente li-ceale di lettere, non avrebbe forse maiintrapreso una brillante carriera lette-raria, destinata a conferirgli stima enotorietà internazionali, senza un fati-dico incontro, nel marzo del 1953, conuna suora. A rievocarlo fu, molti annidopo, lo stesso Mario Pomilio, scritto-re ormai affermato, pubblicando nelpiù autobiografico dei suoi libri, Scritticristiani (1979), una lettera aperta indi-rizzata a quell’anonima religiosa:l’«angelo della carità» che a Napoli,città elettiva di Pomilio, nella clinicadove sua moglie era stata ricoverataper un delicato intervento chirurgico,rivelò ai due coniugi il grado umil-mente eroico delle sue evangeliche vir-tù. Il giovane insegnante ne fu colpitosino al punto di rimettere in discussio-ne l’agnosticismo connesso alla suaprecedente militanza nel Partito socia-lista (alla politica attiva sarebbe torna-to solo nel 1984, eletto al Parlamentoeuropeo come indipendente nelle listedella Democrazia cristiana). Nella suacoscienza riaffiorò il sostrato di reli-giosità “fisiologica” che, durante l’i n-fanzia e l’adolescenza, vi aveva im-presso un’educazione cattolica di au-stero stampo tradizionalista. Da que-sto recupero interiore del retaggio fa-miliare scaturì non tanto una conver-sione quanto una riconversione: unapensosa metànoia, una rinnovata (an-corché a tratti sofferta) adesione aifondamentali valori cristiani, consoli-dati nel ricorso diretto al messaggio diCristo e nella meditazione della Parolabiblica così come nello stile del vissutoquotidiano; nell’a p p ro f o n d i m e n t odelle radici manzoniane del cattolice-simo liberale così come nella parteci-pazione all’aggiornamento promossodal concilio Vaticano II e nella reve-rente ammirazione per le figure diGiovanni XXIII, Paolo VI e GiovanniPaolo II.

    In pari tempo, la scintilla del corto-circuito spirituale scoccato al capezza-le della moglie sofferente accese lafiamma di un’ispirazione creativa chegenerò frutti già maturi fin dall’esor-dio con L’uccello nella cupola (1954).Scritto di getto in pochi mesi, il ro-manzo mette in scena nella cornice diTeramo i drammi incrociati di un sa-cerdote inesperto, bisognoso di verifi-ca sul proprio ministero, e di una gio-vane donna in preda a sensi di colpa,penitente ansiosa di espiazione. Inibi-to dal rigorismo dell’educazione rice-vuta in seminario, don Giacomo nonriesce a salvare la sventurata Martadall’autodistruzione. Ma quella scon-volgente esperienza pastorale lo gui-derà verso un umile riconoscimentodella fragilità umana redenta dalla mi-sericordia di Dio. La Grazia vince ilp eccato.

    A reggere l’intero impianto narrati-vo, sulle orme dell’amato Manzoni,sono una tensione morale incapace diriposo, una concentrazione sulle pro-blematiche esistenziali in tutta la loro

    dirompente drammaticità, una dispo-sizione a percepire l’essenza creaturaledei personaggi che avrebbero innerva-to, nel segno di un cristianesimo «in-terrogante e inquieto» (Carlo Bo), an-che le successive imprese di narratoree, in minor misura, saggista. Tra il 1956e il 1959 vedono la luce tre romanzi: Il

    testimone, un “p oliziesco” sui generis,giocato sul confronto tra un commis-sario parigino, dubbioso rappresen-tante della giustizia istituzionale, el’angosciata compagna di un delin-quente; Il cimitero cinese, breve ma limpi-da e profonda love story nello scenariodella Normandia, protagonisti un gio-vane studioso italiano (alter ego del-l’autore) e una studentessa tedescachiamati dalla forza dei loro sentimen-ti a una simbolica riconciliazione inrappresentanza dei rispettivi popoli,oltre i condizionamenti psicologici delsecondo dopoguerra; Il nuovo corso,apologo “distopico” e fantapolitico,allusivo alla repressione sovietica dellarivolta ungherese del 1956.

    Tracce di un’ancora oscillante ricer-ca di compatibilità tra impegno socia-le e integrità morale solcano La compro-missione (Premio Campiello 1965), pa-

    rabola amara di un ambizioso parvenudi provincia che, cedendo alle lusin-ghe della corruzione politica, finisceper bruciare una carriera in embrionee incenerire la sua vita privata. Studispecialistici su Verga e Pirandello pre-cedono nel frattempo la pubblicazio-ne, nel 1967, di saggi e interventi pole-mici raccolti in Contestazioni, con cuiPomilio si pone al centro del dibattitoculturale alla vigilia del Sessantotto.

    Cinque anni di lavoro febbrile, inun silenzioso “r i t i ro ” intellettuale, ap-prodano nel 1975 alla clamorosa quan-to luminosa epifania di un capolavoroassoluto, senza precedenti e senza pa-ragoni: Il quinto evangelio, pubblicato epiù volte ristampato da Rusconi, poiricomparso presso altri editori, daMondadori-Oscar (1990) a Bompiani(2000) a L’orma (2015). Un caso dav-vero straordinario di longevità edito-riale, tanto più stupefacente in quantosi tratta di un libro “ip erletterario”, ac-cessibile solo a lettori colti, raffinati esensibili. Alla sua fortuna diede fin dasubito un impulso decisivo l’acco-glienza entusiastica di autorevoli criti-ci in Italia, in Francia (Prix du meil-leur livre étranger), in Polonia (Pre-mio Pax) e altrove, tutti concordi nel-l’elogiare «un sinfonico epos cristia-no», memorabile per l’equilibrio tramole e qualità della scrittura, per lacomplessità d’orchestrazione, per lastratificata storicità del disegno, per ilconnubio tra rigore filologico e ardi-tezza d’invenzione narrativa, per l’iri-descente varietà di temi, toni, cifree s p re s s i v e .

    Seme generativo di questo opus ma-gnum, anzi maximum, articolato in di-ciassette corposi “capitoli”, fu — se-condo una testimonianza dello stessoPomilio — l’idea di un romanzo-sag-gio che raccontasse, in un arco tempo-

    rale esteso all’intera vita della Chiesa,il mito di un vangelo sconosciuto, ri-petutamente intravisto, balenante perframmenti, sfuggente, mai posseduto,scrigno di un arcano «supplemento dirivelazione»; metafora, in definitiva,dei quattro Vangeli canonici nel lorocontinuo, vivificante reincarnarsi nel-

    la storia dell’umanità. Geniale “falsa-rio”, Pomilio fabbrica fonti fittizie omanipola fonti autentiche, con un’o-perazione di mimesi linguistica che ri-crea la patina sintattico-lessicale pro-pria di ciascun contesto storico. Talemimetismo insieme concettuale e stili-stico risalta soprattutto in tre episodi:Il manoscritto di Vivario, un intreccio epi-stolare che attraversa l’Europa lungouna pista di sette secoli; Vita del cavalierDu Breuil, memoriale della transizionedi un gentiluomo seicentesco dalla se-vera ascesi dei giansenisti alla gioiosaapertura verso la speranza della sal-vezza; La giustificazione del sacerdote Dome-nico De Lellis, ritratto di un presbiterodedito, nella Napoli del Settecento,alla cura pastorale di miseri popolani,in polemica con un clero sfarzoso ecorrotto. Riepilogo della quête all’inse-guimento del “criptovangelo”, del Sa-

    cro Graal della Parola, è infine un te-sto teatrale, il dramma Il quinto evangeli-sta, ambientato nella Germania del1940. Se Il quinto evangelio si staglia nelpanorama della produzione pomilia-na con la maestosità di una cattedrale,la raccolta degli Scritti cristiani, edita daRusconi nel 1979 e ripubblicata da«Vita e Pensiero» in una «nuova edi-zione accresciuta» nel 2014, può essereparagonata a un armonioso battisteroche custodisce una sorta di “sestoevangelio”. Oltrepassato l’atrio dellememorie familiari (Lettere al padre,, allafiglia, a un amico, a una suora), Pomilioapre il tabernacolo delle sue medita-zioni all’incrocio tra fede e letteratura.Rifulgono di sapienza e intelligenza le“a c c o rd a t u re ” eseguite in preparazio-ne al grande concerto del Quinto evange-lio: Cristianesimo e cultura, La Bibbia comel e t t e ra t u ra , I Vangeli come letteratura. Sischiude anche, attraverso Preistoria d’unro m a n z o , uno spiraglio sul laboratorio“quinto evangelico”. E ancora affasci-nano mente e cuore dei lettori le rifles-sioni deontologiche sulla Responsabilitàdell’uomo di cultura e quelle di saporeprofetico su Dio nella società d’oggi.

    La «filologia fantastica di Pomilio»(definizione di Pietro Gibellini), lasua attitudine a trascendere la realtàstorica per attingere una superiore ve-rità artistica, torna a librarsi ad altaquota nell’ultima opera compiuta, ilromanzo breve Il Natale del 1833 (Ru-sconi, 1983), insignito del Premio Stre-ga. Occupa il centro della scena Ales-sandro Manzoni, “p r i g i o n i e ro ” nelsuo palazzo milanese. Dove un luttodevastante, la morte dell’adorata spo-sa Enrichetta Blondel, lo ha trafittoproprio nel giorno della Natività diCristo. È, il suo, uno strazio intimo,come un’implosione dell’anima rive-lata solo da scarni sedimenti scritti, fracui due abbozzi frammentari del Nata-le del 1833, due “ab orti” poetici che do-cumentano la crisi del rapporto conun Dio non più amorosamente vicinoin Cristo, ma silenziosamente lonta-no, non tanto «pietoso» quanto «ter-ribile». Da queste labili tracce Pomilioprende lo spunto per una finissima in-dagine sugli stati d’animo del vedovo,per un’