Speciale Ca’RezzonicoCa’Rezzonico · 2015. 9. 24. · «Non c’è solo il soggiorno...

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Oggi per tutti noi di Ca’ Rez- zonico è un giorno speciale che ci riempie di gioia e di soddisfa- zione. Oltre che dare continuità alla volontà del fondatore Gio- vanni Riziero Rezzonico, abbia- mo dato una risposta concreta al- le crescenti necessità degli ospi- ti affetti da disturbi cognitivi co- me il morbo di Alzheimer. Oltre all’aumento della capacità ricet- tiva della Casa, il nostro desiderio era quello di ricercare una solu- zione ottimale e più completa possibile per le persone affette da disturbi cognitivi. Si volevano in particolare alleviare i forti di- sagi e gli stati d’ansia generati dal- la relazione iniziale con strutture e persone per loro sconosciute, creando un graduale percorso terapeutico. Volevamo anche es- sere un punto di riferimento e di sostegno per i famigliari. Quest’opera è il coronamento di un sogno e di un progetto inizia- to circa sette anni fa. Siamo doppiamente soddisfatti perché la realizzazione del no- stro progetto non era esente da rischi e sfide. Da sempre Ca’ Rez- zonico vuole essere, nei limiti del possibile, una Casa nel vero senso della parola e di conse- guenza volevamo che gli ospiti potessero restare nella struttura durante tutto il periodo dei lavo- ri. Tutto ciò costituiva per noi e per i progettisti una sfida non da poco, considerato che il proget- to non prevedeva soltanto l’au- mento dei posti letto, ma anche la riconversione di tutti gli spa- zi: cucina, sala da pranzo, sala di animazione, uffici amministrati- vi, infermerie e altri locali. I disa- gi dovevano essere minimi e tut- ti i percorsi, sia orizzontali che verticali, dovevano essere co- munque garantiti. Le nostre di- verse idee sono state in seguito sottoposte agli esperti del setto- re (DSS, geriatri, architetti spe- cializzati) e nel contempo abbia- mo visitato diverse strutture già attive in questo ambito, sia nella Svizzera interna che in Italia. L’esito delle nostre ricerche ha portato alla realizzazione di un Centro terapeutico, costituito da spazi famigliari idonei a favorire un avvicinamento graduale alla struttura residenziale. Il Centro terapeutico è costituito da am- bienti diversificati in funzione della gravità della patologia co- gnitiva: Unità diurna, apparta- menti per la prima fase della pa- tologia, reparto «protetto» per i casi più gravi, giardini con stimo- li sensoriali, funzionali ed «isole di attivazione». Questa offerta, oltre alla possibilità di soggiorni temporanei, permette di meglio pianificare un percorso terapeu- tico adeguato alle necessità del- l’ospite. Gli incontri regolari con le varie figure professionali atti- ve nella Casa come pure la pos- sibilità, per gli ospiti diurni, di so- cializzare con quelli residenti, fa- voriscono ulteriormente il pro- cesso di inserimento nella strut- tura. Oltre agli aspetti logistici, il rea- le valore aggiunto è dato dal no- stro personale che rappresenta un elemento fondamentale per raggiungere gli obiettivi che ci proponiamo. La struttura dispo- ne di collaboratori formati in mo- do specifico nel settore delle cu- re con metodi come quello del- la «Validation» e del «Gentle ca- re». Al di là di questi approcci o terapie, resta comunque per noi fondamentale la predisposizio- ne alle relazioni umane basate sull’affetto e sull’amore che, as- sieme ad un atteggiamento po- sitivo, al sorriso, alla gioia di es- sere utili al prossimo, devono trasparire dall’agire quotidiano. Le esperienze finora vissute con- fermano la validità del progetto e questo ci motiva ulteriormen- te a proseguire con nuove idee ed iniziative. Danilo Frapolli Direttore Ca’ Rezzonico Una Casa che si adegua alle necessità dell’ospite A Lugano la nuova Residenza per la Terza e Quarta Età e un Centro Terapeutico per l’Alzheimer Ca’ Rezzonico, una tradizione che si rinnova Come sembra lontana la fine dell’Ottocento, quan- do a Lugano i vecchi, i malati, gli indigenti, gli alie- nati, gli alcolizzati e anche gli orfani più sfortuna- ti trovavano ospitalità nell’Ospedale di Santa Ma- ria, allora sito accanto alla Chiesa di Sant’Antonio! Fu in quegli anni che il Vescovo Monsignor Vin- cenzo Molo, in ossequio al volere del commer- ciante luganese Giovanni Riziero Rezzonico, creò la nostra Fondazione allo scopo di edificare il pri- mo ricovero per i «poveri vecchi luganesi» alla Madonnetta, dove c’è l’attua- le sede della Bi- blioteca del- l’USI, inaugura- to nel 1897. La città di Lugano erigerà il primo ricovero comu- nale in via Ciani, dove oggi c’è Casa Serena, so- lo 13 anni dopo. Da allora, quan- ti cambiamenti! Si pensi alla «pensione» di via Vanoni, inau- gurata nel 1962 e rimasta aperta fino al 2001, quan- do lasciò il posto alla Pro Senectute Ticino e Moe- sano. E si pensi soprattutto alla Casa – termine scel- to non casualmente – di via Torricelli inaugurata nel 1967, accanto all’Ospedale Regionale di Luga- no il cui sedime fu ceduto dal Comune nel 1961 a seguito di una permuta con lo stabile della Ma- donnetta. Durante questi oltre 100 anni innume- revoli persone laiche e religiose – ricordiamo con infinita riconoscenza le Figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli, le Missionarie Francescane del Verbo Incarnato e oggi le Suore di Santa Maria di Leuca – hanno amorevolmente assistito i nostri ospiti, provenienti ormai non più solo dalla Città. Nel corso degli anni si è intensificata la nostra col- laborazione con il Cantone: risale infatti al 1982 il riconoscimento del nostro diritto all’esenzione fi- scale in quanto Ente di pubblica utilità, e al 1993 l’ottenimento del beneficio dei sussidi ricorrenti a copertura dei disavanzi d’esercizio. E’ stato così che nel 2003, dopo una intensa riflessione con i responsabili del Dipartimento della sanità e socia- lità, anche sulla base degli studi dell’Associazione Alzheimer Svizzera e Ticino e delle prime espe- rienze di Pro Senectute Ticino e Moesano, la no- stra Fondazione ha deciso di accettare una nuova sfida, quella della demenza senile che, anche per l’allungamento della vita, colpisce sempre più le persone anziane e indirettamente, ma in modo non meno doloroso, le loro famiglie. Abbiamo dunque deciso di investire le nostre ener- gie e il nostro residuo patrimonio – poco più di due milioni di franchi, ottenuti con ipoteche ac- cese sullo stabile di via Vanoni, rimasto di proprie- tà della Fondazione e locato alla Pro Senectute Ti- cino e Moesano e a una dozzina di famiglie bene- ficiarie di affitti moderati – nell’ampliamento del- la Ca’ Rezzonico di via Torricelli per aumentare l’offerta di posti da 40 a 76, destinando i posti sup- plementari ai malati di Alzheimer con reparti dif- ferenziati secondo le necessità degli ospiti. Abbia- mo anche voluto costruire accanto un’ Unità diur- na per dodici ospiti , aperta non solo di giorno e operante in sinergia con i servizi della Casa. Ab- biamo infine voluto ristrutturare lo stabile esisten- te, che continuerà ad essere destinato soprattutto agli anziani senza particolari patologie cognitive. L’edificio è anche dotato di tre ampi giardini di cui due appositamente realizzati per i malati di Alzhei- mer. L’opera è finalmente conclusa e si inaugura in questi giorni. Tutto ciò non sarebbe stato possibile senza il già citato sostegno finanziario del Cantone e di alcu- ni privati, in particolare di alcune Fondazioni di pubblica utilità: l’elenco è riportato in questo in- serto. Ma la nostra riconoscenza va soprattutto al personale religioso e laico della Casa, la cui dedi- zione ed entusiasmo ci sono stati di sprone in que- sta nuova avventura al servizio della nostra Città e del nostro Cantone. Speciale Ca’ Rezzonico Speciale Ca’ Rezzonico QUOTIDIANO INDIPENDENTE DELLA SVIZZERA ITALIANA Monsignor Luigi Mazzetti Presidente della Fondazione Luogo Pio G. Riziero Rezzonico LA NUOVA Ca’ Rezzonico di Via Torricelli 30 a Lugano: a destra lo stabile preesistente, a sinistra la nuova ala e sotto l’unità diurna.

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Page 1: Speciale Ca’RezzonicoCa’Rezzonico · 2015. 9. 24. · «Non c’è solo il soggiorno tem-poraneo diurno, c’è anche la possibilità che il paziente risie-da nella Ca’Rezzonico

���� Oggi per tutti noi di Ca’Rez-zonico è un giorno speciale checi riempie di gioia e di soddisfa-zione. Oltre che dare continuitàalla volontà del fondatore Gio-vanni Riziero Rezzonico, abbia-mo dato una risposta concreta al-le crescenti necessità degli ospi-ti affetti da disturbi cognitivi co-me il morbo di Alzheimer. Oltreall’aumento della capacità ricet-tiva della Casa, il nostro desiderioera quello di ricercare una solu-zione ottimale e più completapossibile per le persone affetteda disturbi cognitivi. Si volevanoin particolare alleviare i forti di-sagi e gli stati d’ansia generati dal-la relazione iniziale con strutturee persone per loro sconosciute,creando un graduale percorsoterapeutico. Volevamo anche es-sere un punto di riferimento e disostegno per i famigliari. Quest’opera è il coronamento diun sogno e di un progetto inizia-to circa sette anni fa.Siamo doppiamente soddisfattiperché la realizzazione del no-stro progetto non era esente darischi e sfide. Da sempre Ca’Rez-zonico vuole essere, nei limitidel possibile, una Casa nel verosenso della parola e di conse-guenza volevamo che gli ospitipotessero restare nella struttura

durante tutto il periodo dei lavo-ri. Tutto ciò costituiva per noi eper i progettisti una sfida non dapoco, considerato che il proget-to non prevedeva soltanto l’au-mento dei posti letto, ma anchela riconversione di tutti gli spa-zi: cucina, sala da pranzo, sala dianimazione, uffici amministrati-vi, infermerie e altri locali. I disa-gi dovevano essere minimi e tut-ti i percorsi, sia orizzontali cheverticali, dovevano essere co-munque garantiti. Le nostre di-verse idee sono state in seguitosottoposte agli esperti del setto-re (DSS, geriatri, architetti spe-cializzati) e nel contempo abbia-mo visitato diverse strutture giàattive in questo ambito, sia nellaSvizzera interna che in Italia.L’esito delle nostre ricerche haportato alla realizzazione di unCentro terapeutico, costituito daspazi famigliari idonei a favorireun avvicinamento graduale allastruttura residenziale. Il Centroterapeutico è costituito da am-bienti diversificati in funzionedella gravità della patologia co-gnitiva: Unità diurna, apparta-menti per la prima fase della pa-tologia, reparto «protetto» per icasi più gravi, giardini con stimo-li sensoriali, funzionali ed «isoledi attivazione». Questa offerta,

oltre alla possibilità di soggiornitemporanei, permette di megliopianificare un percorso terapeu-tico adeguato alle necessità del-l’ospite. Gli incontri regolari conle varie figure professionali atti-ve nella Casa come pure la pos-sibilità, per gli ospiti diurni, di so-cializzare con quelli residenti, fa-voriscono ulteriormente il pro-cesso di inserimento nella strut-tura. Oltre agli aspetti logistici, il rea-le valore aggiunto è dato dal no-stro personale che rappresentaun elemento fondamentale perraggiungere gli obiettivi che ciproponiamo. La struttura dispo-ne di collaboratori formati in mo-do specifico nel settore delle cu-re con metodi come quello del-la «Validation» e del «Gentle ca-re». Al di là di questi approcci oterapie, resta comunque per noifondamentale la predisposizio-ne alle relazioni umane basatesull’affetto e sull’amore che, as-sieme ad un atteggiamento po-sitivo, al sorriso, alla gioia di es-sere utili al prossimo, devonotrasparire dall’agire quotidiano.Le esperienze finora vissute con-fermano la validità del progettoe questo ci motiva ulteriormen-te a proseguire con nuove ideeed iniziative.

Danilo FrapolliDirettore Ca’ Rezzonico

Una Casa che si adegua alle necessità dell’ospiteA Lugano la nuova Residenza per la Terza e Quarta Età e un Centro Terapeutico per l’Alzheimer

Ca’Rezzonico,una tradizione che si rinnovaCome sembra lontana la fine dell’Ottocento, quan-do a Lugano i vecchi, i malati, gli indigenti, gli alie-nati, gli alcolizzati e anche gli orfani più sfortuna-ti trovavano ospitalità nell’Ospedale di Santa Ma-ria, allora sito accanto alla Chiesa di Sant’Antonio!Fu in quegli anni che il Vescovo Monsignor Vin-cenzo Molo, in ossequio al volere del commer-ciante luganese Giovanni Riziero Rezzonico, creòla nostra Fondazione allo scopo di edificare il pri-

mo ricovero peri «poveri vecchiluganesi» allaM a d o n n e t t a ,dove c’è l’attua-le sede della Bi-blioteca del-l’USI, inaugura-to nel 1897. Lacittà di Luganoerigerà il primoricovero comu-nale in via Ciani,dove oggi c’èCasa Serena, so-lo 13 anni dopo.Da allora, quan-ti cambiamenti!Si pensi alla«pensione» divia Vanoni, inau-

gurata nel 1962 e rimasta aperta fino al 2001, quan-do lasciò il posto alla Pro Senectute Ticino e Moe-sano. E si pensi soprattutto alla Casa – termine scel-to non casualmente – di via Torricelli inauguratanel 1967, accanto all’Ospedale Regionale di Luga-no il cui sedime fu ceduto dal Comune nel 1961 aseguito di una permuta con lo stabile della Ma-donnetta. Durante questi oltre 100 anni innume-revoli persone laiche e religiose – ricordiamo coninfinita riconoscenza le Figlie della Carità di SanVincenzo de’ Paoli, le Missionarie Francescane delVerbo Incarnato e oggi le Suore di Santa Maria diLeuca – hanno amorevolmente assistito i nostriospiti, provenienti ormai non più solo dalla Città. Nel corso degli anni si è intensificata la nostra col-laborazione con il Cantone: risale infatti al 1982 ilriconoscimento del nostro diritto all’esenzione fi-scale in quanto Ente di pubblica utilità, e al 1993l’ottenimento del beneficio dei sussidi ricorrenti acopertura dei disavanzi d’esercizio. E’ stato cosìche nel 2003, dopo una intensa riflessione con iresponsabili del Dipartimento della sanità e socia-lità, anche sulla base degli studi dell’AssociazioneAlzheimer Svizzera e Ticino e delle prime espe-rienze di Pro Senectute Ticino e Moesano, la no-stra Fondazione ha deciso di accettare una nuovasfida, quella della demenza senile che, anche perl’allungamento della vita, colpisce sempre più lepersone anziane e indirettamente, ma in modonon meno doloroso, le loro famiglie.Abbiamo dunque deciso di investire le nostre ener-gie e il nostro residuo patrimonio – poco più didue milioni di franchi, ottenuti con ipoteche ac-cese sullo stabile di via Vanoni, rimasto di proprie-tà della Fondazione e locato alla Pro Senectute Ti-cino e Moesano e a una dozzina di famiglie bene-ficiarie di affitti moderati – nell’ampliamento del-la Ca’ Rezzonico di via Torricelli per aumentarel’offerta di posti da 40 a 76, destinando i posti sup-plementari ai malati di Alzheimer con reparti dif-ferenziati secondo le necessità degli ospiti. Abbia-mo anche voluto costruire accanto un’ Unità diur-na per dodici ospiti , aperta non solo di giorno eoperante in sinergia con i servizi della Casa. Ab-biamo infine voluto ristrutturare lo stabile esisten-te, che continuerà ad essere destinato soprattuttoagli anziani senza particolari patologie cognitive.L’edificio è anche dotato di tre ampi giardini di cuidue appositamente realizzati per i malati di Alzhei-mer. L’opera è finalmente conclusa e si inaugurain questi giorni.Tutto ciò non sarebbe stato possibile senza il giàcitato sostegno finanziario del Cantone e di alcu-ni privati, in particolare di alcune Fondazioni dipubblica utilità: l’elenco è riportato in questo in-serto. Ma la nostra riconoscenza va soprattutto alpersonale religioso e laico della Casa, la cui dedi-zione ed entusiasmo ci sono stati di sprone in que-sta nuova avventura al servizio della nostra Città edel nostro Cantone.

Speciale Ca’RezzonicoSpeciale Ca’Rezzonico

QUOTIDIANO INDIPENDENTE DELLA SVIZZERA ITALIANA

Monsignor Luigi MazzettiPresidente della FondazioneLuogo Pio G. Riziero Rezzonico

LA NUOVA Ca’ Rezzonico di Via Torricelli 30 a Lugano: a destra lo stabile preesistente, a sinistra la nuova ala e sotto l’unità diurna.

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Speciale Ca’ Rezzonico2

CharitasnumquamexciditLa carità non avrà mai fine

(I Cor.13,8)

La Fondazione Luogo Pio G. Riziero Rezzonico diLugano menziona di seguito (in ordine alfabetico)le persone e gli enti senza il cui sostegno finanziarioe morale l’ampliamento della Ca’ Rezzonico e la co-struzione del nuovo Centro terapeutico per perso-ne affette da disturbi cognitivi, siti in via Torricelli 30a Lugano, non sarebbero stati possibili:

�Fondazione M. e A. Airoldi, Lugano

�Fondazione N. Bellingeri ved. Gualdi,Lugano

�Fondazione Rudolf Chaudoire, Lugano

�Fondazione Pasquale Lucchini, Lugano

�Elsa Peretti, Monte-Carlo

�Fondazione E. e C. Spielhagen, Lugano

�Stato e Repubblica del Cantone Ticino

�una Fondazione che desidera restare anonima

A loro va la riconoscenza di tutti i luganesi!

���� Dottor Battaglia, conclusi ilavori di ampliamento ed ammo-dernamento, con quali caratte-ristiche si presenta Ca’ Rezzoni-co?«Ha le caratteristiche tipiche diuna residenza per la Terza e laQuarta età, ma non solo. C’è unelemento che la contraddistin-gue ed è quello di aver dedicatoun’attenzione particolare ai ma-lati di Alzheimer in tutte le fasidi questa patologia, sempre piùdiffusa dal momento che è incontinuo aumento la popolazio-ne anziana e sappiamo che èproprio l’età il più importantefattore di rischio per questa ma-lattia. Le strutture ed i servizi spe-cifici della rinnovata Ca’ Rezzo-nico possono assistere valida-mente questi malati e sono disupporto e sollievo per i loro fa-migliari».Come è strutturata la nuova Ca’Rezzonico? È stata ulteriormen-te diversificata per tenere contodelle diverse necessità degliospiti?«Sì, abbiamo reimpostato un po’tutti gli spazi interni ed esternidella Casa. Per quanto riguardai malati di Alzheimer, come hodetto, ci sono strutture diversesecondo il grado della malattia.Si parte quindi dal Centro diurnodestinato ai pazienti allo stadioiniziale, ancora con una buonaautosufficienza: questa struttu-ra non dà solo la possibilità allefamiglie di lasciare i loro cari, du-

rante il giorno, in un posto con-fortevole e in buone mani, mapermette agli ospiti di seguireuna serie di attività specifiche digrande valore terapeutico. Sipuò poi arrivare al ricovero veroe proprio – anche attraverso unpercorso terapeutico che parteproprio dal Centro diurno – nel-le altre sezioni della Casa doveci sono spazi adatti e gradevoli epersonale ben preparato e mo-tivato. Per gli stadi più avanzatidella malattia, è previsto un re-parto protetto dove i pazienti so-no al sicuro e hanno un’assisten-za adeguata».

La possibilità di seguire un per-corso terapeutico mi sembra unadelle novità più interessanti del-la rinnovata Ca’ Rezzonico. Peri pazienti che cosa vuol dire?«Se la persona ha già frequenta-to il Centro diurno, ha famiglia-

rità sia con i luoghi che con ilpersonale di assistenza. Il pas-saggio alla residenza definitivaavviene così in modo più agevo-le: questi pazienti infatti reagi-scono ad improvvisi cambiamen-ti di luoghi e persone con com-portamenti ansiosi, di agitazio-ne, di confusione. Riducendo alminimo quelle situazioni che perloro sono traumatiche, possonoadattarsi meglio».La nuova struttura è in grado dioffrire ai parenti dei malati di Al-zheimer anche altri servizi digrande utilità. Quali?«Non c’è solo il soggiorno tem-poraneo diurno, c’è anche lapossibilità che il paziente risie-da nella Ca’Rezzonico – giorno enotte – per brevi periodi. Facciodue esempi. Se l’ammalato è an-cora in famiglia, l’impegno perassisterlo è assiduo, spesso fati-coso anche se fatto con amore: èevidente la necessità che ognitanto chi assiste il proprio fami-liare “stacchi” per riposarsi conuna vacanza, lasciando per quelperiodo il loro caro in una strut-tura adeguata. Ci sono poi situa-zioni che possono addirittura es-sere drammatiche. Penso a quel-le coppie in cui è uno dei dueconiugi che si prende cura delpartner con morbo di Alzheimer:se chi assiste ha bisogno di un ri-covero in ospedale, chi si prendecura nel frattempo del coniugeche assiste? Ecco, Ca’ Rezzonicoè in grado di dare un aiuto».

Ettore BattagliaHa studiato Medicinaall’università di Zurigo.Specialista FMH inmedicina interna.Direttore medico di Ca’ Rezzonico

Piera RamellaAssistente di cura presso l’Unità DiurnaTerapeutica «Orchidea»,Ca’ Rezzonico

���� Piera Ramella, qual è la ca-ratteristica dell’Unità Diurna perpersone affette da malattia diAlzheimer?«Quella di essere integrata nel-le strutture di Ca’ Rezzonico,quindi offre dei servizi e delleopportunità particolari. In que-sta struttura l’ambiente, l’acco-glienza e le attività hanno lo sco-po di far sentire gli ospiti comese fossero un gruppo di amiciche si ritrovano per trascorrereun po’ di tempo insieme, in mo-do piacevole»Può descriverci una giornata ti-po all’Unità Diurna? «Gli ospiti arrivano verso le 9 e30, ma se i famigliari hanno par-ticolari necessità, possiamo ac-coglierli in anticipo: ci scambia-mo i saluti, beviamo il caffè, ci ri-cordiamo che giorno è della set-timana, del mese, dell’anno, poiiniziamo a vivere la giornata. Sequalcuno ha bisogno di assisten-za sanitaria – una medicazione,una terapia – ci pensano gli in-fermieri. L’organizzazione e le at-tività sono simili a quelle che sisvolgono negli appartamenti alprimo piano di Ca’ Rezzonico,dove altri ospiti vivono in picco-li gruppi, di giorno e di notte: seal primo piano si svolgono atti-

vità di animazione di un certo ti-po, partecipiamo anche noi».Il pranzo lo preparate tutti as-sieme?«Sì, ed è un momento molto im-portante perché anche questaattività stimola la memoria. Nel-l’Unità Diurna la cucina è la zo-na in cui ci tratteniamo a lungo,come spesso accade in casa e infamiglia. Scegliamo assieme ilmenù, tra le pietanze proposte

dalla cucina generale, si divido-no i compiti, ci si ricorda comesi prepara un certo cibo. E poisi parla e parlando i ricordi degliospiti vengono fuori: chi raccon-ta di come preparava un certopiatto per il coniuge o i figli, chicome lo preparava la mamma ola nonna. Un vero «esercizio dimemoria».Avete constatato dei beneficiper gli ospiti dell’Unità Diurna,

attraverso le varie attività?«Molti benefici nel manteni-mento il più a lungo possibiledella memoria. Ricordo in par-ticolare una signora che viveancora in famiglia e che ha po-tuto ridurre i giorni di frequen-za nel nostro Centro, propriograzie allo stimolo positivo del-le attività che svolgiamo. Gli sti-moli positivi sono importantianche per gli effetti sull’umo-re e sul comportamento: la per-sona affetta da Alzheimer, nel-le fasi iniziali e intermedie del-la malattia, è spesso confusa,disorientata, ansiosa perché sirende conto che qualcosa dinegativo sta accadendo nellasua mente. Trovarsi in un am-biente tranquillo, famigliare larasserena e può spingerla an-che a confidarsi con noi comemagari non riuscirebbe a farecon un parente».I famigliari, che rapporto avetecon loro? «Facciamo in modo che lo scam-bio di informazioni sia frequen-te. Se a volte non è possibileuno scambio diretto, a voce, conil responsabile dell’Unità Diur-na, per ogni ospite c’è un qua-derno di comunicazione sulquale sono annotate le osserva-

zioni sia del famigliare che de-gli operatori dell’Unità. Faccioun esempio. Se l’ospite ha mani-festato sbalzi d’umore durante ilfine settimana, in famiglia, il pa-rente annota questo fatto sulquaderno di comunicazione, senon può dirlo direttamente.L’operatore dell’Unità è così in-formato dell’accaduto e ne par-la con l’ospite, per affrontare erisolvere la situazione».

Dunque, l’ambiente e l’atteg-giamento giusto sono importan-ti?«Importantissimi, e questo l’hovisto proprio qui a Ca’ Rezzoni-co. Dopo i lavori di ristruttura-zione, quando anche i malati infase più avanzata sono stati inse-riti nei nuovi ambienti, più am-pi e protetti, il comportamentone ha beneficiato, sono diminui-ti gli episodi di agitazione».

L’Unità Diurna: un aiutoper ospiti e famigliariLe giornate trascorrono in un ambientesereno e con attività stimolanti

Anche preparare

insieme un

pranzo aiuta

a stimolare

la memoria

‘‘

Nuovi ambienti,

più ampi e

protetti, il com-

portamento ne

ha beneficiato

‘‘

Il percorso

terapeutico di Ca’

Rezzonico rende

più agevole

per il malato

di Alzheimer

il passaggio verso

la residenza

definitiva

‘‘

Ca’Rezzonico,unaresidenza innovativaNon solo una casa per la Terza e Quarta età,ma anche un Centro terapeutico e di assistenza

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Roberto DanesiCuoco e dietista.Responsabile di cucinadi Ca’ Rezzonico

���� Lei ha già una notevoleesperienza come cuoco: ce laracconta brevemente? «Dopo le Scuole professionali,ho fatto il cuoco in alcuni risto-ranti in Ticino e a Zurigo e holavorato per diversi anni in unaclinica e in una Casa per anzia-ni, qui in Ticino, come capocuo-co. È stato nel corso di questedue esperienze che ho iniziatoad approfondire l’aspetto die-tetico della gastronomia: sonocosì in grado di abbinare il pia-cere della buona tavola con iprincipi di una alimentazionecorretta, un binomio indispen-sabile per mantenere una buo-na salute a tutte le età della vi-ta». La buona cucina comincia dallascelta di alimenti di qualità? «Sicuramente e dal momentoche ad una certa età ci possonoessere problemi di masticazio-ne, la scelta deve essere parti-colarmente attenta: la carne, peresempio, deve essere di primascelta, dando la preferenza acerti tagli. E poi va cucinata inun certo modo». Che metodo usa? «La cottura deve essere più lun-

ga del solito, perché risulti piùmorbida. In particolare, uso latecnica della cottura a bassatemperatura, in genere a settan-ta gradi, anche per una notte in-tera. È una tecnica che dà otti-mi risultati tanto che la uso an-che a casa: in questo modo lacarne perde meno peso, si con-servano gli aromi, non ci sonobruciature. Anche per le verdu-re valgono gli stessi principi,quindi ottima qualità e cotturaprevalentemente a vapore per-ché siano ben masticabili ed as-similabili».

L’alimentazione deve essere, ol-tre che sana anche gustosa, spe-cie se ad una certa età l’appeti-to può essere poco. Usa qual-che accorgimento?

«Uso il sale il meno possibile earomatizzo i cibi con il brodovegetale, quello granulare cheha pochi grassi ed è saporito.Anche sulla scelta del brodo sia-mo attenti, deve essere di otti-ma qualità. Si può risparmiarequalcosa su altri alimenti, rima-nendo sempre su standard dibuona qualità, ma per certi cibibisogna scegliere il meglio». Nelle cucine di Ca’ Rezzonico siseguono le indicazioni dettatedall’Associazione FourchetteVerte: che cosa prevedono? «Sono dei principi di qualità cheriguardano sia la ristorazioneprivata che quella comunitariacome è il caso di un ospedale odi una struttura come Ca’ Rez-zonico. L’Associazione verifica,ogni anno, che nelle cucine cherichiedono questa certificazionesiano rispettate regole di variotipo, per esempio: la qualità del-le materie prime; l’igiene dei lo-cali, delle preparazioni dei cibi,la loro corretta conservazione;la varietà dei menù e delle die-te; il corretto smaltimento deirifiuti».Tra le preparazioni della cucinadi Ca’ Rezzonico c’è anche il

«finger food»: Che cos’è?«È il cibo preparato in modo ta-le che si possa prenderlo e por-tarlo alla bocca usando solo ledita. È un tipo di preparazioneadatto a quelle persone per cuiè difficile usare le posate, comeè il caso degli ammalati di Al-zheimer. Il cibo è cotto e pre-sentato in pezzetti che si posso-no prendere con le dita: verdu-re bollite spezzettate, carne inbocconcini, fettine di pane conmarmellata, pezzetti di frutta.Un altro aspetto particolare delnostro lavoro in cucina è cheprepariamo questi cibi in modoche siano disponibili a qualsia-si ora, anche della notte. Perquesti pazienti, infatti, non è ingenere possibile che stiano aipasti, anche perché tendono amuoversi in continuazione: co-sì, lungo i loro percorsi posso-no trovare dei piatti con il ciboa pezzetti e mangiare in modoadeguato». Qual è il piatto che in genere hapiù successo? «Un classico della cucina lom-barda e ticinese, polenta e gor-gonzola. Ma evito di proporlospesso!».

Ce n’è per tutti i gusti,anche in punta di ditaPiatti sani e gustosi secondo le regole dell’Associazione Fourchette Verte

Qualità degli

ingredienti

e tecniche di

cottura: le basi

di una sana

alimentazione

‘‘

Le prime cure:persona e ambienteL’attenzione per i bisogni della persona è alla base di ogni tipo di cura

���� Quali sono le cure più im-portanti che si seguono a Ca’Rezzonico?«Direi che la cura più importan-te è la cura dei rapporti umani edell’ambiente in cui si vive. Nelcorso della mia lunga esperienzainfermieristica mi sono confron-tata con diverse situazioni e di-verse persone: persone con pro-blemi psichici, carcerati, adole-scenti, anziani. Ebbene, ho sem-pre constatato che il contesto incui si opera ha una importanzafondamentale, più lo si cura e piùè efficace ogni gesto che si com-pie, anche quello medicamento-so in senso stretto, anzi a voltesi riesce a farne a meno. Premes-so ciò, Ca’ Rezzonico è in gradodi offrire valide terapie per i ma-lanni del corpo e della psiche».La nuova struttura di Ca’ Rezzo-nico dedica una particolare at-tenzione ai malati di Alzheimer.Che rapporto ha con loro, riescea stabilire dei contatti personalicon ciascuno?«Sì, perché anche questi ospitihanno ciascuno la loro identità,pur se ci sono sintomi comunicaratteristici della malattia, sin-tomi comuni che tuttavia si espri-mono in modi differenti secon-do ciascuno: la malattia, tranneche nelle fasi terminali, non an-nulla le diversità».Per il malato di Alzheimer la ma-lattia è uno stress?«Certamente, è sbagliato crede-re che un paziente di questo tiponon si renda conto della sua con-dizione. Il fatto di perdersi per

strada, di non ricordare avveni-menti, persone, luoghi crea ansiae quindi stress: prima di qualsia-si intervento di tipo farmacolo-gico, occorre agire sull’ambien-te e sulla persona in modo op-portuno, rassicurandola, facen-dola sentire protetta ed amata».Fra le terapie non farmacologi-che, per i malati di Alzheimer siusano due tipi di intervento, la«validation» e la «gentle care».Può spiegarci di che si tratta?

«Sono due approcci diversi maentrambi di grande valore. Con ilprimo intervento si cerca appun-to di «validare», cioè rafforzarele caratteristiche, le capacità del-la persona che sono ancora di-sponibili, attraverso la relazione,il colloquio. Questo vale soprat-tutto per chi è nella fase inizialedella malattia, perché nelle fasisuccessive cambia il tipo di in-tervento che è quello della «gen-tle care», di tipo protesico».In che senso protesico?«Se all’inizio della malattia preval-gono i problemi cognitivi (diffi-coltà nella memoria e nell’orien-tamento nel tempo e nello spa-zio), nelle fasi successive ci sono

problemi di altro genere, preva-lentemente comportamentali co-me agitazione, disturbi del son-no, tendenza a camminare in con-tinuazione e altro ancora. In que-sta situazione non si può preten-dere dal paziente cose che nonpuò più fare e quello che è per-duto va compensato dall’ester-no. È come se uno ha subito l’am-putazione di una gamba, perquanto esercizio possa fare, lagamba non ricresce, e allora gliserve una protesi. Per il malato diAlzheimer, le protesi per le fun-zioni mentali che non ci sono piùsono spazi adatti, attività adatte,persone adatte che le seguano».E la famiglia? Che rapporto ave-te con famigliari di questi pazien-ti? Il loro e il vostro approccio al-la malattia è diverso?«Diciamo che loro sono «esper-ti» di cuore e noi più esperti di tec-nica. Un famigliare io lo conside-ro un esperto, perché vive in pri-ma persona questa situazione,spesso con un senso di risenti-mento per la sorte che è capitataal loro caro e non di rado anchedi vergogna. La malattia coinvol-ge tutta la cerchia famigliare e bi-sogna assolutamente tenere inconsiderazione il vissuto del ma-lato e del parente: così può esser-ci l’incontro e l’integrazione didue esperti, come dicevo prima».Sento che c’è convinzione edentusiasmo nelle sue parole…«Ho la fortuna di fare il lavoro chedesideravo, e qui posso esprime-re la mia passione ed entusiasmoper questa professione».

Mariluz BesomiInfermiera conformazione psichiatrica.Responsabile cure diCa’ Rezzonico

«Validation»

e «gentle care»

sono terapie effi-

caci per diverse

fasi della malattia

‘‘ CURA per la persona....

Speciale Ca’ Rezzonico 3

Page 4: Speciale Ca’RezzonicoCa’Rezzonico · 2015. 9. 24. · «Non c’è solo il soggiorno tem-poraneo diurno, c’è anche la possibilità che il paziente risie-da nella Ca’Rezzonico

Speciale Ca’ Rezzonico4

Suor FiorenzaResponsabile delle cure

presso Ca’Rezzonico

fino a maggio del 2009

Suor Fiorenza, quante religiose ci sono a Ca’ Rez-zonico?

«Siamo in sei, due indiane e quattro filippine».

Adesso che non è più responsabile delle cure, con-tinua ancora ad occuparsi degli ospiti della Casa?

«Ora che sono «ufficialmente» pensionata, mi de-dico all’assistenza spirituale degli ospiti e collabo-ro come volontaria all’assistenza dei malati di Al-zheimer: è stata la Direzione di Ca’ Rezzonico chemi ha chiesto se potevo impegnarmi ancora e ioho accettato volentieri».

Ci racconta la vostra giornata?

«Sveglia alle cinque e subito ci dedichiamo allapreghiera, che è la fonte che alimenta e sostienela nostra vita consacrata: recitiamo le Lodi, poi c’èla meditazione personale e la Santa Messa. Dopola colazione, inizia verso le sette e trenta l’attivitànei vari reparti della Casa. A mezzogiorno e mez-za ci ritroviamo per il pranzo al quale segue un po’di riposo e dalle tre meno un quarto fino alle quat-tro e un quarto ancora un po’ di vita spirituale conla meditazione e la preghiera delle Ore. Di nuovoal lavoro fino alle sette e mezza, poi la cena, unapausa ricreativa fino alle nove e mezza quando lagiornata termina con la preghiera della Compieta.Naturalmente non tutte le suore possono esserepresenti a questi appuntamenti giornalieri: essen-do noi suore infermiere, la presenza dipende da-gli impegni di lavoro e dai turni assegnati a ciascu-na».

La sua opera di assistenza spirituale come la com-pie?

«Prima di tutto con grande discrezione, nel rispet-to delle convinzioni e credenze di ogni ospite, de-ve essere un suo desiderio. Si è costituito un grup-po di preghiera di una quindicina di persone, ognipomeriggio recitiamo il Rosario – nella nostra Con-gregazione è molto viva la devozione Mariana – ,poi c’è la santa Messa della domenica, un momen-to di intensa partecipazione spirituale».

Che rapporto avete con gli ospiti di Ca’ Rezzoni-co?

«Abbiamo saputo conquistare la loro simpatia e fi-ducia, per diversi tra loro siamo anche un po’ leloro confidenti: è un rapporto molto bello».

Immagino che gli ammalati abbiano bisogno di unaparticolare attenzione, non solo infermieristica…

«Con loro il rapporto è un po’ speciale, partico-larmente con quelli più fragili e con quelli chenon riescono più a comunicare normalmente acausa della malattia. Per loro è importante soprat-tutto la vicinanza, far sentire che si è presenti ecomunicare non solo con le parole ma anche coni gesti: una stretta di mano, una carezza fa lorosentire che non sono abbandonati. Anche i fami-gliari degli ammalati hanno bisogno di attenzionee di non sentirsi abbandonati: spesso sono sco-raggiati, ma noi di Ca’ Rezzonico diciamo loro chela vita continua, anche se in modo diverso».

���� La presenza di religiose,preziosa, discreta, sempre ri-spettosa delle convinzioni diogni ospite, è una caratteristicadi Ca’ Rezzonico sin dalle origi-ni della Fondazione, nel Rico-vero in località Madonnetta. Leprime sono state le suore Figliedella Carità di San Vincenzo de’Paoli: quando fu aperta la Casadi via Vanoni subentrarono leMissionarie francescane delVerbo Incarnato. Dal 1986, so-no presenti a Ca’ Rezzonico lesuore della Congregazione del-le Figlie di Santa Maria di Leu-ca: Santa Maria di Leuca è unaincantevole località della Puglia,sorge accanto all’omonimo Ca-po che divide due mari, l’Adria-tico e lo Ionio e sulla cui som-mità c’è un famoso e venerato

Santuario Mariano. La Congre-gazione a cui appartengono lesuore presenti a Ca’ Rezzonicoè stata fondata da Madre ElisaMartinez, nata in terra puglie-se, a Galatina nel 1905 e mortanel 1991. Realizzata la sua voca-zione tra le Suore del Buon Pa-store di Angers, dovette rientra-re in famiglia a causa della cat-tiva salute. Per nulla rassegnataad abbandonare la vocazione,

con l’aiuto di un direttore spi-rituale, si diede all’istruzione re-ligiosa di bambini e adolescen-ti: nel 1938, grazie all’aiuto di ungeneroso benefattore, potèaprire, insieme con altre giova-ni donne, una scuola materna einiziare con le sue compagne lavita in comune. Consolidato ilprimo gruppo e ottenuto il ri-conoscimento di diritto ponti-ficio nel 1943, Madre Elisa co-minciò ad allargare i confini del-la famiglia, nonostante i perico-li e i disagi della guerra mondia-le in corso. Vennero così costi-tuite comunità di religiose inEuropa, America del Nord, Ca-nada, India e Filippine. Metten-do in pratica il detto evangeli-co «Qualunque cosa avrete fat-to al più piccolo di questi miei

fratelli, l’avrete fatto a me» (Mat-teo, 25, 40), le suore di SantaMaria di Leuca si prodigano nel-l’assistenza dei più deboli, nonsolo dei bambini: poveri, indi-fesi, infelici, ammalati sono lepersone alle quali le Suore ten-dono la mano per dar loro aiu-to. L’attività di assistenza, educa-tiva e spirituale si svolge nelleParrocchie, negli asili e scuolematerne, nella Case famiglia,nei luoghi che accolgono am-malati ed anziani, nelle Missio-ni. A loro si rivolse nel 1986 ilVescovo di Lugano Mons. Erne-sto Togni, chiedendo di occu-parsi delle cure materiali e spi-rituali presso Ca’ Rezzonico, ri-chiesta che Madre Martinez ac-colse prontamente e con entu-siasmo.

Star vicino a chi ha bisogno con la parola, la presenza,una carezza

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Le suore Figlie

di Santa Maria

di Leuca sono

a Ca’ Rezzonico

dal 1986

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IN PIEDI Suor Eloisa, Suor Erica, Suor Fiorenza; sedute, Suor Elisiana, Suor Rosetta, Suor Carmelita.

Le reverende Suore di Ca’Rezzonico:attive e discreteLe religiose sono una costante presenza fin dalle origini della Casa

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���� Dottor Fontana quali sonole linee guida che hanno ispira-to la progettazione della Casa,in particolare del reparto per pa-zienti con Alzheimer?«Con i progettisti abbiamo volu-to realizzare quanto di meglio lageriatria e l’architettura posso-no offrire in questo settore. Pur-troppo, si deve constatare chemolte Case per anziani, in Tici-no e altrove, presentano dellestrutture che non sono adegua-te ai bisogni delle persone an-ziane che ci vivono, in particola-re a quelli affetti da demenza».Per esempio?«Per esempio è abbastanza fre-quente vedere pazienti affetti dademenza “contenuti”fisicamen-te o farmacologicamente per evi-tare che facciano del male a séstessi o ad altri ospiti. Può sem-brare banale (evidentementenon lo è) ma il primo passo perfare qualcosa di veramente utileper gli ospiti delle Case anziani ein particolare per quelli affetti dademenza, è costruire ambientiadatti alle loro necessità e al lorostato, che permettano la massi-ma libertà possibile in tutta sicu-rezza».Un ambiente adeguato ha effet-ti positivi anche sui disturbi delcomportamento tipici del mor-bo di Alzheimer?«Bisogna prima di tutto intender-si sul significato di “disturbo delcomportamento”. Per esempio,il paziente con Alzheimer ha unaiperattività motoria, camminaquasi in continuazione. Ora que-

sto suo deambulare è un distur-bo del comportamento se l’am-biente non è adeguato, perchédal punto di vista oggettivo al-l’anziano fa bene camminare, haun migliore tono muscolare,mangia con un buon appetito, lanotte dorme meglio e con me-no farmaci. È in un ambiente nonadatto che un certo comporta-mento diventa un problema, diqui la tendenza errata al “conte-nimento”».

Oggi si utilizzano tecniche com-portamentali particolari per lastimolazione e la valorizzazionedelle capacità residue di una per-sona affetta da demenza. Anchein questo caso l’ambiente ha lasua importanza?«Un’importanza fondamentaleperché è proprio l’ambienteadatto che permette di utilizzaretecniche come, per esempio,quella della Validation. Il concet-to alla base della Validation èquello di dare attenzione al ma-lato, dargli valore in quanto es-sere umano, ma occorre una cu-

ra attenta dell’ambiente fisicoper poter mettere in pratica que-sta che più di una tecnica è unavera propria “filosofia di cura”,una terapia del dolore dell’ani-ma come è stata definita». I vantaggi della Validation sonodimostrati da un punto di vistaclinico e comportamentale?«La Validation è stata messa apunto una ventina d’anni fa daun’assistente sociale statuniten-se, Noemi Feil, che l’aveva prati-cata con la mamma, affetta da Al-zheimer: da allora questa prati-ca si è diffusa in tutto il mondo.Io l’ho scoperta in modo casua-le. Dirigevo un piccolo repartoper pazienti Alzheimer nel So-praceneri e mi ero accorto che,quando di notte era di serviziouna certa infermiera, si usavanomolto meno farmaci sedativi e ipazienti dormivano meglio. L’hofatto presente a quella infermie-ra e lei mi detto che utilizzavaproprio quel metodo: me ne so-no appassionato tanto che holetto i libri della Feil e ho fatto inmodo che alcune infermiere im-parassero questo metodo, anchefrequentando corsi specifici».Attualmente le possibilità di so-stegno per un anziano fragile so-no le Case anziani e l’assistenzaa domicilio. Quale delle due so-luzioni è migliore?«Nel nostro territorio, diversa-mente da altre parti della Svizze-ra, gli anziani sono molto legatialla propria casa e penso che siasaggio fare il possibile per man-tenerli nel proprio domicilio, fi-

no a quando la loro situazioneclinica lo permette. Abbiamo inTicino una rete ben sviluppata dicure domiciliari e siamo anche ilCantone con più alto numero diCentri diurni, servizi indispen-sabili per raggiungere quel-l’obiettivo. È solo quando la ma-lattia progredisce oltre un certolimite che è impossibile mante-nere la persona a domicilio, conquei criteri di sicurezza e di pro-tezione della dignità della per-sona che si ritengono minimi».L’ingresso in una Casa può com-portare dei problemi di tipo fisi-co o psicologico?«I problemi possono essere di-versi. In primo luogo di tipo finan-ziario, perché pagare la retta diuna Casa può essere estrema-mente oneroso: taluni anziani so-no costretti, per esempio, a ven-dere la propria casa per poter pa-gare la retta dei primi anni e que-sto è evidentemente causa di an-sia non indifferente. Nel caso deipazienti anziani dementi vi è poiil problema del cambiamento diambiente: anche se a volte que-ste persone non riconoscono piùneppure la propria casa, è co-munque una fase delicata, da se-guire con attenzione. In ogni ca-so, dipende molto dall’accoglien-za che riceverà in Casa anziani,dalla competenza del personalee dalle caratteristiche ambienta-li: per i pazienti con demenza, lasoluzione migliore è la frequen-tazione di Centri diurni specializ-zati, prima del soggiorno perma-nente in una Casa adatta».

Eugenio Pio FontanaMedico, Responsabiledel CentroMultidisciplinare diGeriatria, Lugano

Una Casa molto specialeLe caratteristiche architettoniche ed ambientali di Ca’Rezzonico

Un ambiente

adatto permette

di usare metodi

efficaci per

assistere anziani

con problemi

cognitivi

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Una Casa sicura e ricca di stimoliEugenio Pio Fontana e le caratteristiche di Ca’Rezzonico

���� Architetto Nobile, quandoha iniziato a progettare Case peranziani e strutture per disabili,attività nella quale poi è stato af-fiancato dal suo collaboratore,l’architetto Palladino?«Nei primi anni ’80, su richiestadell’Istituto Don Orione di Lo-pagno: successivamente ci sia-mo occupati della ristrutturazio-ne della Casa per anziani Ope-ra Charitas di Sonvico e, alla fi-ne degli anni ’90, del Centro S.Filippo Neri per sacerdoti anzia-ni, sempre a Sonvico. Quandonel 2003 la Fondazione Rezzoni-co ci ha chiesto di progettarel’ampliamento di Ca’ Rezzonicoe la realizzazione ex-novo di re-parti per ammalati di Alzheimere un di Centro diurno, abbiamoaccettato con entusiasmo: nonè stato facile, anche perché nonc’erano molte precedenti ope-re del genere con cui confron-tarci». Architetto Palladino, come ave-te proceduto nella progettazio-ne, quale è stata l’idea alla basedel vostro lavoro?«Dovevamo tener conto di duecategorie di ospiti. La prima è lapersona anziana o molto anzia-na, generalmente con problemidi salute, bisognosa di assisten-za sanitaria e non totalmente au-tosufficiente. Per loro, molti deiquali con difficoltà a muoversisenza un aiuto, il problema piùimportante da risolvere eral’abolizione di qualsiasi barrie-

ra architettonica, il che non èstato facile perchè la Casa è co-struita su un terreno in fortependenza».L’altra categoria di ospite? NOBILE «Sono i pazienti affettida morbo di Alzheimer, sia nel-la fase iniziale della malattia chein quella media e grave. Per lo-ro il problema non è tanto quel-lo della mancanza di autosuffi-cienza, che c’è nelle fasi finalidella malattia, quanto quello diessere inseriti in ambienti con-fortevoli e tranquilli, casalinghi,dove svolgere attività che favo-riscano le residue capacità di au-tonomia il più a lungo possibi-le: inoltre, c’è la necessità di pro-teggerli durante il loro “vaga-bondaggio”, un sintomo carat-teristico di questa malattia». Per questi ospiti avete usato deiparticolari accorgimenti costrut-tivi?PALLADINO «Abbiamo fatto inmodo che avessero la possibili-tà di riconoscere facilmente gliambienti e gli arredi, in quantoqueste persone sono spessoconfuse, disorientate. Le portedei bagni, per esempio, e quel-le delle camere da letto hannocolori diversi per essere facil-mente riconoscibili. Ancora neibagni, è stato utilizzato il siste-ma di illuminazione con coman-do attivato dalla presenza dellapersona: i sanitari hanno il clas-sico colore bianco, ma il pavi-mento ha un colore diverso per

facilitarne il riconoscimento el’utilizzazione. Si è preferito usa-re forme arrotondate e la deli-mitazione degli spazi comuni –interni ed esterni – è tale da noncreare un “effetto barriera” chedia al malato l’impressione di co-strizione». Anche l’illuminazione del repar-to Alzheimer ha caratteristicheparticolari?

NOBILE «L’illuminazione è mol-to importante, una luce adegua-ta permette al malato di orien-tarsi con facilità e quindi sentir-si al sicuro: l’illuminazione è dif-fusa, non troppo forte e senzazone d’ombra che possono crea-re disagio e paura. Anche i pavi-menti hanno caratteristiche par-ticolari, sono in tinte uniformi,senza disegni che possono trar-re in inganno gli ospiti: se ci fos-sero piccole tessere di colorescuro, sarebbero scambiate perpiccoli oggetti e i malati si chine-rebbero per cercare di racco-glierle».Come è stato progettato il giardi-

no per i malati di Alzheimer?PALLADINO «Realizzando unpercorso “senza fine” che per-mette di passeggiare in sicurez-za, passando per zone con carat-teristiche paesaggistiche diver-se: il pergolato, l’orto, la zonacon i profumi e i colori di piantediverse, il porticato dove starequando c’è cattivo tempo. Per glispazi interni (camere e spazi co-muni) abbiamo usato porte di le-gno, tinte calde, i classici termo-sifoni come ci sono nelle case incui gli ospiti erano abituati a vive-re, grandi vetrate per vedere ilgiardino e il panorama. Col tem-po saranno realizzate piccole zo-ne per le attività abituali dei sin-goli ospiti, per esempio uno spa-zio bambini dove poter stare coni nipoti durante le visite».Con che disposizione d’animobisogna affrontare una proget-tazione come quella di Ca’ Rez-zonico?NOBILE «Ci siamo completa-mente immersi nella vita quoti-diana delle persone che vivonoin quegli spazi e di quelli che leassistono, sensibilizzandoci adogni loro aspettativa e metten-dole al centro del nostro lavorodi progettazione. Lo studio pre-liminare è durato un anno, ab-biamo fatto continue verifiche“sul campo”: in questo, il Con-siglio della Fondazione in primis,la Direzione di Ca’ Rezzonico eil personale tutto ci sono stati diindispensabile aiuto».

Giovanni NobileArchitetto, diplomatoSUPSI.Progettistadell’ampliamento eristrutturazione di Ca’Rezzonico

Andrea PalladinoArchitetto, diplomato SUPSI.Progettista dell’ampliamentoe ristrutturazione di Ca’Rezzonico

La nuova Ca’

Rezzonico è il

frutto del lavoro

di diverse perso-

ne competenti e

appassionate

‘‘

Speciale Ca’ Rezzonico 5

Page 6: Speciale Ca’RezzonicoCa’Rezzonico · 2015. 9. 24. · «Non c’è solo il soggiorno tem-poraneo diurno, c’è anche la possibilità che il paziente risie-da nella Ca’Rezzonico

Dalla Madonnetta a Ca’RezzonicoI luoghi e gli edifici

della Fondazione

�Giovanni Riziero nasce nel 1809 in una famigliaborghese e patrizia di Lugano, da Domenico eFrancesca Rava.

�Domenico muore nel 1837: Giovanni continua l’at-tività del padre nel negozio di stoffe sito nella ca-sa paterna di piazza del Grano, l’attuale piazzaGiovanni Riziero Rezzonico.

�Giovanni muore improvvisamente il 5 novembre1887. Il giorno dopo, è reso noto il suo testamen-to olografo del 17 febbraio 1887 col quale è nomi-nato erede universale «l’amico e confidente» Mas-similiano Magatti, avvocato. Gran parte dell’eredi-tà è destinata dal Rezzonico «per l’erezione e ma-nutenzione di un Ospizio o Ricovero pei Vecchipoveri del Comune di Lugano».

�Massimiliano Magatti muore nel 1894, quando lacostruzione del Ricovero non è ancora termina-ta. Con il testamento, il Magatti dispone che l’ere-dità del Rezzonico passi a Monsignor D. Vincen-zo Molo, Amministratore Apostolico della Dioce-si di Lugano, con l’impegno di portare a termine lacostruzione del Ricovero.

�Il vescovo Molo dispone la costituzione del Con-siglio d’amministrazione della Fondazione delLuogo Pio G. Riziero Rezzonico perché provvedaall’amministrazione del futuro Ricovero. La primariunione è del 17 novembre 1897.

�30 dicembre 1897: i primi sei anziani sono accoltinel Ricovero, sito in località Madonnetta. La dire-zione è affidata a suor Giuseppina, Superiora del-le Figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli. NelRicovero ci saranno poi un sacerdote e un medi-co. Il numero dei ricoverati varia tra i 20 e i 23 finoalla chiusura del Ricovero nel 1967.

�È acquistato un terreno in via Vanoni, a Lugano,per costruire una «pensione» a pagamento perpersone anziane d’ambo i sessi. Il progetto è de-gli architetti Camenisch e Carloni, la costruzioneè ultimata nel 1962.

�Nella nuova struttura, i primi ospiti sono accoltinell’aprile del 1962. Il giornale «Popolo e Libertà»annuncia: «[…] è sorta la prima casa di riposo perpersone anziane. Studiata e progettata in base al-le più moderne vedute […]. La direzione della ca-sa è affidata alla Superiora Suor Maria Crocifissa,della Congregazione delle Missionarie francesca-ne del Verbo Incarnato».

�Su un terreno in via Torricelli, sempre a Lugano, sidecide di costruire una nuova Casa. I lavori inizia-no nel 1961, su progetto dell’architetto Finzi. L’inau-gurazione avviene il 28 ottobre 1969: alla Ca’ Rez-zonico ci sono 41 posti, in parte occupati da co-loro che si sono trasferiti da via Vanoni con le suo-re che continuano la loro attività nel nuovo isti-tuto. Scrive «Il Lavoro» in quella occasione: «[…]la nuova Casa per anziani non ha niente del rico-vero o asilo di tipo tradizionale […] tutto è statoprogettato ed eseguito in funzione di una vecchia-ia i cui protagonisti […] sentano ancora la neces-sità di essere persone attive».

�Nella casa di via Vanoni subentrano gli ospiti cheprima si trovavano alla Madonnetta e dal 1977 vi so-no ammesse anche le donne.

�1986: Mons. Ernesto Togni, Vescovo di Lugano,chiede alle Suore Figlie di Santa Maria di Leuca dicoadiuvare il personale di Ca’ Rezzonico nell’assi-stenza agli ospiti, subentrando così alle Missio-narie francescane.

�1993: il Cantone riconosce la Fondazione e con-tribuisce finanziariamente alla sua attività.

�2001: chiusura della casa di via Vanoni e affitto deilocali alla Pro Senectute Ticino e Moesano.

�2003: si decide l’ampliamento della Ca’ Rezzoni-co e la costruzione di un Centro diurno.

�Con Decreto legislativo del 7 novembre 2005, ilGran Consiglio accorda un contributo a fondoperso di 2.5 milioni di franchi. Il Cantone si impe-gna anche a sussidiare gli interessi del debito ipo-tecario di 3 milioni e 750 mila franchi.

�27 settembre 2007: posa della prima pietra alla pre-senza del Vescovo Mons. Pier Giacomo Grampa.

�Aprile 2010: inaugurazione della nuova struttura diCa’ Rezzonico.

Speciale Ca’ Rezzonico6

���� Dove erano alloggiati ed as-sistiti i più sfortunati tra i Luga-nesi, ai tempi di Riziero Rezzo-nico?«Presso l’Ospedale di Santa Ma-ria, che sorgeva presso l’attualeQuartiere Maghetti. Si chiama-va Ospedale, ma era ben diversodagli ospedali dei nostri tempi:era piuttosto un ospizio che ac-coglieva ammalati del corpo edella mente, orfani, alcolizzati,miserabili. Poi, verso la finedell’800 ci si accorge che non èpossibile mantenere una situa-zione del genere, che bisognaseparare le esigenze di cura daquelle di assistenza ai bisogno-si. In questa situazione si collo-ca l’intervento del Rezzonico,con un’opera che per quei tem-pi fu davvero innovativa».Si era ispirato a qualche Istitu-zione già esistente?«Sì, al Pio Albergo Trivulzio diMilano e questo fatto è citatonel suo testamento, inoltre nel-l’Archivio della Fondazione Rez-zonico ci sono i regolamenti delPio Albergo, una realtà che for-se conosceva personalmente. ALugano fu la prima istituzionedi questo tipo, bisognerà atten-dere tredici anni (1910) per ave-re una struttura simile, il Rico-

vero comunale».Chi era ammesso al Luogo Pio?«Solo uomini, patrizi di Luganoindigenti che per essere ammes-si dovevano tra l’altro otteneredal Comune l’attestato di mise-rabilità. I ricoverati al Luogo Piodovevano essere in buona salu-te – all’epoca il ricovero non èancora una casa medicalizzata –e se si ammalavano andavano al-l’ospedale e tornavano al LuogoPio dopo la guarigione. Non pa-gavano alcuna retta, ma doveva-no contribuire secondo le capa-cità alla conduzione della Casa,anche perché allora c’erano so-lo tre suore ed un custode».

L’eredità lasciata dal Rezzonicoera cospicua?«Molto: la merce e il denarocontante nella casa e nel nego-zio; due immobili in uso al Rez-zonico, altri immobili dati in af-

fitto. In tutto più di 102mila fran-chi».Come era regolata la vita dei ri-coverati nel Pio Luogo?«Era regolata con una certa se-verità, una caratteristica comu-ne per l’epoca. Non si poteva fu-mare, giocare a carte (solo certisvaghi erano ammessi), il vinoera razionato considerato chenon pochi ospiti avevano il viziodi bere troppo».Come era Lugano a quei tempi?«Un piccolo borgo con pochemigliaia di abitanti, pochi ricchi,un gruppo non numeroso diclasse media borghese, moltagente di ceto umile e non di ra-do povera». Che cosa ha trovato nell’archi-vio della Fondazione?«Diverso materiale interessan-te. Per esempio, i contratti dicompravendita delle case, i con-tratti d’affitto degli inquilini: al-lora si pagava l’affitto una voltal’anno e tanti chiedevano dila-zioni o di poter pagare di meno,durante i periodi di crisi econo-mica. L’archivio è interessantequindi non solo per la storia del-la Fondazione ma anche per lenotizie che ci dà indirettamen-te sulle condizioni di vita nell’ar-co di più di un secolo».

«Un Ricovero pei Vecchi poveri delComune di Lugano»Riziero Rezzonico e la Fondazione del Luogo Pio

Yvonne CamenischYvonne Camenisch è natanel 1959 a Lugano. Nel1990 ha conseguito lalaurea in storia nazionale eregionale presso l’universitàdi Ginevra. Autrice del libroIl comune di Paradiso,pubblicato nel 1995 e delfascicolo Per una storia

della Fondazione del Luogo

Pio G. Riziero Rezzonico,uscito nel 2008, ha inoltrecollaborato ad alcune operecollettive. Si occupa puredel riordino di archivipubblici e privati. Dal 1989 vive a Lugaggia.

«Per una storia dellaFondazione del Luogo PioG. Riziero Rezzonico»«L’Archivio dellaFondazione Luogo Pio G.Riziero Rezzonico»

Bollettino Storico dellaSvizzera ItalianaSerie Nona – Volume CXI,Fascicolo II – 2008

Prima del Luogo

Pio, l’assistenza

era a carico

dell’Ospedale

che ospitava

sani e malati

‘‘IL CORTILE interno del Ricovero del Luogo Pio G. Riziero Rezzonico, oggi biblioteca universitaria (USI), nel 1959 (ASCL)

RITRATTO di Giovanni Riziero Rez-

zonico dipinto da Pietro Anastasio

(1859-1910) e conservato a Ca’ Rez-

zonico. (Foto Samuel Golay)

LO STABILE della Fondazione in via Vanoni, ora sede di Pro Senectute e di

appartamenti privati. (Foto Samuel Golay)

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Speciale Ca’ Rezzonico 7

�RICOSTRUZIONE

al computer di una

sinapsi nervosa.

���� Dottor Quadri, che cosa av-viene nel cervello quando è col-pito dal morbo di Alzheimer?«Si formano degli accumuli diproteine dentro e fuori le cellu-le nervose: all’interno, si accu-mula – formando dei caratteristi-ci grovigli – la proteina detta Tau;all’esterno, tra le cellule nervo-se, si accumula la proteina dettaBeta-amiloide. Queste modifica-zioni erano state osservate daAlois Alzheimer all’inizio del se-colo scorso e si pensava che fos-sero la causa della malattia: daqualche tempo, si ritiene che po-trebbero essere invece un feno-meno che segue un altro even-to che sarebbe la vera causa del-la malattia, cioè la diminuzionedel numero delle sinapsi tra lecellule nervose».Che cosa sono le sinapsi?«Sono prolungamenti della cel-lula nervosa che sono quasi acontatto con la superficie dellecellule nervose (detti anche neu-roni) adiacenti: tramite le sinap-si e le sostanze chimiche (i neu-rotrasmettitori) che producono esecernono, i neuroni possonomodificare a vicenda il loro fun-zionamento. Ogni neurone hacirca un migliaio di sinapsi e seconsideriamo che le cellule ner-vose sono circa tre miliardi, sipuò avere un’idea della comples-sità dei rapporti tra cellule ner-vose. Oggi si ritiene che all’ori-gine del morbo di Alzheimer cisia una diminuzione del nume-ro di sinapsi con conseguente di-minuzione dei contatti tra i neu-roni del cervello e quindi un’al-terazione delle normali funzio-ni di questo organo: quanto allacausa di questo fenomeno, pos-siamo solo fare delle ipotesi».Nasciamo con un «patrimonio»,con una certa quantità di neuro-ni cerebrali che, col passare de-gli anni, diminuisce: il cervellopuò compensare questa perditadi cellule?«Sì, modificando il tipo e il nu-mero di contatti con i neuroniche sopravvivono: è per questomotivo che si dice che il cervel-lo è un organo «plastico», in gra-do di modificarsi secondo le ne-cessità. Oggi sappiamo che unpotente stimolo a questa plasti-cità è l’attività fisica e mentalepraticata non solo nella giovinez-za ma anche lungo tutto il corsodella vita: una buona istruzione,una vita sana e una certa vivacitàintellettuale diminuiscono il ri-schio di avere il morbo di Alzhei-mer».A questo proposito, si può fareun paragone «monetario»: ve-niamo al mondo con un certo ca-pitale (i neuroni) che dobbiamocercare di non intaccare troppoper non rischiare di immiserircitroppo, fino alla demenza.«È proprio così. Il nostro «capi-tale neuronale» subisce inevita-bilmente delle perdite nel corsodegli anni, perdite che si accen-tuano nella vecchiaia: infatti, ilmaggior fattore di rischio per lademenza (non solo per quella diAlzheimer) è costituito dall’età.Se stimoliamo, ad ogni età, la pla-sticità del cervello possiamo evi-tare di perdere gran parte di quelcapitale: se, al contrario, non lastimoliamo, la perdita del capi-tale sarà tale da portarci alla rovi-na perché sarà più elevato il ri-schio di demenza. Vorrei però sottolineare unaspetto importante. Il capitale vadifeso non solo avendo una vitamentale attiva, ma anche conuna vita sana. Sono sempre più

evidenti le prove che i fattori dirischio cardiovascolari aumen-tano la probabilità di demenza,non solo quella di tipo vascolare,ma in generale, quindi anche diquella da morbo di Alzheimer. Èdunque fondamentale control-lare l’ipertensione, il diabete,l’ipercolesterolemia, così comeevitare il fumo ed avere abitudi-ni di vita sane».La perdita più evidente nella ma-lattia di Alzheimer riguarda lamemoria: questa malattia dun-que colpisce in modo particola-re le parti del cervello che sonosedi di questa funzione?

«Sì, anche se nelle fasi avanzatedella malattia il danno cerebra-le è diffuso. Le zone che più pre-cocemente sono interessate daquei danni che ho citato prima,sono quelle preposte all’appren-dimento e all’immagazzinamen-to delle informazioni, quindi al-la memoria: sono i lobi tempo-rali e quella parte del cervellochiamata, per la sua forma, ippo-campo. Tuttavia, non sempre ilprimo sintomo della malattia èla diminuzione della memoria.Ci sono pazienti che hanno defi-cit nell’attenzione, nel ragiona-mento, nelle capacità visive espaziali a volte anche disturbi dellinguaggio».Non c’è il rischio di confonderei sintomi di un normale invec-chiamento con quelli di una de-menza? Oppure di confonderlicon situazioni di malattia o di di-sagio reali ma che nulla hanno ache fare con una demenza?«Il rischio c’è, specialmente se ilsintomo più evidente non èquello del deficit della memoria,sintomo che può essere ben evi-denziato anche ricorrendo a testspecifici per valutarla. Per que-sto motivo, occorre evitare dauna parte di interpretare i sinto-mi come un indizio di malattia edall’altra banalizzarli e non rico-noscere i segni precoci. Ci sonosintomi iniziali di demenza chepossono essere confusi conquelli di una particolare condi-zione dell’anziano: perdita di in-teresse, ansia, variabilità del-l’umore. Un altro possibile fat-

tore confondente è costituito an-che dalla depressione, un even-to non infrequente anche nel-l’anziano».Torniamo al disturbo della me-moria: è possibile stabilire quan-do tale disturbo può far pensa-re che ci si trova di fronte ad unostadio iniziale di demenza?«Quando il disturbo diventa in-sistente, spesso recepito con fa-stidio da chi lo prova o da chi glivive accanto, se comporta con-seguenze rilevanti per la vitaquotidiana e si accompagnano amodifiche del comportamento:in questo caso è bene approfon-dire con il medico la situazione».Perché è importante la diagnosiprecoce del morbo di Alzhei-mer?«Vorrei ribadire che la diagnosideve essere precoce ma non af-frettata. Sappiamo che ci sonopersone che si trovano in stadiintermedi che si situano tra in-vecchiamento fisiologico, nor-male e malattia: il risultato saràche alcuni invecchieranno nor-malmente, altri si ammalerannoe questo potrà essere constatatosolo nel tempo. Una volta il mor-bo di Alzheimer si diagnostica-va per esclusione: se non è que-sta o quella malattia, allora è Al-zheimer. Oggi ci sono metodiche consentono di formularediagnosi più precise, per affer-mazione: ci sono i già citati testper la memoria, la diagnosi perimmagini del cervello e altro an-cora. Un altro vantaggio impor-tante della diagnosi precoce èquando permette di riconosce-re situazioni in cui c’è un deficitcognitivo e del comportamentonon da Alzheimer, reversibile: èil caso della disfunzione della ti-roide o delle avitaminosi, in talcaso si può intraprendere subitola cura prima che i danni sianoirreparabili».Una diagnosi precoce è impor-tante anche per discutere del fu-turo del paziente e dei suoi fa-migliari?«Non serve solo per progettare ilfuturo – da tutti i punti di vista:pratico, legale, organizzativo –ma anche per capire meglio ilpresente. Per il malato nella fa-

se iniziale può essere angoscio-so percepire la perdita delle pro-prie capacità cognitive, può rea-gire in modo sbagliato, peresempio cercando di esseresempre “all’altezza della situa-zione”: invece, occorre fargli ca-pire che quel che accade non èper colpa sua, è solo una perso-na fragile, ammalata. Per i paren-ti, la diagnosi permette di capirela situazione, di dare un significa-to ai cambiamenti nella vita delloro famigliare». I farmaci attualmente a disposi-zione permettono solo di rallen-tare il corso della malattia?

«Sì, da una ventina d’anni abbia-mo farmaci in grado di rallenta-re l’evoluzione della malattia econtrollare, nella fase iniziale eintermedia della malattia, alcunisintomi relativi al comportamen-to. Quest’ultimo è l’aspetto piùinteressante della terapia farma-cologica: i disturbi del comporta-mento possono essere controlla-ti, rendendo più agevole il rap-porto con il paziente e permet-tendo le altre forme di terapianon farmacologiche ma di tipocomportamentale e cognitivoche si eseguono nelle strutturespecializzate, siano esse tempo-ranee (Centri diurni) sia residen-ziali».Si è molto parlato della possibi-lità di un vaccino contro quelleproteine che, come si è detto, siaccumulano nel cervello: ci sononovità?«In fase di sperimentazione, que-sto vaccino ha dato dei proble-mi legati agli effetti collaterali, inparticolare le encefaliti. Ma, aparte questo problema, sono lenovità nella ricerca scientificache spostano l’attenzione dal-l’uso del vaccino verso altri in-terventi. Ho detto che prima del-l’accumulo delle due proteine,la Tau e la Beta-amiloide, c’è contutta probabilità un evento cheprecede, la diminuzione dei con-tatti sinaptici tra le cellule ner-vose. È dallo studio di questo fe-nomeno che potrebbero venireindicazioni non solo circa la cau-sa ma anche, si spera, circa la te-rapia».

Pierluigi QuadriMedico, specialista FMH ingeriatria è capo del ServizioSottocenerino di Geriatria,presente con letti didegenza, un’attività diconsulenza sui reparti dimedicina e chirurgia eambulatoriale presso gliOspedali regionali diLugano e Mendrisio. Hastudiato medicinaall’università di Basilea e siè formato, oltre che inTicino, a Losanna eGinevra.

Alois Alzheimer1864-1915, psichiatra eneuropatologo tedesco,diagnosticò la malattia cheporta il suo nome nel 1906in una donna di circa 50anni, Auguste D..

DEPOSITO di proteina beta ami-loide dentro una cellula nervosadel cervello.

DEPOSITO di proteina Tau nel cer-vello.L’UNITÀ PROTETTA del Centro terapeutico di Ca’ Rezzonico.

Vita sana e

vivacità intellet-

tuale riducono

il rischio

di ammalarsi

di Alzheimer

‘‘

La diagnosi

precoce permette

di capire il

presente e

progettare il

futuro

‘‘

Controllare con

farmaci i disturbi

del comporta-

mento migliora

il rapporto

con il paziente

‘‘

Nuove ipotesi sulle cause del morbo di AlzheimerIn attesa di terapie efficaci è importante la diagnosi precoce della malattia

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Direttore responsabile: Giancarlo DillenaInserto a cura di:Sergio Sciancalepore (Testi)Reza Khatir (Foto)Nicole Bullo Tosi (grafica e impaginazione)

I numeri di Ca’RezzonicoCa’ Rezzonico è sussidiata e regolamentata secondole disposizioni del Dipartimento della Sanità e So-cialità: valgono pertanto le stesse condizioni dellealtre Case per anziani sussidiate (es. Case comuna-li). La retta giornaliera è fissata secondo le direttivedel Dipartimento e calcolata in base alle notifiche ditassazioneLa nuova ed ampliata Ca’ Rezzonico offre comples-sivamente 76 posti letto, ripartiti tra quelli della Ca-sa per la Terza e Quarta età e la nuova struttura de-stinata agli ospiti con problemi di disturbi cognitivicausati dalla malattia di Alzheimer o altre patologiedegenerative del cervello. La sezione residenzialeper persone non affette da patologie degenerative,offre sistemazioni in camere singole, doppie e ap-partamenti. Nella nuova struttura, una sezione è ar-ticolata su due appartamenti dove vivono stabilmen-te dodici ospiti con disturbi cognitivi nella fase inizia-le e, per i casi medio-gravi, è previsto un reparto spe-cializzato anch’esso con dodici posti. Inoltre, anchea sostegno dei familiari vi sono posti per soggiornitemporanei e un’ Unità diurna (serale e festiva perparticolari necessità) che può ospitare una dozzinadi persone che ancora vivono presso i famigliari du-rante la giornata.

Info Residenza Ca’ RezzonicoVia Torricelli 30, CH – 6900 Lugano (accanto all’Ospedale Regionale)Tel. 091 973 68 00Fax. 091 973 68 01E-mail : [email protected]

Per saperne di più il sito della Pro Senectute Ticino e Moesano:www.prosenectute.orgil sito di Alzheimer Ticino: www.alzheimer-ti-chper informazioni sulla Validation: www.alzheimer-ti.ch/formazione.phpwww.validation.itwww.vfvalidation.org (in inglese)per il metodo Gentle Care:www.sigg.it/public/doc/DASCARICARE/474.pdf

Speciale Ca’ Rezzonico8

Nuove strutture per nuove realtàI cambiamenti nella popolazione anziana e le scelte future

���� Lei e i suoi collaboratori visiete occupati per conto delConsiglio di Stato della questio-ne demografica, in particolaredell’invecchiamento della popo-lazione. Ci ricorda i dati più si-gnificativi riguardo quest’ulti-ma tematica?«Abbiamo usato i dati elabora-ti da un Istituto di statistica sviz-zero che lavora anche per l’Uf-ficio Federale di Statistica: sco-po dello studio è di pianificaregli interventi rivolti agli anzianifino al 2020. Tra i dati più signi-ficativi ci sono quelli riguardan-ti gli ultraottantenni, quelli chegeneralmente hanno più biso-gno di strutture come le Caseanziani. Nel periodo 2000-2010ci sono stati circa 4500 ultraot-tantenni in più, nel periodo2010-2020 se ne prevedono cir-ca 6000 in più».Questo vuol dire che ci saran-no più posti nelle Case anzia-ni? «No, e questo è il dato singo-lare. Nel 2000 i posti letto era-no 250 per 1000 ultraottanten-ni, nel 2010 sono 217 per 1000,

per il 2020 se ne prevedono po-co più di 200 per 1000». Come è possibile, aumentanogli ultraottantenni e si riduco-no i posti loro riservati?«Ciò è dovuto al fatto che so-no stati potenziati – e si preve-de ancora di implementare –l’assistenza e la cura a domici-lio con i Servizi di aiuto domi-ciliare, i Servizi di appoggio edi volontariato».L’aiuto domiciliare si confermaquindi una valida alternativa ri-spetto al soggiorno permanen-te in Casa anziani?«Sì, ma fino ad un certo punto.Quando lo stato di salute peg-giora, quando la famiglia cheassiste l’anziano non ce la fapiù, si raggiunge una soglia ol-tre la quale le risorse economi-che ed umane per questa assi-stenza non sono di alcuna uti-lità per le persone coinvolte. Lavalutazione deve essere fatta ca-so per caso. Vorrei però preci-sare meglio riguardo le Case el’aiuto domiciliare».Prego.«Non vorrei che il discorso sul-l’assistenza agli anziani si limi-tasse a quelle due realtà, traquesti due “estremi” c’è la pos-sibilità di sviluppare delle siner-

gie avvalendosi delle struttureintermedie: le Unità post-acutoper la riabilitazione e convale-scenza, i Centri diurni e i sog-giorni temporanei».Secondo lei creare queste strut-ture intermedie dovrebbe esse-re compito delle Case anziani?«Sì, ma non escludendo quan-to già esiste. Per le Case per an-ziani, queste strutture dovreb-bero operare possibilmente inalternativa alla residenza a tem-po indeterminato, anche se ca-pisco che cambiare il modo tra-dizionale di lavorare in questosettore non è facile: da un pun-to di vista organizzativo è piùagevole predisporre un soggior-no permanente in una Casa. Mase l’obiettivo è dare all’anzianoe alla sua famiglia servizi di qua-lità non vi è altra soluzione, senon quella di diversificare l’of-ferta in funzione dei nuovi bi-sogni». Queste strutture intermedie so-no ancora tutte da realizzare? «In parte esistono già e la rin-novata Ca’ Rezzonico ne è unesempio: il suo Centro terapeu-tico per ammalati di Alzheimerè di aiuto sia per i pazienti cheper i famigliari, considerandola qualità dei servizi che offree la capacità di adattarsi allesingole necessità. Un altroaspetto di grande interesse ècostituito dalla presenza a Ca’Rezzonico di un reparto permalati d’Alzheimer ed un altroper soggiorni temporanei, unservizio anche questo moltoutile per l’anziano e i famiglia-ri che lo ospitano a casa, per-mettendo alla famiglia di tra-scorrere un periodo di riposo.Molto importante poi è il con-cetto del percorso terapeuticoche viene seguito alla Ca’ Rez-zonico, sempre per i malati diAlzheimer: questo percorsoconsente un inserimento gra-duale, non traumatico nellestrutture di soggiorno perma-nente della Casa».Nel caso delle strutture e ser-vizi agli anziani, è meglio un in-tervento del settore pubblico odi quello privato?«Penso che bisogna avere ri-spetto per la storia. In Ticino,tra Ottocento e Novecento, era-no le Congregazioni religiose ele Fondazioni che si occupava-no dell’assistenza, diversamen-te da quello che accadeva altro-ve. Con la legge sugli anzianidel 1974, si è giustamente tenu-to conto di questo fatto ben ra-dicato nella nostra storia. NelTicino su 65 Istituzioni per glianziani, circa la metà sono pri-vate e nel settore dell’assisten-za agli invalidi adulti e mino-

renni, sono tutte Fondazioniprivate. Tenendo conto di tut-to ciò, nel nostro Cantone si èsviluppato l’attuale modellod’intervento pubblico: lo Statointerviene dove il privato nonopera e lo aiuta là dove già ope-ra ma non ha i mezzi sufficien-ti. Lo Stato, per esempio, aiutanella costruzione delle Case an-ziani con contributi che posso-no essere pari alla metà del co-sto dell’opera nel caso dei pri-vati, del dieci fino al trenta per-cento nel caso di opere avvia-te dai Comuni: inoltre, copre icosti di gestione corrente».Capita di sentire, di leggere giu-dizi preoccupati, addirittura ca-tastrofici sugli effetti dell’invec-chiamento della popolazione.Lei che ne pensa?«Io sono tra quelli che diconoche l’invecchiamento è un even-to “democratico”. In passatomolti non riuscivano ad invec-chiare, c’era la selezione natu-rale compiuta dalle malattie cheeliminava i più deboli: oggi, lamaggior parte degli individuipuò diventare anziana. I cata-

strofisti considerano solol’aspetto economico della fac-cenda e dicono che i giovanidevono mantenere i vecchi. Unragionamento del genere ri-schia di creare una frattura, unaincomprensione tra le genera-zioni, culturalmente e social-mente rischiosa. Non dimenti-chiamo che molti anziani sonodei buoni consumatori perchémantengono elevati interessi,sono attivi nella società civile,viaggiano molto». Non solo, l’assistenza agli an-ziani permette, come dicevaprima, di creare posti di lavo-ro…«La sola Città di Lugano ha cir-ca 550 posti letto negli Istitutisociali ed altrettanti operatori(di più considerando gli addet-ti a tempo parziale) che assisto-no anche gli anziani: poi c’è l’in-dotto che lavora per questo En-te pubblico per esempio i for-nitori, che sono dei privati: at-tività sia nel pubblico come nelprivato, corrispondenti a postidi lavoro qualificati. E non di-mentichiamo quante personein pensione si dedicano al vo-lontariato sociale, dando un im-portante supporto all’interven-to pubblico».

Carlo DentiGià Capo della Sezionedel Sostegno ad Enti edAttività socialiDipartimento dellaSanità e della Socialità

Occorre diversifi-

care le strutture e

i servizi delle Ca-

se per anziani

‘‘

Le strutture e i

servizi intermedi

di Ca’ Rezzonico

sono esemplari

‘‘

Progettista:

Arch.Giovanni Nobile, Lugano

con la collaborazione

dell’Arch.Andrea Palladino,

Mezzovico

Direzione Lavori:

Archidoc Sagl (Arch. Lorenzo

Denti),Massagno

Project Management:

Direzione Lavori SA (Arch.

Paolo Merzaghi), Lugano

Consulenti

Studio Luigi Tunesi Ingegneria

SA (Ing.Pierluigi Reguzzoni),

Pregassona

Istituto svizzero di

promovimento della Sicurezza

(Ing. Fabio Della Casa),

Massagno

Scherler SA (Sig.Piero Coccia),

Breganzona

Studio d’Ingegneria Piona

Elproject SA (Ing. Luigi

Vignola),Manno

Studio d’Ingegneria Tami-

Cometta & Associati SA (Sig.

Omar Durham),Viganello

Ing. Fabio Janner,Chiasso

Elenco imprese

- About-X SA,Gravesano

- Alpiq in Tec Ticino SA,Savosa

- AMG Assistenza Sagl,

Barbengo

- Antonio Corti SA,Caslano

- ArjoHuntleigh AG,Basilea

- Armando Morandi,Gentilino

- Astra SA,Mezzovico

- Atelier Home & Contract,

Camorino

- Atelier Services AT SA,

Losanna

- Audio-Video G+M SA, Lamone- BB Crivelli & Cernecca SA,Lugano

- Binetti SA,Canobbio- Canonica Pittura SA, Lugano- Claude Stern,Agno- Climacontrol,Rivera- Cogesa SA,Taverne- Coibentazioni SA,Stabio- Colortime SA,Massagno- Costra SA,Pambio-Noranco- Elettricità Falconi SA,Morbio Inferiore

- EMK AG,Triesen- Eredi fu Costantino Chiesa,Chiasso

- Fratelli Albertolli SA,Taverne- Fratelli Bizzozero SA,Bedano- Gaffuri Piastrelle SA,Chiasso

- Galli Sicurezza SA, Lugano- Galvolux SA,Bioggio- Giotto SA,Manno- Giovanni Santini SA, Lugano- Griesser SA,Cadenazzo- IGM Sagl, Lugano- Interstudio SA,Viganello- Koller SA,Mezzovico- Krüger + Co.SA,Cadempino- Manucasa SA,Gravesano- Maturi & Sampietro SA,Mezzovico

- Meiko (Suisse) AG,Fällanden- Mezuzah SA,Massagno- Modaluce SA,Bellinzona- Neolab SA,Novazzano- NeoService Sagl, Lugano- Nuova Manitex SA,Agno- Plafor SA,Bedano

- Promeng SA, Lugano

- Regent Illuminazione SA,

Cadempino

- Rosconi AG,Villmergen

- Sanicar SA, Lamone

- Silvano Pozzi SA,Balerna

- Studio B Image SA, Lugano

- Swisswindows AG,S.Antonino

- Tecnoarreda SA,Gravesano

- Ticicom SA,Massagno

- Trippel SA,Manno

- Tyco Fire & Integrated

Solutions AG,Manno

- Universa Ticino, Lugano

- Valsangiacomo e figli Sagl,

Pazzallo

- Vivai Manetti SA,Taverne

* La Fondazione committente èmolto grata ai professionisti, con-sulenti, imprese, ditte e artigianiche hanno contribuito con impe-gno e competenza all’ampliamen-to dello stabile preesistente. Pur-troppo ciò non vale per tutti. Pervari motivi (carenze organizzative,superficialità, incompetenza, do-vute solo in parte al boom immo-biliare) le brutte sorprese non so-no mancate e si sono ripercossesui tempi di esecuzione e sui sor-passi di spesa. Il Legislatore do-vrebbe forse inserire nella Leggesulle commesse pubbliche,accan-to agli attuali criteri di aggiudicazio-ne, anche quello della coscienzaprofessionale,che purtroppo non èpiù una qualità scontata.

Elenco dei professionisti e delle ditte che hannopartecipato all’ampliamento della

Ca’Rezzonico,via Torricelli 30,Lugano(2007 – 2010)*