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Fondazione L’Albero della Vita - Newsletter 2016 - Sostegno a Distanza SOStieni Proteggiamo il loro futuro Grazie a voi!

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Fondazione L’Albero della Vita - Newsletter 2016 - Sostegno a Distanza SOStieni

Proteggiamo il loro futuroGrazie a voi!

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Quella domanda che bussa alla nostra porta“Chi difende i miei diritti?” È questo il quesito che ci guida nei progetti che anche quest’anno abbiamo potuto dedicare a migliaia di bambini e ragazzi. Per loro, infatti, protezione, salute, educazione e sviluppo sono spesso un miraggio, una speranza affidata a un gesto d’amore ma purtroppo non ancora a un diritto riconosciuto e tutelato. È un anno che ricorderemo anche noi, in Italia e in Europa, poiché quella stessa domanda ha bussato in modo deciso alla nostra porta sotto forma di drammi umani: quelli di centinaia di migliaia di famiglie italiane con minori che si sono impoverite, quello vissuto dal milione di profughi che hanno raggiunto il Vecchio continente scappando da guerre, sfruttamento e violenze, e quelli causati dai cambiamenti climatici, ambito in cui forse abbiamo iniziato a comprendere che siamo vicini al punto di non ritorno. E, come sempre, le ferite sono tanto più profonde quanto cresce il numero di bambini coinvolti: i più poveri tra i poveri, i più vulnerabili tra gli esuli, coloro che ereditano un mondo sulla soglia del collasso ambientale.

Per la Fondazione è stato un anno dedicato alla maturazione: il 18° compleanno della nostra organizzazione appena festeggiato ci ha fatto comprendere di avere un ruolo importante nello scenario mondiale, che siamo chiamati a intensificare la nostra proposta educativa per aiutare bambini e ragazzi in condizione di svantaggio a trasformare il disagio in un’opportunità e la consapevolezza in una nuova forza. Per affermare responsabilità, abbattere i muri, promuovere pace e solidarietà, stare con ciò che veramente conta.

La domanda che oggi bussa alla porta de L’Albero della Vita ci trova pronti, persino di fronte alle gravi istanze del nostro tempo, e ci richiede una nuova forte spinta a crescere, ci rivela il bisogno di raccogliere tanto sostegno, grandi risorse per moltiplicarci, realizzare interventi ancora più incisivi e offrire opportunità ai bambini nei contesti di maggior degrado. Ai tantissimi che anche quest’anno ci hanno sostenuto, oltre al ringraziamento più profondo, va l’invito a farsi più vicini, a venire a toccare con le loro mani e vedere con i loro occhi il nostro lavoro e, prima ancora, ad ascoltare la voce che ci chiama ad agire per promuovere dignità, crescita, valore nella vita di migliaia di bambini. Con affetto

IVANO ABBRUZZIPresidente Fondazione L’Albero della Vita

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Migliaia di bambini e le loro famiglie di quattro continenti ogni giorno aspettano e sperano nei frutti del nostro lavoro e dei nostri progetti per aspirare a una vita migliore. Eppure il nostro impegno incondizionato non sarebbe sufficiente senza il vostro aiuto. Grazie di cuore per il grande sostegno

Costruiamoil nostro mondoinsieme a voi

INDICEINDIA ................................. pag. 02

HAITI ................................. pag. 10

NEPAL ................................ pag. 16

PERÙ ................................. pag. 20

KENYA ................................ pag. 24

ITALIA ................................. pag. 28

PERÙ

HAITI

ITALIA

INDIANEPAL

KENYA

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INDIA

Sempre più presentidove serve davvero Siamo stati negli sperduti villaggi del Bengala Occidentale a toccare con mano i benefici che voi sostenitori portate ai bambini e alle loro famiglie.

“Quando la barca attracca al pontile scalcagnato, un sole pallido è già alto in cielo ma l’umidità dell’aria continua a dare un certo senso di oppressione. Non potrebbe essere diversamente, perché siamo nello sterminato delta del fiume Gange, dove l’acqua è la padrona incontrastata per 365 giorni all’anno. È la ‘casa’ della più importante foresta di mangrovie del Pianeta, quella delle Sundarbans, dove, oltre agli ultimi esemplari di tigre del Bengala, vivono alcune delle isolate comunità in cui abbiamo portato il programma SAD. Siamo qui proprio per loro e, appena sbarcati, vediamo che ci aspettavano con trepidazione. Così cominciamo subito una fitta rete di incontri con gli abitanti del villaggio, con gli insegnanti, i bambini beneficiari e le loro madri.

Obiettivi raggiunti Nell’aria c’è euforia, una grande voglia di raccontarsi. Le mamme, soprattutto, ci vengono incontro e ci parlano con entusiasmo di come il programma stia migliorando la loro vita. Mira sembra giovanissima ma ha già una famiglia numerosa e ci spiega come il figlio che frequenta la scuola grazie al Sostegno a Distanza aiuti la sorellina, di come le stia insegnando a leggere e a scrivere, e di come lei stessa e il marito stiano mettendo in pratica tantissime norme igieniche che il bambino ha imparato a scuola. ‘Perfetto!’, pensiamo, questo è proprio uno degli obiettivi del progetto. Poi è il turno dei bambini che, per noi, hanno organizzato delle brevi rappresentazioni teatrali e si sono esibiti in danze e canti. Bravissimi davvero. Parlando con loro, mi colpisce subito un aspetto: la grande naturalezza con cui discutono di temi delicati come i matrimoni precoci, il lavoro minorile e anche

CALCUTTA

DHUPGURIASSAM

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il traffico di minori. Ed ecco un altro dei risultati attesi nel programma! Gli operatori che lavorano con i ragazzi spiegano continuamente l’importanza e la gravità di questi argomenti e loro ora sono sempre più consapevoli. E a volte sono capaci di imprese straordinarie. Ci raccontano che alcuni di questi ragazzini riescono persino a scongiurare il matrimonio

alcuni ragazzi formati dal programma sono riusciti a bloccare dei matrimoni precoci

precoce di altri bambini del proprio villaggio: se, per esempio, vengono a sapere che una loro compagna dovrà abbandonare la scuola perché i genitori l’hanno promessa in sposa, magari a un prozio, si radunano tutti insieme sotto casa sua e protestano, discutono, non ci stanno. La notizia meravigliosa è che più di una volta ce l’hanno fatta!”

Michela Sommaruga,responsabile progetti de

L’Albero della Vita in India

Una possibilità di futuro per altri 100 bambiniÈ tutto pronto per i nuovi inserimenti nel programma SAD

Negli isolati villaggi delle Sundarbans, dove grazie ai sosteni-tori a distanza stiamo già assistendo con ottimi riscontri circa cento bambini, sono tante le famiglie che hanno un reddito troppo scarso per poter mandare a scuola i figli. Insieme al nostro partner locale, ACID, abbiamo quindi individuato altri 100 bambini che sono appena entrati nel nostro programma. E ora attendono che dall’Italia qualcuno si faccia avanti per sostenere il loro diritto all’educazione e alla salute.

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Le nostre azioni per contrastare il lavorominorile e il fenomeno delle spose bambine

Secondo una nostra recente indagine, le cau-se che più frequentemente portano i ragazzi a uscire dal programma del Sostegno a Di-stanza sono il lavoro minorile per i maschi e il matrimonio precoce per le bambine. Quan-do un ragazzo arriva a 12 anni, infatti, è già sfruttabile come lavoratore per portare in famiglia un reddito in più, mentre una bam-bina è talvolta costretta a sposarsi giovanis-sima perché la dote richiesta (sarebbe forse più corretto dire “il prezzo della sposa”) è tanto minore quanto più bassa è la sua età. L’Albero della Vita, insieme ai suoi partner che operano sul territorio, ha quindi svilup-pato delle iniziative per identificare i bambini più a rischio. I nostri operatori stanno facen-do visite a domicilio settimanali per parlare sia con i minori sia con le loro famiglie, così da realizzare dei piani d’azione individuali e scongiurarne l’abbandono.

LA FORMULA VINCENTEUn altro obiettivo è creare un circolo virtuo-so, avviando progetti integrati che, da una

Così ci impegniamocontro l’abbandono

Nuova vita in Assam La “rivoluzione” di Rangsina

Ha 13 anni, frequenta con ottimi risultati la 7a classe nel villaggio di Koilamati, in Assam, e non salta nemmeno un giorno di lezioni. Rangsina è la prova vivente di come il Sostegno a Distanza può davvero cambiare la vita a un bambino. Fino allo scorso anno, infatti, nessuno nella sua scuola lo conosceva: stava sempre male, colpito da diarrea e febbri di varia natura, era troppo debole per studiare e partecipa-re a qualunque attività sportiva. Doveva sta-re sempre a casa. Come lui, tanti altri della sua zona soffrivano di malattie dovute alle pessime abitudini igieniche. Senza contare l’alta incidenza della malaria e le crescenti violenze etnico-religiose che tengono lonta-no da quell’area gli operatori sanitari go-vernativi, terrorizzati dagli attentati. Ma con l’attivazione del SAD, nel 2014, il suo villag-gio è tornato a vivere. Gli operatori hanno insegnato le pratiche igieniche corrette e gli abitanti sono diventati consapevoli dei rischi da evitare, hanno potuto fare controlli medici periodici e ricevere gratuitamente cibo nutriente e medicine.

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LA PAROLA AI PROTAGONISTI

Sono molto felice del lavoro che faccio, di poter fare qualcosa di così utile. Ho 29 anni e lavoro per la Fondazione dal 2014. Il mio compito è fare in modo che i sette partner locali che seguono i nostri progetti svolgano tutte le attività previste con i bambini e che tutto funzioni,

dalle visite mediche alle lezioni serali. Se un bambino non frequenta più la scuola lo andiamo a cercare, ma non è sempre facile perché, a volte, la famiglia non ha nemmeno un indirizzo. In totale seguo 1.800 bambini! Per loro il programma è essenziale, credetemi. Anche se il mio ufficio è a Calcutta, viaggio molto nei villaggi dove è attivo il SAD. Nelle loro case non hanno elettricità né acqua potabile. Non hanno i libri. Ogni tanto qualcuno mi chiede di dirvi di andare a trovarli. Vi venisse voglia di farlo, sappiate che sarò io stessa a portarvi a conoscerli e che siete i benvenuti”. - SAMPRITA

I sostenitori sono la mia famiglia allargata. Sono io, infatti, che do loro informazioni sui bambini, chiarisco dubbi, mando aggiornamenti. Di solito al telefono o via mail ma, da quando ci siamo trasferiti a Milano, sono venuti a trovarci molti sostenitori cui ho mostrato il

database, le fotografie aggiornate. Pensavo che la crisi economica avrebbe frenato la loro generosità ma mi sono dovuta ricredere: piuttosto di interrompere il Sostegno rinunciano a qualcos’altro e mantengono l’impegno che si sono presi! Scrivono loro mail mandando foto, domande, curiosità. Il momento più emozionante è, però, quando arrivano le risposte dei bambini. E ci tengo a sottolineare che rispondono sempre. Insomma, c’è un rapporto davvero speciale. Spesso il Sostegno a Distanza si tramanda di generazione in generazione e sempre più persone lo associano a una ricorrenza

importante, regalandolo per un anniversario, un compleanno...” - SILVIA

parte, supportino i bambini nel loro percorso scolastico e, dall’altra, permettano alle fa-miglie più bisognose di raggiungere un’au-tosufficienza economica e di aumentare il proprio reddito. Abbiamo verificato, infatti, che in quei territori dove i nostri progetti di microcredito si affiancano al progetto SAD stiamo raccogliendo ottimi risultati: per esempio, nel distretto del 24 South Parga-

nas, a sud di Calcutta, la nostra Fondazione collabora con l’organizzazione ACID per re-alizzare attività che generino un reddito per quelle famiglie i cui figli sono già aiutati con il Sostegno a Distanza. Così facendo i diversi progetti hanno gli stessi beneficiari: i genito-ri possono lavorare e guadagnare qualcosa, i figli riescono ad andare a scuola e a curarsi grazie ai nostri sostenitori.

Sono felice di andare a scuola. Lì ho tutti i miei amici e ho imparato a scrivere. Mi hanno spiegato che posso andarci anche perché ho una famiglia italiana che aiuta la mia a pagare le spese, i libri che utilizziamo in classe e anche le mie due divise. Io

voglio ringraziare questa famiglia e mi piacerebbe conoscerla un giorno. Anche ai miei genitori piacerebbe. Da quando i signori de L’Albero della Vita mi hanno iscritto al programma che si chiama Sostegno a Distanza mi fanno anche le visite mediche e mi danno le vitamine. A casa mia non era mai venuto un dottore. Spero che un giorno anche la mia sorellina potrà entrare nel programma come ho fatto io”. - MASAKIN

Mi sono laureata in lingue straniere, poi ho vissuto tanto tempo all’estero e ho sposato un inglese... Da oltre un anno traduco le lettere dei sostenitori e anche le schede e le letterine dei bambini. Quando leggo quello che scrivono mi rendo

conto di come vivono quei poveri giovani, di quante difficoltà devono attraversare e sono felice se posso rendermi utile perché la loro vita migliori un po’” - LUCIANA “Ho conosciuto la Fondazione perché si occupa anche di bambini maltrattati, tema a me caro. Per il SAD faccio soprattutto lavori di segreteria e mi occupo della parte amministrativa. Aggiorno il database, ogni tanto traduco qualche letterina”. - FRANCESCALe volontarie

Il sostenitore

ufficio italia

Ruolo per ruolo, parlano le persone che fanno vivere il programma del Sostegno a Distanza

Ho un grande amore per il SAD. Per anni, infatti, mia madre ha sostenuto un bambino indiano, Rahul, che io ho sempre considerato un fratellino. Gli scrivevo sempre le lettere e aspettavo con trepidazione che rispondesse. Poi Rahul è cresciuto e ha finito gli studi,

quindi è uscito dal programma. Mi hanno detto che ha trovato un lavoro. Io intanto mi sono sposata, raccogliendo fondi per la Fondazione durante il ricevimento, e questo autunno farò il mio viaggio di nozze... indovinate dove? Ovvio, in India! Abbiamo chiesto a L’Albero della Vita di organizzarci delle visite ai progetti attivi nella zona di Calcutta. Ho due grandi desideri: abbracciare Rahul e magari trovare un nuovo bambino da sostenere”- GIORGIA

ufficio india

il beneficiario

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Come sopravvivere ai disastri naturali

IL PROGETTOIN BREVE

• Località INDIA Stato: West BengalDistretti: North e South 24 ParganasBANGLADESHDistretto: Satkhira

• Durata36 mesi

• Tipo di attivitàProgetto di sviluppo rurale per contrastare gli effetti delle alluvioni sull’agricoltura e la conseguente insicurezza alimentare. Sviluppo di attività agricole, itticoltura e gruppi femminili di mutuo aiuto. Educazione ambientale

• Numero beneficiari 2690 persone, di cui:1710 bambini,430 donne550 uomini

Vivere in un acquitrino periodicamente invaso dal mare e dalle piogge torrenziali è davvero molto difficile. Diventa quasi impossibile per chi di lavoro fa il contadino e se in quello stesso terreno, spesso allagato, contaminato da acqua salata e dunque inutilizzabile, coltiva ciò che dovrebbe dare da mangiare alla sua famiglia. Qualche mese fa abbiamo quindi deciso di avviare Water for Food, un progetto per aiutare la povera gente che vive nelle Sundarbans, le paludi al confine tra India e Bangladesh, a migliorare la gestione dell’agricoltura. Sia dal lato indiano sia da quello bengalese, inoltre, l’ambiente naturale è stato seriamente compromesso anche dalle attività intensive dell’uomo, come l’allevamento dei gamberi e la deforestazione, e ora la mancanza di acqua “pulita” e di terreno idoneo per le attività agricole minacciano la capacità di sopravvivenza delle famiglie più povere.

COSA FACCIAMOInsegneremo alle famiglie di contadini a gestire meglio l’acqua, a trattare il terreno in modo da renderlo più produttivo e a usare semi e colture resistenti. Al centro dell’intervento c’è, infatti, l’aumento della produzione locale. Ma perché diventi un vero e proprio progetto di sviluppo, punteremo anche sulle fonti di sostentamento alternative, promuovendo l’allevamento dei pesci e favorendo la nascita di piccole attività con cui le donne possano avere un reddito e diventare autosufficienti.

Tra India e Bangladesh, in una zona flagellata dalle alluvioni, abbiamo cominciato da alcuni mesi un progetto ambizioso: assicurare acqua pulita per produrre cibo

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Un’ancora di salvezza È sempre più importante il nostro centro che cura i minorenni con handicap e li toglie dall’abbandono sociale

Da cinque anni L’Albero della Vita sostiene un Centro diurno per bambini diversamente abili a Baruipur, nello stato indiano del Ben-gala Occidentale, a due ore di macchina da Calcutta. Se nascere disabili non è facile nemmeno in Occidente, farlo in un Paese pove-ro spesso significa essere completamente emarginati e non avere alcuna speranza per il futuro. Attualmente il Centro di Baruipur accoglie circa 50 piccoli che hanno problemi sia mentali sia fisici ed è l’unica struttura nel raggio di decine di chilometri in cui si insegna ai bambini a curarsi e a sviluppare le proprie capacità gra-zie ad esercizi specifici e alla fisioterapia. I nostri operatori, inoltre, supportano le famiglie sia dal punto di vista psicologico sia con visi-te specialistiche a domicilio, con la distribuzione di cibo e con consi-gli pratici per beneficiare delle agevolazioni offerte dal Governo.

I nostri prossimi obiettiviOgni settimana il Centro di Baruipur diventa la meta di molte nuove famiglie che vorreb-bero far curare i propri figli ma, al momento, non ci sono le condizioni, né il personale né le attrezzature, per poterle accettare. L’Al-bero della Vita ha quindi deciso di lavorare per potenziare il progetto:

◆ garantendo il trasporto dei bambini disabili dal loro villaggio al Centro;

◆ estendendo l’orario e i giorni di apertura

del Centro, attualmente aperto solo due giorni a settimana;

◆ aumentando il numero dei bambini curati nel Centro;

◆ assumendo un nuovo fisioterapista;

◆ acquistando nuove attrezzature per la fisioterapia dei bambini;

◆ portando i casi più gravi in ospedali attrezzati dove possano essere sottoposti a intervento chirurgico.

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Partecipaalla nostra campagna#BEATOLUIAbbiamo avviato questa campagna per aiutare i bambini che, come Souvik, ogni giorno devono convivere con forme di disabilità. Il nostro obiettivo è quello di garantire l’accesso a sempre più beneficiari e, per farlo, abbiamo bisogno del tuo aiuto.

Come puoi aiutarci:- condividendo e promuovendo l’iniziativa sui social attraverso l’#BEATOLUI- attivando una donazione regolare a favore del centro su www.sostieniadistanza.org/beatolui

I primi passi di Souvik Le cure adatte possono fare la differenza

Souvik soffre di paralisi cerebrale, una patologia molto grave. L’estrema povertà della famiglia, con la mamma casalinga e il padre carpentiere a cottimo, gli toglieva ogni speranza di poter accedere a cure adeguate. Un giorno, però, tramite il passaparola di alcuni conoscenti del loro villaggio, i genitori di questo bimbo di tre anni e mezzo hanno saputo dell’esistenza del Centro: era la prima volta che Souvik veniva visitato da un medico specializzato! Grazie all’intervento dei nostri operatori, il piccolo ha ricevuto gratuitamente un paio di scarpe correttive da un ospedale pubblico, ha potuto fare una cura a base

COSA DICE LA SUA MAMMA“Il Centro è ormai la mia seconda famiglia. Avete dato un nuovo significato alla vita di mio figlio e anche alla mia. Mi viene da piangere se penso che io e mio marito credevamo che Souvik non avesse speranza. Ora, invece, con il sostegno del Centro sono certa che un giorno mio figlio camminerà per andare a scuola da solo e imparerà a parlare e a comunicare meglio”.

di vitamine e ha iniziato a fare la ginnastica. Prima che cominciasse la fisioterapia al Centro, non teneva la testa diritta e non poteva nemmeno rimanere seduto senza un sostegno ma poi, grazie agli esercizi, che sono stati insegnati anche alla madre, i suoi muscoli si sono rinforzati e ora riesce a stare in piedi. Di recente ha addirittura mosso i primi passi e ha cominciato a afferrare i giocattoli con le mani!

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HAITI

L’appellodi Suor MarcellaLa responsabile del centro ci spiega la difficile situazione che si sta vivendo sull’isola dove lo scorso anno abbiamo attivato il Sostegno a Distanza.

WAF JEREMIE

“Cari sostenitori, vi parlo dal mio piccolo ufficio di Waf Jeremie per raccontarvi cosa sta succedendo qui negli ultimi tempi. Da quando abbiamo attivato il Sostegno a Distanza per 90 bambini del centro, avete aderito con entusiasmo e i vostri contributi ci hanno portato dei benefici immediati, permettendoci di coprire tutte le spese scolastiche e i pasti dei piccoli, oltre a pagare gli stipendi degli operatori che li assistono. Purtroppo, però, non bastasse tanta miseria, stiamo combattendo con un problema sempre più grande: la violenza sta dilagando e sta facendo scappare i bambini con le loro famiglie. Vi spiego meglio...

Le organizzazioni umanitarie che erano arrivate ad Haiti dopo il terremoto adesso se ne stanno andando e si respira molta instabilità politica. Le bande di criminali seminano il terrore. Qualche settimana fa alle 8 di sera una motocicletta ha imboccato a tutta velocità l’unica strada che attraversa la bidonville e ha cominciato a sparare sulla gente che stava chiacchierando davanti alle baracche. Ci sono stati 18 morti. Era una vendetta tra bande rivali che ha coinvolto la povera gente. Una mia operatrice mi ha confessato che di notte sta sveglia e che ogni due ore fa i turni con il marito per dormire perché ha paura che arrivino i criminali

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a rapirle il figlio. Ultimamente, infatti, cercano di portare via dalle baracche i bambini un po’ più grandi per farli entrare nelle bande armate. Tutto questo per dire che in pochi mesi a scuola ho perso 60 bambini su 450. Se ne sono andati. In un luogo come questo, una baraccopoli nata su una discarica, la vita tende a essere sempre più mobile. Le famiglie vanno e vengono, i bambini anche. Non si riesce a seguirli dalla prima elementare alla nona. In questo contesto facciamo sempre più fatica a occuparci delle lettere, delle traduzioni e dei disegni da far preparare per i sostenitori. Ecco perché ho chiesto a L’Albero della Vita di valutare di trasformare l’adozione a distanza dei singoli bambini in un sostegno a tutto il progetto. Non ho mai fatto un’esperienza così dura come quella che sto facendo da 10 anni ad Haiti, proprio perché è difficilissimo dare continuità a qualcosa. Ma sebbene qui intorno ci sia devastazione, siamo partiti dal nulla dieci anni fa e oggi assistiamo 800 bambini al giorno. Grazie a voi. Perché tutto possa continuare ho bisogno che vi fidiate del senso più profondo del progetto. Se domani L’Albero della Vita mi dicesse che non ci sostiene più, sarei costretta a chiudere la clinica e dovrei davvero affrontare difficoltà enormi”. Suor Marcella

Un cambiamento graduale verso il sostegno a tutto il progetto

Un piccolo paradiso all’infernoLe nostre Daria e Lara, raccontano la loro ultima faticosa, emozionante e preziosa missione ad Haiti Arrivare dall’aeroporto della capitale haitiana al centro di Suor Mar-cella è un po’ come attraversare il mondo. Percorrendo la strada che porta alla struttura, superiamo chilometri di lamiere, sporci-zia, fango, fetori di varia natura e tanta desolazione. Poi, varcato il cancello, proviamo il primo sollievo. Il centro è coloratissimo e profuma di pulito, sembra davvero un angolo di paradiso in mez-zo all’inferno. Ogni volta che qualcuno entra qui, in pochi secondi viene circondato da sorrisi infiniti e da tante manine che vogliono salutare, toccare, dare il benvenuto. Noi abbiamo contato almeno un centinaio di bambini. Questo brulicare di vita candida è uno squarcio di sereno nel cielo plumbeo della baraccopoli. Gestirli tutti,

In risposta alle grosse difficoltà emerse ad Haiti insieme a Suor Marcella stiamo studiando la modalità migliore per proseguire il nostro intervento al Vilaj Italjen. Il SAD CO-

MUNITARIO potrebbe rivelarsi la soluzione più adatta: non l’aiuto specifico per un singolo bambino ma un aiuto indistinto per tutta la comunità. I so-stenitori riceveranno aggiornamenti costanti sul progetto con storie e fotografie dei bambini che di volta in volta beneficeranno del loro sostegno. Parallelamente, con gli altri sostenitori attivi, cer-cheremo di mantenere l’impegno preso cercando di inviare gli aggiornamenti dei bambini che, a oggi, fanno parte del progetto SAD.

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LA FESTADI COMPLEANNOOgni mese alla casa di accoglienza si organizza una grande festa. È un momento speciale per i bambini, grandi e piccini, che sono vestiti a festa. Suor Marcella chiama per nome tutti i nati nel mese e a turno vengono festeggiati con canti, musica, bibite, caramelle e, naturalmente, con una bella torta!

I numeri delVilaj Italjen

116 I bambini che vivono nella casa di

accoglienza

400 I bambini che frequentano

la scuola

1.000 Le mamme con bambini che beneficiano del programma nutrizionale

8.000 I beneficiari della clinica. 5.000 di questi

sono bambini

però, non è facile, specie senza le competenze giuste. Noi siamo venute ad Haiti proprio per tenere delle lezioni del programma di formazione professionale per le educatrici. Loro, infatti, si danno un gran daffare per soddisfare i loro bisogni ma ancora faticano a “vedere” quelle che sono le esigenze più nascoste dei più piccoli: sono bravissime nella pratica, magari nel cambiare venti neonati in contemporanea, ma poi non si accorgono subito che, se un bambino di un anno e mezzo non parla, significa che c’è qualche problema. Con questo programma che durerà due anni le operatri-ci sapranno coinvolgere meglio i piccoli, senza tempi morti nell’arco della giornata, e impareranno a costruire dei momenti speciali per lasciarli liberi di esprimersi e per crescere anche emotivamente.

QUANDO I BAMBINI DANNO IL BUON ESEMPIOOgni giorno passato a Waf Jeremie, Suor Marcella ci racconta qualche storia toccante. Come quelle di Mitha e Keterlyn, due bimbe disabili che vivono nella casa d’accoglienza e che frequentano la scuola. La prima ha perso entrambi i genitori e anche una gamba nel terremoto del 2010, la seconda è su una sedia a rotelle. Quando le bambine si sono presentate per la prima volta in classe, erano tutti spaesati, insegnanti compresi. Pensavano fosse uno scherzo perché, nella cultura della povera gente, un bambino disabile spesso viene abbandonato. Invece, sono stati gli stessi compagni a far accettare le due bimbe a tutta la scuola. E il piccolo di 5 anni che tutti i giorni spinge la carrozzina di Keterlyn non arriva nemmeno alle manopole! Quando cala il sole, non possiamo più stare all’aperto. Tutte le sere, infatti, mentre le educatrici mettono a letto i piccoli, il silenzio della baraccopoli è squarciato dagli spari delle bande armate. Suoni secchi che ci riportano alla realtà e ci ricordano che siamo in un posto dove una bottiglia piena di semi è un giocattolo che fa felice un bambino.

Dopo il corso le educatrici impareranno a capire e coinvolgere meglio i piccoli

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Ma che bella sorpresa!In una bella giornata d’autunno abbiamo ricevuto la visita di Suor Marcella nella nostra sede di Milano

Era la prima volta che ci vedevamo in Italia ed è stata una bellissima giornata perché la suora francescana ha la rara capacità di saper raccontare e di coinvolgere gli altri nel suo amore per i bambini. Al mattino aveva appuntamento con le blogger di FattoreMamma, dieci madri esperte di comunicazione in internet sulle tematiche legate al mondo dei bambini. Il loro nobile scopo era quello di aiutare, tramite i loro siti, L’Albero della Vita a far conoscere le attività del centro di Waf Jeremie e a raccogliere fondi per la riparazione del tetto

DUESTORIEA LIETOFINE

Operazione riuscitaÈ cominciata la nuova vita di Jules Jules ha appena un anno ed è affetto da artrogriposi, una malattia genetica che gli blocca le gambe e le braccia. La madre è morta durante il parto a cau-sa della patologia e il padre si è rivolto al centro di Waf Jeremie perché non sapeva dove anda-re. Il piccolo aveva bisogno di

essere operato in un ospedale specializzato e così ci siamo atti-vati, finché abbiamo trovato una struttura adeguata in Italia. Dopo mesi di fisioterapia e tutori, Jules è stato operato ai piedini e ora ha iniziato la riabilitazione con la coppia che lo ha preso in affido temporaneo. Presto sarà operato anche alle mani. Se tutto andrà bene, a breve Jules tornerà dal suo papà, sano e salvo!

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della scuola che è stato danneggiato da una tempesta tropicale. Nel pomeriggio Suor Marcella ha poi incontrato alcuni tra voi sostenitori e, chi era presente, potrà confermare che ci sono stati momenti di grande commozione. Troppo vivide le parole di Marcella per non immedesimarsi e non accompagnarla, almeno per un giorno, nella sua baraccopoli. Qualcuno di voi ha addirittura deciso di dare subito il suo piccolo ma significativo aiuto concreto e, appena dopo l’incontro, ci ha chiesto di attivare un Sostegno a Distanza ad Haiti così che sempre più bambini possano studiare e possano mangiare due volte al giorno. Perché, usando le parole di Marcella, “in questa grande storia, ognuno di noi ha la stessa importanza. A me è stato chiesto di stare lì, nello slum, e faccio quello che devo. Ma senza voi che ci sostenete non potrei farlo”.

L’amore arriva inatteso Una famiglia tutta per Joseph

Una sera di marzo l’hanno trovato in una pozzanghera che non aveva più di un mese e mezzo di vita e lo hanno porta-to subito al Centro. Non aveva un nome e nessuno aveva infor-mazioni su di lui. In un attimo, però, era avvolto in una coper-ta calda e stretto dalle braccia

affettuose delle educatrici che facevano a gara per coccolarlo. Dopo aver capito che era stato abbandonato, sono comincia-te le proposte per dargli un nome. In pochi minuti è stato deciso che si chiamerà Joseph ma ciò che più importa per lui è che, in uno slancio d’a-more, un’educatrice ha deciso di prenderlo con sé e di farlo crescere nella sua famiglia.

in questagrande storia,ognuno di noiha la stessaimportanza

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NEPAL

Pronti anche nell’emergenzaSi è conclusa la prima fase del nostro intervento per ridare istruzione e salute ai bambini del Paese asiatico, colpito lo scorso anno da uno spaventoso terremoto.

LALITPUR

“La terra trema, poi si placa. È un fenomeno naturale e la scienza ci spiega che accade centinaia di volte ogni giorno, in diversi punti del mondo. Eppure, quando quel ‘respiro’ si fa più profondo del solito in zone densamente popolate, la vita di milioni di persone si stravolge in pochi secondi. Atterrando in Nepal qualche mese dopo il sisma dello scorso aprile che ha provocato 8mila morti e 21mila feriti, mi sono tornate alla memoria le immagini e le emozioni vissute dopo un altro cataclisma simile, quello di Haiti nel 2010. A quell’epoca L’Albero della Vita si fece trovare pronta per aiutare il processo di ricostruzione, psicologica innanzi tutto, delle comunità colpite. Adesso, siamo arrivati qui in Nepal per lo stesso motivo, ridare speranza e normalità a chi le ha perdute drammaticamente.Un breve giro per le vie di Katmandu è sufficiente per renderci conto che nella capitale i cantieri sono partiti subito, pochi giorni dopo il disastro. Noi però andiamo verso le campagne del distretto di Lalitpur... Lì troveremo una situazione diversa, con ferite ancora ben visibili. Le frane hanno ‘spezzato’ le strade e isolato i villaggi; ma soprattutto

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madri e padri hanno perso i figli, qualcuno i parenti, chi la casa, chi tutto. Ecco perché la Fondazione ha deciso di intervenire nelle zone rurali, quelle in cui la macchina dei soccorsi fa più fatica ad arrivare. Ne ho viste tante di ‘periferie del Mondo’ ma l’estrema povertà di questa gente mi ha colpito. Ho conosciuto famiglie che sopravvivono raccogliendo qualche manciata di mais nei campi e ho visto bambini percorrere chilometri, inciampando ogni tre passi, con una tanica piena di acqua potabile presa in chissà quale pozzo. È difficile non rimanere coinvolti. Visitando una delle sedici

Un po’ meno paura La lotta di Amit con il trauma

La vita di Amit non è facile. Le sue notti sono spesso infestate dagli incubi in cui rivive i terribili momenti del terremoto, con le case che si sbriciolano e la gente ferita che corre dapper-tutto. Di giorno, invece, ha bisogno di giocare molto,

altrimenti si terrorizza ap-pena si muove una foglia. Amit ha 11 anni e, insieme ai suoi genitori e ai tre fratelli, ha dovuto abbandonare la casa in cui viveva, perché è stata completamente dan-neggiata dalla scossa, e ora si è trasferito con loro in un rifugio provvisorio. Dai soccorsi la sua famiglia ha ricevuto solo un po’ di cibo

scuole in cui ci siamo messi al lavoro, la piccola Rupa ci ha accolti parlando in italiano. Sapendo del nostro arrivo, aveva voluto imparare qualche frase e ci ha lasciato una poesia. Lei e i suoi compagni non avevano nemmeno più un libro per studiare. Qui nei villaggi il terremoto ha interrotto l’istruzione. Così li abbiamo rassicurati, coccolati, assistiti, restituendo loro un briciolo di ‘aspirazione’ a un futuro migliore. Perché nelle emergenze L’Albero della Vita

privilegia l’educazione e la partecipazione dei più piccoli nei processi di cambiamento. Le mie giornate nepalesi sono state scandite da mille impegni, centinaia di strette di mano e da un fiume di parole che diventeranno fatti. Sono ripartito con la consapevolezza che, grazie alla collaborazione con il nostro partner locale Nepal Don Bosco Society stiamo facendo qualcosa di concreto per queste persone: lezioni, supporto psicologico e sociopedagogico, controlli

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IL PROGETTO IN BREVE

A poco più di due mesi dal terremoto che ha colpito il Nepal, L’Albero della Vita ha avviato un progetto d’emergenza di assistenza umanitaria alle comunità scolastiche del distretto di Lalitpur, uno dei più colpiti dal sisma. Ecco alcuni dei numeri e delle attività più significative del progetto:

16 scuole coinvolte in 7 comuni 4.239 bambini beneficiari diretti

In particolare, abbiamo...

• provveduto alla formazione di 16 assistenti psicosociali di sostegno a insegnanti e studenti perché superassero i traumi e le paure derivati dal terremoto; • distribuito 1.000 kit scolastici contenenti zaino, matite, penne e quaderni;• organizzato numerosi eventi di svago, come tornei di calcio e pallavolo, e distribuito giocattoli di vario tipo e per tutte le età;• avviato una campagna di valutazione dello stato nutrizionale di 3.100 bambini in 13 scuole;• fornito 1.000 supporti nutrizionali a bambini in cattive condizioni di salute, con distribuzione di bevande energetiche, biscotti, latte, verdure di stagione, riso, lenticchie;• distribuito centinaia di kit di pronto soccorso e per l’igiene contenenti saponi, lozioni antisettiche e farmaci generici:• organizzato lezioni sulle corrette norme igieniche e sull’importanza dell’utilizzo di acqua sicura per la prevenzione delle malattie;• riparato i bagni pubblici di tre scuole e il sistema di distribuzione dell’acqua in altre quattro scuole.

e qualche coperta. Ormai l’unico sollievo di Amit è andare a scuola, la Chandi Devi Primary School, dove frequenta la quinta elemen-tare. “In classe sono tran-quillo. Ci hanno dato tanti giocattoli e mi diverto con tutti i miei compagni. Mi piacciono anche le lezioni perché gli insegnanti sono bravi. Ci fanno divertire

quando ci spiegano cosa dobbiamo fare e cosa dobbiamo evitare durante un terremoto, come dobbiamo lavarci e quando ci spiegano dell’acqua pulita. Sono felice di ve-nire a scuola. Negli ultimi tempi houn po’ meno paura”.

medici, distribuzione di materiale didattico nelle scuole. Ma in futuro cercheremo di fare di più, portando nuove opportunità per sviluppare delle attività, specie in ambito agricolo, mantenendo la protezione dei bambini come assoluta priorità”.

Ivano Abbruzzi

Nelle campagne le ferite provocate dal terremoto erano ancora ben visibili

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PERÙ

Il tarwi è sbarcato a MilanoIn occasione di Expo, alcuni rappresentanti del progetto di sviluppo sostenibile che stiamo realizzando sulle Ande sono arrivati in Italia per promuovere il lupino.

Nella delegazione di Donne andine in cammino, arrivata nel capoluogo lombardo la scorsa estate, c’era anche Santa Fabián, produttrice di tarwi e beneficiaria del progetto, che ci ha raccontato la sua esperienza.

“Era la prima volta che uscivo dal mio Paese e, a dire la verità, non ero nemmeno mai salita su un aereo! Io vengo da un villaggio di una manciata di case ed è stato un po’ come tuffarmi in un altro mondo, ma è stata una grande esperienza. Sono felice anche perché ho conosciuto le persone de L’Albero della Vita che hanno fatto partire il progetto nella nostra comunità; spero che siano contente di come ho svolto il mio ruolo di ambasciatrice. Siamo stati a Expo dove la Fondazione ci ha consentito di partecipare a “Terra Madre Giovani – We Feed the Planet” (evento organizzato nel padiglione di Slow Food per dare la possibilità a contadini e artigiani del cibo di tutto il mondo di parlare di sé stessi e dei propri prodotti). All’inizio ero un po’ confusa. Io non sono abituata a quei posti, con tutta quella gente intorno che parla lingue diverse. Pensavo a mio marito e ai miei tre figli. Ma poi ho capito che tutte quelle persone erano davvero interessate a ciò che facciamo e mi sono emozionata. Ho parlato

LORETO

PAMPAROMAS

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delle tecniche di agricoltura biologica che ho imparato dagli agronomi della Fondazione e che uso per coltivare il tarwi, di come preparo i concimi e gli antiparassitari naturali, di come utilizziamo una antica procedura della nostra gente per togliere il sapore amaro dal lupino. Insomma, mi sono sentita importante. Tornando in Perù racconterò a tutti del grande lavoro che L’Albero della Vita sta facendo per noi. A casa mia, nella provincia di Huaylas, ancora non guadagno molto ma le cose stanno migliorando. D’altronde è solo il secondo anno che seminiamo il tarwi. Ora lo vendiamo nei mercati locali e lo distribuiremo anche attraverso altri canali. Ho fiducia. Ma soprattutto sono felice perché la mia vita sta cambiando. Sono membro dell’associazione di agricoltori biologici del mio pueblo, Huanayó, e alle assemblee posso esprimere le mie opinioni su temi che riguardano la comunità. Significa tanto; noi donne di solito stiamo a casa a occuparci dei figli. E poi ho anche imparato a lavorare in gruppo. Voi non avete idea di come stia cambiando la mentalità della mia gente grazie a questo progetto; fino a ieri coltivavamo tutto, con scarsi risultati, senza preoccuparci se inquinavamo il terreno. Adesso, invece, abbiamo capito bene quanto sia importante rispettare l’ambiente. Io non sono una persona egoista e spero di poter insegnare ad altri tutto quello che ho imparato. Mi piacerebbe molto farlo. E spero di avere ancora l’opportunità di viaggiare per promuovere il tarwi. Intanto, però, voi continuate a sostenere noi e i prodotti andini dei nostri fratelli contadini. Grazie di cuore”.

Santa Fabián

Per promuovere la cono-scenza del tarwi, pianta leguminosa dalla mille virtù nutrizionali, L’Albero della Vita ha pubblicato, in colla-borazione con il Fondo Ita-lo Peruano, un volume che ne racconta le proprietà, le tecniche di coltivazione e, ovviamente, tutti i modi per degustarlo a tavola. Tra le varie ricette che si pos-sono creare con il lupino delle Ande, dagli antipasti alle zuppe, dagli stufati ai dolci, ve ne proponiamo una squisita:

Preparazione 1. Sbollentare le pannocchie in acqua con zucchero e gocce di limone.2. Lavare i peperoncini e frullarli senza i semi insieme al formaggio fresco.3. Mescolare la farina di tarwi con il latte e l’acqua e cuocere per 5 minuti. Con-tinuare a mescolare fino a formare una pasta.4. Friggere nell’olio il for-maggio fresco frullato con il peperoncino. Aggiungere la pasta di tarwi e condire con sale e pepe. 5. Disporre le pannocchie tagliate a fette su un piatto da portata e coprire con la salsa, decorando con uova a fette e olive.

HUANCAÍNA CON TARWIIngredienti Quantità

Farina di tarwi 3/4 di tazzaPannocchie 2 e mezza

Formaggio fresco 200 gLatte condensato senza zucchero 1 tazza

Uova 2Olive 5

Olio 1 cucchiaioSale e Pepe quanto bastaAcqua 1 tazza e mezza

Valore nutrizionaleCalorie 397Proteine 19,3%

Il tarwi dalla “A” alla “Z”

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Il diritto di stare bene Siamo tornati nella provincia di Loreto, nelle baraccopoli che sorgono a due passi dalla foresta amazzonica, con un nuovo importante intervento di assistenza sanitaria

La periferia di Belén, città che sorge su uno degli affluenti del Rio delle Amazzoni, è un susseguirsi di zattere e palafitte in cui la gente del posto vive in modo molto precario. Quando il fiume è in piena spesso si allagano, quando è in secca, invece, si crea una maleodorante distesa di fango che diventa il paradiso dei tafani e delle mosche. L’acqua potabile e dei servizi igienici dignitosi sono un miraggio per quasi tutti gli abitanti. In questo ambiente malsano non ci sono ospedali né cliniche. C’è un solo medico ogni 1500 persone e l’assistenza sanitaria pubblica non è efficace; così moltissime famiglie, soprattutto tanti bambini, sono a rischio malnutrizione e restano per tutto l’anno fortemente esposte alle infezioni respiratorie e intestinali, con pochissime possibilità di accedere alle cure.

VISITE PORTA A PORTAAppena concluso un progetto di telemedicina per le comunità che vivono nei villaggi più isolati, ci stiamo quindi impegnando per rinforzare l’assistenza sanitaria alle fasce più vulnerabili della popolazione, in particolare bambini, adolescenti e donne in stato interessante. Il nuovo programma prevede una serie di otto interventi attraverso i quali ci coordineremo con il personale sanitario della rete locale. Abbiamo già iniziato a portare cure e personale medico dentro case in cui un dottore non si era mai visto e proseguiremo con interventi per promuovere l’educazione sessuale tra i giovani adolescenti e per sensibilizzare sulle buone pratiche igieniche e sanitarie.

Al via un progetto per portare un medicoa chi altrimenti non ha speranze di essere curato

Beneficiari DIRETTI

◆ 873 bambini e bambine tra 0 e i 6 anni

◆ 789 adolescenti e giovani tra 11 e 19 anni

◆ 905 madri di famiglia

◆ 1101 padri di famiglia

INDIRETTI E FINALI ◆ 10.982 abitanti di quartieri

di periferia di Belén

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KENYA

Sempre più attivi nella capitaleSi moltiplicano le nostre attività nelle baraccopoli per migliorare le condizioni di vita e di salute della popolazione, in particolare di mamme e bambini.

Di solito, quando entriamo in una scuola, siamo abituati agli sguardi curiosi e ai ghigni rumorosi dei bambini. Questa volta no. Nell’aula femminile non vola una mosca, nessuno bada a noi. L’attenzione delle bambine è catalizzata dall’insegnante che sta spiegando perché è necessario lavarsi le mani: “È una pratica che vi salva la vita. La vostra e quella dei vostri parenti. E vi bastano solo 40 secondi! Al massimo 60 se volete farla come la farebbe un chirurgo” - dice il maestro, che poi chiede: “Chi di voi da grande vuole diventare chirurgo?” Uno stuolo di mani si solleva in aria. Poi riprende: “Dovete lavarvi ogni volta che siete stati in bagno, dopo che avete starnutito, prima e dopo aver mangiato”. Poi, avvicinandosi al dispenser dell’acqua che sta di fianco alla lavagna, con una saponetta comincia a illustrare alle giovani tutte le mosse corrette per avere delle mani davvero pulite. Tra le più attente c’è Lisa, una ragazzina di 11 anni che ha perso un fratellino a causa di una semplice infezione. Come tutte le sue compagne di classe, infatti, vive a Korogocho, una

NAIROBI

SAMBURULAND

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baraccopoli dove il 95% delle famiglie non ha il bagno in casa e le latrine sono a cielo aperto. Nella scuola di Lisa e in tante altre degli slum di Nairobi, abbiamo promosso la creazione degli school club ovvero gruppi di giovani studenti guidati in attività di sensibilizzazione su temi come salute, nutrizione e ambiente. Non solo. Stiamo anche coinvolgendo i giovani in attività di educazione sessuale e per la prevenzione delle malattie. I sieropositivi, infatti, negli slum sono il 12% della popolazione, il doppio della media nazionale. Così lo scorso 1 dicembre abbiamo celebrato la giornata mondiale dell’Aids organizzando una marcia che ha attraversato diverse baraccopoli. In prima fila, a guidare orgogliosamente il corteo, c’era un volto conosciuto: quello di Lisa.

I numeridegli school clubScuole coinvolte: 17 Insegnanti coinvolti: 217 Beneficiari diretti: 8.811

Un anno di orti urbaniGrazie al nostro progetto migliaia di abitanti delle ba-raccopoli hanno avuto accesso a cibo fresco e sano

Produrre cibo imparando a coltivare la terra in modo biologico nelle baraccopoli sovraffollate e invivibili di Nairobi. Era questo il nostro obiettivo principale quando abbiamo lanciato il progetto degli orti urbani negli slum di Mathare e Korogocho. Adesso, a un anno dall’avvio dei lavori, possiamo trarre le prime conclusioni e i primi dati. A Mathare, in collaborazione con la comunità e con le associazioni locali siamo riusciti a ripulire dei terreni

SCOPO DEL PROGETTO Costituire nelle scuole gruppi di studenti per la promo-zione dell’igiene (health school club) e per la sensibiliz-zazione sui temi ambientali (environmental school club).

LE ATTIVITÀ ◆ Formazione degli insegnanti su temi igienico-sanitari

e sulle pratiche per la conservazione dell’ambiente ◆ Organizzazione di dibattiti degli studenti con

insegnanti ed esperti ◆ Dimostrazioni pratiche (es. lavaggio delle mani,

orti dimostrativi) ◆ Distribuzione di materiali informativi ◆ Distribuzione di materiale per l’igiene personale

(saponi, asciugamani, carta igienica, disinfettanti) ◆ Iniziative per le giornate internazionali (es. giornata

della nutrizione, giornata mondiale dell’AIDS)

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COSA ABBIAMO FATTO800 alberi piantati456 caprette da latte distribuite1 1 fonti d’acqua ristrutturate

2 fattorie ecosostenibili istituite52 arnie distribuite2 serre costruite

abbandonati e a trasformarli in orti, uno di 2mila e uno 400 metri quadrati, dove si producono sukuma wiki (il contorno tradizionale kenyano), spinaci, meloni, angurie, jute mallow (una verdura in foglia) e peperoncini. A Korogocho, invece, dove ci sono più problemi di spazi, abbiamo insegnato a coltivare in sacchi di polietilene riempiti con terra pulita e arricchita di sostanza organica. Complessivamente sono stati coltivati e raccolti circa 7.500 chili di verdure, 3.000 dei quali di sukuma wiki. A Mathare è anche stato messo in funzione un pozzo che attiva un sistema di irrigazione efficiente, capace di erogare 30 litri d’acqua al minuto, mentre a Korogocho sono stati installati 10 sistemi di raccolta a grondaia che hanno permesso di utilizzare circa 95mila litri d’acqua piovana.

In 12 mesi i nostri beneficiari degli orti hanno prodotto 7.500 chili di verdureUn piatto in tavola La toccante storia di Patricia

Fino a poco tempo fa faceva l’ambulante vendendo caffè in mezzo alla strada. In un gior-no non arrivava a guadagnare nemmeno 100 scellini (1 euro), e non riusciva a sfamare i quattro figli. Per Patricia, abbandona-ta dal marito, la situazione era drammatica. Poi i nostri operatori l’hanno invitata a partecipare

agli orti comunitari e la sua vita è cambiata. “Oggi fatico ancora a pagare le spese per la scuola dei piccoli, ma non mi faccio più prendere dall’angoscia”, spiega la ventinovenne. “Il progetto mi sta aiutando molto. Riesco a guadagnare qualcosa vendendo gli ortaggi e, soprattutto, non patiamo più la fame. Ora, quando serve, vado nello shamba, l’orto, a raccogliere qualche verdura da cucinare per i miei bambini”.

Risultati concreti

Nell’infuocata contea Samburu, nel nord del Kenya, si è concluso il nostro progetto per le poverissime comunità locali di pastori. Abbiamo portato l’acqua nei villaggi, rafforzato la pastorizia e avviato attività agricole o di apicoltura, diffondendo le buone pratiche per combattere la siccità e gli effetti dei cambiamenti climatici. Resta, però, molto da fare, soprattutto per i bambini. Vogliamo rafforzare il sistema educativo nelle scuole e lanciare delle campagne di sensibilizzazione contro le mutilazioni genitali femminili che qui, purtroppo, riguardano oltre l’80% delle ragazzine.

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ITALIA

18 annidi progettiEra il 1998 quando L’Albero della Vita inaugurava la prima casa di accoglienza e tutela per bambini e ragazzi; da allora di strada ne abbiamo fatta davvero tanta, così come grande è diventata la nostra esperienza con i minori del nostro Paese. Oggi, infatti, da Milano a Palermo, i nostri educatori e operatori sviluppano decine di progetti e lavorano su tutto il territorio per difendere il loro benessere e i loro diritti. Qualche esempio? Contrastiamo l’abbandono scolastico nelle periferie disagiate di molte città, gestiamo case di accoglienza per bambini abbandonati o allontanati dalle loro famiglie per decisione del Tribunale dei minori e ci occupiamo dei servizi di affido eterofamiliare per dar loro la speranza di una vita migliore. Di recente stiamo anche intensificando il nostro impegno per contrastare la povertà e abbiamo avviato tante attività per supportare le famiglie con figli minorenni in difficoltà economiche.

ROMA

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Emergenza SiriaDal 2013 a oggi abbiamo assistito oltre 10mila bambini siriani e le loro famiglie che sono transitate nell’hub della Stazione Centrale e in due centri di accoglienza di Milano. Forniamo loro un “luogo sicuro”, uno spazio dove i piccoli profughi, vulnerabili perché stremati dal viaggio e da tutti i propri riferimenti ambientali e culturali, possano riconquistare una pausa di normalità. I nostri operatori hanno creato spazi child friendly con giochi e attività pensati su misura per loro. Quest’anno, inoltre, abbiamo raccolto alcuni dei disegni più significativi e toccanti realizzati dai bambini e dai ragazzi siriani e li abbiamo trasformati in una emozionante mostra, “In viaggio verso il futuro”, ospitata negli spazi dell’ex Fornace a Milano.

La RondineÈ un progetto avviato per sostenere mamme con bambini piccoli che non hanno una rete familiare di supporto e si trovano in condizioni di disagio economico e sociale. Mettiamo a loro disposizione alcuni appartamenti in condivisione e le accompagniamo verso l’autonomia lavorativa e abitativa. Come naturale fase successiva al progetto La Rondine, di recente abbiamo avviato anche i “Nidi di Rondine”. Si tratta sempre di appartamenti e vengono affidati a quelle madri con bambini che hanno già raggiunto la capacità di gestirsi autonomamente. I nostri educatori, infatti, forniscono orientamento e monitoraggio solo per un breve periodo, prima che le mamme “spicchino” il volo da sole.

Progetto CHATContro le mutilazioni genitali femminili in Europa abbiamo promosso e avviato il progetto CHAT (Changing Attitude. Fostering dialogue to prevent FGM), cofinanziato

dall’Unione Europea. Ogni anno nel nostro continente 180mila bambine

rischiano di essere vittime di questa pratica crudele e pericolosa, un fenomeno diffuso in oltre 20 Paesi africani e mediorientali e spesso mantenuto, per ragioni sociologiche, religiose e culturali, in alcune comunità di migranti che si stabiliscono in Europa. Lavoriamo con partner di altri 5 Paesi europei e puntiamo a fermare la violenza sulle bambine coinvolgendo e responsabilizzando alcuni medici, leader religiosi, giornalisti, ovvero le figure che hanno un’influenza significativa sulle proprie comunità e che possono diventare “agenti di cambiamento”.

Cosafacciamoin Italia

Ecco alcuni dei circa trenta progetti attualmente in corso nel nostro Paese

ROMA

VENEZIAMILANO

GENOVA

REGGIO EMILIA

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Emergenza minoriÈ un programma nato nel

2010 con l’obiettivo di contrastare e ridurre le

conseguenze della povertà e del disagio sociale,

dall’emergenza educativa a tutte quelle emergenze

sociali che coinvolgono bambini e ragazzi nel territorio italiano. I

nostri progetti di “Emergenza minori” abbracciano una vasta gamma di

tematiche, dalla dispersione scolastica all’integrazione dei ragazzi stranieri,

passando per vere e proprie emergenze umanitarie, e utilizzano diversi strumenti

come il circo sociale, il ludobus, l’arte e lo sport. Una Vela per Sperare, per

esempio, è un progetto che, attraverso un intervento pedagogico-sportivo

basato sulla pratica della vela, previene il disagio sociale e dà opportunità di “successo” ai minorenni a rischio nei

quartieri periferici di Napoli e Genova.

Varcare la soglia

È un progetto molto importante, in

rapido sviluppo e sempre più articolato, con cui stiamo

intervenendo per mitigare gli effetti della povertà sulle famiglie, italiane e straniere, con minorenni a carico, che vivono in condizioni di estrema

difficoltà economica nelle città di Milano e Palermo. È un percorso di

sostegno che mira a un cambiamento profondo e duraturo tra i componenti

del nucleo familiare, valorizzando l’attivazione delle loro risorse. Si sviluppa attraverso iniziative di

varia natura: organizziamo corsi di preparazione all’esame di terza media

e al parto, laboratori per mamme e bambini, laboratori artistici e feste

di compleanno per i più piccoli, incontri pedagogici per genitori,

di educazione civica e giornate di scambio interculturale.

ZeroSeiLa “casa dei bimbi”

ZeroSei è una nostra comunità educativa di accoglienza di Milano.

Ospita fino a nove bambini, da 0 ai 6 anni,

che sono stati allontanati dalla famiglia d’origine a causa di grave disagio

familiare, incuria e abusi. Nella nostra casa i bambini trovano amore, serenità ed educatori preparati, che sviluppano

per loro percorsi personalizzati di accudimento primario e attività ludico-

ricreative ed educative.

La BussolaAttiva fin dal 1998, La

Bussola è la nostra prima comunità di

accoglienza e ospita fino a dieci bambini

dai 3 ai 12 anni in una casa rassicurante, con un ambiente ricco di

stimoli. Le attività dei nostri educatori tengono conto del progetto di vita

che accompagnerà i ragazzi una volta usciti.

Affido eterofamiliareÈ il progetto che ci permette di dare una famiglia amorevole a bambini che arrivano da situazioni familiari molto problematiche, che sono vittime di abusi, maltrattamenti o incuria. Mentre i genitori naturali, per decisione del tribunale, lavorano su stessi per risolvere i propri guai, questi bambini trovano un importante punto di riferimento, una guida per sviluppare le proprie potenzialità nei nuovi genitori affidatari (coppia sposata o no, con figli o senza, anche una persona singola), per il tempo necessario a risolvere la situazione della famiglia originaria. A oggi abbiamo attivato oltre 100 affidi.

BARI

PALERMO

NAPOLI

REGGIO CALABRIA

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Il lascito testamentario è una grande scelta d’amore nei confronti delle prossime generazioni

Costruire il futuro

Un atto di generosità, l’intenzione di dare continuità a un progetto, un modo per

sentirsi in pace con la propria coscienza. Sicuramente un gesto consapevole. Le motivazioni in chi decide di fare un lascito testamentario sono sempre differenti ma ogni volta attingono alle emozioni più intime e toccano le corde più profonde dell’animo. Chi, infatti, sceglie questa formula di donazione spontanea a favore di un ente di ricerca, una onlus o qualunque organizzazione di pubblica utilità, nutre in loro una fiducia profonda e ne condivide le finalità. Nonostante la crisi economica, la solidarietà non manca e la gente comincia a capire che non occorre certo disporre delle fortune di un grande imprenditore per poter pensare di fare una donazione, sia in termini di denaro sia sotto forma di beni. Un piccolo contributo, unito a quello di altre persone, si traduce in effetti tangibili, permette di avviare o sostenere progetti importanti. I dati e le stime confermano che in Italia questa modalità di dettare le ultime volontà è sempre più diffusa: negli ultimi 10 anni è stato registrato un aumento del 10 per cento e le stime prevedono un’ulteriore forte crescita per questo fenomeno che avrà conseguenze sempre più importanti e positive sulle generazioni future.

LE TESTIMONIANZEDI CHI CI HA SCELTO

Conosco L’Albero della Vita da 15 anni e ho sempre amato i bambini, anche se non ho avuto figli. Una volta ho visitato una casa di

accoglienza e ogni anno faccio qualche donazione per i singoli progetti. Per dare un segno di continuità ho deciso da tempo di fare un lascito alla Fondazione. Ho la massima fiducia, visto che è un’organizzazione riconosciuta dalle istituzioni e a livello internazionale. Io ho fatto un testamento olografo e starà ai miei eredi farlo registrare. Ovviamente non ho fretta...” Francesco, 74 anni

Quando lavoravo, tanti anni fa, insegnavo matematica ai ragazzi e ancora oggi incontro qualche mio ex studente che mi

saluta con affetto. Conosco il valore dell’istruzione per un bambino. So che vi prodigate per questo, che aiutate i bambini in tanti campi, e allora vi do il mio aiuto volentieri. Vedo che in giro c’è tanta gente che avrebbe la possibilità di aiutare gli altri ma non ci pensa, sembra non gli interessi farlo. Che peccato. Alla mia età vivo ogni giorno come fosse un regalo” - Gianpaolo, 90 anni

Non ringraziatemi, davvero, non ho fatto molto ma l’ho fatto con il cuore. Sono io che vi ringrazio per ciò che fate ogni

giorno per i bambini” - Lucia, 68 anni

La massima fiducia

Quello che posso

Il valore dell’istruzione

Con il tuo lascito testamentario darai vita a nuovi progetti d’amore

Scegli di esserci di un bambinonel sorriso

Page 35: SOStieni - Fondazione L'Albero della Vita · siamo nello sterminato delta del fiume Gange, dove l’acqua è la padrona incontrastata per 365 giorni all’anno. È la ‘casa’ della

Progetti SAD a favore dei bambini, delle famigliee delle comunità in India e Haiti:

Fondo SAD 5%

78%

Costi di gestione del SAD: 17%

CREDITITesti: Alessandro Giulio Midlarz - Layout: Giovanna La FeltraFoto: Emanuele Basso: cover, pag. 4 - Riccardo Gangale: pag. 26, 27 - Alessandro Giulio Midlarz: pag. 20, 25, 29 - Shubhanga Pyakurel: pag. 16, 17, 18, 19 - Federico Tovoli: pag. 21, 22 e 23 - Marco Baroncini: pag. 10 - Beatrice Lencioni: pag. 28Si ringraziano per la collaborazione: Sara Galeone, Sara Tagliacozzi, Simona Denti e tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione di questo numero.

Stampa su cartapatinata opaca 100% riciclata

COMESOSTENERCI

Il Sostegno a Distanza con Fondazione L’Albero della Vita è un intervento a favore dei bambini in difficoltà in tutto il mondo, volto principalmente ad assicurare educazione, ali-mentazione e salute.È al contempo un intervento di cooperazione internazionale che porta beneficio in modo strutturato ai minori, alle loro famiglie e alle comunità locali assicurando protezione, edu-cazione e sviluppo in territori poveri e colpiti da emergenze.

La quota annuale versata dai sostenitori è destinata ai progetti SAD a favore dei bambini, delle famiglie e delle comunità in India e Haiti;

• attraverso il fondo per il Sostegno a Distanza, ai progetti in altri paesi poveri e in via di sviluppo;

• alla copertura dei costi di gestione del SAD per la cor-rispondenza con i sostenitori e la gestione amministrati-va per un importo massimo del 20%, come previsto dalla Carta dei Criteri di Qualità del Sostegno a Distanza (1998).

(*) La presente rendicontazione è redatta secondo i principi di trasparenza ispirati alle Linee Guida per il Sostegno a Distanza approvate dall’Agenzia delle ONLUS nel 2009 e a cui L’Albero della Vita ha aderito formalmente nel 2011.

L’UTILIZZO DEI FONDI

Nel 2015 l’Ente ha totalizzato un totale di entrate di€ 1.148.652. Queste entrate sono il risultato di€ 939.108 proveniente dalle quote dei sostenitori e di€ 209.544 proveniente dal fondo SAD,fondo destinato e vincolato per progetti internazionali.

Le entrate sono così state destinate:905.826 € (78%) per i progetti di Sostegno a Distanza a favore dei bambini, delle famiglie e delle comunità locali in India e Haiti.188.826 € (17%) per la gestione dei sostegni attivi: per la corrispondenza con i sostenitori e la gestione amministrativa;

IL NOSTROSOSTEGNOA DISTANZA

54.000 € (5%) al fondo del Sostegno a Distanza che viene utilizzato per la realizzazione di progetti in altri Paesi in via di sviluppo.

L’utilizzo del fondo SAD è così distribuito:Haiti 15,43% - Myanmar 15,91% - Nepal 4,29% - Perù 64,37%

Con bollettino postale:c/c postale n. 15485790

Con bonifico bancario:IBANIT63 K 05584 34210 0000 0000 2577Intestato aFondazione L’Albero della Vita Onlus

Con carta di credito o Paypalsul sito:www.sostieniadistanza.org

Per sostenere un bambino a distanzachiama il numero verde 800 30 40 30o scrivi a [email protected]

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CHE COSA FACCIAMO COL TUO 5x1000? In Italia siamo sempre in prima linea, accogliamo ed assistiamo con amore i bambini in di� coltà, quelli abbandonati o allontanati dalle famiglie, riportando fi ducia e speranza nelle loro vite. Nei paesi in via di sviluppo interveniamo con progetti a sostegno del nucleo familiare e con servizi e attività per migliorare in modo concreto la qualità della vita dei bambini, delle loro famiglie e comunità di riferimento.

TU FAI LA DIFFERENZA: firma per aiutarci nella lotta contro ogni abuso e violenza sui bambini.Il 5x1000 non ti costa nulla.

alberodellavita.org

Quanto fa 5x1000?Per i bimbi abbandonati fa la di� erenza!

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dei diritti dei bambini.

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