SOSTANZE NOCIVE IN MARE: UNA STAZIONE ENEL SOTTO ACCUSA Lacco Ameno d’Ischia … ·...

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35 ambiente campana, e dall’associazione dei con- sumatori Generazione Attiva, è da prendere sul serio. Anche perché al centro del disastro ambientale ci sono dei cavi elettrici sottomari- ni dell’Enel che, a seguito di un incidente nel giugno scor- so, avrebbero riversato in mare olio contenente poli- clorobifenili (Pcb), sostan- ze tossiche vietate in Italia sin dal 1988. Di sicuro c’è che nel trat- to di mare davanti a Lacco Ameno e a Casamicciola Terme, l’Agenzia regio- nale protezione ambientale della Cam- pania (Arpac) ha rilevato la presenza di Pcb in quantità 186 volte superiore al limite consentito. Alta tensione Ma andiamo con ordine. Sul- la costa ischitana, proprio a Lacco Ameno c’è la cabina pri- maria ad alta tensione dell’E- nel della Fundera, costruita con lo scopo di smistare energia all’isola di Ischia in ca- so di necessità, tramite dei cavi sottomarini pro- venienti da Cuma, sulla costa campana. Mimmo Sferratore, del comitato Vivere a Lacco Ameno, ci raccon- ta l’incidente: “Lo scorso 14 giugno, a causa di un banale arpionamento di un’imbarcazione ri- masta sconosciuta, si è prodotto uno squarcio a uno di questi cavi Enel provocando la fuoriu- scita in mare del liquido oleoso usato per mante- nere i cavi elettrici alla giusta pressione”. I citta- dini del posto, che sin dalla fine degli anni 80 lottano contro la costruzione della stazione Enel, a pochi metri da una scuola media, dietro l’unico ospe- dale dell’isola e in pieno centro abitato, hanno reagito immediatamente. “Appe- na saputo dell’incidente ai cavi sotto- marini, ci siamo allertati perché sappia- mo che alla Fundera già dal 1988 sono utilizzati oli con Pcb. Quindi abbiamo chiesto all’Arpac di analizzare il tratto di mare interessato”. L’Arpac l’ha fatto, anche se solo il 19 luglio. Ma i risultati sono più che preoccupanti: dopo un mese, la pre- senza di inquinanti Pcb in quel tratto di mare risulta essere - come abbiamo anticipato - superiore di 186 volte al valore minimo previsto dagli stan- dard di qualità ambientale per le ac- que superficiali. La ricerca Arpac, ol- tretutto, ha riguardato solo la presen- za di Pcb, sostanza che però è mesco- lata anche ad altri composti aromati- ci tossici e cancerogeni. Andrea D’Ambra, presidente di Ge- nerazione Attiva, ci dice: “I Pcb sono tossici per il pesce e per la fauna acqua- tica in generale, persistono a lungo nel- l’ambiente e si accumulano nella cate- il Salvagente/31 gennaio-7 febbraio 2008 L acco Ameno d’Ischia e la sfida del Pcb LORENZO MISURACA Tonnellate di liquido cancerogeno finite in ma- re, proprio davanti alla splendida isola di Ischia, in un’area marina protetta appena isti- tuita. L’allarme lanciato dal comitato “Vivere a Lacco Ameno”, nell’omonimo comune dell’isola SOSTANZE NOCIVE IN MARE: UNA STAZIONE ENEL SOTTO ACCUSA Nelle foto: in alto, Lacco Ameno e qui accanto Andrea D’Ambra, presidente di Generazione Attiva. 35-37 25-01-2008 17:39 Pagina 1

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35 ambiente

campana, e dall’associazione dei con-sumatori Generazione Attiva, è daprendere sul serio. Anche perché alcentro del disastro ambientale ci sonodei cavi elettrici sottomari-

ni dell’Enel che, a seguito diun incidente nel giugno scor-so, avrebbero riversato inmare olio contenente poli-

clorobifenili (Pcb), sostan-ze tossiche vietate in Italia

sin dal 1988. Di sicuro c’è che nel trat-to di mare davanti a Lacco Ameno e aCasamicciola Terme, l’Agenzia regio-nale protezione ambientale della Cam-

pania (Arpac) ha rilevato lapresenza di Pcb in quantità186 volte superiore al limiteconsentito.

Alta tensione

Ma andiamo con ordine. Sul-la costa ischitana, proprio aLacco Ameno c’è la cabina pri-maria ad alta tensione dell’E-

nel della Fundera, costruita con lo scopodi smistare energia all’isola di Ischia in ca-

so di necessità, tramitedei cavi sottomarini pro-venienti da Cuma, sullacosta campana.

Mimmo Sferratore,del comitato Vivere aLacco Ameno, ci raccon-ta l’incidente: “Lo scorso14 giugno, a causa di unbanale arpionamento

di un’imbarcazione ri-masta sconosciuta, si èprodotto uno squarcio

a uno di questi cavi Enelprovocando la fuoriu-scita in mare del liquidooleoso usato per mante-nere i cavi elettrici allagiusta pressione”. I citta-

dini del posto, che sin dalla fine deglianni 80 lottano contro la costruzionedella stazione Enel, a pochi metri dauna scuola media, dietro l’unico ospe-dale dell’isola e in pieno centro abitato,hanno reagito immediatamente. “Appe-na saputo dell’incidente ai cavi sotto-marini, ci siamo allertati perché sappia-mo che alla Fundera già dal 1988 sonoutilizzati oli con Pcb. Quindi abbiamochiesto all’Arpac di analizzare il trattodi mare interessato”.

L’Arpac l’ha fatto, anche se solo il 19

luglio. Ma i risultati sono più chepreoccupanti: dopo un mese, la pre-senza di inquinanti Pcb in quel trattodi mare risulta essere - come abbiamoanticipato - superiore di 186 volte alvalore minimo previsto dagli stan-dard di qualità ambientale per le ac-que superficiali. La ricerca Arpac, ol-tretutto, ha riguardato solo la presen-za di Pcb, sostanza che però è mesco-lata anche ad altri composti aromati-

ci tossici e cancerogeni.Andrea D’Ambra, presidente di Ge-

nerazione Attiva, ci dice: “I Pcb sonotossici per il pesce e per la fauna acqua-tica in generale, persistono a lungo nel-l’ambiente e si accumulano nella cate-

il Salvagente/31 gennaio-7 febbraio 2008

Lacco Ameno d’Ischiae la sfida del Pcb

LORENZO MISURACA

Tonnellate di liquido cancerogeno finite in ma-re, proprio davanti alla splendida isola diIschia, in un’area marina protetta appena isti-tuita. L’allarme lanciato dal comitato “Vivere aLacco Ameno”, nell’omonimo comune dell’isola

SOSTANZE NOCIVE IN MARE: UNA STAZIONE ENEL SOTTO ACCUSA

Nelle foto: in alto, Lacco Ameno e qui accanto Andrea D’Ambra,presidente di Generazione Attiva.

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il Salvagente/31 gennaio-7 febbraio 200836 ambienteLACCO AMENO E LA SFIDA DEL PCB che alimenta l’isola d’Ischia, a seguito

di un guasto che è stato provocato lascorsa estate da azione di rottura etrascinamento del cavo a mare da par-te di ignoti. La rottura - continua l’a-zienda - ha determinato anche la di-

spersione di olio dielettrico specia-

le a elevata compatibilità ambientalee completamente esente da contami-nazione da Pcb”.

L’azienda ci dice inoltre di aver appe-na eseguito nuove analisi sull’olio uti-lizzato, “che hanno pienamente confer-mato l’assenza di policlorobifenile”.

Effettivamente, le prove che il Pcbprovenga dai cavi Enel non sono ine-

quivocabili, ma le analisi dell’Arpac

fanno riferimento esplicito all’inci-

dente avvenuto in quel tratto di mare.Inoltre c’è una risposta della Commis-sione europea a un’interpellanza

presentata nel 2003 - da semplice citta-dino - da Sferratore, che conferma lapresenza di Pcb nei cavi che partonodalla stazione della Fundera. La notadella Commissione dice, infatti, che“in base ai dati comunicatici dallo Sta-to Italiano, risulta che - al momentodella posa dei cavi - la società Enel hafornito alle autorità italiane la provache la presenza di Pcb negli oli è infe-

riore ai limiti stabiliti dalla legge ita-liana e dal diritto comuni-tario”. Inferiore, ma pre-sente, almeno nel 1992,data in cui i cavi vengonoposati.

Ora è Generazione At-tiva a rivolgersi nuova-mente all’Europa. L’as-sociazione dei consuma-tori ha inviato un espo-

La scheda

Che sia responsabile o meno della contami-nazione di sostanze cancerogene nelle ac-

que di Ischia, la stazione primaria ad alta tensioneEnel della Fundera non smetterà di essere al cen-tro delle polemiche. La cosiddetta cabina esisteda vent’anni, ma ha una storia costellata di pro-teste da parte della popolazione locale.In una recente nota sulla vicenda dell’incidentedei cavi elettrici tranciati al largo di Lacco Ameno,Legambiente Ischia ha ricordato che la stazio-ne della Fundera è stata costruita “in contrastocon ogni principio di localizzazione (a due passida scuola e ospedale, in pieno centro abitato) econ irregolarità di ogni tipo”. Le irregolarità a cuisi riferisce Legambiente sono in buona parte lega-te allo stesso problema della presenza di Pcb.Secondo il comitato Vivere a Lacco Ameno, l’Enelcommissionò i cavi elettrici nel 1987, periodo incui i limiti di tolleranza previsti erano più alti. So-lo nel 1988 la legge vietò l’immissione sul merca-to di Pcb, riducendone pesantemente i limiti per i

soli impianti ancora in funzione. I cavivennero però posati nel ’92, quandola legge era ben consolidata e quindiimpossibile da ignorare.Inoltre, i cavi vennero posati senzaregolare autorizzazione, come con-ferma l’avvocato Cocozza, consulen-te del Comune di Casamicciola. I ca-vi giunti a Ischia occuparono circa69mila metri quadri di demaniomarittimo, senza che fossero ac-compagnati da alcuna autorizzazione né conces-sione alla posa o al mantenimento dei cavi stes-si. L’unica autorizzazione regionale rilascia-ta all’Enel - il 14 aprile 1994 - limita la costruzio-ne e l’esercizio di una linea elettrica a 150milavolt in cavo sotterraneo e non sottomarino. Ma icavi sono sott’acqua e non sottoterra.Non basta: secondo molti cittadini del posto, lastessa costruzione dell’impianto è inutile. L’a-limentazione elettrica dell’isola viene regolar-

mente fornita da 5 cavi sottomarini non a oliofluido provenienti dalla stazione di Foce Vec-chia. E anche nel periodo di massima affluenzasull’isola, quello estivo, gli impianti preesistentisarebbero sufficienti a coprire il fabbisognoenergetico di Ischia. Prova ne sarebbe che, no-nostante i circa 70 miliardi di vecchie lire spesiper cavi e cabina, e gli oltre 10 anni impiegati perterminarla, soltanto dal maggio 2006 la stazionedella Fundera è entrata in funzione.

Una stazione costosa,discussa fin dal 1994

na dell’alimentazione. Di conseguen-za, hanno effetti tossici anche sull’uo-mo”. Ma, nonostante le analisi allarman-ti, non è stato preso nessun provvedi-

mento: non è stata vietata la balneazio-ne, né la pesca nei siti inquinati. Non si èfatto neppure un piano di bonifica dellazona e non è stato previsto neanche unintervento di tutela per l’Area marinaprotetta Regno di Nettuno, ufficializza-ta giusto a fine dicembre dal ministrodell’Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio.

“Oltretutto, solo a inizio dicembre - ag-giunge Sferratore - la nave arrivata adIschia per riparare i cavi è andata via.Questo, e le decine di tonnellate di oli in-trodotti nella stazione Enel, ci fa so-

spettare che in tutti questi mesi sianostate pompate sostanze tossiche in maredurante la riparazione dei cavi”.

L’Enel replica

L’Enel, dal canto suo, conferma l’inci-dente, ma respinge le accuse di inquina-mento: “Abbiamo proceduto alla ripa-

razione della linea a 150mila voltNelle foto: arrivo e stoccaggio dei fusti contenenti il Pcb.

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il Salvagente/31 gennaio-7 febbraio 2008 37 ambiente

mesi dalla contaminazione, un pesce con-tenga ancora residui di Pcb?Sì. Tracce di contaminazione potrebbero esserecontenute tutt’oggi nei pesci.E, per quanto riguarda gli effetti sulla sa-lute umana, che tempi sono prevedibili?Possono essere riscontrabili in tempi immedia-ti, come nel caso della diossina che aveva av-velenato il politico ucraino Yushenko, oppurein tempi lunghissimi. Gli effetti nocivi potreb-bero manifestarsi anche tra 10 anni. Lo stessodiscorso vale per le conseguenze della diossinaimmessa nell’area a seguito della recenteemergenza rifiuti in Campania.È possibile che le correnti marine abbianogià risolto il problema a Ischia, disper-dendo il Pcb?La struttura chimica del Pcb lo rende poco solubi-le e poco volatile, quindi non è biodegradabile.Piuttosto tende a depositarsi nel fondo marino,anche se non è da escludere che una certa partesia stata dispersa dalle correnti.Non resta,dunque,che bonificare l’area…Purtroppo, la gestione del processo di bonifica èmolto complessa. I Pcb possono essere smaltitiattraverso un processo chimico o d’incenerimen-to che, secondo molti esperti, rende la contami-nazione ambientale ancora peggiore che non la-sciando tutto com’è.Ci troviamo di fronte a una sostanza chesarebbe meglio non utilizzare.

Infatti, dal 1988, i Pcb non possono essere im-messi nell’ambiente. Anche se…Cosa?I protocolli internazionali prevedevano che -entro il 2005 - il 50 per cento del Pcb in circola-zione fosse smaltito, entro il 2007 il 70, ed en-tro il 2009 non ci dovrebbe essere nessun Pcbin circolazione. In realtà, di Pcb in giro ce n’èancora. E, se non bastasse, al momento anchele soglie di allerta sono in corso di revisione.Ci spieghi meglio.Effettivamente nell’ultimo decreto del 2006relativo alla presenza di Pcb nell’ambiente, lasoglia limite a cui fa riferimento l’Arpac nelleanalisi di Ischia è stata omessa. Questo per-ché si tratta di un argomento su cui gli scien-ziati si stanno confrontando. Scegliere una so-glia piuttosto che un’altra significa bonificareo meno delle aree contaminate, con un risvol-to economico non indifferente.Quindi, al momento, in Italia la leggenon indica una soglia di presenza diPcb entro cui è giusto allarmarsi?Esattamente, ma per consuetudine in questicasi si fa riferimento alle disposizioni prece-denti. Nello specifico, alla soglia massima con-tenuta nel decreto ministeriale 367 del 2003.Dunque, gli abitanti di Ischia devonopreoccuparsi?I dati emersi sono allarmanti, ma vanno presicon un minimo di cautela. Esistono 208 tipi diPcb. Alcuni sono molto tossici, altri meno. Leanalisi dell’Arpac nel caso di Ischia sono statesvolte sulla presenza complessiva di Pcb, enon sui tipi più nocivi. Inoltre, per avere le ideepiù chiare, ci vorrebbero altri tipi di analisi.In che senso?Le indagini svolte dall’Arpac sono state fatte sucampioni di acqua contaminata. Ma come giàdetto, i Pcb sono sostanze idrofobe,non rimango-no in acqua,vengono assorbite dal fondo marino.Quindi bisognerebbe analizzare anche i sedimen-ti del fondale e possibili residui nei pesci. ●

NON TRANQUILLIZZA L’OPINIONE DELL’ESPERTO

“Gli effetti nocivi dei Pcb potrebberoanche manifestarsi a distanza di

10 anni”. Mario Sprovieri, ricercatore del-l’Istituto per l’ambiente marino costiero delCnr di Napoli, racconta al Salvagente i perico-li di una contaminazione come quella avvenu-ta nelle acque di Ischia.Dottor Sprovieri, cos’è il policlorobifenile?Si tratta di un composto organico che non esistein natura, è frutto di un processo industriale. Lemiscele di Pcb sono state usate in un’ampia gam-ma di applicazioni, ad esempio come fluidi isolan-ti, lubrificanti,additivi in vernici,pesticidi,carte co-piative, adesivi, sigillanti.I Pcb sono davvero dannosi per la salute?I Pcb sono composti tossici.Alcuni tipi di Pcb, poi,sono altamente tossici e possono causare - nei ca-si più gravi - carcinomi, ma anche effetti gastroin-testinali ed eruzioni cutanee.Nel caso di Pcb dispersi nel mare, co-me a Ischia, in che modo l’uomo puòassimilarli?Tramite contatto fisico col sedimento, oppureingerendo un pesce che a sua volta contienetracce di Pcb. C’è da notare, tra l’altro, che nelprocesso che porta il Pcb dall’acqua contami-nata all’uomo, in ogni passaggio si aggiungeuna quantità di residuo. Così la concentrazionefinale ingerita dall’essere umano è molto piùelevata che in partenza.È realistico ipotizzare, che a distanza di

MARIO SPROVIERI, RICERCATORE DELL’ISTITUTO PER L’AMBIENTE MARINO

COSTIERO DEL CNR DI NAPOLI, FA IL PUNTO SULLA SITUAZIONE DEI VELENI.

“Gli effetti nocivipure 10 anni dopo”

sto alla Commissione europea incui elenca l’intera sequenza dei fattiaccaduti ad Ischia. Oltre a questo,l’associazione di D’Ambra ha chiestoall’Asl di Napoli un’analisi sulla pre-senza di Pcb e altre sostanze tossichenei pesci della zona. “A questo punto,oltre ad accertare i danni ambientali ealla salute delle persone, - aggiungeMimmo Sferratore - la Capitaneria diporto di Napoli e ogni altro ente com-petente per la tutela dell’ambientemarino e costiero, deve bonificare

l’area, e procedere alla rimozione

dei cavi Enel incriminati”.

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