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38 Italia Oggi 04/11/2014 DIRITTO ALLO STUDIO DEI PROF, SI RIPARTE PER I NUOVI PERMESSI(F.Bastianini)
3
39 Italia Oggi 04/11/2014 ASSUNZIONI SOLO PER IL TURN OVER (C.Forte) 4
40 Italia Oggi 04/11/2014 TST INVALSI SI', MA A USO INTERNO (E.Micucci) 5
41 Italia Oggi 04/11/2014 CLIL, SENZA PROF ADEGUATI NON VA (E.Micucci) 6
41 Italia Oggi 04/11/2014 E IL MIUR ABBASSA I LIVELLI LINGUISTICI PER INSEGNARE BASTAANCHE IL B.1 (A.Iuliano)
7
21 Corriere dell'Umbria 04/11/2014 BORI E BISTOCCHI (PD) CHIEDONO UN INTERVENTO SUL RISCHIO DIESODO DALL'UNIVERSITA' PER STRANIERI
8
Edscuola.it 04/11/2014 CAMBIA LA SCUOLA, GLI ALUNNI STRANIERI ORA PREDILIGONO GLIISTITUTI TECNICI E I LICEI
9
Edscuola.it 04/11/2014 GLI ORGANICI FUNZIONALI E LA MOBILITA'INTERCOMPARTIMENTALE: UNA GRANDE OCCASIONE
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25 Gazzetta del Sud 04/11/2014 SE METTESSIMO I VOTI ANCHE AI PROF? ECCO LA PROPOSTA DEGLISTUDENTI
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38 Gazzetta del Sud 04/11/2014 IL "SAPERE" ACCESSIBILE A TUTTI 12
3 il Manifesto 04/11/2014 8 NOVEMBRE: SCUOLA IN PIAZZA CON I PUBBLICI SCUOLA, 14
22 Il Sannio 04/11/2014 IL TOUR DELLA 'BUONA SCUOLA' OGGI FA TAPPA A CAMPOBASSO 15
Ilsussidiario.net 04/11/2014 SCUOLA/ TFA, PERCHE' IL MIUR OBBEDISCE ALLE UNIVERSITA'TELEMATICHE?
16
1 la Repubblica - ed. Genova 04/11/2014 Int. a P.Comanducci: "L'UNIVERSITA' IN CAMPO PER PREVENIRE IDISASTRI" (M.Bompani)
18
5 L'Unione Sarda 04/11/2014 TEST SBAGLIATI, INDIETRO TUTTA: PROVE SALVE, NIENTERIPETIZIONE
21
Roars.it 04/11/2014 CUN BACCHETTA ANVUR: NON SI VALUTA COSI' UN DOTTORATO 22
Scuola24.Ilsole24ore.com 04/11/2014 ANCORA UNA VOLTA I BISOGNI DEGLI ALUNNI RISCHIANO DI FINIREIN CODA
25
Scuola24.Ilsole24ore.com 04/11/2014 CAMPANIA, MAXIFINANZIAMENTO DA 150 MILIONI PER UNIVERSITA'E RICERCA
26
Scenario politicoRubrica
16 la Stampa 04/11/2014 RETROMARCIA SUI TEST DI MEDICINA "IL CONCORSO NON SI DEVERIPETERE' (A.Pitoni)
28
13 il Messaggero 04/11/2014 CAOS MEDICINA, I TEST NON SI RIPETERANNO (C.Mozzetti) 30
2 il Foglio 04/11/2014 CON QUESTO TRUCCI I MATEMATICI SAUDITI BATTONO PURE IL MITDI BOSTON (D.Raineri)
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14 il Tempo 04/11/2014 Int. a D.Antiseri: LA VERA PARITA' E' QUELLA ECONOMICA LACOMPETIZIONE SALVERA' L'ISTRUZIONE (N.Poggi)
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14 il Tempo 04/11/2014 UNA BUONA SCUOLA CON IL BUONO-SCUOLA (D.Petti) 35
37 Italia Oggi 04/11/2014 FARAONE SOTTOSEGRETARIO RABUS DELEGHE 36
15 il Manifesto 04/11/2014 COSI' IL "PENSIERO UNICO" HA DISTRUTTO L'ISTRUZIONE(A.Angelucci/M.Matteuzzi)
37
1 il Mattino 04/11/2014 IL CELLULARE IN CATTEDRA, IL PROF ALTROVE (G.Israel) 38
EconomiaRubrica
VIII la Gazzetta del Mezzogiorno 04/11/2014 LEZIONI DI MACCATRONICA DIVISE FRA AULA E FABBRICA(L.Mintrone)
39
LavoroRubrica
37 Corriere della Sera 04/11/2014 AZIENDE E ATENEI, I BANDI PER GIOVANI (I.Consigliere) 41
15 Corriere della Sera - ed. Milano 04/11/2014 NIENTE MENSA A CHI NON PAGA LA RETTA IL SINDACO: MAI NEGATIPASTI A NESSUNO
42
Sommario Rassegna Stampa
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LavoroRubrica
7 La Repubblica - Cronaca di Roma 04/11/2014 SUPPLENZE NEL CAOS A RISCHIO LE LEZIONI "GRADUATORIEONLINE NON ATTENDIBILI" (S.Grattoggi)
44
EsteriRubrica
12 Corriere della Sera 04/11/2014 I LIBRI DI SCUOLA DATI IN APPALTO ALL'AMICO DI PUTIN(F.Dragosei)
46
49 Corriere della Sera 04/11/2014 IL SILENZIO DELL'ISLAM SULLE RAGAZZE RAPITE (D.Maraini) 47
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« “Buona Scuola”: dopo due mesi emergono tutti i limiti «Sì all’inglese lingua europea Allarme rosso per la scuola» »
Cambia la scuola, gli alunni stranieri oraprediligono gli istituti tecnici e i licei
da La Tecnica della Scuola
Cambia la scuola, gli alunni stranieri ora prediligono gli istituti tecnici e i licei
Alessandro Giuliani
Dal XX rapporto annuale sulle migrazioni della Fondazione Ismu, risulta in sensibile calo l’interesse deglistudenti non italiani per le scuole superiori di tipo professionale: nell’ultimo decennio le loro iscrizioni in questiistituti sono calate dal 42,6% al 37,9%; mentre sono cresciute nei tecnici (dal 35,5% al 38,5%) e nei licei (dal21,9% al 23,6%). Un fenomeno che comporta meno rischi di bocciatura e di abbandono scolastico.
Volge al termine l’epoca degli alunni stranieri che alle superiori si iscrivono in blocco negli istituti professionali.È quanto emerge dal XX rapporto annuale sulle migrazioni della Fondazione Ismu, presentato il 3 novembre aMilano.
Lo studio indica che nel 2013/14, dei 182.181 studenti delle secondarie di secondo grado, 69.062 (il 37,9%del totale degli stranieri che frequentano questo livello scolastico) è iscritto a istituti professionali e 70.220 aistituti tecnici (il 38,5%), il restante 23,6% frequenta un liceo. Tuttavia, nell’ultimo decennio le iscrizioni deglistudenti stranieri negli istituti professionali in Italia sono calate dal 42,6% dal 2002/03 al 37,9% del 2013/14,mentre sono cresciute quelle negli istituti tecnici (dal 35,5% al 38,5%) e quelle nei licei (dal 21,9% al 23,6%). Inpratica, gli istituti tecnici hanno già superato per gradimento medio i corsi attivati dai “cugini” dei professionali.
“La canalizzazione nella filiera tecnico-professionale dell’istruzione – avverte comunque l’ente – permane e puòessere interpretata come indicatore di rischio nei percorsi di apprendimento: il tasso di bocciatura e i rischi diabbandono scolastico sono più elevati negli istituti professionali, mentre il livello degli apprendimenti è piùbasso in questo tipo di scuole”.
È evidente, quindi, che gli stranieri di prima generazione sarebbero più presenti negli istituti professionali,mentre gli studenti di seconda generazione si indirizzerebbero più verso istituti tecnici e licei. E siccome stacrescendo in modo esponenziale la presenza di questi ultimi, i giovani nati in Italia da genitori entrambistranieri, il fenomeno del maggiore interesse per tecnici e licei è destinato a crescere.
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RASSEGNE«Sì all’inglese lingua europea Allarme rosso
per la scuola»
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Cambia la scuola, gli alunni stranieri ora
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« Sul sito Invalsi l’area per le prove 2015 Gli Ata minacciano lo sciopero della fame »
Gli organici funzionali e la mobilitàintercompartimentale: una grande occasione
da La Tecnica della Scuola
Gli organici funzionali e la mobilità intercompartimentale: una grande occasione
Redazione
di Fabio Guarna. Si fa un gran parlare della grande operazione di assunzione di 150.000 docenti promossadal Governo Renzi e mentre si è in attesa di capire, come e dove saranno collocati i nuovi dipendenti, sitrascura il fatto che questi ultimi assumeranno la condizione professionale di impiegati dello Stato, appartenentia categorie specifiche (per la maggior parte equiparabili a quelle C e D).
Un aspetto non irrilevante perchè il personale in questione, in quanto dipendente pubblico, potrebbe spostarsidal compartimento scuola ad un altro del pubblico impiego. Lo strumento esiste ma è poco applicato ed è il cdistituto della mobilità del personale della scuola intercompartimentale che non è esclusivo dell’amministrazionescolastica e riguarda tutti i comparti, ma che una volta esaurita nel settore scuola l’operazione distabilizzazione di 150.000 dipendenti a titolo definitivo potrebbe presentare molti aspetti interessanti.
Infatti, messa da parte la circostanza che i docenti prossimi ad essere assunti sono e saranno indispensabiliper dare un nuovo e definitivo assetto alla scuola del nuovo millennio, adeguandola a standard europei, sipensi ai TZR francese (Titulaires sur Zone de Remplacement), non è escluso che si venga a scoprire che unabuona parte dei nuovi insegnanti siano in possess di competenze spendibili anche in altri settori.
E’ il caso ad esempio di chi ha esercitato la professione forense ed adesso si trova innanzi la possibilità diessere assunto a tempo indeterminato nella scuola. Quel bravo professore che comincerà o continuerà a tempoindeterminato ad insegnare diritto e ad esercitare la professione forense non essendo incompatibile, non èdetto che non sarebbe altrettanto capace di assumere la guida dell’ufficio legale di un ente pubblico. Per nondire, continuando con gli esempi, di coloro che durante gli anni di precariato hanno superato un concorso per ilprofilo di funzionario in un ente e potrebbero sistemarsi, con la mobilità, in posizioni apicali come quella diistruttori direttivi o a capo di un ufficio tecnico o contabile/finanziario di un ente locale.
Gli esempi sarebbero tanti e impongono una riflessione che riguarda tutta la Pubblica Amministrazione,abbastanza avara sinora di attivare le cd procedure di mobilità intercompartimentale da una parte per ragionitecnico/burocratiche e dall’altra per un atteggiamento tipicamente italiano di “corporativismo” più o menoaccentuato in ogni comparto della PA.
Vero è che, considerato l’inquadramento economico, uno spostamento dal comparto scuola ad un altro,sarebbe anche economicamente vantaggioso per l’amministrazione di arrivo, perchè è noto che nella PA glistipendi del comparto scuola sono quelli genericamente più bassi e nelle operazioni di mobilità si mantienequello dell’amministrazione di partenza.
Pertanto gli organici funzionali saranno senz’altro una grande occasione per il comparto scuola: si provi adimmaginare le possibilità per un dirigente scolastico di avere uno staff al massimo dell’efficienza potendocontare su un organico funzionale in cui sia presente personale con qualifiche di avvocato, commercialista,ingegnere, funzionario amministrativo etc.
Ma l’organico funzionale sarà una grande occasione anche per la PA tutta perchè è facile immaginare che inesso sarà assorbito personale che non ha soltanto qualifiche spendibili nel mondo della scuola e che una voltadivenuto pubblico dipendente pubblico, arricchirà di risorse umane qualificate l’intera pubblicaamministrazione.
Quindi dopo le 150.000 assunzioni, sarebbe il caso che i ministri Giannini (pubblica istruzione) e Madia(funzione pubblica) comincino a lavorare maggiormente in sinergia.
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DOCUMENTI / VALUTAZIONE
CUN bacchetta ANVUR: non si valutacosì un dottoratoPosted by Redazione ROARS on 4 novembre 2014 at 03:50
Segnaliamo ai lettori la dichiarazione del CUN relativa al documento ANVUR «La valutazione dei corsi di
dottorato». Il CUN ritiene “opportuno un urgente e profondo ripensamento della valutazione dei Dottorati di
ricerca, su basi più solide delle attuali e più condivisibili a livello nazionale e internazionale”, segnalando che
la “criticità di carattere strutturale delle procedure di valutazione dei Corsi di dottorato potrebbero avere
ricadute negative e durature sull’intero sistema universitario e sulla stessa capacità di innovazione,
competitività e crescita dell’intero Sistema Paese”. Infine, “ritiene che occorra fare chiara distinzione tra il
momento della valutazione e quello delle scelte politiche sulla ripartizione dei fondi, la cui responsabilità è
comunque del Ministro”.
Oggetto: DICHIARAZIONE CUN «DOTTORATO E VALUTAZIONE»
Adunanza del 22 ottobre 2014
Il CONSIGLIO UNIVERSITARIO NAZIONALE
presa visione del documento «La valutazione dei corsi di dottorato» approvato dal Consiglio Direttivo
dell’Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca (ANVUR) il 24 luglio 2014;
considerato che si tratta di un documento preliminare, aperto alla discussione nelle comunità scientifiche e
accademiche secondo l’apprezzabile linea di trasparenza e condivisione dell’ANVUR;
FORMULA LE SEGUENTI OSSERVAZIONI
Il dottorato riveste un ruolo cruciale nell’Alta formazione e nella Ricerca e costituisce uno dei fattori più
importanti della qualità e delle politiche strategiche delle Università. Queste, una volta accreditate, devono
godere di un’ampia e adeguata autonomia di sperimentazione organizzativa e culturale, soprattutto per i
dottorati attivati in campi di ricerca interdisciplinari e innovativi. Per tali ragioni, la valutazione della qualità di un
dottorato è un compito che deve essere affrontato senza schematismi e che, al pari di qualsiasi altra
valutazione, deve fondarsi su obiettivi, metodi e criteri adeguati e coerenti alla natura e alla complessità
dell’oggetto stesso che deve essere valutato.
Il documento ANVUR in esame fa riferimento al D.M. 8 febbraio 2013, n. 45 in merito al quale questo Consesso
aveva sollevato, a suo tempo e in più riprese, rilievi e perplessità che rivelano oggi la loro fondatezza. Il D.M.
n.45/2013 induce innanzi tutto confusione tra il piano della valutazione e quello del finanziamento; destinato a
stabilire le modalità di accreditamento, il decreto non fa alcun cenno alla valutazione, se non nel titolo del suo
articolo 13 ove si stabiliscono i criteri per il finanziamento ministeriale.
Il Consiglio Universitario Nazionale ritiene che concepire la valutazione nei termini di uno strumento
esclusivamente parametrico per la ripartizione di un finanziamento significhi appiattire e snaturare il suo
significato. Valutare un dottorato vuol dire analizzarne struttura, processi ed esiti, al fine di fornire indicazioni utili
al miglioramento della sua qualità. Nella valutazione sono irrinunciabili il momento dell’autovalutazione – come
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del resto stabilito dalle norme vigenti (Art.3, c.1, lett. b) del d.P.R n.76/2010) – e il parere di gruppi di esperti a
seguito di visite in loco.
Di tutto ciò non vi è traccia nel D.M n.45/2013 e nel documento dell’ ANVUR, dove viene indicato un diverso
obiettivo della valutazione: «Il Consiglio Direttivo dell’ANVUR ritiene che, nel caso della valutazione dei Corsi di
dottorato, l’esercizio di valutazione debba tradursi in una graduatoria [… ]dei Corsi di dottorato all’interno di aree
scientifiche omogenee».
Il CUN ritiene invece che il risultato della valutazione non debba ridursi in nessun caso a una mera graduatoria,
intrinsecamente di scarsa significatività e che, oltretutto, potrebbe indurre sterili competizioni tra le strutture e
comportamenti opportunistici. Il risultato della valutazione deve al contrario fornire una molteplicità di elementi
cui l’Autorità di governo, quale sede di indirizzo politico e amministrativo, possa attingere in funzione degli
obiettivi che intende raggiungere.
Preoccupa inoltre, come ripetutamente segnalato da questo Consesso, un modello centrato su aree
scientifiche omogenee. Il Consiglio Universitario Nazionale intende sottolineare i possibili effetti negativi sui
campi interdisciplinari o multidisciplinari di un’insistita compartimentazione disciplinare della ricerca. L’effetto
sul dottorato potrebbe essere ancora peggiore perché costringerebbe le Università a ridurre l’offerta a
standardizzati dottorati disciplinari per non subire una valutazione negativa.
Il pericolo della standardizzazione compare anche in relazione a un altro punto del documento dell’ANVUR dove
è scritto che, mediante la valutazione, si intende «garantire un quadro di riferimento omogeneo in grado di
indirizzare il comportamento dei docenti e, soprattutto, dei giovani ricercatori alla qualità nella scelta di cosa,
come e dove pubblicare i risultati della propria ricerca».
Il Consiglio Universitario Nazionale ribadisce invece, con assoluta fermezza, che la scelta di «cosa, come e
dove pubblicare» sia una libertà accademica fondamentale, che non deve mai essere coartata, nemmeno in
forma implicita. Ben venga una seria valutazione ex post dei risultati di una ricerca, ma senza cadere nella
tentazione di un indirizzamento ex ante di temi e modalità.
Da un punto di vista più tecnico, il CUN nota negativamente che i parametri per la ripartizione del finanziamento
sono sistematicamente ricondotti a un modello lineare, in cui cioè la qualità globale di un dottorato
corrisponderebbe alla somma delle qualità di suoi singoli aspetti e delle singole persone senza tener conto dei
possibili effetti sinergici che caratterizzano i migliori dottorati.
Per altri aspetti di tipo tecnico si rinvia all’Allegato.
In conclusione, il Consiglio Universitario Nazionale ritiene opportuno un urgente e profondo ripensamento della
valutazione dei Dottorati di ricerca, su basi più solide delle attuali e più condivisibili a livello nazionale e
internazionale.
Il Consiglio Universitario Nazionale ribadisce l’importanza della valutazione come strumento conoscitivo per il
governo del sistema e ritiene che occorra fare chiara distinzione tra il momento della valutazione e quello delle
scelte politiche sulla ripartizione dei fondi, la cui responsabilità è comunque del Ministro.
Segnala con preoccupazione che le citate criticità di carattere strutturale delle procedure di valutazione dei Corsi
di dottorato potrebbero avere ricadute negative e durature sull’intero sistema universitario e sulla stessa
capacità di innovazione, competitività e crescita dell’intero Sistema Paese.
DICHIARAZIONE CUN «DOTTORATO E VALUTAZIONE»- Allegato
1. Nel par. 4.1.2 si dice che gli indicatori RVQR e XVQR saranno calcolati per ogni componente di collegio
sulla base dei 3 o 6 propri «migliori prodotti», indipendentemente dal fatto che, nella VQR, siano stati
presentati dalla struttura a nome dell’interessato o a nome di un altro coautore. Al di là della significatività
effettiva dell’esercizio VQR 2004-2010 quando applicato alla valutazione dei collegi di dottorato, si esprime il
dubbio circa la possibilità di ottenere dalle banche dati per ogni docente universitario l’elenco dei 3 «migliori
prodotti» tenuto conto delle difformità esistenti tra le banche dati usate dai vari atenei e delle modalità di
registrazione dei coautori di ogni articolo, in assenza dell’anagrafe nazionale dei prodotti della ricerca.
2. Nel par. 4.1.2 si dice che l’indicatore A è calcolato in base al numero di mediane (da 0 a 3) dell’ASN
superate dal singolo componente del collegio. Al di là dell’uso delle mediane dell’ASN la cui effettiva
esattezza e significatività ha ricevuto molte critiche, non si comprende perché si scelga di usare un indicatore
che non può essere calcolato per tutti i membri del collegio.
3. Nel par. 4.1.2 s’introduce una complicata definizione dell’indicatore IAS che dipende dall’ Impact Factor
delle riviste dove sono stati pubblicati gli articoli dei membri del collegio. Mentre è chiaro, al di là della sua
effettiva significatività, come si calcola questo indicatore quando tutti i componenti del collegio fanno parte
della stessa area disciplinare, andrebbe invece chiarito come si debba procedere quando i componenti del
collegio afferiscono ad aree disciplinari diverse tra di loro, prestando molta attenzione alle problematiche dei
dottorati interdisciplinari. Inoltre, nella definizione di IAS sarebbe probabilmente opportuno sostituire la
«somma» con la «media pesata», come del resto è più correttamente fatto nel calcolo dell’analogo
indicatore IV7 (par. 4.7.2).
4. Nel calcolo dell’indicatore finale IV1 (par. 4.1.3) andrebbe chiarito che cosa si intenda dicendo che i pesi
«potranno dipendere dal grado di copertura degli indicatori VQR e I sul collegio» in quanto la scelta dei pesi
non è affatto ininfluente per il valore di IV1 e questo indicatore rappresenta il 30% dell’indicatore complessivo
di dottorato (par. 5.1).
5. Nel calcolo dell’indicatore finale IV2 (par. 4.2.2) sul grado di internazionalizzazione manca un qualunque
riferimento alla capacità attrattiva del dottorato verso professori e ricercatori stranieri.
6. Nel calcolo dell’indicatore ICA(par. 4.4.2) si suggerisce una riconsiderazione della significatività del
numero dei candidati alle procedure di ammissione al dottorato, trattandosi di un dato difficilmente reperibile,
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Tags: ANVUR, Cun, D.M. 8 febbraio 2013, dottorato di ricerca, n. 45, valutazione dei dottorati di ricerca
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molto instabile e sul quale possono pesare comportamenti opportunistici.
7. Nel calcolo dell’indicatore IV7 (par. 4.7) si segnala che il riferimento normativo è errato, non esistendo
riferimento a tale criterio, pur ragionevole e condivisibile, nel c. 2, lett.d) dell’articolo 13, D.M. n.45/2013. Si
segnala inoltre che fra i prodotti considerati nella valutazione dell’attività scientifica dei dottorandi e dei dottori
di ricerca sono considerati, per le aree bibliometriche, gli articoli pubblicati in riviste indicizzate su ISI e
Scopus, mentre per le aree non bibliometriche gli articoli pubblicati su riviste di fascia A e le monografie. Al di
là della significatività di un indicatore che dipende dalle medie fra gli Impact Factor delle riviste, non si vede la
ragione per escludere dal computo altri prodotti della ricerca dei dottorandi.
8. Si osserva infine che, nella costruzione dell’indicatore complessivo di dottorato, manca un’analisi motivata
della scelta dei pesi attribuiti ai diversi indicatori e ai diversi sub-indicatori.
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Docente
Studente
A chi ha una certa dimestichezza con l’istruzione&dintorni il sospetto era venuto subitodopo la presentazione delle linee guida per la «Buona scuola». Quanto meno sottoforma di interrogativo: ma non è che dietro la stabilizzazione di massa annunciata dalGoverno per il prossimo anno scolastico si nasconde soprattutto l’intenzione diassorbire quei docenti che negli ultimi anni sono stati immessi in ruolo con piùdifficoltà? A distanza di due mesi dalla presentazione delle linee guida - su cui fino asabato prossimo è in corso la consultazione pubblica - quel dubbio non solo resta. Maaddirittura si rafforza, a giudicare dai dati sullo scorrimento delle Gae che pubblichiamooggi in un altro articolo . E che testimoniano come le classi di concorso legate agli ambitimusicale, artistico e linguistico siano ancora tra le più ingolfate.
Guarda caso, proprio musica, storia dell’arte e lingue sono le materie che l’esecutivopunta a rafforzare sin dalle primarie. Aumentare le ore significa aumentare ledisponibilità che andranno coperte con nuovi docenti. Se si trattasse di una sceltadettata dalla necessità di adeguare le competenze degli studenti alle nuove sfideeducative nulla quaestio. Viceversa se fosse solo un escamotage per smaltire il precariatoaccumulatosi negli ultimi anni ecco che lo scenario muterebbe. Vorrebbe dire infatti cheancora una volta nel disegnare un nuovo futuro per la scuola italiana si è scelto di nonpartire dal bisogno degli studenti ma dalle esigenze dei suoi lavoratori.
Si ripeterebbe così lo stesso film di un anno fa, quando un altro premier a Palazzo Chigie un altro ministro a viale Trastevere avevano annunciato con grande enfasi che dopoanni e anni di tagli si sarebbe tornati a investire sull’istruzione. Senza specificare peròche un terzo delle risorse sarebbero andate alla stabilizzazione di 26mila insegnanti disostegno. Almeno in termini percentuali l’esecutivo attuale rischia di fare ancora meglio(o peggio a seconda dei punti di vista), specie se il miliardo stanziato dalla stabilità per ilfondo «Buona scuola» venisse usato interamente per assumere i 148.100 precari in listad’attesa. Con buona pace delle altre promesse messe nero su bianco - dall’alternanza inazienda alla digitalizzazione degli istituti, dal rafforzamento dei laboratori all’avvio delnuovo sistema nazionale di valutazione - che resterebbero sulla carta.
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Innovazione
Un maxi finanziamento aggiuntivo a quello del fondo nazionale è stato stanziato dallaRegione Campania per le università e i centri di ricerca del territorio: una dote di 150milioni è stata destinata al potenziamento e alla riqualificazione delle infrastrutture. Aquesto scopo nei giorni scorsi è stato firmato un protocollo di intesa tra la RegioneCampania, le sette Università e gli enti di ricerca.
L’intesa Nel dettaglio, l'Università Federico II ristrutturerà tutte le aule studio, creerà laboratorididattici e potenzierà gli Orti Botanici; la Seconda Università di Napoli potenzia lestrutture elettromedicali e per la ricerca clinica; l'Università di Salerno attrezza la salaoperatoria virtuale della Facoltà di Medicina; la Parthenope potenzia l'aula congressi diVilla Doria D'Angri; l'Orientale potenzia gli ausili per gli studenti diversamente abili;l'Università del Sannio i servizi bibliotecari e di editoria digitale; l'Università Suor OrsolaBenincasa potenzia i laboratori didattici delle aree linguistiche e Lis (lingua dei segni).Quanto ai centri di ricerca, il Cnr dedicherà le risorse al laboratorio mobile per ladiagnostica ed il monitoraggio dei monumenti; l'Istituto nazionale di fisica nucleare(Infn) le destinerà ai laboratori di ricerca nel settore dell'elettronica organica edell'accelerazione delle particelle; l'Istituto nazionale di astrofisica - Osservatorioastronomico di capodimonte - intende potenziare il Planetario con macchine piùperformanti ed aumenta i posti a sedere per le visite guidate. Infine, la Stazionezoologica “A.Dohrn” potenzia l'infrastruttura per la ricerca e la riabilitazione delletartarughe marine. L'intervento, da tempo predisposto e fortemente volutodall'assessore alla Ricerca Guido Trombetti e dal governatore Stefano Caldoro, siinquadra in un programma che la Regione Campania ha avviato a valere sul Por Fesr2007 – 2013 per potenziare e riqualificare il sistema delle infrastrutture nel settoredell'istruzione, della formazione e della ricerca tenendo conto delle evoluzionitecnologiche ed al fine di innalzarne il livello degli standard operativi. Seguiranno, aquanto sembra, analoghi provvedimenti destinati ai Conservatori e alle Accademie dibelle arti.
Accelerazione alla spesa Por Fesr Inoltre, il finanziamento alla ricerca e alle università rientra nelle azioni programmateper fornire un impulso all'accelerazione della spesa del Por Fesr, che individuano comeambiti prioritari di intervento l'ambiente, il sostegno al tessuto produttivo,l'efficientamento energetico, i trasporti sostenibili, la ricerca, l'innovazione e lo sviluppourbano.«Apprezziamo un provvedimento che permetterà di acquistare attrezzature necessarieper fare ricerca - dice Luigi Nicolais, presidente del Cnr - Questa regione già in passato
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Campania, maxifinanziamento da 150milioni per università e ricercadi Vera Viola
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ha compreso che la ricerca è elemento centrale per lo sviluppo: qui ci sono più di 1500persone a fare ricerca». Poi ha aggiunto: «Gli investimenti di palazzo Santa Lucia sonouna grande intuizione che ci aiuta a vincere oltre ad accrescere l'attrattività dellaRegione e può portare anche all'aumento dei posti di lavoro. Molte altre regioni stannopensando di replicare lo stesso modello».
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