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201-202 ISSN 0392-5803 gennaio 2018 - luglio 2018 “Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - 70% Aut: 012/ATSUD/NA” ISTITUTO ITALIANO DEI CASTELLI ONLUS

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201-202ISSN 0392-5803

gennaio 2018 - luglio 2018“Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - 70% Aut: 012/ATSUD/NA”

ISTITUTOITALIANODEI CASTELLI ONLUS

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SOMMARIO2

>Sommario

CRONACHE CASTELLANE N° 201/202ISSN 0392-5803geNNaIo 2018 - luglIo 2018

in copertina: Castello Maniace (Siracusa) Foto Domenico Caso

Fondatore Vittorio Faglia

Direttore scientificoe cura editoriale

Luigi Maglio

Direttore responsabile

Maurizio Orrù

Redazione Antonella Delli PaoliDomenico Caso

Segreteria di redazione

Castel dell’Ovovia Eldorado - 80132 Napoli [email protected]

Impaginazione e stampa

Officine Grafiche Francesco Giannini & Figli S.p.A. Via Cisterna dell’Olio 6B80134 Napoli

Il presente notiziario, stampato in 2000 copie, è una circolare interna di informazione per i Soci dell’Istituto Italiano dei Castelli. Autorizzazione del Tribunale di Monza n. 147 del 23.4.1968. I testi possono essere riprodotti previa autorizzazione e citando la fonte.

Stampato a Napoli nel mese di dicembre 2018

Istituto Italiano dei Castelli OnlusFondato da Piero Gazzola nel 1964Associato a Europa Nostra - Federazione paneuropea del PatrimonioOrganizzazione internazionale sotto gli auspici dell’Unesco e del Consiglio d’Europa

Sede Legale

Segeteria Generale

Castel Sant’Angelo - Roma

Via G.A. Borgese 14 - 20154 Milano - tel. 02 347237

segreteria@istitutoitalianocastelli.itwww.istitutoitalianocastelli.it

3 Lettera del Presidente

Attività dell’Istituto4 CXXXXIII Consiglio Scientifico dell’Istituto

Osservatorio dell’Istituto8 LA CARTA DEI CASTELLI E IL PIANO PAESAGGISTICO REGIONALE

DEL FRIULI VENEZIA GIULIA - Consiglio Scientifico dell’Istituto

Attività delle Sezioni10 Campania

12 Friuli Venezia Giulia

13 Lazio

15 Lombardia

16 Marche

17 Molise

20 Piemonte – Valle d’Aosta

21 Puglia

22 Sardegna

25 Sicilia

27 Toscana

28 Trentino Alto-Adige

31 Umbria

32 Veneto

34 Recensioni

36 Organigramma dell’Istituto

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3LETTERA DEL PRESIDENTE

Lettera del Presidente

arissimi Soci,Il 27 ed il 28 ottobre si sono svolti i Consigli a Bari. Ringrazio ancora la sezione Puglia per la perfetta organizzazione e la calorosa ospitalità. IL Consiglio Scientifico si è svolto nel castello di San Nicandro, ospiti del Comune. Purtroppo non è stato raggiunto il numero legale e quindi nulla è stato ratificato. Al castello

l’Istituto ha assegnato la targa di segnalazione. L’ottimo restauro è stato condotto da Titta De Tommasi, past president del consiglio scientifico ed attuale consigliere.I prossimi Consigli si svolgeranno a Napoli nel mese di aprile, il 5 il Consiglio Scientifico organizzerà una giornata di studi dedicata al grande studioso Bodo Ebhardt a cui i soci sono invitati a partecipare; il 6 mattina si terrà il Consiglio Scientifico, nel pomeriggio il Consiglio Direttivo. In serata ci sarà la cena di gala, mentre la domenica mattina si svolgerà l’Assemblea generale. Nella giornata di sabato, per i soci che non partecipano ai Consigli, organizzeremo un programma alternativo che vi comunicheremo al più presto. Spero che sarete presenti in gran numero.Il nostro viaggio annuale quest’anno sarà nei castelli Austriaci, la contessa Francesca della Torre Pilati, ci ha dato un mano nell’organizzazione, visto che la famiglia di suo marito possiede due castelli in Austria.Nel 2019, cercheremo degli sponsor, sia per le giornate dei Castelli che per il premio di Laurea, il quale di nuovo avrà una dotazione in danaro, visto che nel 2018 sono molto calate le iscrizioni.Il primo dicembre siamo stati presenti al ROME - Museum exibition alla fiera di Roma, la manifestazione organizzata con il MIBAC a cui abbiamo dato anche il patrocinio morale. A rappresentarmi era La Vice-Presidente Antonella Susanna. Guglielmo Villa invece ha fatto un intervento dal titolo: “L’Istituto Italiano dei Castelli: conoscenza salvaguardia e valorizzazione dell’architettura fortificata”.Sono stato invitato a Bologna a far parte del comitato tecnico scientifico per la mostra: “Paesaggio, città murate e fortezze: Leonardo un genio in guerra” in ricorrenza dei cinquecento anni della morte di Leonardo da Vinci. Mi ha accompagnato Giampiero Cuppini presidente della sezione e componente del consiglio scientifico.Purtroppo, nel mese di novembre è venuto a mancare un caro amico mio e dell’Istituto: il marchese Francesco Giusso del Galdo. Francesco, tra i primissimi soci dell’Istituto, tessera n. 336, fu per molti anni consigliere nazionale, presidente onorario della sezione Campania, uomo delle istituzioni, nella sua vita professionale fu prefetto, svolse sempre una azione di cucitura tra le varie anime dell’Istituto. Da appassionato di musica ha scritto alcuni pezzi. Inoltre ha pubblicato una importate storia della sua famiglia “ Un genovese a Napoli - Luigi Giusso duca del Galdo”.Il prossimo mese di giugno si svolgeranno le elezioni per il nuovo Consiglio Direttivo, come sempre vi invito a partecipare e, a chi pensa di poter dare un valido contributo a candidarsi.

Fabio Pignatelli della Leonessa

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CXXXXIII Consiglio Direttivo dell’Istituto Italiano dei Castelli ONLUSsabato 7 aprile 2018 alle ore 15,30Roma - sede della Sezione Lazio - Via D. A. Azuni 15/A

Presenti di persona: Badan, Bulfone Gransinigh, Calamandrei, De Jorio Frisari, Di Mauro, Fiorino, Foramitti, Gaslini Gentilini, Grandi, Grigoletto, Lusso, Maccioni, Maglio, Magnano di San Lio, Maioli, Marchesi, Meneghelli, Nardi Mannocchi, Perrella, Pignatelli della Leonessa, Piovesan, Rocculi, Rosati, Stagno d’Alcontres, Susanna, Tancorra Iacobellis, Villari, Zerbi, Zoppi.

Presenti per delega: Giovannelli (delega Maggio), Maccioni (delega Gentilini).

Assenti giustificati: Chiappini di Sorio, Chiarizia, Cima, Cuppini, Del Conte, Iacone, Masini, Reviglio della Veneria, Saponaro Monti.

Assenti non giustificati: nessuno

Uditori: Bottiglieri, De Franciscis, Diotallevi, Fenici, Gallavresi, Ingaglio, Labaa, Valle.

Il Presidente Pignatelli, dopo aver verificato la validità dell’assemblea (sulla base del numero dei Consiglieri presenti e delle deleghe), dichiara aperta la discussione per la delibera sugli argo-menti all’ordine del giorno.Il verbale viene redatto sotto la responsabilità del Consigliere Nazionale (Rocculi) e controfir-mato dal Presidente Pignatelli.

1. Approvazione del verbale della seduta precedentePreliminarmente il Presidente saluta e dà il benvenuto ai nuovi Presidenti della Sezione Puglia (Tancorra) e Toscana (Zoppi). Il verba-le viene approvato all’unanimità. Grigoletto, citato nei paragrafi 1 e 5, tiene a segnalare per “onestà intellettuale” le presenti osservazioni e puntualizzazioni: per quanto attiene al para-grafo 1, la frase “[… l’orientamento del C.D. è in genere favorevole ma, […] su di un progetto

più dettagliato di costi/entrate e responsabilità”, ripropone l’argomento. Stagno d’Alcontres riba-disce il concetto di “progetto” e “costi/entrate”, supportato dal Tesoriere Gaslini che suggeri-sce, quindi, d’inserire nell’O.d.G. del prossimo C.D. l’argomento e richiede, di conseguenza, a Grigoletto, senza oneri per l’Istituto, uno “Studio di Fattibilità” esaustivo, perché sia possibile, alla luce di tutti gli argomenti utili presenta-ti, prendere decisione appropriata. Per quanto attiene al paragrafo 5, inerente il “caso statuto”, il consigliere Piovesan ribadisce il concetto che si tratti di un “refuso materiale” e che la frase “dimostrato anche a Grigoletto” vada intesa “comunicato a Grigoletto”.

2. Comunicazioni del PresidenteIl Presidente Pignatelli, comunica che nella mat-tinata si è svolto il C.S., al fine di lasciare ampio spazio all’Assemblea dei Soci nel giorno seguente. Informa pertanto che in futuro, ed in partico-lare nell’incontro programmato in primavera, i Consigli avranno sempre luogo in date precedenti l’Assemblea. L’incontro autunnale del C.S. si svol-gerà il sabato, in concomitanza con l’assegna-zione dei “Premi di Laurea”, mentre al C.D. sarà dedicato il giorno seguente. Il Premio, come già approvato a Rimini, quest’anno non consisterà in elargizioni in denaro, ma ai vincitori verrà concessa “ospitalità”. Il prossimo appuntamento autunnale, si terrà probabilmente nel castello di Sannicandro di Bari in concomitanza con l’assegnazione della “Targa di Riconoscimento” da parte dell’Istituto, scelta valutata positiva-mente dal C.S.. La Sezione Puglia è quindi stata invitata a predisporre la logistica dell’evento. Il presidente, considerata l’esigenza di trovare maggiori risorse utili a sviluppare i progetti dell’Istituto, consistenti nel creare una migliore visibilità allargando la base sociale con l’inse-rimento di “giovani”, invita a favorire scambi intersezionali e a reperire “sponsor”. Strategie da mettere a punto riguardano contatti con Banche, reperimento di opere di “beneficenza”, di lasciti a sostegno di società culturali. Allo scopo suggerisce di promuovere iniziative (incontri, convegni, corsi anche con crediti professionali, ecc.). Grigoletto interviene chiedendo eventuali

Attivitàdell’ISTITUTO

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5ATTIVITÀ DELL’ISTITUTO

“spazi a latere” da inserire nelle nostre attività; Maglio propone, quindi, di utilizzare a riguardo anche le pagine di Cronache Castellane e infine Maggio suggerisce di pensare a iniziative utili a ottenere sponsorizzazioni. Una prima iniziativa riguarderebbe la vendita con un aumento minimo rispetto al costo di stampa di un discreto numero della pubblicazione Le parole del Castello che le singole Sezioni a loro volta possono proporre alle varie manifestazioni sezionali quale “gadget” con prezzo a loro scelta.

3. Comunicazioni del Presidente del CSIl Presidente Foramitti ribadisce l’impegno persona-le e del C.S. ad assicurare il migliore supporto scien-tifico a tutte le iniziative dell’Istituto. Per quanto riguarda le attività, ne fornisce relazione in ordine agli avanzamenti su temi già in essere e futuri:- istituzione di un Data base per archiviare

tutti i dati disponibili;- creazione di una rubrica fissa su Cronache

Castellane;- comunicazione di tutti i nominativi dei

premiati per le tesi di laurea ai consiglieri scientifici, perché questi possano coinvol-gerli nelle attività delle sezioni;

- integrazione del “premio di laurea” con l’inserimento dell’ospitalità ai premiati, ed esclusione, secondo quanto espresso a Rimini, di elargizioni in denaro;

- revisione, approvata all’unanimità, del “rigore scientifico” delle pubblicazioni, con formazione di una commissione costituita da membri inter-ni e da professori esterni di chiara fama;

- assegnazione della “Targa di riconoscimen-to” al castello di Sannicandro di Bari, a seguito di positiva valutazione a fronte dell’adempimento a tutti i caratteri richiesti. Per completare la procedura si richiede la ratifica del C.D.;

- programmazione del convegno “Paesaggi Fortificati” da tenersi il 10-11 giugno 2019, sul modello di quello attuato alla Maddalena dalla Sezione Sardegna (Fiorino e Fumo).

4. Comunicazioni del Segretario GeneraleIl Presidente informa il C.D. che il Segretario Generale non è presente a causa di uno spia-cevole incidente, ma anticipa che egli aveva predisposto un’analisi riferita a una serie di dati statistici relativi al numero dei soci, da cui risul-ta un trend negativo per gli anni 2016-2017 in quasi tutte le sezioni. Fa tuttavia presente che, secondo regolamento, dati certi sul numero dei soci si potranno avere non prima di fine giugno, data ultima per la regolarizzazione delle iscri-zioni dell’anno 2017.

5. Approvazione consuntivo 2017 e approva-zione preventivo 2018Il Tesoriere, in fase preliminare, prima ancora di dare inizio all’analisi dei bilanci, sottolinea il concetto di unicità dell’Istituto, seppur diviso

in Sezioni territoriali. Suggerisce e illustra come orientarsi in mancanza di un Regolamento attua-tivo, facendo riferimento unicamente al D.L. n. 117 del 3 luglio 2017, meglio noto come Codice di Riforma del Terzo Settore. Questo contempla una categoria ampia e generale in cui si ricon-ducono tutte le forme associative senza scopo di lucro, con finalità civiche, solidaristiche e di uti-lità sociale (Onlus) che vengono ora denominate, appunto, Enti del Terzo Settore. È opportuno quindi, che, oltre a indire una revisione dello Statuto entro il febbraio 2019, alla luce dell’au-mento di responsabilità degli organi di controllo esteso anche a tutte le singole Sezioni, si crei una specifica commissione capace di affrontare le problematiche che ne derivano. Interventi: Fiorino chiede dettagli riguardanti i contribu-ti da versare ai collaboratori, da comunicarsi sempre e comunque alla Segreteria Generale, allo scopo di evitare le conseguenze fiscali, già nostro malgrado affrontate; Zerbi chiede se si conosca quanto incide sul bilancio l’incremen-to della quota sociale riservata al nazionale; Grigoletto suggerisce di estendere tale analisi anche all’anno precedente, al fine di ottenere un trend evidenziato su tre anni, considerato che l’aumento, comunque, non coprirebbe il disavanzo. Il Tesoriere, facendo presente quanto l’aumento sia indispensabile non solo in ragio-ne delle spese fisse generali, ma soprattutto in relazione al progetto intrapreso dell’incremen-to della Comunicazione pubblicitaria, richiede venga confermato l’aumento della quota da assegnare al Nazionale nell’O.d.G. del prossimo Consiglio. I bilanci Consuntivi 2017 e Preventivo 2018 vengono approvati all’unanimità con l’a-stensione di Magnano di San Lio. La documen-tazione presentata e illustrata esaustivamente dal Tesoriere e precedentemente approvata dal collegio dei Revisori dei Conti, mostra numeri in linea che non si discostano da quelli dell’anno precedente. Tale relazione distribuita ai presenti, verrà trasmessa a tutte le Sezioni per servire da modello gestionale dell’attività dell’Istituto.

6. Giornate Nazionali dei CastelliIl Coordinatore della G.N.C. Rocculi, ringrazian-do i Presidenti di Sezione e i relativi Responsabili per la collaborazione fornita, illustra brevemente i risultati finora ottenuti, tra cui il “Pressrelease” con tutte le Sezioni, il Patrocinio del MiBAC, diverse iniziative di comunicazione nonché la realizzazione del nuovo “manifesto”.

7. Commissione Premio di Laurea 2018 Facendo riferimento a quanto espresso dal Presidente Pignatelli (punto 2) e a Foramitti (punto 3), il Consiglio approva. Il Consiglio Direttivo nomina la seguente Commissione:Rosa Carafa (Presidente); Fabio Pignatelli,Vittorio Foramitti, Enrico Lusso, Franco Valente, Giambattista De Tommasi, Marina Fumo, Caterina Giannattasio, Aldo Imer.

5ATTIVITÀ DELL’ISTITUTO

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ATTIVITÀ DELL’ISTITUTO6

8. Premio “Il Castello racconta” 2019Tale iniziativa tradizionale, annullata per l’anno corrente, sarà ripresa in considerazione per il 2019, attraverso la proposta operativa di nomi-nare per ogni Sezione un referente deputato a coordinarsi con il nazionale e ad accreditarsi al Miur. A tale proposito intervengono: Villari che si era occupata del Premio anche a livello regionale; Fiorino che si era coordinata con il referente istituzionale del settore scuola della Sardegna; Maglio, che, forte dell’esperienza campana, ribadisce l’opportunità di contattare direttamente le scuole; Ingaglio che, riprenden-do il tema del coinvolgimento dei “giovani”, sostiene l’utilità di una sinergia con l’associa-zione ANISA (Associazione Nazionale Insegnanti Storia dell’Arte) per coinvolgere insegnanti e per proporre auspicabili “stage” (alternanza scuola/lavoro); Stagno d’Alcontres, in relazione al protocollo d’intesa con le Proloco, s’informa se i presidenti di Sezione, allo scopo di ottenere personale di supporto, si fossero relazionati con le relative Proloco; De Jorio suggerisce di esten-dere contatti ai centri dei Servizi Civili, ma non ottiene adesioni.

9. Elezione del Vice Presidente Nazionale per l’Italia CentraleIn sostituzione di Pintus, già Vice Presidente Nazionale per l’Italia Centrale, ma non più can-didabile, Antonella Susanna, viene proposta dal Presidente ed eletta all’unanimità.

10. Varie ed eventualiIl Presidente Pignatelli apre il dibattito. Intervengono: - Perrella relaziona in merito all’attribuzione di “Mecenati Moderni” che, premiando sia gruppi imprenditoriali (Enel, Ferragamo, Fiat, Poste, ecc.) sia Enti e/o persone impegnate a proteggere il patrimonio storico-artistico italiano, nel 2017 ha prescelto il nostro Istituto;- Foramitti, richiede la ratifica della “Targa” al Castello di Sannicandro di Bari, il C.D. approva;- Stagno d’Alcontres presenta Ingaglio, agiogra-fo dei Santi e delegato di Agrigento, che sug-gerisce di nominare un Santo quale protettore dell’Istituto, proponendo S. Michele Arcangelo. Ciò in vista di migliorare i rapporti con Enti ecclesiastici, spesso proprietari di chiese e abba-zie fortificate. Foramitti e Nardi, manifestando

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7ATTIVITÀ DELL’ISTITUTO

comunque perplessità, si dichiarano favorevoli ad inserire l’argomento nel prossimo O.d.G. del C.D.- Maglio lamenta un rallentamento nella

stesura della storia delle attività svol-te dalle Sezioni negli ultimi 25 anni, da inserire nel numero 199/200 di Cronache Castellane. Mancano infatti ancora le rela-zioni di Abruzzo, Basilicata, Lazio, Liguria e Sardegna.

- Grigoletto, considerando le difficoltà affron-tate da molte famiglie nel conservare la proprietà del castello avito, suggerisce di mettere in atto pratiche per contributi vir-tuosi avvalendosi di cofinanziamenti;

- Grigoletto, inoltre, informa che sono in corso contatti con il Gabinetto del Ministro della Difesa per la sottoscrizione di un Protocollo d’intesa finalizzato allo studio, alla conservazione e alla promozione dei castelli e degli altri immobili storici delle Forze Armate. Il Protocollo dovrebbe preve-dere la messa a disposizione a titolo gratu-ito delle strutture scientifiche e degli uffici periferici dell’Istituto all’interno di un pro-

gramma di valorizzazione che verrà attivato a breve dalla Difesa sull’esempio di quanto fatto dal Demanio civile con i fari e gli altri edifici costieri. L’accordo prevede solo un tornaconto d’immagine (associazioni come il Touring Club e il WWF sono state impegnate in attività analoghe), ma non si esclude di addivenire anche ad una permuta che possa risolvere l’annoso problema della sede della Segreteria Generale. Foramitti afferma si tratti di argomento specifico da affrontare nell’ambito del C.S.

Si discute e approvano le date dei prossimi impegni: i prossimi consigli (C.D. e C.S.) si ter-ranno nei giorni 27 e 28 ottobre 2018 a Bari.

Avendo esaurito gli argomenti all’ordine del giorno, il Presidente Pignatelli ringrazia i pre-senti e dichiara chiusa la seduta alle ore 18,30.

Il Presidente Fabio Pignatelli della Leonessa

Il Consigliere Nazionale Gianfranco Rocculi

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LA CARTA DEI CASTELLI E IL PIANO PAESAGGISTICO REGIONALE DEL FRIULI VENEZIA GIULIAVittorio Foramitti

In questa breve nota si intende richiamare l’at-tenzione sull’importanza della redazione dell’in-ventario delle fortificazioni a livello regionale, non solo in quanto rientrante nelle attività istituzionali dell’Istituto Italiano dei Castelli, ma anche per le effettive ricadute pratiche che questa attività può avere nella pianificazione territoriale e nella gestione dei beni culturali. La Carta dei Castelli del Friuli Venezia Giulia, redat-ta nel 2003 nell’ambito dell’Atlante Castellano promosso dall’Istituto e in particolare da Flavio Conti, ha recentemente costituito un documento di notevole importanza nella redazione del Piano Paesaggistico Regionale. La Regione Friuli Venezia Giulia ha infatti adot-tato nel 2017 il Piano Paesaggistico Regionale (PPR-FVG), lo strumento fondamentale di piani-ficazione finalizzato alla gestione del territorio con lo scopo di integrare la tutela e la valoriz-zazione del paesaggio nei processi di trasforma-zione territoriale, anche come leva significativa per la competitività dell’economia regionale. Senza affrontare una descrizione approfondita dello strumento adottato, sembra importante rilevare che il Piano riconosce che il territorio è «caratterizzato da una forte antropizzazione e dalla continua stratificazione delle modificazioni apportate dall’uomo alla componente ambien-tale» e che quindi il paesaggio ha una conno-tazione profondamente culturale, nella quale hanno un ruolo determinante non solo le aree tutelate ai sensi del Codice dei beni culturali e del paesaggio, ma anche le ‘reti’ di beni culturali ed ambientali selezionati in base al loro valore paesaggistico ed identitario all’interno degli ambiti paesaggistici omogenei individuati nel territorio regionale.Le reti esaminate nella parte strategica si artico-lano in rete dei beni culturali, rete ecologica e rete della mobilità lenta e costituiscono la chiave di lettura paesaggistica e culturale di un terri-torio al fine di permettere politiche di indirizzo unitarie e non puntuali. Per quanto concerne in modo specifico la rete

dei beni culturali, questi sono stati individuati e georeferenziati tramite la verifica e l’integra-zione delle banche dati esistenti e la raccolta e vestizione dei decreti di vincolo. I beni sono poi stati classificati secondo quattro livelli di importanza: 1) gli elementi puntuali che non presentano particolari relazioni paesaggistiche con il contesto; 2) gli elementi che necessitano di tutela paesaggistica le cui caratteristiche e modalità di tutela dovranno essere approfondite dalle amministrazioni comunali; 3) gli immobili o i complessi di elevato valore storico e culturale e che presentano una forte relazione con il con-testo paesaggistico, per i quali viene individuato l’areale e garantita la salvaguardia dal punto di vista normativo; 4) i poli di elevato valore sim-bolico nel paesaggio e i siti inseriti dall’UNESCO nella World Heritage List, per i quali sono state elaborate specifiche schede descrittive e norme di tutela.

Nella rete dei beni culturali, i castelli e le for-tificazioni giocano un ruolo di assoluto rilievo, essendo elementi che da sempre caratterizzano il paesaggio culturale non solo per la presenza nel territorio, ma anche per il fatto che costituiscono punti panoramici privilegiati a causa della loro collocazione. Per la redazione del piano è stata quindi importante l’identificazione delle fortifi-cazioni presenti nel territorio e la loro classifica-zione in base al valore paesaggistico.Le informazioni di base per la redazione dell’in-ventario delle fortificazioni, ed in particolare per quelle dal Medioevo in poi, sono state desunte dai dati georeferenziati della Carta dei castelli e delle fortificazioni del Friuli Venezia Giulia, redatta nel 2003 dalla sezione Friuli Venezia Giulia dell’Istituto Italiano dei Castelli, in base alla convenzione stipulata con la Direzione regio-nale della pianificazione territoriale, Servizio dell’informazione territoriale e della cartografia ed al contributo della Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia e della Provincia di Pordenone, partendo dall’attività di catalogazione intrapresa dagli anni Settanta da diversi studiosi, fra i quali Pietro Marchesi e Aldo Nicoletti, per il Centro Regionale di Catalogazione e Restauro dei Beni Culturali regionale.Le fortificazioni allora prese in considerazione erano quelle comprese in un arco temporale

Osservatoriodell’ISTITUTOa cura del Consiglio Scientifico

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9OSSERVATORIO DELL’ISTITUTO

Dettaglio della zona di Gradisca d’Isonzo tratta dalla Carta dei castelli e delle fortificazioni del Friuli Venezia Giulia del 2003 dell’Istituto Italiano dei Castelli e legenda con la simbologia adottata.

che andava dalla preistoria alla prima metà del XIX secolo. Nell’inventario erano state suddivise nelle diverse tipologie riconoscibili, fra le quali anche i castellieri e le fortificazioni minori (bor-ghi fortificati, cente, cortine, edifici rurali) che sono di estremo interesse nel territorio regionale. Esse rappresentano infatti un tipo di fortifica-zione ‘spontanea’, determinata dalla necessità di difendere le popolazioni dei borghi rurali dalle scorrerie turchesche. Le tracce superstiti di queste opere difensive, essendo di scarsa entità e spesso inserite negli edifici dei paesi, sono nella gran parte dei casi a rischio. Per quanto riguarda lo stato di conservazione, erano state catalogate le fortificazioni ancora presenti e riconoscibili, seppur ridotte allo stato di rudere, ed anche quel-le di cui è solo nota l’esistenza nel passato ma non è rimasta alcuna traccia visibile. In questo caso la localizzazione sulla carta è nella gran parte dei casi solamente indicativa, stabilita in base alla conformazione dei luoghi ed alle fonti storiche ed iconografiche. Per il Piano Paesaggistico l’inventario è stato aggiornato ed integrato con i dati dell’Istitu-to Regionale per il Patrimonio Culturale del Friuli Venezia Giulia e, per le fortificazioni più antiche, da schede relative ai beni archeologici redatte appositamente. L’attività di inventa-riazione, georeferenziazione e valutazione per il Piano è stata svolta da un gruppo di lavoro formato da funzionari regionali, funzionari della Soprintendenza, ricercatori dell’Università degli studi di Udine, rappresentanti dell’Istituto e da altri studiosi.Le fortificazioni presenti nel territorio sono state classificate in base all’epoca di costruzione, dividendole in sottoreti relative ai castellieri, alle strutture difensive di epoca romana, ai castelli e fortificazioni medievali, alle fortezze veneziane ed arciducali, alle fortificazioni di epoca napoleonica, a quelle del Regno d’Italia e dell’Impero austroungarico, a quelle costruite fino allo scoppio della prima guerra mondiale.

Agli elementi così individuati sono poi stati assegnati i corrispondenti livelli di importanza, individuando come ‘poli’ le strutture difensive di maggiore rilevanza dal punto di vista paesaggi-stico e simbolico, e cioè i castelli dei capoluoghi (Udine, Pordenone, Gorizia e Trieste); i castelli di Duino, Colloredo di Monte Albano e Gemona; le abbazie fortificate di Rosazzo, di San Gallo a Moggio udinese, di santa Maria in Sylvis a Sesto al Reghena ed il santuario di Castelmonte; la città di Venzone e la città fortezza di Palmanova; le fortezze di Osoppo e del Monte Festa, quest’ul-tima risalente ai primi anni del XX secolo.

Gli studi effettuati e la redazione della cartogra-fia tematica hanno permesso una più approfon-dita comprensione del ruolo delle fortificazioni nel paesaggio e della stratificazione dei sistemi fortificati costruiti nel corso dei secoli spesso negli stessi siti. Il Piano paesaggistico regionale non ha limitato però il suo campo di interes-se alle fortificazioni, ma ha preso in esame il tema della comprensione dell’insieme dei beni culturali e paesaggistici nelle loro interrelazioni (reti) al fine di fornire una chiave di lettura pae-saggistica e culturale dell’intero territorio. Nel caso specifico delle fortificazioni, lo scopo finale della valorizzazione di questi elementi dovrebbe essere, oltre alla salvaguardia dei beni culturali e paesaggistici, anche la rivalutazione delle zone di confine come luoghi di incontro delle diverse nazioni e culture che nei secoli passati si sono combattute.

Visti i risultati della proficua collaborazione fra Istituto, Università e Regione si auspica che l’at-tività già intrapresa da diverse sezioni dell’Istitu-to per la redazione delle carte dei castelli regio-nali possa proseguire anche in stretto rapporto con gli uffici preposti alla pianificazione territo-riale, in modo che l’attività scientifica dell’Istitu-to stesso possa contribuire in modo significativo alla tutela e gestione dei beni culturali.

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CAMPANIACONFERENZE, VISITE DI STUDIO E GIORNATE NAZIONALI DEI CASTELLI, CORSO ARCHITETTURA CASTELLANA, GENNAIO-MAGGIO 2018

L’anno sociale, come ormai piacevole consuetudine, è stato inaugurato nel mese

di ottobre con un concerto per pianoforte e contralto, seguito da un cocktail, presso la dimora napoletana del Presidente nazionale dell’Istituto, arch. Fabio Pignatelli.A partire dal mese di novembre, la sezione Campania ha messo in campo un fitto calendario di inizitiave: conferenze, visite di studio, escursioni e manifestazioni.Nell’ambito delle conferenze è stata promossa la terza edizione del ciclo de “I castelli a palazzo Gravina”, nella sede della Biblioteca della Facoltà di Architettura della Università Federico II di Napoli. Gli incontri si sono svolti a cadenza mensile, secondo questo programma: 16 novembre, conferenza dell’ing. Antonino Maresca di Serracapriola e dell’arch. Francesco Bove su “Il castello di Serracapriola, tra storia, restauro e valorizzazione”; 11 dicembre, prof. Paolo Peduto “Sulle tracce dei Gastaldati longobardi in Campania: castra, curtis e plebes”; 25 gennaio 2018, conferenza dell’arch. Giuseppe Mollo, su “Archeologia e restauro: Il contributo metodologico al programma di interventi per la valorizzazione del castello di Avella”; 22 febbraio, prof. Gianfranco De Benedittis su “Le fortificazioni sannitiche alla luce dei recenti scavi di Monte Vairano”; 15 marzo, conferenza del prof. Pasquale Guerriero dal titolo “Castel Volturno”; 12 aprile, dott. Antonio Capano, su “Genesi ed

evoluzione delle fortificazioni medievali nell’area del Parco Nazionale di Cilento, Vallo di Diano e Alburni ed il loro rapporto con il territorio”; 10 maggio, conferenza della prof.ssa Marina D’Aprile, su “La struttura castellana di Gaeta: storia e conservazione”, e, infine, 16 giugno, preceduta dall’Assemblea annuale dei Soci, breve presentazione del prof. Leonardo Di Mauro per la successiva visita guidata alle mura di Napoli sul lato occidentale che si è svolta subito dopo: “Le mura cinquecentesche di Napoli, da Port’Alba a Porta Medina” La sezione Campania ha, inoltre, organizzato delle visite di studio ed escursioni intra moenia, alla scoperta di monumenti cittadini o ad importanti mostre. Il 13 gennaio, i soci hanno visitato la mostra “Da De Nittis a Gemito. I napoletani a Parigi negli anni dell’Impressionismo”, nella splendida cornice di Palalzzo Zevallos Stigliano di Banca Intesa; sabato 10 febbraio, l’importante mostra su “I Longobardi” presso il Museo Archeologico Nazioanle di Napoli. Qui sono stati guidati dal dott. Daniele Ferraiuolo, archeologo, che ha collaborato all’organizzazione dell’esposizione. Infine, sabato 21 aprile il prof. Di Mauro ha effettuato una visita guidata alla porta S. Gennaro ed alla chiesa del Gesù delle Monache. In occasione della Giornata Nazionale del Paesaggio, mercoledì 14 marzo 2018, il Segretariato Regionale per la Campania, in collaborazione con l’Istituto Italiano dei Castelli ed il Comune

Attività delle SEZIONI

La conferenza del prof. Leonardo Di Mauro il 14

marzo per le giornate del paesaggio.

Porta S. Gennaro, a Napoli, protagonista della visita

guidata del 21 aprile.

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11ATTIVITÀ DELLE SEZIONI

di Napoli, ha organizzato l’incontro dal titolo “Un paesaggio di castelli” presso l’Antisala delle colonne, in Castel dell’Ovo. L’incontro è stato preceduto da una visita guidata al Castello, a cura del Presidente della sez. Campania arch. Luigi Maglio, in cui è stato posssibile accedere anche ad aree abitualmente non visitabili, come la batteria del Ramaglietto e la chiesa del Salvatore.I castelli napoletani (Castel dell’Ovo, Castel Nuovo, forte S. Elmo) rappresentano oggi, nell’ambito del paesaggio urbano, una componente fondamentale, offrendo un contributo di assoluto rilievo all’immagine della città nel suo complesso. Oltre a queste attività, hanno caratterizzato l’anno sociale 2017- 2018 le importanti manifestazioni legate alle Giornate Nazionali dei Castelli 2018 del 19 e 20 maggio con visite guidate diffuse su tutto il territorio regionale. In particolare, presso il castello di Montesarchio, afferente al Polo Museale della Campania, si sono svolte numerose visite guidate da parte degli studenti dell’Istituto Statale Enrico Fermi (opportunamente formati attraverso un ciclo di seminari tenuti da esperti dell’IIC) nell’ambito dell’Alternanza Scuola – Lavoro; sempre a Montesarchio, sabato 19 si è svolta una

giornata di studi su “Il castello di Montesarchio tra storia e valorizzazione” a cui, tra gli altri, hanno partecipato il presidente nazionale dell’IIC, arch. Fabio Pignatelli, il direttore del museo, dott. Antonio Salerno, il nostro consocio, arch. Francesco Bove che ha illustrato nello specifico il ruolo de “Il forte di Montesarchio, caposaldo della difesa avanzata della città di Napoli” e l’arch. Lugi Maglio, vicepresidente del consiglio scientifico dell’IIC che ha relazionato sul tema “Per una rete dei castelli del Sannio beneventano”. Inoltre per le GNC sono state organizzate manifestazioni anche in altri ambiti territoriali: in Terra di Lavoro, a Marzano Appio, è stata allestita una mostra e sono state effettuate delle visite guidate al castello di Terracorpo, a cura degli architetti Serena Caldarelli e Gennaro Farinaro; nel Cilento, ad Agropoli ed a Castellabate, i consoci Antonio Capano, Giuseppe Ianni e Maria Rosaria Villani hanno effettuato numerose visite guidate, molto partecipate, a entrambi i castelli; a Sorrento, visite guidate alla cinta bastionata a cura degli studenti dell’Istituto Polispecialistico San Paolo oltre che a cura del consocio arch. Antonio Amitrano, che ha organizzato una mostra iconografica sulle mura di Sorrento esposta nel antico e suggestivo Sedile di Sedilnova. Come consuetudine è stata osservata l’apertura della sede a Castel dell’Ovo con visite e proiezioni sui castelli napoletani.Sempre a Castel dell’Ovo, da gennaio a maggio si è svolta la XIII edizione del corso di castellologia “Le architetture fortificate della Campania”, coordinato da Luigi Maglio: 12 lezioni e 4 visite di studio tenute da docenti dell’Università Federico II, da funzionari delle soprintendenze campane e da membri del consiglio scientifico dell’Istituto Italiano dei Castelli. L’Ordine degli Architetti ha riconosciuto ai suoi iscritti che hanno partecipato 20 crediti formativi (CFP).

Antonella Delli Paoli

GNC a Montesarchio.

GNC a Marzano Appio.

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ATTIVITÀ DELLE SEZIONI12

FRIULI VENEZIA GIULIA

GIORNATE NAZIONALI DEI CASTELLI 2018, VISITA AL CASTELLO DI RUBBIA

Il 19 maggio nell’ambito della XX edizione delle Giornate Nazionali dei Castelli, si è

svolta l’Assemblea annuale della sezione presso la cantina dell’azienda vitivinicola Castello di Rubbia a Savogna d’Isonzo (Go). Il Castello di Rubbia (in sloveno Rubijskigrad) e le sue trincee sono stati scelti dalla sezione Friuli Venezia Giulia dell’Istituto Italiano dei Castelli in occasione del centenario della fine della Grande Guerra.Abbiamo avuto ospite all’assemblea dei soci il prof. Igor Sapa, docente di restauro presso l’università di Maribor che ha tenuto una relazione riguardante l’attività di recupero, restauro e valorizzazione di alcuni castelli sloveni.Nel pomeriggio si è svolta la visita al Castello di Rubbia con la guida dell’architetto Roberto Raccanello che ha curato l’intervento di ricostruzione e restauro del castello. A fare gli onori di casa il presidente della Sezione F.V.G. dell’Istituto, l’architetto Nicola Badan, che ha accolto, assieme ai proprietari del castello Venceslave Nataša Černic e ai rappresentanti delle Autorità cittadine, i visitatori e curiosi.Più di un centinaio sono stati i visitatori provenienti da varie parti d’Italia e dalla vicina Slovenia.La fortificazione risalente tra il XV e XVI secolo si trova alla confluenza dei fiumi Isonzo e Vipacco, nelle vicinanze di Gorizia; fu edificata probabilmente su preesistenti insediamenti risalenti all’età del Bronzo con autentici Castellieri Neolitici.Il maniero è posto in una posizione strategica, poiché da esso si ha il controllo delle vie che attraverso la valle del Vipacco collegavano la pianura padano-veneta a quella danubiana. La fortificazione subì gravissimi danni durante le Guerre Gradiscane (1615-1618); gli interventi di ricostruzione e di riparazione che seguirono

modificarono in modo sostanziale l’impianto planimetrico originario conferendogli un aspetto seicentesco. Il nucleo centrale della struttura castellana è a pianta quadrata con quattro torri poste agli angoli, due di epoca seicentesca, una più antica e una risalente al XII secolo. L’impianto planimetrico del castello a pianta quadrata con torri angolari richiama alla memoria altre fortificazioni presenti nel territorio friulano e sloveno: Castel Dobra nel Collio sloveno, il Castello di Kromberk e il castello di Susans a Majano. La cinta muraria difensiva era presidiata dalla presenza di sei torri a pianta circolare delle quali due sono ancora esistenti e in buone condizioni.La proprietà del castello di Rubbia comprende oltre all’edificio dominicale, un ampio parco in fase di restauro e un bosco di estensione di circa cento ettari, un tempo riserva di caccia.Nel corso della sua storia il castello passò di proprietà a diverse famiglie: dalla seconda metà del XVI secolo alla fine del XVI appartenne ai conti von Egg, passò poi successivamente ai conti della Torre-Tasso, ai von Edling e ai Coronini Cronberg. Dal 1872 il Castello di Rubbia divenne proprietà del barone Bianchi di Casalanza, trasferitosi dal Veneto, il quale vi operò importanti restauri.Durante la Grande Guerra, precisamente tra il 1916 e 1917, vennero realizzate all’interno del giardino strutture trincerate e postazioni d’artiglieria in caverna che le truppe italiane realizzarono a difesa dei confini nazionali in corrispondenza delle linee di Dolerdò, visibili ancora oggi.Durante il primo conflitto mondiale nel 1916 il castello subì gravissimi danni poiché si trovò in pieno campo di battaglia. I danni dovuti ai bombardamenti e il successivo abbandono portarono il castello via via ad uno stato di abbandono.L’attuale proprietario Venceslav Černic ha iniziato un intervento di restauro del castello e di recupero del parco e dei terreni che lo circondano a partire dalla fine degli anni ’90 che ancora oggi è in corso e ha trasformato la proprietà in un’azienda vitivinicola d’eccellenza.

Nicola Badan, Federico Bulfone Gransinigh

Le GNC al Castello di Rubbia.

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13ATTIVITÀ DELLE SEZIONI

LAZIOEVENTI ED ATTIVITÀ CULTURALI ANNO SOCIALE 2017/2018

Fin dal mese di ottobre 2017, la Sezione Lazio è stata coinvolta in una fitta serie di iniziative.

Si sono tenute diverse conferenze, come quella di Hilde Ponti Gonzaga Malizia, che ha presentato il suo libro “Alla mensa dei Pontefici. Segreti e virtù delle corti papali”; oppure quelle del marchese Roberto Lucifero, che ha parlato dell’architettura fortificata e civile nella regione del Tibet, e delle città fortificate di Gengis Khan.Sono state altresì organizzate varie escursioni, guidate dalla storica d’arte, prof.ssa Vannella Carrelli Palombi, che hanno portato i soci alla riscoperta di importanti luoghi della nostra città, come quella all’Aventino, presso la Basilica di Santa Sabina, che, eretta nel V secolo sulla tomba della Santa, è una delle chiese paleocristiane meglio conservate oltre che la sede della curia generalizia dell’Ordine dei frati predicatori; o la visita all’Eur, al Palazzo della Civiltà Italiana; quelle a Trastevere, e a Piazza di Spagna, alla Cappella De Sylva in Sant’Isidoro, e alla Cappella dei Re Magi, all’interno del Palazzo di Propaganda Fide.Il 28 marzo, al Circolo degli Scacchi, abbiamo partecipato ad una Conferenza indetta dal Dr. Pietro Salini, AD della Salini Impregilo, dove è stato rielaborato il percorso che il Gruppo è riuscito a compiere nel corso di 110 anni di storia, arrivando ad essere insignito del nome di “campione d’italia nel settore delle Costruzioni”Dal 14 al 19 maggio di quest’anno, è stato organizzato un entusiasmante viaggio in Macedonia. La prima sosta è stata Skopje, capitale della Repubblica di Macedonia (FYROM), e centro politico, culturale ed economico dello stato. Il nome della città deriva dal nome greco Skoupoi, che ha il significato di torre di osservazione: infatti questa zona, fin dal tempo dei romani, ha rivestito una grande importanza dal punto di vista strategico, poiché si trova ai confini tra Dardania e Macedonia, e durante l’impero di Augusto fu proprio la sede di una fortezza legionaria. Alla caduta dell’Impero Romano d’Occidente, finì prima sotto il dominio dei bizantini, poi sotto quello dei bulgari, divenendo la capitale del Primo Impero Bulgaro. Nel 1392 fu conquistata dai Turchi Ottomani, che la ribattezzarono Üskub, e sotto il loro dominio diventò una città cosmopolita, e molti ebrei fuggirono dalla Spagna e vi si stabilirono. La visita alla città ha incluso la città vecchia, la fortezza di Skopje, un importante complesso militare che sorge su una collina lungo il fiume Vardar, e che domina il centro citttadino; la chiesa del Santo Salvatore, Sveti Spas, piccola e interessantissima, risalente al XVII secolo, situata ad est della Fortezza di Kale, famosa per la sua iconostasi in legno di noce, opera dei fratelli Marko e Peter Filipovski e Makaria Frckovski. Dopo un’escursione pomeridiana sul monte Vodno, e la visita al monastero di San Pantaleone, il viaggio è proseguito in direzione di Ohrid. Situata sulle sponde del lago omonimo, formatosi tra i quattro ed i dieci milioni di anni or sono,

nascosto nel cuore dei Balcani, tra Macedonia e Albania, il lago ha una superficie di 358 kmq. Ohrid è stata inserita nel 1979 nella lista dei Patrimoni dell’Umanità dell’UNESCO. Quest’area ospitò antichi insediamenti che risalgono anche a 6000 a.C., e durante il medioevo divenne uno dei più importanti centri culturali, religiosi e artistici della Penisola Balcanica. Si trova qui il Complesso della Teotokos Peribleptos, fatto edificare da Romano III Agiro, originariamente come chiesa che doveva rivaleggiare con Santa Sofia, e poi ampliato in complesso monastico. L’aggettivo “peribleptos”, che andava riferito all’intero complesso con il significato di “visibile tutto intorno”, riferito alla Vergine, le conferisce oggi un titolo profano, simile al nostro “spettabile”.La città di Bitola è stata la terza tappa del viaggio: il suo nome deriva dall’antico slavo obitel (monastero), per la presenza nella città di un complesso religioso. La prima menzione del nome Bitola venne fatta in un trattato dello zar bulgaro Samuele scritto nel 1014. In greco, la città è conosciuta come Monastiri (Μοναστήρι), traduzione letterale del toponimo slavo. È la seconda città più grande della Macedonia, e nelle sue immediate vicinanze si trova il complesso di Eraclea Lincestide, fondata da Filippo II di Macedonia, a metà del IV secolo a.C., dopo che aveva conquistato, e incorporato al suo regno, la regione circostante della Lincestide. La città fu nominata così in onore dell’eroe della mitologia greca Eracle. L’epiteto Lynkestis significa invece “la terra della lince” in greco. Eraclea, posta al confine tra Macedonia ed Epiro, fu di grande importanza strategica per tutto il periodo ellenistico, fino al II secolo a.C. quando i Romani conquistarono la Macedonia, dividendola in 4 regioni e distruggendo il suo potere politico. Proprio attraverso Eraclea passava la via Egnatia, principale strada romana di questa zona, che garantì la prosperità della città per molti anni. Il viaggio è proseguito poi verso l’ultima tappa, Salonicco. Corrispondente all’antica Tessalonica, posta nella parte più interna del golfo omonimo, e ad est della foce del fiume Vardar, la città si

Uno scorcio suggestivo della fortezza di Skopje.

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ATTIVITÀ DELLE SEZIONI14

estende a forma di anfiteatro lungo la costa e lungo i primi contrafforti del monte Kissos. Fin dall’antichità, fu uno snodo fondamentale per le comunicazioni tra l’Asia e la Penisola Balcanica; grazie alla sua posizione, è un importante centro portuale, commerciale e finanziario. Venne fondata nel IV secolo a.c. da Cassadro, e fu denominata Tessalonica in onore della moglie del fondatore; fino alla fondazione di Costantinopoli, fu la città più importante dell’area balcanica. Minacciata dai Bulgaro-Slavi, resistette agli assalti di Goti, Unni, Avari, Slavi, Bulgari; nel XII secolo era uno dei centri più ricchi e popolosi dell’Impero bizantino. Nel 1204, con la formazione dell’Impero latino d’Oriente, insieme alla Macedonia e a parte della Tessaglia fu assegnata a Bonifacio marchese del Monferrato con il titolo di re ma, nel 1222, venne conquistata da Teodoro, despota di Epiro, che si incoronò imperatore. Occupata dai Turchi (1387) e dai Bizantini (1402), fu da questi ceduta a Venezia nel 1423, in cambio dell’aiuto contro i Turchi, e presa definitivamente dal sultano Murad II nel 1430. Con il lungo dominio turco, Salonicco decadde rapidamente e solo nella seconda metà del XIX secolo ebbe una certa ripresa economica. Il suo impianto urbanistico risale alla fondazione ellenistica. Del periodo della dominazione romana, non è rimasto quasi nulla: i resti più cospicui sono quelli relativi al palazzo di Galerio, che occupava la parte centrale della città con un complesso che comprendeva anche un ippodromo, il cosiddetto mausoleo e l’arco trionfale (298 d.C.). Ai sec. II e III risale la sistemazione dell’agorà, da cui provengono gli altorilievi su pilastri. L’attuale circuito delle mura fu realizzato da Teodosio (379-395). Nella città bassa, una parte delle fortificazioni fu eseguita sotto il dominio turco da artefici veneti (Torre bianca), la restante nei sec. XIII e XIV. Notevole fu l’attività edilizia nel V sec.: la basilica di S. Demetrio, fondata sul luogo del martirio del santo, fu ricostruita nel VII secolo: vi si conservano alcuni importanti mosaici. La chiesa di S. Sofia, risalente all’VIII sec., ha la navata principale di forma quadrata, ed è sormontata da una vasta cupola; all’interno, è

decorata da mosaici di VIII e XI secolo. La chiesa della Vergine dei Fabbri, edificata nel 1029, a croce iscritta con cupola centrale, conserva resti di affreschi dei secoli XI e XIV. Importantissima anche la chiesa dei SS. Apostoli (XIV sec.) a 5 cupole, con resti di mosaici e di affreschi.Da Salonicco, il tour ha raggiunto prima Pella, e poi Vergina.Pella venne fondata da Archelao I per diventare la capitale del Regno di Macedonia, e fu poi la sede dell’impero di Filippo II e Alessandro Magno. Nel 168 a.C., dopo la sconfitta dei Macedoni a opera dei Romani a Pidna, la città fu saccheggiata e fu privata della maggior parte dei suoi tesori, accumulati grazie alle grandi imprese di Alessandro e Filippo II. In seguito alla conquista romana, la città visse una graduale decadenza, e ritornò piano piano ad essere un grande villaggio costituito per di più da baracche, ritrovo di mercanti e di predoni. Fu inoltre distrutta da un terremoto; nel 180 Luciano di Samosata la descrisse come una città “insignificante, con pochissimi abitanti”. Vergina è uno dei siti archeologici più importanti della Grecia. Il suo nome deriva da quello di una regina morta suicida nel fiume Aliakmone, dove si era tuffata per non cadere nelle mani dei Turchi. Dopo il I secolo d.C., quest’area venne progressivamente abbandonata. Nel 1977, la scoperta della tomba di Filippo II ha dimostrato che la prima capitale dell’antica Macedonia è da identificare proprio in questa zona. La necropoli, che si estende per più di un chilometro quadrato, comprende oltre trecento tumuli. Le tombe macedoni sono generalmente costituite da una camera a volta, una facciata architettonica con una porta monumentale, un corridoio e il tumulo. Tale tipo di impostazione strutturale è simile a quella dei tholoi micenei, così come i corredi funerari che sono stati trovati a Sindos, alla foce del fiume Vardar, ad est di Verghina, conservano in età arcaica il rituale della maschera d’oro. Questi dati, insieme alle continue esaltazioni e ai riferimenti alle discendenze argive da parte della famiglia reale macedone, sembrano dare la certezza che la popolazione dorica, dopo aver sostanzialmente accettato gran parte delle strutture e usanze civili di Micene, le abbia mantenute in uso anche in Macedonia. L’importanza delle conquiste di Alessandro Magno che come periodo storico comprendono il 338 a.C. fino all’avvento dei romani, sono caratterizzate dalla potenza e velocità di conquista che Alessando Magno, forte di 48.000 soldati, 6.000 cavalieri ed una flotta di 120 triremi, e di circa 30 generali, sia riuscito a mantenere integro il suo impero, nonostante la sua morte precoce. In effetti i suoi generali, in particolar modo Tolomeo, con la sua dinastia governò ad Alessandria fino agli albori dell’anno 100 a.C.Al nostro rientro, esattamente il 20 maggio si è svolta la giornata Nazionali dei Castelli, presso il Castello della Cecchignola, risalente al periodo romano e ristrutturato del prof del Bufalo.Vogliamo anche ricordare un triste evento, avvenuto il 6 novembre 2017: con la scomparsa della Contessa Maria Fede Caproni di Taliedo, si chiude un’epoca di donne coraggiose ed orgogliose dei loro natali. Personaggio poliedrico, collezionista ed esperta d’arte, nonché amante

Un interno della fortezza di Skopje.

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15ATTIVITÀ DELLE SEZIONI

La rocca di Palazzolo sull’Oglio, protagonista, insieme alle mura di Bergamo, delle GNC in Lombardia.

e conoscitrice della tecnica aeronautica fino ad arrivare ad ideare e realizzare il primo Museo storico dell’aeronautica, oggi vanto della città di Trento. La sorella, Letizia Giovanelli Caproni di Taliedo la ricorda come figura presente e costante della loro crescita di donne emancipate e professionalmente interpreti della vita culturale italiana.

Sezione Lazio

LOMBARDIA

VISITE GUIDATE, CONFERENZE INVERNALI: FORTIFICAZIONI E SITI UNESCO DI LOMBARDIA, GIORNATE NAZIONALI DEI CASTELLI A BERGAMO

Il 2017 è stato l’anno del passaggio di consegne: a Guido Scaramellini, presidente della sezione

per 10 anni, va un caloroso ringraziamento così come ai vecchi e ai nuovi componenti del consiglio.A settembre, con la guida della nuova presidente Giusi Villari, ci siamo recati a Padernello: i soci hanno verificato direttamente l’ottima gestione del castello confermando la validità delle motivazioni del conferimento nel 2016 della targa di riconoscimento.A ottobre la sezione Emilia Romagna ha fatto visita al castello di Redondesco, restaurato dal consigliere arch. Bazzoffia. Durante l’anno molte altre attività e/o viaggi sono state condivise con le sezioni Veneto, Trentino, Emilia Romagna e Friuli nel segno di una sempre più attiva e proficua collaborazione nell’ambito del nostro Istituto.A novembre, a fronte della richiesta da parte dei soci di una più agile partecipazione agli eventi culturali regionali, abbiamo proposto diversi fuori programma visitando a Pavia, con la guida dell’arch. Dallera, la mostra sui Longobardi e a

Como l’esposizione sulla preistoria comasca curata dalla dott.ssa Uboldi; inoltre a Palazzolo sull’Oglio Giusi Villari ha svolto una comunicazione sulla storia della Rocca.La giornata inaugurale del 27 gennaio 2018, organizzata con la collaborazione dell’arch. Rocculi, è stata l’occasione per riflettere insieme ai soci sulla gestione dei Navigli milanesi, argomento di viva attualità poi approfondito in una conferenza. Al pranzo sociale abbiamo avuto il piacere e l’onore della partecipazione del presidente nazionale arch. Pignatelli, del segretario generale dott. Iacone e del presidente della sezione Piemonte arch. Lusso.Per quello che riguarda il ciclo di conferenze invernali il consiglio di sezione ha scelto di trattare il tema “Fortificazioni e siti UNESCO di Lombardia”. Dopo la proclamazione a luglio del nuovo sito Le opere di difesa veneziane tra XVI e XVII secolo ci è sembrato importante analizzare e valutare criticamente il rapporto fra le strutture fortificate e i siti UNESCO nel nostro territorio (nei consigli di Rimini si era proposto di sviluppare il tema anche a livello nazionale). La Lombardia è la regione italiana con il maggior numero di beni patrimonio dell’umanità UNESCO, in alcuni di questi siti sono presenti importanti strutture fortificate (Castelseprio-Torba, Mantova e Sabbioneta, Bellinzona), mentre le mura di Bergamo, con la loro eccezionale qualità storico-monumentale, sono elemento portante del sito seriale tematico. Il ciclo di conferenze patrocinato dalla Regione Lombardia ha avuto come obiettivo l’approfondimento della conoscenza delle strutture fortificate lombarde e della loro relazione con il territorio e ha consentito di analizzare le modalità di valorizzazione delle fortificazioni nei siti UNESCO e di valutare la qualità dei piani di gestione messi in atto.Le conferenze sono state tenute da nostri consiglieri, da coordinatori di delegazione e da esperti di fortificazioni: Giusi Villari a Milano e a Brescia; GianMaria Labaa (sistema di difesa veneziano), Marco Tamborini (iconografia di Torba e Castelseprio), Marino Viganò (Bellinzona) e Carlo Togliani (iconografia di Sabbioneta) a Milano; Giulio Mirabella Roberti a Bergamo, Marina Uboldi a Como, Pierfranco Mastalli a Lecco e Alessandro Brodini a Brescia. Molte relazioni sono state tenute a due voci: interessante e critico è stato l’intervento dell’arch.

Bergamo, 19 maggio, Giornate Nazionali dei Castelli.

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ATTIVITÀ DELLE SEZIONI16

Rinaldi, sovrintendente SABAP della Lombardia settentrionale, così come la partecipazione di funzionari UNESCO è stata l’occasione per un confronto fattivo sul tema della conoscenza e valorizzazione delle fortificazioni lombarde.Se le prime 5 conferenze si sono svolte nella tradizionale sala del palazzo delle Stelline di Milano messa a disposizione dal CREVAL, in seguito ci siamo mossi in altre sedi lombarde con l’obiettivo di valorizzare il ruolo delle delegazioni e portare a conoscenza delle tematiche a noi care un pubblico più vasto. La conferenza di Brescia sulle fortificazioni veneziane e l’UNESCO è stata l’occasione per rinforzare i rapporti con il Comune e con la Fondazione Brescia Musei. A Bergamo Giulio Mirabella Roberti, professore ordinario di restauro presso l’Università di Bergamo, ha relazionato sul tema della tutela e del restauro delle mura, riferendo sui lavori eseguiti in collaborazione con l’Università e fornendo un dettagliato quadro sugli interventi in atto. A Como la conferenza sul sito UNESCO dei Longobardi tenuta da Marina Uboldi ha avuto il patrocinio del Comune e del locale Museo Archeologico. A Lecco Pierfranco Mastalli, con il patrocinio di Provincia e Comune, ha trattato dei confini settentrionali della Serenissima, segnalando alcune criticità sul tema dei cippi di confine. Tutte le conferenze sono state seguite in modo adeguato da giornali e media locali.Il rapporto fortificazioni-UNESCO è stato il filo conduttore anche di due viaggi: uno a Mantova e Sabbioneta condotto dall’arch. Togliani e uno a Peschiera. Da segnalare per quest’ultimo la coinvolgente conduzione dell’arch. Bazzoffia, autore del progetto di restauro delle mura di Peschiera, e l’interessante spiegazione sulla storia, la funzione e la valorizzazione del Forte Ardietti proposta dal presidente della sezione Veneto arch. Meneghelli. Il percorso critico sul tema UNESCO ha avuto un ulteriore significativo passaggio nelle GNC di Bergamo durante le quali sono stati proposti il 19 maggio il convegno “Le opere di difesa veneziane tra XVI e XVII secolo. Valori e criticità dei siti UNESCO: il caso di Bergamo” e domenica 20 maggio una serie di sopralluoghi guidati. La manifestazione è stata patrocinata dalla Regione Lombardia e da molti enti e associazioni locali. Le comunicazioni e gli interventi del convegno, introdotto e condotto dall’arch. Labaa, e le successive visite sul luogo sono state occasione per un vivace e costruttivo confronto sul tema della conoscenza, tutela e valorizzazione della cinta bastionata di Bergamo e del castello di San Vigilio. Le criticità emerse (parcheggio della Fara in particolare) sono e saranno oggetto di costante attenzione da parte della sezione. Da segnalare lo sforzo organizzativo compiuto dagli arch. Labaa e Piovesan con la collaborazione dell’ing. Mirabella Roberti coordinatore della delegazione di Bergamo. L’evento collaterale di Palazzolo sull’Oglio dal titolo “Raccontare la Rocha Magna” organizzato dalla prof. Carlotta Coccoli ha ulteriormente valorizzato la collaborazione con l’Università di Brescia e con il Comune. Sempre nel Bresciano, fra maggio e giugno, è stato proposto, in collaborazione con UNIBS e AAB, il ciclo di 8 incontri “Il Castello di Brescia fra storia e futuro” in cui sono stati coinvolti, oltre a Giusi Villari e

agli arch. Brodini e Meneghelli, i rappresentanti di enti e associazioni che si occupano della tutela e valorizzazione della fortezza sul Cidneo. Per quello che riguarda la scuola, il 5 maggio a Noviglio Casarile si è svolta con grande partecipazione di pubblico la premiazione dell’Istituto classificato al secondo posto del concorso “I castelli...raccontano”. A maggio, abbiamo visitato i castelli di Montechiarugolo e Roccabianca con la preziosa collaborazione della sezione Emilia Romagna che a giugno ha fatto un viaggio di studio a Soncino e Pandino.Durante l’anno forti criticità sono emerse a causa della costruzione di un grande padiglione all’interno della Rocca di Lonato contro la cui realizzazione la sezione si è schierata pubblicamente (purtroppo invano).

Giusi Villari

MARCHE

VIAGGIO A TORINO, PREMIAZIONE CONCORSO “I CASTELLI RACCONTANO”, GIORNATE NAZIONALI DEI CASTELLI

La Sezione marchigiana dell’Istituto ha organizzato, nell’autunno 2017, un viaggio di

studi a Torino che ha riscosso un grande successo tra i soci.Questi, poi, si sono ritrovati a Jesi il 17 dicembre per la colazione degli auguri di Natale alla quale si è riscontrata una notevole partecipazione.Nella primavera di quest’anno si è svolta l’annuale assemblea a Fano, con successiva colazione.L’assemblea ha approvato il bilancio ed il programma dei successivi appuntamenti con viaggi e gite di studio.Il 24 marzo il Presidente della Sezione ha rappresentato il Presidente nazionale per la consegna alla Scuola Media di Sassocorvaro del primo premio del concorso “I Castelli raccontano”. Concorso al quale hanno partecipato tutte le scuole medie d’Italia e in cui si è affermata la scuola del bellissimo paese marchigiano.

Il castello di Caldarola.

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17ATTIVITÀ DELLE SEZIONI

Il 20 maggio la Sezione ha partecipato alle Giornate Nazionali dei Castelli facendosi rappresentare da Caldarola, paese caratterizzato dal magnifico Castello costruito nel ‘500 dal Cardinale Pallotta e tutt’ora proprietà della Famiglia.Caldarola è uno dei paesi terremotati delle Marche e la scelta è caduta proprio su di esso in segno di solidarietà. La visita, proprio per queste ragioni, ha dovuto essere limitata a due ore: nonostante ciò, è stata notevole la partecipazione sia dei soci che del pubblico.L’iniziativa di scegliere un paese terremotato è stata vivamente apprezzata sia nelle Marche che in Italia, come dimostra l’attenzione che anche la stampa nazionale ha riservato all’evento.Il 27 maggio i soci si sono recati a Forlì ad ammirare, presso il Convento di San Domenico, la magnifica mostra “L’eterno tra Michelangelo e Caravaggio”.Dopo la colazione, i soci si sono recati a Faenza a visitare la celebre Mostra internazionale della ceramica.

Marco Grandi

MOLISE

ATTIVITÀ SETTEMBRE 2017 MAGGIO 2018 - GIORNATE NAZIONALI DEI CASTELLI

Nell’anno sociale 2017, dopo la pausa estiva, dal 15 al 17 settembre, una delegazione

di soci della sezione Molise ha effettuato un bellissimo viaggio di studio in Calabria, che ha riservato piacevoli sorprese e ha risvegliato, in tutti i partecipanti, sopiti ricordi scolastici: dalla leggenda di Alarico, alla storia dei fratelli Bandiera, i giovani mazziniani, fucilati nel vallone di Rovito. La visita di Cosenza ha subito evidenziato la netta divisione della città in due parti ben distinte, che sembrano avere una vita del tutto indipendente l’una dall’altra.Il nucleo più antico della città, ricco di atmosfere e scorci medievali, culmina sul colle Pancrazio con il maestoso Castello Normanno-Svevo. Lungo il

percorso di strette e suggestive stradine, la Cosenza antica offre ai visitatori un’ideale partenza per conoscere la città nella sua storia più recondita. Tra il Palazzo Arcivescovile e la Chiesa Cattedrale sorge il Museo Diocesano che raccoglie notevoli e preziosi reperti, provenienti da varie chiese del territorio e dal Duomo, risalente al XII secolo e dichiarato patrimonio dell’UNESCO nel 2011. La moderna città bassa affascina per le eleganti vetrine, gli affollati caffè, per i suoi magnifici palazzi, i lunghi e ampi viali che immettono nel cosiddetto MAB, ossia il Museo all’Aperto Bilotti, dal nome della famiglia che ha donato alla città opere in bronzo di Dalì, Manzù, De Chirico, Greco, Consagra ed altri artisti moderni. Passeggiare nel MAB consente di fare shopping, incontrare gli amici, conversare e, nel contempo, fruire di un percorso di elevato valore artistico. In serata, una deliziosa cena al ristorante “Il Vicoletto”, nei pressi di Piazza Bilotta, ha ritemprato il gruppo dei soci dalle fatiche del primo giorno. La visita delle strutture fortificate fatte nelle due giornate successive ha riservato altre emozionanti sorprese. Attraversato l’incantevole Parco Nazionale della Sila con i suoi folti boschi, i pascoli verdissimi, gli affascinanti bacini artificiali e le numerose strutture ricettive turistiche, il gruppo è giunto nella provincia di Crotone per visitare il castello di Santa Severina. Sorto su una precedente emergenza bizantina, alla fine dell’XI secolo, il sito fu riabitato dai Normanni che vi impiantarono un nuovo fortilizio circondandolo con un fossato. Nel Trecento, l’antico nucleo, già rinforzato dagli Svevi con torrioni cilindrici e cortine merlate, fu modellato dagli Angioini nelle forme attuali con il mastio delimitato dalle cortine, rinforzate da grossi merloni confluenti negli angoli in quattro torrioni cilindrici. Il successivo trasferimento, dopo un ottimo pranzo al ristorante “le Puzelle” di Santa Severina, ci ha condotto alla fortificazione aragonese de “Le Castella”. Il nome si deve al fatto che il castello, sorto su un isolotto, è forse l’unico rimasto di quelli costruiti su altre isolette fortificate della baia, oggi ricoperte dal mare. Al rientro a Cosenza, un’ottima cena a base di pesce consumata nel centralissimo ristorante “Quattro Alici” ha reso ancora più gradevole la giornata trascorsa.Il terzo giorno l’itinerario ci ha portati sulla costa ionica per la visita guidata del castello federiciano di Roseto Capo Spùlico, nella ristrutturazione del quale Federico II conservò ed esaltò la precedente architettura templare. Risalendo la costa ionica, siamo arrivati al castello svevo di Rocca Imperiale, il cui primo nucleo fu costruito probabilmente intorno al Mille; nel pomeriggio siamo ripartiti per il rientro a Campobasso passando per Taranto dove abbiamo visitato il Museo Archeologico Nazionale in cui, tra i reperti più importanti, spiccano gli Ori di Taranto, una collezione di gioielli tra cui anelli, orecchini, bracciali, corone, preziosi e bellissimi monili di epoca magno-greca. Il tipo di lavorazione e la preziosità dei materiali rendono questa collezione unica nel suo genere tanto da essere apprezzata in tutto il mondo. Tre ore dopo eravamo rientrati in Molise, entusiasti del viaggio realizzato. Per la bellezza e la ricchezza culturale di questa visita ringraziamo il Presidente della Sezione Calabria, dott. Domenico

Castello di Rocca Imperiale - La rocca è circondata da poderose mura di cinta costruite a più livelli. L’originario nucleo federiciano, completato in età aragonese-spagnola, fu sottoposto a consistenti aggiunte nel XVIII secolo dai duchi Crivelli, signori del tempo.

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Zerbi e il vicepresidente arch. Francesco Saverio Mollo che ci hanno confezionato un eccellente e straordinario itinerario. Per gli ottimi ristoranti e la dovizia delle informazioni storiche e architettoniche, ringraziamo le bravissime guide Paola Morano e Alessandra Scanga che hanno saputo affascinarci per la loro competenza e per la capacità di catturare la nostra attenzione.Le manifestazioni della Sezione Molise sono riprese martedì 31 ottobre, quando, nella Sala della Costituzione della Provincia di Campobasso, è stato organizzato un incontro di studio dal titolo “Il Molise dei condottieri e delle vie tratturali nel XV secolo”. L’argomento ha avuto come tema di fondo la conoscenza dei condottieri che furono al soldo dei re di Napoli durante le lotte fra Angioini e Aragonesi per la conquista del Regno. Fra questi, un posto rilevante ebbero i capitani di ventura molisani Giacomo e Antonio Caldora e Cola di Monforte. Sono intervenuti come relatori: il prof. Raffaele Colapietra, profondo conoscitore della storia abruzzese e molisana, il quale ha parlato di “Abruzzo e Molise, città e territorio nel XV secolo”; la scrittrice Carla Maria Russo, nota a molti lettori molisani per i suoi romanzi storici, che si è occupata de: “I rapporti tra gli Sforza e gli Aragonesi nel Regno di Napoli”; l’architetto Franco Valente che ha illustrato l’argomento riguardante “I Feudi e i castelli dei Caldora in Abruzzo e Molise” ed, infine, il prof. Giovanni Brancaccio che ha intrattenuto l’uditorio parlando di “Antonio Caldora e Cola di Monforte nelle opere di August von Platen e Alessandro Maria Kalefati”. Particolarmente brillante come moderatore dell’incontro è stato il compianto nostro socio Giorgio Palmieri, purtroppo venuto a mancare improvvisamente il mese dopo, lasciando un profondo vuoto fra gli amici e nel mondo della cultura molisana. Un folto pubblico, composto da appassionati, soci e allievi delle scuole Superiori di Secondo Grado, ha seguito con interesse le relazioni. Alla fine dell’incontro, agli allievi è

stato rilasciato l’attestato di partecipazione. Domenica 3 dicembre, a Campobasso nella Sala convegni del Coni, si è tenuta l’Assemblea di fine anno, seguita dalla conferenza della professoressa Giulia Severino su “La pittura murale nei castelli”. Mercoledì 6 dicembre si sono concluse le attività del 2017 con un Viaggio in Campania per la visita dell’interessante Museo dei Castelli di Casalbore, in provincia di Avellino, e dei deliziosi mercatini di Natale nel maestoso castello di Limatola, in provincia di Benevento.Il 31 marzo 2018 sono iniziate le attività culturali della Sezione con l’Inaugurazione dell’anno sociale svoltasi nella Sala Convegni del Coni a Campobasso con l’assegnazione della Targa di Benemerenza “Una vita per la Cultura” all’industriale di origine molisana, Ermanno d’Andrea, moderno mecenate che ha impiantato a Castel del Giudice una succursale dell’azienda meccanica (fondata dal padre nel Milanese, subito dopo la seconda guerra mondiale), creando nel Molise diversi posti di lavoro. Il D’Andrea si è distinto in modo particolare per le sue numerose attività benefiche, come la creazione di 13 scuole in Africa e di due case famiglia per anziani, in provincia di Isernia, una a Capracotta, l’altra a Castel del Giudice.Come tutti gli anni, le Giornate Nazionali dei Castelli hanno avuto un buon successo di pubblico, sia sabato 19 maggio nel castello d’Evoli di Castropignano, sia domenica 20 a Macchia d’Isernia. A Castropignano l’arch. Paola Morrone, vincitrice del 1° premio ex aequo nel concorso per le tesi di argomento castellano indetto dal Consiglio Scientifico Nazionale dell’Istituto Italiano dei Castelli, ha illustrato ai presenti la sua eccellente tesi di laurea sul castello d’Evoli, successivamente il prof. Sebastiano Martelli, docente all’Università di Salerno, ci ha riservato una sorpresa presentando uno sconosciuto romanzo dell’Ottocento ambientato nel castello di Castropignano, all’epoca ancora

Castello Baronale di Macchia d’Isernia – Il

castello palaziato, così come oggi si presenta, risale

al 1480, quando era feudatario Nicolò Caetani.

Dopo i vari rimaneggiamenti subiti nel tempo,

il manufatto è oggi simile a un poligono irregolare

dove la piazzaforte normanna, la parte più

antica dell’impianto (già trasformata dagli Angioini),

in epoca aragonese, fu “cucita” alla nuova zona

residenziale del barone e ai locali di servizio,

costruiti a ridosso del bastione scarpato.

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arredato con gusto e con affreschi e arazzi alle pareti. Particolarmente interessante è risultata la successiva visita del castello, guidata dal giovane studioso Raffaele Sardella. Domenica 20, nel castello ducale di Macchia d’Isernia, alla presenza dell’Assessore alla cultura della Regione Molise, del Sindaco di Macchia, di numerosi ospiti arrivati anche da fuori regione, di molti soci della Sezione Molise, ma soprattutto del Presidente nazionale dell’Istituto Italiano dei Castelli, arch. Fabio Pignatelli, è stata scoperta la Targa di Segnalazione affissa sulla torre del castello, riconosciuto come Monumento Segnalato dal Consiglio Scientifico Nazionale dell’Istituto. La mattinata è proseguita con la “Presentazione della tesi di laurea sul castello di Macchia d’Isernia” realizzata dalla dott.ssa Valentina Lancellotta, seguita dalla visita dell’antica struttura guidata dai proprietari Giulio de Jorio Frisari e dalla madre, Signora Teresa. Va ricordato, inoltre, che nelle due giornate, 19 e 20 maggio, sono stati aperti al pubblico, per le apprezzate visite guidate, dodici fra torri, borghi fortificati e castelli disseminati della nostra regione.

Onorina Perrella Cavaliere

VIAGGIO DI STUDIO IN CILENTO E IRPINIA

Dal 15 al 17 giugno 2018 i soci della sezione Molise hanno effettuato un viaggio

di studio in Cilento ed Irpinia. All’arrivo ad Agropoli, in mattinata, il gruppo, accompagnato dall’archeologo dott. Antonio Capano, locale referente dell’Istituto italiano dei Castelli, e accolto dal dott. Francesco Crispino, presidente Commissione Cultura del Comune e dal vicesindaco dott.ssa Elvira Serra, ha visitato il Borgo e il Castello di Agropoli, di età angioina ampiamente modificato in età aragonese. La struttura si erge su un promontorio con vista mozzafiato sulla pittoresca baia all’estremità meridionale del Golfo di Salerno, nella parte antica della città chiamata Acropolis fondata dai Bizantini che nel VI secolo vi trovarono rifugio. Nel pomeriggio, il gruppo si è spostato a Castellabate, incantevole borgo medievale cilentano affacciato sul golfo che va da Punta Licosa a Punta Tresino. Accolti dal gentilissimo architetto Giovanni Ianni, delegato dell’Istituto, e guidati egregiamente dal prof. Lorenzo Santoro, i soci hanno attraversato il centro storico, caratterizzato da stradine, viuzze, vicoli suggestivi, palazzi nobiliari e antiche case in pietra, culminanti nel maestoso Castello dell’Abate, spettacolare fortezza costruita nella prima metà del XII secolo per volontà di Costabile Gentilcore, IV Abate della Badia di Cava dei Tirreni, a difesa del territorio minacciato dagli attacchi saraceni. Imponente e ben conservato, il Castello presenta all’esterno ancora due torrioni cilindrici, con andamento a scarpa per l’intero sviluppo verticale; all’interno si visitano alcune sale dove sono esposti tre plastici di fortificazioni cilentane, opere pittoriche e sculture di artisti locali. Verso sera i soci molisani, sempre guidati dall’architetto Giuseppe Ianni, rimasto con noi tutto il pomeriggio, sono “scesi” a Santa Maria,

frazione di Castellabate ai piedi del borgo medievale, dove sono stati accolti dalla Baronessa Perrotti, proprietaria dell’omonimo palazzo sul lungomare che accorpa la Torre Pagliarola. I soci sono stati piacevolmente intrattenuti dalla padrona di casa e da sua figlia, la Baronessina Francesca, sullo splendido terrazzo dal quale hanno potuto godere di un’incantevole vista e di uno struggente tramonto sul mare. Il Castello Filomarino di Roccadaspide è stata la prima tappa del giorno successivo. Accompagnati dalla simpatica e competente guida Maria Cascio, i soci molisani sono stati accolti dai Marchesi Ettore e Gaetano Giuliani, discendenti della famiglia che agli inizi del 1800 divenne proprietaria del maniero. All’interno, oltre agli appartamenti tutt’ora abitati dai proprietari, si visitano gli ambienti un tempo adibiti a prigioni e il magnifico giardino. Particolare interesse ha suscitato la “scoperta” del legame di parentela tra i Marchesi Giuliani e la nobile famiglia d’Alessandro di Pescolanciano, in provincia di Isernia.Il gruppo si è recato, quindi, a Vallo della Lucania per una visita al Museo Diocesano. Tra le tante notevoli opere d’arte, colpiscono particolarmente uno splendido cofanetto nuziale in osso, corno e legno, realizzato nel XV secolo dalla Bottega degli Embriachi e una statua del monaco basiliano S. Filadelfo, raro esempio di scultura lignea bizantina.Dopo l’ottimo pranzo consumato in un simpatico ristorante nelle vicinanze di Vallo della Lucania, il gruppo ha raggiunto prima Novi Velia, per una rapida visita al Complesso dei Celestini, appena restaurato, e alla Torre Normanna, poi Vatolla, antico centro abitato, frazione di Perdifumo, dove il filosofo Giambattista Vico soggiornò dal 1689 al 1695 presso il Castello Vargas-Machucha in qualità di precettore dei figli del Marchese Rocca. Un’atmosfera suggestiva pervade tutti gli ambienti del palazzo, riecheggiando ovunque la presenza e il pensiero del grande filosofo della “Scienza Nuova” che, nella tranquillità di quelle magnifiche stanze affacciate sul Golfo di Salerno, approfondì i suoi studi. In serata il gruppo è rientrato in hotel ad Agropoli. La mattina dell’ultimo giorno, accompagnati dalla competente guida Emilia Bonaventura, siamo partiti per il rientro a Campobasso, effettuando

Castello di Roccadaspide. La costruzione, che ha subito diverse ristrutturazioni, si presenta oggi con il tipico aspetto di fortificazione militare quattrocentesca e conserva sette torri, di cui due quadrangolari e cinque cilindriche.

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una prima sosta all’Abbazia del Goleto, nei pressi di Sant’Angelo dei Lombardi, splendida cittadella monastica, sorta a partire dal 1133 ad opera di Guglielmo da Vercelli che esercitò per circa due secoli una forte influenza sull’Irpinia, prima che l’abbazia si avviasse ad una lenta e inesorabile decadenza a partire dal 1348, anno della “peste nera”. Il complesso, raro esempio di cenobio “misto”, comprendeva il monastero grande delle monache e quello più piccolo dei monaci. Il vero gioiello dell’abbazia è la preziosa Cappella di San Luca accessibile da una scala esterna decorata con un corrimano a forma di serpente con un pomo in bocca. L’interno è costituito da una meravigliosa piccola sala a due navate coperte da crociere ogivali che poggiano su colonne le cui basi ottagonali richiamano, secondo alcuni studiosi, il Castello federiciano di Castel del Monte; sono ancora visibili due pregevoli medaglioni raffiguranti le badesse Scolastica e Marina e lacerti di affreschi con episodi della vita di San Luca. Tappa successiva, visita del Castello Ducale di Bisaccia. La struttura conserva tracce del primitivo impianto castrense di età longobarda, testimonianze di epoca federiciana (donjon e cortina muraria con basamento a scarpa), opere della ristrutturazione aragonese e altre della trasformazione cinquecentesca. In alcuni ambienti del piano terra del castello è stato allestito il Museo Archeologico di Bisaccia che espone circa 800 reperti dell’XI-VIII e VII secolo a.C. provenienti da corredi funerari della necropoli scavata su una collina limitrofa: raffinati ornamenti in bronzo, ceramiche acrome e decorate e, soprattutto, la stupefacente “tomba della principessa”, sepoltura di un personaggio femminile di rango ricostruita in scala 1:1 con il suo importante corredo funebre.A conclusione del viaggio, i nostri soci hanno visitato il Castello Normanno di Ariano Irpino. All’interno del castello è stato allestito il Museo della Civiltà Normanna che, tra l’altro, espone

una grande collezione di monete normanno-sveve e una copia dello splendido mantello di Ruggero II il cui originale è conservato al Kunsthistorisches Museum di Vienna; in un’altra sala è esposta una interessante collezione di circa duecentocinquanta armi, per lo più lance originali, realizzate dal XIV al XIX secolo.In tarda serata, il rientro in Molise.

Maria Ivana Cima

PIEMONTE – VALLE D’AOSTA

ATTIVITÀ OTTOBRE 2017-MAGGIO 2018

I mesi che vanno dall’autunno 2017 alla primavera 2018 hanno registrato la consueta

serie di incontri e momenti di approfondimento destinati ai soci della Sezione Piemonte Valle d’Aosta e ai loro familiari.Il 27 ottobre 2017, accompagnati dal consigliere prof. Gian Giorgio Massara, i soci sono stati guidati nella visita della mostra Giacomo Grosso. Una stagione tra pittura e Accademia, organizzata presso la Fondazione Accorsi-Ometto di Torino. La retrospettiva indagava la complessa personalità dell’artista, professore di pittura presso l’Accademia Albertina di Torino dal 1889 e senatore del Regno alla fine degli anni venti del Novecento, assiduo frequentatore dei circoli parigini attivo in tutta Europa e in Argentina.Il giorno 23 novembre, presso il Circolo degli Artisti di Torino, il medesimo Gian Giorgio Massara ha intrattenuto l’uditorio con una conferenza su Cesare Ferro e Tommaso Juglaris, due presenze oltre oceano, cui ha fatto seguito, il 30 novembre, un secondo incontro con Angelo Mistrangelo, curatore della citata mostra su Giacomo Grosso.Dopo una pausa in coincidenza dei mesi invernali, l’attività della Sezione è ripresa l’8 marzo 2018 con una visita, guidata dall’infaticabile Gian Giorgio Massara, alla Galleria d’Arte Moderna di Torino in occasione del riallestimento della Collezione permanente. L’attenzione si è appuntata sulle opere ottocentesche, oggetto principale del riordino museografico.Il 12 aprile ha, invece, avuto luogo una visita a LEARN & PLAY! TeamLab Future Park. Si tratta del primo spazio permanente in Europa dedicato a TeamLab, il collettivo di sviluppatori giapponesi che da sedici anni porta avanti una ricerca che integra arte e tecnologia, ospitato presso i nuovi spazi delle Officine Grandi Riparazioni di Torino.Il 20 maggio, in occasione della XX edizione delle Giornate dei Castelli, la Sezione ha deciso, per dare maggior visibilità all’iniziativa, di promuovere la conoscenza del castello di Grinzane Cavour, sede dal 1971 dell’Enoteca regionale del Barolo e recentemente selezionato come una delle componenti del sito Unesco Paesaggi vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato. In mattinata si è svolta una visita del castello sotto la guida del presidente della Sezione prof. Enrico Lusso; nel pomeriggio è stata invece organizzata, in collaborazione con l’Associazione Culturale Antonella Salvatico - Centro Internazionale di Ricerca sui Beni Culturali

Irpinia - Abbazia del Goleto, nei pressi di Sant’Angelo dei Lombardi. Splendida

cittadella monastica, sorta a partire dal 1133

ad opera di Guglielmo da Vercelli che esercitò

er circa due secoli una forte influenza sull’Irpinia, prima

che iniziasse una lenta e inesorabile decadenza

a partire dal 1348, anno della “peste nera”.

Nel 1212 la Badessa Febronia fece costruire

la torre difensiva, che da lei prende il nome,

con il riutilizzo dei frammenti del mausoleo del generale romano, Paccio Marcello;

la torre è arricchita da sculture simboliche

caratteristiche dell’arte romanica.

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e il Fondo Storico «Alberto Fiore», una tavola rotonda per la presentazione della Delegazione provinciale di Cuneo, affidata al dott. Sebastiano Carrara. Ospitati nella suggestiva cornice della chiesa confraternita di San Sebastiano di La Morra, sono intervenuti in qualità di relatori, oltre ai citati Enrico Lusso e Sebastiano Carrara, l’arch. Luca Finco, l’arch. Maria Stella Odello, il dott. Pietro Giovannini, l’arch. Mariangela Borio, l’arch. Andrea Briatore e il dott. Giorgio Raviolo, facendo il punto sullo stato degli studi e sulle numerose iniziative avviate in provincia di Cuneo che hanno come tema centrale la conoscenza e la valorizzazione dei castelli e degli edifici fortificati.

Enrico Lusso

PUGLIA

VISITE DI STUDIO, CONFERENZE, VIAGGI IN UMBRIA, LAZIO E LIGURIA, GIORNATE NAZIONALI

Dal 7 al 9 dicembre 2017 è stato organizzato un viaggio di studio dal tema: “Castelli,

borghi e antiche residenze private nel cuore verde dell’Italia”.Accompagnati da una esperta storica dell’arte i numerosi soci si sono recati presso l‘Abbazia Imperiale di Farfa. Tale abbazia ebbe il massimo sviluppo edilizio durante il Regno di Carlo Magno che vi soggiornò prima di recarsi in San Pietro per la famosa incoronazione. Il giorno successivo il gruppo ha visitato il Duomo di Orvieto, capolavoro di stile gotico-romanico, simbolo della città e il Castello della Sala che ospita le cantine Antinori ove non poteva mancare una sosta per la degustazione dei famosi vini italiani.Al rientro a Bolsena è stata effettuata una visita esclusiva del bellissimo Palazzo del Principe del Drago, elegante costruzione rinascimentale con affaccio sul lago, completata da un raffinato giardino dove è stato servito un aperitivo. L‘ultima tappa del viaggio è stata riservata a Todi, città medievale di particolare bellezza, situata sulla incantevole valle del Tevere e alla visita esclusiva al castello di Torre Alfina. La posizione strategica della Torre ne indica la funzione difensiva risalente al 1200. Divenuta proprietà dei Monaldeschi in periodo rinascimentale, passava

nel XVII secolo alla famiglia Bourbon del Monte e nel 1880 divenuta proprietà di Edoardo Cahen che avviava complessi lavori di restauro del palazzo.In occasione del tradizionale brindisi di auguri per le festività Natalizie, nella scenografica sala del Circolo Unione di Bari, il prof. Ing. Alfredo Sollazzo, con competenza e passione, ha svolto una approndita relazione dal titolo: “La figura dell’ingegnere nel corso della Storia”, tracciando un profilo esaustivo sulla professionalità dell’ingegnere nel corso dei secoli.Particolare entusiasmo ha suscitato la visita di studio ai castelli di Deliceto e Bovino effettuata il 12 marzo, soprattutto per la assegnazione del III premio nazionale del Concorso “Il castello racconta” indetto dall’ Istituto dei Castelli e meritato dagli alunni dell’Istituto Comprensivo Sant’Alfonso Maria de Liguori di Deliceto.Ai ragazzi che hanno proiettato il lavoro multimediale sulle vicende storiche e architettoniche del castello di Deliceto, presentato per il Concorso, la Presidente della Sezione Puglia ha consegnato due coppe ricordo e al direttore dell’Istituto Comprensivo ha donato una targa di segnalazione.Eretta nel 1073 durante il dominio normanno di Roberto il Guiscardo, la fortezza di Deliceto dalla base trapezoidale, è articolata in due torri circolari angioine e in un donjon a pianta quadrangolare alto 30 mt. che domina la vallata della Capitanata. Lungo le mura perimetrali si estende un camminamento che collega le torri cilindriche (denominate Molo e Parasinno) al torrione, accessibile un tempo attraverso un ponte levatoio, poi sostituito da una scalinata. Dal cortile interno si snoda una rampa che conduce ai sotterranei della torre Parasinno, antichi luoghi di carcere e di torture. Il castello, riconosciuto monumento nazionale, è munito di cappella e sala Magna, ed è stato recentemente restaurato dall’Amministrazione Comunale per destinarlo a centro culturale.Nel pomeriggio è stata effettuata una visita alla casa di Sant’Alfonso de Liguori ove il Santo compose la famosa pastorale “Tu scendi dalle stelle” seguita dalla escursione al castello di Bovino, rocca romana, fortezza dei Longobardi e dei Bizantini, maniero feudale e residenza di proprietà dei Lorentello dal 1059 al 1182. Raso al suolo alla fine dell’XI secolo dal generale Drogone, il castello fu ricostruito intorno al cassero e assunse le sembianze di residenza che tutt’ora si ammirano percorrendo la rampa

Il castello di Deliceto è dominato da una poderoso mastio quadrangolare antecedente alle torri circolari scarpate posizionate nei vertici del perimetro difensivo del castello.

Bovino. Il possente mastio circolare che caratterizza l’impianto castellare.

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di accesso. Ospiti di rilievo sono stati il Tasso, Giovan Battista Marino, il Pontefice Benedetto XII e Maria Teresa d’Austria. All’interno si possono ammirare gli ambienti del Museo Diocesano in cui sono custoditi preziosi reliquari, paramenti e arredi sacri.Il 18 aprile 2018 la prof. Gioia Bertelli Buquicchio ha svolto una interessante conferenza su Lama d’Antico, vasto insediamento rupestre incastonato nel paesaggio verdeggiante del territorio di Fasano. All’interno dell’ipogeo sono ubicate alcune grotte scavate dall’uomo, tra le quali risulta la interessante chiesa che presenta due fasi di escavazione di cui la più recente richiama il modello degli edifici religiosi del sopraterra. All’interno, gli affreschi di età medievale si distribuiscono sia nella zona absidale con una Deesis sia lungo le pareti arricchite da arcatelle scavate nella roccia.Lungo la lama è ubicata anche un’altra grotta che conserva tracce di strutture riferibili probabilmente ad una attività artigianale.In data 19 maggio, in occasione delle Giornate Nazionali dei Castelli, la Sezione Puglia ha organizzato una visita guidata al Castello Svevo di Bari seguita da una Tavola Rotonda sul tema: “Il sistema dei castelli della Puglia e il ruolo del polo museale” presso la sala multimediale dello stesso maniero.Alla manifestazione, coordinata dalla prof. arch. Antonella Calderazzi, consigliere scientifico nazionale, sono intervenuti la presidente della Sezione Puglia, dott.sa Olga Tancorra Iacobellis che ha rivolto il saluto ai presenti, la dott.sa Elena Saponaro in rappresentanza della direttrice del Polo Museale della Puglia, che ha precisato il ruolo del polo museale in ambito regionale, il prof. ing. Giambattista De Tommasi, consigliere scientifico nazionale che ha svolto una interessante relazione sulla valorizzazione dei castelli e del sistema difensivo presente sul territorio, il prof. Ing. Vito Albino, ordinario di Economia e Gestione dell’Innovazione che ha chiarificato il ruolo complesso della gestione del patrimonio fortificato pugliese, il dott. Aldo Patruno direttore del Dipartimento Turismo e Valorizzazione del Territorio della Regione Puglia che ha sottolineato la funzione culturale del turismo quale volano per la valorizzazione del territorio.Dal 14 al 19 giugno 2018 è stato realizzato un affascinante viaggio a Genova, considerata Patrimonio dell’Unesco per il fasto dei suoi palazzi, le bellezze paesaggistiche e la modernità del suo porto. Come prima tappa i partecipanti si sono fermati a Forlì per visitare la mostra “ L’eterno e il tempo tra Michelangelo e Caravaggio”, allestita nel complesso di San Domenico e nella chiesa di San Giacomo. Accompagnati da una esperta guida, i soci hanno seguito con interesse il percorso del periodo storico compreso tra l’ultimo rinascimento e il nuovo orizzonte dell’età barocca. Fil rouge la rispondenza dell’arte alle tematiche del Concilio di Trento in difesa del sacro contro il rigore profano del protestantesimo. All’arrivo a Genova, grazie ad una piacevolissima passeggiata nel cuore del centro storico, è stato possibile ammirare la città insolita, nascosta dietro le belle facciate dei palazzi nobiliari chiamati “rolli”. Il termine rollo ovvero elenco risale al 1576 quando

fu istituita la lista delle dimore aristocratiche atte ad accogliere gli ospiti forestieri e le delegazioni in visita di Stato. Nelle meravigliose residenze di Via Garibaldi e Via Balbo si susseguono palazzi appartenuti a grandi famiglie genovesi (Doria, Pallavicino, Imperiale, Balbi Durazzo) le cui sale affrescate sono adorne di specchi e opere d’arte. L’itinerario proseguiva con la visita dell’elegante dimora di Andrea Doria e del Palazzo Reale voluto nel 1643 da Stefano Balbo, successivamente passato ai Durazzo e infine ai Savoia divenendo palazzo a statuto reale.Ultima tappa dell’itinerario genovese è stato il vasto ed incantevole Acquario, modernissima opera del famoso architetto Renzo Piano.A conclusione del viaggio, sulla strada del ritorno è stato ritenuto opportuno sostare a Gradara e visitare il rinomato castello di dantesca memoria, divenuto sede del Polo Museale.

Maria Teresa Calderazzi

SARDEGNA

CONFERENZE, CONVEGNO FORTI VEDETTE E BATTERIE, VIAGGI DI STUDIO, GIORNATE NAZIONALI DEI CASTELLI

Il primo semestre 2018 della Sezione Sardegna è stato caratterizzato da una intensa attività

di programmazione legata all’insediamento del nuovo Consiglio Direttivo del nuovo Presidente. Dal confronto con le proposte avanzate dai soci e sulla base dei molti suggerimenti e richieste provenienti dalle istituzioni e dalle comunità scientifiche locali, è stato predisposto un calendario denso di iniziative volte non solo alla ristretta famiglia dei soci, ma soprattutto a sensibilizzare la collettività sull’importanza e sui valori del patrimonio fortificato della Sardegna attraverso un programma di conferenze, laboratori didattici e visite guidate. Il nuovo semestre è stato inaugurato presso la Pinacoteca Nazionale di Cagliari (1 dicembre 2017) grazie alla ospitalità del Direttore del Polo Museale della Sardegna Giovanna Damiani in virtù dell’accordo di collaborazione siglato in occasione del convegno Military Landscapes. Dopo i saluti del direttore della Pinacoteca Marcella Serreli e l’introduzione dei lavori da parte del Presidente Onorario della Sezione Sardegna, Michele Pintus, è intervenuta Cecilia Tasca, docente del Dipartimento di Storia, Beni Culturali e Territorio dell’Università degli Studi di Cagliari, con un interessante racconto sulla vita quotidiana della comunità ebraica nella Cagliari catalana al quale ha fatto seguito la presentazione ai soci, da parte del nuovo Presidente Donatella Rita Fiorino, del calendario delle diverse attività previste. Contemporaneamente un laboratorio didattico intratteneva i più piccoli che hanno poi raggiunto le famiglie presenti per un brindisi al nuovo anno sociale. Il secondo incontro (16 dicembre 2017) tenutosi nello Spazio San Pancrazio e moderato dal Presidente, ha avuto come relatori Valentina Pintus, Daniele Piras e Caterina Giannattasio che,

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con dovizia di particolari e interessanti riflessioni, hanno affrontato il tema della valorizzazione dei sistemi fortificati ad uso museale.Il ciclo di conferenze dedicato alle rilevanze storico-architettoniche presenti nell’area urbana di Cagliari, coordinato dalla Presidente della Delegazione di Cagliari Iole Garau, ha avuto quali relatori noti ed apprezzati esponenti del mondo accademico e culturale isolano - Rossana Martorelli (11 aprile 2018), Claudio Nonne (23 marzo 2018), Marcello Schirru e Lucia Siddi (11 maggio 2018) - che accogliendo con grande disponibilità il nostro invito hanno regalato ai convenuti racconti, immagini e notizie, anche inedite, con l’efficacia narrativa che deriva da personali ricerche sul campo, illustrate in sedi particolarmente prestigiose sotto il profilo artistico e culturale e connesse temporalmente e sul piano architettonico al periodo storico trattato in ciascun incontro.L’incontro con il mondo accademico e con quello delle professioni – ingegneri e architetti – ha consentito di allargare l’orizzonte geografico delle tematiche trattate: Celia e Deane Clark, studiosi di Portsmouth (UK) e membri del Fortress Study Group hanno condiviso con i soci, gli studenti e i professionisti che hanno aderito alla loro lezione aperta (21 maggio 2018), le esperienze maturate nel corso di lunghi anni di studio sulla conservazione e il riuso sostenibile dei siti fortificati nel contesto globalizzato. Particolarmente apprezzato è stato anche lo scambio di conoscenze e di esperienze con la Sezione Toscana, grazie alla visita di Nicoletta Maioli, già architetto coordinatore per la Soprintendenza delle provincie di Siena e Grosseto, che ha presentato nell’Aula Magna della facoltà di Architettura (23 maggio 2018) un ricco apparato di materiale cartografico e fotografico e ha illustrato le caratteristiche delle fortificazioni della Maremma toscana, soffermandosi sulle difficoltà affrontate nel condurre gli interventi di restauro. Il seminario, moderato da Caterina Giannattasio, ha affrontato i temi della tutela e del restauro dell’architettura difensiva, con la testimonianza di Paolo Vargiu, ingegnere della Conservatoria delle Coste della Sardegna, che ha illustrato le più moderne tecniche di salvaguardia delle torri costiere sarde. L’interessante confronto ha fatto emergere analogie e differenze sia nelle tipologie costruttive che negli interventi adottati sottolineando l’importanza di questi momenti di confronto tra realtà regionali differenti che però

condividono le medesime tipologie di patrimonio.Gli ospiti inglesi e toscani sono stati accompagnati da una rappresentanza di soci sardi in un percorso di visita di alcune significative realtà difensive dell’isola: dopo Cagliari, il gruppo ha visitato il complesso nuragico di Barumini, il pozzo sacro di Santa Cristina, il castello di Serravalle a Bosa e le fortificazioni catalane di Alghero. Tra le altre attività, si deve segnalare l’organizzazione del convegno Forti, Vedette e Batterie (9 dicembre 2017), dedicato alla candidatura del patrimonio fortificato dell’arcipelago di La Maddalena nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Dopo i saluti del sindaco Carlo Luca Montella e della Presidente della Sezione, gli autorevoli relatori tra cui Pierluigi Cianchetti, il CF Giuseppe Crapulli per la Marina Militare, Luca Fabbri, Tatiana K. Kirova, Gianluca Lioni, Vincenza Plotino, Helene Portafax, Pierluigi Salvadeo, hanno tratteggiato la straordinaria valenza storica e paesaggistica del patrimonio difensivo dell’arcipelago e in particolare del sito di Candeo. Rilevante è stata la presentazione del volume ‘Il sistema di torri costiere in Sardegna (XVI-XVII sec.). Forma, materia, tecniche murarie’, della nostra socia Caterina Giannattasio, con Silvana Maria Grillo e Stefania Murru, tenuta nell’Aula Magna della Facoltà di Architettura (2 marzo 2018). La serata, introdotta da Antonello Sanna, Direttore del DICAAR, ha visto la partecipazione di autorevoli studiosi: Francesco Doglioni, docente di Restauro architettonico allo Iuav di Venezia, Fabio Fratini, ricercatore del CNR all’ICVBC (Istituto per la conservazione e valorizzazione dei beni culturali) di Firenze, Marco Milanese, Direttore del

Rievocazione storica della vestizione del cavaliere e della sua investitura presso il Castello di San Michele di Cagliari in occasione delle Giornate Nazionali dei Castelli, 20 maggio 2018.

Visita al mastio del Castello giudicale di ‘Orguglioso’ o ‘Sassai’, Silius (CA), 15 aprile 2018.

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dipartimento di Storia dell’Università di Sassari, e Gian Giacomo Ortu, docente di Analitica storica dei luoghi dell’Università di Cagliari. La serata è stata moderata da Paolo Scarpellini, già dirigente del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali. Il volume, pur ponendosi in continuità con le precedenti esperienze di ricerca, propone una nuova prospettiva sul tema, trattato attraverso un approccio multidisciplinare volto all’analisi e all’individuazione di strategie e azioni in grado di garantire la qualità del progetto di restauro e la valorizzazione di questo importante patrimonio identitario.La sinergia con la Facoltà di Architettura si è anche concretizzata nella valorizzazione dei lavori di tesi premiati nell’ambito del XX Premio di Laurea sull’Architettura Fortificata, che ha visto protagoniste anche tre studentesse sarde: Eleonora Atzei e Jessica Mc Comas autrici di uno studio sul Castello di Monreale a Sardara e Valeria Santoni autrice della tesi sul Bastione di San Filippo a Cagliari. Alle studiose la Sezione ha anche regalato l’iscrizione annuale all’Istituto. La conferenza ‘Castelli Medievali della Sardegna. Nuovi studi, ricerche e sperimentazioni’ (8 febbraio 2018) che ha accolto l’illustrazione delle tesi è stata inoltre impreziosita dagli interventi di Valentina Pintus e Maria Serena Pirisino, dottori di ricerca rispettivamente in Tecnologie per la Conservazione e Restauro dei Beni Architettonici e Ambientali e in Ingegneria Civile e Architettura dell’Università degli Studi di Cagliari, che hanno esposto gli esiti delle loro ricerche sull’architettura fortificata del sud e del nord Sardegna. Si tratta di uno studio condotto a partire dall’analisi delle tecniche murarie storiche che si pone come obiettivo quello di definire le loro cronotipologie al fine di ampliarne il quadro conoscitivo e innescare processi consapevoli di restauro e di valorizzazione.L’attività ‘sul campo’ è stata caratterizzata da due viaggi di studio. Il primo, condotto nei territori del Gerrei e del Sarrabus in provincia di Cagliari (15 aprile 2018), ha permesso di visitare, accompagnati dal ricercatore Franco Buffa, il Radiotelescopio (Sardinia Radio Telescope SRT), uno dei maggiori progetti scientifici dell’INAF (Istituto Italiano di Astrofisica), ubicato in località ‘Pranu e Sanguini’ nel territorio comunale di San Basilio. Raggiunto Silius e accolti dal sindaco Marino Mulasè stato possibile visitare il Castello

Giudicale di ‘Orguglioso’ o ‘Sassai’ (attualmente non ancora fruibile liberamente al pubblico): Antonella Sanna, funzionario del MiBAC ha guidato il gruppo illustrando la storia e le fasi di scavo e di restauro del sito. Sono stati poi visitati il Museo Minerario di Villasalto, la piccola chiesa romanica di San Nicola di Quirra (XII-XIII secolo), e la ‘Torre dei 10 cavalli’, nei pressi di Muravera, antico sistema di difesa costiera risalente al XVI secolo. Il secondo viaggio di studio (10 giugno 2018), ha dato la possibilità di visitare, accompagnati dal Comandante dell’Aereonautica in Sardegna Gen. B.A. Giorgio Francesco Russo, il Poligono Sperimentale e di Addestramento Interforze Salto di Quirra di Perdasdefogu. Al termine della giornata, dopo una breve conferenza sulle attività svolte nel Poligono, la visita alla sua centrale operativa e al piccolo museo, il generale ha omaggiato la Sezione Sardegna con il Crest del Poligono Interforze. La visita è proseguita al Nuraghe Arrubiu di Orroli, forse tra i più interessanti esemplari di architettura nuragica dell’isola.Centro di tutto il semestre, sono state però le Giornate Nazionali dei Castelli, tenutesi nei giorni 19 e 20 maggio 2018. La Sezione, con il patrocino del Comune di Cagliari e il sostegno delle associazioni Memoria e Milites e Sala d’Arme “Le quattro porte”, specializzate nelle rievocazioni storico-militari e nell’allestimento di mostre tematiche sulla quotidianità e sui mestieri artigianali nel Medioevo, ha organizzato l’evento presso il Castello di San Michele a Cagliari, uno dei più antichi manieri della Sardegna, di straordinario valore storico-stratigrafico, oltre che sito paesaggisticamente suggestivo, dal quale si gode uno dei panorami più affascinanti sulla città e sul Golfo degli Angeli. Nel pomeriggio della prima giornata,ha avuto luogo la conferenza scientifica, dal titolo ‘Fortezze d’Arte, moderata da Maurizio Orrù. Scenari di riconversione museale del patrimonio fortificato e militare’, ospitata nella sala principale del castello. Dopo i saluti delle autorità, tra cui l’Ammiraglio Enrico Pacioni accompagnato dal CF Massimiliano Molinas della MMI, i relatori hanno proposto letture e interpretazioni sul tema delle architetture militari storiche, dalle memorie storico-letterarie proposte da Rossana Copez su Violante Carroz, alle potenzialità di riconversione di Carlo Atzeni. Giuseppina Monni ha ricordato

Rievocazione storica dell’assedio al Castello Castello di San Michele di Cagliari in occasione

delle Giornate Nazionali dei Castelli, 20 maggio 2018.

I soci in visita al Poligono Sperimentale

e di Addestramento Interforze Salto di Quirra

di Perdasdefogu (NU), accolti dal Comandante

dell’Aereonautica in Sardegna Gen. B.A. Giorgio Francesco

Russo, 10 giugno 2018.

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il legame di Cagliari con il fondatore dell’Istituto Piero Gazzola nelle stratificazioni moderne della Cittadella dei Musei di Cagliari, mentre Michele Pintus, nostro presidente onorario, ha ripercorso le vicende della riscoperta e rinascita del castello di San Michele, dagli scavi alla valorizzazione dell’intero compendio urbano.La seconda giornata, incentrata sulle rievocazioni storiche e maggiormente diretta alle famiglie e ai giovani, ha visto impegnati fin dalla mattina, armigeri e rievocatori in costume, che hanno dato vita a eventi dimostrativi seguiti da più di cinquecento visitatori. Le visite guidate alla fortezza– curate dai soci e dagli studenti della facoltà di Architettura di Cagliari - e alla postazione radiotelegrafica, un tempo funzionante nella Galleria San Michele – curate dall’associazione speleologica Sesamo Duemila, hanno consentito di scoprire angoli e scorci meno noti del ricco complesso ambientale. I più piccoli sono stati affascinati dai grandi diorami e dal laboratorio LEGO dell’associazione Karalisbrick di Maurizio Lampis.Inoltre, come da consuetudine, diverse iniziative organizzate da altre realtà associazionistiche locali hanno visto coinvolta la nostra Sezione Sardegna; tra gli altri, si segnala l’intervento su “Memorie di Pietra. Le rovine dei bombardamenti a Cagliari” di Elisa Pilia in occasione delle celebrazioni dell’anniversario dei bombardamenti su Cagliari, organizzato dalla Società Sant’Anna onlus (17 febbraio 2018) e quello di Michele Pintus, Monica Vargiu e Nicole Bellu su “Paesaggi militari dall’Unità d’Italia alla Guerra Fredda”, organizzato dagli Amici del Libro di Cagliari (15 marzo 2018) e la partecipazione della Presidente Donatella R. Fiorino all’ International Meeting dell’ICOFORT di Oslo con un intervento sul recupero dell’aeroporto Militare di Cagliari Elmas (15 marzo 2018). La Sezione ha comunque sempre fornito supporto attivo alle iniziative istituzionali, tra cui la partecipazione alla rassegna Monumenti Aperti (5-6 maggio 2018), curando la visita della Caserma Ederle e del Palazzo de La Vallée a Cagliari, in collaborazione con il Comando Militare Esercito Sardegna, il Centro Documentale di Cagliari, il DICAAR e i docenti del Convitto Nazionale Statale ‘Vittorio Emanuele’ di Cagliari e della scuola Media Porcu-Satta di Quartu Sant’Elena, sotto la guida dei soci esperti Paolo Bullitta, Giuseppe Carro e Mario Aresu. Non sono mancate inoltre le consuete ‘passeggiate’ urbane con lo scopo di favorire la conoscenza diretta del patrimonio architettonico ed artistico di Cagliari, guidate dalle socie Iole Garau e Anna Palmieri Lallai, nel quartiere storico di Stampace Alto (9 marzo 2018), che conserva ancora l’antico impianto di matrice pisana e interessanti ipogei utilizzati originariamente come santuari e trasformati, durante il Secondo Conflitto Mondiale, in rifugi antiaerei.

G. Carro, D.R. Fiorino, I.F. Garau, M. Schirru, M. Vargiu

SICILIA

GITE E VIAGGI DI STUDIO – CONVEGNI – GIORNATA NAZIONALE – PREMIO BOSCARINO

L’attività della Sezione Sicilia è stata ricca di iniziative delle quali qui si menzionano quelle

più significative. Le gite di studio sono iniziate con la visita a Ragusa-Ibla, scrigno del barocco siciliano e sito Unesco, visita sapientemente orchestrata fra cultura e atmosfere suggestive dalla delegata Lucia Calì. Il 12 novembre si è svolta una gita a Messina, organizzata dalla Vice Presidente Nazionale, baronessa Michaela Marullo Stagno d’Alcontres. Dopo aver visitato il nuovo Museo Regionale di Messina, dove sono raccolte le splendide opere d’arte della nobilissima città dello Stretto salvatesi dai terremoti e dai bombardamenti, i soci si sono ritrovati nell’elegante Villa Pulejo dove il prof. Gino Ricciardi ha parlato del medico Arnaldo Di Villanova, personaggio molto influente alla corte di Federico III d’Aragona che lo fece seppellire nella cappella del castello di Montalbano Elicona. Il tre dicembre del 2017 i soci si sono ritrovati ad Ortigia per una visita di studio organizzata dal delegato per la provincia di Siracusa, prof. Marco Saetta. Dopo aver visitato la Galleria Regionale di Palazzo Bellomo, uno dei più begli esempi di palazzo nobiliare fortificato del periodo aragonese, nella quale era allestita una “mostra dialogica” fra opere d’arte antiche e contemporanee, i soci si sono ritrovati nei saloni di palazzo Impellizzeri Borgia, già residenza di Lucia Migliaccio, duchessa di Floridia, moglie morganatica del re Ferdinando IV di Borbone. Il 3 febbraio del 2018 in occasione del 550° anniversario della fondazione di Canicattì (licentia populandi del 1468) è stato organizzato nella stessa cittadina un convegno che ha

Castello di Paternò (CT).

Castello Ursino di Catania.

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avuto come tema centrale il castello medievale, trasformato in palazzo baronale dai Bonanno, i quali furono signori di Canicattì dal secolo XVI sino a metà dell’Ottocento e che nel castello tennero la ricchissima armeria, oggi al Museo di Capodimonte di Napoli. Dal 15 al 20 maggio 2018 i nostri soci, insieme ad alcuni di altre sezioni, hanno effettuato un viaggio di studio ad alcuni castelli del Piemonte.La Giornata Nazionale dei Castelli è stata organizzata da Michaela Stagno d’Alcontres nella chiesa fortificata basiliana dei Santi Pietro e Paolo a Forza d’Agrò (ME), dove conferenzieri, frà Alessio Mandanikiotis e Franz Riccobono, si sono avvicendati, il primo sulla tradizione dei monaci basiliani, il secondo sulla splendida architettura di questo edificio, nella cui porta maggiore è inciso il nome del costruttore, Gerardo il Franco.Il 14 gennaio, in occasione del pranzo sociale che ha inaugurato l’attività del 2018, dopo un ricordo del compianto Presidente, marchese Gianni Ventimiglia recentemente scomparso, sono stati premiati i vincitori del “Premio Salvatore Boscarino” (la cui responsabile è la prof.ssa Maria Vittoria D’Amico) cui hanno partecipato tesi aventi per oggetto architetture fortificate della Sicilia. Il primo premio (1.550 euro) è stato assegnato alla tesi di Angela Parisi “Il Parco Urbano di Assoro. Fra conoscenza stratigrafica e valorizzazione paesaggistica”, il secondo premio (1.000 euro) è stato assegnato alla tesi di Angela Scibetta “Il Castello di Aci fra conoscenza diretta e ricerche d’archivio”, il terzo (500 euro) a Giada Perri con la tesi “Progetto di restauro e rifunzionalizzazione del castello Barresi di Pietraperzia” e il quarto premio ex equo (300,00 euro) a Giuseppe Schillaci e Salvatore Filippone rispettivamente con le tesi “Analisi, storia e restauro del castello di Burgio” e “Progetto

di restauro e riuso del Castello di Cammarata (Agrigento)”; una menzione è andata alla tesi di Sara Martorana “Progetto di restauro e riuso del monastero e della chiesa della Santissima Trinità di Giuliana (Palermo)”.

Patrizia Cioni

ALTERNANZA SCUOLA LAVORO: EDUCAZIONE ALL’ARCHITETTURA FORTIFICATA

Dopo un apprezzato ciclo di conversazioni presso alcuni istituti superiori di Catania,

attraverso delle convenzioni con alcuni licei è stato avviato un percorso didattico-formativo inteso ad avvicinare i giovani alla conoscenza dell’architettura castellana e arricchirne la formazione di base, favorendo l’acquisizione di competenze spendibili nel mercato del lavoro, in risposta ai reali bisogni di un territorio da riscoprire e valorizzare. Si è cercato di comunicare ai giovani come il patrimonio storico-artistico castellano, avendo perso l’originaria funzione di difesa è oggi esposto a grande pericolo di scomparsa: per garantirne la sopravvivenza fisica, in ragione del suo valore storico, archeologico, artistico e paesaggistico, occorre perciò assegnargli una nuova funzione, compatibile con le caratteristiche del monumento e tale da garantirne il reinserimento nella vita contemporanea. L’attività di conoscenza, tutela e valorizzazione di tali beni e del paesaggio conferma l’idea della Sicilia come museo diffuso: tali beni, integrati all’interno di aree e paesaggi di straordinaria bellezza, attestano infatti la storia millenaria di una confluenza di culture mediterranee ed europee e della migrazione di popoli. Il progetto, che è stato sviluppato tra febbraio e maggio del 2018 e che ha coinvolto 113 allievi per un totale di 228 ore di attività, ha puntato alla conoscenza della storia del contesto paesaggistico e tipologico delle architetture fortificate, per comprenderne il significato antropologico, simbolico, allegorico e storico e tramutarle in risorsa per un turismo consapevole. La prospettiva è stata quella di indirizzare gli studenti verso la conoscenza del patrimonio castellano, favorire la formazione di competenze coerenti con il profilo educativo e culturale del loro percorso di studi ed orientarli alla futura scelta universitaria o eventualmente al mondo del lavoro. L’esperienza ha visto coinvolti per il nostro Istituto i soci: arch. Fulvia Caffo, tutor del progetto, prof. Eugenio Magnano di San Lio, prof.ssa Marilina Buscemi Longo, Giuseppe Ingaglio, gli architetti Antonio Maria Privitera, Angela Parisi ed Angela Scibetta. Le scuole hanno avuto come tutor le prof.sse: Mercedes Turco per il Liceo Scientifico “Principe Umberto”, Anna Di Carlo per il Liceo Artistico “Emilio Greco” e Rosa Oliva per il Liceo Artistico “M.M. Lazzaro” di Catania. Sono stati trattate le tematiche relative a: La conoscenza del patrimonio castellano medievale, la normativa di tutela dei beni culturali e paesaggistici, i programmi europei di finanziamento nel settore dei beni culturali, la letteratura cortese nei castelli feudali, gli usi e costumi nel Medioevo, l’architettura militare contemporanea, le opere fortificate, la genesi

Castel Maniace di Siracusa.

Cerimonia di consegna della targa di partecipazione

al Liceo Scientifico e Linguistico Statale “Principe

Umberto” di Catania.

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27ATTIVITÀ DELLE SEZIONI

culturale dell’architettura sveva, il progetto di valorizzazione del Castello di Assoro (EN), il rilievo del Castello di Aci (CT), l’iconografia castellana, la catalogazione dei beni culturali, i siti siciliani inseriti nella World Heritage List dell’UNESCO e la cultura immateriale dell’Opera dei Pupi. L’attività è stata articolata in Seminari formativi, visite di studio e laboratori che hanno avuto come oggetto a Catania il Castello Ursino, la Cattedrale, la Cappella Bonaiuto, il Bastione degli Infetti, le Mura di Carlo V, la Porta di Carlo V, quella della Decima, la Torre del Vescovo, la torre e la garitta di Ognina, oltre alla rocca di Aci Castello, la torre di Acitrezza o del Bastioncello, la torre di Sant’Anna di Capo Mulini, il Castello di Paternò, quello di Adrano, quello di Motta Sant’Anastasia, nel territorio della provincia catanese. A Siracusa sono stati visitai il Castello Eurialo, il Castel Maniace e l’Ipogeo sotto Piazza Duomo. Alla fine del percorso gli studenti hanno presentato i risultati del loro lavoro: schede catalografiche, elaborati grafici e fotografici, nonchè video anche in lingua inglese.

Fulvia Caffo

TOSCANA

ATTIVITÀ DELLA SEZIONE DA OTTOBRE 2017 A MAGGIO 2018

L’anno sociale 2017 – 2018 per la Sezione Toscana è stato un anno di passaggio, dalla

Presidenza della Prof. Lucia Barsanti Calamia che è durata fino al novembre 2017, a quella della Prof. Mariella Zoppi. L’ultima gita del 2017 si è svolta il 12 ottobre “tra la Valdichiana e la Val d’Orcia”: è stato visitato prima il centro storico di Montefollonico dove Andrea Tonini, nostro socio, ci ha guidato illustrando le “meraviglie” di quel sito di antichissima origine divenuto poi un borgo fortificato della Repubblica Senese che, potenziando il circuito murario, ne aveva fatto un punto strategico del proprio sistema difensivo. La gita è proseguita a Monticchiello che ha seguito le sorti di Montefollonico, ma qui ha avuto un valore incisivo anche la presenza longobarda. Questo insediamento collocato sull’altipiano era particolarmente protetto in quanto, oltre al castello e alle mura, era difeso anche da pendici impervie a strapiombo su tre lati. Infine è stato visitato il Castello di Spedaletto che si trova sul tracciato dellaVia Francigena; come consuetudine, in prossimità di questa via venivano costruiti ospizi e ospedali per i pellegrini diretti in Terra Santa.Alla metà del ‘400 lo Spedale della Scala, si occupò dei lavori di restauro e delle nuove opere di fortificazione. Il 17 novembre, presso l’Osservatorio Ximeniano, si sono tenute le elezioni e la conferenza di Mariella Zoppi su “Giardini e Castelli”. La professoressa ha parlato di questi spazi verdi visti come complemento importante del castello sottolineando che nel tempo erano sempre stati realizzati secondo il gusto dell’epoca e secondo l’idea del progettista. Il tema è stato analizzato

da tre punti di vista: “Il giardino della memoria”, “Il giardino intorno a un castello nuovo” e “Un inserimento contemporaneo”. Il 7 marzo del 2018 è stata tenuta la conferenza di Maria Grazia Tucci “Modelli digitali per lo studio delle strutture fortificate: dal testo architettonico al contesto ambientale” la professoressa ha parlato di due sistemi di rilevazione basati sulla riproduzione di immagini attraverso la fotografia: il laser scanner e la fotogrammetria. La relazione è stata particolarmente interessante dal momento che oggi si tende ovunque ad adottare questi sistemi.Il 12 aprile è stata visitata la mostra: “Tessuto e ricchezza a Firenze nel Trecento” dove in maniera molto esaustiva attraverso immagini, campioni di tessuto e video è stato chiarito come l’arte del tessile, prima della lana e poi della seta, siano state le più importanti per la nostra città che si arricchì grazie a questo tipo di mercatura. Naturalmente l’avvenimento più atteso: la Giornata Nazionale dei Castelli è stata curata da Domenico Taddei che il 19 giugno, nella sede del

Sardegna, complesso nuragico di Barumini.

Val d’Orcia, Castello di Spedaletto.

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ATTIVITÀ DELLE SEZIONI28

Palazzo Pretorio del Comune di Prato, ha tenuto una conferenza su: “Il Castello Dell’imperatore – Architettura Piombante Normanna In Toscana.” Il giorno dopo con partenza dal Giardino di Palazzo Buonamici, dove sono visibili i resti di un lastricato e di una casa-torre del Castrum Prati (in origine villaggio fortificato), è stato visitato il Castello dell’Imperatore, la Chiesa di Santa Maria delle Carceri e il Cassero recentemente restaurato e riaperto al pubblico. Sintetizzando le parole del Professore: il Castello dell’Imperatore fa riferimento alla straordinaria stagione di Federico II di Svevia che è stato un grande costruttore di castelli e di fortificazioni. Viene attribuita a lui l’iniziativa della costruzione di questa grandiosa fortificazione posizionata su una “motta”. Inoltre, con le “semplici” e “pure” forme delle cortine e delle torri quadrate situate nel suo perimetro, fa conoscere precisamente la tipologia dell’architettura fortificata “piombante” nei suoi stilemi più facilmente leggibili rappresentando un “unicum” non solo nell’architettura fortificata medioevale presente in Toscana, ma anche in comparazione con quella straordinaria presente in Puglia, in Sicilia e in Lucania. Il castello ha pianta quadrata, potenziata agli angoli da torrioni anch’essi a pianta quadrata; altre torri si inseriscono a metà dei lati. Di particolare suggestione il portale d’ingresso, bell’esempio della composita cultura federiciana, con i capitelli sormontati da leoni che richiamano la cultura gotica, e i due semipilastri che sostengono il timpano che richiamano quella classica. L’8 maggio Mariella Zoppi ha presentato l’interessante libro dal titolo: ”Vivere i centri storici”. Alla presentazione erano presenti molti soci e docenti dell’Università che hanno illustrato con profusione l’attenta analisi dal punto di vista urbanistico e di vivibilità. La Pro Loco di Borgo San Lorenzo ha programmato per l’8-13 maggio il quarto festival di Letteratura ed Arte dal titolo: “Mugello da fiaba” e ha chiesto di proiettare foto per la partecipazione ad un concorso fotografico dedicato a tutti i castelli d’Italia; chi scrive ha inviato un video. La Sezione Sardegna ha proposto alla Sezione Toscana un interessante “scambio” di conferenze, l’iniziativa è stata accolta ancora da chi scrive che ha organizzato il viaggio al quale ha partecipato un gruppo di soci con partenza 21 maggio. Siamo stati accolti in maniera eccellente da Donatella Rita

Fiorino e da Iole Garau e siamo stati accompagnati prima nella visita della Città di Cagliari, dove oltre l’architettura fortificata di influenza pisana, abbiamo visitato chiese, il museo Archeologico, la Pinacoteca e i palazzi. Paola Mura, Direttrice Museale dei Musei Civici di Cagliari, ci ha guidato nella visita della Galleria Comunale di Arte e alla Cava di Arte Contemporanea. Il 23 si è tenuto il Seminario (con crediti formativi) nell’Aula Magna della facoltà di Architettura con il coinvolgimento dell’Ordine degli Architetti e di quello degli Ingegneri, dal titolo: “Tutela e restauro dell’architettura difensiva”. Chi scrive ha illustrato “Le fortificazioni della Maremma Toscana, interventi di restauro”; Paolo Vargiu gli “Interventi di recupero e conservazione delle torri costiere della Regione Autonoma della Sardegna”. Il 24 Iole Garau e alcuni soci sardi ci hanno accompagnato a visitare l’insieme nuragico di Barumini, il parco archeologico di Santa Cristina, il castello di Bosa, anche questo di tipologia edilizia pisana con interventi di epoca catalana; il giorno dopo abbiamo visitato la città di Alghero. Qui il sistema fortificato, caratterizzato da imponenti torrioni tondi, risente dell’influenza della dominazione catalana. Il 26 prima di partire abbiamo preso un battello che ci ha portato a esplorare le affascinanti Grotte di Nettuno.

Nicoletta Maioli

TRENTINO ALTO – ADIGE

CICLO DI CONFERENZE, VISITE, GIORNATE NAZIONALI DEI CASTELLI MAGGIO 2018

Per l’anno 2018 la sezione trentina dell’Istituto si è attivata per la definizione di un ciclo di conferenze

gratuite e aperte al pubblico, e di una serie di visite a castelli di particolare interesse storico, archeologico e architettonico presenti all’interno del territorio regionale.Le sette conferenze proposte hanno come tema comune la condivisione e la divulgazione di interventi originali inerenti al tema dello studio dei castelli trentini. Sono stati coinvolti l’ambiente universitario e professionale tramite l’esposizione di tesi di laurea magistrale svolte presso l’Università degli Studi di Trento e l’intervento di professori e specialisti di settore disponibili a condividere pubblicamente le loro esperienze e le loro riflessioni in merito allo studio, all’analisi, alla conservazione e alle eventuali possibilità e modalità di recupero dei castelli medievali presenti sul territorio regionale trentino. Finora, durante le conferenze, sono state approfondite le seguenti tematiche: “La disciplina giuridica dell’incastellamento medievale. Licenze edilizie, condoni e titoli di possesso in area trentino-atesina fra XII e XIII secolo” (dott. Walter Landi), “Una fortificazione con mastio cilindrico: progetto di restauro e cantierizzazione dei ruderi di Castel S. Pietro a Vigo d’Anaunia” (dott.ssa Marta Flaim), “Progetto di recupero per Forte Barbadifior” (dott. Andrea Fronk), “Conoscenza, conservazione, valorizzazione: le mura di via delle Fosse a Rovereto” (Dott.ssa Milena Roccabruna), “Il forte ipogeo di Peschiera nelle valli

Alghero, una torre del centro storico.

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Giudicarie: modelli conoscitivi e ipotesi progettuali” (dott. Fabrizio Bugna), “Assedio e difesa tra XIV e XVI secolo. Armamenti e tecniche in un periodo di profonda transizione dell’arte militare” (dott. Massimo Righini). Le conferenze a seguire si inseriscono sulla scia di quelle ad oggi svolte, e prevedono l’intervento di giovani neo-laureati, di professionisti e di docenti universitari: “Fortificazioni in Lombardia orientale. Nuovi casi di studio archeologico e stratigrafico tra alto e basso medioevo” (dott. Dario Gallina), “La chiusa della pietra e gli sbarramenti in territorio trentino” (dott.ssa Annamaria Azzolini), “Interazione tra moderno e l’antico: Progetto di recupero e riutilizzo dei lacerti murali di Castel Belfort” (dott. Andrea Revolti), “I “frammenti” della grande guerra: aspetti teorici, metodologici e di fattibilità per la conservazione della “memoria”. Forte S. Alessandro nel sistema fortificato dell’Alto Garda” (dott.ssa Francesca Bertè).Per il mese di aprile è stata organizzata un’uscita di due giorni nella quale oltre ai nostri soci sono state coinvolte le sezioni di Emilia Romagna, Friuli e Lombardia. L’attività ha previsto la visita a Castel Toblino, Castel Stenico, Castello del Buonconsiglio e Castel Pietra.In occasione della Giornata Nazionale dei Castelli 2018, la Sezione Trentino Alto-Adige dell’Istituto Italiano dei Castelli Onlus ha concentrato le sue attività-seminari organizzando un tavolo di confronto e la presentazione di nuovi volumi (Castelli medievali, 2016, autore prof. Aldo Settia, e Baugeschichte: Die BurgTirol von ihrenAnfängen bis zum 21. Jahrhundert, 2017, a cura di Walter Hauser, Martin Mittermair) nel sito dello spettacolare castello del Buonconsiglio. L’iniziativa è stata organizzata in quanto la regione Trentino Alto Adige possiede ben 234 castelli di cui 88 scomparsi, 80 in stato di rudere più o meno avanzato, 66 ben conservati. Si è voluto affrontare il tema della valorizzazione e gestione dei 146 edifici fortificati presenti, tra conservati ed a rudere, dando voce ad una rappresentanza delle tante e diverse realtà dei castelli di proprietà pubblica, non solo provinciale, e dei molto più numerosi di proprietà privata. Si sono volute, inoltre, verificare le affinità e le differenze a livello regionale con l’esperienza del Südtiroler Burgen Institut che raccoglie ben 390 soci proprietari di Castelli o residenze nobiliari. Il tavolo di confronto è iniziato ascoltando l’esperienza del Direttore del Castello del Buonconsiglio Monumenti e Collezioni provinciali Laura Dal Prà riguardo i castelli di proprietà provinciale in Trentino.Nel suo intervento riguardante la realtà composita del museo del Castello del Buonconsiglio, la dott.ssa Laura Dal Prà si dichiara innanzitutto convinta della

potenzialità enorme rappresentata dalla realtà dei castelli trentini sia come volano di cultura sia come elemento attrattivo nel comparto turistico, come dimostra anche l’esperienza positiva del Trenino dei castelli. Un orientamento altrettanto forte impresso negli ultimi anni è costituito dalla differenziazione tra le proposte nei cinque castelli, coerenti con la configurazione e la storia di ciascuno di essi: la falconeria a Castel Stenico, l’evento di “All’armi all’armi” a Castel Beseno, i racconti cortesi e cavallereschi a Castel Caldes, la rievocazione del Trionfo tridentino al Buonconsiglio, i duelli e l’equitazione a Castel Thun, ad esempio. Un modo per sottolineare la complessità della storia castellana del Trentino e fornire lo stimolo per comprenderla appieno con le tante iniziative proposte.Luca Gabrielli, Soprintendenza per i beni culturali della Provincia autonoma di Trento, ha relazionato su L’attività della Rete Castelli del Trentino. Nata nel 2012, la Rete dei Castelli del Trentino è un progetto di coordinamento informale che promuove progetti di studio e attività di divulgazione rivolte al pubblico, allo scopo di favorire nel residente o nel turista la consapevolezza intorno al fenomeno dei castelli come tratto caratterizzante del paesaggio trentino, migliorare le condizioni di accessibilità e fruizione dei castelli e in generale stimolare nel pubblico una sempre migliore percezione del patrimonio culturale presente sul territorio.La Rete, coordinata dalla Soprintendenza per i beni culturali, riunisce ad oggi 33 castelli di proprietà pubblica o privata, su un totale di 155 tuttora esistenti. Ogni anno essa offre un calendario unico delle attività di intrattenimento e animazione culturale nella stagione estiva all’interno dei castelli aderenti; sviluppa inoltre progetti territoriali come il Trenino dei castelli nelle valli di Non e Sole, o il circuito dei castelli nei comuni dell’Alto Garda, e cura la realizzazione di percorsi di visita e allestimenti museali all’interno delle sedi aderenti. In prospettiva futura, le potenzialità della Rete appaiono rilevanti tanto per le politiche del turismo, grazie all’opportunità di creare attorno ai monumenti e ai percorsi nel paesaggio nuovi circuiti di microturismo culturale a misura di territorio, fondati su paradigmi diversi da quelli del turismo di massa, quanto per le singole comunità, che sempre più spesso riscoprono il fattore identitario espresso dal castello e ne fanno un veicolo di crescita sociale ed economica. Fra i fattori di difficoltà vanno considerati ovviamente la fragilità materiale del patrimonio costruito e l’elevato costo di manutenzione a carico dei proprietari pubblici o privati. Riguardo all’attività di animazione per il pubblico, si pone per il futuro la necessità di garantire adeguato

Trento, Castello del Buonconsiglio, Giornate Nazionali dei Castelli, sabato 19 maggio 2018. L’intervento di Filippo Pazzi su Castel Nanno.

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sostegno non solamente alla programmazione all’interno dei cinque castelli provinciali, ma anche a quella degli altri castelli di proprietà comunale o di quelli privati. La realtà del Südtiroler Burgen institut è stata illustrata da Walter Landi, membro del Consiglio Direttivo del medesimo Istituto. Il Südtiroler Burgen Institut (“Istituto sud-tirolese dei castelli”) è un’associazione che dal 1963 si impegna nella tutela e nella conservazione dei monumenti storico-architettonici di proprietà privata. Suo scopo, in particolare, è la salvaguardia di castelli, rocche, residenze nobiliari e siti fortificati della provincia di Bolzano, nonché di beni culturali ad essi legati. L’Associazione costituisce un’istanza sia per i proprietari di questi edifici sia per gli appassionati che a questi monumenti siano legati per interessi di studio. Quest’impegno si traduce in primo luogo nella gestione dei due castelli di sua proprietà, cioè Castel Trostburg e Castel Taufers. Accanto ad essi essa gestisce da alcuni anni Castel Moos-Schulthaus e collabora attivamente nell’amministrazione di Castel Hocheppan, entrambi siti nel territorio di Appiano. Conformemente ai propri statuti, il Südtiroler Burgen Intitut promuove inoltre lo studio dell’architettura fortificata e a questo scopo, oltre a gestire una biblioteca specialistica di castellologia e storia patria, dal 1978 è editore della rivista “Arx”, dedicata ai castelli di Baviera, Austria e Sudtirolo, nonché della collana “Burgen”, costituita da guide monografiche dedicate ai castelli della provincia di Bolzano, la quale – fondata nel 2006 – è nel frattempo arrivata al quindicesimo volume.L’esperienza della Bastia di Storo. Su questo argomento ha esposto Nicoletta Pisu, Soprintendenza per i beni culturali della Provincia autonoma di Trento. A partire dal 1464, nella “Costa del Foglar”, svettava una fortezza voluta dagli abitanti di Storo: pochi decenni dopo, stando ai documenti scritti, la fortificazione viene demolita.A lungo è rimasto ignoto il luogo in cui sorgeva la Bastia, fino a che, all’inizio degli anni 2000, un gruppo di appassionati locali individuò i pochi resti delle murature antiche, segnalandoli subito al Comune di Storo e alla Soprintendenza. Dopo essere stati puliti, fotografati, rilevati e parzialmente indagati questi resti sono stati consolidati e resi visibili con un progetto di valorizzazione condiviso dall’Amministrazione comunale con la Soprintendenza (Ufficio beni archeologici e Ufficio beni architettonici), il Servizio Foreste, Ufficio di Tione, il S.O.V.A., nonché gli scopritori del sito.L’esperienza si è rivelata assai positiva (inaugurazione 20 maggio 2018) anche se si sono dovute affrontare inizialmente alcune difficoltà, ad esempio la ricerca di un linguaggio comune fra i vari “attori” e l’individuazione di obiettivi raggiungibili in tempi ragionevoli e con sempre minori risorse finanziarie.Oscar Bertagnolli ci ha raccontato che Castel Pietra a Calliano appartiene alla sua famiglia dal 1738 e che un importante intervento di restauro è stato eseguito tra il 2011 e il 2013. A fronte di questo il 1.7.2014 è stato aperto dopo essere stato trasformato in una location che può ospitare qualsiasi tipo di evento. Oltre ai percorsi di visita che consentono al visitatore di capire l’importanza storica del maniero, sono adesso disponibili diverse sale attrezzate per convegni, banchetti, eventi aziendali, eventi privati e Matrimoni. Per questi ultimi vi è anche la possibilità di organizzare il rito civile direttamente nel Castello. Si sta quindi consolidando la nuova attività che la Famiglia

proprietaria ha attivato per poter ambire ad un autofinanziamento di mantenimento e conservazione di uno dei Castelli più in vista della Vallagarina.Non sono stati trascurati i confort ed i servizi dedicati agli ospiti: Castel Pietra è climatizzato e cablato per poter accontentare anche la Clientela più esigente.Tanti gli eventi e le manifestazioni che animano il Castello: nei martedì estivi L’aperitivo nel Bosco, nei venerdì invernali le Cene con Delitto, durante la settimana per tutto l’anno le attività didattiche dedicate agli alunni della scuola primaria e secondaria, su prenotazioni le visite guidate che su richiesta possono terminare con una degustazione di vini biologici del Castello e poi periodicamente visite a misura di bimbo con la Dama Ginevra che accoglie i più piccoli intrattenendoli tra fiabe animate e laboratori, concerti rievocazioni storiche. Una antica linea di confine è diventata quindi un punto di incontro.Filippo Pazzi, in rappresentanza della proprietà, ha aggiornato la situazione relativamente all’attività di valorizzazione della famiglia Pazzi per Castel Nanno. L’edificio appartiene al patrimonio storico-artistico e culturale del Trentino ed è segnato da una lunga storia, in gran parte sconosciuta nonostante abbia ospitato personaggi storici importanti ed influenti della storia trentina. Nel corso degli anni il castello è stato depredato e saccheggiato, sono stati asportati elementi metallici e lapidei; tutt’ora un solaio risulta mancante.Fino ad oggi il castello è stato tenuto principalmente per uso privato ed è stato aperto gratuitamente al pubblico solamente per alcune manifestazioni, quali: la corsa non competitiva organizzata da Pro Loco di Tassullo “4 Ville in fiore”, visite guidate organizzate nel 2015 durante le giornate del FAI di Primavera, la manifestazione organizzata nel 2017 dalla Pro Loco di Nanno denominata “C’era una volta a Castel Nanno” ed altri eventi.All’inizio dell’anno, a seguito della richiesta da parte di APT Val di Non di eseguire un circuito di visite a Castel Nanno, è stata creata una società gestita dai figli del proprietario denominata Negotiorum Gestio srls che possa fare da tramite tra la proprietà ed i vari enti. La società ha inoltre lo scopo di far conoscere e valorizzare il Castello e, con le sue entrate, investire nella sistemazione ed il mantenimento di Castel Nanno.Si prosegue ascoltando l’esperienza e l’attività di Castel Campo a Fiavè.Marina Clerici Rasini, proprietaria, si è trasferita a Castel Campo in modo stabile circa 15 anni fa, qualche anno dopo la morte del marito. Una volta portati a termine dei lavori strutturali essenziali per la stabilità e l’esistenza stessa del castello, sono state intraprese molte attività che si sono evolute gradualmente, assecondando l’ambiente e le sue caratteristiche. Nel cortile ha ospitato concerti, spesso in cambio di ospitalità per orchestre e seminari di musica, spettacoli di teatro, “cene con delitto”, ricevimenti. All’interno si ospitano eventi di vario tipo tra cui “Fuga dal Castello”, un gioco per piccoli gruppi molto impegnativo. Oggi prosegue con giornate di mercato agricolo e artigianale, progetti e incontri per bambini e per adulti. È stata fondata, inoltre, un’azienda agricola biologica sui 38 ettari di terreno circostante e la ONLUS Campo Base con cui vengono organizzati campi estivi internazionali per bambini e ragazzi con gravi patologie.Gli approfondimenti hanno, poi, riguardato il Castello di Castellalto, di proprietà del barone Ferdinando Buffa ma dato in comodato al Comune di Telve.

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Giorgia Gentilini, architetto e Presidente Istituto Italiano dei Castelli Onlus - Sezione Trentino Alto Adige, nell’ intervento dal titolo “Il castello di Castellalto. Un castello privato affidato ad un ente pubblico. Quali prospettive?” ha illustrato il progetto di restauro e consolidamento del castello, complesso fortificato privato ma dato in comodato al comune di Telve nel 2011, mostrando i lavori eseguiti come lo scavo e la rimozione del materiale di crollo, la rimozione della vegetazione, le opere di consolidamento delle murature e delle volte, i rifacimenti murari. L’architetto ha quindi esposto la situazione dei finanziamenti a seguito della emanazione della Legge provinciale 22 aprile 2014, n. 1, secondo la quale cessano di essere finanziate le opere e gli interventi promossi dagli enti locali. A seguito di questa legge sono state eseguite delle opere di completamento utilizzando fondi propri del comune di Telve (settembre 2015); è stato predisposto un progetto di manutenzione straordinaria da parte della Soprintendenza per i beni culturali in diretta amministrazione (agosto 2017) ed infine è stato realizzato il progetto di recupero del passo carraio di accesso dalla Corte aperta alla Corte Nuova per raggiungere il “belvedere” sopra l’ambiente voltato depositando la domanda di finanziamento utilizzando al GAL del Trentino Orientale (Gruppo di Azione Locale) all’interno del progetto Leader (ottobre 2017). In conclusione, come prospettiva futura, per i Comuni proprietari di castelli o in comodato la scelta obbligata è quella di utilizzare fondi propri o di richiedere finanziamenti esterni come il GAL o similari.Monica Olivieri, ingegnere, ha concluso la mattinata presentando un intervento dal titolo “Castel Mani. Proposte di valorizzazione”. I ruderi di Castel Mani nel comune di San Lorenzo-Dorsino rappresentano un frammento ridotto, nascosto e dimenticato di una roccaforte vescovile del XII secolo, che durante la storia delle Giudicarie ha svolto un ruolo secondario al vicino Castel Stenico, ma fondamentale per il settore del Banale in quanto struttura per la difesa e controllo del territorio. Queste le motivazioni iniziali che hanno portato alla stesura di un progetto di tesi svolto nell’a.a. 2016/ 2017 all’Università di Trento e dal titolo “ I ruderi di Castel Mani nel Banale fra valorizzazione e conservazione. Progetto di restauro e cantierizzazione con il supporto di strumenti BIM”, e nel quale, a seguito di una fase iniziale di conoscenza necessaria per determinare il valore ma anche le problematicità dell’opera, si è definita la proposta progettuale per la valorizzazione del rudere.Valorizzazione intesa come un insieme di interventi specifici e mirati a ristabilire una connessione tra il manufatto e la comunità nel quale è inserito, attraverso la riduzione delle negatività riscontrate per incrementare il valore riconosciuto. La proposta progettuale si compone quindi di un intervento sulla vegetazione che cerca, attraverso azioni di disboscamento e diradamento del verde, di riportare una condizione di equilibrio tra il rudere, le piante ed il paesaggio; un intervento sul terreno attraverso uno scavo per riportare alla luce i frammenti murari parzialmente interrati e infine un intervento sulla raggiungibilità e fruizione del manufatto attraverso l’inserimento di una passerella lignea lungo lo traccia scomparsa della seconda cinta muraria difensiva del castello.L’intenzione progettuale è rappresentata quindi dalla volontà di considerare il rudere come fulcro dell’intervento finale, cercando attraverso il tema del

passaggio, della percezione e del percorso di garantire e riportare una nuova vista, memoria e fruizione di questo manufatto nascosto e dimenticato.La partecipazione alle iniziative finora svolte è stata ampia, in particolare si è riscontrato un aumento delle presenze alle conferenze e un maggior coinvolgimento delle fasce d’età più giovani, probabilmente dovuto alla lodevole attività svolta dalla segretaria Isabella Zamboni su diverse piattaforme di social media quali Facebook e Instagram.Guardando al futuro, la Sezione del Trentino Alto-Adige dell’Istituto Italiano dei Castelli intende continuare il lavoro svolto finora, in particolare coinvolgendo i giovani laureandi, neolaureati e i giovani professionisti nelle attività di studio, di ricerca e di divulgazione, incoraggiando in questo modo la trasmissione delle conoscenze tra le diverse generazioni e favorendo così la salvaguardia e la valorizzazione di questi “episodi architettonici” la cui storia continua, ancora oggi, ad essere scritta.

Giorgia Gentilini

UMBRIA

CONFERENZE, GITA A VITERBO, VIAGGIO IN CALABRIA, MOSTRE D’ARTE

Le iniziative culturali della sezione Umbria hanno seguito quattro orientamenti fondamentali:

conferenze, visite a mostre d’arte, gite e viaggi di studio. Le conferenze, di argomento storico e artistico, hanno riscosso un vivo successo presso il pubblico cittadino, come nel caso della conferenza organizzata il 13 aprile assieme al comune di Perugia a Palazzo Penna, pillole di storia perugina di Emanuela Casinini. Uguale interesse aveva suscitato la conferenza del prof. Tommaso Falconieri di Carpegna che il 14 febbraio 2018 nella sala dei Legisti della Fondazione Bonucci aveva parlato ad un pubblico attento e qualificato del medievalismo otto-novecentesco con la conferenza C’era una volta il medioevo. In un paio di casi è stato possibile organizzare una conferenza preparatoria alla visita di una mostra: il 23 novembre 2017 la conferenza del prof. Stefano Papetti sul pittore Giovanni Battista Salvi ha preceduto la visita, il 27 novembre, a Sassoferrato della mostra “La devota bellezza” a lui dedicata; così come il breve viaggio ad Ascoli Piceno ed Offida del 23-24 marzo 2018, organizzato per visitare la mostra su Cola dell’Amatrice curata da Stefano Papetti presso la locale Pinacoteca Civica, è stato preceduto il 23 febbraio da una conferenza del prof. Papetti, organizzata in collaborazione con la Fondazione Sorbello. Il 15 dicembre 2017 la collaborazione con la Fondazione Sorbello aveva già dato luogo alla conferenza dei professori Rosanna Cioffi dell’Università Luigi Vanvitelli e Sebastiano Martelli dell’Università di Salerno sulle testimonianze letterarie ed artistiche del Gran Tour e il 14 giugno 2018 ha prodotto la ricca conferenza della dott.ssa Giulia Falistocco L’aquila e la croce: l’Italia e l’Umbria viste da fuori e dentro i confini. Altre mostre hanno sollecitato il nostro interesse: Da Giotto a Morandi: i tesori delle fondazioni, visitata il 13 settembre 2017 a palazzo Baldeschi al Corso; Bernini e Velasquez - Autoritratti

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in mostra visitata al collegio del Cambio il 14 ottobre accompagnati dal curatore, prof. Francesco Federico Mancini; Picasso tra cubismo e classicismo:1915-1925 visitata nel corso della consueta gita a Roma il 16 gennaio, e Tutta l’Umbria una mostra allestita a Perugia presso la Galleria nazionale, per ricostruire la grande mostra del 1907 che fece scoprire l’arte umbra, visitata il 6 giugno 2018. Nel caso della nostra sezione, peraltro, le gite e i viaggi si sono rivelati da sempre il mezzo più efficace per creare legami di amicizia tra i soci nonché per incrementarne il numero. A settembre 2017 le attività sono subito riprese con il viaggio a Piacenza e borghi fortificati delle valli piacentine, compreso il neogotico borgo di Grazzano Visconti. Il programma di visite ha compreso Castell’Arquato, interessante borgo medievale arroccato sulle prime alture della val d’Arda, Vigoleno, che conserva ancora integre le sue strutture, il mastio quadrangolare, il camminamento di ronda e una seconda torre, Rivalta, imponente complesso fortificato posto sulla scarpata del Trebbia, dove ci ha accolti il proprietario Orazio Zanardi Landi, e Bobbio in val Trebbia, già insediamento romano, come testimonia il curioso Ponte Gobbo, ma la cui storia si identifica soprattutto con quella dell’abbazia di San Colombano che fin dall’epoca longobarda svolse un importante ruolo religioso e politico. Il 6 ottobre, gita a due ville medicee, nate come residenze di caccia, quella di Artimino, costruita nel 1596 su disegno del Buontalenti per volere del granduca Ferdinando I dei Medici e quella di Cerreto Guidi, fatta edificare da Cosimo I nel 1555 in forme piuttosto semplici e squadrate, accolti dalla direttrice dott. Cristina Gnoni Mavarelli. Il 14 marzo gita a Viterbo, medievale città di peperino, sede papale nelle seconda metà del XIII secolo, sosta alla Madonna della Quercia, bell’esempio di arte rinascimentale e conclusione della giornata a Vitorchiano, pittoresco borgo medievale sorto sui resti di un antichissimo insediamento etrusco- romano. Dal 23 al 27 maggio la sezione ha organizzato un viaggio in Calabria, avvalendosi del prezioso contributo della sezione locale e del suo Presidente dott. Domenico Zerbi, che ancora ringraziamo. L’itinerario ha avuto inizio da Amantea, cittadella fortificata bizantina sorta sui resti di una città magnogreca, dove abbiamo incontrato Gianludovico de Martino e la signora Camilla nel loro interessante palazzo arricchito dai ricordi di una vita passata in ambasciata; all’Oratorio dei Nobili abbiamo avuto modo di essere introdotti alla storia locale dal colto e appassionato ing. Carratelli, per concludere la giornata al palazzo delle Clarisse di proprietà del prof. Fausto Perri che ha restaurato con gusto e competenza il secentesco complesso monastico, a picco sul mare. Si è poi proseguito per Reggio, con soste a Pizzo con il suo forte aragonese, dove ci ha accolto con squisita ospitalità nella sua casa ottocentesca Simonetta Taccone di Sitizzano e nella mitica Scilla, accompagnati dalla scintillante arch. Francesca Valensise. A Reggio, abbiamo ammirato, in ordine sparso, i Bronzi di Riace, il lungomare, la stupefacente visione dello Stretto e

il sontuoso aperitivo di casa Musitano, la conferenza magistrale di Domenico Zerbi basata sulle incisioni della sua preziosa Raccolta calabra, nonché la squisita performance gastronomica di Luisa Zerbi, nel verde e frondoso giardino. La storia bizantina ci ha affascinato attraverso le parole del prof. Oliva a Stilo e Gerace, vero “giardino di pietra” e infine abbiamo salutato la Calabria, accompagnati dall’arch. Panarello, a Tropea, “città murata” aragonese posta in uno scenario di rara bellezza. Il 19 maggio la sezione ha celebrato la Giornata Nazionale a Palazzo Cesi, ad Acquasparta, sede della prima Accademia dei Lincei, edificato dalla famiglia romana dei Cesi dal 1556 al 1579 sui resti della rocca risalente all’Alto medioevo, quando il borgo entrò a far parte delle Terre Arnolfe. La mattina si sono svolte affollate visite al complesso e alle sale affrescate, guidate dalla segretaria della sezione prof. Chiara Orsi Bin e dalla presidente, nel pomeriggio le dottoresse Sonia Merli e Marta Andreucci hanno tenuto, nella sala del Trono, una conferenza su Palazzo Cesi, luogo di studio e di delizie. La collaborazione del Comune e dell’Università, comproprietari del Palazzo, e il battente e vasto lavoro pubblicitario svolto a livello nazionale hanno assicurato alla manifestazione un largo successo di pubblico.

Isabella Nardi Mannocchi

VENETOGIORNATE NAZIONALI DEI CASTELLI: IL FORTE DI MONTE TESORO

Quest’anno, ogni sezione ha proposto a livello nazionale un monumento ritenuto simbolo

della propria regione; per il Veneto è stato indicato Forte Monte Tesoro struttura monumentale posta nel Comune di Sant’Anna d’Alfaedo, Verona, opera recentemente restaurata ed aperta al pubblico nelle giornate del 18 e 20 maggio. Le visite guidate su prenotazione, hanno potuto solo in parte soddisfare l’enorme richiesta di partecipazione e pertanto solo 400 persone hanno potuto visitare il forte e degustare i prodotti tipici e le eccellenze della montagna veronese.Forte Monte Tesoro è stato destinato ad area militare fino agli anni ’80; è poi passato al Demanio Pubblico nel 2014 grazie al federalismo culturale; il demanio dello Stato lo ha ceduto al Comune di Sant’Anna d’Alfaedo in base ad un programma di valorizzazione presentato dal Comune ed approvato dal MIBAC.Su un’area di 154.640 mq. sono presenti il forte, una polveriera e le caserme, opere realizzate dal genio militare italiano tra il 1906 ed il 1911. Esso è un forte corazzato, modello Rocchi, con murature in pietra e calcestruzzo e cannoni girevoli a 360 gradi, con una gittata di 11 km, posti in cupole d’acciaio sulla copertura in calcestruzzo.

La villa Medicea di Artimino.

Acquasparta, Palazzo Cesi.

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33ATTIVITÀ DELLE SEZIONI

Dalla sommità del forte si può ammirare a 360° un paesaggio mozzafiato che spazia dalla Pianura Padana al Lago di Garda, dal Monte Baldo ai Monti Lessini con sullo sfondo l’arco alpino.Il complesso fortificato inserito in una vasta area boschiva costituisce un insieme di grande valore sotto il profilo storico, architettonico e paesaggistico.Il programma di valorizzazione del forte è articolato sia su un ambito locale, in cui Monte Tesoro è concepito quale centro della rete dei luoghi d’interesse storico e archeologico, culturale, ambientale e di valorizzazione delle tipicità produttive presenti nel Parco Regionale della Lessinia, che su scala territoriale più vasta nella quale la montagna veronese viene collegata all’area trentina, del lago di Garda e della Valpolicella, aree quest’ultime a forte e consolidata presenza turistica.Il programma di Valorizzazione di Monte Tesoro ha inteso costituire una nuova opportunità per l’area montana di promozione di un equilibrato sviluppo socio-economico attento alla peculiarità del territorio stesso.Gli interventi di recupero del Forte Tesoro, iniziati nel 2016 e conclusi all’inizio del 2018, sono stati ispirati a criteri di “compatibilità e sostenibilità” al fine di tutelare lo stesso patrimonio storico, ambientale e paesaggistico in cui è inserito. Il forte è articolato su tre livelli, tutti fruibili e dotati di impianti tecnologici che conservano l’impianto storico e formale dell’opera originaria. Le attività previste di carattere culturale, turistiche di promozione delle tipicità produttive presenti nel territorio sono state considerate come un fattore trainante per lo sviluppo sostenibile dell’area.Tutti questi temi sono stati affrontati e discussi nel seminario di studio svolto all’interno del forte, con la partecipazione delle istituzioni pubbliche ed un vivace confronto con quanti lavorano ed operano nei settori della cultura, dell’ambiente, dell’economia, del turismo della Lessinia, facendo emergere testimonianze e proposte per un rilancio e una nuova valorizzazione dell’area montana in cui il forte è inserito.Il sindaco del Comune d Sant’Anna d’Alfaedo, Raffaello Campostrini, in questa occasione ha firmato un protocollo d’intesa con Giuseppe Ferranti direttore della Fondazione Museo Storico del Trentino (che gestisce le attività culturali dei forti trentini) per programmare iniziative comuni da realizzarsi a Forte Monte Tesoro.A partire dalla edizione del 2015 delle Giornate Nazionali dei Castelli, la sezione del Veneto ha proseguito anche nel 2018 ad organizzare un ampio programma di visite di siti fortificati durante i mesi di maggio e giugno.Tale iniziativa denominata “Mese dei Castelli e dei Monumenti del Veneto” ha inteso coinvolgere enti pubblici e privati nella promozione e valorizzazione dei siti inseriti nel programma, diffondendo ad un vasto pubblico la conoscenza del patrimonio fortificato, per una sua tutela e valorizzazione.Per le Giornate Nazionali dei Castelli 2018, la sezione del Veneto, oltre al patrocinio del Ministero della Cultura (MIBAC), ha ricevuto il patrocinio del Comitato Nazionale per le Celebrazioni della Prima Guerra Mondiale 2014/2018 e del Comitato Regionale Veneto del Centenario della Grande Guerra ed ha avuto concesso il logo, inserito nel programma, di: “2018 ANNO EUROPEO DEL PATRIMONIO”.A Venezia, presso la Torre di Porta Nuova dell’Arsenale, si è tenuta un’importante conferenza, promossa dal

nostro socio Andrea Grigoletto, dall’efficace titolo “La Laguna delle Meraviglie – quale futuro per il patrimonio storico diffuso di Venezia” che ha visto un’ampia partecipazione di pubblico. Nello spirito del nostro fondatore Piero Gazzola, si è discusso di nuove destinazioni d’uso per le fortificazioni e le altre architetture di interesse culturale della laguna di Venezia con amministratori pubblici, alti funzionari dello Stato, docenti universitari, stakeholders e cittadini.Tra le altre iniziative, grazie alla disponibilità dei soci proprietari dei Castelli di Roncade e Thiene, si segnalano le visite ai giardini e alle architetture storiche di questi due importanti monumenti.Nell’ambito delle celebrazioni per il centenario della Grande Guerra sono state promosse le visite guidate ai forti dell’area veneziana: Bazzera e San Felice e al Lazzaretto Nuovo; al forte Monte Ricco di Pieve di Cadore; al forte Tre Sassi nel Comune di Cortina d’Ampezzo; ai monumenti ai caduti dell’area trevigiana a cura del nostro socio Marco Merello.Ritengo che le Giornate Nazionali dei Castelli costituiscano e possano costituire anche in futuro un’opportunità straordinaria per far conoscere ai cittadini e alle istituzioni pubbliche il patrimonio fortificato del Veneto al fine di favorire e promuove azioni di tutela e di valorizzazione che ne garantiscano una ampia fruizione pubblica.

Fiorenzo Meneghelli

Due suggestivi scorci del forte di Monte Tesoro.

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FRANCO VALENTE – VENAFRO. IL SUO CASTELLO, LE SUE TORRI. REGIA EDIZIONI, 2017

L’ultimo lavoro di Franco Valente, dedicato alle fortificazioni di Venafro, è particolarmente

importante dal punto di vista storiografico, perché fa il punto di una situazione apparentemente lineare, ma in effetti piuttosto complessa dal punto di vista storico, archeologico, architettonico e storico artistico.L’intera trattazione, che prende le mosse dalla mitica fondazione della città e attraversa le fasi romana e medievale dell’insediamento urbano, della sua cinta muraria e dei suoi apparati di fortificazione, concentrandosi ovviamente sul castello, è sempre ampiamente sostenuta dal supporto documentario, sia di tipo archivistico, che testuale, che grafico, con ampie citazioni dai documenti e dalle fonti e con un ricco apparato illustrativo costituito da numerose foto dei luoghi, accompagnate da planimetrie, prospetti, sezioni. Su questi materiali l’autore costruisce la sua linea interpretativa, dimostrando come le profonde conoscenze di un esperto del territorio possano coniugarsi felicemente con un’accattivante agilità di lettura.

La storia delle fortificazioni di Venafro, dalle mura di origine romana, a quelle medievali, dalla torre del Mercato alla Torricella e infine al Castello, viene percorsa contestualizzando sempre con attenzione le varie vicende, attraverso la storia della città, dalle fasi più antiche, fino all’infeudamento e alla successione delle famiglie che hanno governato quelle terre, centrando l’attenzione su chi, più di altri, ha lasciato tracce del suo intervento sul castello e sulla città, ovvero Enrico Pandone che trasformò il castello da rude insediamento fortificato a una più elegante residenza di rappresentanza.È di particolare interesse, per quanto mi riguarda, proprio lo spazio che l’autore dedica agli apparati decorativi del Castello, da cui emerge lo stretto legame di personaggi apparentemente periferici, come Pandone, con il mondo e la cultura di corte, testimoniando rapporti apparentemente di difficile comprensione. È in questo senso, per esempio, che possiamo confrontare le scelte di Enrico con quelle di altri principi italiani, come gli Este, i Gonzaga o i Montefeltro, che qualche decennio prima trasformarono dei castelli innalzati come cuore di un sistema difensivo urbano, in uno spazio architettonico in cui il principe mostrava se stesso e la virtus su cui fondava e legittimava, anche per immagini, il suo traballante potere,delegato perché di origine feudale.Certo, Enrico Pandone non ebbe al suo servizio Andrea Mantegna o Giulio Romano, Ercole de’ Roberti, Biagio Rossetti o Luciano Laurana, ma possiamo trovare a Venafro elementi culturali analoghi a quelli che troviamo nelle altre capitali delle corti italiane. È questo il caso degli affreschi con ritratti di cavalli che letteralmente ricoprono le pareti delle sale di rappresentanza del Castello di Venafro, dichiarando non solo la passione di Enrico per l’allevamento di pregiate razze equine, ma soprattutto la sua appartenenza piena al mondo delle corti, che trova al principio del Cinquecento eccellenti esemplificazioni a Ferrara, Mantova o Urbino. Per i cavalli, in particolare, il rapporto più ovvio è con la corte di Mantova, il cui signore Federico II, negli stessi anni degli affreschi del Castello di Venafro, fa costruire una villa sul luogo delle antiche scuderie dei Gonzaga e ne fa decorare una delle sale principali con dei ritratti al vero dei più famosi cavalli della razza gonzaghesca. A Venafro, come a Mantova, è il cavallo il centro della vita della corte. Il cavallo è motivo di prestigio e fama per il principe: i cavalli

Una bella immagine del castello di Venafro,

con in primo piano la falsabraga che, su questo lato, protegge le torri del

complesso difensivo.

RECENSIONI

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dei Gonzaga tra fine XV e inizio XVI secolo vincono frequentemente il Palio di San Giovanni a Firenze e altre corse in Italia e partecipano a caccie o giostre, contribuendo alla magnificenza del principe. Il signore di Mantova usa i cavalli del suo allevamento anche come dono prestigioso per i principi italiani e stranieri, fino a sua maestà imperiale, l’imperatore Carlo V d’Asburgo. L’immagine di magnificenza, costruita anche attraverso il cavallo, si affianca quindi alla pratica del dono che è uno dei fondamenti dell’etichetta di corte e dei rapporti tra le corti. E a questo mondo appartiene pienamente Enrico Pandone che, con i cavalli ritratti sulle pareti del Castello di Venafro, denuncia il suo amore per l’animale, di cui viene dichiarata l’utilità per il gioco o per la guerra, ma anche la funzione fondamentale, come si leggerà nelle pagine di questo libro, come dono.Dal libro di Valente, quindi, non emerge solo la storia delle fortificazioni venafrane. Emerge, invece e soprattutto, la partecipazione di un centro urbano dell’alta valle del Volturno, apparentemente distante dai percorsi e dagli spazi più aulici della cultura italiana ed europea, proprio a quel mondo culturale sviluppatosi intorno alla corte, grazie ad alcune delle figure principali dei suoi feudatari, in particolare quelli che hanno più di altri contribuito a definire l’immagine di Venafro, attraverso il suo Castello e le sue fortificazioni.

Leandro Ventura

G. FIENGO - L. GUERRIERO, LE FORTIFICAZIONI NORMANNE-SVEVE DI RAVELLO E I RESTAURI ANGIOINI, IN RASSEGNA DEL CENTRO DI CULTURA E STORIA AMALFITANA, DICEMBRE 2017, N.S., ANNO XXVII (ANNO XXXVII DELL’INTERA SERIE, PP. 9-62)

Di notevole rilevanza la considerazione iniziale di questo recente, interessante saggio, secondo cui le

«superstiti fortificazioni normanne e normanno-sveve di Ravello, incluse quelle del monte Brusara, costituiscono nel loro insieme un patrimonio archeologico, architettonico e paesaggistico di notevole interesse», cui segue la constatazione che le «vicende della prima metà del XII secolo…. documentano il fondamentale ruolo svolto dalla fortezza di Fratta, in cima al monte Brusara, nei riguardi della sottostante città di Ravello, le cui mura furono similmente rinforzate nel XIII secolo, e della vicina Amalfi». Vi si è anche osservato che, ad eccezione delle nuove acquisizioni documentarie di pergamene degli archivi vescovili di Amalfi e Ravello, «la ricerca in questione, salvo rare eccezioni (castello di Montalto a Tramonti in D. CAMARDO 1998, Torri e mura di età normanna a Pontone di Scala in G. FIENGO 1996, Torri di Pogerola e Ziro (Amalfi) , ancora Pontone e il recinto fortificato di S. Maria della Nuova di Tramonti in G. FIENGO-A. MANCO 2014), castello di Sopramonte (G. GARGANO 1987), ha trascurato troppo a lungo il problema dell’esame diretto dei singoli apprestamenti difensivi, generalmente in rovina, senza avvalersi della lettura materica degli elevati come indispensabile premessa ai fini della loro riqualificazione storico-critica e della conseguente protezione… la perdita, nella quasi

generale indifferenza, nella seconda metà del Novecento, di importanti manufatti medievali come, per limitarci a Ravello, la torre merlata a ridosso della porta di via Madonna dell’Ospedale e della porta urbana del Toro in via Santa Margherita…». Oltre ad opportuni scavi archeologici ci si augura giustamente «un’efficace opera di salvaguardia, valorizzazione e fruizione delle fortificazioni medievali, urbane e non e, in particolare, delle residue mura e torri fiancheggianti l’odierna via della Repubblica, alterate in conseguenza del tracciamento della moderna strada e, di recente, in parte demolite».

La città fortezza di Ravello, costruita per proteggere Amalfi, era fornita di tre castelli, l’uno denominato Fratta e poi “torre nuova” o “torre di Brusara”, ubicato nella frazione Cesarano di Tramonti al controllo del valico di Chiunzi, strada per Ravello, percorso nel 1131 dall’esercito normanno di Ruggero II che, dopo aver preso l’altro di Montalto (ambedue edificati tra il X e il XII secolo), superò vittoriosamente la strenua difesa dei ravellesi nella fortezza dell’insediamento collinare del Toro, nota come Belvedere; mentre il terzo, di cui rimane una torre mal restaurata, detto di Sopramonte, già appartenente ad Atrani e passato nell’XI secolo a Ravello, fu distrutto dai Pisani, nel 1135, e quello di Fratta, ubicato con le sue quattro torri che si analizzano nel saggio, nel settore più elevato della contrada “Torrione”, insieme al vicino villaggio di Atturina, ebbe il suo epilogo nel secondo attacco pisano del 1137, ma fu ammodernato dagli angioini ed abbandonato definitivamente, probabilmente, in età aragonese. Tardo-medievali, invece, risultano i quartieri del Lacco (metà XIII secolo) e di San Martino (fine XIII secolo) a nord, «ossia sulle basse pendici del monte Brusara, le sole aree che consentivano ampliamenti senza superare la naturale conformazione difensiva del sito».Le fortificazioni di Ravello, di cui si osservano cinque torri a pianta quadrata, simili a quelle tardo-normanne di Pontone (Scala), a differenza di quelle della difesa orientale urbana che daterebbero all’inizio delle dominazione sveva, rientrarono nella successiva opera di completamento e di rafforzamento di Carlo II (1289-90) che, tra l’altro, ordinò al capitano del ducato amalfitano Ponzio de Matiliis di «sollecitare il parere di persone competenti e degne di fede circa l’efficacia dell’opera», nella quale fu «curata in Ravello l’integrazione delle suddette fortificazioni con il paesaggio, facendo in modo che i tratti rettilinei delle mura coincidessero con le pareti di sostegno dei terrazzamenti del suolo, opportunamente rafforzate», i cui fondi dovevano essere anticipati dalla cittadinanza, e contemplò, tra l’altro, l’ampliamento dimuri di fortificazione tra le torri, dotato di torrette di guardia, anche con il concorso di cittadini possidenti, come Sergio Rufolo che dopo il 1137 avrebbe anche fortificato la sua proprietà, in un periodo in cui il tratto delle mura della difesa urbana, «va rilevato che è privo di culmine, forse non merlata, come, peraltro, quella delle torri». Interessanti anche le analisi della tecnica costruttiva e delle partizioni delle torri dotate di cisterne, e dell’enigma posto da una torre a pianta rettangolare.

Antonio Capano

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Trieste - castello di San Giusto (foto Domenico Caso)

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