Sommario - Labelab.it · 2020. 8. 6. · Emmaus per poterlo rivendere nei suoi mercatini. Questo...

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Ravenna 2017 spreco alimentare riuso e pagamento prevenzione rifiuti pag. 1 A Ravenna 2017 si è parlato di prevenzione dei rifiuti: di riuso, di spreco alimentare e di come rendere strutturali le risorse per la prevenzione. Con un bilancio del CTS del PNPR e due proposte di approfondimento. Il punto e le proposte su lotta allo spreco alimentare, riuso e preparazione per il riutilizzo, le novità sul “pagamento della prevenzione” e sul suo inserimento nel piano economico e finanziario delle Tariffa rifiuti. Sommario Sessione economia circolare del riutilizzo: dalla lotta allo spreco alimentare al riuso: buone pratiche e prime norme.......................................................................................................................................2 Sessione eco fiscalità ed economia circolare: incentivare la riduzione e pagare la prevenzione dei rifiuti (con norme e regolamenti)....................................................................................................... 11 Sessione conclusiva: da un bilancio dell’esperienza del CTS all’impegno delle Regioni su preparazione per il riutilizzo/riuso ed eco fiscalità al servizio della prevenzione dei rifiuti..............18

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  • Ravenna 2017 spreco alimentare riuso e pagamento prevenzione rifiuti pag. 1

    A Ravenna 2017 si è parlato di prevenzione dei rifiuti: di riuso, di sprecoalimentare e di come rendere strutturali le risorse per la prevenzione. Conun bilancio del CTS del PNPR e due proposte di approfondimento.

    Il punto e le proposte su lotta allo spreco alimentare, riuso e preparazione per il riutilizzo, lenovità sul “pagamento della prevenzione” e sul suo inserimento nel piano economico e finanziariodelle Tariffa rifiuti.

    SommarioSessione economia circolare del riutilizzo: dalla lotta allo spreco alimentare al riuso: buone pratichee prime norme.......................................................................................................................................2Sessione eco fiscalità ed economia circolare: incentivare la riduzione e pagare la prevenzione dei rifiuti (con norme e regolamenti).......................................................................................................11Sessione conclusiva: da un bilancio dell’esperienza del CTS all’impegno delle Regioni su preparazione per il riutilizzo/riuso ed eco fiscalità al servizio della prevenzione dei rifiuti..............18

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    Sessione economia circolare del riutilizzo: dalla lotta allo spreco alimentare al riuso: buone pratiche e prime norme

    La prima sessione dedicata a Sviluppo di una visione circolare del recupero e del riutilizzo di ciboe beni: dalle nuove prospettive aperte dalla legge anti spreco alle esperienze di regolazione e gestione regionali ha fatto emergere esperienze - consolidate ma anche innovative - sia di lotta allo spreco alimentare dopo l’approvazione della legge che su come si sviluppa la pratica del riuso, pur nella persistente carenza normativa su riutilizzo e preparazione per il riutilizzo.

    Si è partiti con un inquadramento - con la relazione di Arpa Veneto, presentata da Stefania Tesser diArpa Veneto- che ha richiamato i principi generali dell’economia circolare per ciò che riguarda rifiuti e flussi di materia, per passare poi a introdurre le esperienze partite nel Veneto:

    sulla lotta allo spreco alimentare con il varo1 di un Programma Triennale e Linee guida perla gestione degli empori della solidarietà

    sul riutilizzo con la definizione di “Linee guida relative ai centri del riuso” messe a punto da ArpaV e ora all’attenzione della Regione

    Da qui hanno preso spunto i contributi che su queste due terreni hanno toccato esperienze ricche e propositive (con un interessante intreccio di operatori coinvolti – pubblici e del privato sociale) e i primi provvedimenti regolamentari e normativi (regionali) in grado di dare certezze alla gestione del riutilizzo.

    Sulla lotta allo spreco alimentare si sono sentite le esperienze di un soggetto del volontariato (una onlus di primo livello, quelle che intercettano le eccedenze alimentare e poi le distribuiscono ai soggetti dei “secondo livello”, quello che porta al loro utilizzo) e di un gestore pubblico dei rifiuti dall’approccio “circolare”.

    L’Associazione Amici della solidarietà di Montebelluna2 è il caso tipico di una Onlus capace di gestire un Emporio Solidale (“La dispensa”) che attraverso l’opera di una cinquantina di volontari (che hanno come mission “lo spreco è una eresia”) rifornisce 203 enti/associazioni portando un aiuto alimentare che ha raggiunto (nel 2016) 23.790 persone, cui sono state distribuite 1.380 tonnellate di alimenti.

    Consiglio la lettura del “Report attività 2016”, presentato da Mario Camilli, a chi vuole farsi un’idea della portata ambientale e sociale degli “empori solidali”, che non a caso nel Veneto sono sostenuti sia dal settore “sociale” (per la loro capacità di inclusione) che da quello ambientale (per l’effetto di riduzione dei rifiuti).Qui mi limito a segnalare un paio di elementi fondamentali dal nostro punto di vista:

    - la scelta dell’associazione è di lavorare solo sulle eccedenze alimentari e non su altre forme di acquisizione (tipo colletta alimentare) che hanno una valenza sociale (di lotta al disagio alimentare) ma non ambientale (come è per la lotta allo spreco alimentare)

    - il fatto che ciò consente di raggiungere risultati rielevanti in termini di prevenzione del rifiuto. Lo spiego con un paradosso, dichiarando subito che di tratta di una forzatura metodologicamente non giustificabile, dal momento che l’associazione raccoglie cibo e

    1 Sulla base della legge regionale LR 11/2011 - «Interventi per combattere la povertà e il disagio sociale attraverso la redistribuzione delle eccedenze alimentari» e della spinta avuta dalla definizione della legge anti spreco.2 Raccontato nella relazione “L’emporio sociale che serve chi serve” – http://www.labelab.it/site/wp-content/uploads/sites/9/atti/WS-AmiciSolidarieta.pdf

    http://www.labelab.it/site/wp-content/uploads/sites/9/atti/WS-AmiciSolidarieta.pdfhttp://www.labelab.it/site/wp-content/uploads/sites/9/atti/WS-AmiciSolidarieta.pdf

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    rifornisce e lo redistribuisce ben al di là dei confini comunali. Ma se parametrassimo il contributo alla riduzione dei rifiuti dell’associazione agli abitanti e ai rifiuti del suo Comune,“Amici delle solidarietà” ridurrebbe il RU per 44 kg/ab/a e peserebbe sul RU prodotto (dato dalla produzione reale + i kg “ridotti”) per l’11%.

    peso virtuale recuoero eccedenza a Montebelluna (2016)abitanti 31228

    RU kg/ab/a 371RU tonn 11585,588

    ecced. alim. recup. Amici solidarietà t 1380kg/ab/a eccedenze recuperate 44

    peso virtuale recupero* 11%* recupero/(RU + recupero)

    Walter Giacetti, responsabile dell’area ricerca e sviluppo di Etra Spa nell’illustrare le azioni di riduzione dei rifiuti messe in atto da Etra – le tre campagne sui pannolini lavabili (il tessuto è meglio), sugli eventi sostenibili più cibo – spreco” - si è soffermato su quest’ultima.

    L’ha illustrata e ha fornito le cifre raggiunte in nove mesi di sperimentazione: le 75 tonnellate di cibo intercettato nei 10 comuni coinvolti, attraverso 15 associazioni no profit, hanno consentito di assistere giornalmente 100 persone, consentendo un doppio risparmio: sul valore del cibo acquisito (valutato in 353.000 €) e sui costi di trasporto e trattamento evitati (valutati in 18.000 €). È possibile affacciare un paio di considerazioni.

    Il recupero delle eccedenze alimentari è nato come misura di welfare locale e costo zero per i Comuni - in grado di far fronte a bisogni che questi non sono in grado di coprire, se non molto parzialmente. La crisi economica e ambientale da una parte rafforza questa sua valenza, dall’altrane propone anche una di carattere ambientale con una crescente influenza in termini di prevenzione dei rifiuti.Nel recupero delle eccedenze intervengono, ognuno con un suo ruolo specifico e insostituibile, treattori: - le attività economiche che producono eccedenze e le mettono a disposizioni; - le onlus che le raccolgono e le veicolano agli utilizzatori finali; - i Comuni che (anche attraverso i loro gestori dei rifiuti) favoriscono questo incontro, e ne sono

    beneficiari per l’aiuto che fornisce loro nell’assistenza al disagio alimentare. Tracciare il recupero delle eccedenze, mettere e punto strumenti per incentivarlo, studiare ruoli e convenienze reciproche per gli attori di questa filiera è quindi un fatto doppiamente importante.

    Lo ha fatto Regione Lombardia, sulla base di un Protocollo intesa firmato tra GDO, Onlus e Comuni per la definizione di “reti territoriali contro lo spreco alimentare. Il 1 giugno a Milano verranno presentati i risultati di questo lavoro e la Finestra sulla prevenzione dei rifiuti che ha già presentato il convegno3, non mancherà di analizzarli e commentarli.Sul riutilizzo e sulle sue criticità (anche in relazione ai nodi irrisolti dell’emanazione dei decreti) si sono soffermati gli altri interventi della sezione. Abbiamo potuto ascoltare esperienza di grande ricchezza e valutare gli sforzi che alcune Regioni hanno fatto per regolamentare i centri per il riuso.

    Coop Insieme4 ha spiegato, con l’intervento della sua Presidente Vania Depreto, e del suo tecnicoAlberto Pozza, come ha risposto all’esigenza di mettersi nella condizioni di lavorare maggiori

    3 http://www.labelab.it/dfgh987/un-modello-interessante-di-sinergia-tra-sociale-e-ambiente-regione-lombardia-lancia-le-reti-territoriali-contro-lo-spreco-alimentare-milano-1-giugno-2017-segnatelo-in-agenda/

    http://www.labelab.it/dfgh987/un-modello-interessante-di-sinergia-tra-sociale-e-ambiente-regione-lombardia-lancia-le-reti-territoriali-contro-lo-spreco-alimentare-milano-1-giugno-2017-segnatelo-in-agenda/http://www.labelab.it/dfgh987/un-modello-interessante-di-sinergia-tra-sociale-e-ambiente-regione-lombardia-lancia-le-reti-territoriali-contro-lo-spreco-alimentare-milano-1-giugno-2017-segnatelo-in-agenda/

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    quantitativi di materiale per garantire l’approvvigionamento ai negozi al dettaglio di usato che gestisce5 .

    Anche col contributo di un progetto europeo (il life Prisca6) è stato messo a punto e sperimentato nell’arco di un triennio un modello di Centro riuso in grado di indirizzare al riutilizzo anziché a rifiuti centinaia di tonnellate annue di materiali.Ne sono stati definiti e sperimentati processi e procedure lavorativi e ne sono state messe a punto potenzialità (in termini di intercettazione e recupero e creazione di lavoro inclusivo) e criticità (a reggere economicamente l’intero processo con i soli ricavati della vendita dei materiali recuperati e rimessi a nuovo). Quando si vedono (con la relazione di Aretha Dotta ) i numeri di Contarina spa si ha un po’ la piacevole, ma straniante, impressione di stare nello spazio.

    50 comuni, 554.000 abitanti, 260.000 utenze servite; 701 dipendenti; 82,5 M€ di fatturato 2016; 85% di RD e una produzione di RUR (rifiuto residuo avviato allo smaltimento) pari a 58 kg/ab/a. E gli obiettivi che si vogliono raggiungere entro il 2022: 96,7% di RD e l’ulteriore diminuzione del rifiuto residuo a 10 Kg/ab/a.Ma tornare sulla terra, quindi all’ambito della concreta fattibilità dei progetti, è possibile se si valutano le azioni messe in atto per raggiungere questi obiettivi.A Ravenna 2017 Contarina spa ha presentato il suo centro mobile del riuso7 .L’idea di un centro mobile del riuso nasce dall’esigenza di intercettare gli oggetti ancora utilizzabiliprima che il varcare la soglia dell’eco centro li trasformi in rifiuti. Il recupero del bene si realizzava, in un primo momento, attraverso l’intercettazione e lo stoccaggio provvisorio a carico di una coop sociale (Alternativa ambiente), con un successivo ritiro da parte di Emmaus per poterlo rivendere nei suoi mercatini. Questo modello sconta però il limite di intercettare solo quello che poi Emmaus è sicura di rivendere con l’affidamento.Allora si è pensato ad allestire un mezzo centinato e attraverso una campagna informativa diffusa attraverso gli eco sportelli cercare di intercettare:

    - (non solo) i beni “sicuramente vendibili”, quali: mobili (reti e doghe per letti, cassettiere, comodini, divani in buono stato, scarpiere); biciclette; articoli per l’infanzia (passeggini, lettini, box, vaschette bagnetto);

    - ma anche quelli che in questo momento non hanno mercato, come ad esempio: giochi vari per bambini; libri; posate/piatti/pentole; stendibiancheria ancora utilizzabili; bigiotteria/chincaglieria; beni «riparabili» artigianalmente; valigie.

    L’idea era di intercettare le seguenti categorie merceologiche:- 01 abiti, accessori di abbigliamento e biancheria per la casa - 02 apparecchiature elettriche ed elettroniche - 03 articoli ed accessori per l'infanzia - 04 attrezzi per lavori domestici, giardinaggio e bricolage - 05 attrezzature sportive - 06 giochi ed oggetti per lo svago - 07 mobili ed elementi di arredo - 08 oggettistica e suppellettili per la casa - 09 pubblicazioni

    4 Insieme è un modello dell’efficacia del terzo settore in Veneto. Coop sociale di tipo “b” (ai sensi della legge 381/91) dispone di 20 volontari ma occupa 100 persone e dal 1979 ha offerto proposte educative ed accoglienza a 800 minori, giovani e adulti con alle spalle situazioni di disagio e fragilità. http://www.insiemesociale.it/ 5 http://www.labelab.it/site/wp-content/uploads/sites/9/atti/WS-DePreto-Pozza.pdf 6 http://www.progettoprisca.eu/it/ 7 http://www.labelab.it/site/wp-content/uploads/sites/9/atti/WS-Contarina.pdf

    http://www.labelab.it/site/wp-content/uploads/sites/9/atti/WS-Contarina.pdfhttp://www.progettoprisca.eu/it/http://www.labelab.it/site/wp-content/uploads/sites/9/atti/WS-DePreto-Pozza.pdfhttp://www.insiemesociale.it/

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    - 10 stoviglie e casalinghi Si voleva però farlo senza un significativo aumento dei costi attuali di gestione.La “trovata” per raggiungere questo obiettivo è stata rivolgersi ai social network.Al “vecchio” iter (intercettazione e stoccaggio da parte di cooperativa Alternativa, ritiro e vendita da parte di Emmaus) si è affiancata una nuova procedura per cui il bene intercettato e stoccato provvisoriamente viene fotografato e codificato per poter mettere un Post su un gruppo facebook dedicato. È così possibile fissare un ritiro da parte degli utenti in luogo e orario concordato. Il gruppo Facebook “Te lo regalo se vieni a prenderlo - Treviso” è passato dai 19.784 iscritti del 2 febbraio 2016 ai 27.846 del 10 maggio207, con un incremento del 36,74% in 15 mesi.Contarina prevede ora di sviluppare una “terza opzione” per cui in Eco centro l’operatore è affiancato dal personale di una cooperativa del riuso, che sceglie e distrae i beni, che vengono poi trasportati, lavorati e venduti da parte di quest’ultima.Questo modello si basa sulla fiducia degli utenti in Contarina, vista come attore principale della gestione di beni riutilizzabili e mette in campo una soluzione attuabile nel breve periodo con relativa facilità di realizzazione e capillare diffusione sul territorio.Si sta lavorando all’individuazione degli eco centri dove sia possibile realizzare questa opzione e a selezionare alcune onlus che possano esserne partner. 15 incontri di presentazione del progetto hanno consentito di contattare 9 associazioni, delle quali 6di sono già dichiarate disponibili (e già associate a specifici eco centri nei quali operare8), per due si è in attesa9 e per 1 la risposta è stata negativa.Ecco allora la mappa degli eco centri interessati o interessabili al maggio giugno 2017.

    8 Ecco l’elenco degli eco centri interessati e delle associazioni attive. Si tratta di:Cornuda (Emmaus attiva il sabato mattina)Treviso, dove sono attive: Noi x Voi (lunedì mattina) San Vincenzo (mercoledì pomeriggio) Alternativa Ambiente (sabato mattina) La Casa di Michela (sabato pomeriggio)con collaborazione che inizierà tra breve Riese Pio X o Castelfranco Veneto (dove agirà il Gruppone Missionario).9 Le due associazioni in attesa di risposta: Associazione Via Vai (Castelfranco Veneto): in attesa di conferma sulla partecipazione al progetto; se darà riscontro positivo, sarà attiva negli Eco centri di zona (Riese Pio X o Castelfranco Veneto, da definire). Il «Negozio non negozio» di Preganziol sta verificando le disponibilità dei suoi volontari per attivare il Progetto.

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    Il progetto – pur alla fase embrionale e per così dire alla fase di “prototipo” ha già avuto significativi riscontri nella qualità e nelle quantità.

    Un altro passo importante sta in quella che Contarina (che ben sa che la qualità sta nel “non fermarsi, e migliorare sempre”) definisce “La Rete del Riuso che vogliamo creare”.

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    E in ciò che richiede di fare ai Comuni per realizzare questa ipotesi. Segnalare a Contarina Associazioni del Territorio potenzialmente interessate a partecipare al

    progetto Esporre la locandina del Progetto negli Uffici destinatari della lettera Verificare l’esistenza di spazi comunali da mettere a disposizione delle associazioni per

    creare luoghi di scambio/vendita di beni intercettatiE addirittura quello che spetta ai singoli uffici:Anagrafe: segnalare il progetto a

    chi effettua cambi di residenza e quindi può essere interessato a sgomberi; chi viene a dichiarare decessi (sgomberi di casa di persone anziane)

    Ufficio Attività Produttive Segnalare la possibilità ad aziende che chiudono di regalare beni ancora riutilizzabili (es:

    scrivanie, sedie, scaffalature etc.……)Assistenti sociali e mediatori culturali:

    Segnalare famiglie bisognose che potrebbero avere bisogno di materiale recuperabile con il Progetto

    Proporre la collaborazione al Progetto a etnie diverse, che difficilmente lo conoscerebbero con diversi canali di comunicazione

    Segnalare persone che potrebbero partecipare al progetto come forma di «integrazione»Contarina infine realizzerà una guida del riuso e della riparazione e un aggiornamento della app Contarina con una sezione dedicata al progetto, oltre ad essere presente per diffonderlo nelle principali eventi sul territorio.Dopo queste esperienze è giunta opportuna la presentazione – da parte di Lucia Faccenda10 – di come la Regione Emilia Romagna (RER) abbia voluto sostenere lo sviluppo dei centri per il riuso, non solo dotandoli di finanziamenti dedicati ma anche definendo linee Guida per il funzionamentodei Centri Comunali per il riuso.

    Lo sviluppo dei Centri per il riuso (CR) in Emila Romagna è sostenuto dalla legge n. 16/2015 – che prevede, tra le varie azioni, di favorire i progetti di riuso dei beni a fine vita e di promuovere i centricomunali per il riuso, anche in sinergia con i centri di raccolta dei rifiuti urbani ed assimilati. Ed è promosso come misura del Programma di prevenzione della produzione dei rifiuti contenuto nel

    10 http://www.labelab.it/site/wp-content/uploads/sites/9/atti/WS-Faccenda.pdf

    http://www.labelab.it/site/wp-content/uploads/sites/9/atti/WS-Faccenda.pdf

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    Piano regionale di gestione dei rifiuti11. Per dare concretezza a questo impegno la Regione Emilia-Romagna ha approvato12 le "Linee guida per il funzionamento dei centri comunali per il riuso", che:

    costituiscono il riferimento per la regolamentazione dei centri del riuso da parte dei Comuni; ne disciplinano il funzionamento con finalità di carattere non solo ambientale, ma anche

    sociale intendono ridurre la produzione di rifiuti da inviare a trattamento o smaltimento, favorendo

    l'integrazione dei centri del riuso con i centri di raccolta dei rifiuti urbani ed assimilati nonché il riuso di materiali ed oggetti ancora riutilizzabili prolungandone così il ciclo di vita;

    hanno l'obiettivo di creare una struttura di sostegno per fasce sensibili della popolazione rendendo disponibili beni usati ancora in condizioni di essere efficacemente utilizzati per gliusi, gli scopi e le finalità originari;

    intendono creare opportunità di lavoro per persone disoccupate, disabili o svantaggiateI centri comunali per il riuso sono strutture gestite dai Comuni, direttamente o mediante l'affidamento del servizio ad un soggetto esterno, realizzate per favorire lo scambio di beni per il riutilizzo.Presso il centro del riuso, che può essere comunale o sovracomunale, possono essere consegnati a titolo gratuito, previa verifica da parte del personale incaricato, beni usati integri e funzionanti, suscettibili di riutilizzo diretto per gli usi e le finalità originari, salvo l'effettuazione di operazioni di pulizia e di piccole manutenzioni. Non è consentito il conferimento di materiali od oggetti per i quali sussista l'obbligo di conferimento presso centri di raccolta dei rifiuti urbani ovvero di avvio a recupero o smaltimento. Il ritiro di tali beni può essere gratuito od oneroso secondo quanto stabilito dal Comune, che ha anche la possibilità di prevedere, come previsto dall'art. 36 della legge n. 221/2015, delle agevolazioni tariffarie per gli utenti del servizio di gestione dei rifiuti urbani in base ai quantitativi di beni usati consegnati al fine di promuovere l'attività del centro.Le tipologie di beni usati che possono essere conferiti sono le seguenti:

    abiti, accessori di abbigliamento e biancheria per la casa; apparecchiature elettriche ed elettroniche; articoli ed accessori per l'infanzia; attrezzi per lavori domestici, giardinaggio e

    bricolage; attrezzature sportive; giochi ed oggetti per lo svago; mobili ed elementi di arredo; oggettistica e suppellettili per la casa; pubblicazioni; stoviglie e casalinghi.

    Come si può notare, è da qui che Contarina ha tratto il suo elenco di beni riutilizzabiliLa DGR n. 1240/2016 istituisce, inoltre, l'"Elenco regionale dei centri del riuso", in cui in fase di avvio sono stati inseriti i centri esistenti individuati con determinazione dirigenziale n. 15401 del 2016 sulla base di una ricognizione effettuata dalla Regione. Tale elenco è stato aggiornato con determinazione dirigenziale n. 4806 del 2017. Al maggio 2017 i CR comunali sono i seguenti:

    11 Approvato con deliberazione dell'Assemblea legislativa n. 67 del 3 maggio 2016.12 Con la delibera di Giunta n. 1240 del 1° agosto 2016, in attuazione della legge n. 16/2015,

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    Gli oneri di realizzazione e gestione dei centri del riuso comunali sono a carico dei Comuni e possono concorrere alla loro copertura gli eventuali contributi richiesti agli utenti per il ritiro dei beni.Nel 2016 ATERSIR utilizzando il Fondo ha assegnato tramite bando dei contributi per la realizzazione di centri comunali del riuso o per un loro adeguamento alle linee guida regionali e ad aprile 2017 sono state approvate le graduatorie dei Comuni beneficiari ai quali sono stati assegnati 868.040,94 €. Un punto a favore di questa norma è dato dalla sua capacità di evolversi, La Regione sta infatti un aggiornando le Linee guida per il funzionamento dei centri comunali del riuso, con alcune semplificazioni per tenere conto delle diverse realtà esistenti sul territorio.Inoltre, sta predisponendo delle nuove Linee guida per i centri non comunali del riuso che sono realizzati e gestiti da enti o associazioni privati concorrendo al raggiungimento dell’obiettivo di riduzione della produzione dei rifiuti.Infine e il dirigente dell’ambiente della Regione Marche Massimo Sbriscia ha presentato13 le linee più qualificanti del Programma regionale di prevenzione dei rifiuti (tra cui mi sembra innovativa e di rilievo la parte dedicata alla costruzione di “indicatori” che consentano la costruzione e il monitoraggio delle politiche di prevenzione dei rifiuti – terreno sul quale la Regione Marche è impegnata da anni ed è all’avanguardia nel nostro paese), e si è soffermato sulle Linee guida che la Regione ha promosso, quelle sugli Eco eventi e quelli di cui ci occupiamo qui sui Centri riuso.

    Anche se qui ci siamo soffermati su quelle messe a punto dalla Regione Emilia Romagna, va ricordato che la Regione Marche è stata la prima a varare Linee guida specifiche14, che già ne sancivano la gratuita degli accessi e prevedevano che il centri di raccolta potessero essere dotati di Centri Riuso pubblici, la cui gestione andava omogeneizzata su tutto il territorio regionale ipotizzando anche misura di responsabilizzazione del cittadino.Già nel 2010, quindi si voleva introdurre a livello territoriale il concetto di “Usa & Riusa” e perseguire in questo modo minori costi di raccolta, trattamento e smaltimento dei rifiuti.Nel 201615 queste Linee guida sono state aggiornate, introducendo alcune novità tra cui spiccano:

    - l’adozione da parte del Comune di un Regolamento del Centro Riuso (CR);- la possibilità di realizzare CR intercomunali;- la possibilità di affidarne la gestione all’esterno (a coop sociale di tipo “b” o onlus);- la possibilità di prevedere piccole forme di sostegno economico a favore del gestore;- tesseramento del cittadino che usufruisce del Centro pubblico del Riuso.

    Oggi dunque nella Marche esistono i 18 Centri pubblici del riuso che di seguito riportiamo, suddivisi per Provincia.

    13 V. http://www.labelab.it/site/wp-content/uploads/sites/9/atti/WS-Sbriscia.pdf 14 Con la D.G.R. n. 1793 del 13 dicembre 2010.15 Con D.G.R. n. 764 del 18.07.2016.

    http://www.labelab.it/site/wp-content/uploads/sites/9/atti/WS-Sbriscia.pdf

  • Ravenna 2017 spreco alimentare riuso e pagamento prevenzione rifiuti pag. 11

    I CENTRI DEL RIUSO NEL TERRITORIO REGIONALE

    CENTRI DEL RIUSO OPERATIVI NELLA REGIONE MARCHE

    Provincia di Pesaro e Urbino 5 Provincia di Ancona 7

    Provincia di Macerata 3 Provincia di Fermo 1

    Provincia di Ascoli Piceno 2 TOTALE 18

    Non è mancato un accenno alla gestione dei rifiuti da maceria del terremoto, che dal punto di vista delle responsabilità è un macigno che avrebbe potuto far crollare l’impostazione virtuoso che Regione Marche ha saputo dare alla gestione dei suoi rifiuti.

    Invece non solo ciò non è stato, ma nella stessa gestione delle macerie la Regione ha preferito rallentare nella gestione dei materiali per poterne assicurare una lavorazione che tentasse di recuperare al loro interno tutti quei “resti” che potevano essere rilevanti per dare un senso al ricordodi coloro che hanno subito i danni (spesso così tragici) del sisma.

    Anche qui è allora possibile fare qualche considerazione.

    In assenza dei Decreti governativi necessari a sviluppare politiche di riutilizzo e preparazione per il riutilizzo16 si sono sviluppate:- da una parte esperienza mature di gestione, capaci di mettere a fuoco le problematiche sulle quali i decreti governativi dovrebbero essere centrati, per semplificare e migliorare la gestione di questi processi;- iniziative a livello regionale che hanno prodotto un corpus regolamentare dal quale pure si potrebbe partire per dare spunti al legislatore di carattere nazionale (livello più finalizzato all’impostazione, all’indirizzo alla definizione dei “paletti regolamentari” e alle forme di monitoraggio del riutilizzo e alle sue ricadute sulla gestione dei rifiuti rispetto a quello regionale, più applicativo);Inoltre, come e forse anche più della lotta allo spreco alimentare, nella gestione di “preparazione al riutilizzo” e “riutilizzo” s’intrecciano la presenza di numerosi operatori (pubblici e privati, dal privato sociale al “privato informale”) che provvedono insieme ad azioni che hanno una doppia valenza: a) sociale: dalla creazione di micro (e non solo) attività imprenditoriali al sostegno a varie forme elivelli di disagio; b) ambientale: con la riduzione della produzione di rifiutiÈ ora tempo di partire dal tanto che c’è (e non c’era solo pochi anni fa) per fare un passo avanti decisivo nella soluzione di tutti queste problematiche.

    Sessione eco fiscalità ed economia circolare: incentivare la riduzione e pagare la prevenzione dei rifiuti (con norme e regolamenti)

    La seconda sessione si è proposta di ragionare di eco fiscalità e soprattutto di capire se come sia possibile l’inserimento dei costi di prevenzione dei rifiuti nel Piano Finanziario della tariffa.16 Prevista da http://www.labelab.it/site/wp-content/uploads/sites/9/atti/WS-CTS-relazione-camere-2014.pdf

    http://www.labelab.it/site/wp-content/uploads/sites/9/atti/WS-CTS-relazione-camere-2014.pdf

  • Ravenna 2017 spreco alimentare riuso e pagamento prevenzione rifiuti pag. 12

    La relazione di Francesca Bellaera – Regione Emilia Romagna17 ha cominciato a dare qualche risposta alla domanda con la quale la Finestra sulla prevenzione dei rifiuti del 13 ottobre 2015 titolò il pezzo di presentazione delle LR 16/15: 18 Anche l’Emilia-Romagna diventerà una Regione virtuosa nella gestione dei rifiuti? - La legge regionale sull’economia circolare, appena approvata,ne pone le basi normative. Ora spetta alle azioni di Atersir e dei gestori cominciare a trasformare un bel disegno in realtà, gli indirizzi in azioni.

    Francesca ha ripreso i contenuti della LR e del suo combinarsi con la successiva approvazione del Piano regionale di gestitone rifiuti19, presentando la “rivoluzione” in atto in Emila Romagna, segno di una volontà politica precisa tesa a «fare dei rifiuti una risorsa» e a contribuire al passaggio da un modello di economia lineare ad uno circolare”. A impostare una gestione dei rifiuti che vede nella prevenzione la sfida del futuro e un terreno su cui investire.Si è concentrata sulla gestione del “Fondo d’Ambito di incentivazione alla prevenzione e riduzione dei rifiuti”20, gestito e costituito presso Atersir, attivo dal 2016 e disciplinato da specifico regolamento di Atersir, rivisto annualmente e sottoposto alla Commissione tecnica indipendente. La prima attivazione è avvenuta con Del.Cons.Amb. n° 16 del 07/04/2016 e la prima revisione con Del.Cons.Amb. n° 7 del 27/02/2017.Il fondo è alimentato da due quote: la prima viene dal piano economico e finanziario (PF) della tariffa e la seconda dal tributo speciale di cui alla L.R. 31/1996 (l’ecotassa) si articola in due Linee di incentivazione.Le risorse che provengono dal PF sono inserite tra i Costi Comuni e sono pari ad una quota (cui partecipa l’intero ambito regionale) che Atersir può fissare tra il 5% e il 15% del costo medio di smaltimento regionale. È una quota determinata, introitata e gestita da Atersir secondo il Regolamento vigente.Per quanto riguarda la quota parte del gettito derivante dall’ecotassa essa è dovuta da chi mandarifiuti a smaltimento in discarica. La quota è determinata annualmente dalla Regione Emilia-Romagna, che la introita e la mette a disposizione di Atersir che la gestisce.La figura che segue riporta la quantificazione del fondo per il 2017.

    17 La tariffa puntuale e come driver per la riduzione dei rifiuti e il fondo prevenzione da tariffa ed ecotassa: l’esperienza emiliana e i primi risultati del peso e dell’utilizzo del fondo. - v. http://www.labelab.it/site/wp-content/uploads/sites/9/atti/WS-Bellaera.pdf

    18 http://www.labelab.it/dfgh987/anche-lemilia-romagna-diventera-una-regione-virtuosa-nella-gestione-dei-rifiuti/ 19 Approvato con deliberazione dell'Assemblea legislativa n. 67 del 3 maggio 2020 Istituito dall’art. 4 della L.R. 16/2015

    http://www.labelab.it/dfgh987/anche-lemilia-romagna-diventera-una-regione-virtuosa-nella-gestione-dei-rifiuti/http://www.labelab.it/site/wp-content/uploads/sites/9/atti/WS-Bellaera.pdfhttp://www.labelab.it/site/wp-content/uploads/sites/9/atti/WS-Bellaera.pdf

  • Ravenna 2017 spreco alimentare riuso e pagamento prevenzione rifiuti pag. 13

    Ecco invece raffigurate le Linee di incentivazione e Distribuzione del fondo.

    Per quanto riguarda la linea di finanziamento A (LFA) si considerano “virtuosi” i Comuni che hanno produzioni di rifiuti non inviati al riciclaggio che stanno al disotto del 70% della media regionale. Ogni anno si procede al calcolo su base comunale del ∆ tra il rifiuto non avviato a riciclaggio e il 70% della media regionale. Per ogni tonnellata risparmiata viene riconosciuto un incentivo unitario (importo LFA al netto della quota dei Comuni virtuosi/totale delle tonnellate risparmiate). Ad ogni Comune virtuoso viene riconosciuta la propria quota PF + il prodotto delle tonnellate * incentivo unitario. Per la linea di finanziamento B (LFB) il contributo è tripartito.

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    Una quota (LFB1) va a incentivare sistemi di raccolta e misurazione puntuale dei rifiuti indifferenziati (a condizione che anche la frazione organica sia raccolta e/o gestita separatamente all’indifferenziato) per l’implementazione dei sistemi tariffazione puntuale.Una quota (LFB2) incentiva la realizzazione dei Centri Comunali per il RiusoUna quota (LFB3) incentiva progetti si riduzione della produzione dei rifiuti. Le azioni ammesse a finanziamento sono:

    compostaggio domestico compostaggio di comunità pannolini lavabili ecofeste Green Public Procurement (con obiettivi superiori agli obblighi normativi) case dell'acqua case del latte riduzione del consumo di beni "usa e getta" progetti di partenariato con grande distribuzione organizzata o con piccola e media

    distribuzioneSe guardiamo alle figure che illustrano la distribuzione provinciale del fondo per il 2016 vengono da fare alcune considerazioni, anche se le due tabelle meritano una riflessione più approfondita che certo è all’attenzione delle strutture regionali.

    Esse comunque dimostrano con chiarezza come questa scelte che “toccano il portafoglio dei Comuni” (e a seguire dei loro cittadini) abbiano non solo un potente effetto “redistributivo” delle risorse a favore delle situazione virtuose (tra le quali spicca la provincia di Parma, presente con la metà dei Comuni, ma quasi il 90% delle popolazione - essendo l’unica nella quale è “virtuoso” il Comune capoluogo), ma anche possano indurre positivi effetti di trasformazione del settore verso una gestione dei rifiuti più “circolare”.

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    In conclusione e dopo le analisi sull’avvio dell’applicazione si possono fare alcune considerazionisulle novità positive derivanti dall’introduzione del fondo.La prima è che il fondo è parte strutturale (e strutturante) del sistema rifiuti; non è un finanziamento una tantum.La seconda è che la premialità è progressiva ed automatica, basata su un’attenzione reale ai numeri sui rifiuti e in grado di attivare una «sana competizione» tra i territori. Con potenti effetti di trasformazione del settore verso una gestione più sostenibile dei rifiuti.

    Il secondo intervento della sessione 21 è partito sottolineando i due modi attraverso i quali la tariffa incontra la prevenzione dei rifiuti.

    Da una parte come elemento economico che la favorisce - dalla tariffa puntuale alle riduzioni per premiare utenze che praticano azioni di prevenzione e riduzione rifiuti e non solo di raccolta differenziata in regime parametrico (es. compostaggio, domestico e di comunità; premiare azioni GDO e altre utenze non domestiche contro lo spreco alimentare: ecc.). Dall’altra perchè consente di trovare le risorse per la prevenzione, inserendone i costi nel PF.Al riguardo si sono messi a confronto due “modelli”, e valutate le loro prime sperimentazioni applicative.È stata sottolineata l’importanza che hanno avuto la LR 16/15 (e il Piano Regionale di gestione dei rifiuti del 2016). Se Francesca Bellaera aveva messo in evidenza i risultati della gestione del fondoe delle dinamiche che esso ha indotto nella gestione dei rifiuti delle Regione Emilia Romagna qui siè sottolineata la tappa storica costituita dall’internalizzazione dei costi della prevenzione (CPR) nella gestione dei rifiuti in tariffa, con il loro inserimento nel Piano economico e Finanziario (PF).Secondo la LR 16/15 i CPR vanno considerati Costi Comuni (CC). 21 Mario Santi - Payt Italia Perché i costi di prevenzione sono parte della gestione dei rifiuti e come inserirli nel PF: ipotesi 1 Emilia Romagna, tra i Costi Comuni (con gestione regionale) e ipotesi 2 Payt Italia (CPR in Costi di Gestionee fondi in mano al gestore - le prime realizzazioni - http://www.labelab.it/site/wp-content/uploads/sites/9/atti/WS-Santi.pdf

    http://www.labelab.it/site/wp-content/uploads/sites/9/atti/WS-Santi.pdfhttp://www.labelab.it/site/wp-content/uploads/sites/9/atti/WS-Santi.pdf

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    In questo modo il legislatore ha forse voluto dire che sono una sorta di presupposto per il buon funzionamento del sistema. La relazione di Mario Santi ha sostenuto che si tratta di un errore (rimediabile), perchè l’integrazione viene meglio sottolineata da una collocazione dei CPR tra i Costi dl Gestione (CG), che segnala che la prevenzione non è un presupposto esterno ma il punto di partenza della gestione dei rifiuti e che in quanto tale i suoi costi vanno sostenuti da tutte le utenze. Rimandando ad un testo di approfondimento22 si è sostenuto che si tratta di costi di gestione del sistema. Anzi, in una logica “circolare”, quelli tesi a prevenire il rifiuto prima che si formi vanno considerati altrettanto e forse più importanti di quelli necessario e raccoglierlo e trattarlo, in modo indifferenziato (GGind) e differenziato (CGd).Si è quindi motivato perchè i CPR vanno nella quota fissa della tariffa (TF).Alla quota fissa (TF) vanno attribuiti i costi che assicurano un diritto collettivo - l'esistenza di un servizio di raccolta e trattamento dei rifiuti che assicuri le condizioni per la pulizia del territorio e l’igiene ambientale. E questo è un costo comune che tutti devono pagare, attraverso una quota di tariffa non a caso definita “fissa” (TF).È evidente che i servizi (e gli investimenti) legati alla prevenzione dei rifiuti sono interesse generalee di tutti, in quanto diminuiscono l'impatto complessivo, ambientale ed economico, del sistema di gestione nel suo complesso. Vanno perciò attribuiti alla parte fissa TF e posti in testa ai costi di gestione, sia dell'indifferenziato che del differenziato.Viceversa, alla quota variabile della tariffa (TV) vanno attribuiti i costi legati al godimento individuali dei servizi. Per farlo è necessario poter attribuire ad ogni utenza la quantità di rifiuti che essa produce e su questa base attribuire TV. Perciò con la modifica dell’affidamento (attraverso Capitolato o contratti di servizio) va implementata nel servizio di raccolta la capacità di misurazione dei rifiuti conferiti dalle utenze.Ad ogni utenza può essere allora attribuita una TV relazionata alla sua produzione di rifiuti (RUR e/o altre frazioni), scontando eventuali fasi di attribuzione parametrica solo fino alla piena maturazione delle rilevazioni puntuali (con il rinnovo dell’affidamento).È possibile attribuire la copertura dei CPR a tutte le utenze attraverso l’applicazione di una (molto contenuta – da 1 a 5 € / utenza / anno) addizionale. Questa scelta fa capire che si tratta di un dato di gestione che tutti devono pagare, come pagano per raccolta e trattamento dei rifiuti.L'algoritmo delle entrate da coprire con Tariffa rifiuti resta STn = (CG + CC)n-1 (1 + IPn - Xn) + CKn Ma cambia la composizione di CGCG = CPR + CGIND + CGDQuesta ipotesi hanno cominciato a diventare “realtà gestionali” e la relazione ha portato esempi di come i Regolamenti comunali della tariffa possono inserire di CPR in CG23 di come la questione

    22 Mario Santi I costi di prevenzione parte della gestione dei rifiuti Ambiente&Sicurezza 1 del 23 dicembre 2015 file:///C:/Users/rifiu/Documents/Ars%20Ambiente/Scansioni/4.pdf23 Art 22 regolamento TARI Comune di Seveso…

    8.Il Comune si riserva la facoltà di riconoscere riduzioni sulla TARI per le attività produttive e commerciali che effettuano devoluzione delle eccedenze alimentari con finalità sociali, a seguito di rendicontazione delle quantità effettivamente devolute con le modalità di cui alla legge 166/2016, fino alla capienza degli importi dei costi di prevenzione rifiuti (CPR, compresi nei CGG) da definire annualmente con delibera di approvazione del Piano Finanziario. L’importo iscritto nel PF sarà ripartito proporzionalmente tra i soggetti economici che hanno effettuatodevoluzione con finalità sociali sulla base dei quantitativi certificati ed altre azioni di prevenzione dei rifiuti, definite ed imputate in CPR annualmente.

    file:///C:/Users/rifiu/Documents/Ars%20Ambiente/Scansioni/4.pdf

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    possa entrare nei PF24 ed essere conseguentemente inserite nella tabella dei costi dei gestione dei rifiuti25. Inserire i CPR nei costi di gestione (CG) e non tra i costi comuni (CC) esplicita che prevenzione non solo è integrata, ma sta alla testa di un servizio che ormai più che di «gestione rifiuti» dovrebbero chiamarsi di «gestione circolare dell’energia e della materia».Il fatto che i fondi restano al gestore della tariffa e dei servizi lo obbliga non a chiederne l’assegnazione presentando un progetto ad Atersir (o comunque a struttura regionale) ma lo obbliga a investire in prevenzione e a rendicontare come i risultati delle azioni influiscono sulla gestione dei rifiuti

    Per dimostrare il forte impatto in termini di risorse che l’inserimento dei CPR in PF ha si è presentata una tabella con alcune simulazioni26.

    Da questa sezione sono quindi emersi due dati innovativi e di grande portata:24 Da Piano Finanziario 2017 /approvato con D.C.C. n° 3 DEL 31-01-2017 del Comune di Cornaredo (MI). … COSTI DI PREVENZIONE RIFIUTI… vengono introdotti tra i CG i Costi di Prevenzione Rifiuti (CPR), perché dal 1999 (data di emissione del DPR 158/99,che ha identificato questi costi di gestione dei rifiuti) la normativa si è evoluta – con la Direttiva Europea - Dir 2008/98/CE - e le leggi di recepimento - Dlgs 152/06 e s.m.i. - in particolare Dlgs 205/10 - che hanno definito la “prevenzione” un elemento integrato della gestione dei rifiuti al pari di “raccolta differenziata ed avvio a recupero – di materia ed energetico” e “smaltimento” degli stessi, anzi prioritaria rispetto ad essi. ... L’inserimento di questa voce consente di definire e gestire il Programma comunale di prevenzione dei rifiuti – in modo integrato alla gestione dei rifiuti e con il coinvolgimento di Acsa spa e soprattutto la realizzazione delle azioni previste …I CPR (costi prevenzione rifiuti) vanno ad offrire copertura finanziaria alla definizione dei Programmi Comunali di

    Prevenzione dei Rifiuti e delle azioni che ne derivano.Si tratta di costi da attribuire alla parte fissa della tariffa (TF), dato che si tratta di componente essenziale dei costi del servizio….I CPR vanno posti in testa, prima di CGind (costi di gestione dei rifiuti indifferenziati) e Cgd (costi di gestione dei rifiuti differenziati), proprio perchè si tratta si azioni finalizzate a prevenire il rifiuto, sia indifferenziato che differenziato, ed evitarne quindi formazione e costi relativi.Cambia in questo modo la composizione di CG, che comprende anche i Costi di Prevenzione Rifiuti.25

    al netto iva Iva 10% al lordo ivaCOSTI DI GESTIONE TOTALE CG 1.787.634,92 178.763,49 1.966.398,41Costi di Prevenzione dei

    Rifiuti (CPR) Addizionale 1 € ad utenza 10.574,95 1.057,50 11.632,45

    Costi di Gestione dei servizi sui RSU Indifferenziati

    (CGIND)

    Costi Spazzamento e Lavaggio Strade (CSL) 438.766,30 43.876,63 482.642,93Costi Raccolta e Trasporto (CRT) 208.614,35 20.861,43 229.475,78Costi di trattamento e smaltimento (CTS) 322.618,00 32.261,80 354.879,80Altri Costi (AC) 26.753,33 2.675,33 29.428,67TOT CGIND 996.751,98 99.675,20 1.096.427,18

    Costi di Gestione del ciclo di raccolta differenziata

    (CGD)

    Costi Raccolta Differenziata per m ateriale (CRD) 763.100,25 76.310,03 839.410,28Costi s i trattamento e riciclo (al netto ricavi -) CTR) 17.207,74 1.720,77 18.928,51TOT CGD 780.307,99 78.030,80 858.338,79

    COSTI COMUNI TOTALE CC 656.596,87 65.659,69 698.434,00Costi Amministrativi dell'Accertamento ecc.(CARC) 241.635,36 340,99 241.976,35Costi Generali di Gestione (CGG) 367.597,51 36.759,75 404.357,26Costi Comuni Diversi (CCD) 47.364,00 4.736,40 52.100,40

    COSTI D'USO DEL CAPITALE+B35 TOTALE CK 204.955,17 17.126,54 313.148,13

    Am m ortamenti 171.265,40 17.126,54 188.391,94Accantonamenti non hanno iva Accantonamenti per agevolazioni e riduzioni 87.697,44Rem unerazione capitale investito (R) 33.689,77 3.368,98 37.058,75

    TOTALE GENERALE 2.615.497,19 261.549,72 2.977.980,55

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    1. che dall’integrazione della prevenzione nella gestione dei rifiuti derivi che i suoi costi vanno strutturalmente inseriti tra i costi del settore è un fatto che comincia a essere riconosciuto da norme e regolamenti a livello regionale e comunale.

    E quando si passa alla gestione operativa di questa “redistribuzione di risorse” interna al settore questa ha un potente effetto di traino verso una gestione più circolare e sostenibile dei rifiuti.2. sono stati messi a confronto due modelli per “pagare la prevenzione”, inserendola strutturalmente tra i costi di gestione dei rifiuti: a) i costi della prevenzione tra i costi di gestione nel PF per segnare la piena integrazione della prevenzione nella gestione dei rifiuti; b) la “via emiliana” per pagare la prevenzione con tariffa (inserendola tra i costi comuni) ed eco tassa.In entrambi i casi (che possono essere considerati complementari e non alternativi) alla definizione di norme e regolamenti cominciano a seguire applicazioni sul campo.La strada è aperta ora si può solo seguirla, migliorarla, innovarla ulteriormente.

    Sessione conclusiva: da un bilancio dell’esperienza del CTS all’impegno delle Regioni su preparazione per il riutilizzo/riuso ed eco fiscalità al servizio della prevenzione dei rifiuti

    Isarema Cioni (membro del Comitati Tecnico Scientifico del Programma Nazionale di Prevenzione dei Rifiuti - CTS del PNPR) si è detta contenta di trovarsi in una discussione vera, ricca di spunti di forte interesse e svolta tra addetti ai lavori capaci di ideare, progettare e gestire azioni di prevenzione in grado di incidere.

    Ha ricordato che il CTS ha cercato in questi anni di stare al passo con l’evoluzione delle idee e dellepratiche, anche se ha incontrato forti difficoltà a trovare interlocutori attenti in sede ministeriale, checonsentissero di trasformare in norme e regolamenti le sollecitazioni fornite dal CTS, in particolare attraverso le sue relazioni annuali. La sua relazione27 ha offerto un bilancio del CTS uscente, con indicazione su come migliorare gestione e sviluppo di vari aspetti del PNPR, a partire dalle condizioni che possono portare ala miglioramenti dei rapporti tra i soggetti istituzionali (governativi e delle Regioni) necessari ad una progressiva implementazione e alla gestione delle azioni programmate.Per raccogliere questa “sollecitazione” il workshop ha pensato di non concludersi con il solito appello al legislatore per lo sviluppo delle buone pratiche (come negli scorsi anni).

    26

    27 V. http://www.labelab.it/site/wp-content/uploads/sites/9/atti/WS-Cioni.pdf

    http://www.labelab.it/site/wp-content/uploads/sites/9/atti/WS-Cioni.pdf

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    Vista la ricchezza dei contenuti emersi e la qualità della discussione sono stai lanciati due specifici momenti di ulteriore approfondimento, affidati alle Regioni, individuate come ente cardine per la programmazione e la gestione della prevenzione dei rifiuti.Questi potrebbero essere sviluppati da due delle Regione presenti, avvalendosi del partenariato della Finestra sulla prevenzione dei rifiuti, con la quale costruite gli eventi in modo tale che possano essere realmente utili ai promotori e a tutti, con il coinvolgimento del CTS per sostenere “istituzionalmente” il suo lavoro.

    Dirigenti e funzionari della Regioni in questione si sono dichiarati d’accordo e si stanno impegnando per proporre le iniziative alle parti tecniche e politiche interessate. Il primo possibile approfondimento riguarda la questione del Riutilizzo e della Preparazione per il riutilizzo.

    La Regione Marche potrebbero chiamare una platea che va da altre Regioni che su questo si sono mosse a livello normativo (Linee Guida) o del sostegno finanziario (bandi e fondi finalizzati), ai protagonisti del Life Prisca, all’esperienza romana di Occhio per il riciclone, con le iniziative di riuso nell’ambito del Piano di gestione dei materiali post-consumo di Roma Capitale, con il coinvolgimento della rete ONU.Per darsi l’obiettivo di rendere più chiari e di facile gestione i rapporti regolamentari e normativi deipercorsi tra beni e rifiuti e viceversa (magari con una specifica attenzione al tema degli indicatori).E di capire attraverso quali strumenti (Linee Guida, Regolamenti tipo dei centri per la preparazione per il riutilizzo e per il riuso, approfondimento sulla normativa autorizzatoria e concessionaria semplificata, gestione di reti informatiche del riuso, coinvolgimento delle strutture artigianali nelle “rete delle riparazioni”, ecc.) l’iniziativa regionale può muoversi in carenza di (oggi, ma un domani auspicabilmente anche in sinergia con) le regole proposte a livello nazionale.Il secondo approfondimento potrebbe essere dedicato al tema di come pagare la prevenzione dei rifiuti. E forse, più in generale alle misure di eco fiscalità a sostegno della prevenzione dei rifiuti.

    Ad organizzarlo potrebbe essere la Regione Emilia Romagna, nel solco delle iniziative legate alla diffusione e gestione delle LR 16/15 sull’’”economia circolare”.I focus potrebbero essere due:

    come conciliare a sviluppare le linee per il pagamento strutturale della prevenzione in tariffa- dai CC ai CG? - e con eco tassa emerse dalle esperienze presentate il 19 maggio;

    discutere le possibilità di sostenere la prevenzione (sia in TARI che in TARIP) con le riduzioni possibili con il combinato disposto di allegato ambientale alla legge di stabilità 2016 e legge anti spreco.

    Mi sembra che il dibattito potrebbe essere più finalizzato e operativo se si ponesse l’obiettivo di individuare un set di strumenti e azioni (dalle Circolari alle Linee guida regionali, ai Regolamenti tipo della tariffa) che consentono alla Regioni di incentivare Comuni (e soggetti interessati) a fare prevenzione perchè “conviene”.Si possono coinvolgere Regioni e Comuni che stanno muovendosi sulle esperienze più interessanti (in particolare su lotta allo spreco alimentare e compostaggio domestico e di comunità).La sfida è dunque che alcune Regioni si facciano promotrici di iniziative di approfondimento, anchein una logica di “rifondazione dal basso e orientata all’operatività” del Comitato Stato Regioni previsto per la gestione del PNPR.

    Si può farlo se si è in grado di coinvolgere altre Regioni e i Comuni per affrontare temi sui quali la maturità delle buone pratiche rendono possibile la diffusione non solo di esperienze e strumenti applicativi, ma anche l’evoluzione del quadro normativo e regolamentare, regionale e anche nazionale.

    Sessione economia circolare del riutilizzo: dalla lotta allo spreco alimentare al riuso: buone pratiche e prime normeSessione eco fiscalità ed economia circolare: incentivare la riduzione e pagare la prevenzione dei rifiuti (con norme e regolamenti)Sessione conclusiva: da un bilancio dell’esperienza del CTS all’impegno delle Regioni su preparazione per il riutilizzo/riuso ed eco fiscalità al servizio della prevenzione dei rifiuti