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Gaia Cappellini Designer

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Gaia Cappellini Designer

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ABOUT ME: MY PROJECTS

INDICE PROGETTI

Progetto museo. Allestire una mostra al Guggenheim Museum di New

York

Un’abitazione senza tempo: ristrutturazione di uno chalet (nello specifico

di un “tabià”) di montagna.

Il miniappartamento. Ristrutturazione di un vecchio deposito.

Caffè, fotografia, letteratura. Una moderna caffetteria letteraria.

Ogni progetto presenta un breve excursus storico riguardante la location e un

sunto delle ricerche che hanno portato alla realizzazione dell’opera progettuale.

LA LOCATION

Il Museo Solomon R. Guggenheim fu proget-

tato da Frank Lloyd Wright (1867-1959) e rap-

presenta una delle opere più intimamente lega-

te alla poetica di questo architetto che, disco-

standosi dai dettami correnti del Movimento

Moderno, appariva tesa ad un riscatto

"organico" dell'edificio. "ecco l'ideale ch'io

propongo per l'architettura dell'era della mac-

china, - scriveva Wright - per l'edificio ameri-

cano ideale: lasciamo che si sviluppi nell'immagine dell'albero". In questo modo,

affidandosi ad un'immagine organica del costruito,

Wright intendeva includere la stessa funzionalità

dell'edificio nella sua forma (proprio come avviene nel

mondo naturale), stabilendo un rapporto dialettico tra

forma e funzione e non più di tipo consequenziale co-

me lo intendevano i maggiori esponenti del Movimen-

to Moderno. "è importante notare - ricorda lo storico

Bruno Zevi - come lo spazio di Wright si riduca allle

sue generatrici; e si ponga così, non in termini geome-

trici, ma in termini immediatamente plastici".

PROGETTARE UNA MOSTRA

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ABOUT ME: MY PROJECTS

ORGANIZZAZIONE MOSTRA

PERCORSI: Il museo, come detto più volte, si visita dal sesto livello al pia-

no terra. Tramite un ascensore i visitatori vengono accompagnati all’ultimo

piano, e da li discendono un percorso a spirale tramite una rampa legger-

mente inclinata. L’intento è quello di rendere la visita piacevole e non affati-

cante e di far apprezzare l’architettura stessa del museo oltre che la mostra

contenuta in esso.Il percorso è stato studiato per far comprendere al visitato-

re la personalità dell’artista in maniera tale da fornirne una visione completa

e oggettiva.

L’intento dell’organizzatore è, infatti, quello di rendere il visitatore partecipe

dell’opera e parte inte- grante del percorso artistico di Pollock. Si parte quin-

di da quelle che furono le prime influenze del pittore, ovvero alcune foto raf-

figuranti i “sand painting” (dipinti di sabbia, esempio a lato),tipici dei pelle-

rossa. Pollock e gli artisti nativi operano con modalità molto simili; Pollock

trae le proprie immagini direttamente dall'inconscio,

così come i nativi le traggono dal "mondo degli spi-

riti"; si serve di un'estetica primitivista, diventa

"parte" del dipinto, similmente ai pittori con la sab-

bia nativi e mostra di tendere verso temi pittorici u-

niversali. Essenzialmente, paragonare l'arte di Pol-

lock con quella dei nativi significa esplorare lo stes-

so modello di linguaggio visuale e senza tempo.

Nel 1941, Pollock visitò la mostra "Indian Art and

the United States" al Museo di Arte moderna in Arizona. Qui vide la loro

tecnica della "pittura con la sabbia" e tornò varie volte per assistere alle di-

mostrazioni pratiche che lì si tenevano. Questa forma d'arte, praticata da

stregoni in uno stato di estrema concentrazione o simile a quello di trance,

ebbe una grande influenza su Pollock che, grazie ad essa, sviluppò la propria

celebre tecnica chiamata "pouring"; gli stregoni infatti erano usi versare sab-

bie colorate su di una superficie piatta che potevano avvicinare da ogni lato.

Questo modo di procedere era anche para-

gonabile al surrealismo automatico, una

tecnica con cui i dipinti vengono creati

"automaticamente". Un esempio di questa

tecnica è rappresentato da "Meditation on

an Oak Leaf"(meditazione sopra una foglia di quercia), un'ope-

ra di Andre Masson che Pollock ammirava moltissimo e pre-

sente alla mostra.La seconda parte riguarderà alcune opere di

quello che fu il primo maestro del pittore, Thomas Hart Ben-

ton, che lo seguì per ben dieci anni.

La terza parte tratta l’approccio di Pollock con il colore puro al

quale l’artista era stato introdotto nel 1936, durante un semina-

rio sperimentale tenuto a New York dall'artista messicano spe-

cializzato in murales David Alfaro Siqueiros, presente

anch’esso alla mostra. Aveva quindi usato la tecnica di versare

il colore sulla tela, una tra le diverse tecniche impiegate in quel

periodo, per realizzare all'inizio degli anni '40 quadri come "Male

and Female" e "Composition with Pouring I". Dopo essersi trasferito

a Springs iniziò a dipingere stendendo le tele sul pavimento del suo

studio e sviluppando quella che venne in seguito definita la tecnica

del "dripping" (in italiano sgocciolatura). Per applicare il colore si

serviva di pennelli induriti, bastoncini o anche siringhe da cucina. La

tecnica inventata da Pollock di versare e far colare il colore è consi-

derata come una delle basi del movimento dell'action painting. Pol-

lock negava l'esistenza del "caso"; generalmente aveva un'idea preci-

sa dell'aspetto che una particolare opera avrebbe dovuto avere e per

ottenerlo si serviva del suo corpo, su cui aveva il control-

lo, unito al viscoso scorrere del colore, alla forza di gravi-

tà e al modo in cui la tela assorbiva il colore.

Si trattava dell'unione del controllabile e dell'incontrolla-

bile. Si muoveva energicamente attorno alle tele spruz-

zando, spatolando, facendo colare e sgocciolare quasi in

una danza e non si fermava finché non vedeva ciò che

voleva in origine vedere.

PROGETTARE UNA MOSTRA

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Nel

1950

Hans

Namuth, un giovane fotografo, si propose di

realizzare un servizio che ritraeva Pollock

mentre era all'opera. Il pittore gli promise

che avrebbe iniziato un nuovo dipinto appo-

sitamente per il servizio, ma quando Na-

muth arrivò al laboratorio Pollock gli andò

incontro scusandosi e dicendogli che il qua-

dro era già finito. Questa la descrizione di

Namuth del momento in cui entrò nel labo-

ratorio:

« A dripping wet canvas covered the entire floor. . . . There was

complete silence. . . . Pollock looked at the painting. Then, une-

xpectedly, he picked up can and paint brush and started to mo-

ve around the canvas. It was as if he suddenly realized the pain-

ting was not finished. His movements, slow at first, gradually

became faster and more dance like as he flung black, white,

and rust colored paint onto the canvas. He completely forgot

that Lee and I were there; he did not seem to hear the click of

the camera shutter. . . My photography session lasted as long as

he kept painting, perhaps

half an hour. In all that

time, Pollock did not stop.

How could one keep up

this level of activity? Fi-

nally, he said 'This is it.' »

l Traduzione:

« Una tela coperta di colore ancora fresco

occupava tutto il pavimento... Il silenzio

era assoluto... Pollock guardò il quadro,

quindi, all'improvviso, prese un barattolo di colore e un pennello e iniziò a

muoversi attorno al quadro stesso. Fu come se avesse realizzato di colpo che il

lavoro non era ancora finito. I suoi movimenti, lenti all'inizio, diventarono via

via più veloci e sempre più simili ad una danza mentre gettava sulla tela i co-

lori. Si dimenticò completamente che Lee ed io eravamo lì; sembrava non sen-

tire minimamente gli scatti della macchina fotografica... Il mio servizio foto-

grafico continuò per tutto il tempo in cui lui dipinse, forse una mezz'ora. In

tutto quel tempo Pollock non si fermò mai. Come può una persona mantenere

un ritmo così frenetico? Alla fine disse semplicemente: "E' finito". »

La descrizione di Namuth(a lato alcune foto da lui scattate quel giorno), for-

nisce al visitatore quelle informazioni necessarie a comprendere non solo co-

me veniva effettuata la tecnica del dripping, bensì fa capire lo studio e lo stato

di assoluta concentrazione che si nascono dietro ogni quadro dell’artista.

Questo discorso è stato riportato sulla balaustra esterna della spirale. In que-

sto modo il visitatore inizia a leggere la descrizione del fotografo e

la completa con la fine della visita. Ciò permette di entrare ancora

più un contatto con un pittore che per molti critici antagonisti è stato

solo “un alcolizzato che dipingeva a caso”.INTERNI: Illuminotecnica.

L’illuminazione preesistente non è stata mutata, poiché l’edificio, es-

sendo già adibito a museo e restaurato recentemente (restauro che ha

interessato non solo la parte strutturale ma anche quella impiantisti-

ca) non presenta problematiche per questa mostra di quadri pittorici e

fotografie.

Allestimento: La diposizione dei quadri segue il naturale percorso del museo,

ovvero dal sesto livello al secondo, poiché il primo è occupato dalla collezione

fissa.

PROGETTARE UNA MOSTRA

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ABOUT ME: MY PROJECTS

La descrizione del fotografo Hans Na-

muth a proposito della tecnica pittori-

ca di Pollock è stata applicata tramite

delle particolari pellicole autoadesive

non permaneti per interni, simili a quelle utilizzate per il marcaggio di auto-

mezzi e l’identificazione aziendale.(Sotto:schizzi esemplificativi)

PROGETTARE UNA MOSTRA

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ESTERNI: Dripping. Per quanto riguarda l’esterno, si è deciso di

lavorare sulla pa-

rete del Guggen-

heim come se

questa fosse una

tela. Tramite spe-

ciali pellicole au-

toadesive, simili

a quelle utilizzate

per l’interno,

anch’esse rimo-

vibili, si è tentato

di ricreare

l’effetto di sgoc-

ciolatura, tipico

dell’ultima fase,

nonchè quella

più conosciuta,

di Pollock.

Titolo. Il titolo richiama una citazione che fece Il Time magazine

nel 1956, allusiva alla sua tecnica:”Jack the Dripper”. Particolare e

simpatica è la voluta somiglianza con uno dei più famosi e spietati

serial killer londinesi dell’età vittoriana “Jack lo squartatore”, tra-

duzione italiana di “Jack the Ripper”. La scritta, anch’essa ottenuta

con l’ausilio di pellicole adesive, è situata sopra le lettere che van-

no a comporre l’insegna del museo, sulla parte frontale di

quest’ultimo.

.

PROGETTARE UNA MOSTRA

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ABOUT ME: MY PROJECTS

RELAZIONE TECNICO .ILLUSTRATIVA

Da un punto di vista normativo, il fabbricato è inserito in zona di completa-

mento estensivo di cui all’art. 27 del Regolamento Edilizio.

Sullo stesso edificio è già stato presentato ed autorizzato dal Comune di Tese-

ro, con concessione del 3 dicembre 2003 n. 121/03, un progetto di

“manutenzione straordinaria con cambio di destinazione” di parte del manu-

fatto per adibirlo ad abitazione del proprietario.

Da un ventennio la struttura è adoperata come deposito; l’intervento che si

propone, conserva il volume, l’aspetto esterno e la tipologia del fabbricato in

cui si cerca di mantenere, anzi di esaltare e valorizzare alcuni aspetti caratteri-

stici dell’edificio rurale.

I parametri urbanistici classici non vengono modificati: nessuna modifica

all’area coperta (l’unica sta nell’abbattimento del pollaio) non vengono modi-

ficati il volume, l’altezza dell’edificio e le distanze da strade e confini.

Per quanto riguarda i timpani viene riproposto il legno: a nord tavolato ed a

sud nella capriata in vista con vuoto (vetro) dietro come nei fronti originari

(foto seguenti).

CHALET, DOVE ARCHITETTURA E CULTURA POPOLARE SI INCONTRANO

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ABOUT ME: MY PROJECTS

Si è optato per spostare l’ingresso dell’abitazione

dalla zona sud al lato ovest poichè ritenuta posizio-

ne più riparata e defilata.

Per quanto riguarda le mura perimetrali in pietra, si

pensa di conservarle, e i pilastri sugli angoli, sem-

pre realizzati in pietra, che si innalzano fino al tet-

to. La pietra verrà ripulita e, dove necessario, le fu-

ghe verranno rinzaffate. Il muro di tamponamento

fra i pilastri d’angolo sarà leggermente ritirato ed

intonacato grezzo, senza tinteggiatura, lasciato al

naturale, o intonacato con intonaco civile di color

giallo paglierino.

Il tetto, rinnovato

secondo le moderne tecniche costruttive,

verrà isolato, avrà un manto di copertura in

tegole marsigliesi; vi è inoltre l’ipotesi di

posizionare due finestre a falda per dar lu-

ce rispettivamente alla scala e alla camera

a primo piano. Verrà inoltre demolito

l’attuale solaio in legno.

Verranno costruiti ex novo i due solai in laterocemento e la scala in calcestruz-

zo che porta dal primo piano al sottotetto. Sono previste tramezzature come da

disegni di progetto allegati in modo da ricavare:

- al piano terra un garage ed un’ampia cantina;

- al primo piano un ampio soggiorno con angolo cottura, una camera ed un

servizio;

- al secondo piano due camere con un bagno.

Tutti i locali rispettano i parametri di superficie minima e altezza minima me-

dia. La superficie netta totale dell’abitazione è di 105 mq comprensiva del va-

no scale, mentre le aree del garage e della cantina sono rispettivamente di

22,14 mq e di 42,32 mq.

Per quanto riguarda i parcheggi,

al servizio dell’abitazione sono

previsti due posti auto, uno nel

garage chiuso con superficie net-

ta di 22,14 mq, ed un altro nello

spazio coperto verso ovest come

evidenziato nei disegni di proget-

to.

CHALET, DOVE ARCHITETTURA E CULTURA POPOLARE SI INCONTRANO

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ABOUT ME: MY PROJECTS

CHALET, DOVE ARCHITETTURA E CULTURA POPOLARE SI INCONTRANO

Le scale che costituiscono il

nuovo ingresso sono di calce-

struzzo rivestite con lastre di

granito

I pavimenti del garage e della

cantina sono costituiti da pia-

strelle in cotto color mattone

Si prevede l’installazione

a norma si una caldaia a

gas stagna

IPOTESI DI PROGETTO PIAN TERRENO

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CHALET, DOVE ARCHITETTURA E CULTURA POPOLARE SI INCONTRANO

Soluzione alternativa per

zona pranzo e sala.

L’immagine illustra in

diverso posizionamento

dei divani e

l’introduzione di una pe-

nisola posta frontalmente

al piano cottura.

Nel prospetto est viene proposta

una particolare variante, che preve-

de l’installazione di un assito a do-

ghe mobili basculanti davanti alla

vetrata e alla parete intonacata che

la circonda. Nella “situazione di

progetto” allegata, il prospetto est

rappresenta il sistema ad elementi

chiusi.

I pavimenti del soggiorno,

cucina e le scale sono rive-

stiti con piastrelle in cotto

color mattone, le stesse uti-

lizzate per cantina e garage.

Nei bagni, il pavimento è

costituito da piastrelle in

gres color salmone , mentre

le pareti sono rivestite con

piastrelle in ceramica rosa

chiaro lucido.

Assito a doghe mobili basculanti

IPOTESI DI PROGETTO PRIMO PIANO

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ABOUT ME: MY PROJECTS

CHALET, DOVE ARCHITETTURA E CULTURA POPOLARE SI INCONTRANO

Per le camere da letto,è stato

introdotto un parquet in larice,

spazzolato ed oliato, d’uso tipi-

co in questa valle.

IPOTESI DI PROGETTO SECONDO PIANO

Page 12: some  works of mine

ABOUT ME: MY PROJECTS

CHALET, DOVE ARCHITETTURA E CULTURA POPOLARE SI INCONTRANO

In alto: prospetto ovest

A lato:prospetto sud

A lato:

prospetto sud

In basso:

prospetto nord

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ABOUT ME: MY PROJECTS

VIVERE IN MONTAGNA: NON SOLO BOISERIES

PIANTA ORIGINARIA DEPOSITO

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ABOUT ME: MY PROJECTS

VIVERE IN MONTAGNA: NON SOLO BOISERIES

IPOTESI NUOVO PROGETTO E LEGENDA

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ABOUT ME: MY PROJECTS

VIVERE IN MONTAGNA: NON SOLO BOISERIES

SEZIONE CON PARTICOLARE

DELLA STUFA AD OLE

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ABOUT ME: MY PROJECTS

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VIVERE IN MONTAGNA: NON SOLO BOISERIES

VISTA ASSONOMETRICA CON

SUCCESSIVA VISTA E RENDER

ESPLICATIVI DEL PROGETTO

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ABOUT ME: MY PROJECTS

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VIVERE IN MONTAGNA: NON SOLO BOISERIES

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ABOUT ME: MY PROJECTS

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VIVERE IN MONTAGNA: NON SOLO BOISERIES

Page 19: some  works of mine

ABOUT ME: MY PROJECTS

Presentazione progetto caffetteria letteraria workshop azienda Pascucci

I Caffè letterari hanno caratterizzato la vita intellettuale in molte città euro-

pee per più di tre secoli, anche se il loro

periodo d'oro è stato nella seconda metà del XIX secolo.

Davanti alle tazzine fumanti di caffè si sono intrecciate discussioni filosofi-

che e artistiche, sono nati manifesti politici e letterari, sono stati organizzati

complotti, tanto che "non si potrebbe

scrivere una pagina di storia né l

etteraria né artistica dell'Ottocento

senza citare il nome di un Caffè"

(P. Bargellini).

I caffè letterari d’oggi non sono più quei luoghi di ritrovo d’intellettuali e no-

bili, sono caffetterie letterarie di tutti e per tutti; luoghi dove evadere dalla vita

frenetica d’oggi, per gustarsi un buon caffè in compagnia di un buon libro, a-

vendo la possibilità di scegliere una lettura diversa ogni giorno.

Caffè e libri, due mondi che hanno in comune studio, creatività e passione…

come la fotografia.

Negli antichi caffè di fine Ottocento era consueto trovare splendidi quadri

classicisti che ornavano le pareti. Per questo progetto ho scelto di adorna-

re le pareti della “mia” caffetteria letteraria creando delle foto che avesse-

ro come tema

LA PASSIONE PER IL CAFFE’ ideate e realizzate da me con l’aiuto di

un

fotografo professionista. Le immagini sono state studiate per essere appli-

cate su pannelli forex di misura 180x100cm .

CAFFE’...CHE PASSIONE!

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ABOUT ME: MY PROJECTS

CAFFE’...CHE PASSIONE!

CUCINA

ZONA

RISERVATA

AL

PERSONALE

ZONA

RISERVATA

AL

PUBBLICO

PIANTA PIANO

TERRA.

A SEGUIRE ,

PIANTA PRIMO

PIANO

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ABOUT ME: MY PROJECTS

CAFFE’...CHE PASSIONE!

BAGNO

SIGNORI

BAGNO

SIGNORE

ZONA

RISERVATA

AL

PUBBLICO

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ABOUT ME: MY PROJECTS

CAFFE’...CHE PASSIONE!

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ABOUT ME: MY PROJECTS

CAFFE’...CHE PASSIONE!

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CAFFE’...CHE PASSIONE!

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ABOUT ME: MY PROJECTS

CAFFE’...CHE PASSIONE!

Nella prima immagine è possibile vedere la facciata esterna

della caffetteria, con l’insegna al neon dal quale si nota, al

centro, il marchio Pascucci stilizzato. Le successive due vi-

ste riguardano il piano superiore e la vista dalle scale

che portano dal piano terra al primo piano e viceversa.

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ABOUT ME: MY PROJECTS

CAFFE’...CHE PASSIONE!

Per ricreare l’effetto della schiuma del cap-

puccino o del caffè macchiato ho posiziona-

to degli specchi lungo le pareti, sia per do-

nare volume alla struttura sia, per creare

l’effetto “cappuccino”. La parte alta degli

specchi è stata nebulizzata con lo stesso co-

lore dell’intonaco,in maniera tale da creare

la “schiuma”.Per il caffè invece è bastato

scegliere il parquet come pavimentazione,

che riflesso negli specchi dà l’idea del caffè

espresso.

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CAFFE’...CHE PASSIONE!

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CAFFE’...CHE PASSIONE!