SOLENNITÀ UNA PREZIOSA EREDITÀ: perdono e riconciliazione 15-12-2013.pdfsto sarà il primo Natale...

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S i avvicina il Natale e la festa dell’Im- macolata apre l’intenso periodo che nella società di oggi perde i pezzi della sacralità e si carica sempre di “laicità”, intrisa di consumi- smo, di sprechi, di regali e di formalità. Tra le cartoline di Natale e i biglietti natalizi, oggi molto rari, utilizzando con maggiore facilità la posta elettronica e gli SMS telefonici, sono molto diffuse le immagini di Babbo Natale, abeti e pae- saggi invernali, e raramente si trova l’immagine di Gesù Bambino, il vero festeggiato del Natale Que- sto sarà il primo Natale di Papa Francesco ed anche il primo compleanno da Papa; i suoi mes- saggi e i suoi gesti innovativi nello stile e nella for- ma riportano costantemente il richiamo di atten- zione ai poveri, alle periferie, agli ultimi, come ha scritto Andrea Tornielli nel libro “I Fioretti di Papa Francesco”. La dottrina che a piccole gocce Papa Francesco diffonde nei suoi interventi durante la S. Messa in Casa Santa Marta, nelle Udienze e all’Angelus domenicale. La preparazione spirituale al Natale avviene mediante la purificazione «Anche noi sia- mo stati scelti da Dio per vivere una vita libera dal peccato» afferma Papa France- sco introducendo la preghiera all’Imma- colata che ci aiuta a vivere l’Avvento nel- l’attesa del Signore ed ha invitato la numerosa folla di fedeli a ripetere con fede “Maria piena di grazia”, quasi una litania che rinforza nella ripetizione la fiducia in Maria, modello di grazia. Maria, ragazza di quel paesino lontano, sulla quale si è posato lo sguardo del Signore, che l’ha prescelta per essere la madre del suo Figlio, ci insegna come vivere questo tempo di Avvento” ha detto il Papa. Dinanzi alla stele della Madonna in Piaz- za di Spagna, che ricorda l’evento del dogma dell’Immacolata, (8 dicembre 1854) Papa Francesco ha lanciato il suo appello contro ogni genere d’indifferenza. “Il grido dei poveri non ci lasci mai indifferenti, la sofferenza dei malati e di chi è nel bisogno non ci trovi distratti, la solitudi- ne degli anziani e la fragilità dei bambini ci com- muovano, ogni vita umana sia da tutti noi sempre amata e venerata. Ecco la lezione e il messaggio del Natale che Papa Francesco rinnova alzando alta la sua voce contro lo “scandalo” della fame nel mondo, dando voce a Nasce la speranza Un richiamo di Papa Francesco ai poveri nel giorno della venerazione all’Immacolata G oodbye Bafana. A Cape Town, il cielo è azzurro, il vento tiepido prove- niente dall’oceano india- no ha spazzato in un soffio le nuvo- le. Lo chiamano “Cape Doctor”, il dottore del Capo perché ripulisce l’aria dalla foschia che si adagia sul- la sommità della Table Mountain nascondendola alla vista. Anche il giorno in cui Rolihlahla l’attaccabri- ghe, riconquistò la libertà dopo 27 anni di prigionia, il cielo era terso come non mai e limpido salutava il “ritorno alla vita” di Nelson Mande- la. Il vento delle libertà come il dot- tore del Capo lo aveva liberato dalle sofferenze, dalle umiliazioni, mentre oggi, nei giorni dedicati al cordoglio della scomparsa di un grande uomo, a Company Gardens, in pieno centro, la vita prosegue, dei bambini gioca- no al sole lasciandosi alle spalle l’o- ceano mentre un’auto tampona un bus. Perché Nelson Mandela, prima di passare alla storia, era anche lui un bambino che sognava un mondo in cui il colore della pelle univa, come un arcobaleno, tutti gli uomini. Figlio di un capo della tribù Thembu, nasce il 18 luglio 1918, dopo aver seguito gli studi nelle scuole sudafri- cane per studenti neri, consegue la laurea in giurisprudenza presso l’U- niversità del Witwatersrand. Nel 1944 entra nella politica attiva diven- tando membro dell’Anc (African National Congress) guidando per anni campagne pacifiche contro il cosiddetto “Apartheid” regime poli- tico che favorisce, anche sul piano legale e giuri- dico, la segregazione dei neri rispetto ai bianchi. Del 1960 è l’episodio che segnerà per sempre la vita del leader nero. Il regime di Pretoria, durante quello che è conosciuto come il mas- sacro di Shaperville, eli- mina volontariamente e con una sanguinosa ope- razione 69 militanti del- l’Anc. Mandela soprav- vive alla strage, riesce a fuggire e insieme con gli altri esponenti dà vita ad una frangia militarista, decisa a rovesciare il regime e a difendere i diritti con le armi. Viene arrestato nel 1963 e dopo un procedimento durato nove mesi è condannato all’ergastolo a Robben Island, isolotto in mezzo alle Catania - anno XXIX - n. 45 - 15 dicembre 2013 - Euro 0,60 - www.prospettiveonline.it settimanale regionale di attualità (conv. in L. 27/02/ 2004 n o 46) art. 1, c. 1, DCB - Fil. di CT - Taxe perçue - Tassa riscossa - ISSN: 1720-0881 “Poste Italiane s.p.a.” - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 “In caso di mancato recapito rinviare al CMP/CPO di Catania, per la restituzione al mittente previo addebito. Il mittente si impegna a pagare la tariffa vigente” SOLENNITÀ dell’IMMACOLATA CONCEZIONE a pagina 9 (segue a pagina 2) “PESCA NATALIZIA” A LIBRINO a pagina 12 “LE TRE DONNE” DI ALESSANDRO CARROZZA a pagina 11 Giuseppe Adernò (segue a pagina 2) UNA PREZIOSA EREDITÀ: perdono e riconciliazione ALLE PAGG. 5/6/7 SPECIALE VISITA PASTORALE Filippo Cannizzo Il mondo piange Nelson Mandela Foto AFP/SIR Foto Siciliani-Gennari/SIR

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Si avvicina il Natale e la festa dell’Im-

macolata apre l’intenso periodo che

nella società di oggi perde i pezzi della sacralità e

si carica sempre di “laicità”, intrisa di consumi-

smo, di sprechi, di regali e di formalità.

Tra le cartoline di Natale e i biglietti natalizi, oggi

molto rari, utilizzando con maggiore facilità la

posta elettronica e gli SMS telefonici, sono molto

diffuse le immagini di Babbo Natale, abeti e pae-

saggi invernali, e raramente si trova l’immagine di

Gesù Bambino, il vero festeggiato del Natale Que-

sto sarà il primo Natale di Papa Francesco ed

anche il primo compleanno da Papa; i suoi mes-

saggi e i suoi gesti innovativi nello stile e nella for-

ma riportano costantemente il richiamo di atten-

zione ai poveri, alle periferie, agli ultimi, come ha

scritto Andrea Tornielli nel libro “I Fioretti di Papa

Francesco”.

La dottrina che a piccole gocce Papa Francesco

diffonde nei suoi interventi durante la S. Messa in

Casa Santa Marta, nelle Udienze e all’Angelus

domenicale.

La preparazione spirituale al Natale avviene

mediante la purificazione «Anche noi sia-

mo stati scelti da Dio per vivere una vita

libera dal peccato» afferma Papa France-

sco introducendo la preghiera all’Imma-

colata che ci aiuta a vivere l’Avvento nel-

l’attesa del Signore ed ha invitato la

numerosa folla di fedeli a ripetere con

fede “Maria piena di grazia”, quasi una

litania che rinforza nella ripetizione la

fiducia in Maria, modello di grazia.

Maria, ragazza di quel paesino lontano,

sulla quale si è posato lo sguardo del

Signore, che l’ha prescelta per essere la

madre del suo Figlio, “ci insegna come

vivere questo tempo di Avvento” ha detto

il Papa.

Dinanzi alla stele della Madonna in Piaz-

za di Spagna, che ricorda l’evento del

dogma dell’Immacolata, (8 dicembre 1854) Papa

Francesco ha lanciato il suo appello contro ogni

genere d’indifferenza. “Il grido dei poveri non ci

lasci mai indifferenti, la sofferenza dei malati e di

chi è nel bisogno non ci trovi distratti, la solitudi-

ne degli anziani e la fragilità dei bambini ci com-

muovano, ogni vita umana sia da tutti noi sempre

amata e venerata.

Ecco la lezione e il messaggio del Natale che Papa

Francesco rinnova alzando alta la sua voce contro

lo “scandalo” della fame nel mondo, dando voce a

Nasce la speranzaUn richiamo di Papa Francesco ai poveri nel giorno della venerazione all’Immacolata

Goodbye Bafana. A Cape

Town, il cielo è azzurro,

il vento tiepido prove-

niente dall’oceano india-

no ha spazzato in un soffio le nuvo-

le. Lo chiamano “Cape Doctor”, il

dottore del Capo perché ripulisce

l’aria dalla foschia che si adagia sul-

la sommità della Table Mountain

nascondendola alla vista. Anche il

giorno in cui Rolihlahla l’attaccabri-

ghe, riconquistò la libertà dopo 27

anni di prigionia, il cielo era terso

come non mai e limpido salutava il

“ritorno alla vita” di Nelson Mande-

la. Il vento delle libertà come il dot-

tore del Capo lo aveva liberato dalle

sofferenze, dalle umiliazioni, mentre

oggi, nei giorni dedicati al cordoglio

della scomparsa di un grande uomo,

a Company Gardens, in pieno centro,

la vita prosegue, dei bambini gioca-

no al sole lasciandosi alle spalle l’o-

ceano mentre un’auto tampona un

bus.

Perché Nelson Mandela, prima di

passare alla storia, era anche lui un

bambino che sognava un mondo in

cui il colore della pelle univa, come

un arcobaleno, tutti gli uomini.

Figlio di un capo della tribù Thembu,

nasce il 18 luglio 1918, dopo aver

seguito gli studi nelle scuole sudafri-

cane per studenti neri, consegue la

laurea in giurisprudenza presso l’U-

niversità del Witwatersrand. Nel

1944 entra nella politica attiva diven-

tando membro dell’Anc (African

National Congress) guidando per

anni campagne pacifiche contro il

cosiddetto “Apartheid” regime poli-

tico che favorisce, anche

sul piano legale e giuri-

dico, la segregazione dei

neri rispetto ai bianchi.

Del 1960 è l’episodio

che segnerà per sempre

la vita del leader nero. Il

regime di Pretoria,

durante quello che è

conosciuto come il mas-

sacro di Shaperville, eli-

mina volontariamente e

con una sanguinosa ope-

razione 69 militanti del-

l’Anc. Mandela soprav-

vive alla strage, riesce a

fuggire e insieme con gli

altri esponenti dà vita ad

una frangia militarista,

decisa a rovesciare il

regime e a difendere i

diritti con le armi. Viene

arrestato nel 1963 e

dopo un procedimento durato nove

mesi è condannato all’ergastolo a

Robben Island, isolotto in mezzo alle

Catania - anno XXIX - n. 45 - 15 dicembre 2013 - Euro 0,60 - www.prospettiveonline.it

settimanale regionale di attualità

(conv. in L. 27/02/ 2004 no 46) art. 1, c. 1, DCB - Fil. di CT - Taxe perçue - Tassa riscossa - ISSN: 1720-0881“Poste Italiane s.p.a.” - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003

“In caso di mancato recapito rinviare al CMP/CPO di Catania, per la restituzione al mittente previo addebito. Il mittente si impegna a pagare la tariffa vigente”

SOLENNITÀ

dell’IMMACOLATA

CONCEZIONE

a pagina 9

(segue a pagina 2) “PESCANATALIZIA”A LIBRINO

a pagina 12

“LE TRE DONNE”

DI ALESSANDRO

CARROZZA

a pagina 11

Giuseppe Adernò

(segue a pagina 2)

UNA PREZIOSA EREDITÀ:perdono e riconciliazione

ALLE PAGG. 5/6/7

SPECIALEVISITA

PASTORALE

Filippo Cannizzo

Il mondo piange Nelson Mandela

Foto AFP/SIR

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Una volta mancavanoall’appello cuochi,

camerieri e baristi. Adesso nella listadei lavori introvabili si nota qualchesorpresa: esperti di software egestione aziendale, analisti pro-grammatori, sviluppatori, disegnato-ri tecnici, e persino assistenti socio-sanitari. Stando all’analisi annualeeffettuata dal Sistema informativoExcelsior di Unioncamere e delministero del Lavoro. Profili nonaltamente specializzati e che lascia-no le aziende a corto di personale,con queste ultime che dovrannorivolgersi altrove per soddisfare leesigenze di mercato. Dati alla mano,tredici assunzioni su cento nonpotranno essere regolarizzate permancanza di capitale umano. Intotale, si tratta di 47mila posti dilavoro che andranno perduti. Il datopositivo, però, è che i numeri sono inpicchiata rispetto all’anno passato,soprattutto per la forte contrazionedel mercato del lavoro. Nel 2012 leassunzioni cosiddette difficili eranopiù di 65mila, il 16,1% delle407mila entrate non stagionali pro-grammate. Nel 2013, di contro, taledifficoltà riguarderà “solo” il 12,8%delle quasi 368mila assunzioni acarattere non stagionale. Statistiche,

del resto, che si spiegano da sé vistoil forte periodo di crisi economica.Nel dettaglio, il 2,3% delle assun-zioni totali, dovrà scontrarsi con unproblema che negli anni sembradiventato cronico.Difficoltà che riguar-derà soprattutto ilaureati. Su 59mila“dottori” che leaziende prevedonodi assumere nel 2013con un contratto nonstagionale, uno su 5sarà di difficile repe-rimento - circa11mila unità in meno-. Si tratta per lo piùdi laureati in materiescientifiche e tecni-che, come il caso cheriguarda la carenzadi posti nel settore dell’ingegneriaelettronica e dell’informazione. Intesta a questa particolare classificatroviamo gli esperti software (260 leassunzioni difficili su 550, pari al47,4% del totale); gradino d’onore enew entry per gli analisti program-matori (250 su 690, pari al 36,4%),al sesto, poi, scorrendo le varie posi-zioni, si piazzano gli sviluppatori disoftware (1.930, pari al 29,8%), al

decimo posto c’è spazio per i pro-grammatori informatici (1.570assunzioni non stagionali previste,pari al 23,4%). Ma ci sono problemidi assunzione per altri settori nevral-

gici dell’economia nazionale. Siriscontrano difficoltà superiori al35% per quanto riguarda il reperi-mento di esperti per la gestioneaziendale; laureati in scienze econo-mico-aziendali (350 su 930 mancanoall’appello). Seguono i progettistimeccanici; laureati in ingegneriameccanica e navale (490 su 1.420).Ma le imprese lamentano mancanzadi forza lavoro anche tra gli operato-ri commerciali con l’estero (laureatiin scienze economico-aziendali),educatori per disabili (150 su 510assunzioni non stagionali), e tecnicicommerciali in possesso di una lau-rea in scienze economico-aziendali(410 unità). Tuttavia rispetto alloscorso anno, il valore assoluto delladomanda di laureati segna una diffe-renza molto bassa (-600 le assunzio-ni non stagionali previste). Per quan-to riguarda, invece, i diplomati le dif-ficoltà sembrano essere minori,160mila le assunzioni non stagionalipreviste nel 2013, a fronte di 21milaunità che non troveranno spazio (il12,9%). Al calo della domanda delleimprese (6.500 i diplomati richiestiin meno quest’anno rispetto al prece-dente), corrisponde una riduzione

del tasso della difficoltà di reperi-mento di quasi 3,5 punti percentuali.Tirando le somme di questa ricercaappare evidente come ci si trova difronte ad un grande paradosso in

relazione ai numeri sulladisoccupazione giovani-le che mese dopo meseregistrano una crescitacostante e inesorabile.Cosi ha cercato di spi-garne le cause il segreta-rio generale di Unionca-mere, Claudio Gagliardi:“Per quanto la difficoltàdi reperimento segnalatadalle imprese sia que-st’anno molto contenuta,essa continua a interessa-re soprattutto i profilitecnici e specialistici dicui già da tempo abbia-

mo segnalato la carenza. Oggi anco-ra di più occorre mettere in mano ainostri giovani le carte per scegliere –con consapevolezza – la strada cheapra loro un futuro di lavoro e di sod-disfazione e affiancare alla scuolal’impresa, in maniera che i ragazzipossano acquisire un’esperienza dafar valere al momento della selezionedel personale da parte dell’impresa”.

Elbino

Prospettive - 15 dicembre 20132

PRIMO PIANO

Servizio di bioetica“Dott. Angelo Cafaro” __3

3ª edizione del ConvegnoNazionale degli Scrittorid’ispirazione cristiana___3

Giustizia e pace.Al Kiwanis conferenza diMons. Michele Pennisi __4

INFORMADIOCESI

Notizie in breve________8

Dalla Cancelleria:Nomine ______________8

DIOCESI

In ricordo di PadreVincenzo Saitta ________8

La scuola del Concilioecumenico Vaticano II __9

Dai Salesianidi Cibali omaggioa Santa Cecilia _______11

sommario al n. 45

7Direzione amministrazione

e redazione:

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Redazione e amministrazione:

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Questo numero è stato chiuso

alle ore 13.00 di mercoledì 11 dicembre 2013

onde dell’oceano Atlantico (di frontea Città del Capo). Nel 1990, su fortepressione della comunità internazio-nale, Nelson Mandela, viene liberatodopo aver passato 27 anni al buio,lontano dagli affetti più cari e in con-dizioni estreme di solitudine; non glifu concesso di prendere parte né aifunerali della madre, né a quelli del

figlio maggiore, scomparso in unincidente automobilistico. Il resto, èstoria recente, nel 1993 riceve il pre-stigioso riconoscimento, è infattiinsignito del Premio Nobel per laPace per l’impegno nella promozio-ne di un Sudafrica democratico. Maè il 26 aprile del 1994 che segna untraguardo storico: Nelson Mandelaviene eletto Presidente del Sudafrica,il primo di colore, nel giorno in cuianche per la prima volta i sudafrica-

ni neri sono ammessi a votare. Dopoquattro anni di mandato si ritira uffi-cialmente dalla vita pubblica nel1999. E sino alla morte non hai maiinterrotto la sua misericordiosa azio-ne umanitaria, portando avanti la suainstancabile battaglia per la pace e lacomprensione umana oltre ogni con-fine della Terra.Unanime il lutto da parte dellacomunità mondiale. Papa Francescoattraverso un telegramma ha espres-so il suo cordoglio per il compiantoleader pacifista: “È con tristezza cheho appreso della morte di NelsonMandela. Invio le condoglianze a

tutta la sua famiglia, ai membri delgoverno e a tutto il Sudafrica. Rendoomaggio al costante impegno dimo-strato da Nelson Mandela nel pro-muovere la dignità umana di tutti icittadini della nazione e nel forgiareun nuovo Sudafrica costruito sullesolide fondamenta della non-violen-za, la riconciliazione e la verità. Spe-ro che possa ispirare generazioni disudafricani a porre la giustizia e ilbene comune al primo posto delleloro aspirazioni politiche”. AddioMadiba.

®

(continua da pag. 1)

UNA PREZIOSA...

do voce a tutte le persone che sof-frono silenziosamente la fame.Siamo di fronte allo scandalo mon-

diale di circa un miliardo di perso-

ne che ancora oggi soffrono la

fame. Non possiamo girarci dall’al-

tra parte e far finta che questo non

esista”. “Il cibo a disposizione nelmondo basterebbe a sfamare tuttied essendo questo un “bisogno pri-mario” tutte le istituzioni del mon-do hanno il dovere di farsene cari-co.L’auspicio di Papa Francesco è ver-so un Natale che eviti gli sprechi, ilconsumismo esasperato, riportandola centralità della festa sul vero

festeggiato che è il BambinelloGesù che porta gioia e pace agliuomini di buona volontà.Nella domenica “Gaudete” si rin-nova, inoltre, il senso dell’Evange-

lii gaudium, prima esortazione apo-stolica di Papa Francesco, che rac-chiude gli elementi di cambiamentoe di adeguamento dell’organizza-zione ecclesiale nel taglio pastoraleper rispondere alle esigenze dellasocietà civile di oggi, sulla scia delConcilio Vaticano II.Il testo denso di sollecitazionipastorali costituisce, inoltre, unaguida, quasi un work in progress, inpreparazione al Sinodo dei Vescovidel prossimo autunno 2014.

®

(continua da pag. 1)

NASCE...

Imboccare la strada giusta. Ma quale?Lavoro: introvabili 65mila figure professionali

Filodirettocon

Ecco come mettersi in contatto con noi:Ecco come mettersi in contatto con noi:

•• Inviare un’email all’[email protected]

•• Telefonare al numero 095 2500220

o mandare un fax allo 095 8992039

La Fondazione,inserita in un coor-dinamento di Associazioni Antira-ket, ha lo scopo di prevenire ilfenomeno dell’usura, anche attra-verso forme di tutela, assistenza edinformazione.La Fondazione sostiene le famiglieed i piccoli esercizi commerciali aconduzione familiare che versanoin condizione di indebitamento oche sono a rischio di usura o sottousura, con miniprestiti.LA RICHIESTA DEL PRESTITOnon potrà superare la cifra di 15.000, e, dovrà essere necessaria a

coprire l’intero debito contratto.Il prestito sarà estinguibile in ratemensili a tasso agevolato.

Per qualsiasi informazione sullemodalità, si può TELEFONARE

al 345 299 5483 per avere fissatoun appuntamento oppure recarsipresso la Sede della Fondazione,Via Porticello n.10 Catania, il Gio-vedì pomeriggio dalle 16,00 alle18,00

don Giovanni SCIUTO

Presidente Consiglio Direttivo

Fondo di solidarietà antiusura

Fondazione “Beato Cardinale Dusmet - Catania

Domenica 15, alle 17 nell’istitutoSanta Rosa scuola paritaria prima-ria e dell’infanzia delle suoredomenicane del Sacro Cuore, viaAcireale 23/A, serata in onore delservo di Dio Giorgio La Pira, stati-sta, docente, terziario domenicano,una vita vibrante di fede, speranza,carità a 110 anni dalla nascita. Rea-lizzazione a cura dell’Associazione“Rose di Gerico” e con la parteci-pazione degli alunni preparati dal-l’insegnante Doris Occhipinti.

Serata in onore

di Giorgio La Pira

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Incontrare il sentire uma-no, oltre la sua razionali-

tà, come abbiamo scritto, è nei modidel servizio di bioetica. Enunciatanel primo articolo, introduttivo, que-sta prospettiva si compone nelsecondo sul bene della salute. Unbene che nella nostra società vieneconsiderato in maniera assolutistica:imprescindibile per una vita felice.Si identifica, infatti, la qualità dellavita con la quantità del benesserepsico-fisico di cui si gode.L’informazione mediatica, attraversovarie espressioni comunicative, daimessaggi pubblicitari alla diffusionedi notizie relative alle nuove metodi-che diagnostiche o ai farmaci “salva-vita”, indulge a coltivare sentimentidi confidenza con una medicina cheallontana dalla vita la malattia e lamorte consegnandole ad un ambien-te rifuggibile. Come se la natura del-la persona fosse riducibile a merocorpo, a semplice struttura biologica,ed il suo funzionamento riparabile,ove compromesso, con proceduremeccanicistiche, sostitutive o corret-tive, atte, comunque, a riportare lacertezza della salute e del benessere.Va da sé che, in tal modo, non solonon venga considerata la spiritualitàdell’uomo, ma venga indotta la con-siderazione della precarietà dellamalattia.E se la spiritualità, invece, è quellache assicura all’uomo, anche nellamalattia mentale o fisica, di mante-nere la propria dignità e, compatibil-mente con le caratteristiche persona-

li di ciascuno, la capacità di esserefelice e di godere del proprio esiste-re, la precarietà del corpo e dellasalute insistono nella vita come lacertezza della malattia.Siamo disposti, così, a credere chel’artrosi, ad esempio, pur inducendosofferenza, sia una malattia guaribilee che il cancro non lo sia. Ed il modocon cui affrontiamo le loro diagnosi,il loro riconoscimento, i trattamentiche meritano ci mette nelle antiteti-che condizioni psicologiche disuperficialità o di depressione,rispettivamente.È bene notare che l’artrosi è unamalattia inguaribile, mentre il cancropuò esserlo.Da queste considerazioni, banalmen-te esemplificative, deriva, già ecomunque, la necessità di affrontarequestioni sul significato delle paroleche si usano nell’informazione sani-taria, sui toni con cui si esprimono eper contro riflessioni sull’accettazio-ne incondizionata della divulgazio-ne.Sintomi, segni, dolori, deformità.infermità, malattie e perfino corpo ebenessere emergono da un intrico diaspettative descrittive, valutative,esplicative e sociali. I valori di riferi-mento insiti nel fatto di qualificarecircostanze particolari come malattie

o problemi clinici sono condizionatidalle società, dalle loro concezionidella vita moralmente buona e dairuoli sociali che esse riconoscono.Educare a rispettare la propria e l’al-trui salute, così come far conoscerepericoli e rischi legati all’ambiente ead abitudini di vita, è indispensabilee diviene efficace solo se teniamo inconto il significato primo, etimologi-co di educare: tirar fuori. Nel senso

che piuttosto che un deposito diinformazioni nella mente umana, ilprocesso educativo debba connotarsidell’estrazione di quelli che possonoessere i concetti e i sedimenti cultu-rali che nella mente insistono. E que-sto si può fare certamente quando imezzi di comunicazione vengonoutilizzati per canalizzare informazio-ne non interessata. Scevra da obietti-vi dimensionati ad interessi econo-

mici o politici, ad esempio.Un atteggiamento psicologico sere-no ed equilibrato nei confronti dellamalattia eviterebbe ricadute socialionerose sia sotto il profilo culturaleche economico. Eviterebbe il timoreirrazionale di sottoporsi ad un esamedi diagnosi preventiva e, per contro,l’ansia della ricerca a tutti i costi diuna malattia prevenibile. Eviterebbeirrazionali allarmismi dinanzi allascoperta di sempre nuovi fattori dirischi o di malattia che la scienzamedica individua e, per contro, labanalizzazione di pratiche naturali dicura della propria esistenza che ven-gono sempre più consegnate ad unpassato quasi taumaturgico ed empi-rico.Se, così, la malattia ed il dolore van-no combattuti ed evitati con tutti imezzi che la ricerca medica ci mettea disposizione, e con una adeguatainformazione, questa informazionedovrebbe temperare con il senso del-l’inesorabilità della malattia e dellamorte i vezzi salvifici di cui sisostanzia.

Santo Fortunato

Servizio di Bioetica,Studio teologico S. Paolo

Se desiderate avere chiarimenti su

questioni di bioetica, potete contat-

tarci inviando una vostra richiesta al

seguente indirizzo di posta elettroni-

ca: [email protected]

Prospettive - 15 dicembre 2013 3

Il bene saluteServizio di bioetica “Dott. Angelo Cafaro”

“Ènecessario farsibambini per legge-

re la Parola di Dio!”. Con questomonito di S. E. Giuseppe Betori, car-dinale dell’Arcidiocesi di Firenze, èstata inaugurata la terza edizione delConvegno degli “Scrittori d’ispira-

zione cristiana”, che ha avuto luogonello storico Cenacolo di Santa Cro-ce in Firenze, nell’ambito di unimportante progetto CEI che haradunato, anche questa volta, il gotadella cultura non soltanto nazionale.Autorevoli critici, letterari, poeti escrittori si sono confrontati con que-stioni letterarie in bilico tra ispira-zione, fede e teologia. “Sulle tracce

del Dio nascosto” l’intrigante tema,‘agora’ entro cui riflettere. Obiettivoprecipuo indagare la poesia comecanto di stupore di fronte al ripropor-si del mistero della vita. E di poesiasi è parlato anche nel caso di Gesù,vero poeta nel suo ostinato andare incerca dell’uomo, nella pertinacia distare sempre in attesa, dinanzi allaporta del cuore, speranzoso pur nellaconsapevolezza di una serratura chesolo l’uomo può aprire dal di dentro.In totale controtendenza le sessionidel convegno, peraltro impreziositeda un concerto in Battistero e levibranti letture ad opera dell’attore-regista Ugo De Vita. Particolarmentesignificativi i saluti giunti da padreAntonio Dimarcantonio, rettore del-

la Basilica di Santa Croce, e di Ste-fania Fuscagni, presidente dell’Ope-ra di Santa Croce, che tra l’altro haannunciato lo spostamento e la mes-sa in sicurezza del “Cristo” di Cima-bue e di altre opere d’ispirazionereligiosa, oggi patri-monio dell’Umanità.Sapientemente coor-dinato dal sicilianodon Vincenzo Arno-ne, anima dell’inizia-tiva, attivo collabora-tore di “Avvenire” edi “Toscana Oggi”,anch’egli scrittore,saggista e dramma-turgo, il tavolo deilavori ha visto l’in-tervento dello scrit-tore e giornalistaMarco Beck, peraltrocuratore di “Sulle

tracce del Dio

nascosto” del com-pianto Carlo Bo. Attraversando zoned’intuizione pre-cristiana nei poetilatini e greci, Beck traccia un itinera-rio che va dall’“Antigone” (la cuiprotagonista non si piega alle logicheumane riconoscendo una superiorelegge divina) all’“Edipo a Colono”(Edipo, prefigurazione del Cristo,s’immola per salvare Atene dalmale), dalle suggestioni sofoclee aquelle euripidee (Eracle che combat-

te per la libertà, riportando in vita lamoglie e ribellandosi alla divinità;Pentèo che ne “Le Baccanti” sioppone all’isteria delle donne; Ippo-lito, protagonista dell’opera a luiintitolata, allegoria di purezza e

castità, figura pervasa dallo spiritodel monachesimo), dagli interrogati-vi di Pitagora (“In che ho peccato?”),a Virgilio (non solo il Virgilio dell’e-gloga IV, relativa alla nascita di Cri-sto) e Orazio, con il suo “carpediem!”, presentimento interpretabileanche alla luce delle parole di Mat-teo: “Non affannatevi per il domaniche avrà le sue inquietudini, a cia-scun giorno basta la sua pena!”.

D’altronde, come già S. BasilioMagno (che soleva promuovere ilvalore critico e civile degli autoripagani), anche Papa Francesco è unappassionato di letteratura non sol-tanto cristiana. Quindi il poeta Davi-

de Rondoni ha messo afuoco il rapporto tra poe-sia e vita: “Un poeta,quando scrive, mette in

gioco il proprio fiato, l’essenza uma-na, il destino” (non a caso Dantescrive smarrito nella foresta, metten-do in gioco il proprio destino) trami-te un linguaggio che – per dirla conUngaretti – si fa “tensione per l’alte-rità”. Proprio alle prese con questadialettica Mario Luzi chiuderà ilNovecento, secolo della perplessità edello scetticismo, domandandosi“Qual è stata la mia parte?”. È per

tale ragione che la letteratura, secon-do Rondoni, non è da considerarsiuna materia quanto una possibilità dipoetare e di narrare il mondo perconoscerlo, ammettendo che la poe-sia migliore in Italia non è la spiri-tualista bensì quella che rivaluta l’e-sperienza. Ma, adottando la prospet-tiva del poeta australiano Les Mur-ray, la poesia è d’altro canto cattoli-ca poiché tende all’altro, ad avereuna parte, un ruolo nel mondo. PerRondoni, infine, la poesia è “parolarischiosa, non sacramentata”: que-st’ultima spetta ad altri! Per di più,essa è “cifra d’umiltà”, scevra dallavelleità di spiegare il mondo. Aseguire Bernardo Pacini, che haimperniato il suo intervento su di unafondamentale questione: “In chemisura oggi il poeta e lo scrittorepossono essere cattolici?”. Per Paci-ni “la poesia nasce dal dolore, dallaslogatura della caviglia”. In virtù diciò essa non si prefigge di sanarebensì di mettere in luce e di ri-cono-scere”. Il rischio dell’ultima oraincombe allorché la scrittura “copre”la verità con un eccesso di parole.Si deve invece al medico nonchéscrittrice Maria Rita Bozzetti la disa-mina del rapporto intercorrente traDio, letteratura e scienza. Autrice delvolume “Le tragedie della via cru-

cis”, la relatrice ha posto l’accentosull’importanza per l’uomo di nonritenersi padrone della natura e dileggervi in essa quei segni che S.Giovanni addita come cose da com-

Sulle tracce del Dio nascostoNell’ambito di un Progetto CEI la 3ª edizione del Convegno Nazionale degli Scrittori d’ispirazione cristiana

(segue a pagina 4)

Da sinistra alcuni conve-gnisti: Ester Monachino,Angelo Sagnelli, MariaRita Bozzetti, don VincenzoArnone, Gianfranco Lau-rentano, Paola Lucarini,Lucio Zinna, CaterinaTrombetti. In basso Ales-sandro Caluori e GiulianoBellucci.

Studio Teologico S. Paolo

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L’attività culturale perl’anno sociale 2013-

2014 dei Club Kiwanis Catania Est eCatania Etna, presieduti rispettiva-mente dagli avvocati Vincenzo Mar-tines e Giuseppe Spampinato, è statainaugurata congiuntamente dal mee-ting imperniato sulla conferenza del-l’Arcivescovo di Monreale mons.Michele Pennisi avente per tema“Giustizia e pace: lavorare insiemeper realizzare un mondo senza dis-criminazioni”.Dopo le presentazioni a cura delcerimoniere dr Angelo Nassisi, ilclassico colpo di campana e l’esecu-zione degli inni e l’omaggio allebandiere Usa, Europa e Italia, l’avv.Martines nell’introdurre l’illustreospite, che riveste anche l’ufficio disegretario del Pontificio ConsiglioGiustizia e Pace, ha ricordato laGiornata internazionale per i dirittidell’infanzia e dell’adolescenzacelebrata a Catania il 20 novembrecon gli scolari, di diverse razze, del-l’istituto comprensivo Vespucci, insegno di solidarietà con i coetaneiche si trovano in situazioni di vio-lenza ed ingiustizia, come i soldati-bambini. Circa 6mila bambini sonostati arruolati nelle milizie che com-battono nella Repubblica centroafri-cana. “Il Kiwanis”, ha evidenziato ilpresidente di K Catania Est, “èun’organizzazione mondiale impe-gnata a favore dei bambini ed ognianno, in tutto il mondo, festeggia ladata del 20 novembre 1989, in cuil’Assemblea generale dell’ONU haapprovato la convenzione per i dirit-ti dell’infanzia”. “Pace non vuol direassenza di guerra”, ha concluso, “cisono, però, forme di guerre nascoste;faccio due soli esempi: 1. La guerra

finanziaria. Una volta gli Stati veni-

vano conquistati con le armi. Oggi siscommette sui mercati finanziari peril fallimento degli Stati per farearricchire alcuni. 2. La guerra del-

l’immigrazione o demografica”.Mons. Pennisi ha esordito afferman-do che “il tema della pace che si basasulla giustizia è un tema centrale perl’umanità ed anche per la Chiesa”.Dagli interventi dei Papi del Nove-cento, infatti, è scaturito che la ricer-ca della pace si è rivelata come unaspetto essenziale del dialogo dellaChiesa con gli uomini del nostrotempo, un importante banco di provadella testimonianza di carità che icristiani hanno da dare al mondo: DaBenedetto XV che definì la guerra“inutile strage”, fecero sentire la lorovoce Pio XI che invocò l’Onnipoten-te “a disperdere coloro che voglionola guerra”, il servo di Dio Pio XIIche lanciò l’appello “Tutto è perdutocon la guerra, niente è perduto con lapace”, il Beato Giovanni XXIII chepubblicò l’enciclica “Pacem in ter-ris” e per il quale la pace poggiaidealmente su quattro colonne: laverità, la giustizia, l’amore e la liber-tà.Il presule ha sottolineato ancora cheil venerabile Paolo VI, che istituì ilConsiglio Justitia et Pax e la Giorna-ta mondiale della pace, definì “losviluppo nuovo nome della pace”,come il magistero del Beato Giovan-ni Paolo II costituisca una vera edu-cazione alla pace, e come BenedettoXVI, parlando della pace abbiaaffrontato diversi temi importanti:globalizzazione, pandemie, disarmo,crisi alimentare, distorsioni dellafinanza. Papa Francesco, che nellarecentissima esortazione apostolica“Evangelii Gaudium” ha dedicatodue capitoli alla pace, “Il bene

comune e la pace sociale” e “Il dia-logo sociale come contributo per lapace”, ha indicato come tema per la47ª Giornata mondiale della pace:“Fraternità, fondamento e via per lapace”. Fraternità che, come egli hapiù volte mostrato, si realizza inazioni concrete: cibo sufficiente pertutti, sicurezza, medicine, casa elavoro.“Si può dire oggi” ha aggiunto l’Ar-civescovo “che nella Chiesa c’è unadiffusa coscienza che la guerra è unmale che bisogna cercare di evitarein tutti i modi…Sempre più chiaro èapparso anche il nesso tra guerra epovertà e, al contrario, tra pace eprogresso. È il significato del solen-ne binomio: giustizia e pace…LaSanta Sede si è fatta promotrice inquesti ultimi decenni di un ordineinternazionale fondato sul diritto e lagiustizia, indicando i diritti dell’uo-mo e i diritti dei popoli come i fon-damenti della pace…La Chiesa hacercato di sviluppare un complessoed articolato discorso sulla guerra esulla pace, che si rivolge a credenti enon credenti…Se si vuole costruireun mondo più giusto e più pacificobisogna lavorare insieme per realiz-zare un mondo senza discriminazio-ni”. Mons. Pennisi, accennando allacampagna “Lavoro non bombe”,promossa dalla Tavola della pace,per ritrovare un po’ di pace, per usci-re dalla crisi insieme, più liberi edeguali, ha commentato: “Oggi, pur-

troppo, ci sono le guerre perché cisono industrie che fabbricano arma-menti. Ricordo che una volta AldoMoro, in visita al Collegio Caprani-ca di cui ero rettore, fu interpellatosulle industrie belliche italiane. Lostatista rispose che, purtroppo, eraun dramma dell’Italia. Allora biso-gna, come diceva il profeta Isaiaripreso da Giorgio la Pira, trasforma-re le spade in falci e, come afferma-va Raoul Follereau, i carri armati intrattori. Si tratta di garantire il lavo-ro non costruendo armi ma strumen-ti di pace che possano aiutare lo svi-luppo dei popoli, soprattutto del Ter-zo Mondo, dell’agricoltura e diun’industria che badi all’ambiente”.Mons. Pennisi ha concluso la suadotta conferenza con una frase delBeato Giuseppe Puglisi, sacerdote emartire vicino alle sofferenze dei piùpoveri: “Se ognuno fa qualche cosa,allora possiamo fare molto”.Gli interventi programmati hannotoccato diversi punti nodali, alcuniriguardanti il pensiero politico-sociologico di Don Luigi Sturzo sul-la c.d. “guerra giusta”, l’istituzionedi un’autorità mondiale per la pace il

cui tema è stato oggetto dell’ultimasessione plenaria della PontificiaCommissione Giustizia e Pace edanche di Benedetto XVI. Il prof.Alfredo Petralia, in particolare, haricordato le difficoltà che vivono icristiani nei Paesi arabi e ha propo-sto di fare qualcosa di profondo pergli immigrati, specie africani: dare ilnostro aiuto per operare concreta-mente nei Paesi di origine semprepiù impoveriti dall’emigrazione dimassa di tali sfortunati.L’avv. Spampinato ha ringraziatocalorosamente mons. Pennisi peravere accolto l’invito e, nel coordi-nare le istanze dei vari interventi, haannunciato che i kiwaniani cerche-ranno di ospitare a Catania, in siner-gia con l’Università, diversi giovanidei Paesi in via di sviluppo peracquisire quelle conoscenze tecnico-scientifiche, indispensabili per pro-muovere nella loro patria condizionidi crescita e di sviluppo economico-culturale, onde evitare il dolorosoflusso migratorio verso l’Europa, incerca di fortuna, benessere, pace.Ha concluso l’incontro il dott. Nun-zio Spampinato, luogotenentegovernatore della Divisione Sicilia2, il quale ha ricordato le finalità delKiwanis sublimate dalla regola d’o-ro “Fai agli altri ciò che desiderere-sti che gli altri facessero a te” emiranti anzitutto ad affermare lasupremazia dei valori umani e spiri-tuali su quelli materiali, per instau-rare un regno di pace e di giustiziatra tutti i popoli: l’attenzione all’al-tro, allo straniero, all’immigrato, aipopoli sottosviluppati. Dobbiamoreagire alle ingiustizie che offendo-no la dignità dell’uomo. Solo la ret-titudine morale favorisce il raggiun-gimento dei diritti umani in tutti icampi.

Antonino Blandini

Prospettive - 15 dicembre 20134

PRIMOPIANO

prendere in un secondo tempo. Ed è

ancora una volta la Parola a “brucia-

re”, “infiammare”, “bagnare” o “raf-

freddare” cuori e menti. Poetessa,

promotrice culturale, talent-scout,

anima dell’associazione culturale

“Sguardo e Sogno” e presidente per

la sezione fiorentina dell’UCAI

(Unione Cattolica Artisti Italiani),

Paola Lucarini si è invece soffermata

sulla dialettica della rivelazione:

“Non è soltanto Dio a celarsi, anche

noi spesso ci nascondiamo nelle opa-

cità del quotidiano, nelle ombre degli

errori, sottraendoci alla parola e alla

vista del Creatore”. Ma Egli “deside-

ra da noi la passione, la poesia del-

l’animo, il perfetto accordo del

nostro battito con il Suo”. Come poe-

ta e come donna, la Lucarini avverte

però che “il disvelamento non può

avvenire se siamo in una condizione

di cecità spirituale” (“Tu eri in me

ma io ero fuori di me” afferma S.

Agostino). Tuttavia l’inverno del

cuore è preludio al rifiorire dell’esse-

re ed “Egli – con don Primo Mazzo-

lari – ci ama come siamo per farci

diventare come Lui vuole”.

In rappresentanza della cultura sici-

liana il poeta bagherese Lucio Zinna

e la collega agrigentina Ester Mona-

chino hanno entrambi perlustrato le

zone della propria produzione, quel-

le maggiormente irrorate dal mag-

matico afflusso cristiano. Da ateo ad

agnostico, infine credente, così si

racconta Zinna in un itinerario bio-

bibliografico toccante, proprio di

un’umanità alla perenne ricerca,

volontaria o involontaria, di Dio. “La

poesia – confessa – mi ha aiutato a

comprendere la mia religiosità, a

esprimere e vivere i concetti di pros-

simità e di perdono” sulla scia di

figure quali Filippo Neri, Massimi-

liano Colbe, Giuseppe Moscati,

Teresa di Lisieux. Un Dio che il poe-

ta sente ormai accanto e al quale, un

giorno, chiederà spiegazioni per ciò

che non è riuscito a comprendere.

Per Ester Monachino, infine, la poe-

sia è “pasto sacro”, grazie al quale

umano e divino s’incontrano. Da

“Foglie sparse” a “Geometria del

cigno”, “Dall’orizzonte verticale”

alle più recenti “Laiche recitazioni”

l’itinerario poetico della Monachino

si fa ritrovamento di sé, ricerca della

Verità, preghiera potente.

Tra gli autorevoli intervenuti gli scrit-

tori Gianfranco Laurentano, Caterina

Trombetti e Angelo Sagnelli che, con

le loro acute analisi, hanno dato ulte-

riore spessore alla manifestazione. I

loro contributi confluiranno nel volu-

me di atti che raccoglierà i lavori del

convegno. Una due giorni intensissi-

ma con il merito, fra i molti, di aprir-

si a giovani scrittori e a giovanissimi

studiosi che, in prima persona, hanno

preso la parola come relatori. Nel

complesso, l’importante appuntamen-

to culturale ha costituito un’occasione

unica per riflettere sulla nostra condi-

zione di uomini, “terra che riceve luce

dal Sole”, ancor meglio, secondo la

felice espressione di Paola Lucarini –

“raggi dell’Eterno”.

Maria Valeria Sanfilippo

(continua da pag. 3)

SULLE TRACCE...

Dove c’è pace c’è sviluppoGiustizia e pace. Al Kiwanis conferenza di Mons. Michele Pennisi

È possibile consultare l’archivio completo dei numeri precedenti diProspettive inerenti all’intero anno 2012 e parte del 2013 direttamente sulsito del settimanale diocesano ww.prospettiveonline.it. Mentre l’acquistodi copie in archivio avviene solo nella sede del periodico. Inoltrel’abbonamento può effettuarsi anche online.

Archivio ProspettiveAvviso ai lettori

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Prospettive - 15 dicembre 2013 55

La complessità del terri-torio della diocesi e le

difficoltà connesse con il trasporto,per il trasferimento da un paeseall’altro, del vescovo e dei suoi colla-boratori per la visita pastorale, nonpermetteva abitualmente di visitaretutta la diocesi e in breve tempo. Soloraramente venivano visitate le strut-ture ecclesiastiche della città di Cata-nia, dove il vescovo, di fatto, vi eser-citava la sua giurisdizione e il suocontrollo in modo immediato. Erainevitabile che personalmente o permezzo di suoi appositi delegati sirendesse presente, in particolare neicomuni maggiormente distanti dalcentro-diocesi.Non era sempre e solo era il vescovo,comunque, a visitare tutta o in partela diocesi. Suo primo e principalecollaboratore era il vicario generale.Sia il vescovo che il suo vicario, inogni caso, venivano accompagnati daalcuni ecclesiastici, nel ruolo di con-visitatori. Dagli atti apprendiamo chevisite pastorali vennero effettuatepure da qualche vicario capitolare insede vacante. Le prime visite di vica-ri capitolari sono registrate per il sec.XVI, mentre l’ultima è stata indetta il7 aprile 1866 da Gaetano AsmondoPaternò Castello. Il 13 marzo 1730 ilvescovo Pietro Galletti (1729-1757)nominò visitatore generale don Gio-vanni Rizzari: dottore in “utroqueiure”, arcidiacono della cattedrale,preposito della collegiata S. Mariadell’Elemosina, priore del priorato diS. Maria La Cava in Viagrande, com-

missario ordinario del S. Ufficio del-l’Inquisizione e della S. Crociata,vicario generale della diocesi. Men-tre per la terza visita indetta dal Deo-dati de Moncada, sopra segnalata,venne delegato l’ausiliare AntoninoTrigona, vescovo titolare di Geroce-sarea e vicario generale; e in qualitàdi convisitatore il padre maestroAntonino Pennisi dei domenicani.L’ausilio, anche in questo settore, chepuò venire dall’impiego dell’infor-matica permetterebbe sicuramenteuna loro più immediata fruizione incampo storiografico, semplificandol’accesso alle informazioni e la rispo-sta alle diversificate esigenze dellaricerca storica, tenendo sempre pre-sente, però, che la quantità dei datinon può offrire le motivazioni e leconseguenze di quanto si muove sul-la composita scena di una visitapastorale.Indubbiamente tutta questa docu-mentazione non può e non deve esse-re destinata alla semplice conserva-zione. Vi è, infatti, uno stretto rap-porto tra documentazione archivisti-ca e attività pastorale. Meditaredavanti a queste carte di archivio

strappa alla diffusa e illusoria con-vinzione di agire da creatori ex nihilo

nell’attimo fuggente e fa sentirecome ridimensionati nel proprio ruo-lo, perché si avverte di essere non gliiniziatori, ma gli eredi di una grandericchezza, l’anello di una lunga tradi-zione da continuare e da consegnare,poi, ad altri. C’è qualcosa che puòstimolare ad arricchire ulteriormentela storia della parrocchia per il pre-

sente e per il futuro. Ci sono poivalori storici, culturali, scientifici eperfino demografici, che mettonosotto i nostri occhi la realtà delle sin-gole parrocchie, della loro consisten-za, dei loro movimenti, della lorospiritualità, la realtà delle associa-zioni di fedeli, delle confraternite epoi dell’Azione Cattolica, delle isti-tuzioni religiose femminili e maschi-li. Ci sono, come ebbe a dire Paolo

VI “gli echi e le vestigia del passag-gio della Chiesa”, anzi “ del passag-gio del Signore Gesù nel mondo”.Sono certamente da lodare queglistudiosi che consultano queste carte,spesso perché interessati alle chiese,agli altari, alle statue o ai dipinti arri-vando, a volte, a vere scoperte sugliartisti, sui loro itinerari, sulle loroopere. La comprensione di similidati registrati negli atti delle visitepastorali chiede un’indagine piùapprofondita per analizzare il vissu-to del popolo cristiano, la storia deisanti, le intenzioni del committentele opere d’arte, il contesto in cui ven-nero collocate, la funzione destinatead assolvere. Oltre a questi aspetti,in ogni caso, è possibile recuperareelementi per cogliere tratti finalizza-ti a proseguire su altri piani interro-gandosi sul mistero cristiano rappre-sentato, sulla spiritualità espressanelle raffigurazioni mariane e santo-rali, in quale stagione della Chiesa sicollocavano. Si devono a questa“cultura” quelle guide di certe chiesedescritte come fossero un museo,secondo categorie che appaiono pri-ve di anima.Anche per la copiosa documentazio-ne sulle visite pastorali dei vescovidi Catania non sono mancate leattenzioni di storici, ricercatori distoria locale, studenti che, per con-cludere il ciclo di studi, si sonomisurati con la grafia del tempo econ la fatica di far parlare le carte, inmodo da raccogliere tessere delcomposito mosaico che è stata la sto-ria della Chiesa di Catania. Oltre alla consultazione per desume-re notizie specifiche, attinenti alpatrimonio storico artistico e archi-tettonico, in taluni casi le visitepastorali sono state oggetto di speci-fica ricerca, sovente finalizzata allastesura della tesi di laurea. Alcune diesse: G. SCORNAVACCHE, La diocesi di

Catania nella IV visita pastorale del

cardinale G. Francica Nava (1911-

1917); Tesi di laurea, Universitàdegli Studi di Catania, Facoltà diLettere e Filosofia, relatore Prof. S.Leone, Anno Accademico 1986-87;C. BONOMO, Le visite pastorali e la

diocesi di Catania nel XVI secolo;Tesi di laurea, Università degli Studidi Catania, Facoltà di Lettere e Filo-sofia, relatore Prof. S. Leone, AnnoAccademico 1988-89; G. TROMBET-TA, Il clero a Trecastagni dalle visite

pastorali di mons. Felice Regano

(1839-1861); Tesi di Magistero inScienze Religiose, Istituto Superioredi Scienze Religiose S. Luca diCatania, relatore Prof. G. Zito, AnnoAccademico 1990-91; A. SCALISI,Adernò e le visite pastorali di mons.

Felice Regano (1840-1857); Tesi diMagistero in Scienze Religiose, Isti-tuto Superiore di Scienze ReligioseS. Luca di Catania, relatore Prof. G.Zito, Anno Accademico 1991-92.

Gaetano Zito

DOCUMENTI EINFORMAZIONI

dell’Ufficiodi Segreteriaper la VisitaPastorale

Le vestigia del passaggio del

Signore Gesù nel mondo

Eccellenza, con questacelebrazione eucaristica

conclude la sua Visita pastorale nelXIII vicariato, aperta sul sagrato diquesta Chiesa Madre, vigilia del Cor-pus Domini, sabato 1 giugno scorso.(...) In questi mesi intensi e fecondi,lei ha avuto modo di incontrare tan-tissime persone delle nostre due città:i bambini delle scuole dell’infanzia eprimaria, i ragazzi delle scuolemedie, i giovanissimi degli istitutisuperiori. Ha incontrato le municipa-lità e le Forze dell’Ordine. I sacerdo-ti e i consacrati e in ultimo gli opera-tori del mondo del lavoro. Ha presie-duto il CPV, i CPP e i CAE delle sin-gole parrocchie. Si è seduto nel con-fessionale per celebrare il sacramentodella riconciliazione; si è reso dispo-nibile per chi voleva solo parlare colvescovo. Ha incontrato tante fami-glie, i giovani, i gruppi, le associazio-ni ecclesiali e i bambini del catechi-smo. Si è recato nei luoghi di soffe-renza come l’ospedale e il Cenacoloper portare il conforto e la benedizio-ne del Signore. Ha incontrato le Cari-tas parrocchiali, l’Azione Cattolica ele tante aggregazioni ecclesiali.Incantevole e variopinto è stato ilraduno di tutte le confraternite dellenostre cittadine.Non ha dimenticato neppure i nostricari defunti che riposano nel cimiterocelebrando la s. Messa in loro suffra-gio proprio questa mattina. È statobello avere tra noi il Vescovo per tut-ti questi giorni, vederlo camminare

tra i nostri vicoli, passare nei nostriquartieri, entrare nelle case di alcuniammalati; ma è stato ancora più bellovedere lei, eccellenza, così a suo agioe felice di stare tra noi, con i suoi

fedeli. In questi giorni, attraverso lapersona del Vescovo, abbiamo speri-mentato la presenza dolce e tangibiledi Gesù Buon Pastore; d’altra parte èGesù stesso che ha detto agli aposto-li: Chi accoglie voi accoglie me (Mt10,40). Per cui la visita del Vescovol’abbiamo riconosciuta come visitadel Signore. Oltre a lodare e benedireil Signore, vogliamo ringraziareanche lei, eccellenza, per essere statotra noi con discrezione e disponibili-

tà; per averci ascoltato con amabilitàe senza fretta. Ma soprattutto le espri-miamo gratitudine per l’incoraggia-mento che ha profuso nelle nostrecomunità cristiane. (...) Ha ricordato

che Cristo è il cen-tro! Ci ha invitato ari-centrare lenostra esistenze e lenostre parrocchiesu Cristo, a riparti-re da Cristo, adascoltarlo, ad impa-rare da lui. Alasciarci guardaredal Signore, a tene-re acceso il fuocodella sua amicizia.Noi siamo solooperai della vignadel Signore, servinon necessari, tralciche portano fruttosolo se uniti allavite. Inoltre, hapure ricordato chedove c’è vera vita

in Cristo, c’è apertura all’altro. Chimette Cristo al centro sente il biso-gno di decentrarsi, di uscire. Unionecon Cristo – incontro con l’altro sonodue movimenti che vanno di pari pas-so. Per questo lei ci ha esortati aduscire dalle nostre “isole felici” chesono i nostri gruppi, movimenti eassociazioni per testimoniare Gesùnelle “periferie esistenziali”. Gesù loaveva detto: Andate in tutto il mondo

e proclamate il Vangelo ad ogni crea-

tura (Mc 16,15). (...) Ha ribadito atutti noi il senso di corresponsabili-

tà che ogni fedele dovrebbe avere;infatti, in forza dei sacramenti dellainiziazione cristiana, noi siamo Chie-sa e nessuno nella Chiesa ha un ruolosecondario, nessuno ha una partemarginale.Nessuno nella Chiesa deve esserespettatore ma nell’opera di salvezzaognuno è protagonista. Ciascunodeve poter dire: cosa posso fare io?Come posso impegnarmi? Come miposso mettere a servizio? Tutto que-sto non significa necessariamentefare grandi cose o gesti clamorosi ofatti spettacolari, ma dare la persona-le disponibilità alla propagazione delRegno di Dio. Oggi si conclude laVisita pastorale ma non si concluderàil nostro impegno nella vita pastorale;faremo tesoro dei suggerimenti e del-le indicazioni che ci ha consegnatoper dare un volto missionario allenostre parrocchie. Continueremo apregare per lei come insistentementeci ha chiesto dal momento che laVisita pastorale continua in un altrovicariato di Catania. Ringrazio isacerdoti, i consacrati e i tanti fedelidelle nostre comunità che si sonoprodigati generosamente in modo chequesto evento di passaggio della gra-zia di Dio fosse un evento ecclesiale,un “dono di Dio Padre per la nostraChiesa”.

Don Giovambattista Zappalà

Vicario Foraneo

Sintesi del Discorso del Vicario Foraneo

Conclusione della Visita Pastorale nel XIII Vicariato

5

Storia e visita pastorale (3)

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Prospettive - 15 dicembre 20136

SPECIALE VISITA PASTORALE

66

L’inizio dell’Avvento èpraticamente il Capo-

danno (liturgico) di noi cristiani enel V Vicariato l’abbiamo festeggia-to con una Eucaristia solenne, con-celebrata dal nostro Vescovo Mons.Salvatore Gristina insieme ai dieciparroci del Vicariato.La comunità del V Vicariato haaccolto il nostro Arcivescovo sabato30 novembre alle ore 19 nella chiesaCuore Immacolato di Maria, che hadato inizio alla Visita Pastorale. Le

parrocchie, che sono visitate dal 1°dicembre 2013 e lo saranno fino al 7giugno 2014, si sono a lungopreparate per vivere questo periododi Grazia, con il particolare impegnodei parroci, grazie alla collabo-razione dei laici, ma soprattutto conl’aiuto della Vergine Maria, partico-larmente venerata in questo vicaria-to. Sei su dieci le chiese dedicate allaMadonna; infatti, oltre le parrocchiedi Cristo Re, San Giovanni Apostolo,San Giuseppe in Ognina e Santa

Lucia, le altre sono dedicate a Maria:Santa Maria della Salute, SantaMaria in Ognina, Cuore Immacolatodi Maria, Santa Maria della Guardia,Santa Maria delle Grazie e MarisStella. Abbiamo pregato Gesù per il nostro

Vescovo Salvatore che viene a vis-

itarci nel Tuo nome, sia immagine

viva ed autentica di Te buon Pastore,

e con questo spirito di amore il Vic-ario Foraneo don Franco Longhi-tano, ha dato il benvenuto al nostro

Arcivescovo ricordando l’impegnoche Mons. Gristina aveva preso pri-ma del suo insediamento e che hasempre mantenuto.Lo stesso Vescovo, prendendo spun-to dalla lettera di San Paolo apostoloai Romani, nell’omelia ha esortato ifedeli ad essere consapevoli del

momento che stiamo vivendo:

KAIROS (tempo di grazia), ed anco-ra, ecco il senso dell’Avvento: verso

una vita d’amore verso Cristo e ver-

so il prossimo. Molti sono i rischi

che si contrappongono alla con-

sapevolezza del momento; la vigi-

lanza consiste proprio nel non per-

mettere che nulla ci distolga dal nos-

tro impegno cristiano affinché non si

sprechi la nostra vita ed i talenti che

il Signore ci ha affidati. Concluden-do con una certezza: La Vergine

Maria Santissima ci aiuterà a cam-

minare così insieme, nella gioia e

fraternità nella semplicità e nella

Verità.

Il Signore è passato e lo si vedeva daivisi gioiosi dei partecipanti che SuaEccellenza benediva all’uscita dellaMessa, e già pronto per cominciarel’indomani la visita nella parrocchiadi Cristo Re. Siamo tutti in attesa chel’inviato dal Signore ci venga a vis-itare nelle nostre parrocchie, senzadimenticare gli altri incontri nel vic-ariato con i ‘Membri di Vita Con-sacrata’(11.12 ore 17,30 presso Isti-tuto Sacro Cuore di via Milano,47),con i ‘Catechisti’ (febbraio 2014),con la ‘Caritas’ (marzo), con il‘Clero’ (marzo), con il ‘Mondo dellavoro’ (aprile), con il ‘ConsiglioPastorale Vicariale’ (maggio), con le‘Aggregazioni ecclesiali’ (maggio),per chiudere la Visita Pastorale conla celebrazione della Santa Messanel giardino della chiesa Santa Mariain Ognina.

Tanino Maugeri

Apertura della Visita Pastorale al V Vicariato

L’incontro tanto atteso

La visita pastorale, si èdetto, è occasione di

un’accoglienza vicendevole checomincia con l’ascolto reciproco.Per cogliere il senso concreto dell’a-scolto umano si deve fare riferimen-to all’ascolto biblico cominciandocon il dire qualcosa dell’ambientestorico di chi ha ascoltato e racconta-to l’autorivelarsi di Dio. Invito ipazienti lettori a non scoraggiarsi perun percorso di conoscenza che deveinoltrarsi negli ardui territori dell’e-segesi e della storia biblica. C’èaccordo tra gli studiosi nel ritenere laredazione ultima dei libri veterote-

stamentari il punto di arrivo di unlento e differenziato processo disedimentazione storico-culturale cheha raggiunto la sua forma finale solotardivamente, intorno al periodo delSecondo Tempio. Per la datazione digran parte della scrittura ebraica, lalunga e ancora oscura stagione delpost-esilio sadocita, rappresenta unragionevole compromesso tra l’enfa-tizzata età monarchica e la vivace eturbolenta epoca ellenistica. Il libro

dei Proverbi che noi possediamo puòaver raggiunto la sua massimaespansione redazionale in un tempomolto prossimo all’ordinata ma vela-ta stagione delle satrapie persiane. Ilprocesso redazionale di Proverbi,anche nella parte dove più scontatasembrava l’origine antica e popolare,i capitoli dal 10 al 29, si presentacome opera di scrittura unitaria chesi segnala per il suo carattere eruditoe per la sua apprezzabile rifinitura

letteraria. L’origine colta della formaredazionale, non dimostra però lamatrice curiale e palatina del libro,rinvia piuttosto a un ristretto cetointellettuale, ancora oggi di non faci-le identificazione. Le caratteristicheessenziali si possono individuare:- nell’evidente formazione elitariadella professione scribale, apertaagli influssi laici e prammatici delleculture del vicino Oriente;- nello stile prevalentemente dida-

scalico dell’autore caratterizzato dal-la preminente e dichiarata intenzio-nalità pedagogica, orientata in sensoetico-religioso; - e nella funzione critica di media-zione formativa, assunta verso legiovani generazioni, per traghettareintegra la tradizione credente degliantichi in un tempo di complessa e3incerta transizione epocale, in uncontesto storico dove inesistenti, ocomunque ininfluenti, sono le tipi-che funzioni istituzionali del giudai-smo.Le due ultime note distintive rivela-no il ruolo precipuo svolto dall’ope-ra sapienziale come luogo dellamediazione culturale e teologicasvolta dagli scribi e ci aiutano a capi-re il senso di quella maggiore atten-zione prestata più all’atto del cono-scere che al conseguimento del suc-cesso. La ricerca della sapienza èindirizzata all’acquisizione dei crite-ri del discernere secondo Dio piutto-sto che alla riuscita utilitaristica del-l’agire. Anche nella prima raccolta (icapitoli 1-9), la stessa personifica-zione della Sapienza assolve un’ana-loga funzione di forte stimolo intel-lettuale, di giusto orientamentomorale e di appassionata ricerca reli-giosa. Diversamente da quanto èdato di riscontrare nelle culturedidattiche egizie e babilonesi, il gio-vane inesperto è invitato, e quasispinto con insistenza dalgenitore/maestro a disporsi all’ascol-to.+Deve imparare ad ascoltare nontanto per mettere in opera comporta-menti prudenti e interessati, quantopiuttosto per perseguire, con tutte lesue forze, un rapporto personale,addirittura di tipo sponsale, con l’a-mabile sapienza.

Don Giuseppe Bellia

L’ascolto reciproco secondo i sapienti

Vedete quanto è arricchentepoter dialogare, mettereinsieme esperienze, punti divista: è bello potersi confron-tare Quante cose apprendia-mo se ci mettiamo in ascoltosincero l’un dell’altro?

La Visita pastorale è unmomento di verifica per vede-re come ci troviamo. Ringra-ziamo il Signore per tutto ilbene che c’è, prendiamoanche coscienza che il cam-mino continua con i lati posi-tivi e con i lati problematici.

È importante che si lavoriinsieme affinché, come fruttodella Visita pastorale, ci siaquesta maggiore comunionetra le parrocchie per essere la

Chiesa di Cri-sto e per met-tere insiemele cose belleche ha ognicomunità.

La bellezza delle parrocchienon è certamente di isolare,ma di offrire la possibilità diun servizio, di una vicinanzapiù attenta alle persone emettere insieme le energie.

Bisogna uscire e noi sacer-doti dobbiamo essere i primia essere convinti di questo.Mettiamoci tutti di buonalena, rispondiamo tutti all’a-zione dello Spirito Santo,nella preghiera, che ci spingeanzitutto a più grande comu-

nione.

La Chiesa opera, rende unservizio ma nella misura incui è autentica, quindi latestimonianza è essenziale. Equesto ci unisce tutti. Le atti-vità che svolgiamo sono unaconseguenza.

Noi abitualmente siamo bra-vi nel progettare, grazie aDio cresciamo nell’impegnoper realizzare i progetti,quello che alcune o tante vol-

te manca è la verifica. Ènecessario pure fermarsi evedere a che punto siamo.

Il Signore è sempre con noi,il Signore agisce, fortifica ilnostro impegno quindi nonscoraggiamoci in questotempo di crisi, ma viviamolada cristiani, con la luce e conla forza della fede nella testi-monianza.

Il Signore ci accompagna eci tiene per mano.Non dobbiamo perdere lafiducia in Lui e la nostra vitadeve “parlare” di Lui con latestimonianza molto più del-le parole.

®

LA VISITAPASTORALEin flash

«Questo primo viaggioè proprio per trovare

i giovani, ma trovarli non isolati dallaloro vita, io vorrei trovarli proprio neltessuto sociale, in società. Perchéquando noi isoliamo i giovani, faccia-mo un’ingiustizia; togliamo loro l’ap-partenenza. I giovani hanno un’appar-tenenza, un’appartenenza ad una fami-glia, a una patria, a una cultura, ad unafede… Loro – davvero! – sono il futu-ro di un popolo: questo è vero!».Le parole di Papa Francesco ai giorna-listi durante il volo verso la GMG diRio de Janeiro sono anche il punto dipartenza di questo libro-sussidio delprof. Marco Pappalardo (Docente diLettere del Liceo “Don Bosco” diCatania, pubblicista, addetto stampadella festa di S.Agata per la BasilicaCattedrale di Catania, collaboratoredel quotidiano Avvenire e La Sicilia,

scrittore giunto al quattordicesimolibro tra le editrici Elledici, San Paolo,Vaticana, Il pozzo di Giacobbe, Effatà)che si propone, a pochi mesi dalla finedi questo grande evento di fede, di nonfar cadere la ricchezza ricevuta in queigiorni. Desideriamo offrire da leggeree meditare, personalmente o in gruppo,ad adolescenti, giovani e “giovani nelcuore” i discorsi del Santo Padre divisiin brevi pensieri che li aiutino nel vive-re quotidiano a riscoprire la bellezzadella fede e ad esserne testimonicoraggiosi: «Cristo ha fiducia nei gio-vani e affida loro il futuro della suastessa missione: “Andate, fate discepo-li”; andate oltre i confini di ciò che èumanamente possibile e generate unmondo di fratelli. Ma anche i giovanihanno fiducia in Cristo: essi non hannopaura di rischiare con Lui l’unica vitache hanno, perché sanno di non rima-

nere delusi». (Papa Francesco - Ceri-monia di benvenuto - Palazzo Guan-abara di Rio de Janeiro)Ogni capitolo del libro ha nel titolo lachiave di lettura, nell’apertura dell’Au-tore - in corsivo - una provocazione,nel testo di Papa Francesco – sempretra virgolette - il cuore del messaggio;poi ci sono alcune domande per lariflessione personale o di gruppo, unasemplice preghiera che nasce dalla let-tura, lo spazio per scrivere alcuni pen-sieri e infine un possibile impegno daprendere in linea con quanto meditatoe pregato.Il libro desidera raggiungere, diretta-mente o attraverso gli educatori, tuttigli adolescenti e giovani che sonocoinvolti nelle parrocchie, negli orato-ri, nelle associazioni del tempo libero edi volontariato, nei movimenti, nellescuole, non solo quelli che sono stati a

Rio per la GMG, ma i tantissimi rima-sti a casa e comunque coinvolti dalgrande evento di fede anche grazie adiniziative locali o attraverso televisionee social network, perché lo spirito del-la Giornata Mondiale della Gioventùcontinui nella vita. Tocca a voi!

®

Il nuovo libro di Marco Pappalardo dal titolo“Abbiate il coraggio di essere felici.

Pensieri di Papa Francesco per i giovani”

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Prospettive - 15 dicembre 2013 7

SPECIALE VISITA PASTORALE

Dalle Relazioni Pastora-li che ogni parroco

durante la Visita presenta come frut-to del Questionario le cui rispostesono pensate col Consiglio PastoraleParrocchiale, coi diversi gruppi, e apiù riprese fino ad esaurire ledomande proposte, emergono quasisempre cose da fare affinché lacomunità parrocchiale possa andareavanti per il meglio. Alla luce diquelle domande lo Spirito suscitapersone di buona volontà che vedonociò che manca ad un annuncio piùincisivo o per una pastorale piùincarnata e presente nel territorio.Quanto proposto per realizzarlo è ilcontenuto di una vera e propria pro-gettazione pastorale. È chiaro cheDio agisce e scrive anche su righestorte, ma Lui non si sostituisce atutto quello che noi possiamo fare.Noi dobbiamo progettare nella con-sapevolezza di centrare gli obiettivilasciando anche l’eventuale spazioper l’azione imprevedibile di Dio.L’obiettivo finale della TeologiaPastorale è quello di progettare l’a-zione pastorale. È necessario cono-scere alcuni elementi utili per pro-gettare o riprogettare un’azionepastorale e, anche se la salvezza èdono di Dio, non possiamo esimercidal fare intelligente “mediazione sal-vifica” in risposta a domande e situa-zioni sociali, religiose, ecc. Questochiede alla Comunità Cristiana diresponsabilizzare gli operatoripastorali, i gruppi e i movimenti contutte le altre realtà ecclesiali presentiad essere disponibili a servire consapienza. Progettare significa smet-tere d’improvvisare! È smettere concoraggio di ripetere e d’impiegaretante energie buttate al vento, macominciare ad interrogarsi se stiamorispondendo a domande concrete ese stiamo facendo lievitare la realtàumana verso il Regno di Dio, rispon-dendo e incidendo sulle situazioni esfide dell’oggi.Progettare è prevedere e pensare pri-ma di agire per poter scegliere lastrada migliore e raggiungere unameta, con obiettivi intermedi. Si trat-ta di passare dalla ripetizione oimprovvisazione pastorale ad unaintelligente Progettazione Pastorale.Progettare è riprendere decisioniopportune e fare scelte coraggiose.Punto di partenza è immettersi in un

processo di gra-duale conversionepastorale, di rin-novamento perma-nente per meglioservire il Vangelo.Progettare nascedalla missionedella Chiesa checollabora con lagrazia di Dio percapire e scrutare isegni dei tempi,in te rpre tandol ialla luce del Van-gelo e rispondereagli interrogativi;progettare è colla-borare al disegnodi salvezza per ilmomento storicopresente, che biso-gna conoscere,analizzare colcontributo dellescienze umane e soprattutto alla lucedella fede (Cfr. GS 11). Le motiva-zioni per progettare sono diverse:- Sul piano prevalentemente socio-culturale appare improrogabile laProgettazione Pastorale per la com-plessità dei problemi: dal forte erepentino mutamento della società,dalle persone presenti che la vivono;dal fatto di corresponsabilizzare ifedeli nella partecipazione collettiva

e così affrontare i problemi riguar-danti persone e comunità.- Sul piano Teologico-Pastorale laprogettazione è necessaria perché cisia una pastorale incarnata e fedelealla carità di Cristo per evangelizza-re secondo i gemiti dello Spirito(Cfr. Rom 8,18).Occorrono comunità costruite nellacomunione e nella corresponsabilità.Questo lo esige l’ecclesiologia di

comunione nella partecipazione atti-va di tutti i battezzati, con le sceltepastorali condivise, con gli stessiobiettivi da raggiungere, nell’esigen-za di una progettazione partecipata.La Progettazione in molte Chieseparticolari s’è rivelata utile per rin-novare mentalità incallite attraversouna diagnosi coraggiosa nel guarda-re la situazione dove operare, a par-tire dalle priorità viste con gli occhi

della fede e la coscienzamissionaria, scegliendoobiettivi, fatti propri e divisinel lavoro tra battezzaticapaci di portarli avanti.Questo ha indotto i fedeli adappassionarsi per il Regno diDio, a provarci con coraggionelle concrete esperienze dipartecipazione e di corre-sponsabilità. Se non c’ècoraggio e sensibilizzazioneda coinvolgere quanto menoi partecipanti ai gruppi, allerealtà ecclesiali, ai consiglipastorali e agli altri organi-smi di partecipazione, com-presi sacerdoti, religiosi,persone di vita consacrata,

ministri istituiti o di fatto, non sipotrà mai agire nell’intento missio-nario sul territorio. Solo quandosaranno motivati e pienamente con-vinti si potrà realizzare un rinnova-mento della prassi ecclesiale. Soloallora si potrà imbastire e concretiz-zare il Progetto Pastorale.

Don Pietro Longo

Il Vicario per la Pastorale

Il parroco è il pastore pro-

prio della parrocchia affi-

datagli, esercitando la cura pastorale

di quella comunità sotto l’autorità del

Vescovo diocesano, con il quale è

chiamato a partecipare al ministero

di Cristo, per compiere… le funzioni

di insegnare, santificare e governa-

re…a norma del diritto. In quanto“pastore proprio” di una determinatacomunità di fedeli, il parroco ne èresponsabile non solo sotto gli aspettisacramentali, liturgici, catechetici ecaritativi, ma anche sotto l’aspettoamministrativo. Il parroco è il legalerappresentante della parrocchia, ne èl’amministratore unico. Anche se lasua responsabilità amministrativa èesercitata sotto l’autorità del Vescovodiocesano ed esige la collaborazionedi altri presbiteri o diaconi e con l’ap-porto dei fedeli laici; tuttavia, laresponsabilità del parroco sulla

amministrazione della parrocchia èpersonale. Il parroco come ammini-stratore della parrocchia è tenuto aquanto previsto nei canoni 1281-1288. Tra questi canoni, il 1284 elen-ca alcuni doveri amministrativi delparroco che sono oggetto di verificadei convisitatori della visita reale. Ilcanone, prima di elencare i doveri,nel paragrafo 1 esordisce con una for-mula utilizzata anche nel diritto civilee che cioè tutti gli amministratorisono tenuti ad attendere alle loro fun-zioni con la diligenza di un buon

padre di famiglia. La diligenza delbuon padre di famiglia, indica l’atten-

zione, la prudenza, la perizia richiestaall’uomo medio per svolgere, in vianormale, una certa attività. Solo dopoquesta affermazione il canone elencai doveri che il parroco deve osservareper essere un diligente “buon padre difamiglia”. Infatti, il paragrafo 2 dettaquanto segue:1°: vigilare affinché i beni affidati

alla loro cura in qualsiasi modo non

vadano distrutti o subiscano danneg-

giamenti, stipulando allo scopo, se

necessario, contratti di assicurazio-

ne. I parroci devono preoccuparsi aconservare, riparare, difendere i beniloro affidati come se fossero beni pro-

pri, anzi l’attenzione per questi benideve essere maggiore proprio perchési è consapevoli di amministrare beninon propri. 2°: curare che sia messa al sicuro la

proprietà dei beni ecclesiastici in

modi validi civilmente. Il buon padredi famiglia si preoccuperà a ricercaree mettere al sicuro i titoli di proprietàdei beni affidatigli perché possa farlivalere nei confronti di terzi che nerivendicassero la titolarità.3°: osservare le disposizioni canoni-

che e civili o quelle imposte dal fon-

datore o dal donatore o dalla legitti-

ma autorità e badare soprattutto che

dall’inosservanza delle leggi civili

non derivi danno alla Chiesa. Il par-roco deve, non solo osservare le leggicanoniche ma anche quelle civili, eglideve essere di esempio ai suoi fedelimostrando di osservare le leggi delloStato; un buon cristiano è anche unbuon cittadino.4°: esigere accuratamente e a tempo

debito i redditi dei beni e i proventi,

conservandoli poi in modo sicuro

dopo la riscossione ed impiegandoli

secondo le intenzioni del fondatore o

le norme legittime. Se la parrocchiapossiede dei beni che possono esseremessi a reddito, un buon parroco sipreoccuperà a farlo, cercando di nonsottostimare tali beni, di riscuotere iredditi puntualmente e utilizzarli oinvestirli con giudizio per il bene del-la parrocchia.

Don Rosario Balsamo

Ufficio Amministrativo

Curia di Catania

Visita Pastorale e Progettazione Pastorale

IL PARROCO: prudente e diligentecome un buon padre di famiglia (prima parte)

Dai frutti si riconosce l’albero

“Fa’, o Signore, che laVisita pastorale por-

ti abbondanza di frutti...”, così recitala preghiera della visita pastorale cheabbiamo imparato a recitare nell’an-no in cui l’Arcivescovo, Mons. Sal-vatore Gristina ha svolto la VisitaPastorale nel nostro ottavo vicariato.E sembra che questi frutti stianoveramente arrivando al popolo diDio guidato dal nostro Pastore. Infat-ti per il secondo anno consecutivo,nel mese di novembre, si è svolto,nell’ottavo Vicariato, il Corso perOperatori Pastorali.Gli incontri si sono tenuti nel salonepresso la parrocchia di S. AngelaMerici in Misterbianco e, seguendola formula dell’anno precedente,

sono stati strutturati in due settima-ne, in tre serate consecutive.Seguendo le indicazioni della dioce-si di Catania per il nuovo anno pasto-rale “Dall’anno della fede alla edu-cazione permanente della fede” sonostati approfonditi alcuni aspetti del-l’educazione.Questi gli argomenti trattati nelle seiserate:Il 12 novembre “Nelle terre dell’edu-cazione”. Relatore il prof. MarcoPappalardo.Il 13 novembre “L’educazione nellapedagogia di Dio”.Il 14 novembre “L’educazione nellacatechesi”.Questi due temi sono stato esposti dadon Angelo Mangano, parroco di S.

Nicolò in Misterbianco.Il 19 novembre il Sac. Salvatore Rei-na, parroco di S. Angela Merici edella Divina Misericordia, ha trattatoil tema “Educare alla Famiglia”.Il 20 novembre, il Vicario episcopaleper la pastorale, don Pietro Longo,ha parlato su come “Educare allapartecipazione tra gruppi e realtàdiverse”. Infine il 21 novembre ildiacono Santo Rizzo, della Parroc-chia S. Nicolò, ha approfondito iltema “Educare allo spirito di servizio-Siamo servi o padroni?”Nella serata conclusiva tutti gli ope-ratori pastorali hanno chiesto coninsistenza una formazione perma-nente, poiché il loro servizio nellediverse realtà in cui operano sembra

essere ogni giorno più difficile emolto spesso non si sentono pronti arispondere adeguatamente allerichieste che vengono poste loro datutte le persone che si rivolgono ocon una richiesta di aiuto, o perchédesiderano ricevere un sacramento osoltanto per essere ascoltati e sentir-si meno soli.I relatori hanno assicurato la conti-nuità della formazione ma hannoanche invitato ogni operatore pasto-rale ad attingere la propria forza dal-la Parola di Dio professata e testimo-niata.

Agata Motta

Segretaria del CPV

dell’VIII vicariato

Corso per Operatori Pastorali nell’VIII vicariato

Incontro di formazione opera-tori pastorali VIII vicariato

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Prospettive - 15 dicembre 20138

SPECIALE VISITA PASTORALE

Vedere una grande Chie-

sa Madre, stracolma di

fedeli, commossi tutti ed alcuni

piangenti, pregare uniti al Pastore

della Diocesi che celebra assieme a

circa quaranta sacerdoti, attorno ad

una bara, ancora scoperta, ove giace

il corpo inerte di un prete, è segno

che, nonostante tutto, la speranza

non è ancora morta.

Appena un anno ed ecco un altro

funerale, nella stessa chiesa, con gli

stessi fedeli nella cittadina di Bronte

che piange, ancora una volta, un

altro suo figlio, tanto caro, anche lui

Sacerdote di Dio, che a sessantasette

anni, è stato chiamato dal Pastore

eterno per continuare lassù il suo

cantico di lode.

Un anno, infatti, è trascorso dalla

morte di Mons. Antonino Longhita-

no e, lo scorso 1 dicembre 2013, ci

ha lasciato anche il carissimo SAC.

SAITTA VINCENZO Arciprete

Parroco della Chiesa Madre di Bron-

te.

Non era ancora anziano, ma quel ter-

ribile male che non perdona, l’aveva

ridotto, in quest’ultimo periodo, ad

un larva ambulante, uno scheletro

semovente, un rudere di uomo.

E, tuttavia, gli era rimasta una gran

voglia di vivere, un’ansia per conti-

nuare a combattere, un desiderio

vivissimo di dare il resto degli anni

che gli rimanevano per il bene spiri-

tuale delle anime che gli erano state

affidate.

Don Vincenzo Saitta era nato a

Bronte il 28 gennaio del 1945 e

Brontese doc era rimasto, soprattutto

nella particolare flessione di voce,

propria del suo paese.

Aveva avuto una particolare e pro-

fonda formazione umana e religiosa

frequentando i primi anni di ginnasio

al Piccolo Seminario di Bronte: I

suoi Superiori, ancora viventi, lo

descrivono come un ragazzo volitivo

e volenteroso, semplice, generoso,

“genuino”.

Poi, nel Seminario Maggiore compì

tutti i suoi studi e perfezionò la sua

formazione spirituale ed ecclesiasti-

ca e fu ordinato presbitero il 25

luglio 1971 per le mani di S.E.Mons.

Domenico Picchinenna, nella chiesa

Madre di Bronte.

Prima nomina: Vicario Cooperatore

a Catania nella Parrocchia N.S. di

Lourdes, ove rimase appena un

anno.

Fu inviato, quindi, nel 1972, sempre

come Coadiutore, a Maniace.

Direi che Don Vincenzo Saitta, pro-

prio lì, in quello sperduto Villaggio

(allora non era neppure Comune)

irrobustì la sua formazione sacerdo-

tale accanto allo zelante suo Parroco

con cui,insieme, cor unum et anima

una, fecero nascere, crescere ed

ingrandirsi una Comunità che prima

non esisteva.

Rimase a Maniace fino al 1986. A

Bronte, intanto, in una zona un po’

distante dal paese si era formato un

nuovo agglomerato di famiglie,

abbandonate però a se stesse, senza

assistenza religiosa, senza chiesa.

Ci voleva, per quella zona, un prete,

giovane, forzuto, aduso alla fatica,

pieno di iniziative, intelligente,

capace di saper inghiottire anche pil-

lole amare.

L’Arcivescovo S.E. Mons. Picchi-

nenna, che parlava poco ma riflette-

va molto, capì che Don Vincenzo

Saitta era l’unico uomo giusto per il

posto giusto. E non sbagliò!

Don Vincenzo, che a Maniace, s’era

già formato le ossa, fu pronto per

il…volo.

Come un buon agricoltore, si rim-

boccò le maniche e cominciò, per

prima, a seminare la Parola di Dio, in

maniera semplice, ma efficace e a

poco a poco, cominciando dai fan-

ciulli, riuscì a far sorgere assieme ad

una nuova e genuina Comunità,

anche una nuova chiesa, moderna

per un verso, accogliente e raccolta

al pari di una chiesa antica.

Quattordici anni di duro, indefesso

lavoro. Poi, quasi a ricompensa per

l’ineccepibile servizio pastorale,

S.E. l’Arcivescovo Mons. Luigi

Bommarito il 1° settembre del 2000,

lo nominò Arciprete Parroco della

Chiesa principale di Bronte.

P. Saitta ha avuto altri incarichi: da

tanti anni era stato Assistente dei

Maestri Cattolici ed alcuni mesi fa

era stato nominato anche Rettore del

Santuario di Maria SS.Annunziata.

Purtroppo Don Vincenzo, da qualche

anno, ha dovuto imboccare la Via

della Croce, una Via troppo pesante

per lui, una via che non si aspettava,

lui così pieno di vitalità e di salute.

Fino all’ultimo è rimasto, però, al

suo posto sopportando per le anime,

nel suo corpo, ciò che manca ai pati-

menti del Cristo (Col. 1/24), con

pazienza e rassegnazione pensando

che tutto sarebbe servito per il bene

suo e della sua Chiesa.

Bronte piange i suoi Sacerdoti che,

man mano, se ne vanno ed ha ben

ragione. Bronte che per il passato è

stata una fucina di presbiteri non sa

rassegnarsi.

Coraggio, BRONTE, non piangere;

ma ritrova le tue forze, le tue ener-

gie, il tuo entusiasmo, e sarai nuova-

mente fucina di splendide, preziose

vocazioni.

Mons. Mauro Licciardello

L’uomo giusto per il posto giusto

Ufficio di Cancelleria

S.E. Mons. Arcivescovo ha nomi-

nato:

- In data 27 novembre 2013, ilRev.do Sac. ANTONIO SAPIEN-ZA Amministratore Parrocchialedella parrocchia Nostra Signora diNazareth oltre Simeto in Catania;

- In pari data, il Rev.do Don FRAN-CESCO BONTÀ S.d.B. Cappella-no della comunità “Casa S. Cateri-na da Siena” delle Suore Domeni-cane Missionarie di S. Sisto inCatania;

- In pari data, il Rev.do Sac. LUIGISETTEMBRE Parroco della par-rocchia S. Vincenzo Ferreri in Sar-ro in Zafferana Etnea;

- In data 04 dicembre 2013, ilRev.do Sac. NUNZIO CAPIZZI

Amministratore Parrocchiale dellaparrocchia SS. Trinità in Bronte,Rettore del Santuario Maria SS.Annunziata in Bronte e Commissa-rio Arcivescovile della confraterni-ta SS. Sacramento in Bronte;

- In pari data, il Rev.do Diac.DOMENICO CARULLI Collabo-ratore Pastorale presso la parroc-chia Cristo Re in Paternò e Colla-boratore dell’Ufficio Diocesano perla Pastorale Familiare;

- In pari data, il Rev.do Diac. PIE-TRO FALLICA CollaboratorePastorale presso la parrocchia SS.Salvatore in Paternò e Collaborato-re dell’Ufficio Diocesano per laPastorale della Salute;

- In pari data, il Rev.do Diac. PAS-QUALE MESSINA Collaboratore

Pastorale presso la parrocchia S.Giovanni Bosco in Paternò e Colla-boratore dell’Ufficio Diocesano perla Pastorale delle Migrazioni;

- In pari data, il Rev.do Diac. GIO-VANNI SALAMONE Collaborato-re Pastorale presso la parrocchia S.Maria del Carmelo in S. Maria diLicodia;

- In pari data, il Rev.do Diac. ORA-ZIO SCIUTO Collaboratore Pasto-rale presso la parrocchia S. Giovan-ni Battista in S. Giovanni La Puntae Collaboratore dell’Ufficio Dioce-sano per l’Animazione Missiona-ria;

- In pari data, il Rev.do Diac. CAR-LO PAPPALARDO Collaboratoredel Centro Diocesano VerbumDomini.

Lunedì 16

•• Ore 9.00 Arcivescovado: udienze.

•• Ore 17.00 Arcivescovado:

incontra i Superiori delle Case

Religiose.

•• Ore 19.00 Catania, parrocchia

Natività del Signore: celebra la

S. Messa.

Martedì 17

•• Ore 9.00 Arcivescovado: udienze.

•• Ore 11.00 Catania, Aeroporto:

celebra la S. Messa.

•• Ore 16.30 Catania, Stabilimen-

to Selex: celebra la S. Messa.

•• Ore 20.00 Catania, Seminario:

scambio di auguri con i parteci-

panti ai pellegrinaggi organiz-

zati dall’Ufficio diocesano.

Mercoledì 18

•• Ore 10.00 Nicolosi: incontra i

dipendenti del Parco dell’Etna.

•• Ore 17.00 Catania, Stabilimen-

to SIBEG: celebra la S. Messa.

•• Ore 19.30 Catania, Chiesa S.

Giuliano: celebra la S. Messa

con la partecipazione del S.

Sepolcro.

Giovedì 19

•• Ore 11.00 Catania, Sede della

Provincia Regionale: celebra la

S. Messa.

•• Ore 16.30 Catania, Basilica

Collegiata: celebra la S. Messa

per il personale dell’Università

e gli studenti.

Venerdì 20

•• Ore 10.00 Catania, Badia di S.

Agata: celebra la S. Messa per

la CISL.

•• Ore 17.00 Catania, Ospedale

Garibaldi Nesima: prende parte

al “Natale con i bambini”.

•• Ore 19.00 Catania, Seminario:

celebra la S. Messa e scambia

gli auguri con il Serra Club.

Sabato 21

•• Ore 9.00 Catania, Studio Teolo-

gico S. Paolo: scambio di augu-

ri con i docenti e gli studenti.

•• Ore 11.30 Catania, Ispettorato

del Lavoro: inaugura e benedi-

ce i nuovi locali.

•• Ore 18.00 Catania, Badia di S.

Agata: celebra la S. Messa ed

incontra il nuovo Consiglio

Direttivo delle Confraternite

dell’arcidiocesi.

Domenica 22

•• Ore 10.30 Catania, parrocchia

Nostra Signora di Nazareth:

celebra la S. Messa.

®

Dall’Agenda dell’Arcivescovo

Noti

zie

in b

reve d

al 16 a

l 22 d

icem

bre

Quest’anno a Paternò i festeggia-

menti in occasione della festa di

Santa Barbara sono stati caratte-

rizzati dalla riapertura della chiesa

di Santa Barbara dopo cinque anni.

L’evento della riapertura è avvenu-

to il 17 novembre, con la celebra-

zione Eucaristica presieduta da

Sua Eccellenza Rev.ma Mons.

Salvatore Gristina Arcivescovo di

Catania. I festeggiamenti in occa-

sione della festa di Santa Barbara

Patrona di Paternò, hanno avuto

inizio domenica 3 novembre con il

suono delle campane e lo sparo di

colpi di cannone dal Castello Nor-

manno. La mattina del 3 dicembre

la vigilia della festa all’interno

della Chiesa sono state esposte le

Reliquie, e c’è stato l’omaggio del

popolo paternese ai caduti di tutte

le guerre; alle 11.00 si è svolta la

Messa solenne con la partecipazio-

ne delle forze armate presieduta dal

Sac. Giovanni Salvia cappellano

dell’Aereonautica di Sigonella. Al

termine della celebrazione i Vigili

del Fuoco hanno appeso una coro-

na di fiori all’immagine della Santa

Patrona posta sulla facciata della

chiesa di Santa Barbara. Alle 19.00

solenne processione delle Reliquie

di S. Barbara con la partecipazione

delle autorità civili e militari, del

clero del XII Vicariato, delle Asso-

ciazioni Cattoliche, Confraternite,

del Circolo Cittadino S. Barbara. La

processione si è conclusa con l’in-

gresso nella chiesa di Santa Barba-

ra. Mercoledì 4 dicembre giorno

della solennità di Santa Barbara,

si è tenuta la Messa presieduta dal

parroco con la partecipazione dei

portatori del Fercolo, e la benedizio-

ne delle cappe votive. A conclusione

della celebrazione l’uscita del Simu-

lacro e delle Reliquie. Quindi il

messaggio del parroco alla cittadi-

nanza e l’omaggio floreale da parte

del sindaco alla Santa Patrona. Suc-

cessivamente trionfale ingresso del

Fercolo in Piazza Vittorio Veneto

dove è stato eseguito un grandioso

spettacolo pirotecnico e dove il Fer-

colo è rimasto fino al pomeriggio

nella chiesa di S. Antonio Abate.

Nel pomeriggio il fercolo è stato

portato in giro per le vie cittadine e,

in serata è rientrato nella propria

chiesa accompagnato da uno spetta-

colo pirotecnico. Giovedì 5 dicem-

bre santa Messa nella chiesa di

Santa Barbara e svelata del venera-

to Simulacro di Santa Barbara. Alle

11.00 solenne pontificale presiedu-

to da Mons. Salvatore Gristina,

Arcivescovo di Catania, con la par-

tecipazione del Clero del XII Vica-

riato dei Cappellani militari, delle

autorità civili e militari. Alla fine

della celebrazione il Sindaco ha

invocato il patrocinio di S. Barbara

per la Città di Paternò. Nel pome-

riggio l’uscita del Simulacro di S.

Barbara per le vie cittadine e in

serata l’ingresso del Fercolo e sosta

dei cerei in Piazza Indipendenza

dove si è svolto lo spettacolo piro-

musicale. A fine spettacolo il

solenne ingresso del fercolo in

Piazza S. Barbara dove, davanti

alla Chiesa, si è tenuto l’inno di

lode alla Santa Patrona, benedizio-

ne con le Reliquie e riposizione del

venerato Simulacro di S. Barbara

nella sua cameretta. Spettacolo

pirotecnico al Castello Normanno

per salutare la Santa Patrona di

Paternò la Vergine e Martire Santa

Barbara.

Anita Rapisarda

Paternò: Solenni festeggiamenti per S. Barbara

In ricordo di Padre Vincenzo Saitta

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La solennità dell’Imma-colata Concezione della

Beata Vergine Maria ha visto, ancorauna volta, il rinnovarsi della grande ecommovente venerazione che ilpopolo catanese ha sempre avuto perla Madonna Immacolata, onoratateneramente con l’antico titolo di“Concetta senza macchia di peccato”,speciale protettrice della città edanche dell’università nel ricordo del“voto concezionista”.Al mattino nel santuario diocesano ecittadino San Francesco all’Immaco-lata dell’Ordine dei frati minori con-ventuali la celebrazione della Messapontificale dell’Arcivescovo Mons.Salvatore Gristina ha richiamato lapresenza delle massime autorità civilie militari e di tanti fedeli.Sono seguiti in prima serata altriquattro tradizionali momenti, impor-tanti e significativi di corale devozio-ne popolare, legati alla solenne edantica processione “senatoria”, nuo-vamente accompagnata dalla banda

musicale, con la partecipazio-ne dei canonici della Catte-drale e della Collegiata, deicavalieri e delle dame del-l’Ordine del Santo Sepolcrodi Gerusalemme, delle Asso-ciazioni mariane ed agatine,del gruppo diocesano degliAmici del Rosario, dei san-tuari mariani, dei Terz’Ordinisecolari, degli alunni delseminario arcivescovile deichierici.La prima tappa del sacro cor-teo è stata dedicata al toccan-te canto “Una corona d’Ave”,dolce e amorevole richiamodella preghiera del santoRosario, delle suore claustrali bene-dettine dell’Adorazione Perpetua delSantissimo Sacramento sul sagratorecintato della chiesa monastica SanBenedetto di via Crociferi, con l’of-ferta di candidi fiori per le mani dellanuova priora, madre Maria Agata del-la Santissima Trinità. “O Madre, a te

veniamo…Ave, esaudisci ancora lavoce che t’implora!” è un’invocazio-ne d’intercessione breve e semplicecontenuta nella seconda strofa e nelritornello che indica il cuore dei devo-ti, ricco di speranza e di conforto,attento alla materna sollecitudine del-la Beatissima Vergine Maria.

È seguito il tradi-zionale omaggiofloreale in formaufficiale del Sinda-co avv. Enzo Bian-co davanti al porto-ne di via Etnea delpalazzo degli Ele-fanti con la presen-za del cerimonierecivico comm. LuigiMaina.Il terzo atto, inten-so e solennissimo,è stato l’affidamen-to della città aMaria Immacolata,pronunciato in

Duomo, casa della Patrona S. Agata edi tutti i fedeli, dall’Arcivescovo, par-ticolarmente commosso nel ricordarele tante difficoltà attraversate oggi daiconcittadini che, sempre più numero-si, ricorrono alla sicura protezionedella Madre di Dio, esortati dalleparole di Gesù nel Vangelo ad aver

fiducia in Dio misericordioso e prov-vidente, mentre la Cappella Musicalediffondeva i canti mariani più cari alpopolo catanese.La solenne supplica dell’Arcivescovoè iniziata con il citare il Magnificat, lapreghiera di lode della Vergine Mariaunita a quella filiale della comunitàecclesiale a Dio ricco di misericordiae fonte di ogni benedizione perché hadonato all’umanità lo splendore dellapresenza della Vergine Tutta Santagioiello inestimabile della sua divinatenerezza. “Se tu non ci soccorri”, hadetto Mons. Gristina, “il pauroso fiu-me della vita può travolgerci. Tu sei laDonna vestita di sole, con la luna sot-to i suoi piedi e sul suo capo una coro-na di dodici stelle; cioè Tu sei ilnostro cielo e la nostra speranza. Maprima di tutto e sopra ogni cosavogliamo chiederti, anzi Ti suppli-chiamo, di concederci la forza dellafede. Senza fede siamo al buio, smar-riti…La fede è luce…il più forteequipaggiamento nel lungo camminoverso l’ardua salita, verso la libertà”.L’Arcivescovo ha, poi, implorato l’af-fettuosa benedizione dell’Immacola-ta: “Benedici, o Maria, questa nostraamata città che da sempre s’affida aTe che Ti onora con specialissimadevozione…Ai suoi abitanti dona latua protezione. Liberaci da ogni malee soprattutto dal farci male da noistessi…”. L’Arcivescovo ha conclusol’atto di affidamento con un’umileinvocazione alla Madre di Dio:“Ridesta in tutti noi l’amore per tuttociò che è bello, giusto…e degno diessere tramandato da padre infiglio…Ti supplichiamo, o Madre,restituisci a noi l’antica saggezza delVangelo che sta dentro la parola delFiglio tuo, Gesù… Ti benediciamo,Ti ringraziamo e Ti lodiamo Madredel Buon Consiglio!”.L’ultimo atto della processione si èconcluso nel santuario S. Francescoall’Immacolata dove una marea didevoti ha rivolto, dopo la celebrazio-ne della s. messa serotina della festa,l’ultimo affettuoso saluto alla Bene-detta e Purissima Vergine Maria.

Antonino Blandini

Prospettive - 15 dicembre 2013 9

DIOCESI

9

Speciale protettrice di cataniaSolennità dell’Immacolata Concezione. L’Arcivescovo ha chiesto la sua materna benedizione

Presso Sant’A-gata alla Badia,

a cura della rettoria dellachiesa e della parrocchia del-la Cattedrale, con la parteci-pazione del rettore don Mas-similiano Parisi, segretarioarcivescovile e coordinatoredella visita pastorale, del par-roco mons. Barbaro Scionti,delegato arcivescovile per ilDuomo, del vicario parroc-chiale can. Giuseppe Maieli,e di un attento uditorio com-posto da laici e religiose, ha avuto ini-zio la “Scuola del Concilio Ecumeni-co Vaticano II”, catechesi popolaresulla maturità della fede scaturita dalVaticano II. Al centro dell’incontro laconferenza su “I concili e il VaticanoII” del can. Nunzio Capizzi, docentedi Teologia dogmatica nello Studioteologico interdiocesano San Paolo.Il relatore ha illustrato, con un’ampiae documentata panoramica storica,con diversi esempi presi dalla realtàe con efficace metodo didattico-pastorale-catechetico, il significato el’importanza ecclesiale dei concili, lagenesi e l’andamento dell’ultimo, il21° in 2mila anni, voluto oltre 50anni fa dal beato Papa GiovanniXXIII per l’aggiornamento, il ringio-vanimento e la riforma della Chiesa,cioè il ritorno alle fresche radici delVangelo sine glossa di Gesù Cristo, eper venire incontro alle richiesteavanzate dai pastori del Popolo diDio.I padri conciliari, cioè tutti i vescovidel mondo ispirati e assisti dallo Spi-rito Santo, si riuniscono alla luce del-la Parola di Dio e confortati dalla pre-ghiera personale e della comunità cat-tolica per chiedere l’aiuto del Signorenel testimoniare la fede cristiana nellasocietà del proprio tempo.Il Vaticano II, a differenza degli altri(basti pensare al Nicea I dopo l’eresiadi Ario e al Tridentino dopo la Rifor-ma protestante), non è stato stretta-mente dottrinale per condannare tesieretiche e per difendere l’ortodossiadella fede professata col Credo daglierrori, come avveniva nel passato.

Oltre che universale, il Concilio del1962-65 è stato eminentemente pasto-rale al positivo alla sequela di GesùBuon Pastore ricco di misericordiaper gli erranti, secondo il magistero

della Chiesa sem-pre vigile custodedel deposito dellafede. Il Concilio èun evento di gra-zia e lo SpiritoSanto fa capirequale strada biso-gna intraprendere,secondo la volon-tà del Signore, pervivere positiva-mente e trasmette-re con coerenza e

fedeltà il messaggio intramontabiledel Vangelo, dal momento che “Cri-sto” come afferma Papa Giovanni“non si è dipartito dal mondo, è risor-to ed è vivo con noi.

La Chiesa resta sempre il suo misticocorpo”. L’ultimo Concilio ha ristabili-to la centralità del Vangelo per annun-ciarlo e testimoniarlo, in un itinerariodi continua conversione, agli uominiin adesione alla volontà di Dio, per-ché la Parola di Dio scalda il cuore dichiunque l’ascolta con disponibilitàd’animo.L’oratore ha sottolineato, infine, lelinee portanti del messaggio conci-liare con i suoi importanti documen-ti che hanno toccato tanti aspetti del-la vita dei credenti e dei non creden-ti, costituenti quattro pilastri fondan-ti del magistero conciliare che havoluto fare proprie le gioie e le spe-ranze della gente: la Chiesa, la Litur-gia, la Parola di Dio, il rapporto conil mondo.

Blanc

Ritorno alle fresche radici del Vangelo

La scuola del Concilio ecumenico Vaticano II

Dalla sera di giovedì 5,alla sera di sabato 7

dicembre, sono stati tre giorni distraordinaria e commovente affluen-za di fedeli da ogni parte della cittànella chiesa parrocchiale San Fran-cesco di Paola di Catania, una delledue parrocchie della Civita assieme aquella di San Gaetano alla Marinaaffidata alla cura pastorale dello stes-so giovanissimo parroco, padre Giu-seppe Scrivano, quelli in cui è statoesposto solennemente alla pubblicavenerazione il prezioso reliquiariodella Madonna delle Lacrime diSiracusa, nel 60° anniversario delprodigio della Lacrimazione. È statacome una restituzione del recentegrande pellegrinaggio diocesanocompiuto dalla Chiesa di Catania alsantuario internazionale mariano delcapoluogo aretuseo.Diversi e molto intensi sono stati imomenti liturgici celebrativi comu-nitari e di profonda e spontaneadevozione popolare attorno al vene-rato reliquiario, con la partecipazio-ne del vicario foraneo del I vicariatocittadino mons. Carmelo Smedila,del direttore marittimo della Siciliaorientale, capo del compartimento

marittimo e coman-dante della GuardiaCostiera e del Porto diCatania contrammira-glio Domenico DeMichele, del coman-dante provinciale del-la Guardia di Finanzacol. Roberto Manna,del direttore dellaDogana dott. ConcettaCalandra, del presi-dente della sezionecatanese di ItaliaNostra arch. AntonioPavone, e di rappre-sentanti di tante altrerealtà istituzionali e culturali cheoperano all’interno del Porto diCatania e dello storico quartiere del-la Civita, Carabinieri, Misericordia,Convitto Cutelli, Polizia di Stato,Vigili del Fuoco, Autorità Portuale,Sanità Marittima ed Aerea, ecc..La chiesa è stata meta di un ininter-rotto pellegrinaggio oltre che di sem-plici fedeli e degli studenti del Con-vitto Nazionale Cutelli anche diassociazioni come l’AssociazioneMusica, lettere, Arte delle immaginie scienze, l’Associazione Italiana

Marinai d’Italia, l’AssociazioneNazionale Finanzieri d’Italia, LionsClub Catania host.Momenti particolarmente coinvol-genti sono stati quelli curati alle Suo-re Francescane dell’ImmacolataConcezione di Lipari e animati daglieducatori delle centinaia di ragazzidel catechismo delle due parrocchiee del gruppo Scout Catania 14 dellazona Etna Liotru che opera all’inter-no dell’“oratorio paolotto” di piazzaSan Francesco di Paola. Il can. Gio-vambattista Zappalà, vicario foraneo

di Biancavilla e S.Maria di Licodia,durante al celebrazionedella s. Messa ha ammi-nistrato il sacramentodell’unzione degliinfermi per ammalati eanziani, con la parteci-pazione del Centro

Ascolto Caritas e dell’Opera Voca-zioni Sacerdotali, delle suore Figliedella Carità di San Vincenzo de’ Pao-li, dei gruppi di Volontariato Vincen-ziano, della Confraternita dellaMisericordia Porto e della Coopera-tiva sociale “La Fenice”. La celebra-zione della s. Messa conclusiva dellavisita del reliquiario è stata presiedu-ta dal sac. Antonino La Manna retto-re dell’oratorio Maria Santissima delRosario di Adrano.

®

Alla Civita il reliquiario della Madonna delle Lacrimeda sinistra don SalvatoreSavaglia, sacerdote delsantuario siracusano,mons. Carmelo Smedilavicario foraneo, don Giu-seppe Scrivano parroco

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Prospettive - 15 dicembre 201310

Riflessioni sul Vangelo

I sentimenti devono essere fondati suGesù Cristo. Non solo fondati ma devonoessere gli stessi che egli ha.Perché essendo della sua squadra e doven-do svolgere lo stesso lavoro da lui svolto,i comportamenti non solo devono avereLui per fondamento, ma devono essere gli

stessi. Egli infatti pur essendo nella condi-zione di Dio non ritenne un privilegiol’essere come Dio, ma addirittura svuotase stesso per assumere la condizione diservo divenendo simile agli uomini. Umi-lia se stesso facendosi obbediente fino allamorte e alla morte di croce.

Ciò lo fa grande fino al punto che Dio loesalta e gli dona il nome che è al disopradi ogni altro nome. Perché ogni ginocchiosi pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terrae ogni lingua proclami che Gesù Cristo èSignore a gloria di Dio Padre.

L.C.

San Paolo in briciole

LA GIOIA PROROMPENTE

Il fondamento dei sentimenti Fil 2,5-11

Il dubbio.Alla scuola del dubbio tutti imparia-mo a purificare la qualità della vitadi fede.

Il Nuovo Testamento illustra l’ine-sauribile ricchezza della parola diGesù, mostrando come essa è diven-tata fonte di vita nuova nella storiaconcreta delle prime comunità cri-stiane.Considerando la vita dei primi cri-stiani dal punto di vista della carità,viene subito alla mente il notissimofatto della comunione dei beni prati-cata nella comunità di Gerusalemme.Questo fatto va colto nel suo imme-diato e realistico rilievo , cioè nellasua capacità di cambiare le cose, dirisolvere i problemi della povertà, diprefigurare una società nuova. Com-porta anche altri aspetti, che ce nedanno l’interpretazione più profon-da.Notiamo anzitutto che questo gestodi carità è accostato ad altri doni delSignore, ad altre forme di presenzadi Gesù nella comunità. Essa è colle-gata con la preghiera, con l’ascoltodella parola degli apostoli, con lafrazione del pane, con i miracoli, conla gioia. Essa dunque non è sempliceiniziativa sociale, ma dono di Dio,presenza di Gesù, espressione dellafede nel Risorto.Inoltre essa è un gesto libero. Nessu-no è costretto a farlo.

Libertà

Lo ribadisce anche Pietro ad Ananiache aveva venduto un campo, maaveva mentito nel consegnare agli

apostoli il ricavato: “Anania, comemai Satana ha potuto impadronirsi dite? Ti sei trattenuto una parte dei sol-di ricavati dalla vendita, ma cosìfacendo non sei stato sincero versolo Spirito Santo! Prima che tu lo ven-dessi, il campo era tuo e, anche dopoaverlo venduto, potevi benissimotenere tutto il denaro per te: lo saibene. Perché, invece, hai pensato difare una simile azione? Tu non seistato bugiardo verso gli uomini, maverso Dio”.Tutto questo ci porta a scoprire unrapporto dinamico tra la carità e ilgesto concreto della comunione deibeni. La carità è più ampia di ognigesto, è obbedienza al Signore, ècelebrazione del Risorto nella Parolae nell’Eucaristia, è gioia per laperenne presenza di Gesù in mezzoai suoi. Però la carità tende anche alconcreto, cerca di fare tutto ciò che èpossibile di volta in volta per mani-festare anche nel campo sociale lavita nuova dei credenti; e il gestodella comunione dei beni è appuntosegno concreto, manifestazione pro-fetica e libera delle ricchezze dellacarità.Ritroviamo questo rapporto dinami-co, tra la carità e i gesti concreti diamore fraterno, nell’epistolario di S.Paolo e di S. Giovanni.Nelle lettere di Paolo è frequente ladescrizione della vita cristiana comeconcreta vita di carità. È interessantenotare che, per designare la vita dicarità, Paolo usa le parole “offerta”,“sacrificio” e simili, cioè le paroledel linguaggio cultuale. Bastino dueesempi. Nella lettera ai Romani,

Paolo comincia a descrivere la vitacristiana come risposta all’iniziativadi Dio presentata nei precedenticapitoli della lettera. Così scrive:“Dio ha manifestato la sua miseri-cordia verso di noi. Vi esorto dun-que, fratelli, a offrire voi stessi a Dioin sacrificio vivente, a lui dedicato, alui gradito. È questo il vero culto chegli dovete. Non adattatevi alla men-talità di questo mondo, ma lasciatevitrasformare da Dio con un completomutamento della vostra mente. Sare-te così capaci di capire qual è lavolontà di Dio, vale a dire ciò che èbuono, a lui gradito, perfetto”. Paolo,poi, continua dando indicazioni con-crete, puntuali, sul modo di esercita-re la carità fraterna.

Amore

Nella lettera agli Efesini Paolo dedi-ca i primi tre capitoli ad annunciareil posto centrale di Cristo nel disegnod’amore che Dio ha sull’umanità.Col cap. 4 l’Apostolo presenta la vitacristiana come adesione a Cristo e aldisegno di Dio: “Perciò, io che sonoprigioniero a causa del Signore, viraccomando: fate in modo che lavostra vita sia degna della vocazioneche avete ricevuto! Siate sempreumili, cordiali e pazienti; sopportate-vi l’un l’altro con amore; cercate diconservare, per mezzo della pace chevi unisce, quella unità che viene dal-lo Spirito Santo”. Paolo continua poia descrivere la vita dei credenti inCristo e le forme concrete di eserci-zio della carità.Nel mezzo della descrizione dice:“Siate buoni gli uni con gli altri,

pronti sempre ad aiutarvi, perdonan-dovi a vicenda, come Dio ha perdo-nato a voi, per mezzo di Cristo. Poi-ché siete figli di Dio, amati da lui,cercate di essere come lui: vivetenell’amore, prendendo esempio daCristo, il quale ci ha amati fino adare la vita per noi, offrendola comeun sacrificio che piace a Dio”.Possiamo dire senza tema di sbaglia-re che la vita di Cristo, spesa nell’a-more, e la vita dei cristiani, resa con-forme a quella di Cristo, sono il veroculto gradito. Questo significa anzi-tutto che il culto è opera di tutta lavita: sono importanti le concrete

opere di carità, compiute nella esi-stenza quotidiana. Ma significaanche che la vita è culto: le concreteopere di carità vanno inquadrate inun cammino di obbedienza a Dio, diascolto della sua Parola, di ricercadella sua volontà, di adesione a Cri-sto che ha rivelato e compiuto piena-mente la volontà del Padre. Questavisione della vita di carità ispira ilfamoso inno alla carità, contenutonel cap. 13 della prima lettera aiCorinzi, e che si esprime in tre gran-di messaggi..

Padre Angelico Savarino

La fede, luce e strada mai conclusa

L’invito viene dalla liturgia che esorta a

gioire e gioire ripetutamente. Gli eventi

sono dichiarati da Isaia che annuncia la

fine dell’esilio e il ritorno a casa.

La gioia che scaturisce dall’annuncio di

questo evento è tanto grande che parte-

cipa anche la natura col fiorire del nar-

ciso, con i canti di gioia e di giubilo, con

la gloria che viene dal Libano e con lo

splendore del Carmelo e di Saron, con il

fiorire del deserto, della terra arida e

della steppa. Contagia tanto questa gioia

che annuncia la venuta del Signore, da

dare forza alle mani fiacche e alle ginoc-

chia vacillanti. Bisogna bandire il dolore

perché viene il Signore e con la sua

venuta si apriranno gli occhi dei ciechi e

si schiuderanno gli orecchi dei sordi. La

venuta del Signore e la liberazione pro-

vocheranno tanta gioia: lo zoppo salterà

e il muto parlerà. Ci sarà un sentiero e

una strada che chiameranno via

santa.Attraverso questa ritorneranno i

riscattati dal Signore e verranno in Sion

con giubilo, sarà una gioia totale “felici-

tà perenne splenderà sul loro capo, gioia

e felicità li seguiranno e fuggiranno tri-

stezza e pianto”.

Questa gioia è quella messianica che

Giovanni Battista fa dire a Gesù quando

i suoi discepoli inviati chiederanno: “Sei

tu colui che deve venire o dobbiamo

aspettare un altro?” La risposta di Gesù

è chiara esorta gli emissari a ritornare

da Giovanni e a riferire ciò che odono e

ciò che vedono. Vedono una realtà cam-

biata: ciechi che riacquistano la vista,

sordi che sentono, storpi che cammina-

no, lebbrosi purificati, morti che risusci-

tano. Se la novità è presente, i compor-

tamenti devono cambiare.

La figura di Giovanni Battista è rivalu-

tata nella sua coerenza, austerità e

soprattutto nella sua saldezza, un uomo

non con abiti di lusso, un uomo che col

suo atteggiamento e la sua missione è un

anticipatore, un profeta che va avanti a

spianare la strada.

San Giacomo riprende il tema della pro-

fezia sotto il profilo della costanza e del-

l’anticipazione per indicare a tutti i cri-

stiani ciò che si deve realizzare per con-

durre una vita coerente secondo la fede.

Giacomo pensa all’immediato ritorno

del Signore sente quindi l’urgenza della

costanza, della pazienza, come quella

dell’agricoltore e della reciproca sop-

portazione.

Ma noi che sappiamo che il Signore ver-

rà e sa solo lui quando dobbiamo invece

cogliere l’esortazioneper essere nella

storia deglianticipatori col nostro com-

portamento e col nostro studio, per

incarnare sempre di più l’azione di

Gesù.

Leone Calambrogio

III DOM DI AVVENTO /A - Is35,1-6a.8a.10; Sal 145/146,6-10; Gc 5,7-10; Mt 11,2-11

Il Sacerdote è convinto che nulla può piegare il discepolo se non il soffio di Dio

DIOCESI

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In scena al Teatro

Valentino applau-

ditissimo spettacolo “Le tre

donne”: un trittico di atti

unici, già proposto in Prima

Nazionale al teatro “Anfitrio-

ne” di Roma con grande suc-

cesso di pubblico; storie che

si riconducono allo schema

essenziale del triangolo bor-

ghese, in un clima di crudeltà

intellettuale psicologica di

carattere quasi “verista bor-

ghese”, in “Canicola” di

Rosso di San Secondo, e “La

morsa” di Luigi Pirandello,

che raggiunge la ferocia in “Caccia

al lupo” di Giovanni Verga, dove si

consuma una vendetta dal sapore di

tragedia popolare, ma che in realtà è il

risultato della stessa cultura del trian-

golo amoroso ancora oggi attualissi-

mo.

Protagonista di questi tre atti unici, di

autori che rappresentano il meglio

della letteratura e del teatro Siciliano,

è la donna e la sua condizione nella

famiglia e nella società. Tema molto

sentito dagli scrittori, anche se le sto-

rie e le condizioni sono diverse.

Il loro essere escluse dalle scritture

sociali, che sono appannaggio del-

l’uomo, le rende vittime di un isola-

mento psicologico che ha come tragi-

ca fine l’adulterio. Espediente amaro

che dovrebbe servire come antidoto

alle delusioni matrimoniali, di cui

sono vittime, ma che serve a liberarle

dalla loro dramma-

tica solitudine e che

dovrebbe spingere

anche la platea a

riflettere, per evitare

di cadere nelle trap-

pole logoranti del-

l’inganno.

Verga, nel suo “boz-

zetto scenico”, rap-

presenta la punizio-

ne premeditata degli

amanti adulteri da

parte del marito tra-

dito. La metafora

zoomorfa del titolo

rappresenta l’uomo che entra nelle

case a insidiare l’onore delle donne e

che viene punito come si punirebbe

un animale predatore. “La morsa”,

invece, prima prova di drammaturgia

di Luigi Pirandello è quanto di più

atroce la famiglia riesca a produrre,

non è solo quella stretta interrogazio-

ne che un marito fa a una moglie che

lo tradisce, ma è una condizione fisi-

ca e mentale nella quale tutti e tre i

personaggi della vicenda sono com-

pressi, coatti e costretti. Per arrivare a

un tipico esempio di espressionismo

mediterraneo con “Canicola”, tema

centrale che si può trovare in numero-

si drammi espressionisti: la lotta di

genere vista attraverso la coppia. La

commedia di Rosso si potrebbe ren-

dere con un celebre aforisma nietze-

chiano il quale definisce l’amore “nei

suoi mezzi, la guerra, nella sua essen-

za, l’odio mortale dei sessi”. La trilo-

gia racchiude l’antagonismo uomo-

donna che nasce da una crisi esisten-

ziale profonda e la donna rivendica il

diritto di esistere per se stessa e insor-

ge contro la violenza di un marito che

ha fatto di lei un essere subalterno. La

regia è firmata da Costantino Car-

rozza. Partecipano allo spettacolo lo

stesso Costantino Carrozza (nei panni

di Don Lollo, Andrea Fabbri e del-

l’avv. Maurizio Barco), Elisa Franco

(Giulia, Valeria), Marco Cutrona

(avv. Serra e Bellamà), Daniela Fer-

nandez (Mariangela) Tony Grava-

gna (Gualtiero Gubani).

Il regista esordisce con allestimenti di

spessore che sono pezzi di bravura

per rendere i tre autori attuali, e può

sembrare quasi blasfemo tirar fuori il

criterio della pièce-bien-faite.

Lavora di mestiere e di cesello, pre-

sentando alla platea uno spettacolo in

cui ogni elemento dà la sensazione di

essere dove e come altrimenti non

avrebbe potuto, con tutta la sua capa-

cità di attingere al nocciolo acido del-

l’esistenza sociale, di penetrare con la

parola serrata e sincopata le angosce

represse, esacerbandole con il sorriso

avido dello humour nero. Su un palco

in cui gli oggetti della quotidianità

sono incapsulati in bacheche, con

un’abile strategia di accenni e di

silenzi, fino al dramma del finale. I

dialoghi stupiscono ogni volta: per la

genialità della loro evoluzione a spi-

rale, per quel tornare sulle stesse cose

sempre in modo diverso e inatteso,

per il loro soppesare le stilettate e le

pause, in una ritmica non ritmica,

come in un pezzo seriale di Schön-

berg. La mimica e la voce di Carroz-

za riescono a dare al suo ruolo un’o-

pacità quasi beckettiana, per la densi-

tà dei sottintesi, per la pesantezza del

vuoto e per quell’intelligenza sempre

presunta ma mai davvero rivelata.

Altrettanto brava Elisa Franco, alias

la signora Giulia, in quest’occasione

il capro espiatorio del modello bor-

ghese di famiglia, come Daniela Fer-

nadez, che interpreta il suo ruolo con

densità tragica.

Il mondo si trasforma, le abitudini

dovrebbero cambiare. Il denaro segue

varie logiche di appartenenza. Nella

famiglia in cui traditi e traditori non

hanno ragioni né per essere tristi né

per essere particolarmente soddisfatti,

si mangia, si beve, si vive senza alcu-

na motivazione. Non c’è agnizione, se

non la morte finale. Ed anche questa

sembra essere solo un aperitivo: un

elemento presente tra tutti gli altri,

privo di tragicità, perciò neppure spe-

ciale.

Atti unici di intensa drammaticità che

nascono da un ambiente sociale “vita-

listico” e “scontroso” che presentano

lo stesso triangolo sociale e che si

concludono allo stesso modo, quasi

come nelle tragedie greche. Una don-

na attiva e padrona del proprio desti-

no, vittima della violenza dell’uomo

che vive l’essenza dialettica della vita

umana e dei suoi percorsi storici, ma

anche il fallimento di ménage fami-

liari basati sulla prevalenza o dominio

dell’uomo.

Lella Battiato

Prospettive - 15 dicembre 2013 11

L’annuale omaggio artisti-

co-musicale-canoro del-

l’Istituto salesiano San Francesco di

Sales, sede del Liceo classico e scien-

tifico nonché della scuola dell’infan-

zia, primaria e secondaria di 1° grado,

a Santa Cecilia si è rinnovato con gran-

de partecipazione di pubblico per l’esi-

bizione di bravissimi cantanti e musi-

cisti, bambini ed adulti, avviati ad una

sicura affermazione professionale.

Si è rinnovato così, nell’auditorium

della prestigiosa Casa salesiana di

Cibali, il tradizionale concerto giova-

nile in onore della celebre protettrice

dei musicisti, nel giorno della memo-

ria liturgica della venerata vergine e

martire romana.

Ad aprire l’intensa serata artistica sono

stati gli allievi della classe di violino

dell’Istituto scolastico musicale “Ver-

ga-Falcone” di Acicastello e del neo

Liceo musicale “Giuseppina Turrisi

Colonna” di Catania. I piccoli violini-

sti, diretti con impareggiabile cura dal

loro insegnante, il m° Fabio Raciti,

hanno reso omaggio alla prestigiosa

Scuola violinistica napoletana con tre

brani del noto compositore-didatta e

mecenate m° Alberto Curci: Concerti-

no in la minore, gran walzer in sol

maggiore e l’accattivante e virtuosisti-

ca Ciarda. Ad accompagnare l’ensem-

ble violinistica il m° Domenico Lanza-

fame al pianoforte e la prof. Erika

Capizzi al violino. Alla manifestazio-

ne, sotto la direzione artistica del

sacerdote salesiano prof. don Paolo

Cicala, si sono esibiti brillantemente i

pianisti in erba Andrea Scirè, Emanue-

le Schinocca, Ennio Ferlito, Tiffany e

Giada Ott, Luca Ciura, Carmelo San-

tangelo della scuola pianistica dei

maestri Giulia Ganci e Laura Pirri.

Applauditissimi anche la neolaureata

in pianoforte Giulia Avelina e Walter

Sambuco studente dell’8° anno di pia-

noforte nonché il sassofonista Ales-

sandro D’Urso, laureato al prestigioso

Corso universitario di Discipline delle

arti, della musica e dello spettacolo di

Bologna, ha eseguito brani di sua com-

posizione. Sul preludio di Johann Seba-

stian Bach la soprano Morena Aiello ha

cantato la celeberrima “Ave Maria” di

Charles Gounod. Il numeroso ed atten-

to pubblico presente, insieme a don

Edoardo Cutuli neodirettore dell’Istitu-

to S. Francesco di Sales, è stato piace-

volmente intrattenuto con brani dei più

grandi autori della musica, Fryderyk

Chopin con i preludi e Ludwig van

Beethoven con l’<Appassionata> op.

57 e “La Tempesta” op. 31.

Memorex

La donna e la sua condizione

Dai Salesiani di Cibali omaggio a Santa Cecilia

La struggente bellezza

delle armonie profuse

da Gaetano Donizzetti nel suo

capolavoro Lucia di Lammermoor,

ha messo in incolpevole dissolven-

za lo straordinario libretto di Sal-

vatore Cammarano pur se, sotto

ogni profilo, le due creazioni inter-

facciano e si legano in un reciproco

nesso di causa/effetto. Il Romeo e

Giulietta romantico, in salsa goti-

co/scozzese, scritto dal Walter

Scott grazie alla trasposizione in

lirica diviene così opera di valore

universale, superando il testo lette-

rario La sposa di Lammermoor.

Cammarano e Donizzetti, meno

coinvolti e suggestionati dagli

empiti nazionalistici patriottici del-

l’autore di Ivanhoe, pur compren-

dendoli, colsero l’aspetto parados-

sale della vicenda: atteggiamenti,

modi e argomenti conformi al

comune sentire si tingono di assur-

do, mentre l’autentico sentire, il

vero plausibile arriva in scena con

il marchio della follia. In buona

parte, a nostro modesto avviso, il

coup de théâtre che fece della

Lucia una delle opere più amate

dal pubblico consiste nell’esplici-

tazione di tale paradosso. Il famoso

sestetto nel quale ognuno esprime

la propria posizione, il proprio

punto di vista sulla vicenda, le

situazioni in cui ognuno vi si collo-

ca deliberatamente o per conven-

zione va considerato sotto questo

profilo: il paradosso che sulle stes-

se note ognuno canti le proprie

parole. Musicista e librettista, al

pari di Scott, percepivano e subiva-

no le nuove tendenze culturali. Sca-

vando e sintetizzando la vicenda

messa in scena, Donizzetti e Cam-

marano trattano di un femminicidio

ante litteram: la graziosa Lucia stru-

mento nelle mani del fratello, sigil-

lo di accordo politico-militare, è

sottoposta pressione tale da farla

uscire di senno; il delitto di cui si

macchierà, incapace di intendere e

di volere, le visioni premonitrici

collocano la storia nel filone gotico-

romantico di cui Scott, l’Ariosto

inglese, fu esponente di spicco, ma

il volere coartato della poveretta

oggi assumerebbe connotati di cri-

mine penalmente perseguibile.

Significativo che già il pubblico del

1835 e degli anni a venire plaudis-

sero a questa storia scandalosa. Si

preparavano già i tempi nuovi.

L’edizione di Lucia prodotta dal

Teatro Massimo “V. Bellini”, dopo

dodici anni, si è avvalsa della regia

di Guglielmo Ferro e la direzione

di orchestra di Emmanuel Plasson.

Nei ruoli Piero Terranova (Lord

Enrico), Rosanna Savoia (Lucia),

Alessandro Liberatore (Sir Edgar-

do), Giuseppe Costanzo (Lord

Arturo), Francesco Palmieri (Rai-

mondo), Loredana Rita Megna

(Alisa), Salvatore D’Agata (Nor-

manno). Orchestra e coro dell’Tea-

tro, maestro del coro Tiziana Carli-

ni, scene Stefano Pace, costumi

Françoise Raybaud, luci Bruno

Ciulli.

Una produzione di buona qualità,

con espedienti scenici che ambien-

tano l’azione sotto un cielo brumo-

so attraversato da fenomeni meteo-

rologici minacciosi. Il regista spiega

“i fenomeni naturali, nebbia, neve,

assumono veste di segni emoziona-

li, incombono sulla testa dei perso-

naggi e trasmettono freddo, disagio,

timore fino alle loro anime”. Su tut-

ti, encomiabile la prestazione di

Rosanna Savoia, ma tutto il cast ha

dato vita a una rappresentazione

valida con cromatismi vocali inte-

ressanti e nuovi.

Carlo Majorana Gravina

Torna al “Bellini” il prototipodel melodramma romantico

familiare e sociale

Dopo dodici anni, Lucia di Lammermoor di Gaetano Donizzetti

Costantino Carrozza torna in teatro con lo spettacolo “Le tre donne”

Page 12: SOLENNITÀ UNA PREZIOSA EREDITÀ: perdono e riconciliazione 15-12-2013.pdfsto sarà il primo Natale di Papa Francesco ed anche il primo compleanno da Papa; i suoi mes- ... 15 dicembre

Il 22 novembre del 1987, per

una felice concomitanza,

coincidevano il giorno del compleanno

di Sr. Erminia Moschella, deceduta

l’anno prima, e la Solennità di Cristo Re.

Un gruppo di persone che l’aveva cono-

sciuta e apprezzata, e sostenuta nella sua

attività missionaria, pensò di ricambia-

re l’affetto da lei ricevuto e onorarne la

memoria celebrando la Santa Messa di

quella domenica in suo suffragio e

costituendo dapprima un Comitato,

Ginestra Bianca, che in qualche modo

continuasse i suoi “amori”: i poveri, le

missioni, i sacerdoti.

Nacque così, dopo quella celebrazione,

una serie di momenti comunitari. Si ini-

ziò all’Istituto “S. Giuseppe”, delle

Suore Domenicane di S. Sisto, dove lei

aveva vissuto e operato per diversi anni,

con una fiera gastronomica insieme alle

ex alunne dell’Istituto, e poi si proseguì

con il pranzo per i poveri, presso lo stes-

so Istituto “S. Giuseppe”.

Dal comitato Ginestra Bianca si formò

poi l’“Associazione Ginestra Bianca”,

che curò, fino al 1997, la realizzazione

di una pesca natalizia presso la parroc-

chia di S.M. del Carmelo a Canalicchio,

presso la quale Suor Erminia faceva atti-

vità di volontariato, quando viveva

ancora in Italia. La pesca fu anche

un’occasione per raccogliere testimo-

nianze e per legare i soci ad attività con-

crete. Essa si svolgeva nell’arco di

un’intera domenica, con sorteggio di

giocattoli, ricami, dolci e oggetti vari. Il

ricavato veniva sempre consegnato alla

parrocchia, che realizzò, tra le altre

cose, anche un campetto di calcio.

Dal 1998 la pesca si sposta a Librino,

grazie anche allo stimolo del socio fon-

datore Orazio Alampo, che rimprovera-

va all’Associazione di non pensare ai

veri disagiati. Fino al 2000 la pesca si

svolse presso la Parrocchia del SS.

Sacramento, in cui era parroco don A.

Spampinato, in condizioni estrema-

mente disagiate: sia la Messa domeni-

cale che la pesca, infatti, avevano luogo

presso la palestra della scuola “Tom-

maso Campanella”. Il ricavato della

pesca veniva destinato a finanziare bor-

se di studio per i ragazzi meritevoli ma

bisognosi.

Nel 2001 arriva il nuovo parroco, don

Salvatore Lo Cascio. A Librino nasce la

Parrocchia di S. Chiara al Viale Monca-

da, 17.

Nel 2002 la pesca si trasferisce nella

nuova Parrocchia: prima ospitata in due

garages e successivamente, fino a oggi,

in un capannone. Il parroco, don Nino

Torraca, propone il progetto di un ora-

torio per la cui realizzazione sarebbero

bastati 10.000 euro. Ginestra Bianca

sposa volentieri l’iniziativa, che tuttavia,

nonostante l’impegno, a motivo di

diverse difficoltà esterne, fino ad oggi

rimane ancora un progetto.

Dal 2003, parroco don Mimmo Guerra,

la Provvidenza e la buona volontà di tan-

ti hanno fatto sì che la pesca natalizia a

Librino diventasse un appuntamento

imperdibile. Il ricavato come ogni anno

viene devoluto alla Parrocchia.

In questi anni i soci hanno collaborato

alla pesca con oggetti, lavori, gazebo,

vestiti e soprattutto un grande coinvol-

gimento, ma sono stati e sono coadiuvati

da realtà esterne all’Associazione come

Mani Tese, gli Scout Trappeto Catania

13, l’Istituto “S. Giuseppe”, varie azien-

de produttrici e distributrici di giocatto-

li, tra cui la Toys Center c/o Etnapolis,

numerose scuole dell’hinterland cata-

nese, gli amici di Troina.

Prospettive - 15 dicembre 201312

RUBRICHE

Venerata in tutto il mon-

do, la figura di S. Aga-

ta è rappresentata nella tradizione

artistica catanese nel duplice aspetto

di “Santuzza” delicata e nel contem-

po fiera e temibile, come si evince

dalle rispettive immagini dal sorriso

dolce del busto reliquiario in argento

e smalto, e da quella che raffigura la

santa con la spada sguainata, pronta

a difendere i suoi devoti, nello stem-

ma della città scolpito con la pietra

lavica etnea. Alla metà del VI secolo

si ascrive la più antica raffigurazione

iconografica della patrona catanese,

ovvero un mosaico ravennate della

chiesa di Sant’Apollinare Nuovo,

che riveste la santa con l’abito uffi-

ciale delle diaconesse, una lunga

tunica verde. L’iconografia ovunque

diffusa la ritrae con i simboli e gli

elementi del martirio, quali il giglio

della purezza, le tenaglie, la palma e

il seno reciso. Proprio quest’ultimo

particolare ben si evidenzia in due

dipinti a olio su tela, entrambi del

sec. 18°, l’uno dalla chiesa catanese

di S. Chiara, della Bottega siciliana,

l’altro dalla chiesa S. Giovanni Bat-

tista di S. Giovanni La Punta (di

ignoto pittore siciliano) fra le cinque

opere pittoriche a olio su tela dedica-

te alla santa ed esposte nella sala IV,

al secondo piano del Museo Dioce-

sano catanese, sotto la nuova dire-

zione della dott.ssa Grazia Spampi-

nato. L’atmosfera che avvolge il visi-

tatore è pregna di misticismo, che

promana anche dai paliotti e dagli ex

voto esposti in diverse teche presenti

nella sala. Emerge dai dipinti il sen-

so di pudicizia, nonchè l’innocenza

che connotarono la giovane martire,

votatasi presto alla verginità e rilut-

tante all’amore del proconsole Quin-

ziano fino al martirio inflittole da

quest’ultimo, la cui tirannia la portò

alla morte il 5 febbraio del 251. Nel

primo quadro l’immagine di mitezza

insita nella giovaneAgata ne avvolge

lo sguardo fisso al cielo in atto di

profonda devozione, quanto le gote

rosate, che si distinguono al pari dei

seni collocati sul piatto che regge la

sua mano destra. La fronte si rischia-

ra di luce, come il petto su cui si ada-

gia una ciocca di capelli, il cui casta-

no contrasta col chiarore della pelle,

attorniata da una morbida mantella;

nel secondo dipinto il piatto con i

seni è posato alla sinistra della santa,

immersa in un fluido drappeggio

color ocra sull’abito azzurro. L’usura

del tempo non risparmia il mantello

rosso che avvolge la vergine catane-

se in “Estasi di S. Agata”, di ignoto

pittore siciliano, dal nostro palazzo

arcivescovile: racchiusa da notevole

cornice dorata con disegni floreali, la

martire si lascia rapire ancor più da

quel senso di infinito che dischiude

orizzonti di vita eterna a ogni essere

umano. Una fonte di luce radiosa

illumina il suo sentire, tra il gioco

avorio delle nuvole, come si ravvisa

anche in “Sant’Agata al carcere”

(1876), dove su fondo scuro spicca-

no i lunghi capelli ondulati, tra il

biondo e il castano, e le mani col pal-

mo aperto dalle lunghe dita affusola-

te. Il dipinto reca

l’iscrizione “Per

devozione di Igna-

zio Paternò Castel-

lo dei Principi di

Biscari”. Non solo

verecondia, ma

anche una ferma e

placida accettazio-

ne della volontà di

Dio, improntano il

dipinto “Martirio

di Sant’Agata”

(dalla cattedrale

catanese), dove la

giovane, tra tinte

pacate, sotto un

angelo che veglia

su di lei, pur tra il

turbamento fisico e

spirituale, si lascia

circondare dai sol-

dati, ritenendo che

sia nobiltà suprema

essere schiavi di

Cristo, come ci tra-

manda la Passio Sanctae Agathae del

V secolo d. C.

La fede profonda di Agata ne ha

accresciuto la bellezza spirituale, che

rimarrà imperitura nell’arte e nell’a-

more di ciascun devoto nel mondo.

Anna Rita Fontana

Bellezza spiritualeimperitura nell’arte

Continua la visita nelle sale del Museo diocesano

Memoria di un incontroGinestra Bianca organizza una “Pesca natalizia” a Librino