Sole 24 Ore

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Un libro per raggiungere il successo senza tradire se stessi di Vittorio Da Rold 7 ottobre 2016 Quando ho iniziato a leggere il libro di Paolo Gallo, “La Bussola del successo”, ho avuto la stessa forte sensazione di quando lessi come studente universitario “Come si fa una tesi di laurea” di Umberto Eco nel lontano 1977. Tutti si aspettavano una dissertazione filosofica sui massimi sistemi allora molto in voga e, invece, il semiologo Eco, spiazzando tutti, fece una guida utilissima alla produzione di una tesi compilativa prima dell'arrivo di internet. Una lettura che continuo a consigliare a chiunque voglia scrivere qualcosa con la pretesa di durare più di una settimana. Con il testo di Paolo Gallo, responsabile delle Risorse Umane al World Economic Forum a Ginevra, ho visto lo stesso percorso intellettuale fatto di consigli utili su come fare un curriculum, presentarsi a un colloquio in modo adeguato, scegliere una azienda rispetto ad un'altra:una guida utile su come costruire un percorso di carriera restando fedeli a noi stessi. Questo non vuol dire che non ci siano i riferimenti alle dottrine e agli autori a cui Gallo si è ispirato, ma il tutto è sviluppato in un linguaggio piano ed accessibile condito con molti aneddoti divertenti. Nella sua carriera – in Banca Mondiale, Citigroup, Bers e all'International Finance Corporation di Washington – Gallo ha lavorato in 70 nazioni diverse e avuto una esperienza incredibilmente diversificata. Scrive su Harvard Business Review Italia, su Forbes e collabora con l'Università Bocconi e la Ashridge Business School in Gran Bretagna. La domanda di fondo a cui il libro vuole rispondere è semplice e complessa ad un tempo: perché persone che all'inizio della propria storia lavorativa hanno “il mondo in mano” spesso finiscono per non raggiungere gli obiettivi o, raggiungendoli, si scoprono insoddisfatte di quanto hanno ottenuto? Come mai solo alcuni hanno successo, molti si limitano a sopravvivere e tanti, troppi falliscono? Per Paolo Gallo, la ragione di fondo è che adattarsi alle regole apparentemente non scritte delle organizzazioni non significa adeguarsi a qualunque costo. Bisogna restare se stessi altrimenti il fallimento è assicurato. L'importante è capire quali sono i propri valori e qual è la cultura aziendale che li soddisfa, perché “solamente scegliendo e costruendo una carriera allineata ai nostri scopi e alle nostre motivazioni profonde, saremo in grado di fare un buon lavoro e di conseguenza avremo successo e gratificazioni”. Non solo. Scegliere l'organizzazione in cui lavorare può sembrare un lusso di altri tempi di disoccupazione diffusa e “stagnazione secolare”, è vero, ma molti studi e ricerche, nonché l'osservazione di centinaia di carriere, confermano che solo quando una persona riesce a trovare un lavoro e un'organizzazione in linea con i propri valori e attese finirà per utilizzare pienamente il proprio talento e potenziale, evitando così di trovarsi in una posizione precaria e vulnerabile. Alla luce della lunga esperienza dell'autore, il libro molto agevole e ben scritto, ridefinisce i criteri di ciò che è una carriera di successo e offre a chi sta entrando nel mondo del lavoro, ma anche a chi sente il bisogno di cambiare direzione, consigli e strumenti per creare un proprio percorso non convenzionale, in linea con le aspettative e i valori di ciascuno. L'autore ha spesso la capacità di inserire storie divertenti nel corso della sua trattazione molto ben articolata. Un episodio per tutti: “Io trovai il significato per il lavoro che svolgevo per la Banca Mondiale in uno sperduto paesino del Camerun. L'autista, George, doveva portarmi a visitare un progetto agricolo; dopo molti chilometri su strade sterrate e polverose, si fermò davanti a un pozzo e mi racconto che, prima che venisse costruito, sua madre doveva camminare 12 chilometri per andare al fiume a raccogliere acqua. Poi la Banca Mondiale aveva costruito quel pozzo, distante solo poche centinaia di metri dal villaggio dove abitava e la sua vita era cambiata. George voleva ringraziarmi, anche se personalmente non avevo nulla a che fare con quel pozzo, e mi porto a visitare il suo villaggio. Incontrai sua madre, rimanemmo abbracciati per lunghi istanti, una donna con una dignità sbalorditiva. Quando risalii sull'auto, il mio cuore aveva finalmente compreso cosa ci facevo in quel villaggio dimenticato da tutti”. Un racconto molto semplice, ma ricco di significati. Ho trovato molto bello in particolare l'incipit del libro e la chiusa finale, riferiti entrambi alla figura del padre dell'autore, non so quanto volutamente. “Questo libro è dedicato a mio Padre, Renzo Gallo, che è sempre stato con me da quando, troppo presto, se n'è andato. Il resto, credetemi, non conta”. Ma come avrebbe detto Eco, le parole sono lì a far nascere relazioni e collegamenti a cui forse nemmeno l'autore aveva lontanamente pensato perché i libri sono sentieri intellettuali che intersecano altri sentieri che, come insegna Thomas Mann, si inerpicano sulla nostra personale “Montagna incantata” . A noi trovare, socraticamente, il sentiero giusto. O come scrive nella prefazione al libro il fondatore del Wef, Klaus Schwab, La bussola del successo ci aiuta a riflettere su ciò che conta davvero e rimanere persone perbene nel fare con passione quello che amiamo.

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Un libro per raggiungere il successo senza tradire se stessi di Vittorio Da Rold 7 ottobre 2016 Quando ho iniziato a leggere il libro di Paolo Gallo, “La Bussola del successo”, ho avuto la stessa forte sensazione di quando lessi come studente universitario “Come si fa una tesi di laurea” di Umberto Eco nel lontano 1977. Tutti si aspettavano una dissertazione filosofica sui massimi sistemi allora molto in voga e, invece, il semiologo Eco, spiazzando tutti, fece una guida utilissima alla produzione di una tesi compilativa prima dell'arrivo di internet. Una lettura che continuo a consigliare a chiunque voglia scrivere qualcosa con la pretesa di durare più di una settimana. Con il testo di Paolo Gallo, responsabile delle Risorse Umane al World Economic Forum a Ginevra, ho visto lo stesso percorso intellettuale fatto di consigli utili su come fare un curriculum, presentarsi a un colloquio in modo adeguato, scegliere una azienda rispetto ad un'altra:una guida utile su come costruire un percorso di carriera restando fedeli a noi stessi. Questo non vuol dire che non ci siano i riferimenti alle dottrine e agli autori a cui Gallo si è ispirato, ma il tutto è sviluppato in un linguaggio piano ed accessibile condito con molti aneddoti divertenti. Nella sua carriera – in Banca Mondiale, Citigroup, Bers e all'International Finance Corporation di Washington – Gallo ha lavorato in 70 nazioni diverse e avuto una esperienza incredibilmente diversificata. Scrive su Harvard Business Review Italia, su Forbes e collabora con l'Università Bocconi e la Ashridge Business School in Gran Bretagna. La domanda di fondo a cui il libro vuole rispondere è semplice e complessa ad un tempo: perché persone che all'inizio della propria storia lavorativa hanno “il mondo in mano” spesso finiscono per non raggiungere gli obiettivi o, raggiungendoli, si scoprono insoddisfatte di quanto hanno ottenuto? Come mai solo alcuni hanno successo, molti si limitano a sopravvivere e tanti, troppi falliscono? Per Paolo Gallo, la ragione di fondo è che adattarsi alle regole apparentemente non scritte delle organizzazioni non significa adeguarsi a qualunque costo. Bisogna restare se stessi altrimenti il fallimento è assicurato. L'importante è capire quali sono i propri valori e qual è la cultura aziendale che li soddisfa, perché “solamente scegliendo e costruendo una carriera allineata ai nostri scopi e alle nostre motivazioni profonde, saremo in grado di fare un buon lavoro e di conseguenza avremo successo e gratificazioni”. Non solo. Scegliere l'organizzazione in cui lavorare può sembrare un lusso di altri tempi di disoccupazione diffusa e “stagnazione secolare”, è vero, ma molti studi e ricerche, nonché l'osservazione di centinaia di carriere, confermano che solo quando una persona riesce a trovare un lavoro e un'organizzazione in linea con i propri valori e attese finirà per utilizzare pienamente il proprio talento e potenziale, evitando così di trovarsi in una posizione precaria e vulnerabile. Alla luce della lunga esperienza dell'autore, il libro molto agevole e ben scritto, ridefinisce i criteri di ciò che è una carriera di successo e offre a chi sta entrando nel mondo del lavoro, ma anche a chi sente il bisogno di cambiare direzione, consigli e strumenti per creare un proprio percorso non convenzionale, in linea con le aspettative e i valori di ciascuno. L'autore ha spesso la capacità di inserire storie divertenti nel corso della sua trattazione molto ben articolata. Un episodio per tutti: “Io trovai il significato per il lavoro che svolgevo per la Banca Mondiale in uno sperduto paesino del Camerun. L'autista, George, doveva portarmi a visitare un progetto agricolo; dopo molti chilometri su strade sterrate e polverose, si fermò davanti a un pozzo e mi racconto che, prima che venisse costruito, sua madre doveva camminare 12 chilometri per andare al fiume a raccogliere acqua. Poi la Banca Mondiale aveva costruito quel pozzo, distante solo poche centinaia di metri dal villaggio dove abitava e la sua vita era cambiata. George voleva ringraziarmi, anche se personalmente non avevo nulla a che fare con quel pozzo, e mi porto a visitare il suo villaggio. Incontrai sua madre, rimanemmo abbracciati per lunghi istanti, una donna con una dignità sbalorditiva. Quando risalii sull'auto, il mio cuore aveva finalmente compreso cosa ci facevo in quel villaggio dimenticato da tutti”. Un racconto molto semplice, ma ricco di significati. Ho trovato molto bello in particolare l'incipit del libro e la chiusa finale, riferiti entrambi alla figura del padre dell'autore, non so quanto volutamente. “Questo libro è dedicato a mio Padre, Renzo Gallo, che è sempre stato con me da quando, troppo presto, se n'è andato. Il resto, credetemi, non conta”. Ma come avrebbe detto Eco, le parole sono lì a far nascere relazioni e collegamenti a cui forse nemmeno l'autore aveva lontanamente pensato perché i libri sono sentieri intellettuali che intersecano altri sentieri che, come insegna Thomas Mann, si inerpicano sulla nostra personale “Montagna incantata” . A noi trovare, socraticamente, il sentiero giusto. O come scrive nella prefazione al libro il fondatore del Wef, Klaus Schwab, La bussola del successo ci aiuta a riflettere su ciò che conta davvero e rimanere persone perbene nel fare con passione quello che amiamo.

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«La bussola del successo», di Paolo Gallo Rizzoli (2016) pagg. 294 20 euro